Rassegna del 08/01/2013
INDICE RASSEGNA STAMPA
Rassegna del 08/01/2013
MONDO UNIVERSITARIO
Corriere Della Sera
08/01/13 P. 25
Lo sguardo cambia il canale Le novità della casa connessa
1
Manifesto
08/01/13 P. 5
La crisi delle libere professioni, nel 2011 calano gli abilitati del 7,5%
3
Manifesto
08/01/13 P. 15
Salviamo l'università pubblica
4
Repubblica
08/01/13 P. 1
Guidare la Cia al tempo delle macchine volanti
Vittorio Zucconi
Repubblica
08/01/13 P. 31
Se l'università trasloca sul web
Federico Rampini
Repubblica
08/01/13 P. 35
Uno smartphone e l'uomo parla in tutte le lingue
Enrico Franceschini
10
Sole 24 Ore
08/01/13 P. 1
Una politica industriale per un Paese nuovo
Giorgio Squinzi
12
Indice Rassegna Stampa
6
9
Pagina I
II Salone del futuro. Auto che seguono la strada e orologi che controllano mali e soclal network
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DAL NOSTRO INVIATO
LAS VEGAS - Di domotica,
ovvero del sogno della casa intelligente, si parla da almeno
un decennio. Diversi esempi sono già sul mercato. Ma negli ultimi anni i pezzi del puzzle stanno andando a posto. Da una parte le app per smartphone e tablet permettono di gestire i vari
dispositivi di cui una «casa digitale» necessita in maniera facile e meno costosa. Dall'altra c'è
la crescita e la disponibilità di
reti senza fili, wi-fi o cellulari.
Infine lo sviluppo del cosiddetto <dnternet delle cose»: oggetti
che comunicano con altri oggetti in maniera autonoma. E allora le luci del Consumer Electronics Show 2013 di Las Vegas si
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Con un tocco Dimostrazione su un 3M touch system da 84 pollici (foto Getty Images/Afp)
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A Las Vegas la lavatrice che «dialoga» con il forno
sono accese su decine di oggetti che promettono di rendere la
nostra vita più facile, più
«smart». Necessariamente più
«connessa» perché tutto passa
dalla rete e dalla rete trae forza.
In attesa delle mosse di Apple, da tempo attesa al varco
del lancio di una fantomatica
iTv, i coreani di Lg hanno aperto le danze: forno, lavatrice e frigo hanno schermi Lcd, comunicano tra loro (magari per non
funzionare tutti insieme e non
far saltare la luce) e possono essere controllati dalla tv. Televisione che con un «occhio elet-
Mondo Universitario
tronico» riconosce i gesti tracciati in aria dalla mano del suo
padrone sdraiato sul divano. I
cinesi di Haier propongono invece di sostituire il telecomando con lo sguardo: la tv legge i
movimenti delle pupille e cambia canale. Il controllo mentale
resta fantascienza ma in fondo
non manca molto. Quello che
una volta chiamavamo «piccolo schermo» è sempre meno
piccolo e sempre più evoluto.
C'è chi come Samsung o la già
citata Lg puntano sulla tecnologia Oled: schermi da almeno 55
pollici spessi come pochi fogli
di carta, 4 mm circa (se ne volete uno preparatevi a scucire almeno 8.ooo euro). E l'altissima
definizione è già tra noi: sono
circa una decina i marchi che al
Ces 2013 propongono modelli
di Ultra HDTV, formato che quadruplica il numero di pixel dei
televisori Full Hd oggi al top.
Se pensate che gli oggetti
«smart» si limitino all'ambito
domestico vi sbagliate. Uscendo di casa potrete presto dare
un'occhiata al vostro «smartwatch», la versione «intelligente»
del vecchio orologio. Progetti
come Pebble o l'italianissimo
Pagina 1
Pebble Watch
L'orologio
e lo smartphone
comunicano
Parrot Flower
Con un sensore
si controllano
i fattori che
determinano
la salute di una
pianta dal tablet
Olpc XO -4
Per dare un pc
a tutti i bambini
dei Paesi poveri
Mondo Universitario
i'm Watch (che lancia la seconda versione) promettono di
controllare dal polso posta e social network e anche di installare app per il fitness e altro.
In giardino potrete verificare
la salute delle vostre piante con
sensori quali Flower Power di
Parrot che invia il «referto» senza fili all'iPad.
In garage vi aspetta un auto
che non può rinunciare a farsi
più «smart» a sua volta. Modelli sempre più innervati dal digitale, capaci di offrire sicurezza e
una qualità dell'intrattenimento (video, musica, collegamento al web, mappe) a prova di futuro. Ma anche
prototipi degni
di un romanzo
di Philip K. Dick
o di Star Trek.
Audi presenta le
sue le sue «autonomous car» in tandem con Google: la Tts Robotic ha sensori
di prossimità e movimento che
permettono all'auto di seguire
la strada da sé. Toyota ha una
Lexus Ls 6ooh dalla capacità
analoghe: sa leggere i segnali
stradali e capire il comportamento delle altre vetture. Mercedes mostra una Classe S che
invece attiva freni e acceleratore in maniera automatizzata ma
lascia a chi guida il resto.
Per l'auto senza pilota c'è
tempo. Ma neanche poi così
tanto: i primi modelli potrebbero essere nei concessionari dal
2020.
P. Ott.
@pottolina
malditech.corriere.it
Pagina 2
PARTITE IVA • Crescono gli abbandoni dei laureati tra architetti e avvocati
La crisi delle libere professioni,
nel 2011 calano gli abilitati del 7,5%
Ro. Ci.
La crisi profonda in cui versano
le professioni intellettuali in
Italia è stata fotografata dai dati diffusi dall'Ufficio Statistiche del
Miur sui risultati degli esami di abilitazione delle professioni. Quest'anno ci saranno 56 mila nuovi professionisti che afferiranno ai 18 ordini
professionali e agli otto collegi esistenti, ma sono sempre di meno i laureati che scelgono di esercitare una
professione da avvocato, commercialista, architetto o ingegnere, psicologo o odontoiatra. Per il quinto anno
consecutivo, anche nel 2011 si è registrato un calo tra i laureati che preferiscono non sostenere l'esame di stato. La flessione è stata del 7,5%, ma
se si considera il ciclo medio iniziato
nel 2007 il dato assume un rilievo an cora più preoccupante. Il Ministero
dell'Istruzione parla di un calo del
21,6%. Questa situazione non è stata
provocata dalla difficoltà degli esami, che restano tra i più accessibili in
Europa, bensì dalla libera scelta dei
laureati di non concludere i tirocini
o le specializzazioni, spesso dopo
molti mesi passati negli studi come liberi professionisti a partita Iva che
svolgono un lavoro dipendente a tutti gli effetti. Vale la pena ricordare
che su questo sistematico abuso della partita Iva la riforma Fornero ha
cercato di intervenire imponendo
l'assunzione di questi «giovani» professionisti, anche se una circolare ministeriale del 28 dicembre scorso ha
escluso la sua applicazione proprio
agli iscritti degli ordini professionali.
Una beffa se si considerano le condizioni materiali di vita di quello che
solo difficilmente potrà essere anco-
ra considerato il «ceto medio» delle
professioni liberali, ma che in realtà
è sempre più un nuovo proletariato
cognitivo che afferisce al Quinto Stato. Un rapporto dell'Ires del 2011 su
un campione di 4 mila professionisti
condotto nello stesso periodo delle rilevazioni del Miur, ha dimostrato
che il 56,3% dei professionisti di area
giuridica lavora a partita Iva, come il
54,5% di quelli dell'area tecnica (architetti e ingegneri). Il 41,8% riceve
compensi a cadenza irregolare, mentre il reddito medio sfiora la soglia di
povertà. Secondo l'Ires il 44,6% non
superava nel 2011 i 15 mila euro lordi annui, poco più di 700 euro al mese. Il 23% percepiva meno di 10 mila
euro. Ragioni sufficienti per spiegare
l'esodo in atto tra gli architetti (nel
2011 hanno provato l'esame di stato
8.338 candidati, gli abilitati sono
4105). L'ordine di questa categoria registra un calo del 4% su 150 mila
iscritti nel 2011. Sono sempre di più i
giovani architetti che scelgono di abbandonare la professione per dedicarsi ad altro. Ancora più visibile è il
tasso di abbandono dei laureati tra
gli ingegneri. Complice anche il frazionamento dell'albo, dal 2007 il
15% dei laureati ha rinunciato all'esame di stato. Insomma la libera professione non garantisce più il riconoscimento sociale, anche perchè questi professionisti sopravvivono con
redditi molto bassi e sopportano il
peso crescente dei contributi previdenziali. Questa condizione è particolarmente esplosiva tra gli avvocati.
I numeri del mega-concorso del
2011 confermano che la categoria gode di grande salute: 230 mila sono gli
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Mondo Universitario
iscritti, addirittura in 30 mila hanno
partecipato all'esame di stato, a breve si prevede l'ingresso nella professione di ben 15 mila nuovi avvocati.
«Questi dati dimostrano che diventare oggi avvocati non significa essere
occupati come accadeva nel Novecento - afferma Valentina Restaino,
avvocatessa salernitana, tra le protagoniste di M.g.a., il movimento dei
giovani avvocati che ha rivoluzionato il modo di fare politica forense
con un gruppo facebook con 10 mila
iscritti - chi passerà l'esame sarà in
maggioranza meridionale. A Sud i
laureati in giurisprudenza sono legati all'immagine dell'avvocato con lo
studio dove mettere il parquet in radica di noce, compra una copia del
digesto per mettersela dietro la scrivania e ritiene di essere dispensatore
di verità giudiziarie». Questi giovani
avvocati, come i loro colleghi leggermente più anziani, verranno colpiti
dall'applicazione dell'articolo 21 della riforma forense da poco approvata. Gli iscritti all'Albo saranno obbligati a iscriversi alla Cassa Forense,
l'ente che eroga la pensione agli avvocati. «Per chi guadagna in media
meno di 15 mila euro all'anno - continua Restaino - sarà praticamente
impossibile versare ogni anno 3200
euro alla Cassa». Saranno almeno 30
mila gli avvocati a scegliere di abbandonare l'ordine. Una situazione non
troppo diversa da quanto accade da
anni nella maggior parte degli ordini
professionali. Anche per questa ragione i laureati in giurisprudenza, e
delle altre professioni intellettuali
scelgono di abbandonare. E chi resta, cosa fa? «Non è un mistero - conclude l'avvocatessa - raschia il barile. Ci sono casi di avvocati che chiedono 25 euro ai migranti per portare
a termine le pratiche sui permessi di
soggiorno. Tutto questo non corrisponde alla professione di avvocato
alla Calamandrei, però è un dato fondamentale per capire che questa professione va rivista oppure è morta».
Pagina 3
Salviamo
l'università,
pubblica
I
1 malato è terminale, la cura per uccidere l'Università
pubblica sta riuscendo. La
Legge di Stabilità mette in discussione la sopravvivenza stessa del sistema universitario nel
momento in cui fissa la quota
di incremento del Fondo di finanziamento ordinario delle
università a soli 100 milioni di
euro a fronte di 400 milioni di
euro di tagli già preventivati. I
finanziamenti necessari per il
pagamento degli stipendi al
personale sono di 6,62 miliardi
di euro mentre lo stato quest'anno trasferisce alle Università 6,6 miliardi. La differenza è
minima ma significativa poichè il Fondo questa volta non
basta a coprire gli stipendi e le
spese fisse.
La Conferenza dei Rettori
aveva chiesto al governo uno
stanziamento di 500 milioni di
euro come reintegro dei tagli
precedenti in modo da ipotizzare un sia pur irrisorio incremento perle spese di funzionamento. Ne sono stati assegnati all'Università solo 100 con un taglio effettivo di risorse del
-4,3%, un taglio superiore a
quello del 2011 (-3,8%). Se
c'era bisogno di una prova che
il governo Monti, il governo dei
professori, aveva un obiettivo
preciso - la destrutturazione
dell'università pubblica- la legge di stabilità l'ha definitivamente svelato. Con queste cifre
rischiano il default e il commissariamento almeno 20 università, in maggioranza meridionali.
Noi riteniamo che prima che
ciò avvenga sia necessario promuovere una mobilitazione a
difesa della sopravvivenza dell'università pubblica.
Noi chiediamo al futuro governo una ridefinizione delle
priorità economiche e politiche delineate nella legge di stabilità e riteniamo che sia possibile rifinanziare il sistema universitario come mostrano alcune delle voci di spesa: i 750 ml
di euro nel prossimo triennio
per il sistema Mose di Venezia; la spesa di 840 ml di euro
per il prossimo triennio e 150
ml per ciascuno degli anni dal'
2016 al 2029 per la Tav Torino-
Mondo Universitario
Lione; i circa 300 ml di euro
per la società Stretto di Messina Spa; il contributo straordinario di 0,8 milioni di euro annui a favore della Fondazione
Ebri; i 600 mila euro per l'Investment and Technology Promotion Office (Itpo/Unido) di
Roma e sono state pienamente rifinanziate le spese militari. A fronte di tutto questo non
si sono trovati 400 milioni di
euro per l'intero sistema universitario nazionale!
Noi lanciamo un appello alle
organizzazioni studentesche,
alle organizzazioni sindacali
universitarie, ai colleghi che
credono nella difesa dell'università pubblica, agli stessi Rettori perché firmino e appoggino questa richiesta di rientro
dai tagli previsti dalla legge di
stabilità.
Noi, come proponenti dell'appello e primi firmatari, riteniamo condizione minima e necessaria per ripartire nella discussione su una vera riforma
democratica dell'Università, la
garanzia di una sopravvivenza
ordinaria delle strutture.
Non siamo certo per una difesa dell'esistente ma per un rilancio dell'Università come bene pubblico. Come singoli siamo già intervenuti in altre occasioni per denunciare la logica
privatistica e verticistica della
legge Gelmini, ultimo atto di
un processo ventennale di trasformazione dell'Università da
bene pubblico in agenzia educativa al servizio di interessi baronali e confindustriali. In sostanza, nell'Università come
nella scuola, si toglie al pubblico per dare al privato come
strumento per costruire una società basata sulla competizione
e la selezione. Convinti, come
siamo, che sia necessario un
processo di revisione delle regole del sistema ma che questo
processo debba avvenire attraverso una consultazione dal
basso di tutte le componenti
nistro la convocazione degli
Stati Generali dell'Università.
A questo processo intendiamo offrire alcuni spunti di discussione. In merito al diritto
allo studio e alla ricerca, al funzionamento democratico delle
strutture, e al reclutamento e all'avanzamento nella carriera riteniamo che sia importante: 1)
Realizzare un vero diritto allo
studio, assicurando a tutti gli
studenti idonei la borsa di studio, aumentando e migliorando i servizi (biblioteche, aule, laboratori, ecc.) e le condizioni di
vita degli studenti (residenze,
mense, ecc.); 2) In alternativa
ai poteri estesi e antidemocratici del rettore e del Cda, rafforzare il Senato Accademico, direttamente eletto da tutte le componenti, con responsabilità della programmazione, del coordinamento e del controllo; 3) Introdurre meccanismi di reclutamento in ruolo che impediscano la cooptazione personale;
garantire un avanzamento di
carriera basato esclusivamente
su valutazioni individuali, all'interno di un ruolo unico della
docenza, senza distinzioni di
funzioni e di diritti e doveri, nel
quale comprendere gli attuali
ordinari, associati e ricercatori;
4) Azzerare l'operato e le strutture dell'Anvur per ripartire
con un diverso sistema di valu-
tazione, trasparente nelle nomine come nei processi di valutazione, volti a recuperare le criticità del sistema e non a penalizzarne le strutture.
Noi chiediamo a quanti sottoscrivono anche questa parte
dell'appello al futuro governo
di condividere con noi non necessariamente tutti i contenuti, ma la richiesta di un metodo di consultazione e di formazione delle leggi di riforma,
che tenga conto della voce e
dei saperi di chi nell'università
vive ed opera.
Hanno aderito: Maurizio
Matteuzzi, Alberto Burgio, Angelo d'Orsi, Tonino Perna, Giorgio Tassinari, Saverio Luzzi,
Mario Lavagetto, Elena Pulcini,
Adriano Prosperi, Raffaele Perrelli Preside Facoltà di Lettere e
Filosofia università della Calabria, Alberto Asor Rosa, Giuliano Volpe, Alberto Maria Banti,
Raffaele Simone, Gisèle Vanhese, Antonio Pioletti, Nadia Urbinati, Giorgio Inglese, Piero Di
Girolamo, Enzo Scandurra, Pasquale Colella, Ugo Leone, ,
Guerino D'Ignazio, Giuseppe
Roma, Paolo Veltri, CoNPass, rivista "il Tetto"
Per aderire all'appello le firme si raccolgono su:
www.docenti-preoccupati.it
www.amigi.org
Pagina 4
Alessandro Arienzo , Piero Bevilacqua,
Alberto Lucarelli , Ugo_ Olivieri
La cura per uccidere la formazione di Stato
sta funzionando: il Fondo quest'anno
non basterà a coprire gli stipendi e le spese
fisse. Per questo chiediamo al futuro governo
un cambio di priorità e lanciamo un appello
a tagliare i tagli. E aggiungiamo qualche
proposta per riformare gli atenei
Mondo Universitario
Pagina 5
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VITTORIO ZUCCONI
WASHINGTON
MMENSA e oscura compagnia teatrale allaricerca di un
autore e di un copione, la Cia
esiste in un «universo alternativo» come scrisse il Washington
Post. Si espande da vent'anni
senza sapere davvero dovevada.
Finita la Guerra Fredda e la quotidiana battaglia contro l'"`Impero del Male" e contro le talpe
rosse nei propri ranghi, la CentralIntelligence Agency avrà ora
un nuovo "pastore" per il proprio gregge di agenti, analisti,
funzionari, burocrati, barbe finte, piloti, ragionieri, avvocati,
soldati e, occasionalmente, specialistiinlavori "bagnati" e sporchi. Sarà quel John Brennan che
adora e predica l'uso dei robot
volanti chiamati "droni", i killer
senza rimorsi né coscienza.
Dunque uno specialista, e un
fautore, di macchine più che di
uomini. Alternativamente vista
come un invisibile colosso planetario con le dita in ogni angolo buio della storia, dalle elezioni italiane del 18 aprile 1948 al
rovesciamento di Gheddafi nel
2011 o come ilmozzo maldestro
da prendere a pubbliche scudisciate quanto l'America sbanda,
la ditta, la "finn" come viene
chiamata, rimane un mistero
chiuso dentro un enigma.
SEGUE A PAGINA 15
CON UN ARTICOLO
DI FEDERICO RAMPINI
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WASHINGTON
EPPURE se campassi 100 anni riuscirei a sapere tutto
quello che la Cia fa e sa» disse
non uno qualunque, ma l'allora
direttore Robert Gates in un'intervista. Anche per chi la dovrebbe guidare e per i presidenti che da decenni tentano invano di trovare un successore stabileaFosterDulles,ilprimo evero "pastore", l'agenziahapiùsegreti di quanti essa stessa
conosca.
Trapochigiorni, i125 gennaio,
"TheAgency" subirà anchel'imbarazzo di vedere un proprio
funzionario pluridecorato,
John Kiriakou, associato a un
penitenziario federale, per avere rivelato ai giornali la pratica
della tortura dell'acqua, il "waterboarding". Il primo dipendente della Cia condannato non
per doppiogiochismo, pertradimento, per intelligenza con il
nemico. Ma per fuga di notizia.
Neppure Daniel Ellsberg, che
negliAnni 70 diffuse alla stampa
dal Pentagono laverità sconvolgente sulla guerra in Vietnam
scritta in tm rapporto ultraconfidenziale, fumai condannato.
Ma la Cia è, dalla sua nascita
sui resti dell'Oss, il servizio di intelligence creato nella Seconda
Guerra Mondiale, la creatura
che tutti odiano e della quale
tutti hanno bisogno. Il suo rapporto sullo "stato del mondo" è
la prima lettura di ogni presidente, da Truman in poi, al risveglio.I suoi direttori, scelticon
criteri spesso sciaguratamente
Mondo Universitario
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politici, variano con il mutare co, commerciale, economico,
dei venti ideologici. Possono es- industriale, finanziario. I filmosere marionette politiche, coro e nicome Zero DarkThirty che in
quel disastroso deputato Porter teoriavorrebbero esaltarne sueGoss voluto da Bush e rapida- cessi quali l'assassinio diBinLamente esonerato, ammiragli o den si ritorcono contro di essa,
generalissimi come David Pe- scatenando polemiche e smentraeus, demolito dal proprio titesul] etorture, nmasoprattutto
scandalo amoroso. A volte sono raccontando la ottusità burorispettabili professionisti della cratiche di questo ministero
politica, come Leon Panetta, oscuro che soltanto la determiboss durante l'attacco a Osama,
o come George Tenet, che guidava l'agenzia nelle ore angosciose del dopo 9/11. Fu colui
che, sotto la pressione furiosa
del vice di Bush, Cheney, e della
sua gang di neo-con garantì al
Presidente che trovare gli arsenali di Saddam in Iraq sarebbe
stata «una schiacciata facile».
Quando il nemico era ovvio,
ed era di fatto l'immagine spenazione di una donna riesce a
culare di sé nel palazzaccio della Lubjanka al centro di Mosca, smuovere.
La domanda comincia a dila Cia si muoveva in un mondo
inbianco enero, secondoilprin- ventare a che serva oggi la Cia,
cipio del «chi non è con noi è con gli almeno 50 miliardi di
budget e forse 20mila impiegati
contro di noi», fosse nell'Africa
diretti, cifre soltanto stimate,
sub sahariana o in America Latiperché segrete, se non riesce
na.
neppure a proteggere i suoi. La
Colossali errori di valutaziotragedia dell'ambasciatore Stene, costatimigliaiadivite amerivens edegli altriuominidella Cia
cane per esempio in Corea, doa Bengasi è stata scaricata dalve l'agenzia assicurò che i cinesi l'opposizione repubblicana nel
non sarebbero entrati in guerra, grembo diHillaryClintonperfefurono il prodotto di questa rire Obama. Ma a Washington si
"tunnel vision", dell'ossessione sa che Stevens, ferro di lancia
perla «minaccia rossa monoliti- dell'operazione per eliminare
ca». Ma neppure quan do dall'u- Gheddafï, era nell'orbita della
niverso alternativo affiorò, nell'agosto del 2001, l'avvertimento cheAl Qaeda stava preparando un'aggressione contro una
città americana, le fu dato credito. Bush e Bice la ignorarono.
In una capitale dove le agenzie di spionaggio brulicano etra
breve ne nascerà un'altra sotto
l'ala del Pentagono, oggi la missione della Cia è soprattutto
quella di restare rilevante. La
missione non è impossibile, è
confusa. Il grande fiume della
lotta contro i nemici rossi è divenuto una palude di mille rivoli
oltre a quello ovvio dell'antiterrorismo, spionaggio tecnologi-
umili segreti. Fu aperta un'inchiesta interna quando si seppe
che la bevanda preferita dalle
spie era l'ignobile "frappuccino".
® RIPRODUZJ ONE RISERVATA
Cia e l'agguato contro di lui fu
un'operazione chele spie americane non seppero anticipare.
L'arrivo, se approvato dal Senato, di un ennesimo direttore
perla "ditta", il settimo in appena dodici anni compresi due capi ad interim dimostra il livello
di instabilità e di incertezza attorno alla fortezza sul Potomac,
l'unico edificio governativo
americano esentato dall'apertura alpubblico. Persino i carnerieri e i baristi della caffetteria
Starbucks funzionante all'interno del castello sono reclutati e
trattati come agenti, passibili di
carcere se rivelano anche i più
Pagina 7
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L'ABUSO DEI DRONI
L'ATTACCO DI BENGASI
LO SCANDALO PETRAEUS
Polemiche sull'ampio uso da parte
della Cia di aerei senza pilota per
omicidi mirati in Yemen e Pakistan
Agenzia sotto accusa per l'attacco in
cui furono uccisi l'ambasciatore e altri
tre americani, fra cui due agenti Cia
Le dimissioni dei generale lasciano
irrisolto il problema: ha passato
all'amante informazioni riservate?
Catena di comando
L'agenzia
Sede : Langley, Virginia
NEW JERSEY
DELAWARE
Langley I
*Washington D.C.
MARYLAND
WEST
VIRGINIA
+ Ríchmond
KENTUCKY
VIRGINIA
circa 2 0.000
dipendenti (stime)
NORTH CAROLINA
Fondazione
1947
(in sostituzione
dell'OSS)
,Direzione Scienza,
e Tecnologia
Dirc l
Intelligence
Direzione
Supporto
DlicLiulte
Operazioni
Budget
è un dato segreto, l'ultima cifra ufficiale
è del 1998 e corrisponde a 26,7 r ìììarrfï dì dol
Direttore ad interim
Michael Morell
Vicedirettore associato
V. Sue Bromley
I compiti della CIA
Raccogliere informazioni
che rivelino i progetti,
le intenzioni e le capacità
degli avversari
Mondo Universitario
Produrre analisi e dossier
per il Presidente
e i responsabili
della
sicurezza nazionale
Condurre
azioni segrete sotto
la direzione dei Presidente
per prevenire minacce
Pagina 8
FEDERICO RAMPINI
SE L'UNIVERSITÀ TRASLOCA SUL WEB
n America è boom delle università online, il loro successo
supera tutte le aspettative. E non si tratta più dei °diplomitici" che promettono lauree facili a chi non può frequentare. T nuovi protagonisti del settore sono consorzi formati dalle migliori università degli Stati Uniti, con docenti di
altissimo livello. Il più importante di tutti, Coursera (nato da
una costola della Stanford University), ha appena superato i
due milioni di iscritti. E i nuovi studenti continuano a crescere al ri imo di 70.000 ogni settimana. Unico problema: nessuno tra gli accademici e i manager chele promuovono ancora
ha capito come guadagnarci. Il modello delle università online infatti è fondato sulla gratuità. E un altro settore universitario, questo sì una macchina dei profitti, vede ridursi le
aspettative. E il inondo dei Master in Business Admúnistration (Mba), ambiti da decenni perché spalancano le porte a
posizioni di management e alti stipendi. Così era una volta,
ma con la crisi anche i ti tolari di M11ba devono accora ten tarsi di
posti meno brillanti e meno remunerati. E anche qui il problema è "l'equazione" economica: perchéun Mba dibuonlivello costa dai 50.000 dollari in su. Un investimento che un
tempo aveva rendimenti certi, ora meno.
Mondo Universitario
Pagina 9
a Microsoft a Google, boom di traduttori
Così la tecnologia scala la torre dí Babele
ho
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e l'uomo parla
ïn tutte le lingue
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
CSCHII
ENRICO F
LONDRA
uando Rick Rabid, caro del dipartimento ricerche e sviluppo della
Microsoft, ha parlato a
una conferenza in Cina nello scorso ottobre, il suo discorso eraininglese.Malesueparole sono state tradotte simultaneamente in mandarino, prima
come sottotitoli su uno schermo
alle sue spalle, quindi daunavoce
sintetica generata da un computer, che ha riprodotto in un'altra
lingua non soltanto l'intervento
del manager americano, bensì
anche il suo caratteristico tono, le
cadenze ele inflessioni dellavoce.
Se il gigante informatico fondato
da Bill Gates voleva colpire i padroni di casa cinesi, ci è certamente riuscito. La scommessa della
Microsoft e dei suoi rivali è che in
un giorno non lontano potremo
fare tutti altrettanto, rendendo
obsoleti gli interpreti, le lezioni di
lingue straniere a scuola e i corsi
estivi a Brighton per imparare l'idioma di Shakespeare, o qualsiasi
altro.
Succedeva in Star Trek, la serie
televisiva di fantascienza degli anni 60, in cui il capitano Kirk, ogni
volta che incontrava una specie
aliena, indossava un Traduttore
universale che scannerizzava il
cervello degli extraterrestri trasformando i loro incomprensibili
suoni in perfetto inglese, anzi
americano, o meglio californiano.
Ma la fantascienza, avverte il settimanale Economist, ha spesso
l'abitudine di presagire la scienza:
dai telefonini alle armi laser, gli
esempi di nuove tecnologie ispirate da romanzi o film abbondano, da Jules Verne a Stanlev Kubrick. Nell'ultimo anno una serie
di progressi segnalano che sembra avvicinarsi il momento anche
perletraduzioni simultanee computerizzate.Ovvero perlaconquista della torre diBabele, restituendo all'u nmanitàlacapacità di coniprendersi avicenda (perlomeno a
chi ha i soldi per comprare un
computer
utero uno sinartphone).
WillPowell, un inventore inglese, ha approntato recentemente
un congegno per tradurre una
conversazione dall'inglese allo
spagnolo, o viceversa: ma gli interlocutori devono essere pazienti, parlare lentamente, dotarsi di
un telecomando connesso a un
telefonino eindossare speciali occhialoni su cui leggono la traduzione in sottotitoli, come se guardassero un film straniero. La Ntt
DotCoMo, gigante giapponese
della telefonia mobile, ha fatto di
meglio: èingrado di tradurreletelefonate dal giapponese all'inglese, al cinese, al coreano, e poi di
trasformarle in voce sintetica,
maschile o femminile a seconda
delle esigenze, come quelle delle
segreterie telefoniche con cui già
discorriamo in mezzo mondo, digitando numeri per passare da
una centralinista sintetica a un' al-
tra, senza riuscire più a comunicare con un essere umano. La Microsoft è già capace di tradurre un
discorso dando a unavoce sintetica il tono e le inflessioni di chi p arla in un'altra lingua (come ha fatto il suo manager alla conferenza
di Pechino). E Google, confrontando ogni discorso con i miliardi
di parole contenuti dai suoi
software, riduce la probabilità di
errore da una parola su quattro a
una su otto.
Di sbagli se ne fanno ancora
tanti, naturalmente: è facile fraintendere, considerando che ogni
lingua ha diverse regole gramma-
ticali e mette le parole in fila con
un ordine diverso. Quando poi
noi esseri umaniparli amo uno sopra l'altro, in slang e in un luogo
affollato, i traduttori simultanei
non capiscono più niente. Ma
quelli sviluppati negli ultimi mesi
sono ancora soltanto dei prototipi. Prima o poi tutti, come il capitano di Star Trek, potremmo non
avere più bisogno di imparare le
lingue straniere. A patto di fidarsi
ciecamente dei computer e affidare aloro le nostre conmunicazioni con le specie aliene, che siano
inglesi, giapponesi o marziani.
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F..
i
Mondo Universitario
Pagina 10
L'1 ' E TORE I GLESE
Will Powell ha inventato
un congegno che traduce
dallo spagnolo all'inglese
elaborando i sottotitoli
al cellulare in tempo reale
IL SERVIZIO GIAPPONESE
La Ntt, colosso giapponese
delle telecomunicazioni,
ha introdotto un servizio
che traduce le telefonate
in inglese, cinese e coreano
LA V(73E VIRTUALE
Un software che elabora
la traduzione e la diffonde
con una voce sintetica
è la soluzione che sta
mettendo a punto Microsoft
VERSIONE SCRITTA
Google translate è il servizio
di traduzione testuale più
diffuso online. Mountain
View lavora per rendere
più accurate le traduzioni
Mondo Universitario
Pagina 11
LE IMPRESE, IL VOTO E IL
RO DELL'ITALIA
..........................................................................................................................................................
una poiiticaípdustTí'ale
per un Paese nuovo
di Giorgio Squinzi
n anno difficile e
impegnativo ci aspetta.
Dovremo affrontare e
vincere, lottando, sfide
importanti per riprendere a
crescere. La crisi deve
trasformarsi nell'opportunità
di fare dell'Italia un Paese
diverso, con una visione chiara
e condivisa di un futuro di
miglioramento delle
condizioni di vita e di lavoro,
soprattutto per i giovani. Serve
uno scatto d'orgoglio che
recuperi la tensione ideale, lo
spirito costruttivo e le ragioni
del fare che hanno segnato
l'Italia del secondo
dopoguerra. Una stagione
nella quale una politica con la P
maiuscola, cultura, iniziativa
imprenditoriale e capacità
esecutive si sommarono per
liberare le energie vitali del
Paese. In quella stagione la
politica e gli uomini del fare
portarono l'acqua dove non
c'era, garantirono un sistema di
infrastrutture, vollero che
Mondo Universitario
scuola, università e impresa
dialogass ero. Attraverso uno
sviluppo manifatturiero senza
eguali consentirono
all'economia italiana di
crescere a ritmi così elevati da
generare reddito, occupazione
e realizzare un vero e proprio
miracolo, trasformando l'Italia,
in pochi decenni, nella quinta
potenza economica mondiale.
Oggi la questione della
crescita del nostro Paese tocca
noi industriali direttamente e a
questa sfida tanti di noi hanno
risposto assumendosi fino in
fondo tutte le responsabilità,
investendo in ricerca e in
capitale umano, cercando e
conquistando nuovi mercati.
Ma al tempo stesso quello che
stiamo vivendo tocca le ragioni
costitutive dell'azione politica,
che deve essere capace di
eliminare i fardelli di una
burocrazia ossessiva e di una
pressione fiscale ormai
intollerabile.
Continua
pagina 9
Pagina 12
Una polffip índustríale per un Paese nuovo
Noi ci assumiamo le nostre responsabilità ma si eliminino i fardelli di una burocrazia e di una pressione fiscale intolle
di Giorgio Squinzi
Continua da pagina i
imminente tornata elettorale
sarà un banco di prova decisivo. La prossima legislatura dovrà essere contraddistinta da
una ritrovata dialettica costruttiva fra le
forze politiche. È fondamentale non cedere alle tentazioni dell'antipolitica,
che ha solo contribuito ad allontanare i
cittadini dalle Istituzioni. La società deve tornare ad avere fiducia nello Stato e
PER UN FUTURO MENO AMARO PER I GIOVANI
Vogliamo sottolineare che
l'interesse generale coincide con
il superamento di quei vincoli e
pregiudizi che alimentano nei
fatti una cultura anti industriale
LA VIA PER RIDURRE LA PRESSIONE FISCALE
Sono essenziali riforme, a partire
da una seria revisione del titolo V,
che mettano in discussione lo stesso
perimetro dello Stato e ci conducano
a un decentramento responsabile
nei suoi rappresentanti, partecipando direttamente e attivamente alla costruzione di un modello sociale condiviso. Per
questo ci aspettiamo che chi andrà a ricoprire cariche pubbliche, svolga il proprio ruolo con impegno, dedizioné e
onestà. Dalle Istituzioni ci aspettiamo il
buon esempio, ma anche le forze sociali
sono chiamate a partecip are e contribuire al cambiamento•e al rilancio dell'Italia. Al mondo produttivo, in particolare,
spetterà il ruolo di protagonista propulsivo dello sviluppo economico, sociale e
civile. In questo impegno generale, è cruciale la credibilità internazionale, mantenendo saldo il legame con l'Europa e
Mondo Universitario
proponendoci come esempio da emulare e non più malato da guarire.
I sacrifici che tutti noi abbiamo sopportato negli ultimi tempi con grande
senso di responsabilità hanno scongiurato rischi di default. L'emergenza però
non è ancora finita. Il tasso di disoccupazione potrebbe essere destinato a salire
ancora, il debito pubblico ha superato i
amila miliardi di euro e le tasse su cittadini e imprese che fanno fino in fondo il
proprio dovere di contribuenti hanno
raggiunto livelli insostenibili.
Chi governerà il nostro Paese avrà il
dovere di affrontare questi nodi e porre
le basi per consentirci di competere ad
armipari sui mercati globali. Senza questa capacità competitiva il destino è di
un graduale impoverimento e la fuoriuscita dal novero delle grandi potenze
economiche.
Per questo è imprescindibile rimettere l'industria al centro dell'agenda del
Paese. Le imprese sono il vero motore in
grado di'costruire lavoro, progresso e
sviluppo. Dall'industria viene l'8o% del
nostro export, la maggior parte delle innovazioni e i posti di lavoro più qualificati e meglio remunerati. Sbaglia chi
pensa che mettere l'impresa a fondamento delle politiche di crescita avvantaggi.solo gli imprenditori. Quando parliamo di politica industriale noi non
chiediamo aiuti. Vogliamo piuttosto sottolineare che l'interesse generale coincide con il superamento di quei vincoli e
pregiudizi che alimentano nei fatti una
cultura anti industriale che mortifica le
nostre potenzialità di crescita, rendendo più incerto e amaro il futuro dei nostri giovani. Se vogliamo avere un futuro non possiamo più permetterci un Paese in cui noi imprenditori siamo guardati con sospetto e non con il rispetto che è
dovuto a chi costruisce benessere e occupazione.
'
Da questa crisi dovrà uscire un Paese
nuovo, nel quale la pubblica amministrazione non dreni risorse ai cittadini e alle
imprese per nutrire apparati abnormi e,
spesso, irresponsabili e inefficienti.
All'opposto, lo Stato e l'amministrazione devono essere rivolti dalla politica al
servizio dei cittadini e deve predominare la cultura del rispetto delle regole e
della responsabilità.
Per questo sono essenziali profonde riforme strutturali, a partire da una seria
ili
revisione del Titolo V della Costituzione, che mettano in discussione gli assetti
istituzionali e lo stesso perimetro dello
Stato e ci conducano ad un decentramento finalmente responsabile. Per questa
via sarà possibile un taglio deciso, ma
non lineare, della spesa e, quindi, una graduale riduzione della pressione fiscale.
Solo così le imprese disporranno di maggiori risorse da investire per innovare e
generare nuova e maggiore occupazione
e saranno rilanciati i consumi. E fondamentale rendere più semplice la vita alle
imprese attraverso unaburocrazia a supporto degli investimenti e non di ostacolo. Bisogna sfrondare e semplificare le
migliaia di regole, spesso contraddittorie e incoerenti, e liberare le imprese dal
costo e dagli oneri chela loro applicazione crea e che sono ignoti a chi opera in
altri Paesi. Come possiamo pensare di
tornare ad essere attrattivi per gli investimenti se i tempi di risposta della pubblica amministrazione sono biblici? O se le
infrastrutture sono arretrate rispetto al
fabbisogno, anche perché la loro realizzazione è molto lenta e costosa? Sono
queste le future sfide della politica e,
quindi, i temi di cui vogliamo sentire parlare durante la campagna elettorale.
In questo quadro il mio impegno personale sarà di mantenere Confindustria
il luogo in cui affrontare i temi cruciali
per le imprese. La nostra Associazione
sarà sempre una grande casa in cui tutti
potranno formulare le proposte ed elaborare le azioni necessarie per essere,
quanto e più di prima, parte attiva nella
definizione delle priorità e delle linee di
intervento dell'Italia. E lo faremo da subito, con un insieme di idee concrete e
di obiettivi, che stiamo perfezionando,
sui quali valuteremo sia i programmi
elettorali, sia, soprattutto, l'operato del
prossimo esecutivo. Con un monitoraggio costante e preciso, basato sui fatti e
non sullo schieramento per l'una o l'altra parte.
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La parte del leone.
La percentuale di export italiano
derivante daUindurtri a
La sfi Chi governerà avrà il dovere di porre le basi
per consentirci di competere ad armi pari sui mercati globali
Il peso dell'industria
Valore aggiunto nel manifatturiero in %sul
totale, d ati2011
Germania ---------
Italia
-
---22 , 6
-16 , 0
Media eurozona ----
16,0
Media Ue --
15 , 4
S p a g na
---
-- - 13 , 5
Regno Unito -- ---------
______10,9
Fra nci a-
--- 10,1
Gre cia
---------------------
9,2
Fonte: Eurostat
Mondo Universitario
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