CAI Sezione di Frascati – Gruppo di Alpinismo Giovanile
CAMPO ESTIVO 2009
Parco Nazionale dei
MONTI SIBILLINI
dal 27 giugno al 2 luglio
per ragazzi da 10 a 12 anni
Facciamo conoscenza
Ciao, sono una
mula, mi chiamo
Sibilla e insieme ai
miei compagni
porterò il vostro
bagaglio durante i
primi tre giorni del
nostro avventuroso
viaggio alla
scoperta dei Monti
Sibillini…
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Castelluccio di Norcia
Partiremo dal nostro recinto a
Val di Canatra, nei pressi di
Castelluccio, paese arroccato
sulla collina che si eleva
dall’omonimo altopiano, uno dei
più vasti dell'Italia centrale ed
inserito nel Parco Nazionale dei
Monti Sibillini.
L'altezza di 1452 m sul livello del
mare ne fa il centro abitato più
elevato dell'Appennino UmbroMarchigiano.
Di fronte ad esso si erge
imponente la sagoma del Monte
Vettore (2478 m), la cima più
alta dei Monti Sibillini.
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Castelluccio di Norcia
Tra fine maggio e i primi giorni di
luglio, l’Altopiano di Castelluccio è
testimone di un evento di particolare
importanza, la Fioritura. Per
diverse settimane, la monotonia
cromatica del pascolo viene
spezzata da un mosaico di colori.
Le specie floreali che tingono il Pian
Grande e il Pian Perduto in questo
periodo, sono innumerevoli.
Camminando lungo i sentieri
possiamo incontrare: genzianelle,
narcisi, violette, papaveri, ranuncoli,
asfodeli, viola Eugeniae, trifogli,
acetoselle, nonché i fiori della
lenticchia, chiamata dagli abitanti
di Castelluccio "Lénta", il prodotto
rappresentativo del paese per
eccellenza.
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Castelluccio di Norcia
L'aratura e la semina avvengono
in primavera, dopo lo
scioglimento del manto nevoso
che ha ricoperto per tutto
l’inverno i campi. Dopo un mese
e mezzo dalla semina si ha la
fioritura dei campi della
lenticchia, un’esplosione di colori
unica nel suo genere: prima i
campi si colorano di giallo, dopo
qualche giorno mutano nel
colore rosso dei papaveri e
subito dopo nel blu e viola di
fiordalisi e di ciclamini.
A fine luglio fino alla prima metà
di agosto si procede alla
“carpitura”, cioè alla raccolta,
che richiede particolare
attenzione e molto tempo.
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La Mulattiera
“La Mulattiera” è una Società
Cooperativa da molti anni attiva
nel settore ambientale tramite la
formazione, l’accompagnamento
delle persone e la gestione delle
risorse naturali e turistiche del
territorio.
Negli anni la cooperativa è riuscita
ad interagire e a stringere rapporti
solidi con le realtà, culturali e
sportive, del territorio in cui
opera: i mulari innanzitutto, ma
anche esperti di fiumi e di rafting,
professionisti dell'arrampicata,
conoscitori attenti dei percorsi
secolari delle transumanze, di
appassionati dell'avvistamento e
riconoscimento degli animali nel
loro habitat naturale...
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La Mulattiera
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Il Parco
Insieme ai mulari de “La Mulattiera”, si monteranno e si
smonteranno il campo e le tende per la notte, si prepareranno
colazione e cena e vedrai anche cosa danno a noi da mangiare.
In nostra compagnia, imparerai a comprendere un territorio dove
la natura, la storia, la magia e la cultura locale hanno contribuito a
definire una realtà unica e irripetibile.
È qui che è nato il Parco Nazionale dei Monti Sibillini (circa
70.000 ettari) con lo scopo di salvaguardare l’ambiente,
promuovere uno sviluppo socio-economico sostenibile e favorirne
la fruizione ad ogni persona, così da creare un "Parco per tutti".
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Il Parco
Il Parco Nazionale dei
Monti Sibillini è stato
istituito, dopo lunghe
battaglie da parte delle
varie associazioni
ambientaliste e della
popolazione locale,
nel 1993. Il suo
territorio interessa tre
province: Ascoli
Piceno, Macerata e
Perugia. E’ gestito
dall’Ente Parco
Nazionale dei Monti
Sibillini.
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I Monti Sibillini
I Monti Sibillini rappresentano uno
dei principali gruppi montuosi
dell’Appennino. Essi si estendono,
per una lunghezza di circa 30 km a
cavallo tra l’Umbria e le Marche
e sono percorsi, lungo il crinale
principale, dalla linea spartiacque
che individua un versante tirrenico,
ad occidente, e un versante
adriatico, a nord ed a oriente.
La loro struttura geologica è
costituita prevalentemente da rocce
calcaree, che si sono formate in
epoche remote nel fondo di un antico
mare, in cui si depositarono possenti
strati di sedimenti prodotti in gran
parte dagli organismi viventi. Nel
corso delle ere geologiche questi
sedimenti sono stati piegati, sollevati
e modellati dalle forze della natura
nelle forme attuali delle montagne.
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I Monti Sibillini - la Fauna
Gli ambienti collinari rappresentano l’habitat ideale di numerosi
uccelli, tra i quali: ortolano, sterpazzola, saltimpalo, upupa, quaglia,
picchio rosso maggiore, sparviere, allocco e il rarissimo falco
lanario. Ma anche di molti mammiferi, come il cinghiale, il capriolo,
l’istrice, il tasso, la volpe e il gatto selvatico.
La fauna tipica degli ambienti montani comprende il lupo, mai
scomparso dai Monti Sibillini, e, recentemente reintrodotti,
il camoscio d’Abruzzo ed il cervo. Tra gli uccelli rapaci troviamo il
falco pellegrino, il gufo reale e l’aquila reale.
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I Monti Sibillini - la Flora
Nelle aree collinari, fino a
circa 1000 m di quota, la
vegetazione naturale è
costituita da querceti
dominati dalla roverella.
Qui si concentrano i nuclei
abitati e le coltivazioni
agricole. Oggi il paesaggio
collinare dei Monti Sibillini
forma quasi ovunque un
mosaico di campi coltivati
alternati a boschi cedui e
a campi abbandonati,
in cui le cosiddette piante
pioniere, come il ginepro e
la ginestra, hanno iniziato
a ricostituire il bosco.
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I Monti Sibillini - la Flora
Più in alto delle aree collinari
erano presenti, fino a 1800 m
di quota, estese foreste di
faggio, sostituite in vaste
zone da praterie utilizzate
dall’uomo come pascoli.
In alta montagna, oltre
i 1800 metri di quota, le
severe condizioni climatiche
non permettono la crescita
di specie arboree.
La vegetazione è quindi
costituita da praterie
d’altitudine, in cui sono
presenti anche specie
floristiche rare ed endemiche,
come la stella alpina
dell’Appennino.
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Il Lago di Pilato
Nei versanti settentrionali delle
cime che superano i 2000 m di
quota, si leggono chiaramente i
segni lasciati dai ghiacciai
presenti durante l’era del
Quaternario (da circa 1,8 milioni
di anni fa ad oggi).
Circhi glaciali e accumuli
morenici sono particolarmente
evidenti nella Valle di Panico,
nella Valle di Bove, nella Valle
Lunga e nella Valle del Lago di
Pilato, dove l’omonimo specchio
d’acqua, situato a 1940 m di
quota, occupa proprio il fondo di
un circo glaciale.
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Il Lago di Pilato
L’intera area del Lago di Pilato ha un valore naturalistico inimmaginabile:
molte sono le varietà di vegetazione d’alta quota che qui crescono,
soprattutto sui ghiaioni. Ma le acque del Lago di Pilato custodiscono il più
importante dei suoi tesori: il Chirocephalus Marchesonii, un piccolo
crostaceo rosso corallo, endemico del lago, che vive solo qui, protetto.
Raggiunge una lunghezza di 9-12 mm e si muove nuotando all’indietro con
il ventre rivolto verso l’alto. Depone le uova lungo le sponde del lago,
queste si schiudono solo quando le condizioni ambientali sono favorevoli,
solitamente in primavera o estate.
Fu scoperto dal Prof. Marchesoni nel 1954, durante un corso di studi e
ricerche.
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Le leggende
La “fama” del lago risale già alla
prima metà del Trecento, quando si
racconta come tra i monti di Norcia vi
sia un luogo incantato, il Lago di
Pilato, popolato da demoni, dove il
Comune di Norcia fece costruire dei
muri sorvegliati da custodi per
impedire ai negromanti di recarsi a
celebrare i loro riti.
La leggenda popolare all’origine del
nome del lago, vuole che Pilato,
governatore della Palestina, colpevole
della crocifissione del Cristo,
condannato a morte dall’imperatore
Tiberio, sia stato posto su un carro
trainato da due bufali e lasciato in
balia della sorte. I bufali in una folle
corsa da Roma giunsero fino ai Monti
Sibillini e si tuffarono nelle acque del
lago con il corpo di Pilato.
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Le leggende
Un’altra famosa leggenda di questi luoghi è quella della Sibilla, da cui
deriva il nome di questi monti ed anche il mio!
La grotta della Sibilla è una cavità che si trova nei pressi della vetta del
Monte Sibilla (2175 m), raggiungibile solo a piedi.
Deve il suo nome alla leggenda della Sibilla Appenninica, secondo la
quale essa non era altro che il punto d’accesso al regno sotterraneo della
Regina Sibilla, illustre profetessa, dotata di virtù profetiche, in grado
di fornire responsi e fare predizioni. La sua permanenza, leggendaria o
meno, in questi luoghi ne ha originato il nome.
L’aspetto attuale della cavità contrasta sicuramente con le suggestive
descrizioni dei racconti: infatti, è ora inaccessibile a causa di maldestri
interventi compiuti con esplosivi, allo scopo di allargare l’apertura.
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Le leggende
Il Guerin Meschino, opera
letteraria in otto libri, scritta da
Andrea da Barberino intorno al
1410, a metà strada fra favola e
romanzo cavalleresco, contribuì
alla divulgazione della leggenda
della Sibilla Appenninica,
Del “paradiso della Regina Sibilla”
scrive Antoine de La Sale nel
suo La Salade, dopo un viaggio
in Italia del 1420, che ne descrive
le meraviglie e gli incantesimi.
La Sibilla è una figura esistita
storicamente, presente nella
mitologia greca e in quella
romana.
La leggenda della Sibilla
Appenninica è probabilmente la
trasformazione nei secoli di un
antico culto dedicato a Cibele,
una sorta di Grande Madre, dea
della natura, degli animali e dei
luoghi selvatici.
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Le leggende
Nella cultura pastorale di
questo territorio, conoscere
le vicende cavalleresche
del Guerin Meschino era
assai diffuso, come anche
imparare a memoria
l’Orlando Furioso di
Ludovico Ariosto, la
Gerusalemme Liberata di
Torquato Tasso, i Canti
della Divina Commedia o
i poemi minori, espressione
della vita locale, grazie ai
Cantastorie che portavano
di paese in paese le rime,
insieme agli articoli
domestici da vendere.
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Le successive escursioni
A questo punto
dovremo salutarci,
prenderemo diverse
strade: noi a casa,
voi al Rifugio degli
Alpini a Forca di
Presta (1550 m),
il punto di partenza
per altre emozionanti
escursioni!
Ma, niente paura,
continuo a
raccontarvi…
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Forca di Presta
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Sentiero dei Mietitori
Il “sentiero dei mietitori”
veniva percorso dai braccianti,
spesso con figli al seguito, che
dalle zone costiere salivano
verso l’Appennino per offrire
manodopera nella mietitura,
seguendo il ciclo di maturazione
del grano.
I mietitori si spostavano di
paese in paese per “fare la
piazza”, cioè per aspettare nel
borgo i proprietari terrieri che
all’alba passavano per
l’ingaggio. L’ultimo grano
a maturare era quello coltivato
nei Piani di Castelluccio, visibili
da Forca di Presta, punto di
arrivo del sentiero.
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Gola dell’Infernaccio
La suggestiva gola scavata
dall’azione del fiume Tenna
apre la strada a diversi
percorsi turistici ed
escursionistici tra i più
famosi di tutta la catena dei
Monti Sibillini: fino alla
sorgente (Capotenna) e
all’Eremo di San Leonardo al
Volubrio (“Volubrium”, antico
nome dell’Infernaccio).
Acqua, roccia, verde: un
cammino nella natura più
selvatica, anche se si tratta
di un percorso classico,
semplice e parecchio
frequentato.
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Eremo di San Leonardo
L’Eremo di San Leonardo è una
piccola chiesetta a picco sopra
la gola, integrato perfettamente
con le imponenti montagne che
lo sovrastano.
La chiesa fu edificata tra X e XI
secolo in stile romanico ed è
stata ricostruita sui ruderi di
questa da un frate cappuccino,
Padre Pietro Lavini, che ha
scelto la via eremitica e questo
luogo particolare per metterla in
pratica: pietra dopo pietra, dal
1971, con molta fatica ed un
impegno formidabile, il religioso
ha ricostruito questo eremo, che
rappresenta una vera e propria
cattedrale nel deserto.
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I centri medioevali
Il Parco è ricco di centri d’origine
medioevale e di opere
architettoniche importanti,
mirabilmente inserite nel
paesaggio: abbazie, monasteri,
chiese, torri di vedetta, castelli,
fortificazioni, mulini, case-torri.
È un territorio in cui monaci, abati,
frati, eremiti hanno vissuto,
lasciando profondi segni della loro
intensa ricerca spirituale e del loro
operato: Norcia è la patria di
S. Benedetto, patrono d’Europa,
e i monaci benedettini curavano i
malati con le preziose e
medicamentose erbe dei Monti
Sibillini e inventavano originali
sistemi di irrigazione permanente
dei prati, le “marcite”.
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Arrivederci a giugno!
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