Curiosità I Musica 46 Curiosità For years, anyone who went to see any Italian film starring Carlo Verdone had to endure entire Chris Rea albums in place of a soundtrack. But the films weren’t bad and Rea really is a genius when it comes to penning captivating pop that somehow conjures up a sense of nostalgia. On The Beach is a perfect little gem of a song that sends us straight back to a time when people were just discovering sunny beaches in a world that was gradually recovering from the horrors of the Second World War. Let yourself be lulled by the music and imagine yourself on a long white road running along by the sea. Naturally you’ll be behind the wheel of a gorgeous sports car. Which model? The Ferrari California, of course. And don’t worry: even if you replace Long Beach with Bellaria Igea Marina, the trick will still work. And how. 3 Che cos’è una macchina, se non la perfetta combinazione tra mondi diversi, tra anime distinte e distanti che il genio dell’uomo provvede a fondere in un prodotto unitario? Motore e telaio, aggressività ed eleganza: c’è tutto questo, nel Dna di una vettura. E l’integrazione che nasce dalla voglia di sperimentare trova espressione nel ‘mix’ che somma le geniali elucubrazioni sonore di un Miles Davis alle sghembe progressioni di Elvis ‘The Pelvis’ Presley. Un maestro del jazz e il papà del rock’n roll si ricongiungono simbolicamente evitando il rischio della cacofonia, mentre affiora il rombo dolce e potente della 275 GTB4. Stiamo scavando tra i solchi degli anni Cinquanta, quando la Ferrari era una bambina e la musica avvertiva fortissimo il desiderio di svecchiarsi. L’una e l’altra sono cambiate, crescendo, in meglio. 1965 Medley: JAILHOUSE ROCK – SO WHAT Elvis Presley Jailhouse Rock (Jerry Leiber - Mike Stoller) Miles Davis So What (Miles Davis) (4’00’’) What is a car if not the perfect combination of different worlds, different souls, melded by the genius of man into a single product? Engine and chassis, aggression and elegance: they’re all there in the DNA of a car. And the melding process born of the desire to experiment is expressed in this mix of Miles Davis’ cerebral jazz and the hip-swivelling rhythms of Elvis ‘The Pelvis’ Presley. One of the great jazz maestros of all time and the father of rock ‘n’ roll united symbolically, seamlessly as the sweet, powerful rumble of the 275 GTB4 builds. A sound that takes us back to the early 1950s when Ferrari was still in its infancy and music was desperately trying to shake off the shackles of middle age. Both have changed for the best, both have grown in the intervening years. 4 Narra la leggenda che un bel giorno Mick Hucknall, il leader dei Simply Red, decise di lasciare Manchester, dove era nato, per stabilirsi in Italia. Ma non lo fece per le belle donne. Non si trasferì per il sole e per la pizza. No: lo fece per amore della Ferrari, da lui individuata come modello di altera perfezione. La Red House Blues Band recupera e rielabora It’s Only Love, dando un significato quasi carnale alle passioni di Hucknall, decorando e abbellendo la canzone con i rumori della Dino. E’ un omaggio alle intuizioni dell’artista inglese, un modo di dirgli, sommessamente: ehi, guarda che ti non eri sbagliato a lasciare Manchester, avevi davvero capito tutto della vita... 1974 IT’S ONLY LOVE Simply Red (Jimmy & Vella Cameron) (4’00’’) Legend has it that one day Simply Red front man Mick Hucknall decided to up sticks and leave his hometown of Manchester to move to Italy. But he wasn’t moving here for the good-looking women. Or the sun. Or the pizza. No, he was doing it for the love of Ferrari because to him Ferraris were quite simply perfection. This is the Red House Blues Band’s take on It’s Only Love, a song in which they bring an almost carnal lust to Hucknall’s passion, pumping up the song with the joyous sounds of the Dino. This fourth song on the album is a tribute to the English artist’s feelings, a way of telling him that he wasn’t wrong to leave Manchester and that he really does understand what life is all about... 5 Su cosa abbiano rappresentato gli anni Settanta, in Italia e nel mondo, il dibattito è ancora aperto. Una regressione fatale, rispetto alle illusioni poetiche del Sessantotto? Una convulsione terribile, tra conati di terrorismo in Europa e disincanto da Watergate oltre Oceano? Oppure, a dispetto dei brutti ricordi, anche allora l’umanità è andata avanti, sia pure tra inevitabili contraddizioni e dolorose crisi di identità? La musica di Robbie Williams, uno dei grandi idoli pop del nuovo millennio, rimanda alle atmosfere che hanno segnato per sempre una generazione. La generazione anni Settanta: che trovò nel ruggito della Rossa di Niki Lauda un rassicurante punto di riferimento, un aggancio tra le certezze dei padri e le incertezze dei figli. Due volte campione del mondo con la Ferrari, nel 1975 e nel 1977, Niki è stato il simbolo coraggioso di una fase di transizione. Tra lui e Robbie Williams, forse, non ci sono tre decenni di differenza, ma giusto tre sospiri. Intrisi di rimpianto. 1976 MISUNDERSTOOD Robbie Williams (Robbie Williams, Stephen Duffy) (4’00’’) The jury is still out on what exactly the 1970s meant to Italy and the rest of the world. Was it a decade of fatal backsliding after the poetic illusions of ’68? A terrible backlash fuelled by terrorism in Europe and the disenchantment of Watergates in the States? Or was it, despite the bad memories, a time when the human race actually made some progress, albeit dogged by inevitable contradictions and painful identity crises? The music of Robbie Williams, one of the great pop idols of the new millennium, catches the atmosphere that marked an entire generation forever. The 1970s generation: the generation that found a reassuring reference point in Niki Lauda’s dark red single-seater, solid ground in a time when both parents’ and children’s worlds were being rocked by uncertainty. Twice crowned World Champion for Ferrari (1975 and 1977), Lauda was the courageous symbol of a time of transition. So perhaps there aren’t really 30 years separating himself and Robbie Williams, just three sighs laden with regret. 6 Può piangere una chitarra? Meglio ancora: le lacrime del cuore trovano espressione nelle corde pizzicate dalla malinconia di un superbo artista? Se date il plettro in mano a George Harrison, forse il più romantico dei quattro Beatles, sicuramente sì. Harrison non aveva le sicurezze di Paul McCartney e non era fantasiosamente isterico come John Lennon: in compenso, trasmetteva le pulsioni dell’anima allo strumento. Sì, Harrison sapeva commuoverci con la potenza del suono, così come Gilles Villeneuve, il piccolo ‘aviatore’ canadese, riusciva ad emozionarci in qualunque situazione, a dispetto delle certezze tecnologiche scandite dalle prestazioni delle monoposto. In questo brano, la Red House Blues Band sprofonda nella malinconia più intensa e sincera, miscelando alla chitarra pizzicata dall’ex Beatle il boato della corsa più bella di Gilles. 1 luglio 1979, circuito di Digione, Gran Premio di Francia: va in scena lo storico duello tra la Rossa di Villeneuve e la Renault di René Arnoux. Non è un caso che di Gilles tutti ricordino una gara che non vinse (si classificò secondo, alle spalle di Jabouille): ma lui, come Harrison, non era nato per i facili trionfi, bensì per la poesia delle sfide impossibili. 1979 WHILE MY GUITAR GENTLY WEEPS George Harrison (George Harrison) (4’00’’) Can a guitar really weep? Or rather, can the weeping of a heart be expressed by chords shot through with the melancholy of a superb artist? If the man holding the plectrum happens to be George Harrison, the most romantic of the Beatles, then the answer is most definitely, yes. Harrison may not have had the confidence of Paul McCartney or the wild imagination of John Lennon, but what he did have was a talent for communicating the very soul of any instrument he played. Harrison knew how to move us with the power of sound, just like Gilles Villeneuve, the little Canadian “aviator”, managed to thrill us no matter what the situation and despite the very definite, technical performance limitations of his single-seater. In While My Guitar Gently Weeps, the Red House Blues Band lose themselves in deepest, most heartfelt melancholy, mixing the guitar playing of the former Beatle with the roar of Gilles’ greatest race. July 1st 1979, the French Grand Prix at the Dijon Circuit provided the setting for the historic duel between Villeneuve’s Ferrari and René Arnoux’s Renault. It’s no coincidence that everyone’s most vivid memory of Gilles is of a race he didn’t even win (he finished second, just behind Jabouille). But he, like Harrison, wasn’t born for easy triumphs but for the poetry of impossible challenges. 7 Chiunque abbia più di vent’anni e meno di sessanta ha sognato, almeno una volta, di essere uno di loro. Uno dei Rolling Stones. Le pietre rotolanti del rock. I fratelli brutti, sporchi e cattivi dei Beatles. I demoni di una controcultura che non si è ancora arresa, pur pagando un prezzo alle leggi inesorabili dello show business. I Rolling Stones hanno stravinto la battaglia con il tempo: ad oltre quattro decenni dai rumorosi esordi, sono ancora qui. Hanno un pubblico senza frontiere e senza barriere, che va dai nonni ai nipotini. Sono intramontabili, proprio perchè è impossibile ridurli a puro catalogo, classificarli in una categoria ben definita. Start Me Up è il loro invito eterno a prendere la vita di petto, esigendone la bellezza e ripudiandone il lato oscuro. La faccia sgualcita di Keith Richards, simboleggia la classicità del gruppo persino più della linguaccia sguaiata di Mick Jagger. Sommare al riff di chitarra dei Rolling il riff del motore della F40 è un indice di spregiudicatezza illuminata: stiamo appunto parlando di classici e la F40 questo è, nella sua proverbiale unicità. 1987 START ME UP The Rolling Stones (Mick Jagger - Keith Richards) (4’00’’) Anyone over the age of 20 and under the age of 60 has dreamed of being a Rolling Stone at one time or other. The Beatles’s uglier, dirtier, meaner rivals were the demons of a counterculture that continues to rock on today, albeit paying the price exerted by the inexorable laws of show business. The Rolling Stones have more than won their battle with time. Over four decades on from their noisy beginnings, they’re still here and still playing. Their fans are all ages, all races, all kinds of people, from grandparents to grandchildren. They are quite simply timeless because they’re impossible to pigeon-hole. Start Me Up is their eternal invitation to take life by the throat, demanding its best and repudiating its dark side. Keith Richards’ rugged face is more of a symbol of the group’s timelessness than Mick Jagger’s iconic tongue. Blending a Rolling Stones’ guitar riff with a riff from the F40’s engine is an ingenious, enlightened, prejudice-free choice: we are, after all, talking about classics and that’s exactly what the unique F40 is. F40 1959 ON THE BEACH Chris Rea (Chris Rea) (4’00’’) Gilles Villeneuve 312 T4 – GP Francia / France Grand Prix 2 Per anni, chi andava al cinema a vedersi un film di Carlo Verdone è stato costretto a sorbirsi, a mò di colonna sonora, interi album di Chris Rea. Ma le pellicole non erano male e Rea è un geniaccio del pop accattivante, un menestrello che sfruculia il pentagramma per sollecitare gli estri della nostalgia. On The Beach è un gioiellino che rimanda dritti dritti alle prime scoperte delle spiagge assolate in un mondo che stava lentamente dimenticando gli orrori della Seconda Guerra Mondiale. Lasciatevi coccolare dalla canzone e poi provate ad immaginarvi lungo una bianca strada che costeggia il mare: naturalmente, state guidando un’auto e l’auto che vi divertite a pilotare è una Ferrari modello California. Anche sostituendo Long Beach con Bellaria Igea Marina, vi accorgerete che funziona lo stesso. Eccome se funziona. 250 GT California – Rimini Testo Alessandro Giudice Foto Eros Maggi/©Ferrari SpA 275 GTB4 - Napoli Sono in otto, con un paio di cose in comune: l’azienda in cui lavorano e uno smisurato amore per la musica e arrangiatore,. Ad avere l’idea di questa sorta di “marchio di fabbrica”, sono stati Luca di Montezemolo e Piero Ferrari che, oltre a rappresentare I vertici della Casa di Maranello, vantano l’uno una naturale propensione alla valorizzazione del “Made in Italy”, e l’altro un’infanzia vissuta cullato dalle melodie dei pluricilindrici del Cavallino. Il perchè poi il progetto sia stato affidato a Roberto Fedeli è presto detto. Oltre ad essere la persona investita del compito di Niki Lauda 312 T2 – GP Germania / Germany Grand Prix N Cavallino e le realizza, ha anche il merito di avere impostato l’approccio musicale al suono prodotto dal motore Ferrari. Prima, infatti, l’acustica del propulsore era gestita in modo ingegneristico, ovvero era il risultato della somma di interventi tecnici relativi all’ottimizzazione del rendimento, mentre oggi si procede ad una vera e propria analisi del suono, verificando cosa va e cosa non va con la collaborazione di Giordano Mazzi, musicista di professione Dino 246 GTS – Canada Ferrari Band el maggio del 1980, Enzo Jannacci cantava che “per fare certe cose, ci vuole orecchio”. Si riferiva, il chirurgo con la chitarra, al mondo della musica ma, se avesse conosciuto il giovane studente Roberto Fedeli, avrebbe probabilmente esteso la sua dicharazione anche all’ingegneria automobilistica. Perchè Fedeli, quarantacinquenne da Volterra, oltre ad essere - scusate se è poco – il Direttore Tecnico della Ferrari, cioè colui che immagina le future granturismo del Curiosità 47 48 Curiosità 1996 CHANGE THE WORLD Eric Clapton (Tommy Sims, Gordon Kennedy, Wayne Kirkpatrick) (4’00’’) Change the world. An excellent idea in many people’s minds, an impossible feat in the minds of too many others. But there’s no denying that a certain Michael Schumacher did change the world, the world of Formula 1, rewriting history in the process. His. And Ferrari’s. The marque for which the German driver won no less than 11 World Drivers’ and Constructors’ titles in all. Change the world using the slow hand of the great Eric Clapton who recorded the original version. Change the world using an engine and a steering wheel: that’s what the Red House Blues Band version says, kicking off with the whine of Schumi’s single-seater recorded on the day of his first victory for Ferrari, on June 2nd 1996, at the Spanish Grand Prix in Barcelona. In a downpour of Biblical proportions, the German wrote page one of the chapter one of a story that would run for over a decade. The memories stirred by a mental video tape that sends us back in time to a day when the national anthems of Italy and Germany were played together for the first time in the Catalan rain. Eric Clapton changed the world with his guitar and Michael Schumacher did it with Ferrari. 10 Jamiroquai ha sempre saputo farci ballare, senza scadere nella bieca ripetitività della ‘disco’ meno originale. Il suo approccio ‘dance’ alla ritmica rimanda alle provocazioni di sorpassi in allegria, alle inebrianti tentazioni di mordere la mela proibita della velocità, sperando di non cadere nel peccato di superbia. A ‘Jamiro’ dobbiamo un recupero della insostenibile leggerezza dell’essere: la ricerca di un edonismo post reaganiano, la dichiarazione di un diritto al divertimento. Il tutto badando alla eleganza, perchè spesso la forma è sostanza e l’abito fa il monaco, almeno in certe situazioni, almeno a certe condizioni. La Red House Blues Band accoppia al brano la potenza raffinata della ‘Enzo’, una macchina che sin dal nome esprime la volontà di coniugare tradizione e modernità, superando nella sintesi l’apparente contraddizione tra passato e futuro. 2002 LOVE FOOLOSOPHY Jamiroquai (Jason Kay, Toby Smith) (4’00’’) Jamiroquai has always had a talent for making us dance, yet never fell into the trap of churning out repetitive, unoriginal disco. The infectious rhythms of his dance music have the same feel as the joy of overtaking in car, succumbing to the dizzying temptation to bite into the forbidden apple of speed, hoping not to commit the sin of vanity. We owe “Jamiro” big-time for the way he rediscovered the unbearable lightness of being on his postReagan era search for hedonism, his declaration of his (and our) right to have fun. All wrapped up, of course, in a very elegant package, because very often, form is substance and appearances do matter, at least in certain situations. The Red House Blues Band couples Love Foolosophy with the sophisticated power of the Enzo, a car whose very name epitomises a desire to marry tradition and modernity, eschewing any apparent clash of past and future. ANOTHER BRICK IN THE WALL (Part.II) Pink Floyd Another Brick in the Wall Part. II (Roger Waters) (4’00’’) Between 2001 and 2004, Ferrari’s rivals on the track felt like they were beating their heads against a stone wall. No matter what they tried to do, they were destined to failure: Michael Schumacher’s flame red Ferrari was simply too fast for them to catch, surrounded, it seemed, by an invisible cloak that ensured no-one could get near its secret heart, the secret of its success. Whatever your opinion on why Roger Waters and the other members of Pink Floyd decided to split, they still made music that went far beyond mere pop or rock. They made music that soared high above all that. Pink Floyd’s work is most sublime expression of innovation applied to the art of music writing. Every one of their records in that golden era was an event, instantly transforming a vital product of human intelligence into a cult object. Schumacher’s unbeatable Ferrari was, deep down, the result of the same philosophy. Another Brick in the Wall, with its children’s chorus booming so powerfully in our ears, brings together technology and instinct, the severity of pure art and the wild joy of childhood. Pink Floyd drummer and avid Ferrari collector Nick Mason probably won’t be too displeased to hear his drum sounds combined with the sounds of Michael accelerating his single-seater, intent on building an invincible Red Wall of his own. Ferrari Spumante, dal 1972 nel mondo delle corse automobilistiche 1999-2004 11 Nel periodo 2001-2004, gli avversari in pista della Ferrari avevano l’impressione di lanciarsi a tutta velocità contro un muro. Qualunque cosa cercassero di fare, erano comunque destinati alla sconfitta: la Rossa di Michael Schumacher era troppo forte, era protetta da una barriera che non permetteva a nessuno di avvicinarne il cuore segreto, l’intima identità vincente. Comunque la pensiate sulle vicende che hanno portato alla rottura fra Roger Waters e gli altri componenti del gruppo, i Pink Floyd hanno rappresentato al massimo livello la musica che smette di essere canzonetta per diventare altro, il pop e il rock che volano alto, altissimo. I Pink Floyd sono forse l’espressione sublime di ricerca e innovazione applicate al pentagramma: ogni loro disco, nell’epoca d’oro, costituiva un evento, trasformandosi istantaneamente in un oggetto di culto, in un prodotto imperdibile dell’ingegno umano. La Ferrari imbattibile di Schumi, in fondo, era figlia della stessa filosofia. Another Brick in the Wall, con quel coro di bambini che entra potente nelle nostre orecchie, è il momento che coniuga la tecnica e l’istinto, il rigore dell’arte pura e la gioia sfrenata dell’infanzia. A Nick Mason, il batterista del gruppo, attento collezionista di Ferrari, non dispiacerà riscoprire le sue percussioni abbinate alle accelerazioni di Michael, intento a costruire il muro della Rossa inavvicinabile. Gilles Villeneuve Villeneuve e Michael Schumacher. Ad introdurre ogni brano sul libricino allegato al CD, i testi di Leo Turrini, decano del giornalismo automobilistico da sempre particolarmente legato alla Ferrari. Del compact, edito con il marchio “Galleria Ferrari” e finanziato da alcuni fornitori e partner della Casa, ne sono state vendute fino ad oggi circa 3000 copie, via internet o presso i Ferrari Store. È un grande risultato, che premia la passione e la capacità musicale degli otto componenti della Red House Blues Band, ritratti, sulla copertina come i cilindri di un V8 Ferrari. Con tutta la simpatia per l’ingegner Fedeli e suoi compagni, ci auguriamo però che il motore del Cavallino mantenga la sua di melodia. Sentire passare una F430 che suona come “Another Brick in the wall” dei Pink Floyd è sicuramente originale ma infinitamente meno eccitante dell’originale sound “Made in Maranello”. Michael Schumacher F2002 – GP Gran Bretagna / Great Britain Grand Prix 9 Cambiare il mondo. Eccellente idea per tanti, impossibile programma per troppi. Ma è fuori discussione che, se limitassimo il discorso alla Formula Uno, senz’altro un certo Michael Schumacher ha riscritto la storia. La sua. E quella della Ferrari, alla quale il pilota tedesco ha regalato, fra mondiali a squadre e mondiali individuali, ben undici titoli iridati. Cambiare il mondo con la mano lenta di Eric Clapton, interprete della versione originale del brano. E cambiare il mondo usando un motore e un volante: così, la rielaborazione della Red House Blues Band comincia iniettando sullo spartito il rumore della Rossa di Schumi nel giorno della prima vittoria. 2 giugno 1996, Gran Premio di Spagna, circuito di Barcellona: sotto un diluvio biblico, il tedesco scrive la pagina uno di un romanzo che durerà più di dieci anni. La suggestione di un nastro della memoria mandato all’indietro ripesca gli inni nazionali di Italia e di Germania, suonati assieme per la prima volta nella Catalogna allagata. Eric Clapton ha cambiato il mondo con la chitarra. Michael Schumacher ha cambiato il mondo con la Ferrari. disposizione la sua notevole esperienza e professionalità. Finora, all’attivo della RHBB, un solo CD, il cui ricavato è interamente devoluto all’UNICEF. Il compact prende il titolo da “She’s the Red One”, uno dei due pezzi originali della band insieme a “Fiorano Lap”, il giro di una F430 sulla pista di prova della Casa accompagnato da una base musicale. Gli altri sono interpretazioni - “cover” nel gergo discografico – di brani di artisti di fama internazionale, tutti clienti Ferrari. Si trovano così, fianco a fianco, Eric Clapton e Chris Rea, i Pink Floyd di Nick Mason e i Jamiroquai di Jason Kay, Rod Stewart e i Rolling Stones, George Harrison e Robbie Williams, Miles Davis con Elvis Presley e i Simply Red: tutta musica di secondo piano, insomma… I pezzi sono dedicati alle più belle vetture Ferrari di ieri e di oggi tranne tre, che vogliono ricordare altrettanti campioni del Cavallino: Niki Lauda, Gilles Ferrari Enzo a suonare e si mette giù una lista di gente che lavora in fabbrica e che, si sa, di tanto in tanto strimpella. La Ferrari, da parte sua, mette a disposizione un locale per provare, le cui finestre affacciano su via Abetone Inferiore (“Chi passava sulla strada dopo le 22, una volta alla settimana sentiva provenire dalla Ferrari una musica diversa, anche se meno coinvolgente degli abituali rombi motoristici” scherza Fedeli). La formazione della band inizialmente abbozzata su un foglietto, rimane invariata. Oltre a Fedeli e Tozzi, gli altri componenti, tutti dipendenti Ferrari, sono: Gigi Cavani, tastiere (Progettazione); Giovanni Pinzuti, chitarra solista (Acquisti); Beppe Casillo, batteria (Collaudo); Davide Bizzarri, basso (Sperimentazione); Marco Vialetto, cantante (Acquisti). A completare il gruppo, Giordano Mazzi che, nella tripla veste di arrangiatore, produttore e direttore, mette a Michael Schumacher F310 – GP Spagna / Spain Grand Prix mantenere e sviluppare la leadership tecnica dell’Azienda, è un musicista. E neanche tanto per caso, visto che ha suonato la chitarra acustica ed elettrica da adolescente, tra i 14 e i 22 anni, e, dopo una pausa, di circa 15, ha ripreso lo strumento proprio in Ferrari, dove ha fatto nascere, crescere e proliferare la “Red House Blues Band”, per gli amici RHBB. Ma procediamo con ordine. L’eclettico ingegnere toscano è un vero appassionato: della vita, del lavoro, degli hobby. Basta scambiare due parole con lui e si è subito coinvolti da un’energia positiva che emana dal lieve accento della sua terra, dal sorriso aperto e dallo sguardo vivace. Fedeli parla di auto con lo stesso trasporto, competenza e passione che dedica alla musica. L’idea iniziale della band nasce da una chiacchierata pre-ferie (è l’agosto del 2004) tra lui e Marco Tozzi, tastierista, che in Ferrari lavora agli Acquisti. In settembre si parla di riprendere Ferrari spumante è partner del Ferrari Club Italia