UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI MODENA E REGGIO EMILIA FACOLTA’ DI ECONOMIA “MARCO BIAGI” CORSO DI LAUREA IN DIREZIONE E CONSULENZA DI IMPRESA E­LEARNING: I MASSIVE OPEN ONLINE COURSES E IL LORO IMPATTO SULL’ISTRUZIONE UNIVERSITARIA Relatore: Prof.ssa Cinzia Parolini Tesi di laurea di : Maria Chiara Colli Anno Accademico 2012/2013 1 2 INDICE 1 l’E­LEARNING .......................................................................................................... 5 1.1 L’E­LEARNING: UNA TIPOLOGIA DI DISTANCE EDUCATION................................................... 5 1.2 TIPOLOGIE DI E­LEARNING.............................................................................................................. 6 2 MOOCs PLATFORMS ............................................................................................. 9 2.1 I MOOCs E LE PIATTAFORME ONLINE ......................................................................................... 9 La nascita dei MOOCs e il lancio delle piattaforme dell’online education........................................9 Le piattaforme dell’online education come soluzione ai limiti economici, geografici e di età legati all’istruzione................................................................................................................................................ 10 L’influenza delle MOOCs platforms sul settore dell’istruzione: diverse correnti di pensiero
........................................................................................................................................................................................ 11 2.2 PROSPETTIVE FUTURE...................................................................................................................16 2.3 LE PRINCIPALI MOOCs PLATFORMS ...........................................................................................17 COURSERA ................................................................................................................................................................ 17 L’offerta di Coursera.......................................................................................................................................................... 18 Il mercato di Coursera ...................................................................................................................................................... 21 EDX............................................................................................................................................................................... 29 L’offerta di EdX..................................................................................................................................................................... 29 Il mercato di EdX ................................................................................................................................................................. 31 Revenue Model di EdX........................................................................................................................................................ 36 UDACITY .................................................................................................................................................................... 38 L’offerta di Udacity ............................................................................................................................................................. 38 Il mercato di Udacity ......................................................................................................................................................... 40 Revenue Model di Udacity ................................................................................................................................................ 40 ITUNESU .................................................................................................................................................................... 41 L’offerta di iTunesU............................................................................................................................................................ 41 Il mercato di iTunesU ........................................................................................................................................................ 43 3 L’IMPATTO DELLA GLOBALIZZAZIONE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE SUL SETTORE DELL’ISTRUZIONE UNIVERSITARIA.....................................45 3.1 GLOBALIZZAZIONE E TECNOLOGIA: I PROTAGONISTI DEL VENTUNESIMO SECOLO.45 3.2 Come il settore dell’istruzione sta cambiando, quali sono i fattori determinanti il cambiamento e quali quelli influenzati...........................................................................................49 The global economy is changing ..................................................................................................................... 50 The global economy is suffering...................................................................................................................... 52 The cost of higher education is increasing fast......................................................................................... 54 3 The competition in higher education............................................................................................................ 55 New models.............................................................................................................................................................. 60 Conclusioni............................................................................................................................................................... 62 3.3 Tecnologia nel settore dell’istruzione: Innovazione o semplice riprogettazione?... 64 4 LA DISTANCE EDUCATION IN ITALIA ............................................................ 71 4.1 Istruzione universitaria online .................................................................................................. 72 4.2 Altre forme di e­learning in Italia .............................................................................................. 73 Oilproject................................................................................................................................................................... 74 Docebo........................................................................................................................................................................ 76 4.3 L’Italia nelle MOOCs platforms ................................................................................................... 78 4 1 l’E­LEARNING 1.1 L’E­LEARNING: UNA TIPOLOGIA DI DISTANCE EDUCATION L’e­learning rappresenta una tipologia di distance education, fenomeno nato molto tempo fa, già dal 1892, quando la University of Chicago creò la first college­level distance learning program, che prevedeva l’utilizzo del servizio postale per creare un corso di studio per corrispondenza. La distance education rappresenta quindi tutto ciò che consente di mettere in atto un processo di insegnamento/apprendimento senza che ci sia un necessario contatto reale tra professore e studente. Nel ventesimo secolo la formazione a distanza si diffuse grazie ai programmi radiofonici, negli anni ‘20, e alle trasmissioni televisive, negli anni ‘60. L’utilizzo della radio e della televisione quali strumenti di comunicazione di massa permise di arrivare ad istruire un numero molto elevato di persone. Negli anni ’90 e nel 2000, l’avvento di Internet consentì la diffusione dell’educazione a distanza a livelli mai visti prima: la distance learning over the Internet, ovvero l’e­learning, divenne lo strumento dominante per diffondere conoscenza in tutto il mondo. Per e­learning si intende quindi l’utilizzo di supporti multimediali e di Internet nel settore dell’istruzione. Con il termine e­learning si racchiudono tutte le forme didattiche elettroniche volte a favorire l’apprendimento e l’insegnamento. A seconda delle caratteristiche, questa forma didattica può essere anche chiamata computer­based training, internet­based training, web based training, online education, virtual education e così via. L’e­learning può verificarsi dentro o fuori dalle classi: nel primo caso l’insegnante si avvale di strumenti multimediali per fare lezione e quindi come mezzo di insegnamento, nel secondo caso invece si tratta di corsi online che lo studente può seguire al di fuori del normale orario scolastico. I principali strumenti a supporto dell’insegnamento online sono: • registrazioni audio; • video; • blog dove insegnanti e studenti possono comunicare e scambiarsi informazioni nonché condividere materiale didattico; • interactive whiteboards che permettono a studenti e professori l’utilizzo di una lavagna interattiva che riproduce, virtualmente, la lavagna reale. 5 In generale si può dire che l’introduzione di Internet e dei supporti multimediali nelle università ha avuto un grande impatto sugli attori che fanno parte del sistema ovvero il dipartimento i professori e gli studenti. A livello dipartimentale, Internet ha permesso di porre l’intera organizzazione delle facoltà sul web, rendendola consultabile da chiunque in qualunque momento. Ha creato una rete universitaria che consente la comunicazione tra personale del dipartimento, professori e studenti e creato uno spazio dove gli studenti possono consultare l’organizzazione didattica nonché avere accesso al materiale didattico. Per gli insegnanti è divenuto un supporto per lo svolgimento delle lezioni, quasi la totalità dei professori per fare lezione si avvale dell’utilizzo di slide caricate tramite Internet e proiettate grazie a un proiettore sincronizzato al computer. Inoltre in alcune università che dispongono di un numero di supporti sufficiente, la lezione avviene direttamente in aula di informatica e diversi esami hanno visto la sostituzione del foglio cartaceo alle pagine virtuali per il loro sostenimento. Gli studenti hanno potuto beneficiare dell’utilizzo del loro pc per prendere appunti e per cercare informazioni che siano di aiuto nel momento di studio. Nel corso della mia tesi mi occupperò dell’utilizzo dell’e­learning come tipologia di distance education a livello di istruzione universitaria, dell’impatto che esso ha avuto sul settore dell’istruzione, sui modelli di insegnamento/apprendimento e come forma di democratizzazione del sapere. Prima di approfondire questi argomenti definiamo i diversi tipi di e­learning. 1.2 TIPOLOGIE DI E­LEARNING Si possono identificare principalmente due tipologie di e­learning: 1. Synchronous training e­learning: sincrono significa “allo stesso tempo”, infatti questa tipologia di insegnamento comporta un’interazione degli studenti con gli insegnanti via web, in tempo reale. Si tratta di vere e proprie aule online dove i partecipanti comunicano tra di loro tramite messaggistica istantanea, chat, conferenze audio e video; in più tutte le lezioni vengono registrate e possono essere riviste in qualsiasi momento. I benefici che tale tipologia di istruzione può portare sono diversi: la possibilità di tenere traccia o registrare le attività di apprendimento; la possibilità di un monitoraggio continuo; la possibilità di personalizzare la formazione di ogni studente; l’ingresso in una comunità globale 6 e l’opportunità di collaborare con studenti provenienti da diversi paesi, culture e istruzione . 2. Asynchronous training e­learning: in questo caso l’interazione tra studente e insegnante non avviene in tempo reale. Si tratta quindi di registrazioni e materiale video che l’utente può consultare quando ha tempo. Il vantaggio del modello è proprio il fatto che questo tipo di e­learning offre agli studenti le informazioni di cui hanno bisogno quando ne hanno bisogno. Il beneficio principale è quindi riassunto nella flessibilità offerta grazie alla possibilità di accesso al materiale da qualsiasi luogo in qualsiasi momento. Come accade nel synchronous training anche nell’asynchronous l’utente viene a far parte di una comunità globale, si stringono relazioni virtuali e ci si scambiano informazioni attraverso i forum. Le tipologie di e­learning delineate vengono erogate via Internet in diversi modi. Nel corso della mia tesi mi soffermerò nella descrizione di una delle due principali tipologie di offerta che rientrano nell’e­learning a livello di istruzione universitaria e che hanno caratteristiche diverse: La prima tipologia, che analizzerò nel corso della tesi, è costituita dalla distance education offerta da start‐ups che a partire dal 2010 hanno creato delle piattaforme online volte ad offrire MOOCs, massive online open courses, cioè corsi online rivolti a tutti e offerti gratuitamente con l’obiettivo di rendere disponibile in rete l’istruzione universitaria. Le lezioni caricate sono infatti state effettuate da professori delle migliori università statunitensi grazie alla partnership tra queste e le imprese in questione. Le tre imprese che hanno assunto un’importanza rilevante per originalità e qualità dell’offerta sono Coursera, EdX e Udacity, ma di queste parlerò in seguito. La seconda tipologia è rappresentata dai corsi universitari offerti direttamente dalle istituzioni di scuola superiore. Molte università americane hanno creato corsi online aperti a tutti. Questa tipologia di e­learning era stata introdotta nel settore educativo già dagli anni ’90 quando nacquero diverse università completamente online, come per esempio la Jones International University in Colorado. Negli anni successivi diverse università statunitensi hanno cominciato a riproporre quello che già offrivano realmente nelle aule, online, creando un sistema di distance education che fosse offerto ad un numero più elevato di studenti. Questo sistema ha apportato benefici a coloro che non avevano la possibilità di recarsi direttamente nel campus per motivi di distanza e 7 coloro che non avevano le disponibilità economiche per iscriversi all’università. Infatti le registrazioni online delle lezioni possono essere viste, la maggior parte delle volte, da chiunque, e diventano a pagamento nel momento in cui l’utente si iscrive al sito e vuole sostenere l’esame per ottenere crediti per il conseguimento della laurea. Esempi di questa categoria sono gli Open Yale Courses e l’Harvard Extension School offerti rispettivamente da Yale e Harvard. 8 2 MOOCs PLATFORMS 2.1 I MOOCs E LE PIATTAFORME ONLINE La nascita dei MOOCs e il lancio delle piattaforme dell’online education A partire dal 2010 avviene un grande cambiamento nel campo dell’istruzione superiore con l’introduzione di corsi online conosciuti come MOOCs, massive online open courses, ovvero corsi resi disponibili in rete e creati in collaborazione con le università. I MOOCs sono stati spesso definiti come l’intersezione fra higher education, ovvero l’istruzione universitaria, social media, cioè le tecnologie e le pratiche online che consentono la condivisione delle conoscenze e collective learning, ovvero un modello di apprendimento che si basa sulla valorizzazione della collaborazione, questi corsi hanno infatti lo scopo di mettere a disposizione a livello mondiale gli insegnamenti dei migliori professori di università di riconosciuta importanza. I fornitori di MOOCs sottolineano gli aspetti salienti della loro offerta quali: • flessibilità per quanto riguarda il tempo e il luogo di studio; • accesso ad una istruzione superiore; • corsi di qualità al livello di quelli offerti dalle leading University; • corsi gratuiti; • in molti casi una valutazione formale alla fine del corso accompagnata da una certification of completion. Dal 2010 i MOOCs hanno avuto una diffusione veloce. La svolta radicale rispetto ai precedenti corsi online come quelli offerti da Harvard e Yale, quindi direttamente dalle università, è stata la possibilità di frequentarli gratuitamente, grazie alla nascita di diverse start‐ups come per esempio Udacity, fondata da un professore della Standfort University, EdX, fondata dalla collaborazione tra Harvard e MIT e Coursera fondata da Andrew Nig e Daphne Koller, prof.ssa alla Standford University, che hanno iniziato ad offrire corsi online gratuiti. Queste start‐ups hanno creato delle piattaforme virtuali, comunemente chiamate MOOCs platforms, alle quali chiunque può iscriversi e in questo modo accedere ai corsi tenuti da professori delle migliori università. Nel corso del 2012 sono state lanciate diverse piattaforme con caratteristiche diverse, con corsi sia a pagamento che gratuiti, ma di queste parlerò nei prossimi paragrafi. 9 Le piattaforme dell’online education come soluzione ai limiti economici, geografici e di età legati all’istruzione La filosofia alla base del lancio delle piattaforme online è rendere l’istruzione accessibile a tutti; queste consentono un’esperienza virtuale di frequentazione di un corso universitario a tutti coloro che non ne hanno la possibilità per limiti economici, geografici o di età. I loro ideatori, principalmente professori universitari statunitensi, ragionando sull’elevato costo dell’istruzione americana, hanno voluto rendere disponibile tale istruzione anche a coloro che non hanno la possibilità di usufruirne; si pensi che la media delle tasse di quattro anni di università pubblica è di circa 3.500 dollari all’anno che si alzano fino a 15.000 dollari per un college privato; si arriva in realtà a cifre molto più alte per università prestigiose come Brown, Columbia, Cornell, Harvard, Yale, Princeton e numerose altre. Per fornire un’evidenza statistica sull’elevato costo dell’istruzione si osservi la figura 2.1, che mostra i dati forniti dal Bureau of Labour Statistics: negli Stati Uniti, il prezzo dell’istruzione dal 1985 al 2011 ha avuto un incremento del 559%, rendendola fuori dalla disponibilità di molte persone; gran parte della popolazione tende ad indebitarsi per avere accesso ad un’istruzione nelle università più costose, che spesso vengono qualificate come migliori per la loro reputazione e non tanto per gli standard accademici. Figura 2.1 Incremento del costo dell’istruzione statunitense. Fonte: Bureau of Labour Statistics. Per gli americani andare al college e prendere la laurea nelle migliori università è molto importante, anche se di fatto la maggior parte degli studenti farà un lavoro che non richiede la laurea. La figura 2.2 mostra come solo il 55.6% dei laureati trovi un lavoro per il quale ha studiato e conseguito una laurea; il 22% svolge un lavoro in cui non è 10 richiesta la laurea e il 22,4% non lavora affatto. Da questi dati risulta facile comprendere come lo studente laureato in una università costosa non trovi necessariamente un lavoro altamente qualificato. Questo non vale per gli studenti che grazie alla loro condizione economica hanno la possibilità di laurearsi nelle università più prestigiose, ovvero quelle conosciute e ambite sia per la rete di relazioni a cui consentono di aderire una volta ammessi, e di conseguenza la possibilità di avere sbocchi lavorativi qualificati e immediati dopo la laurea, sia per gli eccellenti standard accademici; queste richiedono tasse annuali di circa 45.000 dollari l’anno, decisamente non alla portata di tutti. Figura 2.2 Percentuale dei lavori che richiedono una laurea. Fonte: A.Sum, New York Times 19 maggio 2011. In un paese in cui il costo dell’istruzione ha raggiunto livelli insostenibili, pur avendo molte volte dubbia credibilità dal punto di vista della qualità dell’istruzione, subentrano le piattaforme dell’online education, ovvero le già citate MOOCs platforms. L’influenza delle MOOCs platforms sul settore dell’istruzione: diverse correnti di pensiero La domanda che sorge spontanea è: possono i corsi virtuali offerti dalle piattaforme online sostituire l’istruzione scolastica “reale” creando una reazione catastrofica per le università? A riguardo si possono delineare tre correnti di pensiero: La prima, a favore dell’online education, sostiene che i corsi online rappresentino un’alternativa accessibile a tutti soddisfando il desiderio di coloro che vogliono realmente imparare non avendone la possibilità e i mezzi. Da quando il World Wide Web è entrato nella vita di tutti, il cambiamento nello stile di vita nei comportamenti e nella routine dell’individuo è stato subito evidente. Si pensi per esempio al fatto che i giornali e i libri cartacei sono stati per la maggior parte sostituiti dalla loro versione online 11 grazie alla possibilità di una loro consultazione attraverso nuovi supporti multimediali quali pc, smartphone e tablet. Inoltre le nuove generazioni sono abituate a usare la tecnologia e a dialogare con essa e l’online education si configura come uno strumento verso una “democratizzazione del sapere”(di questo parleremo nei prossimi paragrafi). Il successo di questi corsi e il fenomeno che è stato successivamente identificato come “MOOCs mania” prende come leggendario momento fondante la condivisione online di un corso di “Introduzione all’intelligenza artificiale” del Prof. Sebastian Thrun della Standford University e successivamente co‐fondatore di Udacity. Il Prof. Thrun condivise il corso online rendendolo disponibile non solo agli studenti iscritti alla Standford ma a chiunque che dotato di connessione Internet ne avesse interesse. Il successo fu straordinario e le video lezioni furono seguite non solo da studenti della Standford che già seguivano il corso ma da oltre 160.000 studenti in tutto il mondo. Inoltre si osservò come gli studenti della Standford che seguirono il corso online ebbero in media risultati migliori nei test rispetto a coloro che avevano seguito il corso in classe. Queste osservazioni e numerosi studi hanno portato lo stesso Thrun a posizioni a volte estreme riguardo al fatto che Internet e i computer potrebbero stravolgere il sistema d’istruzione causando la morte dei college. Tutto si fonda sulla convinzione che i computer possano essere migliori sotto molti aspetti rispetto alla persona in quanto non cadono vittime di “errori umani”. La forza delle MOOCs platforms che, stando al numero di iscritti in continuo aumento ne ha decretato il successo, sta nell’aver saputo combinare due elementi: in primis, l’essersi presentate con lo scopo di rivoluzionare il campo dell’istruzione rendendola un diritto accessibile a tutti. Ciò è ben riassunto dalle mission delle diverse startups. Il sito di Udacity descive la compagnia come “una missione per cambiare il futuro dell’istruzione” e Coursera afferma “speriamo di dare a tutti la possibilità di accedere a un corso di studio che per molti anni è stato accessibile solo ai pochi che per disponibilità economiche se lo potevano permettere”. In secondo luogo, il fatto che l’istruzione che viene offerta è un’istruzione universitaria di elevato livello dato che tali startups sono state fondate in cooperazione con le migliori università statunitensi e i corsi online sono tenuti dai professori delle stesse università. Già nel 2010, l’informatico più celebre al mondo Bill Gates, fece una previsione riguardo a quello che sarebbe successo nello scenario universitario americano, in particolare sul fatto che un cambiamento nei modelli di apprendimento era alle porte e avrebbe 12 stravolto quelli precedenti screditando notevolmente l’educazione dei college e delle università. In occasione conferenza Techonomy, in California, Gates fece un’affermazione fuorviante ma premonitrice in tutti i sensi: “Five years from now on the web for free you’ll be able to find the best lectures in the world. It will be better than any single university,”, due anni dopo le piattaforme dell’ online education stanno acquisendo sempre maggiore popolarità e molte di queste sono organizzate in modo da creare una vera e propria esperienza virtuale di insegnamento universitario. Secondo Gates frequentare fisicamente l’università non è necessario come invece lo è per le scuole elementari; la sua idea si basava sul presupposto che l’università è troppo costosa e difficile da frequentare per molte persone e sulla certezza che presto la modalità place­
based dei college sarebbe stata rimpiazzata, vedendosi ridotta d’importanza di cinque volte rispetto al 2010. Altro argomento su cui si è soffermato è stato il disappunto nei confronti dei libri scolastici ordinari che hanno solitamente una mole enorme e che ha definito “giganti intimidatori”. Molte piattaforme fanno di quest’ultimo argomento un’elemento a favore dell’online education, infatti l’interazione studente‐web differisce notevolmente dall’interazione studente‐libro di testo: la prima si configura come una relazione attiva che consente all’utente di comunicare attivamente e ottenere risposte, la seconda rappresenta una relazione passiva in cui lo studente può imparare quello che il libro riporta ma senza avere la possibilità di eventuali spiegazioni e di testare ciò che ha imparato. I sostenitori dell’ online education identificano diversi aspetti che conferiscono maggior valore alla distance education offerta dalle MOOCs platforms, rendendola per certi aspetti migliore ai corsi frequentati fisicamente dagli studenti: • è un format che consente di personalizzare l’istruzione del singolo, adattandola ai suoi interessi e alle materie per cui è maggiormente portato; • l’interazione virtuale è spesso preferita all’interazione fisica. Spesso lo studente è frenato dal fare domande al professore per eventuali spiegazioni; nelle online classes l’utente non è intimidito e paradossalmente si espone maggiormente ponendo più domande attraverso post nei forum a cui viene solitamente data risposta nel giro di pochi minuti; • l’iscrizione alle piattaforme online determina l’ingresso in una community globale in cui la partecipazione è molto attiva e l’interazione tra studenti assidua. 13 Lo spirito di cooperazione e diffusione delle informazioni è più alto rispetto ai casi di corsi di studio non “virtuali”; • la cooperazione tra studenti è incrementata grazie alla possibilità di creare gruppi di studio sia fisici, se sussiste la possibilità, ma anche virtuali; • ogni click viene registrato, questo consente un’analisi di feedback per analizzare la frequenza dei corsi, il numero di volte in cui i video sono visti e la capacità di apprendimento degli studenti incluse le materie in cui sono più carenti, attraverso l’analisi degli esiti dei quiz svolti. Questo consente di migliorare i processi di apprendimento attraverso l’ottimizzazione dei metodi di insegnamento. • il sistema rivoluzionario dell’online education non ha limiti di tempo. In una normale classe la lezione può essere ascoltata una volta sola; online lo studente può invece riseguire la stessa lezione migliaia di volte. La seconda, contraria all’online education, sostiene che le classi “reali” non siano sostituibili con quelle “virtuali”. A supporto di questa tesi Susan Holmes, professoressa di statistica in una delle più prestigiose università americane, la Standford University, ha recentemente affermato: ” Non credo che si possa ottenere un’ istruzione pari a quella che offre Stanford, online; così come non credo che Facebook ti dia una vita sociale". Coloro che sostengono questa tesi avanzano diversi aspetti considerati importanti e di cui si può usufruire solo attraverso una classroom­based education: • Extracurricular learning: tutto ciò che implica dal partecipare a programmi di ricerca accademici a lavorare per il giornale della scuola; • Meeting different kinds of people: lo studente oltre ad avere un contatto con i professori, stringe relazioni con gli altri studenti, viene a contatto con realtà differenti dalla propria e vive diverse esperienze che lo formano e lo fanno crescere sia dal punto di vista intellettuale che caratteriale; • Establishing independence: per la maggior parte dei giovani andare al college significa per la prima volta allontanarsi da casa e costruirsi una propria identità indipendentemente dalla propria famiglia; • Belonging to a community: si viene a far parte di diversi gruppi di studio o sportivi o di carattere ricreativo. 14 La terza corrente si pone a mezza via tra le due precedenti. È il pensiero di coloro che reputano impossibile una morte delle università e quindi dell’istruzione “reale” nelle classi, ma che sostengono possano avere una certa influenza sui modelli di istruzione e insegnamento nonché sui meccanismi scolastici. A supporto di questa tesi riporto il pensiero del Prof. Mike Lenox della University of Virginia nonché professore del MOOC “Foundations of Business Strategy”(che ho avuto modo di seguire in quanto courserian) in Coursera. In un articolo di fine marzo 2013, scritto per la rivista Forbes, il professore si è mostrato entusiasta di aver avuto la possibilità di condividere la propria materia con moltissimi studenti che altrimenti non avrebbero mai avuto la possibilità di frequentarla perché residenti in paesi come le Filippine, Australia, Croazia, Egitto e molti altri. Ogni giorno riceveva ringraziamenti da studenti per l’opportunità di seguire il corso, molti hanno potuto applicare le conoscenze acquisite nell’ambito lavorativo altri in quello scolastico. Allo stesso tempo però, il professore riconosce che il suo MOOC non ha potuto replicare a pieno l’esperienza in classe tenuta alla Darden school presso la University of Virginia. L’insegnamento che avviene tramite un’impegnato dibattito in tempo reale non può essere replicato da un forum online. Presentare le proprie idee in classe davanti agli altri studenti e spesso sollecitati dal docente, è una potente esperienza di apprendimento, che non è replicabile virtualmente. Tuttavia, sussiste indubbiamente la convinzione diffusa che i MOOCs causeranno uno scossone nel settore dell’istruzione superiore così come molti altri settori sono stati sconvolti dal progresso tecnologico e anche se le università sono tra le istituzioni più stabili costruite dal genere umano non è escluso un cambiamento, in quanto lo stesso sistema universitario presenta delle debolezze che possono essere facilmente minate. Le riflessioni del Prof.Lenox sfociano in una teoria per il futuro. Essa prevede una biforcazione nel mercato dell’istruzione superiore: • l’emergere di uno o più leader per il mercato di massa. Essi dovranno utilizzare la tecnologia per fornire una formazione efficace ed efficiente per soddisfare un target costituito principalmente da coloro che non hanno avuto accesso ad un’istruzione superiore trent’anni fa. L’emergere della posizione di leadership di costo di tali start‐ups, che offrono un servizio gratuito, avrà un impatto negativo sui numerosi corsi on‐line a pagamento messi a disposizione direttamente dalle università; 15 • la previsione della formazione di un gruppo abbastanza ristretto di istituzioni universitarie d’élite, che competono a livello globale per accaparrarsi i migliori studenti. Queste saranno molto selettive nelle ammissioni e alcune preferiranno occupare posizioni di nicchia offrendo la propria istruzione a determinate categorie di studenti provenienti da qualsiasi parte del mondo grazie alla disponibilità di molte borse di studio. La tecnologia sarà molto presente ma utilizzata come mezzo per migliorare i programmi e i modelli di insegnamento/apprendimento nel campus. Infine la cooperazione di tali università con le MOOCs platforms avrà come scopo principale migliorare la loro immagine nel mondo e rafforzare la loro reputazione attirando gli studenti più brillanti. 2.2 PROSPETTIVE FUTURE Da quanto riportato si può concludere dicendo che l’odierno scenario dell’istituzione universitaria americana preannuncia con evidenza un radicale cambiamento nel settore dell’istruzione, anche se il percorso è incerto e potrebbe durare per decenni. In particolare sarà interessante vedere il comportamento del mercato studentesco quando e se i MOOCs saranno ritenuti idonei per il riconoscimento crediti per il conseguimento di una laurea online; in questo caso lo studente preferirà ottenere il titolo in modo tradizionale in una università prestigiosa ad un costo insostenibile o capirà che non ne vale la pena? La place­based university, ovvero la forma di istruzione universitaria comunemente intesa e adottata che prevede la presenza fisica in aula dello studente, non scomparirà di certo, ma si evolverà cosi come molti altri settori e istituzioni si sono evoluti per stare al passo con i tempi e soprattutto per inglobare e subire l’influenza inevitabile delle nuove tecnologie. In più questa nuova forma di istruzione andrà soprattutto a beneficio di un mercato che non si limita ai confini statunitensi ma che sta sempre più diventando un mercato estero, registrando l’adesione soprattutto di paesi in via di sviluppo. A questo proposito, riguardo all’adesione dei paesi in via di sviluppo, Dafne Koller, cofondatrice di Coursera, una delle più conosciute e utilizzate MOOCs platforms, in un articolo di fine giugno scritto per la CNN, spiega come l’online education stia creando una global classroom. 16 La sua analisi parte dall’evidenza di come, sebbene i paesi meno sviluppati stiano avendo una crescita veloce in molti settori e ci sia stato un netto miglioramento delle condizioni sociali di tali paesi, non è avvenuto lo stesso per il divario che c’è tra chi ha accesso ad un’istruzione superiore qualificata e chi invece non ce l’ha: nell’Africa Sub‐
Sahariana solo il 6% degli studenti hanno accesso ad un’istruzione superiore. La percentuale si alza fino al 72% in nord America e nei paesi dell’ovest dell’Europa, ma scende dal 20% al 40% per molte regioni sviluppate. Ora si consideri l’enorme potenziale che la semplice connessione ad Internet racchiude: questa rende disponibile un’istruzione qualificata a chiunque. In Coursera, per esempio, solo un terzo degli studenti sono degli Stati Uniti e il 40% sono residenti in paesi in via di sviluppo. Nei paragrafi successivi descriverò le principali piattaforme online che offrono MOOCs e che hanno avuto un grande successo a livello internazionale nonché i cambiamenti che hanno innescato sia dal punto di vista dell’influenza nel settore dell’istruzione sia come strada verso la democratizzazione del sapere. 2.3 LE PRINCIPALI MOOCs PLATFORMS COURSERA Coursera è una società statunitense fondata nel febbraio del 2012 da Andrew Ng e Daphne Koller con lo scopo di offrire corsi online, grazie alla collaborazione con le migliori università al mondo, gratuitamente. È dall’impossibilità di avere accesso ad un’istruzione qualificata a causa del prezzo insostenibile, e dal desiderio di offrire la possibilità di studiare a tutti, indipendentemente dall’età, dalla condizione sociale, e dal paese in cui si vive, che nasce questa piattaforma. Daphne Koller, una delle CEO di Coursera, identifica tre elementi alla base della filosofia dell’online education e in particolare della nuova piattaforma: 1) concezione dell’istruzione come diritto fondamentale; 2) avere la possibilità di istruirsi in ogni momento ad ogni età, in ogni condizione e in qualsiasi paese si sia residenti; 3) strada verso l’innovazione continua e la possibilità di trovare nuovi talenti. 17 L’offerta di Coursera Partendo dalla descrizione della piattaforma, questa è stata costruita su solide basi pedagogiche, con l’obiettivo di aiutare gli studenti a facilitare l’apprendimento velocizzandolo e rendendolo maggiormente efficace. Di seguito riporto gli aspetti chiave che secondo i fondatori di Coursera contraddistinguono la loro offerta rendendo il proprio sistema di insegnamento/apprendimento allo stesso livello di quello reale: a) L’importanza di testare le conoscenze apprese dallo studente non solo con lo scopo di valutare gli studi ma come metodo per rafforzare l’apprendimento: molti pensano che i test abbiano come scopo principale quello di verificare lo studente. I fondatori di Coursera, sostenitori dell’online education, pensano invece che testare le conoscenze apprese debba essere un’attività che guidi l’insegnamento e assicuri un ricordo di quanto appreso nel lungo termine. Infatti molto spesso lo studente si concentra per un periodo limitato sulla materia da studiare per il conseguimento dell’esame e per ottenere una valutazione alta; questo lo porterà probabilmente ad ottenere massimi risultati per quanto riguarda l’esito dell’esame ma una memoria di breve termine di quanto appreso. b) Mastery Learning: i corsi online di Coursera sono studiati per dare agli studenti più opportunità nell’apprendimento dei contenuti e nel testare le conoscenze. In una classe reale se uno studente sostiene un test durante le lezioni non molto bene, otterrà semplicemente un esito medio‐basso; le lezioni continueranno e tale studente avrà delle basi carenti nella comprensione del materiale successivo determinando probabilmente una valutazione negativa nell’esame finale. In Coursera se lo studente ha un esito negativo nei quiz intermedi, gli vengono proposte altre prove simili a quella sostenuta dandogli la possibilità di ristudiare il materiale e ritestare quanto appreso. Questo processo prende il nome di Mastery Learning e permette di incrementare le performance dell’utente e avere un esito positivo nell’esame finale. c) Peer assessments: Coursera ha investito notevoli sforzi nello sviluppo di un algoritmo che consentisse di fare valutazioni fra pari. Questa tecnologia consente agli studenti di valutare e fornire feedback sui lavori degli altri utenti. Gli studenti prima vengono addestrati con una rubrica riguardante la classificazione della qualità del lavoro svolto e in seguito questi potranno dare il loro giudizio. 18 d) Active learning: diversi studi hanno dimostrato che le lezioni normali in aula spesso non sono il modo più efficace per insegnare. Il metodo di insegnamento utilizzato da Coursera sembra avere un impatto positivo sugli studenti in quanto comporta un apprendimento attivo e un coinvolgimento interattivo tra studenti e docenti e tra studenti tra di loro. Spesso l’apprendimento online essendo interattivo risulta essere più coinvolgente; paradossalmente l’interfaccia virtuale ha stimolato in molti casi l’impegno e la partecipazione. Quello che differenzia Coursera è l’offerta di una reale, seppur multimediale, esperienza di frequentazione di un corso universitario come mostrato in figura 2.3: • i corsi iniziano ad una data stabilita e sono organizzati settimanalmente; • la pagina introduttiva del corso espone le tematiche che verranno trattate e l’organizzazione didattica; • le lezioni sono tenute da professori universitari e consistono in registrazioni video; • ogni settimana lo studente dovrà guardare i video, studiare il materiale didattico messo a disposizione e fare i quiz per testare le proprie conoscenze apprese durante la settimana; • lo studente viene sollecitato a seguire il corso attraverso le mail che con cadenza settimanale gli vengono inviate come promemoria a frequentare il corso; • Al termine del corso lo studente può ricevere un attestato di partecipazione al corso. Figura 2.3 Linea del tempo del corso online. Fonte: Daphne Koller, TED talks. Coursera viene considerata la MOOC platform per eccellenza, la sua diffusione dalla data del lancio è stata molto veloce. Si pensi che dopo solo 5 mesi, nell’ agosto del 2012, Coursera offriva il proprio servizio a utenti in 190 paesi contando 1.5 milioni di iscritti. 19 La sua crescita è esponenziale, al pari di quella delle più conosciute piattaforme online come Facebook. Oggi i cosidetti “courserians” sono più di 5 milioni e la piattaforma vanta la collaborazione di 85 università. La sua crescita a livello internazionale ha determinato l’introduzione di corsi in varie lingue tra cui francese, spagnolo, cinese e italiano, grazie alla partnership con università europee. Nel grafico riporto la crescita degli utenti di Coursera osservata nel quadrimestre da marzo 2013 a giugno 2013: durante questo lasso temporale il numero di iscritti alla piattaforma Coursera è aumentato di 1.058.960, e i partner sono aumentati da 60 università a 83. Si osserva inoltre che il numero di utenti è incrementato in modo lineare e costante nel tempo. Figura 2.4 Crescita del numero di utenti di Coursera da marzo 2013 a giugno 2013. Grafico effettuato tramite raccolta dati ed elaborazione personale. Nel trimestre da luglio 2013 a settembre 2013 il numero di iscritti è aumentato , come si osserva in figura 2.4.1, da poco più di 4 milioni a quasi 4.800.000; una crescita che è incrementata con ancora maggiore intensità a partire dalla metà di agosto. Inoltre i partner sono aumentati fino a raggiungere il numero di 90 università, tra cui la prima italiana, la Sapienza di Roma. I corsi disponibili su Coursera sono attualmente più di 450. 20 Figura 2.4.1 Crescita del numero di utenti di Coursera da luglio 2013 a settembre 2013. Grafico effettuato tramite raccolta dati ed elaborazione personale. Nel 2012 Coursera ha vinto il premio Crunchies, premio che testimonia la capacità di innovazione sul web, come migliore startup del 2012. Il mercato di Coursera Coursera è rivolto a chiunque voglia migliorare il proprio curriculum, ottenere una promozione in ambito lavorativo o semplicemente a chi vuole ampliare le proprie conoscenze. L’iscrizione alla piattaforma richiede l’inserimento del proprio nome, l’indirizzo e‐mail e una password; attraverso questa semplice e veloce procedura si ha accesso a tutti i corsi che Coursera offre. L’iscrizione a Coursera non determina solo l’ingresso nel mondo dell’online education ma anche l’accesso ad una comunità globale; infatti ogni corso prevede un forum in cui studenti e professori possono scambiarsi informazioni. È interessante notare che, paradossalmente, i soggetti che sono maggiormente interessati al fenomeno della distance education e in particolare a Coursera, non sono solo americani, ma sempre più spesso persone residenti in paesi in via di sviluppo. Utilizzando Google Trends, applicazione Google che mostra quanto spesso un particolare termine di ricerca è stato inserito da persone residenti in una regione rispetto al volume di ricerca totale in tutto il mondo, si osserva che l’indice di volume di ricerca per le piattaforme dell’online education e in particolare per Coursera è molto alto nei paesi in via di sviluppo. Gli IDR (indice di ricerca) sono rappresentati da un valore numerico, 21 questo indica il numero di ricerche web eseguite con un termine specifico rispetto al numero totale di ricerche effettuate su Google nel tempo; non rappresentano valori assoluti di volume di ricerca, perché i dati sono normalizzati e presentati su una scala da 0 a 100, dove 100 rappresenta il picco di interesse di ricerca. La figura 2.5 mostra l’indice di volume di ricerca del termine “Coursera” negli ultimi dodici mesi in tutto il mondo; più il blu è intenso maggiore è l’indice. Figura 2.5 Indice di volume di ricerca di Coursera in tutto il mondo. Fonte: Google Trends. Analizziamo ora gli IDR per il termine ” Coursera” in relazione al grado di sviluppo nei vari paesi del mondo. Facendo una piccola premessa utilizzerò come misura per indicare il grado di sviluppo di un paese l’HDI (human development index), ovvero l’Indice di Sviluppo Umano (ISU). Tale indice viene determinato sulla base di tre indicatori a livello nazionale: la speranza di vita, il grado di istruzione e il PIL pro capite. L’HDI è numericamente compreso tra 0 e 1. Nei report del programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo(UNDP), i paesi vengono suddivisi in 4 categorie a seconda del valore dell’indice di sviluppo: • HDI molto alto: 1‐0.805; • HDI alto: 0.796‐0.712; • HDI medio: 0.710‐0.536; • HDI basso: 0.536‐0. Inoltre considererò come IDR rilevanti per il termine “Coursera” quelli con un valore uguale o superiore a 20. 22 Le figure 2.6 e 2.7 riportano i paesi con un IDR rilevante: La figura 2.5 mostra paesi molto sviluppati con un IDR per il termine “Coursera” alto. Questo è dovuto fondamentalmente a due cause: per prima cosa tra i paesi elencati si trovano quelli da cui ha avuto origine l’online education e di conseguenza le piattaforme virtuali, inclusa Coursera, nata negli Stati Uniti. In secondo luogo la prima lingua dei paesi nominati è l’inglese e, come già detto in precedenza, le piattaforme hanno corsi tenuti da professori di Università americane (anche se nell’ultimo periodo si stanno stringendo partnership con università europee), perciò la facilità nella comprensione della materia, spiegata nella propria lingua, è stato sicuramente l’elemento alla base della diffusione veloce e dell’adesione così elevata. PAESI Stati Uniti Irlanda Canada Australia Nuova Zelanda Regno Unito VALORE IDR 69 61 59 48 37 34 HDI 0.937 0.961 0.911 0.938 0.919 0.937 Figura 2.6 IDR di Coursera Fonte: report UNDP. Da quanto illustrato in figura 2.6 si può notare come la lista sia costituita, per la maggior parte, da paesi sottosviluppati o in via di sviluppo e come siano assenti paesi con un elevato livello di sviluppo nonché di istruzione come Francia, Germania, Norvegia, Svezia Italia e molti altri. Ai valori medio‐bassi dell’HDI si contrappongono i valori elevati dell’IDR: l’interesse di questi paesi l’istruzione “elitaria” a livello universitario fornita da Coursera ha del sorprendente. PAESI Grecia India Spagna Portogallo Pakistan Sudafrica Serbia Colombia Filippine Ucraina Perù Messico VALORI IDR 83 71 50 49 46 45 43 41 36 30 25 24 HDI 0.860 0.554 0.715 0.816 0.515 0.629 0.769 0.719 0.654 0.818 0.741 0.775 23 Romania Federazione russa Brasile 23 0.786 22 21 0.788 0.73 Figura 2.7 IDR di Coursera. Fonte: report UNDP. La tabella 2.8 mostra infine quei paesi che pur essendo tra i più sviluppati e istruiti a livello mondiale, hanno un IDR per il termine “Coursera” non rilevante, inferiore a 20. PAESI Norvegia Finlandia Italia Svezia Austria Francia Germania VALORE IDR 15 13 12 14 18 19 13 ISU 0.995 0.892 0.881 0.916 0.895 0.893 0.920 Figura 2.8 IDR di Coursera. Fonte: report UNDP. Il confronto tra le figure 2.7 e 2.8 pone in evidenza come gli utenti maggiormente interessati alla ricerca delle piattaforme dell’online education siano soggetti residenti in paesi lontani, con un mediocre grado di sviluppo e dove spesso risulta difficile ottenere un’istruzione adeguata a causa delle condizioni economiche e sociali. Sono paesi dove solo pochi fortunati hanno accesso ad un’educazione, in quanto a loro negata dalla necessità di entrare nel mondo del lavoro in età adolescenziale, e dove pochissimi hanno la possibilità di frequentare l’università, che comunque il più delle volte comporta uno spostamento dal paese di origine per poter studiare nelle “top University”, situate in America e in Europa, assicurandosi un’istruzione che garantisca il riconoscimento della qualità delle competenze acquisite con lo studio determinando un ingresso sicuro in categorie professionali altamente qualificate. Nella figura 2.9 riporto graficamente i dati delle tabelle 2.6, 2.7 e 2.8: sull’asse delle ascisse ho riportato l’indice di ricerca per il termine “Coursera”, con valori da 0 a 90, e sull’asse delle ordinate lo Human Development Index, con valori da 0.4 a 1.1. Dal grafico si osserva: • un gruppo di paesi in alto a destra, sono paesi molto sviluppati con un basso indice di ricerca. Tra questi si osservano Norvegia, Svezia, Germania, Francia, Finlandia, Italia. 24 • La parte centrale del grafico è occupata da paesi con un HDI medio‐basso, come Pakistan, Serbia, Columbia, Ucraina, Sudafrica, o molto alto, come Regno Unito, Australia e Nuova Zelanda; questi paesi hanno un indice di ricerca significativo che va da 20 a 50. • Nella parte destra del grafico si evidenziano prevalentemente tre paesi: Stati Uniti, Grecia e India. Figura 2.9 HDI e IDR dei paesi che utilizzano Coursera. Analizzando più nello specifico il caso India, essa ha un indice pari a 0.554, un HDI medio/basso rispetto alla media mondiale, inoltre come si osserva in figura 2.10, delle tre determinanti necessarie per il calcolo dell’indice, l’istruzione è quella con il valore inferiore. Contrariamente a ciò che ci si potrebbe aspettare l’indice di ricerca per Coursera è molto alto, pari a 71. 25 Figura 2.10 HDI in India. Fonte: report UNDP. Coursera oltre ad essere un mezzo per diffondere istruzione è anche uno strumento di agevolazione di relazione tra paesi. L’utente della piattaforma fa ingresso, come già detto in precedenza, in una comunità globale, consentendo di interagire con studenti di altri paesi ma sopratutto con studenti geograficamente vicini. Questa interazione è resa possibile dal forum che ogni corso di studio mette a disposizione ma non solo; a proposito è stata infatti creata una piattaforma, Meetup, che rappresenta il network di gruppi locali più grande al mondo. Lo scopo di Meetup è facilitare l’organizzazione di gruppi locali per fini lavorativi di studio o quant’altro, mettendo in comunicazione attraverso il web utenti che utilizzano gli stessi social network o applicazioni o piattaforme e che risiedono nella stessa città. Coursera è uno dei network che rientrano in Meetup e molti “courserians” utilizzano questo strumento per cercare altri “courserians” vicini in modo da poter organizzare gruppi di studio o anche solo incontrarsi per scambiarsi idee e informazioni. Le community di Coursera che si sono create in Meetup sono numerose: ogni città ha più gruppi al suo interno, a seconda del corso di studio seguito in Coursera. Attualmente Meetup conta 2209 città aderenti a Coursera e in particolare 2596 comunità. La figura 2.11 mostra le prime 20 comunità di Coursera che interagiscono attraverso Meetup: l’asse delle ascisse riporta le città, l’asse delle ordinate il numero di courserians iscritti alle community delle relative città. Dal grafico si osserva come le comunità più attive siano sicuramente quelle provenienti da città americane ma non solo, nella lista delle prime 20 appaiono tra le altre Bangalore, Mosca, Atene, Mumbai, San Paolo, Hong Kong, Dheli. 26 Figura 2.11 Le città aderenti a Meetup e il relativo numero di courserians. Questa evidenza, oltre ad avvalorare quanto mostrato nell’analisi precedente, e cioè un interesse nei confronti delle piattaforme dell’online education da parte dei paesi in via di sviluppo maggiore rispetto a quello dimostrato dalle grandi potenze europee, mostra una grande adesione da parte dei paesi meno fortunati a tutto ciò che concerne il mondo del web, dei social network e delle nuove piattaforme. I dati riportati mi portano alla conclusione che la situazione economica e sociale di paesi come India, Cina, Brasile e tanti altri stimoli la curiosità della popolazione verso quelle opportunità che nella vita reale non possono ottenere ma che oggi grazie al web possono avere così facilmente e gratuitamente. Penso si possa quindi avanzare l’ipotesi delle MOOCs platforms quali strumenti di democratizzazione del sapere. L’unica barriera che si pone tra qualsiasi studente, ovunque sia residente, e l’istruzione offerta dalla piattaforma è la lingua. L’inglese è molto diffuso ma non tutti lo sanno o lo conoscono ad un livello tale da poter comprendere un corso a livello universitario. A breve questo problema non esisterà più infatti, come ribadito dalla cofondatrice Daphne Koller in una conferenza di fine Giugno al Digital October Center a Mosca, Coursera ha preso accordi con 8 paesi per tradurre le proprie lezioni in altre lingue tra le quali il russo, giapponese, turco, portoghese, ucraino, arabo. I Coursera global translation 27 partner cominceranno a tradurre inizialmente 3/5 corsi selezionati, che saranno disponibili sulla piattaforma a partire da settembre 2013. Revenue Model di Coursera Coursera è una societa a scopo di lucro e, anche se dispone di un elevato capitale di rischio, dovrà continuare ad aumentarlo se spera di diventare un business sostenibile nel lungo termine. I fondatori di Coursera hanno spesso sottolineato come l’obiettivo della piattaforma sia quello di offrire un servizio agli studenti e non di conseguire dei guadagni, anche se è sempre più evidente la possibilità di soddisfare entrambe le cose. Coursera infatti si classifica, nella categoria delle piattaforme online cool e di maggiore successo, ovvero quelle piattaforme online come Facebook, Twitter, YouTube che hanno avuto una crescita e una diffusione molto veloce e sono utilizzate continuamente nella vita di tutti i giorni dalla maggior parte della popolazione mondiale; questa classificazione le consente di attirare l’interesse di molti investitori e imprese per eventuali collaborazioni che consentano una parziale monetizzazione del servizio. Coursera, proprio per la sua rapida diffusione, costituisce un polo attrattivo di investimenti in quanto costituisce un progetto nuovo e di grande successo. Per prima la KPCB (Kleiner Perkins Caufield & Byers ), società di investimento con sede nella Silicon Valley, in California, ha finanziato Coursera nella fase di avviamento della startup con $22 milioni. Nel luglio del 2013 Coursera ha ricevuto altri finanziamenti che le hanno consentito di incrementare il capitale sociale di $43 milioni. I nuovi investitori sono stati: l’International Finance Corporation, l’investment arm of the World Bank, la Laureate Education, la GSV Capital, la Learn Capital e Yuri Milner, un imprenditore individuale. I fondatori di Coursera per iniziare a monetizzare la loro attività hanno introdotto il “Signature Track” ovvero un’opzione attraverso la quale lo studente può ottenere un certificate of completion, per alcuni corsi selezionati, cioè un certificato che attesta la frequentazione del corso e il sostenimento dei test, pagando una tassa di ammontare compreso tra i $30 e i $100. Gli utenti che pagano per ottenere questa opzione devono rendere reperibile un documento di identità alla società, inoltre gli utenti in questione vengono controllati attraverso l’identificazione del loro unique typing pattern, cioè un sistema di monitoraggio che consente di avere la certezza che il corso e i test vengano seguiti e svolti realmente dagli iscritti e non da soggetti terzi. 28 Questo sistema ha consentito a Coursera di avere un guadagno nel primo trimestre di $220.000. Un’altra fonte di entrata per l’impresa si è avuta dal programma di affiliazione con Amazon.com, che prevedeva un guadagno per la piattaforma qualora gli utenti avessero comprato libri su Amazon suggeriti dai professori di Coursera. In un’intervista rilasciata al The Wall Street Journal nel maggio del 2013 Daphne Koller, cofondatrice di Coursera, conferma come il sistema dei certificate of completion sia per ora l’unica fonte di guadagno della piattaforma, spiegando che la poca chiarezza nel business model delle MOOCs platforms è dovuta all’orientamento primario di tali piattaforme nel far divenire l’istruzione un diritto fondamentale e quindi l’importanza di arrivare ad un risultato positivo prima di tutto sul piano sociale piuttosto che in termini di entrate monetarie. Certamente un sistema di tale portata come sta divenendo Coursera ha bisogno di nuovi investimenti e nuove fonti di guadagno per essere sostenibile, per questo motivo il suo team sta lavorando per trovare nuove soluzioni che tuttavia non intaccano la gratuità dei corsi offerti che di fatto costituisce la mission di tale piattaforma. EDX EdX è un’organizzazione non‐profit fondata nel maggio del 2012 grazie ad una collaborazione tra l’Università di Harvard e l’Istituto di tecnologia del Massachusetts(MIT), con l’obiettivo di offrire corsi online a livello universitario, gratuitamente. L’offerta di EdX La piattaforma virtuale creata da EdX rende possibile la frequentazione online di corsi, che sono tenuti da professori provenienti da alcune delle “Top University” statunitensi. In particolare nel 2012 EdX offriva corsi tenuti da insegnanti di Harvard, MIT e Berkeley; nel 2013 hanno aderito altre università ovvero Wellesley, Georgetown, la University of Texas System, l’ École Polytechnique Fédérale de Lausanne, la McGill University, la University of Toronto, l’ Australian National University, la Delft University of Technology, e la Rice University. In relatà più di 200 istituzioni hanno richiesto di collaborare con EdX dalla sua creazione e si stima che nel 2014 la piattaforma allargherà il suo consorzio stringendo accordi con quelle che diverranno le cosidette “X University”. Iscriversi ad EdX è facile, è richiesta la semplice compilazione di un modulo online grazie al quale l’utente sarà inserito nel database di EdX e potrà iscriversi ai corsi nonché 29 ricevere l’attestato finale di partecipazione una volta terminati. Esistono due tipologie di attestati che possono essere rilasciati: • proctored certificate: viene consegnato all’utente che ha passato un esame sostenuto secondo le modalità indicate dall’organizzazione; • honor code certificate: viene consegnato all’utente che ha completato tutto il materiale di studio e i test legati allo specifico corso. Inoltre alcuni corsi vengono accettati dalle università per il riconoscimento crediti consentendo allo studente di utilizzare la piattaforme online come mezzo di supporto nell’avanzamento degli studi. La piattaforma online creata da EdX è caratterizzata da un sistema di apprendimento interattivo progettato appositamente per il web, che lo facilita e lo rende più attrattivo rispetto ai sistemi tradizionali. In particolare, gli elementi alla base dell’offerta di EdX sono: • online discussion groups, cioè forum online messi a disposizione dalla piattaforma, attraverso i quali gli studenti possono comunicare e scambiarsi informazioni; • assessment of learning as a student progresses through a course, cioè prove e quiz attraverso i quali si vuole testare l’apprendimento del singolo studente riguardo alla materia del corso frequentato; • online laboratories and other interactive learning tool, ovvero laboratori online e altri strumenti di apprendimento interattivi; • analisi dei modelli di apprendimento, EdX risulta essere uno strumento da cui si possono attingere dati per studiare e comprendere il comportamento degli studenti e mettere in atto soluzioni che migliorino e velocizzino l’apprendimento. Un’altra caratteristica che merita di essere approfondita, in quanto differenzia l’offerta di EdX e avvalora l’ipotesi di una possibile sostituzione dell’istruzione universitaria reale con quella virtuale è l’ “Automated Essay Scoring”(AES) software. L’AES software è un sistema creato da EdX che utilizza l’intelligenza artificiale per valutare le prove sostenute dagli utenti in un determinato corso, sia saggi che test a risposta multipla, sostituendo così la correzione reale del professore. Il sistema funziona come spiegato di seguito: in primis un gruppo di insegnanti corregge un centinaio di saggi o domande aperte, in seguito il software utilizza una serie di tecniche per sviluppare la capacità di correggere qualsivoglia numero di prove automaticamente e istantaneamente sulla base 30 delle correzioni reali, assegnando un voto facendo riferimento al sistema di valutazione creato dagli insegnanti. Questa applicazione ha accresciuto il dibattito riguardante il ruolo dell’automazione nel settore dell’istruzione, nonché i risvolti positivi e negativi conseguenti. Anche se i sistemi automatizzati sono ormai ampiamente utilizzati nella correzione di test a risposta multipla o di vero/falso, l’utilizzo dell’intelligenza artificiale per valutare la qualità di un saggio ha ricevuto più critiche che consensi. Anant Agarwal, ingegnere elettronico e CEO di EdX, sostiene che il software di instant­
grading è uno strumento utile dal punto di vista pedagogico, consentendo agli studenti di fare test e scrivere saggi continuamente mettendosi costantemente alla prova e migliorando le loro prestazioni. Secondo l’ingnegnere, questo sistema che fornisce una correzione istantanea e consente di testare le proprie capacità in ogni momento, potrebbe offrire vantaggi rispetto al sistema tradizionale dove gli studenti devono spesso aspettare settimane per ricevere una valutazione sul lavoro svolto. Il feedback immediato è utile e può portare a risultati migliori nell’apprendimento dello studente, infatti l’immediatezza della valutazione ha risvolti positivi in quanto lo studente è più concentrato e può ripetere il test dopo aver visionato gli errori e capito dove ha carenze. Se in molti si mostrano favorevoli a questo metodo automatizzato altri più scettici mettono in dubbio le capacità del software di dare voti veritieri, soprattutto quando si tratta di dover valutare la qualità nella scrittura di un saggio. Più volte sono stati mostrati saggi senza senso in grado di ingannare i programmi di correzione per ottenere voti alti, portando molti alla conclusione che i computer non hanno la capacità di “leggere” e di conseguenza saper valutare la qualità della scrittura di un testo. Il mercato di EdX Come riassunto nello slogan di EdX, la piattaforma è “for anyone, anywhere, anytime”. L’offerta di EdX è rivolta a chiunque voglia avere un’istruzione universitaria personalizzata, disponibile in ogni momento della giornata e ovunque ci si trovi. Osservando la figura 2.12 si può notare quali paesi abbiano un maggiore interesse per la piattaforma in termini di IDR, ovvero, come già spiegato nel paragrafo riguardante la piattaforma concorrente Coursera, l’indice di ricerca del termine “EdX” nei vari paesi del mondo negli ultimi dodici mesi. 31 Figura 2.12 Indice di volume di ricerca di EdX in tutto il mondo. Fonte: Google trends. Dall’immagine si osserva, come con Coursera, che l’interesse è alto nelle regioni da cui proviene l’offerta, e quindi l’America settentrionale, ma anche nei paesi poco sviluppati o in via di sviluppo evidenziati in precedenza; in particolare si registra un indice di ricerca alto in Cina, Federazione Russa, Ucraina, Polonia e Turchia e indici altissimi, da 45 a 100 per India, Pakistan, Egitto, Brasile e Grecia. Tra i paesi sopra citati ne rientrano in particolare quattro ormai conosciuti con l’acronimo BRIC ovvero Brasile, Russia, India e Cina. Questi sono da una decina d’anni al centro del panorama economico mondiale in quanto accomunati da diverse caratteristiche che sono state alla base della loro crescita economica e sociale. Di seguito le caratteristiche: • situazione economica in via di sviluppo: PAESI VALORI HDI Russia 0.788 Brasile 0.73 Cina 0.699 India 0.544 Figura 2.13 Valori dell’Human Development Index nei BRIC. sono paesi che hanno un Human Development Index (definito nel paragrafo precedente) medio o basso ma in continua crescita. • elevata densità di popolazione: PAESI Cina India Brasile Russia POPOLAZIONE 1.344.130.000 1.241.491.960 196.655.014 141.930.000 32 Figura 2.14 popolazione nei BRIC. • vastità territoriale; • abbondanti risorse naturali e strategiche; • forte crescita del GDP e della quota nel commercio mondiale: Figura 2.15 Top ten del GDP(PPP) dei vari paesi del mondo. Fonte: indexmundi.com. Il GDP, Gross Domestic Product, o PIL, prodotto interno lordo, rappresenta il valore totale dei beni e dei servizi finali prodotti in uno stato in un determinato anno. Ci sono diversi modi per calcolare il GDP, nell’analisi in questione ho riportato il GDP (PPP), ovvero Purchasing Power Parity, nel senso che il prodotto interno lordo è calcolato sommando i valori di tutti i beni e servizi prodotti nel paese, valutati ai prezzi prevalenti negli Stati Uniti. Questa è la misura che la maggior parte degli economisti preferisce quando sono interessati a valutare il benessere pro‐capite e le condizioni di vita. Dalla figura 2.15 (fonte: indexmundi.com) si osserva come nei primi dieci paesi con GDP più alto rientrano tutti i paesi del BRIC. L’evoluzione in campo economico di questi paesi si riflette in un crescente interesse verso l’istruzione proveniente dagli Stati Uniti, superpotenza per eccellenza, in cui si trovano le migliori università al mondo. Utilizzando il sito web di Alexa, organizzazione che si occupa di statistiche sul traffico in Internet, ho potuto identificare con maggiore precisione la tipologia di utente che si interessa al sito di EdX. Dalla figura 2.16 si osserva come la piattaforma EdX venga visitata da una popolazione virtuale di età compresa tra i 18 e i 34 anni, sia maschile che femminile, universitaria, che ha come browsing location prevalentemente la scuola. 33 Figura 2.16 Statistiche di Alexa. Fonte: Alexa. Questa evidenza tenderebbe quindi ad avvalorare la tesi già esposta nel capitolo 1 dal Prof. Mark Lenox, secondo il quale la tecnologia sarà molto presente nel campo educativo in futuro, ma verrà principalmente utilizzata come mezzo per migliorare i programmi e i modelli di insegnamento/apprendimento nei campus universitari e che la cooperazione di tali università con le MOOCs platforms, e in questo caso EdX, avrà come scopo principale migliorare la loro immagine nel mondo e rafforzare la loro reputazione attirando gli studenti più brillanti. Si allontana quindi in parte l’ipotesi secondo la quale le piattaforme online sono rivolte per la maggior parte a persone che non hanno la possibilità di studiare e che i MOOCs sono seguiti da casa da un pubblico molto vario dal punto di vista dell’età e della professione. Viene quindi meno l’idea che queste piattaforme possano realmente essere uno strumento di democratizzazione del sapere? E che in realtà chi più ne usufruisce sono studenti universitari qualunque sia il paese di provenienza? Secondo il mio punto di vista quello dell’online education è un mercato che sta avendo e avrà nei prossimi anni un grande sviluppo, spingendo concorrenti di altri paesi a entrare nel settore. Essendo alle prime armi si sta diffondendo soprattutto tra un pubblico che è a contatto con il mondo universitario qualsiasi sia il paese in cui risiede, ma non escludo che in un futuro prossimo possa divenire un vero e proprio mezzo di democratizzazione del sapere facendo si che l’istruzione universitaria prestigiosa offerta da queste piattaforme raggiunga non solo studenti universitari di diversi paesi del mondo, come già sta accadendo in modo consistente, ma anche coloro che non hanno accesso ad un’istruzione universitaria e che possono ottenerla virtualmente, come già si sta registrando anche se in piccola parte. 34 CS50X In questo paragrafo analizzerò il corso CS50X, ovvero Computer Science 50, reso disponibile da EdX a partire da ottobre 2012 e le cui lezioni sono terminate nell’aprile del 2013, con lo scopo di riportare online il corso CS50 tenuto ad Harvard. Durante questo periodo sono stati raccolti numerosi dati, per compiere un’analisi riguardante la frequenza al corso e la tipologia di utente che lo ha frequentato. Vediamo alcuni dati. Gli studenti che si sono iscritti al corso sono stati 150.349, sono stati presentati 1.482 progetti finali e sono stati rilasciati 1.388 attestati. La figura 2.17 mostra il numero di visite per paese al corso durante i sei mesi: si noti che sono state molto alte negli Stati Uniti, ma nei primi dieci rientrano anche paesi quali India Brasile e Russia, il cui interesse verso la piattaforma EdX è gia stato mostrato tramite le analisi di google trends riportate nel paragrafo precedente. Figura 2.17 Visite di CS50 per territorio. Alla consegna del primo test, Problem Solve 0, gli studenti sono stati invitati a presentare un modulo con alcune indicazioni riguardo dati personali e attività svolte prima di prendere parte al corso online in questione. Sono stati 10.905 gli utenti ad inviare il primo test, perciò prendendo come campione rappresentativo degli oltre 150.000 iscritti al corso, dal punto di vista delle caratteristiche demografiche è stato evidenziato un gruppo di utenti per il 20% femminile e per l’80%maschile. L’età media è stata di 29 anni, in particolare il più anziano aveva 80 anni e il più giovane solamente 10. Il 56% non aveva preso parte a nessun corso sulla stessa materia, quindi Computer Science, e inoltre come si può osservare dalla figura 2.18, la maggior parte degli utenti era in possesso di un diploma di scuola superiore e molti avevano titoli a livello universitario e quindi laurea, master, dottorati di ricerca e altri. 35 Figura 2.18 Profilo demografico degli studenti del corso CS50. Inoltre dei 10.905: • 2% ha dichiarato di non aver preso parte al corso con lo scopo di ottenere l’attestato; • 31% si è invece iscritto con l’unico scopo di ottenere l’attestato; • 68% ha espresso la volontà di seguire il corso non avendo come scopo primario quello di ottenere l’attestato. Dai dati sopra riportati si delinea quindi una domanda costituita prevalentemente da soggetti che hanno come primario scopo della frequenza del corso online quello del puro e semplice apprendimento. È un gruppo di utenti simile a quello delineato attraverso l’analisi dei dati di Alexa effettuata nel paragrafo precendente e cioè un gruppo prevalentemente maschile, istruito e di età compresa tra i 18 e i 25 anni. In conclusione, questa analisi campionaria sembra avvalorare quanto espresso in precedenza dal punto di vista del profilo della clientela tipo del corso online e in generale della domanda rivolta alle MOOCs platforms e all’online education. Revenue Model di EdX Per la costituzione di EdX, le università partner Harvard e MIT hanno costituito un capitale iniziale di $60 milioni ($30 milioni ciascuna), con lo scopo di lanciare la piattaforma e avere un sostegno istituzionale. EdX è infatti un’organizzazione non‐profit gestita e governata equamente dalle due università che l’hanno fondata. Un importante finanziamento è stato ricevuto nel giugno del 2012 dalla Bill&Melinda Gates Foundation, una fondazione che collabora con partner in tutto il mondo per affrontare alcune difficili sfide, tra le quali l’estrema povertà e la situazione sanitaria dei paesi in via di sviluppo e i fallimenti del sistema educativo americano. I loro finanziamenti sono devoluti con lo scopo di supportare idee innovative che potrebbero 36 contribuire ad eliminare i numerosi ostacoli allo sviluppo sociale, sanitario e educativo nei paesi in via di sviluppo ma anche in America. Proprio per l’interesse che questa fondazione rivolge all’istruzione e in particolare all’importanza che tale istruzione sia accessibile ad un pubblico ampio, nel giugno del 2012 sono stati erogati fondi per un importo di 1 milione di dollari a favore del MIT, con lo scopo di finanziare lo sviluppo della nuova piattaforma online EdX. Essendo un’organizzazione non‐profit, EdX ha dovuto elaborare un piano per riuscire a rendere l’organizzazione self­sustaining, ovvero autosufficiente, e riuscire a coprire costi molto alti dovuti all’ eccellente qualità dei corsi offerti dalla piattaforma, in quanto come già detto, tenuti dalle migliori università al mondo. EdX offre alle università affiliate due tipologie di partnership, che entrambe danno l’opportunità di avere un guadagno dai propri EdX MOOCs: La prima tipologia di partnership, chiamata la “University self‐service model”, permette all’università partner di utilizzare la piattaforma EdX per avere un sistema che consenta di rendere gratuito e online un determinato corso, a condizione che parte di eventuali entrate generate da tale corso siano destinate ad EdX. I corsi creati con questo sistema sono gestiti autonomamente dai professori delle università senza l’assistenza di EdX, per questo motivo vengono inizialmente posizionati in un’apposita sezione fino a che non gli viene riconosciuto un certo livello di qualità, in base ad uno standard prestabilito. Una volta che il MOOC viene reso disponibile online sul sito di EdX, EdX riceverà i primi 50.000$ generati dal corso. Successivamente EdX e l’università patner avranno ciascuno il 50% di tutte le entrate generate dal corso. La seconda tipologia di partnership, chiamata “EdX‐supported model”, vede l’organizzazione nel ruolo di consulente e partner nella progettazione, ovvero offre assistenza all’università nella creazione del MOOC da offrire sulla piattaforma. In questo caso EdX applica una tassa base di 250.000$ per ogni nuovo corso e ulteriori 50.000$ ogni volta che il corso viene offerto per un ulteriore periodo. Anche se la tassa iniziale è molto alta, questo modello assicura rendimenti molto elevati all’università in caso di successo del corso, in quanto una volta messo online, l’università riceve il 70% delle entrate totali generate. Le università patner possono decidere liberamente quale sistema adottare ed è data loro la possibilità di cambiarlo ogni dodici mesi. 37 Resta fermo il problema di come i MOOCs genereranno reddito e soprattutto se i ricavi saranno tali da poter assicurare una partnership duratura con le università. Essendo l’organizzazione ancora in modalità start‐up non è del tutto chiaro quali saranno le principali fonti di guadagno, ma quelle possibili e probabili sono accordi con terzi esterni all’organizzazione, in particolare: • editori che cercano di vendere i loro libri ai numerosi utenti iscritti a EdX e allo specifico corso; • datori di lavoro che cercano di assumere gli studenti più brillanti; • “proctoring service”, cioè sistemi che prevedono collaborazioni con professori esterni all’organizzazione e consentono di far sostenere agli utenti della piattaforma esami validi per il riconoscimento crediti nelle università; • “licensing model”, un modello che prevede di stringere accordi con università per dare in licenza i corsi di EdX. Questo modello è stato testato per la prima volta nell’autunno del 2012 dalla San Jose State University, che ha utilizzato il corso “Circuits & Electronics” di EdX, applicando una tassa di iscrizione di 85$. I risultati sono stati incoraggianti: il 91% degli studenti iscritti ha passato l’esame grazie alla frequentazione del corso di EdX, che lo scorso semestre era stato passato solo dal 60% degli studenti che avevano seguito lo stesso corso tenuto però dalla San Jose. UDACITY Udacity è una piattaforma online nata dall’idea di due scienziati di robotica, Sebastian Thrun, professore a Stanford, e Peter Norvig, responsabile della ricerca di Google, che cercarono di creare una versione online del corso universitario "Introduzione all’intelligenza artificiale", solitamente seguito da non più di 200 allievi nel campus; messo on‐line il corso ebbe un enorme successo e in poco tempo raggiunse 160 mila iscritti rappresentati da studenti di tutto il mondo che volontariamente hanno poi tradotto il materiale di base in 44 lingue diverse. Dopo questa esperienza, Thrun ha abbandonato Stanford per dedicarsi all’ideazione della piattaforma Udacity che consentisse la condivisione di diversi corsi. L’offerta di Udacity La piattaforma online offre dei corsi altamente qualificati, alla pari di quelli offerti da Coursera ed EdX. 38 Attraverso l’iscrizione alla piattaforma l’utente può seguire i corsi che più gli piacciono, gratuitamente. Lo slogan “Learn.Think. Do. Invent your future through free interactive college classes” riassume quelle che sono le linee fondamentali alla base dell’idea di insegnamento di Udacity: imparare dai migliori professori attraverso l’interazione virtuale, gratuitamente. Come le piattaforme già analizzate, anche Udacity determina l’ingresso in una comunità globale che consente la comunicazione online tra studenti e professori. I corsi di Udacity sono molto interattivi e includono quiz, esercizi e attività intervallate alle video lezioni e a video conferenze tenute da professori o esperti di settore. È possibile seguire i corsi al proprio ritmo, non ci sono scadenze, infatti i video si possono riguardare in ogni momento e se si desidera si può ripetere un quiz. Solitamente, dopo una lezione, lo studente deve risolvere un problema con esercizi che aiutano a determinare se si sono compresi i contenuti della lezione. Tutti i corsi sono gratuiti, tuttavia per alcuni è possibile conseguire crediti universitari, e in quest’ultimo caso il corso diviene a pagamento. Sia che lo studente scelga di ottenere crediti o no, il contenuto del corso rimane lo stesso, variano solo i servizi di supporto e gli esami da sostenere (proctored exam), necessari nel percorso di accreditamento. Attualmente cinque corsi di Udacity offrono la possibilità di ottenere crediti universitari. Questi sono stati creati in partnership con la San Jose State University. L’iscrizione al corso per ottenere crediti prevede: • pagamento di una tassa di $150; • rispetto delle scadenze prefissate dal programma per svolgere i lavori richiesti e sostenere gli esami; • lo studente che si è iscritto ad un corso in modalità gratuita può decidere di convertire la sua iscrizione in quella a pagamento per ottenere crediti, e il materiale didattico svolto fino ad allora viene salvato e trasferito nella nuova versione di frequenza; • per ora i cinque corsi abilitati all’accreditamento conferiscono dai 3 ai 5 crediti, il numero di crediti dipende dal corso seguito; • Il numero di iscrizioni a tali corsi è limitato; • gli esami da sostenere sono inviati online e per il loro svolgimento è necessario che il candidato disponga di una web cam; • lo studente che passa gli esami con successo riceverà i crediti dalla San Jose State 39 University e tali crediti sono validi in tutte le università dello Stato della California ma anche in molti altri colleges statunitensi; • lo studente viene indirizzato attraverso diverse mail che lo guidano nella fase di apprendimento, cioè durante lo svolgimento delle lezioni e dei quiz intermedi, e nella fase di sostenimento degli esami finali. Il mercato di Udacity Dalla figura 2.19 si può osservare l’interesse dei vari paesi del mondo nei confronti della piattaforma, utilizzando google trends, come fatto per le precedenti piattaforme. Figura 2.19 IDR per il termine “Udacity”. Fonte: Google trends. L’interesse regionale si avvicina a quello riscontrato in Coursera e in EdX, ovvero indici molto alti sia nel paese di origine, gli Stati Uniti,e in paesi sviluppati quali Australia, Canada e Gran Bretagna, che hanno come madrelingua l’inglese ma anche nei paesi meno svilupati che tuttavia mostrano una certa attrazione nei confronti delle piattaforme online e dell’online education in generale; tra questi spiccano Brasile, Columbia, Federazione Russa, Ucraina, Cina e India. Revenue Model di Udacity Udacity vanta un capitale di rischio di circa $22 milioni. Dalla sua nascita nel 2011 ha ottenuto finanziamenti da diversi investitori. Al momento della fondazione di Udacity ha ottenuto finanziamenti dalla Charles River VC per $5 milioni, da Sebastian Thrun, cofondatore di Udacity, per $300.000, e dall’imprenditore nonché professore Steve Blank, come capitale di rischio iniziale. Nell’ottobre del 2012 si è effettuato un aumento di capitale sociale grazie al finanziamento di $15 milioni da parte della società di investimento Andreedden Horowitz. 40 Attualmente l’unica fonte di entrate conosciuta è il pagamento della tassa di $150, nel caso in cui lo studente decida di frequentare un corso seguendo il percorso di accreditamento. ITUNESU iTunesU si differenzia dalle precedenti piattaforme in quanto di fatto non è una piattaforma online bensì un’applicazione. Ho deciso di inserirla tra le MOOCs platforms in quanto pur essendo una app offre MOOCs, massive open online courses; di seguito ne analizzo offerta e mercato. iTunesU è un’applicazione gratuita della Apple creata nel maggio del 2007 e scaricabile dall’App store tramite iPad, iPhone e iPod Touch. iTunesU ha avuto un’iniziale crescita lenta, probabilmente dovuta al fatto che si trattava di un’applicazione il cui download è possibile solo a chi possiede supporti elettronici del marchio Apple, tuttavia negli ultimi 9 mesi ha subito una rapida crescita, risultato di una combinazione di fattori; vediamoli: • l’introduzione delle app “standalone”, cioè funzionanti indipendentemente da altri software. Fino al giugno del 2012 infatti iTunesU non era ancora un’applicazione autonoma, diventando “standalone” ha avuto una grande diffusione. Infatti dal 2007 al giugno del 2012, l’applicazione ha registrato 700 milioni di downloads mentre da giugno 2012 a febbraio 2013 ne ha registrati 300 milioni, una cifra altissima e in poco tempo rispetto a quella registrata in 5 anni. • La diffusione dell’utilizzo degli iPads in contesti educativi, secondo una recente stima confermata dalla Apple, dall’introduzione di iTunesU ad oggi sarebbero stati venduti più di 4.5 milioni di iPads alle istituzioni scolastiche statunitensi dei quali la maggior parte venduti recentemente, nel corso dell’ultimo anno. Uno dei CEO della Apple, Tim Cook, ha più volte sottolineato l’importanza che il settore dell’istruzione riveste nella diffusione e utilizzo degli iPad e il fatto che questo giovi dal punto di vista delle vendite alle istituzioni scolastiche sia negli Stati Uniti che all’estero. L’offerta di iTunesU L’applicazione gratuita iTunesU consente di accedere al catalogo online più grande al mondo di corsi scolastici e universitari delle istituzioni più importanti, che possono essere seguiti dal proprio iPad, iPhone o iPod touch. L’applicazione è scaricabile dall’App 41 Store, gratuitamente, e consentirà di avere una libreria virtuale dove contenere i corsi di studio scaricati dal catalogo, in modo da avervi accesso in qualsiasi momento e ovunque ci si trovi. Il catalogo in iTunesU rende disponibili più di 500.000 registrazioni video e audio, libri e altro materiale. Tra le tante università che hanno reso disponibili alcuni dei loro corsi su iTunesU si annoverano Standford, Yale, MIT, Oxford, UC Berkeley e riconosciute istituzioni quali il MoMa e la New York Public Library. Sono più di 1.200 le università che pubblicano corsi su iTunesU. Tutto il materiale del corso che lo studente sta seguendo, quindi registrazioni audio e video, libri di testo, il syllabus, i compiti in classe e le comunicazioni dell’insegnante, sono organizzate e disponibili direttamente dalla propria libreria virtuale. Durante la lezione è possibile prendere appunti attraverso l’icona Add Note. Sono diversi gli elementi che differenziano questa applicazione virtuale dalle piattaforme online descritte in precedenza. Di seguito elenco le caratteristiche distintive che differenziano l’offerta di iTunesU: In primo luogo iTunesU è un’applicazione e non una piattaforma online. Questo crea una sorta di selezione del mercato a cui è rivolta l’offerta; in particolare limitandola inizialmente ai soli in possesso di un iPad, iPhone o iPod Touch, ovvero alle apparecchiature con sistema operativo iOS. Era quindi un’offerta combinata, chi era già in possesso di uno dei mezzi poteva usufruire dell’applicazione, chi non ne era in possesso poteva essere invogliato all’acquisto di uno degli apparecchi elettronici della Apple anche per poter accedere all’online education che l’applicazione rende disponibile. Oggi l’applicazione è scaricabile anche tramite sistemi operativi Android e quindi l’offerta si è ampliata notevolmente. Seconda cosa, iTunesU ha al suo interno due offerte che hanno come denominatore comune l’online education ma che si differenziano per il tipo di consumatore a cui sono rivolte: • qualsiasi utente: è l’offerta rivolta a chiunque voglia seguire un corso del catalogo reso disponibile dall’applicazione, quindi la stessa tipologia di offerta delle piattaforme Coursera ed EdX. 42 • professori: iTunesU è uno strumento attraverso il quale un professore può condividere le proprie conoscenze di una specifica materia creando un corso autonomamente. Se il professore insegna in una delle università in partnership con iTunesU, il corso da lui creato può essere inserito nel catalogo della relativa università; oppure il professore può decidere di tenerlo privato e condividerlo con i soli studenti che frequentano realmente il corso in questione presso l’università. Nell’ultimo caso si configura quindi come uno strumento a supporto dell’insegnamento del professore, come mezzo per migliorare il corso svolto nel campus e facilitarne l’apprendimento da parte degli studenti. Sono molti i professori che utilizzano questa applicazione a supporto della loro materia e questo avvalora l’ipotesi secondo la quale l’integrazione della lezione fisica con l’aiuto dei contenuti e degli strumenti che la tecnologia offre può costituire un sistema vincente per migliorare, velocizzare e rendere più duraturo l’apprendimento, in primis grazie alla disponibilità del materiale didattico e delle registrazioni delle lezioni in qualsiasi momento e ovunque ci si trovi. Il procedimento di creazione di un corso è molto semplice perché Apple mette a disposizione un tutorial che guida l’insegnante nell’utilizzo di iTunesU Course Manager, l’applicazione che consente la creazione del corso, l’inserimento del materiale didattico ovvero registrazioni audio e video, presentazioni, documenti, PDFs, testi in iBook, iOS apps e web links, o l’effettuazione di eventuali modifiche. Dopo aver creato il corso il professore può pubblicarlo e renderlo frequentabile o solo ai propri studenti, fornendogli un codice o URL che consente di richiedere l’iscrizione al corso, oppure a qualsiasi utente di iTunesU. Il mercato di iTunesU Come detto in precedenza il mercato di iTunesU risultava essere più ristretto di quello delle due piattaforme online analizzate in precedenza; la prima era accessibile a chi disponeva di un iPad, iPhone o iPod Touch, che sono, tra le altre cose, strumenti virtuali costosi e quindi non accessibili a tutti, le piattaforme invece sono rivolte ad un pubblico molto più vasto, ovvero chiunque abbia accesso ad Internet. La domanda per l’applicazione era quindi più ridotta rispetto alle MOOCs platforms e meno a macchia di leopardo dal punto di vista geografico. Oggi iTunesU è rivolto ad un pubblico più vasto, grazie alla sua contabilità con il sistema operativo Android, tuttavia la sua domanda rimane più ristretta rispetto a quella per le altre piattaforme. In merito a ciò la figura 43 2.20 mostra l’interesse nei vari paesi del mondo nei confronti dell’applicazione in termini di IDR (indice di ricerca) del termine “iTunesU”: l’IDR nell’ultimo anno è rilevante con indici molto alti solo negli Stati Uniti, in Giappone e nel Regno Unito. Figura 2.20 IDR per il termine "iTunesU". Fonte: Google trends. 44 3 L’IMPATTO DELLA GLOBALIZZAZIONE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE SUL SETTORE DELL’ISTRUZIONE UNIVERSITARIA 3.1 GLOBALIZZAZIONE E TECNOLOGIA: I PROTAGONISTI DEL VENTUNESIMO SECOLO. La globalizzazione è un fenomeno che viene comunemente definito come “un processo di interdipendenze economiche, culturali, politiche e tecnologiche i cui effetti positivi e negativi hanno una rilevanza planetaria”. La tecnologia ha diverse definizioni, nella mia tesi considero il termine tecnologia come “l’insieme delle applicazioni della telematica e dell'informatica nei vari campi dell'attività umana”; una definizione strettamente interconnessa alla rivoluzione digitale cioè la diffusione di tutti quegli strumenti tecnologici, nati come conseguenza dell’avvento di Internet, che hanno avuto un grande impatto dal punto di vista sociale ed economico, a livello mondiale. Globalizzazione e tecnologia rappresentano due fenomeni che da venti anni a questa parte sono divenuti i protagonisti indiscussi dello scenario globale in quanto esercitano una grande influenza, determinando di conseguenza grandi cambiamenti, sia a livello sociale che economico. Sono due elementi molto differenti che spesso vengono erroneamente accomunati per il fatto di avere una portata globale ed essere considerati come promotori di sviluppo, in qualsiasi senso venga concepito. Prima di analizzare l’influenza di globalizzazione e tecnologia sul settore dell’istruzione, cosa che farò nel prossimo paragrafo, mi soffermo sui due elementi esponendo in particolare il pensiero di chi lavora e investe nel settore della tecnologia riguardo il legame che sussiste tra i due e quali sono i possibili scenari futuri dell’andamento del progresso. In questa sede faccio riferimento a Peter Thiel, imprenditore nel settore della tecnologia, investitore e filantropista che nel gennaio del 2013 ha tenuto una conferenza della DLD ( Digital‐Life‐Design), ovvero una rete globale così definita: “ global network on innovation, digitization, science and culture which connects business, creative and social leaders, opinion‐formers and influencers for crossover conversation and inspiration”. La conferenza tenuta da Peter Thiel ha avuto come tema “developing the developed world”, ovvero come favorire lo sviluppo del mondo sviluppato. 45 Come si osserva in figura 3.1, l’imprenditore ha concentrato la sua analisi sui concetti di globalizzazione e tecnologia definendo la seconda come un elemento la cui crescita viene concepita come verticale e il suo aumento è intensivo; la prima, invece, come un elemento la cui crescita è orizzontale e il suo aumento estensivo. La globalizzazione si confugura come un fenomeno per il quale i paesi meno sviluppati convergono verso il mondo sviluppato copiando i prodotti che hanno maggiore successo sul mercato dei paesi sviluppati; la tecnologia invece viene definita come fare nuove cose, sviluppare nuove idee, essere originali. Figura 3.1 Fonte: DLD, “developing the developed worl”. Thiel distingue i paesi in due categorie: • i paesi che convergono verso il mondo sviluppato grazie alla globalizzazione, cioè copiando le idee e quindi i prodotti e servizi che hanno successo nei paesi sviluppati. L’esempio per eccellenza è rappresentato dalla Cina: essa ha avuto uno sviluppo molto intenso sia in termini di portata che di velocità e oggi è uno dei paesi con il tasso di crescita più elevato. Questa crescita è stata possibile adottando una tattica imitativa ovvero immettendo sul mercato prodotti esattamente identici a quelli offerti dai paesi sviluppati ma ad un prezzo ridotto, grazie ai minori costi di produzione e lavoro, rendendoli quindi maggiormente competitivi; • I paesi sviluppati, nei quali anche se la tecnologia ha assunto e sta assumendo un peso sempre maggiore permane un certo grado di scetticismo. Molti non riconoscono la tecnologia come un potenziale strumento per sviluppare il mondo sviluppato in quando hanno la ferma convinzione che i paesi sviluppati siano quella parte del mondo che non ha possibilità di ulteriore crescita. 46 Thiel delinea quattro situazioni di evoluzione del progresso tecnologico, che considera le uniche possibili, che potranno manifestarsi in futuro. Il verificarsi dell’uno o dell’altro scenario dipende principalmente da quanto si deciderà di investire in tecnologia considerando la possibilità che essa possa essere la chiave dello sviluppo. 1) Deceleration. Figura 3.2 Fonte: DLD, “developing the developed world”. La prima situazione è una decelerazione del progresso tecnologico. Come si osserva in figura 3.2, ad una prima accelerazione nella crescita del progresso segue una decelerazione. 2) Cyclicality. Figura 3.3 Fonte: DLD, “developing the developed world”. La seconda situazione è l’evoluzione di un progresso tecnologico con un andamento ciclico, sempre uguale e privo di originalità e innovazione. 3) Collapse. 47 Figura 3.4 Fonte: DLD, “developing the developed world”. La terza situazione è la più pessimistica. Prevede un’accelerazione sostenuta del progresso nei primi tempi e un successivo collasso critico e repentino. 4) Acceleration. Figura 3.5 Fonte: DLD, “developing the developed world”. La quarta situazione è il caso dell’accelerazione; è il caso ottimistico secondo il quale il progresso tecnologico aumenterà nel corso del tempo fino ad avere una crescita esponenziale. Questo ultimo scenario è evidentemente quello che lo stesso Thiev e molti studiosi e investitori del settore sperano per il futuro. Secondo Thiev la “technological acceleration” rappresenta l’unica chiave per sviluppare il mondo sviluppato poiché i progressi che si sono registrati negli ultimi venti anni e anche più, sono stati principalmente nel settore dei computer e delle nuove tecnologie mentre negli altri settori lo sviluppo è stato più moderato o totalmente assente e nel caso in cui c’è stato è avvenuto grazie all’utilizzo delle nuove tecnologie nello specifico settore. L’assenza di innovazione è facilmente riscontrabile nel settore dell’istruzione, che è rimasto uguale a se stesso per secoli. Globalizzazione e tecnologia stanno modificando radicalmente l’ambiente nel quale l’istruzione si muove e questo ha evidenti conseguenze, che esporrò nel prossimo paragrafo. Tuttavia la portata del cambiamento 48 ha provocato una reazione del mondo dell’educazione, e in particolare di quello universitario, lenta e ricca di pregiudizi. Solo da un paio d’anni si sta cercando di sfruttare a pieno quello che la tecnologia offre per l’innovazione del settore; tale innovazione si manifesta sia dal punto di vista dell’utilizzo sempre più frequente di strumenti digitali a scopo educativo, sia per la diffusione massiva dell’istruzione attraverso l’online education, in particolare a livello universitario attraverso le MOOCs platforms, che a loro volta determinano un’evoluzione nei metodi di insegnamento/apprendimento e nel modo attraverso il quale gli studenti e gli studenti e docenti interagiscono tra di loro. 3.2 Come il settore dell’istruzione sta cambiando, quali sono i fattori determinanti il cambiamento e quali quelli influenzati. Negli ultimi venti anni si è riscontrato con estrema evidenza un cambiamento nel settore dell’istruzione universitaria. Tale cambiamento è stato stimolato da due fattori, la globalizzazione e l’utilizzo di Internet e delle nuove tecnologie a scopo educativo, utilizzo ugualmente riconosciuto nel contesto lavorativo e sociale. Con riferimento al secondo fattore, l’avvento e la rapida diffusione dell’online education e delle MOOCs platforms negli ultimi anni, analizzate nel capitolo 2, sono la concreta manifestazione dell’importanza che ha assunto e assumerà il web come strumento di diffusione del sapere, non genericamente inteso ma qualificato, al pari di quello offerto dalle migliori università al mondo. Su questa tematica si sono accesi numerosi dibattiti, volti sostanzialmente a porsi interrogativi sull’eventuale evoluzione dei metodi di insegnamento/apprendimento a livello universitario rispetto a quelli tradizionali, rimasti immutati per secoli e sui quali si basano i pilastri dell’istruzione superiore delle migliori università al mondo; nello specifico mi riferisco alle università secolari riconosciute come prestigiose e riservate ad un target elitario, vedi Yale, Harvard, Columbia, Princeton e tante altre. Un’interessante punto di vista in merito alla questione viene esposto nel rapporto “The avalanche is coming”, un saggio pubblicato nel marzo del 2013 dall’Institute for Public Policy, ovvero la più importante organizzazione progressista con sede nel Regno Unito guidata dall’obiettivo di promuovere la giustizia sociale, la democrazia e la sostenibilità economica e ambientale nella politica di governo. 49 Il termine “avalanche”, tradotto valanga, vuole fornire una metafora a quello che in parte è avvenuto negli ultimi anni e che in parte ci si aspetta si presenterà nei prossimi venti nello scenario dell’istruzione universitaria, non solo negli Stati Uniti e nel Regno Unito ma a livello globale. Le nuove tecnologie e la globalizzazione sembrano assumere sempre di più un peso rilevante in un contesto educativo caratterizzato da un’intensa competizione tra il concetto di università tradizionale e le nuove forme di istruzione superiore erogate da altri fornitori, tra i quali spiccano le MOOCs platforms. La questione centrale del rapporto “The avalanche is coming” è comprendere quali siano i fattori che influenzano l’istruzione oggi, in che modo la stanno modificando, e se l’istruzione universitaria rappresenti una valida base di preparazione per il mondo del lavoro o sia esclusivamente un valore aggiunto ottenibile a caro prezzo, visti i costi molto elevati delle rette scolastiche; in questo secondo caso sorge spontaneo domandarsi se non convenga ottenere la stessa tipologia di istruzione, dagli stessi professori, gratuitamente, attraverso l’online education. Questa eventualità è tanto rivoluzionaria quanto è facile usufruirne e averne accesso, in ogni momento e soprattutto in qualsiasi paese si sia residenti. L’unico rischio in questa fase di transizione è che l’eccessiva prudenza nei confronti di qualcosa di nuovo potrebbe determinare un ritmo del cambiamento troppo lento rispetto alla portata della natura del cambiamento stesso. Nei prossimi anni ci si aspetta un’evoluzione del settore dell’istruzione universitaria che sconvolgerà completamente i paradigmi scolastici affermatisi nei secoli; l’“avalanche” potrebbe modificarlo radicalmente. Questa previsione è dettata dal manifestarsi congiunto di diversi fattori che il rapporto dell’Institute for Public Policy analizza nel dettaglio. Di seguito riporto gli aspetti salienti del saggio commentati da alcune considerazioni personali e i punti di vista di altri studiosi che si stanno interessando in modo particolare all’online education e al conseguente cambiamento del settore dell’istruzione universitaria . The global economy is changing Chiunque nella realtà odierna può percepire come e con quanta velocità il mondo sta cambiando, sia dal punto di vista sociale che economico. La combinazione di globalizzazione e tecnologia sta trasformando il modo attraverso il quale le persone interagiscono, il numero di persone con cui si può interagire e il funzionamento dell’economia globale. In una ventina d’anni il carattere dell’immaterialità ha avuto il 50 sopravvento su quello della materialità; il know­how, le competenze, la conoscenza sono elementi chiave per avere successo nella realtà sociale ed economica. Come evidenziato nel rapporto, l’agire congiunto dei due fattori tecnologia e globalizzazione aumenta il carattere ubiquitario della conoscenza che avendo un cost of sharing prossimo allo zero diviene liberamente e velocemente trasferibile. Questo fenomeno crea quello che lo studioso Thomas Friedman chiama “the flat world”, che da nome al suo libro, nel quale l’autore descrive la globalizzazione come un fenomeno di appiattimento del mondo dal punto di vista dei rapporti sociali ed economici. Secondo Friedman la globalizzazione ha permesso di colmare il divario tra i paesi industrializzati e quelli definiti emergenti, tra i quali India e Cina. Inoltre viene messo in luce come Internet e le innovazioni tecnologiche ad esso legate stiano eliminando le barriere culturali, temporali e logistiche tra paesi diversi. ll rapporto prosegue delineando le prospettive future del sistema educativo, a livello di scuola superiore. Secondo la previsione queste saranno massicciamente influenzate dal progresso dell’economia globale e come ogni altro settore anche quello dell’istruzione dovrà in primo luogo effettuare una rielaborazione del business model, ovvero il modo razionale con cui un’organizzazione intende creare e offrire valore. Il cambiamento che si prevede si manifesterà e che in parte si è già manifestato, alterando il funzionamento dell’economia globale ha indirettamente modificato la natura della domanda di competenze e conoscenze nel mondo del lavoro; il nuovo profilo dell’impiegato tipo maggiormente richiesto è quello di una persona ben istruita, creativa, collaborativa e con buone doti relazionali. Mi viene facile riportare alcuni esempi di imprenditoria che hanno avuto successo perché composti da un team di persone con elevate competenze nello specifico settore, con ottime doti in campo relazionale e comunicativo e ultimi elementi, ma sicuramente i più importanti, un grande estro, genialità e inventiva. Mi riferisco a soggetti del calibro di Steve Jobs, fondatore della Apple, ma anche imprenditori italiani come Federico Grom e Guido Martinetti, fondatori della catena di gelaterie Grom, che sta avendo successo in tutto il mondo. I due esempi sopra citati, pur essendo molto distanti dal punto di vista del settore in cui operano, presentano diverse similitudini: entrambe nascono da una passione che ha portato al concepimento di un’idea geniale, entrambe richiedono specifiche competenze a livello settoriale, entrambe devono in parte il loro successo alle capacità relazionali e comunicative, dal punto di vista pubblicitario e non, del team che ne è a capo. 51 Il cambiamento dell’economia globale di cui globalizzazione e rivoluzione digitale sono alcune delle cause, determina nuovi fenomeni anche nel settore dell’istruzione tra cui stimolare un numero sempre maggiore di studenti a cercare sul mercato virtuale la migliore istruzione universitaria. La rivoluzione digitale e l’avvento di Internet consentono infatti di avere accesso alla migliore istruzione superiore a livello globale, eliminando le barriere spazio/temporali, consentendo cioè di ricevere un’ educazione universitaria ovunque e in qualsiasi momento. L’esempio per eccellenza è rappresentato dalle MOOCs platforms che, come già detto, sono uno dei risultati più significativi dei tempi moderni perché forniscono evidenza di come la tecnologia può essere utilizzata a scopo educativo e come questo abbia conseguenze non solo a livello locale ma a livello globale. The global economy is suffering Il secondo fattore che il rapporto analizza come ulteriore elemento stimolatore del cambiamento del settore dell’istruzione è rappresentato dal fatto che a partire dal 2007 stiamo vivendo una delle peggiori crisi economiche che si siano mai verificate. Questa crisi esercita un’influenza negativa sul mondo del lavoro e sulla ricerca di un’occupazione dopo gli studi. Utilizzando come indicatore dello stato della situazione occupazionale il tasso di disoccupazione, ho effettuato una breve analisi comparativa per mostrare come il tasso cresca sempre più nei paesi sviluppati e paradossalmente si riduca nei paesi emergenti in particolare i paesi BRIC(Brasile, Russia, India, Cina). Prendendo come esempio il Brasile e confrontando il suo tasso di disoccupazione negli ultimi dieci anni con quello di Stati Uniti e Italia si possono osservare interessanti andamenti, rappresentati in figura 3.6. Sull’asse delle ascisse è riportato l’arco temporale dal 2003 al 2012, su quello delle ordinate il tasso di disoccupazione in percentuale.(Fonte: Indexmundi.com dati della CIA world Factbook) 52 Figura 3.6 Tasso di disoccupazione di Brasile, Stati Uniti e Italia negli ultimi 10 anni. • Stati Uniti: dal 2003 al 2007 si osserva una riduzione del tasso di disoccupazione dal 6% al 4,6%. Tuttavia con il verificarsi della crisi economica, partita proprio dagli Stati Uniti e il cui evento iniziatore è identificato nel fallimento della Lehman Brothers, una società attiva nei servizi finanziari a livello globale, il tasso di disoccupazione registra un’inversione di tendenza, raggiungendo nel 2010 il 9,7%. Solo a partire dal 2011 si evidenzia un miglioramento fino all’attuale tasso che si stabilizza sull’8%; • Italia: come per gli Stati Uniti, l’Italia registra una riduzione del tasso di disoccupazione nel quinquennio precedente la crisi economica, registrando una riduzione dall’8,6% nel 2003 al 6,2% nel 2007. A partire dal 2008 il tasso aumenta progressivamente fino a raggiungere nel 2012 il 10,5%. La situazione italiana sul fronte occupazionale è abbastanza drammatica in quanto non si registra ancora una riduzione della disoccupazione che continua a salire. Nel maggio del 2013 si è rilevato un tasso di disoccupazione del 12,2%, che colpisce pesantemente il lavoro e l’occupazione giovanile per il quale si registra un tasso di disoccupazione che si attesta su una percentuale di circa il 40% nel primo trimestre del 2013. • Brasile: se dal 2003 al 2007 il tasso di disoccupazione in Brasile presenta la stessa tendenza delle precedenti superpotenze, pur partendo da una percentuale più elevata del 12,3%, dal 2008 tale paese sembra non risentire affatto della crisi 53 economica. Il tasso continua a scendere fino a raggiungere nel 2012 il valore minimo di 4,6%. Di fatto, nella maggior parte dei paesi europei si sono riscontrati dei tassi di disoccupazione in aumento a partire dal 2007 e nella maggior parte superiori a quelli che si riscontrano negli altri paesi BRIC ovvero Russia, India e Cina dove i tassi di disoccupazione nel 2012 erano rispettivamente il 6,6%, il 6,5% e il 9,8%. Anche nell’ultimo anno i tassi di disoccupazione dei paesi europei non sembrano aver dato segni di miglioramento: nel maggio del 2013 il tasso di disoccupazione in alcuni tra i paesi più sviluppati al mondo come Italia, Francia, Finlandia e Belgio, è stato superiore all’8% fino ad arrivare a valori superiori al 25% in Spagna e Grecia, paesi membri dell’ Unione Europea. Dall’analisi riportata risulta evidente come il tasso di disoccupazione risenta dell’influenza negativa della crisi economica che comunque non rappresenta l’unico fattore determinante la riduzione dell’occupazione. Ciò che colpisce è che se la disoccupazione, soprattutto quella giovanile post‐laurea, aumenta, aumenta contestualmente anche il numero di datori di lavoro, con posti vacanti, che non riescono a trovare personale con le qualità e le competenze necessarie a ricoprire lo specifico posto di lavoro. Il rapporto mostra i risultati di un recente sondaggio a livello europeo ha rilevato che quasi il 45% dei datori di lavoro fatica a trovare persone con le capacità necessarie, e per il 70% questa impossibilità è dovuta ad una formazione non adeguata. Considerando questi dati sorge spontaneo domandarsi se l’istruzione superiore erogata dalle università sia qualificata e soprattutto risponda ai requisiti richiesti per far fronte all’odierno ambiente economico; perché se è vero che la disoccupazione cresce in conseguenza della crisi economica è anche vero che molte aziende cercano senza successo persone con determinati requisiti e capacità, che il più delle volte l’istruzione universitaria non è stata in grado di offrire. The cost of higher education is increasing fast Terzo fattore analizzato dal rapporto è l’incremento sempre più veloce del costo dell’istruzione. La messa in discussione del livello di qualità dell’istruzione offerta dalle università si intensifica quando si pensa ai costi molto elevati da sostenere per ottenerla. Qualità e costo sembrano essere caratteristiche inscindibili quando si parla di offerta di beni e servizi sul mercato e questo vale anche per il settore dell’istruzione: maggiore è il 54 costo da sostenere per frequentare l’università, maggiore è la qualità percepita dallo studente. Con l’avvento dell’online education si sconvolge questa concezione; se veramente i corsi offerti dalle piattaforme sono tenuti da professori delle migliori università a costo zero è evidentemente conveniente aderire all’istruzione virtuale. Anche se rimane saldo il pregiudizio che ciò che costa poco è di bassa qualità, a giudicare dalla diffusione molto veloce delle piattaforme online non si esclude un parziale cambiamento nella percezione di qualità da parte dei potenziali studenti. The competition in higher education Ultimo fattore analizzato dal rapporto, determinante il cambiamento del settore dell’istruzione è rappresentato dalla crescente competizione nel mercato dell’educazione superiore. Come spiegato nel saggio, le grandi università del ventesimo secolo, principalmente del Nord America ed europee, stanno vivendo in un contesto competitivo in cui sono subentrati negli ultimi anni nuovi attori, ovvero istituzioni universitarie di paesi in via di sviluppo in particolare India, Cina, Singapore e Hong Kong. Questa concorrenza risulta essere positiva soprattutto per far fronte ad una crescita della popolazione mondiale e ad un’espansione della domanda per l’istruzione superiore. La vera nuova competizione, che spaventa il mondo universitario tradizionale, è l’emergere di nuovi modelli di istruzione superiore che cercano di sfruttare al massimo i cambiamenti che si stanno verificando come risultato della globalizzazione e della rivoluzione digitale. Questi nuovi modelli fanno del Web e degli strumenti tecnologici uno strumento funzionale all’educazione, rendendo obsoleto, come già analizzato nei precedenti capitoli, il supporto cartaceo, e modificando i metodi di insegnamento/apprendimento nonché la tipologia di relazioni che lega i diversi attori dell’ambiente universitario. Come spiegato nel rapporto, l’”avalanche” sta esercitando una minaccia sulle principali caratteristiche delle classiche università del ventesimo secolo e si presume che tale minaccia aumenterà di portata e intensità in un prossimo futuro. Tali caratteristiche sono: 1) Outputs . Ci sono due essenziali outputs offerti dalle università classiche, la ricerca e il titolo di laurea. Anche se la percezione comune è quella secondo la quale l’istruzione superiore ha come fine primario quello di formare e fornire conoscenze allo studente e come secondario la ricerca, nella realtà è vero il contrario. In maniera sempre più ponderante l’insegnamento universitario è visto prevalentemente come strumento 55 necessario per generare ricavi per la ricerca. Si pensi che nel 2006, negli Stati Uniti, 640 università americane hanno investito in ricerca e sviluppo per un ammontare complessivo di $47,8 miliardi; tale somma è aumentata del 45% nei cinque anni successivi. Il rapporto, sulla base dell’analisi di dati, ha osservato come con la globalizzazione la ricerca abbia assunto ancora maggiore rilevanza. Le università più importanti cercano di creare partnership sia con altre università che con nuovi attori nel campo della ricerca, ovvero laboratori privati o fondazioni e organizzazioni che rappresentano grandi business nel settore. Questa competitività nel settore della ricerca ha l’effetto di indirizzare i fondi ad un numero sempre minore di istituzioni; ovviamente ad avere la meglio sono le “top universities” che riescono a divenire partner delle istituzioni di ricerca più importanti. Se queste ultime necessitano di sviluppare strategie per rimanere leader nel settore della ricerca, le università meno prestigiose, ma non per questo meno valide, devono chiedersi se vale la pena dare la priorità alla ricerca, e di conseguenza concentrandosi meno sulla qualità dell’istruzione offerta ai propri studenti. Con l’online education si sposta parzialmente il fine dell’istruzione superiore da strumento per attrarre investimenti a favore della ricerca a strumento per offrire un’istruzione fine a se stessa, che lo studente utilizzerà come meglio crede. Chi segue i corsi offerti dalle piattaforme lo fa perché ha realmente voglia di imparare; per questo motivo si registra un interesse molto elevato nei confronti di queste da parte di persone residenti in paesi in via di sviluppo, perché sono quel target di clientela che non avrebbe possibilità in modi alternativi di avere accesso ad un’istruzione qualificata. Il secondo output offerto dalle università classiche è il titolo di laurea. Come già discusso nel primo capitolo, il titolo ha molta importanza per gli americani, più per il fatto di fornire un lasciapassare per avere accesso a determinati contesti lavorativi piuttosto che il valore aggiunto in termini di competenze fornite. In molti casi infatti, conseguire una laurea non fornisce realmente le competenze necessarie a ricoprire un determinato ruolo nel mondo del lavoro o di fatto non sarà utile al lavoro che svolgerà. 2) People. Di seguito riporto le tre categorie di persone tradizionalmente riconosciute come attori principali nell’ambiente delle università classiche e che il rapporto descrive e di come, secondo il mio punto di vista, l’online education ne stia modificando le modalità di interazione. 56 • faculty. Essa è rappresentata dal corpo docenti, ha la funzione di guidare e indirizzare l’attività di ricerca e l’insegnamento. È necessario che ci sia uno stretto legame tra facoltà e organizzazione. Il successo di un insegnante, laureato in una determinata università, per esempio specializzato in storia, dipende in larga parte dal successo all’interno dell’organizzazione universitaria, dalla sua reputazione tra i coetanei della stessa università e tra storici specializzati nel medesimo campo ma in altre università. Per le università classiche del ventesimo secolo essere parte della faculty significa vivere e lavorare presso il campus che diviene una comunità, una piccola città universitaria. Le moderne tecnologie stanno eliminando questa concezione; il corpo insegnanti, e così anche quello studentesco, è formato da persone che possono trovarsi ovunque. Viene eliminata la necessità di trovarsi fisicamente nel medesimo luogo perché la presenza fisica è sostituita da quella virtuale. • students. Negli ultimi venti anni le domande di iscrizione all’università hanno subito un considerevole incremento in quanto è aumentato l’interesse degli studenti nell’ottenere il titolo di laurea e fare esperienza per avere maggiori possibilità di successo nel mondo del lavoro. È per questo motivo che la competizione tra le università per accaparrarsi gli studenti migliori non è guidata solo dal processo di selezione e dalla scelta dei professori ma è anche una competizione a livello di strutture che l’università mette a disposizione come per esempio alloggi e attrezzature sportive. La conseguenza di questa realtà è che lo studente si sta uniformando sempre di più alla figura di consumatore, e loro stessi, specialmente i più esigenti, esercitano una grande influenza sulle università. In alcuni paesi, come in Inghilterra, esistono addirittura delle indagini fatte dagli studenti, volti a fornire dati comparativi relativi a una serie di aspetti della vita universitaria, dalla didattica alla biblioteca, alle strutture di alloggio alla vita notturna. Le nuove tecnologie stanno rendendo sempre più facile praticare la distance education che rappresenta una soluzione per far fronte all’aumento del numero di studenti che desidera avere un’istruzione universitaria. Inoltre questa nuova forma di istruzione consente allo studente di seguire i corsi senza la necessità di recarsi fisicamente nel campus e senza rispettare determinati orari. Sembra nascere quindi la figura di un nuovo studente che, indipendentemente dalla parte 57 del mondo in cui è residente, ha dimestichezza nell’utilizzo delle nuove tecnologie che utilizza come strumento di apprendimento. • governance and administration. Questa categoria di attori ha un ruolo critico all’interno dell’università dal punto di vista dell’amministrazione e controllo dell’organizzazione. La funzione di amministrazione è ricoperta dai migliori professionisti, i quali hanno lo scopo di assicurare un funzionamento dell’organizzazione senza intoppi sia dal punto di vista economico che organizzativo. Così come studenti e corpo insegnanti possono essere locati in qualsiasi parte del mondo grazie ai nuovi supporti tecnologici che permettono una loro interazione, così anche la governance può avere la sua sede in qualsiasi luogo. Prendendo come esempio le piattaforme dell’online education, esse hanno la loro sede in un luogo specifico, prevalentemente negli Stati Uniti, dove sono nate, pur avendo un corpo studentesco multietnico come visto nel precedente capitolo. 3) The programme. Gli attori che interagiscono nel mondo universitario si attengono ad un programma che rappresenta il fine dell’attività universitaria. • teaching and learning/assessment. Le università tradizionali prevedono la frequentazione delle lezioni presso il campus nonché il sostenimento degli esami a fine semestre sempre nel campus. L’online education consente la frequentazione del corso e il sostenimento degli esami online, molto spesso gratuitamente. Inoltre per alcuni corsi sono stati riconosciuti crediti universitari. (vedi Udacity) • the experience. Parte vitale, forse la più importante, dell’educazione universitaria, è l’esperienza intesa come incontrare altri studenti, venire a contatto con diverse realtà e persone provenienti da contesti culturali diversi, poter aderire ad una o più del centinaio di attività che le università mettono a disposizione dallo sport al teatro alla politica. Le università classiche del ventesimo secolo hanno posto molta enfasi su questo aspetto tant’è che molti sostengono che frequentare università prestigiose offra un valore più in termini della rete di relazioni di cui si entra a far parte piuttosto che l’insegnamento scolasticamente inteso. L’online education non sembra avere un effetto positivo sull’esperienza in quanto va ad eliminare l’interazione face­to­face tra studenti e professori e tra studenti tra di loro. Tuttavia in molti sostengono che Internet fornisca una soluzione 58 anche a questo problema: gli studenti formano gruppi sui social network come Facebook o Meet‐up e si incontrano con videochiamate tramite Skype. Queste forme di interazione virtuale sembrano sminuire sempre più la necessità di una interazione reale. Probabilmente l’insegnamento non diverrà mai totalmente virtuale, io per prima considero l’esperienza reale e l’interazione fisica tra le persone un aspetto fondamentale per la formazione di un individuo. Lo schermo del computer non dovrebbe essere infatti visto come uno strumento dietro cui celarsi ma un elemento di ausilio per facilitare alcuni processi senza il quale il loro svolgimento sarebbe troppo complesso o addirittura impossibile. Facendo un esempio, un ragazzo residente in Africa o in Pakistan o in Turchia, difficilmente avrebbe la possibilità di cambiare paese e avere le disponibilità finanziarie per frequentare un’università del calibro di Yale e Harvard. Con l’online education e in particolare con le MOOCs platforms il gap di impossibilità si restringe allo zero: tutti possono avere un’istruzione universitaria altamente qualificata, ovunque e in qualunque momento. Considerando invece uno studente, residente negli Stati Uniti, che avrebbe la possibilità di frequentare l’università, i corsi online possono essere o una soluzione per ricevere la medesima istruzione a costo zero, oppure potrebbero essere di ausilio allo studente che già frequenta l’università e che non è riuscito a seguire determinate lezioni o che non ha compreso alcuni concetti del corso. I corsi online possono quindi essere anche uno strumento propedeutico per affiancare lo studente in difficoltà nei suoi studi. • curriculum. Il curriculum di un programma universitario è tradizionalmente costruito intorno a tre o quattro anni di studio ed è composto da corsi il cui contenuto è stabilito dal corpo docenti, così come anche i libri di testo su cui studiare. Con l’introduzione dei MOOCs, il curriculum diviene maggiormente personalizzato. Lo studente sceglie personalmente i corsi da seguire in base ai propri interessi e alle proprie passioni. Questo ha sicuramente un’influenza positiva sul rendimento dello studente perché lo studio basato sulle proprie preferenze risulta meno noioso e faticoso favorendo la concentrazione e l’interesse verso la materia. 59 New models In ultima analisi il rapporto ipotizza l’evolversi di cinque modelli universitari che si affermeranno nei prossimi anni. Model 1: the elite university Le elite university, ovvero le università prestigiose e famose in tutto il mondo, come quelle della Ivy League, continueranno ad esserci e ad attrarre gli studenti più talentuosi. Questo non vuol dire che non dovranno cambiare. I metodi di insegnamento e di apprendimento dovranno adattarsi ai cambiamenti e in particolare la tecnologia dovrà assumere un ruolo rilevante. Secondo il rapporto queste università cercheranno di espandersi a livello globale attraverso partnership con istituzioni locali. In realtà questo processo è già stato avviato da alcune facoltà come per esempio Yale che ha creato una succursale oltre i confini americani, in associazione con la National University of Singapore. Model 2: the mass university Le università di massa rappresenteranno la risposta al crescente numero di studenti che vogliono ottenere un’istruzione universitaria in quanto consapevoli del fatto che ottenere un diploma non è sufficiente per avere una formazione completa che consenta di ricoprire i posti di lavoro del futuro. Questo tipo di università utilizza prevalentemente Internet per insegnare a centinaia di migliaia di studenti. La varietà dei corsi offerti consente allo studente di costruire e personalizzare il proprio apprendimento in base alle proprie passioni e interessi personali, in un arco temporale che si adatta alle proprie necessità. La previsione è che alcune di queste università di massa nasceranno direttamente dalle classiche università del ventesimo secolo che da università reali diverranno completamente virtuali; altre saranno offerte da nuovi fornitori. Alcune saranno a pagamento altre completamente gratuite. Model 3: the niche university Le università di nicchia sono, per definizione, le une diverse dalle altre. Sono università che si rivolgono ad un preciso target di studenti. Sono piccole città universitarie con bellissimi campus che offrono un’istruzione di elevata qualità. Queste università promettono un’esperienza di apprendimento maggiormente personalizzata e composta 60 da uno staff che aiuta il singolo studente a raggiungere i propri scopi in termini universitari, personali e professionali. Model 4: the local university Le università locali sono istituzioni che hanno come scopo principale quello di sostenere l’economia di una determinata regione, fornendo le basi per lo sviluppo delle competenze della forza lavoro e per la ricerca applicata. Sono quindi università che il più delle volte sono conosciute in tutto il mondo ma che attraggono un target di studenti prevalentemente formato da ragazzi residenti nella regione in cui ha sede l’università, proprio per lo stretto legame tra l’attività universitaria e l’economia e il governo locale. In India, per esempio, le IITs (India Institutes of Technology) ricoprono un ruolo di centrale importanza per l’economia globale. Dalla loro fondazione, nel 1961, sono sempre state un pilastro dello sviluppo economico indiano. Tuttavia, sebbene siano riconosciute a livello globale come scuole di ingegneria di alto livello, non sono considerate università d’elite, proprio per lo stampo locale che le caratterizza e che comporta un corpo studentesco quasi interamente formato da indiani. Model 5: the lifelong learning mechanism Il lifelong learning mechanism si basa sulla concezione secondo la quale l’apprendimento è un processo che ci accompagna per tutta la vita, non solo mentre si frequentano istituzioni scolastiche ma anche quando si entra nel mondo del lavoro; l’esperienza lavorativa stessa rappresenta un insegnamento.Come esempio di questo meccanismo si considerino personaggi di rilievo come Steve Jobs e Mark Zuckenberg; entrambi hanno abbandonato l’università prima di completarla ma con le loro invenzioni hanno letteralmente rivoluzionato il mondo. Questi imprenditori, pur abbandonando gli studi hanno fatto un investimento per tutta la loro vita nell’apprendimento. Un esempio concreto a supporto della previsione che nuovi modelli si presenteranno nel panorama dell’istruzione universitaria è quello del Minerva Project. Minerva Project nasce dall’idea di Ben Nelson, imprenditore della Baia di San Francisco, con l’obiettivo di preparare la nuova classe dirigente globale a pensare in modo critico, a usare dati, a capire i sistemi complessi, a comunicare. Minerva Project rientra quindi nel modello della niche university, che si rivolge ad un determinato target di persone e che ha un obiettivo ben preciso che si discosta dal semplice insegnamento generico: 61 • L’università Minerva offrirà corsi online tenuti da insegnanti provenienti dalle “top university” ma a classi strutturate: 25 alunni, seguiti da un docente, che faranno il primo dei quattro anni a San Francisco e poi si trasferiranno, 150 per volta, ogni sei mesi, da una metropoli all’altra. Il motivo delle numerose trasferte è orientato a far divenire il gruppo di laureati uscenti da Minerva cittadini del mondo, imparare la lingua ed immergersi nella cultura del paese in cui risiedono per sei mesi. • È un sistema che si discosta evidentemente dal concetto di MOOCs platform per diverse ragioni: lo scopo non è l’istruzione di massa seppur proveniente dalle migliori università al mondo, l’obiettivo è infatti formare la nuova classe dirigente globale. Offrire un’istruzione mirata e non di tipo generico e soprattutto non gratuita, il corso infatti ha un costo sui 20.000$ l’anno. L’idea di Nelson non è quindi semplicemente quella di mandare lezioni online ad una platea di sconosciuti, ma rivolgersi e formare un gruppo di studenti ben definito. • Il Minerva Project risulta essere un ibrido in quanto non c’è di fatto un campus reale e gli studenti seguono tutte le lezioni online, tuttavia non sono lezioni registrate e quindi off‐line ma avvengono in diretta, per una interazione virtuale ma in tempo reale. Infatti secondo Nelson le “off‐line classrooms” non funzionano, lo sviluppo dello studente dal punto di vista intellettuale necessita di una interazione reale. Inoltre gli studenti del gruppo Minerva vivono insieme in un tradizionale dormitorio di un college. • Elemento che accomuna questo progetto, che dovrebbe essere operativo dal 2015, alle MOOCs platforms, è offrire un’istruzione elitaria superando il modello di università del calibro di Yale o Harvard, le cosidette università della Ivy League, che risulta essere antiquato nel mondo moderno governato dalle nuove tecnologie e dove la mobilità ha assunto un’importanza centrale. Inoltre l’istruzione che viene offerta, pur essendo al pari di quella delle università nominate, ad un costo dimezzato se si pensa che la rata annuale arriva ad essere dai 45.000$ ai 60.000$. Conclusioni Non si sa con certezza quale tipo di università si andrà formando, se realmente ci saranno i modelli ipotizzati dal rapporto o piuttosto delle forme ibride, ma ciò che è certo è che aumenterà l’importanza delle nuove tecnologie e delle MOOCs platforms nel 62 settore dell’istruzione. Come già visto nel capitolo 1, sono molti i sostenitori dell’efficacia dell’online education e del successo che avranno le piattaforme online. Uno tra questi è il professore David Glance, direttore UWA (The University of Western Australia) Centre for Software Practice. Il professore, nella sua pubblicazione “the pedagogical foundations of massive open online courses” compie un’analisi delle basi pedagogiche sulle quali poggiano i corsi online, mostrando come queste siano assolutamente comparabili con quelle delle università tradizionali. In particolare vengono evidenziate le caratteristiche dei MOOCs che determinano un beneficio dal punto di vista pedagogico: • l’efficacia dell’insegnamento online; • la possibilità di riseguire la lezione un numero indefinito di volte; • la possibilità di testare le proprie conoscenze attraverso quiz; • l’efficacia dei short format videos che favoriscono la concentrazione; • l’esistenza di forum online che consentono l’interazione tra studenti e professori e tra studenti tra loro. Così come ci sono molti sostenitori dell’online education e delle MOOCs platforms, ci sono altrettanti economisti e studiosi che pur riconoscendo l’influenza che globalizzazione e tecnologia stanno esercitando sul settore dell’istruzione, escludono totalmente l’ipotesi che le MOOCs platforms possano rivoluzionare l’educazione superiore. In un articolo pubblicato l’8 luglio 2013 sul Washington Post, vengono esaminati i due elementi che secondo gli scettici impedirebbero il successo dei MOOCs: • il denaro. Con la crisi economica gli Stati Uniti hanno tagliato i fondi destinati alle istituzioni pubbliche dell’istruzione. Le università hanno cercato di abbassare il costo del lavoro senza essere costretti ad incrementare le tasse universitarie e quindi aumentare ulteriormente il costo dell’istruzione. La domanda che molti si pongono è come le MOOCs platforms, che si presentano come un servizio gratuito, possano avere lunga vita dato che ricevono investimenti ma di fatto non hanno un ritorno, se non in piccolissima parte. Inoltre nel settore dell’istruzione, più che negli altri, avere guadagni sufficienti anno dopo anno è ancora più difficile in quanto insegnamento e apprendimento non sono soggetti ad una crescita in termini di produttività ed efficienza come lo sono prodotti e servizi come un macchinario o il servizio dei trasporti. Questo fenomeno è spiegato dalla teoria del “cost disease” di W.Baumol. La teoria 63 dell’economista pone alla base del suo modello la suddivisione delle attività economiche in due categorie: le attività progressive e le attività stagnanti. Le prime sono suscettibili di un continuo progresso tecnologico che porta ad incrementi della produttività; le seconde invece hanno bassa probabilità di giovare dell’influenza positiva del progresso tecnologico in quanto sono attività la cui produttività non è soggetta ad incremento. Per rendere chiara la teoria riporto un esempio pratico: si supponga di avere una catena di montaggio per l’assemblaggio delle automobili, con l’avvento delle tecnologie sarà possibile automatizzare la catena rendendola maggiormente produttiva ed efficiente velocizzandola e ottimizzandola. Inoltre, in seguito all’investimento iniziale i costi saranno evidentemente ridotti dato che vengono spalmati su una quantità maggiore di output, consentendo nel lungo termine un incremento dei salari. Ora si prenda come esempio il settore dell’istruzione; secondo la teoria questo settore, così come gli altri settori della cultura e dell’arte, non può aumentare la produttività, a causa della natura del servizio stesso. Per questo motivo pur registrando un incremento degli stipendi nel corso del tempo niente è cambiato dal punto di vista del business model del settore. • l’atteggiamento di controllo che le università adottano nei confronti di tutto ciò che è innovazione rispetto al modello tradizionale dell’istruzione superiore. In particolare, i colleges cercano di “addomesticare” tutto ciò che è nuovo, incorporandone alcuni aspetti nelle strutture e nei programmi esistenti. È un fenomeno secondo il quale le istituzioni incorporano il cambiamento per mantenere quello che molti studiosi chiamano “the dynamic conservatism”, ovvero conservatorismo dinamico1, mantenere le cose come stanno inglobando e controllando il cambiamento. 3.3 Tecnologia nel settore dell’istruzione: Innovazione o semplice riprogettazione? Diversi studiosi sostengono che le MOOCs platforms non possano rivoluzionare il settore dell’istruzione mettendo in dubbio la convinzione diffusa che tecnologia significhi necessariamente progresso e innovazione. Alla base di tale convinzione c’è l’idea che nel 1 Donald Shon REITH LECTURES 1970: Change and Industrial Society.
64 settore dell’istruzione superiore, e così anche in tutti gli altri settori “knowledge‐based”, come il settore musicale, il giornalismo o il settore dei servizi finanziari, la tecnologia abbia più un ruolo di riprogettazione, cioè di ammodernamento di alcuni aspetti accessori all’attività principale. In merito a questo punto di vista ho analizzato il rapporto dell’Hudson Institute intitolato “beyond retrofitting:innovation in higher education”, pubblicato nel giugno del 2013 da Andrew P.Kelly e Frederick M.Hess, entrambi ricercatori presso l’American Enterprise Institute. Il rapporto suddivide i fornitori di prodotti e servizi in due categorie: • quelli che operano in settori caratterizzati da una vivace competizione sui prezzi e una regolamentazione limitata. In questo settore i providers già presenti e i nuovi entranti competono modellando le nuove tecnologie in modo che possano soddisfare i bisogni dei consumatori e/o ridurre i costi. Coloro che riescono ad utilizzare le nuove tecnologie in modo più efficiente sono quelli che di conseguenza crescono e guadagnano quote di mercato. Gli operatori che operano su questi mercati sono quelli che tendono ad utilizzare le nuove tecnologie con lo scopo di rivoluzionare i propri beni e servizi, come per esempio ha fatto la Apple, oppure riprogettare la loro attività core, come ha fatto Toyota che ha investito in maniera ingente in nuove tecnologie di ingegnerizzazione del processo produttivo aumentandone in questo modo l’efficienza; • quelli che operano in settori caratterizzati da una minore competizione e una maggiore regolamentazione. Il settore dell’istruzione superiore rientra tra questi in quanto sono istituzioni gestite dalla pubblica amministrazione oppure non‐
profit che attingono dai fondi pubblici. Di conseguenza chi opera in questi settori è meno orientato a espandere la propria quota di mercato o venire incontro ai bisogni della clientela ma ha come obiettivo principale quello di soddisfare il volere dei leader dell’amministrazione pubblica e dei propri dipendenti. Per questo motivo, nel settore dell’istruzione non si ha un utilizzo della tecnologia quale strumento per riprogettare in senso innovativo le proprie core functions e il proprio business model ma si tende a sfruttare questo strumento per aggiustare in senso tecnologico alcuni elementi accessori all’attività scolastica. Per esempio molte università si limitano all’utilizzo di lavagne interattive o alla gestione delle iscrizioni agli esami online. 65 La distinzione tra i due settori porta di conseguenza a due tipi di innovazione che il rapporto definisce “faux innovation” e “truly innovative delivery models”. La prima è una finta innovazione dove la tecnologia viene semplicemente adattata ai modelli esistenti e utilizzata per aggiustare in senso tecnologico alcuni elementi accessori all’offerta principale; questo è il caso dell’utilizzo della tecnologia nel settore dell’istruzione che si è fatto da dieci anni a questa parte. La seconda è una reale innovazione del business model e delle core functions dell’attività in questione attraverso la tecnologia. In questo caso si superano i vecchi presupposti alla ricerca di uno sviluppo volto a migliorare la qualità dell’offerta, ridurre i costi o entrambi. Secondo quanto esposto dal rapporto per fare in modo che l’istruzione entri nello step successivo di innovazione rispetto a quello attuale, passando da una “faux innovation” a un “truly innovative delivery models” è necessario prima di tutto una riforma dell’intero sistema istituzionale, basata sostanzialmente sulla deregolamentazione; questa dovrebbe consentire ai fornitori che operano nel settore dell’educazione universitaria di disaggregare i servizi, entrare nel mercato e competere per gli studenti. Questo processo è quello che si è già verificato in altri settori “knowledge‐based” come quello musicale, dove, se inizialmente la musica era venduta tramite videocassette e poi successivamente cd, si è verificato con l’avvento del digitale una separazione del contenuto musicale dal supporto fisico. Questo ha comportato una rivoluzione nel mercato discografico e musicale che ha determinato un calo delle vendite di dischi e l’introduzione di nuovi sistemi di fornitura digitali di brani musicali, primo fra tutti iTunes. iTunes è un’applicazione scaricabile gratuitamente che consente l’accesso ad una libreria virtuale di musica, film ,libri, acquistabili online, inoltre è un software che consente di gestire facilmente i propri contenuti multimediali sul proprio computer. Analizzando la situazione attuale si può quindi affermare che lo svantaggio principale determinato dall’avvento del digitale è ricaduto, in un primo momento, sui discografici, che hanno visto un calo precipitoso delle vendite di dischi; tuttavia, allo stesso tempo, la rivoluzione digitale ha determinato un progresso del settore immettendo sul mercato nuovi providers di contenuti musicali e modificando le abitudini e il comportamento del cliente potenziale. In particolare sono subentrati diversi vantaggi tra cui la facilità con la quale il cliente può accedere al mondo musicale, e, sebbene sussista una certa difficoltà nell’emergere in un panorama affollato come quello musicale, la facilità con la quale cantanti e band riescono a promuovere e far conoscere la propria musica e magari avere 66 successo. In conclusione si può dire che se in un primo momento si è assitito ad una contrazione dell’industria musicale determinata dall’avvento della tecnologia, negli ultimi anni si è verificata una ripresa del settore, in quanto si è compreso che il sostegno dell’economia digitale2 era la chiave per avere successo nello scenario odierno. Il settore ha avuto un’espansione globale e nuovi servizi digitali, sviluppati e lanciati in questi ultimi anni con l’avvento delle nuove tecnologie, stanno facendo il loro ingresso in nuovi mercati in tutto il mondo, grazie alla facilità con la quale il web permette la loro diffusione. Anche nell’ambito musicale così come in quello dell’istruzione sono nate delle piattaforme, tra le quali il già menzionato iTunes e ancora Spotify e Deezer, che se inizialmente erano presenti in soli 20 territori, oggi sono utilizzati in più di 100 paesi tra i quali figurano mercati emergenti e in rapido sviluppo come Brasile, India e Russia, che come già visto sembrano avere il potenziale per guidare la futura crescita dell’industria. Le strategie adottate dagli attori nel settore musicale per far fronte a questo nuovo scenario sono molteplici e oggi si registrano risultati molto positivi a discapito di quel che si poteva pensare qualche anno fa. Nella figura 3.7 si può osservare la ripresa nelle vendite di contenuti musicali che si è registrata nel quinquennio dal 2008 al 2012. Dall’incremento delle vendite da 4,3 milioni nel 2008 a 5,6 milioni nel 2012 si comprende come il consumo di musica digitale sia diventato un fenomeno di massa. Figura 3.7 Fonte IFPI, fatturato della musica digitale nel mondo (in dollari USA) dal 2008 al 2012. Così come il mondo musicale ha saputo adattarsi ad Internet, riuscendo ad utilizzarlo come strumento per innovare il settore, ampliare il mercato e avere nuovamente 2 Frances Moore, amministratore delegato IFPI (International Federation of the Phonographic Industry). 67 risultati positivi dal punto di vista economico, così anche quello dell’istruzione sta seguendo lo stesso percorso. C’è da chiedersi se il contenuto musicale possa essere paragonato al contenuto scolastico. Mentre la musica costituisce un prodotto definito offerto da un settore su un determinato mercato, non si può dire lo stesso dell’istruzione, per la quale la faccenda è più complicata. Questo non vuol dire che la tecnologia non possa portare innovazione, ma è necessario un cambiamento del sistema organizzativo alla base del sistema educativo, per evitare che la tecnologia divenga semplice riprogettazione3. L’idea che viene espressa nel rapporto dell’Hudson Institute è che perché la tecnologia possa essere innovazione è necessario che gli imprenditori, i leader delle istituzioni e i nuovi investitori si muovano congiuntamente verso un’unica direzione volta a creare un nuovo “higher education market”, in cui differenti providers competono tra di loro, a parità di condizioni, per accaparrarsi gli studenti migliori. Il rapporto dell’Hudson Institute avanza un’agenda di riforme che i leaders dovrebbero mettere in atto per sviluppare in senso innovativo il settore dell’istruzione. Tale agenda è costruita su quattro principi base: 1) focus on outcomes rather than the act of delivery. È necessario che i differenti providers che operano nel settore dell’istruzione competano tra di loro per la qualità del prodotto offerto piuttosto che la modalità con la quale viene erogato tale prodotto; 2) openness to new providers. È necessario eliminare il pregiudizio nei confronti dei nuovi fornitori, infatti le istituzioni storiche del settore tendono a soffocare nuovi modelli di istruzione per mantenere il modello tradizionale; 3) unbundling. La tecnologia ha reso possibile in molti settori lo scorporo di panieri di beni e servizi, consentendo di offrirli singolarmente, e di conseguenza di personalizzare l’offerta e ridurre i prezzi. Similarmente l’istruzione superiore può essere scomposta in diversi modi come per esempio separare la ricerca dall’insegnamento. Si dovrebbe quindi agire in senso contrario rispetto alla situazione attuale che invece privilegia un modello “bundled”. 4) portability. Nell’ideale mercato “unbundled” che la tecnologia ha il potenziale di creare nell’ambito dell’istruzione, gli studenti hanno la libertà di accedere ad una vasta gamma di providers diversi e quindi effettuare una programma 3 Andrew P.Kelly e Frederick M.Hess. 68 universitario composto da corsi di studio offerti da diversi fornitori siano essi tradizionali che online. Se da un lato mi trovo in accordo con l’Hudson Institute per quanto concerne la necessità di riforme nel settore dell’istruzione, dall’altro considero le MOOCs platforms come un primo passo verso l’innovazione tramite la tecnologia. Le MOOCs platforms infatti presentano le caratteristiche tipiche di quella che si può chiamare vera innovazione: • incidono sulla funzione core del sistema educativo, ovvero le metodologie di insegnamento/apprendimento; • riducono il costo dell’istruzione; • ampliano la quota di mercato dei potenziali clienti grazie al web che rende possibile l’erogazione del servizio a chiunque disponga di un computer, in qualunque paese del mondo risieda. Inoltre le MOOCs platforms pur stringendo accordi di collaborazione con le università sembrano essere indipendenti e quindi sono meno assoggettate al rischio di essere inglobate dal sistema che probabilmente cercherebbe di orientarle verso modello più tradizionalista. Questa indipendenza rispetto alla pubblica amministrazione e alle istituzioni dell’istruzione sembra rendere maggiormente paragonabile il prodotto “insegnamento” a qualsiasi altro prodotto offerto su un mercato ad un determinato prezzo. Facendo un esempio, così come il settore dell’automobilismo è abitato da diverse case automobilistiche che competono tra di loro vendendo le proprie macchine, così quello dell’istruzione in un futuro potrebbe essere costituito, oltre che dalle università tradizionali, da diversi providers che attraverso la propria piattaforma online offrono il proprio prodotto, ovvero MOOCs, ad un dato prezzo o gratuitamente competendo tra di loro per accaparrarsi gli studenti migliori. 69 70 4 LA DISTANCE EDUCATION IN ITALIA L’e­learning in Italia ha avuto e ha tuttora uno sviluppo molto più lento rispetto ai paesi anglosassoni principali promotori della distance education tramite Internet. L’avvento delle nuove tecnologie e il loro conseguente utilizzo a supporto delle attività umane, dal lavoro alle relazioni sociali all’istruzione, ha avuto in Italia una diffusione più recente. Particolarmente interessante in ambito di nuove tecnologie è la relazione che ogni anno svolge AITech‐Assinform, associazione italiana per l’Information Technology che aderisce a Confindustria ed è socio fondatore di Confindustria Digitale, la Federazione di rappresentanza industriale nata nel 2011 con l’obiettivo di promuovere lo sviluppo dell’economia digitale. Il Global Digital Market, così viene denominato il mercato dell’economia digitale, è un mercato mondiale che cresce in modo significativo. Alcuni dati che testimoniano tale crescita sono stati rilevati nel rapporto di Assinform 2013: • 2 miliardi e mezzo di persone utilizzano e accedono ad Internet; • l’e­commerce conta 900 milioni di utenti con un valore transato di 900 miliardi di dollari; • nel 2012 sono state scaricate 35 miliardi di applicazioni e si prevede che nel 2013 ci sarà una crescita del 48% e che quindi saranno scaricate più di 50 miliardi di applicazioni, aumento reso possibile dalla diffusione dei device mobili di nuova generazione e dal miglioramento delle reti di telecomunicazione mobile; • 1,5 miliardi di persone utilizzano social networks; • il Global Digital Market vale circa 4200 miliardi di dollari in crescita del 5,2%. In Italia si vive la stessa situazione semplicemente in modo più rallentato. Inoltre nel 2012 la crisi si è manifestata anche in questo settore che ha un valore di circa 70 miliardi di euro, in decrescita dell’1,8%. Il ritardo italiano sul fronte delle nuove tecnologie è soprattutto la conseguenza di un problema di natura culturale: una quota molto elevata di popolazione italiana non ha mai utilizzato Internet, si pensi che gli utilizzatori di Internet negli ultimi 12 mesi del 2012 sono solo il 58 % della popolazione; l’Istat ha indagato per dare una spiegazione al così elevato inutilizzo di Internet giungendo alla conclusione che molti non utilizzano Internet perché non ne conoscono l’utilità. Inoltre nella graduatoria dei principali paesi OCSE ordinati secondo l’ammontare di investimenti effettuati in ICT sul totale degli investimenti non residenziali, l’Italia è all’ultimo posto. Il nostro paese si configura quindi come arretrato 71 dal punto di vista delle nuove tecnologie in quanto non crede e non investe sufficientemente in questo settore. L’Italia è culturalmente arretrata riguardo a tutto ciò che concerne l’Information Technology e questo rende la situazione in fatto di crisi ancora più precaria. Se si osserva la dinamica della produttività nei paesi dell’UE, i paesi che fanno un basso uso dell’ICT, risultano avere una produttività molto bassa. È quindi necessaria un’inversione di tendenza che abbia come scopo dare spazio all’ICT in ambito aziendale ma anche educativo e sociale. Nei paragrafi che seguono analizzerò la situazione italiana per quanto concerne l’istruzione universitaria online, le forme di e­learning che si sono fatte spazio nel contesto scolastico e aziendale, e infine l’influenza delle MOOCs platforms, analizzate precedentemente, sul sistema educativo universitario italiano. 4.1 Istruzione universitaria online Così come all’estero, anche in Italia esistono forme di online education a livello universitario. Queste vengono erogate principalmente da due soggetti: enti privati e università. Facendo riferimento alla distance education offerta direttamente dalle università, si può dire che il mezzo attraverso il quale si rende conoscibile allo studente la presenza di corsi online è mediante i portali web. Tramite questa risorsa l’utente ha la possibilità di ottenere informazioni sui corsi di studio attivati. La relazione di Assinform introdotta in precedenza ha l’obiettivo di analizzare ed evidenziare l’evoluzione del mercato nazionale dell’ICT, a confronto con le economie più evolute, con riferimento anche alla diffusione e ai risvolti economici determinati dall’ istruzione a distanza. I rapporti non sono disponibili online gratuitamente, tranne quello del 2006, anno che dalla Assinform viene preso come inizio di una diffusione importante dell’e­learning a livello nazionale. I dati analizzati dalla Assinform riguardano le forme di e­learning che si sono diffuse in quattro ambienti: • aziendale; • pubblica amministrazione; • universitario; • scolastico. Nella mia tesi analizzerò solamente i dati riguardanti l’e­learning a livello universitario. L’indagine svolta nel 2006 si è focalizzata sulle università italiane con l’obiettivo di 72 osservare l’evoluzione delle tendenze relative alla diffusione di attività in e­learning presso gli atenei. Nell’analisi si sono monitorati i portali delle 77 università italiane per valutare lo sviluppo dei percorsi in modalità e­learning offerti dai diversi atenei e promossi sui portali. L’obiettivo di questa analisi è stato quello di indagare riguardo la visibilità che ogni università da all’e­learning sui propri portali. Dai dati rilevati risulta, come mostrato dal grafico 4.1, che tale visibilità viene data dal 61% delle università tramite motore di ricerca, dal 16% dalla sezione “didattica”, dal 12% da homepage e infine 11% non offre e­learning. Figura 4.1 visibilità dell’e‐learning nelle 77 università italiane. Fonte: relazione di Assinform, 2006. Il numero di università italiane che offrono e‐learning si è incrementato del 20% dal 2003 al 2006. L’adozione di tale forma di istruzione è stata dettata da diversi fattori, tra cui i principali sono stati identificati nell’ aumento della flessibilità ed efficienza, aumento della qualità didattica, aumento della popolazione studentesca, strategia imposta dall’Ateneo, immagine dell’Ateneo. Per quanto riguarda gli ostacoli all’adozione di progetti e­learning, questi sono: alti costi di investimento, alti costi di gestione, carenza di competenze, diffidenza, carenza di risorse umane, difficoltà di valutazione, mancanza di gratificazione, minore efficacia. 4.2 Altre forme di e­learning in Italia L’Italia, pur essendo un passo indietro in ambito di Information Technology rispetto ai paesi sviluppati, principalmente per le problematiche esposte in precedenza, presenta 73 alcune forme di e­learning paragonabili per qualità e modalità di erogazione a quelle sorte recentemente in America. Queste forme di e­learning sono nate dall’idea di studenti e imprenditori che hanno saputo cogliere l’importanza che il web e le nuove tecnologie stanno assumendo da un po’ di tempo a questa parte. In particolare, nei prossimi paragrafi, analizzerò due tra le più conosciute piattaforme di e­learning di origine italiana, che hanno avuto un successo e una diffusione consistente sia nel contesto italiano che estero; sono Oilproject, piattaforma online rivolta agli studenti, e Docebo, piattaforma online rivolta alle aziende. Oilproject Oilproject.org è una piattaforma di e­learning gratuita e accessibile a tutti. Il suo obiettivo è quello di diffondere la cultura digitale e avvicinare all’utilizzo di Internet. Una vera e propria scuola virtuale senza scopo di lucro, nella quale operano personalità più o meno note del settore in maniera volontaristica. Oilproject nasce nel 2004 dall’idea di Marco De Rossi, che a soli 14 anni decide di creare una scuola gratuita online, con lo scopo di affiancare gli studenti nei propri studi. Chiunque, docenti ma non solo, può proporre contenuti. Il sogno è che entro dieci anni tutte le lezioni tenute nelle scuole e nelle università pubbliche vengano condivise online a beneficio, ad esempio, di chi vive in zone con una scarsa offerta didattica, combattendo così il digital divide culturale italiano. La qualità delle lezioni è giudicata dal pubblico attraverso votazioni e meccanismi di valutazione fra pari. Chiunque può seguire lezioni in differita di economia, letteratura e filosofia e qualsiasi altra materia a livello di scuola superiore e chiunque può insegnare. Infatti qualsiasi utente che sia particolarmente dotato in una materia può creare un suo corso di lezioni su Oilproject tramite un semplice procedimento: si iscrive al sito, invia la sua lezione che viene valutata da una redazione che controlla la qualità del contenuto; nel caso in cui le lezioni rispondano al livello di qualità richiesto queste vengono messe online a disposizione di tutti e integrate con esercizi per testare le conoscenze apprese. Gli insegnanti hanno dai 14 ai 75 anni. A volte sono perfetti sconosciuti, a volte sono intellettuali, imprenditori, esponenti politici, scrittori o scienziati. Circa 1 milione di utenti hanno seguito almeno una lezione su Oilproject, e il numero di studenti aumenta del 30% ogni mese. Inoltre da Gennaio 2013 Oilproject ‐ per avvicinare i suoi corsi e le sue lezioni a quanto richiesto dai docenti in classe ‐ ha 74 stipulato un accordo con Impara Digitale, un'associazione di docenti che si occupa di promuovere un modo di insegnare innovativo, basato sulle potenzialità del mondo digitale. Obiettivo di questa collaborazione è migliorare continuamente la qualità dei contenuti didattici offerti dal sito di Oilproject, e renderli sempre più vicini alle concrete necessità e alle nuove sfide del mondo dell'insegnamento; in più Oilproject ed Impara Digitale si pongono come obiettivo comune quello di sperimentare una piattaforma web che offre i suoi contenuti a centinaia di migliaia di persone ogni anno. La collaborazione con Impara Digitale ha una certa importanza in quanto rappresenta un passo importante verso la diffusione dell’educazione a distanza nonché la diffusione dei MOOCs che in America stanno spopolando e creando una vera e propria rivoluzione nel settore dell’istruzione. Il centro studi Impara Digitale ha diversi obiettivi: • promuovere lo sviluppo e diffondere l’utilizzo di didattiche per la scuola digitale; • analizzare l’efficacia di diverse tecnologie per la didattica; • studiare e realizzare strumenti e piattaforme software di supporto alla scuola digitale; • organizzare e gestire manifestazioni a carattere tecnico, seminari e corsi di formazione; • preparare e diffondere materiale informativo relativo alle didattiche per la scuola digitale. Oilproject in collaborazione con Impara Digitale si propone di sviluppare una piattaforma web di grande semplicità di utilizzo che diventi punto di riferimento italiano per la pubblicazione di contenuti didattici online e, come già detto, portare in Italia il modello dei MOOCs (massive open online courses), offrendo migliaia di ore di contenuti didattici gratuiti ogni giorno a persone di tutte le età, anche in territori della penisola non particolarmente fortunati. Nel maggio 2013, in occasione del Wired Next Fest, festival tenutosi a Milano con oggetto “il discorso globale sull’innovazione, Marco De Rossi, fondatore di Oilproject, ha espresso la sua fiducia e il suo ottimismo riguardo alla diffusione della sua piattaforma ed ha annunciato l’intenzione di puntare di più sul social e provare a coinvolgere le scuole superiori, con l’obiettivo di aumentare le visite del sito del 20% al mese. 75 L’obiettivo è ambizioso ma si ispira alle più note piattaforme di e‐learning che sono nate in America e che ho analizzato nel secondo capitolo. In realtà in Italia la strada che porta alla pubblicazione gratuita di materiale degli istituti online è ancora tutta da percorrere e secondo Marco De Rossi il primo passo necessario è convincere i professori delle scuole superiori a riversare in Rete lezioni che possono servire agli studenti per approfondire alcune tematiche o riprendere in mano argomenti già trattati. Oilproject, per essere economicamente sostenibile, si appoggia principalmente alla pubblicità e all’ erogazione di servizi aggiuntivi. Nel 2012 Oilproject ha chiuso in positivo a quota 350.000€ e oggi è una startup selezionata e sostenuta da Working Capital di Telecom Italia ovvero il programma di Telecom Italia che dal 2009 aiuta l’innovazione, le idee e il talento a trasformarsi in impresa, supportando in modo diretto la nascita e lo sviluppo delle startups. Docebo Docebo è un’azienda italiana che si occupa di formazione a distanza per le aziende. Esso offre infatti un software per l’e­learning, che consente ad organizzazioni di ogni dimensione di pianificare, erogare e certificare attività di formazione online e in aula. I prodotti principali (Docebo SaaS e Docebo Premium) sono progettati per le esigenze formative di piccole e medie imprese e grandi aziende, ma anche organizzazioni no‐
profit. Docebo è presente sul mercato dal 2005 ed è in costante e rapida crescita fin dalla sua formazione. Il fondatore è Claudio Erba che è anche CEO di Docebo nonché principale investitore del gruppo insieme a Seeweb (Business Angel e ISP) e Principia SGR (Venture Capital, Round A). Docebo Cloud è la piattaforma e‐learning Cloud di Docebo, che può essere attivata in una versione di prova gratuita della durata di 14 giorni. Al termine del periodo di prova l’utente può decidere di acquistare un “piano utenti”, e la piattaforma verrà convertita da gratuita a pagamento oppure smettere di usare la piattaforma Docebo Cloud, e in quest’ultimo caso, cioè nel caso in cui non venga sottoscritto un piano di abbonamento, Docebo si riserva il diritto di cancellare l’installazione, compresi i dati e i file in essa contenuti. Nel caso in cui si decida di continuare ad utilizzare la piattaforme Docebo Cloud il pagamento dell’abboonamento è possibile sia in forma mensile che annuale. 76 I corsi si pagano con la formula “pay per seat” a canone annuale. Ogni “seat”, che indica ciascun utente iscritto al corso, ha 365 giorni per frequentare il corso; dopo i 365 giorni i “seat” non utilizzati sono persi. Si può quindi dire che Docebo costituisce una soluzione intelligente per la formazione a distanza per il mondo del lavoro, consentendo nello stesso tempo di rendere più efficiente la formazione a livello aziendale. Questo è dimostrabile attraverso un semplice esempio che il CEO di Docebo Carlo Erba ha fatto in un’intervista a Radio24. Durante l’intervista il fondatore di Docebo ha paragonato due differenti situazioni di formazione a distanza in ambito aziendale: la formazione effettuata attraverso trasferte e la formazione effettuata attraverso il web e quindi l’e­learning; nel primo caso è necessario investire il 50% del budget in costi di trasferta e logistica e solo il 50% in costi di formazione; nel secondo caso una parte della percentuale utilizzata per i costi che comportano le trasferte può essere trasferito sui contenuto formativo. Quello di Docebo è quindi un sistema che si focalizza molto sulla qualità dell’istruzione ed essendo online consente di ottimizzare tale formazione grazie ad un investimento maggiore reso possibile dalla riduzione di investimenti di altro genere. Il team Docebo si trova per metà a Milano, mentre l’altra metà è sparsa tra Napoli, Belluno e Rimini, ma anche Thailandia e Spagna. Recentemente Docebo ha deciso di rafforzare la propria presenza sul suolo nordamericano dopo gli ottimi risulati registrati nell’ultimo semestre. Infatti, a seguito di proventi quadruplicati è stato aperto un nuovo ufficio ad Athens, Georgia, che ha l’obiettivo di seguire in maniera più efficace e competitiva i clienti di Stati Uniti e Canada. La decisione di avere una sede stabile in territorio americano è legata al fatto che la piattaforma e­learning Docebo è stata adottata da oltre 50 aziende nordamericane, tra le quali multinazionali del calibro di Herbalife, Sealed Air, Clarizen, Sonarmed, McAfee Institute e quindi la nuova filiale aperta in Georgia rappresenta un’opportunità per incrementare il loro business in uno dei territori economicamente più floridi, conferma Claudio Erba CEO e fondatore di Docebo. Docebo, a differenza delle piattaforme di e­learning analizzate in precedenza, è una piattaforma a pagamento. Nel caso in cui l’azienda decida di optare per il contratto mensile, la quota da corrispondere dipende dal numero di dipendenti che durante i trenta giorni seguiranno le lezioni sulla piattaforma. In figura 4.2 ho riportato le diverse offerte di Docebo in base al numero di studenti. 77 Figura 4.2 Offerte della piattaforme Docebo in base al numero di utenti. Fonte: Docebo.com. 4.3 L’Italia nelle MOOCs platforms L’unica università Italiana che ad oggi ha aderito ad una delle MOOCs platforms è stata la Sapienza che ha stretto una partnership con Coursera, la quale da Settembre 2013 ha reso disponibili tre corsi tenuti da professori universitari che insegnano presso la Sapieza: “Early Renaissance Architecture in Italy” a cura del prof. Francesco Paolo Fiore, il corso sarà disponibile in lingua inglese; “Recovering the Humankind Past and Saving the Universal Heritage”, in lingua inglese, a cura del prof. Paolo Matthiae; “la visione del mondo della relatività e della meccanica quantistica”, erogato in italiano, a cura del prof. Carlo Cosmelli. In un recente articolo della Stampa, sono stati intervistati i professori che hanno aderito a Coursera, offrendo i loro corsi online sulla piattaforma. L’intervista si è incentrata fondamentalmente sulla domanda ricorrente che sorge quando si parla di e­learning e di piattaforme online per l’apprendimento: i corsi online si affiancheranno o sostituiranno l’insegnamento classico? Il prof. Carlo Cosmelli risponde alla domanda affermando con estrema convinzione che insegnamento virtuale e insegnamento reale siano due cose fondamentalmente diverse. Secondo l’idea del professore, i corsi online possono essere molto utili in due campi: come strumento per aiutare gli studenti a farsi un’idea prima di scegliere quale università frequentare; come aiuto agli studenti che già frequentano una facoltà ad avere un’introduzione alla materia che seguiranno durante i loro corsi di 78 studio o affiancare nello studio di una materia frequentata o che si vuole frequentare all’università. Tuttavia la lezione frontale ha un valore aggiunto: in classe l’esperienza e le relazioni dirette che si instaurano con gli altri studenti e con i professori ha un’importanza sostanziale nella crescita personale. Altro dato particolarmente interessante da evidenziare, è la presenza degli studenti italiani nelle MOOCs platforms, in particolare in quelle analizzate nel capitolo 2. In figura 4.3 si può osservare come Coursera sia la piattaforma più ricercata e utilizzata dal mercato italiano, conformemente all’interesse del mercato americano, asiatico e degli altri paesi europei. Utilizzando l’applicazione Google Trends ho potuto confrontare l’indice di ricerca dei termini “Coursera”, “EdX”, “Udacity” e “iTunesU”, in Italia. Si osserva come Coursera sia il più ricercato seguito da EdX e da Udacity. iTunesU ha invece un indice di ricerca prossimo allo zero sia perché è un’applicazione scaricabile direttamente dall’App Store, sia perché molto probabilmente è la piattaforma di e‐
learning meno conosciuta rispetto alle altre. Sull’asse delle ascisse è riportato l’arco temporale dal ottobre 2012 fino a settembre 2013, sull’asse delle ordinate è riportato l’indice di ricerca in una scala da 0 a 100. La linea di colore blu rappresenta Coursera, quella rossa EdX, quella arancione Udacity e quella verde iTunesU. Figura 4.3 Indice di ricerca dei termini Coursera, EdX, Udacity e iTunesU in Italia. Fonte: Google trends.
Dalla figura si osserva come Coursera abbia avuto sempre un’indice di ricerca più alto rispetto a quello per le altre piattaforme, con picchi di ricerca nel mese di marzo e maggio 2013. EdX ha avuto un’indice di ricerca costante, mentre Udacity dopo un’iniziale indice di ricerca alto nel mese di ottobre, ha visto un decremento di tale indice che si è completamente azzerato nel mese di giugno. Per iTunesU invece, non è stato osservato alcun indice di ricerca rilevante, infatti la linea verde si mantiene sullo zero per tutto l’anno trascorso. 79 80 BIBLIOGRAFIA MICHAEL BARBER, KATELYN DONNELY, SAAD RIZVI, rapporto An avalanche is coming, higher education and the devolution ahead, Marzo 2013. ANDREW P.KELLY, FREDERICK M.HESS, rapporto a cura dell’ Hudson Institute Beyond retrofitting innovation in higher education, 2013. IPOS MEDIA CT, rapporto Digital Music Report 2013, motore dell’universo digitale, 2013. THOMAS FRIEDMAN, The World Is Flat, A Brief History of the Twenty­First Century, 2005. DONALD SHON, Reith Lectures 1970: change an industrial society. MIKE LENOX, The Imminent Shakeout? Disruptive Innovation in Higher Education, Forbes, 29 marzo 2013. RY RIVARD, Free to profit, inside higher ed, 8 aprile 2013. SETH ZWEIFLER, Coursera debates future of monetization, The Daily Pennsylvanian, 5 aprile 2013. MICHELE FABBRI, Università solo online, Il Sole 24 Ore, 21 ottobre 2010. DAPHNE KOLLER, How online education can create a “global classroom”, CNN, 21 giugno 2013. GEORGE ANDERS, Coursera’s Huge Online Classes Roar Into Brazil, India and China, Forbes, 8 settembre 2012. ERIC RANDALL, EdX Now Has Software to Grade Your Essays, Boston Daily, 4 aprile 2013. STEVE KOLOWICH, How EdX Plans to Earn, and Share, Revenue From Its Free Online Courses, The Chronicle Higher Education, 21 febbraio 2013. MARK PARRY, 5 Ways That EdX Could Change Education, The Chronicle Higher Education, 1 ottobre 2012. VALERIE STRAUSS, Why MOOCs won’t revolutionize higher ed, The Washington Post, 8 luglio 2013. TAMAR LEWIN, Yearly Prize of $500.000 Is Created for Faculty, The New York Times, 22 aprile 2013. 81 Rapporto Assinform 2006. Rapporto Assinform 2013. SITOGRAFIA Sito Coursera: https://www.coursera.org/ Sito Meetup: http://www.meetup.com/ Sito EdX: https://www.edx.org/ Sito Indexmundi: http://www.indexmundi.com/ Sito Udacity: https://www.udacity.com/ Sito iTunesU: http://www.apple.com/it/education/itunes‐u/ Sito Minervaproject: http://www.minervaproject.com/ Sito Oilproject: http://www.oilproject.org/ Sito Docebo: http://www.docebo.com/it/ Sito Università la Sapienza: http://www.uniroma1.it/ 82 RINGRAZIAMENTI Un ringraziamento sentito alla Prof.ssa Cinzia Parolini per l’interesse e il tempo che mi ha dedicato, per il costante confronto che mi ha arricchita sotto il profilo cognitivo e professionale ed in particolar modo per avermi fornito strumenti e conoscenze chiave per l’elaborazione della mia tesi il cui argomento è di grande interesse e attualità. Un ringraziamento ai miei Genitori, a mio Fratello e ad Andrea per il costante sostegno ricevuto. 83 
Scarica

elearning: i massive open online courses e il loro