“Corleone non dimentica”. Totò Riinainsiste nei messaggi minacciosi contro il pm Di Matteo:“In tribunale ci deve venire”. Chi gli dà tanta sicurezza? Venerdì 6 dicembre 2013 – Anno 5 – n° 335 € 1,20 – Arretrati: € 2,00 Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230 Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009 TUTTI CONTRO TUTTI Il giorno dopo il ceffone della Consulta sul Porcellum la rissa divampa peggio di prima. Camera e Senato litigano su chi debba discutere una riforma elettorale che ancora non esiste. Napolitano giura sulla legittimità del Parlamento che lo ha eletto. Ma la vera spaccatura è tra chi vuole nuove elezioni e chi no dc CAOS IMMOBILE di Antonio Padellaro utti contro tutti. L’Italia è una barca alla T deriva come forse mai nella storia repubblicana. Di drammi, di momenti difficili il nostro paese ne ha vissuti tanti, eppure perfino nei giorni bui del terrorismo si avvertiva l’esistenza di una bussola collettiva politica e morale che orientava le persone e le faceva sentire partecipi di una comunità e non un popolo allo sbando. Oggi su giornali e nei tg compaiono solo scene di battaglia. Al Brennero, dove sulle barricate del made in Italy si agita il ministro De Girolamo di lotta e di governo, magari animata dalle migliori intenzioni, ma che finisce per essere il simbolo di una grottesca confusione dei ruoli. Fino alla Sicilia, dove le truppe furiose dei Forconi annunciano: “Bloccheremo l’Italia” e si preparano a passare lo Stretto con carovane di tir per unirsi alla protesta veneta. Mentre nella Capitale non c’è categoria in rivolta che non cinga d’assedio Montecitorio, il palazzo più odiato d’Italia. La colonna sonora della nazione, del resto, sono le urla delle piazze o gli strilli che escono dai televisori, dove gli ascolti si misurano con i decibel della rabbia. In un momento così difficile, con la sentenza sulla porcata elettorale, la Corte costituzionale ha cercato di richiamare ai propri doveri i partiti e il governo. Oltre ai rilievi in punta di diritto, la Consulta ha trasmesso alle istituzioni di ogni ordine e grado un messaggio chiarissimo: sono anni che non riuscite a mettervi d’accordo su una legge elettorale degna di questo nome, adesso non avete più scuse. Il giorno dopo questo ceffone, una classe politica e di governo degna di questo nome si sarebbe messa al lavoro. E invece la rissa divampa più di prima. Non esiste uno straccio di accordo, ma Camera e Senato trovano il modo di litigare su chi abbia la precedenza nella discussione sulla riforma che non c’è. Dal Quirinale, il presidente Napolitano rassicura sulla totale legittimità dell’attuale Parlamento e di quello precedente, che infatti lo hanno eletto per la prima e per la seconda volta. Tesi discussa e discutibile poiché si obietta che una legge costituzionalmente malata è difficile che dia risultati sani. Senza contare la guerriglia in corso tra chi vorrebbe andare a nuove elezioni subito (Berlusconi, Grillo e forse anche Renzi) e chi invece vuole conservare lo status quo (Napolitano, Letta, Alfano). E tutto resta fermo. Siamo il Paese del caos immobile. FERRARA Palazzo dei Diamanti 14.09.2013 – 6.01.2014 I figli della Porcata tra sfottò e orgoglio: “Restiamo a galla un altro anno” Zanca » pag. 2 PADOA-SCHIOPPA DIXIT Le trame del Colle contro Prodi. Il Prof: “Non parlo neanche sotto tortura” Calapà e Cannavò » pag. 4 » PROFONDO PD » “Ci organizzeremo, sappiamo combattere” D’Alema avverte Renzi “Se vince lotteremo” SPECIALE PRIMARIE Civati, filosofo battutista che sfida il partito Vecchi » pag. 6 Il lìder Maximo parla nella “sua” Puglia: “In molti hanno provato a eliminare la nostra tradizione, anche gente con più attributi di lui Ma gli è sempre andata male”. Poi l’affondo contro “Repubblica”: “Non dà notizie, gli fa solo pubblicità visto l’endorsement di De Benedetti” Ferrucci » pag. 7 Massimo D’Alema Ansa U di Marco Politi PIERGAETANO MARCHETTI FRANCESCO, LA FATICA DEL PAPA SOLO Il supermanager di Rcs:“Patrimoni e finanza devono essere tassati” LA CATTIVERIA www.palazzodiamanti.it Borromeo, Palombi, Tecce » pag. 2 - 3 CAMERE CON VISTA » pag. 18 aperture serali straordinarie dal 31/12 al 6/01 y(7HC0D7*KSTKKQ( +@!#!$!z!. Eliminato il Porcellum, il presidente della Consulta chiede al Parlamento: “Avete altri quesiti da porci?” » elias vacca I VELENI DELL'ILVA Pressioni sulla agenzia ambiente, Vendola smentito da due testimoni Casula, Galeazzi, Massari » pag. 9 Truzzi » pag. 10 - 11 Mi ricordo mutande verdi di Marco Travaglio ra le spese istituzionali per 25.410,66 euro che lo sgovernatore leghista piemontese F Roberto Cota s’è fatto rimborsare in due anni e mezzo dalla Regione, c’è un paio di boxer di color padano verde-kiwi, modello “Chappytrunk”, taglia L, costo 40 euro, acquistati il 6 agosto 2011 a Boston dove lo statista novarese era in missione istituzionale per “corso di formazione e visita al Mit”. Pareva brutto, vista anche la calura, indossare dei normali pantaloni, consumandoli a spese proprie. Molto meglio i pratici mutandoni padani, anch’essi istituzionali. Per la Procura, che ha chiuso le indagini a carico del Cota e di 42 consiglieri regionali in vista del processo, questo si chiama peculato. Per l’erede di Cattaneo (che Dio lo perdoni), “è solo fango dei feticisti della penna” che la Procura dovrebbe ignorare e anzi – chissà perché – “sostenermi”. Sì, ma le mutande verdi? “Colpa della mia segretaria: le ha inserite per errore in nota spese”. La malcapitata si chiama Michela Carossa ed è figlia del capogruppo leghista: i valori della famiglia. Resta da capire perché, se non voleva il rimborso, lo statista padano le abbia passato il relativo scontrino. Ma quella di scaricare tutto sulla signorina dell’ufficio accanto è un vecchio refrain dei politici: il Cha cha cha della segretaria di arboriana memoria. La penultima è quella di Bersani. Ma chi non ricorda Enza Tomaselli, segretaria tuttofare di Craxi? O Barbara Ceolin e Nadia Bolgan, quelle di De Michelis, che – confidò la prima ai pm – “aveva una segreteria di 50 persone, quasi tutte donne incontrate di passaggio e senz’alcuna preparazione professionale: eran lì solo perché gli piacevano, ciascuna pensava di esser la favorita dell’harem”. Però si resero utilissime nella stesura del suo opus magnum “Dove andiamo a ballare stasera”, guida alle discoteche d’Italia. Poi la mitica Eliana Pensieroso, segretaria del banchiere Pacini Battaglia, addetta alla fascettatura delle mazzette il cui fruscio fu captato dalle cimici ipersensibili degli inquirenti. Ma il precedente più illustre risale al 1986. Un giorno il professor Luigi Firpo, glorioso storico torinese, si imbatté in Silvio Berlusconi che, intervistato da una delle sue tv, sfoggiava cultura declamando brani scelti dalla sua prefazione all’Utopia di Tommaso Moro. “Ma quel testo è il mio!”, balzò sulla sedia Firpo. Si procurò la preziosa edizione numerata by Silvio Berlusconi Editore e scoprì che l’erudito palazzinaro aveva copiato interi brani della sua introduzione a Thomas More e la sua traduzione integrale dal latino, limitandosi a metterci la firma. Allora prese carta e penna, gli intimò di ritirare subito tutte le copie dal mercato e annunciò querela per plagio. Pochi giorni dopo lo chiamò un Cavaliere piagnucolante: “La prego, non mi rovini con uno scandalo, è stata tutta colpa della mia segretaria”. Cioè tentò di far credere che la segretaria potesse aver copiato prefazione e traduzione dell’Utopia a sua insaputa, anzi contro la sua volontà. Firpo capì subito con che razza di cazzaro stava parlando e decise di prendersene gioco, seguitando a minacciare di mettere in piazza lo scandalo e rifiutando le scuse e le offerte di riparazione che il pover’ometto, ormai ridotto a stalker, gli faceva in telefonate quotidiane, accompagnate da regali sempre più costosi. A Natale un corriere da Segrate scaricò in casa Firpo un gigantesco bouquet di orchidee e un pacco dono con una valigetta in coccodrillo con le cifre ‘LF’ in oro. Sul biglietto era scritto: “Natale 1986. Molti cordiali auguri ed a presto... Spero! Per carità, non mi rovini!!! Silvio Berlusconi”. Firpo, vecchio burlone, rispedì tutto al mittente con un biglietto beffardo: “Gentile dottore, la ringrazio della sua generosità, ma sono un vecchio professore abituato alla sua borsa sdrucita. Quanto ai fiori, la prego anche a nome di mia moglie Laura di non inviarcene più: per noi, i fiori tagliati sono organi sessuali recisi”. “Da quel giorno – ricorda Laura – non lo sentimmo mai più”. Ma ora c’è Cota il mutandiere, e ho detto tutto.