Università Ca’ Foscari di Venezia SCUOLA DI SPECIALIZZAZIONE PER L’INSEGNAMENTO SECONDARIO- IX CICLO Tesi di Specializzazione INDIRIZZO ARTE E DISEGNO classe di abilitazione A061 Storia dell’Arte “Le Tecniche Pittoriche fra Medioevo e Primo Rinascimento. Proposta per un Modulo Didattico per la Classe III dell’Istituto d’Arte ” Specializzanda: Dott.ssa Francesca Corso Matricola: R10961 Relatore: Prof. Carlo Di Raco A.A. 2008-2009 Indice 1. Introduzione. Tema e motivazione della proposta 4 1.1 La Storia delle tecniche artistiche nella Storia dell’arte 4 1.2 La motivazione nella motivazione 5 2. Destinatari 6 2.1 La sperimentazione Michelangelo 6 2.2 L’indirizzo “Rilievo e Catalogazione” 7 2. 3 Discipline e piano orario del corso sperimentale 8 3. Discipline coinvolte 9 3.1 Raccordi interdisciplianari 10 3.2 Discipline che partecipano al modulo 10 4. Prerequisiti 11 5. Obiettivi 12 5.1 Obiettivi disciplinari 12 5.2 Obiettivi formativi 12 6. Inserimento curricolare 13 7. Metodologie 13 7.1 La didattica tradizionale : la lezione frontale 13 7.2 La didattica attiva : il laboratorio 14 7.3 L’uscita didattica 16 8. Materiali, Strumenti e Mezzi 18 8.1 Strumenti didattici multimediali 18 8.2 Schede operative, approfondimenti e bibliografia per il laboratorio 19 8.3 Esercizi di “riordino dei saperi” 20 8.4 I materiali per il laboratorio di Rilievo pittorico: un’ipotesi 21 9. Fasi operative 21 10. Sintesi dei contenuti 24 10.1 Le lezioni introduttive 24 10.2 Il laboratorio 25 11. Modalità di verifica 38 2 12. Conclusioni 39 Bibliografia e sitologia 41 13.1 Indicazioni per il docente 41 13.1 Indicazioni per l’allievo 43 15. Allegati 44 Allegato 1. Presentazione Powerpoint “L’affresco. La tecnica dal Medioevo al Primo Rinascimento” I Allegato 2. Presentazione Powerpoint “Dalla tempera all’olio. Le tecniche esecutive dei dipinti su tavola dal Medioevo al Primo Rinascimento” XXI Allegato 3. Presentazione Powerpoint “Attività di laboratorio. Le indagini sulle opere e il confronto con le fonti. Istruzioni operative” XLIII Allegato 4. Scheda operativa per l’uscita didattica LII Allegato 5. Schede di approfondimento: le fonti sulle tecniche artistiche LV Allegato 6. Traccia per la verifica scritta LX Allegato 7. Immagine della schermata del blog didattico 3 LXV 1. Introduzione. Tema e motivazione della proposta 1.1 La Storia delle tecniche artistiche nella Storia dell’arte Si può definire tecnica artistica tutto ciò che concorre alla costituzione fisica dell’opera d’arte cioè l’insieme delle scelte, dei mezzi e dei processi con cui l’artista trasforma l’immagine in oggetto. Essa è parte integrante della storia dell’arte, strumento interpretativo imprescindibile dall’indagine propriamente teorica, sebbene si tenda a distinguere i due elementi in settori non comunicanti. L’analisi delle metodologie e delle sperimentazioni di volta in volta operate dagli artisti contribuisce ad una più completa conoscenza dell’ambito culturale di provenienza, oltre ad essere spesso risolutiva nei casi di datazione ed attribuzione dubbie. Non solo: le sempre più avanzate metodologie a disposizione dei restauratori mettono in luce la struttura dell’opera, dalla sua genesi fino al completamento attraverso le varie fasi di costruzione, di ripensamento o pentimento, esplicitando il processo creativo dell’artista e mostrandone il comportamento. Lo studio delle tecniche assume dunque valenza critica, oltre che conservativa. La formazione dell’artista e le modalità di trasmissione del sapere tecnico hanno subito nei secoli cambiamenti radicali e coinvolto soggetti diversi. Il legame con la materia, la capacità di fabbricare gli strumenti di lavoro e di saper trattare i supporti sono stati a lungo una necessità per tutti coloro che, prima nelle botteghe poi nelle accademie, intraprendevano la professione artistica, particolarmente nel campo della pittura. Ricettari, libri di bottega, trattati rappresentano per chi studia la storia dell’arte e per chi si occupa di restauro, conservazione e catalogazione una fonte importantissima di quel sapere. Le informazioni restituiteci da tali documenti assieme ai risultati dell’osservazione ravvicinata (compiuta più spesso in occasione di restauri) sono gli strumenti di cui si avvalgono diverse le professionalità citate per ricostruire l’effettiva prassi ideativo-esecutiva dell’opera d’arte del passato. Il nodo concettuale del modulo consiste proprio nell’introduzione degli allievi a questo settore di indagine, proponendo un percorso didattico interdisciplinare, mirato all’acquisizione di competenze operative specifiche. Come lo studio della storia delle tecniche artistiche partecipa alla lettura dell’opera d’arte? Qual è stato il ruolo della tecnica nella produzione delle opere e quale parte ha avuto nella cultura degli artisti? Come si elaborava, si apprendeva, si scambiava e si tramandava il sapere tecnico? Qual è stato il rapporto tra teoria e pratica dell’arte? Domande di questo genere costituiscono il presupposto del percorso didattico. 4 1.2 La motivazione nella motivazione La proposta e l’elaborazione del modulo nascono dalla mia esperienza di tirocinio effettuata presso l’Istituto d’Arte G. Sello di Udine, dove ho effettivamente preparato e attuato una serie di interventi circoscritti inerenti proprio alle tecniche artistiche. Potrà sembrare inconsueta la scelta di approfondire una tematica simile in un indirizzo di studi così caratterizzato da una dimensione pratica e materiale dell’arte. Proprio perché il curricolo degli allievi riserva ampio spazio alla discipline di carattere laboratoriale già a partire dal biennio, può accadere che l’insegnamento della storia dell’arte trascuri di occuparsi compiutamente dell’aspetto tecnico delle opere, nella convinzione che tali temi vengano trattati dalle altre materie. In realtà, una piccola inchiesta tra gli alunni che ho seguito durante il tirocinio sulla loro pratica di tecniche pittoriche, ha rivelato che questa si concentra sulle prassi e i materiali del periodo moderno/contemporaneo: raramente (e solo nelle ultime classi) gli allievi si cimentano, per esempio, con la tempera all’uovo. La prima intenzione del progetto è perciò quella di dare contenuti sufficientemente approfonditi sulle tecniche pittoriche in uso nel periodo medievale, tardo medievale e del primo rinascimento. Tali conoscenze risultano un bagaglio necessario soprattutto in questo particolare indirizzo di studi che, più di altri, prevede un approccio ai temi della conservazione, del restauro e della catalogazione dei Beni Cutlurali. In ogni caso il modulo non si limita a fornire nozioni (competenze dichiarative) ma, soprattutto attraverso l’attività laboratoriale, vuole dare agli allievi competenze di tipo procedurale. In particolare, gli incontri in cui è prevista la loro partecipazione diretta mirano a fornire: • l’introduzione alla metodologia di ricerca impiegata dalla storia delle tecniche artistiche (nel caso del laboratorio di Storia dell’arte) • la capacità di riconoscere e riprodurre, seppur in maniera basilare, le tecniche studiate (nel momento dell’uscita didattica e del laboratorio di Rilievo pittorico). La curiosità dimostrata dagli alunni incontrati durante il tirocinio, soprattutto per gli aspetti più pratici della prassi artistica dell’epoca considerata, mi ha fornito lo stimolo per il progetto. Il modulo didattico è stato dunque concepito nella convinzione che un approfondimento sulle tecniche artistiche soddisfi un interesse specifico degli alunni e che possa dunque incidere sulla loro motivazione ad apprendere. Secondo le teorie cognitiviste più recenti costruire un ambiente che stimola gli studenti anziché annoiarli, dando spazio ad attività che li riguardano da vicino, può favorire l’instaurarsi di un orientamento di padronanza 1. 1 L. MASON, Psicologia dell’apprendimento e dell’istruzione, Bologna 2006, p.111 5 2. Destinatari Il modulo didattico è pensato per una terza classe di un Istituto d’arte con Sperimentazione Michelangelo e con indirizzo Rilievo e Catalogazione, composta da 16 alunni. Come ho già evidenziato nella parte introduttiva, l’ideazione e lo sviluppo del progetto nasce dall’esperienza di tirocinio effettuata 2 ed è perciò strettamente connessa alle specificità del progetto formativo dell’istituto scolastico in cui mi sono trovata ad operare, alle attività didattiche osservate, alle riflessioni con gli alunni, i docenti e le diverse professionalità con cui ho avuto modo di lavorare. Nell’elaborazione di questo intervento ho tentato in ogni caso di creare una traccia operativa applicabile ad una classe terza di un qualsiasi altro Istituto d’arte del Paese, composta da studenti dello stesso indirizzo di studi, con caratteristiche analoghe. L’approfondimento della storia delle tecniche artistiche antiche ha per questo particolare curricolo una peculiare valenza e molteplici connessioni interdisciplinari (vedi paragrafo relativo). 2.1 La sperimentazione Michelangelo Il progetto nasce dall’esigenza di ridefinire, in termini didatticamente e culturalmente innovativi, l’intera esperienza formativa degli istituti secondari di istruzione artistica in Italia (Istituti d’Arte e Licei Artistici). Punta allo sviluppo di capacità linguistiche, logiche, progettuali e di autoaggiornamento, più che allo sviluppo di conoscenze specifiche. Attua un processo formativo svincolato dalla tradizionale professionalità artigianale e in grado di costruire la base di un indirizzo artistico più consono alle esigenze moderne, in particolare alla prosecuzione degli studi. I primi due anni di corso sono pressoché comuni e servono a completare il processo formativo iniziato nella scuola media inferiore: il primo anno completa il percorso della scuola dell’obbligo e prepara, insieme al secondo, ad affrontare, con gli strumenti adeguati, lo studio, più impegnativo e specifico, proprio del triennio. Alla fine del biennio iniziano i percorsi d’indirizzo specifico triennali nei quali diventa prevalente la preparazione specifica d’indirizzo. Le discipline di studio si collocano in tre aree: area di base (umanistica e scientifica), area caratterizzante, area di indirizzo. Le discipline dell’area di base e dell’area caratterizzante concorrono alla costituzione di un patrimonio culturale comune; le discipline dell’area di indirizzo connotano le varie specificità artistico-professionali. 2 Devo precisare che, nel tirocinio, la classe terza che ho seguito era una “classe articolata”, formata cioè da alunni di diversi indirizzi (Rilievo e Catalogazione e Grafica). Per il modulo che ho progettato qui ho preferito riferirmi ad una “classe monosezione” interamente composta da alunni dell’indirizzo Rilievo e Catalogazione, ritenendo tale indirizzo di studi il destinatario ideale per il progetto. 6 Il corso sperimentale “Michelangelo” prevede tre aree di studi artistici riferiti specificamente all’Area Compositiva, all’Area della Comunicazione Visiva, all’Area dei Beni Culturali. Ciascuna delle tre aree prevede uno o più indirizzi3. 2.2 L’indirizzo “Rilievo e Catalogazione” Il corso di “Rilievo e catalogazione” è espressamente finalizzato a dare agli allievi una professionalità di carattere teorico-pratico nel settore del rilievo e catalogazione dei beni culturali e a fornire, al contempo, una specifica preparazione di base per il proseguimento degli studi specifici. Esso è concepito come un itinerario formativo peculiare che soddisfa nuove prospettive dell’operare in campo artistico e mira alla costruzione di una professionalità aperta ad ogni aspetto artistico-culturale, in rapporto dialettico fra passato e presente. Per rispondere a queste esigenze, l’indirizzo presenta un piano di studi ampio e articolato, caratterizzato dalla presenza di discipline comuni linguistico-umanistico–scientifiche, strettamente connesse con materie caratterizzanti e con quelle di indirizzo. Al termine del percorso, il diplomato dell’indirizzo ha acquisito le capacità di: • riconoscere, analizzare e classificare diversi tipi di opere artistico-storiche, evidenziandone anche lo stato di conservazione; • individuare le metodologie, le tecniche di intervento, i quadri normativi che presiedono alla conservazione, al recupero, alla riqualificazione dell’oggetto artistico-storico; • utilizzare le abilità grafico-progettuali come mezzo di indagine dei beni artistico-storici. 3 Solo a titolo esemplificativo cito gli indirizzi attivati all’Istituto d’Arte Sello di Udine con la relativa area di studio. I corsi sono: “Architettura ed Arredo”, “Moda e costume”, “Disegno industriale” (area Compositiva); “Grafica”, “Immagine fotografica, filmica e televisiva” (area della Comunicazione Visiva); “Rilievo e catalogazione” (area dei Beni Culturali). 7 2. 3 Discipline e piano orario del corso sperimentale Riporto il piano orario settimanale delle classi dell’indirizzo sperimentale sottolineando le discipline relative al curricolo della classe III: AREE DISCIPLINE DEL PIANO DI STUDI UMANISTICA SCIENTIFICA CARATTERIZZANTE D’INDIRIZZO BIENNIO I II III IV V Religione 1 1 1 1 1 Italiano 5 5 3 3 3 Storia 2 2 2 2 2 Filosofia - - 2 2 2 Lingua straniera (inglese) 3 3 3 3 3 Diritto ed Economia 2 2 - - - Matematica e Informatica 4 4 - - - Matematica - - 3 3 3 Fisica - - 2 2 2 Scienze della Terra 3 - - - - Biologia - 3 - - - Chimica e laboratorio tecnologico - - 3 3 - Educazione fisica 2 2 2 2 2 Storia dell’arte 3 3 3 3 3 Discipline geometriche 4 4 - - - Discipline plastiche 4 4 - - - Discipline pittoriche 4 4 - - - Esercitazioni di laboratorio 3 3 - - - 1) Area compositiva - - 16 16 19 2) Area della comunicazione visiva - - 16 16 19 3) Area dei beni culturali (❊) - - 16 16 19 40 40 40 40 40 TOTALE MONTE ORE (❊) 3) Area dei beni culturali: INDIRIZZO discipline TRIENNIO RILIEVO E CATALOGAZIONE ore cl. III Geometria Descrittiva 6 Catalogazione 4 Rilievo Architettonico (°) 2 Rilievo Plastico (°) 2 Rilievo Pittorico (°) 2 (°)Le tre materie sono a carattere laboratoriale 8 3. Discipline coinvolte L’acquisizione delle cosiddette competenze trasversali, assieme a quelle disciplinari e a quelle esistenziali, è parte fondamentale del profilo formativo dello studente. Le nuove tendenze pedagogiche (ed anche le recenti direttive ministeriali) propongono il “superamento di una visione separatista, individualistica e riduzionista della trasmissione del sapere” poiché “i processi di istruzione vanno ricompresi e riplasmati all’interno di un processo di cooperazione intellettuale” 4. Per trasmettere la trasversalità e per attuare le emergenti indicazioni della pedagogia è importante che la scuola promuova la modalità di lavoro in team degli insegnanti, puntando sulla combinazione di strategie didattiche come la multidisciplinarità, la pluridisciplinarità, l’interdisciplinarità, la transdisciplinarità. Il patrimonio artistico è, per eccellenza, un oggetto di studio che travalica la nostra disciplina ed impregna della sua realtà trasversale tutti gli ambiti della cultura. A scuola è perciò importante dare rilievo ai numerosi aspetti trasversali della Storia dell’arte attraverso una progettualità collegiale che coinvolga tutto il corpo docente. In un Istituto d’arte, in particolare, la Storia dell’arte può sviluppare una serie di connessioni con numerose discipline: materie a carattere storico e umanistico (storia, letteratura, letteratura e lingua straniera), ed anche discipline più spiccatamente progettuali e laboratoriali. Il modulo si presta bene ad un lavoro di team teaching e, benché la mia esperienza di tirocinio abbia evidenziato le notevoli difficoltà nell’attuare percorsi interdisciplinari, ho tentato qui di produrre un lavoro realizzabile, tenendo conto dei possibili ostacoli presentati dalla realtà scolastica che ho conosciuto 5. Di seguito riporto l’elenco delle discipline coinvolte nel modulo suddividendole tra quelle implicate in modo indiretto (poiché saranno citate conoscenze e competenze pertinenti a U. MARGIOTTA, Dispensa didattica del corso di Pedagogia Generale, A.A. 2007-2008, SSIS Veneto, IX ciclo, Mod. 7, Riforma del curricolo e formazione dei talenti: gli assi portanti della concettualizzazione dei curricoli formativi, p.1 4 Durante la mia esperienza di tirocinio ho potuto verificare quanto la pratica della modularizzazione collegiale e del lavoro di team teaching sia davvero poco praticata. Nella relazione di tirocinio ho messo in evidenza alcuni “freni” a tale modello operativo, discutendo soprattutto le difficoltà di lavorare insieme ai docenti delle discipline di laboratorio e di progettazione. All’Istituto Statale d’Arte di Udine, durante il biennio di orientamento, gli allievi seguono un laboratorio diverso ogni sei settimane, in modo che alla fine della seconda abbiano “provato” tutti i laboratori. Poiché le classi di prima e seconda sono numerose, spesso è necessario smembrarle per formare gruppi di un numero adeguato di allievi per il laboratorio. E’ possibile dunque che, nello stesso periodo, parte di una medesima classe frequenti per esempio il laboratorio di Architettura, l’altra quello di Grafica Al triennio si presenta una situazione analoga con le “classi articolate”, che studiano materie differenti a seconda delle specializzazioni. A questo problema relativo alla divisione del gruppo classe, si unisce l’ostacolo della ripartizione della scuola in tre sedi. Le aule-laboratorio si concentrano in due sedi, mentre le aule per lo svolgimento di materie comuni (tra cui anche Storia dell’arte) si dividono nei tre edifici, ma si concentrano soprattutto nella terza sede. Il P.O.F. peraltro sottolinea come siano state avviate iniziative per la “continuità logistica e didattica all’interno di Aree di Sezione” che di fatto separano fisicamente le discipline a carattere laboratoriale e di progettazione da quelle di area comune. La scuola stabilisce che siano solo i docenti (soprattutto quelli di area comune) a ruotare nelle diverse strutture durante la giornata, mentre i ragazzi rimangono tutto il giorno nella stessa sede. L’orario dei docenti è studiato nei dettagli di modo che gli eventuali spostamenti avvengano durante la ricreazione o durante le ore di pausa. 5 9 quelle materie) e quelle chiamate ad una partecipazione diretta nel modulo (con lezioni in compresenza e attività da svolgere congiuntamente). 3.1 Raccordi interdisciplianari STORIA E’ assodato lo strettissimo legame della nostra disciplina con la Storia, tale connessione è sottolineata già dalla sua titolazione, “Storia” dell’arte . Anche per questo modulo sono previsti riferimenti ai contesti storici di cui si farà menzione: quello Italiano e a quello del Nord Europa nell’epoca presa in considerazione. L’approccio storico sarà altresì attuato nell’approfondimento sull’evoluzione delle tecniche artistiche trattate nell’arco di tempo affrontato. CHIMICA E LABORATORIO TECNOLOGICO Nella lezione introduttiva sull’affresco saranno richiamati brevemente alcuni dati relativi alla “Chimica dell’affresco”. Saranno accennate alcune interazioni chimico-fisiche tra i materiali nella fase della carbonatazione, in particolare il comportamento di alcuni pigmenti (es. il processo ossidativo in ambiente basico di sostanze coloranti a base di piombo). 3.2 Discipline che partecipano al modulo LETTERATURA ITALIANA Per il progetto didattico ho previsto un intervento congiunto con l’insegnante di Letteratura italiana per affrontare in modo compiuto alcune fonti scritte sulle tecniche artistiche. RILIEVO PITTORICO Nel Laboratorio di rilievo pittorico gli allievi imparano a produrre elaborati grafici e pittorici (soprattutto copie dal vero e rilievi di opere bidimensionali) impiegando diverse metodologie e materiali. Il programma disciplinare per le classi terze predilige l’impiego di tecniche grafiche e dell’acquerello, destinando l’apprendimento di tecniche pittoriche più “complesse” a classi successive. Nonostante ciò la disciplina parteciperà al modulo con un’esercitazione sulla tecnica dell’affresco, tenendo presente le attuali disposizioni della riforma sull’autonomia scolastica che permettono una certa libertà agli insegnanti nello svolgimento del programma disciplinare. La sperimentazione diretta di almeno una delle pratiche pittoriche storiche oggetto del modulo è una fase importante per il raggiungimento degli obiettivi prefissi ed è sufficiente a motivare una integrazione del programma curricolare. 10 CATALOGAZIONE Tale disciplina è annoverata tra quelle caratterizzanti l’indirizzo di studi. I contenuti della programmazione disciplinare per la classe in questione sono: lo studio delle principali tipologie di bene culturale e delle leggi per tutelarne la conservazione, l’introduzione al concetto di restauro, la catalogazione dei beni culturali. La pratica della catalogazione viene appresa in classe mediante esercitazioni sulle schede I. C. C. D. (in particolare la scheda OA e la scheda A). Un modulo di approfondimento sulle tecniche e i materiali delle opere del passato è funzionale alla compilazione della scheda catalografica (in particolare i campi MT-materia e tecnica, CO-conservazione). Il coinvolgimento attivo dell’insegnante di catalogazione è previsto all’interno dell’unità relativa all’uscita didattica al laboratorio di restauro della Soprintendenza. Nella lezione precedente all’uscita, l’insegnante di catalogazione illustrerà ruolo e funzionamento delle Soprintendenze per la tutela dei Beni Storici ed Artistici in Italia. 4. Prerequisiti Per la struttura specifica del modulo e le sue finalità i prerequisiti individuati sono: • conoscere le caratteristiche fondamentali del linguaggio utilizzato nelle rappresentazioni bidimensionali; • conoscere le caratteristiche della produzione artistica (soprattutto delle forme pittoriche) dei periodi storico-artistici precedentemente affrontati (età preistorica, egizia, civiltà preelleniche, greca, etrusca, romana, periodo tardo-antico, alto-medioevo); • conoscere modi e caratteristiche di due tecniche della rappresentazione bidimensionale: il mosaico e la miniatura; • conoscere il significato dei concetti di tutela e conservazione; • saper analizzare, nelle specifiche caratteristiche formali, un’immagine pittorica, individuando la presenza e le proprietà degli elementi del codice visivo; • saper affrontare la lettura di differenti forme di testi scritti (soprattutto di letteratura artistica); • aver acquisito una adeguata conoscenza della metodologia della storia dell’arte in relazione alla contestualizzazione delle opere e degli artisti; • saper utilizzare almeno in forma basilare le ICT, in particolare: programmi di videoscrittura (Word e simili), di grafica (Photoshop e simili), conoscere il funzionamento di un blog e di Internet 11 5. Obiettivi 5.1 Obiettivi disciplinari conoscenze • l’affresco: la definizione di affresco, alcuni processi chimici coinvolti nella tecnica, le qualità della tecnica nel periodo affrontato, le fasi esecutive e i materiali dell’affresco, i nodi cruciali nell’evoluzione della tecnica, le caratteristiche di alcune opere esemplari; • la tempera su tavola: la definizione di tempera e le qualità della tecnica nel periodo affrontato, le fasi esecutive e i materiali impiegati, i nodi cruciali nell’evoluzione della tecnica, le caratteristiche di alcune opere esemplari; • il passaggio dalla tempera all’olio: un confronto tre le tecniche, le caratteristiche della pittura ad olio tra i primitivi fiamminghi; • alcune fonti per le tecniche artistiche: tipologia, autori e datazioni, caratteristiche linguistiche, contenuti; • approccio alla conoscenza delle funzioni e del ruolo delle Soprintendenze nella tutela dei Beni Culturali, i compiti del laboratorio di restauro. capacità • produrre, seppur in maniera basilare e non in tutte le sue fasi, un affresco; • leggere e analizzare la letteratura specifica (in particolare relazioni di restauro, glossari di materiali artistici, fonti antiche sulle tecniche artistiche); • riconoscere alcune tecniche e materiali che compongono un’opera del periodo storicoartistico trattato; • individuare alcuni indicatori visivi che contraddistinguono le caratteristiche delle tecnologie trattate nel momento del contatto diretto con l’opera. competenze • comprendere e spiegare il processo di convergenza nel prodotto artistico di fattori tecnologici, storici, culturali, estetici, comunicativi; • individuare collegamenti e analogie tra movimenti, artisti, opere anche rispetto alla tecnica impiegata, avendo la consapevolezza circa la tendenza di molti artisti di appropriarsi delle tecniche in modo personale ed eventualmente di modificarne la prassi tradizionale. 5.2 Obiettivi formativi • comprendere l’importanza della conoscenza dei materiali costitutivi di un’opera e delle tecnologie che l’hanno prodotta per la sua conservazione e tutela; • sviluppare un sapere unitario e multidisciplinare; 12 • incentivare la cultura di team, praticando il lavoro di gruppo; • assumere un atteggiamento autovalutativo sulle attività svolte; • acquisire competenze linguistiche orali e scritte (valenza formativa della lingua e uso del linguaggio specifico delle discipline); • implementare le abilità di studio per la costruzione di una metodologia della ricerca; • dare impulso all’approfondimento personale dei contenuti trattati; • operare una sintesi delle conoscenze in una trattazione pertinente sia come prodotto dell’attività di laboratorio, sia come risposta ai quesiti formulati durante le verifiche; • perfezionare l’impiego di ITC (in particolare: programmi di videoscrittura, di grafica, siti per la condivisione delle immagini, il blog didattico). 6. Inserimento curricolare La collocazione del modulo all’interno della programmazione annuale della classe è prevista per la prima metà del primo quadrimestre, seguendo quanto effettivamente compiuto durante il tirocinio. Sarà inserita all’interno di una macroarea sull’Arte gotica che comprende anche Gotico Internazionale, preceduta da un modulo sulla pittura della seconda metà del Duecento. Gli argomenti a seguire approfondiranno il Primo Rinascimento. 7. Metodologie 7.1 La didattica tradizionale : la lezione frontale “Nella logica «tradizionale», la lezione «cattedratica», svolta e controllata dal docente, costituisce il momento didattico primario poiché la «lezione» appare la struttura più idonea a riprodurre, gradualmente e organicamente, l’universo dei «saperi» e dei «valori» di cui la scuola è banca di trasmissione e di conservazione”6. E’ un momento cardine dell’azione didattica: oltre alla trasmissione di contenuti, durante la lezione vengono rese disponibili all’allievo competenze lessicali e concettuali. 6 F. FABBRONI, Manuale di didattica generale, Bari, 1992, p.96. 13 Le nuove tendenze pedagogiche tendono a criticare la lezione frontale 7 e a promuovere un metodo didattico che si avvalga sempre più frequentemente delle tecniche cosiddette attive. Nella mia esperienza di tirocinio ho potuto verificare quanto, per la Storia dell’arte, la metodologia della lezione cattedratica risulti ancora la più utilizzata. E’ necessario però che questa non si riduca ad un monologo dell’insegnante, come raccomandano gli studi della psicologia cognitiva sull’analisi del grado di attenzione, ma che richieda frequentemente l’intervento degli alunni. Ho adottato questa modalità nei miei interventi nel corso del tirocinio e intendo applicarla anche nelle lezioni previste per il modulo. L’impiego di strumenti didattici multimediali costituisce un’ulteriore stimolo per fare presa sull’attenzione ed è anche per questo motivo che ho scelto di avvalermi della presentazione Power Point (allegati 1, 2, 3) L’adozione della lezione frontale per il modulo è funzionale soprattutto alla trasmissione di conoscenze, che sono basilari per lo svolgimento della seconda parte del progetto. Durante l’esposizione intendo sottolineare alcuni nodi concettuali richiamando la riflessione degli allievi attraverso le domande guida (per esempio: “Cosa cambia quando nell’affresco si passa dal sistema a pontate a quello a giornate?”). In alcuni momenti ricorrerò poi alla metodologia comparativa mettendo a confronto più immagini. Ho riscontrato la validità didattica della strategia comparativa durante il tirocinio: essa permette infatti di far emergere in modo immediato le somiglianze/differenze tra le opere (ad esempio tra l’aspetto di opere eseguite con metodologie differenti). 7.2 La didattica attiva : il laboratorio Il carattere pratico che contraddistingue il curricolo della scuola mi ha spinta a credere che in questo contesto la Storia dell’Arte, disciplina che si inserisce a pieno titolo tra le materie “teoriche”, debba dare spazio all’epistemologia operativa (conoscenza attraverso l’azione). Nelle discipline d’indirizzo i ragazzi progettano e realizzano ciò che hanno ideato: alcuni dei loro lavori partecipano a concorsi e mostre. Ciò li responsabilizza circa il compito assegnato e li spinge ad assumere un atteggiamento maturo verso l’apprendimento. L’efficacia formativa di questo metodo didattico è di rilevanza tale che ritengo debba essere portato avanti anche nei 7 • • • • • • • • • • Le principali obiezioni al metodo espositivo della lezione sono state così riassunte da F. Tessaro: “non considera né il ritmo né la durata della capacità di attenzione degli studenti; sviluppa esclusivamente le funzioni intellettive; non tiene conto degli interessi, delle curiosità, delle motivazioni degli allievi; con la comunicazione monodirezionale mantiene gli studenti in uno stato di ricettività passiva; risulta faticosa se sviluppata in modo intenso e continuativo; la sua efficacia è limitata ai primi processi dell'apprendimento, relativi alla percezione e all'acquisizione delle conoscenze, e non considera i successivi processi di assimilazione, di accomodamento, di consolidamento, ecc.; riduce al minimo l'interazione tra insegnante e studente, e tende ad annullare l'interazione tra gli studenti stessi; nega agli allievi la possibilità di contrastare l'informazione ricevuta con proprie riflessioni o con giudizi critici; nella realtà si presenta per lo più come ripetizione di ciò che è esposto nei libri di testo, o in fonti bibliografiche accessibili, che possono essere consultate direttamente dagli studenti costringe la valutazione al controllo delle capacità mnestiche, ed in particolare alla memoria verbale e riproduttiva” F. TESSARO, Metodologia e didattica dell’insegnamento secondario, Roma 2003, p. 154. 14 laboratori che riguardano le discipline “umanistiche”. Per questo motivo intendo dare agli allievi un compito che conduca poi ad un prodotto concreto, cioè una breve dispensa corredata da grafici e /o disegni a mano libera 8 (o con software multimediali) da inserire poi nel sito web dell’Istituto. Per il modulo ho previsto due “momenti operativi”: • il laboratorio di Storia dell’Arte (nell’allegato 3 riporto il Powerpoint con le “istruzioni operative” a cui rimando) • il laboratorio di Rilievo Pittorico Il laboratorio di Storia dell’Arte sarà un momento di rinforzo delle conoscenze impartite durante le lezioni, di approfondimento delle stesse e di acquisizione di dati nuovi. Gli alunni lavoreranno con diverse tipologie testuali: i saggi di analisi di alcune opere tratti da pubblicazioni contemporanee e le fonti antiche sulle tecniche artistiche. Compiranno su queste un lavoro di comprensione del testo, di analisi, di confronto, di sintesi e di rielaborazione. Per il confronto saggi-fonti ritengo sia sufficiente concentrare l’attenzione su uno-due aspetti (fasi) della realizzazione dell’opera d’arte, tenendo conto sia della preparazione della classe sul piano cognitivo sia del tempo stabilito per concludere il lavoro. La modalità scelta per la conduzione del lavoro è quella del gruppo cooperativo. Non è mia intenzione elencare in questa sede i vantaggi del cooperative learning, per cui esiste una vastissima letteratura testimone dei numerosi studi che ne comprovano l’efficacia educativa in tutte le fasce d’età. Mi limiterò ad esporre le mie scelte operative nella conduzione dei gruppi cooperativi. Affinché la tecnica risulti vantaggiosa, anche sul piano relazionale, è auspicabile che i gruppi presentino componenti con diversi livelli di abilità e diversi stili cognitivi. E’ giusto assecondare l’associazione spontanea ma è bene che l’insegnante valuti l’omogeneità dei differenti raggruppamenti. Ricordo che gli allievi della terza (prima classe del triennio di specializzazione) spesso hanno frequentato il biennio in classi diverse e devono ancora “conoscersi”. Il lavoro di gruppo è una strategia fondamentale in questa fase del loro percorso formativo per lo sviluppo ed il miglioramento delle relazioni sociali. Se gli studenti hanno poche opportunità di interagire fra loro, non si creeranno nemmeno occasioni per cominciare a rimuovere i naturali pregiudizi che si instaurano tra chi si incontra per la prima volta. I gruppi sono composti da quattro alunni, numero che sembra consono all’attività che andranno a svolgere. Il compito è composito (si suddivide in più “sottoobiettivi” ed in diverse fasi) e ciò permetterà loro di scegliere e condurre una o più sottoattività ciascuno. L’insegnante ricorderà che alla fine ogni membro del gruppo dovrà essere in grado di spiegare anche L’inserimento della parte più “creativa” è un modo per avvicinare il compito alle modalità comunicative dei ragazzi con questa formazione. 8 15 l’operato degli altri membri9 (nella presentazione dei lavori “in plenaria” la docente potrà rivolgere domande a tutti i componenti del gruppo su qualsiasi parte dell’elaborato). Proprio perché questa sarà una delle prime esperienze di gruppo cooperativo tra i ragazzi di quella classe ho inserito alla fine del lavoro una serie di attività autovalutative su “Contributo al gruppo”, “Cooperazione” e “Responsabilità”. La pratica autovalutativa permette una riflessione sull’esperienza vissuta e vuole dare consapevolezza circa la propria percezione all’interno del gruppo classe. Il laboratorio di Rilievo pittorico sarà condotto principalmente dall’insegnante della disciplina, ma sarà presente anche l’insegnante di Storia dell’arte. Si tratta di un incontro in cui gli alunni sperimenteranno le prassi esecutive dell’affresco, con i materiali e procedure tipiche del periodo che va dall’inizio del Trecento (dalla “rivoluzione giottesca”) sino all’inizio del Quattrocento. Opereranno individualmente seguendo le fasi descritte nella prima lezione a partire però dal momento della stesura dell’intonaco pittorico10 . Eseguiranno il riporto del disegno preparatorio (che avranno già prodotto precedentemente) tramite la tecnica dell’incisione indiretta, poi passeranno all’abbozzo a pennello e alla fase pittorica. 7.3 L’uscita didattica L’intervento educativo si completa con una visita guidata presso il laboratorio della Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici. Anche in questo caso, riferendomi al contesto scolastico in cui mi sono trovata ad operare, ho proposto il laboratorio di Udine, città dove ha sede la scuola. Ho scelto questa destinazione soprattutto perché : • è il luogo dove è più diretto il contatto con le opere (è possibile “toccarle”), con i materiali esecutivi; • è luogo in cui si testa il valore della profonda conoscenza delle tecniche artistiche nella conservazione e restauro dei Beni Culturali. Riguardo al primo motivo va sottolineato che la visione ravvicinata delle opere, senza gli “ostacoli” delle teche e della “distanza di sicurezza” dei musei o delle mostre, è elemento essenziale per potenziare la capacità osservativa degli allievi. Avranno modo di verificare per esempio quanto detto in classe sulla diversa proprietà ottica di un dipinto eseguito a tempera e la sua differenza con un dipinto ad olio. Sarà un’opportunità importante per rilevare gli Tra gli obiettivi primari del cooperative learning vi è la Responsabilità individuale: tutti firmano il compito svolto per indicare che hanno contribuito con la loro parte di lavoro, che sono d’accordo e che sono in grado di presentarlo/spiegarlo. 9 10 Per eliminare i “tempi morti” e velocizzare l’attività, che altrimenti richiederebbe forse troppo tempo, sarà presentato loro il supporto già “fornito” di arriccio asciutto. 16 “indicatori visivi” propri di un materiale o di una prassi artistica, citati durante le lezioni o letti nei saggi analizzati durante il laboratorio scolastico. All’interno del laboratorio di restauro sarà possibile visionare sia manufatti artistici in restauro sia opere in deposito, ricercando quelle che interessano maggiormente gli argomenti affrontati (perciò affreschi11 e tavole dipinte a tempera e ad olio). In merito alla seconda motivazione l’incontro con i restauratori costituirà il primo approccio degli allievi ad alcune metodologie di diagnosi del degrado del bene culturale e del suo restauro12. La scelta di materiali e di tecnologie per l’esecuzione dell’opera ha non pochi risvolti sul piano conservativo. Da ciò deriva la conseguente esigenza, per chi opera nel settore della conservazione e restauro, di possedere informazioni circostanziate sulla struttura fisica delle opere al fine di evitare gravi errori storico-artistici e operativi13. La scelta metodologica di come condurre l’esperienza all’interno del laboratorio è quella della “visita guidata”. Gli studenti saranno accompagnati nell’esame dei manufatti attraverso la lettura compiuta dai restauratori. Si cercherà però di stimolare l’intervento degli allievi affinché l’esposizione dei relatori sia un occasione per far emergere i loro veri interessi e curiosità. Sarà richiesta la partecipazione attiva degli studenti in più occasioni per esempio nell’individuazione autonoma della tecnica/ i materiali prima della spiegazione dell’esperto). L’uscita didattica sarà preceduta da una fase preparatoria suddivisa in due momenti: • il primo, che riguarda solo l’insegnante di Storia dell’Arte, sarà un sopralluogo e un colloquio con il personale del laboratorio che si occuperà di guidare gli allievi. Saranno concertati tematiche da affrontare e opere da esaminare • il secondo, che coinvolge la classe e gli insegnanti di Storia dell’Arte e Catalogazione, sarà una lezione in cui si forniranno una serie di conoscenze sulla struttura e le funzioni della Soprintendenza, nonché un breve elenco di istruzioni pratiche (sarà distribuita la “scheda operativa”, allegato 4) La fase successiva all’esperienza servirà come momento di rielaborazione di quanto visto, ascoltato, scoperto. Le schede operative compilate dagli allievi costituiranno uno spunto per una riflessione collettiva sull’esperienza vissuta. Il Laboratorio di Udine tiene in deposito un ciclo di affreschi staccati di fine Trecento provenienti dalla villa Altan di Pordenone. 11 Ricordo che si tratta di una classe III, ad inizio anno scolastico, che ha dunque appena cominciato a frequentare i corsi d’indirizzo. 12 A titolo esemplificativo cito alcuni restauri operati presso la National Gallery di Londra negli anni ‘50, dove l’errato giudizio sulla composizione delle velature portò a risultati “disastrosi”. C. BRANDI, Teoria del restauro, Torino 1977, pag. 99 13 17 8. Materiali, Strumenti e Mezzi 8.1 Strumenti didattici multimediali Presentazioni Powerpoint Uno degli strumenti multimediali più versatile a disposizione dell’insegnante è la presentazione in Powerpoint. Esso permette di trasformare anche una classica lezione frontale basata sulla parola in una organica esposizione di informazioni con modalità differenti, anche non verbali (soprattutto fotografie di opere, ma anche schemi, grafici, suoni, video..) ed in maniera contemporanea. Per la didattica della Storia dell’arte è una risorsa importante che, in base alla mia esperienza, risulta ancora poco impiegata dagli insegnanti della disciplina. Per questo modulo ho previsto l’utilizzo del Powerpoint in due contesti: nelle prime lezioni di trasmissione dei contenuti e nel primo incontro di laboratorio di Storia dell’arte (allegati 1,2,3). Nel primo contesto ho scelto di avvalermi di questo supporto per la tipologia di informazioni che volevo trasmettere. Per esempio il corretto succedersi delle “fasi di realizzazione di un affresco” può risultare più chiaro grazie alla scansione delle slides, che presentano ciascuna un’immagine o uno schema esemplificativo. L’abbinamento dell’immagine a ciascuna fase risulta un’efficace strategia sul piano cognitivo: è nota l’incidenza degli stimoli visivi sulla memoria a breve e a lungo termine. Ho optato per il Powerpoint anche perché permette di presentare due o più immagini a confronto in modo più semplice rispetto per esempio alla proiezione di diapositive -per cui sarebbero necessari più proiettori. Ho previsto numerosi momenti di “comparazione” tra immagini di opere eseguite con tecniche/metodologie differenti, per esempio: • i dettagli di “panneggi” eseguiti a tempera e ad olio, • fotografie di opere allo stato attuale e ricostruzioni delle cromie originali (caso del ciclo francescano di Assisi). Nel secondo contesto (l’introduzione al laboratorio) ho cercato un modo per rendere immediatamente comprensibile il piano di lavoro fornendo istruzioni operative, obiettivi, criteri di valutazione e autovalutazione. Anche in questo caso la modalità della presentazione mi è sembrata più valida rispetto ad altri strumenti (la distribuzione di schede cartacee, a mio parere, non inciderebbe allo stesso modo sulla percezione di importanza del compito richiesto). Blog didattico In relazione al modulo il blog didattico (http://materiaeimmagine.blogspot.com/, nell’allegato 7 riproduco parte del blog) è stato concepito soprattutto come archivio di documenti, accessibile agli allievi anche per il lavoro domestico. Sul blog saranno pubblicate le presentazioni delle lezioni e del laboratorio di Storia dell’Arte, nonché le schede di approfondimento. Esse 18 costituiscono materiale bibliografico oggetto di verifica, che gli studenti potranno consultare e scaricare. Sul blog inoltre saranno disponibili alcuni link a risorse Internet utili al lavoro di laboratorio. Una seconda finalità dello strumento è la possibilità per gli allievi di manifestare al docente dubbi e richieste di approfondimenti, una volta rivisti “con calma” i contenuti spiegati in classe. In questo caso il blog si configura per l’insegnante come un mezzo di raccolta di feedback sull’acquisizione dei concetti esposti, sulla comprensione delle consegne assegnate nel laboratorio e sul grado di interesse suscitato dal progetto. 8.2 Schede operative, approfondimenti e bibliografia per il laboratorio Scheda operativa per l’uscita didattica La scheda operativa (allegato 4) che si distribuirà agli alunni prima della visita al laboratorio della Soprintendenza avrà il duplice scopo: • favorire un atteggiamento partecipativo, • stimolare l’attività di rielaborazione di ciò che si è visto. Servirà dunque a sollecitare l’attenzione (senza costringerla) e a tradurre gli stimoli ricevuti in una sintesi scritta corredata eventualmente da schizzi e appunti grafici. Le domande guida richiedono una riflessione personale maturata dal contatto diretto con le opere e una sintesi di quanto appreso dal dialogo con i restauratori. Approfondimenti sulle fonti scritte sulle tecniche artistiche L’argomento che ho previsto di trattare prima dell’attività laboratoriale ha scarso spazio nei manuali e nei testi scolastici. Si è reso necessario predisporre una breve dispensa in cui ritrovare i nodi concettuali esposti durante la lezione e approfondire la tematica (allegato 5). I saggi di analisi sulle tecniche delle opere assegnati per il laboratorio di Storia dell’Arte I saggi scelti per l’attività di laboratorio sono relazioni di analisi tecniche a carattere divulgativo tratti da letteratura specialistica nel settore del restauro e della conservazione14. In particolare provengono da: • una rivista di restauro e conservazione, • un periodico edito dal dipartimento preposto alla Conservazione della National Gallery di Londra, D. BARTOLETTI, G. COLALUCCI, La tecnica di Altichiero negli affreschi dell'oratorio di San Giorgio a Padova, in “Progetto restauro”,12, 1999, pp. 11-17; - La Trinità di Masaccio. Il restauro dell’anno Duemila, a cura di C. Danti, Firenze 2002, pp. 69-77; D. GORDON, M. WYLD, A. ROY, Fra Angelico’s Predella for the High Altarpiece of San Domenico, Fiesole, in «National Gallery Technical Bulletin», 23, 2002, pp. 5-19 (il testo sarà prodotto in traduzione); - Lorenzo Monaco Tecnica e Restauro. L’Incoronazione della Vergine degli Uffizi, l’Annunciazione di Santa Trinita a Firenze, a cura di M. Ciatti e C. Frosinini, Firenze 1998, pp. 89-98 14 19 • due monografie uscite dopo campagne di restauro. Si tratta di testi destinati non solo ad “addetti ai lavori” ma anche ad un’utenza più vasta. Il grado di difficoltà è, a mio parere, calibrato rispetto al livello cognitivo di allievi di una classe terza. Ho selezionato saggi che non si limitano ad elencare i materiali compositivi dei Beni, ma che indicano (con esempi) anche come, l’osservazione ravvicinata di un manufatto, possa far comprendere molto della sua “genesi”. Presentano inoltre una terminologia specialistica che contribuirà ad ampliare il bagaglio linguistico degli allievi. Riguardano opere datate tra l’ultimo quarto del XIV secolo ai primi trent’anni del XV secolo, di area toscana e padovana 15 e mettono in rilievo le peculiarità tecniche delle opere in oggetto: • la caratteristica dell’”affresco aiutato” per l’opera di Altichiero, • le diverse modalità di doratura e decorazione della foglia nella tavola di Lorenzo Monaco, • l’impiego di una quadrettatura incisa per il riporto del disegno nella “Trinità” di Masaccio, • la qualità cromatica della predella di Beato Angelico derivante dall’uso di colori puri. 8.3 Esercizi di “riordino dei saperi” Brainstorming La tecnica del brainstorming sarà impiegata all’inizio dei due interventi per testare i saperi naturali della classe sugli argomenti oggetto della lezione. Trattandosi di allievi di un Istituto d’Arte è molto probabile che possiedano alcune informazioni sulle tematiche da affrontare. Nel caso degli interventi tenuti nel corso del mio tirocinio non ho potuto avviare le lezioni con questa attività per mancanza di tempo, ma credo invece sarebbe stato utile far emergere misconoscenze e nozioni già note. Tale strategia avrebbe permesso di concentrare l’attenzione su aspetti meno noti e più confusi e di trattare i concetti già appresi con un grado maggiore di approfondimento. Esercizio di “ricostruzione” I recenti risultati della psicologia cognitiva sulla pratica metacognitiva dell’insegnamento invitano il docente a presentare attività utili ad avviare il momento della riflessione sulle attività cognitive messe in atto e sulle strategie adottate (o non adottate). Tali attività hanno lo scopo di riordinare i saperi acquisiti, di revisionare, di riorganizzare quanto appreso e di riflettere sulle difficoltà incontrate nell’apprendimento ricostruendo in sequenza le fasi dell’apprendimento. Alla fine del percorso ho scelto di proporre agli allievi, come attività domestica, un’esercitazione composta da una serie di quesiti: “Prima sapevo che … Ora penso che … Quali sono i nuovi contenuti che hai appreso? Rifletti sulle attività svolte, quali sono stati i momenti che ritieni più significativi? Quali meno? Perché? 15 Ambiti geografici frequentati da Cennino Cennini. 20 Quali aspetti vorresti approfondire? Quali difficoltà hai trovato nell’assimilare i contenuti proposti e quali problemi nell’applicarli? Cosa credi di poter ricordare meglio? Perché ?” 8.4 I materiali per il laboratorio di Rilievo pittorico: un’ipotesi Per la realizzazione dell’affresco i materiali adoperati saranno il più possibile simili a quelli utilizzati in passato. Come supporto si potrà optare per laterizi (tavelloni) di grandi dimensioni (25 x 60 cm. o 25 x 70 cm. come quello in figura) perché materiale affine al mattone del muro e per la relativa facilità di reperimento. Per la stesura dell’intonaco pittorico sarà necessario del grassello di calce e della sabbia di fiume (da mescolare a polvere di marmo). Il disegno sarà tracciato su carta da imballaggio (o similare) e i pigmenti scelti saranno esclusivamente quelli “adatti Fig. 1 Ipotesi per la realizzazione di un affresco all’affresco” (prevalentemente terre per i gialli, i marroni, i rossi ed i verdi, bianco di San Giovanni, nero fumo). 9. Fasi operative Il modulo consta di quattro fasi (che ho indicato come “le lezioni introduttive, i laboratori, l’uscita didattica, la verifica sommativa” ) scandite in 11 incontri . La tempistica, le sedi delle lezioni e la sequenza di lavoro sono riportate nella tabella che segue: FASI ATTIVITA’ SPAZI TEMPI le lezioni introduttive Unità 1 L’affresco. La tecnica dal Medioevo al Primo Rinascimento aula video ➥ breve brainstorming sul tema (domanda guida: cosa significa dipingere ad affresco?) ➥ lezione frontale partecipata con ausilio di presentazione di power point ➥ assegnazione dei compiti (studio della lezione dal Blog , invito a inserire post di commento, richiesta di chiarimenti...) 21 100 min FASI ATTIVITA’ Unità 2 Dalla tempera all’olio. Le tecniche esecutive dei dipinti su tavola fra Medioevo e primo Rinascimento SPAZI TEMPI aula video 100 min aula per materie comuni 100 min aula informatica 100 min aula informatica 100 min ➥ breve brainstorming sul tema (domanda guida: quali erano e quali caratteristiche avevano le tecniche pittoriche usate prima dell’avvento del “tubetto”?) ➥ lezione frontale partecipata con ausilio di presentazione di power point ➥ assegnazione dei compiti (studio della lezione dal Blog, invito a inserire post di commento, richiesta di chiarimenti...) Unità 3 Le fonti scritte per le tecniche artistiche. lezione in compresenza con l’insegnante di italiano ➥ lezione frontale partecipata (introduzione ai testi e lettura di alcuni passi) ➥ assegnazione dei compiti (studio individuale del materiale predisposto dalla docente) i laboratori Unità 4 Il laboratorio di Storia dell’arte: le indagini sulle opere e il confronto con le fonti. ➥ introduzione al compito: il tema e gli obiettivi dell’attività laboratoriale (breve presentazione power point) ➥ divisione della classe in gruppi ➥ inizio del lavoro: lettura e analisi dei testi. (prima parte) ➥ prima della fine della lezione: “il punto della situazione”, predisposizione del lavoro a casa (fare una selezione delle informazioni, schematizzare i concetti appresi, proporre i passi da compiere successivi, esporre perplessità, entusiasmi, critiche sul blog.) Unità 5 Il laboratorio di Storia dell’arte: le indagini sulle opere e il confronto con le fonti (seconda parte) ➥ impostazione del lavoro conclusivo nella forma richiesta ➥ istruzioni e consigli di tipo tecnico, quando necessari, circa l’impiego dei software (in collaborazione con l’eventuale tecnico di laboratorio suggerimenti per l’utilizzo di Flickr (download e upload delle immagini da usare negli elaborati finali) ➥ stesura delle parti scritte ➥ prima della fine della lezione: “il punto della situazione”, predisposizione del lavoro domestico (completare l’elaborato continuando ad operare in modalità cooperativa; esporre perplessità, entusiasmi, critiche sul blog.) 22 FASI ATTIVITA’ Unità 6 Il laboratorio di Storia dell’arte: le indagini sulle opere e il confronto con le fonti (terza parte) Unità 7 Il laboratorio di Rilievo pittorico: la produzione di un affresco ➥ presentazione dei diversi progetti alla classe. ➥ consegna delle tabelle di autovalutazione ➥ breve discussione con l’insegnante lezione dell’insegnante di Rilievo pittorico (con la partecipazione dell’insegnante di Storia dell’arte) ➥ stesura della malta dell’intonaco pittorico ➥ tracciatura del disegno preparatorio tramite l’incisione SPAZI TEMPI aula informatica 100 min laboratorio di pittura 100 min aula per materie comuni 50 min ➥ esecuzione pittorica con pigmenti stemperati in acqua e acqua di calce l’uscita didattica Unità 8 Funzioni e competenze della Soprintendenza. Presentazione della visita didattica al laboratorio di Udine (istruzioni operative) in compresenza con l’insegnante di catalogazione ➥ lezione frontale partecipata ➥ istruzioni operative (distribuzione della scheda di laboratorio) Unità 9 Visita al laboratorio di restauro della Soprintendenza di Udine : “a tu per tu con le opere e con il restauratore” visita “guidata” laboratorio 100 di restauro min della Soprintende nza di Udine ➥ lettura di alcune schede operative compilate dagli allievi aula per materie comuni 50 min. ➥ riflessione sulla visita ➥ “ripasso” in vista della verifica sommativa aula per materie comuni 50 min ➥ Unità 10 Discussione sull’uscita didattica. Preparazione alla verifica. ➥ istruzioni sul lavoro domestico da compiere: sul blog è pubblicato un esercizio “di ricostruzione” da fare individualmente la verifica sommativa Unità 11 Verifica sommativa ➥ verifica scritta semistrutturata 23 10. Sintesi dei contenuti 10.1 Le lezioni introduttive I contenuti degli interventi delle prime due lezioni riguardano le caratteristiche delle tecniche pittoriche (affresco e pittura su tavola) in un periodo compreso tra l’XI secolo e la prima metà del XIV secolo. Sono esplicitati nelle presentazioni Powerpoint che riproduco in allegato, a cui rimando (allegati 1,2). Sinteticamente riporto i nuclei tematici: • la definizione di affresco e le caratteristiche della tecnica (la carbonatazione; la distinzione tra le tecniche dell’affresco, mezzo secco, pittura murale a secco; le difficoltà della tecnica) • la giornata e la pontata (i motivi “dell’evoluzione tecnologica” e le conseguenze) • le fasi esecutive di una pittura ad affresco (preparazione del muro, stesura dell’arriccio, la creazione delle parti in rilievo, la sinopia, la stesura dell’intonaco pittorico, il disegno preparatorio e l’applicazione del colore, la doratura) • la fase ideativa: il disegno e le modalità di riporto su muro (il passaggio dal “patrone” al “cartone”) • i pigmenti usati nell’affresco e i pigmenti stesi a secco • caratteristiche della pittura a mezzo fresco • l’analisi di un caso paradigmatico: il ciclo di Assisi di Giotto e le indagini di Bruno Zanardi • la definizione del termine “tempera” • il supporto (la tavola di legno: le prime testimonianze dell’impiego della tavola in pittura, le essenze usate in pittura, le qualità del legno per la pittura, la preparazione del supporto) • la doratura (la stesura del bolo, l’applicazione della foglia, la doratura e le diverse decorazioni della lamina) • i leganti per la tempera • l’evoluzione della pittura a tempera (le tre fasi storiche individuate da Pesenti) • l’avvento dell’olio (le caratteristiche della pittura dei primitivi fiamminghi, le indagini compiute sulle opere presenti alla National Gallery) • il confronto tra la tempera e l’olio L’incontro successivo sarà una presentazione di alcune importanti fonti storiche sulle tecniche artistiche: Il De Diversis Artibus di Teofilo, Il Libro dell’Arte di Cennino Cennini, Il Manoscritto di Strasburgo. Si tenterà di dare un inquadramento per ciascun testo ponendo attenzione su questi aspetti: • datazione, autore, contesto culturale di produzione, tipologia di testo, possibile destinazione • contenuto e nuclei tematici più importanti per lo studio della storia delle tecniche artistiche 24 Le informazioni che intendo fornire sono contenute negli approfondimenti (allegato 5) a cui rimando. 10.2 Il laboratorio Nel Laboratorio di Storia dell’Arte gli alunni avranno modo di confrontarsi con un “modello esperto” nell’analisi tecnica di un’opera. I saggi descrivono quattro opere (due affreschi e due tempere su tavola) realizzate in periodo di tempo che va dal 1378 (per il ciclo di Altichiero a Padova) al 1428 (per la Trinità di Masaccio). Di seguito sono riportati i contenuti delle quattro pubblicazioni. Gli affreschi dell’oratorio di San Giorgio a Padova di Altichiero (1378) SUPPORTO Il supporto del dipinto murale è costituito da un primo strato di intonaco (rinzaffo) che riduce le irregolarità della parete di mattoni. Su questo strato è poi stato steso un arriccio (costituito da calce e sabbia) leggermente ruvido dello spessore medio di cm 0,5. L’intonaco, dato anch’esso da una malta di sabbia di fiume (con inclusi schistosi) e calce, ha uno spessore medio di cm 0,3 ed è dato a giornate molto ampie, spesso simili a pontate. L’intonaco, secondo l’autore del saggio, ha un rapporto spessore-superficie della giornata, tale da non consentire l’esecuzione del buon fresco se non nella fase iniziale del lavoro. Sull’intonaco ancora fresco è stata poi data una mano sottile di calcite, come ulteriore preparazione. SINOPIA E DISEGNO PREPARATORIO Ove il degrado degli affreschi ha messo in luce l’arriccio (lacune del registro superiore con Storie di Santa Caterina) è stato possibile indagare sulla sinopia che è costituita da linee, segni e campiture molto schematiche e grossolane di colore rosso , ma è assente in alcune parti (grande lacuna della controfacciata) E’ stata riscontrata una insolita modalità di trasferimento del disegno per l’epoca, cioè lo “spolvero”. In ogni caso esso viene utilizzato esclusivamente per riprodurre elementi decorativi e qualche piccolo elemento delle architetture. Le architetture, molto raffinate e ricche, sono disegnate con i mezzi tradizionali: battute di fili, linee incise, riga, squadra, compasso. Il confronto fra alcune decine di teste tra loro simili ha portato alla conclusione che la pratica delle sagome o patroni sia così limitata da escluderla come abitudine di cantiere. Il disegno preparatorio è stato eseguito a pennello, a mano libera, in ocra gialla e si diversifica molto a 25 seconda delle parti da realizzare: più sommario e schematico nel casi dei panneggi, più dettagliato nel caso delle teste. ESECUZIONE PITTORICA La tecnica di esecuzione del ciclo viene definito dal responsabile dei restauri un “affresco aiutato”. Il vero “buon fresco” viene riservato ad alcuni volti definiti con più immediatezza, a gran parte dei panneggi, alla preparazione di molti manti (finiti poi a secco). La superficie della pellicola pittorica delle parti più elaborate, che costituiscono il buon ottanta per cento del ciclo, ha, una consistenza, uno spessore, una smaltatura ed una lucentezza che caratterizzano l’”affresco aiutato” 16. Si è tentato di avvalorare quest’ipotesi effettuando analisi chimiche per individuare il legante usato, ma queste non hanno potuto distinguere gli elementi organici dell’agglutinante usato per dipingere da quelli utilizzati nei restauri del passato. Negli affreschi di San Giorgio le parti a secco sono state riservate quasi esclusivamente ai pigmenti azzurri e a qualche verde: cieli, manti e mantelli, oltre, naturalmente, alle dorature e alle lamine di stagno. I panneggi, come già accennato, sono condotti in modo non elaborato: per lo più sono campiti direttamente con il colore di base e via, via modellati. Le teste, invece, sono dipinte per lo più con gran cura: sono rese con piccole pennellate che partono dalle ombre in verdaccio (meno frequentemente in verde) per arrivare al rosato e ai massimi chiari fatti di pennellate bianche. Da ultimo vengono dipinte con un colore bruno molto scuro, talvolta tendente al rosso, le linee grafiche del naso, della bocca, delle orecchie, degli occhi e anche dell'intero profilo. Meno frequente l'uso del nero, che però viene adoperato per disegnare peli e capelli ed anche mani ecc.. Questi segni sono ottenuti da pennelli molto sottili. Si è riscontrato che i modi di lavorare, così come il ductus delle pennellate, variano sensibilmente tra gruppi di figure, per cui è Colalucci propone la sua definizione di “affresco aiutato”, distinguendolo dal “buon fresco” e dalle “tecniche a secco”. Egli scrive“ Per affresco aiutato intendiamo quell’espediente tecnico che permette ai pigmenti dati su un intonaco che ha superato la fase atta ad ottenere il buon fresco di fissarsi e acquistare coesione. Si tratta di una tecnica che si avvale in parte della formazione di carbonato di calcio che avviene durante la fase di asciugatura dell’intonaco e che fissa i pigmenti stemperati in sola acqua, ed in parte (fase finale e di rifinitura), dell'uso di pigmenti a cui è stata aggiunta una piccola percentuale di medium costituito generalmente da una proteina animale come il latte di mucca. Questa tecnica concede al pittore un tempo di lavorazione molto più lungo di quelle poche ore consentite dal buon fresco. Ricordiamo, infatti, che teoricamente l'intonaco si asciuga nell'arco di sei ore, ma soltanto le due ore centrali, dette "periodo aureo", permettono una buona esecuzione pittorica. Nelle prime due ore, infatti, l'intonaco è troppo morbido e la calce conserva una forte basicità che può danneggiare i pigmenti, invece nelle terze due ore vi è il rischio che i pigmenti risultino poco coesi a causa di una insufficiente carbonatazione e che risultino poco controllabili in fase di asciugamento. È in questa fase, prolungabile con vari sistemi secondo il periodo dell'anno, che entra in gioco l'aggiunta di un medium nei pigmenti. Invece, le aggiunte "a secco" o i completamenti fatti con pigmenti legati da una alta percentuale di collante, si fanno ad intonaco totalmente asciutto.” D. BARTOLETTI, G. COLALUCCI, La tecnica di Altichiero negli affreschi dell'oratorio di San Giorgio a Padova, in “Progetto restauro”,12, 1999, pp. 11-12 16 26 evidente che nel ciclo pittorico lavorano più mani, tutte di buon livello17. In ogni caso l’effetto d’insieme appare unitario. Il saggio approfondisce anche l’esecuzione delle complesse architetture (fig.2): gli artisti hanno proceduto in modo graduale partendo da linee e volumi precisi e schematici, in buon fresco, e via via hanno proseguito con colori a corpo vivi e decisi, stemperati con un medium, su cui sono stati ridefiniti i dettagli attraverso nuove incisioni o segni a mano libera. Alla fine hanno precisato i particolari più minuti con il pennello intinto in un Fig. 2 SCENA CON San Giorgio battezza il re, IN EVIDENZA LE COMPLESSE ARCHITETTURE colore nero. L’esecuzione delle architetture sembra affidata a non più di due mani: una molto raffinata ed un'altra leggermente più grossolana, ma in tutte si sente la presenza del maestro (gli storici dell’arte ipotizzano che Altichiero fosse anche un architetto). Le cromie sono ricche e modulate in preziosi accostamenti di colore che danno luogo a cangianti molto raffinati (giallo-verde-rosa, grigio-rosa-bianco, azzurro-morellone). I pigmenti sono di alta qualità, quasi tutti adatti aIl’affresco: bianco sangiovanni, nero vite, ocre, ossidi di ferro ecc. Altri pigmenti sono presenti anche se non adatti all’affresco, come: cinabro, verde malachite, bianco di piombo e azzurrite, che infatti è stata usata quasi sempre a secco. DORATURA Gli affreschi di Altichiero a San Giorgio si caratterizzano anche per una straordinaria ricchezza di dorature di lamine di stagno e di decorazioni in rilievo. Le dorature, con poche eccezioni, sono date a missione, e così pure le lamine di stagno delle armature 18. Le lamine di stagno sono state dorate e poi decorate con di lacche traslucide. Le parti in rilievo sono eseguite ad intonaco per i nimbi e in pastiglia per cinture, fibbie, selle bottoni. Colalucci osserva:” Vi sono soprattutto diversità nel modo di dipingere gli incarnati, per cui vi è chi usa ombre verdi,[...] od ombre in verdaccio, chi dipinge prima le ombre e chi aggiunge le ombre alla fine, chi campisce il viso con un tono rosato o quasi rosso e poi vi disegna la fisionomia del personaggio, chi modella direttamente con il colore dell'incarnato, maniera considerata da cattivo pittore da Cennino, chi ha una esecuzione classica, tradizionale, chi una esecuzione più veloce, pittorica”, ivi, p. 15 17 L’inserimento cospicuo di lamine preziose per realizzare armi ed armature sarebbe da ricondurre alla volontà dei committenti del ciclo la famiglia dei Lupi Soragna, stirpe di nobili cavalieri. Il ciclo infatti ritrae un numero elevato di cavalieri ed armigeri. 18 27 La Trinità di Masaccio in Santa Maria Novella a Firenze (1427-1428) GIORNATE Sulla pittura sono state riscontrate venticinque giornate di lavoro servite per l’esecuzione della Trinità e una per l’esecuzione della Morte sottostante. La successione delle giornate segue generalmente, come di norma, l’andamento dall’alto verso il basso e da sinistra verso destra ma tutta l'intelaiatura architettonica in primo piano con le paraste e le colonne è stata realizzata prima della parte centrale del dipinto. Le giornate di lavoro sono mediamente abbastanza grandi e risultano circoscritte ad un solo elemento figurato solo quelle che riguardano quattro dei sei capitelli presenti nel dipinto. Tutte le giornate hanno parte del loro perimetro coincidente con precisi elementi dell’architettura e questo può far pensare che siano state probabilmente definite dal disegno della sinopia sottostante. SINOPIA E DISEGNO PREPARATORIO Le vicissitudini conservative della Trinità non hanno consentito il rinvenimento di alcuna traccia della sinopia sotto l’intonaco pittorico (è comunque molto probabile che la sinopia sia andata perduta durante l’intervento di stacco effettuato in uno dei precedenti restauri). Dall’esame della complessità della costruzione sembra infatti difficile non pensare all’esistenza di una sinopia sullo strato dell’arriccio, dove fossero segnati, oltre allo schema generale della composizione, tutte quei punti di riferimento utili alla realizzazione dell’impianto prospettico: il punto di fuga e l’asse centrale, i centri per la costruzione degli archi della volta ecc. La sinopia poteva essere anche un primo utile riscontro, a dimensioni reali, per valutare l’effetto sulla parete della composizione che gli eventuali studi preparatori su carta non potevano dare. Le difficoltà che la realizzazione della pittura comportava, soprattutto per quanto riguarda la costruzione del complesso impianto prospettico, che rappresentava una assoluta novità per i tempi, trovano riscontro nella particolare cura con cui Masaccio impiega le tecniche, allora in uso, per il trasferimento del disegno sull’intonaco fresco e delle Fig. 3 GRAFICO DELLE TECNICHE DI TRASFERIMENTO DEL DISEGNO giornate. (fig. 3) La costruzione di tutte le parti geometriche ed architettoniche del dipinto e delle fughe prospettiche è stata effettuata con l’ausilio della battitura dei fili e del’'incisione diretta. I segni abbastanza marcati lasciati sull'intonaco fanno pensare che siano stati realizzati sulla malta ancora particolarmente umida, morbida. Con incisioni dirette a mano libera sono realizzate 28 alcune parti del dipinto, come le foglie dei capitelli corinzi. Per disegnare la serie di motivi a punta di diamante che decorano l’intradosso dell’arco, viene utilizzato un sistema per incidere i punti ai vertici della piramide, sfruttando forse una tavoletta di legno in cui erano stati conficcati dei chiodi. Lo spolvero è sicuramente identificabile, negli elementi decorativi (soprattutto quelli dell’architrave). Le figure sono state disegnate soprattutto a punta di pennello. In molte parti Masaccio impiegò una griglia quadrettata (ottenuta con le due maniere della battitura dei fili e dell’incisione diretta) per facilitare l’operazione di trasporto del disegno eseguito in scala ridotta. L’osservazione attenta permette di individuare una diversa attenzione nella modalità di trasposizione del disegno delle varie parti del dipinto (il saggio riporta in modo dettagliato i differenti riscontri tra la parte destra e la parte sinistra) Emblematica è la realizzazione della figura della Madonna, per la quale Masaccio ha utilizzato il sistema della quadrettatura19 (fig. 4). La presenza della griglia della quadrettatura, evidente anche in alcuni dei capitelli, lascia supporre che il pittore disponesse quindi veramente dl disegni preparatori, compiuti in scala più piccola su carta, perlomeno di alcuni particolari della composizione. Nella figura del San Giovanni, che è omologa come Fig. 4 PARTICOLARE DELLA Madonna A LUCE RADENTE: IN EVIDENZA LA GRIGLIA OTTENUTA SIA CON L’INCISIONE DIRETTA, CHE CON LA BATTITURA DEI FILI collocazione a quella della Madonna, non vi è invece nessuna traccia d’incisioni atte a facilitare la ricostruzione del disegno (questa differenza nell’uso delle tecniche dl trasposizione potrebbe dare ulteriore credito all’ipotizzata collaborazione del Brunelleschi nella realizzazione dell’impianto, che intervenne con un intento dimostrativo nelle giornate di sinistra). ESECUZIONE PITTORICA La tecnica con cui Masaccio ha realizzato la Trinità è da considerarsi quella dell’affresco, con le consuete eccezioni che riguardano le stesure di colori incompatibili con questa tecnica come le campiture ad azzurrite e l’applicazione delle lamine metalliche delle aureole, poste sull’intonaco ormai secco per mezzo di leganti organici. Nella veste del Padre l’azzurrite è Su tutta la figura della Vergine Masaccio realizza una prima quadrettatura tramite la battitura di corda dl linee ortogonali, che formano quadrati di circa 13,5 cm di lato. Su questo primo schema si innesta, nella parte del volto, una griglia più fitta ricavando in ogni quadrato del primo modulo 16 quadrati più piccoli ottenuti questa volta con l'incisione diretta. Questo secondo intreccio ortogonale sl spiega con la volontà di riprodurre bene il difficile scorcio del volto che è visto di sotto in su e piegato verso sinistra. 19 29 applicata su di una preparazione ad affresco grigia, nella manica del San Giovanni è direttamente a contatto dell’intonaco e presenta un’ulteriore finitura con lapislazzuli. Il legante adoperato per queste stesure a secco è di natura proteica, probabilmente l'uovo. Dato il pessimo stato conservativo con cui è giunta a noi la Trinità non si può escludere che esistessero in origine altre parti di pittura terminate a secco.20 Apparentemente ad affresco è la stesura di rosso cinabro della veste del committente e le stesure sempre a base di cinabro presenti nell'incarnato della Madonna, del San Giovanni e della donatrice; è però molto probabile, anche se le analisi chimiche non hanno individuato nessun legante organico, che tale colore sia stato impiegato con la tecnica del mezzo fresco cioè applicato sull’intonaco in fase d’asciugatura ma ancora un po’ umido, addizionandolo ad un legante, forse a base di uovo, per meglio proteggerlo dall’alterazione che il colore altrimenti subisce nell’impiego ad affresco; queste stesure, infatti, sono caratterizzate da una lucentezza superficiale assai più accentuata rispetto alle parti di pittura sicuramente eseguite ad affresco. Una delle caratteristiche tecniche della Trinità riguarda l’esecuzione degli incarnati: presentano tutti una stesura del colore particolarmente acquerellata ottenuta con una prima definizione delle ombre a verdaccio, su cui sono poste, sempre a velatura, le stesure rosate ottenute con terra rossa e in qualche caso, come abbiamo visto, con cinabro; in molti del volti Masaccio ottiene le zone di massima luce lasciando trasparire il colore dell’intonaco senza quindi dover aggiungere del bianco21. Questo modo di procedere è spesso considerato il più idoneo alla tecnica dell'affresco poiché il ridotto spessore della pellicola pittorica garantisce una migliore stabilità al colore stesso completamente inglobato dalla carbonatazione della calce; gli incarnati risultano poi, ad una visione ravvicinata, molto trasparenti e leggeri. La scarsa presenza di lumeggiature chiare ottenute con ultimi tocchi a base di bianco rende però gli incarnati poco luminosi e meno distinguibili nella loro consistenza volumetrica con un punto di osservazione più distante; e questo non è di secondarla importanza per una pittura murale che era spesso posta lontano dall’osservatore ed in ambienti quasi sempre male illuminati22 . Il ricorso a continue sperimentazioni per il trasferimento del disegno, la presenza inconsueta del cinabro sugli incarnati e l’estrema leggerezza materica degli stessi volti possono lasciar ipotizzare una sua ancora non grande padronanza della tecnica dell'affresco. Il Vasari nella vita di Masaccio descrive le rosette e che decoravano l’interno dei lacunari della volta e di cui oggi rimangono solo poche tracce 20 Tipico di questo modo di dipingere è il volto del committente la cui materia cromatica risulta, ad un esame ravvicinato, impalpabile e leggera, lasciando in più punti al nudo intonaco la funzione di massimo chiaro 21 Il colore bianco, in particolare il bianco San Giovanni, è forse il colore meno controllabile e quindi più difficoltoso da usare nella tecnica dell'affresco: poco coprente e di difficile stesura sull'intonaco fresco si evidenzia bene solo in fase dl asciugatura avanzata. Questo può far pensare che l'uso di questo colore per la realizzazione delle parti più delicate di una pittura ad affresco come sono i volti, possa rappresentare, oltre che un naturale e soggettivo modo dl operare o una volontà espressiva, anche una maggiore padronanza della tecnica. Tale considerazione, aggiunta ad un confronto con gli affreschi della Cappella Brancacci, hanno indotto parte della critica a pensare che la Trinità rappresenti uno dei primi approcci di Masaccio con la tecnica dell'affresco. 22 30 DORATURA La tecnica dell'applicazione delle lamina d'oro è risultata quella consueta: missione oleosa come adesivo per la foglia dl stagno, nuova missione oleosa per l'adesione della successiva foglia d'oro. La predella per l’Altar Maggiore di San Domenico a Fiesole di Beato Angelico (1423-24) SUPPORTO La predella è dipinta su di una singola asse di legno, ora tagliato in tre sezioni. L’esame del retro delle tre tavole rivela che la vena del legno corre orizzontalmente; il motivo continuo della venatura mostra che mancano approssimativamente 8 cm. da tutti e due i pannelli principali dove probabilmente è stata rimossa una cornice (lo dimostra la barba del legno presente in quelle parti). PREPARAZIONE DEL SUPPORTO Le tavole di pioppo sono state preparate in modo standard: prima sono state rinforzate con facendovi aderire un pezzo di tela grezza, probabilmente lino, sul quale è stato applicato, in più strati, la preparazione a gesso e colla. Le analisi del gesso mostrano che si tratta di una mestica di gesso legate con colla animale, comunemente impiegata su tavole fiorentine, e, giudicando dalla presenza di bolle d’aria, doveva evidentemente essere stata sbattuta vigorosamente durante la miscelatura. Le immagini ai raggi X dei Fig. 5 DETTAGLIO de La Trasfigurazione di Cristo con pannelli mostrano la tela (fig. 5): essa è un Santi e Martiri, IMMAGINE A RAGGI-X CHE MOSTRA LA TELA PER L’INCAMMOTTATURA pezzo unico di forma irregolare e rettangolare, non ricopre interamente la tavola ma ne lascia scoperti i bordi. Gli storici dell’arte ipotizzano che nei bordi più esterni delle tavole potessero essere incastrati gli emblemi della famiglia degli Agli, committenti del polittico. DISEGNO PREPARATORIO Non ci sorprende, data la complessità della composizione e il grande numero di figure rappresentate, che sia presente un uso estensivo di linee incise per fissare gli elementi principali- tra le più evidenti vi è quella che traccia il profilo della figura del Cristo. Ognuno dei pannelli contiene dunque una rete dettagliata di incisioni, inclusi tutti gli archi in cui sono 31 delineate le aureole dorate, sebbene le incisioni non sempre seguano dettagliatamente il contorno delle figure. Incisioni a mano libera nel gesso mostrano, per ben nove figure con aureole, posizioni che sono state cambiate nella versione finale. E’ poi possibile che una buona parte dell’impianto disegnativo fosse usata anche per i dettagli anche se le immagini all’infra-rosso e la reflettografia non riescono a dirci molto del modo di condurre il disegno preparatorio. Alcune fluide linee grigiastre possono essere osservate attraverso la pittura di molti dei panneggi rosa, per esempio quella dell’angelo musicista sotto la figura di Cristo nella parte centrale della tavola. L’analisi microscopica di un campione, preso da una linea di disegno preparatorio esposta dove c’è una piccola lacuna di strati di pittura, indicano l’uso di un inchiostro gallico (gli inchiostri ferro-gallici, che non contengono carbonio, sono difficilmente registrabili dalle tipologie di analisi compiute) DORATURA I fondi dorati a guazzo sono applicati sopra un sottile strato di bolo rosso-marrone, sono stati bruniti, incisi con iscrizioni e punzonati. Sembra probabile che ognuno dei quattro cerchi concentrici (o semi-cerchi) delle aureole, siano stati tracciati con uno strumento meccanico, presumibilmente un compasso. Il perno dello strumento non doveva essere appuntito oppure il buco dovette essere riempito (dal momento che i buchi del compasso non sono rintracciabili). Il bordo esterno di ogni aureola che si trova in prossimità della pittura è sottolineato da una linea di colore nero. La linea scura è Fig. 6 DETTAGLIO de La Vergine Maria con gli Apostoli e gli altri Santi, MOSTRA LA DORATURA E LA PUNZONATURA DELLE AUREOLE assente per la maggior parte delle aureole collocate sul fondo oro. La punzonatura delle aureole è molto semplice, realizzata con un unico punzone circolare aperto usato per produrre un arco di cerchi accostati (fig. 6). Un punzone semicircolare o un punzone con l’estremità arrotondata sembrano essere stati usati in alcune parti dove l’aureola dorata della figura incontra la pittura della testa o delle spalle L’aureola di Cristo è realizzata unicamente con gruppi di punzonature circolari alternati a dentellature poco profonde fatte con punzoni arrotondati. STRATO PITTORICO Le tavole sono dipinte totalmente con tempera all’uovo (è stato dimostrato dalle analisi); l’unico ruolo giocato dagli oli siccativi è nella composizione dei mordenti usati per applicare le foglie 32 d’oro e d’argento a missione. In comune con molti dipinti a tempera la struttura degli strati è abbastanza semplice. Gli effetti dell’uso di una tavolozza semplificata, data da colori decisamente accesi - come l’oltremare naturale, l’azzurrite, il vermiglione, i colori rosa fatti con lacche rosse mescolate con il bianco, il giallo di piombo e stagno e il bianco di piombo- contro il fondo a foglia d’oro punzonata richiama la brillantezza e la luminosità della contemporanea miniatura. L’estensivo e dettagliato uso di una doratura a mordente, particolarmente nella decorazione dei panneggi, rinforza tale impressione. Le teste e i volti di tutte le figure hanno uno strato sottostante sottile e uniforme di una tonalità verde-bluastra di terra verde. Gli strati superficiali dello strato corrispondente all’incarnato sono lavorate con una miscela di bianco e vermiglione finemente macinato. Le ombreggiature in prossimità delle guance, menti e colli, sono ottenute aggiungendo al colore base un po’ di pigmento nero, terra gialla e bianco. La pittura usata per i capelli è a base di terre, con lumeggiature a base di giallo di stagno. Dappertutto la tavolozza è piuttosto semplice. I colori più forti sono forniti dall’oltremare di qualità eccellente -rintracciata nello sfondo del Cristo glorificato allla Corte del Paradiso e combinato con diverse quantità di bianco in molti panneggi blu- e dai brillanti rosso vermiglione, lacca rossa mescolata con il bianco, l’azzurrite, e giallo di stagno. Alcuni dei verdi più corposi e opachi per i panneggi sono combinazioni di azzurrite, giallo di stagno, mentre i verdi più saturi sono dipinti con un colore verdognolo ottenuto con azzurrite ben macinato. Analisi con cromatografia della lacca rossa dei panneggi rosa indicano la presenza di siccativi, probabilmente usati per la preparazione della lacca. Come notato in precedenza, alcune terre sono state usate nelle teste delle figure e ciò si ha anche in alcuni panneggi marroni e neri, con pigmenti ricavati dalla combustione di vegetali e d’ossa. Alcune delle vesti hanno ombre di un tono aranciato fatto da uno strato sottile di un profondo giallo ocra traslucido steso sopra il giallo di stagno. Le rifiniture finali della predella consistono nei dettagli di dorature e argentature applicate a missione. Molti dei panneggi hanno bordature e impunture realizzati con dorature a missione, ed alcuni hanno disegni più elaborati che rappresentano broccati dorati. La foglia d’oro è applicata con un sottile strato di mordente marrone consistente in bianco di piombo mescolato con terra marrone-giallo ed un adesivo a base oleosa. Sebbene le linee del mordente siano sottili, il contenuto è sufficiente per essere registrata dagli esami a infrarossi (è bianco nelle immagini a raggi-X) Precisamente lo stesso mordente è usato per gli elementi rappresentati con la foglia d’argento, sebbene l’argento sia molto ossidato, dove l’oro, eccetto dov’è abraso, continua a mantenere le sua qualità originarie. Le tavole della predella di Beato Angelico riflettono la tradizionale pratica fiorentina di pittura della prima decade del XV secolo e mostra anche molti aspetti della tecnica che era in uso 50 o 60 anni prima. Si distinguono per la loro meticolosa esecuzione ed possono dirsi eccezionali 33 per l’impiego di colori brillanti di dettagli estremamente decorativi, che riflettono la presunta formazione da miniatore di manoscritti dell’autore. L’Incoronazione della Vergine degli Uffizi di Lorenzo Monaco (1413) SUPPORTO E PREPARAZIONE Attraverso le radiografie ed una attenta analisi del dipinto è stata accertata al di sotto del film pittorico la presenza di pezzi di tela sfrangiata stesa direttamente sul tavolato, al di sotto dell'ingessatura. Un rettangolo di tela, collocato in corrispondenza del margine superiore della lacuna centrale (che forse era originariamente nascosta da uno sportello) e altre due strisce, che sormontano la cornice a quartabuono, testimoniano inoltre la necessità di proteggere e rinforzare la pittura in quelle parti che dovevano sostenere lo stress causato dai movimenti di apertura e chiusura dello sportello. Sulle tavole impannate venne poi applicata la preparazione a gesso e colla animale in più stesure; infatti l’insieme tela-gesso costituisce un notevole spessore. Sempre col gesso, applicato in maggiore quantità, è stata modellata la pastiglia presente nella predella e nei pilastri laterali dell’opera. DISEGNO PREPARATORIO Tutto nell’opera di Lorenzo testimonia l’uso di un disegno preparatorio: dalla precisione con cui ha sistemato ogni gruppo di figure e ogni campitura di colore, senza ripensamenti sostanziali, alle linee incise dei motivi decorativi e delle architetture che si interrompono perfettamente in corrispondenza delle figurazioni, come per esempio nella volta celeste. Un segno scuro verticale, al centro del dipinto, sulla testa dell’angelo con l’organo, è visibile in IR e potrebbe essere un riferimento per la costruzione dell’impianto compositivo in quanto corrisponde alla metà del campo del dipinto. Le linee del disegno non sono immediatamente evidenti nell’indagine ad infrarosso; solo ad un attento esame si possono vedere tracce di segni a pennello eseguiti a mano libera. Si può ragionevolmente ipotizzare che il disegno, in un primo momento eseguito a carboncino, fosse ripassato con inchiostro (non rilevabile con questo tipo di indagine). Comunque è da tenere presente anche che i contorni Fig. 7 DETTAGLIO de La veste di San Pietro, del disegno sono poco visibili perché coperti dalle MOSTRA UN SOTTILE CONTORNO SCURO ESEGUITO A PENNELLO SOTTOLINEA IL pennellate scure che rifiniscono spesso i contorni delle POLSO. fi g u r e p e r a c c e n t u a r n e i c o n t r a s t i , m e t t e r e 34 maggiormente in rilievo alcuni particolari e separare le campiture (fig. 7) . Sembra che Lorenzo attingesse ad una sorta di “repertorio fisso” di tipologie precise rielaborate di volta in volta nei singoli elementi (capelli, barba etc.) 23. L’incisione, eseguita con una punta acuminata, è stata usata sostanzialmente per delimitare le zone su cui dovevano essere applicate foglie metalliche: d’oro nel fondo, sulle aureole e sui drappi dorati, d’argento per le armi e la graticola del San Lorenzo. Si trovano altre incisioni, sempre sul gesso, per impostare la prospettiva degli elementi architettonici, come ad esempio l’edicola del trono e la volta celeste. Lorenzo Monaco si servì di altri tipi di incisione, più sottili, in una fase di lavoro più avanzata, direttamente sul colore, per facilitare l'esecuzione di alcuni motivi decorativi geometrici, ad esempio sul gradino verde del trono. DORATURA La doratura della tavola è estremamente ricca e variata. Dorature a guazzo del fondo oro e della pastiglia, decorazioni a mordente, tecnica del graffito e decorazioni dipinte sull’oro ne fanno di queste una sorta di compendio dell’uso dell’oro nelle opere tardogotiche. Tutta la doratura e l’argentatura a guazzo venne eseguita prima della pittura seguendo le indicazioni delle incisioni; l’oro probabilmente è stato poi, con notevole precisione, eliminato dove era andato oltre le linee incise. Per evidenziare i contorni delle dorature delle aureole e di altri piccoli particolari dorati, Lorenzo Monaco li ha sottolineati con il pennello usando linee piuttosto spesse, di colore nero. Anche l’argento, usato per rappresentare oggetti in metallo cane spade, pugnali e la graticola di San Lorenzo, è stato applicato prima delle stesure pittoriche. Il bolo usato è di un colore rosso brillante; l’oro, di ottima qualità e di notevole spessore, determina un “effetto lastra” in cui è difficile distinguere le singole foglie. Le quarantasette aureole sono estremamente elaborate ed accurate, con motivi decorativi diversi l’uno dall’altro, ottenuti con la bulinatura (o punzonatura). Sulle aureole, tracciate con il compasso, venivano incise altre circonferenze inscritte che servivano da linee guida per la successiva realizzazione delle decorazioni. Queste incisioni venivano ripassate con la bulinatura ed alcune zone del disegno venivano “granate” completamente per diversificare i piani e mettere in risalto il motivo ornamentale. Per il lavoro di bulinatura, eseguito con grande precisione e accuratezza, furono utilizzati pochi strumenti in una serie infinita di combinazioni24 . La punzonatura eseguita sulle aureole delle figure delle predelle e dei pilieri dei due polittici è molto più semplice. La decorazione dell’oro con i punzoni è stata impiegata Anche per quest’opera sono state sollevate ipotesi in relazione all’uso di patroni da parte di Lorenzo Monaco. Tale possibilità è emersa accostando l’analoga disposizione delle figure nell’opera di stesso soggetto conservata alla National Gallery. La mancanza di precise rispondenze nei profili delle figure sia all'interno di ciascuna tavola, sia nel confronto fra le due, però conduce ad escludere l’utilizzo di sagome. 23 Si riscontrano i segni di due bulini per fare i puntini di diverse dimensioni, due per i cerchietti, uno a forma di fiorellino a sei petali, oltre ad una rosetta, minuscolo fiore che serviva a riempire ovvero “granare” i piccoli spazi. 24 35 anche in senso coloristico, per “muovere le superfici”- ad esempio sull’elsa della spada di San Paolo e sulla chiave di San Pietro - nello stesso modo con cui su una stesura di colore Lorenzo avrebbe sottolineato l’ombra con una tinta più scura. Un’altra tecnica decorativa usata ampiamente nelle due tavole è la doratura a mordente o missione. Le architetture, i bordi dei manti e delle vesti, l’organo portativo dell’angelo sono decorati con motivi estremamente vari. Una missione colorata con bianco è visibile anche ad occhio nudo, dove la foglia dell'oro è caduta lasciando. Con la tecnica del colore graffito sull’oro già brunito, applicato a guazzo, furono realizzate le iscrizioni delle due tavole e il drappo rosso che fa da sfondo a Cristo e a Maria. Le lettere dorate furono graffite su una stesura blu che risulta composta da oltremare che ha un sottile strato preparatorio in cui è presente il bianco di piombo. Il motivo decorativo floreale del drappo è stato ricavato eliminando il colore rosso con una punta arrotondata di cui, in alcune zone, è visibile la traccia. Il disegno dei motivi sembra eseguito a mano libera senza l’ausilio di mascherine. Anche le frange dei drappi sono realizzate a graffito sui diversi colori che si alternano per ritrovare nell’oro i singoli fili. La pastiglia è presente nei pilastri laterali. Sul gesso, modellato a rilievo e preparato con bolo dello stesso colore di quello usato per il fondo, è stata applicata la foglia d'oro a guazzo. Infine i motivi decorativi sono stati sottolineati dalla punzonatura eseguita sui contorni del rilievo e sul fondo piatto. PITTURA La tecnica pittorica riscontrata è quella tradizionale della scuola fiorentina di derivazione giottesca, “seppure personalizzata e resa funzionale al grande senso del ritmo, della linea e del colore che caratterizzano la sensibilità artistica di questo pittore”. Il legante usato nelle due tavole risulta tempera ad uovo, i pigmenti usati sono quelli tipici dell’epoca e si rifanno naturalmente alla tavolozza dell’epoca. Il modellato dei volti è realizzato con l’accostamento e la sovrapposizione di sottili pennellate che fondendosi determinano un effetto di morbidezza nei passaggi da luce ad ombra. La grande abilità tecnica permette a Lorenzo Monaco di ampliare notevolmente la sua gamma cromatica attraverso il metodo di stesura e anche grazie ad un uso differenziato degli strati preparatori. L'effetto smaltato, luminoso e brillante dei suoi dipinti deriva dall'utilizzo di colori puri e quindi dall'impiego limitato del bianco. Egli, dove possibile, sfrutta la trasparenza bianca della preparazione (ciò risulta evidente nell’immagine radiografica). Il film pittorico sembra spesso, ma in realtà, come nelle vesti bianche dei Santi monaci, è sottile; l’effetto deriva, come già detto, dall'influenza cromatica della preparazione sottostante. La preferenza di Lorenzo Monaco per i colori puri di ottima qualità, sia perla materia prima che per la preparazione non esclude l’uso di mescolanze per ottenere tinte che altrimenti non 36 sarebbero state disponibili, ad esempio il grigio, il verde e il viola. L’uso di poco colore non sembra dettato da motivi di economia (il dipinto è realizzato con materiali preziosi: oro, argento, lapislazzuli e lacche- che fanno anzi pensare ad una committenza molto ricca). La scelta dei materiali sembra quindi dettata unicamente dagli effetti cromatici, e più in generale estetici, che il pittore voleva ottenere. Il lapislazzuli che molto raramente si ritrova in così grande quantità sui dipinti dell'epoca è invece usato Fig. 8 DETTAGLIO di una Testa di Santo, MOSTRA LA VARIETA’ DEI MOTIVI PER LE AUREOLE ED L’INCARNATO PER UN “VECCHIO” abbondantemente sull’Incoronazione della Vergine, tanto che il dipinto può dirsi caratterizzato dalla presenza di questo pigmento in numerose varianti. L’oltremare è usato puro nei toni scuri, mentre solo i punti in luce sono ottenuti con aggiunta di biacca. Nelle altre vesti azzurre (manto di Santo Stefano e veste di San Giovanni Evangelista) i toni del blu si differenziano leggermente fra loro, poiché l’oltremare è usato con l’aggiunta di diverse quantità di bianco, come nelle stesure dei cieli della volta celeste. Il lapislazzuli, probabilmente usato in diverse qualità, oltre che nella realizzazione dei blu e degli azzurri, ha trovato un largo impiego anche nelle mescolanze con la lacca e il bianco di piombo per ottenere un prezioso violetto utilizzato per alcune vesti. E’ diffuso l’uso del cangiantismo: vesti gialle e rosa cangianti in azzurro, un unico caso di rosa-verde nel risvolto del manto di un angioletto in basso. Per i rosa, molto presenti in numerose variazioni e sfumature, Lorenzo Monaco ha utilizzato una mescolanza di lacca e bianco di piombo, ottenendole tonalità più violette con aggiunta di lapislazzuli. Le ultime velature sui rosa sono eseguite con lacca pura, pigmento utilizzato anche per sottolineare alcuni particolari decorativi. Le stesure verdi sono ottenute con la mescolanza di azzurrite, giallo di piombo e stagno e bianco di piombo. Tonalità di verde più scuro e più freddo sono ottenute invece con terra verde mescolata a nero di carbone. Il giallo di piombo e stagno (giallorino), oltre che per realizzare i verdi, fu usato da solo e in mescolanza con il bianco per la realizzazioni delle stesure gialle. L’intonazione più calda delle ombre è ottenuta con ocra. Gli incarnati, sono stati realizzati su una base di terra verde più biacca, le forme ombreggiate con il verdaccio composto da ocra, nero, biacca e cinabro e poi è stata stesa la colorazione rosa in tre gradazioni digradanti. Il contorno degli occhi, delle pupille e delle narici è stato profilato di nero; con il bianco puro si sono sottolineate le massime luci. Un bruno, ottenuto con sinopia e nero, profila i lineamenti del viso. Le diverse intonazioni dei carnati, ma anche quelle delle barbe e dei capelli concorrono a caratterizzare ciascuno dei personaggi. Tutto ciò 37 si realizza a partire dagli strati pittorici più profondi (verde terra e verdaccio) per "trasparenze" successive fino alle ultime sottili pennellate che definiscono i più minuti particolari. 11. Modalità di verifica Verifica formativa Si attuerà principalmente attraverso una osservazione costante da parte della docente sulla classe. Costituiranno oggetto di verifica: • le risposte alle domande dirette dell’insegnante durante le fasi di spiegazione dei contenuti; • gli interventi “spontanei” e le osservazioni degli alunni (anche quelle inserite nel blog didattico); • i contributi dati durante la visita didattica. Verifica sommativa La valutazione sommativa comprenderà: 1. La valutazione del lavoro di gruppo (prodotto nel Laboratorio di Storia dell’Arte) verrà condotta secondo i parametri riportati anche nel Power point con le istruzioni operative: criteri generali criteri analitici punteggio per criteri Raccolta e selezione delle informazioni ricchezza e adeguatezza (selezione) delle informazioni da 1 a 6 Forma e struttura adeguatezza del piano di presentazione adeguatezza e comprensibilità del linguaggio da 1 a 6 da 1 a 6 Utilizzazione supporti ricchezza e adeguatezza dei mezzi utilizzati da 1 a 6 Contenuti qualità dell'analisi (aspetti principali) correttezza scientifica (precisione e coerenza nell'uso dei concetti) grado di approfondimento 38 da 1 a 6 da 1 a 6 da 1 a 6 punteggio complessivo 2. Valutazione della scheda operativa dell’uscita didattica. Si impiegherà la seguente griglia indicatori livelli punteggi gravemente insufficiente, insufficiente, sufficiente, buona, ottima da 1 a 10 Capacità di Analisi non sufficiente, carente, accettabile, buona, ottima da 1 a 10 Grado di approfondimento-rielaborazione personale non sufficiente, carente, accettabile, buona, ottima da 1 a 10 Acquisizione di conoscenze specifiche in materia 3. Verifica sommativa di concetti e conoscenze acquisite dagli allievi che troverà collocazione alla fine del ciclo di lezioni-laboratori-uscita didattica. Si tratta di una prova scritta semistrutturata con diversi tipi di quesiti: • definizione di termini: trattandosi di un progetto che cita un numero notevole di materiali e tecnologie indicati da un termine specifico si rende necessaria la conoscenza della terminologia specifica. La tipologia di esercizio da’ poi un contributo allo sviluppo delle capacità comunicative del ragazzo e alla formazione di quadri concettuali disciplinari. • item a scelta multiplia e test a corrispondenza: sono impiegate soprattutto per verificare conoscenze (per es. inquadramento cronologico, conoscenza della composizione degli strati di una pittura a tempera). • domande aperte: lo scopo è anche in questo caso di far strutturare concetti disciplinari in una trattazione sintetica. I quesiti richiedono in più una rielaborazione personale delle esperienze didattiche vissute (laboratorio e uscita didattica). Nell’allegato 6 riporto il testo della verifica che contiene i parametri e le griglie valutative. 12. Conclusioni “Cos’è la colla di coniglio, come si otteneva?”, “Troviamo Il Libro dell’Arte nella biblioteca della scuola?”, “Ma perché facevano la sinopia, se poi la dovevano ricoprire con l’intonaco?” Queste sono le domande che mi sono state poste quando spiegavo come si realizzavano i dipinti su parete e su tavola nel Medioevo e nel Primo Rinascimento nel corso del mio tirocinio. Vi ho ravvisato una curiosità spontanea degli alunni, d’altronde del tutto comprensibile in un contesto scolastico in cui la sfera materiale dell’arte è componente imprescindibile del curricolo formativo. In una scuola “chiamata a realizzare percorsi formativi sempre più rispondenti alle inclinazioni personali degli studenti, nella prospettiva di valorizzare 39 gli aspetti peculiari della personalità di ognuno” 25 è necessario orientare le scelte didattiche tenendo conto delle effettive esigenze dell’allievo in formazione. Credo che il percorso didattico che ho tracciato in queste pagine possa corrispondere in maniera adeguata a tali indicazioni. Alla fine delle attività svolte i ragazzi avranno compreso molti aspetti importanti del fare artistico nella Storia dell’Arte in un periodo storico-artistico determinante per la codifica delle tecniche pittoriche. Ciò sarà stato possibile attraverso esperienze cognitive di diverso genere: dalla lettura e analisi dei testi e delle immagini proposte alla osservazione diretta delle opere e alla pratica della riproduzione. Il lavoro svolto su letteratura specifica (saperi esperti) e l’incontro con luoghi e professionalità del mondo del restauro e della conservazione costituiranno un primo approccio ad una realtà che appartiene al loro specifico indirizzo di studi. Può essere considerato un momento di verifica personale sulle scelte curricolari intraprese e su quelle future. -Indicazioni per il curricolo per la scuola dell’infanzia e per il primo ciclo d’istruzione, a cura del Ministero della Pubblica Istruzione (Roma 2007), Napoli 2007 25 40 13. Bibliografia e sitologia 13.1 Indicazioni per il docente sulla didattica: - E. G. COHEN, Organizzare i gruppi cooperativi. Ruoli, funzioni, attività., (trad. it di Designing groupwork, 1994 New York), Trento 1999 - F. FABBRONI, Manuale di didattica generale, Bari, 1992 - L. LAZOTTI, Percorsi modulari d’arte. Linguaggi, strumenti e tecniche. Guida per il lavoro dell’insegnante, Firenze 2002 - L. MASON, Psicologia dell’apprendimento e dell’istruzione, Bologna 2006 - U. MARGIOTTA, Dispensa didattica del corso di Pedagogia Generale, A.A. 2007-2008, SSIS Veneto, IX ciclo - F. TESSARO, Metodologia e didattica dell’insegnamento secondario, Roma 2003 sui contenuti del modulo: - Altichiero da Zevio nell'Oratorio di San Giorgio. Il restauro degli affreschi., a cura di L. Baggio, G. Colaucci e D. Bartoletti, Padova 1999 - AA.VV., Le pitture murali. Tecniche, problemi, conservazione, a cura di C. Danti, M. Matteini, A. Moles, Firenze 1990. - AA.VV. , Le tecniche artistiche, a cura di C. Maltese, Milano 1973 - AA.VV., I colori del tempo. Un percorso nella pittura italiana attraverso venticinque capolavori dal XIV al XVIII secolo, a cura di P. De Vecchi, Milano 1999 - AA.VV. , Tecniche di pittura murale dall’Alto Medioevo al Quattrocento , a cura di S. Rinaldi, Roma 1998 - S. BARONI, I ricettari medievali per la preparazione dei colori e la loro trasmissione, in Il colore nel medioevo. Arte, simbolo, tecnica, atti delle giornate di studi (Lucca 1995), Lucca 1996, pp. 117-144., - D. BARTOLETTI, G. COLALUCCI, La tecnica di Altichiero negli affreschi dell'oratorio di San Giorgio a Padova, in «Progetto restauro»,12, 1999, pp. 11-17 - S. BORDINI, Materie e immagine. Fonti sulle tecniche della pittura, Roma, 1991 - V. BORRADAILE, R. BORRADAILE, The Strasburg Manuscript: a Medieval Painters' Handbook, translated from the old German by V. and R. Borradaile, München 1982 - C. BRANDI, Teoria del restauro, Torino 1977 - L. CAMPBELL, S. FOISTER, A. ROY, Methods and materials of Northern European Painting, in in «National Gallery Technical Bulletin», 18, 1997, pp. 6-55 - C. CENNINI, Il libro dell’arte, a cura di F. Frezzato, Vicenza 2002 41 - C. CENNINI, Il libro dell’arte, a cura di M. Serchi, Firenze 1999 - Cimabue ad Arezzo. Il crocifisso restaurato, catalogo della mostra (Arezzo), a cura di A. M. Maetzke, Firenze 2001 - J. DUNKERTON et al., Giotto to Dürer. Early Renaissance Painting in The National Gallery, London 1991 - Giotto com’era. Il colore perduto delle Storie di San Francesco nella Basilica di Assisi, a cura di G. Basile, Roma 2007 - D. GORDON, M. WYLD, A. ROY, Fra Angelico’s Predella for the High Altarpiece of San Domenico, Fiesole, in «National Gallery Technical Bulletin», 23, 2002, pp. 5-19 - La Trinità di Masaccio. Il restauro dell’anno Duemila, a cura di C. Danti, Firenze 2002 - Lorenzo Monaco Tecnica e Restauro. L’Incoronazione della Vergine degli Uffizi, l’Annunciazione di Santa Trinita a Firenze, a cura di M. Ciatti e C. Frosinini, Firenze 1998 - P. MORA, L. MORA, P. PHILIPPOT, La Conservazione delle Pitture Murali, Bologna 2001 - C. PAOLINI, M. FALDI, Glossario delle tecniche pittoriche e del restauro, Firenze 1999 - TEOFILO MONACO, Le varie arti. De diversis artibus. Manuale di tecnica artistica medievale, ed. a cura di A. Caffaro, Salerno 2000 - B. S. TOSATTI, I trattati di tecniche artistiche medievali, Milano 2002. - G. VASARI , Le tecniche artistiche, a cura di G. B. Brown, traduzione a cura di F. Diano, (titolo origin. Vasari on Technique, New York 1960),Vicenza 1996 - B. ZANARDI, Il cantiere di Giotto, Milano 1996 - B. ZANARDI, Relazione di restauro della decorazione della cappella del Sancta Sanctorum con due appendici sulle tecniche d’esecuzione dei dipinti murali duecenteschi, in Sancta Sanctorum, Milano 1995, pp. 230-269 risorse multimediali - Artis. Dalle botteghe degli antichi maestri ai moderni laboratori di restauro, 2000 (CD ROM) 42 13.1 Indicazioni per l’allievo Testi in cui ritrovare i contenuti delle lezioni: Dal manuale, sull’affresco e sull’olio: - P. DE VECCHI, E. CERCHIARI, Arte nel tempo, vol. 1 II tomo Il Medioevo, Milano 1995, (scheda: L’affresco medievale: storia, tecnica, conservazione), pp. 600-602 - P. DE VECCHI, E. CERCHIARI, Arte nel tempo, vol. 2 I tomo Dal Gotico Internazionale alla Maniera Moderna , Milano 1995, (scheda: L’olio), pp. 98-99 Sulla tempera: -F. R. PESENTI, La tempera, in Le tecniche artistiche, a cura di C. Maltese, Milano 1973, pp. 326-333 Testi per l’attività di laboratorio: i saggi: - D. BARTOLETTI, G. COLALUCCI, La tecnica di Altichiero negli affreschi dell'oratorio di San Giorgio a Padova, in «Progetto restauro»,12, 1999, pp. 11-17 - D. GORDON, M. WYLD, A. ROY, Fra Angelico’s Predella for the High Altarpiece of San Domenico, Fiesole, in «National Gallery Technical Bulletin», 23, 2002, pp. 5-19 (traduzione fornita dall’insegnante) - La Trinità di Masaccio. Il restauro dell’anno Duemila, a cura di C. Danti, Firenze 2002, pp. 69-77 - Lorenzo Monaco Tecnica e Restauro. L’Incoronazione della Vergine degli Uffizi, l’Annunciazione di Santa Trinita a Firenze, a cura di M. Ciatti e C. Frosinini, Firenze 1998, pp. 89-98 le fonti antiche sulle tecniche artistiche: - C. CENNINI, Il libro dell’arte, a cura di M. Serchi, Firenze 1999 - V. BORRADAILE, R. BORRADAILE, The Strasburg Manuscript: a Medieval Painters' Handbook, translated from the old German by V. and R. Borradaile, München 1982 (parti tradotte dall’insegnante) - TEOFILO MONACO, Le varie arti. De diversis artibus. Manuale di tecnica artistica medievale, ed. a cura di A. Caffaro, Salerno 2000 materiale per la consultazione: (testi) - AA. VV., La fabbrica dei colori, Roma 1995 - AA.VV. , Le tecniche artistiche, a cura di C. Maltese, Milano 1973 43 - S. BORDINI, Materie e immagine. Fonti sulle tecniche della pittura, Roma, 1991, pp. 245-257 - C. PAOLINI, M. FALDI, Glossario delle tecniche pittoriche e del restauro, Firenze 1999 (cd rom) - Artis. Dalle botteghe degli antichi maestri ai moderni laboratori di restauro, 2000 (sitologia) - <http://www.artic.edu/aic/collections/exhibitions/homer/glossary> - <http://www.palazzospinelli.org/ita/src-argomed-ita.asp> - <http://www.nationalgallery.org.uk/cgi-bin/WebObjects.dll/CollectionPublisher.woa/wa/work? workNumber=NG663.3> - <http://www.polomuseale.firenze.it/inv1890/registro.asp?inv=885> 15. Allegati 44