Il coleottero killer nei frutteti delle valli GU1M SGABELLI CLES - Molta carne al fuoco alla giornata tecnica «La frutticoltura delle valli del Noce» che ha vissutoa in un auditorium stracolmo la 15 edizione. Un'iniziativa promossa dalla Fondazione Mach, che ogni anno con gli esperti del «Centro trasferimento tecnologico» propone aggiornamenti su problematiche, nuove tecniche ed altro. Le maggiori novità sono state la nuova mela «Evelina» (ne riferiamo a fianco) ed un approfondimento sulla «Carta dei suoli», che ha visto tecnici impegnati dal 2006 al 2011 per realizzare nelle valli del Noce una mappa nata grazie a 1.100 trivellazioni eseguite con trivella manuale da 120 centimetri, e numerosi scavi, che hanno consentito di studiare 22 profili pedologici, con prelievo di 692 campioni di superficie e di profondità per le analisi di laboratorio. Uno studio - hanno spiegato i tecnici Giacomo Sartori, Gianluca Giuliani, Manuela Schgraf fer e Fabrizio Dolzani - che trae spunto dagli «Orientamenti strategici comunitari», volti a razionalizzare le risorse. La «carta», recentemente presentata a Cles, consente di conoscere le caratteristiche specifiche di ogni terreno e quindi di sapere quale tipo di coltivazione vi si addica. Se una varietà chiede molta acqua (esempio banale ma comprensibile da tutti) inutile coltivarla dove il terreno ha scarsa umidità naturale, dovendo ricorrere a più frequenti irrigazioni. Grande attenzione anche per la relazione sul bostrice del melo, stesa da Andrea Branz, Cristina Defant e Cristina Salvador!: grazie a postazioni e trappole sono stati individuate 4 varietà di questo coleottero dannoso, che si mette in volo precocemente: a marzo bastano pochi giorni con temperature sopra i 15 gradi per vederlo in azione. Un anno fa i «bostrici» avevano destato preoccupazione tra i frutticoitori: le femmine depositano le uova sulle piante, e tra marzo e giugno i loro pargoletti scavano delle belle gallerie all'interno della pianta, con quanto ne consegue. Inutili i trattamenti con normali prodotti insetticidi; il rimedio più efficace è la cattura con trappole ad alcol. La lotta a questi insetti, con trappole ad alcol, sarà sperimentata in un'area di 20 ettari nel comune di Nanno. Stando in tema di magagne, non è mancata la presentazione di un monitoraggio scopazzi, presentato da Fabrizio Dolzani: grazie ad estirpazioni e rinnovo impianti il fitoplasma è molto meno presente, ma continua ad interessare i portainnesti medi e forte (franco), che occupano ancora il 16% della superficie coltivata a melo; su questi portainnesti si registrano punte di scopazzi anche del 30%, mentre sugli M9 si è a livelli minimi. Parlando di golden, i numeri spiegano la recessione degli scopazzi: erano al 4% una decina d'anni fa, ora sono diminuiti allo 0,23%. Delle esperienze biologiche condotte da «Biolago» e «Bioluc», realtà rispettivamente realizzate a Vervò e Denno, hanno trattato Stefano Bott, Mario Springhetti e Roberto Torresani, mentre Matteo de Concini e Piergiorgio lanes hanno trattato di coperture antigrandine. A volte cedono: in occasione della forte grandinata di agosto 2011, una quindicina di impianti hanno «ceduto» causando la distruzione dei frutteti. «E spesso», è stato spiegato, «questo accade per banali errori in fase di ancoraggio dei pali di sostegno». La novità. Inoltre la nuova varietà produce mele della misura più gradita al mercato Evelina baie Golden: migliore per amidi, durezza e acidità CLES - «Riteniamo che la varietà Evelina possa essere un'ottima alternativa alla Golden, soprattutto in media ed alta Val di Non, ma può essere coltivata anche in bassa valle, purché in frutteto con buona esposizione». Lo afferma Maurizio Chini, che assieme ai colleghi tecnici Gianluca Giuliani e Luigi "Motti ha elaborato la relazione sulla nuova varietà che da quest'anno sarà coltivata in esclusiva da Melinda. «Si tratta di una mutazione di pinova», spiega il tecnico, «una varietà che già da tempo viene coltivata, nel territorio di Melinda, anche se diffusa su una superficie di soli 7-8 ettari, per una produzione di circa 350 tonnellate». Ma mentre «Pinova» può essere coltivata altrove, «Evelina» lo sarà solo da Melinda, che ha l'esclusiva per produzione e commercializzazione di questa varietà coltivata col metodo integrato; le sole «Eveline» che si potranno trovare sul mercato saranno quelle coltivate biologicamente. «Non si hanno ancora i dati relativi a quante piante saranno messe a dimora quest'anno», dichiara Chini. «L'obiettivo dichiarato è comunque quello di partire da 28-30 ettari di questa varietà, per arrivare, nel giro di 4-5 anni, a 200 ettari. Evelina può «fornire» 65-70 tonnellate di mele ad ettaro; tra l'altro con minori costi rispetto ad altre varietà, essendo poco sensibile alla ticchiolatura, e richiedendo quindi un minor numero di trattamenti antiparassitari, soprattutto nel periodo estivo. Tra i vantaggi di Evelina, nata dall'incrocio tra «Clivia» e «Golden» da cui è nata «Pinova», poi evolutasi in «Pinova roho 3615», e divenuta infine «Evelina», quello di non essere una «cicciona». Rispetto alle Golden, Evelina produce una percentuale maggiore di mele di pezzatura 70-75 e 75-80, quelle più richieste dal mercato; mentre nella «80+», mela di notevoli dimensioni che il mercato non apprezza granché, Evelina si mantiene molto al di sotto della Golden; per questa varietà tradizionale gli 80+ sono quasi il 50%, per «Evelina» solo il 25%. Ed ancora: Evelina batte la Golden per amidi, durezza, acidità. «Evelina» non è owimente immune da problematiche fitosanitarei: le maggiori sono l'iodio ed i marciumi d conservazione. Ma i pregi superano i difetti.