Rassegna del 08/01/2013 INDICE RASSEGNA STAMPA Rassegna del 08/01/2013 MONDO UNIVERSITARIO Corriere Della Sera 08/01/13 P. 25 Lo sguardo cambia il canale Le novità della casa connessa 1 Manifesto 08/01/13 P. 5 La crisi delle libere professioni, nel 2011 calano gli abilitati del 7,5% 3 Manifesto 08/01/13 P. 15 Salviamo l'università pubblica 4 Repubblica 08/01/13 P. 1 Guidare la Cia al tempo delle macchine volanti Vittorio Zucconi Repubblica 08/01/13 P. 31 Se l'università trasloca sul web Federico Rampini Repubblica 08/01/13 P. 35 Uno smartphone e l'uomo parla in tutte le lingue Enrico Franceschini 10 Sole 24 Ore 08/01/13 P. 1 Una politica industriale per un Paese nuovo Giorgio Squinzi 12 Indice Rassegna Stampa 6 9 Pagina I II Salone del futuro. Auto che seguono la strada e orologi che controllano mali e soclal network ï/ vF' DAL NOSTRO INVIATO LAS VEGAS - Di domotica, ovvero del sogno della casa intelligente, si parla da almeno un decennio. Diversi esempi sono già sul mercato. Ma negli ultimi anni i pezzi del puzzle stanno andando a posto. Da una parte le app per smartphone e tablet permettono di gestire i vari dispositivi di cui una «casa digitale» necessita in maniera facile e meno costosa. Dall'altra c'è la crescita e la disponibilità di reti senza fili, wi-fi o cellulari. Infine lo sviluppo del cosiddetto <dnternet delle cose»: oggetti che comunicano con altri oggetti in maniera autonoma. E allora le luci del Consumer Electronics Show 2013 di Las Vegas si sg -wE E A Con un tocco Dimostrazione su un 3M touch system da 84 pollici (foto Getty Images/Afp) carr a • -12 o cairii)ù. ii ca ui/ , n fii e á1-11K ALX J/1-U 1 11/ ia _01 1 1 N/ 11/1 1/ c % ._ or n. A Las Vegas la lavatrice che «dialoga» con il forno sono accese su decine di oggetti che promettono di rendere la nostra vita più facile, più «smart». Necessariamente più «connessa» perché tutto passa dalla rete e dalla rete trae forza. In attesa delle mosse di Apple, da tempo attesa al varco del lancio di una fantomatica iTv, i coreani di Lg hanno aperto le danze: forno, lavatrice e frigo hanno schermi Lcd, comunicano tra loro (magari per non funzionare tutti insieme e non far saltare la luce) e possono essere controllati dalla tv. Televisione che con un «occhio elet- Mondo Universitario tronico» riconosce i gesti tracciati in aria dalla mano del suo padrone sdraiato sul divano. I cinesi di Haier propongono invece di sostituire il telecomando con lo sguardo: la tv legge i movimenti delle pupille e cambia canale. Il controllo mentale resta fantascienza ma in fondo non manca molto. Quello che una volta chiamavamo «piccolo schermo» è sempre meno piccolo e sempre più evoluto. C'è chi come Samsung o la già citata Lg puntano sulla tecnologia Oled: schermi da almeno 55 pollici spessi come pochi fogli di carta, 4 mm circa (se ne volete uno preparatevi a scucire almeno 8.ooo euro). E l'altissima definizione è già tra noi: sono circa una decina i marchi che al Ces 2013 propongono modelli di Ultra HDTV, formato che quadruplica il numero di pixel dei televisori Full Hd oggi al top. Se pensate che gli oggetti «smart» si limitino all'ambito domestico vi sbagliate. Uscendo di casa potrete presto dare un'occhiata al vostro «smartwatch», la versione «intelligente» del vecchio orologio. Progetti come Pebble o l'italianissimo Pagina 1 Pebble Watch L'orologio e lo smartphone comunicano Parrot Flower Con un sensore si controllano i fattori che determinano la salute di una pianta dal tablet Olpc XO -4 Per dare un pc a tutti i bambini dei Paesi poveri Mondo Universitario i'm Watch (che lancia la seconda versione) promettono di controllare dal polso posta e social network e anche di installare app per il fitness e altro. In giardino potrete verificare la salute delle vostre piante con sensori quali Flower Power di Parrot che invia il «referto» senza fili all'iPad. In garage vi aspetta un auto che non può rinunciare a farsi più «smart» a sua volta. Modelli sempre più innervati dal digitale, capaci di offrire sicurezza e una qualità dell'intrattenimento (video, musica, collegamento al web, mappe) a prova di futuro. Ma anche prototipi degni di un romanzo di Philip K. Dick o di Star Trek. Audi presenta le sue le sue «autonomous car» in tandem con Google: la Tts Robotic ha sensori di prossimità e movimento che permettono all'auto di seguire la strada da sé. Toyota ha una Lexus Ls 6ooh dalla capacità analoghe: sa leggere i segnali stradali e capire il comportamento delle altre vetture. Mercedes mostra una Classe S che invece attiva freni e acceleratore in maniera automatizzata ma lascia a chi guida il resto. Per l'auto senza pilota c'è tempo. Ma neanche poi così tanto: i primi modelli potrebbero essere nei concessionari dal 2020. P. Ott. @pottolina malditech.corriere.it Pagina 2 PARTITE IVA • Crescono gli abbandoni dei laureati tra architetti e avvocati La crisi delle libere professioni, nel 2011 calano gli abilitati del 7,5% Ro. Ci. La crisi profonda in cui versano le professioni intellettuali in Italia è stata fotografata dai dati diffusi dall'Ufficio Statistiche del Miur sui risultati degli esami di abilitazione delle professioni. Quest'anno ci saranno 56 mila nuovi professionisti che afferiranno ai 18 ordini professionali e agli otto collegi esistenti, ma sono sempre di meno i laureati che scelgono di esercitare una professione da avvocato, commercialista, architetto o ingegnere, psicologo o odontoiatra. Per il quinto anno consecutivo, anche nel 2011 si è registrato un calo tra i laureati che preferiscono non sostenere l'esame di stato. La flessione è stata del 7,5%, ma se si considera il ciclo medio iniziato nel 2007 il dato assume un rilievo an cora più preoccupante. Il Ministero dell'Istruzione parla di un calo del 21,6%. Questa situazione non è stata provocata dalla difficoltà degli esami, che restano tra i più accessibili in Europa, bensì dalla libera scelta dei laureati di non concludere i tirocini o le specializzazioni, spesso dopo molti mesi passati negli studi come liberi professionisti a partita Iva che svolgono un lavoro dipendente a tutti gli effetti. Vale la pena ricordare che su questo sistematico abuso della partita Iva la riforma Fornero ha cercato di intervenire imponendo l'assunzione di questi «giovani» professionisti, anche se una circolare ministeriale del 28 dicembre scorso ha escluso la sua applicazione proprio agli iscritti degli ordini professionali. Una beffa se si considerano le condizioni materiali di vita di quello che solo difficilmente potrà essere anco- ra considerato il «ceto medio» delle professioni liberali, ma che in realtà è sempre più un nuovo proletariato cognitivo che afferisce al Quinto Stato. Un rapporto dell'Ires del 2011 su un campione di 4 mila professionisti condotto nello stesso periodo delle rilevazioni del Miur, ha dimostrato che il 56,3% dei professionisti di area giuridica lavora a partita Iva, come il 54,5% di quelli dell'area tecnica (architetti e ingegneri). Il 41,8% riceve compensi a cadenza irregolare, mentre il reddito medio sfiora la soglia di povertà. Secondo l'Ires il 44,6% non superava nel 2011 i 15 mila euro lordi annui, poco più di 700 euro al mese. Il 23% percepiva meno di 10 mila euro. Ragioni sufficienti per spiegare l'esodo in atto tra gli architetti (nel 2011 hanno provato l'esame di stato 8.338 candidati, gli abilitati sono 4105). L'ordine di questa categoria registra un calo del 4% su 150 mila iscritti nel 2011. Sono sempre di più i giovani architetti che scelgono di abbandonare la professione per dedicarsi ad altro. Ancora più visibile è il tasso di abbandono dei laureati tra gli ingegneri. Complice anche il frazionamento dell'albo, dal 2007 il 15% dei laureati ha rinunciato all'esame di stato. Insomma la libera professione non garantisce più il riconoscimento sociale, anche perchè questi professionisti sopravvivono con redditi molto bassi e sopportano il peso crescente dei contributi previdenziali. Questa condizione è particolarmente esplosiva tra gli avvocati. I numeri del mega-concorso del 2011 confermano che la categoria gode di grande salute: 230 mila sono gli DI %Tir`+,TO DI A[3li.ITiaZ1Ofiáí ; ósl.ï..'f.: ,t FtCiÏIC3 I,3F:t..i..£: t`tC.; Ff:S` IC)íVí wszsr r,r :2t 1 d Mondo Universitario iscritti, addirittura in 30 mila hanno partecipato all'esame di stato, a breve si prevede l'ingresso nella professione di ben 15 mila nuovi avvocati. «Questi dati dimostrano che diventare oggi avvocati non significa essere occupati come accadeva nel Novecento - afferma Valentina Restaino, avvocatessa salernitana, tra le protagoniste di M.g.a., il movimento dei giovani avvocati che ha rivoluzionato il modo di fare politica forense con un gruppo facebook con 10 mila iscritti - chi passerà l'esame sarà in maggioranza meridionale. A Sud i laureati in giurisprudenza sono legati all'immagine dell'avvocato con lo studio dove mettere il parquet in radica di noce, compra una copia del digesto per mettersela dietro la scrivania e ritiene di essere dispensatore di verità giudiziarie». Questi giovani avvocati, come i loro colleghi leggermente più anziani, verranno colpiti dall'applicazione dell'articolo 21 della riforma forense da poco approvata. Gli iscritti all'Albo saranno obbligati a iscriversi alla Cassa Forense, l'ente che eroga la pensione agli avvocati. «Per chi guadagna in media meno di 15 mila euro all'anno - continua Restaino - sarà praticamente impossibile versare ogni anno 3200 euro alla Cassa». Saranno almeno 30 mila gli avvocati a scegliere di abbandonare l'ordine. Una situazione non troppo diversa da quanto accade da anni nella maggior parte degli ordini professionali. Anche per questa ragione i laureati in giurisprudenza, e delle altre professioni intellettuali scelgono di abbandonare. E chi resta, cosa fa? «Non è un mistero - conclude l'avvocatessa - raschia il barile. Ci sono casi di avvocati che chiedono 25 euro ai migranti per portare a termine le pratiche sui permessi di soggiorno. Tutto questo non corrisponde alla professione di avvocato alla Calamandrei, però è un dato fondamentale per capire che questa professione va rivista oppure è morta». Pagina 3 Salviamo l'università, pubblica I 1 malato è terminale, la cura per uccidere l'Università pubblica sta riuscendo. La Legge di Stabilità mette in discussione la sopravvivenza stessa del sistema universitario nel momento in cui fissa la quota di incremento del Fondo di finanziamento ordinario delle università a soli 100 milioni di euro a fronte di 400 milioni di euro di tagli già preventivati. I finanziamenti necessari per il pagamento degli stipendi al personale sono di 6,62 miliardi di euro mentre lo stato quest'anno trasferisce alle Università 6,6 miliardi. La differenza è minima ma significativa poichè il Fondo questa volta non basta a coprire gli stipendi e le spese fisse. La Conferenza dei Rettori aveva chiesto al governo uno stanziamento di 500 milioni di euro come reintegro dei tagli precedenti in modo da ipotizzare un sia pur irrisorio incremento perle spese di funzionamento. Ne sono stati assegnati all'Università solo 100 con un taglio effettivo di risorse del -4,3%, un taglio superiore a quello del 2011 (-3,8%). Se c'era bisogno di una prova che il governo Monti, il governo dei professori, aveva un obiettivo preciso - la destrutturazione dell'università pubblica- la legge di stabilità l'ha definitivamente svelato. Con queste cifre rischiano il default e il commissariamento almeno 20 università, in maggioranza meridionali. Noi riteniamo che prima che ciò avvenga sia necessario promuovere una mobilitazione a difesa della sopravvivenza dell'università pubblica. Noi chiediamo al futuro governo una ridefinizione delle priorità economiche e politiche delineate nella legge di stabilità e riteniamo che sia possibile rifinanziare il sistema universitario come mostrano alcune delle voci di spesa: i 750 ml di euro nel prossimo triennio per il sistema Mose di Venezia; la spesa di 840 ml di euro per il prossimo triennio e 150 ml per ciascuno degli anni dal' 2016 al 2029 per la Tav Torino- Mondo Universitario Lione; i circa 300 ml di euro per la società Stretto di Messina Spa; il contributo straordinario di 0,8 milioni di euro annui a favore della Fondazione Ebri; i 600 mila euro per l'Investment and Technology Promotion Office (Itpo/Unido) di Roma e sono state pienamente rifinanziate le spese militari. A fronte di tutto questo non si sono trovati 400 milioni di euro per l'intero sistema universitario nazionale! Noi lanciamo un appello alle organizzazioni studentesche, alle organizzazioni sindacali universitarie, ai colleghi che credono nella difesa dell'università pubblica, agli stessi Rettori perché firmino e appoggino questa richiesta di rientro dai tagli previsti dalla legge di stabilità. Noi, come proponenti dell'appello e primi firmatari, riteniamo condizione minima e necessaria per ripartire nella discussione su una vera riforma democratica dell'Università, la garanzia di una sopravvivenza ordinaria delle strutture. Non siamo certo per una difesa dell'esistente ma per un rilancio dell'Università come bene pubblico. Come singoli siamo già intervenuti in altre occasioni per denunciare la logica privatistica e verticistica della legge Gelmini, ultimo atto di un processo ventennale di trasformazione dell'Università da bene pubblico in agenzia educativa al servizio di interessi baronali e confindustriali. In sostanza, nell'Università come nella scuola, si toglie al pubblico per dare al privato come strumento per costruire una società basata sulla competizione e la selezione. Convinti, come siamo, che sia necessario un processo di revisione delle regole del sistema ma che questo processo debba avvenire attraverso una consultazione dal basso di tutte le componenti nistro la convocazione degli Stati Generali dell'Università. A questo processo intendiamo offrire alcuni spunti di discussione. In merito al diritto allo studio e alla ricerca, al funzionamento democratico delle strutture, e al reclutamento e all'avanzamento nella carriera riteniamo che sia importante: 1) Realizzare un vero diritto allo studio, assicurando a tutti gli studenti idonei la borsa di studio, aumentando e migliorando i servizi (biblioteche, aule, laboratori, ecc.) e le condizioni di vita degli studenti (residenze, mense, ecc.); 2) In alternativa ai poteri estesi e antidemocratici del rettore e del Cda, rafforzare il Senato Accademico, direttamente eletto da tutte le componenti, con responsabilità della programmazione, del coordinamento e del controllo; 3) Introdurre meccanismi di reclutamento in ruolo che impediscano la cooptazione personale; garantire un avanzamento di carriera basato esclusivamente su valutazioni individuali, all'interno di un ruolo unico della docenza, senza distinzioni di funzioni e di diritti e doveri, nel quale comprendere gli attuali ordinari, associati e ricercatori; 4) Azzerare l'operato e le strutture dell'Anvur per ripartire con un diverso sistema di valu- tazione, trasparente nelle nomine come nei processi di valutazione, volti a recuperare le criticità del sistema e non a penalizzarne le strutture. Noi chiediamo a quanti sottoscrivono anche questa parte dell'appello al futuro governo di condividere con noi non necessariamente tutti i contenuti, ma la richiesta di un metodo di consultazione e di formazione delle leggi di riforma, che tenga conto della voce e dei saperi di chi nell'università vive ed opera. Hanno aderito: Maurizio Matteuzzi, Alberto Burgio, Angelo d'Orsi, Tonino Perna, Giorgio Tassinari, Saverio Luzzi, Mario Lavagetto, Elena Pulcini, Adriano Prosperi, Raffaele Perrelli Preside Facoltà di Lettere e Filosofia università della Calabria, Alberto Asor Rosa, Giuliano Volpe, Alberto Maria Banti, Raffaele Simone, Gisèle Vanhese, Antonio Pioletti, Nadia Urbinati, Giorgio Inglese, Piero Di Girolamo, Enzo Scandurra, Pasquale Colella, Ugo Leone, , Guerino D'Ignazio, Giuseppe Roma, Paolo Veltri, CoNPass, rivista "il Tetto" Per aderire all'appello le firme si raccolgono su: www.docenti-preoccupati.it www.amigi.org Pagina 4 Alessandro Arienzo , Piero Bevilacqua, Alberto Lucarelli , Ugo_ Olivieri La cura per uccidere la formazione di Stato sta funzionando: il Fondo quest'anno non basterà a coprire gli stipendi e le spese fisse. Per questo chiediamo al futuro governo un cambio di priorità e lanciamo un appello a tagliare i tagli. E aggiungiamo qualche proposta per riformare gli atenei Mondo Universitario Pagina 5 Guidare C ía al tempo C V 1 VITTORIO ZUCCONI WASHINGTON MMENSA e oscura compagnia teatrale allaricerca di un autore e di un copione, la Cia esiste in un «universo alternativo» come scrisse il Washington Post. Si espande da vent'anni senza sapere davvero dovevada. Finita la Guerra Fredda e la quotidiana battaglia contro l'"`Impero del Male" e contro le talpe rosse nei propri ranghi, la CentralIntelligence Agency avrà ora un nuovo "pastore" per il proprio gregge di agenti, analisti, funzionari, burocrati, barbe finte, piloti, ragionieri, avvocati, soldati e, occasionalmente, specialistiinlavori "bagnati" e sporchi. Sarà quel John Brennan che adora e predica l'uso dei robot volanti chiamati "droni", i killer senza rimorsi né coscienza. Dunque uno specialista, e un fautore, di macchine più che di uomini. Alternativamente vista come un invisibile colosso planetario con le dita in ogni angolo buio della storia, dalle elezioni italiane del 18 aprile 1948 al rovesciamento di Gheddafi nel 2011 o come ilmozzo maldestro da prendere a pubbliche scudisciate quanto l'America sbanda, la ditta, la "finn" come viene chiamata, rimane un mistero chiuso dentro un enigma. SEGUE A PAGINA 15 CON UN ARTICOLO DI FEDERICO RAMPINI Bai,x , u raò .ni¡ nuimri Mondo Universitario Pagina 6 • del ' ntell gence 4 4 , },. 1 _ 5 se r /..1 r r WASHINGTON EPPURE se campassi 100 anni riuscirei a sapere tutto quello che la Cia fa e sa» disse non uno qualunque, ma l'allora direttore Robert Gates in un'intervista. Anche per chi la dovrebbe guidare e per i presidenti che da decenni tentano invano di trovare un successore stabileaFosterDulles,ilprimo evero "pastore", l'agenziahapiùsegreti di quanti essa stessa conosca. Trapochigiorni, i125 gennaio, "TheAgency" subirà anchel'imbarazzo di vedere un proprio funzionario pluridecorato, John Kiriakou, associato a un penitenziario federale, per avere rivelato ai giornali la pratica della tortura dell'acqua, il "waterboarding". Il primo dipendente della Cia condannato non per doppiogiochismo, pertradimento, per intelligenza con il nemico. Ma per fuga di notizia. Neppure Daniel Ellsberg, che negliAnni 70 diffuse alla stampa dal Pentagono laverità sconvolgente sulla guerra in Vietnam scritta in tm rapporto ultraconfidenziale, fumai condannato. Ma la Cia è, dalla sua nascita sui resti dell'Oss, il servizio di intelligence creato nella Seconda Guerra Mondiale, la creatura che tutti odiano e della quale tutti hanno bisogno. Il suo rapporto sullo "stato del mondo" è la prima lettura di ogni presidente, da Truman in poi, al risveglio.I suoi direttori, scelticon criteri spesso sciaguratamente Mondo Universitario l ï ï a re u'D politici, variano con il mutare co, commerciale, economico, dei venti ideologici. Possono es- industriale, finanziario. I filmosere marionette politiche, coro e nicome Zero DarkThirty che in quel disastroso deputato Porter teoriavorrebbero esaltarne sueGoss voluto da Bush e rapida- cessi quali l'assassinio diBinLamente esonerato, ammiragli o den si ritorcono contro di essa, generalissimi come David Pe- scatenando polemiche e smentraeus, demolito dal proprio titesul] etorture, nmasoprattutto scandalo amoroso. A volte sono raccontando la ottusità burorispettabili professionisti della cratiche di questo ministero politica, come Leon Panetta, oscuro che soltanto la determiboss durante l'attacco a Osama, o come George Tenet, che guidava l'agenzia nelle ore angosciose del dopo 9/11. Fu colui che, sotto la pressione furiosa del vice di Bush, Cheney, e della sua gang di neo-con garantì al Presidente che trovare gli arsenali di Saddam in Iraq sarebbe stata «una schiacciata facile». Quando il nemico era ovvio, ed era di fatto l'immagine spenazione di una donna riesce a culare di sé nel palazzaccio della Lubjanka al centro di Mosca, smuovere. La domanda comincia a dila Cia si muoveva in un mondo inbianco enero, secondoilprin- ventare a che serva oggi la Cia, cipio del «chi non è con noi è con gli almeno 50 miliardi di budget e forse 20mila impiegati contro di noi», fosse nell'Africa diretti, cifre soltanto stimate, sub sahariana o in America Latiperché segrete, se non riesce na. neppure a proteggere i suoi. La Colossali errori di valutaziotragedia dell'ambasciatore Stene, costatimigliaiadivite amerivens edegli altriuominidella Cia cane per esempio in Corea, doa Bengasi è stata scaricata dalve l'agenzia assicurò che i cinesi l'opposizione repubblicana nel non sarebbero entrati in guerra, grembo diHillaryClintonperfefurono il prodotto di questa rire Obama. Ma a Washington si "tunnel vision", dell'ossessione sa che Stevens, ferro di lancia perla «minaccia rossa monoliti- dell'operazione per eliminare ca». Ma neppure quan do dall'u- Gheddafï, era nell'orbita della niverso alternativo affiorò, nell'agosto del 2001, l'avvertimento cheAl Qaeda stava preparando un'aggressione contro una città americana, le fu dato credito. Bush e Bice la ignorarono. In una capitale dove le agenzie di spionaggio brulicano etra breve ne nascerà un'altra sotto l'ala del Pentagono, oggi la missione della Cia è soprattutto quella di restare rilevante. La missione non è impossibile, è confusa. Il grande fiume della lotta contro i nemici rossi è divenuto una palude di mille rivoli oltre a quello ovvio dell'antiterrorismo, spionaggio tecnologi- umili segreti. Fu aperta un'inchiesta interna quando si seppe che la bevanda preferita dalle spie era l'ignobile "frappuccino". ® RIPRODUZJ ONE RISERVATA Cia e l'agguato contro di lui fu un'operazione chele spie americane non seppero anticipare. L'arrivo, se approvato dal Senato, di un ennesimo direttore perla "ditta", il settimo in appena dodici anni compresi due capi ad interim dimostra il livello di instabilità e di incertezza attorno alla fortezza sul Potomac, l'unico edificio governativo americano esentato dall'apertura alpubblico. Persino i carnerieri e i baristi della caffetteria Starbucks funzionante all'interno del castello sono reclutati e trattati come agenti, passibili di carcere se rivelano anche i più Pagina 7 rr (((f( l' r((ffrlllMl.l L] L'ABUSO DEI DRONI L'ATTACCO DI BENGASI LO SCANDALO PETRAEUS Polemiche sull'ampio uso da parte della Cia di aerei senza pilota per omicidi mirati in Yemen e Pakistan Agenzia sotto accusa per l'attacco in cui furono uccisi l'ambasciatore e altri tre americani, fra cui due agenti Cia Le dimissioni dei generale lasciano irrisolto il problema: ha passato all'amante informazioni riservate? Catena di comando L'agenzia Sede : Langley, Virginia NEW JERSEY DELAWARE Langley I *Washington D.C. MARYLAND WEST VIRGINIA + Ríchmond KENTUCKY VIRGINIA circa 2 0.000 dipendenti (stime) NORTH CAROLINA Fondazione 1947 (in sostituzione dell'OSS) ,Direzione Scienza, e Tecnologia Dirc l Intelligence Direzione Supporto DlicLiulte Operazioni Budget è un dato segreto, l'ultima cifra ufficiale è del 1998 e corrisponde a 26,7 r ìììarrfï dì dol Direttore ad interim Michael Morell Vicedirettore associato V. Sue Bromley I compiti della CIA Raccogliere informazioni che rivelino i progetti, le intenzioni e le capacità degli avversari Mondo Universitario Produrre analisi e dossier per il Presidente e i responsabili della sicurezza nazionale Condurre azioni segrete sotto la direzione dei Presidente per prevenire minacce Pagina 8 FEDERICO RAMPINI SE L'UNIVERSITÀ TRASLOCA SUL WEB n America è boom delle università online, il loro successo supera tutte le aspettative. E non si tratta più dei °diplomitici" che promettono lauree facili a chi non può frequentare. T nuovi protagonisti del settore sono consorzi formati dalle migliori università degli Stati Uniti, con docenti di altissimo livello. Il più importante di tutti, Coursera (nato da una costola della Stanford University), ha appena superato i due milioni di iscritti. E i nuovi studenti continuano a crescere al ri imo di 70.000 ogni settimana. Unico problema: nessuno tra gli accademici e i manager chele promuovono ancora ha capito come guadagnarci. Il modello delle università online infatti è fondato sulla gratuità. E un altro settore universitario, questo sì una macchina dei profitti, vede ridursi le aspettative. E il inondo dei Master in Business Admúnistration (Mba), ambiti da decenni perché spalancano le porte a posizioni di management e alti stipendi. Così era una volta, ma con la crisi anche i ti tolari di M11ba devono accora ten tarsi di posti meno brillanti e meno remunerati. E anche qui il problema è "l'equazione" economica: perchéun Mba dibuonlivello costa dai 50.000 dollari in su. Un investimento che un tempo aveva rendimenti certi, ora meno. Mondo Universitario Pagina 9 a Microsoft a Google, boom di traduttori Così la tecnologia scala la torre dí Babele ho ne e l'uomo parla ïn tutte le lingue DAL NOSTRO CORRISPONDENTE CSCHII ENRICO F LONDRA uando Rick Rabid, caro del dipartimento ricerche e sviluppo della Microsoft, ha parlato a una conferenza in Cina nello scorso ottobre, il suo discorso eraininglese.Malesueparole sono state tradotte simultaneamente in mandarino, prima come sottotitoli su uno schermo alle sue spalle, quindi daunavoce sintetica generata da un computer, che ha riprodotto in un'altra lingua non soltanto l'intervento del manager americano, bensì anche il suo caratteristico tono, le cadenze ele inflessioni dellavoce. Se il gigante informatico fondato da Bill Gates voleva colpire i padroni di casa cinesi, ci è certamente riuscito. La scommessa della Microsoft e dei suoi rivali è che in un giorno non lontano potremo fare tutti altrettanto, rendendo obsoleti gli interpreti, le lezioni di lingue straniere a scuola e i corsi estivi a Brighton per imparare l'idioma di Shakespeare, o qualsiasi altro. Succedeva in Star Trek, la serie televisiva di fantascienza degli anni 60, in cui il capitano Kirk, ogni volta che incontrava una specie aliena, indossava un Traduttore universale che scannerizzava il cervello degli extraterrestri trasformando i loro incomprensibili suoni in perfetto inglese, anzi americano, o meglio californiano. Ma la fantascienza, avverte il settimanale Economist, ha spesso l'abitudine di presagire la scienza: dai telefonini alle armi laser, gli esempi di nuove tecnologie ispirate da romanzi o film abbondano, da Jules Verne a Stanlev Kubrick. Nell'ultimo anno una serie di progressi segnalano che sembra avvicinarsi il momento anche perletraduzioni simultanee computerizzate.Ovvero perlaconquista della torre diBabele, restituendo all'u nmanitàlacapacità di coniprendersi avicenda (perlomeno a chi ha i soldi per comprare un computer utero uno sinartphone). WillPowell, un inventore inglese, ha approntato recentemente un congegno per tradurre una conversazione dall'inglese allo spagnolo, o viceversa: ma gli interlocutori devono essere pazienti, parlare lentamente, dotarsi di un telecomando connesso a un telefonino eindossare speciali occhialoni su cui leggono la traduzione in sottotitoli, come se guardassero un film straniero. La Ntt DotCoMo, gigante giapponese della telefonia mobile, ha fatto di meglio: èingrado di tradurreletelefonate dal giapponese all'inglese, al cinese, al coreano, e poi di trasformarle in voce sintetica, maschile o femminile a seconda delle esigenze, come quelle delle segreterie telefoniche con cui già discorriamo in mezzo mondo, digitando numeri per passare da una centralinista sintetica a un' al- tra, senza riuscire più a comunicare con un essere umano. La Microsoft è già capace di tradurre un discorso dando a unavoce sintetica il tono e le inflessioni di chi p arla in un'altra lingua (come ha fatto il suo manager alla conferenza di Pechino). E Google, confrontando ogni discorso con i miliardi di parole contenuti dai suoi software, riduce la probabilità di errore da una parola su quattro a una su otto. Di sbagli se ne fanno ancora tanti, naturalmente: è facile fraintendere, considerando che ogni lingua ha diverse regole gramma- ticali e mette le parole in fila con un ordine diverso. Quando poi noi esseri umaniparli amo uno sopra l'altro, in slang e in un luogo affollato, i traduttori simultanei non capiscono più niente. Ma quelli sviluppati negli ultimi mesi sono ancora soltanto dei prototipi. Prima o poi tutti, come il capitano di Star Trek, potremmo non avere più bisogno di imparare le lingue straniere. A patto di fidarsi ciecamente dei computer e affidare aloro le nostre conmunicazioni con le specie aliene, che siano inglesi, giapponesi o marziani. © RIPRODUZIONE RISERVATA F.. i Mondo Universitario Pagina 10 L'1 ' E TORE I GLESE Will Powell ha inventato un congegno che traduce dallo spagnolo all'inglese elaborando i sottotitoli al cellulare in tempo reale IL SERVIZIO GIAPPONESE La Ntt, colosso giapponese delle telecomunicazioni, ha introdotto un servizio che traduce le telefonate in inglese, cinese e coreano LA V(73E VIRTUALE Un software che elabora la traduzione e la diffonde con una voce sintetica è la soluzione che sta mettendo a punto Microsoft VERSIONE SCRITTA Google translate è il servizio di traduzione testuale più diffuso online. Mountain View lavora per rendere più accurate le traduzioni Mondo Universitario Pagina 11 LE IMPRESE, IL VOTO E IL RO DELL'ITALIA .......................................................................................................................................................... una poiiticaípdustTí'ale per un Paese nuovo di Giorgio Squinzi n anno difficile e impegnativo ci aspetta. Dovremo affrontare e vincere, lottando, sfide importanti per riprendere a crescere. La crisi deve trasformarsi nell'opportunità di fare dell'Italia un Paese diverso, con una visione chiara e condivisa di un futuro di miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro, soprattutto per i giovani. Serve uno scatto d'orgoglio che recuperi la tensione ideale, lo spirito costruttivo e le ragioni del fare che hanno segnato l'Italia del secondo dopoguerra. Una stagione nella quale una politica con la P maiuscola, cultura, iniziativa imprenditoriale e capacità esecutive si sommarono per liberare le energie vitali del Paese. In quella stagione la politica e gli uomini del fare portarono l'acqua dove non c'era, garantirono un sistema di infrastrutture, vollero che Mondo Universitario scuola, università e impresa dialogass ero. Attraverso uno sviluppo manifatturiero senza eguali consentirono all'economia italiana di crescere a ritmi così elevati da generare reddito, occupazione e realizzare un vero e proprio miracolo, trasformando l'Italia, in pochi decenni, nella quinta potenza economica mondiale. Oggi la questione della crescita del nostro Paese tocca noi industriali direttamente e a questa sfida tanti di noi hanno risposto assumendosi fino in fondo tutte le responsabilità, investendo in ricerca e in capitale umano, cercando e conquistando nuovi mercati. Ma al tempo stesso quello che stiamo vivendo tocca le ragioni costitutive dell'azione politica, che deve essere capace di eliminare i fardelli di una burocrazia ossessiva e di una pressione fiscale ormai intollerabile. Continua pagina 9 Pagina 12 Una polffip índustríale per un Paese nuovo Noi ci assumiamo le nostre responsabilità ma si eliminino i fardelli di una burocrazia e di una pressione fiscale intolle di Giorgio Squinzi Continua da pagina i imminente tornata elettorale sarà un banco di prova decisivo. La prossima legislatura dovrà essere contraddistinta da una ritrovata dialettica costruttiva fra le forze politiche. È fondamentale non cedere alle tentazioni dell'antipolitica, che ha solo contribuito ad allontanare i cittadini dalle Istituzioni. La società deve tornare ad avere fiducia nello Stato e PER UN FUTURO MENO AMARO PER I GIOVANI Vogliamo sottolineare che l'interesse generale coincide con il superamento di quei vincoli e pregiudizi che alimentano nei fatti una cultura anti industriale LA VIA PER RIDURRE LA PRESSIONE FISCALE Sono essenziali riforme, a partire da una seria revisione del titolo V, che mettano in discussione lo stesso perimetro dello Stato e ci conducano a un decentramento responsabile nei suoi rappresentanti, partecipando direttamente e attivamente alla costruzione di un modello sociale condiviso. Per questo ci aspettiamo che chi andrà a ricoprire cariche pubbliche, svolga il proprio ruolo con impegno, dedizioné e onestà. Dalle Istituzioni ci aspettiamo il buon esempio, ma anche le forze sociali sono chiamate a partecip are e contribuire al cambiamento•e al rilancio dell'Italia. Al mondo produttivo, in particolare, spetterà il ruolo di protagonista propulsivo dello sviluppo economico, sociale e civile. In questo impegno generale, è cruciale la credibilità internazionale, mantenendo saldo il legame con l'Europa e Mondo Universitario proponendoci come esempio da emulare e non più malato da guarire. I sacrifici che tutti noi abbiamo sopportato negli ultimi tempi con grande senso di responsabilità hanno scongiurato rischi di default. L'emergenza però non è ancora finita. Il tasso di disoccupazione potrebbe essere destinato a salire ancora, il debito pubblico ha superato i amila miliardi di euro e le tasse su cittadini e imprese che fanno fino in fondo il proprio dovere di contribuenti hanno raggiunto livelli insostenibili. Chi governerà il nostro Paese avrà il dovere di affrontare questi nodi e porre le basi per consentirci di competere ad armipari sui mercati globali. Senza questa capacità competitiva il destino è di un graduale impoverimento e la fuoriuscita dal novero delle grandi potenze economiche. Per questo è imprescindibile rimettere l'industria al centro dell'agenda del Paese. Le imprese sono il vero motore in grado di'costruire lavoro, progresso e sviluppo. Dall'industria viene l'8o% del nostro export, la maggior parte delle innovazioni e i posti di lavoro più qualificati e meglio remunerati. Sbaglia chi pensa che mettere l'impresa a fondamento delle politiche di crescita avvantaggi.solo gli imprenditori. Quando parliamo di politica industriale noi non chiediamo aiuti. Vogliamo piuttosto sottolineare che l'interesse generale coincide con il superamento di quei vincoli e pregiudizi che alimentano nei fatti una cultura anti industriale che mortifica le nostre potenzialità di crescita, rendendo più incerto e amaro il futuro dei nostri giovani. Se vogliamo avere un futuro non possiamo più permetterci un Paese in cui noi imprenditori siamo guardati con sospetto e non con il rispetto che è dovuto a chi costruisce benessere e occupazione. ' Da questa crisi dovrà uscire un Paese nuovo, nel quale la pubblica amministrazione non dreni risorse ai cittadini e alle imprese per nutrire apparati abnormi e, spesso, irresponsabili e inefficienti. All'opposto, lo Stato e l'amministrazione devono essere rivolti dalla politica al servizio dei cittadini e deve predominare la cultura del rispetto delle regole e della responsabilità. Per questo sono essenziali profonde riforme strutturali, a partire da una seria ili revisione del Titolo V della Costituzione, che mettano in discussione gli assetti istituzionali e lo stesso perimetro dello Stato e ci conducano ad un decentramento finalmente responsabile. Per questa via sarà possibile un taglio deciso, ma non lineare, della spesa e, quindi, una graduale riduzione della pressione fiscale. Solo così le imprese disporranno di maggiori risorse da investire per innovare e generare nuova e maggiore occupazione e saranno rilanciati i consumi. E fondamentale rendere più semplice la vita alle imprese attraverso unaburocrazia a supporto degli investimenti e non di ostacolo. Bisogna sfrondare e semplificare le migliaia di regole, spesso contraddittorie e incoerenti, e liberare le imprese dal costo e dagli oneri chela loro applicazione crea e che sono ignoti a chi opera in altri Paesi. Come possiamo pensare di tornare ad essere attrattivi per gli investimenti se i tempi di risposta della pubblica amministrazione sono biblici? O se le infrastrutture sono arretrate rispetto al fabbisogno, anche perché la loro realizzazione è molto lenta e costosa? Sono queste le future sfide della politica e, quindi, i temi di cui vogliamo sentire parlare durante la campagna elettorale. In questo quadro il mio impegno personale sarà di mantenere Confindustria il luogo in cui affrontare i temi cruciali per le imprese. La nostra Associazione sarà sempre una grande casa in cui tutti potranno formulare le proposte ed elaborare le azioni necessarie per essere, quanto e più di prima, parte attiva nella definizione delle priorità e delle linee di intervento dell'Italia. E lo faremo da subito, con un insieme di idee concrete e di obiettivi, che stiamo perfezionando, sui quali valuteremo sia i programmi elettorali, sia, soprattutto, l'operato del prossimo esecutivo. Con un monitoraggio costante e preciso, basato sui fatti e non sullo schieramento per l'una o l'altra parte. ® RIPRODUZIONE RISERVATA Pagina 13 La parte del leone. La percentuale di export italiano derivante daUindurtri a La sfi Chi governerà avrà il dovere di porre le basi per consentirci di competere ad armi pari sui mercati globali Il peso dell'industria Valore aggiunto nel manifatturiero in %sul totale, d ati2011 Germania --------- Italia - ---22 , 6 -16 , 0 Media eurozona ---- 16,0 Media Ue -- 15 , 4 S p a g na --- -- - 13 , 5 Regno Unito -- --------- ______10,9 Fra nci a- --- 10,1 Gre cia --------------------- 9,2 Fonte: Eurostat Mondo Universitario Pagina 14