“ Paize Autu”
Periodico dell’Associazione “U Risveiu Burdigotu”
Poste italiane S.p.A. spedizione in Abbonamento Postale – 70% CNS/CBPANO/IMPERIA
L ’ ANNO CHE VERRA ’
I
l 2013 sarà un anno cruciale
per noi bordigotti: usciremo
finalmente dalla tutela del
commissariamento e affideremo le nostre esigenze amministrative (anche qui finalmente)
ai nuovi curatori che usciranno
vincenti dalla tornata elettorale
di primavera.
E proprio di curatori avremo
bisogno a prendere in mano la
nostra municipalità la quale,
dopo due anni di governo a
forte caratterizzazione antimafia, necessita di recuperare una
normalità amministrativa che
sia conseguenza, possibilmente, di un forte consenso popolare. I problemi sul tappeto
sono molti e complessi. Per
affrontarli e cercare di risolverli ci vogliono persone che,
oltre ad una indiscussa competenza, presentino anche una
schietta credibilità,.
Ed è proprio qui il punto
dolente. Nel nostro lavoro di
frequentazione e di ricerca che
da mesi oramai portiamo avanti quali mestieranti spontanei e
popolari dell’attività giornalistica, abbiamo maturato la
convinzione che non sarà facile
trovare il materiale umano
adeguato (se non proprio ideale), a compiere la missione.
Oddio! A presentarsi non
saranno pochi. Ci saranno i
professionisti della politica sotto la bandiera dei loro partiti di
riferimento; non mancheranno
coloro che hanno precisi interessi sul territorio e vorranno
tutelarli, prima ancora di svilupparne altri; sarà la volta poi
di qualche dilettante allo sbaraglio e degli immancabili “sgarasachi” di turno.
Non si intravedono all’orizzonte figure nuove, sicuramente capaci e con le giuste credenziali: credenziali che risultano
indispensabili quando, più che
su una formazione occorre
esprimersi su delle persone.
Quelle sicuramente valide, a
cui molti di noi pensano, hanno paura e declinano ogni invito a responsabilizzarsi.
Chissà come mai,vien da chiedersi.
Ragionando serenamente si
può anche comprendere tanta
reticenza. Oggi non è come una volta quando i Consigli comunali si svolgevano in piazza
dopo la messa della domenica.
Adesso è tutto più complesso;
sono cambiate le normative e,
se possibile, la burocrazia è ancora più intralciante. C’è poi
l’aspetto economico con cui
“occorre fare i conti”, che se ti
sbagli gli avvisi di garanzia non
tardano ad arrivare.
Oggi come oggi non basta la
buona volontà, ci vuole la competenza e quella ce l’hanno gli
esperti che un buon amministratore non può non inserire
nella sua squadra. Poiché di
una squadra oggi come oggi c’è
bisogno. E qui ricominciamo
da capo.
Ma allora la soluzione qual’è? Non dovremo mica rassegnarci e vedere i soliti noti riproporsi, dopo i danni che sono stati procurati alla città?
Beh! Dipende da noi, dalla
coscienza civica di ognuno di
noi, poiché come recita il famoso adagio: “ogni popolo ha
il governo che si merita.” Partendo quindi da questo presupposto siamo tutti investiti di
una precisa responsabilità,
dalla quale non possiamo più
esimerci.
Dare spazio all’antipolitica e
non andare a votare, magari
gratifica sotto il profilo della
protesta, ma dà spazio alla
politica speculativa, quella
organizzata, che persegue gli
affari propri e a cui il bene generale non interessa proprio.
L’anno che verrà dunque,
sarà fondamentale per il futuro
di Bordighera: per capire come
la vorremo interpretare, per
riparare qualche danno (laddove sarà possibile), per intraprendere nuove prospettive.
Oltre i partiti e le liste civiche
ci siamo tutti noi. E’ il momento di farcene carico.
Wolf
Anno 5 nr. 11 Novembre ‘12
Luminarie natalizie
IN PAESE LE METTIAMO NOI
PREPARANDO I
MERCATINI
E’ terminato il breve tempo di
riposo per gli uomini del Risveglio Bordigotto: dopo il successo dell’ultima manifestazione
(Sciure in ti carugi), è giunto il
momento di organizzare la
prossima. Da lunedi 22 ottobre,
i membri del direttivo hanno
iniziato a montare le luminarie a
Bordighera alta, dove, sabato 8
e domenica 9 dicembre si terrà il
Mercatino di Natale. Per il quinto anno consecutivo, in occasione delle festività natalizie, nelle
piazze del paese sarà possibile
acquistare i prodotti di artigianato esposti dai numerosi partecipanti. A ricreare un’atmosfera
gioiosa, oltre alle luminarie,
sarà la musica trasmessa per
tutta la durata della manifestazione dagli altoparlanti del Risveglio
Alice Spagnolo
ABBANDONI CIMITERIALI
Ogni anno è la stessa solfa.
Ti rechi al cimitero per onorare
i tuoi cari defunti e ti trovi davanti ad una struttura malamente curata dall’aspetto quasi
di abbandono. Una rassettata
superficiale ce la danno, ma
solo per quei giorni di intense
visite. Tutto il compresorio cimiteriale presenta uno stato di
trascuratezza inspiegabile.
Una volta c’era un guardiano
che abitava nella casa in fondo
all’ultimo campo e gestiva un
po’ tutta l’area, coadiuvato di
volta in volta dai giardinieri
municipali.
Adesso andare a portare un
fiore ai nostri cari, in qualsiasi
periodo dell’anno, ci fa scoprire un camposanto non più così
curato, come eravamo abituati
a trovare qualche tempo fa.
Pagina 2 Paize Autu
Autunno
DALLE PARTI DELLA SCUOLA
C
hissà come mai ogni anno, quando comincia la
scuola, inizia la solita tiritera
sui problemi legati all’insegnamento, agli orari, ai troppi libri, al fatto che ogni volta li
cambino, al peso degli zainetti,
ai concorsi per i docenti, ecc.Forse perché tali problemi,
sempre affrontati, non sono
mai stati presi in seria considerazione per risolverli.
Da qualche tempo (perlomeno
dal terremoto dell’Aquila sommato al più recente sisma dell’Emilia)si è cominciato a prendere in più seria considerazione invece (e meno male) la sicurezza degli edifici scolastici e
delle pertinenze collegate.
Diciamo subito che a Bordighera,sotto questo profilo,stiamo piuttosto male. Nessuno
dei complessi scolastici esistenti sul territorio è a norma
antisismica,
probabilmente
neanche a norma in senso più
generale.
Si pensa continuamente alle
grandi opere (rotonde, parkhotel e scolmatori vari), mai si
è pensato seriamente alla sicurezza di quei posti dove i nostri
figli e nipoti passano così tanto
tempo.
Le nostre amministrazioni e i
loro uffici preposti, in questo
senso, sono sempre risultati
latitanti, più che carenti, impegnati come sempre sono stati a
seguire con dovizia altri progetti, a volte molto meno importanti della sicurezza nelle
scuole.
Eppure gli strumenti per intervenire e iniziare a porre rimedio a certe carenze non mancano. Valga per tutti la possibilità
di attingere risorse a Genova,
per esempio sfruttando le varie
deliberazioni che la Regione
attiva per aiutare i Comuni nei
confronti dei più diversi interventi. Ad agosto, tanto per essere più chiari, sfogliando il
sito della Regione Liguria, abbiamo scoperto una delibera
del 2009 (la nr. 1054), ripresa
dalla Giunta e riattivata il 7
agosto di quest’anno riguardante: “Criteri e modalità di
selezione degli interventi da
finanziare nei programmi di
investimenti infrastrutturali
urgenti a favore dei Comuni”.
Interventi infrastrutturali articolati sulle seguenti aree:
- Viabilità, urbanistica e opere
di difesa a mare;
- Edilizia pubblica e scolastica,
riqualificazione urbana;
- Tutela ambiente e parchi;
- Beni culturali e infrastrutture
sportive;
- Politiche sociali.
Come si può notare trattasi di
uno spettro di provvedimenti
che se cavalcati adeguatamente
avrebbero potuto (potrebbero)
permetterci di disporre le risorse necessarie per qualcuno degli interventi di cui sopra; tanto
per rimanere in tema incominciare la messa in sicurezza antisismica delle scuole comunali.
C’è da dubitare che certe vie
per drenare risorse, siano state
percorse. Non sono pochi in
città a credere che negli uffici
competenti queste ricerche
non vengano minimamente
effettuate.
D’altra parte le scuole costituiscono un argomento ostico per
tutti. Risulta molto più interessante (e forse appagante) buttarsi sugli sviluppi ediliziourbanistici, sui piani regolatori
e dissertare su nuovi lotti da
assicurarsi,che impegnarsi con
convinzione nella messa a norma degli edifici scolastici e di
tutte le altre strutture pubbliche. A più riprese sono state
presentate alle amministrazioni documentazioni specifiche e
particolareggiate, corpose raccolte di firme, progetti e sollecitazioni ma pare che da quell’orecchio nessuno senta.
Eppure l’argomento sicurezza
abbonda copiosamente sulla
bocca di politici e amministratori producendo però solo suoni onomatopeici; mentre sarebbe indispensabile una vigorosa
assunzione di responsabilità
anche rinunciando ad altre pur
utili prelazioni.
Il concetto di sicurezza, abbinato a quello di prevenzione,
connota nei confronti di chi li
fa propri, un’aura di onestà e
saggezza che alla lunga paga.
Ma è questione di cultura specifica la quale, a quanto pare,
purtroppo, non alberga da queste parti e neanche - ahinoi dalle parti dove le decisioni
diventano definitive.
RICORDANDO PETROGNANI
G
ianni Petrognani è morto
da un anno, aveva solo 61
anni ed era il Preside amatissimo dell’Istituto Montale di
Bordighera. Le sue direttive, la
sua filosofia didattica girava attorno a delle precise idee: “Una
scuola aperta”, una sorta di
“piazza dove scambiarsi cultura. Ma anche “il luogo simbolo
dove tutti gli spazi devono poter essere fruiti al meglio, abbattendo ottuse barriere progettuali che impediscono la
fruizione di spazi e strutture
utili ad una maniera nuova di
insegnare.
Proprio nel suo istituto è
stata recentemente inaugurata
in suo onore, una mostra intitolata “Segnali di muro” che
durerà fino alla fine dell’anno.
Accanto alle sue foto dedicate
ai murales dipinti sul muro di
Berlino, campeggiano in bellaevidenza le opere di molti altri
artisti e fuori, all’aperto, in
quegli spazi che lui avrebbe
voluto finalmente spogliate da
assurde barriere architettoniche, i cartelli di Clet Abraham.
Il famoso artista oramai bordigotto d’adozione, ha presenziato tutta la giornata ad insegnare ai ragazzi la sua arte così
arguta ma nello stesso tempo
sottilmente spiritosa. Ai ragazzi ha voluto lasciare un messaggio provocatorio: “Le regole, quando sono assurde, devono essere infrante”.
“Viva la sperimentazione scuola multifunzionale-spazio espositivo aperta al territorio!
Per la prima volta il giorno dell’inaugurazione ho visto camminare e giocare ragazzi e
bambini nel parco della scuola
che normalmente è assurdamente chiuso. Gli artisti in mostra hanno interagito con i ragazzi, tutti i presenti hanno
partecipato, Gianni (Petrognani) era tra noi”, commentano le
insegnanti organizzatrici, unitamente all’associazione “Qui
presenti”.
La scuola, questa “Cenerentola”, così bistrattata da ministri
e finanziarie, se ha ancora una
valenza pedagogica lo si deve
ad insegnanti e presidi come
Gianni Petrognani.
C’E’ (C’ERA) UN GRANDE
PRATO VERDE…….
Basta affacciarsi un giorno
qualsiasi nell’orario d’ingresso
o di uscita degli alunni dal plesso scolastico di via Pelloux e
della scuola Materna di Villa
Felomena, per rendersi conto
del problema. Il via- vai di auto
che fa le rasette a genitori,nonni e bambini è da mettere in
relazione alla necessità di entrare e di uscire da un posteggio improvvisato che l’amministrazione ha autorizzato in un
prato dietro le scuole.
Quello spazio avrebbe dovuto
essere destinato a verde pubblico,di pertinenza alle varie
strutture scolastiche e molti e
svariati, nel tempo, sono stati i
progetti presentati per prati e
orti didattici,per suggestivi collegamenti con l’adiacente comprensorio dell’Istituto Internazionale di Studi Liguri e la Villa
della Regina.
Posti dove lasciare l’auto tutt’attorno alle scuole non mancano, anche se si può capire
che fare due passi a piedi, con
la premura che caratterizza
oggi la nostra vita,può costituire un problema.
Senza considerare il sospetto, che a qualcuno è venuto, su
una possibile speculazione a
favore di residenze viciniore al
prezioso appezzamento e sulla
possibilità di costruire alla fine
anche dei parcheggi definitivi.
Il prato in questione potrebbe anche servire per ampliare
la scuola materna che in questo
momento soffre per mancati adeguamenti di sicurezza, dal
momento che ospita aule di
piccoli alunni ai piani superiori
dell’edificio principale.
Progetti e proposte ne sono
stati fatti e avanzate, ma fino
ad ora con scarsi risultati operativi. Il Comune ha piazzato
dei paletti divisori su Via Napoli che non risolvono certo il
problema della sicurezza in
quella strada.Migliaia sono state le firme raccolte da genitori
ed insegnanti, ma sul problema
della sicurezza (che non paga
nell’immediato) sono pochi a
sentirci. Ma utenti e operatori
scolastici non intendono assolutamente arrendersi.
Paize Autu Pagina 3
UNO SCRITTORE IN SALOTTO
di Alice Spagnolo
S
crivere di Fernanda Pivano
non è facile: è stata una
donna incredibile, un critico
eccezionalmente dotato, un'anticonformista esuberante e,
soprattutto, una grandissima
scrittrice. Non è facile dunque
narrarla in poche righe, così
come è arduo riuscire a trovare
le parole per onorare la memoria di una donna che ammiro
profondamente.
Allieva di Cesare Pavese, Fernanda ha scelto di vivere per
l'arte e, in particolare, per la
letteratura, quella vera, quella
che, grazie al suo istinto incredibile, noi italiani abbiamo conosciuto. E' facile, oggi, recarsi
in libreria e comprare i numerosi romanzi di Hemingway, l'Antologia di Spoon River di Edgar
Lee Masters e le opere pubblicate da tante altre firme della
letteratura americana. Quello
che penso sia doveroso ricordare, è che senza la Pivano probabilmente non potremmo godere
della bellezza di questi autori.
Basta sfogliare le antologie
scolastiche dei nostri ragazzi
per capire quanto importante e
radicato nella nostra cultura sia
il contributo di questi scrittori.
Importante oggi come lo è stato
nell'immediato
dopoguerra,
quando un'emergente critico
genovese ha iniziato a credere
in loro e a tradurli per il bene
del nostro paese.
Nata a Genova nel 1917, Fernanda ha frequentato la Scuola
Svizzera, istituto che raccoglieva i figli dei molti stranieri venuti in Italia per affari. Perchè
lei, la nostra Fernanda, aveva
origini inglesi da parte materna: il nonno, infatti, era Francis
Smallwood, console inglese
poliglotta e inventore della Berlitz School. Smallwood in inglese
significa
letteralmente
"piccolo legno", questo il motivo per cui a Zena era conosciuto come "Sciu Legnetto". Le
sue origini, così come la scelta
della scuola, l'hanno portata a
conoscere in modo approfondito diverse lingue, in particolare
l'inglese e il francese che padroneggiava in modo impeccabile.
Nel 1929 si trasferisce con la
sua famiglia a Torino, dove
prosegue gli studi al liceo D'Azeglio. Lasciare l'amata Liguria
la ferisce profondamente, ma
proprio nel capoluogo piemontese ha occasione di conoscere
Parco Winter
UN AVVILENTE EPILOGO
Invitiamo i nostri lettori a
recarsi in Arziglia per verificare
di persona la situazione in cui è
tenuto il Parco Pubblico Winter. Da anni oramai residenti
della zona e avventori si lamentano con l’amministrazione per
il mancato intervento su quest’area trasformata in parco
all’epoca della ristrutturazione
della ex colonia “Moto Guzzi”.
Molto arrabbiati sono anche
i proprietari degli alloggi di
questo condominio per le ingiunzioni da parte comunale
nella tenuta del loro giardinoparco privato, mentre quello
pubblico confinante risulta da
anni incredibilmente abbandonato. Dovevano arrivare 300
mila Euro, rimasuglio non insignificante del più consistente
pacchetto salva Beodo poi abortito, ma nessuno ha visto
niente.
E davvero non si capisce,
non si riesce ad interpretare
l’abbandono, che sa di vero e
proprio rifiuto ad intervenire in
un’area così ambientalisticamente preziosa come i giardini
che furono di Lodovico Winter,
il grande botanico tedesco di
fine ‘800 che scoprì le peculiarità così uniche di questo luogo
da farlo assurgere a laboratorio
scientifico e ad eleggerlo a sua
dimora. Si perde così agendo
un altro pezzo paesaggistico
della Bordighera che fu, di quel
triangolo magico che con il
Beodo ed il Paese Vecchio avevano incantato poeti, viaggiatori e pittori di tutta Europa.
E’ una ulteriore dimostrazione del declino della nostra cittàdina verso una deriva di insensibilità e di abbandono che ci
disonora ben oltre gli scioglimenti e i commissariamenti.
Primo Levi, studente come lei,
e il professor Cesare Pavese,
che tanto trasmetterà alla sua
alunna prediletta.
Non voglio che questo breve
scritto riassumi un'esistenza
grandissima, per farlo non basta un libro: i Diari che documentano la vita della Pivano
sono, non a caso, due. Nel primo, quello che vi consiglio di
regalarvi o di regalare, sono
raccolti gli anni dal 1917 al
1973. Anni che dalla formazione arrivano fino ai giorni di
gloria della scrittrice. In questi
scritti, pensati e stesi all'età di
90 anni, Fernanda ci dona i
suoi ricordi con l'incredibile
generosità che l'ha sempre contraddistinta. E' per questo che li
consiglio a tutti, non solo agli
amanti della critica letteraria,
ma anche a chi ama conoscere
la storia di un paese, le vicende
che lo hanno reso tale e le persone che l'hanno popolato.
Perchè l'entusiasmo contagioso
della Pivano è lo stesso sia
quando parla con fervore della
scrittura di Hemingway sia
quando racconta di buonissimi
biscotti prodotti e confezionati
in una antica pasticceria geno-
vese.
Per convincervi di questo, riporterò un breve passo dell'autobiografia in cui compare anche la nostra Bordighera: "E
allora meglio fare Amarcord,
ricordare i paradisi perduti
dell'adolescenza a Santa Margherita o al Tigullio, la focaccia
di San Michele di Pagana ancora deserto, l'ancora minuscola
gettata dalla piccola barca a
remi verde Luisa 476 nella
baietta di Prelo; o i fiori di Bordighera, la spiaggetta del Pinin
con gli scogli frastagliati e degradanti troppo belli per essere
veri, o le pesche gialle nei lunghi filari di Noli, ve le ricordate
quelle pesche gialle?".
Non potendo aggiungere altro
alla commovente bellezza delle
sue parole, così cristalline da
permettere al lettore di vedere
quanto scritto, vi saluto augurandovi una buona lettura.
Titolo: Diari 1917 - 1973
Autore: Fernanda Pivano
N° pagine: 1707
Prezzo: € 50.00
***
E L’OSPEDALE?
dino, ma soprattutto quasi
sull’Aurelia, ad un passo dal
mare. Sento in giro che vorrebbero chiuderlo per farne un
residence per anziani benestanti. Una bella idea! Ma a discapito di tutti! Quanti paesi limitrofi fanno capo a questo ospedale. Vorrei sapere quale forza
occulta fa capo a questa chiusura. La Politica? Qualche affarista immobiliare? Spero tanto
che la cosa non si attui. La salute non è un affare privato; le
“In merito alla situazione manifestazioni devono prosedell’ospedale di Bordighera, es- guire!”
sendo il sottoscritto di Milano, In verità il ridimensionamenma soggiornando molte volte to del Saint-Charles è già coin questa città per diversi perio- minciato. Rimane un punto di
di all’anno, ho fatto un paio di primo soccorso, ambulatori di
volte conoscenza del pronto oculistica con possibilità di insoccorso. Una mia idea di terventi in day-surgery; lo stesquanto sta succedendo me la so che per piccoli interventi di
sono fatta. Il suddetto ospedale ortopedia. Occorre tener duro e
si trova in un immenso spazio, sperare che non intervengano
un ottimo parcheggio, un giar- ulteriori ridimensionamenti.
Quello di Bordighera, pur risultando un ospedale comprensoriale, a disposizione di un
bacino d’utenza che supera le
60 mila unità, è rientrato nei
piani di ridimensionamento regionali, alla stessa stregua di
altri nosocomi minori (ma non
meno importanti). Molte sono
le proteste attivate da comitati
e amministrazioni, ma anche
da privati cittadini, come il
seguente intervento che riceviamo da un amico milanese.
Paize Autu Pagina 4
Beodo
LE PASSEGGIATE DEGLI INGLESI E I SETTE MULINI SCOMPARSI
a cura di G.C. Pignatta
Si parla tanto del Beodo, ma
quanto poco ne sappiamo.
Spulciando qua e là per saperne di più, abbiamo trovato diverse interessanti pubblicazioni, in particolare questa dei
professori Maria Luisa Schiva
e Giuseppe Severino, che ci
illumina sulla disposizione dei
mulini e dei frantoi azionati
dall’acqua dell’antico canale.
Si approfondiscono anche le
abitudini della Colonia inglese
circa le passeggiate che usavano frequentare particolarmente sulla nascente Via Romana e
nel Paese Vecchio.
2^ parte
I
l percorso più adatto a chi
necessitava di una attività
fisica senza sforzi e nel contempo più affascinante ed esotico era senz’altro quello del
Vallone del Sasso lungo il Beodo, specie prima che con l’apertura delle carrozzabili le
strade e i paesi del vicino entroterra si popolassero di biciclette e di breakers carichi di
stranieri in cerca di colore locale o semplicemente di una tazza di tè alla quale invitavano le
pubblicità del “Journal of Bordighera”, siamo nel 1911, della
“tea room” sita in “Borghetto
Valley”.
Partendo dunque dal paese
alto, dopo aver costeggiato il
pittoresco ma antigienico lavatoio fissato per sempre con le
sue stanche ma pur sorridenti
lavandaie nelle lastre di Benigni, il sentiero si dipanava per
quasi tre chilometri tra una
vegetazione inebriante per colori, specie e profumi. Era ed è
ancora, il regno della macchia
mediterranea, interrotta solo,
sul versante occidentale, dalle
coltivazioni di fiori, agrumi
palme e delle cosidette ortalizie. Qua e là serbatoi d’acqua
riempiti nelle notti con l’acqua
del beodo, distribuita secondo
orari precisissimi a tariffa da
apposito incaricato, servivano
da punti di riferimento durante
le passeggiate che portavano i
nostri ospiti sino al ponte
dell’acquedotto della Fontana,
quello che finiva da Magiargè e
che aveva la sua origine in una
ricca fonte posta sul versante
orientale del vallone. Quasi alla
stessa altezza, ma nel torrente
Sasso, c’era la presa d’acqua
del beodo, molto più antico
dunque dell’acquedotto sorto
sul traballante tracciato di
quello precedente del 1826 e
che serviva solo e male il paese
alto. Le due condutture correvano parallele, l’una in calcina,
l’altra costituita in coppi d’argilla che si incastravano perfettamente l’uno nell’altro.
Spesso la Colonia, nel suo avventurarsi nel vallone magari
sulle orme di Monet, che quasi
infastidito trovava ad ogni angolo una signora inglese che
acquerellava,avrà dovuto scansare gli operai che cercavano di
ripulire il corso del beodo continuamente insidiato dalle “radiche” degli alberi che si infiltravano tra le lastre di pietra
della copertura e che tanto costavano al Comune e agli appaltatori. Più spesso ancora,
come testimoniano le delibere
di Consigli comunali ora affranti ora addirittura costretti
a rimandare la gente a prende-
re l’acqua potabile alla Fontana Vecchia, gli ospiti di Bordighera avranno trovato il tracciato dell’acquedotto bruscamente interrotto da qualche
smottamento, perché il terreno
del Vallone era ed è franoso,
come anche oggi ogni episodio
di piogge insistenti dimostra.
Probabilmente nessuno di loro
però si sarà accorto del più
grossolano tra i tanti errori
compiuti nella progettazione
del tracciato, vale a dire della
sua pendenza sbagliata, scoperta da una perizia ordinata
da un sindaco esasperato
quando ormai il danno era
fatto.
Anche quando l’apertura della passeggiata a mare, nel 1901
con i suoi orizzonti di luci verso Francia dirottò alla Marina
l’attenzione della Colonia, che
col tempo era diventata sempre
più ibrida sia per nazionalità
che per motivi per cui sceglieva
Bordighera, andando essi dalla
presenza della corte italiana alla passione per il gioco nel bellissimo ed effimero Casinò nato nel 1910, il beodo rimase per
gli inglesi “la passeggiata” per
eccellenza, come testimonia il
noto “Plan of Bordighera” di
miss Goodchild del 1885.
Il Vallone, per sua natura,
rimase sostanzialmente quale
era: il sentiero non percorribile
che a piedi, l’impervietà e l’instabilità dei suoi fianchi, il suo
essere all’ubago lo preservarono dall’intensa antropizzazione che già Garnier aveva predetto per il nostro territorio. Al
contrario dei frantoi, che man
mano che il tempo passava e
rosicchiava la loro resa economica andavano sempre più
degradandosi anche esteriormente, le attività agricole del
Vallone non contrastavano col
senso estetico della Colonia,
anzi: il vivaio-atelier di Winter
infoltì di rare e splendide palme i fianchi di Montenero,
controcanto al rigoglio dei
3000 esemplari che affascinarono De Amicis nella sua visita
alla proprietà Garnier.
Da qualche tempo sono tornate di moda le passeggiate sugli antichi percorsi. Lungo una
di esse si ritrovano ancora alcune delle fontane di cortesia
per gli animali volute dalla signora Braybrooke, da via Pasteur, attraverso quella della
Biblioteca, e poi l’altra che prima era in piazza De Amicis ed
ora sta in Pineta, fino a quella
che chiudeva l’itinerario sull’inizio dell’Arziglia. Una, classica, conduce proprio al ponte
sull’acquedotto nel Vallone.
Smantellati e saccheggiati anche delle pietre di copertura
che erano costate una fortuna
al Comune, beodo e acquedotto sono difficili da identificare.
Surreale, una casa provenzalcaliforniana sorge in area demaniale all’altezza dell’ex presa del beodo e del famoso quadro di Nestel. Dal fondo del
Vallone, altre costruzioni avanzano.
Le palme del giardino fantasma di Winter, sempre più
sperdute, tra rovi e rapine,
rischiano la stessa sorte di molte sorelle del Vallone: l’abbattimento, o il fuoco, perché la
bellezza di una palma non è
casuale, non rende ma, al contrario, costa. E non vorremmo
dover sperare solo sull’arrivo
di una nuova Colonia inglese
per cominciare a far qualcosa
per esse.
Fine
Paize Autu Pagina 5
Magiargé
La piccola principessa d’Oriente
di Sergio Biancheri ( Ciacio )
I
l monumento di Magiargé é situato ai piedi del
Comune di Bordighera, nella piazza Edmondo De
Amicis.
Piccoli fiori e tipiche erbette dell’acqua si alzano ai
piedi e alle gambe della bella Magiargé.
Lei é in alto, raffinata. Ha come corona una conchiglia Pellegrina. Nella mano destra alzata stringe un
serpentello. La mano sinistra con molto garbo alza il
vestito con il mantello per non bagnarlo. La sorreggono in questo movimento tre delfini.
Magiargé ha un volto dolce ma serio con capelli ondulati e un vestito con molti ricami. Il suo sguardo va
oltre le cose. La bella statua è al centro di una vasca
ottagonale: statua e vasca sono di marmo. Otto zampilli rallegrano e muovono le sue acque.
Magiargé é veramente una Dea, una Dea del Mare.
La bianca statua è un cesello di bellezza.
Mi soffermo e la guardo, a volte la disegno con la
stessa emozione e devozione di un’apparizione divina. La piccola Magiargé é entrata nel mio cuore.
Ricordo la storia: la statua é stata recuperata in una
villa romana della nostra zona ed è nata come divinità del mare. E’ diventata Magiargé nel ricordo della
fanciulla portata dal re dei corsari a Bordighera Alta.
Andando al Sasso: ricordi
CORRIERE E CORRIERINE
Quella domenica, per andare
al Sasso ho preso la corrierina.
Mi ha fatto un certo effetto percorrere tutta la strada guardando il panorama d’intorno da
una posizione privilegiata e
senza l’assillo della guida. E’
stato passando davanti a quella
vasca coperta con un tetto a
tronco cono, situata poco prima del paese, che mi è venuta
alla mente un’abitudine di cui
godevo da bambino.
Vincè (Vincenzo Zanni) guidava quella corriera senza muso, mentre Giacomo ne conduceva una con il muso lungo. Il
servizio per il mercato di Sanremo lo faceva lui Vincè e tutte
le mattine a ore impossibili (le
tre) scendeva dal Sasso con il
rimorchio carico di corbe, prevalentemente di garofani, da
portare a vendere.
I miei la corba la lasciavano
al fondo della discesa, sul ciglio
della strada, tanto da essere già
pronta per caricarla.All’ora stabilita la mamma o il papà si
di Gc.Pi.
facevano trovare vicino ad essa
per imbarcarsi sul mezzo.
Il viaggio fino a Sanremo trascorreva in silenzio poiché tutti
i passeggeri ne approfittavano
per recuperare ancora una
mezz’ora di sonno.
Quella mattina, nella strada
vuota della notte un camioncino si accodò alla corriera che
con il rimorchio traballante,
carico di corbe di garofani caracollava verso Sanremo. Nessuno lo vide poiché si posizionò
molto bene dietro il veicolo.
Immaginiamo che l’inizio dell’attacco possa essere avvenuto
ad un semaforo o in seguito ad
un rallentamento del torpedone. Uno di loro sali sul rimorchio e fece scivolare le corbe a
terra mentre altri due le raccoglievano e le caricavano sul loro
mezzo.
Non vi dico la sorpresa quando arrivati al mercato, gli assonnati floricoltori trovarono il
rimorchio vuoto e i loro garofani da vendere volatilizzati.
Col tempo si venne a sapere
chi fu l’artefice di tale vile attacco; vile poiché se vergognoso risulta rubare, farlo in quel
modo e nei confronti di quella
povera gente, la cui corba di
garofani equivaleva ad uno
stipendio di sopravvivenza, risultò ignobile.
Quella mattina il ritorno a
casa fu mesto. I clienti di Vincè
non fecero colazione a Sanremo com’erano abituati a fare,
quasi festosi, dopo aver venduto con buon guadagno i loro
fiori; e non portarono neppure
a casa la “brioscia” ai bambini
per la merenda delle quattro,
quando uscivano da scuola.
Quella mattina Vincè non mi
portò al Sasso; era demoralizzato per lo smacco subìto e per
il danno occorso ai suoi clienti,
che erano tutte brave persone,
grandi lavoratori, che lui conosceva bene.
Ma l’indomani l’abitudine riprese.
Ero davvero molto piccolo,
non andavo neppure ancora a
scuola. Allora noi bambini eravamo come zingari; vivevamo
sul Capo, senza che nessuno ci
guardasse, anche se poi tutti ci
guardavano, poiché era come
se fossimo figli di tutto il Paese.
L’arrivo della corriera dal
mercato di Sanremo era l’avvenimento della giornata, seguito
poi da quello delle 11 con la
corriera dal muso lungo, quella
guidata da Giacomo che andava fino a Seborga.
Avevo preso l’abitudine di
aspettare Vincè alla Maddalena
ed il suo arrivo era sempre preceduto dal suono del clason che
cominciava ad azionare da Villa
Garnier .
Appena fatte le manovre per
indirizzare il mezzo verso Sasso e scaricare persone e corbe,
mi faceva salire e si partiva. Il
mio posto era a cavallo del motore che in quella corriera era
tutto dentro l’abitacolo. Mi
immaginavo di essere a bordo
di una diligenza nel mitico Farwest ed il “parirarirarì” nelle
curve sostituiva l’urlo degli indiani. A Sasso, in prossimità
della vasca col coperchio, Vincè
girava la corriera e staccava il
rimorchio poi mi riportava a
casa e ad ogni curva ci dava col
clacson per farmi contento.
Paize Autu
Pagina 6
a cura di Giancarlo Pignatta
Misura circa 7000 metri quadrati, si trova adiacente al palazzotto di famiglia proprio a
fianco della parrocchiale di
Sasso. Ospita ulivi centenari e
palme svettanti. E’ stato ridisegnato, così come Irene lo aveva
impostato, dall’artista di paesaggi Maria Dompè che ha
saputo interpretare alla perfezione le intenzioni della scrittrice la quale voleva che il giardino venisse aperto al pubblico,
in particolare alla popolazione
del posto, soprattutto ai giovani, per organizzarvi dei concerti di musica classica.
Grazie al nipote di Irene, Vincent Torre, il giardino ha potuto conoscere la sua magnifica
definizione, impreziosita dalle
molte opere d’arte che vi hanno
trovato dimora.
I
n realtà il suo vero nome era
Maria Vittoria Rossi, figlia
del famoso generale “sciascengo” Vincenzo Rossi e di una
nobildonna austriaca, che l’avviò all’apprendimento delle lingue (ne parlava ben cinque),
nonché dell’eleganza e delle
buone maniere.
Era dell’11 e dopo gli studi
ginnasiali continuò la formazione privatamente sotto l’egida della mamma genitrice
“esuberante, ambiziosa e quanto mai invasiva”.
A soli vent’anni comincia a
scrivere sul “Lavoro”, quotidiano di Genova, con lo pseudonimo “Mariù”, primo di una curiosa infinità di nomi d’arte. I
suoi lavori vengono sommamente apprezzati dall’esigente
Giovanni Ansaldo e da un ammiratore d’eccezione, Luigi Pirandello che le invia beneauguranti affettuosi biglietti.
Nel ‘37 viene invitata a scrivere su “Omnibus”, il capofila
di tutti i settimanali novecenteschi, su cui l’impone il demiurgo Leo Longanesi che le conferisce anche l’ennesimo pseudonimo: quell’Irene Brin che le rimarrà cucito addosso come un
elegante vestito.
Il trasferimento a Roma la
mette a contatto con il mondo
capitolino ben lontano non solo
da quello di Sasso, ma anche da
quello genovese dei suoi studi e
dei suoi esordi giornalisticoletterari. Ad una serata di gala
all’Hotel Excelsior di Roma conosce Gaspero del Corso, aitante giovane ufficiale nato in
Eritrea. Fu amore improvviso,
sbocciato dopo un’appassionante discussione su Marcel
Proust e sulla sua “Récherche”
I due scoprirono di coltivare
una profonda passione per l’arte, per la lettura e per i viaggi; il
loro fu un matrimonio per la
vita.
Del Corso era un collezionista attento e intuitivo ed un
viaggiatore intelligente. Insieme la giovane coppia viaggiò
per il mondo ampliando conoscenze, allacciando rapporti,
sviluppando nuovi interessi. Fu
la nuova guerra a fermarli.
La dinastia dei Rossi
Appena finito il secondo conflitto mondiale i due coniugi
misero a frutto la comune passione per l’arte e la cultura aprendo, in Via Sistina un piccolo locale all’interno del quale
nacque la galleria “l’Obelisco
di Gaspare e Maria del Corso”
che in breve tempo divenne una
delle più famose di Roma e
d’Italia. Da questa galleria
transitarono tutte le avanguardie degli anni cinquanta e sessanta, ma anche molti dei classici d’anteguerra: Afro, Capogrossi, Fontana, Burri, Pomodoro, Sironi, Morandi, De Chirico, Balla e Campigli. Per non
parlare degli artisti stranieri
che per la prima volta si affacciavano in Italia: Matta, Magritte, Kandinskj, Moore, Calder, Dalì e molti altri.
Irene però non smette di scrivere anzi, se possibile intensifica la sua attività “con uno stile
appena deliziosamente snob e
profondamente laico che irritava il populismo marxista come
il perbenismo democristiano”,
come viene etichettata “la sua
penna” dai critici di allora e da
quelli che oggi riscoprono la
scrittrice e la giornalista “sciascenga”.
Scriveva anche di moda, la
sua altra grande passione. I
suoi reportage sulle firme italiane dell’”haut couture” di allora, fanno tendenza sul grande
giornalismo internazionale di
settore. “Harper’s Bazar” pubblica sistematicamente i suoi
articoli che concorrono a lanciare oltreoceano il “Made in
Italy”.
Nel 1968, di ritorno col marito da Strasburgo, dov’erano
andati per le consuete mostre
d’arte, si sentì male. Decisero
di fermarsi a Sasso per riposarsi, ma dopo una settimana Maasciutto, ironico, pungente, ria Vittoria morì.
Il Rossi capostipite nei primi
anni dell’800 ebbe tre figli :
Vincenzo, sacerdote e missionario, Francesco anche lui
sacerdote e insigne letteratononchè Giuseppe (18381902) detto Pepin, floricoltore. Egli ebbe a sua volta due
maschi :
Vincenzo Rossi generale di
corpo d’armata, padre di Maria Vittoria (Irene) e della
sorella F.T. Rossi mamma del
prof. Vincent Torre al quale si
deve il recupero del giardino.
Francesco Rossi avvocato
sindaco di Bordighera dal
1901 al 1907, padre di Paolo
Rossi parlamentare, avvocato
giurista e presidente della
consulta nel 1975 e di Enrico
Rossi anche lui avvocato.
Figlia di Paolo Rossi è Maria
Francesca che conosciamo
meglio come Francesca Duranti, scrittrice attualmente
residente a Genova.
Una famiglia quella dei
Rossi,di liguri colti, raffinati e
progressisti,legati soprattutto
alla cultura illuminista francese.Una famiglia di “primi
della classe” distaccati e amabili; una famiglia laica ma
non anticlericale aperta al
rinnovamento e ai problemi
delle classi sociali subalterne.
Paize Autu pagina 7
Ottobre di tanti anni fa
STRANA NOTTE DI LAMPARA
di Mario Armando
F
ine ottobre, la stagione di
lampara è terminata. Fermi alla fonda la luce attira solo
“bugotti” o pesci “de scaia” (di
scaglia). Marinenghi e paesenghi sono stufi e sazi e vorrebbero gustare le (a volte) vituperate sardine.
Gobba a levante, luna calante. S’avvicina lo scuro lunare
consono alla pesca con lampara. Selene mostra il viso in formato ridotto, forse irrìde e così
sembra sorridere alla luce artificiale lamparesca. Si vara con
rotta ponentina.
“Gurfu de Làite, dove la brezza autunnale “du ventu a tèra”
è mitigata dai colli Roberti e
Sgorra. Le lampare ventimiuse
sono assenti . L’hanno azzeccata, visto che dopo un paio di
bordi, cioè ricerca al largo per
stanare il pesce azzurro, non da
alcun risultato. L’anziano
Charle sentenzia “noete giaba” (notte senza guadagno).
Forse le sardine sono occupate negli sponsali per le prossime nidiate di giancheti. Natura vuole così. Si ritrova ancora
un bordo di ricerca “prima de
lasciaghe gèrbu” (lasciarci gerbido prima d’andarsene). Ma…
durante la lenta remata alla
“scia”, remata al contrario, come quella dei gondolieri veneziani, Vincè de Lingheia, al
limite chiaroscuro vede qualcosa d’argenteo.
Mi comanda: “aganta i remi,
scia adaijetu”, eseguo remando
come ha detto. Lui afferra il
capace retino (salabro in gergo
bordigotto) e mette a bordobarca, con destrezza la guizzante preda. E’ una grossa aguglia, becco lungo e dentato. Io
non ne avevo mai visto così
lungo: quasi un metro!!!
Nel chiaro- scuro se ne vedono altri. Il fratello con l’altra
lampara è a portata di voce,
anzi di fischio. Viene avvertito:
“Pipu semu intu mezu d’in
sciamu d’aguì” fa come noi,
armati del salabre, svelto, che
forse la nottata non sarà perduta! Prima dell’incipiente alba i
trequarti della luna vedono
colmare alcune “corbe” di quel
ben di Dio, attirato dalle lampare.
I “Burdigati”, così ci appellano
i Ventemiusi, “ì l’an fa’ bona
aiscì sta vota!”
L’aurora vide la piccola squadra “de pescaui burdigoti” in
rotta Est che senza bagnare la
grossa rete che avvolge e cattura, ha evitato una nottata “giaba”. Ciò malgrado le avventate
previsioni del buon Charle.
Quel giorno ottobrino i consumatori ittici bordigoti hanno
variato il menù. Non zerri o bogotti, ma…”agui a zemin: aiu,
prunsemu e vin. Cioè aglio,
prezzemolo, vino, con aggiunta
di due cucchiai d’olio e “aurive
de nosce”.
Allo scrivente viene l’acquolina in bocca e credo anche a
chi legge. Era il dopoguerra. A
quel tempo il pesce era SOLO
fresco, non GHIACCIATO come ai tempi d’oggi.
Un allora imberbe sedicenne.
U RISVEIU BURDIGOTU
ORGANIZZA
A FINE NOVEMBRE
PRESSO I LOCALI
DELL’ ORATORIO
SANTA ROSA A
BORDIGHERA ALTA
IL 4° CORSO DI
COMPOSIZIONI
FLOREALI
Della durata di circa
quattro mesi; le lezioni si
svolgeranno il martedi o
il mercoledi in ore serali.
La data di inizio del corso
si valuterà in base alle
adesioni.
Per informazioni ed
iscrizioni rivolgersi alla
SIGNORA LUCIA
Tel
377 1490538
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TIRO A SEGNO
Bonus dalla Regione
Sanremo ne ha avuti per 8 milioni e 75 mila; Imperia Provincia 5 milioni e 114 mila; Imperia Comune 4 milioni e 750 mila;
Taggia un milione 558 mila; Diano Marina 858 mila Euro. Ventimiglia e Taggia avevano già goduto dei fondi FAS per svariati
milioni. Gli attuali emolumenti regionali vengono attribuiti in
deroga ai patti di stabilità. Sarebbe interessante capire perché
Bordighera risulta sempre tagliata fuori da questi benefit. Siamo
così antipatici? Oppure non sappiamo metterci nelle condizioni
di goderne? Meditare gente, meditare.
Villa Mostaccini
Hanno venduto la famosa villa sul cucuzzolo della Coggiola; l’hanno pagata 15 milioni di Euro e ne spenderanno altrettanti per restaurarla. L’ha comperata la famiglia degli industriali
olandesi che hanno inventato i LEGO, quei famosi mattoncini di
plastica con cui si giocava alle costruzioni. La speranza che tutti
nutriamo è quella che tale magione venga ristrutturata a dovere
senza che ne scaturiscano volgari speculazioni. Confidiamo nella signorilità, nello stile e nella correttezza degli olandesi, con la
speranza che non si lascino contagiare dalle abitudini locali in
tema di riqualificazioni…..
A proposito di ville
Adesso si sono messi in testa di dare la caccia alle ville abusive, quelle sulle colline bordigotte, frutto di scaltri compromessi
con i casoni di campagna e i ricoveri attrezzi. A sentire i maliziosi esperti di settore ci vorranno, come minimo, due legislature
comunali, per comporre un credibile inventario delle ville taroccate.
Ci sono poi Villa San Patrizio e le consorelle
“Il Ministero deve fare cassa: in vendita Villa San Patrizio”
grida il Secolo a fine settembre. C’è un vincolo, ma il Piano Regolatore è in scadenza. I cittadini temono la richiesta di trasformazione in alloggi residenziali. La Villa è immersa in un parco di
circa 1.500 metri quadrati e di metri quadrati ne misura circa
1.400 . C’è un vincolo ma chi acquisterà confida sicuramente in
una possibile variazione d’uso da chiedere alla prossima amministrazione. Villa San Patrizio era una colonia climatica per i
bambini della provincia di Cuneo. Alla sua dismissione è subentrata l’ASL che adesso ha dismesso a favore di Fin.Tecna (una
società del Ministero delle finanze che si occupa di fare soldi in
questo momento di grave crisi). C’è poi l’Ospizio di Piazza Padre Giacomo anch’esso in vendita e qui, nonostante il vincolo,
sarà più facile trasformarlo in alloggi. Infine l’Oasi di Villa Garnier da tempo acquistata dalla società torinese “Baia Saraceno”
che vorrebbe trasformare l’ex colonia in 20 alloggi da 100 metri
cadauno. Anche lì c’è un vincolo scolastico, ma le elezioni sono
alle porte e se vincerà il partito del cemento sarà un gioco da
bambini ottenere variazioni d’uso.
E, per finire, due belle notizie
L’oculistica al Saint Charles si è insediata bene e ha già portato a termine innumerevoli interventi. Ne fanno da 8 a 10 al giorno per quattro giorni a settimana. Pare siano tutti soddisfatti
ASL e pazienti.
Altra bella notizia riguarda il successo della mostra “Sguardi
sul ’900” che ha battuto ogni record che si era immaginato incassare. La Carige ha anche riconosciuto un consistente appannaggio a quella fondazione. Vorremmo che analoga attenzione
venisse riservata al Bicknell, alla Biblioteca comunale e anche a
Villa Mariani, viciniora di noi paesenghi.
Spillo
Paize Autu Pagina 8
LETTERE IN REDAZIONE
Riceviamo e volentieri
pubblichiamo
Lunedì 8 ottobre, arrivando
in piazza,, vengo sconvolta da
un annuncio pubblicato sul
“Secolo XIX”:
VILLA MARIANI ALL’ASTA
Certo, i bordigotti autoctoni
ormai sono pochi, ma altri da
anni risiedono nella nostra cittadina (stabilmente o per periodi di vacanza) e godono delle
nostre bellezze, ma…
….Ma non è possibile che anche questo luogo conosca lo
scempio speculativo, come
quello conosciuto da altri punti
della nostra città!!
Non bisogna dimenticare
quanto hanno fatto i sigg. Bagnasco per salvare, mantenere,
“FAR CONOSCERE” questo
angolo meraviglioso!!!
Peraltro già attaccato dagli
speculatori quando era viva la
signora Stefania Schevak, cognata del notaio Lomazzi e da
lui delegata al buon mantenimento del patrimonio di Pompeo Mariani.
E’ vero, abbiamo il Comune
commissariato, la Provincia
con il problema del porto di
Imperia e del gruppo Caltagirone, con le banche che non si
capisce quale economia supportino visto l’abbandono di
quelle nostre canoniche: la floricoltura ed il turismo su tutte,
con la chiusura di decine di
alberghi ridotti in appartamenti
che perlopiù risultano invenduti o chiusi per la maggior
parte dell’anno. E tanti altri
problemi….
Ma non possiamo permettere
che ci distruggano completamente.
Quante persone importanti
hanno amato, scritto e divulgato Bordighera, perciò chiedo a
tutti voi, lettori di “Paize Autu”
e amanti rispettosi del luogo,
cerchiamo i dare una mano, un
sostegno al sig. Bagnasco, affinchè riesca a scongiurare questo pericolo e trovare una giusta soluzione.
Michelina R.
E il Cavetu?
Quale soluzione?
In questi mesi, dopo che ci
eravamo illusi che la ristrutturazione del caratteristico locale
“in fundu au Cavu” finalmente
si sarebbe concretizzata, ne
abbiamo viste e sentite di tutti i
colori. Perfino in Comune erano sicuri e hanno concesso tutte le autorizzazioni. Poi è arrivata la Sovrintendenza da Genova a dirci che c’erano dei
vincoli. Superati i quali, si sarebbero dovuti cominciare i
lavori che nel frattempo erano
rimasti in bilico con costi di
mantenimento diventati insostenibili. Ci si è avvitati in una
situazione da cui non si capisce
perché non si riesca ad uscire.
A rimetterci considerevolmente
sono le persone che hanno avuto il coraggio (di questi tempi) e
si sono esposti per la ricostituzione dell’ameno angolo paesengo. Chi li risarcisce di tutte
le spese nel frattempo sostenute e che stanno ancora sostenendo? Possibile che non se ne
esca?
Segue la firma
Paize Autu
Direttore Responsabile: Giancarlo Pignatta
Registrazione del Tribunale di Sanremo
nr. 03/08 del 04/07/008
Direzione-Amministrazione-Redazione:
18012 Bordighera Alta – Via alle Mura, 8
Le firme impegnano gli autori degli articoli
Stampato in proprio a Bordighera Alta
Collaboratori: Stefano Albertieri, Mario Armando, Carlo Bagnasco, Simona Biancheri, Anna Maria Ceriolo, Giacomo Ganduglia, Claudio Gazzoni, Mara Lorenzi, Irma Murialdo, Gianni
Natta, Mattia Riello, Alessandro Seghezza, Alice Spagnolo,
Mauro Sudi, Ampeglio Verrando, Franco Zoccoli, Lucia Xaiz.
Sito informatico a cura di Mauro Sudi
Si è mangiato in compagnia
Festeggiati alla Casa di Riuna fetta di squisita torta e
poso, i 100 anni
qualche pasticcino, accompadi nonna Pina
Festa di compleanno speciale alla Casa di Riposo San Giuseppe di Bordighera. La signora Giuseppina Ranise Pallanca
(Meninoi), nata a Bordighera il
17 Ottobre 1912 ha tagliato
brillantemente il nastro del secolo di vita, in compagnia del
figlio Sergio, dei nipoti e pronipoti nonché tutti gli ospiti della
struttura.
E’ intervenuta la Banda Musicale Borghetto San Nicolò
“Città di Bordighera” che con
la sua musica ha portano una
ventata di allegria.
gnati da ottimi spumanti e……
da molta allegria.
Molti sono stati gli aneddoti,
davvero storici, che la festeggiata ha raccontato. Uno su
tutti ci ha colpito, quello che
racconta la corsa in Paese, la
domenica mattina di lei poco
più di decenne, per vedere la
Regina Margherita che si recava alla Messa nella nostra
Chiesa abbaziale e a fare incetta delle “regali” e apprezzatissime caramelle che la sovrana
amava elargire. Augurissimi!!
Franco Zoccoli
Filiale di Bordighera
“U Risveiu Burdigotu”
Sede: Via alle Mura 8
18012 Bordighera Alta
Orario : lunedì e venerdi
dalle ore 16,00 alle 18,00
giovedì dalle 21 alle 23
e-mail: [email protected]
Internet: www.urisveiuburdigotu.it
Telefono: 3464923130
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novembre 2012 - U Risveiu Burdigotu