Cronache 17 Corriere della Sera Lunedì 3 Marzo 2014 Torino La chiesa aperta di notte nel quartiere multietnico della città, fra moschea e discoteche Savona L’arcivescovo tra i ragazzi nei pub «Ho parlato di Dio e di rispetto» La sposa morta tre giorni dopo il sì in ospedale La movida di monsignor Nosiglia: non abusate dell’alcol TORINO — Con la coppola nera calata sulla fronte, l’arcivescovo Cesare Nosiglia è entrato, poco dopo la mezzanotte di sabato in un pub di San Salvario, il quartiere multietnico della città, luogo della movida. Ne è uscito dopo mezz’ora e si è recato in un secondo locale, poi in un terzo. Così fino alle due del mattino, «per parlare di Dio ai ragazzi». Un fuori programma; l’epilogo di un’iniziativa che qualche ora prima sembrava fallita. L’avevano organizzata i giovani dell’oratorio Santi Pietro e Paolo e l’idea era stata del parroco, don Mauro Mergola: «Se i ragazzi affollano la piazza ed esagerano con l’alcol, occorre offrire un’alternativa. Quindi apro la chiesa anche di notte, sarà la movida spirituale». Alle 23, quando l’arcivescovo è arrivato alla guida della sua vecchia Punto, ad attenderlo erano in pochi: i giovani dell’oratorio e il loro prete, qualche fedele e gli agenti del commissariato che con la loro presenza avevano allontanato i pusher che spesso spacciano in Largo Saluzzo, cuore del quartiere, a due passi dalla stazione. Lì c’è la chiesa di don Mauro, attorno sono fioriti pub e discoteche In strada L’iniziativa Si è aperta sabato notte alle 23 la «movida spirituale» di Torino guidata dall’arcivescovo Cesare Nosiglia. L’alto prelato è entrato poco dopo la mezzanotte in un pub di San Salvario, il quartiere multietnico della città, e da lì dopo mezz’ora è andato in un secondo Gli incontri L’arcivescovo Nosiglia tra i giovani della movida sabato notte (foto di Francesca Lai) locale, poi in un terzo, fino alle due del mattino, «per parlare di Dio ai ragazzi» L’idea L’iniziativa era dei giovani dell’oratorio Santi Pietro e Paolo e l’idea era stata del parroco don Mauro Mergola dove di notte si ritrovano migliaia di giovani e a cento metri c’è la moschea più grande della città. Dunque una parrocchia isolata e circondata, da anni avamposto della fede. Sabato sera neppure il calciobalilla sul sagrato o la musica new age diffusa dagli altoparlanti, hanno attirato l’attenzio- ne del popolo della movida. Nosiglia è entrato in chiesa, si è inginocchiato e ha recitato il rosario. Tutto sembrava finito lì: «Le bettole sono piene, ma la chiesa è vuota», si lamentava agli inizi del 1800 Jean-Marie Baptiste Vianney, da poco curato d’Ars. «Ma se le osterie sono piene — rifletteva il santo che la Chiesa indica come il patrono dei parroci — è perché i cuori sono vuoti». Cesare Nosiglia, tra lo stupore di tutti, terminate le decine del rosario, si è alzato dal banco e ha detto: «E ora cominciamo la movida». L’accoglienza nei locali è stata calda. L’arcivescovo ha avuto modo di informare che «poco distante c’è una Il volantino L’iniziativa della «movida spirituale» chiesa aperta fino a tardi e sarebbe bello incontrarsi anche lì». Qualcuno lo ha chiamato Santità e ciò gli ha offerto la possibilità di spiegare in modo simpatico che «l’alcol può fare brutti scherzi e che è meglio non abusarne», benché la Chiesa non condanni i bevitori (moderati), tant’è che è con il vino che si celebra la messa. «Ma la moderazione e il rispetto sono necessari, ad esempio — ha detto Nosiglia — verso le persone che vivono in questo quartiere e che hanno il diritto di riposare, così da non essere vittime di schiamazzi per tutta la notte». L’arcivescovo ha anche ammesso che «la movida, con tutti gli eccessi, non riguarda soltanto persone che non conoscono Dio. Ci sono ragazzi che vanno in parrocchia, ma spesso si lasciano andare. Ci si può divertire senza mai dimenticare Dio. E la chiesa aperta è la testimonianza della Sua presenza». Quando poi il prelato si è ritirato, il messaggio era stato recepito con chiarezza: «Non basta aprire le porte del tempio, bisogna spalancare quelle del cuore». Marco Bardesono © RIPRODUZIONE RISERVATA IL COMMENTO di Paolo Di Stefano nelle Idee&Opinioni Si sono sposati mercoledì scorso nel reparto di rianimazione dove lei era ricoverata. Ma a soli tre giorni dalle nozze le sue condizioni sono peggiorate e la sposa di 33 anni è morta. Lei era malata da tempo, lui era rimasto sempre al suo fianco. Quando le sue condizioni si sono aggravate hanno deciso di sposarsi nel reparto di rianimazione dell’ospedale di Savona, con parenti, medici e infermieri. © RIPRODUZIONE RISERVATA Massoneria In sedicimila per eleggere il Gran Maestro Sedicimila aderenti al Grande Oriente d’Italia ieri sono andati alle urne per eleggere il nuovo Gran Maestro che succederà a Gustavo Raffi, al timone dell’Obbedienza di Palazzo Giustiniani dal 1999. Per vincere serve il 40% di voti validi. Nel caso nessuno dei tre candidati in corsa — Stefano Bisi, Massimo Bianchi e Silverio Magno — raggiunga l’obiettivo, il 23 marzo si terrà il ballottaggio tra i due più votati. © RIPRODUZIONE RISERVATA