LE OPERE DI PRESA
DEL CONSORZIO DI BONIFICA PIAVE
Le opere di Prese di Fener e Nervesa della Battaglia
Cenni storici
La Serenissima, tra il XV-XVI secolo, incominciò a prestare maggiore attenzione allo sviluppo
del proprio entroterra e nell’alto trevigiano fu allora intrapresa la costruzione del Canale Brentella che tanta importanza ha avuto ed ha per lo sviluppo economico, sociale ed insediativo
dell’alta pianura.
La situazione complessiva del territorio dell’alta pianura non doveva essere certo felice se si
considera che anche dopo l’inizio della derivazione dal Piave, in una relazione alla Serenissima
sulle condizioni della popolazione, il Podestà di Treviso scriveva che “i paesi non avevano
acqua per il loro bene”.
Si pensi quindi alle condizioni generali della campagna tra il Curogna, il Muson, il Sile ed il
Piave, servita dal nuovo “acquedotto”. Esso era così chiamato perché la derivazione aveva
lo scopo primario di dissetare gli uomini e di abbeverare il bestiame; solo la sovrabbondanza
d’acqua poteva essere utilizzata per l’irrigazione dei campi.
Dopo 10 anni dal 1436, i lavori erano compiuti per la parte che riguardava il canale derivatore,
pur rimanendo grosse difficoltà all’opera di presa ed all’intersezione con il Curogna.
Le contese per l’utilizzo dell’acqua derivata furono forti fin dall’inizio, come provano le molte
sentenze per regolamentare l’esercizio del canale. La più famosa fu la Sentenza Salomona
(dal nome del potestà Michel Salomon) del 1503, che merita di essere ricordata in quanto
successivamente sempre presa come punto fermo per dirimere le controversie.
In primo luogo stavano le modalità di esercizio del canale derivatore per la presenza di mulini.
Questi erano costruiti sopra il canale interessando tutto l’alveo e naturalmente l’esercizio era
fatto a favore dell’attività molitoria più che degli altri usi, causando anche soventi rotture degli
argini.
Il susseguirsi di sentenze, petizioni, determinazioni, dimostrano il costante e talvolta acceso
dibattito intorno all’opera, che si fermò a Montebelluna. Secondo i progetti iniziali essa doveva,
invece, oltre che portare acqua alle Ville di Postioma, Camalò, Padernello, Merlengo, Istrana,
Sala e Pezzan, arrivare fino a Treviso dove invece arrivò il Piavesella di Nervesa.
Tante furono anche le dispute tecniche su come derivare con più costanza l’acqua dal Piave
e risolvere i problemi tecnici ed idraulici. Talvolta le controversie portavano addirittura alla
mancanza di derivazione, pur essendoci l’accordo sulla necessità immediata di interventi
risolutori.
I due problemi principali erano rappresentati dall’opera di presa e dall’attraversamento del
torrente Curogna.
Sotto l’aspetto tecnico, il problema dell’intersezione con il torrente Curogna fu concettualmente
risolto nel 1754, quando il Conte d’Onigo formulò l’idea di far passare il derivatore sopra il
Curogna e non viceversa; l’idea fu però concretizzata solo nel 1899, dopo l’unità d’Italia.
Subito se ne colsero gli effetti utili in termini di portata e, soprattutto di regolarità nella conduzione
dell’acqua.
La proposta di un’opera di presa stabile dal Piave fu riconsiderata dalla Presidenza del Consorzio
nel 1911, che affidò all’ing. Guido Dall’Armi l’incarico di aggiornare il progetto Bucchi-Dall’Armi
del 1881.
La grande guerra
fu però causa di interruzione ed, al tempo stesso, di notevoli
danneggiamenti.
Al termine di questo catastrofico evento si ha la costruzione dell’ attuale manufatto di presa.
Edificato tra il 1926 e il 1929, è il risultato di una concomitanza di avvenimenti che concentratisi,
hanno risolto una situazione di precarietà della presa stessa perdurante da circa 5 secoli.
Fino a quel momento, (escludendo una presa più stabile costruita al Molinetto nel 1919, dopo
la fine della guerra), la presa era un manufatto “artigianale”, composto da un’ edificio di struttura
rustica per le paratoie vere e proprie e di una traversa perpendicolare al Piave composta da
treppiedi in legno conficcati sul greto del torrente, nei quali venivano innestati dei fasci di rami
(a volte mais, o addirittura steli di canapa) che servivano a fermare la corrente e a convogliarla
alla presa.
Fener – costruzione della presa - anno 1927
Complice il progressivo spostarsi a sinistra del corso del Piave queste prese non furono più
sufficienti al loro scopo. Inoltre, in questo periodo, siamo tra gli anni 70 e 80 dell’ Ottocento,
si concentrano sulla zona gli interessi della neo costituita società che impianterà il Canapificio
Veneto e che necessita di tutta la forza idraulica possibile, viene deciso il tracciato della ferrovia
Treviso-Belluno passante per Crocetta (per il motivo precedente) ma anche per motivi militari
(la ferrovia corre tutta in argine destro e la sua barriera si intreccia con quella del canale) inoltre
da ultime si fanno insistenti le richieste della SADE che vuole sfruttare anche l’ acqua del canale
per la produzione intensiva di energia elettrica, (aggiungerà agli storici impianti già esistenti
sul canale, ben due centrali, a Molinetto di Pederobba e a Croce del Gallo presso Crocetta del
Montello.
Questi elementi, diluitesi nel tempo fanno si che nel 1926, si arrivi all’ approntamento di un
progetto definitivo, di Guido Dall’Armi, che integrava i precedenti (del 1885 e del 1911/1912)
che prevedeva la costruzione del manufatto tutt’ora esistente e funzionante, e che permetteva
secondo le caratteristiche di progetto di derivare da Fener una portata variabile nel corso
dell’ anno da 24 a 46 mc d’ acqua, (parzialmente restituiti in Piave per le competenze di altri
utilizzatori.
La presa è composta di:
Una diga di pianta a mezzo imbuto schiacciato, di lunghezza totale di 326,00 metri e una
larghezza di 4,00 metri. La cresta è collocata ad un livello medio di 1 metro sopra le ghiaie
del fiume. Inclinata e smussata per il defluire della corrente e delle ghiaie è rivestita in blocchi
di pietra di Schievenin (ad eccezione della cresta, corrodibile, che è in porfido della valle del
Cismon). La gettata di valle è stata prudenzialmente prolungata in modo di evitare il profilo
trasversale e di evitare scalzamenti al piede della struttura.
Da uno sghiaiatore o callone, costituito da due luci libere, ciascuna di 22,50 metri, munite di
paratoie automatiche a settore; ha la soglia della larghezza di metri 13,40, divisa in due parti dal
battente delle paratoie. Anche qui i rivestimenti si differenziano a seconda dell’ usura prevista.
La luce netta dello sghiaiatore è di metri 45, per cui prima che il fiume abbia a stramazzare
deve raggiungere una portata “morbida” superiore ai 600 mc. Le spalle e la pila si elevano all’
altezza di metri sette sopra il callone e su di esse poggiano i pozzi in cemento armato uno per
ogni estremità delle paratoie, nei quali scorrono i contrappesi per la manovra automatica delle
paratoie stesse. Sopra di questi è collocato il serbatoio contenente l’ acqua necessaria alla
manovra. Il delicato sistema di contrappesi e valvole permette il controllo automatico del pelo
d’ acqua.
Un manufatto di presa/bacino di calma e scarico di fondo; il manufatto di presa è lungo 35 metri,
largo 6,50 e costituito da 7 bocche della luce netta di 4,25 metri ciascuna. Si trova appoggiato
all’ estremità destra dello sghiaiatore. Sopra, nei due piani dell’ edificio sono ricavati i vani di
ispezione delle paratoie, (al primo piano) e il vano di manovra delle stesse (al secondo, dove
sono siti, appunto i tre motori elettrici che alzano o abbassano le paratoie, manovra eseguibile
anche a mano). Segue il bacino di calma, della superficie di mq. 2000 circa, destinato a trattenere
le materie solide trasportate dal fiume e che nonostante tutto siano riuscite ad oltrepassare le
paratoie. Il bacino è munito di 5 bocche di scarico (caratteristiche originali) della luce, ciascuna
di metri 1,90. Al lato ovest del bacino, è ricavato l’ incile del canale di derivazione.
Il 1929 (completamento della nuova presa) segna il passaggio da una derivazione precaria
ad una affidabile e, quindi, ad un beneficio certo e duraturo per tutta la campagna interessata.
La
celebrazione di questo evento, nell’ ottantesimo anniversario dell’ inaugurazione dell’
opera di presa di Fener, correva infatti il 1931, assume un significato più profondo perché, all’
altezza dello scaricatore del bacino di calma, oggi, nel 2011, viene inaugurata la nuova centrale
idroelettrica di Fener.
Manufatto analogo e di notevole interesse e la presa dell’ ex Consorzio Destra Piave a
Nervesa della Battaglia. Ultimata nel 1925 è il risultato di una lunga battaglia portata avanti
dalla tenacia dello scrittore trevigiano Antonio Caccianiga e dal nipote avv. Gino Caccianiga,
fondatore tra l’altro della Cassa di Risparmio della Marca Trevigiana, che dopo anni di lotte
contro la testardaggine di alcuni proprietari terrieri che non ne volevano la realizzazione, riuscì
ad ottenere l’approvazione dell’opera da parte del Governo con un parziale contributo.
Progettata dall’ Ing. Luigi Monterumici e dall’ Ing. Antonio Valcarenghi (direttore del Consorzio
delle Irrigazioni Cremonesi) con progetto della prima metà del luglio 1920 (ripreso dal precedente
dell’Ing. Daniele Monterumici del 1886), l’opera iniziale consisteva nella realizzazione di una rosta
in calcestruzzo ancorato con una tripla fila di palificate legate tra loro, una diga in calcestruzzo
rivestito in roccia, un callone di scarico ed il vero e proprio edificio di presa in cui erano inserite
le paratoie di derivazione per il canale irriguo denominato “Canale della Vittoria”.
Presa di Nervesa della Battaglia - anno 1925
L’acqua derivata serviva, oltre che per l’uso irriguo, anche per l’alimentazione di due centrali
idroelettriche ricavate da due salti d’acqua ricavati sul canale Priula, successivamente cedute
alla S.A.D.E. (ora ENEL)
Nel 1954, a seguito di una convenzione stipulata con la Società Adriatica di Elettricità, è stata
realizzata, a spese della stessa, una nuova traversa sifone del diametro di m. 3,40 che ha
consentito di acquisire ulteriori 7 mc/sec recuperati dal canale Castelletto Nervesa sulla sponda
sinistra del Piave portando la derivazione massima estiva a complessivi mc.26/sec.
In concomitanza con tali lavori sono state realizzate anche la due paratoie “Galileo” per la
migliore regolazione del livello d’acqua derivato.
L’edificio vero e proprio di presa è munito di una doppia serie di dodici paratoie : una serie
dotata di meccanismi di sollevamento azionati da motori elettrici (ora telecontrollati) e l’altra, di
sicurezza, con meccanismi azionabili manualmente.
Questi due veri e propri monumenti moderni costituiscono da soli la quasi totalità del sistema
consortile di captazione delle acque per scopo irriguo ed industriale in provincia di Treviso.
Proprio per la rilevanza storica ed economica di questi manufatti, le prese degli ex Consorzi
Brentella e Destra Piave, insieme alle opere di captazione dell’ ex ConsorzioSinistra Piave
saranno l’ oggetto di studio del quinto volume della collana de “I quaderni di Fra Giocondo” edita
a cura del Consorzio di Bonifica Piave.
Presa di Nervesa della Battaglia - anno 1925
Presa di Fener - anno 1929
Iscrizione risalente al XVI sec. ritrovata in un ex opificio a Caerano di San Marco
Sede: 31044 Montebelluna (TV) Via Santa Maria in Colle 2
Tel. 0423.2917 - Fax 0423.601446
Unità Periferica: 31100 Treviso Via S. Nicolò, 33 Fax 0422.541866
Unità Periferica: 31013 Codognè (TV) Via F. Petrarca, 1 Fax 0438.795762
[email protected] - www.consorziopiave.it
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