Lab. Chimica Organica II. Sostituzioni elettrofile aromatiche Reazioni del benzene e derivati E H + E+ Sostituzioni elettrofile aromatiche Nitrazione Alogenazione Cl H H2SO4 + HCl + Cl2 NO2 H FeCl3 + H2O + HNO3 Alchilazione Solfonazione H H2SO4 SO3H AlX3 Acilazione COR H R H + HCl + SO3 AlX3 + RCOX + H* + HX + RX + HX Sostituzione elettrofila aromatica Bromurazione Complesso molecolare con Carica (+) sul bromo e carica (-) sul ferro Intermedio cationico stabilizzato per risonanza Paragone ∆G± di attivazione Perdita di aromaticità Meccanismo Profilo energetico bromurazione (processo esoergonico) Nitrazione elettrofila aromatica Alchilazione di Friedel-Crafts La successiva perdita di un protone porta alla formazione del prodotto di sostituzione alchilato e neutro Limitazioni dell’Alchilazione di Friedel-Crafts 1. Nessuna reazione con gruppi disattivanti 2. Polialchilazione Limitazioni dell’Alchilazione di Friedel-Crafts 3. Riarrangiamento del gruppo alchilico Effetti dei sostituenti aromatici Effetto induttivo attivante/disattivante Effetto di risonanza disattivante Effetto di risonanza attivante Stabilità / reattività intermedio carbocationico La nitrazione del toluene La nitrazione del fenolo La nitrazione del clorobenzene Alogeni: Effetto –I (disattivante); effetto +R (o-/p-orientante) La clorurazione della benzaldeide Acilazione di Friedel-Crafts Meccanismo L’elettrofilo è un catione acilico stabilizzato per risonanza Nota: i cationi acilio NON riarrangiano e non si hanno ulteriori sostituzioni Alchilazioni di F.-C.: inconvenienti AlX3 AlX3 RX RX 1 1. R R H R R 2 3 Effetto attivante di R il composto 2 (monoalchilato) è più reattivo di 1: polialchilazione NO2 AlX3 nessuna reazione RX 2. Effetto disattivante di R la reazione con gruppi disattivanti – se avviene - è molto lenta Anidridi come agenti acilanti R R O AlX3 + O O O R O X3Al X X Al O X O R O R O R Ione acilio Reazioni di Grignard Reazioni dei composti carbonilici: Addizione R H Nu: + O O R H Nu R R Addotto Tetraedrico di Addizione Addizione di carbonucleofili Formazione di nuovi legami C-C RMgX RLi Grignard Organolitio RC≡C(-) acetiluri Formazione e struttura dei composti organometallici Reattivi di Grignard (-)C≡N cianuri Composti organometallici Organolitio %c.i. = (Ea – Eb / Ea) x 100 Nucleofili più potenti Basicità/nucleofilicità degli organometalli 2 CH3MgI + 2 H2O 2 CH4 + Mg(OH)2 + MgI2 Acido più forte pK = 15.7 Acido più debole pK = 45 Altri donatori di protoni per organometalli pKa R2NH RC≡CH ROH HOH ArOH RSH RCO2H 30-35 25 16-18 15.7 9-10 8-9 4-5 Addizione di reattivi di Grignard a composti carbonilici Meccanismo della reazione di Grignard Addizione nucleofila di un carbanione ad una aldeide o un chetone seguita da deprotonazione dell’ intermedio alcossido Reazione con esteri dei reattivi di Grignard Meccanismo Reazione inutile per la sintesi di chetoni Sintesi di chetoni via reattivi di Grignard 1. Reazione con ammidi N, N-disostituite O Me N Me R + OMgX R NMe2 R' R' MgX H+ O R R' Intermedio di addizione al carbonile 2. Nel caso di ammidi con almeno un H: il Grignard è una base O R 3. N H H O + R' MgX NHMgX + R' H Reazioni con nitrili N R R NMgX + R' MgX R NH H2O R' Intermedio di tipo imminico di addizione al carbonile R R' Immina O H2O R R' Possibili reazioni competitive (1) 1. Addizione coniugata (1,4) a sistemi insaturi H3O+ OMgX O + O R' MgX R' R' Meccanismo O R' O R' Mg Mg X R' X O MgX Attacco al doppio legame elettronpovero H3O+ OH tautomeria R' O R' stato di transizione ciclico a 6 termini Possibili reazioni competitive (2) 2. Riduzione del gruppo carbonilico (presenza di β-H nel reattivo di Grignard) O + β R H MgX + α OMgX R R = alchile H3O+ H OH olefina Alcol Meccanismo R R' O + R'' β MgX R α R H OH R' R' + O δ+ X Mg δ− H R'' R'' • β-H del reattivo di Grignard responsabili per la riduzione • Non c’è introduzione di R’’CH2CH2 nell’alcol prodotto Possibili reazioni competitive (3) 3. Enolizzazione (deprotonazione) del gruppo carbonilico (presenza di α-H nel chetone reagente) R' R α O + R'' MgX (base) R' R OMgX + R''H H3O+ R R' O • l’idrolisi porta al chetone di partenza • l’enolizzazione avviene con chetoni ramificati contenenti α-H • R’’MgX agisce da base Possibili reazioni competitive (4) Formazione di bifenile rottura omolitica MgX O 2 Meccanismo radicalico non chiarito + XMgO Reazione di Wittig Reazione di Wittig. Metodo generale per la sintesi di alcheni Effetto globale: conversione di un carbonile in un doppio legame C=C. I composti del fosforo H H H P H Fosfina (p. e. -87 °C) H P H Trifenilfosfina (p. f. 81 °C) P con 5 elettroni nel guscio di valenza (come l’N), ma: • fosfine nucleofili migliori delle ammine • fosfine basi più deboli delle ammine Preparazione ilidi di fosforo 1° passaggio: sale di fosfonio 2° passaggio: Rimozione H in α Meccanismo della Wittig 1. Applicazioni della Wittig 2. Applicazioni della Wittig Inconvenienti della Wittig 1. Ph3P: relativamente costosa 2. n-BuLi: uso di tecniche particolari Alternative alla Wittig Reazione di Wadsworth-Emmons Wadsworth-Emmons 1° passaggio: Reazione di Arbuzov (SN2) 2° passaggio: deprotonazione dell’estere fosfonato Meccanismo della Wadsworth-Emmons Nota: La reazione di Wittig presenta gli isomeri geometrici (E,Z) La variante W.-E. genera solo l’isomero E. Sintesi di sulfammidici Sulfammidici Antibiotici orali per il trattamento di infezioni batteriche. Sono tutti derivati della p-amminobenzensolfonammide (solfanilammide) Meccanismo d’azione dei sulfammidici L’attività biologica risiede nella somiglianza con il PABA che è utilizzato dai batteri nella sintesi dell’acido folico La solfanilammide blocca la biosintesi dell’acido folico competendo con il PABA per il sito attivo dell’enzima che ingloba tale acido nell’acido folico. I batteri così cessano di crescere Sintesi Multistadio (3 passaggi) 1. H3O+ 2. OH- 1° stadio: clorosolfonazione dell’acetanilide 2° stadio: ammonolisi del solfanilcloruro 3° stadio: idrolisi della funzione acetammidica 1° passaggio: Clorosolfonazione dell’acetanilide Idrolizza ad acido solfonico Abbastanza rapidamente 2° passaggio: ammonolisi del solfonilcloruro Trattamento con eccesso di NH3 acquosa 3° Passaggio: idrolisi selettiva del gruppo acetammidico Il prodotto da idrolizzare è sia una carbossiammide che una solfonammide L’idrolisi è selettiva perché le carbossimmidi reagiscono più velocemente S tetraedrico: maggiore ingombro sterico e dunque, attacco del nucleofilo più difficile Trasformazione di gruppi funzionali La Sintesi di Nitrili da Acidi Carbossilici RCO2H RCOCl RCONH2 SOCl2 NH3 - H2O RCOCl (1) RCONH2 (2) RCN (3) 1° Passaggio: clorurazione di un acido carbossilico O R OH + Cl O S O Cl R O O S Cl ClO R Cl + SO2 - Cl- R Cl O O S O Cl + HCl 2° Passaggio: Formazione dell’ammide O R Cl + NH 3 O NH3 Cl- R NH3 O R NH2 + NH4Cl I cloruri sono i derivati più reattivi (il carbonile viene attivato) 3° Passaggio: disidratazione dell’ammide a) SOCl2 come disidratante O R 1. 2. 3. 4. R NH2 + Cl O S O Cl R N H O S Cl Attacco di NH2 allo zolfo Intermedio idrossiimminico Sostituzione interna Espulsione di SO2 N - HCl + SO2 O HO S N R Cl- SN OH O S R N Cl + HCl 3° Passaggio: disidratazione dell’ammide b) P2O5 come disidratante La sintesi di dibromuri vicinali da aldeidi (allungamento di catena ed alogenazione) O H OH O Ac2O (1) OH OCH3 O O SOCl2 (2) MeOH Br OCH3 O HBr H2O2 Br OCH3 O (3) 1° Passaggio: Reazione di composti CH2-acidi con carbonili O CH base OH C C C -H2O 1. rimozione di un protone 2. attacco al carbonile 3. formazione enolato/enolo 4. disidratazione O C C Differenti substrati CH2-attivi e differenti carbonili Reazione di Perkin O O O + O O O O + O H O O + O O O HO (2) O O O O O O + OH (3) O OH O O O OH O + HO (1) O O O O O O O O + O O O Na2CO3, H+ O (4) 2° Passaggio: Preparazione del metilcinnamato OH OMe O + MeOH a) formazione del cloruro acilico O R OH O + S Cl Cl O R O O SOCl2 O S Cl Cl- + H2O b) metanolisi del cloruro acilico + HCl O R R Cl + SO2 - Cl- R Cl O O S O Cl R R Cl O O OH H+ - HCl OMe Cl HO Me 3° Passaggio: addizione al doppio legame C=C Br Br Br+ Br Br Br- Br2 orientazione trans-coplanare Br BrBr Br trans-diassiale transequatoriale metodo convenzionale (Br2/CCl4) metodo a basso impatto ambientale (HBr/H2O2) 2 HBr + H2O2 Br2 + H2O Generazione di Br2 in situ O O Me Br H HBr/H2O2 O Me O Br H 2,3-dibromo-3-fenil propionato di metile Cromatografia Cromatografia Definizione. E’ un processo per separare i componenti di una data miscela grazie ad una successione di distribuzioni degli stessi componenti tra 2 differenti fasi, una stazionaria e l’altra mobile. Cromatografia per eluizione: una miscela di due diversi componenti (soluti A e B) è trasportata da una fase mobile lungo una colonna contenente una fase stazionaria Il fenomeno è il seguente: una porzione di soluto A nella fase mobile viene in contatto con una sezione della fase stazionaria. Vi è una prima ripartizione, ovvero A si distribuisce tra le due fasi a seconda dell’affinità che esso presenta per esse. Tale affinità è funzione della natura chimica del singolo componente, della natura della fase mobile e di quella stazionaria, della portata della fase mobile e di altre caratteristiche strutturali della colonna (lunghezza, sezione, grado di impaccamento della fase stazionaria, ecc..) Allo stesso tempo, una porzione dello stesso soluto nella fase stazionaria viene in contatto con una differente e nuova sezione della fase mobile e si ha un’ulteriore ripartizione. Il processo si ripete numerosissime volte. Al fluire della miscela, la velocità con la quale i differenti componenti si spostano nella colonna dipende dal coefficiente di ripartizione di ogni singola sostanza tra le due fasi: KA = [A]st/[A]m; KB = [B]st/ [B]m Pertanto differenti soluti (con differenti coefficienti di ripartizione), si muovono con differenti velocità in modo da separarsi in “bande” caratteristiche. Cromatogramma: volume e tempo di ritenzione Volume di ritenzione (VR). E’ il volume di fase mobile che deve fluire in una data colonna per eluire un soluto alla sua massima concentrazione Tempo di ritenzione (tR). E’ il tempo richiesto per eluire un soluto alla sua massima concentrazione. Se F è la velocità di flusso (volume x tempo), noto VR, il tempo di ritenzione è tR = VR/F Per convenienza, i cromatogrammi sono generalmente registrati in funzione del tempo e forniscono direttamente i tempi di ritenzione. Gas-Cromatografia Definizione. E’ un processo cromatografico che prevede l’impiego di una fase mobile gassosa e di una fase stazionaria che può essere solida oppure liquida. Gas-cromatografia gas-solido (GSC): è una tecnica che si basa sull’assorbimento fisico dei soluti su di una fase stazionaria solida; si usa raramente e nel caso, viene impiegata principalmente per la separazione di gas a basso peso molecolare. Gas-cromatografia gas-liquido (GLC): è una tecnica che si basa sulla solubilità dei soluti su di una fase stazionaria liquida ed è certamente tra i metodi analitici più importanti per la separazione e l’analisi di miscele di prodotti organici. Vantaggi nell’uso di gas come fase mobile 1. Bassa viscosità. Ciò consente l’uso di colonne lunghe molto efficienti, e alte velocità di flusso (separazioni veloci) 2. I gas sono “inerti”: virtualmente non ci sono interazioni tra soluto e fase mobile 3. Si possono realizzare rivelatori estremamente sensibili e veloci Il gas-cromatografo Lo strumento consta di 4 parti 1. La sorgente del gas di trasporto 2. La zona di iniezione (injector) e vaporizzazione della miscela 3. La colonna cromatografica (sistemata all’interno di un’opportuna camera termostatata) 4. Il rivelatore all’uscita della colonna Principio del metodo GLC: una miscela a più componenti viene vaporizzata nell’injector e dunque introdotta sotto la spinta di un gas inerte (fase mobile) in una colonna riempita di una fase liquida (fase stazionaria). Ad una certa temperatura, la velocità con cui i componenti della miscela si muovono nella colonna dipende dalla natura chimica degli stessi, dalla portata del gas di trasporto, dalla lunghezza e sezione della colonna e dal natura della fase stazionaria. Il gas-cromatografo: sorgente del gas La sorgente del gas di trasporto è usualmente una bombola ad alta pressione (200 atm) munita di apposito riduttore dal quale il gas esce a 3-6 atm. Azoto Elio CO2 Idrogeno Aria Argon La fase mobile gassosa deve essere chimicamente inerte. I gas comunemente usati sono elio ed azoto (più raramente argon o idrogeno) e le velocità di flusso tipiche vanno da pochi ml/min (1-5) a 50-60 ml/min a seconda del tipo di colonna usata. Il gas entra nel circuito cromatografico (iniettore, colonna e rivelatore) ad una portata che viene accuratamente controllata tramite un regolatore di flusso Il gas-cromatografo: l’iniettore La maggior parte delle miscele analizzate via GLC sono liquide a temperatura ambiente. La camera di vaporizzazione (iniettore) è un opportuno volume (in genere cilindrico) racchiuso da pareti metalliche riscaldate ad una temperatura (200-300 °C) all’interno del quale i campioni da analizzare (di 0.2-0.5 µL) vengono iniettati in modo tale da essere istantaneamente vaporizzati. L’iniezione si esegue con microsiringhe del volume di 5-10 µL. Il gas-cromatografo: la colonna (1) 1. Colonne Impaccate: sono di vetro oppure di metallo (acciaio, rame o alluminio) con diametro tra 2 e 10 mm e lunghezze in genere, tra 1 e 4 m. In condizioni GLC, la fase stazionaria liquida è dispersa su particelle solide di un materiale supporto ad alta area superficiale. Il supporto deve avere: a) Inerzia chimica verso i componenti da separare e il gas di trasporto b) Buona resistenza meccanica c) Granulometria controllata Supporti comuni sono costituiti spesso da diatomee (struttura tipo silice idrata) che a seconda dei trattamenti termici cui sono sottoposte presentano strutture con differenti aree superficiali e caratteristiche adsorbenti per la fase liquida. Nomi commerciali sono Chromosorb W, Chromosorb P, Chromosorb A, Chromosorb G. Altri supporti sono Teflon polverizzato, Carbone attivato, allumina, ossido di Mg, alcuni polimeri organici, ecc… Fasi stazionarie per colonne impaccate La fase stazionaria è costituita da un liquido che deve essere non volatile alla temperatura di analisi. Benchè esistano moltissimi liquidi potenzialmente impiegabili in GLC, la scelta è stata limitata a circa 25 sostanze classificabili in base alla loro polarità. O OC9H19 OC9H19 O Squalene O OC9H19 OC9H19 O O HO Dinonyl phtalate O 4 O O Ethylene glycol adipate 4 O O OH Il gas-cromatografo: la colonna (2) 2. Colonne Capillari: sono di vetro o silice fusa (vetro ad elevata purezza di composizione SiO2) con diametro tra 0.2 e 0.5 mm e lunghezze tra 10 e 100 m. Le colonne in silice fusa sono migliori poiché non contengono impurità metalliche che possono catalizzare reazioni chimiche nella colonna stessa. La fase stazionaria liquida è depositata sulle pareti interne della colonna stessa (WCOT: wall coated open tubular) in uno spessore variabile tra 0.2 e 0.5 µm. Fasi stazionarie per colonne capillari Le fasi liquide impiegate sono le stesse usate per le colonne impaccate Molto usate sono le colonne a fase legata (bonded-phase) dove la fase stazionaria è chimicamente legata alla colonna, più precisamente agli atomi di silicio sulla superficie interna della colonna Vantaggi delle colonne capillari. Il diametro ridotto comporta “Coating” più uniforme e trasferimento di calore migliore e più controllabile. Si ha inoltre miglior risoluzione e separazione Selezione di una colonna gas-cromatografica Regole pratiche. “Il simile scioglie il simile …” 1. Sostanze polari si separano meglio in colonne contenenti fasi liquide polari, mentre composti apolari sono separati più efficientemente in colonne apolari. 2. In presenza di fasi liquide polari, composti polari sono ritenuti più a lungo di composti apolari. 3. In presenza di fasi liquide apolari, i componenti di una miscela sono separati in accordo alla loro relative solubilità nella fase liquida stessa (stazionaria) e gassosa (mobile). Poiché in generale, all’aumentare del peso molecolare di ogni componente, la sua volatilità (cioè la sua solubilità nella fase gassosa) diminuisce, esso spende più tempo per essere eluito in colonna. Pertanto, il tempo di ritenzione di ogni componente aumenta all’aumentare del suo peso molecolare (o punto di ebollizione) Il gas-cromatografo: il forno La temperatura della colonna è una variabile fondamentale per la separazione gascromatografica poiché altera in maniera importante il fenomeno di ripartizione di ogni soluto tra le due fasi, fissa e mobile. Per assicurare la riproducibiltà della analisi, la temperatura è controllata attraverso camere termostatabili (forni) con variazioni di ± 0.1 °C. Analisi isoterma Analisi in programmata di temperatura Il gas-cromatografo: il rivelatore Il rivelatore misura la concentrazione di ogni singolo soluto presente nel gas di trasporto in uscita dalla colonna. Sebbene esistano parecchi differenti tipi di detectors, tra i più usati per la sua eccellente sensibiltà, c’è il rivelatore a ionizzazione di fiamma (FID: flame ionization detector). Il principio è il seguente: il gas di trasporto in uscita dalla colonna (He, N2 o Ar) si unisce ad un debole flusso di H2 ed aria e la miscela viene bruciata su di una microfiamma Per effetto della combustione in presenza di idrogeno, in presenza di composti organici, si producono ioni (specie cariche elettricamente) sebbene il numero di tali ioni vari in relazione alla natura degli stessi composti. Questa corrente ionica viene raccolta e misurata grazie a due elettrodi a cui viene applicata una differenza di potenziale di circa 300-400 V. Al positivo migrano elettroni, al negativo gli ioni positivi. Al passare di ogni singolo componente di una miscela attraverso il rivelatore si osserverà, dunque un segnale caratteristico in relazione alla natura e alla concentrazione di quella specie Il numero di ioni generati dal composto organico bruciato è in relazione al numero di atomi di C presenti nello stesso: la risposta del detector migliora (corrente più intensa) per composti contenenti un maggior numero di atomi di C. Il FID è insensibile a composti inorganici, ad N2, O2, CO, CO2, acqua, NH3, SO2 … e la sua risposta diminuisce via, via che in un composto organico aumenta il numero di atomi di O, S, N, ed alogeni. Gas-cromatogramma Report GC Spettrometria di massa Lo spettro di massa Lo Spettro di Massa Uno spettro di massa contiene un certo numero di picchi ognuno dei quali corrisponde ad un certo tipo di ioni che hanno cioè un certo rapporto massa/carica (m/z). Inoltre l’intensità del picco è proporzionale al numero degli ioni che lo hanno originato. Nel rapporto m/z, la massa “m” non è quella esatta dello ione ma piuttosto quella nominale cioè approssimata al numero intero più vicino alla massa vera dello ione. Tipi di ioni: • • • • • • Ione molecolare Ioni di frammentazione Ioni di riarrangiamento Ioni a carica multipla Ioni metastabili Ioni negativi Ione molecolare Quando un fascio di elettroni colpisce una data molecola ABCD (dove A, B, C e D sono atomi o gruppi di atomi costituenti la molecola organica), con energia superiore a quella per la sua ionizzazione, la molecola ionizza generando uno ione positivo per espulsione di un elettrone: ABCD + e- ⎯⎯⎯→ [ABCD]+. + 2e- Questo ione è detto MOLECOLARE ed è radicalico poiché ha un elettrone spaiato. Dal valore della massa di questo ione si ricava la massa (peso molecolare) della molecola genitrice. Ioni di frammentazione. Ioni di frammentazione. La ionizzazione della molecola neutra ABCD lascia sullo ione molecolare un eccesso di energia che viene dissipata attraverso un processo di frammentazione dello ione stesso. In pratica, si scindono alcuni legami nello ione molecolare per generare ioni frammento. [ABCD]+. ⎯⎯⎯⎯→ [AB]+ + CD. I frammenti così formati possono a loro volta rompersi dando luogo a frammenti più piccoli e così via. Ioni di riarrangiamento Derivano dallo ione molecolare o da ioni frammento per rottura di almeno due legami e formazione di uno nuovo: [ABCD]+. ⎯⎯⎯⎯→ [AD]+. + BC Ad esempio, la formazione di AD+. richiede la rottura dei legami A-B e C-D e la formazione di un nuovo legame A-D (trasposizione di McLafferty). Interpretazione dello spettro di massa Identificazione e Conferma dello ione molecolare Regola dell’azoto. La regola afferma che lo ione molecolare di una sostanza organica ha: - Massa pari se non contiene azoto oppure un numero pari di atomi di azoto - Massa dispari se contiene un atomo di azoto (oppure un numero dispari di atomi di azoto) La regola ha origine dal fatto che, in genere: la maggior parte degli elementi nelle molecole organiche, ha massa pari e valenza pari C: m=12, v=4; O: m=16, v=2; S: m=32, v=2, 4, 6; …, Così, ad esempio: H2O (m/z = 18), CH3OH (m/z = 32), PhOH (m/z = 94) ma l’azoto è un’eccezione a massa pari (14) e valenza dispari (3) EtNH2 (m/z = 45), PhNH2 (m/z = 93) Perdite logiche di frammenti neutri. 1. Lo ione molecolare nella sua decomposizione può perdere dei frammenti neutri la cui massa può essere individuata per differenza tra la massa dello ione molecolare e quella dello ione frammento più vicino. Ad esempio, Il composto ha formula bruta C4H10O Il picco a massa più alta è quello pari a m/z = 74 ed è lo ione molecolare M+. I picchi immediatamente vicini sono: m/z = 73 corrispondente a M+ - 1 m/z = 59 corrispondente a M+ - 15 m/z = 45 corrispondente a M+ - 29 e sono tutte perdite logiche poiché la prima è relativa all’espulsione di H, la seconda è la perdita di un metile (15), la terza è la perdita di un etile (C2H5 = 29). Perdite logiche di frammenti neutri. 2. Se in uno spettro ci sono perdite da 1 a 3 unità di massa da M+ queste possono essere logiche (espulsione di H). Invece, perdite da 4 a 13 sono non logiche corrispondenti cioè a frammenti neutri poco probabili. Un altro intervallo non logico comprende perdite tra 21 e 25. Intensità dello ione molecolare. 1. L’intensità di M+. dipende dalla sua stabilità ed aumenta in genere con il grado di insaturazione della molecola. 2. Sostanze aromatiche stabilizzano la carica dello ione molecolare per delocalizzazione 3. Sostanze aliciclche danno ioni più stabili (di quelle a catena aperta) poiché la decomposizione di M+. richiede la rottura di due legami anziché uno Intensità ioni molecolari: confronto Intensità dello ione molecolare per alcune classi di composti NOTA: alcune sostanze NON danno ione molecolare. Questo perché all’impatto delle molecole di tali sostanze con gli elettroni in sorgente, l’energia trasferita è così elevata che lo ione (molecolare) stesso formato è instabile e frammenta istantaneamente. In questi casi, è talvolta possibile rivelare lo ione M+., abbassando l’energia degli elettroni ionizzanti (la sensibilità dello strumento tuttavia diminuisce). 70 eV 13 eV Abbondanza isotopica naturale Composizione dello ione molecolare Lo ione molecolare è sempre accompagnato da uno o due ioni di massa più elevata. Es. Benzene: accanto a m/z = 78 (ione molecolare) con intensità 100%, si ha m/z =79 con intensità ∼ 6.8%. Questo picco detto “isotopico” è dovuto al fatto che la maggior parte degli elementi nelle molecole organiche esistono in natura come miscele di isotopi (stesso n° atomico, ma masse diverse). Per il C accanto all’isotopo più abbondante (12C), c’è un isotopo di massa 13 pari all’1.1%. Le molecole di una data specie contenenti il 13C daranno allora ioni molecolari a massa 79, cioè picchi isotopici M + 1. CONVENZIONE nella spettrometria di massa il calcolo dei pesi molecolari viene fatto sempre sugli isotopi più abbondanti (C: 12; H: 1; N: 14, O: 16; Cl: 35; Br: 79). Metano: CH4 Per 100 molecole di metano a PM = 16 (12C), ve ne sono 1.1 a peso 17 (13C). Si trascura il contributo del deuterio. Molecole complesse: situazione generale Per molecole complesse contenenti C, H, O, ed N, l’intensità del primo picco isotopico sarà data dalla somma delle abbondanze degli ioni che contengono uno degli isotopi più pesanti (13C, 15N, 17O). La formula semplificata per effettuare il calcolo è: M + 1 / M = 1.1 x C + 0.37 x N M + 2 / M = (1.1 x C)2 / 200 + 0.2 x O dove C = n° atomi di C; N = n° atomi di N; O = n° atomi di O Ecco allora che se è possibile determinare con precisione l’intensità dei picchi M + 1 e M + 2 nello spettro di massa di una data molecola, si può risalire alla composizione elementare della stessa (questa procedura però non sempre è applicabile). Massimo n° di atomi di C: si ottiene dividendo l’intensità di M + 1 per 1.1 Determinazione del numero di atomi di Cloro e Bromo Cloro: Bromo: 35Cl: 75% ; 37Cl: 25% (rapporto 3 : 1) 79Br: 51%; 81Br: 49% (rapporto 1 : 1) Sostanze contenenti Cl o Br danno picchi isotopici M + 2 particolarmente intensi: - nel caso del Cl, M + 2 ha intensità pari al 30% di M - nel caso del Br, M + 2 ha circa la stessa intensità di M Esempi di sostanze clorurate e bromurate Molecole polialogenate. 1 L’intensità ed il numero dei picchi isotopici varia al variare del numero di atomi di cloro o bromo. Ad esempio, per una molecola contenente due atomi di cloro, gli accoppiamenti possibili sono a due a due: 35Cl35Cl, 35Cl37Cl, 37Cl37Cl ovvero 3 segnali a M, M+2, M+4, le cui intensità sono calcolabili come: (3 + 1)2 dove: 3 ed 1 sono le abbondanze relative dei due isotopi (35 e 37), 2 è il numero di atomi di cloro presenti. Per cui: (3 + 1)2 = 9 + 6 + 1 e, normalizzando 100 + 67 + 11 M M+2 M+4 quindi, se M = 100, M + 2 ∼ 67% di M, ed M + 4 ∼ il 10% di M. Molecole polialogenate. 2 In generale, per valutare l’intensità ed il numero dei picchi isotopici per molecole contenenti più atomi di cloro o bromo, si dovrà sviluppare il binomio: (a + b)n dove a = abbondanza isotopo più leggero b = abbondanza isotopo più pesante n = numero di atomi di alogeno nella molecola Molecole polialogenate. 3 Cl Br Intensità teorica dei picchi isotopici di ioni contenenti cloro e bromo Spettro di massa del diclorometano Frammentazioni dello ione molecolare • • Le reazioni di frammentazione dello ione molecolare sono vere e proprie reazioni chimiche di decomposizione che avvengono in fase gassosa e coinvolgono ioni e/o radicali. Inoltre poiché la pressione in sorgente è estremamente bassa (elevatissima diluizione), si tratta sempre di reazioni unimolecolari (non si hanno reazioni ione-molecola) Ioni di frammentazione Ioni di trasposizione Classificazione delle reazioni di decomposizione Si distinguono 3 principali meccanismi di rottura dei legami 1. Rottura α-eterolitica R C R Z C + Z La reazione origina uno ione ad elettroni pari ed un radicale. Si osserva generalmente quando Z è un gruppo elettron-attrattore. Ad esempio, R C C O C + R C O Le reazioni di decomposizione (continua 1) 2. Rottura α-omolitica X X Z + Y Il legame si rompe ed X è rilasciato come radicale, mentre Y si allontana con la carica positiva. O C6H5 Ph Me + MeC=O m/z 77 O C6H5 Ph Me + MeC m/z 43 O Schema di α-cleavage Le reazioni di decomposizione (continua 2) 3. Rottura β-omolitica R CH2 C O R C + H2C O R' R' In questo caso è il legame in β allo ione radicale a scindersi omoliticamente. E’ poco probabile: in genere (M-R)+ non è stabile. Tuttavia è possibile se si generano ioni tipo chetene, ad es.: R CH2 C O R + H2C C m/z 42 O MS di interesse per le esperienze di laboratorio • Alcoli • Composti carbonilici (aldeidi e chetoni) • Idrocarburi aromatici (frammentazioni caratteristiche e ioni tropilio) • Ammine ed ammidi • Alcheni Alcoli a catena lunga Alcoli a catena lunga (C≥ 5): lo ione molecolare non si vede quasi mai poiché si decompone facilmente perdendo una molecola d’acqua. Il picco a massa più alta corrisponde a M+ - H2O e si forma attraverso trasposizione di idrogeno e successiva rottura α. L’elettrone non accoppiato forma un nuovo legame con un H in posizione opportuna mediante la rottura di un legame CH pre-esistente. Si nota il picco a m/z = 31 corrispondente allo ione ossonio + generato (CH2=O H) dalla rottura α vista per gli alcoli leggeri. n-esanolo Me Me H H H - CH3 t-H H H H H C5H5 m/z 69 H t-H + H H H H H H H H m/z 41 OH + OH m/z 31 Idrocarburi 9 Spettri complessi 9 Molte vie di frammentazione Ionizzazione iniziale: eliminazione di elettroni di tipo σ Legami C-C e C-H (stessa energia) si possono rompere con eguale probabilità H H C C e H H C C Ioni molecolari molto energetici (poco stabili) H C H C e H H C C Idrocarburi Aromatici Caratteristiche: • Ioni molecolari intensi (stabilizzazione notevole della carica nel nucleo aromatico) • Frammentazione scarsa e spettri ben definiti • Serie di ioni a m/z = 39, 40, 51, 52, 65, 66, 77 Il benzene Il benzene Lo ione molecolare Ioni frammento Alchilbenzeni Questi composti danno luogo a due frammentazioni caratteristiche: 1. Rottura benzilica: Il frammento a m/z = 91 è particolarmente intenso poiché il catione benzilico riarrangia intramolecolarmente per dare il più stabile catione tropilio (carica positiva delocalizzata su sette atomi di carbonio) 2. Trasposizione di McLafferty Aldeidi e chetoni Aldeidi alifatiche. Gli ioni molecolari sono facilmente osservabili Le frammentazioni più comuni sono 2. il riarrangiamento di McLafferty 1. la rottura α R H H2C R La reazione di McLafferty avviene quando è presente un H in γ al carbonile: dà un picco caratteristico di massa pari (44) O H C H2 H OH + CH2 H2C H m/z = 44 Esempio: n-butanale 2 scissioni α: vale la regola di Stevenson Regola degli elettroni pari Lo spettro di massa dei composti organici contenenti C, H, O tende ad essere dominato da ioni a massa dispari Ciò è legato ai meccanismi di rottura dei legami 1. Lo ione molecolare (ione radicale ad elettroni dispari) infatti, frequentemente decompone per perdita di radicali M C + R 2. Gli ioni frammento decompongono per perdita di molecole neutre Pertanto, poiché le molecole con C, H, O sono di massa pari, ed i radicali persi sono di massa dispari, anche gli ioni prodotti saranno di massa dispari Ammine Analogie con gli alcoli: H2C NH2 H2C OH Analogie con i fenoli: C6H5 NH2 C6H5 OH M = 17%, M-1 = 18%, M-CH3 = picco base Spettri di massa: esempi Spettri di massa: esercizi Composto Incognito 7 La formula bruta di questa sostanza è C7H5NO3S. Di quale composto si tratta? Risposta Composto Incognito 7 1. Il picco molecolare intenso suggerisce una sostanza aromatica. Ciò è confermato anche da m/z 76 e m/z 50 che indicano un anello disostituito. 2. l’intensità (elevata) del picco M+2 conferma la presenza dello S. 3. Le perdite che si possono identificare sono: i) m/z 140 = M - 43; ii) m/z 120 = M - 63; i) m/z 119 = M - 64; 4. Il frammento 43 non può corrispondere né a C3H7 né a CH3CO perché questi non sono consentiti dalla formula bruta e non compare nello spettro lo ione acilio CH3CO+ 5. Il frammento 64 può invece corrispondere ad SO2 (tra l’altro è presente anche uno ione a massa 64) 6. Vi sono quindi due parziali strutture: l’anello aromatico disostituito ed un gruppo SO2. Rimane da sistemare: C, H, N ed O. Le due possibilità sono (C=O)NH oppure HN=C-O. Nello spettro compare però lo ione 104 che suggerisce la formazione del catione C6H4CO+. Le due possibili strutture sono: O O NH S I O2 SO2 II N H Ma solo la struttura I spiega Il frammento M-43 come [M-CONH]+. ed il frammento 63 come [M-SONH]+. Appendice: modello relazione