A.S.L. 13/Ospedale di DOLO Osservazioni alle SCHEDE di DOTAZIONE OSPEDALIERA Dobbiamo necessariamente partire da alcune considerazioni generali, in stretta relazione però al nuovo PRSS e la ormai dichiarata ed inevitabile, prossima revisione delle ASL. Anche l’assetto delle strutture ospedaliere programmato con le relative schede, di conseguenza, non può non tener conto delle prossima programmazione, ma soprattutto l’attuale fase attuativa, dovrebbe tener conto e prevedere anche della parte attualmente mancante del Piano Sanitario e riferita alle Strutture Territoriali. Diventa quindi difficile formulare un parere complessivo senza la conoscenza di quello che diventerà la parte più qualificante e (come è stata chiamata con enfasi) “rivoluzionaria” della sanità nel Veneto, alla quale le Schede Territoriali dovranno rispondere. Tenteremo comunque di formulare alcune proposte e differire anche valutazioni di merito che, secondo il nostro parere, migliorerebbero notevolmente quanto esistente nella nostra ULSS, anche relativamente a quanto si sta profilando con la proposta prevista dalle Schede Ospedaliere Cercheremo soprattutto di dimostrare che la soluzione da noi proposta, è quella più economicamente vantaggiosa, la più tecnicamente perseguibile e la più coerente con la programmazione futura della sanità nel nostro territorio, alla luce ed in relazione agli elementi che già il PRSS pone come invalicabili e caratterizzanti di tutta la prossima programmazione poliennale in tale materia. Ci soffermeremo, valutando particolarmente : 1) I costi di gestione dei servizi 2) Il fabbisogno di strutture ospedaliere e relative strutture territoriali 3) La localizzazione più consona delle strutture ospedaliere rispetto al bacino territoriale di influenza Va precisato che il bacino di utenza dell’ ULSS 13 è il settimo, per numero di residenti, delle ventidue Aziende Sanitarie della Regione Veneto. Si deve però segnalare che i servizi previsti dalle schede regionali penalizzano in maniera particolare e più di tutte le altre realtà, proprio la nostra Azienda che viene considerata alla stregua di Aziende Sanitarie molto più piccole. Infatti, a fronte di 270.000 residenti, ci vengono assegnate una sola Chirurgia, una sola Ostetricia e Ginecologia, una sola Anestesia e Rianimazione ed una sola Radiologia. Se prendiamo ad esempio alcune Aziende Sanitarie con più Ospedali come la nostra, e più vicine al nostro bacino di riferimento, troviamo che: - alla n° 10 del Veneto Orientale, con 215.000 abitanti, vengono assegnati 2 Reparti di Ostetricia e Ginecologia; - l’Azienda Sanitaria n° 5 Ovest Vicentino con 180.000 abitanti, mantiene 2 Reparti di Chirurgia, 2 di Ostetricia e Ginecologia e 2 di Anestesia e Rianimazione; - nell’Azienda Sanitaria n° 7 Di Pieve di Soligo con 218.000 abitanti vengono previsti 2 Reparti di Chirurgia, 2 di Ostetricia e Ginecologia, 2 di Anestesia e Rianimazione e 2 di Radiologia; - la n° 15 di Cittadella e Camposampiero, con 252.000 abitanti, vengono confermati 2 Reparti di Chirurgia, 2 di Ortopedia, 2 di Ostetricia e Ginecologia, 2 di Anestesia e Rianimazione e 2 di Radiologia. Non si comprende quale sia la logica di queste scelte. Sembra quasi che per la nostra ASL sia stato riservato un “trattamento particolare” e penalizzante, senza però fornire una logica giustificazione. 1 Eppure, ci è stato riconosciuto che pur essendo l’ultima in ordine di trasferimenti per quota capitaria rispetto alle altre ASL del Veneto, la nostra è tra le prime per essere comunque una ASL “virtuosa”, avendo puntato al pareggio di bilancio, mantenendo (con grossi sacrifici) i servizi attivi. Tutto questo è avvenuto in un risanamento e ristrutturazione dell’azienda che ha, di fatto, anticipato il PRSS e già concentrato le specialità eliminando i doppioni presenti nei due ospedali di Dolo e Mirano. Ma, è giusto precisare anche che, oltre al sottofinanziamento strutturale relativo alla quota capitaria, la nostra ASL patisce il mancato finanziamento e quindi riconoscimento, del costo della Cardiochirurgia di Mirano, scaricando tali oneri, impropriamente sugli altri servizi. Riteniamo giusto precisare quindi alcuni dati, facilmente riscontrabili. 1) I costi di gestione nei servizi : Riteniamo che, per quanto riguarda la nostra Azienda, alcuni orientamenti siano stati assunti sulla base di affermazioni non esatte che da tempo vengono fatte sia da questa, che dalla precedente Amministrazione e, per la verità stupisce e sconcerta che alcune notizie continuino ad essere ancor oggi fatte veicolare in maniera scorretta e falsa. L’Amministrazione di questa ASL dovrebbe confermare quanto viene sostenuto da singoli dirigenti, ma lo dovrebbe fare in maniera trasparente e suffragata da dati certi, tra l’altro, facilmente confrontabili. Diversamente, tali affermazioni appaiono solamente strumentali e difficilmente sostenibili oltre che in “mala fede”: a) le sale operatorie di Dolo non sarebbero idonee, non a norma. Da qui, la necessità di chiuderle e di trasferire le chirurgie concentrandole a Mirano (dove, fra l’altro, non ci starebbero nemmeno). Ma ciò risulta essere falso ! Delle otto sale operatorie esistenti a Dolo ed organizzate in un unico blocco, a differenza di Mirano, dove sono sparse nei due monoblocchi ed a servizio dei singoli reparti, quattro risultano essere le più nuove dell’ ULSS, perfettamente a norma, anche a norma sismica, (probabilmente le uniche nell’Azienda) ed anche le altre quattro, non presentano problemi particolari. Va aggiunto che, proprio per una maggior efficienza del personale addetto ed un risparmio dei costi nella gestione complessiva, l’ubicazione di quelle del nosocomio di Dolo è la più corretta, valida e razionale anche in una loro programmazione nell’utilizzo futuro. Se la suddivisione in poli chirurgici e poli medici degli ospedali fosse la più corretta e giusta come si vuole far credere, quello chirurgico dovrebbe ricadere su Dolo, sicuramente più funzionale e meno costoso che a Mirano. Noi riteniamo invece che le ASL delle dimensioni della nostra e con due presidi ospedalieri, debbano continuare ad avere sia i Reparti Internistici che quelli Chirurgici in entrambe le sedi, come previsto (giustamente) dalle Schede Ospedaliere in tutte le altre ASL del Veneto, tranne la nostra. b) Il vecchio monoblocco di Dolo è fuori norma. E’ vero, non è a norma antisismica come oggi le leggi vigenti obbligano le costruzioni finalizzate a tali scopi. Ma lo è come lo sono tutte le altre strutture presenti nella nostra regione, ancora funzionanti e nelle quali sono stati programmati il mantenimento e lo sviluppo dei servizi esistenti. Perché solamente il vecchio monoblocco di Dolo ha questa impellente ed urgente necessità di messa a norma, al punto di avere (sempre da voci di corridoio) condizionato le scelte fatte nelle schede ospedaliere ? Tale struttura è stata realizzata negli anni ’70, negli stessi anni di tantissime strutture esistenti e funzionanti nella nostra regione, da dati certi ed anche qui facilmente riscontrabili, non esistono particolari problemi finanziari ed economici per la previsione di una sua “messa a norma”, come è 2 già avvenuto in altre strutture simili a questa (Borgo Trento e Borgo Roma a Verona) e come sta ancora avvenendo (giustamente) gradualmente e sistematicamente in altre ASL. Del resto, le normative vigenti obbligano l’adeguamento anche a strutture costruite molto più di recente, progettate e realizzate però, antecedentemente all’approvazione di tali normative. Con poco impegno finanziario, programmato e diluito nel tempo, ed a totale carico di questa ASL, possiamo avere a Dolo una struttura funzionale, del tutto rispondente alle normative vigenti ed alle caratteristiche oggi utilizzate nelle nuove strutture per le degenze. Sarebbe adiacente al nuovo monoblocco, alla diagnostica ed al blocco delle sale operatorie. Ottimale, quindi, anche nella localizzazione. Senza prevedere inutili impegni finanziari, che diventerebbero insopportabili economicamente ed anche difficilmente giustificabili, se fatti a Mirano vendendo il patrimonio di Dolo. c) settore materno infantile. L’ eliminazione di un Primariato di Ostetricia e Ginecologia, è una scelta non condivisibile. Innanzitutto il numero dei nati giustifica l’esistenza di due Reparti di Ostetricia e, infatti, le Schede prevedono 30 posti letto a Dolo e 35 a Mirano. Ma, a Mirano viene mantenuta ed a Dolo è prevista la sua eliminazione e, a nostro avviso, con tale scelta potranno determinarsi situazioni di incertezza e di rischio, incompatibili con gli obiettivi di sicurezza da garantire necessariamente all’utenza. Se poi, come sembra, ed a tale scopo vengono alimentate artificiosamente tali notizie, la scelta di un'unica apicalità sarebbe solo la premessa per la definiva unificazione del punto nascite a Mirano In questo caso, è necessario allora formulare altre osservazioni : - l’edificio dove è allocato il Reparto di Ostetricia e Ginecologia a Mirano attualmente ha gli spazi appena necessari per i circa 1000 nati che ci sono annualmente. Non è possibile, nella situazione attuale, aggiungere anche i circa 1000 di Dolo. Si tenga conto inoltre, che l’edificio in questione non è di proprietà dell’ULSS, ma utilizzato in affitto. Quindi diventerebbe indispensabile costruire una nuova struttura, infatti si parla del De Carlo 3; - la concentrazione a Mirano del punto nascite lascerebbe scoperta una grande area e cioè il bacino della vecchia ULSS 13 di 140.000 abitanti, senza riferimento alcuno. Riteniamo quindi necessario, rivedere completamente quanto previsto dalle schede ospedaliere, alla luce anche degli spazi disponibili a Dolo e della necessità che ad Ostetricia sia garantita la Ginecologia e la Patologia Neonatale e Pediatria, oggi esistenti e funzionali in tale ospedale. Questa scelta consentirebbe un risparmio notevole sui costi di gestione dell’intero comparto, oltre al risparmio per l’eventuale costruzione di nuove strutture a Mirano, ma consentirebbe anche e da subito, un risparmio sui costi degli affitti, impropriamente ed inutilmente ancor oggi sostenuti che complessivamente ammontano a 650.000 €/anno. Dobbiamo tener presente che Mirano dista dall’ospedale di Mestre solamente 7 Km. e da Villa Salus, 8 Km. In tali ospedali sono presenti 2 Ostetricie e un Settore Materno Infantile molto avanzato e completo di Ginecologia, Pedriatria e Patoloigia Neonatale. 2) Il fabbisogno di strutture ospedaliere e relative strutture territoriali : Il mantenimento di Ortopedia a Dolo, il rientro a Dolo di Neurologia, temporaneamente e provvisoriamente spostata a Mirano, ed ovviamente una scelta definitiva sugli spazi occupati da Cardiochirurgia consentirebbe a Mirano di essere autosufficiente nelle necessità di spazi per i reparti e servizi programmati in un ottica di “ospedale di rete in due sedi”, come previsto dal Piano, ma, riteniamo, non attuata coerentemente dalle schede. La suddivisione in area a vocazione Chirurgica da collocare a Mirano ed il mantenimento a Dolo dell’area a vocazione Medica, obbliga la previsione di nuove strutture a 3 Mirano, con impegni finanziari notevoli ed ingiustificati, tenuto conto che, quanto da noi proposto è praticamente a “costo zero”. Tutte queste considerazioni consigliano, a nostro avviso, una riflessione ed una revisione delle schede attuali, per evitare errori che danneggerebbero per sempre la nostra popolazione, (sono scelte irreversibili) ma soprattutto, riteniamo necessario evitare spostamenti di reparti e interventi negli ospedali che comprometterebbero la loro funzionalità ed il loro futuro. Se teniamo conto che la programmazione prevista dalle Schede Ospedaliere è “monca” delle Schede Territoriali oggi mancanti, diventa impossibile prevedere le strutture ed i servizi. Verrebbe naturale l’attuazione del Piano in “due fasi”, anche perché per mantenere la data di attuazione prevista nel 2015, l’avvio dovrà essere immediato. Rischiamo seriamente di rimanere senza Strutture Ospedaliere e senza quelle alternative che le Schede Territoriali dovrebbero indicare. La cautela quindi già dimostrata da Direzioni Generali di altre ASL e letta di recente nei quotidiani, sembra essere la più saggia, proprio per non compromettere un tessuto sociale e sanitario faticosamente costruito nel tempo che il nuovo Piano Sanitario dovrebbe migliorare e rendere più efficiente, non distruggere definitivamente. Riconoscendo che, finalmente, nell’attuazione delle schede si punta al risparmio dei costi di locazione, riteniamo che questa dovrebbe essere un’azione da avviare subito, recuperando in questo modo risorse (650 mil. €/anno) da utilizzare nei servizi in sofferenza. Non si capisce e non si giustifica il ritardo dell’avvio dei lavori per la sistemazione del Pronto Soccorso di Dolo, finanziamento (2,5 milioni €.) già autorizzato da più di un anno e non si giustifica neanche il blocco delle previsioni di finanziamento (22,5 milioni €.) già finalizzate ai lavori necessari alle strutture ospedaliere di Dolo. A voler pensar male, sembra che tali finanziamenti siano stati bloccati volutamente, proprio per giustificare quanto viene programmato con le schede ospedaliere. Se veramente fosse così, si aggraverebbero ulteriormente gli errori tecnici, economici e scientifici contenuti nelle schede ospedaliere, colpendo a morte l’ospedale di Dolo, senza possibilità alcuna di pensare ad alternative più rispondenti ai bisogni della popolazione e maggiormente in linea con quanto previsto dal nuovo PRSS. Noi riteniamo che Dolo possa offrire quanto è necessario all’attuazione del nuovo Piano Sanitario, senza impegnare nuove risorse finanziarie per strutture ospedaliere, perché già ci sono in tale presidio. Sarebbero sufficienti anche per rispondere al fabbisogno della programmazione dei servizi territoriali, in una logica complessiva di risparmi, di contenimento e qualificazione della spesa e di efficienza nei servizi erogati, tenuto conto del patrimonio esistente e la sua riqualificazione, oppure della sua eventuale dismissione. Alla luce di quanto sta emergendo e alla necessità di non compromettere nuove e prossime programmazioni territoriali, ma anche in riferimento alla prossima revisione delle ASL, riteniamo che la nostra proposta sia la più consona e rispondente alla flessibilità oggi necessaria e derivante proprio da un quadro attualmente incompleto (perché di fatto non definito) della sanità veneta nel suo complesso. Dolo probabilmente, a differenza di altri presidi ospedalieri, offre queste caratteristiche. Sarebbe sbagliato non tenerne conto. Diversamente, dovrebbe essere giustificato perché vengono scelte soluzioni più costose, meno sostenibili economicamente e non rispondenti all’evoluzione epidemiologica sin qui avvenuta, che il nuovo Piano Sanitario effettivamente rende esplicita. 3) Localizzazione delle strutture ospedaliere : Sosteniamo l’ospedale di Dolo, non per una questione campanilistica (come ci viene rilevato) oppure per l’influenza delle lobby, come può avvenire in altre situazioni o territori. Lo facciamo prima di tutto per un dovere nei confronti della popolazione di questo territorio ed inoltre, in supporto alle istituzioni locali che rappresentano ed amministrano i cittadini, ma anche per un dovere di “verità”. 4 L’ospedale di Dolo, come molti altri nel Veneto, fanno parte della storia del territorio in cui si trovano e sono ormai divenuti parte integrante anche con la popolazione di cui sono rimasti riferimento, a volte unico, nell’ambito sanitario. In particolare, quello di Dolo è nato nel 1856 proprio per volontà dei Comuni rivieraschi che, con spirito mutualistico e solidale hanno pensato di garantire le loro popolazioni. Questa “cultura”, in Riviera del Brenta, è rimasta ancora viva ed i cittadini ce lo dimostrano sostenendoci e aderendo a centinaia al nostro movimento ed al nostro comitato ed alle sue finalità, sono più di 1000 le adesioni spontanee. Condividendo le finalità, propositive e concrete, mantenendo però anche l’impegno morale che tutti noi abbiamo con l’ospedale di Dolo, con chi ha contribuito alla sua crescita e sviluppo e con chi, a tale scopo, ha finalizzato anche le donazioni ed i lasciti del loro patrimonio. Impegno che non vogliamo disattendere. E’ cambiato il mondo, ma i principi, se sono giusti e condivisi, non cambiano mai, soprattutto se ispirati al bene comune ed alla solidarietà. Con queste premesse noi ci poniamo a difesa della struttura ospedaliera di Dolo, ma anche e soprattutto perché è ancora, ancor più oggi, rispondente ai parametri che la Regione ha fissato nel nuovo Piano Sanitario e che già nel tempo hanno favorito lo sviluppo e la crescita del nostro ospedale. Vogliamo quindi confrontarci con il senso della “ragione” non solamente con il “cuore”, ma soprattutto vogliamo rifiutare logiche e pressioni sia delle “potenti lobby” che oggi (ed in questo caso) non ci sembra rappresentino i bisogni della popolazione e l’interesse pubblico e collettivo, ma altri interessi. La nuova classificazione degli ospedali che il nuovo PRSS definisce, traccia una diversa e particolare funzione delle strutture e le classifica anche in rapporto alle singole competenze e specialità. Lo stesso Piano divide nettamente le funzioni tra i vari ospedali ed affida a strutture territoriali (ancora da definire) alcuni nuovi compiti e funzioni. In questo quadro, diventa essenziale programmare in maniera corretta anche la localizzazione delle strutture nel territorio, tentando e cercando la soluzione che meglio risponde a quanto programmato e nello stesso tempo, diventi la meno costosa offrendo maggiori garanzie e più efficienza nella gestione. In termini “manageriali” potremmo chiamarla, la scelta migliore in rapporto ai costi/benefici, anche se sappiamo bene che la salute non può essere misurata solamente con tali parametri. Contiene di per sé, delle variabili indipendenti a tali obiettivi. Ciò premesso, noi siamo convinti che, indipendentemente da quanto verrà deciso nella nuova revisione territoriale delle ASL ed indipendentemente da quanto sarà previsto nelle nuove schede territoriali, l’ospedale di Dolo è, in maniera naturale, collocato nella posizione geograficamente più giusta e corretta per la sua definizione di “Ospedale di Rete” in attuazione del nuovo PRSS. L’ospedale di Dolo si trova a 25 Km. da quello di Mestre, a 25 da quello di Padova a 17 da quello di Mirano ed alla stessa distanza da quello di Piove di Sacco. Sembra evidente che si trova al centro di un territorio, dove diventerebbe ingiustificata l’assenza di una “struttura per acuti”, classificabile in Ospedale di Rete, per un bacino di 270.000 abitanti qual’é quello che può riferirsi in tale struttura. Non tener conto di queste caratteristiche, significa non valutare oggettivamente le condizioni migliori per la collocazione delle strutture che, fortunatamente quelle di Dolo offrono già, ed in maniera ottimale. Se aggiungiamo poi che, per una serie di condizioni oggettive, il patrimonio ospedaliero esistente è facilmente usufruibile da subito senza oneri e costi in una soluzione immediata di ospedale per acuti con vocazione sia chirurgica che internistica, come è nella sua storia, diventa inspiegabile ed incomprensibile qualsiasi altra definizione non in linea con tale proposta. Va aggiunto che la suddivisione netta invece proposta dalle schede ospedaliere tra area medica e chirurgica, rappresenta una novità, una sperimentazione non ancora avviata in nessuna realtà e, allo stato, appare molto rischiosa e poco realistica. Nel nostro caso poi, non si giustifica, come abbiamo sopra menzionato e documentato. Non vengono fornite (a nostro avviso) sufficienti argomentazioni tecniche, ma soprattutto non viene tenuto conto dei costi notevolmente superiori dovuti allo spostamento a Mirano di reparti che sono attualmente funzionanti a Dolo e che possono rimanere in tale struttura, senza alcun costo aggiuntivo. Quanto invece sta avvenendo, con le decisioni che si avviano ad essere prese, sembra frutto di informative e dati non veritieri. 5 La classificazione di Ospedale Hub a Mestre, Spoke a Dolo, di Comunità a Noale, sembra la scelta più corretta anche in relazione a quanto programmato dal nuovo Piano Sanitario. La distanza di soli 7 Km. da Mestre dell’ospedale di Mirano, suggerisce la definizione di Ospedale di Rete in due sedi (Dolo e Mirano) mantenendo nelle due strutture le aree chirurgiche ed internistiche esistenti e come sopra specificato, senza pregiudicare in un futuro, eventuali possibilità e la previsione di trasformazione di Ospedale Nodo di Rete per la struttura di Mirano ad alta specialità cardiologica in appoggio ed in completamento all’ Ospedale Provinciale di Mestre. Considerando quindi la necessità di non compromettere qualsiasi scelta futura, tenendo in considerazione delle variabili che possono comportare le nuove scelte, sia rispetto alla Asl che alle strutture territoriali, chiediamo la modifica delle schede ospedaliere già approvate ed in fase di completamento e definizione con quanto sopra segnalato, riservandoci eventualmente e se necessario, di fornire dati e documentazione a supporto di quanto sostenuto che, pur ritenendolo superfluo, se richiesto, forniremo puntualmente. Il Comitato Bruno Marcato/Ospedale di Dolo Dolo, 6 luglio 2013. 6