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Anno III - n.5 maggio 2008
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CHIAIA
S A P E R V I V E R E L A C I T TÀ
il mensile di Chiaia-San Ferdinando-Posillipo
Piazza Santa Maria degli Angeli
Edizioni
Iuppiter Group
Elisabetta Gambardella, ex assessore
DOPPIO TAGLIO
Una piazza perde i suoi alberi senza che nessuno ne sappia niente.
L’assessore all’Arredo e Decoro urbano «tagliato» malgrado stesse
lavorando sodo per Chiaia. Le sorprese del Comune non finiscono mai
a giugno arriva
CHIAIAtour
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MAGGIO 2008 - CHIAIA MAGAZINE
Come migliorare la Municipalità 1? Scrivi a:
AI NOSTRI LETTORI
Invitiamo i nostri lettori
a indicarci cosa non va
nel quartiere e a proporci
soluzioni per rendere
più vivibile la città.
Contiamo su di voi.
Le lettere, firmate con nome
e cognome, vanno inviate
a Chiaia Magazine
Via dei Mille, 59 - 80121 Napoli
oppure alla e-mail
[email protected]
NUMERI UTILI
EMERGENZE-SICUREZZA
CARABINIERI 112
Stazione CC (via Orazio 73)
Tel. 081.681122
Stazione CC (Ferrantina a Chiaia 1)
Tel. 081.417486
POLIZIA 113
Comm. Posillipo (via Manzoni 249)
Tel. 081.5983211
Comm. S. Ferdinando (Riv. di Chiaia 185)
Tel. 081.5980311
POLIZIOTTI DI QUARTIERE
Tel. 335.5292755 (Pattuglia Chiaia)
Tel. 349.2142396 (Pattuglia S. Ferdinando)
Tel. 347.0752926 (Pattuglia Santa Lucia)
POLIZIA STRADALE
Tel. 081.5954111
SOCCORSO STRADALE
Tel. 081.803116
VIGILI URBANI
Tel. 081.7513177
Unità oper. Riviera di Chiaia 105
Tel. 081.7619001
VIGILI DEL FUOCO 115
GUARDIA DI FINANZA 117
PRONTO SOCCORSO 118
AMMINISTRAZIONE
MUNICIPALITÀ 1
Sede Consiglio Tel. 081.7644876
Anagrafe decentrata Tel. 081.7950501
SANITÀ
PRONTO SOCCORSO LORETO-CRISPI
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GUARDIA MEDICA LORETO-CRISPI
Tel. 081.7613466
OSPEDALE PAUSILIPON
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Assistenza Anziani Tel. 081.2547715
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Assistenza Veterinaria Tel. 081.2547074
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IL PUNTO. SVOLTA SULLA SICUREZZA E SCONCERTANTE RIMPASTO
di NINO DE NICOLA
Sicurezza in città: forse è tempo di svolta. Se il centrosinistra ha fallito, il nuovo corso, promesso dall'Esecutivo Berlusconi, alimenta speranze a lungo mortificate. Napoli inizia a coltivare aspettative fondamentali per il proprio futuro: l'obiettivo è la liberazione dalla delinquenza, ripensando anche alle vittime innocenti restate sul terreno per colpa della malavita. L'augurio, perciò, è che ci sia un'azione forte, indispensabile in una
democrazia sana, per restituire al territorio legalità e vita. Il fenomeno delinquenziale, infatti, è devastante e colpisce a morte anche il tessuto pro-
Ripristino corsia autobus
nella nuova via Carducci
Il Mattino del 6 maggio riporta
la notizia che stanno per concludersi a giorni i lavori di Via
Carducci e che la strada sarà
riaperta completamente al
traffico, liberata dalle transenne
che hanno ostacolato per parecchio tempo il regolare transito
delle auto. Questa comunicazione non può che interessare
soprattutto i residenti e i commercianti di via San Pasquale a
Chiaia che, dall’inizio dei lavori
di via Carducci, stanno sopportando disagi indescrivibili a
causa del passaggio, deviato per
questa strada degli autobus. Il
transito per una via così angusta, oltre a causare continue
vibrazioni dei palazzi, ha
comportato vari avvallamenti
del manto stradale, con elevato
smog che rende irrespirabile
l’aria di tutto la zona. Poiché
sono quasi finiti i lavori di
riqualificazione di via Carducci,
ed in previsione di quelli auspicati per via San Pasquale (unica
arteria di rilievo della zona a
non essere prevista dal piano di
arredo urbano del quartiere
Chiaia), i residenti di via San
Pasquale sono in vigilante
attesa che venga immediatamente ripristinata la corsia
preferenziale per il transito dei
bus in via Carducci.
Giorgio Merola
Mergellina-via Posillipo:
emergenza parcheggi
La mia protesta è quella di tutti
gli abitanti della zona compresa
tra Mergellina e via Posillipo.
duttivo della nostra città. Perciò la sicurezza diventa fattore chiave della
rimonta economica e civile. Senza di essa, infatti, non c’è impresa disposta a rischiare, non c’è turismo né occupazione né pace sociale né le libertà elementari. Un popolo che cammina a occhi bassi, schiavo di una minoranza feroce e parassitaria, è un'immagine avvilente che deve sparire
per sempre dai nostri orizzonti. E con la sicurezza, auspichiamo trasparenza del governo cittadino. Ma i segnali sono sconfortanti: il recente rimpasto di deleghe e titolari, attuato in Giunta dal sindaco Iervolino, obbedisce a logiche indecifrabili. Sconcertante l'esempio dell'estromissione dell'assessore Gambardella, amministratrice capace e diligente della cosa
pubblica, sempre disponibile al confronto per la risoluzione dei problemi.
S.Maria degli Angeli
e la piazza «negata»
La vignetta di Malatesta
Vorrei sapere il vostro parere
sulla distruzione effettuata in
piazza Santa Maria degli
Angeli per l’inizio dei lavori
della fermata di Chiaia della
Linea 6 della metropolitana. La
piazzetta, solo da qualche anno
liberata dalle automobili in
sosta e dai parcheggiatori
abusivi, era diventata un
piacevole luogo di incontro delle
mamme con i bambini in
carrozzina, luogo di giochi dei
piccoli della zona e luogo di
sosta per gli anziani, c’erano
delle nuove panchine in legno,
alberi secolari e altissimi che
ombreggiavano la piazza. Non
credevo ai miei occhi quando ho
visto gli alberi tagliati in piccoli
tronchi, le panchine divelte,
foglie e rami sparsi ovunque e
non c’era nessun operaio a
lavorare. Era proprio necessario
privare gli abitanti di un
piccolo spazio verde così raro
nella nostra città?
Rossana Muca
Paghiamo ogni anno la quota
alla Napolipark per il rinnovo
del permesso di sosta, ma non
troviamo mai dove sostare: le
aree ormai sono di proprietà dei
vari parcheggiatori abusivi che
stringono, forse, rapporti con gli
uomini addetti al controllo. La
situazione peggiora nel periodo
estivo, soprattutto in quel tratto
che va dal Circolo Posillipo a
Palazzo Donn’Anna. Auto
parcheggiate in doppia fila e
nei divieti di sosta, motorini sui
marciapiedi, arroganza di chi
parcheggia in modo incivile. A
nulla valgono le nostre proteste.
La polizia municipale passa di
tanto in tanto, emette multe,
porta via le auto, si vedono le
ganasce e poi, purtroppo,
ritorna tutto come prima. Quelli
della Napolipark dichiarano che
non dipende da loro... Inutile
poi parlare dei tanti permessi
per invalidi che, di sera, compaiono nella zona.
Lettera firmata
Tabelloni pubblicitari:
finalmente una svolta
Leggo con piacere sui quotidiani
(e ringrazio Chiaia Magazine
che sulla questione è stato tra i
primi giornali ad occuparsene)
che verranno divelti, al più
presto, quei tabelloni pubblicitari che deturpano il paesaggio e
ostacolano anche il passaggio
dei pedoni. Iniziamo con quelli
scandalosi di piazza Vittoria
che ingabbiano, senza pietà, i
giardini della zona.
Pasquale Profili
m a ga z i n e
CHIAIA
SA P E R V I V E R E L A C I T TÀ
Anno III n. 5 - maggio 2008
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Direttore Responsabile
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Responsabile Saper Vivere
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Quelli di Chiaia Magazine
Beppe Airoldi, Leo Aruta, Antonio Biancospino,
Aurora Cacopardo, Antonella Carlo, Paolo D’Angelo,
Giada De Francesco, Antonella Esposito, Rossella Galletti,
Rita Giuseppone, Francesco Iodice, Massimo Lo Iacono,
Malatesta, Annalicia Mozzillo, Renato Rocco,
Francesco Ruggieri, Nadia Russo, Nicola Sellitti,
Fabio Tempesta, Massimiliano Tomasetta, Tommy Totaro
Stampa
Arti grafiche Litho 2
Via Principe di Piemonte, 118 Casoria
Reg. Tribunale di Napoli n. 93 del 27 dicembre 2005
2
IL MORSO DELLA TARANTA
di PAOLO D’ANGELO
CHI SBAGLIA NON PAGA
ari amici, non volevo tornare sul tema Bassolino, anche
C
perché ne siamo tutti un po’ pieni…, ma tante sono le email che ci avete inviato per l’iniziativa «Compriamo una
casa a Bassolino», lanciata nel numero di aprile. Il signor G.
Criscuolo ha scritto: «Compriamo a Bassolino una casa a
Pianura, possibilmente dove doveva sorgere il campo da
golf». Il lettore M.Esposito: «Troviamo una casa al governatore nella sua Afragola, così può recuperare il suo rapporto
con il territorio». La signora Assunta, invece, dice «Bisogna
comprare una casa a Bassolino a Venezia, magari vicino a
quella di Cacciari: può essere che il contatto con il sindaco
veneziano lo aiuti a capire gli errori e gli orrori commessi».
Carmine è più duro: «Villa in una discarica, con giardino di
ecoballe: questa è la casa che immagino per Antonio Bassolino», mentre G. Fontanella si domanda: «Ma il governatore
non c’è l’ha già una casa a Posillipo? E’ sua o in affitto?»
Giorgio B.: «Come è possibile che in tutto questo tempo il
governatore della Campania non sia riuscito a comprarsi
neanche un monolocale? Non ci credo». F. Grande: «Non
dobbiamo comprare una casa a Bassolino, dobbiamo solo
augurarci che si compri degli occhiali per vedere come ha
ridotto, insieme ovviamente ad altri, Napoli e la Campania».
Ricordo un popolo di una città che cercava di diritto una
sua chiara, forte e nuova collocazione tra le principali città
europee. Oggi vedo il fallimento, il bluff, una regione e una
città in ginocchio, ferite nell’orgoglio, fregate, tradite e poi
schiacciate da una politica arida e senza più radici, morta,
soprattutto al sud. Una politica agonizzante e priva di idee
al passo con i tempi. Durante la seconda campagna elettorale per la Regione Campania di Bassolino mi ricordo una
frase che Michele Santoro disse al futuro governatore durante una conferenza stampa al Circolo degli artisti a piazza
Trieste e Trento: «Il fatto che io sono un uomo di sinistra
non significa che tu non mi debba delle spiegazioni». Ecco
questa frase mi è rimasta dentro ed è la risposta che voglio
dare a quelli che criticano il nostro giornale, autonomo e
fuori dalle logiche di potere, di essere la penna che critica la
sinistra per mano della destra. Quando un uomo ha avuto
un incarico e sbaglia, ha sbagliato e basta: che sia di destra o
di sinistra non ha importanza. Il problema, però, è che
ovviamente da sempre i politici che sbagliano non pagano
mai. Caro Bassolino, forse molti di noi ti hanno creduto
perché anche tu ci credevi nel cambiamento, ma come
diciamo dalle nostre parti «ti si perso pa’ via» e la politica
snaturata dei nostri giorni te l’ha permesso. Ora però, a
parte la riunione dei ministri a Napoli, dobbiamo capire chi
ci darà delle soluzioni vere per risolvere l’emergenza immondizia. Altrimenti, parafrasando Massimo Troisi «non ci
resta che … la lega».
PRIMO PIANO
MAGGIO 2008 - CHIAIA MAGAZINE
3
Montedidio, il ciclone della «Linea 6»
IL CASO. Debutto shock del cantiere del metrò. In piazza S. Maria degli Angeli
alberi abbattuti senza preavviso. Dopo il giallo, la schiarita. Lavori fino al 2012
IL CORSIVO
di MASSIMILIANO DE FRANCESCO
SODOMA
i viene una voglia fottuta di andare via da
TsensoNapoli.
Ti svegli, ogni mattina, con un
di sconfitta che giri nel caffè con quel
Alvaro Mirabelli
inque maggio: ore 11.
Piazza Santa Maria degli
Angeli, nel cuore di
Chiaia antica. Scene da un'apocalisse. Ruspe, seghe elettriche, camion, martelli pneumatici, operai: c'era una volta
una piazza tranquilla, adesso
arriva un cantiere. Il sito, poche ore prima, è stato ufficialmente consegnato dal Comune all'Ansaldo per l'avvio dei
lavori della Stazione Chiaia del
metrò (Linea 6). E così, in 2 ore,
la storica piazza è sottosopra:
rivoltata, martellata, decapitata. L'impatto è ciclonico e fa
vittime illustri: passano a miglior vita, dopo un secolo di
onorata carriera decorativa, 8
pini da venti metri l'uno. 8 giganti affettati fino alla radice.
Lo shock. La gente, naso all'insù, cerca rami e chiome che
non esistono più: poi lo sguardo si spegne sugli 8 monconi.
Un pugno nello stomaco. E un
interrogativo rabbioso: che
c'entra il sacrificio dei pini, tra
l'altro distanti dal centro della
piazza che è il punto chiave
del cantiere, con la costruenda
fermata? Chi chiama i carabinieri, chi chiama i vigili, chi resta impietrito come mamme e
bimbi della scuola elementare «D'Annunzio»: l'insurrezio-
C
ne monta in un amen. Neanche due ore e il cantiere si ritrova già il suo primo bastone
tra le ruote: un record. I lavori
si bloccano in attesa di chiarimenti. Alla Direzione dei lavori tocca sfoderare i permessi:
roba autorevole, che smorza i
bollori. Tutto in regola, compreso l'olocausto dei pini: lo
prevede la delibera CIPE che in
questo caso è vangelo. L'Ansaldo ha ragione, la gente ha torto. Punto e basta. I lavori riprendono. Dura da digerire.
Soprattutto perché in questo
caso ha pesato il difetto di informazione: scivolone dei vertici Ansaldo, di solito accorti
sulla comunicazione. Ammonisce Fabio Chiosi, presidente
di Chiaia, finestre della Municipalità sulla piazza: «Lavori
inevitabili. D'accordo. Ma d'ora
in avanti l'operazione dovrà
marciare in modo partecipativo. Vigileremo». Le spiegazioni targate Ansaldo sul debutto
shock inflitto al quartiere sono, infatti, arrivate fuori tempo massimo: «Inevitabile il taglio dei pini: l'apparato radicale si era esteso a tutta la piazza. Impossibile scavare senza
eliminarli».
Il giallo. Storia chiusa? Neanche per sogno. I giorni successivi si è scatenato l'inferno. Al
fronte della protesta antiAn-
saldo si sono aggregati comitati di quartiere e associazioni
ambientaliste. Ma il colpo di
scena è stato lo stop ai lavori,
imposto l'8 maggio da Stefano
Gizzi, neosovrintendente ai Beni Ambientali e Architettonici,
che in ballo non ha tirato l'inviolabilità dei pini, ma l'intero
progetto della nuova stazione
al quale la Sovrintendenza non
avrebbe ancora concesso il nulla osta. Morale: cantiere bloccato di nuovo. Per il Comune
un provvedimento ingiustificato: «L'unica a fare testo - hanno replicato a Palazzo san Giacomo - è la delibera CIPE del 30
agosto 2006 che spazza via
dubbi e fraintendimenti, avendo approvato il progetto della
Stazione Chiaia in ogni dettaglio, compreso l'abbattimento
dei pini. Non solo: la Sovrintendenza è stata regolarmente
avvisata il 17 di aprile». Insomma, tante ombre e una sola certezza: il braccio di ferro
tra Comune e Sovrintendente.
L'Ansaldo, invece, ha adottato
la linea morbida, invitando
Gizzi a cercare un'intesa. Una
tattica che ha funzionato se finalmente un accordo è stato
raggiunto. L’Ansaldo ha consegnato a Gizzi i dettagli mancanti e il cantiere ha riaperto
i battenti. Cose napoletane, insomma. Un risultato concreto,
intanto, lo ha spuntato anche
Fabio Chiosi: «Abbiamo concordato con l'Ansaldo due corridoi protetti per l'accesso dei
bimbi alla scuola “D'Annunzio” e l'installazione di speciali teli filtrati per impedire alla
polvere del cantiere di entrare
nelle aule»
La futura stazione. Se presente e futuro prossimo, allora, si
presentano a base di ruspe,
transenne e disagi, conviene
consolarsi con la prospettiva
di una piazza che nel 2012 sarà riconsegnata al pubblico in
forma smagliante. Già, perché,
almeno a dar retta al grafico
del progetto, il look si preannuncia superbo. In superficie
tanto verde, l'obelisco spostato
nello slargo verso vico Santo
Spirito e, al centro della piazza, una cupola di cristallo dalla concezione ardita: si tratterà della seconda uscita della
Stazione Chiaia del Metrò, destinata a servire i cittadini di
Pizzofalcone, Montedidio e Nicotera. La cupola, inoltre, sarà
il tetto trasparente e luminoso
di un ipogeo a 10 piani che raggiungerà via Chiaia (all'altezza
del Ponte), dove è prevista la
prima uscita della Stazione
Chiaia, e che poi, ovviamente,
scenderà alla quota più profonda dove è prevista la fermata della linea su ferro.
po' di zucchero che credi di avere. Vai al
cinema e t’imbatti nei santi di Gomorra tra
benedizioni di sangue, miracoli di cocaina e
liquefazioni di rifiuti. Vai per strada e l’isteria
batte il tempo tra fuochi, monnezza, cantieri e
canteri. Dove vai vai annusi rabbia che, mai
come ora, è contro le istituzioni locali. Vai a
piazza Santa Maria degli Angeli a Montedidio, fino al giorno prima trionfante d'alberi, e
non ritrovi più l'ombra di un pino, ma tanta
legna, perché deve aprire il cantiere per la
Stazione Chiaia del metrò. Nessuno si era
preso la briga di avvisare la città. Che ci frega
della città? Vai al Comune e, qualcuno, parla
di «difetto di comunicazione» che somiglia
tanto ad espressioni tipo «effetti collaterali»:
butti la bomba, poi si vedrà. Bastava una
conferenza stampa - spesso organizzate per
amenità e imbecillità culturali - o un’assemblea aperta alla cittadinanza per illustrare il
perché di quel sacrificio di verde. Niente. Un
taglio netto al buonsenso. Sindaco e assessori,
forse, erano troppo presi dalle trattative per il
rimpasto, jolly della disperazione politica che
la Iervolino, imitando il socio Bassolino, ha
pensato di giocarsi per ritardare un capitombolo certo. Vai a scorrere, poi, i nomi della
nuova giunta e l’iniezione illuministica di
tecnici non nasconde una defenestrazione
tutta politica, un taglio improvviso come i
pini di Montedidio. Fuori Elisabetta Gambardella, assessore al Decoro e Arredo urbano che,
pur non essendo immune da critiche (vedi il
ritardo nella soluzione della tabellonistica
selvaggia), su Chiaia aveva dato vita a un
costruttivo dialogo con il territorio. Un
esempio: prima dell'avvio dei cantieri per il
restyling delle vie del centro, spiegò insieme al
suo staff, in un'assemblea pubblica al Pan,
come sarebbe cambiato il quartiere e a quali
disagi si sarebbe andati incontro. Un’assemblea accesa e riuscita. Perché, allora, la Gambardella a casa? Per incapacità? Per vicinanze
politiche non gradite a qualcuno? Buona la
seconda: nel Pd è con l'ala di Massimo Paolucci, ex assessore alla Mobilità, da tempo in
rotta con Bassolino. Questa è la politica che
fotte Napoli. Al cinema danno Gomorra. In
città danno Sodoma.
PRIMO PIANO
MAGGIO 2008 - CHIAIA MAGAZINE
L’INTERVISTA
Alfonso Papa: «Che
nessuno tocchi Abele»
Trent’anni e passa di perdonismo spinto, di malinteso
garantismo pro reo, di norme
penitenziarie e di procedura
penale capaci di sfasciare la
certezza del diritto e della
pena. Nessuno stupore, allora,
che l’Italia si ritrovi azzannata
alla gola dal crimine organizzato e da quello di strada,
devastata dai professionisti
della recidiva e dell’impunità,
annichilita da un’immigrazione indiscriminata. Il Paese
non voleva la luna, ma solo
legalità. Non è successo. Ora si
tratta di risorgere dalle macerie. Lo ha capito il Pdl che la
propria credibilità, in materia
di sicurezza, l’ha affidata ad
un pool di superesperti,
incaricandoli di redigere un
programma-pilota sui temi
della Giustizia. Tra gli artefici
del documento l'ex piemme
Alfonso Papa (nella foto), una
lunga militanza direttiva
all’interno del Ministero di
Grazia e Giustizia, attualmente deputato. Che mette in fila i
cardini del progetto: «Occorre
puntare su inasprimento e
razionalizzazione delle pene.
E intervenire sull’esecuzione
della condanna per renderla
certa. Sono previsti una riduzione dei casi di sospensione
condizionale della pena ed un
inasprimento dei casi di
recidiva. Un passaggio chiave,
poi, è la legge obiettivo per la
creazione di circa 300 nuovi
istituti penitenziari. Poi il
processo civile: qui è necessario puntare su istituti alternativi al contenzioso, come la
mediazione. Indispensabili,
inoltre, interventi ordinamentali per rivitalizzare le strutture e l'azione della Giustizia. In
materia di intercettazioni,
intervenire con leggi contro
l'abuso mediatico di uno
strumento peraltro prezioso.
Su mafia e camorra, poi, non
servono parole ma fatti: i
sociologismi della sinistra
sono serviti a poco. Capitolo
immigrati: benvenuto chi
rispetta le regole e lavora,
4
MISSIONE
SICUREZZA
L’EMERGENZA. Dopo il flop del pacchetto
Amato, sale l’aspettativa per il nuovo piano
anticrimine. Intanto a Chiaia cresce l’allarme
rapine. Il fenomeno delle bande giovanili
nessuno sconto a chi delinque.
Allo straniero che commette
delitti, purtroppo, la normativa lacunosa consente larghe
frange di impunità: ed è qui
che invertiremo la tendenza.
Campi Rom: in questo caso
consentire forme di insediamento senza i presupposti
minimi di umanità e decenza,
come è stato fatto finora, è un
invito a delinquere e autorizza
i soggetti a sentirsi al di sopra
delle regole: ed è questo che
scatena intolleranza e rivalsa.
E a proposito degli operatori
delle forze dell'ordine: sono i
più esposti e sovente i più soli.
Gli uomini in divisa, e alludo
anche al contesto napoletano,
sono spesso frustrati per la
scarsa cultura della legalità
dominante a tutti i livelli, per
la mitezza della risposta
giudiziaria nelle condanne,
per la sottovalutazione dell'attività investigativa. Non è più
tollerabile. Dunque, un recupero del momento repressivo,
senza abusi, non è solo recupero delle regole, ma anche
sostegno per il lavoro delle
forze dell'ordine». Fin qui la
cornice teorica della maxiriforma: impresa titanica. Ma
possibile. «Anche in onore conclude Papa - delle vittime
innocenti del crimine: è giusto
che nessuno tocchi Caino,
purchè ci sia chi difenda i
milioni di Abele del popolo
italiano» (a.m.)
Alvaro Mirabelli
N
apoli: voglia di tolleranza zero. Ed è il minimo
in una città in cui la percezione dell’insicurezza è ai
massimi storici e la fiducia nelle istituzioni sotto i tacchi. Un
tracollo di credibilità in cui
probabilmente c'entra pure il
flop del Pacchetto Sicurezza
per Napoli, varato nel 2006.
Prometteva 1000 uomini: mai
visti. Preannunciava una superrete di videosorveglianza: mai
decollata. Figuraccia mondiale. E nessuna meraviglia che il
già rilevante senso di impunità
della Malanapoli sia schizzato
alle stelle.
Aspettando la svolta. Ingoiata
la delusione, resta intatta adesso la realtà di una città che il
magistrato Roberto Donatiello così descrive nella sentenza
di condanna degli assassini di
Carmela Attrice: «In alcune
parti della città di Napoli non
vi è nulla della civiltà, ma solo una condizione paragonabile a quella di molti paesi africani in preda alla guerra civile». Il contagio malavitoso, del
resto, è invasivo: da tempo, infatti, il crimine da trasferta si
è impossessato di quartieri
tranquilli come Chiaia, Posillipo o il Vomero, specialmente
durante i week end. Ne sanno
qualcosa a piazza San Pasquale dove ormai, con ciclica regolarità, volano le coltellate.
Ma a Chiaia come altrove ar-
ginare l'antistato è praticamente impossibile: poliziotti
e carabinieri sono contati. E le
maglie delle leggi premiali sono assai larghe. Perciò, in attesa degli inasprimenti previsti dal pacchetto sicurezza del
neoministro agli Interni Roberto Maroni, la questura napoletana si arrangia coi mezzi
che ha e non molla la presa sul
territorio.
Identikit dei delinquenti. E' il
caso del Commissariato ChiaiaSan Ferdinando, diretto da Pasquale Errico: gli uffici al terzo
piano della Riviera di Chiaia
185, non hanno l'aria di un distretto di frontiera, ma la tensione operativa è palpabile. Dirigenti e agenti sanno che l'emergenza numero uno sono i
reati contro il patrimonio, diretta conseguenza della ricchezza del quartiere che attira
balordi da tutte le parti. «Di solito chi scippa, rapina o ruba
proviene da fuori: lo fa per
sfruttare il vantaggio di non essere una faccia nota in zona»,
confermano al Distretto. Ma rapine, scippi e furti non sono
l'unico nervo scoperto di
Chiaia: chi credeva la Napoli
bene immune dalla piaga dell'estorsione commette un errore. I recenti arresti in zona Torretta stanno lì a dimostrarlo:
«Estorsori dell'ultima generazione, - spiegano gli esperti di
polizia giudiziaria del locale
Commissariato - sopravvissuti
alle epurazioni inflitte dalle
forze dell'ordine ai clan locali.
E anche qui, come dappertutto,
vale la regola di fidarsi degli
uomini della legge: i commercianti devono denunciare senza timore. L'estorsione, infatti,
è un reato silenzioso proprio
PRIMO PIANO
MAGGIO 2008 - CHIAIA MAGAZINE
5
UN PROGETTO PER IL RITORNO ALLA «NORMALITÀ»
Arriva «Pin», il libro che insegna a far rinascere la città
Sicurezza, tassello cruciale della vivibilità napoletana:
e proprio su di essa e su altri snodi critici della capitale
sudista un gruppo di professionisti partenopei ha
edificato un progetto di «ritorno alla
normalità». Il patto di ferro tra 6
avvocati e 2 architetti, spaccato esemplare della voglia di contare della
società civile, decolla due anni fa
dietro le insegne del sodalizio «L’Ego
di Napoli». La pattuglia si rimbocca le
maniche e insegue un’impresa ambiziosa: mettere nero su bianco un
programma operativo per la rinascita.
Risultato: 2 anni di studi trascorsi a
far pelo e contropelo a 30 metropoli
del pianeta per mutuarne soluzioni e
programmi da trasferire poi, eventualmente, nella cornice napoletana. Infine il capolinea dell’avventura con la presentazione, ad aprile, di
un libro dal titolo al passo coi tempi: «PIN. Programma
perché conta sul silenzio e la
paura delle vittime». In ogni
caso, gli investigatori sanno
benissimo che a Chiaia le zone critiche sono tre: Torretta,
Pallonetto e quel pezzo di
Quartieri Spagnoli che ricade
nel quartiere San Ferdinando.
Tre aree a tessuto malavitoso
assai radicato, gomito a gomito con la città «normale»: qui
per gli «onesti» la vita è durissima, qui bande e clan, decapitati a ripetizione, si rigenerano a ritmi industriali. La
strada, insomma, è in salita,
ma di diverso rispetto al passato c'è il fatto che per la prima volta qualcuno, tra gli addetti ai lavori, inizia a parlare
di bonifica strutturale e massiccia delle tre aree. Fin qui il
crimine indigeno. Quello d'importazione, invece, trova terreno fertile nella movida del
quartiere: per contrastare le
invasioni barbariche e controllare le notti a rischio, il
Commissariato di Chiaia si è
messo d'accordo con gli uomini della 6° Unita Operativa
dei Vigili Urbani. Ma non basta. «A peggiorare le cose - rivelano i poliziotti di Chiaia - ci
si mettono anche gli occasionali: minorenni, studenti,
bravi ragazzi, che rapinano e
picchiano i coetanei, per il gusto di una bravata».
I poliziotti di quartiere. Scenario complesso e f luido,
quindi, quello di Chiaia, soprattutto per il numero di
Innovazione Napoli. Attiva Napoli. Inserisci il PIN» (Ed.
Guida). Metafora trasparente questa che è chiaro
rimando alle soluzioni concrete indicate nel volume
ed individuate come codici di accesso alla
futura resurrezione della città. E poi il
contenuto: 220 pagine di spunti preziosi
sulla gestione della «cosa urbana», assemblate dalla regia dell’avvocato Raffaele Di
Monda, ideatore del progetto, e articolate in
una serie di saggi sul governo del territorio,
figli dell’indagine condotta su scala mondiale dai professionisti napoletani. Da
Londra a Cannes, dall’Islanda al Giappone,
ad esempio, provengono i moduli virtuosi
che gli autori di «PIN» hanno «copiato» per
poi adattarli allo scenario partenopeo: e
così Irene Bellome, avvocato, si è occupata
del versante cultura; Giulio Del Vecchio, avvocato, di
immigrazione; Vincenzo Fusaro, avvocato, di sicurezza; Maria Cristina Majello e Maria Grazia Pirri, archi-
punti caldi da tener d'occhio:
cinema, teatri, imbarchi,
grandi alberghi, pub, negozi
grandi firme. E proprio su questo territorio, dal gennaio
2003, la questura ha piazzato
altre antenne: sono i poliziotti di quartiere che a Chiaia sono 8, divisi in 4 pattuglie
(Chiaia, San Ferdinando, Santa Lucia e via Toledo). Li dirige
l'ispettore capo Elia Lombardo che così sintetizza il ruolo
dei suoi uomini: «Il poliziotto
di quartiere è una cinghia di
trasmissione tra la gente e le
istituzioni. Ecco perché il radicamento nel territorio è fondamentale. E decisivo è il rapporto di fiducia con residenti,
studenti, commercianti e operatori economici».
Un approccio che a Chiaia, dice Lombardo, si è dimostrato
vincente col cittadino comune, mentre invece i commercianti si sono dimostrati più
refrattari ad instaurare rapporti. La rete commerciale, in
ogni caso, è monitorata con
scrupolo: soprattutto i nuovi
arrivi. E le ragioni sono evidenti: potrebbe trattarsi di capitali riciclati. «Il rammarico
vero, però, - prosegue il dirigente - è l'assenza di collaborazione delle scuole: abbiamo
proposto cooperazione, lezioni di legalità, ma abbiamo trovato un interlocutore freddo».
L'augurio di Lombardo è quello di sempre: «Più uomini, più
mezzi».
tetti, di urbanistica; Elvira Ricciardi, avvocato, di
ambiente; infine Francesco Romano, avvocato, di
viabilità e trasporti. A casa loro intanto le strategie,
«rubate» dai napoletani, si sono dimostrate vincenti:
innestarle sul suolo napoletano è ovviamente un’altra
storia. Ma è ad esempio percorribile il modulo londinese della sicurezza, citato da «PIN»: il riferimento è il
progetto «Safer Neighbourhoods» che attribuisce un
ruolo fondamentale al corpo dei vigili urbani.
E su quel cliché sarebbe opportuno modellare la
riorganizzazione dei 2160 agenti municipali napoletani, assegnando ad ogni Municipalità una quota adeguata di poliziotti municipali. Ogni Municipalità
andrebbe poi suddivisa in 4 microzone e in ognuna di
esse piccole stazioni mobili. 11, poi, dovrebbero essere
le squadre preposte al controllo del territorio: 7 da
assegnare alla viabilità e 4 sul fronte del microcrimine.
Perché il contrasto all’illegalità, suggerisce Fusaro,
investe non solo il gesto criminoso ma anche il disprezzo delle regole della viabilità. (a.m.)
EROI DIMENTICATI
Maurizio Estate, resta la rabbia
Da sinistra: Maurizio Estate vittima
dei rapinatori; via Vetriera, scenario dell’omicidio avvenuto il 16
maggio 1993. Oggi l’assassino è a
piede libero.
4.033 i morti ammazzati dal 1980 ad oggi a Napoli e
provincia (ma ogni settimana la cifra lievita): tutti
uguali di fronte a Dio, ma non nel cuore degli
uomini. Già, perché, nella città mattatoio, sotto i
colpi dei macellai spesso ci sono finiti anche gli
innocenti e rassegnarsi è impossibile. Una strage,
servita solo a far numero nella contabilità del lutto.
E’ tutta qui la rabbia: nei 28 anni di inerzia istituzionale di fronte alle bestie con licenza di uccidere e
certezza di farla franca. Vallo a spiegare, ad esempio,
ai familiari di Emilio Albanese, picchiato a morte il 4
maggio 2005 da baby-rapinatori; vallo a spiegare alla
famiglia di Silvia Ruotolo, vittima casuale l'11
giugno 1997 di uno scontro a fuoco tra cosche; e
vallo a spiegare ai familiari di Maurizio Estate,
giustiziato il 16 maggio del 1993 da una coppia di
scippatori che aveva affrontato per difendere una
passante in largo Vetriera, a un passo dal centro
chic. Maurizio: 23 anni, cuore grande, faccia pulita e
nessuna voglia di fare il martire. Doveva sposarsi alla
fine di maggio. Quel giorno aiutava il padre Giuseppe nell'officina meccanica. Lo scippo vennero a
farglielo sotto il naso. Scarne sequenze di nera: due
canaglie su motorino consumano lo strappo ai
danni di una signora, lui li affronta e li mette in
fuga. Loro tornano e gli sparano. Maurizio muore tra
le braccia del padre. Una croce in più che però ha
aperto un conto ed un solco tra la famiglia di Maurizio e lo Stato. Giovanni Estate, il fratello di Maurizio,
spiega perché: «Oggi l'assassino di Maurizio è libero.
Ma non basta. Nel '93 chiedemmo al Ministero degli
Interni che Maurizio fosse riconosciuto vittima di
mafia: il presupposto era l'associazione a delinquere
degli assassini. E i due carnefici di Maurizio avevano
ammesso di far parte di una banda dei Quartieri
Spagnoli. Ci hanno risposto dopo 8 anni: richiesta
bocciata». Giovanni è rabbioso: «E ci brucia pure che
quell'angoletto di via Vetriera non sia stato ribattezzato largo Maurizio Estate: sarebbe stato un simbolo,
un monito per tutti i “cornuti” della malavita.
Perché Maurizio è morto qui, a Chiaia. Il rifiuto del
sindaco ci ha ferito». «All'epoca, però, - ricorda
Giovanni - un pezzo grosso fece pure di peggio. Era
un uomo delle istituzioni. Mi sussurrò: “Tuo fratello
doveva farsi gli affari suoi”». A proposito: la cerimonia di commemorazione di Maurizio Estate si è
tenuta a via Vetriera il 16 maggio. Il primo cittadino
aveva altro da fare. (a.m.)
QUARTIERISSIME
MAGGIO 2008 - CHIAIA MAGAZINE
6
Cambiamo le macchinette mangiasoldi
IL CASO. Funicolare di Chiaia: i distributori di biglietti non restituiscono il resto
L’aumento del ticket «Unico Campania» di 10 centesimi ha aggravato il disagio
Rita Giuseppone
uanto costa viaggiare utilizzando i mezzi pubblici? Fino a qualche mese fa bastava un euro per usufruire di bus,
metropolitane, treni della circumvesuviana e funicolari nell’arco di
novanta minuti. Da quando il consorzio «Unico Campania» ha fissato il prezzo del titolo di viaggio base, cioè quello utile per spostarsi all'interno dell'area urbana, alla somma di un euro e dieci centesimi sono fioccate le lamentele dei consumatori, costretti a pagare di più
a Napoli che in altre città d’Italia (a
Roma, ad esempio, nonostante le
distanze coperte dai mezzi pubblici siano notevolmente maggiori,
il costo del biglietto è di un euro)
Q
per un servizio che in pratica è rimasto lo stesso: inaffidabile e a singhiozzo. Purtroppo la beffa consiste nel fatto che, per quello stesso
servizio, molti cittadini si sono trovati a pagare anche dieci, quaranta, addirittura novanta centesimi
di euro in più. Infatti, da quando il
biglietto è aumentato, molti cittadini hanno segnalato la mancata
funzionalità delle macchinette per
l'emissione automatica dei titoli di
viaggio presenti nelle stazioni di
metro e funicolare. La maggior parte di esse non dà resto, sia nel caso
che gli utenti abbiano inserito un
euro e venti, un euro e cinquanta
centesimi o addirittura la moneta
da due euro. In questi casi, come
sottolinea l’imprenditore Lello Colella riguardo alla funicolare di
Chiaia, viaggiare con i mezzi pubblici può costare molto di più: «E’
una sorta di presa in giro - spiega in quanto questa è la tratta più breve d'Europa». In effetti, spendere
più di un euro per percorrere in funicolare il tratto che separa piazza
Vanvitelli dal Parco Margherita
sembra davvero un'esagerazione.
Ma l’errore, a detta del Consorzio
Unico Campania, è dei cittadini,
come tiene a precisare proprio uno
dei manutentori delle famose macchinette mangiasoldi poste all’ingresso della funicolare al Parco
Margherita: «Gli utenti di qui sono
pigri», ironizza il dipendente del
consorzio. «E’ molto semplice da
spiegare - prosegue - le macchinette non accettano monete da due
euro perché in giro ce ne sono tantissime contraffatte. Inoltre, qualora non venisse erogato il resto residuo, questo non viene incassato
dal Consorzio, bensì va a vantaggio
dell’utente successivo. Molte macchinette, tra cui quelle in dotazione al Parco Margherita, hanno in
basso un software con display in
grado di stampare automaticamente il tagliando e che accettano
tutti i tipi di monete, anche banconote da cinque e dieci euro, erogando puntualmente il resto. Se
non dovesse bastare, il fruttivendolo vicino alla stazione ha la rivendita ufficiale dei tagliandi o altrimenti si possono acquistare all’edicola di piazza Amedeo». Diversamente, conviene munirsi di
monetine da dieci centesimi in modo da evitare che il tragitto in cerca del biglietto sia più lungo di
quello in funicolare.
IL CERCHIO DÀ CONSIGLI
AL NUOVO GOVERNO
In questi giorni è in distribuzione
il nuovo numero de «Il Cerchio»,
la rivista diretta da Giulio Rolando che propone un «Memorandum per il nuovo Governo». Nel
periodico, infatti, vengono affrontati temi cruciali come «la Costituizione che verrà», la globalizzazione, il nodo della legalità,
l’emergenza immigrazione e il
problema, così attuale in questo
momento, del rilancio del turismo. Tra riflessioni, proposte,
interviste (segnaliamo quella di
Anna Maria Liberatore Sabini ad
Antonio Ghirelli sul ruolo della
stampa) e un ampia sezione sugli
approfondimenti culturali, da
leggere l’editoriale di Rolando che
illustra un ambizioso progetto: la
costituzione di una Fondazione
per uno «Stato Nuovo».
TECNOLOGIA&AMBIENTE
Via Filangieri, ecco la
macchina differenziata
Gestione corretta del ciclo
dei rifiuti: un obiettivo
possibile, a patto che ci
siano cultura ambientale,
istituzioni capaci, imprenditori responsabili. E su
questo sfondo è decisivo il
ruolo della tecnologia
innovativa: un panorama in
cui, se è dominante il ruolo
dei grandi impianti (cdr,
termovalorizzatori etc.),
sgomitano però anche
piccole attrezzature di
ultima generazione, come
quelle addette alla raccolta differenziata presso esercizi
privati o pubblici come bar o scuole. E’ il caso di una
macchina (nella foto), apparsa da qualche tempo all'ingresso della Torteria in via Filangieri: l'apparenza è quella di
un distributore di bibite o sigarette. In realtà l’apparecchio è in grado di preselezionare rifiuti come i contenitori
in plastica e alluminio delle bevande, separandoli al
proprio interno secondo le diverse tipologie per renderne
più agevole il riciclo, una volta raccolti. I clienti del noto
bar si limitano ad inserire attraverso l’apertura bottiglie e
lattine: poi ci pensa il meccanismo a differenziare il
materiale. Spiega Nicolas Bouris, amministratore delegato di RD Italia, ditta partenopea che ha importato la
macchina dalla norvegese «Tomra»: «Per i cittadini è un
incentivo a smaltire correttamente plastica e alluminio.
Chi inserisce una certa quota di contenitori, ha diritto ad
un piccolo premio: ad esempio un caffè che può ottenere
al bancone della Torteria, presentando lo scontrino rilasciatogli dall'apparecchio. L’esperimento - aggiunge Bouris
- sta ottenendo successo». Ed è per questo che sono in
arrivo altri 12 esemplari da installare in città. (a.b.)
QUARTIERISSIME
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Parco Margherita, scatti dal degrado
LA DENUNCIA. Nella strada del liberty napoletano, festival di buche e voragini
Il marciapiede della funicolare ostacola il traffico e le chiese sono assediate dai rifiuti
Laura Cocozza
volte le immagini
contano più delle parole. Le foto sono state scattate giovedì 15 maggio e ci sembrano emblematiche del degrado di
quella che dovrebbe essere
una zona residenziale. Via
del Parco Margherita: una
strada con edifici di gran
pregio architettonico,
espressione del liberty napoletano. Una via «primaria» cioè una delle 62 strade
di Chiaia larghe più di 8
metri, che il Comune avrebbe dovuto affidare ad
un’impresa in regime di
Global service, sia per la
manutenzione ordinaria
che straordinaria. «Ma la gara di appalto non è mai partita - spiega il presidente della Municipalità 1 Fabio
Chiosi - e il Comune ha delegato alle Municipalità anche l’onere della manuntenzione di queste strade oltre che di quelle secondarie. Purtroppo, però, il budget destinato ai Servizi Tec-
A
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Benvenuti al Parco Margherita. 1. L’ingresso da piazza Amedeo con
strada dissestata e immondizia. 2. Il marciapiede della funicolare
segnato dal passaggio delle auto. 3. Voragine al centro della strada
all’altezza del civico 49. 4. Immondizia davanti ad una finestra. 5.
Buche all’ingresso di un locale notturno. 6. Immondizia davanti al
convento dei Carmelitani Scalzi. 7. Buca killer all’altezza del civico 32.
8. Sampietrini abbandonati e scale di San Pasquale impraticabili. 9.
Chiesa di S. Maria dell’Anima. 10. Marciapiede all’altezza del civico 73
10
nici Municipali è rimasto
invariato: 150.000 euro l’anno pari a 7 centesimi al metro quadro. Una miseria».
Stando così le cose, la Municipalità riesce ad intervenire solo sulle pertinenze,
rattoppando qua e là. Ma,
come testimoniano le foto,
al Parco Margherita bisognerebbe intervenire su tutta la pavimentazione stradale e dei marciapiedi. La
beffa più riuscita? L’unico
marciapiede che è stato rifatto è quello della funicolare, che andrebbe subito ridimensionato perchè crea
intralcio al traffico. Ma forse, a distruggerlo saranno
le auto costrette a salirci sopra. Intanto una buca killer attende chi scende dall’autobus all’altezza del civico 32 e l’immondizia impedisce di accedere alle scale di San Pasquale, di entrare nella chiesa di Santa
Maria dell’Anima e nel convento dei Carmelitani Scalzi. Che abbiano deciso di eliminare i problemi eliminando i cittadini?
QUARTIERISSIME
MAGGIO 2008 - CHIAIA MAGAZINE
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Monte Echia, un recupero da 17 milioni
L’INCHIESTA. Persi i fondi europei del 2007 per una imperdonabile distrazione,
adesso il Comune ci riprova. Per il momento disponibili solo 5 milioni di euro
Oscar Medina
Santa Lucia la prendono
con fatalismo. Alla cieca
rassegnazione ci sono arrivati dopo vent'anni di chiacchiere targate Comune: inchiodata al palo, l'«Operazione
Monte Echia» resta per ora un
puro esercizio di calligrafia
progettuale. Ai luciani infatti i
periodici squilli di fanfara di
Palazzo San Giacomo sul recupero del mitico contrafforte
che, dall'alto dei suoi 80 metri,
domina il Chiatamone non fanno più né caldo né freddo. Scettici, indifferenti: e probabilmente anche all'oscuro di un
retroscena che, se dovutamente pubblicizzato, avrebbe provocato una mezza insurrezione nel quartiere.
La grande illusione. Il fatto risale al 2006: se ne accorsero in
pochi, compresi i giornali che
alla notizia riservarono qualche modesto ritaglio: gli effetti, però, sul destino di Monte
Echia furono devastanti. Cronaca stagionata, dunque, ma
così illuminante ed esplosiva
da meritare un rilancio, soprattutto alla luce della recente invasione di poveri cristi tra
i locali fatiscenti del Castello
di Lamont Young.
La storia è quella classica delle
occasioni perse, quelle che fanno indignare, e comincia nel
2005 quando la giunta Iervolino approva con una delibera
un piano di salvataggio globale del comprensorio, firmato
A
Da sinistra: veduta dal basso di Monte Echia; le antiche rampe di Pizzofalcone che conducono al Castello Lamont Young
da un super-pool di specialisti:
nel documento c'è la resurrezione del complesso collinare
con un massiccio restyling su
vari fronti, dalla messa in sicurezza del costone tufaceo alla riqualificazione del belvedere, dall'ascensore di collegamento tra Santa Lucia e il piazzale panoramico al risanamento conservativo di Villa Ebe
(ndr. il castello Lamont Young).
Distrazione fatale. La delibera
innesca speranze e quantifica il
costo del sogno in 11 milioni di
euro. Ma omette una sfumatura cruciale: non indica fonti di
finanziamento. Insomma: non
c'è un centesimo ed è corposo
il sospetto di un'operazione di
facciata. I conti, però, li fa qua-
drare poco dopo la Regione
Campania che i soldi ce li ha:
sono fondi europei, previsti nel
POR (Programma Operativo Regionale) per finanziare i progetti di restauro proposti dai
Comuni. E così spuntano gli 11
milioni per Monte Echia.
Per garantirseli, l'amministrazione Iervolino deve solo indire il bando di gara per affidare
i lavori entro il 31 dicembre
2006. C'è tutto il tempo, ma in
Comune si «distraggono»: nessuno muove un dito. Capodanno 2006 è ormai alle spalle
quando qualcuno a Palazzo
San Giacomo si accorge che il
termine per accedere ai fondi
europei è ormai scaduto. Non
ci sono spiegazioni. Né scuse.
Né logica. 11 milioni di euro in
fumo per una giunta che piange miseria da sempre. La sindaca, appena sbarcata da Marte, accusa: «Una cosa di gravità
inaudita. Il sindaco non dimenticherà». Lo dice a sé stessa? Lo dice ai suoi? Non si sa. Di
sicuro c'è solo il passo falso da
antologia. Una figuraccia da
manuale che archivia il passato prossimo della vicenda.
Il presente. Oggi, però, il Comune sta abbozzando una ripartenza. E lo scenario si presenta così. La spesa complessiva per il recupero è lievitata a
17.663.000 euro ed è distribuita su 4 progetti definitivi. Ed
ecco il costo di ogni singolo intervento e relativa copertura
finanziaria: (1) Restauro del costone tufaceo: l'importo è di
1.773.000 euro e non c'è copertura, (2) Riqualificazione
del Belvedere e realizzazione
dell'ascensore: l'importo è di
4.800.000 euro e c'è copertura
parziale grazie ad un mutuo
di 1.807.000 euro, (3) Restauro
di Villa Ebe: l'importo è di
5.840.000 euro e c'è copertura
parziale con 3.340.000 euro,
garantiti dalla Regione, stavolta coi fondi POR 2000/2008,
(4) Recupero Rampe di Pizzofalcone: l'impor to è di
5.250.000 euro e non c'è copertura.
Meno male: mancano solo 12
milioni e mezzo di euro e poi
il gioco è fatto.
QUARTIERISSIME
MAGGIO 2008 - CHIAIA MAGAZINE
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Grenoble, tanta Francia nel napoletano
CULTURA. Intellettuali e linguisti hanno discusso
su genialità e ricchezza del dialetto partenopeo
di ANTONELLA ESPOSITO
GIUSTIZIA AI RISPARMIATORI
Rossella Galletti
necessario che ci si torni
ad interrogare sul riconoscimento del napoletano
come lingua, nel momento in
cui il fil rouge che unisce l’Italia
agli altri stati europei è la globalizzazione. Ma i ricercatori e
gli intellettuali partenopei, riunitisi all’Istituto Grenoble il 5
maggio scorso, hanno messo in
luce la pari dignità di questa
lingua viva e le lingue morte (il
latino e il greco) di cui noi oggi siamo eredi. Motivo per il
quale secondo Luigi Rispoli,
che ha presentato una legge
sulla tutela della Lingua Napoletana, è necessario promuovere una politica che faccia assurgere il napoletano a lingua
della cultura ufficiale, impegno che va assunto dalla Regione e dagli altri Enti Locali.
Titolo dell'incontro «Les Gallicismes dans le dialect napolitain». Sotto la direzione di Umberto Franzese, dallo scrittore
Sergio Zazzera alle professoresse Valeria Iacobacci e Patricia Bianchi, dal linguista Carlo Iandolo all'architetto Franco Lista, dal napoletanista Renato De Falco al ricercatore
Nicola De Blasi e a Francesco
D'Episcopo, tutti concordi nel
riconoscere che gran parte del
valore e della peculiarità del
napoletano risiede nella sua
origine poliglottica.
«Il dialetto napoletano - ha ricordato Renato De Falco - è il risultato di una serie di influen-
L’ORA LEGALE
a nipote, e alla fine capirete perché, accolgo con soddiD
sfazione la recente decisione delle Sezioni Unite della
Cassazione che ha condannato Poste Italiane S.p.A. (già Ente
È
Da sin.: Umberto Franzese, Valeria Iacobacci, Francesco D’Episcopo (foto Iugliano)
ze linguistiche derivanti dalle
undici dominazioni succedutesi in otto secoli di storia: dai
normanni e gli angioini al decennio napoleonico, i nostri cugini d’oltralpe hanno lasciato
un segno profondo nella cultura e nella parlata napoletana
testimoniata dalla toponomastica come dai cosiddetti gallicismi».
D'uso comune le reminiscenze
francesi nella gastronomia e
nella canzone partenopea: da
crocchè a pommarola, che deriva
dal francese pomme d'amour, a ‘a
sciantosa da chant.
Per Franco Lista la genialità del
sistema linguistico napoletano
è il risultato delle intelligenze
multiple che si dispiegano al
suo interno, come quella mu-
sicale: «Si va dalla produzione
elegante - ha detto l'architetto
- “Fortunato tene 'a robba bella”
del venditore ambulante di
Montesanto, protagonista della
canzone dedicatagli da Pino
Daniele, a quella volgare, dello sfottò ”o vide quant' 'o tengo
luongo?” del venditore di spighe». A concludere Nicola De
Blasi, il quale sta lavorando ad
un dizionario storico della lingua napoletana, ha precisato
che «parlare di francesismi significa parlare della provenienza delle parole. E quando
si parla di parole non si può
perdere di vista la storia. Napoli non è mai stata una capitale invasiva e accentratrice,
ma ha tratto molto dalla provincia, da fuori».
Poste Italiane) a corrispondere ad un possessore di Buoni
Fruttiferi Postali i tassi d'interesse stampati nella tabella a
tergo dei detti buoni. Normale, direte voi: e invece no. Già,
perché le Poste Italiane avevano trovato il modo di non
corrispondere gli interessi dichiarati inizialmente. Per
molto tempo infatti ha costituito consolidata corrente
giurisprudenziale il riconoscimento all'Ente emittente (le
Poste) di un privilegio, quello cioè di liquidare un importo
diverso rispetto a quello riportato a tergo dei Buoni: le Poste
potevano farlo grazie ad una serie di Decreti Ministeriali
pubblicati di volta in volta sulla Gazzetta Ufficiale e che di
volta in volta abbassavano i tassi d'interesse. Inutile dire che
tali Decreti abbattevano in maniera tangibile il tasso di
remunerazione fino, quasi, a renderlo impercettibile. Il
tutto con notevole danno per gli investitori-possessori:
costoro, infatti, al momento del disinvestimento (ndr. per
incassare tutto il capitale occorre attendere la naturale
scadenza del contratto) erano costretti a “bere” per non
“affogare” e si accontentavano, quindi, di un minor guadagno piuttosto che intraprendere un giudizio di rivalsa con
tutte le sue lungaggini. Ma chi sono generalmente i possessori di tali titoli? Si tratta per lo più di persone della vecchia
generazione che affidavano all'Ente Poste Italiane i loro
risparmi, anche quelli di una vita, facendo affidamento
sulla solidità economica dell'Ente. Non poche volte mi è
capitato di sentir dire che la moglie portava in “dote” Buoni
Fruttiferi Postali o, ancora, che le spese del matrimonio
venivano pagate con la liquidazione di qualche buono. Al
momento dell'incasso però il risparmiatore si vedeva opporre una serie di eccezioni che scoraggiavano da un lato
qualsiasi forma di reazione nei confronti dell'Ente mentre,
dall'altro, portavano ad un rinvio del ricevimento nuziale o,
addirittura, al cambio della moglie! Con questa sentenza
Poste Italiane riconquista, suo malgrado, la “faccia” e forse
il grado di “affidabilità” perso, via via nelle aule dei Tribunali. Mia madre, con i titoli ereditati da mia nonna, oggi,
alla luce di questa pronuncia, avrebbe organizzato un
banchetto nuziale più ricco e gli invitati non racconterebbero di una festa passata a bere gassose!
QUARTIERISSIME
MAGGIO 2008 - CHIAIA MAGAZINE
10
Molosiglio, un passaggio per gli anziani
L’IDEA. Un lettore propone la realizzazione di una scala di collegamento tra via
Acton e i giardini della Litoranea. Un’utile scorciatoia per chi è diretto alla Asl
n nostro lettore, Francesco Ruotolo, avendo
appreso dalle pagine di
Chiaia Magazine dell'imminen
nte recupero del campetto
del Molosiglio da destinare ai
ragazzi del quartiere S. Ferdinando, rilan
ncia una vecchia,
lodevole iniziativa: realizzare,
in un corridoio confinante col
campetto, un passag
ggio pedonale di collegamento tra via
Acton e lo stesso Molosiglio.
Ciò al fine di rendere più
agevvole e breve il percorso dei
cittadini (soprattutto anziani,
invalidi o disabili), diretti
all'Ambulaatorio della Asl Na 1
ed attualmente costretti ad un
lungo giro. Riceviamo e pubblichiamo la propossta.
U
«Premettendo che il livello di
civiltà di un popolo si misura
dalla sensibilità che lo stesso
Il corridoio tra il campetto del Molosiglio e i campi da tennis della Canottieri
ha nell'affrontare i problemi
dell'infanzia e della vecchiaia,
ho constatato che di recente
un gruppo di volontari, con
l'appoggio della Municipalità
1, ha recuperato alla fruibili-
tà dei bambini del quartiere
una piccola area, in passato
adibita a parcheggio e compresa tra la discesa di via
Acton, i giardini del Molosiglio e il Circolo Canottieri, e
ne ha ricavato un campetto
sportivo.
Manifestando allora soddisfazione per un piccolo ma
significativo episodio a favore
dell'infanzia del quartiere S.
Ferdinando, constato che, tra
il campetto e i campi da
tennis del Circolo Canottieri,
vi è un corridoio (forse privato ma inutilizzato), largo
circa 4/5 metri e lungo circa
20 metri: ricordo, allora, che
nella seconda metà degli anni
'90, il sottoscritto, all'epoca
consigliere circoscrizionale,
promosse una petizione
popolare, firmata soprattutto
da donne e anziani, con cui si
chiedeva «di rendere possibile
l'accesso a tale corridoio (se
privato, quale servitù di
passaggio) a quanti, provenendo dalla scala di via Cesario
Console, vorrebbero più
L’ARTE DI PASQUALE CIUCCIO
ALLA GALLERIA FRANCO RICCARDO
BETTY BEE, GIOIELLI D’ARTE
IN MOSTRA DA VENTRELLA
Dopo il successo della mostra tenutasi al Maschio Angioino nel gennaio 2007, Pasquale
Ciuccio (nella foto) ritorna a Napoli e propone una personale con nuovi lavori realizzati
su carta negli spazi della galleria Franco Riccardo Artivisive in via Chiatamone 63. Mostra
visitabile fino al 15 giugno, dal lunedì al venerdì, dalle ore 15.30 alle 20.00.
Per info: 0815444300
Betty Bee sbarca nel cuore di Chiaia, precisamente a via Carlo Poerio 11, negli spazi di Ventrella Gioielli. Qui, fino al 16 giugno, resteranno
in esposizione i preziosi, dal design inedito, creati dall’artista napoletana e lavorati a mano, in tiratura limitata, dagli orafi della storica gioielleria. Quattro creazioni dai nomi suggestivi (Cristo
Nero, Iuppeppì, La Sirena, Lick and go) da indossare
al collo, al ventre, alla caviglia, ai polsi.
AL DENZA SFIDA CALCISTICA PER SCOPI BENEFICI
alle voci che girano in città.
Al termine della partita i partecipanti
si trasferiranno al Virgilio Club dove,
alla presenza degli altri soci, si svolgerà la cerimonia di premiazione della
squadra vincitrice e il gemellaggio tra
i due club giovanili. L'appendice
sociale al Virgilio Club, che prevede
anche una festa fino a tarda notte,
sarà l'occasione per annunciare quali
saranno i beneficiari dei fondi ricavati dalla vendita dei biglietti della
partita e dalle offerte raccolte durante la festa.
Un momento di impegno sociale,
dunque, che, come da tradizione,
punta a sostenere le iniziative assi-
Partita del cuore tra Rotaract e Leo
In campo, e stavolta letteralmente,
per una missione benefica i giovani
iscritti ai club Rotaract e Leo di Napoli: fedeli alla consegna di svolgere
servizio a favore della comunità, le
giovani leve dei Rotary e dei Lions
hanno organizzato una sfida calcistica tra le rappresentative dei due
sodalizi, in programma il 30 maggio
(alle 20.30) sul campo Denza in via
Tito Lucrezio Caro. Un match che si
preannuncia aggueritissimo, stando
celermente raggiungere i
giardini pubblici e soprattutto l'Ambulatorio della Asl 1,
ubicato a pochi passi dal
mare». Chiedo, pertanto, che
si completi la lodevole iniziativa sociale, iniziata col restituire all'infanzia il campetto
sportivo, realizzando anche,
nell'area compresa tra tale
campetto e il Circolo Canottieri, un corridoio di passaggio che, a mo' di scorciatoia,
consenta il raggiungimento
diretto dell'Ambulatorio e dei
giardini pubblici, agevolando
(specie quando è cattivo
tempo o c'è sole forte) quanti,
in particolare gli anziani,
provengono da Santa Lucia e
adiacenze senza costringerli
ad arrivare al termine della
discesa di via Acton o risalire
fino all'ascensore di piazza
Plebiscito»
stenziali nei confronti di giovani
bisognosi o di quartieri disagiati. E
tutti d'accordo i giovani organizzatori
Rotaract e Leo nel superare la simpatica rivalità in nome di una giusta
causa. Tra essi Antonio Cecere (Rotaract Napoli Nord), Vincenzo Russo
(rappresentante distrettuale Rotaract
Distretto 2100), Basilio Angrisani
(resp. sportivo per la Campania del
Rotaract Distretto 2100), Marcantonio Del Prete (presidente del Distretto 108ya del Leo Club), Pierluigi Rosa
(resp. sportivo Leo Distretto 108ya) e
Michele Francese (resp. Leo per i
rapporti con altri club).
Infotel 328.9295712 (p.f.)
QUARTIERISSIME
MAGGIO 2008 - CHIAIA MAGAZINE
11
All’Istituto Bernini crescono campioni
BUONE NOTIZIE. Due allievi della scuola di via Arco Mirelli hanno vinto la gara
nazionale di tecnica automobilistica e autoriparazione promossa dalla Toyota
Laura Cocozza
ll’Istituto Bernini, nel cuore di Chiaia, crescono campioni. La scuola tecnico
professionale di via Arco Mirelli,
infatti, due fuoriclasse ce li ha
già. Si chiamano Gioacchino
Russo e Marco Tortora, 19 e 17
primavere, vincitori della gara a
squadre nella seconda edizione
nazionale T-Tep di tecnica automobilistica e autoriparazione
promossa dalla Toyota Motor Italia. Un successo che richiedeva
abilità ma soprattutto self control e rispetto delle regole. Qualità che Gioacchino e Marco hanno dimostrato di aver appreso sotto la guida tecnica dei professori
Carlo Caccavale e Sergio De Vincentiis e la guida teorica di un
gruppo di docenti, capeggiato
dalla professoressa Laura Reale.
I due campioncini seduti nel loro regno - l’aula di esercitazione
Toyota al Bernini - fanno a gara a
chi ha più entusiasmo. «All’inizio
eravamo carichi d'ansia - racconta Gioacchino - come è logico che
sia di fronte ad una competizione. Sapevamo che avremmo dovuto confrontarci con altre tredici squadre, 26 allievi che come
noi volevano vincere. Ci siamo
subito resi conto che la strumentazione che avremmo dovuto usare, più nuova e all’avanguardia, era diversa da quella con
cui ci esercitavamo di solito. Abbiamo capito, poi, che potevamo
superare questa difficoltà con la
nostra preparazione tecnica». La
gara, tenutasi a Terni, consisteva
LA SEGNALAZIONE
A
di MASSIMO GALLOTTA
LE BICI-SPOT
LASCIATE SUI
MARCIAPIEDI
ià da tempo compaiono
G
sui marciapiedi, legate ai
semafori, ai segnali stradali o
ai pali della luce del nostro
quartiere, delle biciclette
in tre giorni ininterrotti di prove
differenziate, otto in tutto, di cui
tre di diagnosi (motori, elettrica
ed elettronica), tre di meccanica
(motori, cambio e autotelaio),
una prova tagliando e un questionario tecnico. Ogni prova doveva essere realizzata nel tempo
massimo di 30 minuti. Gli alunni del Bernini alla fine hanno ottenuto il primo posto assoluto
nella classifica a squadre e il secondo posto assoluto nella classifica individuale, conquistato da
Gioacchino Russo. «È stata un’esperienza bellissima - esclama
Gioacchino - e allo stesso tempo
terribile: studiavamo da mattina
a sera, spronati dai professori
Caccavale e De Vincentiis». Marco sorride e annuisce alle parole
di Giocchino: «E’ stata dura, ma
la passione per le auto ti fa superare qualsiasi cosa». Entrambi
hanno in famiglia un parente
con un'autofficina e hanno cominciato a entrare in confidenza
con i motori molto presto. La decisione di Marco di iscriversi al
Bernini è stata fulminante («Sono
venuto al Bernini con mio padre,
ho visto l'aula, ho conosciuto i
professori ed il giorno dopo sono
tornato per l'iscrizione»); per
Gioacchino, invece, l'approdo al
Bernini è stato più tortuoso. «Mi
ero iscritto al liceo scientifico,
nonostante il mio istinto mi
spingesse verso il mondo delle
auto. Poi ebbi un incidente che
mi costrinse a letto per un po' e
persi un anno di studio. Così decisi di cambiare scuola. Prima lo
studio mi interessava poco, qui
invece - continua Gioacchino - ho
capito che anche materie come
l'italiano, la matematica e l'inglese sono importanti per il mio
futuro lavorativo, per esprimermi correttamente con un cliente,
per comunicare con un altro
esperto straniero di motori o per
fare il bilancio di una mia futura attività». A proposito del futu-
ro, cosa desiderano i campioni
d'Italia? Un sogno li accomuna:
lavorare per il cavallino rampante. «La Ferrari sarebbe il massimo
ma anche ovviamente la Toyota
o il gruppo Fiat. Le nostre domande infatti saranno indirizzate soprattutto a queste tre
aziende». Gioacchino pensa di intraprendere anche l'università:
«Mi piacerebbe continuare gli
studi, iscrivermi ad ingegneria e
magari nel frattempo lavorare».
Marco invece è più cauto «Non
voglio ancora esprimermi sull'università, anche per non scontentare nessuno dopo. Deciderò
d'impulso, come è successo per il
Bernini». Sicuramente i sogni dei
due campioni di Chiaia non rimarranno fermi ai box.
Da Sinistra: foto 1: Sergio De
Vincentiis, Marco Tortora, Gioacchino Russo e Carlo Caccavale;
foto 2: Gioacchino Russo durante
la prova di diagnosi motore.
rotte e vecchie, verniciate di
giallo, che credo vengano
utilizzate come mezzo pubblicitario. Mi è capitato di
assistere a un portatore di
handicap che, oltre a dover
affrontare le famigerate
barriere architettoniche, si è
trovato anche una bici di
queste come ostacolo. Mi
chiedo: questa trovata pubblicitaria dura in eterno?
Le bici-spot non dovrebbero
essere rimosse una volta che
l’evento da pubblicizzare è
finito?
QUARTIERISSIME
MAGGIO 2008 - CHIAIA MAGAZINE
12
Via Imbriani, il mercatino divide ancora
LA POLEMICA. Il governo di Chiaia: «Il futuro è il polo mercatale a viale Dohrn»
Il consigliere comunale Venanzoni replica: «Inopportuno ogni trasferimento»
S
cintille tra il Governo
della Municipalità 1 e
Diego Venanzoni, consigliere comunale del centrosinistra. La contesa è sul mercatino di via Imbriani (nella foto).
Sull'inopportunità della presenza della struttura in pieno
centro si sono già espressi a
più riprese il presidente Fabio
Chiosi e Alberto Boccalatte,
assessore mun. alle Attività
Produttive. E proprio quest'ultimo, inoltre, è l'ispiratore di
una delibera municipale,
recentemente approvata, che
affronta di petto l'emergenza
del commercio ambulante nel
territorio Chiaia-Posillipo-San
Ferdinando, formulando il
progetto di un futuro polo
mercatale in viale Dohrn in
cui concentrare le principali
bancarellopoli del quartiere
(Torretta, piazzetta Eritrea e,
appunto, Imbriani). Venanzoni non ha risparmiato obiezioni all'iniziativa, soprattutto a
proposito di una delocalizzazione degli ambulanti di via
Imbriani. Il consigliere ha
prima dichiarato di non avere
preconcetti sulla partenza
degli ambulanti da via Imbriani, ma poi stranamente ha
definito il trasferimento una
decisione frettolosa, soprattutto in mancanza di un progetto, aggiungendo poi di non
trovare indecorosa la presenza
degli ambulanti nel cuore di
Chiaia. La sensazione, a questo
punto, è che i rilievi tecnici di
Venanzoni non sembrano
essere il vero fulcro della sua
BREVI
BRANCACCIO RILANCIA IL PROGETTO ZTL
scelta di campo: affiora invece, come già in passato, una
difesa a spada tratta della
permanenza degli ambulanti
in via Imbriani, forse dettata
da una lodevole premura
sociale, ma tecnicamente assai
fragile. A lui ha replicato
Chiosi: «Venanzoni non sa che
il mercatino di via Imbriani è
nato da una spericolata operazione clientelare ed elettorale
del centrosinistra che, nel
1998, legalizzò una serie di
abusivi sparsi nella zona,
dando vita a quell'obbrobrio. E
non sa che, nel corso degli
anni, la Circoscrizione prima,
e la Municipalità poi, hanno
sempre chiesto la pedonalizzazione della strada. Ignora, poi,
o fa finta di non sapere, che la
maggior parte dei residenti
riceve disagi elevatissimi e che
la zona non sopporta più quel
tipo di ambulantato. Venanzoni la smetta di strumentalizzare per ottenere consensi». Il
quadro clinico del mercatino
di via Imbriani lo fa Alberto
Boccalatte: «Non è aria destinata a mercato, occupa una
strada che è l'unico accesso ad
altre vie cittadine, crea rallentamenti al traffico con relativo smog e pericoli per i pedoni. E sottrae posti auto. Aggravano il tutto i camion degli
ambulanti, parcheggiati in
permanenza nell'arteria. Non
secondaria l'assenza di servizi
igienici. E spesso la strada
resta assai sporca. Da tempo
infine i residenti si lamentano
del rumore, provocato all'alba
dal montaggio delle bancarelle». Tutte buone ragioni,
secondo Boccalatte, per puntare sul polo mercatale di viale
Dohrn.(a.b)
Rimasto a marcire sulla carta per l'incapacità dell'assessorato comunale alla Viabilità, il progetto della Zona a Traffico Limitato a Chiaia è ora rilanciato da una
delibera di giunta della Municipalità 1.
Spiega Alfonso Brancaccio (nella foto),
assessore municipale alla Mobilità e
ideatore del nuovo dispositivo «verde»: «Il
titolare comunale della delega al Traffico
ha sempre sostenuto che l'iniziativa è
impraticabile perché mancano vigili che ne impongano il
rispetto. Dovremmo dedurne che Napoli è l'unica città al
mondo dove le cose non si fanno perché tanto nessuno le
rispetta: così tutto diventa impossibile ed è comodo alibi per
non fare». La ZTL, invece, come spiega la delibera, esiste in
tutti i centri delle grandi città europee. A Chiaia, in particolare, costituirebbe un alleggerimento del caos prodotto dai
numerosi cantieri e risponderebbe alla domanda di vivibilità
sollecitata da residenti e commercianti. La formula proposta
da Brancaccio prevede un'area pedonale da attuare il sabato
e la domenica (24 ore su 24) con accesso dai tre varchi di via
Morelli, piazza S. Pasquale e piazza Amedeo.
CASALE DI POSILLIPO HA IL SUO GIARDINO
Finalmente, il 4 maggio scorso, è stato
inaugurato il giardino del Casale di Posillipo, ricavato dalle vecchie cisterne dell’Arin. Prima della riqualificazione, l’area era
una discarica a cielo aperto, coperta da
una fitta vegetazione da cui sono state
rimosse carcasse d’auto e rifiuti. Grande
soddisfazione alla Municipalità 1 per il
restyling della zona, recuperata grazie a
una battaglia che da 10 anni, la Circoscrizione prima e la Municipalità poi, hanno portato avanti con
determinazione e tenacia. Il presidente Fabio Chiosi, sulla
vicenda ha dichiarato: «Con il giardino del Casale di Posillipo
si è realizzato un sogno. Devo dare atto al consigliere Marcello Matrusciano (nella foto), residente della zona, di un impegno costante in questi anni per la realizzazione del giardino».
CIAO AFRICA
di BEPPE AIROLDI
HIC SUNT TERRONES
a mia amica Sabrina,
Lsciuta
nata a Bergamo ma crea Torre del Greco,
«CHIAIA PER NAPOLI»
A PONTICELLI
Il «Movimento Società Civile Chiaia per Napoli», il 15 maggio, ha inaugurato un ciclo di
incontri sulle emergenze della
città con un’assemblea pubblica, tenutasi nella Sala Polivalente della Circoscrizione di
Ponticelli (nella foto), dal titolo:
«Sicurezza ed emergenza Rom:
più Stato sul territorio». Paolo
Santanelli, Giuseppe Marasco
e Nino De Nicola, animatori
del Movimento Società Civile,
si sono confrontati con i
comitati civici«Insieme per
Ponticelli» e «Rinascita per
Ponticelli». All’incontro, in
una sala gremita, hanno
partecipato anche alcuni
rappresentanti del comitato
«Bagnoli Punto e Capo».
sostiene che i nordici nascono al nord e i terroni dappertutto. Ha ragione, se si
considera che l’epiteto in
questione ha perso la sinonimia di meridionale per
acquisire quella di villano,
incivile: insomma di non
rispettoso del prossimo. Io
sono razzista. Non verso i
meridionali o i negri o gli
ebrei..., ma mi stanno particolarmente sui lanzichenecchi gli scostumati, quelli
cioè per i quali il prossimo
semplicemente non esiste.
Piccola parentesi: quando
per la prima volta gli antichi romani vennero in
contatto con gli svedesi,
decisero che questi dovevano appartenere ad una
razza inferiore poiché avevano capelli biondi ed occhi
azzurri. Tornando ai cafoni
penso che si distinguano
per due comportamenti:
gridano e suonano il clacson senza ragione. La figlia
di un mio amico, in ritorno
da Amsterdam, mi ha confessato sconcertata: «Beppe,
pensa, sono stata in un pub
e nessuno alzava la voce».
Ho solo una soluzione per i
clacson dipendenti: obbligare per legge ad avere all'interno della vettura un secondo clacson. Secondo me
funziona. All’assioma di
Sabrina, su cui sono d’accordo, devo però aggiungere
che da queste parti la concentrazione dei cui sopra è
superiore al resto del mondo. Hic sunt terrones.
c h i a i a m a ga z i n e
SAPERVIVERE
SOCIETÀ • COSTUME • RELAX • MOVIDA • EVENTI • CURIOSITÀ
Wine and the City, una Napoli da bere
L’EVENTO. Il vino protagonista dal 20 al 25 maggio di un tour che conta ben 70
happening tra moda, magia e arte. Il carnet degli appuntamenti da non perdere
Alice Gatto
al 20 al 25 maggio
Napoli ospita il primo evento diffuso
dedicato al vino e al buon
bere italiano. «Wine and
the city» è il nome di questo inedito tour metropolitano che in 6 giorni coinvolge circa 50 indirizzi
tra boutique di abbigliamento, gioiellerie, alberghi, gallerie d’arte, atelier
di artisti e stilisti, oltre a ristoranti, enoteche e wine
bar. Risultato: oltre 70 happening per un originale itinerario cittadino. L’evento
nasce da un’idea di Donatella Bernabò Silorata come «fuori salone» di Vitignoitalia ed è realizzato in
collaborazione con Nuccia
Langione e la DSL comunicazione con il sostegno
del Comune di Napoli, che
lo ha inserito nel «Maggio
dei Monumenti». La mappa del circuito, che coinvolge i quartieri di Chiaia
e del centro storico, sarà
delineata dallo stendardo
con il logo della manifestazione esposto dai partecipanti. Alcuni offriranno degustazioni durante
tutta la durata dell’evento.
Tra questi, Team Leo in
Piazza Amedeo. Gli hair
stylist di tendenza più gettonati del momento, invitano le donne ad un
«Happy style hour»: dalle
17 in poi aperitivo con Barbera d’Asti e musica lounge, tra una messa in piega
ed una consulenza d’autore per un cambio di look.
Da Bottiglieri Design, in
vico Belledonne, autentica
tana per i cultori dell’interior design, si potrà invece
indugiare tra colori, vetri
ed accessori sorseggiando
Falanghina dei Campi Flegrei mentre Sistema Uno
in Piazza San Pasquale proporrà un’esposizione di
bicchieri da degustazione
e decanter. Il Penguin Cafè, enoteca, ristorante e libreria di via Santa Lucia,
per l’occasione dedica al
vino un abbinamento diverso ogni sera, cominciando dalla musica e proseguendo con il cinema, i
formaggi, i libri e le parole. Ogni sera «Incontridivini» con Diego Nuzzo: ditegli il vostro film preferito
e vi dirà cosa bere, oppure
confidategli quale vino bevete e vi dirà cosa leggere.
In via Caravaggio alla pizzeria La notizia di Enzo
Coccia, menù degustazio-
MOSTRA 1/ AL BLU DI PRUSSIA
D
Le «radici» di Foscati
ne creato ad hoc: il «murzillo saporito» in abbinamento all’Asprinio e la pizza «Ciropedia» assieme al
Gragnano. Costo: 15 euro.
Tra gli appuntamenti «one
date» segnaliamo invece il
20 maggio «il Percorso dei
sensi» proposto dallo Spa
Caffè di Maxi ho, in via
Carlo Poerio, tra benessere,
fashion flawer, gastrono-
mia e musica, Il 21 il vernissage, sempre a via Carlo Poerio, presso l’atelier
di Vincenzo Oste, jewel designer che ha realizzato
una serie di inediti tappi
gioiello in bronzo, bagnati in argento e oro. Lo stesso giorno, alle 19,30 per gli
amanti dell’occulto, Tarocchi&vino nel garden
showroom di Galleria Ele-
na, in via M. Schipa. A seguire il 22 dalle 16,30 alle
20, presentazione della
nuova collezione di gioielli in corallo firmata Ileana
della Corte, nel negozio di
via Calabritto. Infine, il 23
nella storica maison di cravatte Marinella l’appuntamento da non perdere
per i gentlemen: nodi&calici dalle 18 alle 20.
Si chiama «City Roots/Naples» (le radici della città) la
ricerca fotografica di Massimiliano Foscati che sarà
in mostra fino al 30 maggio «Al Blu di Prussia» in via
Filangieri. Milanese, una laurea in architettura e la
fotografia nelle vene, Foscati ha la città come oggetto
della sua indagine artistica, che ha già rivolto su
Milano, Firenze, Roma, Como ed altre realtà urbane,
andando alla ricerca delle radici. A Napoli espone sei
immagini di grandi dimensioni, visioni del Vesuvio,
di San Martino, del centro antico (Santa Chiara,
Palazzo della Posta), icone individuate come rappresentative delle radici, appunto, della città. Le foto
sono realizzate con una macchina digitale volutamente a bassa risoluzione «perchè - spiega lo stesso
autore - mi interessa porre
in visione l’elemento che
sta alla base della tecnologia digitale, il modulo
quadrato pixel. La mia
formazione, il mio interesse per la fotografia di
paesaggio, mi ha portato
a cercare di applicare
questo elemento alla città
e più in generale al paesaggio, nel tentativo di
proporre un possibile rinnovamento della fotografia
di genere». La mostra, curata da Federica Cerami, si
inserisce pienamente nel più attuale dei dibattiti
sulla fotografia, o meglio, sull’identità del medium
fotografico. Dibattito che ruota attorno alla questione se la tecnologia digitale abbia cambiato non solo
il modo di fotografare ma anche lo sguardo del
fotografo. «City Roots» fornisce di certo un contributo a questa diatriba.
MOSTRA 2/ ASSOCIAZIONE ARIANNA
Confidenze partenopee
È la Ruota per gli Esposti della Real Casa Santa dell'Annunziata, sulla quale dal 1520 al 1870 venivano lasciati
i gettatelli, i bambini abbandonati nelle strade o nei
fossati, lo sfondo della mostra d'arte contemporanea
«Confidenze...partenopee», collettiva, che accoglie più
di 60 artisti napoletani e non, curata da Imma Maddaloni, presidente dell'Associazione Arianna Arte, in
collaborazione con LineaDarteOfficina creativa, di Gennaro Ippolito e Giovanna Donnarumma. In
un scambio interculturale, tutti gli
artisti danno vita ad un'immagine
di Napoli lontana da quella mostrataci dai media nel corso degli ultimi
mesi: è la Napoli dei fermenti
culturali che oggi purtroppo riusciamo a scorgere solo in filigrana.
«La nostra collettiva si dà alla città
come i vecchi carbonari, eterni
briganti dell'arte - spiega Gennaro
Ippolito - È una discarica creativa; e
la nostra creatività è chiusa in
queste quattro mura». È la Napoli
dell'arte, dunque, quella che implode in questo maggio
nel succorpo della SS. Annunziata. Pittura, fotografia e
scultura escono dai propri confini per debordare nell'interdisciplinarità. Raccontando il folclore partenopeo,
tradizione e sperimentazione si intrecciano nello spazio
espositivo della mostra: i luoghi fisici e mentali simbolo
della città, come il Maschio Angioino, S. Biagio dei
Librai e Pulcinella, sono fonte di ispirazione degli autori
più all'avanguardia. (r.g.)
SOCIETÀ&COSTUME
MAGGIO 2008 - CHIAIA MAGAZINE
Guardiani, debutto glamour
SHOPPING
Ad un mese
dall’apertura
battesimo vip
per la boutique
di via Filangieri
Il patron della
griffe: «Napoli
bella, ma senza
turisti»
Laura Cocozza
s
lo pillo È
LO SPILLO
EVENTI GAMBERO ROSSO
È in corso, a Città della Scienza, l'iniziativa denominata Città del Gusto,
kermesse della buona tavola, firmata
dal Gambero Rosso, il noto marchio di
qualità dell'enogastronomia italiana.
In agenda eventi enogastronomici, il
Wine Bar e stage formativi: un primo
livello dei corsi, altamente professionale, è dedicato a ristoratori dal
curriculum consolidato. Un secondo
livello, di natura amatoriale, prevede
stage aperti a tutti gli appassionati: si
tratta di un vero training sul campo
con cui il partecipante, in un clima
piacevole e conviviale, scopre la propria vena gastronomica sotto gli occhi
di grandi chef italiani e stranieri. Tra
le tematiche: la cucina vegetariana, le
verdure, le torte salate, il pesce azzurro, i primi di pesce etc.
Direzione: Francesca Riganati.
Per Info: [email protected]
stato un vero e proprio
evento mondano
l’happening firmato
Alberto Guardiani per il
«battesimo» della nuova
boutique in via Filangieri.
Tanti i volti noti dello
spettacolo e della buona
società napoletana che
hanno festeggiato la recente
apertura. Per citarne alcuni:
Sal Da Vinci, Antonio e
Michele, Cristina Donadio,
lo stilista Alessio Visone, lo
scrittore Vittorio Paliotti,
Diego Napolitano (nipote
del Presidente) e la moglie
Renata, Marisa Leonetti di
Santo Janni, Federica de
Gregorio Cattaneo di
S.Elia, Selvaggia Visocchi,
Stefano Cimaglia delli
Santi Gonzaga, Elisabetta
D’Andria. Tra gli invitati
presenti anche i direttori
delle boutique del lusso, nel
pieno rispetto dei buoni
rapporti di vicinato. Dodici
anni dopo il debutto del
primo monomarca Alberto
Guardiani in via Calabritto
(il primo in assoluto nel
mondo), il patron della
griffe ha deciso dunque di
rafforzare la presenza del
marchio sul territorio
campano. Accompagnato
dalla moglie Rossella e
dalla sorella Wanda, responsabile del marketing e della
comunicazione, è giunto in
città per brindare assieme al
direttore Paolo Rosetti e ai
già tanti estimatori delle
sue calzature. «Da tempo dichiara Guardiani - cercavamo una superficie espositiva più grande in zona dove
poter dare maggior spazio a
tutta la produzione. Non
appena si è creata la possibilità abbiamo colto l’occasione». Più modelli «in vista»
dunque, non solo per la
collezione uomo, il fiore
all’occhiello della griffe, ma
anche per la collezione
donna e junior. L’imprenditore marchigiano ingrandi-
IL VARO
AL CIRCOLO SAVOIA TORNA IN MARE LO YACHT «LA SPINA»
È stata una serata all'insegna del lusso, del glamour e del ritorno al passato quella del 24
aprile. L'occasione: la cerimonia inaugurale
del restaurato yacht La Spina I-1, che, costruito
nel 1929 su commissione del marchese Francesco Spinola, ha versato per quasi trent'anni in condizioni di abbandono. In presenza
del presidente del Circolo, Giuseppe Dalla
Vecchia, dei protagonisti del restauro, gli armatori Federico Cuomo e Gianpietro Perin,
Francesco Saverio Lauro e Vincenzo Cafiero,
Stefano Faggioni dello Studio Faggioni Yacht Design, Andrea Buondonno, general manager di Aprea Peninsula Navis di Sorrento,
Alfonso Mele presidente dell’omonima fondazione, e di 300 ospiti, è stato “svelato” La
Spina, ormeggiato in andana alla banchina
Santa Lucia presso il reale Yacht Club Savoia
di Napoli. Madrina il notaio Amelia Cuomo.
Alla visita della barca è seguita una serata di
gala nei saloni del club e sulla terrazza prospiciente il borgo Marinari, con musica dal vivo anni ‘20 e un ricco buffet. Lo yacht, che ha
poi ottenuto il 3 maggio il «Premio Italia per
la Vela per il miglior Restauro di barche d'epoca» al 25° Trofeo Accademia Navale di Livorno, ha preso il largo per un tour attraverso i litorali del Mediterraneo. Sarà all'Argentario per il Sailing Week a Porto Santo Stefano, dal 18 al 22 giugno e tornerà sulla costa
partenopea il 25 giugno, in occasione del V
raduno de Le Vele d'Epoca a Napoli. (r.g.)
14
SGUARDI
LONTANI
di FRANCESCO IODICE
IL PALAZZO
DEI FANTASMI
edificio di tufo, addossato alla
L’
costa della collina di Posillipo,
si affaccia per tre dei suoi lati sul
sce il retail non solo a
Napoli ma anche a Milano
dove, in Corso Venezia, a
breve aprirà un secondo
monomarca. Resta inalterato il terzo e ultimo punto
vendita italiano, quello di
Roma. Nel capoluogo partenopeo, dunque un investimento importante. Con
quali prospettive? «In questo
caso - spiega Guardiani puntiamo sui clienti territoriali. Diversamente da
Milano e Roma, Napoli
sconta un peccato mortale:
la disorganizzazione dell’offerta turistica. Molti visitano la costiera e le isole
senza passare assolutamente per la città. Non solo. Ma
l’offerta non è neanche
rapportata alle aspettative
del viaggiatore che arriva
qui immaginando ristoranti
al chiaro di luna con cucina
a base di pesce e contorno
di musica e brezza marina.
Sfido chiunque a trovare un
posto così in città».
mare: il bigio palazzo non è diroccato, ma non fu mai finito; le sue
finestre sono alte e larghe, senza
vetri; nei portoni, dove sono scomparsi gli scalini della soglia, entrano con allegro rumore ghirigori di
flutto azzurro. Di notte, il palazzo
appare intensamente nero, rimane cupo, rifulgono solo le stelle e
sotto le volte danzano le volute dell'onda marina. Ogni tanto si ha l'impressione che un lumicino attraversi lentamente le sale e disegni
ombre fantastiche nel vano delle
finestre. Forse sono ladri? O forse
fantasmi? Sì, sono fantasmi che, come in un sogno, scompaiono e vengono sostituiti da un'intensa luce
che illumina sale e finestre. Siamo
in una notte del 1637: tutta la nobiltà spagnola e napoletana è accorsa a una delle magnifiche feste
organizzate da Donna Anna Carafa di Medina Coeli. Nella grande sala, altera, adornata da un ricchissimo abito rosso, con un lieve sorriso sulla bocca, con la mano da baciare protesa verso i cavalieri Grandi di Spagna, sta lei, la padrona di
casa. Poco dopo comincia la rappresentazione nel teatrino in fondo
al grande salone. Gli attori - per una
gran moda venuta dalla Francia sono dei nobili. Donna Anna è la
più bella, la più adulata, la più ricca, la più temuta. È anche la più felice? È anche la più amata? No, perché assiste alla scena d'amore fra il
suo amante, il principe Gaetano di
Casapesenna, e la sua giovane nipote, Donna Mercede de las Torres.
I due si abbracciano con tanta verosimiglianza sulla scena che la sala intera scoppia in applausi. Sola,
sul trono, sotto la sua corona ducale, Donna Anna impallidisce e si
morde le dita, divorata dalla gelosia. È l'alba, il palazzo si svuota. Nelle settimane seguenti le due donne,
incontrandosi, si lanciarono stilettate micidiali: Donna Anna ebbe la
conferma della tresca fra Gaetano
e Mercede. Poiché niente supera l'odio di una donna respinta, la nobildonna mise in atto una vendetta terribile. Donna Mercede fu esiliata in un misterioso convento perchè colta da improvvisa vocazione
religiosa; il principe fu inviato su
un campo di battaglia ove trovò la
morte. Ma allora quei fantasmi sono quelli degli amanti? Sì! Oh cari,
allora state ancora insieme? Potessimo anche noi incontrare il nostro amore dopo la morte!
SOCIETÀ&COSTUME
MAGGIO 2008 - CHIAIA MAGAZINE
15
Megaparty e video a sorpresa per Lorenza
IL COMPLEANNO. Per i primi 40 anni della moglie, l’imprenditore Ninni De Santis
ha organizzato una festa al Green Park Tennis. Alla consolle l’estro di Gianni Miele
esta a sorpresa per Lorenza
Licenziati, conduttrice
televisiva, che festeggiava i
suoi primi 40 anni. Organizzatore del surprise party il marito,
l'imprenditore Ninni De Santis
coadiuvato da un team composto da Gianni Miele (disk jockey
della serata), Alexandra Costa e
Giovanni Taiani. Per l’occasione
Taiani, editore di Televomero,
ha prodotto un video trailer
sulla vita artistica di Lorenza
titolato “Anteprima 40 anni”
che è stato proiettato sul mega
F
screen del Tennis Park Posillipo,
location della festa, affidato
all’organizzazione della efficientissima Giuliana Ingarami.
Sullo schermo, le immagini
delle prime trasmissioni di una
Lorenza giovane debuttante in
programmi televisivi regionali.
A fare gli onori di casa il presi-
dente del Circolo, l’avvocato
Giuseppe Di Gennaro.
Dopo la cena, la serata si è
protratta fino a notte fonda, con
un intermezzo canoro stonatissimo di alcuni partecipanti
impossessatisi della tastiera.
Soddisfatto Ninni De Santis,
ideatore della serata, per la
riuscita sorpresa. Lorenza infatti
credeva di andare ad una romantica cena col marito e si è
ritrovata contornata da amici e
dai figli che aveva lasciato a
letto a casa. E la cena romanti-
ca? «È solo stata rimandata» assicura Ninni.
Le immagini della serata sono
state realizzate dalla fotografa
dei vip, Gilda Valenza
Tra i presenti: gli avvocati
Guido e Cristiano Licenziati
con la moglie Liana, le imprenditrici Sabrina De Santis ed il
marito Antonio, Angela De
Santis con il marito Giuseppe,
la conduttrice Alexandra Costa
e l’ingegnere Marco Arcuri
(fratello dell’attrice Manuela), il
magistrato Francesca Tuccillo
ed il marito l’avvocato Luigi,
Carlo Palmieri con la moglie
Luisa Carlino, Furio Marco e
Luca Stasi, il chirurgo Giuseppe
Capone, il commercialista
Michele Fortunato con Antonella, l'imprenditrice Alessandra Bocchino con Fabrizio
Jemma, Annachiara Gravagnuolo, i costruttori Fabio
Merolla e Cesare Foà con Mara,
Francesco Fiore, il consigliere
comunale Luciano Schifone,
Cecilia Pingue, Carlo Missaglia,
Giampiero e Claudia Mirra,
Alberto Rivieccio e Maresa,
Francesco de Marco e Mariella
De Rosa (amici del cuore venuti
da Cosenza), il professor Paolo
Giacobbe ed Annalisa Garofalo.
Da Sinistra: foto 1: Ninni e Lorenza
con due dei tre figli, Raffaele e
Maria Clara; foto 2: Luisa Carlino,
Carlo Palmieri, Lorenza, Piero
Ansaldi, Marilisa Rea, Ninni, Michele
Fortunato, Antonella Serpieri; foto
3: Marco Arcuri, Lorenza ed Alexandra Costa. foto 4: Ninni, Furio Stasi e
Giuseppe Di Gennaro, Lorenza,
Angela De Santis, Maria Clara De
Santis, Giuseppe Cavuoto, Mila
Michilli, Sabrina De Santis, Antonio
Nicolella. Foto di Gilda Valenza.
RIFLETTORI
I 5 SENSI PRESENTANO LA NUOVA LANCIA DELTA
Il 29 aprile lo showroom Lancia Regina, in Via Campana a
Pozzuoli, è stato teatro di un evento esclusivo: l'anteprima
della nuova Lancia Delta. Una serata speciale, all'insegna dei
5 sensi. Innanzitutto la vista, sollecitata dalla splendida sfilata a cura di Sabina Albano: un'estemporanea di circa 60
modelli estivi, proposti dalle giovani indossatrici della scuola di portamento Gaylord and You accompagnati dai gioielli della designer napoletana Lucia Gangheri. Poi l’olfatto
con le delicate fragranze delle Viole Delta di Syngenta Flowers, quindi l’udito con le immagini digitali del fotografo Riccardo Conte Demolite e la musica live di Sasà Giglio. A seguire il tatto, stimolato dalla morbidezza dei tessuti e della
pelle, e infine il gusto, solleticato dalle prelibatezze del Sushi Finger Food accompagnato dalle bollicine del Berlucchi.
ARRIVA LA DONNA SIMPLE CHIC DI BROOKSFIELD
Come preannunciato, ha appena aperto in via Chiaia 130 il nuovo
negozio Brooksfield dedicato alla donna. In vetrina abiti ed accessori per una lady sofisticata che si ispira allo stile di Grace Kelly,
musa ispiratrice della collezione simple chic Brooksfield Donna Primavera Estate 2008. Brooksfield rivisita l'eleganza degli Anni Cinquanta, educata nella forma e composta nella linea, e si affida ad
una moda bon ton ma che esalta il lato sexy, password dell'appeal
di ogni donna. Esempio di una riuscita combinazione tra lo stile
anglosassone e la fantasia della tradizione sartoriale italiana, ogni
capo di abbigliamento, improntato alla naturalezza, evita ciò che
è appariscente a favore di uno stile elegante, misurato e personale.
Le giacche sono avvitate, le camicie, le t-shirts e le polo fascianti,
i pantaloni diventano skinny, come il modello Audrey. I tessuti più
preziosi sono rasi, georgettes, shantung fantasia, lini, taffettas superfemminili, leggeri ed impalpabili. Le camicie sono quasi tutte
realizzate in tessuti rigati dai disegni esclusivi. Il jeans fa da padrone
nell'area di collezione più casual chic, accompagnato da polo unite e rigate in piquet, con colli tennis o camicia, in tessuti oxford e
shantung fantasia per un look più bon ton.
INAUGURATO BLACKWOOD AL VOMERO
Nel cuore del Vomero, in Piazza Vanvitelli, ha aperto i battenti
Blackwood. Non una semplice birreria ma una vera casa dublinese. L'iniziativa si deve ad un gruppo di giovani imprenditori napoletani, tra cui Giuliano Regina, Angelo Scarpato
e Giancarlo Santopaolo, che hanno inaugurato il nuovo locale. Arredato off course in legno scuro, con mobili e richiami
irish style, il pub aperto a pranzo e cena offre un menu completo: dai panini freddi a base di roast beef e bresaola all’hamburger di chianina, dalle insalate ai piatti unici, miscelando sapori della tradizione anglosassone con ingredienti
colorati della cucina mediterranea, passando anche per il gusto esotico del kebab. Non solo: il locale rompe i classici schemi del pub e diventa teatro di un rilassante aperitivo nel pomeriggio accogliendo i suoi avventori in una veranda all'aperto
dove i suoni del jazz si mixano alla musica lounge.
SOCIETÀ&COSTUME
FIORI E MONNEZZA. Alla Tabaccheria Postiglione di Largo
Ferrantina a Chiaia, si cercano le combinazioni giuste per
sbancare il lotto. Gli argomenti non mancano, tra calcio
rovente, festival della monnezza e il nuovo governo sprint a
lavoro. Alberto Postiglione, come al solito, spalanca i suoi
occhi chiari e sentenzia: «Consiglio di giocare, almeno per 9
estrazioni, il terno dei fiori: 5 (il mese) - 81 (i fiori) - 56 (le
&
terni favole
MAGGIO 2008 - CHIAIA MAGAZINE
rose). Questo è un terno da inseguire sulle ruote di Milano,
Napoli, Roma e Bari. Per chi, invece, è un’amante dell’oroscopo - continua Postiglione - propongo la combinazione del
toro: 69 (il toro) - 77 (le corna) - 37 (la forza). Numeri da
giocare per 6 estrazioni, possibilmente per l’estrazione del
sabato, sulle ruote di Napoli, Palermo e Bari». L’ambo del
momento, sempre stando alle voci che girano in tabaccheria, è 1 (l’Italia) e 60 (il numero della squadra di governo di
Berlusconi), da giocare su Roma e su tutte le ruote. Infine,
un terno sull’ultima incredibile giornata di campionato: 15
(il calcio) - 35 (la suspense) - 90 (la paura). Ovviamente da
giocare sulle ruote di Roma e Milano.
16
L’ideale è un generale
che vince sulla carta
e perde sul terreno.
Il saggio è colui
che si rifiuta
di capire la vita.
Renato Rocco
SALUTE&BENESSERE
SFIZI&NOTE
di MASSIMO LO IACONO
Piccoli consigli di «sicurezza alimentare»
IL MAGGIO DELLA MUSICA
Annalicia Mozzillo*
è anche musica di Mario Pilati (compositore proprio riC’
evocato in questa rubrica nel numero scorso) nella rassegna di Primavera 2008 che «Maggio della musica - Maggio
dei monumenti» propone, già dal primo incontro, a villa Pignatelli, nella consolidata collaborazione con la Soprintendenza Speciale del Polo museale napoletano. Il concerto con
musiche di Pilati vede impegnato il pianista Dario Candela,
artefice primo della «Pilati-Reanaissance», con Luca Signorini, il più noto violoncellista attivo a Napoli oggi, sia al San Carlo sia al «Centro di musica antica», dove si è proposto anche
come curatore di sorprendenti (e certo anche opportunamente discutibili) progetti trasversali. Due artisti, entrambi
in qualche modo napoletani, sono impegnati per questo concerto dedicato alla «Notte dei musei», e così pure anche gli altri appuntamenti di questo ciclo sono incentrati sulla valorizzazione e collaborazione di artisti di casa, dal duo Pieranunzi-de Fusco al quartetto «Savinio», e suoneranno anche Michele Campanella, Sandro de Palma, direttore artistico del
sodalizio organizzatore, David Romano ed avrebbe dovuto
suonare all'inaugurazione, però, all’auditorium di Sant'Elmo, il fascinoso decano dei pianisti napoletani, Aldo Ciccolini. Tutti questi concerti sono uniti da uno spunto felicissimo, il Romanticismo, con il suo più prestigioso epigono,
Brahms, ed il bizzarro Lizst. La risposta del pubblico già dal
primo è stata entusiasta, poiché Schumann, Mendelssohn,
Brahms, e qualche altro artista dell'epoca, da un secolo ormai
sono nel cuore del pubblico che mai sembra stancarsi di riascoltarne i capolavori, con cui ha familiarità. Perciò la risposta
affettuosa e sollecita dei presenti è una certezza, ed è anche
notevole la familiarità dei presenti con questi musicisti, ed i
loro capolavori, selezionati dalla direzione tra i più consolidati capisaldi del repertorio. E pochissimo altro del resto si desidera dopo i cicli con Mozart e Beethoven. Intanto, il sodalizio sta preparando le valigie per la trasferta ad Ankara, ospite dell'Istituto Italiano di Cultura.
Oggi i consumatori sono
sempre più attenti a ciò che
mangiano (sia in termini di
quantità che di qualità) ed è
giusto pretendere un forte
impegno di controllo da parte
del settore produttivo agroalimentare e da parte degli
organi preposti.
Bisogna però anche ricordare
che gli alimenti hanno sempre contenuto, oltre ai nutrienti indispensabili per il
benessere del nostro corpo,
sostanze o agenti potenzialmente tossici.
Così nell'ultimo passaggio
della catena «sicurezza alimentare» è proprio il consumatore che ha la responsabilità dell'acquisto e dell'uso
corretto del cibo che consuma. Dovrà essere ben informato e in grado di leggere le
etichette del prodotto (valori
nutrizionali, data di scadenza,
metodi di cottura…) al fine di
proteggere se stesso e i suoi
familiari da eventuali rischi.
Per esempio è bene sapere che
la lettera «E» seguita da un
numero indica che nel prodotto è presente un additivo
autorizzato nell’Unione Europea e che gli ingredienti sono
riportati in ordine di quantità
decrescente. Ecco un vademecum per la sicurezza alimentare tra le mura domestiche:
variare la scelta degli alimenti
per ridurre i rischi di ingerire
in modo ripetuto sostanze
estranee presenti; per anziani,
bambini e donne in gravidanza evitare il consumo di prodotti crudi o poco cotti: uova,
zabaione, carne al sangue,
pesce crudo, frutti di mare;
attenzione alle conserve casalinghe, specialmente quelle in
salamoia o sott'olio; non
lasciare raffreddare una pietanza troppo a lungo, dovreb-
LIBRIDINE
Arte, amore e fantasia in «Banet & Storia di Anna»
Aurora Cacopardo
Il libro «Banet & storia di Anna» a cura di Valeria Jacobacci (Grauseditore), può essere definito un bel libro. Senza pretese filosofiche,
come spesso accade oggi, in tante scritture
in libertà, senza astruse manipolazioni linguistiche e sintattiche ma semplice e puro
e perciò autentico nell’ispirazione e nella
forte valenza estetica.
Nel libro sono presenti due chiavi di lettura:
uno è quella espressa da Carlo Rossi Filangieri, nipote della nobildonna protagonista
del romanzo, che struttura l’argomento con
sentimento ed azione, l'altra è espressa da Valeria Jacobacci docente e scrittrice che ha sa-
puto trasferire nella fluidità narrativa la dimensione storica degli avvenimenti. I protagonisti del libro ci catturano e ci intrigano. Anna Rossi Filangieri e Rubin Sarfer, pittore ebreo noto con il nome d'arte Rodolphe
Banet, per sfuggire alle persecuzioni razziali, nascono nello stesso anno, il 1901, lei a
Napoli, lui a Varsavia; spiriti inquieti vagano per le strade d'Europa fino a quando si incontrano, si amano, si sposano. La loro vita
sarà un susseguirsi di luci ed ombre, passioni, incomprensioni, gelosie ma anche una
ricerca interiore sullo sfondo di un’Italia e
di un’Europa attraversate da correnti culturali, avanguardie artistiche e letterarie, guerre e rivoluzioni. La Jacobacci - da sempre in-
be essere messa in frigorifero
entro due ore dalla cottura
(un'ora in estate); scongelare
gli alimenti di origine animale con il microonde o lentamente in frigorifero; evitare il
contatto nel frigo di alimenti
di diversa natura: per esempio
le uova vicino ai formaggi, o
la verdura con la carne; non
riporre nel frigorifero un'eccessiva fiducia: non svolge
nessuna azione battericida e
non conserva gli alimenti in
eterno!
*Dietista. Per domande e consigli:
[email protected]
teressata alla storia di Napoli e di quei personaggi che meglio esprimono le peculiarità e le contraddizioni - da una posizione di
lontananza salva il sentimento d'amore e i
ricordi dei due protagonisti. («Ormai sei famoso, vendi i tuoi quadri, cosa dirai nell'intervista?». «Dirò che ho attraversato il mondo con uno scopo: incontrarti, sei tu la terra promessa»).
Il merito dell’autrice, sostenuta da una calda umanità e una prosa attenta ad ogni accadimento, è aver posto in evidenza ciò che
la vita, emozionalmente intensa ma formalmente controllata, porta davanti a noi.
Il lavoro, dunque, è anche un romanzo interiore, intriso di suggestive immagini (foto
di quadri, di persone, di campagne, di alberi) che attraverso un’accurata commistione
sentimentale e linguistica, recupera memoria ed identità.
SOCIETÀ&COSTUME
MAGGIO 2008 - CHIAIA MAGAZINE
17
Paliotti: «La mia amata strega è nata qui»
CULTURA. Lo scrittore napoletano svela perché il suo ultimo romanzo si svolge
tra Chiaia e Posillipo. La storia di Marisa, simbolo di un mondo inquieto e stressato
Aldo De Francesco
i sento una strega;
sono una strega;
spero che non vedrai in me una strega; stasera,
non so definirmi che una strega; mi trovi davvero una strega? Sin da quando ero ragazzo,
queste espressioni, molto frequenti, per non dire ossessionanti nel linguaggio o negli approcci femminili, mi hanno
sempre incuriosito, oggi si direbbe, intrigato». A parlare così
non è un personaggio del «Paese delle Streghe» di Andrè Norton, ma è Vittorio Paliotti, il
noto scrittore napoletano, autore del romanzo: «Dentro di
me una strega» (Tullio Pironti
Editore), appena uscito e subito
al centro di lusinghieri commenti. «Sentire per una vita simili espressioni - aggiunge - a
volte pronunciate come un vezzo, una sorta di noia esistenziale, altre come il bisogno di essere comprese; mi ha convinto
a conoscere meglio questo tipo
di strega, a dargli una identità,
un nome. Era chiaro che non
potesse essere la strega dei boschi magici, incantati dei vecchi
sillabari ma quella, invece, di
un nuovo sillabario urbano, di
una Napoli circoscritta, che si
dimena in una esistenza agiata
e insoddisfatta, di tutt’altro se-
«M
La copertina del libro «Dentro di me una strega»; l’autore Vittorio Paliotti
gno da quella dei miti». Paliotti evita però di schedare questa
sua città, non la definisce né
post-industriale né rampante
né decadente né neocapitalista.
Non importa farlo, anche se
l’ambiente della sua strega ci rimanda a inequivocabili luoghi
dei cosiddetti quartieri bene,
Chiaia-Posillipo, addirittura a
un parco - il parco Ruffo - in cui
Marisa, la protagonista posseduta da Susanna, una strega finita sul rogo nel 1600, consuma
di fronte a un panorama da cartolina illustrata la sua prima e
travolgente esperienza sessuale, da «adultera invasata». Per
scongiurare però il rischio di
una malintesa generalizzazione su un quartiere, «bene ma
anche per bene» - in cui dopo
tutto tiene casa, che è altro dal
dire freddamente abita - Paliotti chiarisce subito: «Perché qui?
Perché qui c’è uno straordinario
campionario di donne, nel significato di ricchezza e di varietà umana. E’ stato naturale
attingervi per un’idea più credibile di ambienti e personaggi.
Certe situazioni, gli stessi intrecci, da me immaginati, possono nascere e verificarsi prevalentemente in ambienti come questi. Assurdo pensare che
la mia strega potesse muoversi
tra Calata Capodichino, Secon-
digliano, ai Vergini, dove le streghe hanno un diavolo per capello, nemmeno il tempo per
fantasticare o annoiarsi. Una cosa però posso dire: quest’opera
rifugge da qualsiasi giudizio
morale o etichettatura. Anzi
quanto più sembrano scabrose
alcune vicende, tanto più se ne
può trarre una luce caricaturale, satirica, comica, in cui i primi grandi maestri furono Aristofane, Plauto e i commediografi del nostro ‘600. Ecco se
proprio devo chiedere qualcosa
- incalza l’autore - vi invito ad
avere indulgenza per Marisa,
protagonista di piaceri fantasticati, metafora assoluta di un
mondo disorientato, insoddisfatto, inquieto, stressato. Che è
qui e altrove. Tornando, in conclusione, al campionario, cui
ho attinto, tengo molto a dire
che a Chiaia ci sono davvero le
donne più belle del mondo.
Non è un caso - prosegue Paliotti - che alcuni palazzi gentilizi di questo quartiere, risalenti
all’‘800, siano stati elevati per
omaggiare favori e grazie muliebri. A cominciare da palazzo
Partanna, in cui ho la fortuna di
abitare un’ala accanto, che fu
donato da re Ferdinando IV alla sua amante, la duchessa di
Floridia». Che chissà quante volte «il re lazzarone» chiamò «la
mia adorata strega».
LA TRAMA
GALEOTTA FU LA
SEDUTA SPIRITICA
Susanna, una strega vissuta
nel Seicento e morta sul
rogo, compare durante una
seduta spiritica fatta per
gioco. a Marisa Del Monte
Perez, giovane e bellissima
esponente della buona
società, domiciliata in un
panoramico superattico a via
Petrarca, sposata con Giorgio, ingegnere in una filiale
napoletana di una prestigiosa azienda di Milano.
Marisa, che fino a quel
momento si sentiva perfettamente realizzata come
moglie e come madre, viene
accusata da Susanna di non
aver mai assaporato i veri
piaceri che l'amore può dare,
a patto che si vinca ogni
inibizione. Marisa accetta
l'accusa e, nella incarnazione
della strega Susanna, si
lancia in un vortice di piaceri sempre più eccitanti e
appaganti. Sadomasochismo,
giochi altamente erotici,
spionaggio, intrighi politici e
terrorismo sono gli ingredienti di una storia rovente
che è ambientata nei quartieri di Chiaia e Posillipo.
LA STORIA
IL LIBRO DI MARIA ORSINI NATALE E SABATINO SCIA
ADELAIDE E LA VOGLIA DI VITA
«Favole a due voci» tra lupi e tartarughe
Il suo nome è Adelaide Ciotola, il suo destino è soffrire, la sua forza è
saper soffrire, il suo talento è credere nella vita. Non è un caso che il
suo libro s’intitoli «Voglia di vita», una voglia che non passa neanche
nel corso delle lunghe giornate in ospedale, tra sogni, occhi spalancati
nella speranza, silenzi, piccole gioie, rabbia, amore. Adelaide è del
1999 e dalla vita, finora, non ha avuto che imboscate. Dopo 40 giorni
dalla nascita, viene ricoverata in terapia intensiva per problemi respiratori. I medici la curano e la dimettono, diagnosticando una semplice
bronchite. Il destino non fa diagnosi, ma agisce, spesso, senza senso.
Sceglie Adelaide come
fiore da calpestare. Altre
crisi respiratorie, ricoveri
d’urgenza, mesi e mesi di
corsie ed esami, poi il
responso: quel fiore ha la
sindrome del lobo medio.
La sofferenza ha un nome,
il destino della piccola
Adelaide è una malattia
che procura broncopolmoniti e collassi polmonari.
Medici in azione, familiari
in un abbraccio: le terapie
cortisoniche aiutano il
respiro di quel fiore, ma
ne pregiudicano lo stomaco. La paura di mangiare,
l’anoressia alle costole: la piccola subisce un delicato intervento. Un’altra prova, tanto coraggio. Adelaide, tra ricadute e terapie, va a scuola,
adora ballare e, con quello sguardo che non arretra né conosce disperazione, desidera un futuro. Nel suo libro di colori e di cuori c’è tutto
questo: bene, male, tempesta e quiete. Fuor di pagina, nella vita di tutti
i giorni, c’è, invece, una speranza: Adelaide respira con un solo polmone e, per una vita un po’ più normale, deve volare negli Stati Uniti per
un intervento di «rigenerazione polmonare». Servono soldi. Chiaia
Magazine c’è: presto sarà organizzata una raccolta fondi per Adelaide e
la sua voglia di vita. I fiori non vanno mai calpestati. (m.d.f.)
Rossella Galletti
In un bosco fatto di alberi
profumati e di fiori in
tutte le stagioni, la vecchia
tartaruga Menia, destatasi
dal letargo, scopre che un
dittatore lupo di nome
Scirac sta mettendo a
repentaglio la vita degli
abitanti del bosco: durante
un comizio di protesta, e
con il prezioso aiuto di
tutti i pappagalli e i merli
del mondo, una parola
riecheggerà per l'eternità:
Pace. È un grido di speranza a riportare all’universo
onirico il lettore, catapultato bruscamente nella
cruda realtà, in «Favole a
due voci» (Graus Editore,
2007, pagg. 118, euro
13,50), il frutto del nuovo
connubio letterario tra
Maria Orsini Natale e
Sabatino Scia. Dopo il
debutto del romanzo «La
favola del cavallo», l’autrice di «Francesca e Nunziata» e il giovane scrittore si
cimentano in un libro di
favole scritto a quattro
mani. Dall’ingestibile
narrazione di Scia a quella
della Natale, la quale come
una sorta di mamma
letteratura riporta il letto-
re alla ragione, dissolvendo
gli enigmi dell’ordito di
parole dipanato da Sabatino, il passo è breve: lo
scritto dell’uno, in realtà,
contempla e presuppone
quello dell’altro.
Non è un caso che i protagonisti delle favole di
Sabatino Scia siano lupi,
tartarughe o asini: cantando le vicissitudini del
mondo animale, prende
corpo quel desiderio di
libertà che spesso i dogmi
culturali impediscono
all’uomo di esprimere. Ed
è qui che la produzione
artistica di Scia prende il
volo. È Francesco D'Episcopo, nella prefazione al
libro, a focalizzare la peculiarità del favolista: «La sua
è una favola sostanzialmente eretica, estrema,
tutta giocata su una sorta
di schizofrenia del cuore e
della mente». Da qui il
carattere sperimentale
della sua favola che, pur
svolgendo la consueta
funzione etico-morale,
deborda nella fiaba, terra
per antonomasia della
fantasia. Non gliene vorranno Fedro e Propp se egli
non rispetta tutte le regole. La Natale compensa con
sapienza i testi ribelli di
Scia, rendendo esplicita la
morale delle favole e spiegando quei passaggi più
inaccessibili dell'animo
dello scrittore: dall'utopia
della pace facile all'accettazione della furia della
natura che investe anche
l'umanità: «e quei giovani
in un baleno sparirono nei
flutti. Nessuno seppe più
nulla di loro. Il mare li
aveva tanto sfigurati...
avrebbe voluto, se avesse
potuto, solo accarezzarli...
avrebbe voluto, se avesse
potuto, fermare la sua
furia».
EVENTI&CURIOSITÀ
PAUSA BLOG
LIBRERIA FELTRINELLI
http://leoaruta.simplicissimus.it
SEDE DI PIAZZA DEI MARTIRI
Infotel 081.402395
ATTRARRE LETTORI
carnet di maggio
di LEO ARUTA
ome attrarre lettori sul blog? La blogosfera (l’insieme dei blog su internet) in
fondo è come la vita reale: se facciamo
visita agli amici poi essi verranno a casa
nostra. Ciò vuol dire che dovremo visitare
i blog degli altri e lasciare commenti, ciò
non ci darà la certezza che poi gli altri
verranno da noi ma, di sicuro, saranno in
molti che decideranno di ricambiare la
visita. Ci sono anche altri modi per farsi
conoscere e per attrarre visitatori. Ad
esempio sarà bene iscriversi alle piattaforme di «social networking». Ne esistono
svariate e ne parleremo approfonditamente nei prossimi numeri. Per ora ci limiteremo a prenderne in esame un paio: «MyBlogLog» e «MyBlogCatalog» (www.mybloglog.com e www.myblogcatalog.com) che
ci rilasciano i cosiddetti «widget» che
incolleremo nei nostri blog e che hanno la
funzione di segnalarci il passaggio di altri
utenti iscritti a queste piattaforme. Sapremo così chi è passato da noi in modo da
ricambiare la visita. Un’altra cosa molto
importante, anzi, fondamentale sono i
link. Ogni volta che incontrate un sito o
un blog che vi piace potrete tenerne traccia incollando nel vostro blog il suo indirizzo web (url). Questa cosina da poco in
realtà rappresenta il sistema nervoso di
internet. Grazie ai link, infatti, le informazioni viaggiano in tempo reale nel web e si
diffondono in modo virale. Ovviamente
ciò dipende dal fatto che anche gli altri
linkeranno voi, generando in tal modo
una rete cruciale. Saranno in tantissimi ad
arrivare a voi attraverso i link e voi stessi
arriverete su siti o blog utilizzando i link
degli altri. Infine, i tre siti del mese:
http://192.com/maps (Londra come non
l'avete mai vista!); http://ineyewear.com
(volete vedere come vi stanno quegli
occhiali che vorreste comprare? Caricate
una vostra foto ed il gioco è fatto);
http://www.harleysocial.com (per i cultori
del mito Harley Davidson).
C
MAGGIO 2008 - CHIAIA MAGAZINE
27. In «L’anima del vino» Massimo Donà, docente universitario di Filosofia e musicista jazz, spiega cosa c'entri il
filosofare con la bevanda di Bacco. La tesi è: si può bere
da responsabili. Nel bicchiere, insomma, è opportuno
versare anche qualche goccio di metafisica. Al libro è allegato un cd jazz che Donà ha dedicato al vino. Interviene l'autore. Al termine degustazione doc. Ore 18.30
28. La Bompiani pubblica l’ultimo libro di Andrea De
Carlo «Durante», storia di un vagabondo improbabile,
fuori di testa, mezzo hippy e mezzo messia, e pure sciu-
18
pafemmine tenebroso. Favoletta new age-rockettara fuori tempo massimo: già visto! Interviene De Carlo. Ore 18
30. Quanto costa la Chiesa ai contribuenti italiani? Chi
gestisce la marea di denaro che ogni anno passa dallo Stato alle istituzioni ecclesiastiche? Come vengono usati
questi soldi? Se lo chiede e risponde, documenti alla mano, un segugio da cronaca come Curzio Maltese: il libro
è «La Questua» (Ed. Feltrinelli). Maltese incontra il pubblico. Ore 18
Fino al 30 maggio. Il titolo della mostra è chilometrico:
«Appunti sulle maree e sulla vita di una città del Nord del
Mozambico». Col suo ultimo reportage fotografico Paolo
Messeca esplora la vita della città di Pemba. Affresco corale, un po' buonista, di una cultura indigena che conserva il sorriso, malgrado la povertà.
FELTRINELLI E «NAPOLI SOSCIA»
LA POESIA
Una serata per Fratel Vincenzo
Dolente preghiera
Mercoledì 7 maggio, alla Libreria
Feltrinelli di piazza dei Martiri, è
stato presentato il dvd «Il Camorrista di Dio», dedicato al missionario
Fratel Vincenzo. Il documentario,
ideato e realizzato dallo psicologo
Beppe Airoldi - che ha anche condotto brillantemente la serata, coadiuvato dalla supervisione di Patrizia Gigli - racconta la storia di
Vincenzo Luise, scugnizzo napoletano durante il dopoguerra che, in
seguito a una crisi religiosa, diventa missionario camilliano e si trasferisce nel Burkina Faso, paese dell'Africa sub-sahariana, tra i più poveri del mondo. Ogni mattina, Fratel Vincenzo si alza presto e con il
suo furgone pieno di medicine, cibo e santini, inizia il suo lavoro per
le anguste e polverose strade e capanne tra malaria, colera, febbre
gialla, lebbra e soprattutto Aids.
«Non cambierei - dice fratello Vincenzo mentre cura un lebbroso - un
secondo di questa vita per 100 anni in Italia o in un altro paese». All’incontro erano presenti tra gli altri Mariano D'Antonio, Felice Piccinino, Cesare Polito, Massimilia-
Riceviamo e pubblichiamo una breve
poesia dal titolo «Dolente preghiera»
inviataci da Antonella Esposito (nella
foto), titolare dell’edicola di piazza dei
Martiri che coltiva, da tempo, la passione
per la letteratura. Chiunque desideri
inviare brevi componimenti poetici (max
30 versi) alla redazione di Chiaia Magazine, può scrivere a [email protected]
oppure può inviare
i suoi versi all’indirizzo Chiaia Magazine Via dei Mille,
59 - 80121 Napoli.
«Nel silenzio irreale/ di questo sacro
luogo,/ vorrei
urlare, ma un nodo
mi stringe in gola./
Ascolta tutta la mia
disperazione,
quante anime in
pena/ si rimettono alla tua clemenza?/
Parla, a questi tuoi figli travolti dal caos,/
soggiogati da falsi dei, inghiottiti, inesorabilmente,/ dalla smania di vivere,/ in
una dimensione senza ritorno./ In questo
sacro rifugio,/ ritrovo me stessa,/ tanta
serenità/ e un calore che non ha nulla di
umano».
no Troiano, Vittorio Guida, padre
Michele Pellegrino e fratello Moises Martin Bosca. La serata, poi, è
proseguita al «Napoli Soscia», associazione culturale enogastronomica di via Ascensione, in cui, grazie
allo staff dell’associazione, tra un
bicchiere di Fiano, un delizioso ragù preparato dallo chef Marco Di
Vicino, una chiacchiera e un sogno, Airoldi ha coinvolto un manipolo di intellettuali e giornalisti
per stilare un programma d’azione
in Africa che riesca seriamente, con
una strategia già pronta di vaccini,
a salvare eserciti di bambini da una
morte certa.
Maria Diani
INIZIATIVE CHIAIA MAGAZINE
MAGGIO 2008 - CHIAIA MAGAZINE
UN GIORNALE PER IL RILANCIO DEL MADE IN NAPLES
Arriva «Chiaiatour», tutto sul saper vivere
Novità editoriale per l’estate 2008: la
Iuppiter Group raddoppia e, dopo
Chiaia Magazine, lancia «Chiaiatour»
il patinato sul saper vivere. Missione
del nuovo giornale (previste, per il momento 4 uscite all’anno) è il rilancio del
Made in Naples. Grande spazio verrà
dato alla moda, all’arte, alle passioni,
agli eventi, ai percorsi enogastronomici e al lifestyle. Il giornale sarà diretto
da Laura Cocozza. Presentazione con
megafesta prevista per fine giugno.
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(da inviare a [email protected] o all’indirizzo via dei Mille 59 - 80121 Na) sulle emergenze e problematiche della città. Una raccomandazione: lettere più brevi (max 1000 battute).
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