frutticoltura
Una alternativa alla monocoltura incentrata sul melo
REINTRODURRE IL PERO
NEI FRUTTETI
DI FONDOVALLE
Gli aspetti positivi della proposta, suffragati
dai risultati ottenuti da prove in corso a Maso
delle Parti, potrebbero prevalere su quelli negativi
in aziende di medio-grandi dimensioni,
nelle quali sussistano i presupposti climatici
e di terreno illustrati nel testo
Alberto Dorigoni
Fig. 1: Astoni ben ramificati di William all’impianto (2001)
Introduzione
La coltura del pero nelle zone
di fondovalle ha rappresentato per la frutticoltura trentina
una realtà di tutto rispetto fino
agli anni Settanta circa. In seguito si è assistito ad un progressivo ridimensionamento in
favore del melo, in particolare
di Golden Delicious. Le cause
di questo abbandono sono da
una parte di ordine tecnico, in
particolare dovuti alla difficoltà di contenere la psilla, parassita tipico del pero. Dall’altra,
l’alta vocazione per Golden, il
positivo andamento del mercato del melo negli anni Settanta e Ottanta, e più recentemente del vino, hanno fatto
progressivamente perdere l’interesse per la coltura del pero.
Inoltre era allora abbastanza
diffusa la convinzione che la
specializzazione fosse la carta vincente da giocare. Tutto
ciò ha fatto si che un po’ alla
volta nelle aree di fondovalle
del Trentino ci si dimenticasse
di tutto ciò che non era melo
o vite. Al contrario, i frutticoltori dell’Emilia-Romagna si interessavano sempre più al pero e abbandonavano Golden
senza però perdere la “cultura” del melo, che ancor oggi
riveste un notevole interesse,
anche se limitato alle varietà
di recente introduzione, come Fuji e Pink Lady, idonee
alle zone di pianura. Risultato:
oggi quando si parla di frutticoltura si intende solo melo
in Trentino e prevalentemente pero in Emilia e in Veneto,
dove però esistono anche numerose aziende miste, a pero,
melo e pesco.
Il contesto si sta nuovamente evolvendo nell’ultimo decennio: la frequente sovrap-
produzione di mele ha fatto
lievitare gli standard richiesti
dal mercato e ha posto seri interrogativi sulla vocazionalità
non solo delle aree frutticole
padane, ma anche del fondovalle trentino, per quanto riguarda la coltivazione di Golden Delicious, che oggi resiste
solidamente solo nell’ambiente collinare, dove estrinseca
al massimo tutte le sue qualità. Pertanto, anche a fronte di una tecnica ineccepibile,
capace di far produrre 6-700
quintali ad ettaro di Golden di
buona pezzatura, i margini di
guadagno si sono assottigliati enormemente e le prospettive della pianura sono quelle di ridurre drasticamente la
percentuale di questa varietà. Anche il mercato della promettente Gala mostra segni di
stanchezza, ad indicare che si
sta approssimando al massimo
del suo potenziale di espansione. E i problemi agronomi-
Terra Trentina
Istituto Agrario di San Michele all’Adige (IASMA). Centro Sperimentale
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frutticoltura
periodo primaverile. La somministrazione di urea fogliare
in post-raccolta è una pratica
consolidata come per il melo che permette di indirizzare l’azoto agli organi fiorali,
in una forma utilizzabile nella
primavera successiva. È importante ricordare che, a differenza del melo, questa specie deve avere una sufficiente
vigoria per produrre frutta di
qualità.
Terra Trentina
Fig. 2: Conference/MC alla terza foglia (2003)
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ci della coltivazione di Fuji sono sotto gli occhi di tutti.
Alle difficoltà di mercato si devono inoltre aggiungere i problemi di gestione di aziende
mono o bivarietali che concentrano la raccolta in un periodo ridotto, di tre-quattro
settimane, in un contesto sociale che si avvantaggerebbe
di un calendario più ampio,
anche in considerazione del
maggior ricorso a manodopera extra-comunitaria.
Ma la strada imboccata della superspecializzazione ci ha
fatto perdere di vista tutte le
altre possibili alternative, una
delle quali è senza dubbio
rappresentata dal pero.
La coltura del pero dal punto di vista tecnico si è nel frattempo evoluta in modo molto rapido, ed è oggi in grado
di fornire potenziali produttivi di poco inferiori al melo
sia in termini di precocità che
di produttività. Ne è conferma l’attuale tipo di impianto
moderno di pereto, a partire
da piante preformate analogamente al melo, con circa
3000 piante per ettaro. Anche
nel campo dei portinnesti disponiamo oggi di una discreta
gamma capace di soddisfare
diversi fabbisogni di terreno e
di densità di impianto.
Vediamo quali argomentazioni possono da una parte spingere, dall’altra scoraggiare un
frutticoltore a introdurre il pero nella sua azienda.
Le principali differenze
nella coltivazione rispetto al melo
Esigenze pedoclimatiche
Il pero è specie più esigente del melo e richiede terreni
profondi e fertili, clima sufficientemente caldo e ottima
disponibilità idrica, condizioni più frequenti in pianura o
nel fondovalle. Inoltre è più
sensibile del melo alla presenza del calcare attivo, che
dovrebbe mantenersi al di
sotto del 12%. Dal momento
che fiorisce circa 2 settimane
prima del melo, la presenza
dell’irrigazione antibrina risulta essere una condizione
quasi essenziale nel nostro
ambiente.
Concimazione
Di conseguenza anche dal
punto di vista della nutrizione il pero ha maggiore necessità del melo per quanto riguarda l’azoto e il ferro e si
avvantaggia di apporti frazionati di questi elementi nel
Difesa
Nell’ambiente Trentino si è
osservato che una linea poco diversa da quella adottata per il melo risulta efficace
nel controllo delle principali
avversità, ticchiolatura, carpocapsa e ricamatori, che sono
comuni ad entrambe le specie. Per la minore sensibilità a ticchiolatura si impiegano prodotti preventivi più che
curativi. Risulta consigliabile
e meno costoso un maggiore uso di ditiocarbammati rispetto al dithianon per l’effetto secondario sull’alternaria,
una temibile malattia fungina
che peraltro in Trentino trova
un ambiente poco idoneo. La
psilla, che allo stadio di neanide produce abbondante melata e sporca i frutti, è ancor oggi il parassita più fastidioso di
questa coltura e richiede numerosi lavaggi con tensioattivi
a fine primavera in attesa dell’arrivo dei predatori naturali,
gli antocoridi, che esercitano
un ottimo controllo nel periodo estivo. Occorre perciò evitare l’uso di insetticidi dannosi per gli antocoridi. Alcuni
trattamenti in tarda primavera a base di fosetil alluminio
sono necessari per prevenire
il problema della gemma secca, causato da Pseudomonas
syringae, che porta alla perdita di un numero considerevole di gemme a fiore nell’anno
successivo.
Tab. 1: Caratteristiche vegeto/produttive di alcune cultivar di pero
Cultivar
Portinnesto
(e intermedio)
Sezione del
tronco (cm2)
Altezza
(m) *
Rese per
pianta (kg)**
Rese per
ettaro (q)**
Peso medio
frutti (g)
William
BA29 (Butirra Hardy)
27.3
3.6
56.0
1515
229
Kaiser
BA29 (Butirra Hardy)
35.7
3.7
20.8
563
292
Conference
Sydo
36.8
3.6
54.2
1464
204
Conference
MC
22.3
2.8
41.6
1124
172
* valori riferiti alla terza foglia (2003)
** valori cumulati nei 6 anni della prova (2001-2006)
Aspetti a favore dell’introduzione del pero
le tecniche di produzione
moderne non si discostano
molto da quelle del melo;
di conseguenza le aziende non devono modificare radicalmente l’indirizzo
colturale né attrezzarsi con
nuovi macchinari;
sospendere la coltivazione
del melo comporta dei benefici connessi con la rotazione delle colture in caso
di stanchezza da reimpianto;
migliore gestione della raccolta in quanto il calenda-
rio di maturazione delle
varietà di pero è leggermente più precoce e quindi complementare a quello
del melo; anche la potatura può essere cominciata
prima che sul melo, a caduta foglie, già nel mese di
novembre;
il pero non è suscettibile alla fitoplasmosi degli
scopazzi ed è anche meno
sensibile a ticchiolatura del
melo;
a differenza del melo, la
coltura del pero non ha
raggiunto estensioni tali, in
Italia e in Europa da dover
parlare di eccedenze croniche e di conseguenza il
prezzo delle pere si mantiene, pur con oscillazioni,
su livelli superiori a quelli delle mele di fondovalle
specialmente negli anni di
forte crisi del mercato frutticolo in generale;
migliore
ammortamento
delle macchine per la raccolta (carri, piattaforme);
diversificazione del rischio.
Aspetti a sfavore dell’introduzione del pero:
necessità di condizioni pedoclimatiche favorevoli e
maggior rischio di gelate
primaverili;
maggiori esigenze in termini di nutrizione e concimazione, specialmente per
l’azoto e il ferro nel caso
del portinnesto MC, sensibile alla clorosi;
mancanza di un portinnesto analogo ad M9 del melo
e problemi legati alla disaffinità tra cultivar e portin-
Terra Trentina
Allevamento e potatura
Le piante di pero oggi in commercio sono molto simili a
quelle di melo per dimensioni
e numero di rami anticipati e
i moderni impianti di entrambe le specie si avvantaggiano
degli stessi sesti e delle stesse
operazioni anche se è consigliabile non tenere il portinnesto troppo fuori suolo. Quando arrivano in produzione,
alcune varietà, come Kaiser e
William vanno potate in modo
abbastanza simile al melo, con
potatura lunga, mentre Conference e ancor più Abate richiedono un deciso raccorciamento dei rami sulle gemme
a fiore per favorire l’allegagione. La forma di allevamento più comune è il fusetto, ma
anche la tecnica del biasse risulta particolarmente interessante, vista anche la carenza
di portinnesti deboli.
Fig. 3: William alla terza foglia (2003)
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frutticoltura
Fig. 4: William biasse alla terza foglia (2006)
Terra Trentina
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nesto, specialmente per il
portinnesto debole MC;
minore precocità nell’entrata in produzione rispetto al melo e produzioni
più contenute;
interventi di potatura di
produzione piuttosto specifici in funzione della varietà;
necessità di controlli estivi
molto frequenti per il contenimento della psilla nei
periodi critici, dato che i
lavaggi hanno efficacia limitata nel tempo;
sensibilità al colpo di fuoco batterico;
possibile carenza al momento di canali di commercializzazione specifici
per questa coltura dovuti
alla mancanza di una massa critica di prodotto.
Quali varietà per il Trentino
In primo luogo va ricordata
William, varietà storica per
la nostra Regione e in particolare per la val d’Adige. Ha
duplice attitudine, sia per il
consumo fresco che per la
trasformazione in succhi e distillati. È in calo in Emila Romagna, nelle zone tipiche del
pero, per i prezzi di mercato non competitivi rispetto ad
altre cultivar, che negli ultimi
anni si aggira su 0,25 euro/
kg per l’industria e 0,30-0,35
euro/kg per il consumo fresco. Interessante per noi perché simile al melo in quanto a precocità, produttività e
tecnica di allevamento e potatura, si raccoglie entro metà agosto quindi poco prima
di Gala. La raccolta estiva e
il fatto di garantire un certo
reddito anche come prodotto da industria ne rendono
meno importante la protezione dalla grandine. Scarsamente affine al cotogno diretto, necessita di portinnesto
BA29 con intermedio di Butirra Hardy.
Conference è precoce e produttiva. Anche se risponde discretamente al diradamento
chimico con NAA o con benziladenina, richiede comunque diradamento manuale per
raggiungere dimensione idonea dei frutti. Se la pezzatura è buona, oltre i 65mm, raggiunge prezzi interessanti, tra
0,35 e 0,40 euro/kg È tendenzialmente da preferire il portinnesto Sydo, piuttosto vigoroso e più lento ad entrare in
produzione rispetto a MC, ma
poco esigente per quanto riguarda il terreno e la sensibilità alla clorosi e capace di produrre frutti di ottima qualità.
Matura poco dopo William,
quindi all’incirca col secondo
stacco di Gala.
Kaiser è un’altra varietà di pero presente già in passato in
val d’Adige e in Trentino Alto
Adige. Più lenta delle altre ad
entrare in produzione, è tuttora valida per i nostri ambienti
e ben apprezzata dal mercato,
con un prezzo al frutticoltore intorno a 0,40-0,45 euro/
kg. Richiede potatura lunga,
molto simile al melo. Analogamente a William, Kaiser si
avvantaggia dell’intermedio
e del portinnesto BA29 per
la scarsa affinità con il cotogno diretto. Come maturazione si colloca nel periodo delle
Red Delicious, appena prima
di Golden.
Abate, nonostante il prezzo decisamente stimolante, compreso tra 0,50 e 0,60
euro/kg è troppo esigente e
diversa dal melo nella tecnica colturale per destare interesse ai nostri frutticoltori.
Le prove sul pero
a Maso delle Part
Nel 1991 era stata iniziata nell’azienda di Mezzolombardo,
in val d’Adige, una prima sperimentazione di campo sull’adattabilità delle principali
cultivar di pero con un sesto
estensivo di 800 piante per ettaro, interrotta precocemente
già nel 1994. I risultati molto
deludenti in termini di produttività, inferiore a 50 quintali per ettaro cumulati nel quadriennio, erano dovuti oltre
che al sesto di impianto largo,
alla combinazione di innesto su una selezione di franco, l’OHF 333, che allora sembrava promettente, ma che in
seguito si è dimostrata fallimentare, tanto da non essere oggi più reperibile presso
i vivaisti. I successivi impianti di pero sono stati eseguiti
nell’azienda sperimentale dieci anni dopo, nella primavera
2001. Il materiale di partenza,
di ottima qualità (Fig. 1) è stato piantato a 3,7 x 1,0m, corrispondente a 2700 piante per
ettaro.
Le piante sono in generale
cresciute in modo rigoglioso
ed hanno riempito il sesto a
loro disposizione già al terzo
anno (Tab. 1, Fig. 2). Nel caso di Kaiser è stato necessario
un intervento di potatura delle radici nel 2006 per contenere la dimensione degli alberi,
mentre Conference su MC, è
risultata la più debole.
William e Conference si sono
distinti per la buona precocità nell’entrare in produzione
(Fig. 3). Le rese per ettaro cumulate nei 6 anni sono infatti paragonabili a quelle di una
varietà di melo di media produttività (Tab. 1). Kaiser invece, che era partita nel 2001
con materiale di impianto poco ramificato, è entrata in produzione solo al terzo-quarto
anno.
Per quanto riguarda il portinnesto, per William e Kaiser la
combinazione BA29 e intermedio Butirra Hardy sono risultati affini e adatti.
Per Conference, il cotogno
MC, debole e molto produttivo già nei primi anni, si è di-
fatti/previsioni
Sono 140 i vigneti coinvolti nella stagione 2006 nel progetto “Il Maso” che
ha come scopo la
produzione di una
linea di vini di eccellente qualità. Nel
2006 erano 126. Gli
ettari di vigneto se-
guiti dai tecnici di
Cavit, cui fa capo il
progetto, sono 80 e i
viticoltori chiamati a
seguire il protocollo
di coltivazione fissato dagli esperti sono 130. Il ventaglio
delle varietà presenti nei vigneti sele-
mostrato un portinnesto molto produttivo ma allo stesso
tempo “difficile”, perché le
piante si sono indebolite eccessivamente quando la carica al terzo anno è stata di poco superiore ai valori ottimali.
Il portinnesto Sydo è risultato
interessante, sempre su Conference, per la dimensione
dei frutti maggiore rispetto a
MC e per la buona rusticità,
che ha consentito di superare
in produttività nei sei anni lo
stesso cotogno MC.
Interessanti risultati si prospettano anche nell’impianto realizzato nel 2004 con del materiale biasse di Conference
e di William: quest’ultima, alla terza foglia, ha prodotto nel
2006 55 frutti per pianta per
un totale di 11 kg (Fig. 4).
In conclusione si può ritenere
da queste prime indicazioni in
val d’Adige che tecnicamente
il pero è proponibile in alcune realtà trentine. Gli aspetti positivi potrebbero prevalere su quelli negativi nelle
aziende di una certa dimensione che abbiano innanzitutto i requisiti pedoclimatici, e
dove una buona imprenditorialità apprezza i benefici tecnici ed economici legati all’interruzione della monocoltura
di più delle maggiori esigenze di questa specie.
zionati comprende
l’intera gamma di vitigni che rientra nella DOC TRENTINO,
esclusi Traminer e
Lagrein. La produzione massima ottenuta a ettaro è stata
di 95 quintali per i
vitigni a frutto bian-
co e di 82 quintali per quelli a frutto
rosso. Le uve sono
state vinificate presso le cantine sociali delle varie zone rispettando uno
schema predisposto
dai consulenti di Cavit.
Terra Trentina
Cultivar da specialisti, poco
produttiva e fortemente alternante, matura poco prima
di Red Delicious. Nel nostro
ambiente non sono interessanti neppure le cultivar estive come Carmen, Santa Maria, Guyot, ecc., per le quali
un posticipo nella maturazione di una settimana rispetto
ad altre zone più precoci penalizza molto il prezzo realizzabile dal frutticoltore.
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