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Ottagono 262 07-08/2013
Ottagono 262 07-08/2013
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SCUOLE
DI DESIGN
KUNST-OG DESIGNHØGSKOLEN I BERGEN
BERGEN
100
10
EESTI KUNSTIAKADEEMIA
TALLINN
340
1200
15
N° DOCENTI
N° TEACHERS
3
LUNDS UNIVERSITET
INDUSTRIDESIGNSKOLAN
LUND
150
TALENTI À LA CARTE
N° STUDENTI
N° STUDENTS
DESIGN SCHOOLS: À LA CARTE TALENTS
N° CORSI
N° COURSES
38
6
ESAD - ECOLE SUPÉRIEURE
D’ART ET DE DESIGN DE REIMS
REIMS
A cura di/edited by Silvia Airoldi
187
28
1000
FHNW (FACHHOCHSCHULE
NORDWESTSCHWEIZ) HOCHSCHULE FÜR
GESTALTUNG UND KUNST
AARAU
PARSONS THE NEW SCHOOL FOR DESIGN
NEW YORK
640
116
10
670
60
4900
HFG - HOCHSCHULE
FÜR GESTALTUNG
SCHWÄBISCH GMÜND
SCHWÄBISCH GMÜND
25 5
9
SPD - SCUOLA POLITECNICA DI DESIGN
MILANO
200
ELISAVA - ESCOLA SUPERIOR
DE DISSENY Y ENGINYERIA
DE BARCELONA
BARCELONA
22
IED - ISTITUTO EUROPEO DI DESIGN
FIRENZE
150
83
700
300
2000
93 17
ART CENTER COLLEGE OF DESIGN
PASADENA
1842
Un rapporto che si rinsalda e trova una
diversa modalità di espressione, attraverso
la scelta di un tema concreto e attuale.
In questo terzo appuntamento Ottagono con
la collaborazione di Cumulus, l’associazione
internazionale dedicata alla formazione
e ricerca nell’ambito di design, arti e media –
che attualmente riunisce 187 scuole e atenei
con sede in 46 paesi del mondo – propone la
scoperta di giovani professionisti del design
a partire dalla loro progettualità rispetto
al cibo e alle relazioni e implicazioni a esso
connesse. Non solo, documenta anche
il lavoro di studio, metodologico e di
sviluppo del concept che ha le sue radici e
fondamenta proprio all’interno delle scuole.
Gli approfondimenti di Aldo Colonetti,
Luisa Collina, Michele Capuani e l’analisi
relativa ai progetti selezionati di Valentina
Auricchio accompagnano questa generazione
di designer ‘multipurpose’ che strizza
l’occhio al futuro.
A pairing that is strengthened and hits
on a different method of expression, choosing
a real and topical theme. This third edition
of the partnership between Ottagono
and Cumulus – the international association
for training and research in design, the arts
and the media, a network now counting
187 colleges and universities based in 46
countries worldwide – offers the discovery
of young design professionals, setting out
from their ideas for food and the connections
and implications it stirs. Yet our survey
goes beyond: it also reports on the concept
research, method and development work
carried out – work with its roots and
foundations within these schools.
Writings by Aldo Colonetti, Luisa Collina
and Michele Capuani, and analysis
of the selected projects by Valentina
Auricchio, also accompany this generation
of ‘multipurpose’ designers with their
sights on the future.
81
30
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Ottagono 262 07-08/2013
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Aldo Colonetti
Luisa Collina
PER UNO
SGUARDO
ALTROVE
FOOD
PRACTICE
NELLE SCUOLE
DI DESIGN
NEL MONDO
Cumulus è il network più importante al mondo per
quanto riguarda le università e le scuole di arti applicate, dal design alla moda, dalla comunicazione
all’architettura; Ottagono, fondata nel 1966, rappresenta da sempre una sorta di ambasciatore non solo
del made in Italy, ma soprattutto di una particolare
filosofia progettuale e produttiva, secondo la quale il
pensiero si trasforma in ‘cosa’, senza dimenticare
che è proprio la dimensione del fare, dal mondo artigianale al sistema manifatturiero, la condizione fondamentale per passare dall’idea al prodotto. Prodotto nel suo significato più alto, ovvero dalla funzione
alla dimensione simbolica, dalla comunicazione alla
distribuzione, perché solo così si può viaggiare nel
mondo. Per farlo in modo consapevole bisogna avere
delle mete, degli accompagnatori, possedere la rete
senza perdere di vista i luoghi dove il pensiero progettuale si sta formando, magari con difficoltà, incertezza, ma certamente senza tutti quei pregiudizi
che ci rendono, a volte, forti e refrattari al nuovo. Per
noi Cumulus rappresenta questo, da qui le ragioni di
questa collaborazione, imperniata su tre nodi centrali: fare circolare la conoscenza, attraverso le pagine della rivista e quelle interattive del web, informando sui risultati dei lavori di ricerca e dei concorsi,
sui sistemi di formazione ed eventi che interessano
le scuole dell’associazione; comunicare i progetti più
interessanti fino a premiare il migliore istituendo un
award a partire dal 2014, e presentare i prodotti che,
per quanto riguarda il design industriale, hanno le
proprie radici nelle piattaforme manifatturiere e
produttive del nostro paese; fare crossing tra discipline diverse, tra culture non sempre in grado di relazionarsi, tra nuovi e vecchi mercati, tra domanda e
offerta nel significato di avere il mondo a disposizione per progettare meglio il nostro ‘abitare comune’.
Democrazia significa dare a tutti la possibilità di conoscere e fare conoscere nuove frontiere del pensare
e del fare insieme: Ottagono e Cumulus, sia attraverso la rivista e la partecipazione a una serie di appuntamenti dove il confronto sarà diretto, ad esempio la
pratica dei concorsi dedicati che già da anni chi scrive ha messo in atto con risultati di grande qualità,
sia con attività espositive annuali (pensiamo al tema
del cibo in attesa di Expo 2015 di Milano), rappresentano una piattaforma, unica al mondo, utile alla
ricerca e alla formazione, ma in particolare al sistema produttivo sempre alla ricerca di linguaggi e utilizzazioni innovative di tecnologie, provenienti da
settori originali. Fare sistema, in modo tale che cia-
scuno, facendo bene il proprio mestiere, non perda la
propria identità e insieme rivolga lo sguardo altrove.
for a shift in perspective. Cumulus is the world’s
most important network of universities and schools of
applied arts, from design to fashion, from communication to architecture. Founded in 1966, Ottagono is a
sort of ambassador not only for the Made in Italy system but, above all, for a specific design and production
approach where ideas are converted into ‘things’, while
remembering that it is precisely the making aspect –
ranging from the artisan realm to the manufacturing
industry – that is essential in achieving a final product
respecting the idea. Final product in its broadest sense
– encompassing function, symbolic meaning, communication and distribution – since this is the only way
for it to travel the world. However, to accomplish this,
destinations, partners and a network have to be established, without overlooking the places where the design ideas are shaped – perhaps tentatively, but nevertheless without all those biases that, sometimes, make
us impervious to the new. Cumulus stands as all this
for us. It embodies the reasons for this partnership
that hinges on three central aspects. The first: spreading knowledge, through the magazine’s pages and interactive web pages; providing information on research
projects, competitions, training systems and events
involving the network schools. Secondly: giving space
to the most stimulating projects, and recognising the
best, by setting up an award, as of 2014; presenting the
best industrial design products with roots in the Italian manufacturing and production platform. Lastly:
fostering a cross between different disciplines and cultures that may be otherwise unable to come into contact, between old and new markets, and between demand and supply, in the sense of having the world
available for best designing our ‘everyday habits’. Democracy means giving everyone the chance to know
about and inform others on new frontiers in thinking
and acting together: Ottagono and Cumulus have teamed up, both through the magazine and by taking part
in a series of events encouraging direct comparison –
such as the calling of specific competitions, which this
author has already put into practice for many years,
achieving results of great quality – as well as annual
exhibitions (we’re currently looking at the topic of food, in light of Milan Expo 2015). This partnership stands as a platform – unique worldwide – that is useful to
research and innovation, but particularly to a production industry that is constantly seeking out new languages and innovative uses of technology, often with
roots in other sectors. The aim is to structure a system,
so that the single members, capable of practising their
individual trades well, do not lose their own identity,
and together shift their perspective. ©RIPRODUZIONE RISERVATA
Il talent scout promosso in collaborazione con Cumulus giunge alla terza edizione e, come è giusto,
evolve verso una fase più matura. Non semplicemente racconta casi di giovani talenti, segnalati dalle
università di arti applicate, ma raccoglie idee intorno a un tema - il cibo - al fine di alimentare approfondimenti e confronti e mostrare come le discipline del
design possano affrontare una tematica, in modo
ampio e diversificato in termini culturali, progettuali e disciplinari. Troppo facile è l’accostamento di food e design in termini di food design, binomio di
successo che evoca soluzioni sofisticate, innovative,
spesso coinvolgenti in termini sensoriali e di elevato
valore estetico, di frequente destinate a poche persone dall’alto tenore di vita. Troppo limitato. Affrontare la tematica del cibo, dal punto di vista del
design, significa analizzare un universo molto più
vasto che spazia dagli utensili al processo produttivo, dai servizi ai luoghi di distribuzione e consumo,
dagli elettrodomestici intelligenti agli smart packaging. Vuole dire focalizzarsi sul cibo, ma anche su ciò
che vi sta ‘intorno’ (dai piatti ai bicchieri, dalle posate ai complementi di arredo), che viene ‘prima’ (le
materie prime, la loro coltivazione e lavorazione, la
preparazione) e quanto avviene ‘dopo’ (dallo smaltimento del cibo in eccesso a quello dei rifiuti), per
non trascurare quello che sta ‘sopra’ (l’educazione
alimentare, lo sport, il benessere, la ricerca di una
dieta bilanciata) ma soprattutto di ‘fianco’ e che purtroppo dimentichiamo (ovvero 900 milioni di persone che patiscono la denutrizione e la disidratazione
in paesi vicini a noi). Infine, ampliando l’orizzonte,
porta a riflettere sulle relazioni, le emozioni, i riti, le
arti, le culture che legano il cibo agli esseri umani e
ancora sui paesaggi che ci circondano, plasmati dalle
nostre abitudini alimentari. Si tratta di aree di ricerca e progetto molto ampie su cui le scuole di design
possono offrire contributi di natura diversa sia in
termini disciplinari sia metodologici: da ricerche teoriche a concept progettuali fino alle attività di prototipazione e sperimentazione nell’ambito di soluzioni innovative promosse in prima persona dagli
stessi designer (il così detto ‘design activism’). Il numero di luglio-agosto di Ottagono assume il ruolo di
catalizzatore e disseminatore di esperienze in corso,
FOCUS ON / 39
diventa ispiratore e stimolatore di ulteriori future
energie progettuali in vista del convegno dell’associazione Cumulus che si terrà a Milano nel giugno
2015 in coincidenza, guarda caso, con l’Esposizione
Universale.
Food Practice in the world’s design schools. The
‘talent scouting’ organised in conjunction with Cumulus is now in its 3rd edition and, as is fitting, is evolving
towards a more mature stage. We’re not just reporting
on cases of young talent pointed out by applied arts
schools, but are bringing together ideas around a theme – in this case food – to feed investigation and comparison, and to provide an immediate picture of how
the various design sectors tackle, with diverse approaches, this topic in cultural, design and discipline terms.
It would be over-simplistic to break down food design
into the enticing pairing ‘food + design’ – an idea that
nevertheless conjures up sophisticated, innovative and
often surprising solutions involving many of the senses and with great aesthetic value, frequently catering
to a limited few with high standards of living. This
would be too restrictive. Looking at the topic of food
from the design standpoint means analysing an extensive universe, one sweeping from utensils to production processes, from services to places for distribution
and consumption, from intelligent appliances to smart
packaging. It means focusing on food, but also its ‘surroundings’ (from plates to glasses, from cutlery to furnishings), what happens ‘beforehand’ (raw ingredients,
farming and processing, and preparation), and what
happens ‘afterwards’ (from excess food to waste disposal), without overlooking what is ‘above’ (nutritional
education, sport, wellness, the pursuit of a balanced
diet) and, particularly, what stands ‘beside’ it and what
we unfortunately forget (that 900 million people suffer
from malnutrition and dehydration in countries near
Europe). Lastly, extending horizons, it takes us to reflect on the relationships, emotions, rites, arts and cultures that connect food and humans, as well as to consider the landscapes surrounding us, shaped as they
are by our eating habits. The project encompasses very
broad areas of research and planning, to which design
schools can offer contributions of various natures, both
in terms of discipline and method: from theory research to design concepts, through to prototyping and
experimentation of innovation solutions with firstperson support from the designers themselves (known
as ‘design activism’). The July/August issue of Ottagono takes on the role of catalyst and announcer for experiences currently underway. It also becomes the inspiration and stimulus for further future design energy, in
light of the conference the Cumulus association will
hold in Milan in June 2015 to coincide with, as chance
would have it, the Universal Exposition. ©RIPRODUZIONE RISERVATA
* Luisa Collina
Politecnico di Milano, Presidente di
Cumulus, Associazione internazionale
di università e scuole di arti, design e
media
Polytechnic of Milan and President of
Cumulus, the international association
of art, design and media universities
and colleges.
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Ottagono 262 07-08/2013
Ottagono 262 07-08/2013
FOCUS ON / 41
ESAD - ECOLE
SUP RIEURE D'ART
ET DE DESIGN,
REIMS, FRANCE
Morceau. Dolci sonori composti da
vinile in cioccolato. Ogni ‘disco’ esprime
un’emozione attraverso il gusto goloso,
il colore, e il suono, vero, che riproduce.
Ideati per La Passerelle - Scène
Nationale de Saint-Brieuc.
Morceau. Sweet sounds from chocolate
vinyl. Each ‘record’ expresses emotion
through taste and colour as well as
making real sound. Created for La
Passerelle - Scène Nationale de St Brieuc.
Il programma di formazione
specialistica si basa
sull’unione/contrasto fra arte
e design. ESAD è un istituto
pubblico che propone un
corso di laurea e quattro
master in Arte, Grafica
e Design multimediale,
Progettazione degli spazi
e degli oggetti, Food design.
I corsi di specializzazione
riguardano: Food design e
Vegetal design. I programmi
di food design (Master e
post-laurea) beneficiano
dell’esperienza di 12 anni
maturata in questo campo
grazie a Marc Brétillot, che
ne è stato il pioniere. Vegetal
design è un corso specifico
all’ESAD di Reims e
comprende la progettazione
di spazi e oggetti con utilizzo
di elementi vegetali.
The higher education art
programme is based on the
union/friction between art and
design. ESAD de Reims is a
public institution offering one
Bachelor’s and four Master’s
degrees in Art, Graphics/
Multimedia Design, Object/
Space Design and Food
Design. Specialization
courses: Food Design and
Vegetal Design. The Food
Design programmes (MA and
Post-Diploma) benefit from
twelve years’ experience in this
field, with Marc Brétillot as its
pioneer. Vegetal design is a
specific course at ESAD de
Reims, and includes object,
space and vegetal design.
www.esad-reims.fr
JULIE
ROTHHAHN
Sweetbilles. Biglie lecca-lecca
incrostate di legumi secchi,
aromatizzate a vari gusti.
Presentate al SIAL di Parigi.
Sweetbilles. Marbles to suck, finished
off with dried pulses; in a variety
of flavours. Presented at the SIAL
fair in Paris.
Tetines Potagères, le Tettarelle,
riempite di polvere di legumi,
si assemblano al biberon e iniziano
i bebè alla scoperta del gusto.
Ricerca per Vilmorin.
Tetines Potagères. Filled with powdered
pulses, these teats are attached to baby’s
bottle so that he or she can begin
exploring taste. Research for Vilmorin.
© HERVÉ TERNISIEN
Julie ha 3 H. Dimenticarsene una sarebbe omettere
una parte della sua personalità gioiosa, del suo
sguardo ludico e del suo spirito scaltro, ‘malizioso’.
Per ‘fare’ design, il suo primo atto è mangiare. Golosa
e curiosa, gusta tutto per arrivare a ‘sgusciarne’
il senso, aprire piste di riflessione e conferire al cibo
un design che aiuti a digerire, divertirsi ed evadere.
Julie crea opere effimere e ludiche sollecitando nel
pubblico una modalità rinnovata di consumare i piatti,
un cerimoniale particolare. Sia che si tratti di afferrare
con la punta delle dita un cucchiaio sospeso a un
pallone, di vedere delle sfere traslucide scendere
come la manna da grucce appendiabiti, di disfare
il bell’ordinamento di una ‘cena’ composta da
hamburger o ancora di restare sbalorditi davanti
a un melo ridotto alla sua più semplice espressione
di frutti fluttuanti nello spazio… Ciascuna proposta
è un gioco di corrispondenze tra l’universo artistico
e quello culinario fino a burlarsi, a volte, dei nostri
sensi. Diplomata, si consacra al design culinario dopo
avere seguito l’atelier di Marc Brétillot, l’iniziatore di
questa disciplina. Pone uno sguardo da designer sul
cibo che diventa un materiale da modellare, collocare
sulla scena, al quale dare un significato. L’alimento
diventa allora sensibile, qualche volta affettivo,
regressivo, perfino trasgressivo. Il suo lavoro di
designer si concretizza in modi differenti e in
particolare nelle collaborazioni con le professioni
del settore alimentare, nell’ambito dell’artigianato,
dell’industria agroalimentare e nel campo degli eventi.
Julie has 3 Hs. To forget this would be to leave out a
part of her sunny character, her penetrating gaze and
her ‘mischievous’ and artful spirit. When designing, her
first act is eating. Curious and tempted by all, she tastes
everything, to ‘peel’ down to its meaning, to open up
paths of reflection and to endow food with a design
favouring digestion and pleasure while also acting as a
moment of escape. Julie creates fleeting playful works,
coaxing her public to consume a dish in a different,
almost ceremonious, way. This could be grasping, with
just the fingertips, a spoon hanging from a ball. Or
watching translucent bubbles descend like manna – that
food for the gods – from coat hangers. Or shaking up
the neat order of a hamburger ‘dinner’. Or being amazed
in observing an apple tree, as it is stripped to its
simplest expression, of fruits hovering in space. Each
creation dallies with and mixes the artistic and culinary
realms, to the point, at times, of tricking our senses.
After graduating, she first devoted her energies to food
design while attending the workshop by Marc Brétillot,
who introduced this discipline. She shifted her
designer’s gaze to food, which became a material to
shape and to create meaningful contexts around. And
so food stirs the senses and emotions, sometimes
nostalgia, and is even unconventional. Her work as
designer is expressed in different forms, but often
through pairing her expertise with that of others in the
food industry, catering, hand-crafted products, and
event organization. ©RIPRODUZIONE RISERVATA
20g de bois. Collezione di piatti in varie
essenze di impiallacciato di legno
con dentellatura realizzata al laser.
Pensati per scivolare sotto i formaggi
come un centrino.
20g de Bois. Collection of plates in
various wood veneers, with laser-cut
fretwork. Conceived for placing under
cheeses, like a more substantial doily.
Carrotage. Bastoncini croccanti di
carota disidratata: un’alternativa sana
agli aperitivi ricchi di grassi e una
rivisitazione estetica della radice
gustosa. Ricerca per Vilmorin.
Carrotage. Crunchy sticks of dried carrot
– a healthy alternative to nibbles rich in
fats and an aesthetic reworking of tasty
root vegetables. Research for Vilmorin.
© HERVÉ TERNISIEN
Diplomata all’ESAD di Reims
(2007) riceve il Grand Prix de la
création della città di Parigi nella
sezione design (2009). Nel suo
ricco ‘menu’ di design culinario
vanta collaborazioni prestigiose
con marchi e istituzioni. Tra essi:
Vilmorin, Nescafé, Hermès,
Häagen-Dazs, La Biennale des
métiers d’art, Sopexa, i Designer’s
Days, il Festival Excentrique,
Danone, il salone internazionale
agroalimentare SIAL.
A graduate at the ESAD of Reims
(2007), she was awarded the
Grand Prix de la Création de la Ville
de Paris in the design category in
2009. Her rich ‘menu’ of culinary
design lists collaborations with
prestigious brands and
institutions. These include:
Vilmorin, Nescafé, Hermès,
Häagen-Dazs, Biennale des
Métiers d’Art, Sopexa, Designer’s
Days, Festival Excentrique,
Danone, and the SIAL
international food exhibition.
The taste of the landscape. Un progetto
di educazione culinaria che presenta
i prodotti e le tradizioni gastronomiche
del Québec, suddivise per aree
geografiche, in una mappa in rilievo.
Realizzato per l’ITHQ del Québec.
The Taste of the Landscape. A culinary
education project presenting the produce
and food traditions of Québec, divided up
into geographic areas on the raised-relief
map. Created for the ITHQ of Québec.
© RENAUD WALD
Dopo il diploma in arti visive
(DNAP) all’ESAD (2002-2004)
spazia dallo studio tipografico
all’intaglio artistico delle
verdure. Per sette anni lavora
cinque giorni alla settimana
nell’ambito del food design
e gli altri due nel mercato
biologico di Parigi: sviluppo
della creatività da un lato e
conoscenza concreta dei
prodotti dall’altro. Vincitrice
di premi internazionali, cura
workshop ed è ideatrice
di installazioni, mostre
ed eventi ‘culinari’.
After obtaining her diploma in
Visual Arts (DNAP) at the ESAD
(2002-2004), her work
experience ranged from a
printing studio to art carvings on
vegetables. For seven years she
worked five days a week in food
design, spending the other two
at the organic market in Paris.
During this period, she developed
not only creativity but also
extensive knowledge of foods.
The winner of several
international awards, she
organizes workshops and
creates installations, exhibitions
and ‘culinary’ events.
Dinner taxigastronomique. Le portate
sono animali imbalsamati, proposti
in un habitat naturale, che nasconde
sapori preparati ad arte. È un progetto
non “pro-vegetariano” ma per dare
consapevolezza alla cucina carnivora.
Dinner Taxigastronomique. The dishes
are stuffed animals, featured in natural
habitats concealing artfully prepared
flavours. Not a “pro-vegetarian” design
but rather an idea to bring awareness
of carnivore cuisine.
© RENAUD WALD
DELPHINE
HUGUET
Ottagono 262 07-08/2013
© RENAUD WALD
42 / FOCUS ON
“Sono nata all’età di 8 anni quando ci siamo trasferiti
a Maule (Cile), nel mezzo di una foresta e di frutteti.
Lì furono nutriti il mio interesse per il design e il
gusto. A casa mi hanno imboccato con i nuovi prodotti
industriali, ma fuori ho imparato a raccogliere dalla
natura. L’ESAD di Reims ha fatto crescere il mio amore
per il design, ma il piacere del gusto è sempre stato
in sottofondo. Molta sperimentazione e la cultura
dell’oggetto e dell’immagine, mescolate con tante
ricerche: le fondamenta alla mia vocazione erano
poste, ma mi rivolsi al settore dei multimedia.
All’epoca, gli insegnamenti sul food design mi
sembravano un po’ vaghi. Dopo la laurea, cercai
di dedicarmi alla grafica, ma tutte le mie idee
riconducevano alle papille gustative. Mi tornava
sempre in mente il pensiero di Marc Brétillot,
confermato anche nei dibattiti con Stéphane Bureaux
sul piacere del gusto e sulla bellezza della materia viva.
Volevo suscitare delle emozioni nelle persone
Ottagono 262 07-08/2013
e la strada più diretta era tramite i cinque sensi.
Ho cominciato a svillupare dei progetti mentre
lavoravo al mercato biologico. Ho imparato tante cose:
le stagioni, le finezze del gusto, che si può annegare
l’ostrica… Così il mio amore per il cibo è aumentato
e anche i miei progetti.”
Cibo e stare insieme; cibo e filiera produttiva; cibo
e preparazione: ha senso parlare di questi connubi?
Tutta la filiera produttiva è importante e incide
sul risultato finale! Viviamo in una società dedita
al divertimento nella quale mangiare è declassato
a un atto basso ma necessario. Abbiamo assistito
a una vera svalutazione di prodotti e processi,
alla standardizzazione dei gusti e della produzione,
alla ricerca del prezzo più basso… e ci siamo
dimenticati le papille gustative! Oggi questa tendenza
comincia a invertirsi. La nostra visione del cibo è
cambiata per la prima volta 60 anni fa: oggi dobbiamo
riflettere sulla diminuzione globale dei terreni
coltivabili, sul crescente aumento di popolazioni
povere. Dobbiamo cercare di produrre cibo
di qualità migliore e valorizzarne il piacere,
cambiando le nostre abitudini alimentari.
FOCUS ON / 43
“I was born at the age of 8, when we moved to Maule
(Chile), in the middle of a forest and orchards.
Here, my interest in design and my taste buds were
nourished. At home, I was force-fed new industrial
products yet outside I learnt to harvest from nature.
ESAD de Reims helped my love of design grow, but
taste remained in the background. A large dose of
experimentation and object and image culture, mingled
with a great deal of research – the foundations to my
vocation were laid, but in the multimedia sector.
At the time the food design teaching seemed rather
obscure to me. On leaving the school, I tried to focus
on graphic design, but the ideas that came to me
all led back to the taste buds. Echoes of Marc Brétillot’s
thoughts kept returning, and these were sealed
through my discussions with Stéphane Bureaux on
the pleasure of taste and the beauty of living matter.
I wanted to touch people emotionally, and the most
direct route was through their five senses. I started
developing projects. Parallel to this I was working
at the organic market. I learnt about the seasons,
about the subtleties of taste, or that an oyster can be
drowned. My love for food design grew, as did my
projects.”
Food and socializing, food and the production chain,
food and its preparation. Is there sense in talking
about these pairings?
All the parts of the food chain are important and make
the difference! We’re living in an entertainment society
where the act of eating is relegated to low but necessary
status. There’s been a real depreciation in products
and processing, a standardization of tastes and
production, a quest for the lowest possible price –
we’ve forgotten the taste buds! Today this curve is
being inverted. We first changed our attitudes to food
60 years ago; now we’re having to take into account
the global shortage of arable land and the ever
increasing poor populations. We have to try to produce
better food and to give new worth to the pleasure
of food, by changing our food habits. ©RIPRODUZIONE RISERVATA
Eat it (I’m just a paper eater).
Sul modello dei Post-it, un blocco di
fogli 100% frutta e 0% zucchero. Creato
per il programma France Culture ‘Hors
le murs’ del quale è risultato vincitore.
Sotto, Fumfum. Un oggetto, da porre al
centro della tavola per affumicare i cibi,
basato sulle proprietà naturali di certi
legni di fare fumo senza incenerirsi.
Ideato per i Designer’s Day Gaggenau.
Eat It (I’m just a Paper Eater). Inspired by
the Post-it pad, it is a block of 100% fruit
- 0% sugar sheets. Made for the France
Culture ‘Hors le murs’ programme, where
it won first prize. Below: Fumfum. A table
centrepiece for sharing and smoking
foods. Based on the natural properties
of certain woods that give off smoke
without catching fire. Created for
the Gaggenau Designer’s Days.
44 / FOCUS ON
Ottagono 262 07-08/2013
Rural road. Il progetto, per ridare vita
all’industria della carne, utilizza grafica,
forme di packaging e comunicazione
strategica per educare il consumatore
all’inserimento positivo della carne
nella propria dieta alimentare.
Rural Road. The project gives new
input to the meat industry through
use of graphics, packaging forms
and communication strategies that
educate consumers to the benefits
of meat within their diet.
JIM
BOGENRIEF
Dopo il BA in sociologia e lo
sviluppo imprenditoriale e di
brand di un’azienda del settore
abbigliamento, riconosce
la sua passione per il design
e consegue il BA in Graphic
Design all’Art Center College
of Design. Oggi è un designer
‘full time’ in una società di
consulenza per la comunicazione
e il brand design dove si occupa
di identity design, user
experience e user interface
design, oltre che di packaging.
After a BA in Sociology and the
business development of a label
for an apparel company, he
recognized his passion for design
and enrolled for a BA in Graphic
Design at the Art Center College
of Design. Today he is a full-time
designer for a consultancy
company in the communication
and brand design sector, and
focuses on identity design, user
experience and user interface
design, as well as packaging
design.
Rural Road ha suscitato molte più attenzioni di altri
miei progetti e questo credo sia dovuto a ciò che
comunica: mette in luce un argomento rimasto in
ombra. In un supermercato americano, se giri nella
corsia delle carni si vedono vaschette di polistirolo
contententi cibi sanguinanti. Non si è certo indotti
ad avere voglia di acquistarli, soprattutto se il cliente
è già in dubbio sul prodotto. Il packaging attuale non
fornisce informazioni sugli alimenti che vorremmo
mangiare, sulle loro proprietà nutritive, sui benefici
del prodotto in generale. Credo che Rural Road abbia
avuto successo perché fornisce queste informazioni,
accompagnate da un design trasparente e originale.
Io guardo il cibo attraverso tre ‘lenti’: l’alimento stesso,
gli strumenti usati per prepararlo e le persone
coinvolte. Rural Road è incentrato sul cibo, The Shop
sulle sue modalità di preparazione mentre il progetto
d’acqua BOSO si focalizza sulle persone ‘dietro le
quinte’. Il primo contatto con questo modo diverso
di pensare è avvenuto nel corso di una lezione di design
per la sostenibilità: il design era considerato ponendo
in primo piano una profonda analisi introspettiva.
Superava di gran lunga l’attenzione principale per
l’estetica e si focalizzava più sul messaggio che sul
progetto stesso. Designmatters mi ha spinto a
riflettere sull’impatto sociale del design come un
mezzo per arrivare a una migliore comprensione
del problema. Per me, questa è la strada più diretta
per una comunicazione chiara e pertinente. Studiare
all’Art Center è un’esperienza unica e contagiosa,
perché la competizione con persone che lavorono sodo
come te stimola all’umiltà. Ho imparato che c’è sempre
spazio per il miglioramento e in questo aiuta ricevere
gratificazioni durante il percorso. Mi sono laureato
al culmine del mio sviluppo personale e il periodo
trascorso all’Art Center è servito a darmi fiducia sugli
obiettivi da raggiungere nella mia vita professionale,
risolvendo sfide e inseguendo risultati significativi.
(Intervistato da Muireann McMahon, ricercatrice Designmatters)
{ FOOD }
Ottagono 262 07-08/2013
FOCUS ON / 45
ART CENTER
COLLEGE OF DESIGN,
PASADENA, CA,
UNITED STATES
Rural Road. Soluzioni di packaging
che ripensano l’etichetta, le specifiche
del prodotto e propongono una ricetta
per cucinare in modo corretto le carni.
Rural Road. Packaging solutions
that rework labelling and product
details while also featuring recipes
for cooking meat correctly.
My Rural Road project has received significantly more
attention than any other of my projects and I think
this is because of what it communicates: it sheds light
on an unexposed area. If you walk up the meat aisle
in an American grocery store, you see bloody meat
in a Styrofoam tray. There’s very little appeal, especially
for someone already skeptical about the product.
The current packaging doesn’t offer any information
about what you’re eating, the nutrients in the product,
or even the general benefits. I believe Rural Road
was successful because it provided that information
through a novel transparent design. I view food
through three lenses: the food, the utensils used to
make it, and the people involved. Rural Road is about
the food, The Shop is about the making of the food,
and the BOSO water project is about the people
behind the food. My first exposure to this different
way of thinking was through a Design for
Sustainability class, where design was taken to
a far more introspective level. It went beyond the
traditional focus on aesthetics and into a mind-set
that placed ‘design’ as secondary to message.
Designmatters challenged me to think about social
impact design as a way to gain a better understanding
of a problem. For me, this offers the most direct path
to clear and relevant communication. The Art Center
experience is unique and contagious because it’s
humbling to compete with people who work as hard as
you do. I learned there’s always room for improvement,
but with plenty of reward along the way. I graduated
at the height of my own personal development.
My Art Center education has given me the perspective
and confidence to pursue challenging and rewarding
goals in my professional life. ©RIPRODUZIONE RISERVATA
(interviewed by Designmatters Scholar in Residence Muireann McMahon)
OTHER PROJECTS
Rural road. La grafica, che emerge
sul packaging trasparente, è studiata
per evidenziare le indicazioni
nutrizionali dei vari tipi di carne e
fornire informazioni alimentari corrette.
Rural Road. The graphics, on transparent
packaging, have been developed to
highlight the nutritional values of the
various meats and to provide accurate
information regarding diet.
Lather. Per un forte richiamo visivo
al mondo del fai da te, l’etichetta
sceglie lo ‘stile country’ con un
carattere tipografico graziato
e il colore cuoio. A destra.
Epson, progetto di rebranding.
Lather. With striking visual echoes
of the DIY realm, this labelling opts
for a ‘country style’, with embellished
graphics and the colour of leather.
Right. Epson, a re-branding project.
Istituito nel 1930, è leader
a livello mondiale nella
formazione professionale
relativa alle arti e al design.
L’ateneo propone programmi
di laurea e post-laurea, oltre a
corsi aperti al pubblico (non di
laurea), per tutte le età e di
vari livelli. Noto per il rigore
professionale e i legami con le
aziende del settore, l’Art
Center è la prima scuola di
design a essere riconosciuta
dalle Nazioni Unite come
Organizzazione Non
Governativa (ONG). Tramite il
dipartimento Designmatters
offre agli studenti opportunità
di creare progetti per le
agenzie umanitarie e senza
scopi di lucro di tutto il mondo.
Dalla fondazione, gli studenti
della scuola si sono distinti
nell’ambito della cultura
popolare, degli stili di vita e
delle tematiche sociali .
Established in 1930, Art Center
College of Design is a global
leader in art and design
education, offering graduate
and post-graduate degree
programmes, as well as
non-degree public courses for
all ages and levels .Renowned
for its professional rigour and
ties to industry, Art Center is the
first design school to receive
Non-Governmental
Organization (NGO) status from
the United Nations.Through its
Designmatters Department,
Art Center provides students
with opportunities to create
design-based solutions for
humanitarian and non-profit
agencies around the world.
Since its founding, Art Center
alumni have had a profound
impact on popular culture, the
way we live and important
issues in society.
www.artcenter.edu
46 / FOCUS ON
Ottagono 262 07-08/2013
Ottagono 262 07-08/2013
ENTLO.1A
Nasce a Barcellona nel loro
appartamento da studenti
(il nome deriva dall’indirizzo),
‘complice’ ELISAVA dove Gerard
Tejero López (1986) consegue il
BA in design (specializzazione
Prodotto) e Carlos Toledo Peñas il
master in international Business
G.S.D (specializzazione Graphic
Design). Dal 2009 lo studio, in un
nuovo indirizzo, si è evoluto e con
lo slogan ‘Not made in China’
organizza sinergie e workshop
con artigiani e professionisti.
This team emerges from a student
flat in Barcelona (the name comes
from the address), with ELISAVA
as ‘accomplice’: Gerard Tejero
López (born 1986) studied there
for his BA in Design (specialization:
Product Design), as did Carlos
Toledo Peñas, for his MA in
International Business
(specialization: Graphic Design).
Founded in 2009 and with new
premises, the studio has evolved
and has adopted the slogan ‘Not
made in China’, organizing
partnerships and workshops with
craft and design professionals.
Da sinistra. 1er plat: per raccogliere
l’ultimo cucchiaio di zuppa o brodo
senza piegare il piatto. 2on plat:
pensato per consentire di sorbire
in maniera ‘ortodossa’ un liquido.
3er plat: con queste forme non serve
il pane per terminare la pietanza.
From left. 1er Plat: for scooping up
the last spoonful of soup without
tilting the dish. 2on Plat: designed
for drinking liquids ‘politely’. 3er Plat:
the dish shape means bread is not
needed for finishing off the food.
In basso. Taça, una tazza che non
teme le dimensioni del biscotto
da inzuppare al suo interno.
Below. Taça, a cup for comfortably
dunking even the biggest biscuits.
{ FOOD }
Qual è la relazione tra il cibo e il vostro paese
di origine?
Siamo spagnoli e in più catalani! Adoriamo mangiare
e cucinare, come tutti qui a Barcellona. Facciamo
qualunque cosa per potere mangiare con gli amici.
Il ruolo sociale del cibo ci rende quello che siamo:
di mente aperta, cordiali, cosmopoliti.
Quando avete avuto modo di progettare nel mondo
del cibo, della cucina o della tavola, da dove siete
partiti?
Abbiamo cominciato con i piccoli ostacoli quotidiani
da superare, e sviluppiamo continuamente questo
aspetto. Crediamo che più comuni e ordinarie sono
le interazioni con gli oggetti, tanto maggiore sarà
l’empatia suscitata nell’utente. E il fatto che tutti
mangiano ma non tutti cucinano potrebbe essere
una delle ragioni per cui dedichiamo più attenzioni
al cibo e alla tavola in qauesto periodo.
Nel tuo lavoro, qual è il peso tra creatività
e management?
Dipende dal periodo dell’anno. La primavera
è la stagione in cui affrontiamo più che altro questioni
di produzione, in cui l’organizzazione e l’analisi dei
costi sono le più presenti. L’estate significa pensare
alle fotografie, alle campagne di design e alla ricerca
di clienti. È la stagione più rilassante e possiamo
dedicarci alla creatività. L’inverno: argomento
Natale e i progetti di vendita che a volte finiscono
nel nulla. In ogni caso, le attività quotidiane
dello studio si svolgono in un ambiente informale,
dove la creatività pervade ogni azione.
Nel vostro lavoro professionale, avete avuto modo
di sperimentare nuove tecnologie e materiali?
Sì, spesso! Abbiamo un nostro laboratorio, dove
possiamo sporcarci le mani; l’usiamo per realizzare
in piccole quantità alcuni nostri progetti.
Questo ci ha permesso di esplorare i materiali
e di produrre oggetti nuovi. Per quanto riguarda
le tecnologie, collaboriamo con il dipartimento
dell’apprendimento online della UOC; facciamo
sperimentazione con Raspberry (un dispositivo
open source) per migliorarne l’uso (con strumenti
interattivi collegati online all’Università) riguardo
alla formazione a distanza degli studenti.
What relationship is there between food and your
country of origin?
We’re Spanish and Catalans! We love eating and
cooking, like everybody else here in Barcelona.
We do whatever’s needed to eat with friends.
The social role food plays is what makes us what
we are: open-minded, sociable and cosmopolitan.
OTHER PROJECTS
Escondido. La federa del cuscino
prevede una tasca per riporvi il
pigiama.
Escondido. This pillowcase also has
a pocket for hiding away pyjamas.
FOCUS ON / 47
When you first had occasion to design for the food,
table or kitchen world, where did you set out?
We started by looking at the small everyday obstacles
to overcome, and we’re constantly developing on this.
We believe that the more common and routine
interaction with objects becomes, the stronger the
empathy aroused in the users will be. And the fact
that everybody eats but not everybody cooks may
be one of the reasons why we’re focusing more
on food and the table right now.
In your work, how’s your time divided between
creativity and management?
It depends on the time of year. Spring’s the season
when we mainly deal with production issues, where
organization and cost analysis are most important.
Summer means photographs, design campaigns,
and looking for customers. This is a more relaxed
season and we can focus on creativity.
Winter: Christmas campaigns, where some sales
management work can also be wasted. Nevertheless,
all the day-to-day studio operations are carried out
in an informal environment, where creativity
permeates every action.
Has your work given you the chance to explore new
materials and technology?
Yes, a lot! We’ve got a workshop for getting our
hands dirty – we use it for making short runs of some
of our designs. This has allowed us to experiment
with materials, producing new objects. Technologically,
we’re working with the e-learning department at the
Open University of Catalonia, experimenting with
Raspberry (an open-source device) to improve its use
(with interactive tools linked on-line to the university)
by students in distance education. ©RIPRODUZIONE RISERVATA
ELISAVA SCHOOL
OF DESIGN
AND ENGINEERING,
BARCELONA, SPAIN
È una delle principali scuole
in Europa. Pioniere negli studi
di design e ingegneria,
la scuola è affiliata
all’Universitat Pompeu Fabra
e ha più di 2.000 studenti
provenienti da tutto il mondo.
ELISAVA propone corsi di
laurea in Design, Ingegneria
e Design industriale, oltre
a un Master in Design e
comunicazione. L’offerta
formativa include altri
Master e corsi post-laurea
in Grafica e comunicazione,
Moda, Product design, Interior
design e architettura,
Strategie di design
e management.
È nel cuore di Barcellona.
ELISAVA is one of the top
schools in Europe. A pioneer
in design and engineering
studies, it is affiliated to
Pompeu Fabra University,
and counts over 2,000
students from all over the
world. The School offers
courses such as degrees
in Design, in Engineering
or in Industrial Design, as well
as an Official Master’s Degree
in Design and Communication.
Other Master’s and
Postgraduate Degrees offered
are in Graphic Design and
Communication, Fashion
Design, Product Design, Space
Design and Architecture, and
Design Strategy and
Management. ELISAVA is in
the heart of Barcelona.
www.elisava.net
48 / FOCUS ON
Ottagono 262 07-08/2013
FOCUS ON / 49
Aqua Jar per Balvi. Per trasformare
in caraffa qualsiasi bottiglia in Pet.
Aqua Jar for Balvi. For converting any
PET bottle into a jug
GR INDUSTRIAL
DESIGN
Lo studio fondato da Adrià Guiu
e Iñaki Remiro (2005), con sede
a Barcellona, propone soluzioni
su misura ad ampio raggio:
strategia, design management,
prodotto, architettura, packaging
e design sostenibile. I designer
condividono una tappa formativa
all’ELISAVA. Il primo: Industrial
Product Design BA e master in
Industrial Design Engineer, il
secondo: Engineering &Designing
BA (specializzazione Packaging
and Habitat).
Based in Barcelona, this studio set
up by Adrià Guiu and Iñaki Remiro
(in 2005) offers custom-made
solutions in a broad range of
sectors: design management,
strategy, product design,
architecture, packaging and
sustainable design. The pair both
trained at ELISAVA: Guiu
completed a BA in Industrial
Product Design and a Master’s in
Industrial Design Engineering;
Remiro a BA in Engineering &
Designing (specialization in
Packaging and Habitat).
Ottagono 262 07-08/2013
In Spagna, quando non stiamo mangiando parliamo
di cibo. La gastronomia è un piacere radicato e
condiviso da tantissime persone. Il gran numero di
ristoranti spagnoli rinomati in tutto il mondo è
un’ulteriore testimonianza dell’importanza del tema
per la nostra società. Ci piace mangiare, cucinare e
parlare di cibo. Per queste ragioni non è strano che
tanti designer siano attratti dall’idea di unire queste
passioni nazionali per creare prodotti collegati al
cibo rispetto a un momento definito. È anche il
nostro caso. Sarebbe difficile ricordarsi la prima
volta che abbiamo abbinato il design al cibo, forse
era ancora prima di frequentare il corso di laurea.
Dal punto di vista professionale, Aqua Jar è uno dei
nostri primi progetti per la tavola. Da allora, la
nostra filosofia – funzione, forma ed emozione – ci
ha assicurato una presenza attiva in questo settore.
La competenza nell’ambito del design è cresciuta in
modo significativo da quando abbiamo deciso di
{ FOOD }
aprire una nostra attività. Anche se avevamo già
esperienze, acquisite negli impieghi precedenti,
abbiamo fondato Gr Industrial Design poco dopo
l’università e imparato tanto durante il percorso.
Gestire lo studio e avere un punto di vista nuovo
e innovativo costituisce un equilibrio con il quale
ci troviamo sempre più a nostro agio. È bello crescere
come designer creativi e imprenditori, è un’avventura
piena gratificazioni e sfida. L’ultima è stata
l’internazionalizzazione dello studio: abbiamo iniziato
tre anni fa e raggiunto già risultati importanti, come
le collaborazioni con brand rinomati (Lamy, Joseph
Joseph, Emsa) o la prossima apertura di un ufficio
a Londra. In questo periodo stiamo ridefinendo
sia il nostro team sia la comunicazione per poter
offrire la nostra filosofia e metodologia alle aziende
che intendono migliorare i loro prodotti. Come
siamo soliti dire: “Noi lo facciamo con la logica
e la semplicità”.
In Spain, when people are not eating, they’re talking
about eating. Gastronomy is a well-rooted pleasure
that lots of people enjoy. The great number of
Spanish restaurants well-known worldwide is
a good example of the importance food has in our
society. We like eating, we like cooking, and we like
talking about food. For this reason, it’s not strange
that many designers have a soft spot for bringing
together national passions and create products
related to food in a precise moment. This is also our
case. It would be difficult to remember when we first
paired design and food – perhaps it was even before
we started studying design. Professionally, Aqua Jar
was one of our first projects in tableware. Since then,
our philosophy of Function, Form, and Emotion
has kept us firmly linked to this realm. Our design
experience has grown greatly since we decided
to found our own studio. Although we already
had experience through our previous jobs, we set up
soon after college, and we’ve
learned many things along the
way. Managing the studio and
having a fresh and innovative
point of view is an equilibrium we find
ourselves more and more comfortable with.
We enjoy growing as creative designers and
businessmen – it’s a great adventure full of
challenges, and rewards. The last one we faced
was internationalizing the studio. Three years have
gone by since we embarked on it, and we’ve already
achieved some important results, such as working
for brands of the calibre of Lamy, Joseph Joseph,
and Emsa, or an office opening soon in London.
We’re adapting both the team and communication
to be able to offer our philosophy and method to
any company wishing to improve its products.
As we like to say: “We do it logical and simple.”
7 Capital Sins. Il ‘giocoso’ dessert
creato in collaborazione con il
ristorante spagnolo Mugaritz è una
‘Torre di Babele’ che nasconde 7
peccati al cioccolato.
7 Capital Sins. This ‘playful’ dessert
created in conjunction with the Spanish
restaurant Mugaritz is a ‘ Tower of Babel’
concealing 7 chocolate sins.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
OTHER PROJECTS
Dome per Iris. Nasce dallo studio delle
abitudini alimentari legate al trasporto
del cibo da un posto all’altro. A destra.
PA-220 per Fervick. Collezione di
utensili, in poliammide e fibra,
resistenti alle alte temperature.
Dome for Iris. This emerges from the
study of eating habits connected with
transporting food from one place to
another. Right. PA-220 for Fervick.
Collection of polyamide and fibre utensils
resistant at high temperatures.
Shoji per Vidriera del Cardoner. Un
divisorio in vetro colorato, ispirato alle
case tradizionali giapponesi. ll testo
poetico in braille inciso, oltre a
esprimere la sua specifica funzionalità,
accentua la scoperta del senso tattile.
Shoji for Vidriera del Cardoner. A coloured
glass partition, inspired by traditional
Japanese houses. The poetic text
inscribed in Braille not only expresses
its purpose but also coaxes exploration
of the sense of touch.
Otto, autoproduzione. I concetti di
funzione, forma ed emozione trovano
una sintesi elegante nello sgabello che,
sebbene tragga ispirazione dalle
lavorazioni artigianali, è realizzato con
l’impiego di moderne tecnologie.
Otto, self-produced. The concepts
of form, function and emotion come
together with style in this stool. Although
inspired by crafting techniques, it is
made using modern technology.
50 / FOCUS ON
Ottagono 262 07-08/2013
Ottagono 262 07-08/2013
FOCUS ON / 51
Quasi tutti i miei prodotti sono sviluppati per
il mercato globale. Mi piace progettare per i brand
internazionali anche se lo sviluppo del prodotto
è più complesso, a causa del numero maggiore
di aspetti da considerare. In ogni caso nella
progettazione è necessario considerare anche
il punto di vista locale.
THALIA
SCHUSTER
Nata a Villingen-Schwenningen
(1982), in Germania, ha studiato
product design all’HgG dove dal
2011 insegna industrial design.
Anche durante gli studi ha
lavorato per marchi internazionali
del settore cucina e arredo, tra cui
IKEA e Duravit. Svolge la sua
attività professionale al
dipartimento di design di WMF
Group dove progetta prodotti. Ha
ricevuto riconoscimenti e premi
per i suoi lavori.
Born in Villingen-Schwenningen,
Germany, in 1982, she studied
Product Design at the HfG and has
been teaching Industrial Design
there since 2011. Also while
attending college she worked for
several international brands in
kitchens and furnishings,
including IKEA and Duravit. She
now practises as product designer
at the design department of WMF
Group. She has received various
awards and recognitions for her
designs.
Passion per Leicht. L’elemento
divisorio-cucina ha forme morbide,
ispirate dalla geometria organica: un
mix di versatilità funzionale e aspetto
estetico caldo e intimo.
Passion for Leicht. This kitchen/
partitioning unit features soft shapes
inspired by organic contours: a mixture
of functional versatility and warm
inviting aesthetics.
Blocchi coltelli per WMF. Studiati per
occupare poco spazio sul top cucina.
Nel set Joy i coltelli sono riconoscibili
dal colore del manico senza bisogno
di estrarli dalla base.
Knife blocks for WMF. Designed to take
up little space on the worktop. The knives
in the Joy set can be recognized by
handle colour, without pulling them out.
Qual è la relazione tra il cibo e il tuo paese
di origine?
Attualmente in Germania assistiamo a una grande
attenzione per la cultura del cibo; una valanga di
libri di cucina e di trasmissioni televisive sottolinea
l’attrazione per l’argomento. È un trend sociale
particolarmente interessante per i designer, perché
può stimolare nuovi approcci per lo sviluppo dei
prodotti. Il numero crescente di ‘chef’ che cucinano
per hobby ha incrementato la richiesta di oggetti
per la preparazione del cibo e per la tavola.
Quando hai avuto modo di progettare nel mondo
del cibo, della cucina o della tavola, da dove sei
partito?
Ho sempre cercato di focalizzarmi sul consumatore
e sui suoi comportamenti. Per me è fondamentale,
lo considero una sfida creativa: progettare un
oggetto che soddisfi i bisogni senza dimenticare
funzionalità ed estetica. Il prodotto deve anche
avere valore per l’utente e la progettazione,
superando le tendenze contemporanee, mettere
in luce gli aspetti sociali, andando oltre i criteri
di acquisto razionale o emotivo.
Cibo e stare insieme; cibo e filiera produttiva;
cibo e preparazione: ha senso parlare di questi
connubi?
Certamente, ma camberei la sequenza degli
abbinamenti e aggiungerei la parola ‘qualità’.
La filiera è inevitabilmente responsabile della
qualità dei cibi e un eccellente preparazione del
prodotto influisce direttamente sui risultati
di una cena da godersi con gli amici, per esempio.
Ritieni di parlare un linguaggio globale
o di essere l’espressione di una cultura locale?
What relationship is there between food and your
country of origin?
We’re currently experiencing a marked food-culture hype
in Germany. The flood of cookbooks and dinner shows
underlines the constant interest in the subject. This
social trend is especially exciting for designers, as it
can stimulate new approaches for the development of
products. With the increasing number of hobby chefs,
the demand for products regarding food preparation
and tableware also rises.
When you first had occasion to design for the food,
table or kitchen world, where did you set out?
I’ve always striven to focus on consumers and their
behaviour. I see it as essential in what I consider a
creative challenge: designing products that satisfy needs
and demands while also ensuring good functionality
and aesthetics. The product must have value for the
customer. In order to overcome the greed slant of
products today, design must stretch beyond rational
and emotional buying criteria, and pivot on social
aspects too.
Food and socializing, food and the production chain,
food and its preparation. Should we be making these
pairings?
Certainly. But I would change the sequence of the
pairings, and add the expression ‘quality’. The production
chain is inevitably responsible for the quality of food,
and high quality in prepared products influences the
food results served at a nice dinner with friends.
Do you speak a global language or do you see your
work as the expression of local culture?
Almost all my products are developed for the global
market. I enjoy designing for international brands, even
if product development is more complex due to the
greater number of considerations. Though my products
speak a global language, the local perspective is also
taken into account during the design process.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
THE UNIVERSITY
OF DESIGN
SCHW BISCH GM ND
(HFG), SCHW BISCH
GM ND, GERMANY
Sway per Auerhahn. Zuccheriera
e bricco per il latte in accaio inox.
La geometria dei tagli asimmettrici
compone eleganti forme scultoree.
Sway for Auerhahn. Sugar bowl and milk
jug in stainless steel. The geometrics
of the asymmetric lines create stylish
sculptural forms.
Vinoteca per Auerhahn. La collezione
di accessori per gli appassionati di vini,
che richiedono alti standard qualitativi,
si sviluppa intorno ai temi: apertura,
servizio e conservazione. Sintesi di
funzionalità ed eleganti linee estetiche.
Vinoteca for Auerhahn. This accessories
collection for wine enthusiasts
demanding high quality standards
develops on uncorking, serving and
conserving. A concentration of
practicality and elegant lines.
L’università sviluppa un
approccio generalista per
incoraggiare un lateral
thinking che attraversa una
vasta gamma di discipline,
dalla comunicazione ai
sistemi di prodotto e al design
sostenibile, per spingere
il designer ad agire come
critico, mediatore e
sviluppatore. Intensivi,
interdisciplinari ed elemento
distintivo della HfG, i corsi
preparativi (design interattivo,
design della comunicazione,
product design, design della
comunicazione e
pianificazione, pianificazione
e progettazione del prodotto)
costituiscono una base solida
per lo sviluppo di competenze
creative nella progettazione
e per costruire un portfolio
di metodologie, esperienze
estetiche e tecniche.
The University has a
generalist approach aimed
at encouraging lateral thinking
across a wide spectrum,
from communication to
product systems and
environmental design,
while driving the designer
to the forefront as a critic,
mediator and developer.
Intensive and inter-disciplinary
foundation studies are the
HfG hallmark. The foundation
studies (interaction design,
communication design,
product design,
communication and planning
design, product planning
design) establish a firm basis
for creative competence in
design activities and build a
reliable repertoire of methods,
aesthetic experience and
techniques.
www.hfg-gmuend.de
52 / FOCUS ON
Ottagono 262 07-08/2013
NORA
DAINTON
Frequenta la FHNW (2001-2005)
dove si diploma in industrial
design. All’interno dello stesso
istituto diventa lecturer nel 2010.
Perfeziona la sua formazione con
il master of Arts in Design
(2009-2011) all’accademia
Master Studio Design di Basilea.
La sua esperienza lavorativa si
concretizza, oltre che
nell’insegnamento, nel suo studio
professionale nmj, aperto nel
2006, con lavori di design,
fotografia e grafica.
She attended the FHNW
(2001-2005), graduating in
Industrial Design, and joined the
same school as lecturer in 2010.
She furthered her education,
at the Master Studio Design
academy in Basel, with an MA
in Design (2009-2011). Besides
teaching, she also practises
as a designer, photographer
and graphic designer at her own
studio, nmj, which opened in 2006.
hot & cold. Le tazzine sono in
porcellana, materiale isolante in grado
di conservare il calore e il fresco.
Un anello rimovibile in feltro colorato,
cucito dalla stessa designer, serve a
preservare le dita dalle scottature.
I pezzi sono prodotti da una manifattura
ceramica svizzera impegnata nel
reinserimento di persone da lungo
tempo disoccupate. Sotto a destra.
La tazzina per il caffè è un
ampliamento della collezione.
hot & cold. These mugs are in porcelain
– an insulating material keeping
contents hot or cool. A removable
coloured felt ring, sewn by the designer
herself, protects fingers from scalding.
The pieces are made by a Swiss
ceramics manufacturer committed
to the re-integration of the long-term
unemployed. Below right. A coffee cup
extends the collection.
Che studi hai fatto e come hanno influito sulla
tua carriera?
Ho studiato design industriale alla FHNW in Svizzera,
e il percorso svolto mi ha introdotto a una vasta
gamma di pratiche professionali e conoscenze
teoriche. La formazione mi ha guidata a tradurre
nei vari progetti le capacità acquisite e a lavorare
all’interno di reti interdisciplinari. Come designer
e fotografa libera professionista, mi imbatto in
problemi di diverso tipo, i quali richiedono una
varietà di competenze. Credo che la FHNW mi
abbia preparata bene ad affrontare ogni situazione.
Cosa hai fatto dopo la laurea?
Ho fondato il mio brand, nmj design, e progettato
il primo lavoro ‘hot & cold’. L’esito è stato una tazza
che ha avuto successo sul mercato, così ho proseguito
ampliando questa linea con un’altra serie di prodotti.
Cosa ha ispirato la tua progettazione?
‘Basic Tools’ era il titolo del mio progetto di laurea.
Ho capito che servono solo sette strumenti
multifunzione per cucinare. Mi sono chiesta spesso
Ottagono 262 07-08/2013
nel corso del processo: “Quale ulteriore funzione
potrei considerare?”. Un altro aspetto importante
sono stati i materiali. Questi fattori mi hanno spinto
a concepire un prodotto semplice che gioca con
i materiali e le funzionalità. L’obiettivo era di
sviluppare un oggetto dalla progettazione fino
alla produzione e di produrre in modo ecologico.
A quali progetti lavori in questo momento?
Disegno per varie aziende; faccio di tutto, dai
logo ai materiali commerciali. Attualmente sto
elaborando il packaging in cartone per un’azienda
farmaceutica. Collaboro anche a un progetto
di Fructus per proteggere alcune varietà di alberi
da frutta: sviluppo
i pannelli informativi per il giardino espositivo.
Perché hai deciso di fare un Master?
Avevo lavorato in ambito didattico e da qui è iniziato
il mio interesse per il settore. Così ho preso il
diploma nazionale di insegnamento, ma volevo
dedicarmi in modo più specifico e approfondito
a queste tematiche. Nel 2009 mi sono iscritta
a un master in Arte e design, con specializzazione
nell’Insegnamento del design.
What did you study and how has it influenced your
career?
I studied Industrial Design at the FHNW. Here I was
introduced to a broad selection of working skills and
conceptual knowledge. I was trained to translate the skills
learnt into different projects and to work within
interdisciplinary networks. As a self-employed designer
and photographer, I encounter many different problems
requiring various types of expertise. I feel I have been
well equipped for this.
What did you do after you finished your degree?
I set up my own label, nmj design, and started out with
a project called ‘hot & cold’. The resulting mug sold well,
so I developed another branch of products for the range.
What inspired you to design?
‘Basic Tools’ was the title of my graduation project.
Seven multi-purpose items turned out to be all you need
to cook. A frequent question in the design process was
“What additional purpose can it serve?” Materials was
also a focus point. These aspects inspired me to conceive
a simple product, one playing with materials and
function. My goal was to create an item from design
to production, and to make ecologically.
What projects are you working on at the moment?
I design for various companies, everything from logos
to business material. I’m currently developing cardboard
packaging for an IVD & pharma company. I’m also
involved on a project by Fructus, which preserves
varieties of fruit tree: I’m developing the tree labelling
for the exhibition garden.
Why did you decide to do a Master’s?
I’d had various jobs in education, which stirred my
interest in the field. So I studied for my federal Teaching
certificate, but wanted to focus more specifically on my
sector. In 2009 I decided to do an MA in Arts and Design,
specialized in Teaching Design. ©RIPRODUZIONE RISERVATA
conversazione con Werner Baumhakl, professore HGK/FHNW
conversation with professor Werner Baumhakl, HGK/FHNW
{ FOOD }
A sinistra e pagina a fianco in alto.
Basic Tools, tesi per il diploma,
sviluppata in team project con Monika
Hügi-Korkutt. Sette oggetti in materiale
ceramico compongono il set
multifunzione dalle forme compatte per
stili di vita nomadi e spazi ridotti.
Left and top of next page. Basic Tools.
Graduation project, developed in
conjunction with Monika Hügi-Korkutt.
Seven ceramic items make up the
multi-purpose set featuring compact
forms, for on-the-move lifestyles and
minimal spaces.
FOCUS ON / 53
OTHER PROJECTS
‘Design your World’. Il workshop,
che si svolge dal 2010 alla FHNW,
dà ai partecipanti l’opportunità di
sviluppare concretamente un loro
progetto di design. Il concept del
seminario è contenuto nella tesi
della designer ‘Teaching Design’.
‘Design your World’. Staged at the FHNW
since 2010, this workshop gives
participants the chance to realistically
develop their design projects. The
seminar concept is included in the
designer’s thesis, ‘Teaching Design’.
ACADEMY OF ART
AND DESIGN FHNW,
AARAU,
SWITZERLAND
L’Accademia FHNW
raggruppa diverse discipline
delle arti e del design. Con
sette programmi di laurea e
quattro di Master
rappresenta una poliedrica
comunità di istruzione,
formazione e ricerca. Design
industriale, Moda, Belle arti,
Comunicazione visiva, Design
post-industriale, Formazione
di docenti nelle arti e nel
design sono tutti programmi
che sviluppano un equilibrio
costruttivo fra pratica e
teoria. La scuola ha l’obiettivo
di affrontare le questioni
sociali importanti con una
visione impegnata e ha
stabilito un dialogo attivo e
continuativo con altre
Università in Svizzera, in
Europa e all’estero.
The FHNW Academy of Art
and Design brings together
several art and design
disciplines. With seven
Bachelor and four Master
degree programmes, it forms
a multi-faceted learning,
teaching and research
community. Industrial Design,
Fashion Design, Fine Arts,
Visual Communication,
Post-industrial Design, and
Teacher Training for Arts and
Design – all of which provide a
constructive balance between
practice and reflection. The
school aims to deal with
relevant social issues, all with
a higher purpose, and keeps
up exchange with other
universities in Switzerland,
other European countries and
overseas.
www.fhnw.ch/hgk
Ottagono 262 07-08/2013
© MICHÈLE BOLLIGER
54 / FOCUS ON
{ FOOD }
© MICHÈLE BOLLIGER
Dopo avere conseguito il BA in
industrial design all’HGK FHNW
(2008-2011) fa pratica all’interno
di studi professionali nell’ambito
dell’interior design. Nel 2012
crea l’etichetta aaro rivolta alla
realizzazione di arredi, connubio
di design e lavorazione
artigianale. Nel 2013 fonda il
proprio marchio ‘Philipp Schuler
Product Design”. Ha ricevuto
numerosi premi e
riconoscimenti.
After completing his BA in
Industrial Design at the HGK
FHNW (2008-2011), he accrued
experience in the interior design
sector, working with professional
studios. He set up the aaro label
in 2012, for the creation of
furnishings combining a design
slant with hand-crafted
production. In 2013 he
established his own brand,
Philipp Schuler Product Design.
He has received numerous
awards and recognitions.
© MICHÈLE BOLLIGER
PHILIPP
SCHULER
Cibo e stare insieme; cibo e filiera produttiva; cibo
e preparazione: ha senso parlare di questi connubi?
I designer devono porsi esattamente questa domanda
se vogliono progettare un prodotto intelligente,
efficiente e con un buon rapporto qualità-prezzo;
devono pensare alla società e non solo a soddisfare le
proprie esigenze. Buon design significa creare prodotti
che diminuiscono il lavoro o facilitano l’utilizzo da
parte dell’utente. La progettazione e la produzione
si perfezionano tramite piccoli adattamenti, mentre
le buone combinazioni di forme, colori e materiali
comunicano estetiche attraenti.
Cibo e stare insieme
Esistono un cibo razionale e un mangiare emotivo.
È fast food razionale quando hai poco tempo e devi
correre in ufficio, è mangiare emotivo quando si è in
compagnia e si vuole condividere un pasto insieme.
Cosa c’è di meglio di una festicciola con gli amici per
gustare una fonduta, una raclette o una grigliata? È il
designer che dovrebbe creare gli oggetti necessari per
farlo: strumenti facili da maneggiare, funzionali e con
linee accattivanti. Idealmente, il designer collabora
con il produttore per generare un nuovo mercato.
Cibo e filiera produttiva
La filiera deve essere efficace e igienica; il percorso dal
campo alla tavola il più corto possibile. Il compito del
progettista è particolarmente rilevante nel settore del
packaging; può determinare l’acquisto o meno.
Cibo e preparazione
È qui che troviamo il potenziale più grande per il
varia duo per aaro. Un tavolo
allargabile in un attimo. Tirando il
top, la superficie si amplia di 30 cm
grazie a un pannello inserito nella
struttura. La dimensione giusta per
condividere il piacere di una raclette
o una fonduta in 10 persone.
varia duo for aaro. A table that opens
out in an instant. By pulling the
tabletop, it extends by 30 cm, thanks
to a concealed panel. Just the ‘right’
size for enjoying a cosy raclette or a
fondue for 10 people.
Ottagono 262 07-08/2013
FOCUS ON / 55
designer nell’industria alimentare. Soprattutto negli
utensili manuali, segmento in cui il cuoco e la
maneggevolezza sono centrali. Le fasi della
preparazione e le procedure si possono semplificare e
ottimizzare con nuovi prodotti pratici, che rendano il
lavoro in cucina più piacevole. Gli utensili da cucina
diventono oggetti decorativi, e viene voglia di
nasconderli nel cassetto.
Food and socializing, food and the production chain,
food and its preparation. Should we be making these
pairings?
Designers have to ask themselves precisely this
question if they want to design clever, practical and
value-for-money products. Designers have to design
for society, and not just to fulfil personal needs. Good
design means less and easier work for the user. Design
and production are optimized with small adjustments,
while good shape and colour/material combinations
convey appealing aesthetics.
Food and socializing
Food can be rational and emotional. There’s rationaleating fast food when you’re short on time and are off
to work. While emotional eating is when you’re in
company and enjoying a meal together. What could be
nicer than a cosy get-together with friends for a fondue,
raclette, stew or barbecue? The designer should create
the items needed for this: they should be easy-tohandle, practical and feature attractive lines. Ideally,
the designer works with the manufacturer to generate
a new market.
Food and the production chain
The production chain must be efficient and hygienic.
The journey from field to table should be as short as
possible. The designer’s task here is particularly evident
in the packaging sector – it can determine whether a
food is purchased or not.
Food and its preparation
This is where the greatest potential in the food industry
lies for a designer. Especially in manual utensils: here
the cook and handling are the focus. Work-steps and
procedures can be simplified and optimized through
new practical products, making working in the kitchen
more pleasant. Cooking devices and utensils are
becoming decorative items that don’t necessarily need
to be put away in drawers and cupboards. ©RIPRODUZIONE RISERVATA
OTHER PROJECTS
edu collection. Una serie di cinque pezzi
studiati per la formazione professionale
dei carpentieri, svolta dall’associazione
di categoria VSSM con cui il designer
collabora, con l’obiettivo di insegnare
a curare l’estetica dei lavori.
edu collection. A series of five pieces
developed for training professional
carpenters. Used by the sector
association VSSM, which the designer
works with, for teaching carpenters to
think about aesthetics in their work.
Anello. Il prototipo è la combinazione
di un tagliere e un portapane. Le
stecche, in materiale sintetico
elastico, catturano le briciole e il
coltello può essere risposto nello
spazio ricavato sul coperchio.
Anello. This prototype mixes chopping
board and bread basket. Made in a
flexible synthetic material, the side slats
capture crumbs; the knife may be
stored in the space in the lid.
56 / FOCUS ON
Ottagono 262 07-08/2013
Ottagono 262 07-08/2013
FOCUS ON / 57
Lateira, Rui Pereira per Show Me.
Un omaggio all’industria conserviera
delle sardine, quasi estinta, attraverso
l’utilizzo di un’altra manifattura
portoghese, la terracotta decorata.
Lateira, by Rui Pereira for Show Me. A
tribute to the canned sardine industry –
now almost inexistent – through use of
another typical Portuguese product:
decorated terracotta.
RUI PEREIRA,
HAFSTEINN
JÚLÍUSSON
Wheel of Nutrition, ideato da Hafsteinn
Júlíusson e Rui Pereira, prodotto da
HAF. Un piatto che ricorda i giusti valori
nutrizionali, nelle versioni Diet, Extra
ordinary e Supersize secondo i diversi
regimi alimentari.
Wheel of Nutrition, designed by Hafsteinn
Júlíusson and Rui Pereira, made by HAF.
A plate to remind about balanced
nutrition. Available in the Diet, Extra
Ordinary and Supersize versions,
depending on eating needs.
Qual è la relazione tra il cibo e il tuo paese
di origine?
Rui Pereira. Il cibo gioca un ruolo importante nella
cultura portoghese. I piatti tradizionali sono preparati
con prodotti semplici regionali, con una presenza
spiccata del pesce. Le ex colonie in Africa, in India
e nell’Estremo Oriente hanno contaminato la nostra
cucina, con il risultato che oggi è molto diversa
da quella dei Paesi mediterranei vicini.
Hafsteinn Júlíusson. L’Islanda è una piccola nazione
e un’isola. L’aria di montagna e i terreni non inquinati
producono cibi sani ritenuti fra i più puri del mondo.
I coltivatori non fanno uso né di pesticidi né di ormoni,
e molti animali da allevamento vivono allo sato brado.
Nonostante la stagione delle colture sia breve e il clima
freddo, i suoi abitanti possono godersi diversi cibi
salubri e gustosi, serviti in una varietà di modi.
Quando hai avuto modo di progettare nel mondo del
cibo, della cucina o della tavola, da dove sei partito?
R.P. ‘Lateira’ è nata dalla riflessione sull’industria
portoghese del pesce in scatola e sulla sua importanza
per il nostro patrimonio socio-economico. Mi
interessava creare un ibrido fra prodotto industriale
e oggetto artigianale, uno sforzo voluto per
allontanarsi dall’immagine negativa del consumo
delle sardine in scatola. La piccola produzione di
oggetti fatti a mano è senz’altro un sistema che farà
parte del nostro futuro economico. In una società
che valorizza sempre di più artigianalità e prodotto
a impatto zero, le sinergie fra il designer e l’artigiano
sono fondamentali.
H.J. La filosofia principale di HAF come brand e come
laboratorio creativo è di operare in modo
multidisciplinare ogni volta che affrontiamo nuove
sfide. Per ‘Wheel of Nutrition’, visto che il Portogallo
è conosciuto per la sua tradizione della porcellana,
abbiamo pensato di produrre in loco. È un prodotto
equosolidale e significa molto per noi.
What relationship is there between food and your
country of origin?
Rui Pereira. Food plays an important role in
Portuguese culture. Traditional dishes are made from
simple regional produce with an emphasis on fish.
The former colonies in Africa, India and the Far East
have influenced our cuisine, making it very different
from nearby Mediterranean countries.
Hafsteinn Júlíusson. Iceland is a small island nation.
Its clean mountain air and unpolluted soil and water
produce healthy foods that are rated as some of the
purest in the world. Icelandic farmers do not use
pesticides or hormones, and many of the farm
Fondata nel 1954, è la scuola
più antica in Italia nell’ambito
di design e comunicazione, e
costituisce un ‘ponte’ fra le
idee originali degli studenti e
il mondo professionale. SPD
propone corsi post-laurea di
progettazione dei prodotti, di
interni, di comunicazione
visiva, di transportation e car
design. La scuola collabora
con personaggi del campo
creativo rinomati in tutto il
mondo e con importanti
aziende e gruppi industriali
italiani e internazionali;
questi partecipano in qualità
di docenti e come sostenitori
dei corsi di Master,
conferendo un’identità
particolare ai programmi di
formazione.
Founded in 1954, Scuola
Politecnica di Design SPD
Milano is the oldest school in
Italy for design and
communication, and a bridge
between its students’ fresh
ideas and the professional
world. Scuola Politecnica di
Design offers post-graduate
courses in the product,
interior and visual design
sectors, as well as in
transportation and car design.
SPD collaborates with
internationally acclaimed
leaders in the creative world
and prominent Italian and
international companies and
industrial groups, and these
act as tutors and sponsors for
its Master courses, giving the
educational programme an
unusual accent.
www.scuoladesign.com
animals are free-range. In spite of Iceland’s short
growing season and cold climate, Icelanders are able
to enjoy many healthy and delicious foods served in a
variety of ways.
When you first had occasion to design for the food,
table or kitchen world, where did you set out?
R.P. ‘Lateira’ emerged from reflection on the
Portuguese canned fish industry and its importance
for our socio-economic heritage. I was interested in
mixing a product from an industrial background with
a handcrafted one, in a firm effort to de-stigmatize
the consumption of canned sardines. The small-scale
production of handcrafted items is a process to be
taken into account in our economic future. In a
society that increasingly values handmade and zero
environmental impact products, the synergies created
between designers and craftspeople are essential.
H.J. HAF’s main ideology as a brand and creative
workshop is to be cross-disciplinary every time we
approach something that’s totally new to us. For
‘Wheel of Nutrition’, since Portugal is known for its
tradition in porcelain, we also thought of producing
there. It’s a fair-trade product that means a great deal
to us. ©RIPRODUZIONE RISERVATA
{ FOOD }
Pyramide, di Hafsteinn Júlíusson,
Rui Pereira e Joana Pais Teles.
Un set composto da piatti e contenitori
per la cottura che mostrano la
percentuale corretta di alimenti
da consumare per una dieta sana
e equilibrata.
Pyramide, by Hafsteinn Júlíusson,
Rui Pereira and Joana Pais Teles.
A set of cooking dishes and containers
showing the right percentages of foods
to eat for a healthy and balanced diet.
Faro, Rui Pereira e Ryosuke Fukusada.
Mini camino ideato per creare
condivisione, in terracotta, rame e
alluminio. A destra. Bug Collection,
Rui Pereira e Ryosuke Fukusada.
Una rivisitazione degli arredi per
il bagno che impiega il sughero.
Faro, Rui Pereira and Ryosuke Fukusada.
Mini-fire, conceived to foster sharing.
Made of terracotta, copper and
aluminium. Right. Bug Collection, by Rui
Pereira and Ryosuke Fukusada. Bathroom
furnishings are reworked, using cork.
© DAVID VIDAL
OTHER PROJECTS
© ALFREDO DANTE VALLESI
Hanno collaborato insieme a
diversi progetti.
Rui Pereira, portoghese, dopo il
diploma si trasferisce a Milano
per studiare interior e product
design alla SPD (2010-2011).
Attualmente lavora come junior
product designer nello studio di
Patricia Urquiola. Oltre alla sua
attività professionale principale,
sviluppa in parallelo progetti con
altri designer e gallerie.
Hafsteinn Júlíusson, islandese.
Consegue il BA in product design
a Reykjavik e anch’egli sceglie
l’SPD di Milano per completare
gli studi di interior and industrial
design. Ritornato in Islanda, ha
fondato di recente la sua società
HAF, un workshop innovativo che
sperimenta inediti concept di
experience, product e food design.
They have worked together on
various projects.
Portuguese by birth, Rui Pereira
moved to Milan after his diploma,
to study interior and product
design at the SPD (2010-2011).
He is currently employed as junior
product designer at Patricia
Urquiola’s studio. Parallel to his
main professional commitment,
he also works with other designers
and galleries. The Icelandic
Hafsteinn Júlíusson gained
his BA in Product Design at
Reykjavik, and then also chose
the SPD in Milan to complete
his studies, in Interior and
Industrial Design. Now back
in Iceland, he recently
established his own business,
HAF: an innovative workshop
experimenting with new
concepts in experience,
products and food design.
SCUOLA
POLITECNICA
DI DESIGN SPD,
MILANO, ITALIA
58 / FOCUS ON
Ottagono 262 07-08/2013
JENNIFER
EL HAGE
Nata a Beirut (1990) ha
frequentato nel 2012 il master in
graphic design allo IED di Firenze,
incentrato sui new media. La sua
personalità ‘multitasking’ le
consente di esprimersi in
molteplici campi, dalla moda
all’art direction, dalla pubblicità
e comunicazione all’illustrazione
e grafica. Attualmente è capo
designer grafico e art director
junior presso una prestigiosa
azienda di pelletteria toscana.
Born in Beirut (1990), in 2012 she
attended the Master’s course in
Graphic Design, pivoting on new
media forms, at the IED of
Florence. Her versatile character
enables her to express herself in
many fields, from fashion to art
direction, and from advertising
and communication to illustration
and graphics. She is currently
head graphic designer and junior
art director with a prestigious
leather goods company in Tuscany.
Jen & Jolie. Un progetto globale per un
concept store dedicato alle donne ‘con
le curve’: art direction, promozione del
brand ma anche posa come modella.
Jen & Jolie. A global project for a concept
store catering to curvy women: art
direction, brand promotion, but also
posing as model.
Quando dico che provengo dal Libano le persone
rispondono “hummus!”, altre urlano “cibo!” o ancora
“tabbouleh!”. È così che la mia amata patria è percepita.
Con la fortuna di fare parte del Medio Oriente, la sua
fonte principale di reddito, e richiamo per i turisti,
è il cibo. Fa parte della nostra identità, è un modo
di riconoscerci, un elemento di unione. Segna
l’appartenenza e il cibo stesso rappresenta ‘famiglia’.
Per noi si tratta sempre di conclusione, di risultato,
una specie di lieto fine. La preparazione richiede ore,
a volte anche dei giorni, ma nessuno parla del ‘dietro
le quinte’ – tutti si godono lo spettacolo. I tempi del
lavoro? È una questione di gestione. Ogni tanto,
mentre cammino per strada, l’ispirazione mi arriva da
cose semplici, allora corro a casa perché non ho con me
carta e penna. È così che scaturisce il pensiero creativo.
Passata la ‘tempesta’, esplorata sulla carta, faccio
editing per adattarla a un mercato preciso o a un altro
punto di vista. Quando è richiesto di fornire un’idea,
comincio dall’organizzazione della mia piattaforma,
poi mi tuffo nella creatività. Tutto sommato, l’arte è
una sensazione, un’emozione. Credo sia globale; i miei
lavori dipendono direttamente da come ognuno di noi
li percepisce – la loro bellezza risiede nelle diverse
interpretazioni globali. Oggi il design è l’unico mezzo
vero per esprimere le emozioni; il progetto dipenderà
sempre dalla fantasia e dall’azione di plasmare il
pensiero in qualcosa di concreto. Un domani il design
sarà l’unica via di fuga per un presente che può
diventare futuro. Infine, l’opportunità di esplorare le
capacità personali spinge a scoprire diverse modalità
di esprimere la propria fantasia tramite nuove
tecnologie. La creatività ha trovato un modo di
rispecchiarsi e svilupparsi, per durare più a lungo e
trasformarsi in futuro. Senza le tecnologie, le mie
opere avrebbero avuto un limite temporale. Vuol dire
dare una vita più longeva alle proprie idee.
Ottagono 262 07-08/2013
Zaatar, the magical herb. A base di erbe
selvatiche e semi di sesamo, lo Zaatar, è
un cibo molto importante nella cultura
libanese. Grazie alle campagne
pubblicitarie e ai social network è
diventato molto popolare anche in Italia
e la sua vendita è incrementata.
Zaatar, the magical herb. Made with wild
herbs and sesame seeds, Zaatar is an
important part of Lebanese food culture.
Advertising campaigns and social
networks have made it popular in Italy too,
where sales have grown.
When I say Lebanon, people scream hummus! People
scream food! Others scream tabbouleh! This is how
Lebanon, my dear country, is perceived. Lucky enough
to be part of the Middle East, its main source of
income, and an attraction for tourists, is Lebanese
food. It’s a part of our patriotism, it’s recognition
and what brings us together. It’s a sign of belonging,
and food itself reflects family. For us it’s is always
a question of conclusion, a result, a kind of happy
ending. Our food takes hours, sometimes days,
of preparation. No one talks about its backstage – they
all simply enjoy the show. Time? It’s all about
management. Occasionally, when just walking along
the street, a simple thing inspires me, and I run home,
wishing I had pen and paper on me to note it down.
This is how creativity pops out. Once the ‘storm’ is
jotted down, I tend to edit it to suit a market or
another person’s mind. When we’re asked to scratch
OTHER PROJECTS
{ FOOD }
Insection. Un progetto di ricerca
nell’ambito di un magazine di moda sul
tema degli insetti come trend nei nostri
stili di vita, da mangiare o indossare.
Insection. A research project with a
fashion magazine, on insects as a trend
– to wear or to eat – in our lifestyles.
FOCUS ON / 59
Eve. Progetto per un magazine di moda
rivolto alle donne ‘audaci’ e a stili di vita
urbani ‘coraggiosi’. Creazione concept,
progetto del layout, grafica editoriale.
Un colore definito, fil rouge dell’intero
numero, connota mensilmente la rivista.
Eve. Project for a fashion magazine for
‘daring’ women with ‘brave’ urban
lifestyles. Concept creation, layout and
graphics. A specific identity colour is used
throughout each month’s issue of the
magazine.
IED - ISTITUTO
EUROPEO DI DESIGN,
MILANO, ITALIA
our heads for an idea, I start by organizing my
‘springboard’, then I dive into creativity from this.
After all, art is a feeling. I do believe it’s global, because
my artwork depends on how each one of us sees it.
Its beauty is within its different global interpretations.
Nowadays, design is the only way out for expressing
emotions. Design will always rely on the imagination
and channelling thoughts into something concrete.
I think that, eventually, design will stand as the sole
escape for a present that can become future. Lastly,
having the opportunity to explore your own skill
versatility pushes you to discover different ways of
expressing your imagination through various types
of new technologies. Creativity has found a way to
be reflected and developed to remain longer, to be
transformed into the future. Without technology, my
works would have a time limit. It’s like giving your
ideas more time to live. ©RIPRODUZIONE RISERVATA
Da quasi cinquant’anni, IED
forma professionisti nel
campo del Design, della
Moda, della Comunicazione
Visiva e del Management. IED
è un network internazionale
con sedi in Italia, Spagna,
Brasile e Cina. I corsi –
triennali, annuali, serali di
specializzazione, estivi e
master – sono fondati sulla
cultura del progetto e la
valorizzazione del talento
creativo dei giovani
provenienti da oltre 90 paesi,
cercando di mantenere un
forte legame con le aziende
Italiane. La sede di Firenze,
aperta nel 2008, mantiene un
forte legame con il territorio
toscano, il saper fare e la
qualità dei mestieri
artigianali.
Professionals in the design,
fashion design, visual
communication, and design
management fields have
trained at IED for nearly 50
years now. IED is an
international network with
branches in Italy, Spain, Brazil
and China. The courses –
three-year, one-year,
specialization evening,
summer and Master’s – pivot
on design expertise and on
enhancing creative young
talent from over 90 nations,
while striving to ensure close
ties with Italian companies.
Opened in 2008, the Florence
branch has strong
connections with Tuscany, its
know-how and the fine
quality of artisan trades.
www.ied.it
60 / FOCUS ON
Ottagono 262 07-08/2013
Stain Care. Non è più necessario
preoccuparsi delle macchie. Queste
tovaglie le hanno già stampate prima
dell’uso. Il gioco di grafica funziona!
Stain Care. No need to worry about
stains any more: these tablecloths are
printed with them before use. The visual
effect is convincing!
Ottagono 262 07-08/2013
FOCUS ON / 61
EAA - ESTONIAN
ACADEMY OF ARTS,
TALLIN, ESTONIA
Stain Care. Il pattern grafico potrà
comunque cambiare nel tempo, ma
solo nelle parti della tovaglia non
tratttate con macchie.
Stain Care. The pattern can change
with time, but only on the parts of the
tablecloth not already ‘stained’.
KÄRT
OJAVEE
Nata a Rakvere, in Estonia, dopo
il BA in textile design all’Estonian
Academy of Arts (2000-2004)
e il dottorato universitario (2007)
è professore associato dello
stesso dipartimento (2010-2011).
Già designer freelance nel 2005,
crea la società e marchio KO!TM
della quale è il cuore creativo.
I lavori tessili e le installazioni,
che le hanno valso molti
riconoscimenti, pongono
l’accento sullo studio dei pattern.
Born in Rakvere, in Estonia.
Following a BA in Textile Design
at the Estonian Academy of Arts
(2000-2004) and a PhD (2007),
she became an associate
professor with the department
(2010-2011). Already working as
a freelance designer in 2005, she
then created the KO!TM company
and brand, which she is still the
creative heart to. Winning her
many awards, her textile works
and installations place the accent
on research into patterns.
Stain Care. Una collezione di T-shirt
con pattern nascosti. È sufficiente
versarvi sopra un liquido, apposta o
casualmente, e la macchia comparirà.
Stain Care. A collection of T-shirts with
‘hidden’ patterns: they appear when
a liquid is accidentally or intentionally
spilt on them.
{ FOOD }
Dov’è il fulcro del design di oggi? Cosa c’è nell’aria?
Condividere le conoscenze e le competenze è il presente
e il futuro. Il coinvolgimento del designer è
fondamentale per portare le sperimentazioni ‘geniali’
dal laboratorio alla vita reale. In più, creare un team di
professionisti proveniente da diversi ambiti capaci di
parlare ‘la stessa lingua’ è una sfida importante.
Qual è la relazione tra il cibo e il tuo paese di origine?
Il cibo del mio Paese, l’Estonia, è un mix che unisce le
varie cucine delle nazioni vicine: Scandinavia, Russia
e Germania. Abbiamo comunque delle specialità
autoctone. In ogni caso la cultura del cibo è collegata
direttamente al clima e così la conservazione dei
prodotti estivi da consumare durante il freddo inverno,
è da sempre una pratica tipica.
Quando hai avuto modo di progettare nel mondo del
cibo, della cucina o della tavola, da dove sei partita?
Ho osservato la modalità tradizionale di preparare la
tavola e i comportamenti dei commensali. Mi hanno
sempre affascinato i pattern che si creano nel tempo.
Le macchie sulla tovaglia rappresentano la memoria
e il passato; possiamo scoprire bellezza e unicità nella
loro casualità, vino, marmellata o mirtilli , per esempio,
che rimangono. Così ho deciso di convertirle in aspetto
positivo, strutturandole in un disegno che si
‘arricchisce’ con il tempo. Il tessuto scelto porta una
variabile in più: le nuove macchie sono assorbite solo
in parte. Il risultato è un pattern voluto, che sottolinea
le nostre abitudini quotidiane.
Quanto è importante l’identità nazionale nei tuoi
progetti?
La formazione e lo sviluppo di una persona hanno
un forte impatto sulla modalità di applicare esperienze
e conoscenze. La propria nazione di appartenenza
è un fattore rilevante in questo senso.
Where’s the core of today’s design? What’s in the air?
Sharing knowledge and skills is the ‘now and future’.
Designer input is crucial in taking brilliant laboratory
experiments to real life. It is however a challenge to
form a team of people from different fields, but who
speak ‘the same language’.
What relationship is there between food and your
country of origin?
Food in my country, Estonia, is a mix of the various
nearby cuisines and cultures – there are strong
influences from Scandinavia, Russia and Germany.
Nonetheless, we do have some specialities that are
unique to our small nation. Food culture is also
directly related to climate, so conserving summer
produce in jars that are stored in the cellar for
the cold winter has always been a custom.
When you first had occasion to design for the food,
table or kitchen world, where did you set out?
I observed the routine of setting the table, and
people’s behaviour during meals. I’ve always
appreciated the meaning of the patterns of time.
Stains on the tablecloth represent memories and a
past – there’s a beauty and uniqueness in the random
character of wine spots or blueberry jam marks on the
table. So I decided to turn this around into something
positive, designing the ‘stains’ in a pattern that would
be complemented with time. The cloth chosen gives
the item another dimension, since additional stains
are only partly absorbed into the material. The result
is a calculated pattern underlining our day-to-day
habits.
How important is national identity in your designs?
An individual’s upbringing and development have a
great impact on how that person uses the skills of
experience and knowledge. Nationality is definitely
one component in this. ©RIPRODUZIONE RISERVATA
OTHER PROJECTS
First Views on Mars. Il paesaggio di un
altro pianeta, Marte, ispira la superficie
in feltro resa 3d da pieghe realizzate
con taglio laser. A destra, SymbiosisO.
Interfacce tessili programmabili
reagiscono agli impulsi umani e
dell’ambiente cambiando colore.
First Views on Mars. Another planet’s
landscape is the inspiration behind this
wool felt surface that becomes 3D
through laser-cut creases. Right.
SymbiosisO. Programmable textile
interfaces react to human and
environmental stimuli, changing colour.
Fondata nel 1914, l’EAA è
l’unica università pubblica
in Estonia per conseguire
laurea, Master o dottorato
in belle arti, design,
architettura, media, arti
visive, cultura dell’arte e della
conservazione. L’Accademia
propone anche programmi
di studio individuali e il
mentoring personale.
I professori e i docenti sono
professionisti nei loro settori.
Un obiettivo dell’Accademia
è di partecipare attivamente
alle dinamiche
contemporanee più attuali,
perciò molte attenzioni sono
rivolte alla società e al mondo
professionale, nel senso più
allargato. EAA collabora con
150 università nel mondo
e anche con diverse reti di
scuole di specializzazione
e con istituzioni culturali.
Established in 1914, the EAA
is the only public university
in Estonia providing fine arts,
design, architecture, media,
visual studies, art culture
and conservation education
at BA, MA and PhD level.
The Academy also offers
individual study programmes
and personal mentorship.
The professors and lecturers
are professionals in their field.
The aim of the Academy
is to be in the midst of life
happening. This is why
attention is paid to society
and the professional world
in broad terms. The EAA
collaborates with 150
universities worldwide as well
as many international higher
education networks and
cultural institutions.
www.artun.ee
62 / FOCUS ON
* Michele Capuani
Direttore O-Lab.
O-Lab Director.
Ottagono 262 07-08/2013
Ottagono 262 07-08/2013
Michele Capuani
Valentina Auricchio
LO SPAZIO
DEL CIBO
FOOD DESIGN.
CONCETTI
OLTRE
LA TAVOLA
Il cibo, la materia edibile che lo compone, le tecniche di preparazione e le modalità formali con cui lo
si consuma sono una delle più alte forme di espressione della cultura umana. Insieme con la lingua,
scritta o parlata, e l’architettura, la tradizione alimentare è il principale strumento d’identità di
una comunità che si è costruito e sedimentato nei
secoli. Ogni cambiamento nelle nostre abitudini
comporta inevitabilmente una modifica del nostro
stile di alimentazione. I nuclei familiari si riducono? La cucina di casa prepara molto meno pietanze
di un tempo, con la possibilità di dedicare più attenzione alla qualità piuttosto che alla quantità. Il
tempo libero è occupato da attività extra domestiche? Si affermano i pasti preparati e porzionati.
L’età media dei componenti della famiglia aumenta? Diminuisce il consumo di piatti ad alto apporto
calorico. E così via… Uno dei fenomeni più importanti nella nostra alimentazione è stata la completa rottura delle barriere fisiche che, dalla notte dei
tempi, hanno preservato l’identità degli alimenti
nei diversi luoghi del mondo. Il ‘mangiare diverso’
dal nostro è entrato stabilmente nelle nostre abitudini o si è combinato con la tradizione dando
origine a qualcosa di significativamente differente. Ottimi esempi sono il cibo giapponese alla brasiliana, o la pizza all’americana. La realtà di oggi è
una reciproca e permanente ibridazione del nostro cibo quotidiano che porterà in futuro a una
frammentazione delle tradizioni alimentari. Come
spesso succede, l’eccessivo frazionamento produce
uniformità indifferenziata: questa possibile ‘involuzione’ delle nostre tradizioni alimentari è certamente favorita dalla clamorosa riduzione della
biodiversità alimentare a cui la grande distribuzione ci ha abituati. A fianco della rottura delle barriere fisiche, troviamo un fenomeno simile ma che
genera effetti di segno opposto: la rottura dello
spazio temporale. Tutti i fenomeni che si legano
alla ricerca di una maggiore qualità nell’ambito
dell’alimentazione partono da una visione neoromantica del cibo e delle sue tradizioni. In questo
senso la stragrande maggioranza delle soluzioni
viene ricercata in un ‘prima’, a volte troppo idealizzato, in cui gli animali pascolavano liberi e le
verdure crescevano senza additivi chimici. Quando parliamo genericamente di food design, intendiamo in realtà un processo culturale complesso
che prevede tre aree principali: la parte edibile (la
coltivazione, l’allevamento ecc..), la preparazione
e il consumo. È possibile affrontare questi temi separatamente, ma la verità è che la capacità di cuci-
nare un cibo non serve a nulla se non si hanno le
materie prime. Altrettanto vero è che possedere la
materia prima e non sapere come processarla creerà lo stesso impasse.
Food space. Food, the edible matter it’s made of,
preparation techniques and eating practices are all
aspects of one of the greatest forms of expression
shown by mankind. Together with language (both
written and spoken) and architecture, culinary traditions stand as the main instrument in identity for
a community that has settled and grown over the
centuries. Every change in our behaviour brings an
inevitable shift in our eating styles. Households have shrunk? Much less home-cooked food is made
than in the past, while greater attention than before
is placed on quality rather than quantity. Leisure time is increasingly taken up with activities outside
the home? Ready-made and single-portion meals
are more common. The average age of family members is on the rise? There’s a decrease in the consumption of high-calorie dishes. And so on… One of
the most important occurrences in our eating habits
has been the total breakdown of the physical barriers that, since antiquity, ensured the individual
culinary identity of the various places around the
world. ‘Eating something different’ from our typical
fare has become a permanent recurrence in everyday
practice, or it has blended with traditional recipes to
yield dishes that are remarkably different. Perfect
examples of this are Brazilian-style Japanese food, or
American-style pizza. Today’s world is a mutual and
permanent cross-fertilisation of everyday food,
which in future will lead to a breakup in eating traditions. As often happens, an excessive breakup generates indiscriminate sameness: this possible ‘involution’ of our eating traditions is certainly encouraged
by the crushing reduction in food biodiversity that
mass distribution has made us used to. Alongside the
removal of physical barriers, we find a similar situation, but one generating the opposite effects: a breakdown in time-space. All occurrences connected
with the quest for greater quality in the realm of eating are underpinned by a neo-romantic vision of
food and its traditions. In this sense, most solutions
are sought in a ‘previous time’ – on occasion overidealised – when animals would graze freely and vegetables would grow without chemical additives.
When we talk generically of food design, what we in
fact mean is a complex cultural process involving three main areas: the edible aspect (farming, breeding,
etc.), preparation and consumption. It is possible to
focus on these topics separately, but the fact is that
the ability to cook a certain food is useless if the raw
ingredients are lacking. Just as true is that possessing the raw ingredients but not knowing how to deal with them creates the same deadlock. ©RIPRODUZIONE RISERVATA
Il food design inteso come l’ambito progettuale
in cui ci si occupa di cibo si è molto concentrato
sui temi legati alla preparazione di prodotti commestibili, ma come documentato in queste pagine, in cui sono raccolti progetti di giovani designer di tutto il mondo, il tema va ben oltre il
commestibile. Non si tratta neanche solo di progettare oggetti per la tavola, strumenti per mangiare, ma di pensare a nuovi modi di vivere e interagire con il cibo, a partire dalla materia prima e
quindi dai nuovi sistemi di coltivazione, per poi
occuparsi dei valori nutrizionali e di come si possano migliorare le nostre abitudini alimentari,
fino ad arrivare a parlare di interazioni culturali e
di incontri di cibo. Nei progetti illustrati il cibo
diventa un pretesto per poter parlare di sé e degli
altri, un mezzo attraverso il quale conosciamo
meglio noi stessi e chi ci circonda. In alcune parti
del mondo il cibo è alla base della sopravvivenza
umana, la sua igiene, il reperimento della materia prima e gli strumenti per processarlo sono
rudimentali ed è necessario sviluppare dei progetti ad hoc per contesti estremi. In questo ambito, il design sociale ha contribuito largamente,
basti ricordare Hippo Roller, contenitore a forma
di barile rovesciato progettato nel 1997 da Pettie
Petzer e Johan Jonker, oppure Solar Bottle, progettata nel 2006 da Alberto Meda e Francisco Gomez Paz. Nella selezione dei progetti presentati
dai migliori studenti delle scuole di Cumulus abbiamo voluto dare una visione più ampia possibile del concetto di food design, dalla progettazione della comunicazione e del packaging fino ad
arrivare alla progettazione di spazi di consumo,
dal consumo nomade al consumo in ufficio. I progetti vanno da oggetti realmente realizzati in collaborazione con imprese del settore di tutto il
mondo a concept sperimentali in cui la ricerca è
ancora aperta. Inoltre, grazie alle interviste ai
designer, è possibile avere una visione più profonda del loro pensiero progettuale, della provenienza culturale e del loro rapporto con il food
design. Dalla cultura mediterranea, riconosciuta
per essere sana ed equilibrata, alla cultura giapponese, elegante e sofisticata. Ogni designer ha
raccontato il suo rapporto personale con il cibo, il
suo legame viscerale con la terra di provenienza e
FOCUS ON / 63
la sua interpretazione di quello che si può produrre per migliorare l’interazione con le materie
prime e con le persone con cui condividiamo ogni
giorno i nostri pasti. Accanto ai progetti legati al
cibo abbiamo voluto inserire anche altri prodotti
realizzati dai giovani talenti per raccontare meglio il loro stile e la filosofia progettuale.
Food concepts. Beyond the table. Food design intended as a design segment where food is central focuses primarily on topics connected with the preparation of edible products. Yet, as explored on these
pages – where we look at projects by young designers
from all over the world – it is a sphere going far
beyond the edible. Nor is it merely a case of designing
tableware/wear and eating tools, but stretches to the
shaping of new lifestyles and ways of approaching food, starting from raw materials and thus new agricultural models, going on to nutritional values and how
we can improve our eating habits, and through to discussing cultural cross-influences and food fusions.
The featured projects show food as becoming a pretext for speaking about oneself and others, a means
for getting to know ourselves better, as well as the
people around us. In some parts of the world, food is
the basis to human survival; food hygiene, locating
ingredients and finding the utensils to process them
are elementary activities, and ad-hoc projects need to
be conceived for extreme contexts. Social design has
made widespread contributions in this sense – suffice
to mention Hippo Roller (the container shaped like
an upended barrel) designed in 1997 by Pettie Petzer
and Johan Jonker, or Solar Bottle, designed in 2006
by Alberto Meda and Francisco Gomez Paz. In selecting from the projects submitted by the best students
at the Cumulus schools, we have aimed to provide the
broadest possible vision of food design, from communication and packaging design, through to the design
of places for consumption, with ideas for eating on
the move or at the office. The projects range from
items already produced in conjunction with sector
companies all over the world to experimental concepts where research is still active. In addition, interviews with these designers give us an insight into
their thoughts on design, their cultural background
and their rapport with food design. From the Mediterranean culture – famed for its healthy balanced
diet – to Japanese practice, in elegance and sophistication. Each designer has gone into his or her relationship with food, the well-rooted ties with country
of origin, and his or her suggestions of what could be
created to improve interaction with raw materials
and the people we share our meals with on a day-today basis. Alongside these projects pivoting on food,
we’ve also included other items created by the young
talents, to best narrate individual style and design
philosophy. ©RIPRODUZIONE RISERVATA
64 / FOCUS ON
Ottagono 262 07-08/2013
Ottagono 262 07-08/2013
FOCUS ON / 65
{ CONCEPT DESIGN }
LUND UNIVERSITY SCHOOL
OF INDUSTRIAL DESIGN
MIRKO IHRIG
BREAD FROM SCRATCH. II processo
di panificazione è una metafora della
produzione alimentare in generale,
per riflettere riguardo alla preparazione
dei cibi base della nostra alimentazione.
il progetto include tutti gli oggetti
necessari per farsi il pane da soli.
Bread-making becomes a metaphor
for food production in general, for
reflecting on the preparation of basic
foods in our diet. The project includes
all the items needed for making bread
from start to finish.
URBAN FARMING TOOLS, con Olli
Hirvonen. Tutti gli attrezzi da utilizzare
per la propria fattoria urbana, per
coltivare prodotti a km 0. I pezzi si
possono trasportare comodamente
nello zainetto. il manico della vanga
è riponibile in una tasca laterale.
With Olli Hirvonen. All the implements
required for a personal urban ‘farm’,
for growing zero-km produce.
The set can be easily carried in the
small backpack. The spade bottom
fits into a side pocket.
PLANT. Concept sviluppato in
collaborazione con gli esperti e gli
astronauti della NASA al Johnson Space
Center di Houston. Consente di fare
crescere vegetali, in modo facile e
sicuro, durante i voli nello spazio. Una
aggiunta ideale alla dieta ‘oltre la terra’.
È composto da tre elementi: un cuscino
che contiene semi in ambiente
idroponico, un dispositivo per innaffiare
e ‘camere’ per la crescita delle piante.
Concept developed while working with
NASA experts and astronauts at the
Johnson Space Center in Houston. It
enables plants to grow, simply and
safely, during space flight. The perfect
addition to diet in space. The design
comprises three elements: a pad
containing seeds in a hydroponic
environment, a watering device
and chambers for plant growth.
66 / FOCUS ON
Ottagono 262 07-08/2013
Ottagono 262 07-08/2013
FOCUS ON / 67
MARTIN
GSCHWANDTL
MARKETPLACE. Sull’idea della storica
piazza del mercato, il progetto propone
uno spazio pubblico dove le persone, che
vivono nella stessa struttura abitativa,
possono interagire disponendo di una
‘piattaforma’ per le attività quotidiane,
come cucinare e mangiare.
Based on the idea of the age-old
market square, this project creates
a communal space where the people
living in the same building can interact
through a ‘platform’ for everyday
activities, such as cooking and eating.
MOE TAKEMURA
GUIDE TO THE FOREIGN JAPANESE
KITCHEN. Una riflessione sulla
multiculturalità della cucina: il libro
reinterpreta la tradizione culinaria
giapponese per renderla più accessibile
allo stile di vita svedese, sostituendo,
ad esempio, ingredienti orientali
‘esotici’ con prodotti locali.
Reflection on the multi-cultural nature
of cuisine: the book reworks Japanese
culinary traditions, to make them
more accessible to the Swedish way
of life, replacing, for instance, ‘exotic’
oriental ingredients with local
produce.
68 / FOCUS ON
GABRIELLA
RUBIN & NIKLAS
KULL
MADE IN KENYA. Gli studenti hanno
partecipato a un campo didattico
di tre settimane in Kenya allo scopo di
analizzare i bisogni e individuare nuove
prospettive per le fattorie organiche
di piccole dimensioni che costituiscono
la più ampia possibilità di impiego sul
territorio, in particolare per le donne.
Il risultato è il progetto di un estrattore
di succo, azionabile da forza umana,
realizzabile in loco, in grado di ofrrire
un prodotto differenziato sul mercato
e stimolare l’economia.
The students took part in a three-week
study camp in Kenya, with the aim of
assessing needs and singling out new
perspectives for the small-scale organic
farms that are the most common form
of possible employment in the local area,
particularly for women. The outcome is
the design of a juice press powered by
human movement. Made on site, it offers
the market a different product and
stimulates the economy.
Ottagono 262 07-08/2013
Ottagono 262 07-08/2013
FOCUS ON / 69
ART CENTER COLLEGE
OF DESIGN
BETSY KALVEN
HONEST MATERIAL. Il progetto di un
packaging ‘deperibile’, per un sistema
alimentare più sostenibile legato a
produzioni locali, la cui fragilità può
costituire un atto di responsabilità
per i produttori.
Design of ‘perishable’ packaging, for
a more sustainable food system hinged
on local production. Its vulnerability
can be seen an act of responsibility
by producers.
SALT TO TASTE. Una app che guida i
cuochi inesperti nella preparzione di
ricette a base di prodotti acquistati nei
mercati agricoli. Utilizzata sul posto
può dare notizie sulle caratteristiche
degli ortaggi e le possibili modalità
d’impiego; a casa aiuta, passo dopo
passo, a completare la pietanza scelta.
An app that takes inexperienced cooks
through the making of dishes based on
produce purchased at farm markets.
When used on the spot, it can provide
information on the vegetables’
characteristics and possible recipes.
At home it acts as a step-by-step guide
to achieving the chosen dish.
70 / FOCUS ON
THE UNIVERSITY
OF DESIGN
SCHW BISCH GM ND (HFG)
Ottagono 262 07-08/2013
Ottagono 262 07-08/2013
FOCUS ON / 71
PARSONS NEW SCHOOL
FOR DESIGN
BRONX:
BLANK PLATE
BENEDIKT
BURGMAIER,
FABIAN
KREUZER
INFORMATIVE CHEESE, MEAT AND FISH
COUNTER – A GUIDANCE FOR YOUR
PURCHASE. Il progetto di tesi degli
studenti consente di ottenere
informazioni sugli alimenti, visualizzate
in modo immediato su un display,
puntando semplicemente il dito
sul prodotto. Il sistema può essere
connesso a smartphone.
The students’ graduation project enables
users to gain information on the foods.
This is immediately shown on the
screen, simply by pointing the finger
to the product. The system can be
connected to a smart phone.
Reimmaginare il rapporto con il cibo
e il suo valore rispetto alla cultura
locale in un quartiere, Hunts Point
nel Bronx, che ne ha perso coscienza.
È il concetto alla base di Blank Plate
(tabula rasa), un programma culinario
nato dalla creatività di Amy Findeiss,
Mai Kobori Minctur e Eulani Labay.
Partito dalla loro tesi di laurea con
relatore Lara Penin, all’interno del MFA
Transdisciplinary Design program della
Parsons New School for Design di New
York, e poi parzialmento finanziato da
fondazioni, propone in piena
collaborazione con la comunità di
Hunts Point pratiche di co-design,
educazione alimentare degli
adolescenti, con storytelling e giochi,
esercizi di esperienza sensoriale e
percezione dell’ambiente sociale
circostante, invitando le persone
a cucinare e mangiare insieme.
Dopo la prima fase di progettazione
dei materiali, per coinvolgere i
partecipanti, e di definizione dei
protocolli di svolgimento, la fase
succesiva si pone l’obiettivo di
trasferire il progetto alla collettività
esercitando un ruolo più attivo,
in qualità di designer.
Re-envisaging the rapport with food,
and its value in relation to the local
culture of a neighbourhood – in this
case Hunts Point in the Bronx, which
had lost awareness. This is the idea
behind Blank Plate: a culinary
programme emerging from the
creativity of Amy Findeiss, Mai Kobori
Minctur and Eulani Labay. The project
builds on their graduation thesis,
supervised by Lara Penin, which
was written within the MFA
Transdisciplinary Design Program
at the Parsons New School for Design
in New York, and partly funded by
several foundations. Working closely
with the Hunts Point community,
it proposes co-design practices
and food education for teenagers,
with story-telling and games,
exercises in sensory experiences and
perception of the surrounding social
environment, inviting people to cook
and eat together. Following the first
phase of designing the material
to get residents involved and of setting
out the guidelines, the next stage
is to transfer the project to the group,
while exerting a more active role,
as designer.
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