UN INCONTRO CON LA STORIA
UN CLARINETTO NEL LAGER
ALDO VALERIO CACCO
5 FEBBRAIO 2015
Villafranca Padovana
Classe terza A del plesso “Dante Alighieri”
Insegnante: professoressa Barbara Bettini
Il valore della memoria nelle parole di un testimone, il signor Valerio Cacco: “la pace deve
essere sofferta, voluta, vissuta, ma soprattutto custodita”.
 Prima dell’incontro: il nostro desiderio di sapere ciò che è stato, perché la
memoria è un dovere morale, si è tradotto nelle seguenti domande, pensate prima
dell’incontro.
Perché è stato internato?
Quando ha capito che la stavano portando nei campi di concentramento che
emozioni ha vissuto?
Cosa ha provato quando ha visto la realtà di un campo di concentramento?
Come era organizzato un campo di concentramento?
Ha perdonato la crudeltà subita?
In che modo è riuscito ad uscire vivo dai campi di concentramento?
Come si è sentito quando è stato liberato?
Come ha reagito quando è stato liberato?
Rientrare nella vita quotidiana, dopo la liberazione, come è stato? È stato difficile?
Come è riuscito a reintegrarsi nella vita da persona libera?
Cosa rimane dentro la mente e il cuore, dopo il tempo in un campo di concentramento?
Qual è il ricordo indelebile che conserva dentro di sé di questa brutta esperienza?
Pensa che una tragedia simile possa riaccadere?
Se ciò accadesse, quali sarebbero i suoi pensieri e le sue reazioni?
Un suo pensiero sull'odierno dilagare dell'antisemitismo.
Con quali parole si può esprimere, nel modo più adeguato, ciò che è accaduto perché non
sia dimenticato?
Come potremmo, anche noi ragazzi e studenti, mantenere la memoria nelle generazioni
future e fare in modo che questo evento terribile non accada mai più?
Quando e perché ha deciso di raccontare?
Quali emozioni prova quando racconta?
Come è riuscito a superare i momenti più difficili, cosa le ha dato forza?
Lei è stato privato del suo nome?
Durante la detenzione nel campo di concentramento si è mai chiesto perché Dio
permettesse tutto questo?
Come ha vissuto questa esperienza?
Come trascorrevano le giornate nel campo di concentramento? Che tipi di lavoro
si dovevano svolgere ?
Quali erano i suoi sentimenti durante la prigionia? Rassegnazione o determinazione a
sopravvivere?
È riuscito a mantenere la speranza? Come?
Ci sono stati momenti di solidarietà tra lei e altre persone, sia detenuti sia i nemici?
Come è riuscito a salvarsi?
E’ possibile sognare all’interno dei campi di concentramento o viene tolta anche questa
libertà ?
Ha perso qualche amico o familiare nel campo di concentramento?
In tutto quell’ orrore visto e vissuto, ha un ricordo di una situazione che le ha dato
conforto?
Durante l’incontro: Valerio Cacco ha dato risposta al nostro desiderio di conoscenza.
Aldo Valerio Cacco ha vissuto la seconda guerra mondiale come soldato dell’esercito
italiano; aveva solo diciannove anni. Dopo l’8 settembre del 1943, è stato internato in due
campi di concentramento in Germania; è stato catturato nel momento in cui si toglieva gli
abiti militari per indossare quelli civili e per questo motivo sospettato di far parte della
resistenza.
Grazie alla musica e al suo clarinetto, che ancora conserva, è riuscito a sopravvivere e a
tornare a casa; dentro la custodia del suo strumento, è riuscito a nascondere un taccuino
in cui ha annotato la sua vita in quel tempo di sofferenza.
In quei due anni da internato, il sig. Valerio ha sofferto la fame, la sete, patito il freddo, la
fatica, il dolore e non solo quello fisico! Ha anche assistito a molte atrocità.
Ha dovuto vendere, per avere in cambio della farina con cui placare i morsi della fame, il
suo clarinetto, che gli era stato regalato quando era giovane e che i Tedeschi gli avevano
concesso di tenere quando l’hanno sentito suonare la loro amata canzone, Lilli Marlè. Una
scelta sofferta, seguita da rimorsi; per fortuna, “il divino” ( straordinario: non sempre si
perde la fede di fronte all’esperienza subita della crudeltà), per usare le parole del signor
Valerio, è intervenuto a suo favore: il prigioniero, a cui aveva venduto il suo clarinetto,
glielo restituì perché aveva paura che i Tedeschi non apprezzassero la sua musica.
Valerio ne fu molto felice e riprese a suonare, guadagnando sempre qualche pezzo in più
di pane che condivideva con i suoi compagni di baracca.
Dal suo racconto, si capisce quanto il sig. Valerio è stato molto provato dalla guerra,
evento che può esser paragonato alla peste che contamina un’epoca.
 Dopo l’incontro: scrittura di emozioni provate, pensieri nati nelle nostre giovani
menti durante l’ascolto.
 È stato un onore aver ascoltato le parole del signor Valerio: un modo prezioso per
commemorare la giornata della memoria.
 La parola ascoltata è stata importante per fare conoscere direttamente a noi giovani
la brutalità di ciò è accaduto.
L’ascolto è stato molto utile, perché è diverso sapere dalla voce di chi ha vissuto in
prima persona certe pagine della Storia: mi ha lasciato un segno; sembra quasi una
Storia diversa rispetto a quella che si studia dai libri.
 La Storia ascoltata fa capire quanto certe scelte dei potenti fanno soffrire il popolo,
la gente comune e anonima, privata di tutto, tranne della forza di volontà, quella di
ricominciare e di riprendersi quello che era stato sottratto con la violenza.
 Struggente ascoltare l'esperienza di Valerio e averlo incontrato; mi ha commosso
sentire quell' uomo parlare della propria storia tanto sofferta da non poter essere
dimenticata.
 Ho sentito i brividi attraversarmi il corpo ascoltando i modi in cui i prigionieri
venivano trattati, senza alcun rispetto della dignità, di ciò che erano, del fatto che
restavano persone, oltre ogni oltraggio subito. Come può un essere umano
diventare così crudele verso un suo simile e non ricordarsi più che è un uomo o un
donna? Come è possibile una simile violazione?
 È spaventoso pensare che questo è accaduto realmente.
 Ho provato una fitta al cuore.
 Mi ha fatto riflettere che nella mia esperienza quotidiana posso accontentarmi,
posso impegnarmi a pensare agli altri e non solo a me stesso.
 Mi sono immaginato nei panni del signor Valerio, giovane soldato di diciannove anni
lontano dalla famiglia e con la paura di non tornare più a casa: è riuscito ad salvarsi
grazie al suo coraggio, alla sua determinazione, al suo clarinetto, battezzato"
piffero”.
 Giornata indimenticabile. Il racconto è stato molto dettagliato, parole coinvolgenti
tanto che non si poteva perdere l’attenzione. Ho percepito la paura, il terrore,
emozioni costanti nei campi di concentramento, in condizioni di vita umilianti.
 Anche se è trascorso molto tempo da quei tragici eventi, il signor Valerio avrebbe
voluto piangere, rievocando alcune parti del suo triste passato. Mentre raccontava,
sul suo volto si leggevano le emozioni legate a quei lontani momenti terribili.
 Ringrazio il signor Valerio, con tutto il cuore, per la sua forza di volontà di essere
testimone, nonostante il dolore che ancora affiora. Ha dato a me e ai miei
compagni un compito importante che non dimenticherò e per il quale mi impegnerò:
siamo noi il futuro, siamo noi che porteremo avanti le testimonianze della Storia,
quando la sua voce raggiungerà l’eternità; noi giovani siamo il suo testimone per
proteggere il valore della pace, della libertà.
 Le parole del signor Valerio hanno consegnato a noi ragazzi una eredità: bisogna
ricordare di essere tutti fratelli, di essere uniti, di prendersi cura dell’altro; pensieri,
attualmente, sostituiti, spesso, dall’indifferenza.
 Mi ha trasmesso la paura che la guerra può innescarsi dall’oggi al domani, se si
considera che oggi nel mondo ci sono molti Stati in guerra.
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