Numero 100
Luglio 2014
ECO
BRIGNA
della
Bimestrale di informazione religiosa, cultura e attualità • Uno strumento di unione e comunione • L’avventura continua... • Un eco di speranza
Nuova serie - Parrocchia Maria SS. Annunziata
• XX Convegno Ecclesiale • Ad multos annos • Spigolature dall’Archivio di San Nicola
Piazza F. Spallitta - 90030 Mezzojuso (PA) - Italia
Spedizione in a.p. art. 2 comma 20/c legge 662/96 - Filiale di Palermo • L’eco del ‘68 • Una sartoria low cost • Un talento... nostrano • Giuseppe Lampiasi
C
editoriale
di
Padre Frank Verecondia
Uno strumento di unione e comunione
e
2
ari lettori, con piacere desidero
porgervi i miei più cordiali
saluti. Rivolgendomi a voi rievoco alla mente ciò che mi portò a
fondare questa rivista. Se infatti da
sempre, ho cercato di mantenere un
rapporto con le famiglie di
Mezzojuso, attraverso la visita settimanale, dopo la guerra e l’ondata emigratoria che investì la nostra comunità, nacque l’esigenza di stabilire un
contatto con chi era andato via in
cerca di fortuna. Come una madre
sente la mancanza di un figlio quando
è lontano da lei, cosi io in virtù di
quella paternità spirituale, mi preoccupavo di quei parrocchiani emigrati
in nuove realtà e contesti molto diversi dal nostro.
L’Eco della Brigna fu concepito
all’estero in un grande salone parrocchiale, circondato da diversi compaesani, ricordo ancora che quel giorno
ero afono e per dialogare con essi scrivevo su dei fogli di carta che poi venivano letti da uno di loro. Allora pensai: “ma non sarebbe bello fare spesso
una lettera per mantenere un collegamento?”. Non pensavo però a Eco
della Brigna cosi com’è concepito
adesso ma ad una semplice lettera, che
di mese in mese diventava sempre più
pesante, perché ricca di contenuto e di
notizie. Di mese in mese la lettera
diveniva un vero e propri dialogo tra il
parroco e i fedeli emigrati. Ogni mese
mandavo una trentina di lettere ai parrocchiani emigrati alla quale essi
rispondevano prontamente. Altro che
afonia di un giorno, divenne il bollettino della Provvidenza che mi univa
con loro incessantemente. Poi pensai
di fare una cosa più sostanziosa allora
sorse in me l’idea del giornalino parrocchiale in cui non solamente scriveva il parroco ma anche i parrocchiani,
in modo da poter continuare il rapporto tra questi ultimi e quelli emigrati.
Pur essendo il giornale della
Parrocchia Maria Ss. Annunziata era il
foglio di collegamento anche della
comunità bizantina.
Notammo che i nostri parrocchiani
residenti lontano chiedevano notizie
del paese, delle tradizioni, di chi moriva ecc, rivivendo il loro passato vissu-
Il nostro amato Padre Frank
to nella nostra comunità. Anche una
semplice frase diveniva una sorgiva di
ricordi. Non vi nascondo la mia emozione quando trovandomi a Sidney, in
Australia in visita ai compaesani ivi
emigrati, vidi arrivare Eco della
Brigna.
Il primo ostacolo che ebbi nella fondazione della rivista fu quello di trovare
un direttore che avesse i requisiti
richiesti dallo Stato, si offri allora
disponibile
l’onorevole
Mario
D’Acquisto che era stato sindaco a
Mezzojuso ed apparteneva alla
Democrazia Cristiana. Da principio
mandavo circa 800 copie, tutte scritte
a macchina con la carta carbone.
Venivano aiutato dal coro e da alcuni
ragazzi dell’Azione Cattolica che confezionavano le buste per la spedizione
e mi aiutavano nell’utilizzo del ciclostile. Richiedeva per me più lavoro
fare Eco della Brigna da solo, che fare
il parroco, con ciò non trascuravo le
attività pastorali. Ai paesani mandavo
il giornale direttamente a casa tramite
l’allora sagrestano Sorione Salvatore
(Turi Mammaddoccu) ed erano talmente interessati che guai se portava
ritardo alla consegna.
Economicamente ero molto avvantaggiato, senza chiedere nulla arrivavano da ogni parte offerte che poi
pubblicavo.
Nel bimestrale oltre le notizie del
paese, era molto apprezzate la barzellette e le poesie che pubblicavo in
ogni numero. Suscitò molto scalpore
la notizia del terremoto del 1968,
infatti grazie al giornale molti ne vennero a conoscenza.
Andandoli a trovare capivo che
all’Estero gradivano immensamente la
cronaca minuziosa e le poesie di
Libera Carelli, una poetessa di
Villafranca di Verona. Anche l’associazione Giovanni XXIII, la Caritas di
allora, pubblicava un resoconto delle
opere di carità e quanto raccolto dai
giovani di Azione Cattolica che ogni
settimana mi accompagnavano nella
visita agli ammalati il sabato e la
domenica. Avevo l’appoggio indispensabile dei miei parrocchiani.
Ricordo con gratitudine l’aiuto offertomi da molti parrocchiani orgogliosi
di scrivere, che ormai non sono più tra
noi, i quali mi incoraggiavano ad
andare avanti e con entusiasmo e dedizione scrivevano articoli che impreziosivano la nostra rivista.
Fino al 1985 continuai l’opera
dell’Eco della Brigna, in seguito al
mio trasferimento a Palazzo Adriano,
realtà che ho tanto amato, dopo l’esperienza di Eco della Brigna, iniziai Eco
delle Rose, suscitando anche negli
emigrati di quella realtà emozione e
apprezzamento.
Sono soddisfatto della rinascita del
giornale grazie all’interesse e all’impegno dell’attuale parroco e dell’intera redazione. La nuova grafica è la
realizzazione di un sogno, infatti se
confrontiamo un numero del 1968 in
cui vi era una sola fotografia, incollata
a mano, con l’ultimo numero, la grafica è totalmente cambiata. Ma riveste
una grande importanza, ieri come
oggi, perché raccoglie la cronostoria
della nostra comunità ecclesiale, infatti occorre dare sempre più spazio alla
cronaca, fermarsi nel particolare,
affinchè coloro che sono lontani possano immedesimarsi nella storia e
nelle vicende del loro popolo di origine. Auspico che Eco della Brigna
possa continuare ancora a lungo ad
essere uno strumento di unione e di
comunione tra i vari Mezzojusari
sparsi nel mondo.
L’avventura continua...
Un cammino che oggi festeggia un importante traguardo: i cento numeri
di Don Enzo Cosentino
E
ra
il
mese
di novembre del
1997 quando usciva il numero 0 di “Eco
della Brigna” nuova serie, iniziava
così un cammino che oggi festeggia
un importante traguardo: i cento
numeri.
Constato con piacere che nonostante
gli impegni ele difficoltà economiche,
grazie alla disponibilità di coloro che
compongono la Redazione, sacrificando parte del loro tempo libero, siamo
riusciti negli anni a portare avanti la
pubblicazione del giornale ”Eco
della Brigna” come voce non solo
della Comunità latina di Mezzojuso,
ma dell’intera Comunità ecclesiale
locale,
non
dimenticando
le
Comunità Arbëreshë dell’intera
Eparchia.
“L’Eco” si pone per quanto possibile
sulla scia del giornale fondato da P.
Frank, anche se i tempi sono molto
cambiati e noi viviamo in un mondo in
continuodivenire.
Ero chierichetto quando nel 1968, nel
mese di gennaio, P. Frank pubblicò il
primo numero. Anche noi “piccolo
clero” venivamo coinvolti in vario
modo alla confezione del giornale,
alcuni avevano il compito di incollare
l’unica foto stampata a Palermo in
tipografia, altri di dividere i fogli
ciclostilati, che poi venivano spillati
per formare il numero da spedire.
Il giornale non veniva distribuito in
Chiesa, ma in paese, portato direttamente in casa ad un gruppo di persone
selezionate dal parroco e fuori paese
veniva spedito per posta.
Con il trasferimento di P. Frank a
Palazzo Adriano nel mese di novembre del 1985, dopo 17 annidi pubblicazione, il successore P. Salvatore Lo
Bue non si impegnò nella continuità,
decretandone di fatto la chiusura.
In questo tempo passato,dopo la rinascita del bimestrale,ci siamo sforzati
di realizzare un giornale che contribuisse a creare l’identitàdi un territo-
rio, costellato da tante piccole realtà,
da
difendere
e
valorizzare.
Tutt’oggi ci sforziamo di essere una
stampa libera o almeno che prova ad
esserlo.
Noto con piacere che le critiche verso
il giornale sono veramente poche e
comunque tuttemoltocostruttive.
L’Eco viene spedito un po’ in tutto il
mondo dove si trovano Mezzojusario
amici della nostra Comunità. Molti ci
comunicano che ricevono con gioia il
giornale cartaceo nelle loro case dove
rimane in bella vista per essere lettoe
mostrato con orgoglio agli amici; io
stesso ne sono testimone oculare, trovandomiinKosovaeAlbaniaho visto
la nostra rivista in bella mostra nel
salotto della Casa delle suore basiliane.
Questa è sicuramente la migliore
ricompensa per la grande fatica che si
fa ogni volta per mettere insieme i tassellidi un mosaico che sembra facile,
ma che in realtà non lo è.
Il giornale per scelta non inserisce al
suo interno pubblicità, vive e si finanzia con le offerte spontanee di tutti i
lettori e, in mancanza di questi, con
fondi parrocchiali.
Se noi vogliamo conoscere la storia di
Mezzojuso, una delle fonti, senz’altro
la più preziosa è “Eco dellaBrigna”.
Anche oggi con il nostro giornale
scriviamo la storia, ad ogni avvenimento diamo una lettura ed un taglio
ecclesiale.
Per il futuro mi auguro che il giornale
possa essere veramente uno strumento
di unione e di comunione per tutta la
nostra Comunità di Mezzojuso e per
coloro che si trovano all’estero.
L’avventura continua…
La copertina del
numero “0” di Eco
della Brigna nuova
serie. Novembre
1997.
Con questa immagine intendiamo
ringraziare tutte le
redattrici e i redattori che nel corso
degli anni hanno
collaborato alla
redazione del giornale e che per
motivi vari hanno
dovuto interrompere il loro prezioso
contributo.
Senza il loro
impegno sicuramente non saremmo qui a celebrare
un traguardo così
importante.
e
3
Un eco di speranza
tra feste e maluttempu
di Carlo Parisi
C
e
4
osì dopo quasi diciassette anni, come se il
tempo non sia trascorso, ci
ritroviamo a festeggiare il
centesimo numero di Eco.
Lo chiamiamo confidenzialmente e
semplicemente “Eco” il nostro giornale, non solo per abbreviare il titolo
risparmiando le parole, ma per il profondo sentimento che ci lega ad esso,
per le competenze, la maturità, le conoscenze e le sperimentazioni che ci ha
fornito, per la capacità di aver messo
assieme in redazione, età ed estrazioni
formative di diverso genere, per le
intense emozioni ricevute e per quelle
concesse ai numerosi lettori che ci
seguono da ogni parte del mondo.
L’impegno dei redattori che si sono
avvicendati in questi anni nelle stesure
dei vari numeri, ha fatto si che l’Eco
della Brigna, sia divenuto, non un semplice “giornalino parrocchiale” ma un
valido strumento di comunicazione,
apprezzato e richiesto sia dalla comunità paesana e intereparchiale, sia da
quasi tutti i compaesani residenti fuori
Mezzojuso. A tutti i nostri lettori, in
primis, un grazie di cuore, per aver
sostenuto moralmente e materialmente
il nostro giornale.
Non posso assolutamente dimenticare
in questa ricorrenza la determinazione
di Don Enzo nel volere, nell’ormai lontano 1997, continuare l’esperienza
giornalistica iniziata dall’instancabile
ed operoso Padre Frank, cui esprimiamo gratitudine con immensurabile
affetto, per aver intuito l’importanza
(soprattutto in quegli anni) di comunicare con il popolo degli emigrati per
regalare loro prossimità ed entusiasmo
alla vita del loro paese natale.
Una particolare riconoscenza al nostro
amico Pino Di Miceli, per diversi anni
condirettore della nostra rivista, che
con la sua appassionata competenza, e
qualche volta anche con “antipatica”
consapevolezza, ha guidato la redazione verso un eccellente cammino giornalistico. A giudicare dai consigli e dai
dubbi che spesso mi sottopone, devo
dedurre, con celato piacere e secondo
un mio punto di vista, che Pino non è
mai riuscito a recidere completamente
il cordone ombelicale che lo lega al
giornale. Grazie anche ai molti collaboratori esterni alla redazione, per
averci dedicato il loro tempo.
A Lillo Pennacchio per le sue frizzanti,
vivaci, a volte goliardiche ed ironiche,
storie vissute.
A Roberto Lopes per le approfondite
ricerche e per le sue ricercate analisi su
alcune vicende del passato.
A Nino Perniciaro per le numerose spigolature tratte dagli archivi parrocchiali.
Ai Gebbia, Santi Mario e Vittoriano,
per l’affetto comunicatoci e per averci
scelto per le loro pubblicazioni.
Non potendo menzionare tutti, anche per
ragione di spazio, esprimo il mio ringraziamento a tutti gli ex redattori e a tutti
coloro che in un modo o in un altro
hanno espresso il loro contributo intellettuale alla redazione. Tra le redattrici
che hanno dato un notevole contributo,
vorrei ringraziare in particolare
Francesca Brancato per la sua dinamica
capacità di correggere gli errori, per la
brillantezza dei suoi articoli ed anche,
perché no, per i numerosi vivaci osteggi
che ci siamo scambiati. Sono comunque
stati momenti di crescita.
In questa società omologata e virtuale è
difficoltoso riuscire a fare ancora della
“genuina carta stampata”, in modo
disinteressato e costruttivo ed è facile
in questo momento storico, cedere al
torpore ed all’indifferenza, specialmente nella nostra realtà paesana,
imbruttita dalla poco democratica
situazione politica nazionale e locale
dell’ultimo ventennio.
Ma forse per fortuna nostra o per intercessione dei Santi che si susseguono
nelle feste di piazza, a Mezzojuso, le
controversie politiche si risolvono a
“suon di musica”!
Ma... festi e maluttempu un duranu
tuttu u tempu!
Ed in questa ricorrenza non posso dunque dimenticare coloro che attualmente, con un barlume di speranza e con
intelligente dedizione, impegnano gratuitamente il loro tempo al servizio del
giornale. Non come certi volontari di
oggi, che sono pagati per i loro servizi!
Ciò mi sembra anche giusto, ma almeno non chiamiamolo “volontariato”!
Ed ecco allora, che Gianni, con creativa professionalità impagina il giornale
in modo moderno ed efficiente, dandogli un tocco di straordinaria struttura
giornalistica.
Concetta e Doriana, talvolta in silenziosa
meditazione e con il loro geniale intuito
femminile, che arrivano sempre puntuali
al nocciolo delle problematiche, mettendo in campo all’ultimo istante le migliori
soluzioni, per non parlare dei loro brillanti ed arguti articoli.
La nostra “mascotte” Ciro, con le sue
competenze sui restauri, e la dinamica
Margherita con le sue interviste,
entrambi quasi sempre assenti “per
motivi di studio?”, ai quali auguro una
laurea precoce in modo da essere più
vicino a noi.
Cesare, augusto, di fatto e credo anche
come secondo nome, instancabile
ricercatore ed autore di consistenti e
nutriti articoli di architettura locale e
storia paesana.
Non per ultimo, Danilo Figlia, il quale
riesce ad esprimere benissimo tutto il
suo essere con la fotografia. Credo, con
certezza e senza alcuna lusinga, che
Danilo sia da annoverare tra i migliori
fotografi del nostro tempo. La competenza, lo studio, l’eleganza delle sue
riprese, il movimento racchiuso nella
bidimensionalità, l’uso sapiente ed
estroso delle piccole focali, lo rendono
certamente un artista di elevata capacità. Grazie a lui riusciamo a trasmettere
ai lettori delle emozioni, che sono
scritte con la luce anziché con la penna,
spesso ed anche per qualche piccolo
contrattempo scaturito dalle nostre singole personalità.
Ma tutto questo fa parte dell’Eco della
Brigna!
Intervento iniziale del
Cardinale Paolo Romeo
“...a immagine di Dio lo creò”
DIVINIZZAZIONE
e CORONAZIONE
XX CONVEGNO ECCLESIALE
A
nche quest’anno, come prassi
ormai consolidata e affermata della
nostra realtà ecclesiale, ha avuto luogo
nei giorni 3, 4 e 5 Luglio, il XX
Convegno ecclesiale dell’Eparchia di
Piana degli Albanesi, tenutosi presso la
Sala multimediale attigua al Seminario
di Piana degli Albanesi. Il Convegno,
che si è configurato come il prodotto
della sinergica cooperazione e dell’organizzazione delle diverse commissioni
eparchiali, ha ricevuto la sua approvazione dalla paterna benedizione del
Card. Paolo Romeo, Arcivescovo di
Palermo, nonché attuale Amministratore
Apostolico dell’Eparchia di Piana degli
Albanesi. Nella mattinata del primo
giorno, Egli, infatti, con il suo saluto ha
dato inizio ai lavori del Convegno «“…
a immagine di Dio lo creò”. DIVINIZZAZIONE e CORONAZIONE.
Attenzione pastorale, Prevenzione,
Mediazione».
I presupposti e gli orientamenti del
Convegno risultano essere chiari e
deducibili non solo dalla dicitura del
tema, ma anche dal prezioso, succinto
ma efficace sussidio teologico che ciascun partecipante ha ricevuto al
momento dell’arrivo presso la sede del
Convegno. In concreto, come suggerito
dal titolo, il XX Convegno Ecclesiale si
è prefissato quale scopo quello di voler
prontamente riflettere sull’itinerario
che va dalla triplice Iniziazione cristiana – Battesimo-Cresima-Eucaristia,
mistero in grado di farci riacquisire la
divina immagine originaria attraverso
cui ogni uomo può divenire veramente
simile a Dio – fino a giungere alla
Coronazione nuziale cioè all’unione
nuziale Cristo-Chiesa rappresentata e
riprodotta nella famiglia, piccola
Chiesa. L’uomo-donna “coronato”,
dopo aver espresso la pienezza della
sua gioia, anche fisica, nella celebrazio-
ne del Mistero sponsale, attraverso questo, è sempre meglio inserito, nonostante tutte le sofferenze della vita terrena, nella dinamica beata e raggiante
della “divinizzazione”.
Un Convegno, pertanto, che ha voluto
manifestarsi in tutta la sua capacità operativa dai caratteri “poliedrici”: si è
dimostrato capace, infatti, di destreggiarsi e spaziare all’interno dei diversi
aspetti della vita ecclesiale, da quello
pastorale, a quello liturgico e teologico,
a quello sociale e, non per ultimo, giuridico. Tali aspetti, quasi in successione,
hanno pragmaticamente preso forma
dinanzi agli occhi dei partecipanti, attraverso la serie di dotte e valide relazioni
che hanno dinamicamente animato e
scandito il programma del Convegno,
grazie agli illustri relatori chiamati ad
intervenire.
Degno di particolare rilievo, oltre al contributo e alla partecipazione dei conve-
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XX CONVEGNO ECCLESIALE
e
6
Intervento conclusivo del Cardinale Paolo Romeo insieme ai Coordinatori dei Laboratori, Anna Lunetta (a sinistra), Irene Gionfriddo
e Francesco Flocca (a destra).
nuti, il prezioso e valido supporto dato
dalla presenza di alcuni membri della
giovane “intelligencia” dell’Eparchia,
nelle concrete persone delle dott.sse
Anna Lunetta e Irene Gionfriddo e del
dott. Francesco Flocca: su di loro, infatti, è ricaduto il gravoso onere della coordinazione dei laboratori che hanno avuto
come scopo quello della riflessione e del
dibattito (talvolta caratterizzato da toni
abbastanza vivaci) intorno ai temi delle
varie relazioni, al fine di metabolizzarne
il contenuto. Sono stati proprio i laboratori le sedi dove il Convegno ha manifestato la sua efficacia, configurandosi
quali vere e proprie fucine di proposte
nonché utili occasioni di confronto e di
scambio finalizzato alla crescita cristiana, culturale e umana.
La dinamica interna illustrata dal programma del Convegno, ha suggerito – in
maniera trasversale – una chiave ermeneutica che ha reso possibile l’interpretazione della volontà degli organizzatori di
alternare tematiche di carattere teologico
(di ordine pastorale o comunque spirituale) nella prima parte della giornata, a
tematiche di ambito più o meno “profano” (o comunque di carattere più sociale
e “laico”), tenutesi piuttosto nei pomeriggi.
La prima giornata del Convegno, dedicata particolarmente all’attenzione
pastorale verso la famiglia e alla prevenzione, è stata moderata dal Papàs
Piergiorgio Scalia, il quale, oltre ad
aver introdotto ufficialmente la prima
relazione, ha altresì “prestato” la sua
voce per la lettura della medesima che
doveva esser tenuta da Don Antonio
Carcanella, direttore dell’Ufficio della
Conferenza Episcopale Siciliana per la
Famiglia, al quale è stato impossibile
intervenire per di motivi di salute, ma
che ha fatto pervenire con puntualità la
sua relazione. P. Carcanella, infatti, ha
affrontato in chiave propositiva, con
spunti teorici e applicativi, l’ambito
pastorale legato alla famiglia tra divinizzazione e coronazione, al quale ha
anteposto un altro tempo, quello dell’elezione. Ha iniziato dalla bellissima
immagine biblica delle nozze di Cana
(Gv 2,1-12), commentandola nei particolari e facendo rilevare come tale racconto simboleggia le nozze tra Dio
(Gesù) e Israele (la Madre di Gesù e
servi obbedienti). Ha voluto far notare
come il primo tempo che bisogna recuperare ed alimentare nella vita di ogni
giorno e soprattutto negli impegni pastorali è quello della elezione. Noi siamo un
popolo eletto, un popolo chiamato sin
dall’iniziazione cristiana a prendere consapevolezza di cosa significa essere cristiani. Ha poi affermato che è indispensabile che la divinizzazione, la consacrazione nuziale avvenga come compimento di un per-corso che leghi la coppia al
proprio battesimo e al contempo la proietti alla vita sponsale che si è chiamati a
vivere in seno alla propria Chiesa.
Nel prosieguo, la seconda relazione sul
tema della prevenzione e della mediazione familiare e sul suo significato ha
visto impegnati i coniugi, dott.ssa
Tiziana Rizzo e dott. Antonio Anzilotti,
rispettivamente Presidente dell’Istituto
Nazionale di Mediazione Familiare e
Avvocato Specialista in mediazione
familiare. Da quanto presentato è stato
possibile ricavare un importante nucleo
centrale che si è dimostrato capace di
legare sapientemente l’aspetto preventivo e quello mediativo all’interno delle
dinamiche di coppia con tutte le sue
problematiche. È necessaria la conoscenza
previa
dell’istituto
di
Mediazione (aspetto preventivo) quale
valido mezzo per affrontare – con la
speranza di risolvere – una situazione
di conflittualità tra i coniugi (aspetto
mediativo). La mediazione, pertanto, è
stata presentata come valido strumento
impiegabile nei casi di situazioni di
“contrasto” tra i coniugi in cui, ad essere tutelato, è anzitutto il bene della
eventuale prole, nonché quello dei
coniugi stessi e, indirettamente, dell’istituzione matrimoniale in sé e per sé.
Attraverso la possibilità di una “reale e
leale” mediazione basata sul confronto
diretto nonché sul dialogo tra i coniugi
operato dal personale dell’Istituto di
mediazione, è stato concretamente
mostrato come possano crescere le possibilità di convenire verso soluzioni del
conflitto dettate dal buonsenso, piuttosto che assistere a scontri di carattere
“bellico” che prevedono l’abbattimento
della controparte, di cui spesso, i tribunali, sono triste palcoscenico nella corsa
verso il triste trofeo caratterizzato dall’attribuzione dei figli quale snaturata
brama di esclusione e di distruzione
assoluta del coniuge “avversario” nell’affermazione dei suoi diritti di genitore. In questo contesto i relatori hanno
presentato una originale, quanto inedita,
Carta dei Diritti del Bambino.
La seconda giornata, dedicata particolarmente alla mediazione familiare, è stata
moderata
dal
Diacono
Paolo
“...a immagine di Dio lo creò”
Gionfriddo, il quale ha introdotto la
prima relazione di Mons. Andrea
Palmieri, sottosegretario del Pontificio
Consiglio per la promozione dell’Unità
dei Cristiani. Il Pontificio Consiglio si
configura quale organismo della Chiesa
cattolica chiamato ad incarnare l’impegno della Chiesa in campo ecumenico
nella concreta ed efficace relazione delle
Chiese cristiane in vista del raggiungimento dell’unità dei cristiani tutti.
Mons. Palmieri, dopo avere offerto uno
sguardo generale intorno all’attuale
situazione del dialogo ecumenico, con
particolare riferimento a quello cattolico-ortodosso, a partire dall’attenzione
dedicata alla famiglia nel dialogo ecumenico nazionale e internazionale, ha
mostrato come è stato possibile individuare alcuni temi e metodi utili all’esercizio della mediazione familiare. In tal
senso, ha proseguito instaurando una
sostanziale analogia tra le dinamiche
delle relazioni tra le Chiese, ponendole a
confronto con le dinamiche tipiche e
peculiari interne all’istituzione familiare. Don Andrea, quale autorevole esperto in materia, ha poi concluso il suo
intervento facendo breve accenno alla
prassi delle seconde nozze successive
alle prime presso le Chiese ortodosse,
illuminando l’assemblea sulle caratteristiche, i fondamenti e le condizioni di
tale prassi e passando brevemente in rassegna le peculiarità e gli elementi
rispondenti alle esigenze tipiche di una
precisa tradizione teologica ed ecclesiale
che, in vista di una possibile considerazione quale prassi utilizzabile anche in
ambito occidentale, poco collimerebbero e sarebbero pronti a prestarsi quale
reale soluzione alle problematiche interne alla Chiesa cattolica, non solo nel suo
aspetto pastorale, ma più concretamente
liturgico e dogmatico.
La relazione pomeridiana, di carattere
eminentemente giuridico, è stata invece
affidata alla competenza del Dott.
Michele Riondino, docente presso la
Pontifica Università Lateranense. Egli ha
trattato dei “Profili giuridici e canonici
della mediazione familiare”. Ha evidenziato come “mediare” significa anzitutto
aiutare a riformulare le relazioni, guardando con altri occhi i fatti che sono
all’origine dell’incomprensione e come
la mediazione familiare sia una risorsa
tesa a recuperare il deficit di comunicazione responsabilizzante che caratterizza
l’occidente moderno e postmoderno. Ha
puntualmente descritto il progressivo
interessamento degli stati europei per la
mediazione familiare. Si è soffermato su
come, anche nel Diritto Canonico, è ipotizzabile una applicazione maggiore
della mediazione e dei valori di discernimento e di decisione condivisa di cui tale
istituto è portatore. Ha affermato, tra l’altro, che la mediazione costituisce un’alternativa diversa, perché tende a responsabilizzare i protagonisti di un conflitto
quanto alla sua risoluzione (ADR). Nella
mediazione si esprime un concetto
recente, ma radicato in esigenze di antica
data, già emergenti, per esempio, nel
Confucianesimo (sec. V a.C.) o
nell’“Episcopalis Audientia” (408 d.C.).
I campi di applicazione della mediazione
sono molti: non a caso si parla di mediazione familiare, minorile, penale, sociale,
culturale, commerciale e anche canonica.
In tutti questi ambiti la finalità è quella di
risolvere un determinato conflitto o,
quantomeno, di renderlo il meno drammatico possibile. L’oratore ha affermato
anche che la nostra Diocesi è forse, o
senza forse, la prima in Italia ad avere
affrontato specificatamente e nei termini
in cui l’ha fatto il tema della mediazione
familiare.
L’ultima giornata, invece, è stata tutta
dedicata al confronto e al contributo
che ciascuno dei convenuti ha voluto
offrire ai partecipanti: interessanti
spunti biblici, liturgici, pastorali, giuridici, ecumenici sono emersi da questi
interventi che hanno sigillato formalmente il Convegno Ecclesiale, dimostrandolo capace di aver raggiunto gli
obiettivi che si era prefissato. La sua
massima efficacia è stata dimostrata e
raggiunta, soprattutto, dalle relazioni
presentate dai validi coordinatori dei tre
laboratori che hanno messo in evidenza
i caratteri di interesse, di partecipazione, di maturità, di desiderio di confronto e di dinamicità dei suddetti laboratori, consentendo l’interiorizzazione delle
tematiche trattate lungo lo svolgimento
del Convegno. Così questa mattinata,
ben moderata da Papàs Nicola Cuccia,
ha trovato ufficialmente conclusione
con il discorso del Card. Romeo intorno alle tematiche portanti del
Convegno. L’arcivescovo, dopo aver
discusso dell’impegno da parte della
Conferenza Episcopale Italiana non
solo nella ricerca di soluzioni ma
soprattutto nella discussione dei problemi e delle sfide che la società odierna pone alla Chiesa, ha voluto a più
riprese sottolineare che la crisi che stiamo vivendo, prima di essere una crisi
economica, si configura come una crisi
morale, emergente da una società che
ha messo al bando i veri valori umani e
cristiani: da queste cause principalmente, sfocia, come logica e triste conseguenza, la crisi economica che sembra
subdolamente detenere il primato in
tutti gli ambiti di dibattito e di informazione mediatica e non. La crisi economica, pertanto, farebbe da prospetto a
tutta una struttura interna che invece
sembra fortemente essere caratterizzata
da problemi principalmente etici, dalla
perdita di costumi e consuetudini che
rendono l’uomo tale nella più profonda
verità del suo essere: in quanto creatura
in relazione con il suo Creatore e in
quanto essere sociale in relazione con
le altre creature. A tal proposito, nella
riflessione sul tema della Famiglia, il
Cardinale ha generosamente omaggiato
diverse copie dell’Instrumentum
Laboris con il proposito di una lettura
meditante da parte dei singoli fedeli,
augurandone una comprensione riflettuta all’interno delle famiglie stesse.
Senza dimenticare un breve momento
in cui i bambini delle famiglie presenti
al Convegno, riuniti separatamente
durante le relazioni, hanno mostrato
con gioia i disegni da loro realizzati sul
tema della famiglia, grazie alla dedizione di qualificati animatori, con la presenza dell’Amministratore Apostolico,
a mo’ di grande inclusione, si sono conclusi i lavori delle tre giornate di
Convegno che, complessivamente
hanno voluto manifestarsi quale
momento non solo di crescita culturale
e spirituale della realtà eparchiale, ma
anche come momento aggregativo da
parte dei singoli membri dell’Eparchia
nell’esercizio di una sempre maggiore e
rinnovata comunione a cui, per natura,
è chiamata ogni singola creatura creata
ad immagine e vocata a crescere nella
somiglianza di quel Dio che, per essenza è Amore, esercizio pieno, continuo,
eterno e costante di una relazionalità di
vita intratrinitaria che vuole coinvolgere anche la stessa creatura umana che
aspira e diviene così divinizzata.
Mirko D’Angelo
XX CONVEGNO ECCLESIALE
DIVINIZZAZIONE e CORONAZIONE
e
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Ad multos annos!
“
Nato come bollettino parrocchiale, intende parlare anche
dell’altra parrocchia, della comunità civile tutta di
Mezzojuso, della diocesi e soprattutto intende rivolgersi,
secondo il testimone consegnato da padre Frank,
ai mezzojusari emigrati e a tutti quegli amici che seguono
la vita del nostro centro.
L
e
8
a redazione di Eco della Brigna
mi ha chiesto un contributo scritto
in occasione della pubblicazione del
numero 100. All’inizio sono stato un
po’ titubante, in quanto ormai da quasi
dieci anni non sono più redattore del
bimestrale e la mia collaborazione si è
sempre più diradata. Ma l’insistenza
di don Enzo mi ha fatto cambiare idea:
ho partecipato alla nascita di Eco, è
stata un’esperienza significativa e
quindi… perché non scriverne?
E allora eccomi qua partendo dall’estate del 1997, allorquando don
Enzo, da poco parroco a Mezzojuso,
mi propone di far rinascere il bimestrale fondato da padre Frank e al
quale avevo sporadicamente collaborato. Assieme ad alcuni altri amici e a
qualche conoscente di don Enzo si
mette su la redazione, molto varia per
età, interessi, idee, competenze. Io
arruolo alcune mie ex alunne da poco
uscite dalle medie ma che, nel piccolo,
si sono fatte le ossa con il Curiosone,
giornalino d’istituto pubblicato nell’ambito di un mega laboratorio del
tempo prolungato. Il parroco ha fretta
e vuole uscire subito all’inizio di
novembre. Arriviamo in tempo:
domenica 9 novembre alle ore 16,00
nel salone del Collegio di Maria la
redazione al completo e Nunzio
Bruno, allora direttore di “Radio
Spazio Noi”, presentano il numero
zero: otto pagine fotocopiate, impostate con un Publisher 1993.
Si va alla caccia degli indirizzi dei
mezzojusari emigrati. Si susseguono le
riunioni di redazione per valutare l’impatto con il pubblico dei lettori locali e
dopo due mesi arriva il numero 1, questa volta stampato in tipografia. Così
inizia la storia di “Eco della Brigna,
nuova serie, bimestrale di informazione religiosa, cultura, attualità”.
Si istituiscono delle rubriche fisse:
Nelle parrocchie, Spiritualità, In diocesi, Chiesa, Due pagine, l’Eco letteraria, Sport, I nostri lettori, Diario
minimo, Trent’anni fa e, fin quando si
impagina con il Publisher, I nostri
errori. Dal numero due ci si attesta
sulle sedici pagine. A gennaio del
2000, per celebrare l’anno giubilare,
don Enzo vuole a tutti i costi un numero sperimentale a colori e dal quel
numero è superato per sempre il bianco nero. Dal gennaio del 2001 il bimestrale è impaginato da Tonino
Schillizzi ed in seguito dal fratello
Gianni. E questa è tutta storia più
“recente”, almeno per me.
Certo, pubblicare in un paesino di tremila anime un bimestrale come Eco
della Brigna, con costanza e puntualità non è impresa da poco. Ma se tutto
ciò costituisce l’aspetto tecnico, il
problema più importante è costituito
dai contenuti.
Qual è il target, il pubblico dei lettori
a cui ci si rivolge?
Nato come bollettino parrocchiale,
intende parlare anche dell’altra parrocchia, della comunità civile tutta di
Mezzojuso, della diocesi e soprattutto
intende rivolgersi, secondo il testimone consegnato da padre Frank, ai mezzojusari emigrati e a tutti quegli amici
che seguono la vita del nostro centro.
Nel numero zero ci chiedevamo: “Ci
riusciremo?”.
La stessa domanda bisognerebbe porsi
adesso dopo 17 anni. “Nel tempo è
riuscito il bimestrale in questa impresa?”. Ritengo che la risposta sia molto
complessa ed entro subito nella seconda parte di questo contributo.
Dagli anni ’70 del secolo scorso ad
oggi è cambiato molto il rapporto tra i
mezzojusari e i loro concittadini e/o
parenti emigrati. Questi ormai rientrano molto raramente per le ferie estive e
le nuove generazioni non conoscono
affatto Mezzojuso. Inoltre lo sviluppo
della tecnologia ha fatto sì che ci siano
disponibili sulla piazza varie possibilità
di comunicazione, tutte in tempo reale:
hai l’imbarazzo della scelta. Di conseguenza l’arrivo di Eco della Brigna
nelle famiglie degli emigrati è vissuto
in maniera diversa rispetto al passato.
Queste sono alcune delle cause per cui
la rubrica I nostri lettori (o Lettere ricevute) in alcuni numeri rimane quasi
vuota. Eppure non si può dimenticare
che la fetta più larga dei lettori si trova
o dovrebbe trovarsi tra gli emigrati.
Eco della Brigna è un bimestrale. Ora,
un bimestrale non è un quotidiano e
neanche un settimanale: il rapporto
con la notizia e la sua attualità è diverso. Il bimestrale, oltre alla notizia che va data senz’altro - dovrebbe
offrire commenti, approfondimenti,
riflessioni o spunti di riflessione, non
più a caldo. Il rapporto tra il testo
scritto e l’apparato fotografico non
può essere dunque uguale a quello di
un rotocalco. Mi si dirà che alle persone piace nelle foto ritrovare se stesse o
i loro cari ed amici: ma è questo un
livello zero guardare le immagini
(foto o video), tipico di altri servizi
come facebook o whatsapp, i quali per
le stesse finalità offrono molto di più
in tempo reale.
Da molti numeri mi accorgo che i
redattori di Eco della Brigna scrivono
con molta, troppa parsimonia e si affidano ad autori esterni. La collaborazione esterna è sempre un fatto positivo perché allarga il ventaglio dei punti
di vista, ma non dovrebbe sostituire la
voce dei redattori: dovrebbe aggiungersi. A volte ai collaboratori viene
richiesto di parlare di se stessi e/o delle
attività (che adesso, con una parola
purtroppo abusata, si chiamano “eventi”) organizzate da associazioni, gruppi, movimenti, istituzioni a cui appartengono. Va da sé che in questi casi il
punto di vista - a parte qualche eccezione - non può che essere scontato.
Uno dei problemi che attanaglia la
stampa, anche la grande, è quello economico. Eco della Brigna ha scelto di
finanziarsi con le offerte dei lettori.
Scelta molto intelligente perché assicura l’autonomia, diciamo “ideologica”,
della testata. Ma sappiamo benissimo
che a lungo questa scelta potrebbe non
reggere, tanto che a volte si è dovuti
ricorrere alla parrocchia e/o alla diocesi.
Il bimestrale distribuito a bizzeffe,
come caramelle, non va. Don Enzo è
sempre generoso, ma bisogna far quadrare i conti. Credo che un’offerta,
anche minima, vada richiesta: le spese
(tipografiche e postali) aumentano sempre più. Lo so, questa via è stata tentata,
ma con poca convinzione e costanza. Si
potrebbe ritentare l’esperimento o si
potrebbe tornare alle sedici pagine.
Questi sono alcuni suggerimenti che
mi permetto di offrire agli amici della
redazione. Altri suggerimenti sono
evidentemente impliciti nei quattro
capoversi precedenti. L’Eco della
Brigna ha acquisito nel tempo una
certa dignità, che va supportata da
idee, progetti e innovazioni, per
rispondere alle sfide del presente.
Questo articolo intende essere solo un
attestato di amicizia verso la redazione e il segno di un interesse mai sopito
verso un bimestrale che mi ha visto tra
i fondatori. Grazie per l’ospitalità.
Pino Di Miceli
scoutscoutscoutscoutscoutscoutscoutscoutscoutscoutscoutscoutscout
A sinistra, la locandina di presentazione
del primo numero della nuova serie
“Voglio andare dove sei tu, voglio fare quel che fai tu..”
Evento Regionale: Troina 2014
C
ari lettori, mi trovo nuovamente
qui a scrivere delle avventure del
nostro piccolo Branco. Questa volta,
però, non si tratta di qualcosa di ordinario ma di qualcosa di nuovo e bello:
un evento regionale per tutti i Lupetti
e Coccinelle della regione.
Dal 31 Maggio al 2 Giugno del corrente
anno, infatti, 2705 Lupetti e Coccinelle,
512 Vecchi Lupi e Coccinelle Anziane,
98 Rover e Scolte in servizio ci siamo
riuniti a Troina, una piccola cittadina
dell’entroterra ennese, per vivere questa
magica avventura.
Il campo ruotava intorno alla figura
del nostro Santo protettore: San
Francesco; infatti, il titolo dell’ evento
era “Seguendo San Francesco nel
Mondo”. Ma, bando alle ciance,
lasciatemi raccontare com’è andata...
La nostra avventura comincia ad
Aprile: attraverso un ciclo di cinque
racconti, che ripercorrevano alcuni
momenti salienti della vita del Santo
di Assisi accompagnati da alcune attività che facevano capire, concretamente, il senso di quelle storie, abbiamo preparato i nostri lupetti a questo
evento. Finalmente il 31 Maggio
siamo partiti tra la preoccupazione dei
genitori e l’entusiasmo di vivere questo momento. Arrivati a Troina lo stupore ha preso il sopravvento delle
nostre emozioni: eravamo davvero
tanti! Dopo l’apertura del campo con
la Santa Messa e la cena era arrivato
già il momento di andare a sistemarci
per la notte. Il secondo giorno è stato,
senza dubbio, quello più intenso e
ricco di attività. Tutti i Lupetti e
Coccinelle sono stati divisi in “Borghi
e Sobborghi” gestiti delle Zone che
partecipavano. La nostra Zona
(Eleuterio) faceva parte del Borgo
“Santa Maria degli Angeli” e gestiva il
Sobborgo Natura. Abbiamo avuto
modo, in questa giornata, di conoscere
tantissime persone nuove (sia noi capi
che abbiamo lavorato con L/C che non
conoscevamo, sia i nostri Lupetti che
hanno avuto la possibilità di entrare in
contatto con nuovi Capi e nuovi fratellini e sorelline). Al termine delle attività e della cena, lo staff che ha organizzato l’evento con l’aiuto di alcuni
capi delle varie zone, ci hanno offerto
un musical dedicato alla vita di San
Francesco che richiamava tutte quelle
storie che avevamo raccontato nella
preparazione all’evento. Il terzo e ultimo giorno dopo la chiusura dell’ambientazione abbiamo celebrato la
“Festa del Pane”: tutti quanti abbiamo
ricevuto un piccolo panino e andando
in giro per il paese, cantando e ballando, l’abbiamo condiviso con tutti gli
abitanti del paese che ci hanno accolto
con gioia e disponibilità.
Questo evento tanto breve ma, al contempo, tanto intenso è rimasto nel
nostro cuore come una di quelle belle
avventure che solo uno scout può
vivere; il fatto di conoscere e di entrare in contatto con così tanta gente,
sentendosi una grande famiglia, ci
permesso di apprezzare l’importanza
della condivisione e dello stare insieme. Buona Caccia!
Federica Rita Giordano (Chill)
e
9
Celebrazione della Prima Comunione
D
omenica 15 e 22 Giugno presso
la parrocchia Maria SS.
Annunziata, hanno ricevuto il
Sacramento della Prima Comunione
ventiquattro bambini della nostra
comunità. Al termine delle celebrazioni, Don Enzo ha consegnato a tutti i
bambini un piccolo dono ed una pergamena a ricordo dell’importante
giornata.
Elenco dei bambini che hanno ricevuto la Prima Comunione
Domenica 15 Giugno
Cannizzaro Martina
D’Orsa Giovanni
Ingraffia Salvatore
La Barbera Andrea
La Barbera Chiara
Li Volsi Alice
Magnate Vincenzo
Nuccio Caterina
Domenica 15 Giugno
Foto Danilo Figlia
Domenica 22 Giugno
Foto Danilo Figlia
Palagonia Giuseppe
Palazzotto Paola
Barone Emanuela
Domenica 22 Giugno
Arato Elisa
Billone Chiara
Carcello Christian
Chirico Francesco
Di Grigoli Lucrezia
D’Anna Giulia
Lisciandrello Giorgia
Mirto Clara
Morrone Federico
Piazza Giuseppe
Schillizzi Alice
Tavolacci Giuseppe
Viscardi Francesca
e
10
La visita del Reliquiario della
Madonna delle Lacrime
alla Tenda della Divina Misericordia
I
n un pomeriggio pieno di sole, sono
arrivati in moltissimi per accogliere
il Reliquiario della Madonna della
Lacrime di Siracusa che è rimasto il 9,
10 e 11 giugno presso la Tenda della
Divina Misericordia dei Servi
dell’Amore Misericordioso in Santa
Cristina Gela, nell’Eparchia di Piana
degli Albanesi.
Giunto al piazzale, il Rettore del
Santuario di Siracusa Don Luca
Saraceno, accolto da canti e preghiere,
con pellegrini del luogo in abito tradizionale in, un suggestivo spettacolo
pirotecnico ha consegnato il prezioso
reliquiario nelle mani di P. Emilio
Cassaro, percorrendo il grande viale
per arrivare all’interno della tenda.
In questi tre giorni i momenti insieme
a Maria sono stati suggestivi e ricchi
di significato.
Nelle sue omelie Don Luca, ha consegnato tre parole molti importanti che
si collegano all’evento straordinario di
Siracusa. Fotogramma, in riferimento
a quando, il secondo giorno della
lacrimazione, un cineamatore di
Siracusa riprese uno dei momenti
dell’evento.
Pipetta, lo strumento utilizzato per
raccogliere ed esaminare le lacrime,
oggi conservato all’interno del reliquiario e radio, in ricordo del radiomessaggio del 1954 di Papa Pio XII.
Questi tre giorni sono stati scanditi da
intensi momenti di preghiera come la
veglia mariana, la celebrazione eucaristica con Unzione degli Infermi e la
via Matris.
Di particolare coinvolgimento è stato
l’omaggio floreale che tutti i fedeli
hanno offerto alla Madonna, in segno di
gratitudine. Ricca di significato è stata la
Concelebrazione Eucaristica Eparchiale,
rafforzando ancor di più il legame che
unisce Maria a questa diocesi.
Don Luca nelle sue catechesi, partendo dalla Sacra Scrittura, ha attualizzato e aiutato a comprendere il miracolo
avvenuto dal 29 agosto al 1 settembre
del 1953 in una modesta casa di una
giovane coppia di sposi.
Edificanti sono state le testimonianze
dei laici Valentina e Renato, che ci
hanno raccontato, partendo dalla loro
esperienza personale, l’incontro con
Maria attraverso il reliquiario.
Per capire meglio il senso di questo
miracolo e ricontestualizzarlo nell’epoca attuale ci aiutano le parole che
San Giovanni Paolo II ha pronunciato
il 6 novembre 1994, in occasione della
visita pastorale, durante l’omelia per
la dedicazione del Santuario alla
Madonna delle Lacrime:
«Le lacrime di Maria appartengono
all’ordine dei segni: esse testimoniano la presenza della Madre nella
Chiesa e nel mondo.
Piange una madre quando vede i suoi
figli minacciati da qualche male, spirituale o fisico. Santuario della
Madonna delle Lacrime, tu sei sorto
per ricordare alla Chiesa il pianto
della Madre. Qui, tra queste mura
accoglienti, vengano quanti sono
oppressi dalla consapevolezza del
peccato e qui sperimentino la ricchezza della misericordia di Dio e del suo
perdono! Qui li guidino le lacrime
della Madre.
Sono lacrime di dolore per quanti rifiutano l’amore di Dio, per le famiglie
disgregate o in difficoltà, per la gioventù insidiata dalla civiltà dei consumi e
spesso disorientata, per la violenza che
tanto sangue ancora fa scorrere, per le
incomprensioni e gli odi che scavano
fossati profondi tra gli uomini e i popo-
li. Sono lacrime di preghiera: preghiera
della Madre che dà forza ad ogni altra
preghiera, e si leva supplice anche per
quanti non pregano perché distratti da
mille altri interessi, o perché ostinatamente chiusi al richiamo di Dio. Sono
lacrime di speranza, che sciolgono la
durezza dei cuori e li aprono all’incontro con Cristo Redentore, sorgente di
luce e di pace per i singoli, le famiglie,
l’intera società».
Durante la visita del reliquiario, i pellegrini hanno partecipato ai vari
momenti liturgici, con grande devozione, ma con grande apertura di
cuore chiedendo a Maria un aiuto, un
conforto in un tempo in cui le difficoltà non mancano.
L’arrivo del reliquiario delle Lacrime
della Madonna ha segnato una visita
di Maria nelle nostre vite: ognuno di
noi ha potuto cogliere e riscoprire la
bellezza della sua presenza nella vita
quotidiana, nella semplicità di ogni
giorno. Grazie alle parole di Don Luca
e alle testimonianze ascoltate, abbiamo conosciuto la storia di un miracolo, ma soprattutto la storia di una
famiglia nella quale Maria è entrata
con tutta la Sua dolcezza di Madre.
Questo è il segno che ciascuno di noi
porterà dentro di sé dopo questa meravigliosa esperienza: la visita di Maria
nei nostri cuori, nelle nostre vite, in
quella quotidianità che a volte è
pesante e ripetitiva ma che può cambiare totalmente, se vissuta accanto a
Lei e con Lei.
Alessandro Di Trapani
e
11
Spigolature
dall’Archivio della Parrocchia
di S. Nicola
a cura di Nino e Nicola Perniciaro
PAPAS LORENZO PERNICIARO
Cenni biografici sui papàs e sugli uomini illustri della colonia di Mezzojuso
Padre Callinico GRANÀ Jeromonaco
del Monastero basiliano di Mezzoiuso.
I
e
12
l reverendo Callinico Granà nacque
a Mezzoiuso il 6 luglio 1654 da
Tommaso e Caterina Granà1.
Egli come i monsignori don Filoteo
Zassi, don Basilio Matranga, ed altri
italo-albanesi di queste colonie, fu uno
dei primi ad entrare in questo monastero allorquando per la prima volta, sotto
il reverendo padre abate don Callinico
Derechis (1668) fu aperto il Noviziato
in questa Casa. Fece il suo ingresso in
questa Comunità probabilmente verso
la fine dell’anno 1668.
Il suo nome di battesimo era Domenico
e, quando il 21 novembre di quello
stesso anno vestì l’abito angelico, gli
venne cambiato in Callinico. Allora
contava anni 14, mesi 4 e giorni 152.
La sua professione religiosa ebbe luogo
il 13 luglio 1670 all‘età di anni 16 e giorni 6, sotto 1a reggenza del medesimo
abate Derechis.
Il Granà era di famiglia agiata, oggi
estinta in Mezzojuso; fu uno dei padri
più zelanti per la conservazione del rito
greco e della disciplina monastica della
comunità di Mezzojuso.
Quivi successivamente esercitò l’ufficio di lettore, maestro dei novizi e,
dopo la morte del presidente don
Hierotheo Cuccia (1690), in virtù
delle lettere del reverendissimo P. M.
don Apollinare Agresta abate generale
dell’Ordine, resse questa comunità
con la qualità di Procuratore.
Anch’egli fece parte della missione,
diretta da questi padri nella Cimarra
d’Albania. Quando infatti mons. Zassi,
consacrato arcivescovo di Durazzo in
Roma nel maggio 1700, prima di ritornare in Cimarra, passò da Mezzoiuso,
nell’ottobre dello stesso anno ripartì
accompagnato da padre Callinico Granà,
il quale rimase in Cimarra fino al 1703.
Nilo Borgia [nell’opera I monaci basiliani d’Italia in Albania] a pagg. 81-823
così ci dice: “Si intrattenne in Cimarra
fino all’aprile del 1703: fu a Roma nello
stesso anno per mancanza delle sue
provvisioni, che fece, secondo la commissione
havutane
dalla
S.
Congregazione, dovea pagargli l’arcivescovo di Corfù, ma non poté effettuarsi
per la morte sopraggiuntagli, è stato
costretto a contrarre diversi debiti.
Partì da Roma con l’intenzione di ritornare alla Missione, per la quale aveva
chiesto dei paramenti sacri con un calice
e tutto il resto per celebrare... Ignoriamo
se siavi più tornato per qualche tempo”.
E’ certo che il Granà è già in questo
monastero tra il 1703 e il 1706. Il ritiro di
padre Granà addolorò profondamente
l’animo di monsignor Zassi, perché,
privo dell’aiuto del suo zelante confratello, rimaneva solo in quella difficile missione. Era un vuoto doloroso che bisognava colmare; ma sappiamo già quante
furono le difficoltà incontrate per trovare
un soggetto idoneo per sostituirlo e che
alla fine solo dopo ben 11 anni di dolorosa attesa, nel febbraio 1715, gli fu dato
poter vedere il suo sostituto nella persona di padre Basilio Matranga, abate di
questo monastero.
Padre Callinico Granà moriva in questo
monastero il 5 agosto del 1719 compianto da tutti i conoscenti e sopratutto dai
confratelli, i quali non potevano non
riconoscere i grandi meriti acquistatisi
per i molti e preziosi servizi resi, per ben
cinquant’anni di vita religiosa, alla
comunità monastica. L’esattezza dell’osservanza regolare, il fervore e l’attaccamento alla disciplina ed ai sacri riti
orientali, sue fatiche apostoliche sostenute con grande zelo nella missione di
Cimarra nell’Albania, sono un dolce
ricordo ed un incitamento insieme ai
confratelli rimasti nella comunità.
Merito grande poi del Granà è l’avere
scritto la Cronaca del nostro monastero,
che ci è pervenuta però in una copia e per
giunta incompleta, trascritta dall’instancabile don Carmelo Fig1ia-Spata e che
trovasi in questo archivio parrocchiale
nel vo1ume II dei documenti grecanici
dalla pagina 86 alla pagina 132. Essa è
così intitolata: Memoria per il
Monastero di S. Basilio di Mezzojuso4.
Merito ancora del Granà è l’avere collaborato sotto l’abate don Policarpo Allò
(1692-1696)
alla
campilazione
dell’Assento e del Repertorio delle rendite del nostro monastero, ove, come
parte introduttiva, si trova una breve, ma
interessantissima e preziosissima cronologia di tutti gli abati che hanno governato il monastero dalla fondazione (1650)
al 1798, e l’elenco di tutte le rendite del
monastero con una sommaria descrizione del testamento del fondatore A. Reres,
dell’assegnazione del 1650 e della lite tra
l’arcivescovo di Palermo e l’abate
Teofilo Pirro e tra il Pirro ed i fidecommisssari del Reres (1664-1668).
La copia di questo interessantissimo
documento si trova in questo archivio
nel vol. II già citato; a pagina 60 così si
legge: “Tutta questa serie narrata di
abbati è stata raccolta dai libri e scritture
del Monastero, e da Relazione del padre
don Callinico Granà, albanese religioso
basiliano, e come antico conoscente di
tutti questi superiori”.
cfr. Libro vacchetta ove si notano li nomi di
quelli (che) si riceveno all’habito ed alla professione, Archivio del Monastero basiliano di
Mezzoiuso, fog. 6
2
cfr. idem. fog. 6
3
Nilo Borgia. I monaci basiliani d’Italia in
Albania. Appunti di storia missionaria, secoli
XVI-XVIII. Periodo secondo. Roma, Reale
Accademia d’Italia, 1942.
4
L’originale si è certamente smarrito.
1
Spigolature dall’Archivio della Parrocchia di S. Nicola
Andrea Reres
N
on si poteva concludere questo
gruppo di notizie biografiche di
illustri personaggi di Mezzojuso che
con quella di Andrea Reres. L’arciprete
Perniciaro, nel delinearla, aveva seguito pedissequamente quanto sul nostro
benefattore era stato riportato da
Onofrio Buccola, che a sua volta aveva
fatto riferimento a tutte quelle notizie
basate su alcuni documenti, rivelatisi
poi dei falsi storici, dai quali era derivato il mito della gente dei Reres come
discendenti da un grande Demetrio
Reres, compagno di Scanderbeg; documenti che, come ormai dimostrato,
furono in realtà creati ad arte intorno
alla metà del ‘600 per nobilitare una
famiglia che aveva da recente raggiunto una notevole posizione sociale.
Tralasciando, pertanto, tutta la prima
parte
del
testo
dell’arciprete
Perniciaro, si propone qui solo quella
relativa alla persona di Andrea Reres.
Per mancanza dei più antichi registri
parrocchiali2 non siamo in grado di
poter indicare l’anno di nascita dei due
fratelli Luca e Andrea Reres. Da quanto sopra detto però, e da altri documenti, sappiamo che Luca ed Andrea Reres
erano figli del nobile albanese Teodoro
e di Agnesa Reres, ambedue nati e
domiciliati in Mezzoiuso.
Luca Reres era sposato con Maria
Reres (cognome coniugale). L’8 aprile
1602 venne battezzata la figlia
Agnesa, mentre il 31 luglio 1625,
moriva il figlio Vincenzo3.
Andrea Reres era sposato con Luchina
Reres (cognome coniugale). L’11 gennaio 1601 veniva battezzato il figlio
Francesco4.
Di lui abbiamo un bel quadro ad olio
su tela, che trovasi nel Monastero
basiliano di S. Maria. E’ vestito alla
maniera militare albanese secondo il
costume del tempo. Cessava di vivere
il 13 aprile 1609 in Mezzoiuso.
Egli è il più grande munifico benefatto-
re di questa Colonia. Legò alla chiesa di
S. Maria di tutte le Grazie onze quattromila (£.51.000,00) con l’obbligo di
investirle in rendita pubblica e fabbricare presso la stessa chiesa un Monastero
basiliano osservante il rito greco.
Egli già caldeggiava tale idea fin dal
1601. Così difatti leggiamo nella memoria dell’arciprete Figlia a pagina 5:
Bramosi poi gli Albanesi di avere assistita in miglior forma questa loro chiesa (S.
Maria) sin dall’anno 1601 deliberarono
di fondarvi un monastero di monaci
basiliani, osservanti del rito greco orientale e a quel effetto ferono una capitolazione in cui intervennero i Giurati di
questa colonia ed Andrea Reres, governatore e rettore della chiesa, i quali in
unione dei confratri e col consenso del
popolo mandaro in Levante il padre
Mitrofanio jeromonaco basiliano, perché quindi conducesse alcuni monaci
orientali a servire in Mezzojuso la chiesa
di nostra Signora delle Grazie; quale
determinazione fu stipulata negli atti di
notar Luca Cuccia, naturale albanese,
sotto li 12 gennaio XV ind. 16015.
Il Reres adunque volle per sé l’onore
di cominciare e condurre a termine la
provvidenziale iniziativa. Col suo
testamento in notar don Antonio
Glaviano, greco albanese di Palazzo
Adriano, del 13 aprile 1609 la pia aspirazione del popolo albanese di
Mezzojuso divenne un fatto reale.
Andrea Reres, nome glorioso, discendente della nobile famiglia Reres,
lasciò indelebile nella storia e negli
animi dei suoi connazionali il monumento più significativo della sua pietà
e del suo patriottismo6.
Il suo cadavere venne seppellito nella
sopradetta chiesa di Santa Maria di
tutte le Grazie in adempimento alla
volontà espressa nel suo testamento.
Una semplice iscrizione, attenentesi
scrupolosamente alla severa semplicità voluta dal testatore, dice:
Andrea Reres hic advena ossa
praeclara jacent
Monasterium si cernis divo Basilio
e fundamentis
Pro sua pietate dicavit thesaurizans
in coelis
Quod reliquit in terris.
Obiit idibus aprilis 1609
Il mausoleo di marmo, ove riposano i
resti mortali del piissimo Andrea Reres,
trovasi a sinistra di chi entra dall’ingresso principale della chiesa.
Col superiore testamento il Reres, oltre
alle 4.000 onze per la costruzione del
Monastero basiliano, legava ancora:
l. Alla madre chiesa greca di S. Nicolò
quattrocento onze (£ 5.100):
- a onze 200 per la costruzione del campanile;
- b onze 200 per la compra di una campana.
2. Legava onze 100 per cinque legati
di maritaggio per cinque fanciulle
orfane o povere.
3. Alla chiesa parrocchiale latina S.
Maria Annunziata, venti onze una sola
volta per la costruzione di detta chiesa.
4. Alla chiesa di S. Rocco onze 20 per
la ricostruzione di detta chiesa.
5. Legò ancora altre somme da distribuirsi dopo la sua morte ai poveri del
paese.
Nel testamento stabiliva che i monaci
avrebbero dovuto osservare il rito greco
sotto pena di caducità del legato stesso.
Che se poi non fosse stata osservata tale
disposizione o, nei tempi avvenire, i
monaci ivi introdotti avessero abbandonato volontariamente il monastero o fossero stati espulsi da autorità civili od
ecclesiastiche, il lascito si sarebbe dovuto invertire a favore della Compagnia di
Santa Maria di tutte le Grazie per costituirne legati di maritaggio a beneficio
delle di lui consanguinee ed, in mancanza, delle povere albanesi di rito greco
dimoranti in Mezzojuso e per provvedersi al mantenimento del culto divino
in essa chiesa secondo il rito greco.
Gli albanesi di Mezzojuso hanno sempre
avuto un culto per la memoria del pio e
munifico loro benefattore, conservando
di lui e delle sue opere riconoscenza e
grato ricordo. Essi nella ricorrenza del
terzo centenario dalla morte, vollero
farne degna e solenne rievocazione con
festeggiamenti e discorso commemorativo, tenuto nella chiesa di Santa Maria
di tutte le Grazie, dal compianto avv.
cav. Nunzio Franco, rettore pro tempore.
I più antichi registri parrocchiali esistenti in
archivio sono: a. Registro dei battesimi dal
3.6.1598 al 11.4.1612; b. Registro dei matrimoni dal 10.10.1599 al 6.6.1610; c. Registro
dei defunti dal 9.10.1616 al 9.10.1640.
3
Cfr. Registro dei battesimi e defunti
Parrocchia greca di Mezzojuso.
4
Cfr. idem. [La moglie di Andrea Reres si
chiamava Luchina Glaviano. Per maggiori
notizie si veda Ignazio Gattuso. Le istituzioni religiose di Mezzojuso. Palermo,
Tumminelli, 1975.]
5
Cfr Archivio parrocchia greca di
Mezzojuso, Cartella I, carp. 4, fasc. I.
Memoria arciprete N. Figlia, p. 5.
6. Nilo Borgia. I monaci basiliani d’Italia in
Albania. Appunti di storia missionaria, secoli
XVI-XVIII. Periodo secondo. Roma, Reale
Accademia d’Italia, 1942, p. 20.
2
e
13
di Lillo Pennacchio
L’eco del ‘68
“...del resto mia cara di che si stupisce - anche l’operaio vuole il figlio dottore...”
(da “Contessa” di Paolo Pietrangeli)
T
e
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utti sdraiati per terra, ncutti ncutti,
a tuccarinni uno con l’altro e
coprire per intero la via Maqueda dai
Quattro Canti a Sant’Antonino. Tutta.
Strada e i due marciapiedi.
Bella pensata di qualche capo che la
sapeva lunga sulla resistenza passiva
alla polizia. I mezzi delle forze dell’ordine, che dapprima sembravano
scortare il corteo studentesco, mossosi
da Piazza Politeama per andare a protestare davanti a Palazzo Comitini, a
quel tempo sede della Prefettura,
improvvisamente li avevamo percepiti
come pericolo grave per tutti noi: a
Sant’Antonino se ne erano presentati
altrettanti e muovevano incontro agli
altri con l’intento di stringere in una
morsa il movimento studentesco.
Volevano imbottigliarci e disperderci
a manganellate per le stradine laterali.
Qualcuno aveva gridato forte: «Tutti a
terra! Sdraiamoci tutti a terra!» e in un
attimo quel lungo tratto di via
Maqueda, con la Prefettura al centro,
fu ricoperto da un tappeto umano che
nessuno ebbe il coraggio di aggredire.
Vi furono attimi di silenzio durante i
quali quel cielo azzurro della bella
estate di San Martino del ’68 ci sembrò ancora più bello e luminoso. Non
avevamo ancora vent’anni e mi venne
di pensare, sdraiato al centro di via
Maqueda, con le gambe incrociate e
con le mani intrecciate sotto la nuca,
che quel cielo terso era la nostra vita e
quelle piccole nuvolette bianche che si
rincorrevano sopra i cornicioni dei
palazzi storici di Palermo, eravamo
tutti noi che correvamo alla conquista
del nostro futuro.
Durò poco. Qualcuno lancio uno slogan, subito seguito da altri e ricominciò la protesta per l’aggressione che la
sera prima, con la complicità di qualche fascista, avevano subito gli studenti del Liceo “Cannizzaro” occupato e fatto sgomberare con la forza
dalla polizia. La sera il giornale
“L’ora” titolò in prima pagina: “
Cresce la protesta: diecimila studenti
in piazza.” Quei giorni segnarono il
punto più alto della protesta studentesca a Palermo.
Il ’68, nato negli Usa e diffusosi poi in
Europa attraverso la Francia, segnò la
vita di milioni di ragazzi e ragazze che
si appropriarono di diritti negati ai più
e ne fecero bandiere di giustizia, uguaglianza e libertà. Allo slogan più
famoso del movimento d’oltralpe: “Il
est interdit d’interdire”, da noi tradotto con ”Vietato vietare”, se ne aggiunsero tanti altri a seconda delle situa-
zioni locali che il Movimento riteneva
andassero affrontate e cancellate per
abbattere ogni forma di potere precostituito. Urlavamo che la Scuola e
l’Università erano nostre e non dei professori e quindi ce le prendevamo
occupandole e autogestendole e, per
farlo, ci dichiaravamo pronti alla lotta
dura senza paura per portare la fantasia al potere. Ma le parole che secondo
me racchiudono il concetto maggiormente legato al bisogno di emancipazione delle fasce sociali allora più
emarginate, le scrisse Paolo Pietrangeli
autore di “ Contessa”, l’inno del ’68
italiano: “...del resto mia cara di che si
stupisce - anche l’operaio vuole il
figlio dottore...”. Ecco, prima del ’68
se non eri figlio di medico, avvocato,
proprietario terriero, in poche parole
figlio di papà, non potevi nemmeno
pensare di proseguire negli studi. Ci
voleva comunque una spalla forte che
sostenesse se no... C’era tanta voglia
di impegnarsi e crescere, soprattutto
sul piano culturale. Un’esigenza forte,
dettata anche da fatti contingenti,
avvenuti qua in Sicilia, che segnarono
quel tempo, come l’uccisione di due
braccianti ad Avola, da parte della
polizia, durante una protesta di lavoratori, sfruttati e quasi schiavizzati, che
rivendicavano un trattamento più equo
e civile. A gennaio c’era stato pure il
terremoto del Belice con la conseguente nuova ondata di emigrazione
verso il nord. Ci ritrovammo a protestare in scioperi che vedevano insieme
studenti, operai e terremotati del
Belice. Tutto ciò per noi studenti di
Mezzojuso lo si viveva a Palermo.
Solo a Palermo.
In paese a dare una risposta concreta
al nostro bisogno di confronto culturale, di impegno nel sociale, di scoperta
di realtà diverse dalla nostra, aveva
contribuito fortemente Padre Frank
proponendoci già qualche anno prima
la fondazione del “Club Manzoni”.
Club Culturale Apolitico. Ci stavamo,
più o meno d’accordo, ragazzi di
diverse estrazioni sociali, con credo
politico diverso ma profondamente
rispettosi gli uni degli altri. Il Club ci
permetteva di avere un luogo dove
incontrarci per il tempo libero.
Potevamo organizzare conferenze e
dibattiti sui temi più vari, anche invitando relatori esterni. Non mancavano
iniziative sportive ed escursioni.
Sicuramente il parroco aveva colto i
fermenti del mondo giovanile e ci
aveva dato la possibilità di organizzarci, più o meno autonomamente, mettendoci in condizione di fare qualcosa
“per” prima che ci mettessimo a fare
qualcosa “contro”. Il Club era diverso
dal circolo dell’Azione Cattolica, uno
spazio per lo più laico nei contenuti
ma pur sempre chiamato “Club” e
intitolato a quell’Alessandro Manzoni
che gli intellettuali del suo tempo avevano soprannominato Don Lisander!
Resta comunque un fatto importante
che durò un certo tempo anche dopo
l’uscita dall’egida parrocchiale.
Bisogna ammettere che quando noi
giovani di sinistra, fondammo il
Circolo Culturale Salvatore Allende,
lo stesso ebbe breve durata. Benché
fosse nato sull’onda emotiva dell’avvento della dittatura in Cile.
Ma nel sessantotto Padre Frank, men-
tre intellettuali e filosofi dibattevano
del movimento che voleva cambiare il
mondo, fece una piccola grande cosa
che raccontava a tutti i mezzoiusari
sparsi per il mondo, in tutti e cinque i
continenti, quello che avveniva nel
nostro piccolo mondo rannicchiato
sotto la Brigna. Fondò “Eco della
Brigna”. Che ancora esiste e resiste,
nonostante l’esplosione di internet.
Sul computer lo schermo è freddo. Le
immagini e anche le parole non hanno
odore e sapore, mentre il giornale cartaceo, secondo me, oltre che l’Eco
porta anche a Purìa. Che non è un supplemento (lo diciamo per i non mezzoiusari) ma il profumo delicato del
bosco che si diffonde soprattutto nei
quartieri del nostro paese situati sotto
la Brigna in condizioni climatiche miti
e favorevoli. Anche allora si trattò di
intuito che precorreva i tempi e di
coraggio e volontà. Stampare al ciclostile tante copie per coprire un pubblico sparso per i cinque continenti non
era cosa da nulla. Sui contenuti di
allora si può discutere quanto si vuole.
Se si leggeva qui a Mezzojuso alcune
notizie potevano anche sembrare
banali. Però sono sicuro che anche a
leggere che, durante la Messa, una
gallina impudente, un tal giorno, è
entrata nella Matrice Latina, se chi
legge si trova in Australia o in
Argentina, un luccicone agli occhi gli
affiora di sicuro.
Sì, qualcuno dovrà scrivere prima o
poi della “Fenomenologia di Eco della
Brigna”.
e
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Un pool di appassionate sarte ha confezionato alcuni costumi per la Via Crucis
t
s
o
c
low
UNA SARTORIA
Testo e foto di
Cesare Di Grigoli
L
e
16
a penultima edizione
della Via Crucis
vivente si era conclusa
con un grande impegno assunto dal
nostro parroco don Enzo Cosentino:
quello di riuscire a realizzare entro la
successiva rappresentazione, i costumi necessari per abbigliare tutti i partecipanti. Detto, fatto. Quest’anno, per
chi non lo sapesse, gli abiti indossati
dai figuranti durante la Passio Christi
sono stati quasi tutti interamente realizzati, nella canonica della nostra parrocchia, trasformata per l’occasione in
una vera e propria sartoria artigianale
o meglio ancora in una sartoria Low
cost, considerato che sia la manodope-
ra che le attrezzature sono state fornite
a costo zero. Grazie ad un affiatato
gruppo di “appassionate sarte locali”
(volontarie) che per circa due mesi si
sono cimentate in questa ardua impresa, si è riusciti a raggiungere l’obbiettivo prefissato. Tutto è iniziato intorno
ai primi di febbraio quando don Enzo
in compagnia di un primo gruppo di
lavoro, composto da sua sorella Dora
e dalle signore Salvatrice Di Grigoli e
Angelina Lucido, si sono ritrovati a
scegliere i modelli dei costumi da realizzare e a sviluppare i primi cartamodelli, per poi procedere in una fase
successiva, alla ricerca e all’acquisto
dei tessuti necessari per confezionare
gli abiti disegnati. Man mano che
andava avanti questo lavoro e si procedeva alle compere, don Enzo ogni
giorno raccoglieva nuove adesioni da
parte di persone che volevano collaborare alla realizzazione dei costumi e
così alla fine si è venuto a formare uno
staff lavorativo composto dalle signore: Salvina Musso, Rosuccia La
Barbera, Renata Bonanno, Dora
Cosentino,
Francesca
Pinnola,
Marianna Ilardi, Rosetta Siragusa,
Caterina Crispiniano, Angelina
Lucido, Salvatrice Di Grigoli,
Clementina D’Arrigo e per completare si è aggiunto anche lo stesso interprete principale della Passio Christi,
Ciro Muscarello (Gesù) che si è dilettato a realizzare i turbanti indossati dai
quattro Sommi Sacerdoti. Finito il
tempo della “campagna acquisti” si è
passati all’organizzazione della sartoria, allestita al secondo piano della
canonica parrocchiale, resa molto
confortevole e attrezzata per l’occasione, con tavolo da lavoro, macchine
da cucire, taglia e cuci, asse e ferro da
stiro e quant’altro potesse servire per
svolgere al meglio tutto il lavoro programmato. Una volta che tutto era
pronto, si è dato finalmente inizio ai
lavori tanto attesi: ago e ditale; macchina da cucire e cartamodelli; manichini e metri di stoffe a cui dare
forme. Tutta l’arte e la fantasia delle
nostre appassionate sarte sono state
messe alla prova per circa due mesi.
Ogni abito realizzato centimetro dopo
centimetro, grazie al loro lavoro si trasformava in un’opera d’arte unica,
singolare e da ammirare e alla fine
dopo tanti sacrifici sono stati realizzati
capolavori unici, rigorosamente marchiati “Made in Sicily”.
In tutto sono stati realizzati circa trenta costumi tra i quali, i Sommi
Sacerdoti, Pilato, i Romani, le Pie
donne, Maria, e altri ancora. Per finire
sono stati allestiti anche alcuni drappi
in tessuto per comporre la scenografia
della prima stazione, precisamente
quella di P.zza Principe Corvino. Dal
punto di vista economico, seppur si è
parlato di sartoria Low cost, la realizzazione dei costumi ha comportato
delle spese, comunque riferite al solo
acquisto dei tessuti e degli accessori
necessari per confezionare gli abiti.
Tali spese sono state sostenute, in
parte direttamente dalla parrocchia ed
in parte grazie ad un contributo concesso alla stessa, dall’Unione dei
Comuni Pizzo Marabito e dall’Unione
Besa, che oltre ai costumi, hanno
finanziato altre voci di spesa relative
all’organizzazione della Via Crucis.
Per il prossimo anno l’intenzione di
don Enzo è quella di riuscire a completare, finanze permettendo, l’intera collezione dei costumi mancanti, onde
evitare di dover ricorrere, come
quest’anno, al noleggio di altri costumi
e di conseguenza dover sostenere ulteriori spese. Da parte dello stesso gruppo di lavoro che si è adoperato per realizzare questi primi abiti, c’è già la
disponibilità a continuare a collaborare
con la parrocchia, pertanto, non ci
resta che aspettare il prossimo anno e
speriamo i riuscire a vedere tutta la
collezione al completo. A nome di tutta
la redazione di Eco della Brigna rivolgo un grande ringraziamento a tutte
queste persone che si sono impegnate
con grande serietà e professionalità per
portare a termine questo obiettivo. Con
la loro opera di volontariato le stesse
non solo hanno offerto alla nostra parrocchia la possibilità di risparmiare
una cifra non indifferente per l’organizzazione dell’evento, ma soprattutto
hanno dato l’opportunità di poter continuare ad assistere negli anni a venire
ad una Via Crucis sempre più bella e
più suggestiva.
Grazie ad un affiatato gruppo di “appassionate sarte locali”
(volontarie) che per circa due mesi si sono cimentate in questa
ardua impresa, si è riusciti a raggiungere l’obbiettivo prefissato.
e
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Un talento... nostrano
Francesco La Gattuta, cavaliere di Mezzojuso
S
e
18
ul Giornale di Sicilia nel mese di
aprile è stato pubblicato un articolo
dal
titolo
emozionante
“Cavaliere di Mezzojuso a Verona”.
Sicuramente molti di voi si saranno
inorgogliti nel vedere che un proprio
compaesano si sta facendo strada
portando in giro un pezzo del nostro
paese. A Mezzojuso l’equitazione è
una disciplina praticata più per diletto e in modo amatoriale piuttosto che
come disciplina sportiva, e la stessa
cosa valeva anche per Francesco La
Gattuta fino ad un anno fa.
Infatti si dilettava con i suoi amici e
cugini ad organizzare passeggiate tra i
nostri boschi, caratterizzate da
momenti di sfida e ilarità e per concludersi con una bella grigliata di carne.
Poi, per puro caso, sentendo parlare
un cugino appassionato di equitazione, si è avvicinato alla disciplina equestre iniziando ad approfondire le
conoscenze sul dressage.
Il dressage (dal francese: raddrizzamento/addestramento) è una disciplina equestre che viene anche chiamata gara di addestramento, in
quanto cavallo e cavaliere eseguono
movimenti prevalentemente geometrici (dette arie) su un campo di forma
rettangolare. Naturalmente come tutte
le discipline sportive anche l’equitazione richiede passione, costanza,
impegno, sacrifici, tante rinunce,
sconfitte e vittorie e solo dopo tutto
ciò, può diventare professione, ma il
sentimento fondamentale, in questo
cammino, è la Complicità tra il cavaliere e il suo cavallo.
In occasione della seconda edizione di
Talenti e Cavalli 2014, la cui prima
tappa è stata disputata a Portorosa
(ME), Francesco ha partecipato al
talent mettendo in scena uno spettacolo equestre dal titolo “Elementsl’equilibrio tra la vita e la morte” a
cavallo del fantastico Frisone Floris
(di proprietà di Salvatore Cammarata)
e con la spettacolare collaborazione di
cinque ballerine della scuola di danza
Acadis, le quali hanno rappresentato i
quattro elementi della natura e la vita,
mentre Francesco, che come si può
ben intuire, ha rappresentato la morte.
Talenti e Cavalli è un talent nell’ambito
del mondo equestre grazie al quale giovani cavalieri e giovani amazzoni mettono in campo le loro capacità e doti
naturali. Suggestiva la musica e la
coreografia, ed emblematica la bravura
di Francesco che come ha sottolineato
Bartolo Messina: - ha avuto il merito di
averci fatto vedere e sentire la leggerezza da cavallo - e così, gli è stato consegnato anche il premio speciale
“Frustino d’oro” per la migliore tecnica
equestre. Nel complesso si è collocato
al 2° posto accedendo così alla finale
che si terrà a novembre a Verona alla
Fiera Cavalli, una delle più grandi fiere
europee di Cavalli con il coinvolgimento di esperti dal peso internazionale.
Il desiderio di migliorarsi, di mettersi in
discussione e confrontarsi con gli altri,
continua dopo l’esperienza di
Portorosa, con la partecipazione al campionato di alta scuola di primo livello
base a livello regionale, ottenendo ottimi risultati, collocandosi nelle diverse
gare tra il primo ed il secondo posto. La
strada è lunga, ma “il buon giorno si
vede dal mattino”; il talento c’è quindi,
vai così Francesco e porta avanti con
onore il buon nome del nostro piccolo
paese ...MEZZOJUSO.
Giusy Spata
biografie
GIUSEPPE LAMPIASI
Sabato 3 maggio 2014 alle ore 18,30
presso il castello comunale è stata
inaugurata la nuova Associazione
Musicale “Dott. G. Lampiasi”. A
seguire si è svolto un concerto del
Complesso Bandistico “G. Verdi” di
Mezzojuso diretto dal M° Francesco
Lo Monte.
Presentiamo di seguito una breve biografia di Giuseppe Lampiasi.
N
ato a Mezzojuso il 10/10/1910 e
conseguita in paese la licenza
elementare, venne inviato dalla famiglia a Palermo per proseguire gli studi
fino ad ottenere il diploma e successivamente a Roma dove seguì gli studi
universitari che lo condussero con
onore alla laurea in Medicina e
Chirurgia ed alla specializzazione in
Igiene.
Coinvolto dalla seconda guerra mondiale nella difesa della Patria come
Ufficiale medico, cessate le ostilità,
affrontò come tutti la crisi e le difficoltà del dopoguerra forte del suo spirito indipendente e ansioso di affermare le proprie aspirazioni professionali.
Dopo una breve parentesi lavorativa
presso il Laboratorio di igiene e
Profilassi di Enna, a Palermo avviò
quel laboratorio di analisi cliniche
che, conquistata la incondizionata
fiducia della clientela, divenne riferimento per numerosissimi compaesani
cui, in aggiunta alla dovuta perizia
professionale, egli dedicò quel di più
in termini di umana solidarietà che
riteneva doveroso e che offrì con
spontanea generosità.
Di formazione autenticamente liberale
ma soprattutto Cristiano di serena
fede, aperto alla parola del Signore più
che a quella di taluni suoi rappresentanti terreni, seppe trasfondere tali
principi nella sua personale realtà
sublimando nel proprio cuore e nei
comportamenti, i profondi valori spirituali del Cristianesimo.
Con illuminata e anticipatrice visione
ecumenica e lontano da ipotetiche
rivalità di culto, guardò sempre le due
Chiese del suo paese, quella Latina e
quella Greca, quali Case di Cristo da
amare, rispettare e frequentare con
indistinto e sincero amore filiale.
Appassionato di storia, di filosofia e di
musica, trovò in un altro illustre figlio
di questo paese, in Ignazio Gattuso
suo compagno di studi e di ricerche
prima che parente, una profonda intesa culturale da cui trasse comune origine e si sviluppò con passione l’approfondimento metodologico della
storia e delle tradizioni di Mezzojuso.
Troppo schivo per cercare notorietà, i
suoi studi sono sempre rimasti volutamente quanto immeritatamente confinati nel suo privato; basti citare il
manoscritto del suo “Mastro di
Campo”, opera mai pubblicata, cui per
modestia l’Autore non ritenne mai di
poter apporre la parola “fine” e che
oggi è la preziosa testimonianza del
profondo legame sentimentale e culturale che ha legato Giuseppe Lampiasi
a quello che chiamava con struggente
nostalgia “il mio Paesello”.
E’ morto a Palermo il 9 settembre del
1980 e riposa nel cimitero di
Mezzojuso tra i parenti e gli amici
della sua giovinezza. Poco più in
basso, la vecchia casa del Pignaro,
riportata in vita, accoglie oggi la sua
discendenza.
Sergio Fisco
e
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Completati i lavori di restauro del campanile
del Santuario Maria SS. dei Miracoli
L
a Storia del santuario è congiunta a
quella del popolo di Mezzojuso, ed
è affrescata sulle pareti dell’abside, a
cura del pittore locale Celestino
Mandalà. Su talune pareti sono riportati i due episodi della leggenda che ci
viene tramandata dai nostri antenati: La
guarigione del lebbroso ed il trasporto
del Masso con l’effige della Vergine, in
cui i buoi che trainavano il masso si
rifiutarono di proseguire oltre e per
questo rappresentati in prossimità su
cui sorge oggi il Santuario. La costruzione della Chiesa ha avuto parecchie
vicissitudini a partire dal 1643, ma i
lavori ebbero inizio nel 1741, quando il
campanile era situato nella parte posteriore (oggi via Rossini); solamente nel
1968 per lo stato precario in cui versava venne demolito e ricostruito adiacente il prospetto principale, su cui
sorge oggi. Ma l’anno scorso, in particolare, si resero abbastanza evidenti
delle lesioni nella parte terminale della
Cupola, per cui a distanza di 45 anni
furono effettuati dei lavori di manutenzione, in primis per motivi di sicurezza
e poi anche per rendere più decoroso lo
stesso Campanile. I lavori ebbero inizio quest’anno nel mese di Gennaio e
terminarono nel mese di Maggio.
L’inaugurazione e la benedizione è
avvenuta l’1 giugno 2014, officiata dal
viceparroco Servo Michele Mannina
(custode del Santuario). Detti lavori
sono stati realizzati grazie al contributo
offerto dai fedelissimi della Madonna
dei Miracoli, sia locali che emigrati
dagli USA e senza alcun contributo da
parte di enti pubblici.
Pino Bellone
e
20
OFFERTE RICEVUTE
Barna Ninetta - Masi, USA
$ 50,00
Macelleria Barcia, Mezzojuso
€ 50,00
Lo Bue
€ 20,00
Bisulca Vittorio, Agrigento
€ 25,00
Morales - Bonanno Ina, Mezzojuso € 25,00
Di Grigoli Leonardo, Roma
$ 100,00
Lo Bue Salvatore, USA
€ 20,00
Magarelli Luca, Cascine (To)
€ 20,00
Miano Giovanni, Torino
€ 30,00
Cascio Maria, Palazzo Adriano
€ 30,00
Fucarino-Lascari Matteo, Tenerife € 35,00
Di Chiara Antonino, Australia
$ 50,00
Durante - Rizzo Ina, Palermo
€ 30,00
NN, Palermo
€ 50,00
Como Nicolò, S. Vito al Tagliam. € 50,00
Scarpulla Salvatore, USA
$ 100,00
Barcia Antonina, USA
$ 100,00
Bellone Pietro
€ 50,00
Cuttitta Maria, Palermo
€ 50,00
Falletta Giuseppe, USA
€ 50,00
Barone Benedetto P., Crevalcore (Bo) € 20,00
Anselmo Antonino, Scandicci (Fi) € 25,00
Miano Vittoriana, Torino
€ 25,00
La Barbera Nicola, Bovalino
€ 50,00
Governale Pietro, Alessandria
€ 30,00
Militello Giuseppe, USA
$ 100,00
Raimondi Francesco, Palermo
€ 100,00
così eravamo...
Apprezzando la vostra splendida iniziativa sono lieto di parteciparvi
inviando una foto che ritrae la classe
V dell’A.S. 1959/60.
Un saluto affettuoso e tanta cordialità,
Pasquale Zambianchi.
Anno Scolastico 1959/60.
In alto da sinistra:
M.o Lanna Carmelo - Sanfilippo ? Blanda Paolo - La Gattuta Antonino Cavadi Nicola - La Barbera Nicolò Napoli Pietro - Bonanno Nicola Tavolacci ?.
In basso da sinistra:
Canzoneri ? - Figlia Andrea - Bellone
Vittoriano - Zambianchi Pasquale Parisi Domenico - Pennacchio Liborio
- Masi Giuseppe - Reres Vittorio.
Scout una volta. Scout per sempre!
Promesse 2014
L
a Promessa è il momento più importante della vita di uno Scout; ognuno di noi, recitandola, si impegna solennemente ad essere Scout per sempre.
Il 17 e il 18 Maggio è arrivato, anche,
il momento dei nostri Lupetti che nel
corso dell’anno hanno lavorato per
meritarsela e per arrivare pronti e convinti a questa fase.
Auguro ad ognuno di loro di vivere il
percorso scout con gioia e amore, ricordando, ogni giorno, le parole che hanno
recitato davanti a noi come monito per
affrontare i momenti difficili.
Buona Caccia!
Federica Rita Giordano (Chill)
I NUOVI ARRIVATI
CLARA ILARDI
di Giuseppe e Rosa Maria Bravatà
RIPOSANO NEL SIGNORE
GIOVANNA ARATO
12/02/1933 - 03/06/2014
MARIA PRINCIOTTA
26/06/1925 - 04/06/2014
GIUSEPPE LO MONTE
05/06/1935 - 16/06/2014
CARMELA MARIA CHISESI
01/04/1954 - 25/06/2014
A Padre Puglisi
Beato Padre Puglisi, prega per me
che ho tanto bisogno di te.
Amico della gioventù,
amico di Gesù,
fa che io l’ami sempre più.
Pregalo di dare il lume della scienza
e della sapienza.
Ai medici e a chi soffre
di tossicodipendenza,
dona la pazienza
e la cura della droga senza.
Ai poveri una buona mensa
e la divina provvidenza.
Realizza dei giovani
la loro vocazione,
porta pace in questa regione.
Fa che il mafioso pensa
prima di far male
e valuti bene ciò che veramente vale
e abbi una buona coscienza.
Portaci tutti in Paradiso
a vedere di Gesù l’amabil viso.
Nino Lo Monte
e
21
BREVIBREVIBREVIBREVIBREVIBREVIBREVIBREVIB
Maggio 2014
Giovedì 1
Presso la chiesa di S. Maria di Tutte le
Grazie ogni sera alle ore 21,00, il parroco papàs Pietro Lascari celebra la
funzione Mariana.
Domenica 11
Inizio dei festeggiamenti in onore del
SS. Crocifisso: alle ore 12,30
“Appizzatina ru paliu” con sparo di
castagnole e suono di tamburi.
Domenica 18
Festa del SS. Crocifisso - Solennità di
Pentecoste. Ore 11,00 presso la Chiesa
del SS. Crocifisso, Divina Liturgia e
“torceria”. Ore 21,00 Solenne processione della “Vara” del SS. Crocifisso.
- Alle ore 16,30 i bambini della parrocchia Maria SS. Annunziata che il prossimo anno si accosteranno alla S.
Eucaristia, durante la celebrazione
penitenziale presieduta dal parroco
don Enzo, per la prima volta hanno
celebrato il Sacramento della
Penitenza. Al termine della celebrazione i bambini con i genitori, parenti ed
amici si sono fermati presso la casa di
San Giuseppe per un’agape fraterna.
Lunedì 19
Alle ore 21,00, ha inizio l’Ottava del
SS. Crocifisso con celebrazione dei
Vespri e predica.
della “chiusura della Vara” del SS.
Crocifisso, con la quale si concludono
i festeggiamenti.
Mercoledì 28
Alle 17,00 viene inaugurata in contrada
Scorciavacca la “Macelleria Bivio
Mezzojuso”. Alla titolare Spata Caterina
i migliori auguri dalla redazione.
Sabato 31
Alle ore 16,00 in via Andrea Reres si
svolge una Gimkana di biciclette
organizzata dal Comitato di Santa
Maria di Tutte le Grazie in collaborazione con l’Adrasto Mezzojuso
Giovedì 22
Festa di Santa Rita da Cascia - Alle
ore 17,30 il parroco don Enzo celebra
la S. Messa ed al termine si svolge per
le vie del paese la processione con il
simulacro della Santa.
Domenica 25
Ottava del SS. Crocifisso - In mattinata la banda musicale fa il giro del
paese. Alle 10,30 i bambini della
prima Comunione della parrocchia di
San Nicolò di Mira si recano in processione verso la chiesa del SS.
Crocifisso, dove si svolge la celebrazione. Alle 19,00 si celebrano i Vespri
Solenni al SS. Crocifisso ed in seguito
si svolge per le vie del paese, la processione della “Vara”
Lunedì 26
Alle 21,00 si svolge la celebrazione
e
22
grigliata presso l’area attrezzata
“Piliceddi” offerta a tutti i partecipanti. L’iniziativa è stata organizzata dalle
Associazioni locali Sport e Natura e
Voltalacarta.
- Nella mattinata un gruppo di soci di
Azione Cattolica e bambini partecipano alla “Festa Unitaria” Corleone –
Ficuzza, organizzata da Azione
Cattolica Italiana ed Eparchia di Piana
degli Albanesi.
Martedì 10
Alle ore 16,00 partenza dal Santuario
Madonna dei Miracoli di un gruppo di
fedeli che si sono recati a far visita al
reliquiario della Madonna delle
Lacrime di Siracusa esposto presso la
Tenda della Divina Misericordia in
Santa Cristina Gela. La visita è stata
organizzata dai Servi dell’Amore
Misericordioso di Mezzojuso.
Domenica 15
Alle ore 18,00 presso il campo sportivo di Mezzojuso si svolge il
“Memorial Pino Cuttitta” organizzato
dall’USD Mezzojuso.
Giugno 2014
Domenica 1
Inizio della tredicina in onore di San
Antonio da Padova. Alle 21,00
Rosario, S. Messa, Benedizione.
Domenica 8
1° Meeting Horse Mezzojuso - Alle
ore 7.30 partenza dal campo sportivo
per una lunga escursione a cavallo
all’interno del nostro territorio. Al termine dell’escursione si è svolta una
Sabato 21
Alle ore 17,00 presso il salone del
castello comunale si svolge un’incontro
dibattito organizzato per i 30 anni di
attività dell’Associazione Prospettive
dal titolo “Associazionismo culturale:
quali prospettive?”. A seguire è stata
inaugurata, nella terrazza di pertinenza
del castello una mostra fotografica che
ha ripercorso le numerose attività svolte
dall’Associazione.
IBREVIBREVIBREVIBREVIBREVIBREVIBREVIBREVI
Lunga vita alla Signora Maria
Foto di R. Cosentino
Domenica 22
Festa del Corpus Domini. Alle ore
21,00, ha inizio, con partenza dalla parrocchia Maria SS. Annunziata la processione del Santissimo Sacramento.
Alla processione partecipano, come da
tradizione, tutti i bambini che hanno
ricevuto il Sacramento della Prima
Comunione, il clero della comunità, le
religiose, le autorità civili e militari. La
processione del Santissimo proseguirà
per i vari quartieri del paese durante le
sere dei gironi di Ottavario che si concluderà con la processione del sabato
con partenza dalla parrocchia di San
Nicolò di Mira.
I
l 2 Febbraio 2014 si è svolto un evento particolare per la nostra comunità.
La signora Maria Pinnola vedova
Cosentino (nata a Mezzojuso il
02/02/1914) ha festeggiato il traguardo
dei cento anni con una festa organizzata
da amici e parenti. Prima di dare inizio
ai festeggiamenti, la Santa Messa celebrata presso la chiesa di San Nicolò di
Mira da papàs Pietro Lascari e a seguire
un piccolo rinfresco organizzato presso
il salone del castello comunale a cui
hanno partecipato alcuni componenti
dell’Amministrazione Comunale e
molti concittadini e amici della celebrata. Poi la festa si è spostata con i
parenti presso il ristorante “La Rocca
Bianca”. Alla signora Maria rivolgiamo un caloroso augurio da parte di
tutta la redazione.
Festa di S. Antonio
Venerdì 13 Giugno
Festa di Sant’Antonio da Padova - Nella chiesa dell’Immacolata ex Convento
Latino alle ore 11,00 don Enzo celebra la S. Messa che si conclude con la benedizione delle tunichette de “I Monacheddi”: i bambini che vengono affidati alla
protezione del Santo Padovano. Alle ore 21,00 si svolge la processione con il
simulacro del Santo per le vie del paese.
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ECOdella
BRIGNA
In copertina:
1997-2014
Cento volte eco
Alcuni componenti della redazione con il
fondatore del giornale Padre Frank Verecondia
Foto di Danilo Figlia
PERIODICO BIMESTRALE - PARROCCHIA MARIA SS. ANNUNZIATA - MEZZOJUSO
Nuova Serie, Registrato presso il Tribunale di Palermo al n. 33 del 15.10.97
Direttore Responsabile: Vincenzo Cosentino
Condirettore: Carlo Parisi
Redazione: Doriana Bua, Cesare Di Grigoli, Danilo Figlia, Concetta Lala, Ciro Muscarello, Margherita Reres
Indirizzo: Piazza F. Spallitta - Mezzojuso (PA) - Tel e fax 091 8203179 - [email protected] - IBAN: IT60 C076 0104 6000 0000 9228 668
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Grafica ed impaginazione: Gianni Schillizzi
Stampa: Istituto Poligrafico Europeo s.r.l.
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