L’iniziativa di Unical e Quotidiano/1 Inizia da Oppido Mamertina il viaggio tra i paesi calabresi che hanno cambiato nome dopo l’Unità d’Italia NOMI E PAESI ROSSO E IL RIGANATI TRA IL di ROCCO LIBERTI Corso baraccamento dopo il 1908 ppido Mamertina sorge da circa 230 anni su un ampio territorio pianeggiante dominato dall’alta mole di monte Palazzo e ai cui lati scorrono due torrenti: Rosso da una parte, Riganati dall’altra, entrambidopo variinnesti con altri corsi d’acqua confluenti nel Petrace. La cittadina ha avuto origine in tale sito, conosciuto col nome di Tuba, per ordine superiore, in seguito alla distruzione totale del vecchio abitato a causa del sisma del 5 febbraio 1783, il famoso grande flagello. Il piano di costruzione è dovuto agli ingegneri napoletani Antonio Winspeare e Francesco Lavega, ai quali spetta il merito di aver edificato un centro urbano con caratteristiche moderne, dotandolo di fabbricati di notevole consistenza e di strade larghe e perpendicolari. Se i palazzi sono stati appannaggio di famiglie altolocate come Grillo, Migliorini, Malarbì, Zerbi, la gente con minori risorse si èdovuta accontentare di ricettarsiincase dilimitataampiezzaneigrossi isolati,chesono venuti a comprenderle. Prima di sistemarsi in tali abitazioni, la sfortunata popolazione ha abitato a lungo nelle numerose baracche, approntate rapidamente dal governoborbonico. Lavita nellebaracche comportava esposizione ai rigori d’inverni freddissimi e di estati assai calde. A parte l’impegno dello Stato, nella ricostruzione è stato decisivo l’impegno di due egregi oppidesi e del nuovo Ordinario diocesano. Fondamentale è stata l’opera dell’accademico Domenico Antonio Malarbì, segretario nell’università di Malta e di Francesco Migliorini, divenuto poi ministro di grazia e giustizia e dell’ecclesiastico e morto esule in Sicilia per aver seguito Ferdinando I. Il vero fondatore di Oppido e O è rimasta in tale condizione fino al 1480. Unita nel nome del vescovo a Gerace dal 1472 al 1536, riacquisterà l’autonomia proprio in nell’ultimo anno. Nella serie degli ordinari diocesani spiccano fra’ Girolamo (dal 1449) insegnante di scienze speculative a papa Nicolò V, Antonio Cesonio (1609-1629), Giuseppe Maria Perrimezzi (1714-1734), prolifico autore di opere sacre e Ferdinando Mandarani (1748-1769). La vecchia Oppido, provvista di un castello e di robuste mura, ha dovuto sottostare agli assalti dei popoli avvicendatisi nel sud dell’Italia. Già nel 1059 ha dovuto capitolare ai normanni di Ruggero d’Altavilla anche se non ha mancato di opporre strenua resistenza, così come intorno al 1459 con le ripetute incursioni portate da angioini ed aragonesi. Infeudata a vari nobili, è stata dominata più a lungo dai Caracciolo e dagli Spinelli. Detta aveva giurisdizione anche su alcuni casali: Tresilico, Messignadi, Varapodi e Zurgonadi. Al solo capoluogo, dati presenti nel 1634 appena 1.793 unità, poco prima del funesto 1783 se ne contavavano 2.408. *** Costretti, non sempre per loro scelta, a ricoverarsi nel nuovo sito, gli Oppidesi decimati dal sisma, da avverse condizioni atmosferiche e da malattie, a poco a poco hanno cercato di riprendere un modulo di vita accettabile. Nel 1795 si contavano in appena 1.244. Ma pure nella nuova sistemazione hanno dovuto assistere a razzìe e soprusi. I francesi del decennio l’hanno fatta da padroni nel territorio ed i fautori dei Borbone hanno addirittura estratto il Tommasi- Dalle origini all’attuale denominazione L’idea della mutazione del nome da Oppido a Oppido Mamertina non fu determinata da volontà locale, ma da invito ministeriale del 30 giugno 1862 della frazione Piminoro è certamente mons. Alessandro Tommasini, succeduto a mons. Spedaliere morto poco dopo il nefasto terremoto. Il presule oriundo dal Reggino ha messo in moto tante potenzialità e ha molto pressato col governo a fine di potere togliere la gente al più presto dalle infesti case di legno. *** L’antica Oppido aveva stabile dimora sul cosiddetto altopiano delle Melle al di là del fiume Tricuccio dall’anno 1044 circa, allorquando i profughi di altro centro poco distante vi erano confluiti probabilmente assieme a gente scappata da Sant’Agata di Reggio, tanto che per qualche tempo è stata chiamata indifferentemente Oppido e Sant’Agata. La tradizione popolare e colta, ma soprattutto il tracciato abitativo venuto fuorinegli ultimitempi incontrada Mellada massicci scavi, danno credito alla edificazione della Oppido bizantina da parte degli abitanti di una città fondata o soltanto popolata dai Tauriani, che potrebbe risultare la Mamerto ricordata da Strabone. L’antico agglomerato urbano doveva senz’altro avere illustri retaggi se quasi in contemporanea è stato giudicato degno di avere la sede vescovile. Un primo presule, Nicola, è segnalato già nel 1053. Capoluogo di una diocesi di rito greco, la circoscrizione continua a pagina 16 16 Domenica 26 febbraio 2012 17 Domenica 26 febbraio 2012 Dal sito dell’antica Tuba Oggi è una realtà urbana come tante afflitta da un ricorrente flusso migratorio GRANDE FLAGELLO NOMI E PAESI IL segue da pagina 15 ni dall’episcopio e l’hanno forzatamente recato prigioniero in Sicilia. Tornerà al suo legittimo posto con la restaurazione dei vecchi governanti. Oppido in seguito non si è distinta molto per liberalesimo politico, ma il padronato di estrazione nobiliare era poco propenso alle novità, per cui ci furono isolate figure di patrioti. Tanto vero che, subito dopo la conquista del Regno da parte dei garibaldini, un forte nucleo di militari allarmatoper voci ricorrentiè pervenuto con fare minaccioso e solo l’impegno di alcuni notabili ha fatto sì che non si arrivasse al peggio. Durante la spedizione garibaldina il giovane Rocco DeZerbi, nato a Reggioma di famiglia oppidese, di nottetempo si è lanciato da un balcone del suo palazzo ed ha raggiunto il raccogliticcio esercito a Milazzo. De Zerbi, battagliero giornalista, uomo politico, purtroppo incocciato nel noto scandalo della Banca Romana, finirà ingloriosamente. Ma il suo impegno a favore delle popolazioni meridionali con dotazione di nuove strutture, come la ferrovia Reggio-Eboli, è stato davvero incisivo. Nonostante l’immane sciagura nella quale si è imbattuta la vecchia sede, gli abitanti della nuova hanno mantenuto l’antico prestigio e già in periodo francese la rinata cittadina veniva elevata a Comune con aggregazione degli ex casali Messignadi, Zurgonadi e Castellace. Tresilico e Varapodio acquistavano invece l’autonomia. Con legge del 1816 Oppido assumeva il ruolo di capoluogo di mandamento con potestà su Molochio, Tresilico, Santa Cristina, Scido e Varapodio e da subito veniva a dotarsi d’importanti istituzioni come l’ufficio del registro, la pretura e il carcere. Nella prima metà dell’800 in campo ecclesiastico si poneva all’attenzione il vescovo Francesco Maria Cop- Funestata da tremende calamità naturali Il vecchio abitato fu completamente distrutto a causa del sisma del 5 febbraio 1783 pola, colui cui si deve l’erezione di una prima imponente cattedrale inaugurata nel 1844 e che ha rinvigorito il culto in onore della Patrona, la Madonna Annunziata. In campo sanitario sin dal 1848 emergeva un ospedale avviato per lascito del gentiluomo tropeano Antonio Mazzitelli, ma anche con quelli di altri generosi oppidesi e dei beni dell’ente similare operante nell’antica sede. La cittadinanza era confortata sin dal 1828 anche dalla presenza di un monte dei pegni erede dell’antico monte di pietà, con i cui fondi peraltro si era avviata la ricostruzione sul sito della Tuba. *** L’iniziativa della mutazione del nome da Oppido in Oppido Mamertina ad avvenuto conseguimento dell’Unità d’Italia non è stata determinata da volontà locale, ma dalprecisoinvito ministerialedel30 giugno 1862. La delibera del Comune è del 23 novembre susseguente mentre il regio decreto recante il provvedimento di cambiamento ha la data 26 marzo 1863. Di un tale avvenimento purtroppo non abbiamo notizie dirette, in quanto gli atti del Comune pervenuti sino a noi hanno datazione successiva. Né ci vengono in aiuto i passati storici locali, lo Zerbi e il Frascà. Solo quest’ultimo ricorda l’avvenimento, ma offre considerazioni e dati del tutto errati. Non è difficile comprendere perché l’amministrazione municipale abbia scelto di aggiungere al vecchio nome quello di Mamertina. Era la lunga tradizione orale e scritta ad imporlo e poi sicuramente nell’occasione avranno avuto grande peso quei personaggi che, come Candido Zerbi, avevano variamente trattato di Mamerto nei loro scritti e perciò potevano sostenere la tesi con grande autorità. Nella seconda metà dell’800 Oppido, che proprio nel 1861 vantava già una popolazione di 7.374 unità, ha alquanto progredito nei vari campi, attestandosi a volte all’avanguardia. Proprio stando al passo con i tempi, nel 1865 si qualificava la prima in Calabria ad aver avviato una società operaia di mutuo soccorso ancor oggi in attività anche se con altri scopi. Una caserma dei carabinieriè stataistituita nel1864 el’anno dopo il sacerdote Ferdinando Vitale dava vita a un importante Convitto Ginnasio Mamertino, che richiamava molti studenti dalle zone vicine. Tale istituto faceva d’altronde il paio col Seminario Vescovile, anch’esso parecchio in auge e assiduamente frequentato da giovani della diocesi ed anche di fuori diocesi. Nel 1870 prendeva poi il via un asilo infantile ad opera di altro sacerdote, Domenico Zuco. Oppido, come tutti i paesi contermini, è stata sempreuna realtàsoprattutto contadina,suddivisa in proprietari, mezzadri, coloni e lavoratori a giornata. Ma, dopo il sisma del 1783 è venuto a mancare un elemento che sicuramente costituiva il nerbo di ogni società, quello artigiano e mercantile, che nel vecchio abitato risultava alquanto presente. A tale carenza ha supplito egregiamente l’afflusso di persone provenienti da varie zone. Dalla Sicilia sono arrivati braccianti ed operai in genere, dalle Serre catanzaresi i pastori, che si collocheranno soprattutto nel paesino di nuova fondazione chiamato Piminoro, ma anche abili falegnami edartisti dellegnoe delmarmo.Il grandescultore Salvatore Albano (1843-1893) proveniva proprio da una famiglia oriunda da quelle terre. In ultimo, a rinvigorire il ceto mercantile ci penseranno i cosiddetti Amalfitani, giunti in forze nell’ultima parte del secolo, ma anche agli inizi del susseguente. *** Nemmeno nella seconda patria la cittadinanzaèrimasta esentedall’incorrere nelle tremende calamità caratterizzate soprattutto dai terremoti. Difatti, se da quelli del 1894 e 1905 ha ricavato non pochi danni, da quello del 1908 ha ricevuto un colpo a dir poco mortale. Distrutta in largo tratto la splendida cattedrale, messo a mal partito l’ospedale, ridotti del terzo e quarto piano i grandi palazzi della piazza principale e resa malconcia buona parte di moltissime altre case, quindi verificatasi la morte di 24 persone nel Comune, gli spazi liberi si sono riempiti di baracche. Anzi, l’intera strada che conduceva a Tresilico ha visto ai suoi lati sorgere interi complessi di tali provvisorie abitazioni, che in periodo fascista saranno sostituite da solide costruzioni in muratura. Tale sistemazione, che in pratica è venuta ad unire materialmente i due agglomerati urbani, si offrirà una delle cause che nel 1927 determine- Il lavoro di ricerca e mappatura dei vecchi e nuovi nomi dei paesi calabresi è a cura del dipartimento di Filologia dell’Unical di Cosenza diretto dal professor Vito Teti BIBLIOGRAFIA Zerbi Candido, Della Città, Chiesa e Diocesi di Oppido Mamertina e dei suoi Vescovi, Notizie cronistoriche, Roma 1876; Frascà Vincenzo, Oppido Mamertina - riassunto cronistorico, Cittanova 1930; Liberti Rocco, Momenti e figure nella storia della vecchia e nuova Oppido, Oppido Mamertina 1981; ID.,Un secolo di vita italiana vista dalla periferia-Oppido Mamertina dall'Unità ai nostri giorni, Roma 2009. Pagina sinistra: Il castello; l’antico stemma di Tresilico; l’interno della Cattedrale dopo il 1908. Pagina destra: asse viario di Mamerto; Cattedrale di Oppido Mamertina ranno la fine del Comune di Tresilico e il suo inglobamento in quello di Oppido. Di Tresilico è viva espressione il poeta Geppo Tedeschi (1907-1994), uno degli esponenti più in vista del futurismo. In periodo fascista si è dato vita alla ricostruzione della cattedrale e delle altre chiese, ma soprattutto all’erezione di un nuovo e più funzionale ospedale. L’intero Comune, che nel censimento del 1911 raggiungeva la cifra di 10.126 abitanti, nel 1931 verrà a denunziarne 10.842. Terminato il secondo conflitto mondiale, che, così come quello del 1915-18, ha procurato alla popolazione oppidese parecchie morti, si è tentato di riprendere quota, ma la grama situazione del ceto più debole ha fatto sì che il flusso di emigrazione, che pur nelle epoche precedenti non era mancato, si sviluppasse alla grande. Per cui le Americhe, l’Alta Italia e soprattutto l’Australia hanno accolto intere famiglie bisognose di aprirsi ad un nuovo e migliore destino. In campo politico-amministrativo a Oppido è stato in auge il partito della Democrazia Cristiana,che adogni tornataelettorale, complice l’elemento para-ecclesiastico, mieteva sonanti e ininterrotti successi. Durante tale periodo la cittadina ha potuto giovarsi di un amministratore di eccezione, che le ha cambiato davvero il volto, l’avvocato Giuseppe Mittica (1919-1989), sindaco per ben 18 anni e a lungo consigliere e assessore provinciale. Al capoluogo e in ogni frazione sono sorti singoli edifici per le scuole elementari e nel maggior centro anche quelli per la scuola media e il liceo scientifico, la scuola materna, un teatro comunale, un pubblico macello. Si è anche badato alla costruzione di un nuovo acquedotto che assicurasse l’acqua dopo tanta privazione e ad ampliare l’ospedale. Ma si è fatto anche di altro. Gli abitanti, che nel 1951 si contavano in 11.444, oggi con l’ultimo censimento si evidenziano in appena 5.375. La popolazione in buona parte ignorava la presenza dei ruderi dell’antico borgo e di Mamerto o almeno non vi si era mai recata. In seguito a due manifestazioni da me organizzate sui luoghi tra 1981 e 1983 e alle conseguenziali campagne di scavo, originatesi proprio da tali eventi, il sito è stato sempre più mèta di visitatori, che giungono anche da varie altre zone. Purtroppo, bisogna dire che in una di tali occasioni la strada che collegaledue portedell’anticoborgoe aldisotto della quale era stato scoperto l’antico tracciato, che doveva invece essere messo in vista, è stata interamente coperta con materiale di porfido per motivi che proprio non riusciamo a comprendere. Oltre Mella, altri due siti archeologici si trovano nel territorio comunale, a Castellace e nella contrada Palazzo. *** Oggi Oppido è una realtà urbana come tante altre in Calabria. Afflitta da un ricorrente flussomigratorio indirizzato soprattutto verso il nord-Italia, sopperisce discretamente solo quello degli extra-comunitari che trovano impegno nelle campagne e presso famiglie. Parecchi si sono ormai addirittura stabilizzati. Questi semplici dati demografi- ci mostrano il grande fenomeno di erosione e di spopolamento conosciuti dalla comunità. Dal 1951 al 2011 la popolazione come abbiamo visto si è dimezzata. Nel 1861 gli abitanti erano 7.374; nel 1951 erano salitia 11.444:oggi nel2011 gliabitanti sono soltanto 5.375. In meno di 50 anni la comunità si è dimezzata. Le case e gli edifici vuoti proprio non si contano, in particolare nel capoluogo.Esistono interiisolaticonuno oduenuclei di famiglie comprendenti poche persone. Gli immigrati regolari sono 166, quelli irregolari sono circa 250. L’economia fa sempre perno sull’olivicultura e negli oleifici variamente dislocati nel Comune c’è posto per vari addetti. Assai scarno l’artigianato, che offre possibilità di lavoro a pochi elementi. Una buona valvola di sfogo è rappresentata dal vicino porto di Gioia Tauro, dove confluiscono persone con qualifica d’impiegato o di operaio. Ridimensionato alquanto l’ospedale, che dava da vivere a tanta gente, qualche mansione è possibile svolgerla negli istituti di tipo sanitario e assistenziale eretti al capoluogo, a Tresilico ed a Castellace dalla Diocesi, nonostante che l’ultimo vescovo, Luciano Bux, ha preferito trasferire il suo domicilio altrove. Un certo movimento viene rilevato dalla presenza di un albergo, un paio di ristoranti, locali di vario ristoro. Si attende sempre l’apertura del museo comunale nei locali di palazzo Grillo restaurati a tale scopo e la sistemazione della biblioteca comunale, ma il tempo passa. Per quanto riguarda l’istruzione Oppido si avvale di un liceo scientifico, di un istituto tecnico industriale la cui popolazione scolastica proveniente dai paesi vicini risulta piuttosto numerosa, una scuola media, scuole materne, cui si aggiungono il seminario vescovile ed il liceo classico, che agisce nello stesso istituto. Rocco Liberti