Comunicazione
e consumi multimediali
dei giovani in Calabria
(PRIN 2005)
Unità di Ricerca - Università della Calabria
Giovani e Consumo Culturale
Questo è il titolo del Programma di Ricerca Scientifica di
Rilevante Interesse Nazionale (PRIN 2005), cofinanziato
dal MIUR e coordinato dal Prof. Natale Ammaturo
(Università di Salerno).
Al progetto hanno partecipato quattro Unità di ricerca:
• Università di Salerno (Responsabile: Prof. Natale
Ammaturo).
• Università “Suor Orsola Benincasa” di Napoli
(Responsabile: Prof.ssa Ornella De Sanctis).
• Università di Lecce (Responsabile: Prof. Carlo Gelosi)
• Università della Calabria (Responsabile: Prof.ssa
Giovannella Greco).
Comunicazione e Consumi Multimediali
dei Giovani in Calabria
Questo è il titolo del progetto dell’Unità di
ricerca dell’Università della Calabria.
Unità di ricerca - Università della Calabria
• Giovannella Greco (Responsabile Scientifico): Prof.
Straordinario SPS/08 - Docente di Sociologia delle
comunicazioni di massa B, Sociologia dei media A, Media
Education B.
• Maria Francesca Amendola: Psicologa e psicoterapeuta,
Dirigente A.S. 4 - Cosenza.
• Walter Belmonte: Assegnista di ricerca SPS/08 - Docente di
Teoria e tecniche dei media, Sociologia delle comunicazioni di
massa A.
• Enrico De Santo: Cultore della materia SPS/08 - Docente di
Sociologia dell’educazione, Media Education A.
• Giuliana Esposito: Cultore della materia SPS/08 - Dottoranda
di ricerca.
• Simona Perfetti: Ricercatore M-PED/01, Docente di
Psicopedagogia del linguaggio e della comunicazione.
• Rosario Ponziano: Cultore della materia SPS/08 - Docente di
Sociologia della musica, Sociologia dei media B.
Presupposti teorici della ricerca
Uno degli aspetti cruciali, che caratterizzano la
società occidentale contemporanea, consiste nel
graduale e inarrestabile passaggio dall’esperienza
diretta delle cose alla loro rappresentazione.
L’avvento, lo sviluppo e la crescente
pervasività dei media hanno fortemente
contribuito a determinare questo passaggio, che
tende ad allargare a dismisura lo spettro
esperienziale di ciascuno, sia pure in una
dimensione sempre più virtuale (1) .
Fatto sta che, a stretto contatto con le molteplici
sollecitazioni derivanti da un ricco e diversificato
universo multimediale, i giovani crescono oggi in
un ambiente del tutto inedito, nel quale
sperimentano esperienze mai conosciute prima.
(1) Piromallo Gambardella A., Le sfide della comunicazione, Laterza, Roma-Bari 2001.
Oltre a ciò, al sistema verticale delle
disuguaglianze sociali è venuto progressivamente
sostituendosi un sistema orizzontale di ambiti di
vita, variamente privilegiati, cui si può
contemporaneamente partecipare.
Il crescere della differenziazione - non solo e non
tanto strutturale (come moltiplicazione degli
ambiti sociali) quanto, piuttosto, simbolica (come
moltiplicazione dei codici e dei modelli culturali
di riferimento) - ha fatto emergere una pluralità di
raggruppamenti
sociali
(trasversali
alle
tradizionali variabili socio-economiche), che si
basano su una condivisione di stili di vita cui si
può aderire spontaneamente.
Alla progressiva sperimentazione, da parte
dell’individuo, di un inedito senso di libertà si associa
un
graduale
sgretolamento
delle
certezze,
conseguente alla scomparsa di centri forti di
identificazione e appartenenza sociale.
Questo passaggio dal prevalere di legami forti al
prevalere di legami deboli trova, oggi, la sua
espressione più emblematica nel sistema dei consumi
il quale, da linguaggio della differenziazione sociale,
si è progressivamente trasformato in linguaggio di
una pluralità di diversi modi di approcciare la
complessità sociale e collocarvisi, con una
conseguente degerarchizzazione dei modelli di
consumo, nessuno dei quali appare migliore e,
dunque, preferibile ad un altro (1) .
(1) P. Parmiggiani, “Pratiche di consumo e riconoscimento sociale: consumatori alla ricerca di
sé”, in E. Di Nallo, P. Guidicini, La Rosa M. (a cura di), Identità e appartenenza nella società
della globalizzazione, Franco Angeli, Milano 2004, pp. 53-76.
Grazie alle maggiori opportunità di scelta offerte da
una continua e inarrestabile offerta multimediale,
nell’attualità si può osservare una molteplicità di stili
di consumo dai quali l’individuo entra ed esce a
seconda dei momenti e delle occasioni, e rispetto ai
quali non mette mai in atto una identificazione totale.
L’emergere di una dimensione edonistica e di un
nuovo sentimento tribale ha dato vita ad una etica
dell’estetica (1), che individua la matrice del legame
sociale nella comune fruizione di prodotti mediali,
nella condivisione di stili di consumo e di peculiari
codici espressivi, che appaiono costitutivamente
provvisori e revocabili.
(1) M. Maffesoli, Nel vuoto delle apparenze. Per un’etica dell’estetica, Garzanti, Milano
1993.
Oggetto, ipotesi e obiettivi della ricerca
Utilizzando la lente dei consumi multimediali, la
ricerca ha esplorato le forme di comunicazione che
caratterizzano
l’universo
giovanile,
e
più
specificamente quello degli adoloscenti tra i 15 e i 18
anni, e dei giovani tra i 21 e i 24 anni, ovvero:
studenti della scuola media superiore e studenti
universitari.
Ipotizzando l’emergere, in questo universo, di una
tendenza verso forme di comunicazione mediata, la
ricerca ha perseguito i seguenti obiettivi:
1. Individuare i prodotti mediali o i media cult
capaci di annodare i fili delle molteplici ed
eterogenee esperienze giovanili, esprimendone la
cultura, il gusto, lo stile.
2. Accertare la presenza, tra gli adolescenti, di una
maggiore propensione ad esplorare e sperimentare in
maniera più flessibile l’offerta multimediale e, tra i
giovani, di una dieta meno variabile e più definita.
3. Verificare una tendenza di cambiamento nelle
pratiche di consumo giovanile, a svantaggio dei
tradizionali media di massa.
Fasi della ricerca
Il disegno della ricerca si è articolato in due fasi:
• Nella prima fase, sulla base dei risultati scientifici più
recenti sul rapporto tra giovani e media nel nostro
Paese (1), è stata elaborata la griglia da utilizzare
nella conduzione dei focus group e, al fine di
verificarne l’efficacia, sono stati condotti 7 focus
group con studenti universitari, reclutati tra gli iscritti
ad alcuni corsi laurea triennale e specialistica della
Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università della
Calabria.
I focus group, composti da 6 soggetti ciascuno, sono
stati realizzati presso il Dipartimento di Scienze
dell’Educazione.
(1) Indagine Iard (2003); Giovani & Media. Terzo Rapporto Censis sulla Comunicazione in
Italia, Franco Angeli, Milano 2004; I media che vorrei. Quarto Rapporto Censis sulla
Comunicazione in Italia, Franco Angeli, Milano 2005.
•
Nella seconda fase, sono stati realizzati 6 focus
group, di cui: 3 con studenti delle scuole
superiori e 3 con studenti universitari.
Ogni gruppo è stato composto in modo da
rappresentare equamente la tipologia dei corsi di
studi frequentati dai giovani calabresi:
1. Tra gli studenti della scuola media superiore, residenti
rispettivamente nelle province di Catanzaro, Cosenza e Reggio
Calabria, sono stati selezionati 3 gruppi, ciascuno dei quali
costituito da 6 partecipanti di età compresa tra i 15 e i 18 anni.
Relativamente ad ogni provincia, è stato selezionato 1 gruppo
costituito da 2 studenti che frequentano i licei, 2 gli istituti
tecnico-commerciali e 2 gli istituti professionali, di cui 1 M e 1
F residenti rispettivamente nell’area urbana e suburbana.
2. Tra gli studenti dell’Università della Calabria, provenienti
rispettivamente dalle province di Catanzaro, Cosenza e Reggio
Calabria, sono stati selezionati 3 gruppi, ciascuno dei quali
costituito da 6 di partecipanti di età compresa tra i 21 e i 24
anni. Relativamente ad ogni provincia, è stato selezionato 1
gruppo costituito da 2 studenti che frequentano corsi di studi
umanistici, 2 corsi di studi sociali e 2 corsi di studi scientifici,
di cui 1 M e 1 F che abitano rispettivamente in famiglia e in
alloggio universitario.
Metodologia della ricerca
La ricerca, volta a privilegiare l’esplorazione,
l’approfondimento e la scoperta di nuovi nessi e
significati rispetto alla verifica e alla
generalizzabilità dei risultati, si è avvalsa
dell’esclusivo uso di metodi qualitativi quali i
focus group.
Sulla base di criteri coerenti con gli obiettivi della
ricerca, la selezione dei gruppi ha seguito un
campionamento a “scelta ragionata”, optando nel
reclutamento
dei
partecipanti
per
il
coinvolgimento di “gruppi naturali” (studenti di
scuola media superiore e studenti universitari).
Ogni focus group è stato condotto, attraverso
l’ausilio di un sistema di audioregistrazione e alla
presenza di un osservatore, da un moderatore il
quale si è servito di una griglia semistrutturata,
composta da una lista di temi da trattare pensati
come domande “contenitori” il cui grado di
esplicitazione è legato alla specifica situazione
interattiva che si è venuta a creare all’interno di
ogni singolo gruppo.
Sulla base delle verifiche effettuate sul campo, è
stata elaborata la seguente griglia di conduzione dei
focus group:
1. Avvio
• Spiegazione del compito che si svolgerà insieme
• Presentazione del tema della discussione
• Invito alla libera espressione della propria
opinione
• Consegna delle associazioni libere
• Presentazione di ciascun partecipante (incluso il
moderatore)
Durata della fase: 5 minuti
2. I media
• La società contemporanea è caratterizzata dalla
presenza di una molteplicità di media, tradizionali e
nuovi (nominarli…), con i quali vi trovate ad
interagire.
• Fra tutti questi strumenti, quali sono quelli che
utilizzate abitualmente?
• Quali sono le motivazioni che v’inducono al
consumo? E quali le aspettative?
• Quali media percepite come a voi più vicini e quali
come a voi più lontani?
• Qual è il medium che preferite più di tutti gli altri? E
quali emozioni vi suscita l’utilizzo di questo
strumento?
Durata della fase: 10 minuti
3. La musica
• Nell’arco della giornata, quanto tempo dedicate
all’ascolto della musica? In quali momenti della
giornata è per voi consueto ascoltare musica?
Attraverso quali strumenti? E con quali modalità (da
soli, in compagnia, in un luogo a voi familiare, in
qualsiasi luogo…)?
• Cosa provate quando ascoltate musica? Se vi
chiedessi di definire con una parola l’importanza che
ha per voi l’ascolto della musica, quale utilizzereste?
• L’ascolto della musica dal vivo è per voi una pratica
abituale? Quali sono i luoghi in cui più
frequentemente ascoltate musica dal vivo (pub, teatro,
piazza, stadio…)? Solitamente, frequentate questi
luoghi da soli o in compagnia?
• Cosa provate quando ascoltate musica dal vivo? Se vi
chiedessi di definire con una parola l’importanza che
ha per voi l’ascolto della musica dal vivo, quale
utilizzereste?
• Quale genere musicale preferite? E qual è il vostro
artista o gruppo preferito?
• Frequentate corsi di musica? Cantate o suonate
qualche strumento? Fate parte di una band? Vi esibite
in pubblico?
• Cosa provate quando cantate o suonate? Se vi
chiedessi di definire con una parola l’importanza che
ha per voi la pratica della musica, quale utilizzereste?
Durata della fase: 15 minuti
4. Gli altri
• Chi sono i vostri amici (amici d’infanzia, compagni di
scuola, colleghi di università, vicini di casa,
compaesani…)?
• Come trascorrete il tempo con loro? Di cosa parlate?
• Esistono motivi di contrasto tra di voi? Per quali motivi
avvengono?
• Come definireste il rapporto con loro?
• Fate parte di qualche associazione? Di quale tipo (ludica,
culturale,
sociale,
religiosa,
sportiva,
politica,
volontariato…)?
• Chi è il/la vostro/a partner (compagno/a di scuola, collega
di università, vicino/a di casa, compaesano/a…)?
• Come trascorrete il tempo con lui/lei? Di cosa parlate?
• Esistono motivi di contrasto tra di voi? Per quali motivi
avvengono?
• Come definireste il rapporto con lui/lei?
• Dialogate con i vostri genitori? Di quali argomenti?
Come trascorrete il tempo con loro?
• Esistono motivi di contrasto tra di voi? Per quali
motivi avvengono?
• Come definireste il rapporto con loro?
• Dialogate con i vostri insegnanti/docenti? Di quali
argomenti?
• Esistono motivi di contrasto tra di voi? Per quali
motivi avvengono?
• Come definireste il rapporto con loro?
Durata della fase: 15 minuti
5. La comunicazione
• Preferite comunicare “faccia a faccia” o mediante
qualche strumento (cellulare, sms, e-mail, chat…)?
Per quali ragioni?
• Quali differenze riscontrate tra la comunicazione
diretta e quella mediata?
• Quali difficoltà incontrate nell’una e nell’altra forma
di comunicazione? E quali vantaggi?
• Quali emozioni provate quando comunicate “faccia a
faccia”? E quali quando comunicate attraverso
qualche strumento?
Durata della fase: 10 minuti
6. Commiato
• Ringraziamenti
• Eventuali commenti da parte dei partecipanti
• Saluti
Durata della fase: 5 minuti
Analisi dei dati
Nella fase di analisi dei dati, si è optato per la
trascrizione integrale delle registrazioni
effettuate durante lo svolgimento dei focus
group, così da consentire al gruppo di ricerca
una base di analisi il più possibile dettagliata
ed esaustiva. Questa scelta ha consentito di
elaborare la seguente griglia di analisi dei
risultati:
1. I media
•
•
•
•
•
Strumenti
Motivazioni
Aspettative
Preferenze
Emozioni
2. La musica
2.1. Ascolto
•
•
•
•
•
•
Tempi
Luoghi
Modalità
Strumenti
Emozioni
Parola chiave
2.2. Ascolto live
•
•
•
•
•
Tempi
Luoghi
Modalità
Emozioni
Parola chiave
2.3. Pratica
• Modalità
• Emozioni
• Parola chiave
2.4. Genere/Artista/Gruppo
• Genere
• Artista
• Gruppo
3. Gli altri
3.1. Amici
•
•
•
•
•
•
Chi sono
Attività
Dialogo
Contrasti
Parola chiave
Associazione
3.2. Partner
•
•
•
•
•
Chi è
Attività
Dialogo
Contrasti
Parola chiave
3.3. Genitori
•
•
•
•
Dialogo
Attività
Contrasti
Parola chiave
3.4. Insegnanti/docenti
• Dialogo
• Contrasti
• Parola chiave
• 4. La comunicazione
•
•
•
•
Preferenze
Motivazioni
Differenze
Emozioni
Risultati della ricerca
Entrando nel merito delle tendenze emergenti dalla
ricerca, si possono avanzare le seguenti
considerazioni relative ai singoli temi dibattuti nei
focus group:
I media
I dati più recenti del nostro Paese in tema di
“comunicazione e media” mettono in luce che, negli
ultimi anni, «c’è stato un notevole passo in avanti dei
multimediali, che erano il 46,6% del totale nel
2002… e sono diventati il 53% nel 2006. Un risultato
importante, raggiunto in particolare grazie all’apporto
delle fasce più giovani e più istruite della
popolazione» (1).
(1) CENSIS, (2006), 40° Rapporto annuale sulla situazione sociale del Paese, p. 145.
I risultati della ricerca condotta in Calabria, nel
confermare questo dato, evidenziano anche che i
consumi multimediali di giovani e adolescenti
presentano
caratteristiche
di
immediatezza,
leggerezza, velocità, superficialità cui, tuttavia, si
accompagnano il bisogno di coinvolgimento emotivo
e di approfondimento, e la ricerca di soggetti
autorevoli cui fare riferimento.
Si può, inoltre, osservare che il contesto generale
d’impiego dei media da parte degli adolescenti appare
più esteso di quello dei giovani; ma, in entrambi i
casi, si registra una maggiore propensione all’uso con
funzione di svago e una minore propensione verso i
media a stampa.
Più in generale, si registra che l’universo preso
in considerazione è affollato dalla presenza di
una grande quantità di media.
Secondo l’ordine proposto dai soggetti
coinvolti nella ricerca, televisione, cellulare,
internet e radio sono quelli più frequentemente
nominati.
In minor misura, compaiono anche giornali,
computer, mp3, libri, lettori cd/dvd.
Sono questi gli strumenti abituali della loro
dieta multimediale.
È interessante osservare, tuttavia, che
l’indicazione del medium preferito interviene a
modificare l’ordine sopra evidenziato nel
seguente modo: internet, cellulare, radio e
televisione.
Una possibile spiegazione di questa apparente
incongruenza risiede nel fatto che adolescenti e
giovani tendono a diffidare dei mezzi di
comunicazione “di massa”, pur essendone
grandi consumatori, perché vi associano
prevalentemente una dimensione funzionale e
modellizzante.
Nei confronti della televisione, ad esempio,
mostrano un atteggiamento critico, sostenendo
di non guardare i “programmi spazzatura” e di
non essere vittime inconsapevoli dei talk show
di Maria De Filippi.
Tuttavia,
considerato
l’alto
livello
d’informazione che dimostrano di avere su tali
programmi, nonché il gusto che manifestano
nel parlarne, si ha l’impressione che essi ne
facciano un alto consumo, solo che provano
imbarazzo a dichiararlo esplicitamente, per
timore di essere giudicati.
Diverso è il discorso per un altro strumento di
comunicazione di massa, la radio, molto
amata, oltre che molto usata dai giovani
perché percepita come uno specchio in cui
riflettersi, tanto a livello linguistico quanto a
livello emotivo; non a caso, la sua
programmazione si basa prevalentemente sulla
musica che, per loro, rappresenta un contenuto
ad alto valore esistenziale e sociale.
Per quanto riguarda invece i nuovi media, in
particolare internet e telefono cellulare, le
motivazioni che inducono all’uso appaiono
differenti.
Nel caso di internet, definito da qualcuno “una
finestra sul mondo”, si passa dalla
comunicazione e dalla socialità (posta
elettronica, chat, forum, messenger) alla
conoscenza (ricerca, studio, lavoro) o, più in
generale, si sottolinea la possibilità di scaricare
musica, film, ed avere più visioni.
Occorre precisare, tuttavia, che se molti sono
certi delle possibilità offerte da internet, una
parte consistente sembra nutrire nei suoi
confronti forti perplessità: infatti, alcuni
tendono ad individuare in questo strumento la
sintesi ideale tra i media che consentono di
sviluppare relazioni alla pari e quelli che
permettono l’accesso alle conoscenze e alle
informazioni, peraltro in modo immediato e
completo, altri invece tendono a considerarlo
come uno strumento invasivo nei cui infiniti
meandri ci si può perdere.
Nel caso del cellulare, che come dichiara qualcuno è
ormai diventato “una dipendenza”, si esalta la
capacità di comunicare in modo diretto ed immediato,
il suo essere uno strumento che consente, sempre e
comunque, la relazione con gli altri (amici, famiglia,
persone considerate vitali), soprattutto mediante lo
scambio di SMS.
Dietro l’uso degli SMS, la cui motivazione prevalente
sembra essere di tipo economico («un SMS costa
poco»), si cela in realtà ben altro: molto spesso,
infatti, i messaggi vengono utilizzati per esprimere –
come alcuni affermano – ciò che non riescono a dire
quando sono l’uno di fronte all’altro.
Si ha pertanto l’impressione che la possibilità di
raggiungersi in qualsiasi momento tenda a ridurre la
capacità di mettersi in gioco nella relazione con gli
altri.
Riepilogando, l’impiego dei media da parte di giovani
e adolescenti appare caratterizzato, oltre che dalla
valutazione che essi danno della valenza
comunicativa dei singoli strumenti, anche dalla
differente percezione soggettiva del rapporto che
intrattengono con tali strumenti: infatti, mentre la
relazione con la televisione appare spesso subita, o
comunque non scelta, quella con cellulare e internet è
vissuta in maniera entusiastica, come una opportunità
di estendere il proprio corpo oltre i limiti della
fisicità.
Più in generale, le esigenze in base alle quali
scelgono di relazionarsi ad uno strumento piuttosto
che ad un altro sono profondamente diverse e, di
norma, le motivazioni dell’uso dei nuovi media
risiedono nella relazionalità, mentre quelle relative ai
media tradizionali nell’intrattenimento.
Questa differenza si riflette anche sul piano delle
emozioni legate all’uso dello strumento preferito.
Paradossalmente, forse, ma non troppo, le
emozioni vissute tendono a spostarsi più sul
versante dei media non relazionali.
In ogni caso, l’emozione, di per sé
intersoggettiva, sembra essere vissuta dai giovani
in una dimensione introspettiva, perché, quando
sono in relazione diretta con l’altro, essi non sono
capaci di esprimere i sentimenti che provano:
l’emozione, se c’è, è vissuta dentro di sé ma non
manifestata.
Forse è questa la ragione che lega il loro mondo
interiore alla musica, veicolo costante di
mediazione tra sé ed il mondo.
La musica
Una considerazione preliminare in merito al rapporto
che i giovani intrattengono con la musica è che la
maggior parte delle osservazioni su questo tema si
riferiscono prevalentemente all’ascolto piuttosto che
alla pratica musicale, che risulta essere scarsamente
presente tra i soggetti coinvolti nella ricerca.
Ciò premesso, il consumo abituale di musica risulta
molto alto e avviene attraverso vari strumenti;
nell’ordine proposto: lettore mp3, computer e radio
sono più utilizzati rispetto a tv, stereo, autoradio,
internet, lettore Cd e cellulare.
Quanto alle preferenze musicali, non vanno ad un
genere o ad un artista/gruppo particolare, ma
sembrano essere difformi, come lo è la cultura “a
mosaico” in cui sono immerse le giovani generazioni.
Fra i generi citati (rock, musica leggera, musica
italiana, house, hip hop, jazz, ecc.), tutti appartenenti
all’ambito variegato della popular music, si può
sottolineare che, pur non essendovi un grosso scarto,
quello che gode di maggiori consensi è il rock, nato –
guarda caso – proprio «in concomitanza con la
scoperta sociale dei giovani» (1).
(1) Ponziano R., (2007), “Rock e identità giovanile”, In-formazione. Studi e ricerche su
giovani, media e formazione, n. 2, p. 33.
L’interesse verso questo genere musicale
«rimane costante in tutte le generazioni
giovanili che si sono susseguite dal secondo
dopoguerra ad oggi» (1); pertanto, seppur con
motivazioni diverse rispetto al passato, e con
un’accentuata frammentazione di stili, «il rock
appare quanto mai vivo nell’interesse che i
giovani… nutrono nei suoi confronti, quasi a
conferma del fatto che questa musica continua
a dare luogo a forme d’identità e di
comunicazione delle proprie esperienze ed
emozioni» (2).
(1) Ponziano R., (2007), op. cit., p. 33.
(2) Ivi, p. 34.
In ogni caso, qualunque sia lo strumento
utilizzato nell’ascolto e qualunque sia il genere
o l’artista preferito, la musica sembra essere
per loro, innanzi tutto, libertà: «poter essere
come si vuole e non come si deve essere»,
«poter essere al di là di qualsiasi vincolo».
Essa è percepita come un linguaggio capace di
esprime desideri, sogni, stati d’animo: una
sorta di «diario dell’anima» sul quale scrivere
le proprie emozioni e, al tempo stesso, una
«isola felice» nella quale ritrovarsi, un tramite
comunicativo con l’altro che «sta di fronte» o
«alberga in me».
In alcuni casi, l’ascolto di musica induce una
sensazione di rilassamento e di compagnia («distoglie
dai pensieri, rilassa, accompagna qualsiasi attività»),
mentre in altri sollecita il movimento corporeo,
l’euforia e ristabilisce un equilibrio interiore
rigenerante o energetico («ti fa scatenare», «quando
ascolto musica punk, sono euforica e mi diverto»).
Ciò lascia intendere che il rapporto dei giovani con la
musica si configura come una sorta di viaggio
interiore, di percorso emotivo legato alla dimensione
privata della persona.
È come se i giovani avessero delegato all’ascolto
della musica il gravoso compito di scandire il loro
tempo interiore: la musica come qualcuno di loro
afferma – «esprime stati d’animo, dà voce a quello
che hai dentro». Ciò che emerge è il bisogno di
“staccare la spina” dalla vita quotidiana per rifugiarsi
in un altro mondo.
La ricorrenza di alcune espressioni quali, ad
esempio, «mi rilassa, sono nel mio mondo», «mi
rilassa, stacco la spina, mi scopro ad
immaginare», «mi rilassa, mi stacco dai miei
pensieri», «o mi rilassa o mi scarica»
problematizza il modo in cui i giovani
percepiscono il rapporto con se stessi e,
soprattutto, con l’ambiente circostante e con gli
altri, nel senso che le emozioni suscitate
dall’ascolto musicale sembrano non trovare
riscontro sul piano relazionale.
Ciò induce ad ipotizzare che essi vivano il
rapporto con l’altro più come un bisogno che
nasce da una mancanza, che non come un
incontro emotivo vero.
Sarà, forse, per questa ragione che le emozioni
provate nell’ascolto della musica live appaiono
legate più alla condivisione di una medesima
passione che non ad un vivere insieme – o,
meglio, condividere – quel tempo interiore
scandito dall’ascolto solitario della musica.
In questo caso, le espressioni ricorrenti sono:
«ci sono persone insieme a te, condividi la
musica con chi non conosci», «è bello
condividere la stessa sensazione», «pensiamo
di avere la stessa passione comune», «ci si
ritrova in gruppo, si è più caricati, ci si diverte
di più».
La musica dal vivo diventa, in qualche modo,
“pretesto” per vivere una esperienza comune; e
non tutto ciò che pertiene alla condivisione di
emozioni, in questo ambito, è legato all’evento
musicale, poiché entrano in gioco anche altri
fattori quali, ad esempio, il viaggio, l’attesa, il
ritorno dal concerto: tutti momenti di uno
“stare insieme” che si esaurisce non appena
quella esperienza (il concerto) giunge a
compimento.
Può tornare utile, a questo punto, aprire una
breve parentesi sul tema delle emozioni.
L’emozione presuppone la presenza
dell’altro, è un rivolgersi all’altro.
In cosa consiste questo movimento verso
l’altro? Cosa significa condividere emozioni?
Forse, il senso dell’altro è solo desiderio di una
mancanza.
È diverso emozionarsi quando si è da soli con
se stessi e quando si è con gli altri, ma in cosa
consiste questa differenza? E perché per i
giovani è così importante emozionarsi in
compagnia del gruppo dei pari?
Avere la percezione che in un dato contesto si
stanno consumando delle emozioni (che poi
finiscono), ognuno a modo proprio, dà l’idea
di una gioventù veloce, che consuma in fretta,
che non si accontenta mai di niente ma che ha
bisogno, proprio per questo, di provare
emozioni forti, sia pure fugaci, transitorie,
provvisorie, revocabili (che si possono vivere
con chiunque), che ha bisogno di credere che
sta vivendo qualcosa d’importante, anche
quando importante non è, quando tutto finisce
lì.
È una immedesimazione nel gruppo che non si
ha e in una comunità che non c’è.
Tutto questo, consumato in un evento che
come pochi riesce a dare questa percezione, ci
fa sostenere che la musica, oltre che viaggio
introspettivo, è collante dell’interazione col
gruppo dei pari.
Ma è davvero collante?
Ciò che muove l’attuale generazione giovanile
è la ricerca di luoghi comuni (virtuali o no che
siano), e esperienze comuni (mediate o no che
siano).
L’emozione è un sentire soggettivo che presuppone la
presenza dell’altro, che può essere vissuto solo in uno
spazio d’intersoggettività (sia pure solo immaginato).
Ciò appare evidente anche nei pochi giovani che
hanno dichiarato di fare musica, per i quali l’altro è
colui che dice «sei vivo e non sei solo» offrendo,
così, un riconoscimento non solo della propria
esistenza ma di quello che uno è e sta creando.
L’atto creativo, che è un atto profondamente
comunicativo, ha in sé l’altro; e chi fa musica si
rivolge, sempre, a qualcuno: persino un artista non
può fare a meno di ammettere l’importanza dell’altro
nel suo atto creativo, che è sempre un atto “dedicato”.
Gli altri
Quest’area tematica riguarda le relazioni dei
giovani con amici, partner, genitori e
insegnanti/docenti.
Nei confronti dell’amicizia emerge un
sentimento di disincanto, derivante dalla
consapevolezza che sono poche le persone
delle quali ci si può fidare: «ho soltanto due
vere amiche con cui condivido tutto, con gli
altri c’è il rispetto ma non mi fido»;
«conoscenze ne ho molte ma amici
pochissimi», «quelli veri sono pochi e
selezionati»; «i veri amici sono quelli con cui
riesci a stare in silenzio o a parlare di tutto».
Netta appare la distinzione tra amici e conoscenti.
Alquanto diffusa è la tendenza a considerare «amici
veri» solo quelli d’infanzia, mentre le conoscenze
universitarie appaiono – come essi stessi affermano –
«a convenienza».
Tale tendenza, tuttavia, appare in contraddizione con
una visione dell’amicizia slegata dai concetti di
necessità e utilità: la vera amicizia «non si dimostra
solo al momento del bisogno», ma «è condivisione»,
«stare insieme nella quotidianità».
L’impressione che se ne ricava è che i giovani non si
affannano a trovare qualcosa di meglio sul piano
relazione, nel senso che, forse, avendo tante altre cose
a loro disposizione, diventa faticoso andare alla
ricerca di relazioni profonde, intense, in una parola:
impegnative; piuttosto, preferiscono lamentarsi della
scarsità di vere amicizie.
Eppure, nostante si registri una forte selezione,
indotta probabilmente da una diffidenza
precocemente acquisita, l’amicizia sembra
rimanere un fatto centrale in questa fase della
vita, a giudicare dal modo in cui giovani e
adolescenti definiscono il rapporto amicale:
«intenso»,
«meraviglioso»,
«fantastico»,
«bellissimo»,
«eccezionale»,
«perfetto»,
«essenziale»,
«immancabile»,
«importantissimo».
Viceversa, nei confronti dell’amore si registrano
parole così tiepide da fare ipotizzare una minore
rilevanza del rapporto con il partner.
Anche in questo ambito, ricorrente appare il dato
della scarsità, nella duplice accezione che sono pochi
i giovani accoppiati e altrettanto pochi quelli che
considerano importante avere un partner.
Non sappiamo se questo dipenda dal consumo di
alcune pratiche oggi possibili e consentite anche fuori
dal rapporto di coppia o dal pragmatismo,
dall’immediatezza, dalla minore problematicità legata
alle relazioni amorose.
Ciò che rileviamo è che la relazione con il partner
sembra essere percepita come un aspetto marginale
della loro vita e vissuta più sotto il profilo conviviale
che non compiutamente relazionale, tanto che tra le
attività svolte insieme emergono: «organizzare viaggi,
gite con gli amici», «facciamo un giro in macchina»,
«andiamo in discoteca».
Nonostante tutti i limiti legati al cambiamento
della struttura e dei ruoli familiari, ciò che appare
fortemente presente come punto di riferimento
ideale, se non reale, è la famiglia, rispetto alla
quale emergono da parte dei giovani aspettative di
stabilità, sicurezza, continuità, orientamento.
Fermo restando la presenza materna che, sia pure
con sempre maggiori difficoltà, continua a
sobbarcarsi l’onere della cura dei figli, persino la
consapevolezza dell’assenza paterna non sembra
scalfire nei giovani la convinzione che solo dalla
famiglia possa provenire una qualche forma di
rassicurazione; anche quando evidente appare la
discrepanza tra le loro aspettative e la realtà.
In altre parole, i giovani desidererebbero
trovare nei loro genitori un punto di
riferimento costante ma, spesso, non è così:
• o perché, lavorando entrambi fuori casa, non
hanno molto tempo da dedicare ai figli;
• o perché c’è una mancanza di confidenza e
complicità e, in questo caso, la loro funzione di
cura sembra limitarsi al controllo;
• o perché sembrano non aver superato, essi
stessi, la soglia dell’adolescenza.
Quanto al rapporto con insegnanti/docenti,
emerge il bisogno di una guida che non c’è, o
c’è sempre meno, e la caduta complessiva di
autorevolezza della formazione.
I giovani denunciano una mancanza di dialogo,
definito del tutto assente o limitato alla sfera
formativa: «non c’è rapporto», «un rapporto
molto didattico, una semplice trasmissione del
sapere»; e individuano tra i principali motivi di
contrasto una richiesta eccessiva d’impegno
nello studio.
Essi, inoltre, percepiscono il rapporto con i
docenti universitari come più distante e
formale di quello che avevano con i loro
insegnanti e, sottolineandone l’impronta
cattedratica, ritengono che distanza e formalità
si attenuino solo nei «rari casi» in cui il
docente riesce a trasferire la passione verso il
suo lavoro.
In ogni caso, ciò che emerge è l’esigenza di un
contatto più diretto e di una maggiore
confidenza.
La comunicazione
Per i giovani la comunicazione tende a
configurarsi, oltre che come uno scambio tra
pari, come un flusso discontinuo che si attiva
solo nel momento in cui si realizza una
connessione, e i cui contenuti non sono
predeterminati ma generati, via via, dalle
persone che si mettono in relazione.
Ad essere sottolineata è, soprattutto, la
dimensione soggettiva, emotiva ed affettiva
che viene a crearsi.
In tale prospettiva, lo strumento che meglio
risponde a questi requisiti è il telefono cellulare,
ritenuto l’unico vero mezzo di comunicazione, in
quanto permette di estendere la comunicazione
“faccia a faccia” al di là dei limiti spaziotemporali connessi alla fisicità della propria
persona.
Il telefonino, infatti, è percepito dai giovani come
un prolungamento della propria persona mediante
il quale si può comunicare “qui ed ora” con
chiunque e, se i telefonini sono graditi da tutti, è
perché a tutti danno l’impressione di essere al
servizio di chi li usa senza sottrarre tempo,
energie e risorse (cognitive ed emotive) a chi
l’impiega.
Pur tendendo ad utilizzare prevalentemente
forme di comunicazione mediata, essi
dichiarano di preferire la comunicazione
“faccia a faccia”, in quanto consente un
contatto più completo e autentico con gli altri.
Tuttavia, considerato il largo utilizzo del
telefono cellulare, la dichiarata preferenza di
un contatto diretto sembra incarnare più un
bisogno o un desiderio che non una esperienza
comunicativa concretamente vissuta.
Tanto più, se sono in gioco i sentimenti.
Ciò che, infatti, essi temono di più è la
destabilizzazione, e niente destabilizza come il
provare emozioni che non si sanno gestire.
In cerca di conferme, temono la disconferma
dell’altro, perciò tendono a preservarsi, a non mettersi
in gioco, a non rischiare in prima persona.
Non a caso, le emozioni di cui parlano rispecchiano
da una parte momenti vissuti in solitudine come nel
caso della musica, e dall’altra una forte esigenza di
“incontrare l’altro” che però si traduce in una
“mancanza” e nel desiderio di un “altrove”, che i
giovani non riescono a trovare, forse perché, come
qualcuno ha affermato, «le emozioni… fanno paura
perché ti fanno diventare un’altra persona».
Considerazioni conclusive
I giovani coinvolti nella ricerca danno l’impressione
di non soffermarsi a riflettere più di tanto su ciò che
hanno di fronte e, men che meno, sulle passioni, forse
perché disorientati da troppi stimoli; un
atteggiamento, questo, che sembra tradursi in una
mancanza di approfondimento.
Il dato che emerge non è tanto quello della
frammentazione,
dell’insicurezza,
del
disorientamento, che pure c’è, quanto quello di una
mancata definizione di sé; e questa indefinitezza,
sparsa in mille rivoli, induce ad ipotizzare che
l’attuale generazione giovanile si configuri come una
“generazione dell’indefinito”.
Dai risultati della ricerca tende a delinearsi una
ipotesi di lettura della comunicazione
giovanile che, in attesa di ulteriori conferme o
smentite, può essere formulata nel seguente
modo:
di fronte alle crescenti difficoltà della
comunicazione “faccia a faccia”, lo spazio
protetto della comunicazione mediata consente
a giovani e adolescenti di comunicare senza
rischiare in prima persona, senza mettersi in
gioco nella relazione con gli altri.
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