Unione Europea
Comune di Campolattaro
Provincia di Benevento
OASI del LAGO di
CAMPOLATTARO
Opuscolo illustrativo dei caratteri ambientali
e delle modalità di visita
S.r.l. unipersonale
di proprietà della
Fondazione WWF Italia
Il presente fascicolo è stato sviluppato
nell’ambito delle attività finanziate dal POR
Campania 2000-2006 al WWF Italia Onlus
WWF Italia
Responsabile Affari Generali e Beni Patrimoniali
Annibale Gatto
Responsabile Unico del Procedimento
Giorgio Calamaro
Coordinatore Territoriale Progetti POR
Fabrizio Canonico
Le attività sono state svolte dal
WWF Ricerche e Progetti S.r.l.
con il seguente gruppo di lavoro:
Responsabile
Adriano Paolella
Coordinamento
Saro Aiello, Simona Bardi, Maria Piera Padoan
Testi
Antonietta Lamberti in collaborazione con
Laura Fonzo
Grafica
Paola Venturini
Foto di copertina
Lorenzo Nesi
Foto
Saro Aiello, Lorenzo Nesi, Panda Photo, Marco
Ruocco, Costantino Tedeschi, ©WWF-Canon
Si ringrazia per i contributi e la partecipazione la
Sezione Regionale Campania del WWF Italia - Onlus ed in particolare il Presidente Ornella Capezzuto, l’Assistente Giovanni La Magna e di Pio Lombardi, Vincenzo Mancini, Costantino Tedeschi.
A
INDICE
Inquadramento Generale del territorio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3
Il contesto di riferimento: caratteri sociali ed economici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5
Cenni storici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10
Cronistoria e descrizione generale del “Lago di Campolattaro” . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13
I caratteri vegetazionali e faunistici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15
Flora . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16
Fauna . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17
Una rete di connessione: l’inserimento della Riserva nel sistema regionale campano. . 20
Dalla tutela alla riqualificazione naturalistica: la storia della gestione . . . . . . . . . . . . . . . . 22
La fruizione: i percorsi. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25
La fruizione: le attività ed i laboratori, le visite. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 27
Le occasioni del territorio: i prodotti tipici ed i saperi locali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 29
Schede sintetiche di specie di flora e fauna più rappresentative . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 31
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Paesaggio - S. Aiello
INQUADRAMENTO GENERALE DEL TERRITORIO
LA STORIA DELLA PROVINCIA DI BENEVENTO è parte integrante di un territorio
situato al centro dell’Italia meridionale, il Sannio, corrispondente approssimativamente alle attuali province di Avellino, Benevento, Campobasso e Isernia, nelle regioni note come Abruzzo, Molise, Campania e Basilicata. Esso è costituito da un altopiano interno, la cui caratteristica dominante sono le grigie montagne di roccia calcarea che
sicuramente ne hanno ostacolato l’attraversamento, pur non potendo considerarsi invalicabili; esse sono la causa principale dell’isolamento materiale e culturale che ha caratterizzato il Sannio attraverso i secoli.
Nel Sannio l’Appennino costituisce un complesso groviglio di massicci, propaggini ed
avvallamenti variabili in lunghezza, larghezza e orientamento, intramezzati da valli
spesso senza sbocco. Il confine occidentale è custodito da un grande sbarramento
naturale, l’aspro Massiccio del Matese, visibile quasi fino all’Adriatico che domina l’ampia
vallata del fiume Volturno, separandola, più ad est, dalla stretta valle del fiume Tammaro.
Numerosi ruscelli, torrenti e fiumiciattoli solitamente di scarsa portata si aprono un
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Morcone - L. Nesi
varco fra questi monti e rendono fertili i
bacini inframontani. Questi corsi d’acqua,
anche se quasi tutti precari e mutevoli
forniscono al Sannio acqua sufficiente
per la sopravvivenza della sua agricoltura e pastorizia, dato che l’area è essenzialmente priva di altre attività economiche. Talvolta, durante l’inverno, si possono verificare piene improvvise, ma
d’estate la maggior parte di essi si riduce a rivoli zigzaganti nella ghiaia. Nella
zona l’unico corso d’acqua di una certa
importanza è costituito dal Calore in cui
si riversa il Tammaro, suo affluente di destra.
L’altezza e la lontananza dal mare determinano nell’area un clima aspro che alterna inverni rigidi ad estati calde e riarse in cui i periodi di siccità non sono rari, soprattutto nelle zone orientali.
Fiumi e monti regolano le vie di accesso al Sannio. Fin dai tempi più remoti, i
sentieri aperti dalle greggi rappresentano vie di comunicazione
relativamente facili, talvolta tortuose a causa delle onnipresenti
montagne, pur tuttavia transitabili. Vale a dire che sin dall'epoca
dei Sanniti sussiste un sistema di comunicazioni piuttosto complesso che in seguito i Romani sfruttano ampiamente quando sviluppano il loro grande sistema stradale, perfettamente valido anche in età medievale e moderna.
Quindi dai tempi dell’Impero Romano, il Sannio, anche se poco
conosciuto a livello nazionale, diveniva territorio di collegamento verso altre regioni perché snodo di importanti vie di comunicazione tra Roma e Brindisi, lungo diverse direttrici che collegavano Roma ai porti pugliesi per la Grecia: fra i principali percorsi
infatti c’erano la Via Appia, la Traiana, la Latina. Nel tempo il Sannio ha mantenuto queste antiche caratteristiche di area “di cerniera” tra le regioni Campania, Molise e Puglia e verso la direttrice per
la Basilicata.
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Campolattaro - L. Nesi
IL CONTESTO DI RIFERIMENTO:
CARATTERI SOCIALI ED ECONOMICI
L’OASI DI CAMPOLATTARO SI INSERISCE in un contesto territoriale con dinamiche socio-economiche omogenee, che non si esauriscono nell’ambito dei due Comuni, (Campolattaro e Morcone) nei quali insiste, ma può riferirsi ad un’area, che comprende anche i Comuni con questi confinanti (Cerreto Sannita, Circello, Fragneto
L’Abate, Fragneto Monforte, Pietrarioja, Pontelandolfo, Sassinoro e S. Croce del Sannio).
Il territorio, nel complesso presenta grandi valenze naturali, storiche e culturali. Oltre all’Oasi sono presenti importanti attrattori, quali il Regio Tratturo della transumanza (oggetto di un PIT), Pietrelcina (meta di flussi turistici religiosi legati al culto di S.
Pio), il sito archeologico di Pietraroja, la ceramica di Cerreto Sannita, i parchi regionali
del Taburno-Camposauro e del Matese. Nonostante ciò, l'area risente della mancanza
di un sistema organico di promozione dell’offerta.
L’area di superficie complessiva di 336,1 kmq., rappresenta circa il 16% della provincia
di Benevento (479,42 kmq.) e con 21.004 residenti alla fine del 2005, incideva per il
7,26%% sul totale della provincia. Tra il 1971 ed il 2001 il numero complessivo di abi-
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Campolattaro - L. Nesi
tanti è diminuito di oltre il 24%; tale contrazione, con dinamiche molto differenti nei singoli Comuni (dal -38,3% registrato a Sassinoro al - 2,6% di Fragneto Monforte), è in larga parte da attribuire a ridotte opportunità di lavoro nel periodo
considerato. Tra il 2001 ed il 2005 (-0,9%)
si evidenzia un sostanziale rallentamento del fenomeno.
Al 2004 in relazione alle classi di età della popolazione residente si evidenzia una
popolazione decisamente anziana: i
residenti di età superiore ai 65 anni sono quasi il doppio di quelli di età inferiore ai 14. Tale circostanza, è determinata
da un generale invecchiamento ed è collegabile ai bassi tassi di natalità, ma anche, in parte, ad un fenomeno di “migrazione di ritorno”, di coloro che, emigrati
in giovane età, raggiunta la pensione ritornano nei Comuni di origine.
La densità abitativa, fatta eccezione per Cerreto Sannita (126,7
ab./kmq.), è di gran lunga inferiore alla media della provincia (62,5
ab./kmq., contro i 139,6 ab./kmq.), che evidenzia l’esistenza di ampie porzioni di territorio che, non urbanizzate, vengono destinate, o sono destinabili, ad usi agricoli, zootecnici e silvicoli.
Nell’economia locale il comparto agricolo e zootecnico è molto rilevante, vi è destinata oltre il 72% della superficie totale. Nel
2001 gli occupati in agricoltura, sono poco più del 28% del totale; in alcuni Comuni (in particolare Pietraroja e Circello) quasi un
addetto su due è nel settore primario.
Al 2000 sono presenti 3.096 aziende agricole; con una contrazione nel decennio tra le due ultime rilevazioni censuarie sia delle
aziende (-15,3%) che delle superfici utilizzate (-4,4%); ed un progressivo abbandono della produzione da parte dei coltivatori più
piccoli, spesso anche per l’età avanzata. Nello stesso periodo si assiste una limitata crescita delle dimensioni medie aziendali (che
comunque rimangono frammentate), sintomo di lento, ma costante, processo di rafforzamento. Le produzioni prevalenti sono
quelle cerealicole e foraggiere; quasi totalmente assenti agrumeti e frutteti. Le produzioni foraggiere (+10%) e olivicole (+21%)
hanno visto un incremento delle superfici utilizzate, a fronte di un disimpegno
per le altre coltivazioni, fatta eccezione
per le coltivazioni fruttifere con un raddoppio delle superfici impegnate pur limitato ad un ambito esiguo, (solo 40 ha.
nel 2000).Tra il 1900 ed il 2000 per la viticoltura si riducono sia le superfici impegnate (-27%), che il numero di azienCampolattaro - L. Nesi
de (-23,6%): nel 2000 vi sono 23 aziende
produttrici di vini DOC e DOCG, non presenti nel 1990, segno delle potenzialità
e della qualità delle produzioni.
Nel medesimo periodo il comparto zootecnico presenta una riduzione del numero di aziende, a cui si contrappone un
aumento complessivo del numero di capi, mettendo in luce la fuoriuscita di un
numero elevato di piccoli produttori agriCampolattaro - L. Nesi
coli ed il rafforzamento di alcuni comparti, quali quello ovino e caprino, nei
quali, il numero medio di capi per azienda raddoppia (da 12,3 a 24,5) e triplica
(da 4,5 a 12,3), evidenziando l’opportunità di reddito derivante dalla trasformazione casearia. Tale tendenza non si verifica, tuttavia, per l’allevamento dei suini, per i quali si rileva sia una piccola riduzione del numero di capi che una
Morcone - L. Nesi
contrazione del numero di aziende impegnate.
Per le produzioni agroalimentari, oltre alla produzione vinicola, i
settori che esprimono le tipicità dell’area sono quello lattiero-caseario (produzione di formaggi tipici da latte di pecora e capra di
razze autoctone, quali la pecora laticauda e la capra valfortorina, allevate con metodi tradizionali), e quello delle carni e dei salumi (tra cui il Maiale Nero casertano - per il quale si sta avviando una lenta reintroduzione - ed il prosciutto di Pietraroja). Tuttavia, la frammentazione dei produttori ed i ridotti investimenti limitano la capacità di espansione nei mercati di sbocco.
I comparti dell’industria e dei servizi, tra il 1971 ed il 2001 presen-
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Campolattaro - L. Nesi
tano, con dinamiche inferiori alle medie
provinciali, una costante crescita, sia delle unità locali (+28%) che degli addetti
(+62%). Risultano prevalenti le unità locali del commercio (30,8%), soprattutto
al dettaglio, con una debolezza strutturale per le ridotte dimensioni medie delle unità locali, che si evidenzia dall’incidenza degli addetti impegnati sul totale dei comparti produttivi e dei servizi
(14,3%). Segue, per numero di unità locali (24,4%) il comparto delle produzioni manifatturiere, secondo anche per addetti impegnati (33,3%).
La Pubblica Amministrazione, la sanità e
l’istruzione hanno un ruolo determinante, incidendo, con il comparto degli altri
servizi pubblici, sociali e personali, per il
20% sulle unità locali e per il 38,6% sul
totale degli addetti. Modesto il peso del
settore dei servizi (17,2% delle unità locali e 10% degli addetti). Risibile, infine, il peso delle attività agro-industriali, che con lo 1,4%
delle unità locali e solo lo 0,6% degli addetti fornisce in tutta la
sua evidenza la debolezza del sistema delle trasformazioni agricole locali.
Il settore della ricettività e della somministrazione è debole; con
una incidenza del 6,2% sulle unità locali e del 3,2% sugli addetti
non appare in grado di fornire supporto per interventi connessi
al turismo ambientale e culturale. Nel 2004 le strutture ricettive
(alberghiere e non) nel territorio risultavano 23, con poco più di
300 posti letto, il 72% dei quali presenti nelle uniche 5 strutture
alberghiere nei Comuni di Cerreto Sannita e di Morcone. Tuttavia
nel tempo questa carenza è stata in parte sopperita dalla nascita
di strutture agrituristiche, opportunità colta da alcuni operatori
agricoli. Alla fine del 2003 le strutture agrituristiche (equamente
distribuite sul territorio, con la sola eccezione dei Comuni di Campolattaro e Sassinoro) risultavano 31, con un totale di 227 posti
letto. A queste strutture agrituristiche al mese di marzo 2007 (Albo Regionale degli Agriturismi) se ne sono aggiunte ulteriori 20,
che hanno colmato i vuoti registrati nei Comuni in cui erano assenti.
Nel complesso l’Oasi fa parte di un sistema economico che presenta le zone
d’ombra tipiche delle aree interne, unitamente a timidi accenni di cambiamento e sviluppo, di cui la diffusione di forme
di diversificazione del reddito agricolo con iniziative nel campo agrituristico e
lo sviluppo di piccole produzioni di qualità - e la crescente attenzione all’avvio
di processi di valorizzazione e sviluppo
del territorio, costituiscono i punti di partenza.
L’agricoltura rimane un comparto dominante nell’economia e nella cultura, e
sebbene presenti alcune caratteristiche
e dinamiche negative (eccessiva frammentazione, presenza quasi esclusiva di
aziende a carattere familiare, scarso ricambio generazionale, produzioni a scarMorcone - L. Nesi
so valore aggiunto, ridotta valorizzazione delle produzioni tipiche, etc.), può
svolgere, nell’ambito di una crescita sostenibile, un ruolo fondamentale. La crescita delle dimensioni medie aziendali,
l’adozione di forme organizzative più
complesse e l’introduzione di forme diversificate di produzione del reddito,
mettono in evidenza l’avvio di un processo di trasformazione per un nuovo e più
Morcone - L. Nesi
efficace sistema agricolo, complementare alla tutela del territorio ed alla sua valorizzazione turistica. In
tal senso nella costruzione di un sistema di offerta locale, e nella
razionalizzazione di servizi turistici adeguati, legati al contesto,
l’Oasi di Campolattaro può costituire il fulcro per una maggiore
visibilità del contesto territoriale e quindi motore del comparto
turistico anche attraverso la definizione di standard di qualità dei
servizi, che, pur nella specificità delle caratteristiche di ciascun
operatore, possa far identificare le strutture locali come appartenenti ad un unico sistema, stimolando l’attenzione non solo di
gruppi isolati di turisti “fai da te”, ma anche di operatori strutturati del settore.
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Morcone - L. Nesi
CENNI STORICI
LA COSTRUZIONE DELLA DIGA SUL FIUME TAMMARO, affluente del Calore nel
bacino del Volturno in Campania, fu decisa nella seconda metà degli anni ‘70 e finanziata dalla Cassa per il Mezzogiorno con il Progetto Speciale 29/20 del 1978, in base ai
cosiddetti “schemi idrici intersettoriali” per l’utilizzazione delle acque.
Il Piano regolatore generale delle acque approvato dal Ministero dei Lavori Pubblici
nel 1962, per rispondere al fabbisogno idrico del Sud fino al 2000, prevedeva, nel territorio della provincia di Benevento, la costruzione di alcuni invasi. In tale ambito, l’11
ottobre 1978 la delegazione speciale per la Cassa per il Mezzogiorno del Consiglio
Superiore dei Lavori Pubblici diede il via libera al progetto esecutivo, denominato “Progetto Speciale n. 29/20- Serbatoio sul fiume Tammaro”.
L’opera è meglio nota come “diga di Campolattaro” perché il manufatto si trova ai piedi di quel Comune, mentre il lago artificiale creato dall’invaso interessa soprattutto una
rilevante fetta del confinante Comune di Morcone.
La costruzione della diga, secondo il progetto esecutivo approvato dalla Cassa per il
Mezzogiorno nel 1978, doveva costare 69 miliardi e 300 milioni. Ma già un anno e mez-
zo dopo, l’importo fu elevato a 120 miliardi, fino ad arrivare al 1981, anno in cui
la romana “Ferrocemento” firma un contratto per 54 miliardi di lavori, fissando il
costo complessivo dell’opera a 96 miliardi. Negli undici anni successivi, tra revisioni delle indennità di esproprio, aggiornamenti dei prezzi e perizie di variante,
la spesa per la costruzione della diga raggiunge la somma di 270 miliardi di lire.
In tempi in cui la normativa per la Valutazione di Impatto Ambientale (V.I.A.)
non era stata ancora introdotta era utopistico sperare in una stima preventiva
dei danni che l’opera avrebbe potuto
provocare all’ambiente esistente. Infatti,
la realizzazione dell'invaso e delle opere
ad esso connesse segnò un impatto devastante sul territorio della valle del Tammaro. Intere contrade furono cancellate,
lo storico ponte Ligustino demolito, la
Campolattaro - L. Nesi
vallata sventrata e il letto del fiume deviato e scavato, le foreste ripariali di pioppi e salici quasi del tutto rimosse.
In effetti, conclusi i lavori e sparito dal
fondo valle il traffico di camion ed escavatori, le fosse create per il prelievo degli inerti e divenute laghetti, cominciavano ad essere colonizzate dalla vegetazione spontanea e ad ospitare un numero sempre maggiore di uccelli.
Paesaggio - L. Nesi
Con la chiusura nel 1993 del cantiere della diga un altro ostacolo ha impedito l’entrata in funzione della
stessa: un movimento franoso, infatti, si era venuto attivando sul
versante destro della diga, al capolinea dell’innesto sulla statale
625 di un'arteria collegante Campolattaro e Morcone, realizzata
tra la fine degli anni 80 e i primi anni 90 e nota come “circumlacuale”. Le autorità preposte interruppero, così, le procedure per
i cosiddetti “invasi sperimentali” ed il collaudo della diga, ritenendo necessario procedere alla messa in sicurezza del crinale di
nord-est.
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Gariga - M. Ruocco
Diga - M. Ruocco
•
Il nuovo governo della Provincia di Benevento, insediatosi nel dicembre 1998,
si impegnò a redigere un progetto alternativo per la sistemazione idrogeologica del versante di nord-est, si giunge così, dopo 2 gare di appalto e intese istituzionali per il reperimento dei fondi necessari alla realizzazione dell’opera, al dicembre 2005 data di ultimazione degli
interventi.
L’entrata in funzione della diga è avvenuta il 29 aprile 2006.
Questa è la scheda tecnica della diga ricavabile dal progetto:
• Quota di massimo invaso: 381,45 m.
s.l.m.
• Piani di coronamento: 387,40 m. s.l.m.
• Larghezza del coronamento: 9 m.
• Sviluppo del coronamento: 820,60 m.
• L’accumulo d’acqua annuo massimo
previsto è pari a mc. 109.000.000, così suddivisi: mc. 89.000.000
provenienti dal Tammaro; mc. 20.000.000 derivanti dalla traversa di gronda sul “Tammarecchia”.
I volumi d’acqua ritenuti utilizzabili ogni anno sono pari a mc.
87.200.000.
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Campolattaro - M. Ruocco
CRONISTORIA E DESCRIZIONE GENERALE
DEL “LAGO DI CAMPOLATTARO”
IL GRANDE CAMBIAMENTO DEL TERRITORIO conseguente alla costruzione della diga e delle altre opere collegate suscita, nei cittadini di Campolattaro, indignazione, favorendo discussione e dibattiti. Fu così che nel 1991 alcune persone per contrastare i vari provvedimenti intrapresi dalle istituzioni, costituì a Campolattaro il gruppo
attivo WWF Alto Tammaro.
Negli anni successivi, il WWF denunciò amministratori, progettisti e collaudatori della strada circumlacuale, franata prima dell’inaugurazione, ma assunse sull’invaso una
posizione controcorrente e coraggiosa: ora che il disastro è ormai stato compiuto, il
minore dei mali è attivare l’invaso, cercando di gestire al meglio la grande zona
umida così creata, in cui gli aironi cenerini tornavano a sostare abbastanza numerosi sul fiume Tammaro, e ad essi si aggiungevano cicogne, garzette, aironi rossi durante i passi migratori. Ma il disturbo della caccia e i bracconieri impedivano alla nuova
zona umida di essere un luogo sicuro per lo svernamento o la riproduzione.
Allora il WWF chiede la chiusura della caccia e anche l’Istituto Nazionale per la Fauna
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Bosco igrofilo - S. Aiello
Selvatica sostiene la richiesta.
Nel 1994 il censimento della fauna della zona di invaso e le idee di sviluppo
fondate sulla tutela dell’area diventano
progetto di istituzione di un’Oasi WWF. I
Comuni di Campolattaro e Morcone lo
approvano e l’anno successivo la Provincia di Benevento propone alla Regione
l’istituzione di un’Oasi di protezione della fauna.
Occorreranno però altri cinque anni di battaglie per ottenere la
formale istituzione (delibere della Giunta Provinciale di Benevento n. 21 del 16.2.95 e n. 842 del 1998) e poter tabellare la zona con
i cartelli di divieto.
Nel frattempo la Provincia di Benevento acquisisce la gestione della diga e si adopera per il completamento delle strutture.
Il 2 settembre 2000 il Presidente della Provincia di Benevento Carmine Nardone, il presidente del WWF Fulco Pratesi, i sindaci dei
Comuni di Campolattaro e Morcone, il Presidente della Comunità Montana Alto Tammaro e il Presidente della Camera di Commercio di Benevento, sanciscono un protocollo d’intesa per
l’istituzione, con fondi messi a disposizione dalla Provincia, di un’area
naturalistica di circa 1000 ettari a ridosso del lago artificiale, gestita dall’Associazione ambientalista.
Nel febbraio 2003 si stipula tra Provincia e WWF la convenzione
per la gestione dell'Oasi “Lago di Campolattaro”.
L’Oasi WWF denominata “Lago di Campolattaro” ha una superficie
di 1000 ettari e dal 2003 è gestita dall’Associazione Italiana per il
World Wide Fund for Nature - ONLUS.
Sorge in corrispondenza della valle del fiume Tammaro, nei Comuni di Morcone e Campolattaro, in provincia di Benevento.
Il WWF ha sottoscritto una convenzione con il Comune di Benevento valida fino al 2013. L’area include parte del Sito di Importanza Comunitaria “Alta valle del fiume Tammaro” (IT8020001). I
servizi dell’Oasi, che conta circa 1000 visitatori l’anno, sono attualmente gestiti dalla Cooperativa Celidonia.
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Acacia - M. Ruocco
I CARATTERI VEGETAZIONALI E FAUNISTICI
L’OASI TUTELA UNA PIANA ALLUVIONALE NATURALE sulla quale è stato creato
un invaso artificiale sbarrando il fiume Tammaro. Questo nasce dal massiccio del Matese tra il Sannio e il Molise, attraversa il territorio collinare beneventano e termina il
suo corso nel fiume Calore nei pressi di Benevento. L’alta valle del fiume Tammaro,
quindi, è una zona collinare con un modellamento dolce, di altitudine compresa tra i
350 ed i 600 m s.l.m. Il clima è di tipo Appenninico-Continentale, con piovosità intorno ai 1000 mm annui, variando dai valori minimi di Campolattaro, a quelli massimi di
Morcone (Bn) alle propaggini orientali del Matese. Questa caratteristica influenza sensibilmente il regime dei corsi d’acqua minori affluenti del Tammaro: quelli provenienti dalle falde del Matese, infatti, raramente si prosciugano durante il periodo estivo.
Bisogna comunque considerare che il riempimento dell’invaso apporterà sensibili
variazioni al microclima della zona: l’effetto termoregolatore della massa di oltre
cento milioni di metri cubi d’acqua renderà il clima meno rigido d’inverno e più fresco e ventilato d’estate; è prevedibile un aumento delle precipitazioni piovose medie
e una diminuzione delle nevicate; complessivamente dovrebbe registrarsi un aumen-
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Volpe - © WWF - Canon/ V. Filonov
to del tasso di umidità media con diminuzione dell'indice di aridità. Ciò potrebbe tradursi nella possibilità di introdurre
specie vegetali caratterizzate prima da
difficoltà di attecchimento (previsioni del
prof. Giuseppe Gisotti della Commissione Nazionale Grandi Dighe).
Il territorio dell’Alta valle del Tammaro è
dal punto di vista geologico estremamente complesso, e i tentativi di definirlo e caratterizzarlo in maniera completa
si sono susseguiti nel tempo, ma talvolta con scarsi risultati. La successione stratigrafica a partire dai termini superiori è
composta da detriti di falda o di frana,
depositi alluvionali (o fluviali) recenti, depositi fluvio-lacustri e alluvioni antiche,
complesso di argille varicolori, complesso di arenarie molassiche, complesso calcareo marnoso, complesso argillitico-arenaceo-marnoso.
Flora
Prati steppici - L. Nesi
Per quanto riguarda la vegetazione, la fitocenosi climatogena è costituita dal bosco di cerro Quercus cerris, strettamente legata ad un alto tenore di argilla nel
substrato, misto a roverella Quercus pubescens. Raramente i cerreti si presentano sotto forma di fustaie, più spesso il cerro è governato a ceduo.
I molti comprensori residui di cerreti stanno ad indicare una precedente estensione più vasta alla cui contrazione molto deve aver
contribuito l’utilizzazione da parte dell’uomo.
Grande importanza e diffusione hanno i prati steppici a Bromus
erectus, che si formano su terreni arenaci, debolmente acidi e con
buona riserva d’acqua. Accanto ad un discreto numero di specie
caratteristiche dei Brometalia e Festuca-Brometea, compaiono anche specie proprie dell’associazione Asperula purpurea-Brometea.
La vegetazione dei luoghi umidi, confinata in una ristretta fascia
presente lungo gli alvei e i greti dei fiumi e torrenti, è ascrivibile
all’associazione di Salicentum triandrae.
Tra gli aspetti vegetazionali minori merita di essere ricordata l’associazione a
Spartium junceum.
In particolare le specie presenti sono, per
il bosco igrofilo (situato nella zona nord
dell’Oasi): salice bianco Salix alba, salice
ripaiolo Salix eleagnos Scop., tamerice Tamerix gallica, ontano nero Alnus glutinoRiccio - © WWF-Canon/ A. Vorauer
sa, pioppo italico Populus nigra, pioppo
bianco Populus alba.
Per quanto riguarda la vegetazione palustre, ai margini del lago sono presenti:
cannuccia di palude Phragmites australis, tifa Typha latifolia, scirpo Scirpus sylvaticus, iris palustre Iris pseudacorus, sagittaria Sagittaria sagittaefolia, ranuncolo d’acqua Ranunculus lingua.
Nei piccoli boschi sparsi ai margini dei
Germano reale - S. Aiello
prati steppici troviamo: cerro Quercus cerris, roverella Quercus pubescens, sorbo domestico Sorbus domestica, ciavardello Sorbus torminalis, alloro Laurus nobilis, acero campestre Acer campestre, corniolo Cornus mas.
Nei siti rocciosi e assolati troviamo il leccio Quercus ilex. Da segnalare è la presenza, in vari punti dell’Oasi, del frassino meridionale
Fraxinus oxycarpa.
Nelle tante siepi presenti tra i prati e i boschetti, troviamo: olmo
Ulmus minor, biancospino Crataegus monogyna, rosa canina Rosa
canina, prugnolo Prunus spinosa, sambuco Sambucus nigra, sanguinella Cornus sanguinea, ligustro Ligustrum vulgare e berretta da
prete Euonymus europaeus.
Fauna
La varietà di habitat dell’area dell’alto Tammaro, dalle pendici montane alle colline aride, dalle macchie alle foreste riparali, determina una notevole varietà di specie animali ed anche una discreta
abbondanza di individui.
Tra i mammiferi sono presenti la volpe Vulpes vulpes, il tasso Meles meles, la martora Martes martes, la faina Martes foina, la donnola Mustela nivalis, la lepre Lepus europaeus, il ghiro Glis glis, il mo-
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scardino Muscardinus avellanarius, il riccio Erinaceus europaeus, la talpa Talpa romana, il quercino Eliomys quercinus ed
alcune specie di pipistrelli come il rinolofo maggiore Rhinolophus ferrumequinum, il rinolofo minore Rhinolophus hipposideros, il vespertilio maggiore Myotis
myotis e il vespertilio di capaccini Myotis capaccinii.
Più numerose, invece, le specie di uccelli, grazie alla presenza di una zona
umida ogni anno più vasta. Sono state
segnalate (come nidificanti, svernanti o
di passo regolare) 124 specie riportate
nell'allegato della direttiva UE Uccelli, 37
specie segnalate sono state riportate
(con vario grado di rischio) nella Lista
Rossa WWF, ulteriori 15 specie è state catalogate DD (data deficient) o NE (Not
Martin pescatore - © WWF-Canon/F. F. Hazelhoff
evaluated) nella stessa lista.
Alle specie tipiche della zona come gheppio Falco tinnunculus,
poiana Buteo buteo, nibbio bruno Milvus migrans, civetta Athene
noctua, barbagianni Tyto alba, gufo comune Asyo otus, assiolo Otus
scops, allocco Strix aluco, gazza Pica pica, ghiandaia Garrulus glandarius, upupa Upupa epops, martin pescatore Alcedo atthis, averla cinerina Lanius minor, averla piccola Lanius collurio, tortora Streptopelia turtur, cuculo Cuculus canorus, usignolo Luscinia megarhynchos, calandra Melanocorypha calandra, calandrella Calandrella
brachydactyla, allodola Alauda arvensis, rigogolo Oriolus oriolus,
irundinidi, fringillidi, silvidi, paridi, si sono aggiunti falco pescatore Pandion haliaetus (svernante), albanella reale Circus cyaneus, falco di palude Circus aeroginosus, nitticora Nycticorax nycticorax (nidificante), tuffetto Podiceps ruficollis (nidificante), svasso piccolo
Podiceps nigricollis, svasso maggiore Podiceps cristatus (nidificante), airone rosso Ardea purpurea, moretta tabaccata Aytyca nyroca,
germano reale Anas platyrhynchos, fischione Anas penelope, codone Anas acuta, moriglione Aythya ferina, mestolone Anas clypeata, alzavola Anas crecca, marzaiola Anas querquedula, porciglione Rallus aquaticus, beccaccino Gallinago gallinago, piro-piro piccolo Actitis hypoleucos, lodolaio Falco subbuteo, falco pellegrino
Falco peregrinus, tarabuso Botaurus stellaris, tarabusino Ixobrychus
minutus, cicogna bianca Ciconia ciconia,
cicogna nera Ciconia nigra, gru Grus grus,
cavaliere d’Italia Himantopus himantopus, cormorano Phalacrocorax carbo, pavoncella Vanellus vanellus, gruccione Merops apiaster, gabbiano Larus ridibundus.
Alcuni di questi si osservano occasionalmente durante il passo primaverile o autunnale, altri sono divenuti abitatori stabili della zona umida e si prevede un incremento notevole in conseguenza della chiusura alla caccia.
Gli anfibi sono numerosi e rappresentati da svariate specie, così come i rettili.
Sono presenti ululone dal ventre giallo
Bombina variegata, tritone crestato Triturus carnifex e cervone Elaphe quatuorlineata, considerate specie di importanza
comunitaria.
In ultimo meritano di essere citate alcune specie di pesci di acqua dolce che vivono nelle acque del lago e sono considerate di importanza comunitaria: lampreda di ruscello Lampetra planeri, alborella meridionale Alburnus albidus e barbo Barbus plebejus.
Tra questi la lampreda è considerata a rischio estinzione alto, visto l’esigua popolazione che vive allo stato selvatico,
mentre l’alborella e il barbo sono considerati a Lower Risk ovvero a basso rischio
estinzione. Il pericolo maggiore che corrono le specie di pesci che vivono nel lago di Campolattaro è l’immissione di ittiofauna alloctona, che spesso è composta da specie come il pesce gatto Ictalurus melas che sono dirette competitrici
se non addirittura predatrici di quelle autoctone.
Upupa - © WWF-Canon/F. F. Hazelhoff
Cormorano - © WWF-Canon/J. Pratginestos
Falco pellegrino - © WWF - Canon/C. M. Bahr
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Lago di Campolattaro - M. Ruocco
UNA RETE DI CONNESSIONE: L’INSERIMENTO
DELLA RISERVA NEL SISTEMA REGIONALE
CAMPANO
UN’AREA PROTETTA È “una superficie terrestre e/o marina dedicata principalmente alla protezione e al mantenimento della diversità biologica e delle risorse naturali
e culturali ad essa associate, gestita attraverso strumenti normativi”.
A partire dalla fine del XIX secolo, l’istituzione di aree protette diviene uno dei punti
forti della politica ambientale; in particolare tra le Regioni italiane negli ultimi anni ha
assunto un ruolo primario la Campania, con ben un quarto del proprio territorio regionale protetto, pari ad oltre 480.000 ettari: 2 Parchi Nazionali e 8 Regionali, 9 Riserve Naturali, 106 Siti di Importanza Comunitaria e 28 Zone di Protezione Speciale costituenti la “Rete Natura 2000”, diverse aree naturali gestite da Associazioni Ambientaliste, compreso le Oasi del WWF, di cui fa parte l’Oasi “Lago di Campolattaro”.
L’Oasi rappresenta una zona umida tra le più importanti della Regione Campania, divenuta habitat di un numero sempre maggiore di specie di uccelli, alcune del-
le quali comprese nella cosiddetta “Lista
Rossa”, cioè a rischio di estinzione, ed altre presenti in altre liste che ne attestano il pregio in tema di biodiversità. Inoltre, essa si inserisce in un sistema di aree
protette, presenti nella provincia di Benevento costituito dai Parchi Regionali
(Parco del Matese, del Taburno-Camposauro e del Partenio).
L’istituzione dell’Oasi, nonostante la nuova sensibilità verso le tematiche ambientali, viene vista tuttora, da una parte delle comunità locali circostanti, come un
vincolo alla crescita economica del territorio. Invece l’esperienza dimostra che,
laddove le Oasi e le altre aree protette
sono realtà concrete, a beneficiarne in
primo luogo sono proprio le realtà locali ricadenti intorno alle zone tutelate.
La tutela del patrimonio naturale, costituito dall’Oasi, incentiva l’uso sostenibiNido artificiale - L. Nesi
le delle risorse e le attività tradizionali,
quali agricoltura e pastorizia, cui è dedita l’intera zona, che può
valersi sulla valorizzazione della tipicità delle produzioni agricole
del territorio.
Questo è un importante fattore di tutela della salubrità alimentare che concorre a garantire la qualità della vita umana stessa in
quel magico connubio tra uomo e natura che, sin dall’antichità,
ha rappresentato un fattore determinante per la bellezza e l’unicità
del luogo. La valorizzazione dei beni ambientali e naturali bene si
integra con le politiche di sviluppo del territorio perseguite dalla
Provincia di Benevento, che in particolar modo ricadono sull’area
dove insiste l’Oasi. Insieme ai “centri attrattori” costituiti dal PIT del
Regio Tratturo Pescasseroli-Candela, dal turismo religioso legato
al culto di S. Pio da Pietrelcina, dalla filiera enogastronomica, dalla risorsa geopaleontologica del sito archeologico di Pietraroja,
l’Oasi “Lago di Campolattaro”, con le sue potenzialità naturali, dà
valore aggiunto e diventa essa stessa “centro attrattore” della provincia sannita.
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Sentieri - L. Nesi
DALLA TUTELA ALLA RIQUALIFICAZIONE
NATURALISTICA: LA STORIA DELLA GESTIONE
DAL LUGLIO 2003 IL WWF ITALIA HA CONFERITO alla Cooperativa Celidonia S.c.r.l.
l’incarico per la gestione dei servizi dell’Oasi “Lago di Campolattaro”.
Nel corso della gestione la Celidonia S.c.r.l, ha tracciato obiettivi precisi da raggiungere e assunto impegni specifici al fine di rendere più fruibile e visibile l’area in questione, pur nella consapevolezza che ancora molti sono gli ostacoli e le problematiche
che impediscono il decollo dell’area (micro-discariche disseminate nell’Oasi - che non
si è mai provveduto a sgomberare nonostante le frequenti segnalazioni fatte alla Provincia ed ai Comuni interessati, per la bonifica definitiva dell’area, come previsto dal
“Piano di Valorizzazione dell’Oasi”- , mancanza di determinazione certa dei confini dell’area, mancanza di strutture di servizio adeguate, contributo insufficiente da parte
della Provincia a coprire i costi di gestione dell’intera superficie).
La vigilanza e il monitoraggio dell’area sono stati garantiti, nell’ambito delle risorse
economiche messe a disposizione e tenendo conto delle problematiche gravanti sul-
l’area, con la presenza di due guardie del
WWF nel corso degli anni. Il loro intervento è sempre stato vigile e attento a
scongiurare episodi di bracconaggio, ad
informare in maniera tempestiva il WWF
e le autorità competenti in merito alle
problematiche insistenti o verificatesi nel
corso degli anni; ciò ha permesso di venire a conoscenza, in tempo reale, delle
varie situazioni di pascolo abusivo, atti
di vandalismo, tagli abusivi, incendi, abbandono di rifiuti, invasione di mandrie
di bestiame, accesso e transito nella medesima di veicoli vari per violazione e/o
inosservanza della chiusura dei varchi.
Negli anni è proseguita l’attività di manutenzione delle strutture e dei sentieri
presenti nell’Oasi, il rifacimento della pannellistica informativa e il riposizionamento delle tabelle perimetrali danneggiate, il censimento della flora e della fauRosa canina - M. Ruocco
na, lo svolgimento delle visite istituzionali e di quelle didattiche legate al mondo della scuola.
Nel 2006 sono iniziate le prove tecniche di riempimento dell’invaso per la formazione del lago artificiale e lo strato di vegetazione all’interno della vallata è venuto sempre più ad essere sommerso dall’acqua determinando di conseguenza il cambiamento della fisionomia dell’Oasi. Ma lo scenario offerto dall’Oasi è destinato a cambiare ulteriormente, perché, in seguito all'approvazione
del progetto POR 2000-2006 Misura 1.9, presentato dal WWF Italia, all’interno dell’Oasi sono state ammesse a finanziamento e sono in corso di attuazione varie opere (Centro Visite, sentieristica,
ecc…) in modo da garantire non solo una migliore fruibilità dell’area, ma una gestione e valorizzazione più completa di essa.
Per quanto riguarda l’osservazione ed il monitoraggio della fauna
ed avifauna presente nell’Oasi, c'è da annotare che è in continuo
aumento il numero delle specie osservate e l'arco di tempo di avvistamento e la registrazione di alcune novità effettive di rilievo,
tra cui la nidificazione del cormorano Phalacrocorax carbo.
Con la gente del posto e delle zone vicine si è iniziata un’operazione di conoscenza e di sensibilizzazione, e, distribuendo il Noti-
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ziario dell’Oasi, un bollettino informativo
sulle attività che si svolgono nell’Oasi,
nella maggior parte dei casi è stata riscontrata curiosità ed attenzione. Perseguendo lo stesso scopo c’è stata la partecipazione con esposizione di pannelli, distribuzione di brochure, proiezione
di diapositive a varie manifestazioni locali, quali “Festa del Puccellato” a Fragneto l’Abate, “Raduno Internazionale delle
Mongolfiere” a Fragneto Monforte, “Vinestate” a Torrecuso, “Parchinmostra” alla
Mostra D’Oltremare a Napoli, “Sannio in
mostra” a Benevento, Fiera Campionaria
”Alto Tammaro” a Morcone, Borsa del turismo ambientale e rurale a Benevento.
Si sono stretti vari contatti con Enti Locali per avviare da un lato un confronto
per tentare di risolvere le varie problematiche gravanti sull’area, dall’altro per
Campi - L. Nesi
richiedere una collaborazione al fine di
mettere in pratica un piano di valorizzazione dell’Oasi.
L’Amministrazione Provinciale di Benevento, in collaborazione con la sezione
WWF Sannio, ha presentato presso la Sala Consiliare della Provincia il “Piano di
Valorizzazione dell’Oasi Lago di Campolattaro”. L’iniziativa ha rappresentato
l’occasione per divulgare gli elevati vaCampolattaro fiume - M. Ruocco
lori naturalistici della zona umida interessata dall’area protetta e l’interconnessione esistente tra l’Oasi
e le altre azioni intraprese dall’Amministrazione Provinciale per lo
sviluppo durevole e sostenibile del territorio sannita. Oltre agli
esponenti del WWF Italia e all’Assessore all’Ambiente, all’incontro
sono intervenuti singoli cittadini, membri dell’amministrazione
provinciale e rappresentanti di altri enti presenti sul territorio, tra
cui il Centro Servizi Amministrativi di Benevento.
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Macchia a ginestre - M. Ruocco
LA FRUIZIONE: I PERCORSI
PER VARIO TEMPO, IN ATTESA DELLA CONCLUSIONE DELLA REALIZZAZIONE delle strutture previste nel “Piano di Valorizzazione dell’Oasi”, una zona facilmente accessibile e situata nelle immediate vicinanze dello specchio d’acqua, è stata attrezzata e
dotata di un percorso natura provvisorio con la realizzazione di due punti per
l’osservazione dell’avifauna, al fine di rendere fruibile l’Oasi da parte di escursionisti,
appassionati di birdwatching, scolaresche e singoli visitatori.
Una strutturazione più adeguata dell’area, attuata con i fondi del Por Campania 20002006 si è ora concretizzata nel Centro Visite, punto di sosta ed informazione per i visitatori, e di altre strutture di servizio, per una migliore fruizione dell’Oasi, che, ancor
più negli anni a venire, potrà essere teatro di diverse iniziative, che, ci si augura, riscuotano consensi e rendano più visibile l’area al di fuori dei confini provinciali.
In passato l’invasione dell’Oasi per pascolo abusivo e l’impossibilità di poter accedere
all’area a causa della recinzione con filo elettrificato ha penalizzato lo svolgimento di
visite guidate.
Nell’ultimo periodo, tuttavia è stato avviato un programma di educazione ambienta-
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Area Pic Nic - S. Aiello
Sentieri lungo il lago - L. Nesi
Alberi in fiore - L. Nesi
le, previsto nell’ambito del “Piano di Valorizzazione dell’Oasi “Lago di Campolattaro” nel capitolo “Educazione Ambientale nell’Oasi”.
Tale percorso educativo è teso a far
comprendere alle scuole l’habitat dell’Oasi, attraverso vari incontri con Circoli Didattici ed Istituti compresi a Benevento e provincia.
Nei vari interventi viene presentata l’Oasi
e tutti i suoi “abitanti”: dapprima in maniera virtuale attraverso la proiezione di
foto e poi effettuando una ricerca su
campo alla scoperta di fauna, flora e
quant’altro appartiene alla zona umida.
Sia gli alunni, sia gli insegnanti di tutte
le classi partecipanti, nella loro scoperta
dell’ambiente dell’Oasi, si avvalgono di
materiale didattico consegnato loro e
previsto nell’ambito del progetto di valorizzazione dell’Oasi presentato dal WWF
e fatto proprio dalla Provincia di Benevento.
Infatti, sono stato realizzati due opuscoli operativi a supporto delle attività didattiche svolte nell’Oasi: un quaderno di
educazione ambientale per ragazzi dal
titolo“ Esploriamo l’Oasi “Lago di Campolattaro” (una pubblicazione di 38 pagine,
stampate in 5000 copie e distribuite a
tutti i ragazzi ); una dispensa per insegnanti di 32 pagine, stampate in 2000 copie.
Da tre anni l’Oasi apporta il suo contributo allo svolgimento della Settimana della Cultura Scientifica e della Creatività, che si tiene a Benevento annualmente in primavera proponendo delle visite guidate tematiche alle scolaresche, con cui si offre l’opportunità
di ammirare l’ambiente umido dell’Oasi.
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Pannello didattico - S. Aiello
LA FRUIZIONE: LE ATTIVITÀ ED I LABORATORI,
LE VISITE
L’OASI È TEATRO DI EVENTI ED ATTIVITÀ, a conferma della validità del progetto
del 2003, quando è divenuta un piccolo esempio di gestione concreta e valorizzazione di un’area protetta nella provincia di Benevento.
Tra le attività realizzate sono da segnalare:
• La partecipazione all’Incontro-Dibattito svoltosi al I C. D. di Montesarchio sul tema
“L’acqua: ambiente, salute, valore”.
• L’organizzazione e la promozione della Giornata nazionale delle Oasi, che nei vari
anni ha visto la partecipazione di centinaia di ragazzi, escursionisti e visitatori provenienti da tutta la Campania.
• Le visite guidate a cura delle guardie lungo il percorso natura “Il gheppio” attrezzato con punti di osservazione per il birdwatching e con pannelli e schede didattiche atte ad illustrare la flora e la fauna presente nell’ambiente umido dell’Oasi, che
fanno scoprire e meglio capire, ai visitatori e alle diverse scolaresche la complessi-
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Area Pic nic - L. Nesi
Pannello didattico - L. Nesi
Vista sul lago -L. Nesi
tà dell’ecosistema naturale. I più fortunati hanno potuto osservare cormorani, tuffetti, morette tabaccate, aironi bianchi
maggiore, aironi cenerino, alzavole, gheppi, poiane, albanelle, cicogne nere, svassi maggiore, colombacci, martin pescatore, folaghe, germani reali, volpe, nitticore, codibugnoli, mestoloni, moriglioni,
ecc., solo per citarne alcuni esemplari. A
tutti è consegnata la brochure dell’Oasi.
• La partecipazione presso la libreria Masone di Benevento all’incontro “Ultime riserve di natura” in cui è stata effettuata
una proiezione di diapositive che illustravano l’ecosistema naturale ed è stato distribuito del materiale promozionale dell’Oasi.
• L’adesione dell’Oasi alla “Giornata Mondiale per le Aree Umide” (2 Febbraio
2006).
Nel tempo un numero sempre più alto
di scolaresche hanno visitato l’Oasi ed
anche semplici gitanti, per lo più famiglie o gruppi di persone e/o comitive
hanno scelto la domenica mattina per
godere della natura dell’area protetta.
Tutti sono stati facilitati nella comprensione di questo ecosistema naturale grazie alle spiegazioni delle guide ed alla
brochure dell’Oasi.
A supporto alle attività didattiche, ci si avvale delle strutture del Laboratorio per l’Informazione e
l’Educazione Ambientale - Lea Tammaro - di Campolattaro,
presso il quale sono approfondite le visite svolte nell’Oasi con l’ausilio
di microscopi ed altri strumenti di laboratorio. Presso il Lea Tammaro sono stati realizzati seminari per l’approfondimento di specifiche tematiche ambientali, rivolte alla cittadinanza e al mondo
della scuola.
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Centro visite - S. Aiello
LE OCCASIONI DEL TERRITORIO:
I PRODOTTI TIPICI ED I SAPERI LOCALI
SOTTO IL PROFILO DELLO SVILUPPO ECONOMICO, l’Oasi “Lago di Campolattaro”
ricade in un territorio considerato marginale (l’attività prevalente esercitata in passato e tutt’oggi risulta essere quella agricola e quella legata alla pastorizia), e ciò ha portato negli anni ad un progressivo spopolamento dei paesi limitrofi con relativo freno
alla crescita culturale e sociale.
La nuova realtà costituita dall’Oasi, garantisce e può apportare nuova linfa al tessuto
sociale, culturale ed economico attraverso un modello innovativo di sviluppo sostenibile e durevole legato al “turismo verde”, al recupero degli antichi mestieri, alla riscoperta delle tradizioni locali e alla rivitalizzazione dell’artigianato locale e del comparto agricolo.
I Comuni in cui ricade l’Oasi (Morcone e Campolattaro) si prestano ad un tipo di sviluppo duraturo in cui oltre alla valorizzazione degli antichi mestieri legati al mondo
dell'artigianato, dell’agricoltura e della pastorizia, la presenza di un ambiente natura-
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le ancora incontaminato e le peculiarità
del territorio garantiscono un valore aggiunto.
Morcone, antico Mucre, poi Mucrone è
il Comune più grande dell’Alto Tammaro sia come estensione territoriale sia come popolazione. Grazie all’abbondanza
di terreni fertili, pianeggianti e facilmente irrigabili, ha una fiorente agricoltura
Pannelli per avvistamento - S. Aiello
che si accompagna ad una notevole attività agrituristica. Nel Comune di Morcone troviamo anche i pascoli più estesi, e, a quota più elevata, dove vengono allevati ovini e bovini allo stato brado, troviamo gli unici boschi di faggio del
territorio.
Campolattaro, le cui prime notizie storiche risalgono all’epoca
normanna, quando l’insediamento era denominato “Campogattaro”, oggi è un paese ad economia prevalentemente agricola e
legata alla pastorizia. Nei mesi estivi il centro storico si anima per
lo svolgimento di manifestazioni culturali e ricreative organizzata
dall’Amministrazione comunale, dalla Pro Loco e dal Centro Culturale per lo studio della Civiltà Contadina nel Sannio.
In entrambi i Comuni tra le produzioni agricole di maggiore pregio va segnalato l’ottimo olio extra vergine di oliva, derivante
soprattutto dalla specie ortice tipica del beneventano, e la trasformazione delle carni di maiale, prodotta in zona da cui si ricavano salumi tipici, tra cui la salsiccia, la sopressata e il capocollo.
Negli ampi pascoli ricadenti nel Comune di Morcone notevole è
l’allevamento dell’ovino laticauda da cui derivano ottimi prodotti sia per la carne che per il settore caseario.
La tradizione gastronomica è molto rinomata e vanta prodotti
che si legano a festività religiose e a sagre paesane. Nel Comune
di Campolattaro sono famose le scorpelle (tagliatelle di pasta arrotolata a forma di rosa, fritte e ricoperte di miele), gli ammugliatielli (involtini di interiora e budella di agnello), e tante altre ricette della cucina contadina a base di legumi, verdure e pasta fatta
a mano.
Morcone, il cui centro storico è caratterizzato da vicoletti e scalinate è famoso anche per la manifestazione che si svolge da più
di vent’anni ogni 3 gennaio denominata “Presepe nel Presepe”: il
presepe vivente che trasforma parte del centro storico nella Betlemme della natività.
Schede sintetiche delle specie
di flora e fauna maggiormente
rappresentative
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SCHEDA 1
Cerro - Quercus cerris
Famiglia
Zona di origine
Distribuzione
Morfologia
Ecologia
Status a
Campolattaro
Fagaceae
Italia.
Presente e comune in tutto il territorio italiano.
Pianta con fogliame deciduo alta fino a 30/40
metri. Con chioma da piramidale a globosa,
allungata, di colore verde opaco tronco coPanda Photo / G. Trezza
lonnare diritto con rami giovani pubescenti;
corteccia di colore bruno-grigiastro scuro, spessa, profondamente fessurata in piastre compatte, rossastra nelle fessure, ruvida. Le foglie sono alterne con margini lobati. Sono ruvidi, verde scuro e lucide sulla
pagina superiore. La base fogliare è provvista di stipole. I fiori maschili pendono in amenti raggruppati. I fiori femminili sono piccoli e insignificanti, portati sulla stessa pianta.
Vive in boschi soprattutto su terreni acidi e ricchi di acqua tra i 100-800
metri. Fiorisce in aprile maggio. I boschi di cerro sono caratteristici di
una fascia di vegetazione compresa tra i boschi collinari, dominati da
roverella e carpino nero e le faggete montane.
Nell’Oasi il cerro forma piccoli boschi ai margini dei prati steppici. Si
tratta perlopiù di boschi cedui con tagli abbastanza recenti e, spesso,
si trova insieme alla roverella (presente in numero più limitato). Importante è la presenza di queste macchie boschive perché costituiscono
riparo e luogo di nidificazione per la fauna.
SCHEDA 2
Forasacco - Bromus erectus
Famiglia
Zona di origine
Distribuzione
Graminaceae
Europa.
Alpi e Appennini in territori montani e collinari con clima temperato.
Panda Photo / B. Petriglia
Morfologia Specie perenne, alta 80-100 cm. Forma a densi cespi con foglie che presentano lunghe ciglia rigide sul margine. Infiorescenza a pannocchia, sottile, lunga, 10-15 cm, contratta,
eretta, con brevi rami scabri portanti poche spighette; spighette sottili, lanceolate, multiflore (con 5-12 fiori), lunghe 20-38 mm.
Ecologia Richiede un clima temperato con influsso oceanico. Si rinviene principalmente su terreni asciutti e ricchi in calcare. Nel bacino del Mediterraneo predilige invece stazioni ombreggiate con terreni più umidi. Colonizza perlopiù rendzina, pararendzina, terre brune calcaree e ranker
ricchi in basi con pH 6,3-7,4. È una specie largamente impiegabile per
inerbimenti ad altitudini intermedie in stazioni asciutte, ricche in basi
e povere in nutrienti. Tollera il taglio in maniera limitata, mentre risponde negativamente al pascolamento e alla concimazione.
Status a Notevole è la presenza nell’Oasi. Gran parte della superficie non allaCampolattaro gata, attualmente, è formata da prati steppici in cui il forasacco si trova frammisto a altre graminacee e a diverse specie erbacee. Il pascolo
abusivo ed intensivo costituisce una grave minaccia per questa specie.
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SCHEDA 3
Frassino meridionale - Fraxinus Oxicarpa
Famiglia
Zona di origine
Oleaceae
Europa sudorientale, area del Mar
Nero.
Distribuzione Dalla Penisola Iberica e dalla FranC. Tedeschi
cia fino al Caucaso. In Italia è accertato in tutte le regioni.
Morfologia Pianta con fogliame deciduo alta, in media, fino a 25 metri; il tronco è
lineare, la ramificazione si indirizza verticalmente, e la chioma assume un aspetto globoso-espanso in senso più orizzontale che verticale. La corteccia, liscia e bruno chiara, solcata e regolarmente screpolata in placchette quadrangolari. Le foglie sono caduche, opposte, picciolate, lunghe fino a 20 cm. Hanno lamina imparipennata con 5-7(13)
segmenti lanceolati o strettamente lanceolati, molto acuti all'apice e
dentellati al margine. Sono di colore verdastro e sono glabre. In autunno assumono delle sfumature rosso-brunastre. I fiori sono privi sia di
calice che di corolla e sono riuniti in piccole infiorescenze a pannocchia o a spiga. Le infiorescenze maschili sono ben identificabili per il
color rosso-porpora delle antere, mentre quelle femminili sono verdastre. Le infiorescenze si trovano all’apice dei rametti e fioriscono durante il mese di aprile prima dell’emissione delle foglie. Il frutto è rappresentato da una samara lanceolata lunga 3-4 centimetri.
Ecologia Il frassino riveste una notevole importanza dal punto di vista ecologico-paesaggistico, in quanto il suo areale è abbastanza ampio, specialmente nelle aree più meridionali, ed entra in associazione con molte
essenze vegetali per formare boschi misti igrofili sia di pianura sia di
collina insieme ad acero, olmo, cerro, roverella, ecc.
Status a Nell’Oasi il frassino meridionale è molto raro. Lo si trova, in modo isoCampolattaro lato, a margine dei boschi di cerro e tra le siepi, associato ad olmi e
aceri.
SCHEDA 4
Pioppo bianco - Populus alba
Famiglia
Zona di origine
Distribuzione
Morfologia
Ecologia
Status a
Campolattaro
Salicaceae
Area paleotemperata (Europa, Nordafrica e
Asia occidentale).
Dal Marocco alla Spagna fino all’Afghanistan, includendo l’Europa meridionale e l’Asia
Minore.
Pianta che raggiunge i 25-30 metri d’altezza
C. Tedeschi
con una grande chioma arrotondata e il tronco diritto, robusto, ricoperto da una corteccia sottile e cartacea, da
bianco candida a bianco-grigiastra, interrotta da lenticelle che tendono a confluire in chiazze scure circolari. Le foglie alterne, decidue, picciolate, lunghe fino a 10 cm, presentano lamina da ovata a palmatolobata con 3-5 lobi ottusi. La pagina superiore appare verde scuro lucida ed è fortemente contrastata con quella inferiore, di un bianco niveo dovuto a fine tomento cotonoso. I fiori unisessuali pendono in
amenti lunghi fino a 10 cm; quelli maschili portano 6-10 stami. Il frutto è una piccola capsula allungata aprentesi in due valve e contenenti semi minuti provvisti di lunghi e abbondanti peli.
Specie propria dei suoli alluvionali che contornano i corsi d’acqua e i
bacini lacustri e caratterizzano le depressioni umide, diffusa tra 0 e 1000
m di quota. Predilige i substrati sciolti (ghiaie, sabbie, limi), anche ricchi in basi e tollera una leggerissima salinità. Condivide l’habitat con
il pioppo nero, il salice bianco, l’olmo, l’ontano nero e numerose altre
specie igrofile.
Nell’Oasi il pioppo bianco lo si trova un po’ ovunque, da solo o insieme
ad altre specie. Gli insediamenti maggiori sono presenti nel bosco igrofilo insieme a vari salici, pioppo nero e ontano nero. Nelle siepi lo incontriamo frammisto ad olmo, prugnolo e cerro.
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SCHEDA 5
Lampreda di ruscello - Lampetra planeri
Famiglia
Zona di origine
Distribuzione
Petromyzonidae
Originaria dell’Europa Occidentale.
Segnalata dalla fine del secolo XIX nel corso superiore dei fiumi e nei laghi dell’Italia settentrionale centrale e meridionale.
Morfologia Lunga fino a 20 cm per un peso massimo di 120 g. Colore del dorso grigio-verdastro o bluastro, i fianchi giallastri, il ventre giallastro o biancastro.
Ecologia Vive in ruscelli, risorgive, canali anche con poca o pochissima portata
di acqua, tratto superiore dei fiumi, torrenti, laghi. Predilige acque limpide e correnti e ben ossigenate. Fondale pulito ghiaioso o sassoso, più
raramente sabbioso. Allo stato larvale vive nel fango, nella melma o
sotto i massi. Allo stesso modo si comporta da adulta, quando la temperatura è più rigida. Allo stato larvale si nutrono di sostanze organiche di vario genere, piccoli pesci ed invertebrati. Allo stato adulto non
si alimentano (dopo la metamorfosi dallo stato larvale allo stato adulto per la riproduzione vivono solo pochi mesi).
Cause di minaccia Considerata in serio pericolo di estinzione a causa della distruzione degli habitat e inquinamento delle acque.
Status a Nell’Oasi la lampreda è quasi del tutto scomparsa (a causa dell’inquiCampolattaro namento dell’area antecedente all’istituzione dell’area protetta, dello
sconvolgimento del suo habitat conseguente alla creazione dell’invaso e alla competizione con specie alloctone, pesce gatto, introdotte in
epoca recente). È più facile trovarla, lungo il fiume Tammaro, a nord
del ponte Pescosardo.
SCHEDA 6
Svasso maggiore - Podiceps cristatus
Ordine
Zona di origine
Distribuzione
Podicipediformes
Europa.
Diffuso ovunque tranne in Europa
settentrionale.
R. Farina
Morfologia Dimensioni di 46 x 51 cm. È il più
grosso degli svassi, facilmente riconoscibile per i ciuffi auricolari nerastri e all’epoca della cova per un evidente pennacchio castano e nero
ai lati della testa. Aspetto “senza coda” con collo sottile, dorso grigio
bruno, di sotto bianco latte splendente. D’inverno manca del pennacchio e appare con testa bianca, vertice scuro e striscia bianca sopra
l’occhio. Vola basso e mostra chiaramente del bianco sulle ali; testa e
collo estesi e leggermente volti in basso. Ha complicate cerimonie nuziali.
Ecologia Nidifica in zone umide d’acqua dolce ferma, naturali o artificiali, con
fondali profondi, ricche di vegetazione galleggiante. Lo si trova spesso in bacini e laghi artificiali e in inverno si sposta sulle coste, in estuari e anche in mare aperto, grandi laghi e bacini artificiali. Si alimenta
principalmente di pesci, catturandone esemplari piuttosto grandi. Si
tuffa dalla superficie e rimane sott’acqua per lunghi periodi in cerca di
pesci e grandi invertebrati acquatici. Il nido è costituito da un mucchio
di erbe ancorato alla vegetazione sull’acqua; 3-4 uova bianche; una
covata febbraio giugno.
Cause di minaccia Poiché costruiscono il nido nelle insenature, al riparo dei cespugli che
spuntano dall’acqua, e all’interno del bosco igrofilo, al centro dell’invaso, una minaccia è costituita dall’attuale, instabile, situazione dell’invaso (il continuo innalzamento e abbassamento del livello dell’acqua provoca l’allagamento di diversi nidi).
Status a Sedentario nidificante, migratore e svernante. È uno degli uccelli acCampolattaro quatici più facili da vedere. È presente tutto l’anno e il numero massimo di individui si registra nel periodo compreso tra dicembre e febbraio. La popolazione nidificante è andata via via aumentando fino a raggiungere le attuali 10-15 coppie.
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SCHEDA 7
Cormorano - Phalacrocorax carbo
Famiglia
Zona di origine
Distribuzione
Pelecaniformes
Europa.
Si riproduce diffusamente, ma è piuttosto localizzato in tutta l’Europa.
Cormorano - © WWF-Canon/J. Pratginestos
Sverna nei paesi mediterranei. In Italia è parzialmente sedentario e nidificante di recente con colonie stabili
in Emilia Romagna e Piemonte, irregolari in Lombardia, Puglia e Sicilia.
Morfologia In media, lungo 90 cm. e apertura alare di 145 cm. Grosso uccello nerastro con mento e guance bianchi, becco robusto ed uncinato all’apice. Nel periodo della riproduzione acquista una macchia bianca ovale ai lati delle coste. In autunno e inverno è completamento scuro tranne che per una macchia bianca sulla gola. I giovani sono riconoscibili per le parti inferiori biancastre. Sosta eretto su scogli o rami, spesso
con le ali semiaperte. Nuota basso nell’acqua con il collo eretto e il becco rivolto leggermente verso l’alto. Volo rapido e diritto col collo teso
leggermente al di sopra della linea orizzontale.
Ecologia Nidifica su pareti rocciose costiere o in zone umide di acqua dolce o
salmastra con alberi e vegetazione palustre emergente, in boschi igrofili fluviali e localmente in canneti. Il nido è imponente e formato da
rametti posti su un albero o su una scogliera. La costruzione del nido
è affidata prevalentemente al maschio. In genere si depongono da 2
a 4 uova di colore blu pallido o grigiastre, con venature bianche. I due
sessi covano le uova per circa 29 giorni. Dopo circa due mesi sono pronti per il loro primo volo, ma non si allontanano dalla famiglia ancora
per qualche tempo. La sua dieta è costituita da pesci di varie dimensioni catturati con immersioni fino alla profondità di 10 metri.
Cause di minaccia In alcune aree si sono verificati abbattimenti di molti individui a causa della competizione con i pescatori locali. Gli abbattimenti invernali hanno il tragico risvolto di incidere in modo determinante sulla popolazione locale.
Status a Migratore e svernante regolare, estivante. È presente da settembre ad
Campolattaro aprile anche se un gruppo di una ventina di immaturi si trattiene anche per l’estate. Negli ultimi anni, i contingenti svernanti hanno oscillato tra i 100 e i 300 individui dell'inverno 2006-2007 con picchi nei mesi di dicembre e gennaio. Nel 2007 per la prima volta è stata accertata e documentata la nidificazione di una coppia di cormorani.
SCHEDA 8
Moretta tabaccata - Aytya nyroca
Ordine
Zona di origine
Distribuzione
Morfologia
Ecologia
Anseriformes
Europa.
È una specie a distribuzione euroturanica il
cui areale è piuttosto frammentato ed esteso dall’Europa occidentale fino alla Mongolia occidentale. Nidificante in declino nell’Europa centrale ed orientale; visitatrice rara nell’Europa nord-occidentaleTutto il centro e Sud
Europa e sverna nei paesi caldi dell’Africa del Nord e Turchia.
Dimensioni di 40 cm. Più piccola e sproporzionata della moretta. Entrambi i sessi hanno capo, collo e petto color mogano scuro. Il ventre
bianco splendente e la fascia alare bianca sono spesso nascosti quando è in riposo. Il maschio ha gli occhi bianchi. La femmina è più scura
ed ha occhi bruni.
È una specie strettamente legata all’ambiente acquatico, d’indole piuttosto solitaria: dimostra una scarsa tendenza al gregarismo solo nella brutta stagione ed allora si concentra in gruppi anche numerosi nelle località più idonee ad accoglierla. Preferisce acque poco profonde
ricche di vegetazione emergente e costiera. Nel periodo riproduttivo
abita le zone paludose con acque dolci e non molto profonde, con fitta vegetazione sommersa, galleggiante ed emergente. Predilige specchi d’acqua stagnante, circondati da canneti, alberi ed arbusti sparsi.
Nel periodo non riproduttivo frequenta corpi d'acqua dolce naturali e
bacini artificiali, può sostare in lagune, stagni costieri e occasionalmente sulle coste marine. La Moretta tabaccata si nutre prevalentemente di materiale vegetale: semi, radici e parti verdi di piante acquatiche che vengono prelevati dal fondo mediante immersioni, oppure
dalla superficie dell’acqua. Si aggiungono inoltre invertebrati acquatici (insetti, molluschi, crostacei, anellidi), pesci di dimensioni ridotte,
anfibi. La stagione riproduttiva nell’Europa centrale ha inizio alla fine
di aprile e prosegue fino alla prima metà di giugno. In Italia i pochi dati raccolti hanno evidenziato deposizioni più precoci verificatesi nella
terza decade di aprile e più tardive, nella prima settimana di giugno.
Si ha una sola deposizione l’anno, eventualmente seguita da una seconda di sostituzione. Generalmente vengono deposte 7-11 uova (raramente 6-14), che vengono incubate dalla sola femmina. Il nido viene costruito vicino al bordo dell'acqua, nascosto dalla vegetazione.
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.R. Campania 2000-2006
“Recupero,
Cause
di minaccia La Moretta tabaccata, a livello europeo, è classificata come SPEC 1,
lturale, archeologico, naturale, etnografico
cioè una specie che è minacciata in tutto il suo areale mondiale e la
ree protette”
cui sopravvivenza dipenderà dal successo delle misure di conservazione. Il motivo di questo status preoccupante risiede nel grande declino
registrato negli ultimi decenni. La causa di tanto declino è soprattutto legata alla distruzione dell’habitat, dovuto alla progressiva bonifica delle zone umide, che ha provocato la perdita delle zone adatte alla nidificazione e, a livello locale, ha letteralmente eliminato molte delle popolazioni dell’Europa occidentale.
Status a Migratrice regolare negli ultimi anni con una decina di esemplari sverCampolattaro nanti nell’inverno 2006-2007.
Pubblicazione cofinanziata dalla Misura 1.9 - P.O.R. Campania 2000-2006 “Recupero,
valorizzazione e promozione del patrimonio storico culturale, archeologico, naturale, etnografico
e dei centri storici delle aree protette”
OASI WWF
DEL LAGO DI CAMPOLATTARO
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