36 / FOCUS ON Ottagono 262 07-08/2013 Ottagono 262 07-08/2013 FOCUS ON / 37 SCUOLE DI DESIGN KUNST-OG DESIGNHØGSKOLEN I BERGEN BERGEN 100 10 EESTI KUNSTIAKADEEMIA TALLINN 340 1200 15 N° DOCENTI N° TEACHERS 3 LUNDS UNIVERSITET INDUSTRIDESIGNSKOLAN LUND 150 TALENTI À LA CARTE N° STUDENTI N° STUDENTS DESIGN SCHOOLS: À LA CARTE TALENTS N° CORSI N° COURSES 38 6 ESAD - ECOLE SUPÉRIEURE D’ART ET DE DESIGN DE REIMS REIMS A cura di/edited by Silvia Airoldi 187 28 1000 FHNW (FACHHOCHSCHULE NORDWESTSCHWEIZ) HOCHSCHULE FÜR GESTALTUNG UND KUNST AARAU PARSONS THE NEW SCHOOL FOR DESIGN NEW YORK 640 116 10 670 60 4900 HFG - HOCHSCHULE FÜR GESTALTUNG SCHWÄBISCH GMÜND SCHWÄBISCH GMÜND 25 5 9 SPD - SCUOLA POLITECNICA DI DESIGN MILANO 200 ELISAVA - ESCOLA SUPERIOR DE DISSENY Y ENGINYERIA DE BARCELONA BARCELONA 22 IED - ISTITUTO EUROPEO DI DESIGN FIRENZE 150 83 700 300 2000 93 17 ART CENTER COLLEGE OF DESIGN PASADENA 1842 Un rapporto che si rinsalda e trova una diversa modalità di espressione, attraverso la scelta di un tema concreto e attuale. In questo terzo appuntamento Ottagono con la collaborazione di Cumulus, l’associazione internazionale dedicata alla formazione e ricerca nell’ambito di design, arti e media – che attualmente riunisce 187 scuole e atenei con sede in 46 paesi del mondo – propone la scoperta di giovani professionisti del design a partire dalla loro progettualità rispetto al cibo e alle relazioni e implicazioni a esso connesse. Non solo, documenta anche il lavoro di studio, metodologico e di sviluppo del concept che ha le sue radici e fondamenta proprio all’interno delle scuole. Gli approfondimenti di Aldo Colonetti, Luisa Collina, Michele Capuani e l’analisi relativa ai progetti selezionati di Valentina Auricchio accompagnano questa generazione di designer ‘multipurpose’ che strizza l’occhio al futuro. A pairing that is strengthened and hits on a different method of expression, choosing a real and topical theme. This third edition of the partnership between Ottagono and Cumulus – the international association for training and research in design, the arts and the media, a network now counting 187 colleges and universities based in 46 countries worldwide – offers the discovery of young design professionals, setting out from their ideas for food and the connections and implications it stirs. Yet our survey goes beyond: it also reports on the concept research, method and development work carried out – work with its roots and foundations within these schools. Writings by Aldo Colonetti, Luisa Collina and Michele Capuani, and analysis of the selected projects by Valentina Auricchio, also accompany this generation of ‘multipurpose’ designers with their sights on the future. 81 30 38 / FOCUS ON Ottagono 262 07-08/2013 Ottagono 262 07-08/2013 Aldo Colonetti Luisa Collina PER UNO SGUARDO ALTROVE FOOD PRACTICE NELLE SCUOLE DI DESIGN NEL MONDO Cumulus è il network più importante al mondo per quanto riguarda le università e le scuole di arti applicate, dal design alla moda, dalla comunicazione all’architettura; Ottagono, fondata nel 1966, rappresenta da sempre una sorta di ambasciatore non solo del made in Italy, ma soprattutto di una particolare filosofia progettuale e produttiva, secondo la quale il pensiero si trasforma in ‘cosa’, senza dimenticare che è proprio la dimensione del fare, dal mondo artigianale al sistema manifatturiero, la condizione fondamentale per passare dall’idea al prodotto. Prodotto nel suo significato più alto, ovvero dalla funzione alla dimensione simbolica, dalla comunicazione alla distribuzione, perché solo così si può viaggiare nel mondo. Per farlo in modo consapevole bisogna avere delle mete, degli accompagnatori, possedere la rete senza perdere di vista i luoghi dove il pensiero progettuale si sta formando, magari con difficoltà, incertezza, ma certamente senza tutti quei pregiudizi che ci rendono, a volte, forti e refrattari al nuovo. Per noi Cumulus rappresenta questo, da qui le ragioni di questa collaborazione, imperniata su tre nodi centrali: fare circolare la conoscenza, attraverso le pagine della rivista e quelle interattive del web, informando sui risultati dei lavori di ricerca e dei concorsi, sui sistemi di formazione ed eventi che interessano le scuole dell’associazione; comunicare i progetti più interessanti fino a premiare il migliore istituendo un award a partire dal 2014, e presentare i prodotti che, per quanto riguarda il design industriale, hanno le proprie radici nelle piattaforme manifatturiere e produttive del nostro paese; fare crossing tra discipline diverse, tra culture non sempre in grado di relazionarsi, tra nuovi e vecchi mercati, tra domanda e offerta nel significato di avere il mondo a disposizione per progettare meglio il nostro ‘abitare comune’. Democrazia significa dare a tutti la possibilità di conoscere e fare conoscere nuove frontiere del pensare e del fare insieme: Ottagono e Cumulus, sia attraverso la rivista e la partecipazione a una serie di appuntamenti dove il confronto sarà diretto, ad esempio la pratica dei concorsi dedicati che già da anni chi scrive ha messo in atto con risultati di grande qualità, sia con attività espositive annuali (pensiamo al tema del cibo in attesa di Expo 2015 di Milano), rappresentano una piattaforma, unica al mondo, utile alla ricerca e alla formazione, ma in particolare al sistema produttivo sempre alla ricerca di linguaggi e utilizzazioni innovative di tecnologie, provenienti da settori originali. Fare sistema, in modo tale che cia- scuno, facendo bene il proprio mestiere, non perda la propria identità e insieme rivolga lo sguardo altrove. for a shift in perspective. Cumulus is the world’s most important network of universities and schools of applied arts, from design to fashion, from communication to architecture. Founded in 1966, Ottagono is a sort of ambassador not only for the Made in Italy system but, above all, for a specific design and production approach where ideas are converted into ‘things’, while remembering that it is precisely the making aspect – ranging from the artisan realm to the manufacturing industry – that is essential in achieving a final product respecting the idea. Final product in its broadest sense – encompassing function, symbolic meaning, communication and distribution – since this is the only way for it to travel the world. However, to accomplish this, destinations, partners and a network have to be established, without overlooking the places where the design ideas are shaped – perhaps tentatively, but nevertheless without all those biases that, sometimes, make us impervious to the new. Cumulus stands as all this for us. It embodies the reasons for this partnership that hinges on three central aspects. The first: spreading knowledge, through the magazine’s pages and interactive web pages; providing information on research projects, competitions, training systems and events involving the network schools. Secondly: giving space to the most stimulating projects, and recognising the best, by setting up an award, as of 2014; presenting the best industrial design products with roots in the Italian manufacturing and production platform. Lastly: fostering a cross between different disciplines and cultures that may be otherwise unable to come into contact, between old and new markets, and between demand and supply, in the sense of having the world available for best designing our ‘everyday habits’. Democracy means giving everyone the chance to know about and inform others on new frontiers in thinking and acting together: Ottagono and Cumulus have teamed up, both through the magazine and by taking part in a series of events encouraging direct comparison – such as the calling of specific competitions, which this author has already put into practice for many years, achieving results of great quality – as well as annual exhibitions (we’re currently looking at the topic of food, in light of Milan Expo 2015). This partnership stands as a platform – unique worldwide – that is useful to research and innovation, but particularly to a production industry that is constantly seeking out new languages and innovative uses of technology, often with roots in other sectors. The aim is to structure a system, so that the single members, capable of practising their individual trades well, do not lose their own identity, and together shift their perspective. ©RIPRODUZIONE RISERVATA Il talent scout promosso in collaborazione con Cumulus giunge alla terza edizione e, come è giusto, evolve verso una fase più matura. Non semplicemente racconta casi di giovani talenti, segnalati dalle università di arti applicate, ma raccoglie idee intorno a un tema - il cibo - al fine di alimentare approfondimenti e confronti e mostrare come le discipline del design possano affrontare una tematica, in modo ampio e diversificato in termini culturali, progettuali e disciplinari. Troppo facile è l’accostamento di food e design in termini di food design, binomio di successo che evoca soluzioni sofisticate, innovative, spesso coinvolgenti in termini sensoriali e di elevato valore estetico, di frequente destinate a poche persone dall’alto tenore di vita. Troppo limitato. Affrontare la tematica del cibo, dal punto di vista del design, significa analizzare un universo molto più vasto che spazia dagli utensili al processo produttivo, dai servizi ai luoghi di distribuzione e consumo, dagli elettrodomestici intelligenti agli smart packaging. Vuole dire focalizzarsi sul cibo, ma anche su ciò che vi sta ‘intorno’ (dai piatti ai bicchieri, dalle posate ai complementi di arredo), che viene ‘prima’ (le materie prime, la loro coltivazione e lavorazione, la preparazione) e quanto avviene ‘dopo’ (dallo smaltimento del cibo in eccesso a quello dei rifiuti), per non trascurare quello che sta ‘sopra’ (l’educazione alimentare, lo sport, il benessere, la ricerca di una dieta bilanciata) ma soprattutto di ‘fianco’ e che purtroppo dimentichiamo (ovvero 900 milioni di persone che patiscono la denutrizione e la disidratazione in paesi vicini a noi). Infine, ampliando l’orizzonte, porta a riflettere sulle relazioni, le emozioni, i riti, le arti, le culture che legano il cibo agli esseri umani e ancora sui paesaggi che ci circondano, plasmati dalle nostre abitudini alimentari. Si tratta di aree di ricerca e progetto molto ampie su cui le scuole di design possono offrire contributi di natura diversa sia in termini disciplinari sia metodologici: da ricerche teoriche a concept progettuali fino alle attività di prototipazione e sperimentazione nell’ambito di soluzioni innovative promosse in prima persona dagli stessi designer (il così detto ‘design activism’). Il numero di luglio-agosto di Ottagono assume il ruolo di catalizzatore e disseminatore di esperienze in corso, FOCUS ON / 39 diventa ispiratore e stimolatore di ulteriori future energie progettuali in vista del convegno dell’associazione Cumulus che si terrà a Milano nel giugno 2015 in coincidenza, guarda caso, con l’Esposizione Universale. Food Practice in the world’s design schools. The ‘talent scouting’ organised in conjunction with Cumulus is now in its 3rd edition and, as is fitting, is evolving towards a more mature stage. We’re not just reporting on cases of young talent pointed out by applied arts schools, but are bringing together ideas around a theme – in this case food – to feed investigation and comparison, and to provide an immediate picture of how the various design sectors tackle, with diverse approaches, this topic in cultural, design and discipline terms. It would be over-simplistic to break down food design into the enticing pairing ‘food + design’ – an idea that nevertheless conjures up sophisticated, innovative and often surprising solutions involving many of the senses and with great aesthetic value, frequently catering to a limited few with high standards of living. This would be too restrictive. Looking at the topic of food from the design standpoint means analysing an extensive universe, one sweeping from utensils to production processes, from services to places for distribution and consumption, from intelligent appliances to smart packaging. It means focusing on food, but also its ‘surroundings’ (from plates to glasses, from cutlery to furnishings), what happens ‘beforehand’ (raw ingredients, farming and processing, and preparation), and what happens ‘afterwards’ (from excess food to waste disposal), without overlooking what is ‘above’ (nutritional education, sport, wellness, the pursuit of a balanced diet) and, particularly, what stands ‘beside’ it and what we unfortunately forget (that 900 million people suffer from malnutrition and dehydration in countries near Europe). Lastly, extending horizons, it takes us to reflect on the relationships, emotions, rites, arts and cultures that connect food and humans, as well as to consider the landscapes surrounding us, shaped as they are by our eating habits. The project encompasses very broad areas of research and planning, to which design schools can offer contributions of various natures, both in terms of discipline and method: from theory research to design concepts, through to prototyping and experimentation of innovation solutions with firstperson support from the designers themselves (known as ‘design activism’). The July/August issue of Ottagono takes on the role of catalyst and announcer for experiences currently underway. It also becomes the inspiration and stimulus for further future design energy, in light of the conference the Cumulus association will hold in Milan in June 2015 to coincide with, as chance would have it, the Universal Exposition. ©RIPRODUZIONE RISERVATA * Luisa Collina Politecnico di Milano, Presidente di Cumulus, Associazione internazionale di università e scuole di arti, design e media Polytechnic of Milan and President of Cumulus, the international association of art, design and media universities and colleges. 40 / FOCUS ON Ottagono 262 07-08/2013 Ottagono 262 07-08/2013 FOCUS ON / 41 ESAD - ECOLE SUP RIEURE D'ART ET DE DESIGN, REIMS, FRANCE Morceau. Dolci sonori composti da vinile in cioccolato. Ogni ‘disco’ esprime un’emozione attraverso il gusto goloso, il colore, e il suono, vero, che riproduce. Ideati per La Passerelle - Scène Nationale de Saint-Brieuc. Morceau. Sweet sounds from chocolate vinyl. Each ‘record’ expresses emotion through taste and colour as well as making real sound. Created for La Passerelle - Scène Nationale de St Brieuc. Il programma di formazione specialistica si basa sull’unione/contrasto fra arte e design. ESAD è un istituto pubblico che propone un corso di laurea e quattro master in Arte, Grafica e Design multimediale, Progettazione degli spazi e degli oggetti, Food design. I corsi di specializzazione riguardano: Food design e Vegetal design. I programmi di food design (Master e post-laurea) beneficiano dell’esperienza di 12 anni maturata in questo campo grazie a Marc Brétillot, che ne è stato il pioniere. Vegetal design è un corso specifico all’ESAD di Reims e comprende la progettazione di spazi e oggetti con utilizzo di elementi vegetali. The higher education art programme is based on the union/friction between art and design. ESAD de Reims is a public institution offering one Bachelor’s and four Master’s degrees in Art, Graphics/ Multimedia Design, Object/ Space Design and Food Design. Specialization courses: Food Design and Vegetal Design. The Food Design programmes (MA and Post-Diploma) benefit from twelve years’ experience in this field, with Marc Brétillot as its pioneer. Vegetal design is a specific course at ESAD de Reims, and includes object, space and vegetal design. www.esad-reims.fr JULIE ROTHHAHN Sweetbilles. Biglie lecca-lecca incrostate di legumi secchi, aromatizzate a vari gusti. Presentate al SIAL di Parigi. Sweetbilles. Marbles to suck, finished off with dried pulses; in a variety of flavours. Presented at the SIAL fair in Paris. Tetines Potagères, le Tettarelle, riempite di polvere di legumi, si assemblano al biberon e iniziano i bebè alla scoperta del gusto. Ricerca per Vilmorin. Tetines Potagères. Filled with powdered pulses, these teats are attached to baby’s bottle so that he or she can begin exploring taste. Research for Vilmorin. © HERVÉ TERNISIEN Julie ha 3 H. Dimenticarsene una sarebbe omettere una parte della sua personalità gioiosa, del suo sguardo ludico e del suo spirito scaltro, ‘malizioso’. Per ‘fare’ design, il suo primo atto è mangiare. Golosa e curiosa, gusta tutto per arrivare a ‘sgusciarne’ il senso, aprire piste di riflessione e conferire al cibo un design che aiuti a digerire, divertirsi ed evadere. Julie crea opere effimere e ludiche sollecitando nel pubblico una modalità rinnovata di consumare i piatti, un cerimoniale particolare. Sia che si tratti di afferrare con la punta delle dita un cucchiaio sospeso a un pallone, di vedere delle sfere traslucide scendere come la manna da grucce appendiabiti, di disfare il bell’ordinamento di una ‘cena’ composta da hamburger o ancora di restare sbalorditi davanti a un melo ridotto alla sua più semplice espressione di frutti fluttuanti nello spazio… Ciascuna proposta è un gioco di corrispondenze tra l’universo artistico e quello culinario fino a burlarsi, a volte, dei nostri sensi. Diplomata, si consacra al design culinario dopo avere seguito l’atelier di Marc Brétillot, l’iniziatore di questa disciplina. Pone uno sguardo da designer sul cibo che diventa un materiale da modellare, collocare sulla scena, al quale dare un significato. L’alimento diventa allora sensibile, qualche volta affettivo, regressivo, perfino trasgressivo. Il suo lavoro di designer si concretizza in modi differenti e in particolare nelle collaborazioni con le professioni del settore alimentare, nell’ambito dell’artigianato, dell’industria agroalimentare e nel campo degli eventi. Julie has 3 Hs. To forget this would be to leave out a part of her sunny character, her penetrating gaze and her ‘mischievous’ and artful spirit. When designing, her first act is eating. Curious and tempted by all, she tastes everything, to ‘peel’ down to its meaning, to open up paths of reflection and to endow food with a design favouring digestion and pleasure while also acting as a moment of escape. Julie creates fleeting playful works, coaxing her public to consume a dish in a different, almost ceremonious, way. This could be grasping, with just the fingertips, a spoon hanging from a ball. Or watching translucent bubbles descend like manna – that food for the gods – from coat hangers. Or shaking up the neat order of a hamburger ‘dinner’. Or being amazed in observing an apple tree, as it is stripped to its simplest expression, of fruits hovering in space. Each creation dallies with and mixes the artistic and culinary realms, to the point, at times, of tricking our senses. After graduating, she first devoted her energies to food design while attending the workshop by Marc Brétillot, who introduced this discipline. She shifted her designer’s gaze to food, which became a material to shape and to create meaningful contexts around. And so food stirs the senses and emotions, sometimes nostalgia, and is even unconventional. Her work as designer is expressed in different forms, but often through pairing her expertise with that of others in the food industry, catering, hand-crafted products, and event organization. ©RIPRODUZIONE RISERVATA 20g de bois. Collezione di piatti in varie essenze di impiallacciato di legno con dentellatura realizzata al laser. Pensati per scivolare sotto i formaggi come un centrino. 20g de Bois. Collection of plates in various wood veneers, with laser-cut fretwork. Conceived for placing under cheeses, like a more substantial doily. Carrotage. Bastoncini croccanti di carota disidratata: un’alternativa sana agli aperitivi ricchi di grassi e una rivisitazione estetica della radice gustosa. Ricerca per Vilmorin. Carrotage. Crunchy sticks of dried carrot – a healthy alternative to nibbles rich in fats and an aesthetic reworking of tasty root vegetables. Research for Vilmorin. © HERVÉ TERNISIEN Diplomata all’ESAD di Reims (2007) riceve il Grand Prix de la création della città di Parigi nella sezione design (2009). Nel suo ricco ‘menu’ di design culinario vanta collaborazioni prestigiose con marchi e istituzioni. Tra essi: Vilmorin, Nescafé, Hermès, Häagen-Dazs, La Biennale des métiers d’art, Sopexa, i Designer’s Days, il Festival Excentrique, Danone, il salone internazionale agroalimentare SIAL. A graduate at the ESAD of Reims (2007), she was awarded the Grand Prix de la Création de la Ville de Paris in the design category in 2009. Her rich ‘menu’ of culinary design lists collaborations with prestigious brands and institutions. These include: Vilmorin, Nescafé, Hermès, Häagen-Dazs, Biennale des Métiers d’Art, Sopexa, Designer’s Days, Festival Excentrique, Danone, and the SIAL international food exhibition. The taste of the landscape. Un progetto di educazione culinaria che presenta i prodotti e le tradizioni gastronomiche del Québec, suddivise per aree geografiche, in una mappa in rilievo. Realizzato per l’ITHQ del Québec. The Taste of the Landscape. A culinary education project presenting the produce and food traditions of Québec, divided up into geographic areas on the raised-relief map. Created for the ITHQ of Québec. © RENAUD WALD Dopo il diploma in arti visive (DNAP) all’ESAD (2002-2004) spazia dallo studio tipografico all’intaglio artistico delle verdure. Per sette anni lavora cinque giorni alla settimana nell’ambito del food design e gli altri due nel mercato biologico di Parigi: sviluppo della creatività da un lato e conoscenza concreta dei prodotti dall’altro. Vincitrice di premi internazionali, cura workshop ed è ideatrice di installazioni, mostre ed eventi ‘culinari’. After obtaining her diploma in Visual Arts (DNAP) at the ESAD (2002-2004), her work experience ranged from a printing studio to art carvings on vegetables. For seven years she worked five days a week in food design, spending the other two at the organic market in Paris. During this period, she developed not only creativity but also extensive knowledge of foods. The winner of several international awards, she organizes workshops and creates installations, exhibitions and ‘culinary’ events. Dinner taxigastronomique. Le portate sono animali imbalsamati, proposti in un habitat naturale, che nasconde sapori preparati ad arte. È un progetto non “pro-vegetariano” ma per dare consapevolezza alla cucina carnivora. Dinner Taxigastronomique. The dishes are stuffed animals, featured in natural habitats concealing artfully prepared flavours. Not a “pro-vegetarian” design but rather an idea to bring awareness of carnivore cuisine. © RENAUD WALD DELPHINE HUGUET Ottagono 262 07-08/2013 © RENAUD WALD 42 / FOCUS ON “Sono nata all’età di 8 anni quando ci siamo trasferiti a Maule (Cile), nel mezzo di una foresta e di frutteti. Lì furono nutriti il mio interesse per il design e il gusto. A casa mi hanno imboccato con i nuovi prodotti industriali, ma fuori ho imparato a raccogliere dalla natura. L’ESAD di Reims ha fatto crescere il mio amore per il design, ma il piacere del gusto è sempre stato in sottofondo. Molta sperimentazione e la cultura dell’oggetto e dell’immagine, mescolate con tante ricerche: le fondamenta alla mia vocazione erano poste, ma mi rivolsi al settore dei multimedia. All’epoca, gli insegnamenti sul food design mi sembravano un po’ vaghi. Dopo la laurea, cercai di dedicarmi alla grafica, ma tutte le mie idee riconducevano alle papille gustative. Mi tornava sempre in mente il pensiero di Marc Brétillot, confermato anche nei dibattiti con Stéphane Bureaux sul piacere del gusto e sulla bellezza della materia viva. Volevo suscitare delle emozioni nelle persone Ottagono 262 07-08/2013 e la strada più diretta era tramite i cinque sensi. Ho cominciato a svillupare dei progetti mentre lavoravo al mercato biologico. Ho imparato tante cose: le stagioni, le finezze del gusto, che si può annegare l’ostrica… Così il mio amore per il cibo è aumentato e anche i miei progetti.” Cibo e stare insieme; cibo e filiera produttiva; cibo e preparazione: ha senso parlare di questi connubi? Tutta la filiera produttiva è importante e incide sul risultato finale! Viviamo in una società dedita al divertimento nella quale mangiare è declassato a un atto basso ma necessario. Abbiamo assistito a una vera svalutazione di prodotti e processi, alla standardizzazione dei gusti e della produzione, alla ricerca del prezzo più basso… e ci siamo dimenticati le papille gustative! Oggi questa tendenza comincia a invertirsi. La nostra visione del cibo è cambiata per la prima volta 60 anni fa: oggi dobbiamo riflettere sulla diminuzione globale dei terreni coltivabili, sul crescente aumento di popolazioni povere. Dobbiamo cercare di produrre cibo di qualità migliore e valorizzarne il piacere, cambiando le nostre abitudini alimentari. FOCUS ON / 43 “I was born at the age of 8, when we moved to Maule (Chile), in the middle of a forest and orchards. Here, my interest in design and my taste buds were nourished. At home, I was force-fed new industrial products yet outside I learnt to harvest from nature. ESAD de Reims helped my love of design grow, but taste remained in the background. A large dose of experimentation and object and image culture, mingled with a great deal of research – the foundations to my vocation were laid, but in the multimedia sector. At the time the food design teaching seemed rather obscure to me. On leaving the school, I tried to focus on graphic design, but the ideas that came to me all led back to the taste buds. Echoes of Marc Brétillot’s thoughts kept returning, and these were sealed through my discussions with Stéphane Bureaux on the pleasure of taste and the beauty of living matter. I wanted to touch people emotionally, and the most direct route was through their five senses. I started developing projects. Parallel to this I was working at the organic market. I learnt about the seasons, about the subtleties of taste, or that an oyster can be drowned. My love for food design grew, as did my projects.” Food and socializing, food and the production chain, food and its preparation. Is there sense in talking about these pairings? All the parts of the food chain are important and make the difference! We’re living in an entertainment society where the act of eating is relegated to low but necessary status. There’s been a real depreciation in products and processing, a standardization of tastes and production, a quest for the lowest possible price – we’ve forgotten the taste buds! Today this curve is being inverted. We first changed our attitudes to food 60 years ago; now we’re having to take into account the global shortage of arable land and the ever increasing poor populations. We have to try to produce better food and to give new worth to the pleasure of food, by changing our food habits. ©RIPRODUZIONE RISERVATA Eat it (I’m just a paper eater). Sul modello dei Post-it, un blocco di fogli 100% frutta e 0% zucchero. Creato per il programma France Culture ‘Hors le murs’ del quale è risultato vincitore. Sotto, Fumfum. Un oggetto, da porre al centro della tavola per affumicare i cibi, basato sulle proprietà naturali di certi legni di fare fumo senza incenerirsi. Ideato per i Designer’s Day Gaggenau. Eat It (I’m just a Paper Eater). Inspired by the Post-it pad, it is a block of 100% fruit - 0% sugar sheets. Made for the France Culture ‘Hors le murs’ programme, where it won first prize. Below: Fumfum. A table centrepiece for sharing and smoking foods. Based on the natural properties of certain woods that give off smoke without catching fire. Created for the Gaggenau Designer’s Days. 44 / FOCUS ON Ottagono 262 07-08/2013 Rural road. Il progetto, per ridare vita all’industria della carne, utilizza grafica, forme di packaging e comunicazione strategica per educare il consumatore all’inserimento positivo della carne nella propria dieta alimentare. Rural Road. The project gives new input to the meat industry through use of graphics, packaging forms and communication strategies that educate consumers to the benefits of meat within their diet. JIM BOGENRIEF Dopo il BA in sociologia e lo sviluppo imprenditoriale e di brand di un’azienda del settore abbigliamento, riconosce la sua passione per il design e consegue il BA in Graphic Design all’Art Center College of Design. Oggi è un designer ‘full time’ in una società di consulenza per la comunicazione e il brand design dove si occupa di identity design, user experience e user interface design, oltre che di packaging. After a BA in Sociology and the business development of a label for an apparel company, he recognized his passion for design and enrolled for a BA in Graphic Design at the Art Center College of Design. Today he is a full-time designer for a consultancy company in the communication and brand design sector, and focuses on identity design, user experience and user interface design, as well as packaging design. Rural Road ha suscitato molte più attenzioni di altri miei progetti e questo credo sia dovuto a ciò che comunica: mette in luce un argomento rimasto in ombra. In un supermercato americano, se giri nella corsia delle carni si vedono vaschette di polistirolo contententi cibi sanguinanti. Non si è certo indotti ad avere voglia di acquistarli, soprattutto se il cliente è già in dubbio sul prodotto. Il packaging attuale non fornisce informazioni sugli alimenti che vorremmo mangiare, sulle loro proprietà nutritive, sui benefici del prodotto in generale. Credo che Rural Road abbia avuto successo perché fornisce queste informazioni, accompagnate da un design trasparente e originale. Io guardo il cibo attraverso tre ‘lenti’: l’alimento stesso, gli strumenti usati per prepararlo e le persone coinvolte. Rural Road è incentrato sul cibo, The Shop sulle sue modalità di preparazione mentre il progetto d’acqua BOSO si focalizza sulle persone ‘dietro le quinte’. Il primo contatto con questo modo diverso di pensare è avvenuto nel corso di una lezione di design per la sostenibilità: il design era considerato ponendo in primo piano una profonda analisi introspettiva. Superava di gran lunga l’attenzione principale per l’estetica e si focalizzava più sul messaggio che sul progetto stesso. Designmatters mi ha spinto a riflettere sull’impatto sociale del design come un mezzo per arrivare a una migliore comprensione del problema. Per me, questa è la strada più diretta per una comunicazione chiara e pertinente. Studiare all’Art Center è un’esperienza unica e contagiosa, perché la competizione con persone che lavorono sodo come te stimola all’umiltà. Ho imparato che c’è sempre spazio per il miglioramento e in questo aiuta ricevere gratificazioni durante il percorso. Mi sono laureato al culmine del mio sviluppo personale e il periodo trascorso all’Art Center è servito a darmi fiducia sugli obiettivi da raggiungere nella mia vita professionale, risolvendo sfide e inseguendo risultati significativi. (Intervistato da Muireann McMahon, ricercatrice Designmatters) { FOOD } Ottagono 262 07-08/2013 FOCUS ON / 45 ART CENTER COLLEGE OF DESIGN, PASADENA, CA, UNITED STATES Rural Road. Soluzioni di packaging che ripensano l’etichetta, le specifiche del prodotto e propongono una ricetta per cucinare in modo corretto le carni. Rural Road. Packaging solutions that rework labelling and product details while also featuring recipes for cooking meat correctly. My Rural Road project has received significantly more attention than any other of my projects and I think this is because of what it communicates: it sheds light on an unexposed area. If you walk up the meat aisle in an American grocery store, you see bloody meat in a Styrofoam tray. There’s very little appeal, especially for someone already skeptical about the product. The current packaging doesn’t offer any information about what you’re eating, the nutrients in the product, or even the general benefits. I believe Rural Road was successful because it provided that information through a novel transparent design. I view food through three lenses: the food, the utensils used to make it, and the people involved. Rural Road is about the food, The Shop is about the making of the food, and the BOSO water project is about the people behind the food. My first exposure to this different way of thinking was through a Design for Sustainability class, where design was taken to a far more introspective level. It went beyond the traditional focus on aesthetics and into a mind-set that placed ‘design’ as secondary to message. Designmatters challenged me to think about social impact design as a way to gain a better understanding of a problem. For me, this offers the most direct path to clear and relevant communication. The Art Center experience is unique and contagious because it’s humbling to compete with people who work as hard as you do. I learned there’s always room for improvement, but with plenty of reward along the way. I graduated at the height of my own personal development. My Art Center education has given me the perspective and confidence to pursue challenging and rewarding goals in my professional life. ©RIPRODUZIONE RISERVATA (interviewed by Designmatters Scholar in Residence Muireann McMahon) OTHER PROJECTS Rural road. La grafica, che emerge sul packaging trasparente, è studiata per evidenziare le indicazioni nutrizionali dei vari tipi di carne e fornire informazioni alimentari corrette. Rural Road. The graphics, on transparent packaging, have been developed to highlight the nutritional values of the various meats and to provide accurate information regarding diet. Lather. Per un forte richiamo visivo al mondo del fai da te, l’etichetta sceglie lo ‘stile country’ con un carattere tipografico graziato e il colore cuoio. A destra. Epson, progetto di rebranding. Lather. With striking visual echoes of the DIY realm, this labelling opts for a ‘country style’, with embellished graphics and the colour of leather. Right. Epson, a re-branding project. Istituito nel 1930, è leader a livello mondiale nella formazione professionale relativa alle arti e al design. L’ateneo propone programmi di laurea e post-laurea, oltre a corsi aperti al pubblico (non di laurea), per tutte le età e di vari livelli. Noto per il rigore professionale e i legami con le aziende del settore, l’Art Center è la prima scuola di design a essere riconosciuta dalle Nazioni Unite come Organizzazione Non Governativa (ONG). Tramite il dipartimento Designmatters offre agli studenti opportunità di creare progetti per le agenzie umanitarie e senza scopi di lucro di tutto il mondo. Dalla fondazione, gli studenti della scuola si sono distinti nell’ambito della cultura popolare, degli stili di vita e delle tematiche sociali . Established in 1930, Art Center College of Design is a global leader in art and design education, offering graduate and post-graduate degree programmes, as well as non-degree public courses for all ages and levels .Renowned for its professional rigour and ties to industry, Art Center is the first design school to receive Non-Governmental Organization (NGO) status from the United Nations.Through its Designmatters Department, Art Center provides students with opportunities to create design-based solutions for humanitarian and non-profit agencies around the world. Since its founding, Art Center alumni have had a profound impact on popular culture, the way we live and important issues in society. www.artcenter.edu 46 / FOCUS ON Ottagono 262 07-08/2013 Ottagono 262 07-08/2013 ENTLO.1A Nasce a Barcellona nel loro appartamento da studenti (il nome deriva dall’indirizzo), ‘complice’ ELISAVA dove Gerard Tejero López (1986) consegue il BA in design (specializzazione Prodotto) e Carlos Toledo Peñas il master in international Business G.S.D (specializzazione Graphic Design). Dal 2009 lo studio, in un nuovo indirizzo, si è evoluto e con lo slogan ‘Not made in China’ organizza sinergie e workshop con artigiani e professionisti. This team emerges from a student flat in Barcelona (the name comes from the address), with ELISAVA as ‘accomplice’: Gerard Tejero López (born 1986) studied there for his BA in Design (specialization: Product Design), as did Carlos Toledo Peñas, for his MA in International Business (specialization: Graphic Design). Founded in 2009 and with new premises, the studio has evolved and has adopted the slogan ‘Not made in China’, organizing partnerships and workshops with craft and design professionals. Da sinistra. 1er plat: per raccogliere l’ultimo cucchiaio di zuppa o brodo senza piegare il piatto. 2on plat: pensato per consentire di sorbire in maniera ‘ortodossa’ un liquido. 3er plat: con queste forme non serve il pane per terminare la pietanza. From left. 1er Plat: for scooping up the last spoonful of soup without tilting the dish. 2on Plat: designed for drinking liquids ‘politely’. 3er Plat: the dish shape means bread is not needed for finishing off the food. In basso. Taça, una tazza che non teme le dimensioni del biscotto da inzuppare al suo interno. Below. Taça, a cup for comfortably dunking even the biggest biscuits. { FOOD } Qual è la relazione tra il cibo e il vostro paese di origine? Siamo spagnoli e in più catalani! Adoriamo mangiare e cucinare, come tutti qui a Barcellona. Facciamo qualunque cosa per potere mangiare con gli amici. Il ruolo sociale del cibo ci rende quello che siamo: di mente aperta, cordiali, cosmopoliti. Quando avete avuto modo di progettare nel mondo del cibo, della cucina o della tavola, da dove siete partiti? Abbiamo cominciato con i piccoli ostacoli quotidiani da superare, e sviluppiamo continuamente questo aspetto. Crediamo che più comuni e ordinarie sono le interazioni con gli oggetti, tanto maggiore sarà l’empatia suscitata nell’utente. E il fatto che tutti mangiano ma non tutti cucinano potrebbe essere una delle ragioni per cui dedichiamo più attenzioni al cibo e alla tavola in qauesto periodo. Nel tuo lavoro, qual è il peso tra creatività e management? Dipende dal periodo dell’anno. La primavera è la stagione in cui affrontiamo più che altro questioni di produzione, in cui l’organizzazione e l’analisi dei costi sono le più presenti. L’estate significa pensare alle fotografie, alle campagne di design e alla ricerca di clienti. È la stagione più rilassante e possiamo dedicarci alla creatività. L’inverno: argomento Natale e i progetti di vendita che a volte finiscono nel nulla. In ogni caso, le attività quotidiane dello studio si svolgono in un ambiente informale, dove la creatività pervade ogni azione. Nel vostro lavoro professionale, avete avuto modo di sperimentare nuove tecnologie e materiali? Sì, spesso! Abbiamo un nostro laboratorio, dove possiamo sporcarci le mani; l’usiamo per realizzare in piccole quantità alcuni nostri progetti. Questo ci ha permesso di esplorare i materiali e di produrre oggetti nuovi. Per quanto riguarda le tecnologie, collaboriamo con il dipartimento dell’apprendimento online della UOC; facciamo sperimentazione con Raspberry (un dispositivo open source) per migliorarne l’uso (con strumenti interattivi collegati online all’Università) riguardo alla formazione a distanza degli studenti. What relationship is there between food and your country of origin? We’re Spanish and Catalans! We love eating and cooking, like everybody else here in Barcelona. We do whatever’s needed to eat with friends. The social role food plays is what makes us what we are: open-minded, sociable and cosmopolitan. OTHER PROJECTS Escondido. La federa del cuscino prevede una tasca per riporvi il pigiama. Escondido. This pillowcase also has a pocket for hiding away pyjamas. FOCUS ON / 47 When you first had occasion to design for the food, table or kitchen world, where did you set out? We started by looking at the small everyday obstacles to overcome, and we’re constantly developing on this. We believe that the more common and routine interaction with objects becomes, the stronger the empathy aroused in the users will be. And the fact that everybody eats but not everybody cooks may be one of the reasons why we’re focusing more on food and the table right now. In your work, how’s your time divided between creativity and management? It depends on the time of year. Spring’s the season when we mainly deal with production issues, where organization and cost analysis are most important. Summer means photographs, design campaigns, and looking for customers. This is a more relaxed season and we can focus on creativity. Winter: Christmas campaigns, where some sales management work can also be wasted. Nevertheless, all the day-to-day studio operations are carried out in an informal environment, where creativity permeates every action. Has your work given you the chance to explore new materials and technology? Yes, a lot! We’ve got a workshop for getting our hands dirty – we use it for making short runs of some of our designs. This has allowed us to experiment with materials, producing new objects. Technologically, we’re working with the e-learning department at the Open University of Catalonia, experimenting with Raspberry (an open-source device) to improve its use (with interactive tools linked on-line to the university) by students in distance education. ©RIPRODUZIONE RISERVATA ELISAVA SCHOOL OF DESIGN AND ENGINEERING, BARCELONA, SPAIN È una delle principali scuole in Europa. Pioniere negli studi di design e ingegneria, la scuola è affiliata all’Universitat Pompeu Fabra e ha più di 2.000 studenti provenienti da tutto il mondo. ELISAVA propone corsi di laurea in Design, Ingegneria e Design industriale, oltre a un Master in Design e comunicazione. L’offerta formativa include altri Master e corsi post-laurea in Grafica e comunicazione, Moda, Product design, Interior design e architettura, Strategie di design e management. È nel cuore di Barcellona. ELISAVA is one of the top schools in Europe. A pioneer in design and engineering studies, it is affiliated to Pompeu Fabra University, and counts over 2,000 students from all over the world. The School offers courses such as degrees in Design, in Engineering or in Industrial Design, as well as an Official Master’s Degree in Design and Communication. Other Master’s and Postgraduate Degrees offered are in Graphic Design and Communication, Fashion Design, Product Design, Space Design and Architecture, and Design Strategy and Management. ELISAVA is in the heart of Barcelona. www.elisava.net 48 / FOCUS ON Ottagono 262 07-08/2013 FOCUS ON / 49 Aqua Jar per Balvi. Per trasformare in caraffa qualsiasi bottiglia in Pet. Aqua Jar for Balvi. For converting any PET bottle into a jug GR INDUSTRIAL DESIGN Lo studio fondato da Adrià Guiu e Iñaki Remiro (2005), con sede a Barcellona, propone soluzioni su misura ad ampio raggio: strategia, design management, prodotto, architettura, packaging e design sostenibile. I designer condividono una tappa formativa all’ELISAVA. Il primo: Industrial Product Design BA e master in Industrial Design Engineer, il secondo: Engineering &Designing BA (specializzazione Packaging and Habitat). Based in Barcelona, this studio set up by Adrià Guiu and Iñaki Remiro (in 2005) offers custom-made solutions in a broad range of sectors: design management, strategy, product design, architecture, packaging and sustainable design. The pair both trained at ELISAVA: Guiu completed a BA in Industrial Product Design and a Master’s in Industrial Design Engineering; Remiro a BA in Engineering & Designing (specialization in Packaging and Habitat). Ottagono 262 07-08/2013 In Spagna, quando non stiamo mangiando parliamo di cibo. La gastronomia è un piacere radicato e condiviso da tantissime persone. Il gran numero di ristoranti spagnoli rinomati in tutto il mondo è un’ulteriore testimonianza dell’importanza del tema per la nostra società. Ci piace mangiare, cucinare e parlare di cibo. Per queste ragioni non è strano che tanti designer siano attratti dall’idea di unire queste passioni nazionali per creare prodotti collegati al cibo rispetto a un momento definito. È anche il nostro caso. Sarebbe difficile ricordarsi la prima volta che abbiamo abbinato il design al cibo, forse era ancora prima di frequentare il corso di laurea. Dal punto di vista professionale, Aqua Jar è uno dei nostri primi progetti per la tavola. Da allora, la nostra filosofia – funzione, forma ed emozione – ci ha assicurato una presenza attiva in questo settore. La competenza nell’ambito del design è cresciuta in modo significativo da quando abbiamo deciso di { FOOD } aprire una nostra attività. Anche se avevamo già esperienze, acquisite negli impieghi precedenti, abbiamo fondato Gr Industrial Design poco dopo l’università e imparato tanto durante il percorso. Gestire lo studio e avere un punto di vista nuovo e innovativo costituisce un equilibrio con il quale ci troviamo sempre più a nostro agio. È bello crescere come designer creativi e imprenditori, è un’avventura piena gratificazioni e sfida. L’ultima è stata l’internazionalizzazione dello studio: abbiamo iniziato tre anni fa e raggiunto già risultati importanti, come le collaborazioni con brand rinomati (Lamy, Joseph Joseph, Emsa) o la prossima apertura di un ufficio a Londra. In questo periodo stiamo ridefinendo sia il nostro team sia la comunicazione per poter offrire la nostra filosofia e metodologia alle aziende che intendono migliorare i loro prodotti. Come siamo soliti dire: “Noi lo facciamo con la logica e la semplicità”. In Spain, when people are not eating, they’re talking about eating. Gastronomy is a well-rooted pleasure that lots of people enjoy. The great number of Spanish restaurants well-known worldwide is a good example of the importance food has in our society. We like eating, we like cooking, and we like talking about food. For this reason, it’s not strange that many designers have a soft spot for bringing together national passions and create products related to food in a precise moment. This is also our case. It would be difficult to remember when we first paired design and food – perhaps it was even before we started studying design. Professionally, Aqua Jar was one of our first projects in tableware. Since then, our philosophy of Function, Form, and Emotion has kept us firmly linked to this realm. Our design experience has grown greatly since we decided to found our own studio. Although we already had experience through our previous jobs, we set up soon after college, and we’ve learned many things along the way. Managing the studio and having a fresh and innovative point of view is an equilibrium we find ourselves more and more comfortable with. We enjoy growing as creative designers and businessmen – it’s a great adventure full of challenges, and rewards. The last one we faced was internationalizing the studio. Three years have gone by since we embarked on it, and we’ve already achieved some important results, such as working for brands of the calibre of Lamy, Joseph Joseph, and Emsa, or an office opening soon in London. We’re adapting both the team and communication to be able to offer our philosophy and method to any company wishing to improve its products. As we like to say: “We do it logical and simple.” 7 Capital Sins. Il ‘giocoso’ dessert creato in collaborazione con il ristorante spagnolo Mugaritz è una ‘Torre di Babele’ che nasconde 7 peccati al cioccolato. 7 Capital Sins. This ‘playful’ dessert created in conjunction with the Spanish restaurant Mugaritz is a ‘ Tower of Babel’ concealing 7 chocolate sins. ©RIPRODUZIONE RISERVATA OTHER PROJECTS Dome per Iris. Nasce dallo studio delle abitudini alimentari legate al trasporto del cibo da un posto all’altro. A destra. PA-220 per Fervick. Collezione di utensili, in poliammide e fibra, resistenti alle alte temperature. Dome for Iris. This emerges from the study of eating habits connected with transporting food from one place to another. Right. PA-220 for Fervick. Collection of polyamide and fibre utensils resistant at high temperatures. Shoji per Vidriera del Cardoner. Un divisorio in vetro colorato, ispirato alle case tradizionali giapponesi. ll testo poetico in braille inciso, oltre a esprimere la sua specifica funzionalità, accentua la scoperta del senso tattile. Shoji for Vidriera del Cardoner. A coloured glass partition, inspired by traditional Japanese houses. The poetic text inscribed in Braille not only expresses its purpose but also coaxes exploration of the sense of touch. Otto, autoproduzione. I concetti di funzione, forma ed emozione trovano una sintesi elegante nello sgabello che, sebbene tragga ispirazione dalle lavorazioni artigianali, è realizzato con l’impiego di moderne tecnologie. Otto, self-produced. The concepts of form, function and emotion come together with style in this stool. Although inspired by crafting techniques, it is made using modern technology. 50 / FOCUS ON Ottagono 262 07-08/2013 Ottagono 262 07-08/2013 FOCUS ON / 51 Quasi tutti i miei prodotti sono sviluppati per il mercato globale. Mi piace progettare per i brand internazionali anche se lo sviluppo del prodotto è più complesso, a causa del numero maggiore di aspetti da considerare. In ogni caso nella progettazione è necessario considerare anche il punto di vista locale. THALIA SCHUSTER Nata a Villingen-Schwenningen (1982), in Germania, ha studiato product design all’HgG dove dal 2011 insegna industrial design. Anche durante gli studi ha lavorato per marchi internazionali del settore cucina e arredo, tra cui IKEA e Duravit. Svolge la sua attività professionale al dipartimento di design di WMF Group dove progetta prodotti. Ha ricevuto riconoscimenti e premi per i suoi lavori. Born in Villingen-Schwenningen, Germany, in 1982, she studied Product Design at the HfG and has been teaching Industrial Design there since 2011. Also while attending college she worked for several international brands in kitchens and furnishings, including IKEA and Duravit. She now practises as product designer at the design department of WMF Group. She has received various awards and recognitions for her designs. Passion per Leicht. L’elemento divisorio-cucina ha forme morbide, ispirate dalla geometria organica: un mix di versatilità funzionale e aspetto estetico caldo e intimo. Passion for Leicht. This kitchen/ partitioning unit features soft shapes inspired by organic contours: a mixture of functional versatility and warm inviting aesthetics. Blocchi coltelli per WMF. Studiati per occupare poco spazio sul top cucina. Nel set Joy i coltelli sono riconoscibili dal colore del manico senza bisogno di estrarli dalla base. Knife blocks for WMF. Designed to take up little space on the worktop. The knives in the Joy set can be recognized by handle colour, without pulling them out. Qual è la relazione tra il cibo e il tuo paese di origine? Attualmente in Germania assistiamo a una grande attenzione per la cultura del cibo; una valanga di libri di cucina e di trasmissioni televisive sottolinea l’attrazione per l’argomento. È un trend sociale particolarmente interessante per i designer, perché può stimolare nuovi approcci per lo sviluppo dei prodotti. Il numero crescente di ‘chef’ che cucinano per hobby ha incrementato la richiesta di oggetti per la preparazione del cibo e per la tavola. Quando hai avuto modo di progettare nel mondo del cibo, della cucina o della tavola, da dove sei partito? Ho sempre cercato di focalizzarmi sul consumatore e sui suoi comportamenti. Per me è fondamentale, lo considero una sfida creativa: progettare un oggetto che soddisfi i bisogni senza dimenticare funzionalità ed estetica. Il prodotto deve anche avere valore per l’utente e la progettazione, superando le tendenze contemporanee, mettere in luce gli aspetti sociali, andando oltre i criteri di acquisto razionale o emotivo. Cibo e stare insieme; cibo e filiera produttiva; cibo e preparazione: ha senso parlare di questi connubi? Certamente, ma camberei la sequenza degli abbinamenti e aggiungerei la parola ‘qualità’. La filiera è inevitabilmente responsabile della qualità dei cibi e un eccellente preparazione del prodotto influisce direttamente sui risultati di una cena da godersi con gli amici, per esempio. Ritieni di parlare un linguaggio globale o di essere l’espressione di una cultura locale? What relationship is there between food and your country of origin? We’re currently experiencing a marked food-culture hype in Germany. The flood of cookbooks and dinner shows underlines the constant interest in the subject. This social trend is especially exciting for designers, as it can stimulate new approaches for the development of products. With the increasing number of hobby chefs, the demand for products regarding food preparation and tableware also rises. When you first had occasion to design for the food, table or kitchen world, where did you set out? I’ve always striven to focus on consumers and their behaviour. I see it as essential in what I consider a creative challenge: designing products that satisfy needs and demands while also ensuring good functionality and aesthetics. The product must have value for the customer. In order to overcome the greed slant of products today, design must stretch beyond rational and emotional buying criteria, and pivot on social aspects too. Food and socializing, food and the production chain, food and its preparation. Should we be making these pairings? Certainly. But I would change the sequence of the pairings, and add the expression ‘quality’. The production chain is inevitably responsible for the quality of food, and high quality in prepared products influences the food results served at a nice dinner with friends. Do you speak a global language or do you see your work as the expression of local culture? Almost all my products are developed for the global market. I enjoy designing for international brands, even if product development is more complex due to the greater number of considerations. Though my products speak a global language, the local perspective is also taken into account during the design process. ©RIPRODUZIONE RISERVATA THE UNIVERSITY OF DESIGN SCHW BISCH GM ND (HFG), SCHW BISCH GM ND, GERMANY Sway per Auerhahn. Zuccheriera e bricco per il latte in accaio inox. La geometria dei tagli asimmettrici compone eleganti forme scultoree. Sway for Auerhahn. Sugar bowl and milk jug in stainless steel. The geometrics of the asymmetric lines create stylish sculptural forms. Vinoteca per Auerhahn. La collezione di accessori per gli appassionati di vini, che richiedono alti standard qualitativi, si sviluppa intorno ai temi: apertura, servizio e conservazione. Sintesi di funzionalità ed eleganti linee estetiche. Vinoteca for Auerhahn. This accessories collection for wine enthusiasts demanding high quality standards develops on uncorking, serving and conserving. A concentration of practicality and elegant lines. L’università sviluppa un approccio generalista per incoraggiare un lateral thinking che attraversa una vasta gamma di discipline, dalla comunicazione ai sistemi di prodotto e al design sostenibile, per spingere il designer ad agire come critico, mediatore e sviluppatore. Intensivi, interdisciplinari ed elemento distintivo della HfG, i corsi preparativi (design interattivo, design della comunicazione, product design, design della comunicazione e pianificazione, pianificazione e progettazione del prodotto) costituiscono una base solida per lo sviluppo di competenze creative nella progettazione e per costruire un portfolio di metodologie, esperienze estetiche e tecniche. The University has a generalist approach aimed at encouraging lateral thinking across a wide spectrum, from communication to product systems and environmental design, while driving the designer to the forefront as a critic, mediator and developer. Intensive and inter-disciplinary foundation studies are the HfG hallmark. The foundation studies (interaction design, communication design, product design, communication and planning design, product planning design) establish a firm basis for creative competence in design activities and build a reliable repertoire of methods, aesthetic experience and techniques. www.hfg-gmuend.de 52 / FOCUS ON Ottagono 262 07-08/2013 NORA DAINTON Frequenta la FHNW (2001-2005) dove si diploma in industrial design. All’interno dello stesso istituto diventa lecturer nel 2010. Perfeziona la sua formazione con il master of Arts in Design (2009-2011) all’accademia Master Studio Design di Basilea. La sua esperienza lavorativa si concretizza, oltre che nell’insegnamento, nel suo studio professionale nmj, aperto nel 2006, con lavori di design, fotografia e grafica. She attended the FHNW (2001-2005), graduating in Industrial Design, and joined the same school as lecturer in 2010. She furthered her education, at the Master Studio Design academy in Basel, with an MA in Design (2009-2011). Besides teaching, she also practises as a designer, photographer and graphic designer at her own studio, nmj, which opened in 2006. hot & cold. Le tazzine sono in porcellana, materiale isolante in grado di conservare il calore e il fresco. Un anello rimovibile in feltro colorato, cucito dalla stessa designer, serve a preservare le dita dalle scottature. I pezzi sono prodotti da una manifattura ceramica svizzera impegnata nel reinserimento di persone da lungo tempo disoccupate. Sotto a destra. La tazzina per il caffè è un ampliamento della collezione. hot & cold. These mugs are in porcelain – an insulating material keeping contents hot or cool. A removable coloured felt ring, sewn by the designer herself, protects fingers from scalding. The pieces are made by a Swiss ceramics manufacturer committed to the re-integration of the long-term unemployed. Below right. A coffee cup extends the collection. Che studi hai fatto e come hanno influito sulla tua carriera? Ho studiato design industriale alla FHNW in Svizzera, e il percorso svolto mi ha introdotto a una vasta gamma di pratiche professionali e conoscenze teoriche. La formazione mi ha guidata a tradurre nei vari progetti le capacità acquisite e a lavorare all’interno di reti interdisciplinari. Come designer e fotografa libera professionista, mi imbatto in problemi di diverso tipo, i quali richiedono una varietà di competenze. Credo che la FHNW mi abbia preparata bene ad affrontare ogni situazione. Cosa hai fatto dopo la laurea? Ho fondato il mio brand, nmj design, e progettato il primo lavoro ‘hot & cold’. L’esito è stato una tazza che ha avuto successo sul mercato, così ho proseguito ampliando questa linea con un’altra serie di prodotti. Cosa ha ispirato la tua progettazione? ‘Basic Tools’ era il titolo del mio progetto di laurea. Ho capito che servono solo sette strumenti multifunzione per cucinare. Mi sono chiesta spesso Ottagono 262 07-08/2013 nel corso del processo: “Quale ulteriore funzione potrei considerare?”. Un altro aspetto importante sono stati i materiali. Questi fattori mi hanno spinto a concepire un prodotto semplice che gioca con i materiali e le funzionalità. L’obiettivo era di sviluppare un oggetto dalla progettazione fino alla produzione e di produrre in modo ecologico. A quali progetti lavori in questo momento? Disegno per varie aziende; faccio di tutto, dai logo ai materiali commerciali. Attualmente sto elaborando il packaging in cartone per un’azienda farmaceutica. Collaboro anche a un progetto di Fructus per proteggere alcune varietà di alberi da frutta: sviluppo i pannelli informativi per il giardino espositivo. Perché hai deciso di fare un Master? Avevo lavorato in ambito didattico e da qui è iniziato il mio interesse per il settore. Così ho preso il diploma nazionale di insegnamento, ma volevo dedicarmi in modo più specifico e approfondito a queste tematiche. Nel 2009 mi sono iscritta a un master in Arte e design, con specializzazione nell’Insegnamento del design. What did you study and how has it influenced your career? I studied Industrial Design at the FHNW. Here I was introduced to a broad selection of working skills and conceptual knowledge. I was trained to translate the skills learnt into different projects and to work within interdisciplinary networks. As a self-employed designer and photographer, I encounter many different problems requiring various types of expertise. I feel I have been well equipped for this. What did you do after you finished your degree? I set up my own label, nmj design, and started out with a project called ‘hot & cold’. The resulting mug sold well, so I developed another branch of products for the range. What inspired you to design? ‘Basic Tools’ was the title of my graduation project. Seven multi-purpose items turned out to be all you need to cook. A frequent question in the design process was “What additional purpose can it serve?” Materials was also a focus point. These aspects inspired me to conceive a simple product, one playing with materials and function. My goal was to create an item from design to production, and to make ecologically. What projects are you working on at the moment? I design for various companies, everything from logos to business material. I’m currently developing cardboard packaging for an IVD & pharma company. I’m also involved on a project by Fructus, which preserves varieties of fruit tree: I’m developing the tree labelling for the exhibition garden. Why did you decide to do a Master’s? I’d had various jobs in education, which stirred my interest in the field. So I studied for my federal Teaching certificate, but wanted to focus more specifically on my sector. In 2009 I decided to do an MA in Arts and Design, specialized in Teaching Design. ©RIPRODUZIONE RISERVATA conversazione con Werner Baumhakl, professore HGK/FHNW conversation with professor Werner Baumhakl, HGK/FHNW { FOOD } A sinistra e pagina a fianco in alto. Basic Tools, tesi per il diploma, sviluppata in team project con Monika Hügi-Korkutt. Sette oggetti in materiale ceramico compongono il set multifunzione dalle forme compatte per stili di vita nomadi e spazi ridotti. Left and top of next page. Basic Tools. Graduation project, developed in conjunction with Monika Hügi-Korkutt. Seven ceramic items make up the multi-purpose set featuring compact forms, for on-the-move lifestyles and minimal spaces. FOCUS ON / 53 OTHER PROJECTS ‘Design your World’. Il workshop, che si svolge dal 2010 alla FHNW, dà ai partecipanti l’opportunità di sviluppare concretamente un loro progetto di design. Il concept del seminario è contenuto nella tesi della designer ‘Teaching Design’. ‘Design your World’. Staged at the FHNW since 2010, this workshop gives participants the chance to realistically develop their design projects. The seminar concept is included in the designer’s thesis, ‘Teaching Design’. ACADEMY OF ART AND DESIGN FHNW, AARAU, SWITZERLAND L’Accademia FHNW raggruppa diverse discipline delle arti e del design. Con sette programmi di laurea e quattro di Master rappresenta una poliedrica comunità di istruzione, formazione e ricerca. Design industriale, Moda, Belle arti, Comunicazione visiva, Design post-industriale, Formazione di docenti nelle arti e nel design sono tutti programmi che sviluppano un equilibrio costruttivo fra pratica e teoria. La scuola ha l’obiettivo di affrontare le questioni sociali importanti con una visione impegnata e ha stabilito un dialogo attivo e continuativo con altre Università in Svizzera, in Europa e all’estero. The FHNW Academy of Art and Design brings together several art and design disciplines. With seven Bachelor and four Master degree programmes, it forms a multi-faceted learning, teaching and research community. Industrial Design, Fashion Design, Fine Arts, Visual Communication, Post-industrial Design, and Teacher Training for Arts and Design – all of which provide a constructive balance between practice and reflection. The school aims to deal with relevant social issues, all with a higher purpose, and keeps up exchange with other universities in Switzerland, other European countries and overseas. www.fhnw.ch/hgk Ottagono 262 07-08/2013 © MICHÈLE BOLLIGER 54 / FOCUS ON { FOOD } © MICHÈLE BOLLIGER Dopo avere conseguito il BA in industrial design all’HGK FHNW (2008-2011) fa pratica all’interno di studi professionali nell’ambito dell’interior design. Nel 2012 crea l’etichetta aaro rivolta alla realizzazione di arredi, connubio di design e lavorazione artigianale. Nel 2013 fonda il proprio marchio ‘Philipp Schuler Product Design”. Ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti. After completing his BA in Industrial Design at the HGK FHNW (2008-2011), he accrued experience in the interior design sector, working with professional studios. He set up the aaro label in 2012, for the creation of furnishings combining a design slant with hand-crafted production. In 2013 he established his own brand, Philipp Schuler Product Design. He has received numerous awards and recognitions. © MICHÈLE BOLLIGER PHILIPP SCHULER Cibo e stare insieme; cibo e filiera produttiva; cibo e preparazione: ha senso parlare di questi connubi? I designer devono porsi esattamente questa domanda se vogliono progettare un prodotto intelligente, efficiente e con un buon rapporto qualità-prezzo; devono pensare alla società e non solo a soddisfare le proprie esigenze. Buon design significa creare prodotti che diminuiscono il lavoro o facilitano l’utilizzo da parte dell’utente. La progettazione e la produzione si perfezionano tramite piccoli adattamenti, mentre le buone combinazioni di forme, colori e materiali comunicano estetiche attraenti. Cibo e stare insieme Esistono un cibo razionale e un mangiare emotivo. È fast food razionale quando hai poco tempo e devi correre in ufficio, è mangiare emotivo quando si è in compagnia e si vuole condividere un pasto insieme. Cosa c’è di meglio di una festicciola con gli amici per gustare una fonduta, una raclette o una grigliata? È il designer che dovrebbe creare gli oggetti necessari per farlo: strumenti facili da maneggiare, funzionali e con linee accattivanti. Idealmente, il designer collabora con il produttore per generare un nuovo mercato. Cibo e filiera produttiva La filiera deve essere efficace e igienica; il percorso dal campo alla tavola il più corto possibile. Il compito del progettista è particolarmente rilevante nel settore del packaging; può determinare l’acquisto o meno. Cibo e preparazione È qui che troviamo il potenziale più grande per il varia duo per aaro. Un tavolo allargabile in un attimo. Tirando il top, la superficie si amplia di 30 cm grazie a un pannello inserito nella struttura. La dimensione giusta per condividere il piacere di una raclette o una fonduta in 10 persone. varia duo for aaro. A table that opens out in an instant. By pulling the tabletop, it extends by 30 cm, thanks to a concealed panel. Just the ‘right’ size for enjoying a cosy raclette or a fondue for 10 people. Ottagono 262 07-08/2013 FOCUS ON / 55 designer nell’industria alimentare. Soprattutto negli utensili manuali, segmento in cui il cuoco e la maneggevolezza sono centrali. Le fasi della preparazione e le procedure si possono semplificare e ottimizzare con nuovi prodotti pratici, che rendano il lavoro in cucina più piacevole. Gli utensili da cucina diventono oggetti decorativi, e viene voglia di nasconderli nel cassetto. Food and socializing, food and the production chain, food and its preparation. Should we be making these pairings? Designers have to ask themselves precisely this question if they want to design clever, practical and value-for-money products. Designers have to design for society, and not just to fulfil personal needs. Good design means less and easier work for the user. Design and production are optimized with small adjustments, while good shape and colour/material combinations convey appealing aesthetics. Food and socializing Food can be rational and emotional. There’s rationaleating fast food when you’re short on time and are off to work. While emotional eating is when you’re in company and enjoying a meal together. What could be nicer than a cosy get-together with friends for a fondue, raclette, stew or barbecue? The designer should create the items needed for this: they should be easy-tohandle, practical and feature attractive lines. Ideally, the designer works with the manufacturer to generate a new market. Food and the production chain The production chain must be efficient and hygienic. The journey from field to table should be as short as possible. The designer’s task here is particularly evident in the packaging sector – it can determine whether a food is purchased or not. Food and its preparation This is where the greatest potential in the food industry lies for a designer. Especially in manual utensils: here the cook and handling are the focus. Work-steps and procedures can be simplified and optimized through new practical products, making working in the kitchen more pleasant. Cooking devices and utensils are becoming decorative items that don’t necessarily need to be put away in drawers and cupboards. ©RIPRODUZIONE RISERVATA OTHER PROJECTS edu collection. Una serie di cinque pezzi studiati per la formazione professionale dei carpentieri, svolta dall’associazione di categoria VSSM con cui il designer collabora, con l’obiettivo di insegnare a curare l’estetica dei lavori. edu collection. A series of five pieces developed for training professional carpenters. Used by the sector association VSSM, which the designer works with, for teaching carpenters to think about aesthetics in their work. Anello. Il prototipo è la combinazione di un tagliere e un portapane. Le stecche, in materiale sintetico elastico, catturano le briciole e il coltello può essere risposto nello spazio ricavato sul coperchio. Anello. This prototype mixes chopping board and bread basket. Made in a flexible synthetic material, the side slats capture crumbs; the knife may be stored in the space in the lid. 56 / FOCUS ON Ottagono 262 07-08/2013 Ottagono 262 07-08/2013 FOCUS ON / 57 Lateira, Rui Pereira per Show Me. Un omaggio all’industria conserviera delle sardine, quasi estinta, attraverso l’utilizzo di un’altra manifattura portoghese, la terracotta decorata. Lateira, by Rui Pereira for Show Me. A tribute to the canned sardine industry – now almost inexistent – through use of another typical Portuguese product: decorated terracotta. RUI PEREIRA, HAFSTEINN JÚLÍUSSON Wheel of Nutrition, ideato da Hafsteinn Júlíusson e Rui Pereira, prodotto da HAF. Un piatto che ricorda i giusti valori nutrizionali, nelle versioni Diet, Extra ordinary e Supersize secondo i diversi regimi alimentari. Wheel of Nutrition, designed by Hafsteinn Júlíusson and Rui Pereira, made by HAF. A plate to remind about balanced nutrition. Available in the Diet, Extra Ordinary and Supersize versions, depending on eating needs. Qual è la relazione tra il cibo e il tuo paese di origine? Rui Pereira. Il cibo gioca un ruolo importante nella cultura portoghese. I piatti tradizionali sono preparati con prodotti semplici regionali, con una presenza spiccata del pesce. Le ex colonie in Africa, in India e nell’Estremo Oriente hanno contaminato la nostra cucina, con il risultato che oggi è molto diversa da quella dei Paesi mediterranei vicini. Hafsteinn Júlíusson. L’Islanda è una piccola nazione e un’isola. L’aria di montagna e i terreni non inquinati producono cibi sani ritenuti fra i più puri del mondo. I coltivatori non fanno uso né di pesticidi né di ormoni, e molti animali da allevamento vivono allo sato brado. Nonostante la stagione delle colture sia breve e il clima freddo, i suoi abitanti possono godersi diversi cibi salubri e gustosi, serviti in una varietà di modi. Quando hai avuto modo di progettare nel mondo del cibo, della cucina o della tavola, da dove sei partito? R.P. ‘Lateira’ è nata dalla riflessione sull’industria portoghese del pesce in scatola e sulla sua importanza per il nostro patrimonio socio-economico. Mi interessava creare un ibrido fra prodotto industriale e oggetto artigianale, uno sforzo voluto per allontanarsi dall’immagine negativa del consumo delle sardine in scatola. La piccola produzione di oggetti fatti a mano è senz’altro un sistema che farà parte del nostro futuro economico. In una società che valorizza sempre di più artigianalità e prodotto a impatto zero, le sinergie fra il designer e l’artigiano sono fondamentali. H.J. La filosofia principale di HAF come brand e come laboratorio creativo è di operare in modo multidisciplinare ogni volta che affrontiamo nuove sfide. Per ‘Wheel of Nutrition’, visto che il Portogallo è conosciuto per la sua tradizione della porcellana, abbiamo pensato di produrre in loco. È un prodotto equosolidale e significa molto per noi. What relationship is there between food and your country of origin? Rui Pereira. Food plays an important role in Portuguese culture. Traditional dishes are made from simple regional produce with an emphasis on fish. The former colonies in Africa, India and the Far East have influenced our cuisine, making it very different from nearby Mediterranean countries. Hafsteinn Júlíusson. Iceland is a small island nation. Its clean mountain air and unpolluted soil and water produce healthy foods that are rated as some of the purest in the world. Icelandic farmers do not use pesticides or hormones, and many of the farm Fondata nel 1954, è la scuola più antica in Italia nell’ambito di design e comunicazione, e costituisce un ‘ponte’ fra le idee originali degli studenti e il mondo professionale. SPD propone corsi post-laurea di progettazione dei prodotti, di interni, di comunicazione visiva, di transportation e car design. La scuola collabora con personaggi del campo creativo rinomati in tutto il mondo e con importanti aziende e gruppi industriali italiani e internazionali; questi partecipano in qualità di docenti e come sostenitori dei corsi di Master, conferendo un’identità particolare ai programmi di formazione. Founded in 1954, Scuola Politecnica di Design SPD Milano is the oldest school in Italy for design and communication, and a bridge between its students’ fresh ideas and the professional world. Scuola Politecnica di Design offers post-graduate courses in the product, interior and visual design sectors, as well as in transportation and car design. SPD collaborates with internationally acclaimed leaders in the creative world and prominent Italian and international companies and industrial groups, and these act as tutors and sponsors for its Master courses, giving the educational programme an unusual accent. www.scuoladesign.com animals are free-range. In spite of Iceland’s short growing season and cold climate, Icelanders are able to enjoy many healthy and delicious foods served in a variety of ways. When you first had occasion to design for the food, table or kitchen world, where did you set out? R.P. ‘Lateira’ emerged from reflection on the Portuguese canned fish industry and its importance for our socio-economic heritage. I was interested in mixing a product from an industrial background with a handcrafted one, in a firm effort to de-stigmatize the consumption of canned sardines. The small-scale production of handcrafted items is a process to be taken into account in our economic future. In a society that increasingly values handmade and zero environmental impact products, the synergies created between designers and craftspeople are essential. H.J. HAF’s main ideology as a brand and creative workshop is to be cross-disciplinary every time we approach something that’s totally new to us. For ‘Wheel of Nutrition’, since Portugal is known for its tradition in porcelain, we also thought of producing there. It’s a fair-trade product that means a great deal to us. ©RIPRODUZIONE RISERVATA { FOOD } Pyramide, di Hafsteinn Júlíusson, Rui Pereira e Joana Pais Teles. Un set composto da piatti e contenitori per la cottura che mostrano la percentuale corretta di alimenti da consumare per una dieta sana e equilibrata. Pyramide, by Hafsteinn Júlíusson, Rui Pereira and Joana Pais Teles. A set of cooking dishes and containers showing the right percentages of foods to eat for a healthy and balanced diet. Faro, Rui Pereira e Ryosuke Fukusada. Mini camino ideato per creare condivisione, in terracotta, rame e alluminio. A destra. Bug Collection, Rui Pereira e Ryosuke Fukusada. Una rivisitazione degli arredi per il bagno che impiega il sughero. Faro, Rui Pereira and Ryosuke Fukusada. Mini-fire, conceived to foster sharing. Made of terracotta, copper and aluminium. Right. Bug Collection, by Rui Pereira and Ryosuke Fukusada. Bathroom furnishings are reworked, using cork. © DAVID VIDAL OTHER PROJECTS © ALFREDO DANTE VALLESI Hanno collaborato insieme a diversi progetti. Rui Pereira, portoghese, dopo il diploma si trasferisce a Milano per studiare interior e product design alla SPD (2010-2011). Attualmente lavora come junior product designer nello studio di Patricia Urquiola. Oltre alla sua attività professionale principale, sviluppa in parallelo progetti con altri designer e gallerie. Hafsteinn Júlíusson, islandese. Consegue il BA in product design a Reykjavik e anch’egli sceglie l’SPD di Milano per completare gli studi di interior and industrial design. Ritornato in Islanda, ha fondato di recente la sua società HAF, un workshop innovativo che sperimenta inediti concept di experience, product e food design. They have worked together on various projects. Portuguese by birth, Rui Pereira moved to Milan after his diploma, to study interior and product design at the SPD (2010-2011). He is currently employed as junior product designer at Patricia Urquiola’s studio. Parallel to his main professional commitment, he also works with other designers and galleries. The Icelandic Hafsteinn Júlíusson gained his BA in Product Design at Reykjavik, and then also chose the SPD in Milan to complete his studies, in Interior and Industrial Design. Now back in Iceland, he recently established his own business, HAF: an innovative workshop experimenting with new concepts in experience, products and food design. SCUOLA POLITECNICA DI DESIGN SPD, MILANO, ITALIA 58 / FOCUS ON Ottagono 262 07-08/2013 JENNIFER EL HAGE Nata a Beirut (1990) ha frequentato nel 2012 il master in graphic design allo IED di Firenze, incentrato sui new media. La sua personalità ‘multitasking’ le consente di esprimersi in molteplici campi, dalla moda all’art direction, dalla pubblicità e comunicazione all’illustrazione e grafica. Attualmente è capo designer grafico e art director junior presso una prestigiosa azienda di pelletteria toscana. Born in Beirut (1990), in 2012 she attended the Master’s course in Graphic Design, pivoting on new media forms, at the IED of Florence. Her versatile character enables her to express herself in many fields, from fashion to art direction, and from advertising and communication to illustration and graphics. She is currently head graphic designer and junior art director with a prestigious leather goods company in Tuscany. Jen & Jolie. Un progetto globale per un concept store dedicato alle donne ‘con le curve’: art direction, promozione del brand ma anche posa come modella. Jen & Jolie. A global project for a concept store catering to curvy women: art direction, brand promotion, but also posing as model. Quando dico che provengo dal Libano le persone rispondono “hummus!”, altre urlano “cibo!” o ancora “tabbouleh!”. È così che la mia amata patria è percepita. Con la fortuna di fare parte del Medio Oriente, la sua fonte principale di reddito, e richiamo per i turisti, è il cibo. Fa parte della nostra identità, è un modo di riconoscerci, un elemento di unione. Segna l’appartenenza e il cibo stesso rappresenta ‘famiglia’. Per noi si tratta sempre di conclusione, di risultato, una specie di lieto fine. La preparazione richiede ore, a volte anche dei giorni, ma nessuno parla del ‘dietro le quinte’ – tutti si godono lo spettacolo. I tempi del lavoro? È una questione di gestione. Ogni tanto, mentre cammino per strada, l’ispirazione mi arriva da cose semplici, allora corro a casa perché non ho con me carta e penna. È così che scaturisce il pensiero creativo. Passata la ‘tempesta’, esplorata sulla carta, faccio editing per adattarla a un mercato preciso o a un altro punto di vista. Quando è richiesto di fornire un’idea, comincio dall’organizzazione della mia piattaforma, poi mi tuffo nella creatività. Tutto sommato, l’arte è una sensazione, un’emozione. Credo sia globale; i miei lavori dipendono direttamente da come ognuno di noi li percepisce – la loro bellezza risiede nelle diverse interpretazioni globali. Oggi il design è l’unico mezzo vero per esprimere le emozioni; il progetto dipenderà sempre dalla fantasia e dall’azione di plasmare il pensiero in qualcosa di concreto. Un domani il design sarà l’unica via di fuga per un presente che può diventare futuro. Infine, l’opportunità di esplorare le capacità personali spinge a scoprire diverse modalità di esprimere la propria fantasia tramite nuove tecnologie. La creatività ha trovato un modo di rispecchiarsi e svilupparsi, per durare più a lungo e trasformarsi in futuro. Senza le tecnologie, le mie opere avrebbero avuto un limite temporale. Vuol dire dare una vita più longeva alle proprie idee. Ottagono 262 07-08/2013 Zaatar, the magical herb. A base di erbe selvatiche e semi di sesamo, lo Zaatar, è un cibo molto importante nella cultura libanese. Grazie alle campagne pubblicitarie e ai social network è diventato molto popolare anche in Italia e la sua vendita è incrementata. Zaatar, the magical herb. Made with wild herbs and sesame seeds, Zaatar is an important part of Lebanese food culture. Advertising campaigns and social networks have made it popular in Italy too, where sales have grown. When I say Lebanon, people scream hummus! People scream food! Others scream tabbouleh! This is how Lebanon, my dear country, is perceived. Lucky enough to be part of the Middle East, its main source of income, and an attraction for tourists, is Lebanese food. It’s a part of our patriotism, it’s recognition and what brings us together. It’s a sign of belonging, and food itself reflects family. For us it’s is always a question of conclusion, a result, a kind of happy ending. Our food takes hours, sometimes days, of preparation. No one talks about its backstage – they all simply enjoy the show. Time? It’s all about management. Occasionally, when just walking along the street, a simple thing inspires me, and I run home, wishing I had pen and paper on me to note it down. This is how creativity pops out. Once the ‘storm’ is jotted down, I tend to edit it to suit a market or another person’s mind. When we’re asked to scratch OTHER PROJECTS { FOOD } Insection. Un progetto di ricerca nell’ambito di un magazine di moda sul tema degli insetti come trend nei nostri stili di vita, da mangiare o indossare. Insection. A research project with a fashion magazine, on insects as a trend – to wear or to eat – in our lifestyles. FOCUS ON / 59 Eve. Progetto per un magazine di moda rivolto alle donne ‘audaci’ e a stili di vita urbani ‘coraggiosi’. Creazione concept, progetto del layout, grafica editoriale. Un colore definito, fil rouge dell’intero numero, connota mensilmente la rivista. Eve. Project for a fashion magazine for ‘daring’ women with ‘brave’ urban lifestyles. Concept creation, layout and graphics. A specific identity colour is used throughout each month’s issue of the magazine. IED - ISTITUTO EUROPEO DI DESIGN, MILANO, ITALIA our heads for an idea, I start by organizing my ‘springboard’, then I dive into creativity from this. After all, art is a feeling. I do believe it’s global, because my artwork depends on how each one of us sees it. Its beauty is within its different global interpretations. Nowadays, design is the only way out for expressing emotions. Design will always rely on the imagination and channelling thoughts into something concrete. I think that, eventually, design will stand as the sole escape for a present that can become future. Lastly, having the opportunity to explore your own skill versatility pushes you to discover different ways of expressing your imagination through various types of new technologies. Creativity has found a way to be reflected and developed to remain longer, to be transformed into the future. Without technology, my works would have a time limit. It’s like giving your ideas more time to live. ©RIPRODUZIONE RISERVATA Da quasi cinquant’anni, IED forma professionisti nel campo del Design, della Moda, della Comunicazione Visiva e del Management. IED è un network internazionale con sedi in Italia, Spagna, Brasile e Cina. I corsi – triennali, annuali, serali di specializzazione, estivi e master – sono fondati sulla cultura del progetto e la valorizzazione del talento creativo dei giovani provenienti da oltre 90 paesi, cercando di mantenere un forte legame con le aziende Italiane. La sede di Firenze, aperta nel 2008, mantiene un forte legame con il territorio toscano, il saper fare e la qualità dei mestieri artigianali. Professionals in the design, fashion design, visual communication, and design management fields have trained at IED for nearly 50 years now. IED is an international network with branches in Italy, Spain, Brazil and China. The courses – three-year, one-year, specialization evening, summer and Master’s – pivot on design expertise and on enhancing creative young talent from over 90 nations, while striving to ensure close ties with Italian companies. Opened in 2008, the Florence branch has strong connections with Tuscany, its know-how and the fine quality of artisan trades. www.ied.it 60 / FOCUS ON Ottagono 262 07-08/2013 Stain Care. Non è più necessario preoccuparsi delle macchie. Queste tovaglie le hanno già stampate prima dell’uso. Il gioco di grafica funziona! Stain Care. No need to worry about stains any more: these tablecloths are printed with them before use. The visual effect is convincing! Ottagono 262 07-08/2013 FOCUS ON / 61 EAA - ESTONIAN ACADEMY OF ARTS, TALLIN, ESTONIA Stain Care. Il pattern grafico potrà comunque cambiare nel tempo, ma solo nelle parti della tovaglia non tratttate con macchie. Stain Care. The pattern can change with time, but only on the parts of the tablecloth not already ‘stained’. KÄRT OJAVEE Nata a Rakvere, in Estonia, dopo il BA in textile design all’Estonian Academy of Arts (2000-2004) e il dottorato universitario (2007) è professore associato dello stesso dipartimento (2010-2011). Già designer freelance nel 2005, crea la società e marchio KO!TM della quale è il cuore creativo. I lavori tessili e le installazioni, che le hanno valso molti riconoscimenti, pongono l’accento sullo studio dei pattern. Born in Rakvere, in Estonia. Following a BA in Textile Design at the Estonian Academy of Arts (2000-2004) and a PhD (2007), she became an associate professor with the department (2010-2011). Already working as a freelance designer in 2005, she then created the KO!TM company and brand, which she is still the creative heart to. Winning her many awards, her textile works and installations place the accent on research into patterns. Stain Care. Una collezione di T-shirt con pattern nascosti. È sufficiente versarvi sopra un liquido, apposta o casualmente, e la macchia comparirà. Stain Care. A collection of T-shirts with ‘hidden’ patterns: they appear when a liquid is accidentally or intentionally spilt on them. { FOOD } Dov’è il fulcro del design di oggi? Cosa c’è nell’aria? Condividere le conoscenze e le competenze è il presente e il futuro. Il coinvolgimento del designer è fondamentale per portare le sperimentazioni ‘geniali’ dal laboratorio alla vita reale. In più, creare un team di professionisti proveniente da diversi ambiti capaci di parlare ‘la stessa lingua’ è una sfida importante. Qual è la relazione tra il cibo e il tuo paese di origine? Il cibo del mio Paese, l’Estonia, è un mix che unisce le varie cucine delle nazioni vicine: Scandinavia, Russia e Germania. Abbiamo comunque delle specialità autoctone. In ogni caso la cultura del cibo è collegata direttamente al clima e così la conservazione dei prodotti estivi da consumare durante il freddo inverno, è da sempre una pratica tipica. Quando hai avuto modo di progettare nel mondo del cibo, della cucina o della tavola, da dove sei partita? Ho osservato la modalità tradizionale di preparare la tavola e i comportamenti dei commensali. Mi hanno sempre affascinato i pattern che si creano nel tempo. Le macchie sulla tovaglia rappresentano la memoria e il passato; possiamo scoprire bellezza e unicità nella loro casualità, vino, marmellata o mirtilli , per esempio, che rimangono. Così ho deciso di convertirle in aspetto positivo, strutturandole in un disegno che si ‘arricchisce’ con il tempo. Il tessuto scelto porta una variabile in più: le nuove macchie sono assorbite solo in parte. Il risultato è un pattern voluto, che sottolinea le nostre abitudini quotidiane. Quanto è importante l’identità nazionale nei tuoi progetti? La formazione e lo sviluppo di una persona hanno un forte impatto sulla modalità di applicare esperienze e conoscenze. La propria nazione di appartenenza è un fattore rilevante in questo senso. Where’s the core of today’s design? What’s in the air? Sharing knowledge and skills is the ‘now and future’. Designer input is crucial in taking brilliant laboratory experiments to real life. It is however a challenge to form a team of people from different fields, but who speak ‘the same language’. What relationship is there between food and your country of origin? Food in my country, Estonia, is a mix of the various nearby cuisines and cultures – there are strong influences from Scandinavia, Russia and Germany. Nonetheless, we do have some specialities that are unique to our small nation. Food culture is also directly related to climate, so conserving summer produce in jars that are stored in the cellar for the cold winter has always been a custom. When you first had occasion to design for the food, table or kitchen world, where did you set out? I observed the routine of setting the table, and people’s behaviour during meals. I’ve always appreciated the meaning of the patterns of time. Stains on the tablecloth represent memories and a past – there’s a beauty and uniqueness in the random character of wine spots or blueberry jam marks on the table. So I decided to turn this around into something positive, designing the ‘stains’ in a pattern that would be complemented with time. The cloth chosen gives the item another dimension, since additional stains are only partly absorbed into the material. The result is a calculated pattern underlining our day-to-day habits. How important is national identity in your designs? An individual’s upbringing and development have a great impact on how that person uses the skills of experience and knowledge. Nationality is definitely one component in this. ©RIPRODUZIONE RISERVATA OTHER PROJECTS First Views on Mars. Il paesaggio di un altro pianeta, Marte, ispira la superficie in feltro resa 3d da pieghe realizzate con taglio laser. A destra, SymbiosisO. Interfacce tessili programmabili reagiscono agli impulsi umani e dell’ambiente cambiando colore. First Views on Mars. Another planet’s landscape is the inspiration behind this wool felt surface that becomes 3D through laser-cut creases. Right. SymbiosisO. Programmable textile interfaces react to human and environmental stimuli, changing colour. Fondata nel 1914, l’EAA è l’unica università pubblica in Estonia per conseguire laurea, Master o dottorato in belle arti, design, architettura, media, arti visive, cultura dell’arte e della conservazione. L’Accademia propone anche programmi di studio individuali e il mentoring personale. I professori e i docenti sono professionisti nei loro settori. Un obiettivo dell’Accademia è di partecipare attivamente alle dinamiche contemporanee più attuali, perciò molte attenzioni sono rivolte alla società e al mondo professionale, nel senso più allargato. EAA collabora con 150 università nel mondo e anche con diverse reti di scuole di specializzazione e con istituzioni culturali. Established in 1914, the EAA is the only public university in Estonia providing fine arts, design, architecture, media, visual studies, art culture and conservation education at BA, MA and PhD level. The Academy also offers individual study programmes and personal mentorship. The professors and lecturers are professionals in their field. The aim of the Academy is to be in the midst of life happening. This is why attention is paid to society and the professional world in broad terms. The EAA collaborates with 150 universities worldwide as well as many international higher education networks and cultural institutions. www.artun.ee 62 / FOCUS ON * Michele Capuani Direttore O-Lab. O-Lab Director. Ottagono 262 07-08/2013 Ottagono 262 07-08/2013 Michele Capuani Valentina Auricchio LO SPAZIO DEL CIBO FOOD DESIGN. CONCETTI OLTRE LA TAVOLA Il cibo, la materia edibile che lo compone, le tecniche di preparazione e le modalità formali con cui lo si consuma sono una delle più alte forme di espressione della cultura umana. Insieme con la lingua, scritta o parlata, e l’architettura, la tradizione alimentare è il principale strumento d’identità di una comunità che si è costruito e sedimentato nei secoli. Ogni cambiamento nelle nostre abitudini comporta inevitabilmente una modifica del nostro stile di alimentazione. I nuclei familiari si riducono? La cucina di casa prepara molto meno pietanze di un tempo, con la possibilità di dedicare più attenzione alla qualità piuttosto che alla quantità. Il tempo libero è occupato da attività extra domestiche? Si affermano i pasti preparati e porzionati. L’età media dei componenti della famiglia aumenta? Diminuisce il consumo di piatti ad alto apporto calorico. E così via… Uno dei fenomeni più importanti nella nostra alimentazione è stata la completa rottura delle barriere fisiche che, dalla notte dei tempi, hanno preservato l’identità degli alimenti nei diversi luoghi del mondo. Il ‘mangiare diverso’ dal nostro è entrato stabilmente nelle nostre abitudini o si è combinato con la tradizione dando origine a qualcosa di significativamente differente. Ottimi esempi sono il cibo giapponese alla brasiliana, o la pizza all’americana. La realtà di oggi è una reciproca e permanente ibridazione del nostro cibo quotidiano che porterà in futuro a una frammentazione delle tradizioni alimentari. Come spesso succede, l’eccessivo frazionamento produce uniformità indifferenziata: questa possibile ‘involuzione’ delle nostre tradizioni alimentari è certamente favorita dalla clamorosa riduzione della biodiversità alimentare a cui la grande distribuzione ci ha abituati. A fianco della rottura delle barriere fisiche, troviamo un fenomeno simile ma che genera effetti di segno opposto: la rottura dello spazio temporale. Tutti i fenomeni che si legano alla ricerca di una maggiore qualità nell’ambito dell’alimentazione partono da una visione neoromantica del cibo e delle sue tradizioni. In questo senso la stragrande maggioranza delle soluzioni viene ricercata in un ‘prima’, a volte troppo idealizzato, in cui gli animali pascolavano liberi e le verdure crescevano senza additivi chimici. Quando parliamo genericamente di food design, intendiamo in realtà un processo culturale complesso che prevede tre aree principali: la parte edibile (la coltivazione, l’allevamento ecc..), la preparazione e il consumo. È possibile affrontare questi temi separatamente, ma la verità è che la capacità di cuci- nare un cibo non serve a nulla se non si hanno le materie prime. Altrettanto vero è che possedere la materia prima e non sapere come processarla creerà lo stesso impasse. Food space. Food, the edible matter it’s made of, preparation techniques and eating practices are all aspects of one of the greatest forms of expression shown by mankind. Together with language (both written and spoken) and architecture, culinary traditions stand as the main instrument in identity for a community that has settled and grown over the centuries. Every change in our behaviour brings an inevitable shift in our eating styles. Households have shrunk? Much less home-cooked food is made than in the past, while greater attention than before is placed on quality rather than quantity. Leisure time is increasingly taken up with activities outside the home? Ready-made and single-portion meals are more common. The average age of family members is on the rise? There’s a decrease in the consumption of high-calorie dishes. And so on… One of the most important occurrences in our eating habits has been the total breakdown of the physical barriers that, since antiquity, ensured the individual culinary identity of the various places around the world. ‘Eating something different’ from our typical fare has become a permanent recurrence in everyday practice, or it has blended with traditional recipes to yield dishes that are remarkably different. Perfect examples of this are Brazilian-style Japanese food, or American-style pizza. Today’s world is a mutual and permanent cross-fertilisation of everyday food, which in future will lead to a breakup in eating traditions. As often happens, an excessive breakup generates indiscriminate sameness: this possible ‘involution’ of our eating traditions is certainly encouraged by the crushing reduction in food biodiversity that mass distribution has made us used to. Alongside the removal of physical barriers, we find a similar situation, but one generating the opposite effects: a breakdown in time-space. All occurrences connected with the quest for greater quality in the realm of eating are underpinned by a neo-romantic vision of food and its traditions. In this sense, most solutions are sought in a ‘previous time’ – on occasion overidealised – when animals would graze freely and vegetables would grow without chemical additives. When we talk generically of food design, what we in fact mean is a complex cultural process involving three main areas: the edible aspect (farming, breeding, etc.), preparation and consumption. It is possible to focus on these topics separately, but the fact is that the ability to cook a certain food is useless if the raw ingredients are lacking. Just as true is that possessing the raw ingredients but not knowing how to deal with them creates the same deadlock. ©RIPRODUZIONE RISERVATA Il food design inteso come l’ambito progettuale in cui ci si occupa di cibo si è molto concentrato sui temi legati alla preparazione di prodotti commestibili, ma come documentato in queste pagine, in cui sono raccolti progetti di giovani designer di tutto il mondo, il tema va ben oltre il commestibile. Non si tratta neanche solo di progettare oggetti per la tavola, strumenti per mangiare, ma di pensare a nuovi modi di vivere e interagire con il cibo, a partire dalla materia prima e quindi dai nuovi sistemi di coltivazione, per poi occuparsi dei valori nutrizionali e di come si possano migliorare le nostre abitudini alimentari, fino ad arrivare a parlare di interazioni culturali e di incontri di cibo. Nei progetti illustrati il cibo diventa un pretesto per poter parlare di sé e degli altri, un mezzo attraverso il quale conosciamo meglio noi stessi e chi ci circonda. In alcune parti del mondo il cibo è alla base della sopravvivenza umana, la sua igiene, il reperimento della materia prima e gli strumenti per processarlo sono rudimentali ed è necessario sviluppare dei progetti ad hoc per contesti estremi. In questo ambito, il design sociale ha contribuito largamente, basti ricordare Hippo Roller, contenitore a forma di barile rovesciato progettato nel 1997 da Pettie Petzer e Johan Jonker, oppure Solar Bottle, progettata nel 2006 da Alberto Meda e Francisco Gomez Paz. Nella selezione dei progetti presentati dai migliori studenti delle scuole di Cumulus abbiamo voluto dare una visione più ampia possibile del concetto di food design, dalla progettazione della comunicazione e del packaging fino ad arrivare alla progettazione di spazi di consumo, dal consumo nomade al consumo in ufficio. I progetti vanno da oggetti realmente realizzati in collaborazione con imprese del settore di tutto il mondo a concept sperimentali in cui la ricerca è ancora aperta. Inoltre, grazie alle interviste ai designer, è possibile avere una visione più profonda del loro pensiero progettuale, della provenienza culturale e del loro rapporto con il food design. Dalla cultura mediterranea, riconosciuta per essere sana ed equilibrata, alla cultura giapponese, elegante e sofisticata. Ogni designer ha raccontato il suo rapporto personale con il cibo, il suo legame viscerale con la terra di provenienza e FOCUS ON / 63 la sua interpretazione di quello che si può produrre per migliorare l’interazione con le materie prime e con le persone con cui condividiamo ogni giorno i nostri pasti. Accanto ai progetti legati al cibo abbiamo voluto inserire anche altri prodotti realizzati dai giovani talenti per raccontare meglio il loro stile e la filosofia progettuale. Food concepts. Beyond the table. Food design intended as a design segment where food is central focuses primarily on topics connected with the preparation of edible products. Yet, as explored on these pages – where we look at projects by young designers from all over the world – it is a sphere going far beyond the edible. Nor is it merely a case of designing tableware/wear and eating tools, but stretches to the shaping of new lifestyles and ways of approaching food, starting from raw materials and thus new agricultural models, going on to nutritional values and how we can improve our eating habits, and through to discussing cultural cross-influences and food fusions. The featured projects show food as becoming a pretext for speaking about oneself and others, a means for getting to know ourselves better, as well as the people around us. In some parts of the world, food is the basis to human survival; food hygiene, locating ingredients and finding the utensils to process them are elementary activities, and ad-hoc projects need to be conceived for extreme contexts. Social design has made widespread contributions in this sense – suffice to mention Hippo Roller (the container shaped like an upended barrel) designed in 1997 by Pettie Petzer and Johan Jonker, or Solar Bottle, designed in 2006 by Alberto Meda and Francisco Gomez Paz. In selecting from the projects submitted by the best students at the Cumulus schools, we have aimed to provide the broadest possible vision of food design, from communication and packaging design, through to the design of places for consumption, with ideas for eating on the move or at the office. The projects range from items already produced in conjunction with sector companies all over the world to experimental concepts where research is still active. In addition, interviews with these designers give us an insight into their thoughts on design, their cultural background and their rapport with food design. From the Mediterranean culture – famed for its healthy balanced diet – to Japanese practice, in elegance and sophistication. Each designer has gone into his or her relationship with food, the well-rooted ties with country of origin, and his or her suggestions of what could be created to improve interaction with raw materials and the people we share our meals with on a day-today basis. Alongside these projects pivoting on food, we’ve also included other items created by the young talents, to best narrate individual style and design philosophy. ©RIPRODUZIONE RISERVATA 64 / FOCUS ON Ottagono 262 07-08/2013 Ottagono 262 07-08/2013 FOCUS ON / 65 { CONCEPT DESIGN } LUND UNIVERSITY SCHOOL OF INDUSTRIAL DESIGN MIRKO IHRIG BREAD FROM SCRATCH. II processo di panificazione è una metafora della produzione alimentare in generale, per riflettere riguardo alla preparazione dei cibi base della nostra alimentazione. il progetto include tutti gli oggetti necessari per farsi il pane da soli. Bread-making becomes a metaphor for food production in general, for reflecting on the preparation of basic foods in our diet. The project includes all the items needed for making bread from start to finish. URBAN FARMING TOOLS, con Olli Hirvonen. Tutti gli attrezzi da utilizzare per la propria fattoria urbana, per coltivare prodotti a km 0. I pezzi si possono trasportare comodamente nello zainetto. il manico della vanga è riponibile in una tasca laterale. With Olli Hirvonen. All the implements required for a personal urban ‘farm’, for growing zero-km produce. The set can be easily carried in the small backpack. The spade bottom fits into a side pocket. PLANT. Concept sviluppato in collaborazione con gli esperti e gli astronauti della NASA al Johnson Space Center di Houston. Consente di fare crescere vegetali, in modo facile e sicuro, durante i voli nello spazio. Una aggiunta ideale alla dieta ‘oltre la terra’. È composto da tre elementi: un cuscino che contiene semi in ambiente idroponico, un dispositivo per innaffiare e ‘camere’ per la crescita delle piante. Concept developed while working with NASA experts and astronauts at the Johnson Space Center in Houston. It enables plants to grow, simply and safely, during space flight. The perfect addition to diet in space. The design comprises three elements: a pad containing seeds in a hydroponic environment, a watering device and chambers for plant growth. 66 / FOCUS ON Ottagono 262 07-08/2013 Ottagono 262 07-08/2013 FOCUS ON / 67 MARTIN GSCHWANDTL MARKETPLACE. Sull’idea della storica piazza del mercato, il progetto propone uno spazio pubblico dove le persone, che vivono nella stessa struttura abitativa, possono interagire disponendo di una ‘piattaforma’ per le attività quotidiane, come cucinare e mangiare. Based on the idea of the age-old market square, this project creates a communal space where the people living in the same building can interact through a ‘platform’ for everyday activities, such as cooking and eating. MOE TAKEMURA GUIDE TO THE FOREIGN JAPANESE KITCHEN. Una riflessione sulla multiculturalità della cucina: il libro reinterpreta la tradizione culinaria giapponese per renderla più accessibile allo stile di vita svedese, sostituendo, ad esempio, ingredienti orientali ‘esotici’ con prodotti locali. Reflection on the multi-cultural nature of cuisine: the book reworks Japanese culinary traditions, to make them more accessible to the Swedish way of life, replacing, for instance, ‘exotic’ oriental ingredients with local produce. 68 / FOCUS ON GABRIELLA RUBIN & NIKLAS KULL MADE IN KENYA. Gli studenti hanno partecipato a un campo didattico di tre settimane in Kenya allo scopo di analizzare i bisogni e individuare nuove prospettive per le fattorie organiche di piccole dimensioni che costituiscono la più ampia possibilità di impiego sul territorio, in particolare per le donne. Il risultato è il progetto di un estrattore di succo, azionabile da forza umana, realizzabile in loco, in grado di ofrrire un prodotto differenziato sul mercato e stimolare l’economia. The students took part in a three-week study camp in Kenya, with the aim of assessing needs and singling out new perspectives for the small-scale organic farms that are the most common form of possible employment in the local area, particularly for women. The outcome is the design of a juice press powered by human movement. Made on site, it offers the market a different product and stimulates the economy. Ottagono 262 07-08/2013 Ottagono 262 07-08/2013 FOCUS ON / 69 ART CENTER COLLEGE OF DESIGN BETSY KALVEN HONEST MATERIAL. Il progetto di un packaging ‘deperibile’, per un sistema alimentare più sostenibile legato a produzioni locali, la cui fragilità può costituire un atto di responsabilità per i produttori. Design of ‘perishable’ packaging, for a more sustainable food system hinged on local production. Its vulnerability can be seen an act of responsibility by producers. SALT TO TASTE. Una app che guida i cuochi inesperti nella preparzione di ricette a base di prodotti acquistati nei mercati agricoli. Utilizzata sul posto può dare notizie sulle caratteristiche degli ortaggi e le possibili modalità d’impiego; a casa aiuta, passo dopo passo, a completare la pietanza scelta. An app that takes inexperienced cooks through the making of dishes based on produce purchased at farm markets. When used on the spot, it can provide information on the vegetables’ characteristics and possible recipes. At home it acts as a step-by-step guide to achieving the chosen dish. 70 / FOCUS ON THE UNIVERSITY OF DESIGN SCHW BISCH GM ND (HFG) Ottagono 262 07-08/2013 Ottagono 262 07-08/2013 FOCUS ON / 71 PARSONS NEW SCHOOL FOR DESIGN BRONX: BLANK PLATE BENEDIKT BURGMAIER, FABIAN KREUZER INFORMATIVE CHEESE, MEAT AND FISH COUNTER – A GUIDANCE FOR YOUR PURCHASE. Il progetto di tesi degli studenti consente di ottenere informazioni sugli alimenti, visualizzate in modo immediato su un display, puntando semplicemente il dito sul prodotto. Il sistema può essere connesso a smartphone. The students’ graduation project enables users to gain information on the foods. This is immediately shown on the screen, simply by pointing the finger to the product. The system can be connected to a smart phone. Reimmaginare il rapporto con il cibo e il suo valore rispetto alla cultura locale in un quartiere, Hunts Point nel Bronx, che ne ha perso coscienza. È il concetto alla base di Blank Plate (tabula rasa), un programma culinario nato dalla creatività di Amy Findeiss, Mai Kobori Minctur e Eulani Labay. Partito dalla loro tesi di laurea con relatore Lara Penin, all’interno del MFA Transdisciplinary Design program della Parsons New School for Design di New York, e poi parzialmento finanziato da fondazioni, propone in piena collaborazione con la comunità di Hunts Point pratiche di co-design, educazione alimentare degli adolescenti, con storytelling e giochi, esercizi di esperienza sensoriale e percezione dell’ambiente sociale circostante, invitando le persone a cucinare e mangiare insieme. Dopo la prima fase di progettazione dei materiali, per coinvolgere i partecipanti, e di definizione dei protocolli di svolgimento, la fase succesiva si pone l’obiettivo di trasferire il progetto alla collettività esercitando un ruolo più attivo, in qualità di designer. Re-envisaging the rapport with food, and its value in relation to the local culture of a neighbourhood – in this case Hunts Point in the Bronx, which had lost awareness. This is the idea behind Blank Plate: a culinary programme emerging from the creativity of Amy Findeiss, Mai Kobori Minctur and Eulani Labay. The project builds on their graduation thesis, supervised by Lara Penin, which was written within the MFA Transdisciplinary Design Program at the Parsons New School for Design in New York, and partly funded by several foundations. Working closely with the Hunts Point community, it proposes co-design practices and food education for teenagers, with story-telling and games, exercises in sensory experiences and perception of the surrounding social environment, inviting people to cook and eat together. Following the first phase of designing the material to get residents involved and of setting out the guidelines, the next stage is to transfer the project to the group, while exerting a more active role, as designer.