“ Paize Autu” Periodico dell’Associazione “U Risveiu Burdigotu” Poste italiane S.p.A. spedizione in Abbonamento Postale – 70% CNS/CBPANO/IMPERIA L ’ ANNO CHE VERRA ’ I l 2013 sarà un anno cruciale per noi bordigotti: usciremo finalmente dalla tutela del commissariamento e affideremo le nostre esigenze amministrative (anche qui finalmente) ai nuovi curatori che usciranno vincenti dalla tornata elettorale di primavera. E proprio di curatori avremo bisogno a prendere in mano la nostra municipalità la quale, dopo due anni di governo a forte caratterizzazione antimafia, necessita di recuperare una normalità amministrativa che sia conseguenza, possibilmente, di un forte consenso popolare. I problemi sul tappeto sono molti e complessi. Per affrontarli e cercare di risolverli ci vogliono persone che, oltre ad una indiscussa competenza, presentino anche una schietta credibilità,. Ed è proprio qui il punto dolente. Nel nostro lavoro di frequentazione e di ricerca che da mesi oramai portiamo avanti quali mestieranti spontanei e popolari dell’attività giornalistica, abbiamo maturato la convinzione che non sarà facile trovare il materiale umano adeguato (se non proprio ideale), a compiere la missione. Oddio! A presentarsi non saranno pochi. Ci saranno i professionisti della politica sotto la bandiera dei loro partiti di riferimento; non mancheranno coloro che hanno precisi interessi sul territorio e vorranno tutelarli, prima ancora di svilupparne altri; sarà la volta poi di qualche dilettante allo sbaraglio e degli immancabili “sgarasachi” di turno. Non si intravedono all’orizzonte figure nuove, sicuramente capaci e con le giuste credenziali: credenziali che risultano indispensabili quando, più che su una formazione occorre esprimersi su delle persone. Quelle sicuramente valide, a cui molti di noi pensano, hanno paura e declinano ogni invito a responsabilizzarsi. Chissà come mai,vien da chiedersi. Ragionando serenamente si può anche comprendere tanta reticenza. Oggi non è come una volta quando i Consigli comunali si svolgevano in piazza dopo la messa della domenica. Adesso è tutto più complesso; sono cambiate le normative e, se possibile, la burocrazia è ancora più intralciante. C’è poi l’aspetto economico con cui “occorre fare i conti”, che se ti sbagli gli avvisi di garanzia non tardano ad arrivare. Oggi come oggi non basta la buona volontà, ci vuole la competenza e quella ce l’hanno gli esperti che un buon amministratore non può non inserire nella sua squadra. Poiché di una squadra oggi come oggi c’è bisogno. E qui ricominciamo da capo. Ma allora la soluzione qual’è? Non dovremo mica rassegnarci e vedere i soliti noti riproporsi, dopo i danni che sono stati procurati alla città? Beh! Dipende da noi, dalla coscienza civica di ognuno di noi, poiché come recita il famoso adagio: “ogni popolo ha il governo che si merita.” Partendo quindi da questo presupposto siamo tutti investiti di una precisa responsabilità, dalla quale non possiamo più esimerci. Dare spazio all’antipolitica e non andare a votare, magari gratifica sotto il profilo della protesta, ma dà spazio alla politica speculativa, quella organizzata, che persegue gli affari propri e a cui il bene generale non interessa proprio. L’anno che verrà dunque, sarà fondamentale per il futuro di Bordighera: per capire come la vorremo interpretare, per riparare qualche danno (laddove sarà possibile), per intraprendere nuove prospettive. Oltre i partiti e le liste civiche ci siamo tutti noi. E’ il momento di farcene carico. Wolf Anno 5 nr. 11 Novembre ‘12 Luminarie natalizie IN PAESE LE METTIAMO NOI PREPARANDO I MERCATINI E’ terminato il breve tempo di riposo per gli uomini del Risveglio Bordigotto: dopo il successo dell’ultima manifestazione (Sciure in ti carugi), è giunto il momento di organizzare la prossima. Da lunedi 22 ottobre, i membri del direttivo hanno iniziato a montare le luminarie a Bordighera alta, dove, sabato 8 e domenica 9 dicembre si terrà il Mercatino di Natale. Per il quinto anno consecutivo, in occasione delle festività natalizie, nelle piazze del paese sarà possibile acquistare i prodotti di artigianato esposti dai numerosi partecipanti. A ricreare un’atmosfera gioiosa, oltre alle luminarie, sarà la musica trasmessa per tutta la durata della manifestazione dagli altoparlanti del Risveglio Alice Spagnolo ABBANDONI CIMITERIALI Ogni anno è la stessa solfa. Ti rechi al cimitero per onorare i tuoi cari defunti e ti trovi davanti ad una struttura malamente curata dall’aspetto quasi di abbandono. Una rassettata superficiale ce la danno, ma solo per quei giorni di intense visite. Tutto il compresorio cimiteriale presenta uno stato di trascuratezza inspiegabile. Una volta c’era un guardiano che abitava nella casa in fondo all’ultimo campo e gestiva un po’ tutta l’area, coadiuvato di volta in volta dai giardinieri municipali. Adesso andare a portare un fiore ai nostri cari, in qualsiasi periodo dell’anno, ci fa scoprire un camposanto non più così curato, come eravamo abituati a trovare qualche tempo fa. Pagina 2 Paize Autu Autunno DALLE PARTI DELLA SCUOLA C hissà come mai ogni anno, quando comincia la scuola, inizia la solita tiritera sui problemi legati all’insegnamento, agli orari, ai troppi libri, al fatto che ogni volta li cambino, al peso degli zainetti, ai concorsi per i docenti, ecc.Forse perché tali problemi, sempre affrontati, non sono mai stati presi in seria considerazione per risolverli. Da qualche tempo (perlomeno dal terremoto dell’Aquila sommato al più recente sisma dell’Emilia)si è cominciato a prendere in più seria considerazione invece (e meno male) la sicurezza degli edifici scolastici e delle pertinenze collegate. Diciamo subito che a Bordighera,sotto questo profilo,stiamo piuttosto male. Nessuno dei complessi scolastici esistenti sul territorio è a norma antisismica, probabilmente neanche a norma in senso più generale. Si pensa continuamente alle grandi opere (rotonde, parkhotel e scolmatori vari), mai si è pensato seriamente alla sicurezza di quei posti dove i nostri figli e nipoti passano così tanto tempo. Le nostre amministrazioni e i loro uffici preposti, in questo senso, sono sempre risultati latitanti, più che carenti, impegnati come sempre sono stati a seguire con dovizia altri progetti, a volte molto meno importanti della sicurezza nelle scuole. Eppure gli strumenti per intervenire e iniziare a porre rimedio a certe carenze non mancano. Valga per tutti la possibilità di attingere risorse a Genova, per esempio sfruttando le varie deliberazioni che la Regione attiva per aiutare i Comuni nei confronti dei più diversi interventi. Ad agosto, tanto per essere più chiari, sfogliando il sito della Regione Liguria, abbiamo scoperto una delibera del 2009 (la nr. 1054), ripresa dalla Giunta e riattivata il 7 agosto di quest’anno riguardante: “Criteri e modalità di selezione degli interventi da finanziare nei programmi di investimenti infrastrutturali urgenti a favore dei Comuni”. Interventi infrastrutturali articolati sulle seguenti aree: - Viabilità, urbanistica e opere di difesa a mare; - Edilizia pubblica e scolastica, riqualificazione urbana; - Tutela ambiente e parchi; - Beni culturali e infrastrutture sportive; - Politiche sociali. Come si può notare trattasi di uno spettro di provvedimenti che se cavalcati adeguatamente avrebbero potuto (potrebbero) permetterci di disporre le risorse necessarie per qualcuno degli interventi di cui sopra; tanto per rimanere in tema incominciare la messa in sicurezza antisismica delle scuole comunali. C’è da dubitare che certe vie per drenare risorse, siano state percorse. Non sono pochi in città a credere che negli uffici competenti queste ricerche non vengano minimamente effettuate. D’altra parte le scuole costituiscono un argomento ostico per tutti. Risulta molto più interessante (e forse appagante) buttarsi sugli sviluppi ediliziourbanistici, sui piani regolatori e dissertare su nuovi lotti da assicurarsi,che impegnarsi con convinzione nella messa a norma degli edifici scolastici e di tutte le altre strutture pubbliche. A più riprese sono state presentate alle amministrazioni documentazioni specifiche e particolareggiate, corpose raccolte di firme, progetti e sollecitazioni ma pare che da quell’orecchio nessuno senta. Eppure l’argomento sicurezza abbonda copiosamente sulla bocca di politici e amministratori producendo però solo suoni onomatopeici; mentre sarebbe indispensabile una vigorosa assunzione di responsabilità anche rinunciando ad altre pur utili prelazioni. Il concetto di sicurezza, abbinato a quello di prevenzione, connota nei confronti di chi li fa propri, un’aura di onestà e saggezza che alla lunga paga. Ma è questione di cultura specifica la quale, a quanto pare, purtroppo, non alberga da queste parti e neanche - ahinoi dalle parti dove le decisioni diventano definitive. RICORDANDO PETROGNANI G ianni Petrognani è morto da un anno, aveva solo 61 anni ed era il Preside amatissimo dell’Istituto Montale di Bordighera. Le sue direttive, la sua filosofia didattica girava attorno a delle precise idee: “Una scuola aperta”, una sorta di “piazza dove scambiarsi cultura. Ma anche “il luogo simbolo dove tutti gli spazi devono poter essere fruiti al meglio, abbattendo ottuse barriere progettuali che impediscono la fruizione di spazi e strutture utili ad una maniera nuova di insegnare. Proprio nel suo istituto è stata recentemente inaugurata in suo onore, una mostra intitolata “Segnali di muro” che durerà fino alla fine dell’anno. Accanto alle sue foto dedicate ai murales dipinti sul muro di Berlino, campeggiano in bellaevidenza le opere di molti altri artisti e fuori, all’aperto, in quegli spazi che lui avrebbe voluto finalmente spogliate da assurde barriere architettoniche, i cartelli di Clet Abraham. Il famoso artista oramai bordigotto d’adozione, ha presenziato tutta la giornata ad insegnare ai ragazzi la sua arte così arguta ma nello stesso tempo sottilmente spiritosa. Ai ragazzi ha voluto lasciare un messaggio provocatorio: “Le regole, quando sono assurde, devono essere infrante”. “Viva la sperimentazione scuola multifunzionale-spazio espositivo aperta al territorio! Per la prima volta il giorno dell’inaugurazione ho visto camminare e giocare ragazzi e bambini nel parco della scuola che normalmente è assurdamente chiuso. Gli artisti in mostra hanno interagito con i ragazzi, tutti i presenti hanno partecipato, Gianni (Petrognani) era tra noi”, commentano le insegnanti organizzatrici, unitamente all’associazione “Qui presenti”. La scuola, questa “Cenerentola”, così bistrattata da ministri e finanziarie, se ha ancora una valenza pedagogica lo si deve ad insegnanti e presidi come Gianni Petrognani. C’E’ (C’ERA) UN GRANDE PRATO VERDE……. Basta affacciarsi un giorno qualsiasi nell’orario d’ingresso o di uscita degli alunni dal plesso scolastico di via Pelloux e della scuola Materna di Villa Felomena, per rendersi conto del problema. Il via- vai di auto che fa le rasette a genitori,nonni e bambini è da mettere in relazione alla necessità di entrare e di uscire da un posteggio improvvisato che l’amministrazione ha autorizzato in un prato dietro le scuole. Quello spazio avrebbe dovuto essere destinato a verde pubblico,di pertinenza alle varie strutture scolastiche e molti e svariati, nel tempo, sono stati i progetti presentati per prati e orti didattici,per suggestivi collegamenti con l’adiacente comprensorio dell’Istituto Internazionale di Studi Liguri e la Villa della Regina. Posti dove lasciare l’auto tutt’attorno alle scuole non mancano, anche se si può capire che fare due passi a piedi, con la premura che caratterizza oggi la nostra vita,può costituire un problema. Senza considerare il sospetto, che a qualcuno è venuto, su una possibile speculazione a favore di residenze viciniore al prezioso appezzamento e sulla possibilità di costruire alla fine anche dei parcheggi definitivi. Il prato in questione potrebbe anche servire per ampliare la scuola materna che in questo momento soffre per mancati adeguamenti di sicurezza, dal momento che ospita aule di piccoli alunni ai piani superiori dell’edificio principale. Progetti e proposte ne sono stati fatti e avanzate, ma fino ad ora con scarsi risultati operativi. Il Comune ha piazzato dei paletti divisori su Via Napoli che non risolvono certo il problema della sicurezza in quella strada.Migliaia sono state le firme raccolte da genitori ed insegnanti, ma sul problema della sicurezza (che non paga nell’immediato) sono pochi a sentirci. Ma utenti e operatori scolastici non intendono assolutamente arrendersi. Paize Autu Pagina 3 UNO SCRITTORE IN SALOTTO di Alice Spagnolo S crivere di Fernanda Pivano non è facile: è stata una donna incredibile, un critico eccezionalmente dotato, un'anticonformista esuberante e, soprattutto, una grandissima scrittrice. Non è facile dunque narrarla in poche righe, così come è arduo riuscire a trovare le parole per onorare la memoria di una donna che ammiro profondamente. Allieva di Cesare Pavese, Fernanda ha scelto di vivere per l'arte e, in particolare, per la letteratura, quella vera, quella che, grazie al suo istinto incredibile, noi italiani abbiamo conosciuto. E' facile, oggi, recarsi in libreria e comprare i numerosi romanzi di Hemingway, l'Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters e le opere pubblicate da tante altre firme della letteratura americana. Quello che penso sia doveroso ricordare, è che senza la Pivano probabilmente non potremmo godere della bellezza di questi autori. Basta sfogliare le antologie scolastiche dei nostri ragazzi per capire quanto importante e radicato nella nostra cultura sia il contributo di questi scrittori. Importante oggi come lo è stato nell'immediato dopoguerra, quando un'emergente critico genovese ha iniziato a credere in loro e a tradurli per il bene del nostro paese. Nata a Genova nel 1917, Fernanda ha frequentato la Scuola Svizzera, istituto che raccoglieva i figli dei molti stranieri venuti in Italia per affari. Perchè lei, la nostra Fernanda, aveva origini inglesi da parte materna: il nonno, infatti, era Francis Smallwood, console inglese poliglotta e inventore della Berlitz School. Smallwood in inglese significa letteralmente "piccolo legno", questo il motivo per cui a Zena era conosciuto come "Sciu Legnetto". Le sue origini, così come la scelta della scuola, l'hanno portata a conoscere in modo approfondito diverse lingue, in particolare l'inglese e il francese che padroneggiava in modo impeccabile. Nel 1929 si trasferisce con la sua famiglia a Torino, dove prosegue gli studi al liceo D'Azeglio. Lasciare l'amata Liguria la ferisce profondamente, ma proprio nel capoluogo piemontese ha occasione di conoscere Parco Winter UN AVVILENTE EPILOGO Invitiamo i nostri lettori a recarsi in Arziglia per verificare di persona la situazione in cui è tenuto il Parco Pubblico Winter. Da anni oramai residenti della zona e avventori si lamentano con l’amministrazione per il mancato intervento su quest’area trasformata in parco all’epoca della ristrutturazione della ex colonia “Moto Guzzi”. Molto arrabbiati sono anche i proprietari degli alloggi di questo condominio per le ingiunzioni da parte comunale nella tenuta del loro giardinoparco privato, mentre quello pubblico confinante risulta da anni incredibilmente abbandonato. Dovevano arrivare 300 mila Euro, rimasuglio non insignificante del più consistente pacchetto salva Beodo poi abortito, ma nessuno ha visto niente. E davvero non si capisce, non si riesce ad interpretare l’abbandono, che sa di vero e proprio rifiuto ad intervenire in un’area così ambientalisticamente preziosa come i giardini che furono di Lodovico Winter, il grande botanico tedesco di fine ‘800 che scoprì le peculiarità così uniche di questo luogo da farlo assurgere a laboratorio scientifico e ad eleggerlo a sua dimora. Si perde così agendo un altro pezzo paesaggistico della Bordighera che fu, di quel triangolo magico che con il Beodo ed il Paese Vecchio avevano incantato poeti, viaggiatori e pittori di tutta Europa. E’ una ulteriore dimostrazione del declino della nostra cittàdina verso una deriva di insensibilità e di abbandono che ci disonora ben oltre gli scioglimenti e i commissariamenti. Primo Levi, studente come lei, e il professor Cesare Pavese, che tanto trasmetterà alla sua alunna prediletta. Non voglio che questo breve scritto riassumi un'esistenza grandissima, per farlo non basta un libro: i Diari che documentano la vita della Pivano sono, non a caso, due. Nel primo, quello che vi consiglio di regalarvi o di regalare, sono raccolti gli anni dal 1917 al 1973. Anni che dalla formazione arrivano fino ai giorni di gloria della scrittrice. In questi scritti, pensati e stesi all'età di 90 anni, Fernanda ci dona i suoi ricordi con l'incredibile generosità che l'ha sempre contraddistinta. E' per questo che li consiglio a tutti, non solo agli amanti della critica letteraria, ma anche a chi ama conoscere la storia di un paese, le vicende che lo hanno reso tale e le persone che l'hanno popolato. Perchè l'entusiasmo contagioso della Pivano è lo stesso sia quando parla con fervore della scrittura di Hemingway sia quando racconta di buonissimi biscotti prodotti e confezionati in una antica pasticceria geno- vese. Per convincervi di questo, riporterò un breve passo dell'autobiografia in cui compare anche la nostra Bordighera: "E allora meglio fare Amarcord, ricordare i paradisi perduti dell'adolescenza a Santa Margherita o al Tigullio, la focaccia di San Michele di Pagana ancora deserto, l'ancora minuscola gettata dalla piccola barca a remi verde Luisa 476 nella baietta di Prelo; o i fiori di Bordighera, la spiaggetta del Pinin con gli scogli frastagliati e degradanti troppo belli per essere veri, o le pesche gialle nei lunghi filari di Noli, ve le ricordate quelle pesche gialle?". Non potendo aggiungere altro alla commovente bellezza delle sue parole, così cristalline da permettere al lettore di vedere quanto scritto, vi saluto augurandovi una buona lettura. Titolo: Diari 1917 - 1973 Autore: Fernanda Pivano N° pagine: 1707 Prezzo: € 50.00 *** E L’OSPEDALE? dino, ma soprattutto quasi sull’Aurelia, ad un passo dal mare. Sento in giro che vorrebbero chiuderlo per farne un residence per anziani benestanti. Una bella idea! Ma a discapito di tutti! Quanti paesi limitrofi fanno capo a questo ospedale. Vorrei sapere quale forza occulta fa capo a questa chiusura. La Politica? Qualche affarista immobiliare? Spero tanto che la cosa non si attui. La salute non è un affare privato; le “In merito alla situazione manifestazioni devono prosedell’ospedale di Bordighera, es- guire!” sendo il sottoscritto di Milano, In verità il ridimensionamenma soggiornando molte volte to del Saint-Charles è già coin questa città per diversi perio- minciato. Rimane un punto di di all’anno, ho fatto un paio di primo soccorso, ambulatori di volte conoscenza del pronto oculistica con possibilità di insoccorso. Una mia idea di terventi in day-surgery; lo stesquanto sta succedendo me la so che per piccoli interventi di sono fatta. Il suddetto ospedale ortopedia. Occorre tener duro e si trova in un immenso spazio, sperare che non intervengano un ottimo parcheggio, un giar- ulteriori ridimensionamenti. Quello di Bordighera, pur risultando un ospedale comprensoriale, a disposizione di un bacino d’utenza che supera le 60 mila unità, è rientrato nei piani di ridimensionamento regionali, alla stessa stregua di altri nosocomi minori (ma non meno importanti). Molte sono le proteste attivate da comitati e amministrazioni, ma anche da privati cittadini, come il seguente intervento che riceviamo da un amico milanese. Paize Autu Pagina 4 Beodo LE PASSEGGIATE DEGLI INGLESI E I SETTE MULINI SCOMPARSI a cura di G.C. Pignatta Si parla tanto del Beodo, ma quanto poco ne sappiamo. Spulciando qua e là per saperne di più, abbiamo trovato diverse interessanti pubblicazioni, in particolare questa dei professori Maria Luisa Schiva e Giuseppe Severino, che ci illumina sulla disposizione dei mulini e dei frantoi azionati dall’acqua dell’antico canale. Si approfondiscono anche le abitudini della Colonia inglese circa le passeggiate che usavano frequentare particolarmente sulla nascente Via Romana e nel Paese Vecchio. 2^ parte I l percorso più adatto a chi necessitava di una attività fisica senza sforzi e nel contempo più affascinante ed esotico era senz’altro quello del Vallone del Sasso lungo il Beodo, specie prima che con l’apertura delle carrozzabili le strade e i paesi del vicino entroterra si popolassero di biciclette e di breakers carichi di stranieri in cerca di colore locale o semplicemente di una tazza di tè alla quale invitavano le pubblicità del “Journal of Bordighera”, siamo nel 1911, della “tea room” sita in “Borghetto Valley”. Partendo dunque dal paese alto, dopo aver costeggiato il pittoresco ma antigienico lavatoio fissato per sempre con le sue stanche ma pur sorridenti lavandaie nelle lastre di Benigni, il sentiero si dipanava per quasi tre chilometri tra una vegetazione inebriante per colori, specie e profumi. Era ed è ancora, il regno della macchia mediterranea, interrotta solo, sul versante occidentale, dalle coltivazioni di fiori, agrumi palme e delle cosidette ortalizie. Qua e là serbatoi d’acqua riempiti nelle notti con l’acqua del beodo, distribuita secondo orari precisissimi a tariffa da apposito incaricato, servivano da punti di riferimento durante le passeggiate che portavano i nostri ospiti sino al ponte dell’acquedotto della Fontana, quello che finiva da Magiargè e che aveva la sua origine in una ricca fonte posta sul versante orientale del vallone. Quasi alla stessa altezza, ma nel torrente Sasso, c’era la presa d’acqua del beodo, molto più antico dunque dell’acquedotto sorto sul traballante tracciato di quello precedente del 1826 e che serviva solo e male il paese alto. Le due condutture correvano parallele, l’una in calcina, l’altra costituita in coppi d’argilla che si incastravano perfettamente l’uno nell’altro. Spesso la Colonia, nel suo avventurarsi nel vallone magari sulle orme di Monet, che quasi infastidito trovava ad ogni angolo una signora inglese che acquerellava,avrà dovuto scansare gli operai che cercavano di ripulire il corso del beodo continuamente insidiato dalle “radiche” degli alberi che si infiltravano tra le lastre di pietra della copertura e che tanto costavano al Comune e agli appaltatori. Più spesso ancora, come testimoniano le delibere di Consigli comunali ora affranti ora addirittura costretti a rimandare la gente a prende- re l’acqua potabile alla Fontana Vecchia, gli ospiti di Bordighera avranno trovato il tracciato dell’acquedotto bruscamente interrotto da qualche smottamento, perché il terreno del Vallone era ed è franoso, come anche oggi ogni episodio di piogge insistenti dimostra. Probabilmente nessuno di loro però si sarà accorto del più grossolano tra i tanti errori compiuti nella progettazione del tracciato, vale a dire della sua pendenza sbagliata, scoperta da una perizia ordinata da un sindaco esasperato quando ormai il danno era fatto. Anche quando l’apertura della passeggiata a mare, nel 1901 con i suoi orizzonti di luci verso Francia dirottò alla Marina l’attenzione della Colonia, che col tempo era diventata sempre più ibrida sia per nazionalità che per motivi per cui sceglieva Bordighera, andando essi dalla presenza della corte italiana alla passione per il gioco nel bellissimo ed effimero Casinò nato nel 1910, il beodo rimase per gli inglesi “la passeggiata” per eccellenza, come testimonia il noto “Plan of Bordighera” di miss Goodchild del 1885. Il Vallone, per sua natura, rimase sostanzialmente quale era: il sentiero non percorribile che a piedi, l’impervietà e l’instabilità dei suoi fianchi, il suo essere all’ubago lo preservarono dall’intensa antropizzazione che già Garnier aveva predetto per il nostro territorio. Al contrario dei frantoi, che man mano che il tempo passava e rosicchiava la loro resa economica andavano sempre più degradandosi anche esteriormente, le attività agricole del Vallone non contrastavano col senso estetico della Colonia, anzi: il vivaio-atelier di Winter infoltì di rare e splendide palme i fianchi di Montenero, controcanto al rigoglio dei 3000 esemplari che affascinarono De Amicis nella sua visita alla proprietà Garnier. Da qualche tempo sono tornate di moda le passeggiate sugli antichi percorsi. Lungo una di esse si ritrovano ancora alcune delle fontane di cortesia per gli animali volute dalla signora Braybrooke, da via Pasteur, attraverso quella della Biblioteca, e poi l’altra che prima era in piazza De Amicis ed ora sta in Pineta, fino a quella che chiudeva l’itinerario sull’inizio dell’Arziglia. Una, classica, conduce proprio al ponte sull’acquedotto nel Vallone. Smantellati e saccheggiati anche delle pietre di copertura che erano costate una fortuna al Comune, beodo e acquedotto sono difficili da identificare. Surreale, una casa provenzalcaliforniana sorge in area demaniale all’altezza dell’ex presa del beodo e del famoso quadro di Nestel. Dal fondo del Vallone, altre costruzioni avanzano. Le palme del giardino fantasma di Winter, sempre più sperdute, tra rovi e rapine, rischiano la stessa sorte di molte sorelle del Vallone: l’abbattimento, o il fuoco, perché la bellezza di una palma non è casuale, non rende ma, al contrario, costa. E non vorremmo dover sperare solo sull’arrivo di una nuova Colonia inglese per cominciare a far qualcosa per esse. Fine Paize Autu Pagina 5 Magiargé La piccola principessa d’Oriente di Sergio Biancheri ( Ciacio ) I l monumento di Magiargé é situato ai piedi del Comune di Bordighera, nella piazza Edmondo De Amicis. Piccoli fiori e tipiche erbette dell’acqua si alzano ai piedi e alle gambe della bella Magiargé. Lei é in alto, raffinata. Ha come corona una conchiglia Pellegrina. Nella mano destra alzata stringe un serpentello. La mano sinistra con molto garbo alza il vestito con il mantello per non bagnarlo. La sorreggono in questo movimento tre delfini. Magiargé ha un volto dolce ma serio con capelli ondulati e un vestito con molti ricami. Il suo sguardo va oltre le cose. La bella statua è al centro di una vasca ottagonale: statua e vasca sono di marmo. Otto zampilli rallegrano e muovono le sue acque. Magiargé é veramente una Dea, una Dea del Mare. La bianca statua è un cesello di bellezza. Mi soffermo e la guardo, a volte la disegno con la stessa emozione e devozione di un’apparizione divina. La piccola Magiargé é entrata nel mio cuore. Ricordo la storia: la statua é stata recuperata in una villa romana della nostra zona ed è nata come divinità del mare. E’ diventata Magiargé nel ricordo della fanciulla portata dal re dei corsari a Bordighera Alta. Andando al Sasso: ricordi CORRIERE E CORRIERINE Quella domenica, per andare al Sasso ho preso la corrierina. Mi ha fatto un certo effetto percorrere tutta la strada guardando il panorama d’intorno da una posizione privilegiata e senza l’assillo della guida. E’ stato passando davanti a quella vasca coperta con un tetto a tronco cono, situata poco prima del paese, che mi è venuta alla mente un’abitudine di cui godevo da bambino. Vincè (Vincenzo Zanni) guidava quella corriera senza muso, mentre Giacomo ne conduceva una con il muso lungo. Il servizio per il mercato di Sanremo lo faceva lui Vincè e tutte le mattine a ore impossibili (le tre) scendeva dal Sasso con il rimorchio carico di corbe, prevalentemente di garofani, da portare a vendere. I miei la corba la lasciavano al fondo della discesa, sul ciglio della strada, tanto da essere già pronta per caricarla.All’ora stabilita la mamma o il papà si di Gc.Pi. facevano trovare vicino ad essa per imbarcarsi sul mezzo. Il viaggio fino a Sanremo trascorreva in silenzio poiché tutti i passeggeri ne approfittavano per recuperare ancora una mezz’ora di sonno. Quella mattina, nella strada vuota della notte un camioncino si accodò alla corriera che con il rimorchio traballante, carico di corbe di garofani caracollava verso Sanremo. Nessuno lo vide poiché si posizionò molto bene dietro il veicolo. Immaginiamo che l’inizio dell’attacco possa essere avvenuto ad un semaforo o in seguito ad un rallentamento del torpedone. Uno di loro sali sul rimorchio e fece scivolare le corbe a terra mentre altri due le raccoglievano e le caricavano sul loro mezzo. Non vi dico la sorpresa quando arrivati al mercato, gli assonnati floricoltori trovarono il rimorchio vuoto e i loro garofani da vendere volatilizzati. Col tempo si venne a sapere chi fu l’artefice di tale vile attacco; vile poiché se vergognoso risulta rubare, farlo in quel modo e nei confronti di quella povera gente, la cui corba di garofani equivaleva ad uno stipendio di sopravvivenza, risultò ignobile. Quella mattina il ritorno a casa fu mesto. I clienti di Vincè non fecero colazione a Sanremo com’erano abituati a fare, quasi festosi, dopo aver venduto con buon guadagno i loro fiori; e non portarono neppure a casa la “brioscia” ai bambini per la merenda delle quattro, quando uscivano da scuola. Quella mattina Vincè non mi portò al Sasso; era demoralizzato per lo smacco subìto e per il danno occorso ai suoi clienti, che erano tutte brave persone, grandi lavoratori, che lui conosceva bene. Ma l’indomani l’abitudine riprese. Ero davvero molto piccolo, non andavo neppure ancora a scuola. Allora noi bambini eravamo come zingari; vivevamo sul Capo, senza che nessuno ci guardasse, anche se poi tutti ci guardavano, poiché era come se fossimo figli di tutto il Paese. L’arrivo della corriera dal mercato di Sanremo era l’avvenimento della giornata, seguito poi da quello delle 11 con la corriera dal muso lungo, quella guidata da Giacomo che andava fino a Seborga. Avevo preso l’abitudine di aspettare Vincè alla Maddalena ed il suo arrivo era sempre preceduto dal suono del clason che cominciava ad azionare da Villa Garnier . Appena fatte le manovre per indirizzare il mezzo verso Sasso e scaricare persone e corbe, mi faceva salire e si partiva. Il mio posto era a cavallo del motore che in quella corriera era tutto dentro l’abitacolo. Mi immaginavo di essere a bordo di una diligenza nel mitico Farwest ed il “parirarirarì” nelle curve sostituiva l’urlo degli indiani. A Sasso, in prossimità della vasca col coperchio, Vincè girava la corriera e staccava il rimorchio poi mi riportava a casa e ad ogni curva ci dava col clacson per farmi contento. Paize Autu Pagina 6 a cura di Giancarlo Pignatta Misura circa 7000 metri quadrati, si trova adiacente al palazzotto di famiglia proprio a fianco della parrocchiale di Sasso. Ospita ulivi centenari e palme svettanti. E’ stato ridisegnato, così come Irene lo aveva impostato, dall’artista di paesaggi Maria Dompè che ha saputo interpretare alla perfezione le intenzioni della scrittrice la quale voleva che il giardino venisse aperto al pubblico, in particolare alla popolazione del posto, soprattutto ai giovani, per organizzarvi dei concerti di musica classica. Grazie al nipote di Irene, Vincent Torre, il giardino ha potuto conoscere la sua magnifica definizione, impreziosita dalle molte opere d’arte che vi hanno trovato dimora. I n realtà il suo vero nome era Maria Vittoria Rossi, figlia del famoso generale “sciascengo” Vincenzo Rossi e di una nobildonna austriaca, che l’avviò all’apprendimento delle lingue (ne parlava ben cinque), nonché dell’eleganza e delle buone maniere. Era dell’11 e dopo gli studi ginnasiali continuò la formazione privatamente sotto l’egida della mamma genitrice “esuberante, ambiziosa e quanto mai invasiva”. A soli vent’anni comincia a scrivere sul “Lavoro”, quotidiano di Genova, con lo pseudonimo “Mariù”, primo di una curiosa infinità di nomi d’arte. I suoi lavori vengono sommamente apprezzati dall’esigente Giovanni Ansaldo e da un ammiratore d’eccezione, Luigi Pirandello che le invia beneauguranti affettuosi biglietti. Nel ‘37 viene invitata a scrivere su “Omnibus”, il capofila di tutti i settimanali novecenteschi, su cui l’impone il demiurgo Leo Longanesi che le conferisce anche l’ennesimo pseudonimo: quell’Irene Brin che le rimarrà cucito addosso come un elegante vestito. Il trasferimento a Roma la mette a contatto con il mondo capitolino ben lontano non solo da quello di Sasso, ma anche da quello genovese dei suoi studi e dei suoi esordi giornalisticoletterari. Ad una serata di gala all’Hotel Excelsior di Roma conosce Gaspero del Corso, aitante giovane ufficiale nato in Eritrea. Fu amore improvviso, sbocciato dopo un’appassionante discussione su Marcel Proust e sulla sua “Récherche” I due scoprirono di coltivare una profonda passione per l’arte, per la lettura e per i viaggi; il loro fu un matrimonio per la vita. Del Corso era un collezionista attento e intuitivo ed un viaggiatore intelligente. Insieme la giovane coppia viaggiò per il mondo ampliando conoscenze, allacciando rapporti, sviluppando nuovi interessi. Fu la nuova guerra a fermarli. La dinastia dei Rossi Appena finito il secondo conflitto mondiale i due coniugi misero a frutto la comune passione per l’arte e la cultura aprendo, in Via Sistina un piccolo locale all’interno del quale nacque la galleria “l’Obelisco di Gaspare e Maria del Corso” che in breve tempo divenne una delle più famose di Roma e d’Italia. Da questa galleria transitarono tutte le avanguardie degli anni cinquanta e sessanta, ma anche molti dei classici d’anteguerra: Afro, Capogrossi, Fontana, Burri, Pomodoro, Sironi, Morandi, De Chirico, Balla e Campigli. Per non parlare degli artisti stranieri che per la prima volta si affacciavano in Italia: Matta, Magritte, Kandinskj, Moore, Calder, Dalì e molti altri. Irene però non smette di scrivere anzi, se possibile intensifica la sua attività “con uno stile appena deliziosamente snob e profondamente laico che irritava il populismo marxista come il perbenismo democristiano”, come viene etichettata “la sua penna” dai critici di allora e da quelli che oggi riscoprono la scrittrice e la giornalista “sciascenga”. Scriveva anche di moda, la sua altra grande passione. I suoi reportage sulle firme italiane dell’”haut couture” di allora, fanno tendenza sul grande giornalismo internazionale di settore. “Harper’s Bazar” pubblica sistematicamente i suoi articoli che concorrono a lanciare oltreoceano il “Made in Italy”. Nel 1968, di ritorno col marito da Strasburgo, dov’erano andati per le consuete mostre d’arte, si sentì male. Decisero di fermarsi a Sasso per riposarsi, ma dopo una settimana Maasciutto, ironico, pungente, ria Vittoria morì. Il Rossi capostipite nei primi anni dell’800 ebbe tre figli : Vincenzo, sacerdote e missionario, Francesco anche lui sacerdote e insigne letteratononchè Giuseppe (18381902) detto Pepin, floricoltore. Egli ebbe a sua volta due maschi : Vincenzo Rossi generale di corpo d’armata, padre di Maria Vittoria (Irene) e della sorella F.T. Rossi mamma del prof. Vincent Torre al quale si deve il recupero del giardino. Francesco Rossi avvocato sindaco di Bordighera dal 1901 al 1907, padre di Paolo Rossi parlamentare, avvocato giurista e presidente della consulta nel 1975 e di Enrico Rossi anche lui avvocato. Figlia di Paolo Rossi è Maria Francesca che conosciamo meglio come Francesca Duranti, scrittrice attualmente residente a Genova. Una famiglia quella dei Rossi,di liguri colti, raffinati e progressisti,legati soprattutto alla cultura illuminista francese.Una famiglia di “primi della classe” distaccati e amabili; una famiglia laica ma non anticlericale aperta al rinnovamento e ai problemi delle classi sociali subalterne. Paize Autu pagina 7 Ottobre di tanti anni fa STRANA NOTTE DI LAMPARA di Mario Armando F ine ottobre, la stagione di lampara è terminata. Fermi alla fonda la luce attira solo “bugotti” o pesci “de scaia” (di scaglia). Marinenghi e paesenghi sono stufi e sazi e vorrebbero gustare le (a volte) vituperate sardine. Gobba a levante, luna calante. S’avvicina lo scuro lunare consono alla pesca con lampara. Selene mostra il viso in formato ridotto, forse irrìde e così sembra sorridere alla luce artificiale lamparesca. Si vara con rotta ponentina. “Gurfu de Làite, dove la brezza autunnale “du ventu a tèra” è mitigata dai colli Roberti e Sgorra. Le lampare ventimiuse sono assenti . L’hanno azzeccata, visto che dopo un paio di bordi, cioè ricerca al largo per stanare il pesce azzurro, non da alcun risultato. L’anziano Charle sentenzia “noete giaba” (notte senza guadagno). Forse le sardine sono occupate negli sponsali per le prossime nidiate di giancheti. Natura vuole così. Si ritrova ancora un bordo di ricerca “prima de lasciaghe gèrbu” (lasciarci gerbido prima d’andarsene). Ma… durante la lenta remata alla “scia”, remata al contrario, come quella dei gondolieri veneziani, Vincè de Lingheia, al limite chiaroscuro vede qualcosa d’argenteo. Mi comanda: “aganta i remi, scia adaijetu”, eseguo remando come ha detto. Lui afferra il capace retino (salabro in gergo bordigotto) e mette a bordobarca, con destrezza la guizzante preda. E’ una grossa aguglia, becco lungo e dentato. Io non ne avevo mai visto così lungo: quasi un metro!!! Nel chiaro- scuro se ne vedono altri. Il fratello con l’altra lampara è a portata di voce, anzi di fischio. Viene avvertito: “Pipu semu intu mezu d’in sciamu d’aguì” fa come noi, armati del salabre, svelto, che forse la nottata non sarà perduta! Prima dell’incipiente alba i trequarti della luna vedono colmare alcune “corbe” di quel ben di Dio, attirato dalle lampare. I “Burdigati”, così ci appellano i Ventemiusi, “ì l’an fa’ bona aiscì sta vota!” L’aurora vide la piccola squadra “de pescaui burdigoti” in rotta Est che senza bagnare la grossa rete che avvolge e cattura, ha evitato una nottata “giaba”. Ciò malgrado le avventate previsioni del buon Charle. Quel giorno ottobrino i consumatori ittici bordigoti hanno variato il menù. Non zerri o bogotti, ma…”agui a zemin: aiu, prunsemu e vin. Cioè aglio, prezzemolo, vino, con aggiunta di due cucchiai d’olio e “aurive de nosce”. Allo scrivente viene l’acquolina in bocca e credo anche a chi legge. Era il dopoguerra. A quel tempo il pesce era SOLO fresco, non GHIACCIATO come ai tempi d’oggi. Un allora imberbe sedicenne. U RISVEIU BURDIGOTU ORGANIZZA A FINE NOVEMBRE PRESSO I LOCALI DELL’ ORATORIO SANTA ROSA A BORDIGHERA ALTA IL 4° CORSO DI COMPOSIZIONI FLOREALI Della durata di circa quattro mesi; le lezioni si svolgeranno il martedi o il mercoledi in ore serali. La data di inizio del corso si valuterà in base alle adesioni. Per informazioni ed iscrizioni rivolgersi alla SIGNORA LUCIA Tel 377 1490538 ***** TIRO A SEGNO Bonus dalla Regione Sanremo ne ha avuti per 8 milioni e 75 mila; Imperia Provincia 5 milioni e 114 mila; Imperia Comune 4 milioni e 750 mila; Taggia un milione 558 mila; Diano Marina 858 mila Euro. Ventimiglia e Taggia avevano già goduto dei fondi FAS per svariati milioni. Gli attuali emolumenti regionali vengono attribuiti in deroga ai patti di stabilità. Sarebbe interessante capire perché Bordighera risulta sempre tagliata fuori da questi benefit. Siamo così antipatici? Oppure non sappiamo metterci nelle condizioni di goderne? Meditare gente, meditare. Villa Mostaccini Hanno venduto la famosa villa sul cucuzzolo della Coggiola; l’hanno pagata 15 milioni di Euro e ne spenderanno altrettanti per restaurarla. L’ha comperata la famiglia degli industriali olandesi che hanno inventato i LEGO, quei famosi mattoncini di plastica con cui si giocava alle costruzioni. La speranza che tutti nutriamo è quella che tale magione venga ristrutturata a dovere senza che ne scaturiscano volgari speculazioni. Confidiamo nella signorilità, nello stile e nella correttezza degli olandesi, con la speranza che non si lascino contagiare dalle abitudini locali in tema di riqualificazioni….. A proposito di ville Adesso si sono messi in testa di dare la caccia alle ville abusive, quelle sulle colline bordigotte, frutto di scaltri compromessi con i casoni di campagna e i ricoveri attrezzi. A sentire i maliziosi esperti di settore ci vorranno, come minimo, due legislature comunali, per comporre un credibile inventario delle ville taroccate. Ci sono poi Villa San Patrizio e le consorelle “Il Ministero deve fare cassa: in vendita Villa San Patrizio” grida il Secolo a fine settembre. C’è un vincolo, ma il Piano Regolatore è in scadenza. I cittadini temono la richiesta di trasformazione in alloggi residenziali. La Villa è immersa in un parco di circa 1.500 metri quadrati e di metri quadrati ne misura circa 1.400 . C’è un vincolo ma chi acquisterà confida sicuramente in una possibile variazione d’uso da chiedere alla prossima amministrazione. Villa San Patrizio era una colonia climatica per i bambini della provincia di Cuneo. Alla sua dismissione è subentrata l’ASL che adesso ha dismesso a favore di Fin.Tecna (una società del Ministero delle finanze che si occupa di fare soldi in questo momento di grave crisi). C’è poi l’Ospizio di Piazza Padre Giacomo anch’esso in vendita e qui, nonostante il vincolo, sarà più facile trasformarlo in alloggi. Infine l’Oasi di Villa Garnier da tempo acquistata dalla società torinese “Baia Saraceno” che vorrebbe trasformare l’ex colonia in 20 alloggi da 100 metri cadauno. Anche lì c’è un vincolo scolastico, ma le elezioni sono alle porte e se vincerà il partito del cemento sarà un gioco da bambini ottenere variazioni d’uso. E, per finire, due belle notizie L’oculistica al Saint Charles si è insediata bene e ha già portato a termine innumerevoli interventi. Ne fanno da 8 a 10 al giorno per quattro giorni a settimana. Pare siano tutti soddisfatti ASL e pazienti. Altra bella notizia riguarda il successo della mostra “Sguardi sul ’900” che ha battuto ogni record che si era immaginato incassare. La Carige ha anche riconosciuto un consistente appannaggio a quella fondazione. Vorremmo che analoga attenzione venisse riservata al Bicknell, alla Biblioteca comunale e anche a Villa Mariani, viciniora di noi paesenghi. Spillo Paize Autu Pagina 8 LETTERE IN REDAZIONE Riceviamo e volentieri pubblichiamo Lunedì 8 ottobre, arrivando in piazza,, vengo sconvolta da un annuncio pubblicato sul “Secolo XIX”: VILLA MARIANI ALL’ASTA Certo, i bordigotti autoctoni ormai sono pochi, ma altri da anni risiedono nella nostra cittadina (stabilmente o per periodi di vacanza) e godono delle nostre bellezze, ma… ….Ma non è possibile che anche questo luogo conosca lo scempio speculativo, come quello conosciuto da altri punti della nostra città!! Non bisogna dimenticare quanto hanno fatto i sigg. Bagnasco per salvare, mantenere, “FAR CONOSCERE” questo angolo meraviglioso!!! Peraltro già attaccato dagli speculatori quando era viva la signora Stefania Schevak, cognata del notaio Lomazzi e da lui delegata al buon mantenimento del patrimonio di Pompeo Mariani. E’ vero, abbiamo il Comune commissariato, la Provincia con il problema del porto di Imperia e del gruppo Caltagirone, con le banche che non si capisce quale economia supportino visto l’abbandono di quelle nostre canoniche: la floricoltura ed il turismo su tutte, con la chiusura di decine di alberghi ridotti in appartamenti che perlopiù risultano invenduti o chiusi per la maggior parte dell’anno. E tanti altri problemi…. Ma non possiamo permettere che ci distruggano completamente. Quante persone importanti hanno amato, scritto e divulgato Bordighera, perciò chiedo a tutti voi, lettori di “Paize Autu” e amanti rispettosi del luogo, cerchiamo i dare una mano, un sostegno al sig. Bagnasco, affinchè riesca a scongiurare questo pericolo e trovare una giusta soluzione. Michelina R. E il Cavetu? Quale soluzione? In questi mesi, dopo che ci eravamo illusi che la ristrutturazione del caratteristico locale “in fundu au Cavu” finalmente si sarebbe concretizzata, ne abbiamo viste e sentite di tutti i colori. Perfino in Comune erano sicuri e hanno concesso tutte le autorizzazioni. Poi è arrivata la Sovrintendenza da Genova a dirci che c’erano dei vincoli. Superati i quali, si sarebbero dovuti cominciare i lavori che nel frattempo erano rimasti in bilico con costi di mantenimento diventati insostenibili. Ci si è avvitati in una situazione da cui non si capisce perché non si riesca ad uscire. A rimetterci considerevolmente sono le persone che hanno avuto il coraggio (di questi tempi) e si sono esposti per la ricostituzione dell’ameno angolo paesengo. Chi li risarcisce di tutte le spese nel frattempo sostenute e che stanno ancora sostenendo? Possibile che non se ne esca? Segue la firma Paize Autu Direttore Responsabile: Giancarlo Pignatta Registrazione del Tribunale di Sanremo nr. 03/08 del 04/07/008 Direzione-Amministrazione-Redazione: 18012 Bordighera Alta – Via alle Mura, 8 Le firme impegnano gli autori degli articoli Stampato in proprio a Bordighera Alta Collaboratori: Stefano Albertieri, Mario Armando, Carlo Bagnasco, Simona Biancheri, Anna Maria Ceriolo, Giacomo Ganduglia, Claudio Gazzoni, Mara Lorenzi, Irma Murialdo, Gianni Natta, Mattia Riello, Alessandro Seghezza, Alice Spagnolo, Mauro Sudi, Ampeglio Verrando, Franco Zoccoli, Lucia Xaiz. Sito informatico a cura di Mauro Sudi Si è mangiato in compagnia Festeggiati alla Casa di Riuna fetta di squisita torta e poso, i 100 anni qualche pasticcino, accompadi nonna Pina Festa di compleanno speciale alla Casa di Riposo San Giuseppe di Bordighera. La signora Giuseppina Ranise Pallanca (Meninoi), nata a Bordighera il 17 Ottobre 1912 ha tagliato brillantemente il nastro del secolo di vita, in compagnia del figlio Sergio, dei nipoti e pronipoti nonché tutti gli ospiti della struttura. E’ intervenuta la Banda Musicale Borghetto San Nicolò “Città di Bordighera” che con la sua musica ha portano una ventata di allegria. gnati da ottimi spumanti e…… da molta allegria. Molti sono stati gli aneddoti, davvero storici, che la festeggiata ha raccontato. Uno su tutti ci ha colpito, quello che racconta la corsa in Paese, la domenica mattina di lei poco più di decenne, per vedere la Regina Margherita che si recava alla Messa nella nostra Chiesa abbaziale e a fare incetta delle “regali” e apprezzatissime caramelle che la sovrana amava elargire. Augurissimi!! Franco Zoccoli Filiale di Bordighera “U Risveiu Burdigotu” Sede: Via alle Mura 8 18012 Bordighera Alta Orario : lunedì e venerdi dalle ore 16,00 alle 18,00 giovedì dalle 21 alle 23 e-mail: [email protected] Internet: www.urisveiuburdigotu.it Telefono: 3464923130