“Corleone non dimentica”. Totò Riinainsiste nei messaggi minacciosi contro
il pm Di Matteo:“In tribunale ci deve venire”. Chi gli dà tanta sicurezza?
Venerdì 6 dicembre 2013 – Anno 5 – n° 335
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Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009
TUTTI CONTRO TUTTI
Il giorno dopo il ceffone della Consulta sul Porcellum la rissa divampa peggio di prima. Camera e Senato
litigano su chi debba discutere una riforma elettorale che ancora non esiste. Napolitano giura sulla
legittimità del Parlamento che lo ha eletto. Ma la vera spaccatura è tra chi vuole nuove elezioni e chi no
dc
CAOS IMMOBILE
di Antonio Padellaro
utti contro tutti. L’Italia è una barca alla
T
deriva come forse mai nella storia repubblicana. Di drammi, di momenti difficili il nostro paese ne ha vissuti tanti, eppure perfino nei
giorni bui del terrorismo si avvertiva l’esistenza
di una bussola collettiva politica e morale che
orientava le persone e le faceva sentire partecipi
di una comunità e non un popolo allo sbando.
Oggi su giornali e nei tg compaiono solo scene
di battaglia. Al Brennero, dove sulle barricate
del made in Italy si agita il ministro De Girolamo di lotta e di governo, magari animata
dalle migliori intenzioni, ma che finisce per essere il simbolo di una grottesca confusione dei
ruoli. Fino alla Sicilia, dove le truppe furiose dei
Forconi annunciano: “Bloccheremo l’Italia” e si
preparano a passare lo Stretto con carovane di
tir per unirsi alla protesta veneta. Mentre nella
Capitale non c’è categoria in rivolta che non
cinga d’assedio Montecitorio, il palazzo più
odiato d’Italia. La colonna sonora della nazione, del resto, sono le urla delle piazze o gli strilli
che escono dai televisori, dove gli ascolti si misurano con i decibel della rabbia. In un momento così difficile, con la sentenza sulla porcata elettorale, la Corte costituzionale ha cercato di richiamare ai propri doveri i partiti e il
governo. Oltre ai rilievi in punta di diritto, la
Consulta ha trasmesso alle istituzioni di ogni
ordine e grado un messaggio chiarissimo: sono
anni che non riuscite a mettervi d’accordo su
una legge elettorale degna di questo nome,
adesso non avete più scuse. Il giorno dopo questo ceffone, una classe politica e di governo degna di questo nome si sarebbe messa al lavoro.
E invece la rissa divampa più di prima. Non
esiste uno straccio di accordo, ma Camera e
Senato trovano il modo di litigare su chi abbia la
precedenza nella discussione sulla riforma che
non c’è. Dal Quirinale, il presidente Napolitano
rassicura sulla totale legittimità dell’attuale
Parlamento e di quello precedente, che infatti lo
hanno eletto per la prima e per la seconda volta.
Tesi discussa e discutibile poiché si obietta che
una legge costituzionalmente malata è difficile
che dia risultati sani. Senza contare la guerriglia
in corso tra chi vorrebbe andare a nuove elezioni subito (Berlusconi, Grillo e forse anche
Renzi) e chi invece vuole conservare lo status
quo (Napolitano, Letta, Alfano). E tutto resta
fermo. Siamo il Paese del caos immobile.
FERRARA
Palazzo dei Diamanti
14.09.2013 – 6.01.2014
I figli della Porcata
tra sfottò e orgoglio:
“Restiamo a galla
un altro anno”
Zanca » pag. 2
PADOA-SCHIOPPA DIXIT
Le trame del Colle
contro Prodi. Il Prof:
“Non parlo neanche
sotto tortura”
Calapà e Cannavò » pag. 4
» PROFONDO PD » “Ci organizzeremo, sappiamo combattere”
D’Alema avverte Renzi
“Se vince lotteremo”
SPECIALE PRIMARIE
Civati, filosofo
battutista che
sfida il partito
Vecchi » pag. 6
Il lìder Maximo parla
nella “sua” Puglia: “In
molti hanno provato
a eliminare la nostra
tradizione, anche gente
con più attributi di lui
Ma gli è sempre andata
male”. Poi l’affondo
contro “Repubblica”:
“Non dà notizie, gli fa
solo pubblicità visto
l’endorsement di De
Benedetti” Ferrucci » pag. 7
Massimo
D’Alema
Ansa
U di Marco Politi
PIERGAETANO MARCHETTI
FRANCESCO,
LA FATICA
DEL PAPA SOLO
Il supermanager
di Rcs:“Patrimoni
e finanza devono
essere tassati”
LA CATTIVERIA
www.palazzodiamanti.it
Borromeo, Palombi, Tecce » pag. 2 - 3
CAMERE CON VISTA
» pag. 18
aperture
serali
straordinarie
dal 31/12
al 6/01
y(7HC0D7*KSTKKQ( +@!#!$!z!.
Eliminato il Porcellum, il presidente
della Consulta chiede al Parlamento: “Avete altri quesiti da porci?”
» elias vacca
I VELENI DELL'ILVA
Pressioni sulla
agenzia ambiente,
Vendola smentito
da due testimoni
Casula, Galeazzi, Massari » pag. 9
Truzzi » pag. 10 - 11
Mi ricordo mutande verdi
di Marco Travaglio
ra le spese istituzionali per 25.410,66 euro
che lo sgovernatore leghista piemontese
F
Roberto Cota s’è fatto rimborsare in due anni e
mezzo dalla Regione, c’è un paio di boxer di
color padano verde-kiwi, modello “Chappytrunk”, taglia L, costo 40 euro, acquistati il 6
agosto 2011 a Boston dove lo statista novarese
era in missione istituzionale per “corso di formazione e visita al Mit”. Pareva brutto, vista anche la calura, indossare dei normali pantaloni,
consumandoli a spese proprie. Molto meglio i
pratici mutandoni padani, anch’essi istituzionali. Per la Procura, che ha chiuso le indagini a
carico del Cota e di 42 consiglieri regionali in
vista del processo, questo si chiama peculato.
Per l’erede di Cattaneo (che Dio lo perdoni), “è
solo fango dei feticisti della penna” che la Procura dovrebbe ignorare e anzi – chissà perché –
“sostenermi”. Sì, ma le mutande verdi? “Colpa
della mia segretaria: le ha inserite per errore in
nota spese”. La malcapitata si chiama Michela
Carossa ed è figlia del capogruppo leghista: i
valori della famiglia. Resta da capire perché, se
non voleva il rimborso, lo statista padano le abbia passato il relativo scontrino. Ma quella di
scaricare tutto sulla signorina dell’ufficio accanto è un vecchio refrain dei politici: il Cha cha cha
della segretaria di arboriana memoria. La penultima è quella di Bersani. Ma chi non ricorda
Enza Tomaselli, segretaria tuttofare di Craxi? O
Barbara Ceolin e Nadia Bolgan, quelle di De Michelis, che – confidò la prima ai pm – “aveva una
segreteria di 50 persone, quasi tutte donne incontrate di passaggio e senz’alcuna preparazione professionale: eran lì solo perché gli piacevano, ciascuna pensava di esser la favorita dell’harem”. Però si resero utilissime nella stesura
del suo opus magnum “Dove andiamo a ballare
stasera”, guida alle discoteche d’Italia. Poi la mitica Eliana Pensieroso, segretaria del banchiere
Pacini Battaglia, addetta alla fascettatura delle
mazzette il cui fruscio fu captato dalle cimici
ipersensibili degli inquirenti. Ma il precedente
più illustre risale al 1986. Un giorno il professor
Luigi Firpo, glorioso storico torinese, si imbatté
in Silvio Berlusconi che, intervistato da una delle sue tv, sfoggiava cultura declamando brani
scelti dalla sua prefazione all’Utopia di Tommaso Moro. “Ma quel testo è il mio!”, balzò sulla
sedia Firpo. Si procurò la preziosa edizione numerata by Silvio Berlusconi Editore e scoprì che
l’erudito palazzinaro aveva copiato interi brani
della sua introduzione a Thomas More e la sua
traduzione integrale dal latino, limitandosi a
metterci la firma. Allora prese carta e penna, gli
intimò di ritirare subito tutte le copie dal mercato e annunciò querela per plagio. Pochi giorni
dopo lo chiamò un Cavaliere piagnucolante: “La
prego, non mi rovini con uno scandalo, è stata
tutta colpa della mia segretaria”. Cioè tentò di
far credere che la segretaria potesse aver copiato
prefazione e traduzione dell’Utopia a sua insaputa, anzi contro la sua volontà. Firpo capì subito con che razza di cazzaro stava parlando e
decise di prendersene gioco, seguitando a minacciare di mettere in piazza lo scandalo e rifiutando le scuse e le offerte di riparazione che il
pover’ometto, ormai ridotto a stalker, gli faceva
in telefonate quotidiane, accompagnate da regali sempre più costosi. A Natale un corriere da
Segrate scaricò in casa Firpo un gigantesco bouquet di orchidee e un pacco dono con una valigetta in coccodrillo con le cifre ‘LF’ in oro. Sul
biglietto era scritto: “Natale 1986. Molti cordiali
auguri ed a presto... Spero! Per carità, non mi
rovini!!! Silvio Berlusconi”. Firpo, vecchio burlone, rispedì tutto al mittente con un biglietto
beffardo: “Gentile dottore, la ringrazio della sua
generosità, ma sono un vecchio professore abituato alla sua borsa sdrucita. Quanto ai fiori, la
prego anche a nome di mia moglie Laura di non
inviarcene più: per noi, i fiori tagliati sono organi sessuali recisi”. “Da quel giorno – ricorda
Laura – non lo sentimmo mai più”. Ma ora c’è
Cota il mutandiere, e ho detto tutto.
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D`Alema avverte Renzi “Se vince lotteremo”