BIOGRAFIE DAVID LACHAPELLE New York, USA Land scape Pinacoteca Nazionale Via Belle Arti, 56 Bologna David LaChapelle (1963) è uno dei fotografi americani più pubblicati degli ultimi vent’anni. Dal 2006 si è concentrato sull’aspetto artistico della sua pratica fotografica. In anni recenti ha tenuto numerose mostre personali a livello internazionale, in particolare al Barbican Museum di Londra (2002), al Palazzo Reale di Milano (2007), alla Monnaie di Parigi (2009), al Tel Aviv Museum of Art in Israele (2010) dove è stato nominato artista dell’anno per il 2011. Grandi retrospettive gli sono state dedicate al Museum of Contemporary Art di Taipei (2010), all’Hangaram Museum in Corea (2012), alla Galleria Rudolfinum di Praga (2011-12) e al Fotografiska Museet di Stoccolma (2012). Nel 2013 ha partecipato all’esposizione MasculinMasculin al Musée d’Orsay di Parigi. Le sue opere figurano nelle grandi collezioni internazionali come quella del Los Angeles County Museum of Art, della National Portrait Gallery di Londra e della National Portrait Gallery di Washington. David LaChapelle è rappresentato dalla Galerie Daniel Templon, Parigi. HONG HAO Pechino, Cina Le Mie Cose, Fondi Istituzione Bologna Musei MAMbo - Museo d’Arte Moderna di Bologna Via Don Minzoni, 14 Conosciuto e apprezzato per le sue stampe e fotografie, Hong Hao (1965) è nato in Cina, a Pechino, dove si è laureato nel 1989 al Dipartimento di arti grafiche dell’Accademia centrale di Belle Arti. Attualmente vive e lavora a Pechino. Gran parte delle sue opere consiste in immagini scansionate e poi assemblate di oggetti d’uso comune di vario genere come mappe, libri, biglietti, scontrini, banconote, cibo e contenitori. Nella sua mostra personale Hong Hao: Bottom tenutasi alla Beijing Commune nel 2009, l’artista ha esposto una serie di lavori in cui presenta le immagini della sola parte inferiore di vari oggetti quotidiani. Combinando le immagini scansionate secondo la loro forma e colore, egli distrugge le proprietà intrinseche di ciascun materiale per ricreare un universo estetico indifferenziato, appiattito, deliberatamente superficiale. Mentre continua a lavorare con oggetti di risulta, Hong Hao affronta le forme fisiche in modo ancora più diretto in una serie di installazioni As It Is, creando un interessante sviluppo dialettico tanto del suo vocabolario quanto della sua concezione artistica. Nella recente serie di disegni Reciprocating Hong Hao amplia la sua idea originaria del fare arte attraverso l’uso della scansione, sviluppando un procedimento che rompe con le tradizionali regole tecniche e produttive e supera i confini dei mezzi espressivi. Svincolate dagli aspetti funzionali e commerciali che spesso sono legati a un oggetto artistico, queste opere ci riportano alla meditazione della pura estetica. Hong Hao è rappresentato da Pace Beijing Gallery. EDWARD BURTYNSKY Toronto, Canada Paesaggi Industrializzati Palazzo Pepoli Campogrande Via Castiglione, 7 Bologna Edward Burtynsky (1955) è uno dei più noti e apprezzati fotografi canadesi. Le sue fotografie di paesaggi industriali sono, per il loro riconosciuto valore, presenti nelle collezioni di oltre sessanta musei nel mondo, tra cui la National Gallery of Canada, il Museum of Modern Art e il Guggenheim Museum di New York, la Tate Modern di Londra, la National Gallery of Art e la Library of Congress di Washington, il Museo Reina Sofía di Madrid e il Los Angeles County Museum of Art. Tra i tanti riconoscimenti ricevuti vale citare il TED Prize, l’Outreach Award in occasione di Les Rencontres d’Arles, il Flying Elephant Fellowship e il Roloff Beny Book Award. Nel 2006 è stato insignito del titolo di Ufficiale dell’Ordine del Canada; gli sono stati inoltre conferiti sei dottorati honoris causa. Edward Burtynsky è rappresentato da Nicholas Metivier Gallery, Toronto, Howard Greenberg Gallery e Bryce Wolkowitz Gallery, New York. O. WINSTON LINK New York, USA Norfolk And Western Railways Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna Casa Saraceni Via Farini, 15 Nato a New York, O. Winston Link (1914-2001) deve la sua fama ai reportage fotografici realizzati negli Stati Uniti alla fine degli anni cinquanta e dedicati agli ultimi giorni delle locomotive a vapore ancora impiegate nel trasporto ferroviario. Link, che si era laureato in ingegneria civile, trascorse cinque anni della sua vita immortalando treni e città lungo la linea ferroviaria della Virginia, all’epoca in cui la Norfolk & Western Railway aveva cominciato a sostituire il vapore con il diesel. Link contribuì in modo significativo al progresso della fotografia in notturna, utilizzando spesso una complessa attrezzatura composta di flash e mettendo a punto particolari tecniche che gli permettevano di creare le sue straordinarie immagini. Scoperta da John Szarkowski quando era direttore del MoMA alla fine degli anni settanta ed esposta in seguito in moltissimi musei, l’opera di Link ottenne ampio riconoscimento con la pubblicazione del libro Steam, Steel & Stars nel 1987. Link è morto nel 2001 a Katonah, nello Stato di New York. O. Winston Link è rappresentato dalla Galleria Robert Mann, New York. LUCA CAMPIGOTTO Milano, Italia La Poesia dei Giganti Spazio Carbonesi Via de’ Carbonesi, 11 Bologna Luca Campigotto (1962) vive e lavora tra New York e Milano. Laureato in storia moderna, da oltre vent’anni lega la propria ricerca al tema del viaggio, fotografando il paesaggio e l’architettura. Ha realizzato progetti di ricerca su Venezia, Roma, Napoli, Londra, New York, Chicago, l’India, la Strada delle Casbah in Marocco, Angkor in Cambogia, il deserto di Atacama in Cile, la Patagonia, l’Isola di Pasqua, lo Yemen, l’Iran, la Lapponia. Il suo lavoro è collezionato ed esposto in tutto il mondo. Le sue principali pubblicazioni sono: Roma, FMR, Bologna 2015; Theatres of War, Silvana, Milano 2014; Gotham City, Damiani, Bologna 2012; My Wild Places, Hatje Cantz, Ostfildern 2010; The Stones of Cairo, Peliti Associati, Roma 2007; Venicexposed, Contrasto, Roma / Thames&Hudson, London / La Martinière, Paris 2006; L’Arsenale di Venezia, Marsilio, Venezia 2000; Molino Stucky, Marsilio, Venezia 1998; Venetia Obscura, Peliti Associati, Roma / Dewi Lewis, Stockport / Marval, Paris 1995. PIERRE GONNORD Madrid, Spagna (Altri) Lavoratori Genus Bononiae Santa Maria della Vita Via Clavature, 8 Bologna Fotografo autodidatta, Pierre Gonnord (1963) vive in Spagna dal 1988. Nel corso degli ultimi anni, ha elaborato un’opera inconfondibile e ha fatto del suo progetto un modo di vivere, sempre viaggiando per strade secondarie in cerca di personaggi appartenenti a gruppi sociali di forte identità culturale. Entra in contatto, convive e lavora con tribù, clan sociali e persone lontane dal nostro panorama urbano nell’era della globalizzazione e per questo condannate a sparire. La sua opera è stata messa in mostra in varie occasioni in ambiti internazionali oltre che in Spagna. I suoi ritratti figurano in numerose collezioni, tra cui spiccano il Museum of Contemporary Art di Chicago, il Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía di Madrid, la Maison Européenne de la Photographie di Parigi, la Saastamonien di Helsinki e il Centre National des Arts Plastiques di Parigi. È stato invitato a partecipare alla Biennale di Venezia, a Les Rencontres d’Arles, ai Foto Festival di Helsinki, Bratislava e Pechino, tra gli altri. Tra le sue mostre personali recenti vanno menzionate, in particolare, Témoins, Centre Photographique d’Île-de-France (2010); Portraying the South, SCAD Museum Atlanta, Stati Uniti (2012); El sueño va sobre el tiempo, Centro de Arte Tomás y Valiente, Fuenlabrada, Madrid (2013), Centro Andaluz de la Fotografía, Almería (2014) e galleria Hasted & Kraeutler di New York. Il suo lavoro più recente è promosso dall’Università di Navarra all’interno del programma Tender Puentes e verrà messo in mostra nel nuovo Museo Fundación Universidad de Navarra all’inizio del 2016. Pierre Gonnord è rappresentato dalla Galería Juana de Aizpuru, Madrid. NEAL SLAVIN New York, USA Ritratti di Gruppo Spazio Carbonesi Via de’ Carbonesi, 11 - Bologna Neal Slavin è un fotografo pluripremiato e un regista cinematografico americano. Tra i suoi libri fotografici di maggior successo figurano Portugal con una postfazione curata da Mary McCarthy (Lustrum Press/NY), When Two or More are Gathered Together (Farrar, Straus & Giroux/NY) e Britons (Andre Deutsch/London & Aperture/NY). Con la sua casa di produzione cinematografica, Slavin-Schaffer Films, Slavin ha prodotto e diretto tantissima pubblicità televisiva. Dei lungometraggi da lui realizzati va menzionato Focus scritto da Arthur Miller e interpretato da William Macy e Laura Dern. Le sue fotografie sono apparse sulle pagine delle maggiori riviste internazionali. La serie fotografica Britons è stata presentata all’International Centre of Photography (Icp) di New York e al National Museum of Photography, Film & Television di Bradford, in Inghilterra, al Palais de Tokyo di Parigi ed esposta a Les Rencontres d’Arles. Le sue opere sono annoverate nelle maggiori collezioni di tutto il mondo come il Metropolitan Museum of Art di New York, lo Stedelijk Museum di Amsterdam, la Chase Manhattan Bank Collection di New York e la Deutsche Bank Collection in Germania, solo per citarne alcune. Numerosi i premi che gli sono stati conferiti: il Gold Lion per la pubblicità a Cannes, il Silver Cube dell’Art Director’s Club di New York, cinque Addy Awards e un Mobius Award. L’American Society of Magazine Photographers (Asmp) lo ha nominato Corporate Photographer dell’anno. Attualmente Slavin sta lavorando a un nuovo libro di fotografie dal titolo The Faith Project. Neal Slavin è rappresentato dalla galleria Ricco Maresca di New York. GIANNI BERENGO GARDIN Milano, Italia L’Uomo, Il Lavoro, La Macchina Fondazione del Monte Palazzo Paltroni Via delle Donzelle, 2 - Bologna Gianni Berengo Gardin (1930) vive e lavora a Milano. Il suo archivio conta circa un milione e mezzo di fotografie, soprattutto in bianco e nero, che spaziano dal reportage umanista alla descrizione ambientale, dall’indagine sociale alla foto industriale, dall’architettura al paesaggio. Si è dedicato in modo particolare alla realizzazione di libri, pubblicando oltre duecentocinquanta volumi fotografici. Ha tenuto circa trecento mostre personali in Italia e all’estero ed è presente nelle collezioni di musei e fondazioni internazionali, quali il MoMA di New York, la Bibliothèque Nationale de France e la Maison Européenne de la Photographie di Parigi. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui il World Press Photo nel 1963, il Leica Oskard Barnack Award nel 1995, il Lucie Award alla carriera nel 2008. Gianni Berengo Gardin è rappresentato dall’Agenzia Contrasto e dalla Fondazione Forma per la Fotografia. KATHY RYAN New York, USA Office Romance Istituzione Bologna Musei Museo internazionale e biblioteca della musica Strada Maggiore, 34 - Bologna Celebre direttrice del reparto fotografia presso il «New York Times Magazine», Kathy Ryan è considerata una pioniera per la sua capacità di unire fotografia artistica e fotogiornalismo sulle pagine della prestigiosa rivista. Sotto la sua direzione, il Magazine ha ricevuto numerosi riconoscimenti dedicati alla fotografia, tra cui il National Magazine Award nel 2011 e nel 2012 e si è aggiudicato due Emmy Awards per una serie di video prodotti dal reparto fotografia. Kathy Ryan ha vinto il premio Vision Award conferito dal Centre for Photography at Woodstock, il premio annuale della Royal Photographic Society per meriti eccellenti in campo fotografico e il premio alla carriera del Griffin Museum of Photography. Sotto la sapiente direzione di Ryan il «New York Time Magazine» ingaggia regolarmente i migliori fotografi del mondo, che lavorano in una vasta gamma di discipline. Ryan ha raccolto una selezione dei lavori migliori nel volume The New York Times Magazine Photographs, edito da Aperture. Una mostra itinerante delle fotografie tratte dal libro, curata in collaborazione con la stessa Ryan, è stata inaugurata presso Les Rencontres d’Arles nel 2011, per poi trasferirsi al FOAM Museum di Amsterdam e al Palau Robert di Barcellona e alla Aperture Gallery di New York. Kathy Ryan svolge anche attività di insegnamento e compare in veste di giurata in molti premi di fotografia. Nel 2012 ha tenuto la Karsh Lecture in Photography al Museum of Fine Arts di Boston. Svolge la funzione di tutor presso la School of Visual Arts. È stata tra i curatori di LOOK3, festival di fotografia di Charlottesville e tra gli organizzatori dell’edizione inaugurale del New York Photo Festival. Inoltre, ha curato mostre per il Museum of the City of New York, il FOAM Museum, il festival Cortona On The Move e la New York’s School of Visual Arts. Il nuovo libro di Ryan Office Romance raccoglie le sue foto inizialmente apparse su Instagram ed è stato pubblicato dalla casa editrice Aperture nel 2014. JASON SANGIK NOH Seul, Corea del Sud Biografia del Cancro Istituzione Bologna Musei Villa delle Rose Via Saragozza, 228/230 Jason Sangik Noh (1964) vive a Seul, in Corea del Sud, ed è un fotografo e un chirurgo. La sua opera fotografica esplora la tensione della vita e della morte nella comunità e nell’ambiente, viste dal suo posto di lavoro. Quasi tutti i suoi progetti sono basati su materiale scientifico, dati di interesse medico e chirurgico, risultati di laboratorio, fotografie di pazienti da loro stessi commissionate. Jason Sangik Noh è direttore del Dipartimento di chirurgia della struttura sanitaria Veterans Health Service Medical Centre, è direttore della Divisione di chirurgia, di oncologia chirurgica e presidente del Centro trapianti d’organo di Seul, in Corea del Sud. Lavorando sul tema del cancro, sperimenta progetti di fotografia documentaria. A oggi, ha partecipato a numerose mostre collettive; la sua prima personale, ospitata nella Artbit Gallery di Seul, è del 2008. HEIN GORNY Berlino, Germania Nuova Oggettività e Industria Genus Bononiae Museo della Storia di Bologna Via Castiglione, 8 Hein Gorny (1904-67), membro del circolo artistico Kröpcke di Hannover, diventa fotografo professionista alla fine degli anni venti. All’inizio della sua carriera si dedica al ritratto per poi sviluppare le proprie qualità fotografiche in ambiti molto diversi come la pubblicità, la moda, l’industria, il mondo degli animali, l’architettura e la fotografia sperimentale. Tra il 1925 e la fine degli anni quaranta lavora perlopiù a Hannover e Berlino facendosi apprezzare come uno dei fotografi di maggior talento e successo del suo tempo insieme ad altri due colleghi della sua cerchia, Renger-Patzsch e Umbo. Oltre a collaborare con l’artista d’avanguardia Kurt Schwitters, Gorny annovera tra i suoi committenti le maggiori aziende tedesche dell’epoca, imprese leader nel loro settore a livello internazionale, quali Bahlsen (biscotti), Pelikan (articoli di cancelleria), Blaupunkt (apparecchiature audio), Norta (carta da parati), Feldmühle (cartiere) e Rogo (calzetteria). La sua opera ha conosciuto un lungo periodo di oblio, benché fosse stata ampiamente pubblicata, per essere infine riscoperta e riproposta nel 2011. L’archivio fotografico di Hein Gorny (Hein Gorny Estate) è gestito da Marc Barbey e Collection Regard. Mostra coprodotta da Collection Regard e Foto/Industria 2015. LÉON GIMPEL Parigi, Francia Luci e Luminarie, Parigi, 1925 Museo di Palazzo Poggi SMA - Sistema Museale d’Ateneo Via Zamboni, 33 - Bologna Fotoreporter, legato da lunga collaborazione al giornale «L’illustration», Léon Gimpel (18731948), dona, alla fine della carriera, il suo archivio composto da migliaia di immagini e anche il prezioso manoscritto delle sue memorie alla Société française de photographie. Nel 2008, la stessa associazione organizza insieme al Musée d’Orsay la prima retrospettiva del grande fotografo per poi esporre a Les Rencontres d’Arles del 2014 la sua famosa serie dal titolo La guerre des gosses del 1915. Fotografo audace, pieno di inventiva e di umorismo, lavora per serie e su commissione. Léon Gimpel è senz’altro uno dei maggiori virtuosi dell’autocromia e ancora in vita viene riconosciuto come il “Maestro dell’illuminazione artificiale”. Una mostra su iniziativa di La Société française de photographie. FINALISTI CONCORSO GD4PHOTOART 2015 MAST. Via Speranza, 42 Bologna Marc Roig Blesa (1981) vive e lavora tra Amsterdam e Barcellona. Si è laureato alla Gerrit Rietveld Academie di Amsterdam dopo aver ottenuto il diploma con menzione speciale all’École Nationale Supérieure de la Photographie di Arles (Francia, 2005). Dal 2010 al 2013 Roig Blesa ha beneficiato di due borse di studio messe a disposizione dal Mondriaan Fonds di Amsterdam e destinate alla formazione di giovani artisti. La sua opera è stata presentata a livello internazionale in centri d’arte, musei e gallerie. Negli ultimi anni il suo lavoro si è sviluppato intorno al «Werker Magazine», una rivista che si occupa di fotografia e mondo del lavoro. «Questa iniziativa» spiega Marc Roig Blesa «prende le mosse dal Worker Photography Movement, un gruppo di associazioni di fotografi dilettanti che apparve in Germania negli anni Venti, sulla scia delle prime esperienze di fotografia socialista in Unione Sovietica e che in seguito si estese nel resto d’Europa, negli Stati Uniti e in Giappone. Lungi dal proporre un approccio retorico all’opera di questi fotografi, Werker si concentra sulle loro metodologie di lavoro, basate su l’auto-rappresentazione, l’autopubblicazione, l’analisi dell’immagine e i processi di apprendimento collettivo. Quali forme assume il lavoro nelle società post-fordiste? Quali rappresentazioni del lavoro si stanno producendo oggi? È possibile attivare pratiche collettive di auto-rappresentazione? A quale fine e per quale pubblico? Ogni numero della rivista è prodotto e distribuito in contesti sempre diversi e di volta in volta esplora strategie di interazione con particolari platee». Negli ultimi dieci anni, Raphaël Dallaporta (1980), che vive e lavora a Parigi, ha intrapreso un percorso fotografico assai apprezzato a livello internazionale per lo sguardo puro e rigoroso e per l’imperturbabilità. I suoi progetti di lungo respiro, che affrontano un ampio spettro di tematiche legate all’agire umano, lo hanno portato a lavorare a stretto contatto con squadre di artificieri e sminatori (in Antipersonnel), con giuristi (in Esclavage domestique), con medici legali (in Fragile) e, più di recente, con archeologi (in Ruins). L’orientamento della sua opera è stato finora quello di porre in secondo piano la qualità documentaria della fotografia in favore della sua forza simbolica. Sin dal 2011, Raphaël Dallaporta mostra un profondo interesse per le attività dell’uomo nello spazio, allo scopo di analizzare il rapporto con il progresso e la memoria. L’artista incentra la propria ricerca sulle tracce che il programma spaziale Symphonie ha lasciato sulla Terra; ne sono un esempio le antenne satellitari e i sistemi per la telecomunicazione, parcellizzati e ricondotti a un’immagine unitaria, che Dallaporta trasforma in simbolo della comunicazione ripetutamente interrotta tra gli esseri umani. Madhuban Mitra (1972) e Manas Bhattacharya (1977) risiedono a Calcutta, in India, dove collaborano in vari ambiti artistici, come la fotografia, i video, l’animazione e la scrittura. Madhuban ha studiato letteratura inglese ottenendo un Ph.D. in Studi culturali, Manas invece ha studiato cinematografia dopo aver completato la laurea magistrale in letteratura comparata. Tra le tante istituzioni, la loro opera è stata presentata alla Biennale di fotografia di Salonicco, in Grecia; all’International Photography Festival di Singapore; alla Lalit Kala Akademi di Nuova Delhi e nelle Chennai e Mumbai Art Room, in India. Nel 2011 i due artisti hanno ricevuto, in qualità di esordienti, il premio indiano Skoda Breakthrough Artist per la migliore mostra personale. «La diffusione di fotocopisterie con le loro macchine Xerox è un fenomeno assolutamente unico in India» hanno spiegato Madhuban e Manas, descrivendo la loro opera in concorso. «In questi negozietti miseri e angusti, nascosti dietro a vicoli tortuosi, in seminterrati squallidi, la vita ruota intorno al rumore incessante della macchina fotocopiatrice. Le copisterie rappresentano una micro economia in un settore sommerso e danno da vivere a migliaia di persone. La loro attività si svolge al di fuori di qualunque regolamentazione, ogni giorno decine di libri vengono fotocopiati integralmente in un solo negozio e questo fa sì che esse siano un anello indispensabile anche se invisibile nella catena dell’industria culturale». Óscar Monzón (1981) risiede a Madrid dove, nel 2003, ha fondato il Collettivo Blank Paper dando vita a diversi progetti. Nel 2006 ha vinto una borsa di studio del Ministero della cultura spagnolo per il completamento del progetto Las Puertas de París e nel 2011 è stato finalista del premio Descubrimientos de PHotoEspaña. Dopo cinque anni di lavoro, ha terminato la serie fotografica Karma, un’opera incentrata sulla relazione tra uomo e macchina, per la quale nel 2013 ha ricevuto il premio della sezione First PhotoBook di Paris Photo - Aperture Foundation. Parlando della sua opera, l’artista dice: «Il titolo Maya è un termine sanscrito che viene tradotto come illusione o irrealtà. Quando guardiamo qualcosa attraverso l’obiettivo fotografico per poi tradurlo in immagine, vediamo che gli spazi possono acquisire il senso di una scrittura scenica, le persone possono apparire come performer e le situazioni trasformarsi in autentiche messe in scena. Lasciandomi guidare da questa idea ho cominciato a lavorare scattando foto per strada, teso a ricercare l’influenza della finzione narrativa pubblicitaria sulla realtà. Allo stesso tempo ho fotografato direttamente i cartelloni e i manifesti combinandoli poi con le foto “reali” così da farli dialogare insieme … proprio come si fa giocando col boomerang». COLLEZIONE SAVINA PALMIERI Dall’album al libro fotografico L’industria italiana in 120 volumi MAST. Via Speranza, 42 - Bologna Savina Palmieri (1946) vive a Milano. Nel 1971 si laurea in Scienze Biologiche all’Università di Perugia e, dal 1971 al 2002, insegna nelle scuole medie e superiori a Milano. Nel 1984 si avvicina al mondo della fotografia collaborando con la Galleria IF-Immagine Fotografica, organizzando mostre d’autore, corsi di fotografia e costruendo una biblioteca fotografica. Dal 1990 al 2015 partecipa a manifestazioni specializzate quali Les Rencontres d’Arles, Sifest di Savignano, Photo Show proponendo libri esauriti e di difficile reperibilità per la divulgazione della fotografia d’autore italiana. Nel 2004 crea Obiettivolibri, libreria on-line e studio bibliografico con una specializzazione in libri di fotografia rari e fuori catalogo. Nel 2008 inizia la raccolta di libri, cataloghi, monografie sull’industria italiana per evidenziare il lavoro dei fotografi che più efficacemente hanno collaborato con le imprese, utilizzando il mezzo fotografico come strumento di ricerca documentaria, storica, ambientale ed estetica. A seguito della chiusura dei grandi insediamenti produttivi, sviluppa interesse verso l’archeologia industriale, occasione per un progetto di ricerca dove analisi dello spazio e recupero della memoria vanno di pari passo. Nel 2010 produce un catalogo di 99 libri, Industria italiana nell’immagine fotografica, che comprende libri aziendali e volumi celebrativi sulla storia e la vita delle industrie italiane in via di estinzione o di trasformazione, con l’intento di documentare come è cambiato il mondo del lavoro.