Numero 100 Luglio 2014 ECO BRIGNA della Bimestrale di informazione religiosa, cultura e attualità • Uno strumento di unione e comunione • L’avventura continua... • Un eco di speranza Nuova serie - Parrocchia Maria SS. Annunziata • XX Convegno Ecclesiale • Ad multos annos • Spigolature dall’Archivio di San Nicola Piazza F. Spallitta - 90030 Mezzojuso (PA) - Italia Spedizione in a.p. art. 2 comma 20/c legge 662/96 - Filiale di Palermo • L’eco del ‘68 • Una sartoria low cost • Un talento... nostrano • Giuseppe Lampiasi C editoriale di Padre Frank Verecondia Uno strumento di unione e comunione e 2 ari lettori, con piacere desidero porgervi i miei più cordiali saluti. Rivolgendomi a voi rievoco alla mente ciò che mi portò a fondare questa rivista. Se infatti da sempre, ho cercato di mantenere un rapporto con le famiglie di Mezzojuso, attraverso la visita settimanale, dopo la guerra e l’ondata emigratoria che investì la nostra comunità, nacque l’esigenza di stabilire un contatto con chi era andato via in cerca di fortuna. Come una madre sente la mancanza di un figlio quando è lontano da lei, cosi io in virtù di quella paternità spirituale, mi preoccupavo di quei parrocchiani emigrati in nuove realtà e contesti molto diversi dal nostro. L’Eco della Brigna fu concepito all’estero in un grande salone parrocchiale, circondato da diversi compaesani, ricordo ancora che quel giorno ero afono e per dialogare con essi scrivevo su dei fogli di carta che poi venivano letti da uno di loro. Allora pensai: “ma non sarebbe bello fare spesso una lettera per mantenere un collegamento?”. Non pensavo però a Eco della Brigna cosi com’è concepito adesso ma ad una semplice lettera, che di mese in mese diventava sempre più pesante, perché ricca di contenuto e di notizie. Di mese in mese la lettera diveniva un vero e propri dialogo tra il parroco e i fedeli emigrati. Ogni mese mandavo una trentina di lettere ai parrocchiani emigrati alla quale essi rispondevano prontamente. Altro che afonia di un giorno, divenne il bollettino della Provvidenza che mi univa con loro incessantemente. Poi pensai di fare una cosa più sostanziosa allora sorse in me l’idea del giornalino parrocchiale in cui non solamente scriveva il parroco ma anche i parrocchiani, in modo da poter continuare il rapporto tra questi ultimi e quelli emigrati. Pur essendo il giornale della Parrocchia Maria Ss. Annunziata era il foglio di collegamento anche della comunità bizantina. Notammo che i nostri parrocchiani residenti lontano chiedevano notizie del paese, delle tradizioni, di chi moriva ecc, rivivendo il loro passato vissu- Il nostro amato Padre Frank to nella nostra comunità. Anche una semplice frase diveniva una sorgiva di ricordi. Non vi nascondo la mia emozione quando trovandomi a Sidney, in Australia in visita ai compaesani ivi emigrati, vidi arrivare Eco della Brigna. Il primo ostacolo che ebbi nella fondazione della rivista fu quello di trovare un direttore che avesse i requisiti richiesti dallo Stato, si offri allora disponibile l’onorevole Mario D’Acquisto che era stato sindaco a Mezzojuso ed apparteneva alla Democrazia Cristiana. Da principio mandavo circa 800 copie, tutte scritte a macchina con la carta carbone. Venivano aiutato dal coro e da alcuni ragazzi dell’Azione Cattolica che confezionavano le buste per la spedizione e mi aiutavano nell’utilizzo del ciclostile. Richiedeva per me più lavoro fare Eco della Brigna da solo, che fare il parroco, con ciò non trascuravo le attività pastorali. Ai paesani mandavo il giornale direttamente a casa tramite l’allora sagrestano Sorione Salvatore (Turi Mammaddoccu) ed erano talmente interessati che guai se portava ritardo alla consegna. Economicamente ero molto avvantaggiato, senza chiedere nulla arrivavano da ogni parte offerte che poi pubblicavo. Nel bimestrale oltre le notizie del paese, era molto apprezzate la barzellette e le poesie che pubblicavo in ogni numero. Suscitò molto scalpore la notizia del terremoto del 1968, infatti grazie al giornale molti ne vennero a conoscenza. Andandoli a trovare capivo che all’Estero gradivano immensamente la cronaca minuziosa e le poesie di Libera Carelli, una poetessa di Villafranca di Verona. Anche l’associazione Giovanni XXIII, la Caritas di allora, pubblicava un resoconto delle opere di carità e quanto raccolto dai giovani di Azione Cattolica che ogni settimana mi accompagnavano nella visita agli ammalati il sabato e la domenica. Avevo l’appoggio indispensabile dei miei parrocchiani. Ricordo con gratitudine l’aiuto offertomi da molti parrocchiani orgogliosi di scrivere, che ormai non sono più tra noi, i quali mi incoraggiavano ad andare avanti e con entusiasmo e dedizione scrivevano articoli che impreziosivano la nostra rivista. Fino al 1985 continuai l’opera dell’Eco della Brigna, in seguito al mio trasferimento a Palazzo Adriano, realtà che ho tanto amato, dopo l’esperienza di Eco della Brigna, iniziai Eco delle Rose, suscitando anche negli emigrati di quella realtà emozione e apprezzamento. Sono soddisfatto della rinascita del giornale grazie all’interesse e all’impegno dell’attuale parroco e dell’intera redazione. La nuova grafica è la realizzazione di un sogno, infatti se confrontiamo un numero del 1968 in cui vi era una sola fotografia, incollata a mano, con l’ultimo numero, la grafica è totalmente cambiata. Ma riveste una grande importanza, ieri come oggi, perché raccoglie la cronostoria della nostra comunità ecclesiale, infatti occorre dare sempre più spazio alla cronaca, fermarsi nel particolare, affinchè coloro che sono lontani possano immedesimarsi nella storia e nelle vicende del loro popolo di origine. Auspico che Eco della Brigna possa continuare ancora a lungo ad essere uno strumento di unione e di comunione tra i vari Mezzojusari sparsi nel mondo. L’avventura continua... Un cammino che oggi festeggia un importante traguardo: i cento numeri di Don Enzo Cosentino E ra il mese di novembre del 1997 quando usciva il numero 0 di “Eco della Brigna” nuova serie, iniziava così un cammino che oggi festeggia un importante traguardo: i cento numeri. Constato con piacere che nonostante gli impegni ele difficoltà economiche, grazie alla disponibilità di coloro che compongono la Redazione, sacrificando parte del loro tempo libero, siamo riusciti negli anni a portare avanti la pubblicazione del giornale ”Eco della Brigna” come voce non solo della Comunità latina di Mezzojuso, ma dell’intera Comunità ecclesiale locale, non dimenticando le Comunità Arbëreshë dell’intera Eparchia. “L’Eco” si pone per quanto possibile sulla scia del giornale fondato da P. Frank, anche se i tempi sono molto cambiati e noi viviamo in un mondo in continuodivenire. Ero chierichetto quando nel 1968, nel mese di gennaio, P. Frank pubblicò il primo numero. Anche noi “piccolo clero” venivamo coinvolti in vario modo alla confezione del giornale, alcuni avevano il compito di incollare l’unica foto stampata a Palermo in tipografia, altri di dividere i fogli ciclostilati, che poi venivano spillati per formare il numero da spedire. Il giornale non veniva distribuito in Chiesa, ma in paese, portato direttamente in casa ad un gruppo di persone selezionate dal parroco e fuori paese veniva spedito per posta. Con il trasferimento di P. Frank a Palazzo Adriano nel mese di novembre del 1985, dopo 17 annidi pubblicazione, il successore P. Salvatore Lo Bue non si impegnò nella continuità, decretandone di fatto la chiusura. In questo tempo passato,dopo la rinascita del bimestrale,ci siamo sforzati di realizzare un giornale che contribuisse a creare l’identitàdi un territo- rio, costellato da tante piccole realtà, da difendere e valorizzare. Tutt’oggi ci sforziamo di essere una stampa libera o almeno che prova ad esserlo. Noto con piacere che le critiche verso il giornale sono veramente poche e comunque tuttemoltocostruttive. L’Eco viene spedito un po’ in tutto il mondo dove si trovano Mezzojusario amici della nostra Comunità. Molti ci comunicano che ricevono con gioia il giornale cartaceo nelle loro case dove rimane in bella vista per essere lettoe mostrato con orgoglio agli amici; io stesso ne sono testimone oculare, trovandomiinKosovaeAlbaniaho visto la nostra rivista in bella mostra nel salotto della Casa delle suore basiliane. Questa è sicuramente la migliore ricompensa per la grande fatica che si fa ogni volta per mettere insieme i tassellidi un mosaico che sembra facile, ma che in realtà non lo è. Il giornale per scelta non inserisce al suo interno pubblicità, vive e si finanzia con le offerte spontanee di tutti i lettori e, in mancanza di questi, con fondi parrocchiali. Se noi vogliamo conoscere la storia di Mezzojuso, una delle fonti, senz’altro la più preziosa è “Eco dellaBrigna”. Anche oggi con il nostro giornale scriviamo la storia, ad ogni avvenimento diamo una lettura ed un taglio ecclesiale. Per il futuro mi auguro che il giornale possa essere veramente uno strumento di unione e di comunione per tutta la nostra Comunità di Mezzojuso e per coloro che si trovano all’estero. L’avventura continua… La copertina del numero “0” di Eco della Brigna nuova serie. Novembre 1997. Con questa immagine intendiamo ringraziare tutte le redattrici e i redattori che nel corso degli anni hanno collaborato alla redazione del giornale e che per motivi vari hanno dovuto interrompere il loro prezioso contributo. Senza il loro impegno sicuramente non saremmo qui a celebrare un traguardo così importante. e 3 Un eco di speranza tra feste e maluttempu di Carlo Parisi C e 4 osì dopo quasi diciassette anni, come se il tempo non sia trascorso, ci ritroviamo a festeggiare il centesimo numero di Eco. Lo chiamiamo confidenzialmente e semplicemente “Eco” il nostro giornale, non solo per abbreviare il titolo risparmiando le parole, ma per il profondo sentimento che ci lega ad esso, per le competenze, la maturità, le conoscenze e le sperimentazioni che ci ha fornito, per la capacità di aver messo assieme in redazione, età ed estrazioni formative di diverso genere, per le intense emozioni ricevute e per quelle concesse ai numerosi lettori che ci seguono da ogni parte del mondo. L’impegno dei redattori che si sono avvicendati in questi anni nelle stesure dei vari numeri, ha fatto si che l’Eco della Brigna, sia divenuto, non un semplice “giornalino parrocchiale” ma un valido strumento di comunicazione, apprezzato e richiesto sia dalla comunità paesana e intereparchiale, sia da quasi tutti i compaesani residenti fuori Mezzojuso. A tutti i nostri lettori, in primis, un grazie di cuore, per aver sostenuto moralmente e materialmente il nostro giornale. Non posso assolutamente dimenticare in questa ricorrenza la determinazione di Don Enzo nel volere, nell’ormai lontano 1997, continuare l’esperienza giornalistica iniziata dall’instancabile ed operoso Padre Frank, cui esprimiamo gratitudine con immensurabile affetto, per aver intuito l’importanza (soprattutto in quegli anni) di comunicare con il popolo degli emigrati per regalare loro prossimità ed entusiasmo alla vita del loro paese natale. Una particolare riconoscenza al nostro amico Pino Di Miceli, per diversi anni condirettore della nostra rivista, che con la sua appassionata competenza, e qualche volta anche con “antipatica” consapevolezza, ha guidato la redazione verso un eccellente cammino giornalistico. A giudicare dai consigli e dai dubbi che spesso mi sottopone, devo dedurre, con celato piacere e secondo un mio punto di vista, che Pino non è mai riuscito a recidere completamente il cordone ombelicale che lo lega al giornale. Grazie anche ai molti collaboratori esterni alla redazione, per averci dedicato il loro tempo. A Lillo Pennacchio per le sue frizzanti, vivaci, a volte goliardiche ed ironiche, storie vissute. A Roberto Lopes per le approfondite ricerche e per le sue ricercate analisi su alcune vicende del passato. A Nino Perniciaro per le numerose spigolature tratte dagli archivi parrocchiali. Ai Gebbia, Santi Mario e Vittoriano, per l’affetto comunicatoci e per averci scelto per le loro pubblicazioni. Non potendo menzionare tutti, anche per ragione di spazio, esprimo il mio ringraziamento a tutti gli ex redattori e a tutti coloro che in un modo o in un altro hanno espresso il loro contributo intellettuale alla redazione. Tra le redattrici che hanno dato un notevole contributo, vorrei ringraziare in particolare Francesca Brancato per la sua dinamica capacità di correggere gli errori, per la brillantezza dei suoi articoli ed anche, perché no, per i numerosi vivaci osteggi che ci siamo scambiati. Sono comunque stati momenti di crescita. In questa società omologata e virtuale è difficoltoso riuscire a fare ancora della “genuina carta stampata”, in modo disinteressato e costruttivo ed è facile in questo momento storico, cedere al torpore ed all’indifferenza, specialmente nella nostra realtà paesana, imbruttita dalla poco democratica situazione politica nazionale e locale dell’ultimo ventennio. Ma forse per fortuna nostra o per intercessione dei Santi che si susseguono nelle feste di piazza, a Mezzojuso, le controversie politiche si risolvono a “suon di musica”! Ma... festi e maluttempu un duranu tuttu u tempu! Ed in questa ricorrenza non posso dunque dimenticare coloro che attualmente, con un barlume di speranza e con intelligente dedizione, impegnano gratuitamente il loro tempo al servizio del giornale. Non come certi volontari di oggi, che sono pagati per i loro servizi! Ciò mi sembra anche giusto, ma almeno non chiamiamolo “volontariato”! Ed ecco allora, che Gianni, con creativa professionalità impagina il giornale in modo moderno ed efficiente, dandogli un tocco di straordinaria struttura giornalistica. Concetta e Doriana, talvolta in silenziosa meditazione e con il loro geniale intuito femminile, che arrivano sempre puntuali al nocciolo delle problematiche, mettendo in campo all’ultimo istante le migliori soluzioni, per non parlare dei loro brillanti ed arguti articoli. La nostra “mascotte” Ciro, con le sue competenze sui restauri, e la dinamica Margherita con le sue interviste, entrambi quasi sempre assenti “per motivi di studio?”, ai quali auguro una laurea precoce in modo da essere più vicino a noi. Cesare, augusto, di fatto e credo anche come secondo nome, instancabile ricercatore ed autore di consistenti e nutriti articoli di architettura locale e storia paesana. Non per ultimo, Danilo Figlia, il quale riesce ad esprimere benissimo tutto il suo essere con la fotografia. Credo, con certezza e senza alcuna lusinga, che Danilo sia da annoverare tra i migliori fotografi del nostro tempo. La competenza, lo studio, l’eleganza delle sue riprese, il movimento racchiuso nella bidimensionalità, l’uso sapiente ed estroso delle piccole focali, lo rendono certamente un artista di elevata capacità. Grazie a lui riusciamo a trasmettere ai lettori delle emozioni, che sono scritte con la luce anziché con la penna, spesso ed anche per qualche piccolo contrattempo scaturito dalle nostre singole personalità. Ma tutto questo fa parte dell’Eco della Brigna! Intervento iniziale del Cardinale Paolo Romeo “...a immagine di Dio lo creò” DIVINIZZAZIONE e CORONAZIONE XX CONVEGNO ECCLESIALE A nche quest’anno, come prassi ormai consolidata e affermata della nostra realtà ecclesiale, ha avuto luogo nei giorni 3, 4 e 5 Luglio, il XX Convegno ecclesiale dell’Eparchia di Piana degli Albanesi, tenutosi presso la Sala multimediale attigua al Seminario di Piana degli Albanesi. Il Convegno, che si è configurato come il prodotto della sinergica cooperazione e dell’organizzazione delle diverse commissioni eparchiali, ha ricevuto la sua approvazione dalla paterna benedizione del Card. Paolo Romeo, Arcivescovo di Palermo, nonché attuale Amministratore Apostolico dell’Eparchia di Piana degli Albanesi. Nella mattinata del primo giorno, Egli, infatti, con il suo saluto ha dato inizio ai lavori del Convegno «“… a immagine di Dio lo creò”. DIVINIZZAZIONE e CORONAZIONE. Attenzione pastorale, Prevenzione, Mediazione». I presupposti e gli orientamenti del Convegno risultano essere chiari e deducibili non solo dalla dicitura del tema, ma anche dal prezioso, succinto ma efficace sussidio teologico che ciascun partecipante ha ricevuto al momento dell’arrivo presso la sede del Convegno. In concreto, come suggerito dal titolo, il XX Convegno Ecclesiale si è prefissato quale scopo quello di voler prontamente riflettere sull’itinerario che va dalla triplice Iniziazione cristiana – Battesimo-Cresima-Eucaristia, mistero in grado di farci riacquisire la divina immagine originaria attraverso cui ogni uomo può divenire veramente simile a Dio – fino a giungere alla Coronazione nuziale cioè all’unione nuziale Cristo-Chiesa rappresentata e riprodotta nella famiglia, piccola Chiesa. L’uomo-donna “coronato”, dopo aver espresso la pienezza della sua gioia, anche fisica, nella celebrazio- ne del Mistero sponsale, attraverso questo, è sempre meglio inserito, nonostante tutte le sofferenze della vita terrena, nella dinamica beata e raggiante della “divinizzazione”. Un Convegno, pertanto, che ha voluto manifestarsi in tutta la sua capacità operativa dai caratteri “poliedrici”: si è dimostrato capace, infatti, di destreggiarsi e spaziare all’interno dei diversi aspetti della vita ecclesiale, da quello pastorale, a quello liturgico e teologico, a quello sociale e, non per ultimo, giuridico. Tali aspetti, quasi in successione, hanno pragmaticamente preso forma dinanzi agli occhi dei partecipanti, attraverso la serie di dotte e valide relazioni che hanno dinamicamente animato e scandito il programma del Convegno, grazie agli illustri relatori chiamati ad intervenire. Degno di particolare rilievo, oltre al contributo e alla partecipazione dei conve- e 5 XX CONVEGNO ECCLESIALE e 6 Intervento conclusivo del Cardinale Paolo Romeo insieme ai Coordinatori dei Laboratori, Anna Lunetta (a sinistra), Irene Gionfriddo e Francesco Flocca (a destra). nuti, il prezioso e valido supporto dato dalla presenza di alcuni membri della giovane “intelligencia” dell’Eparchia, nelle concrete persone delle dott.sse Anna Lunetta e Irene Gionfriddo e del dott. Francesco Flocca: su di loro, infatti, è ricaduto il gravoso onere della coordinazione dei laboratori che hanno avuto come scopo quello della riflessione e del dibattito (talvolta caratterizzato da toni abbastanza vivaci) intorno ai temi delle varie relazioni, al fine di metabolizzarne il contenuto. Sono stati proprio i laboratori le sedi dove il Convegno ha manifestato la sua efficacia, configurandosi quali vere e proprie fucine di proposte nonché utili occasioni di confronto e di scambio finalizzato alla crescita cristiana, culturale e umana. La dinamica interna illustrata dal programma del Convegno, ha suggerito – in maniera trasversale – una chiave ermeneutica che ha reso possibile l’interpretazione della volontà degli organizzatori di alternare tematiche di carattere teologico (di ordine pastorale o comunque spirituale) nella prima parte della giornata, a tematiche di ambito più o meno “profano” (o comunque di carattere più sociale e “laico”), tenutesi piuttosto nei pomeriggi. La prima giornata del Convegno, dedicata particolarmente all’attenzione pastorale verso la famiglia e alla prevenzione, è stata moderata dal Papàs Piergiorgio Scalia, il quale, oltre ad aver introdotto ufficialmente la prima relazione, ha altresì “prestato” la sua voce per la lettura della medesima che doveva esser tenuta da Don Antonio Carcanella, direttore dell’Ufficio della Conferenza Episcopale Siciliana per la Famiglia, al quale è stato impossibile intervenire per di motivi di salute, ma che ha fatto pervenire con puntualità la sua relazione. P. Carcanella, infatti, ha affrontato in chiave propositiva, con spunti teorici e applicativi, l’ambito pastorale legato alla famiglia tra divinizzazione e coronazione, al quale ha anteposto un altro tempo, quello dell’elezione. Ha iniziato dalla bellissima immagine biblica delle nozze di Cana (Gv 2,1-12), commentandola nei particolari e facendo rilevare come tale racconto simboleggia le nozze tra Dio (Gesù) e Israele (la Madre di Gesù e servi obbedienti). Ha voluto far notare come il primo tempo che bisogna recuperare ed alimentare nella vita di ogni giorno e soprattutto negli impegni pastorali è quello della elezione. Noi siamo un popolo eletto, un popolo chiamato sin dall’iniziazione cristiana a prendere consapevolezza di cosa significa essere cristiani. Ha poi affermato che è indispensabile che la divinizzazione, la consacrazione nuziale avvenga come compimento di un per-corso che leghi la coppia al proprio battesimo e al contempo la proietti alla vita sponsale che si è chiamati a vivere in seno alla propria Chiesa. Nel prosieguo, la seconda relazione sul tema della prevenzione e della mediazione familiare e sul suo significato ha visto impegnati i coniugi, dott.ssa Tiziana Rizzo e dott. Antonio Anzilotti, rispettivamente Presidente dell’Istituto Nazionale di Mediazione Familiare e Avvocato Specialista in mediazione familiare. Da quanto presentato è stato possibile ricavare un importante nucleo centrale che si è dimostrato capace di legare sapientemente l’aspetto preventivo e quello mediativo all’interno delle dinamiche di coppia con tutte le sue problematiche. È necessaria la conoscenza previa dell’istituto di Mediazione (aspetto preventivo) quale valido mezzo per affrontare – con la speranza di risolvere – una situazione di conflittualità tra i coniugi (aspetto mediativo). La mediazione, pertanto, è stata presentata come valido strumento impiegabile nei casi di situazioni di “contrasto” tra i coniugi in cui, ad essere tutelato, è anzitutto il bene della eventuale prole, nonché quello dei coniugi stessi e, indirettamente, dell’istituzione matrimoniale in sé e per sé. Attraverso la possibilità di una “reale e leale” mediazione basata sul confronto diretto nonché sul dialogo tra i coniugi operato dal personale dell’Istituto di mediazione, è stato concretamente mostrato come possano crescere le possibilità di convenire verso soluzioni del conflitto dettate dal buonsenso, piuttosto che assistere a scontri di carattere “bellico” che prevedono l’abbattimento della controparte, di cui spesso, i tribunali, sono triste palcoscenico nella corsa verso il triste trofeo caratterizzato dall’attribuzione dei figli quale snaturata brama di esclusione e di distruzione assoluta del coniuge “avversario” nell’affermazione dei suoi diritti di genitore. In questo contesto i relatori hanno presentato una originale, quanto inedita, Carta dei Diritti del Bambino. La seconda giornata, dedicata particolarmente alla mediazione familiare, è stata moderata dal Diacono Paolo “...a immagine di Dio lo creò” Gionfriddo, il quale ha introdotto la prima relazione di Mons. Andrea Palmieri, sottosegretario del Pontificio Consiglio per la promozione dell’Unità dei Cristiani. Il Pontificio Consiglio si configura quale organismo della Chiesa cattolica chiamato ad incarnare l’impegno della Chiesa in campo ecumenico nella concreta ed efficace relazione delle Chiese cristiane in vista del raggiungimento dell’unità dei cristiani tutti. Mons. Palmieri, dopo avere offerto uno sguardo generale intorno all’attuale situazione del dialogo ecumenico, con particolare riferimento a quello cattolico-ortodosso, a partire dall’attenzione dedicata alla famiglia nel dialogo ecumenico nazionale e internazionale, ha mostrato come è stato possibile individuare alcuni temi e metodi utili all’esercizio della mediazione familiare. In tal senso, ha proseguito instaurando una sostanziale analogia tra le dinamiche delle relazioni tra le Chiese, ponendole a confronto con le dinamiche tipiche e peculiari interne all’istituzione familiare. Don Andrea, quale autorevole esperto in materia, ha poi concluso il suo intervento facendo breve accenno alla prassi delle seconde nozze successive alle prime presso le Chiese ortodosse, illuminando l’assemblea sulle caratteristiche, i fondamenti e le condizioni di tale prassi e passando brevemente in rassegna le peculiarità e gli elementi rispondenti alle esigenze tipiche di una precisa tradizione teologica ed ecclesiale che, in vista di una possibile considerazione quale prassi utilizzabile anche in ambito occidentale, poco collimerebbero e sarebbero pronti a prestarsi quale reale soluzione alle problematiche interne alla Chiesa cattolica, non solo nel suo aspetto pastorale, ma più concretamente liturgico e dogmatico. La relazione pomeridiana, di carattere eminentemente giuridico, è stata invece affidata alla competenza del Dott. Michele Riondino, docente presso la Pontifica Università Lateranense. Egli ha trattato dei “Profili giuridici e canonici della mediazione familiare”. Ha evidenziato come “mediare” significa anzitutto aiutare a riformulare le relazioni, guardando con altri occhi i fatti che sono all’origine dell’incomprensione e come la mediazione familiare sia una risorsa tesa a recuperare il deficit di comunicazione responsabilizzante che caratterizza l’occidente moderno e postmoderno. Ha puntualmente descritto il progressivo interessamento degli stati europei per la mediazione familiare. Si è soffermato su come, anche nel Diritto Canonico, è ipotizzabile una applicazione maggiore della mediazione e dei valori di discernimento e di decisione condivisa di cui tale istituto è portatore. Ha affermato, tra l’altro, che la mediazione costituisce un’alternativa diversa, perché tende a responsabilizzare i protagonisti di un conflitto quanto alla sua risoluzione (ADR). Nella mediazione si esprime un concetto recente, ma radicato in esigenze di antica data, già emergenti, per esempio, nel Confucianesimo (sec. V a.C.) o nell’“Episcopalis Audientia” (408 d.C.). I campi di applicazione della mediazione sono molti: non a caso si parla di mediazione familiare, minorile, penale, sociale, culturale, commerciale e anche canonica. In tutti questi ambiti la finalità è quella di risolvere un determinato conflitto o, quantomeno, di renderlo il meno drammatico possibile. L’oratore ha affermato anche che la nostra Diocesi è forse, o senza forse, la prima in Italia ad avere affrontato specificatamente e nei termini in cui l’ha fatto il tema della mediazione familiare. L’ultima giornata, invece, è stata tutta dedicata al confronto e al contributo che ciascuno dei convenuti ha voluto offrire ai partecipanti: interessanti spunti biblici, liturgici, pastorali, giuridici, ecumenici sono emersi da questi interventi che hanno sigillato formalmente il Convegno Ecclesiale, dimostrandolo capace di aver raggiunto gli obiettivi che si era prefissato. La sua massima efficacia è stata dimostrata e raggiunta, soprattutto, dalle relazioni presentate dai validi coordinatori dei tre laboratori che hanno messo in evidenza i caratteri di interesse, di partecipazione, di maturità, di desiderio di confronto e di dinamicità dei suddetti laboratori, consentendo l’interiorizzazione delle tematiche trattate lungo lo svolgimento del Convegno. Così questa mattinata, ben moderata da Papàs Nicola Cuccia, ha trovato ufficialmente conclusione con il discorso del Card. Romeo intorno alle tematiche portanti del Convegno. L’arcivescovo, dopo aver discusso dell’impegno da parte della Conferenza Episcopale Italiana non solo nella ricerca di soluzioni ma soprattutto nella discussione dei problemi e delle sfide che la società odierna pone alla Chiesa, ha voluto a più riprese sottolineare che la crisi che stiamo vivendo, prima di essere una crisi economica, si configura come una crisi morale, emergente da una società che ha messo al bando i veri valori umani e cristiani: da queste cause principalmente, sfocia, come logica e triste conseguenza, la crisi economica che sembra subdolamente detenere il primato in tutti gli ambiti di dibattito e di informazione mediatica e non. La crisi economica, pertanto, farebbe da prospetto a tutta una struttura interna che invece sembra fortemente essere caratterizzata da problemi principalmente etici, dalla perdita di costumi e consuetudini che rendono l’uomo tale nella più profonda verità del suo essere: in quanto creatura in relazione con il suo Creatore e in quanto essere sociale in relazione con le altre creature. A tal proposito, nella riflessione sul tema della Famiglia, il Cardinale ha generosamente omaggiato diverse copie dell’Instrumentum Laboris con il proposito di una lettura meditante da parte dei singoli fedeli, augurandone una comprensione riflettuta all’interno delle famiglie stesse. Senza dimenticare un breve momento in cui i bambini delle famiglie presenti al Convegno, riuniti separatamente durante le relazioni, hanno mostrato con gioia i disegni da loro realizzati sul tema della famiglia, grazie alla dedizione di qualificati animatori, con la presenza dell’Amministratore Apostolico, a mo’ di grande inclusione, si sono conclusi i lavori delle tre giornate di Convegno che, complessivamente hanno voluto manifestarsi quale momento non solo di crescita culturale e spirituale della realtà eparchiale, ma anche come momento aggregativo da parte dei singoli membri dell’Eparchia nell’esercizio di una sempre maggiore e rinnovata comunione a cui, per natura, è chiamata ogni singola creatura creata ad immagine e vocata a crescere nella somiglianza di quel Dio che, per essenza è Amore, esercizio pieno, continuo, eterno e costante di una relazionalità di vita intratrinitaria che vuole coinvolgere anche la stessa creatura umana che aspira e diviene così divinizzata. Mirko D’Angelo XX CONVEGNO ECCLESIALE DIVINIZZAZIONE e CORONAZIONE e 7 Ad multos annos! “ Nato come bollettino parrocchiale, intende parlare anche dell’altra parrocchia, della comunità civile tutta di Mezzojuso, della diocesi e soprattutto intende rivolgersi, secondo il testimone consegnato da padre Frank, ai mezzojusari emigrati e a tutti quegli amici che seguono la vita del nostro centro. L e 8 a redazione di Eco della Brigna mi ha chiesto un contributo scritto in occasione della pubblicazione del numero 100. All’inizio sono stato un po’ titubante, in quanto ormai da quasi dieci anni non sono più redattore del bimestrale e la mia collaborazione si è sempre più diradata. Ma l’insistenza di don Enzo mi ha fatto cambiare idea: ho partecipato alla nascita di Eco, è stata un’esperienza significativa e quindi… perché non scriverne? E allora eccomi qua partendo dall’estate del 1997, allorquando don Enzo, da poco parroco a Mezzojuso, mi propone di far rinascere il bimestrale fondato da padre Frank e al quale avevo sporadicamente collaborato. Assieme ad alcuni altri amici e a qualche conoscente di don Enzo si mette su la redazione, molto varia per età, interessi, idee, competenze. Io arruolo alcune mie ex alunne da poco uscite dalle medie ma che, nel piccolo, si sono fatte le ossa con il Curiosone, giornalino d’istituto pubblicato nell’ambito di un mega laboratorio del tempo prolungato. Il parroco ha fretta e vuole uscire subito all’inizio di novembre. Arriviamo in tempo: domenica 9 novembre alle ore 16,00 nel salone del Collegio di Maria la redazione al completo e Nunzio Bruno, allora direttore di “Radio Spazio Noi”, presentano il numero zero: otto pagine fotocopiate, impostate con un Publisher 1993. Si va alla caccia degli indirizzi dei mezzojusari emigrati. Si susseguono le riunioni di redazione per valutare l’impatto con il pubblico dei lettori locali e dopo due mesi arriva il numero 1, questa volta stampato in tipografia. Così inizia la storia di “Eco della Brigna, nuova serie, bimestrale di informazione religiosa, cultura, attualità”. Si istituiscono delle rubriche fisse: Nelle parrocchie, Spiritualità, In diocesi, Chiesa, Due pagine, l’Eco letteraria, Sport, I nostri lettori, Diario minimo, Trent’anni fa e, fin quando si impagina con il Publisher, I nostri errori. Dal numero due ci si attesta sulle sedici pagine. A gennaio del 2000, per celebrare l’anno giubilare, don Enzo vuole a tutti i costi un numero sperimentale a colori e dal quel numero è superato per sempre il bianco nero. Dal gennaio del 2001 il bimestrale è impaginato da Tonino Schillizzi ed in seguito dal fratello Gianni. E questa è tutta storia più “recente”, almeno per me. Certo, pubblicare in un paesino di tremila anime un bimestrale come Eco della Brigna, con costanza e puntualità non è impresa da poco. Ma se tutto ciò costituisce l’aspetto tecnico, il problema più importante è costituito dai contenuti. Qual è il target, il pubblico dei lettori a cui ci si rivolge? Nato come bollettino parrocchiale, intende parlare anche dell’altra parrocchia, della comunità civile tutta di Mezzojuso, della diocesi e soprattutto intende rivolgersi, secondo il testimone consegnato da padre Frank, ai mezzojusari emigrati e a tutti quegli amici che seguono la vita del nostro centro. Nel numero zero ci chiedevamo: “Ci riusciremo?”. La stessa domanda bisognerebbe porsi adesso dopo 17 anni. “Nel tempo è riuscito il bimestrale in questa impresa?”. Ritengo che la risposta sia molto complessa ed entro subito nella seconda parte di questo contributo. Dagli anni ’70 del secolo scorso ad oggi è cambiato molto il rapporto tra i mezzojusari e i loro concittadini e/o parenti emigrati. Questi ormai rientrano molto raramente per le ferie estive e le nuove generazioni non conoscono affatto Mezzojuso. Inoltre lo sviluppo della tecnologia ha fatto sì che ci siano disponibili sulla piazza varie possibilità di comunicazione, tutte in tempo reale: hai l’imbarazzo della scelta. Di conseguenza l’arrivo di Eco della Brigna nelle famiglie degli emigrati è vissuto in maniera diversa rispetto al passato. Queste sono alcune delle cause per cui la rubrica I nostri lettori (o Lettere ricevute) in alcuni numeri rimane quasi vuota. Eppure non si può dimenticare che la fetta più larga dei lettori si trova o dovrebbe trovarsi tra gli emigrati. Eco della Brigna è un bimestrale. Ora, un bimestrale non è un quotidiano e neanche un settimanale: il rapporto con la notizia e la sua attualità è diverso. Il bimestrale, oltre alla notizia che va data senz’altro - dovrebbe offrire commenti, approfondimenti, riflessioni o spunti di riflessione, non più a caldo. Il rapporto tra il testo scritto e l’apparato fotografico non può essere dunque uguale a quello di un rotocalco. Mi si dirà che alle persone piace nelle foto ritrovare se stesse o i loro cari ed amici: ma è questo un livello zero guardare le immagini (foto o video), tipico di altri servizi come facebook o whatsapp, i quali per le stesse finalità offrono molto di più in tempo reale. Da molti numeri mi accorgo che i redattori di Eco della Brigna scrivono con molta, troppa parsimonia e si affidano ad autori esterni. La collaborazione esterna è sempre un fatto positivo perché allarga il ventaglio dei punti di vista, ma non dovrebbe sostituire la voce dei redattori: dovrebbe aggiungersi. A volte ai collaboratori viene richiesto di parlare di se stessi e/o delle attività (che adesso, con una parola purtroppo abusata, si chiamano “eventi”) organizzate da associazioni, gruppi, movimenti, istituzioni a cui appartengono. Va da sé che in questi casi il punto di vista - a parte qualche eccezione - non può che essere scontato. Uno dei problemi che attanaglia la stampa, anche la grande, è quello economico. Eco della Brigna ha scelto di finanziarsi con le offerte dei lettori. Scelta molto intelligente perché assicura l’autonomia, diciamo “ideologica”, della testata. Ma sappiamo benissimo che a lungo questa scelta potrebbe non reggere, tanto che a volte si è dovuti ricorrere alla parrocchia e/o alla diocesi. Il bimestrale distribuito a bizzeffe, come caramelle, non va. Don Enzo è sempre generoso, ma bisogna far quadrare i conti. Credo che un’offerta, anche minima, vada richiesta: le spese (tipografiche e postali) aumentano sempre più. Lo so, questa via è stata tentata, ma con poca convinzione e costanza. Si potrebbe ritentare l’esperimento o si potrebbe tornare alle sedici pagine. Questi sono alcuni suggerimenti che mi permetto di offrire agli amici della redazione. Altri suggerimenti sono evidentemente impliciti nei quattro capoversi precedenti. L’Eco della Brigna ha acquisito nel tempo una certa dignità, che va supportata da idee, progetti e innovazioni, per rispondere alle sfide del presente. Questo articolo intende essere solo un attestato di amicizia verso la redazione e il segno di un interesse mai sopito verso un bimestrale che mi ha visto tra i fondatori. Grazie per l’ospitalità. Pino Di Miceli scoutscoutscoutscoutscoutscoutscoutscoutscoutscoutscoutscoutscout A sinistra, la locandina di presentazione del primo numero della nuova serie “Voglio andare dove sei tu, voglio fare quel che fai tu..” Evento Regionale: Troina 2014 C ari lettori, mi trovo nuovamente qui a scrivere delle avventure del nostro piccolo Branco. Questa volta, però, non si tratta di qualcosa di ordinario ma di qualcosa di nuovo e bello: un evento regionale per tutti i Lupetti e Coccinelle della regione. Dal 31 Maggio al 2 Giugno del corrente anno, infatti, 2705 Lupetti e Coccinelle, 512 Vecchi Lupi e Coccinelle Anziane, 98 Rover e Scolte in servizio ci siamo riuniti a Troina, una piccola cittadina dell’entroterra ennese, per vivere questa magica avventura. Il campo ruotava intorno alla figura del nostro Santo protettore: San Francesco; infatti, il titolo dell’ evento era “Seguendo San Francesco nel Mondo”. Ma, bando alle ciance, lasciatemi raccontare com’è andata... La nostra avventura comincia ad Aprile: attraverso un ciclo di cinque racconti, che ripercorrevano alcuni momenti salienti della vita del Santo di Assisi accompagnati da alcune attività che facevano capire, concretamente, il senso di quelle storie, abbiamo preparato i nostri lupetti a questo evento. Finalmente il 31 Maggio siamo partiti tra la preoccupazione dei genitori e l’entusiasmo di vivere questo momento. Arrivati a Troina lo stupore ha preso il sopravvento delle nostre emozioni: eravamo davvero tanti! Dopo l’apertura del campo con la Santa Messa e la cena era arrivato già il momento di andare a sistemarci per la notte. Il secondo giorno è stato, senza dubbio, quello più intenso e ricco di attività. Tutti i Lupetti e Coccinelle sono stati divisi in “Borghi e Sobborghi” gestiti delle Zone che partecipavano. La nostra Zona (Eleuterio) faceva parte del Borgo “Santa Maria degli Angeli” e gestiva il Sobborgo Natura. Abbiamo avuto modo, in questa giornata, di conoscere tantissime persone nuove (sia noi capi che abbiamo lavorato con L/C che non conoscevamo, sia i nostri Lupetti che hanno avuto la possibilità di entrare in contatto con nuovi Capi e nuovi fratellini e sorelline). Al termine delle attività e della cena, lo staff che ha organizzato l’evento con l’aiuto di alcuni capi delle varie zone, ci hanno offerto un musical dedicato alla vita di San Francesco che richiamava tutte quelle storie che avevamo raccontato nella preparazione all’evento. Il terzo e ultimo giorno dopo la chiusura dell’ambientazione abbiamo celebrato la “Festa del Pane”: tutti quanti abbiamo ricevuto un piccolo panino e andando in giro per il paese, cantando e ballando, l’abbiamo condiviso con tutti gli abitanti del paese che ci hanno accolto con gioia e disponibilità. Questo evento tanto breve ma, al contempo, tanto intenso è rimasto nel nostro cuore come una di quelle belle avventure che solo uno scout può vivere; il fatto di conoscere e di entrare in contatto con così tanta gente, sentendosi una grande famiglia, ci permesso di apprezzare l’importanza della condivisione e dello stare insieme. Buona Caccia! Federica Rita Giordano (Chill) e 9 Celebrazione della Prima Comunione D omenica 15 e 22 Giugno presso la parrocchia Maria SS. Annunziata, hanno ricevuto il Sacramento della Prima Comunione ventiquattro bambini della nostra comunità. Al termine delle celebrazioni, Don Enzo ha consegnato a tutti i bambini un piccolo dono ed una pergamena a ricordo dell’importante giornata. Elenco dei bambini che hanno ricevuto la Prima Comunione Domenica 15 Giugno Cannizzaro Martina D’Orsa Giovanni Ingraffia Salvatore La Barbera Andrea La Barbera Chiara Li Volsi Alice Magnate Vincenzo Nuccio Caterina Domenica 15 Giugno Foto Danilo Figlia Domenica 22 Giugno Foto Danilo Figlia Palagonia Giuseppe Palazzotto Paola Barone Emanuela Domenica 22 Giugno Arato Elisa Billone Chiara Carcello Christian Chirico Francesco Di Grigoli Lucrezia D’Anna Giulia Lisciandrello Giorgia Mirto Clara Morrone Federico Piazza Giuseppe Schillizzi Alice Tavolacci Giuseppe Viscardi Francesca e 10 La visita del Reliquiario della Madonna delle Lacrime alla Tenda della Divina Misericordia I n un pomeriggio pieno di sole, sono arrivati in moltissimi per accogliere il Reliquiario della Madonna della Lacrime di Siracusa che è rimasto il 9, 10 e 11 giugno presso la Tenda della Divina Misericordia dei Servi dell’Amore Misericordioso in Santa Cristina Gela, nell’Eparchia di Piana degli Albanesi. Giunto al piazzale, il Rettore del Santuario di Siracusa Don Luca Saraceno, accolto da canti e preghiere, con pellegrini del luogo in abito tradizionale in, un suggestivo spettacolo pirotecnico ha consegnato il prezioso reliquiario nelle mani di P. Emilio Cassaro, percorrendo il grande viale per arrivare all’interno della tenda. In questi tre giorni i momenti insieme a Maria sono stati suggestivi e ricchi di significato. Nelle sue omelie Don Luca, ha consegnato tre parole molti importanti che si collegano all’evento straordinario di Siracusa. Fotogramma, in riferimento a quando, il secondo giorno della lacrimazione, un cineamatore di Siracusa riprese uno dei momenti dell’evento. Pipetta, lo strumento utilizzato per raccogliere ed esaminare le lacrime, oggi conservato all’interno del reliquiario e radio, in ricordo del radiomessaggio del 1954 di Papa Pio XII. Questi tre giorni sono stati scanditi da intensi momenti di preghiera come la veglia mariana, la celebrazione eucaristica con Unzione degli Infermi e la via Matris. Di particolare coinvolgimento è stato l’omaggio floreale che tutti i fedeli hanno offerto alla Madonna, in segno di gratitudine. Ricca di significato è stata la Concelebrazione Eucaristica Eparchiale, rafforzando ancor di più il legame che unisce Maria a questa diocesi. Don Luca nelle sue catechesi, partendo dalla Sacra Scrittura, ha attualizzato e aiutato a comprendere il miracolo avvenuto dal 29 agosto al 1 settembre del 1953 in una modesta casa di una giovane coppia di sposi. Edificanti sono state le testimonianze dei laici Valentina e Renato, che ci hanno raccontato, partendo dalla loro esperienza personale, l’incontro con Maria attraverso il reliquiario. Per capire meglio il senso di questo miracolo e ricontestualizzarlo nell’epoca attuale ci aiutano le parole che San Giovanni Paolo II ha pronunciato il 6 novembre 1994, in occasione della visita pastorale, durante l’omelia per la dedicazione del Santuario alla Madonna delle Lacrime: «Le lacrime di Maria appartengono all’ordine dei segni: esse testimoniano la presenza della Madre nella Chiesa e nel mondo. Piange una madre quando vede i suoi figli minacciati da qualche male, spirituale o fisico. Santuario della Madonna delle Lacrime, tu sei sorto per ricordare alla Chiesa il pianto della Madre. Qui, tra queste mura accoglienti, vengano quanti sono oppressi dalla consapevolezza del peccato e qui sperimentino la ricchezza della misericordia di Dio e del suo perdono! Qui li guidino le lacrime della Madre. Sono lacrime di dolore per quanti rifiutano l’amore di Dio, per le famiglie disgregate o in difficoltà, per la gioventù insidiata dalla civiltà dei consumi e spesso disorientata, per la violenza che tanto sangue ancora fa scorrere, per le incomprensioni e gli odi che scavano fossati profondi tra gli uomini e i popo- li. Sono lacrime di preghiera: preghiera della Madre che dà forza ad ogni altra preghiera, e si leva supplice anche per quanti non pregano perché distratti da mille altri interessi, o perché ostinatamente chiusi al richiamo di Dio. Sono lacrime di speranza, che sciolgono la durezza dei cuori e li aprono all’incontro con Cristo Redentore, sorgente di luce e di pace per i singoli, le famiglie, l’intera società». Durante la visita del reliquiario, i pellegrini hanno partecipato ai vari momenti liturgici, con grande devozione, ma con grande apertura di cuore chiedendo a Maria un aiuto, un conforto in un tempo in cui le difficoltà non mancano. L’arrivo del reliquiario delle Lacrime della Madonna ha segnato una visita di Maria nelle nostre vite: ognuno di noi ha potuto cogliere e riscoprire la bellezza della sua presenza nella vita quotidiana, nella semplicità di ogni giorno. Grazie alle parole di Don Luca e alle testimonianze ascoltate, abbiamo conosciuto la storia di un miracolo, ma soprattutto la storia di una famiglia nella quale Maria è entrata con tutta la Sua dolcezza di Madre. Questo è il segno che ciascuno di noi porterà dentro di sé dopo questa meravigliosa esperienza: la visita di Maria nei nostri cuori, nelle nostre vite, in quella quotidianità che a volte è pesante e ripetitiva ma che può cambiare totalmente, se vissuta accanto a Lei e con Lei. Alessandro Di Trapani e 11 Spigolature dall’Archivio della Parrocchia di S. Nicola a cura di Nino e Nicola Perniciaro PAPAS LORENZO PERNICIARO Cenni biografici sui papàs e sugli uomini illustri della colonia di Mezzojuso Padre Callinico GRANÀ Jeromonaco del Monastero basiliano di Mezzoiuso. I e 12 l reverendo Callinico Granà nacque a Mezzoiuso il 6 luglio 1654 da Tommaso e Caterina Granà1. Egli come i monsignori don Filoteo Zassi, don Basilio Matranga, ed altri italo-albanesi di queste colonie, fu uno dei primi ad entrare in questo monastero allorquando per la prima volta, sotto il reverendo padre abate don Callinico Derechis (1668) fu aperto il Noviziato in questa Casa. Fece il suo ingresso in questa Comunità probabilmente verso la fine dell’anno 1668. Il suo nome di battesimo era Domenico e, quando il 21 novembre di quello stesso anno vestì l’abito angelico, gli venne cambiato in Callinico. Allora contava anni 14, mesi 4 e giorni 152. La sua professione religiosa ebbe luogo il 13 luglio 1670 all‘età di anni 16 e giorni 6, sotto 1a reggenza del medesimo abate Derechis. Il Granà era di famiglia agiata, oggi estinta in Mezzojuso; fu uno dei padri più zelanti per la conservazione del rito greco e della disciplina monastica della comunità di Mezzojuso. Quivi successivamente esercitò l’ufficio di lettore, maestro dei novizi e, dopo la morte del presidente don Hierotheo Cuccia (1690), in virtù delle lettere del reverendissimo P. M. don Apollinare Agresta abate generale dell’Ordine, resse questa comunità con la qualità di Procuratore. Anch’egli fece parte della missione, diretta da questi padri nella Cimarra d’Albania. Quando infatti mons. Zassi, consacrato arcivescovo di Durazzo in Roma nel maggio 1700, prima di ritornare in Cimarra, passò da Mezzoiuso, nell’ottobre dello stesso anno ripartì accompagnato da padre Callinico Granà, il quale rimase in Cimarra fino al 1703. Nilo Borgia [nell’opera I monaci basiliani d’Italia in Albania] a pagg. 81-823 così ci dice: “Si intrattenne in Cimarra fino all’aprile del 1703: fu a Roma nello stesso anno per mancanza delle sue provvisioni, che fece, secondo la commissione havutane dalla S. Congregazione, dovea pagargli l’arcivescovo di Corfù, ma non poté effettuarsi per la morte sopraggiuntagli, è stato costretto a contrarre diversi debiti. Partì da Roma con l’intenzione di ritornare alla Missione, per la quale aveva chiesto dei paramenti sacri con un calice e tutto il resto per celebrare... Ignoriamo se siavi più tornato per qualche tempo”. E’ certo che il Granà è già in questo monastero tra il 1703 e il 1706. Il ritiro di padre Granà addolorò profondamente l’animo di monsignor Zassi, perché, privo dell’aiuto del suo zelante confratello, rimaneva solo in quella difficile missione. Era un vuoto doloroso che bisognava colmare; ma sappiamo già quante furono le difficoltà incontrate per trovare un soggetto idoneo per sostituirlo e che alla fine solo dopo ben 11 anni di dolorosa attesa, nel febbraio 1715, gli fu dato poter vedere il suo sostituto nella persona di padre Basilio Matranga, abate di questo monastero. Padre Callinico Granà moriva in questo monastero il 5 agosto del 1719 compianto da tutti i conoscenti e sopratutto dai confratelli, i quali non potevano non riconoscere i grandi meriti acquistatisi per i molti e preziosi servizi resi, per ben cinquant’anni di vita religiosa, alla comunità monastica. L’esattezza dell’osservanza regolare, il fervore e l’attaccamento alla disciplina ed ai sacri riti orientali, sue fatiche apostoliche sostenute con grande zelo nella missione di Cimarra nell’Albania, sono un dolce ricordo ed un incitamento insieme ai confratelli rimasti nella comunità. Merito grande poi del Granà è l’avere scritto la Cronaca del nostro monastero, che ci è pervenuta però in una copia e per giunta incompleta, trascritta dall’instancabile don Carmelo Fig1ia-Spata e che trovasi in questo archivio parrocchiale nel vo1ume II dei documenti grecanici dalla pagina 86 alla pagina 132. Essa è così intitolata: Memoria per il Monastero di S. Basilio di Mezzojuso4. Merito ancora del Granà è l’avere collaborato sotto l’abate don Policarpo Allò (1692-1696) alla campilazione dell’Assento e del Repertorio delle rendite del nostro monastero, ove, come parte introduttiva, si trova una breve, ma interessantissima e preziosissima cronologia di tutti gli abati che hanno governato il monastero dalla fondazione (1650) al 1798, e l’elenco di tutte le rendite del monastero con una sommaria descrizione del testamento del fondatore A. Reres, dell’assegnazione del 1650 e della lite tra l’arcivescovo di Palermo e l’abate Teofilo Pirro e tra il Pirro ed i fidecommisssari del Reres (1664-1668). La copia di questo interessantissimo documento si trova in questo archivio nel vol. II già citato; a pagina 60 così si legge: “Tutta questa serie narrata di abbati è stata raccolta dai libri e scritture del Monastero, e da Relazione del padre don Callinico Granà, albanese religioso basiliano, e come antico conoscente di tutti questi superiori”. cfr. Libro vacchetta ove si notano li nomi di quelli (che) si riceveno all’habito ed alla professione, Archivio del Monastero basiliano di Mezzoiuso, fog. 6 2 cfr. idem. fog. 6 3 Nilo Borgia. I monaci basiliani d’Italia in Albania. Appunti di storia missionaria, secoli XVI-XVIII. Periodo secondo. Roma, Reale Accademia d’Italia, 1942. 4 L’originale si è certamente smarrito. 1 Spigolature dall’Archivio della Parrocchia di S. Nicola Andrea Reres N on si poteva concludere questo gruppo di notizie biografiche di illustri personaggi di Mezzojuso che con quella di Andrea Reres. L’arciprete Perniciaro, nel delinearla, aveva seguito pedissequamente quanto sul nostro benefattore era stato riportato da Onofrio Buccola, che a sua volta aveva fatto riferimento a tutte quelle notizie basate su alcuni documenti, rivelatisi poi dei falsi storici, dai quali era derivato il mito della gente dei Reres come discendenti da un grande Demetrio Reres, compagno di Scanderbeg; documenti che, come ormai dimostrato, furono in realtà creati ad arte intorno alla metà del ‘600 per nobilitare una famiglia che aveva da recente raggiunto una notevole posizione sociale. Tralasciando, pertanto, tutta la prima parte del testo dell’arciprete Perniciaro, si propone qui solo quella relativa alla persona di Andrea Reres. Per mancanza dei più antichi registri parrocchiali2 non siamo in grado di poter indicare l’anno di nascita dei due fratelli Luca e Andrea Reres. Da quanto sopra detto però, e da altri documenti, sappiamo che Luca ed Andrea Reres erano figli del nobile albanese Teodoro e di Agnesa Reres, ambedue nati e domiciliati in Mezzoiuso. Luca Reres era sposato con Maria Reres (cognome coniugale). L’8 aprile 1602 venne battezzata la figlia Agnesa, mentre il 31 luglio 1625, moriva il figlio Vincenzo3. Andrea Reres era sposato con Luchina Reres (cognome coniugale). L’11 gennaio 1601 veniva battezzato il figlio Francesco4. Di lui abbiamo un bel quadro ad olio su tela, che trovasi nel Monastero basiliano di S. Maria. E’ vestito alla maniera militare albanese secondo il costume del tempo. Cessava di vivere il 13 aprile 1609 in Mezzoiuso. Egli è il più grande munifico benefatto- re di questa Colonia. Legò alla chiesa di S. Maria di tutte le Grazie onze quattromila (£.51.000,00) con l’obbligo di investirle in rendita pubblica e fabbricare presso la stessa chiesa un Monastero basiliano osservante il rito greco. Egli già caldeggiava tale idea fin dal 1601. Così difatti leggiamo nella memoria dell’arciprete Figlia a pagina 5: Bramosi poi gli Albanesi di avere assistita in miglior forma questa loro chiesa (S. Maria) sin dall’anno 1601 deliberarono di fondarvi un monastero di monaci basiliani, osservanti del rito greco orientale e a quel effetto ferono una capitolazione in cui intervennero i Giurati di questa colonia ed Andrea Reres, governatore e rettore della chiesa, i quali in unione dei confratri e col consenso del popolo mandaro in Levante il padre Mitrofanio jeromonaco basiliano, perché quindi conducesse alcuni monaci orientali a servire in Mezzojuso la chiesa di nostra Signora delle Grazie; quale determinazione fu stipulata negli atti di notar Luca Cuccia, naturale albanese, sotto li 12 gennaio XV ind. 16015. Il Reres adunque volle per sé l’onore di cominciare e condurre a termine la provvidenziale iniziativa. Col suo testamento in notar don Antonio Glaviano, greco albanese di Palazzo Adriano, del 13 aprile 1609 la pia aspirazione del popolo albanese di Mezzojuso divenne un fatto reale. Andrea Reres, nome glorioso, discendente della nobile famiglia Reres, lasciò indelebile nella storia e negli animi dei suoi connazionali il monumento più significativo della sua pietà e del suo patriottismo6. Il suo cadavere venne seppellito nella sopradetta chiesa di Santa Maria di tutte le Grazie in adempimento alla volontà espressa nel suo testamento. Una semplice iscrizione, attenentesi scrupolosamente alla severa semplicità voluta dal testatore, dice: Andrea Reres hic advena ossa praeclara jacent Monasterium si cernis divo Basilio e fundamentis Pro sua pietate dicavit thesaurizans in coelis Quod reliquit in terris. Obiit idibus aprilis 1609 Il mausoleo di marmo, ove riposano i resti mortali del piissimo Andrea Reres, trovasi a sinistra di chi entra dall’ingresso principale della chiesa. Col superiore testamento il Reres, oltre alle 4.000 onze per la costruzione del Monastero basiliano, legava ancora: l. Alla madre chiesa greca di S. Nicolò quattrocento onze (£ 5.100): - a onze 200 per la costruzione del campanile; - b onze 200 per la compra di una campana. 2. Legava onze 100 per cinque legati di maritaggio per cinque fanciulle orfane o povere. 3. Alla chiesa parrocchiale latina S. Maria Annunziata, venti onze una sola volta per la costruzione di detta chiesa. 4. Alla chiesa di S. Rocco onze 20 per la ricostruzione di detta chiesa. 5. Legò ancora altre somme da distribuirsi dopo la sua morte ai poveri del paese. Nel testamento stabiliva che i monaci avrebbero dovuto osservare il rito greco sotto pena di caducità del legato stesso. Che se poi non fosse stata osservata tale disposizione o, nei tempi avvenire, i monaci ivi introdotti avessero abbandonato volontariamente il monastero o fossero stati espulsi da autorità civili od ecclesiastiche, il lascito si sarebbe dovuto invertire a favore della Compagnia di Santa Maria di tutte le Grazie per costituirne legati di maritaggio a beneficio delle di lui consanguinee ed, in mancanza, delle povere albanesi di rito greco dimoranti in Mezzojuso e per provvedersi al mantenimento del culto divino in essa chiesa secondo il rito greco. Gli albanesi di Mezzojuso hanno sempre avuto un culto per la memoria del pio e munifico loro benefattore, conservando di lui e delle sue opere riconoscenza e grato ricordo. Essi nella ricorrenza del terzo centenario dalla morte, vollero farne degna e solenne rievocazione con festeggiamenti e discorso commemorativo, tenuto nella chiesa di Santa Maria di tutte le Grazie, dal compianto avv. cav. Nunzio Franco, rettore pro tempore. I più antichi registri parrocchiali esistenti in archivio sono: a. Registro dei battesimi dal 3.6.1598 al 11.4.1612; b. Registro dei matrimoni dal 10.10.1599 al 6.6.1610; c. Registro dei defunti dal 9.10.1616 al 9.10.1640. 3 Cfr. Registro dei battesimi e defunti Parrocchia greca di Mezzojuso. 4 Cfr. idem. [La moglie di Andrea Reres si chiamava Luchina Glaviano. Per maggiori notizie si veda Ignazio Gattuso. Le istituzioni religiose di Mezzojuso. Palermo, Tumminelli, 1975.] 5 Cfr Archivio parrocchia greca di Mezzojuso, Cartella I, carp. 4, fasc. I. Memoria arciprete N. Figlia, p. 5. 6. Nilo Borgia. I monaci basiliani d’Italia in Albania. Appunti di storia missionaria, secoli XVI-XVIII. Periodo secondo. Roma, Reale Accademia d’Italia, 1942, p. 20. 2 e 13 di Lillo Pennacchio L’eco del ‘68 “...del resto mia cara di che si stupisce - anche l’operaio vuole il figlio dottore...” (da “Contessa” di Paolo Pietrangeli) T e 14 utti sdraiati per terra, ncutti ncutti, a tuccarinni uno con l’altro e coprire per intero la via Maqueda dai Quattro Canti a Sant’Antonino. Tutta. Strada e i due marciapiedi. Bella pensata di qualche capo che la sapeva lunga sulla resistenza passiva alla polizia. I mezzi delle forze dell’ordine, che dapprima sembravano scortare il corteo studentesco, mossosi da Piazza Politeama per andare a protestare davanti a Palazzo Comitini, a quel tempo sede della Prefettura, improvvisamente li avevamo percepiti come pericolo grave per tutti noi: a Sant’Antonino se ne erano presentati altrettanti e muovevano incontro agli altri con l’intento di stringere in una morsa il movimento studentesco. Volevano imbottigliarci e disperderci a manganellate per le stradine laterali. Qualcuno aveva gridato forte: «Tutti a terra! Sdraiamoci tutti a terra!» e in un attimo quel lungo tratto di via Maqueda, con la Prefettura al centro, fu ricoperto da un tappeto umano che nessuno ebbe il coraggio di aggredire. Vi furono attimi di silenzio durante i quali quel cielo azzurro della bella estate di San Martino del ’68 ci sembrò ancora più bello e luminoso. Non avevamo ancora vent’anni e mi venne di pensare, sdraiato al centro di via Maqueda, con le gambe incrociate e con le mani intrecciate sotto la nuca, che quel cielo terso era la nostra vita e quelle piccole nuvolette bianche che si rincorrevano sopra i cornicioni dei palazzi storici di Palermo, eravamo tutti noi che correvamo alla conquista del nostro futuro. Durò poco. Qualcuno lancio uno slogan, subito seguito da altri e ricominciò la protesta per l’aggressione che la sera prima, con la complicità di qualche fascista, avevano subito gli studenti del Liceo “Cannizzaro” occupato e fatto sgomberare con la forza dalla polizia. La sera il giornale “L’ora” titolò in prima pagina: “ Cresce la protesta: diecimila studenti in piazza.” Quei giorni segnarono il punto più alto della protesta studentesca a Palermo. Il ’68, nato negli Usa e diffusosi poi in Europa attraverso la Francia, segnò la vita di milioni di ragazzi e ragazze che si appropriarono di diritti negati ai più e ne fecero bandiere di giustizia, uguaglianza e libertà. Allo slogan più famoso del movimento d’oltralpe: “Il est interdit d’interdire”, da noi tradotto con ”Vietato vietare”, se ne aggiunsero tanti altri a seconda delle situa- zioni locali che il Movimento riteneva andassero affrontate e cancellate per abbattere ogni forma di potere precostituito. Urlavamo che la Scuola e l’Università erano nostre e non dei professori e quindi ce le prendevamo occupandole e autogestendole e, per farlo, ci dichiaravamo pronti alla lotta dura senza paura per portare la fantasia al potere. Ma le parole che secondo me racchiudono il concetto maggiormente legato al bisogno di emancipazione delle fasce sociali allora più emarginate, le scrisse Paolo Pietrangeli autore di “ Contessa”, l’inno del ’68 italiano: “...del resto mia cara di che si stupisce - anche l’operaio vuole il figlio dottore...”. Ecco, prima del ’68 se non eri figlio di medico, avvocato, proprietario terriero, in poche parole figlio di papà, non potevi nemmeno pensare di proseguire negli studi. Ci voleva comunque una spalla forte che sostenesse se no... C’era tanta voglia di impegnarsi e crescere, soprattutto sul piano culturale. Un’esigenza forte, dettata anche da fatti contingenti, avvenuti qua in Sicilia, che segnarono quel tempo, come l’uccisione di due braccianti ad Avola, da parte della polizia, durante una protesta di lavoratori, sfruttati e quasi schiavizzati, che rivendicavano un trattamento più equo e civile. A gennaio c’era stato pure il terremoto del Belice con la conseguente nuova ondata di emigrazione verso il nord. Ci ritrovammo a protestare in scioperi che vedevano insieme studenti, operai e terremotati del Belice. Tutto ciò per noi studenti di Mezzojuso lo si viveva a Palermo. Solo a Palermo. In paese a dare una risposta concreta al nostro bisogno di confronto culturale, di impegno nel sociale, di scoperta di realtà diverse dalla nostra, aveva contribuito fortemente Padre Frank proponendoci già qualche anno prima la fondazione del “Club Manzoni”. Club Culturale Apolitico. Ci stavamo, più o meno d’accordo, ragazzi di diverse estrazioni sociali, con credo politico diverso ma profondamente rispettosi gli uni degli altri. Il Club ci permetteva di avere un luogo dove incontrarci per il tempo libero. Potevamo organizzare conferenze e dibattiti sui temi più vari, anche invitando relatori esterni. Non mancavano iniziative sportive ed escursioni. Sicuramente il parroco aveva colto i fermenti del mondo giovanile e ci aveva dato la possibilità di organizzarci, più o meno autonomamente, mettendoci in condizione di fare qualcosa “per” prima che ci mettessimo a fare qualcosa “contro”. Il Club era diverso dal circolo dell’Azione Cattolica, uno spazio per lo più laico nei contenuti ma pur sempre chiamato “Club” e intitolato a quell’Alessandro Manzoni che gli intellettuali del suo tempo avevano soprannominato Don Lisander! Resta comunque un fatto importante che durò un certo tempo anche dopo l’uscita dall’egida parrocchiale. Bisogna ammettere che quando noi giovani di sinistra, fondammo il Circolo Culturale Salvatore Allende, lo stesso ebbe breve durata. Benché fosse nato sull’onda emotiva dell’avvento della dittatura in Cile. Ma nel sessantotto Padre Frank, men- tre intellettuali e filosofi dibattevano del movimento che voleva cambiare il mondo, fece una piccola grande cosa che raccontava a tutti i mezzoiusari sparsi per il mondo, in tutti e cinque i continenti, quello che avveniva nel nostro piccolo mondo rannicchiato sotto la Brigna. Fondò “Eco della Brigna”. Che ancora esiste e resiste, nonostante l’esplosione di internet. Sul computer lo schermo è freddo. Le immagini e anche le parole non hanno odore e sapore, mentre il giornale cartaceo, secondo me, oltre che l’Eco porta anche a Purìa. Che non è un supplemento (lo diciamo per i non mezzoiusari) ma il profumo delicato del bosco che si diffonde soprattutto nei quartieri del nostro paese situati sotto la Brigna in condizioni climatiche miti e favorevoli. Anche allora si trattò di intuito che precorreva i tempi e di coraggio e volontà. Stampare al ciclostile tante copie per coprire un pubblico sparso per i cinque continenti non era cosa da nulla. Sui contenuti di allora si può discutere quanto si vuole. Se si leggeva qui a Mezzojuso alcune notizie potevano anche sembrare banali. Però sono sicuro che anche a leggere che, durante la Messa, una gallina impudente, un tal giorno, è entrata nella Matrice Latina, se chi legge si trova in Australia o in Argentina, un luccicone agli occhi gli affiora di sicuro. Sì, qualcuno dovrà scrivere prima o poi della “Fenomenologia di Eco della Brigna”. e 15 Un pool di appassionate sarte ha confezionato alcuni costumi per la Via Crucis t s o c low UNA SARTORIA Testo e foto di Cesare Di Grigoli L e 16 a penultima edizione della Via Crucis vivente si era conclusa con un grande impegno assunto dal nostro parroco don Enzo Cosentino: quello di riuscire a realizzare entro la successiva rappresentazione, i costumi necessari per abbigliare tutti i partecipanti. Detto, fatto. Quest’anno, per chi non lo sapesse, gli abiti indossati dai figuranti durante la Passio Christi sono stati quasi tutti interamente realizzati, nella canonica della nostra parrocchia, trasformata per l’occasione in una vera e propria sartoria artigianale o meglio ancora in una sartoria Low cost, considerato che sia la manodope- ra che le attrezzature sono state fornite a costo zero. Grazie ad un affiatato gruppo di “appassionate sarte locali” (volontarie) che per circa due mesi si sono cimentate in questa ardua impresa, si è riusciti a raggiungere l’obbiettivo prefissato. Tutto è iniziato intorno ai primi di febbraio quando don Enzo in compagnia di un primo gruppo di lavoro, composto da sua sorella Dora e dalle signore Salvatrice Di Grigoli e Angelina Lucido, si sono ritrovati a scegliere i modelli dei costumi da realizzare e a sviluppare i primi cartamodelli, per poi procedere in una fase successiva, alla ricerca e all’acquisto dei tessuti necessari per confezionare gli abiti disegnati. Man mano che andava avanti questo lavoro e si procedeva alle compere, don Enzo ogni giorno raccoglieva nuove adesioni da parte di persone che volevano collaborare alla realizzazione dei costumi e così alla fine si è venuto a formare uno staff lavorativo composto dalle signore: Salvina Musso, Rosuccia La Barbera, Renata Bonanno, Dora Cosentino, Francesca Pinnola, Marianna Ilardi, Rosetta Siragusa, Caterina Crispiniano, Angelina Lucido, Salvatrice Di Grigoli, Clementina D’Arrigo e per completare si è aggiunto anche lo stesso interprete principale della Passio Christi, Ciro Muscarello (Gesù) che si è dilettato a realizzare i turbanti indossati dai quattro Sommi Sacerdoti. Finito il tempo della “campagna acquisti” si è passati all’organizzazione della sartoria, allestita al secondo piano della canonica parrocchiale, resa molto confortevole e attrezzata per l’occasione, con tavolo da lavoro, macchine da cucire, taglia e cuci, asse e ferro da stiro e quant’altro potesse servire per svolgere al meglio tutto il lavoro programmato. Una volta che tutto era pronto, si è dato finalmente inizio ai lavori tanto attesi: ago e ditale; macchina da cucire e cartamodelli; manichini e metri di stoffe a cui dare forme. Tutta l’arte e la fantasia delle nostre appassionate sarte sono state messe alla prova per circa due mesi. Ogni abito realizzato centimetro dopo centimetro, grazie al loro lavoro si trasformava in un’opera d’arte unica, singolare e da ammirare e alla fine dopo tanti sacrifici sono stati realizzati capolavori unici, rigorosamente marchiati “Made in Sicily”. In tutto sono stati realizzati circa trenta costumi tra i quali, i Sommi Sacerdoti, Pilato, i Romani, le Pie donne, Maria, e altri ancora. Per finire sono stati allestiti anche alcuni drappi in tessuto per comporre la scenografia della prima stazione, precisamente quella di P.zza Principe Corvino. Dal punto di vista economico, seppur si è parlato di sartoria Low cost, la realizzazione dei costumi ha comportato delle spese, comunque riferite al solo acquisto dei tessuti e degli accessori necessari per confezionare gli abiti. Tali spese sono state sostenute, in parte direttamente dalla parrocchia ed in parte grazie ad un contributo concesso alla stessa, dall’Unione dei Comuni Pizzo Marabito e dall’Unione Besa, che oltre ai costumi, hanno finanziato altre voci di spesa relative all’organizzazione della Via Crucis. Per il prossimo anno l’intenzione di don Enzo è quella di riuscire a completare, finanze permettendo, l’intera collezione dei costumi mancanti, onde evitare di dover ricorrere, come quest’anno, al noleggio di altri costumi e di conseguenza dover sostenere ulteriori spese. Da parte dello stesso gruppo di lavoro che si è adoperato per realizzare questi primi abiti, c’è già la disponibilità a continuare a collaborare con la parrocchia, pertanto, non ci resta che aspettare il prossimo anno e speriamo i riuscire a vedere tutta la collezione al completo. A nome di tutta la redazione di Eco della Brigna rivolgo un grande ringraziamento a tutte queste persone che si sono impegnate con grande serietà e professionalità per portare a termine questo obiettivo. Con la loro opera di volontariato le stesse non solo hanno offerto alla nostra parrocchia la possibilità di risparmiare una cifra non indifferente per l’organizzazione dell’evento, ma soprattutto hanno dato l’opportunità di poter continuare ad assistere negli anni a venire ad una Via Crucis sempre più bella e più suggestiva. Grazie ad un affiatato gruppo di “appassionate sarte locali” (volontarie) che per circa due mesi si sono cimentate in questa ardua impresa, si è riusciti a raggiungere l’obbiettivo prefissato. e 17 Un talento... nostrano Francesco La Gattuta, cavaliere di Mezzojuso S e 18 ul Giornale di Sicilia nel mese di aprile è stato pubblicato un articolo dal titolo emozionante “Cavaliere di Mezzojuso a Verona”. Sicuramente molti di voi si saranno inorgogliti nel vedere che un proprio compaesano si sta facendo strada portando in giro un pezzo del nostro paese. A Mezzojuso l’equitazione è una disciplina praticata più per diletto e in modo amatoriale piuttosto che come disciplina sportiva, e la stessa cosa valeva anche per Francesco La Gattuta fino ad un anno fa. Infatti si dilettava con i suoi amici e cugini ad organizzare passeggiate tra i nostri boschi, caratterizzate da momenti di sfida e ilarità e per concludersi con una bella grigliata di carne. Poi, per puro caso, sentendo parlare un cugino appassionato di equitazione, si è avvicinato alla disciplina equestre iniziando ad approfondire le conoscenze sul dressage. Il dressage (dal francese: raddrizzamento/addestramento) è una disciplina equestre che viene anche chiamata gara di addestramento, in quanto cavallo e cavaliere eseguono movimenti prevalentemente geometrici (dette arie) su un campo di forma rettangolare. Naturalmente come tutte le discipline sportive anche l’equitazione richiede passione, costanza, impegno, sacrifici, tante rinunce, sconfitte e vittorie e solo dopo tutto ciò, può diventare professione, ma il sentimento fondamentale, in questo cammino, è la Complicità tra il cavaliere e il suo cavallo. In occasione della seconda edizione di Talenti e Cavalli 2014, la cui prima tappa è stata disputata a Portorosa (ME), Francesco ha partecipato al talent mettendo in scena uno spettacolo equestre dal titolo “Elementsl’equilibrio tra la vita e la morte” a cavallo del fantastico Frisone Floris (di proprietà di Salvatore Cammarata) e con la spettacolare collaborazione di cinque ballerine della scuola di danza Acadis, le quali hanno rappresentato i quattro elementi della natura e la vita, mentre Francesco, che come si può ben intuire, ha rappresentato la morte. Talenti e Cavalli è un talent nell’ambito del mondo equestre grazie al quale giovani cavalieri e giovani amazzoni mettono in campo le loro capacità e doti naturali. Suggestiva la musica e la coreografia, ed emblematica la bravura di Francesco che come ha sottolineato Bartolo Messina: - ha avuto il merito di averci fatto vedere e sentire la leggerezza da cavallo - e così, gli è stato consegnato anche il premio speciale “Frustino d’oro” per la migliore tecnica equestre. Nel complesso si è collocato al 2° posto accedendo così alla finale che si terrà a novembre a Verona alla Fiera Cavalli, una delle più grandi fiere europee di Cavalli con il coinvolgimento di esperti dal peso internazionale. Il desiderio di migliorarsi, di mettersi in discussione e confrontarsi con gli altri, continua dopo l’esperienza di Portorosa, con la partecipazione al campionato di alta scuola di primo livello base a livello regionale, ottenendo ottimi risultati, collocandosi nelle diverse gare tra il primo ed il secondo posto. La strada è lunga, ma “il buon giorno si vede dal mattino”; il talento c’è quindi, vai così Francesco e porta avanti con onore il buon nome del nostro piccolo paese ...MEZZOJUSO. Giusy Spata biografie GIUSEPPE LAMPIASI Sabato 3 maggio 2014 alle ore 18,30 presso il castello comunale è stata inaugurata la nuova Associazione Musicale “Dott. G. Lampiasi”. A seguire si è svolto un concerto del Complesso Bandistico “G. Verdi” di Mezzojuso diretto dal M° Francesco Lo Monte. Presentiamo di seguito una breve biografia di Giuseppe Lampiasi. N ato a Mezzojuso il 10/10/1910 e conseguita in paese la licenza elementare, venne inviato dalla famiglia a Palermo per proseguire gli studi fino ad ottenere il diploma e successivamente a Roma dove seguì gli studi universitari che lo condussero con onore alla laurea in Medicina e Chirurgia ed alla specializzazione in Igiene. Coinvolto dalla seconda guerra mondiale nella difesa della Patria come Ufficiale medico, cessate le ostilità, affrontò come tutti la crisi e le difficoltà del dopoguerra forte del suo spirito indipendente e ansioso di affermare le proprie aspirazioni professionali. Dopo una breve parentesi lavorativa presso il Laboratorio di igiene e Profilassi di Enna, a Palermo avviò quel laboratorio di analisi cliniche che, conquistata la incondizionata fiducia della clientela, divenne riferimento per numerosissimi compaesani cui, in aggiunta alla dovuta perizia professionale, egli dedicò quel di più in termini di umana solidarietà che riteneva doveroso e che offrì con spontanea generosità. Di formazione autenticamente liberale ma soprattutto Cristiano di serena fede, aperto alla parola del Signore più che a quella di taluni suoi rappresentanti terreni, seppe trasfondere tali principi nella sua personale realtà sublimando nel proprio cuore e nei comportamenti, i profondi valori spirituali del Cristianesimo. Con illuminata e anticipatrice visione ecumenica e lontano da ipotetiche rivalità di culto, guardò sempre le due Chiese del suo paese, quella Latina e quella Greca, quali Case di Cristo da amare, rispettare e frequentare con indistinto e sincero amore filiale. Appassionato di storia, di filosofia e di musica, trovò in un altro illustre figlio di questo paese, in Ignazio Gattuso suo compagno di studi e di ricerche prima che parente, una profonda intesa culturale da cui trasse comune origine e si sviluppò con passione l’approfondimento metodologico della storia e delle tradizioni di Mezzojuso. Troppo schivo per cercare notorietà, i suoi studi sono sempre rimasti volutamente quanto immeritatamente confinati nel suo privato; basti citare il manoscritto del suo “Mastro di Campo”, opera mai pubblicata, cui per modestia l’Autore non ritenne mai di poter apporre la parola “fine” e che oggi è la preziosa testimonianza del profondo legame sentimentale e culturale che ha legato Giuseppe Lampiasi a quello che chiamava con struggente nostalgia “il mio Paesello”. E’ morto a Palermo il 9 settembre del 1980 e riposa nel cimitero di Mezzojuso tra i parenti e gli amici della sua giovinezza. Poco più in basso, la vecchia casa del Pignaro, riportata in vita, accoglie oggi la sua discendenza. Sergio Fisco e 19 Completati i lavori di restauro del campanile del Santuario Maria SS. dei Miracoli L a Storia del santuario è congiunta a quella del popolo di Mezzojuso, ed è affrescata sulle pareti dell’abside, a cura del pittore locale Celestino Mandalà. Su talune pareti sono riportati i due episodi della leggenda che ci viene tramandata dai nostri antenati: La guarigione del lebbroso ed il trasporto del Masso con l’effige della Vergine, in cui i buoi che trainavano il masso si rifiutarono di proseguire oltre e per questo rappresentati in prossimità su cui sorge oggi il Santuario. La costruzione della Chiesa ha avuto parecchie vicissitudini a partire dal 1643, ma i lavori ebbero inizio nel 1741, quando il campanile era situato nella parte posteriore (oggi via Rossini); solamente nel 1968 per lo stato precario in cui versava venne demolito e ricostruito adiacente il prospetto principale, su cui sorge oggi. Ma l’anno scorso, in particolare, si resero abbastanza evidenti delle lesioni nella parte terminale della Cupola, per cui a distanza di 45 anni furono effettuati dei lavori di manutenzione, in primis per motivi di sicurezza e poi anche per rendere più decoroso lo stesso Campanile. I lavori ebbero inizio quest’anno nel mese di Gennaio e terminarono nel mese di Maggio. L’inaugurazione e la benedizione è avvenuta l’1 giugno 2014, officiata dal viceparroco Servo Michele Mannina (custode del Santuario). Detti lavori sono stati realizzati grazie al contributo offerto dai fedelissimi della Madonna dei Miracoli, sia locali che emigrati dagli USA e senza alcun contributo da parte di enti pubblici. Pino Bellone e 20 OFFERTE RICEVUTE Barna Ninetta - Masi, USA $ 50,00 Macelleria Barcia, Mezzojuso € 50,00 Lo Bue € 20,00 Bisulca Vittorio, Agrigento € 25,00 Morales - Bonanno Ina, Mezzojuso € 25,00 Di Grigoli Leonardo, Roma $ 100,00 Lo Bue Salvatore, USA € 20,00 Magarelli Luca, Cascine (To) € 20,00 Miano Giovanni, Torino € 30,00 Cascio Maria, Palazzo Adriano € 30,00 Fucarino-Lascari Matteo, Tenerife € 35,00 Di Chiara Antonino, Australia $ 50,00 Durante - Rizzo Ina, Palermo € 30,00 NN, Palermo € 50,00 Como Nicolò, S. Vito al Tagliam. € 50,00 Scarpulla Salvatore, USA $ 100,00 Barcia Antonina, USA $ 100,00 Bellone Pietro € 50,00 Cuttitta Maria, Palermo € 50,00 Falletta Giuseppe, USA € 50,00 Barone Benedetto P., Crevalcore (Bo) € 20,00 Anselmo Antonino, Scandicci (Fi) € 25,00 Miano Vittoriana, Torino € 25,00 La Barbera Nicola, Bovalino € 50,00 Governale Pietro, Alessandria € 30,00 Militello Giuseppe, USA $ 100,00 Raimondi Francesco, Palermo € 100,00 così eravamo... Apprezzando la vostra splendida iniziativa sono lieto di parteciparvi inviando una foto che ritrae la classe V dell’A.S. 1959/60. Un saluto affettuoso e tanta cordialità, Pasquale Zambianchi. Anno Scolastico 1959/60. In alto da sinistra: M.o Lanna Carmelo - Sanfilippo ? Blanda Paolo - La Gattuta Antonino Cavadi Nicola - La Barbera Nicolò Napoli Pietro - Bonanno Nicola Tavolacci ?. In basso da sinistra: Canzoneri ? - Figlia Andrea - Bellone Vittoriano - Zambianchi Pasquale Parisi Domenico - Pennacchio Liborio - Masi Giuseppe - Reres Vittorio. Scout una volta. Scout per sempre! Promesse 2014 L a Promessa è il momento più importante della vita di uno Scout; ognuno di noi, recitandola, si impegna solennemente ad essere Scout per sempre. Il 17 e il 18 Maggio è arrivato, anche, il momento dei nostri Lupetti che nel corso dell’anno hanno lavorato per meritarsela e per arrivare pronti e convinti a questa fase. Auguro ad ognuno di loro di vivere il percorso scout con gioia e amore, ricordando, ogni giorno, le parole che hanno recitato davanti a noi come monito per affrontare i momenti difficili. Buona Caccia! Federica Rita Giordano (Chill) I NUOVI ARRIVATI CLARA ILARDI di Giuseppe e Rosa Maria Bravatà RIPOSANO NEL SIGNORE GIOVANNA ARATO 12/02/1933 - 03/06/2014 MARIA PRINCIOTTA 26/06/1925 - 04/06/2014 GIUSEPPE LO MONTE 05/06/1935 - 16/06/2014 CARMELA MARIA CHISESI 01/04/1954 - 25/06/2014 A Padre Puglisi Beato Padre Puglisi, prega per me che ho tanto bisogno di te. Amico della gioventù, amico di Gesù, fa che io l’ami sempre più. Pregalo di dare il lume della scienza e della sapienza. Ai medici e a chi soffre di tossicodipendenza, dona la pazienza e la cura della droga senza. Ai poveri una buona mensa e la divina provvidenza. Realizza dei giovani la loro vocazione, porta pace in questa regione. Fa che il mafioso pensa prima di far male e valuti bene ciò che veramente vale e abbi una buona coscienza. Portaci tutti in Paradiso a vedere di Gesù l’amabil viso. Nino Lo Monte e 21 BREVIBREVIBREVIBREVIBREVIBREVIBREVIBREVIB Maggio 2014 Giovedì 1 Presso la chiesa di S. Maria di Tutte le Grazie ogni sera alle ore 21,00, il parroco papàs Pietro Lascari celebra la funzione Mariana. Domenica 11 Inizio dei festeggiamenti in onore del SS. Crocifisso: alle ore 12,30 “Appizzatina ru paliu” con sparo di castagnole e suono di tamburi. Domenica 18 Festa del SS. Crocifisso - Solennità di Pentecoste. Ore 11,00 presso la Chiesa del SS. Crocifisso, Divina Liturgia e “torceria”. Ore 21,00 Solenne processione della “Vara” del SS. Crocifisso. - Alle ore 16,30 i bambini della parrocchia Maria SS. Annunziata che il prossimo anno si accosteranno alla S. Eucaristia, durante la celebrazione penitenziale presieduta dal parroco don Enzo, per la prima volta hanno celebrato il Sacramento della Penitenza. Al termine della celebrazione i bambini con i genitori, parenti ed amici si sono fermati presso la casa di San Giuseppe per un’agape fraterna. Lunedì 19 Alle ore 21,00, ha inizio l’Ottava del SS. Crocifisso con celebrazione dei Vespri e predica. della “chiusura della Vara” del SS. Crocifisso, con la quale si concludono i festeggiamenti. Mercoledì 28 Alle 17,00 viene inaugurata in contrada Scorciavacca la “Macelleria Bivio Mezzojuso”. Alla titolare Spata Caterina i migliori auguri dalla redazione. Sabato 31 Alle ore 16,00 in via Andrea Reres si svolge una Gimkana di biciclette organizzata dal Comitato di Santa Maria di Tutte le Grazie in collaborazione con l’Adrasto Mezzojuso Giovedì 22 Festa di Santa Rita da Cascia - Alle ore 17,30 il parroco don Enzo celebra la S. Messa ed al termine si svolge per le vie del paese la processione con il simulacro della Santa. Domenica 25 Ottava del SS. Crocifisso - In mattinata la banda musicale fa il giro del paese. Alle 10,30 i bambini della prima Comunione della parrocchia di San Nicolò di Mira si recano in processione verso la chiesa del SS. Crocifisso, dove si svolge la celebrazione. Alle 19,00 si celebrano i Vespri Solenni al SS. Crocifisso ed in seguito si svolge per le vie del paese, la processione della “Vara” Lunedì 26 Alle 21,00 si svolge la celebrazione e 22 grigliata presso l’area attrezzata “Piliceddi” offerta a tutti i partecipanti. L’iniziativa è stata organizzata dalle Associazioni locali Sport e Natura e Voltalacarta. - Nella mattinata un gruppo di soci di Azione Cattolica e bambini partecipano alla “Festa Unitaria” Corleone – Ficuzza, organizzata da Azione Cattolica Italiana ed Eparchia di Piana degli Albanesi. Martedì 10 Alle ore 16,00 partenza dal Santuario Madonna dei Miracoli di un gruppo di fedeli che si sono recati a far visita al reliquiario della Madonna delle Lacrime di Siracusa esposto presso la Tenda della Divina Misericordia in Santa Cristina Gela. La visita è stata organizzata dai Servi dell’Amore Misericordioso di Mezzojuso. Domenica 15 Alle ore 18,00 presso il campo sportivo di Mezzojuso si svolge il “Memorial Pino Cuttitta” organizzato dall’USD Mezzojuso. Giugno 2014 Domenica 1 Inizio della tredicina in onore di San Antonio da Padova. Alle 21,00 Rosario, S. Messa, Benedizione. Domenica 8 1° Meeting Horse Mezzojuso - Alle ore 7.30 partenza dal campo sportivo per una lunga escursione a cavallo all’interno del nostro territorio. Al termine dell’escursione si è svolta una Sabato 21 Alle ore 17,00 presso il salone del castello comunale si svolge un’incontro dibattito organizzato per i 30 anni di attività dell’Associazione Prospettive dal titolo “Associazionismo culturale: quali prospettive?”. A seguire è stata inaugurata, nella terrazza di pertinenza del castello una mostra fotografica che ha ripercorso le numerose attività svolte dall’Associazione. IBREVIBREVIBREVIBREVIBREVIBREVIBREVIBREVI Lunga vita alla Signora Maria Foto di R. Cosentino Domenica 22 Festa del Corpus Domini. Alle ore 21,00, ha inizio, con partenza dalla parrocchia Maria SS. Annunziata la processione del Santissimo Sacramento. Alla processione partecipano, come da tradizione, tutti i bambini che hanno ricevuto il Sacramento della Prima Comunione, il clero della comunità, le religiose, le autorità civili e militari. La processione del Santissimo proseguirà per i vari quartieri del paese durante le sere dei gironi di Ottavario che si concluderà con la processione del sabato con partenza dalla parrocchia di San Nicolò di Mira. I l 2 Febbraio 2014 si è svolto un evento particolare per la nostra comunità. La signora Maria Pinnola vedova Cosentino (nata a Mezzojuso il 02/02/1914) ha festeggiato il traguardo dei cento anni con una festa organizzata da amici e parenti. Prima di dare inizio ai festeggiamenti, la Santa Messa celebrata presso la chiesa di San Nicolò di Mira da papàs Pietro Lascari e a seguire un piccolo rinfresco organizzato presso il salone del castello comunale a cui hanno partecipato alcuni componenti dell’Amministrazione Comunale e molti concittadini e amici della celebrata. Poi la festa si è spostata con i parenti presso il ristorante “La Rocca Bianca”. Alla signora Maria rivolgiamo un caloroso augurio da parte di tutta la redazione. Festa di S. Antonio Venerdì 13 Giugno Festa di Sant’Antonio da Padova - Nella chiesa dell’Immacolata ex Convento Latino alle ore 11,00 don Enzo celebra la S. Messa che si conclude con la benedizione delle tunichette de “I Monacheddi”: i bambini che vengono affidati alla protezione del Santo Padovano. Alle ore 21,00 si svolge la processione con il simulacro del Santo per le vie del paese. e 23 e ECOdella BRIGNA In copertina: 1997-2014 Cento volte eco Alcuni componenti della redazione con il fondatore del giornale Padre Frank Verecondia Foto di Danilo Figlia PERIODICO BIMESTRALE - PARROCCHIA MARIA SS. ANNUNZIATA - MEZZOJUSO Nuova Serie, Registrato presso il Tribunale di Palermo al n. 33 del 15.10.97 Direttore Responsabile: Vincenzo Cosentino Condirettore: Carlo Parisi Redazione: Doriana Bua, Cesare Di Grigoli, Danilo Figlia, Concetta Lala, Ciro Muscarello, Margherita Reres Indirizzo: Piazza F. Spallitta - Mezzojuso (PA) - Tel e fax 091 8203179 - [email protected] - IBAN: IT60 C076 0104 6000 0000 9228 668 24 Grafica ed impaginazione: Gianni Schillizzi Stampa: Istituto Poligrafico Europeo s.r.l. e