primo piano Metodo Stamina facciamo chiarezza Il caso della bambina affetta da una grave malattia genetica curata con le cellule staminali ha riempito le pagine dei giornali. Spesso però ci si lascia sopraffare dalla commozione e si danno giudizi senza conoscere realmente l’intera vicenda. Proviamo allora a cercare di capire qualcosa di più 28 Lo specialista Il professor Michele De Luca è ordinario di biochimica all’Università di Modena e Reggio Emilia, direttore del Centro di medicina rigenerativa Stefano Ferrari e del Centro interdipartimentale cellule staminali e medicina rigenerativa. Considerato il massimo esperto mondiale nel campo dell’applicazione clinica delle cellule staminali degli epiteli di rivestimento, ha per primo messo a punto, assieme alla professoressa Graziella Pellegrini, colture di cellule staminali limbocorneali per la rigenerazione della cornea, una tecnica oggi applicata in tutto il mondo, in grado di restituire la vista a malati con gravi ustioni della superficie oculare. I l 21 marzo scorso, un de creto legge approvato dal Consiglio dei ministri ha di fatto concesso di por tare a termine la cura con il cosiddetto metodo Stamina a chiunque l’avesse cominciata e non avesse finora subìto gravi effetti collaterali. Secondo Re nato Balduzzi, ministro della salute all’epoca dei fatti, il provvedimento è stato dettato dal principio etico per cui un trattamento sanitario già av viato, che non sembra presen tare controindicazioni, non deve essere interrotto. Tale presa di posizione ha scatenato critiche feroci, anche a livel lo internazionale, e sospiri di sollievo in tante altre persone, soprattutto nei genitori dei bambini affetti da malattie ra re e incurabili che hanno visto in tale metodo un’ancora di salvezza a cui aggrappare le proprie speranze. Per l’ex mi nistro Balduzzi, insomma, questo era un atto dovuto, per togliere alle aule dei tribunali e ai giudici il peso di interpre tare una legge sul cosiddetto “uso compassionevole dei farmaci”, che dava adito a co sì tante contraddizioni da con sentire ad alcuni malati di accedere alla cura e ad altri no. In tale decreto, però, non sta scritto da nessuna parte che si riconosce ufficialmente la validità del metodo in que stione: si afferma soltanto che chi ha cominciato un percorso terapeutico, qualunque esso sia, lo può portare a termine. E, per il futuro, si promettono linee guida e controlli, non si sa bene però quando e come. Se da un lato il decreto pare salvare capra e cavoli, toglien do definitivamente questi e altri casi dalle mani della giu risprudenza, dall’altro apre a vecchi e nuovi interrogativi, molti dei quali pesantissimi. L’inizio della vicenda A decisione presa e a caos me diatico calato di tono, per gli spettatori che hanno assistito confusi all’intera vicenda le prime questioni sul tavolo sono scontate: chi sono i veri buoni e i veri cattivi in tutta questa storia, se così si può banalizza re? Perché il Ministero, almeno in un primo momento, e tanti scienziati che lavorano quoti dianamente con le staminali hanno fatto muro contro il me todo Stamina? Ma se questi bambini non hanno più nulla da perdere, che cosa costava tentare il tutto per tutto e ali mentare per lo meno la speran za? Quanta parte ha avuto l’e motività e quanta la ragionevo lezza e il buonsenso? E adesso, soprattutto, che cosa succede rà? Per dare una risposta a questi e ad altri quesiti, comin ciamo con un veloce riassunto della faccenda. Da alcuni loca li degli Spedali civili di Bre scia, il professor Davide Vannoni, direttore della Fondazione Stamina, afferma di poter curare numerose malattie, soprattutto quel le neurodegenerative* come le paralisi, le sindromi neurologi che e alcune malattie congeni te. Appena la notizia si sparge, aumentano le persone che vor rebbero approfittarne per stare meglio o addirittura guarire. Ma come mai un privato può usufruire di una struttura pub blica per somministrare la sua cura, fra l’altro brevettata? Cure compassionevoli? L’appiglio è dato proprio dalla legge italiana che, con il de creto ministeriale 8 maggio 2003 “Uso terapeutico di me dicinale sottoposto a speri mentazione clinica”, prevede che farmaci sperimentali ita liani o stranieri possano es sere somministrati ad amma lati che non hanno altre risor se, sempre che le probabilità rischio/beneficio appaiano Una storia esemplare A chi pensa che nel nostro Paese non esista una ricerca seria, che non promette ciò che non può mantenere ma che, quando cura, cura davvero, basterebbe questa storia. Sebastian è un bambino statunitense nato con una forma di immunodeficienza ereditaria gravissima, l’Ada-Scid*. La sua malattia non gli permetteva di uscire all’aria aperta e di giocare con gli altri bambini, perché anche un minimo contatto con l’esterno sarebbe stato per lui letale. Grazie alla ricerca Telethon, ora Sebastian ha nove anni e vive una vita normale. Dopo aver superato con successo l’intervento di terapia genica condotto in Italia all’Istituto Telethon di Milano, il bimbo ha potuto per la prima volta andare al cinema, fare una passeggiata in un parco, organizzare con i genitori un picnic all’aperto. «Sebastian adesso è felice» racconta la mamma. «È un bambino come tutti gli altri e fa tantissime cose che prima non poteva fare». La vera ricerca resta molto importante per le persone come Sebastian, che aspettano ancora una cura autentica. 29 metodo stamina: facciamo chiarezza favorevoli. «Ma il metodo Van noni non dovrebbe essere in alcun modo considerato una cura compassionevole sempli cemente perché è una noncura, a base di cellule non identificate né caratterizzate, coltivate in laboratori non qualificati e somministrate in malattie per le quali non esiste neanche una motivazione per una cura con le stesse» afferma il professor Michele De Luca, che si occupa da oltre 25 anni di terapie cellulari per malattie rare. «Per rientrare nella cate goria di cura compassionevole, un qualsiasi farmaco (inclusa la coltura di cellule), ancorché non formalmente autorizzato, deve aver intrapreso un iter regolatorio e autorizzativo ben preciso, che prevede stu di preclinici e sperimentazioni cliniche di Fase I/II*, che dia già indicazioni sia sulla sua sicurezza sia sulla sua effica cia. Questa cosiddetta cura non solo non è sostenuta da alcuna evidenza di efficacia per le patologie per le quali è proposta, ma non ha dato alcu na evidenza di essere sicura. In sostanza, non si ha alcun dato sul rapporto rischio/beneficio di questa pseudoterapia». I primi dubbi: parte l’inchiesta E, in effetti, su tale cura co mincia anche a sorgere qual che interrogativo già dal 2009, quando i familiari di alcune persone prese in cura da Van noni non vedono alcun miglioramento nel decorso della malattia, nonostante le migliaia di euro sborsate. Anche sulla figura del professore c’è qualche ombra. Perché Davide Vannoni è sì docente, ma di Scienze cognitive alla Facoltà di lingue e letterature stra- dell’Università di Udine e la sua attività scientifica si limita a tre pubblicazioni nel medesimo ambito scientifico. Che c’entrerebbe, quindi, con queste cose? Anche l’Istituto niere superiore di sanità esprime su questo metodo, in cui non vede alcuna base scientifica. Parte così l’inchiesta del pm Antonio Guariniello, che muoverà i Nas (Nuclei antisofisticazione dei Carabinieri) e l’Aifa (l’Agenzia italiana del farmaco) che, a lo ro volta, scopriranno numerose irregolarità, non solo dal punto di vista amministrativo. Mentre l’inchiesta fa il suo cor so, la cura Stamina continua a parecchie perplessità Che cosa sono le staminali? Le staminali sono cellule immature, non ancora specializzate e senza una funzione specifica, presenti nell’organismo. Sono in grado di proliferare, dando origine a diversi tipi di cellule. Si definiscono totipotenti le cellule staminali che possono dar luogo a tutti i tessuti, multipotenti quelle che possono dar luogo ad alcuni tipi di cellule o tessuti, unipotenti quelle che possono dar luogo soltanto a un tipo cellulare. Le staminali embrionali sono totipotenti e sono quelle che costituiscono l’embrione nelle primissime fasi di sviluppo. Quelle adulte sono invece multi potenti (come quelle ema topoietiche e mesenchimali) o unipotenti (come le epiteliali) e si trovano nel midollo osseo, nel cordone ombelicale e, in genere, nei tessuti dell’organismo già formato. Le embrionali hanno alte capacità di proliferazione, perciò sono molto richieste per uso terapeutico. Le cellule staminali adulte provvedono invece al mantenimento dei tessuti e alla loro eventuale riparazione, ma le loro capacità sono limitate. essere somministrata su ordine dei tribunali, con provvedimen to d’urgenza. La motivazione è la medesima che permetteva la pratica nell’ospedale bresciano: l’interpretazione della legge sulle “cure compassionevoli”. Dall’ispezione al laboratorio di Vannoni, però, emergono fatti gravissimi: i campioni di cellu le sono conservati in modo approssimativo e inquinati, le cellule staminali usate han no tutte provenienza diversa (alcune giungono persino da altri ammalati, con possibile trasmissione di gravi malattie), non sembra esistere alcun protocollo medico, non ci sono studi preclinici e, soprat tutto, nessuno vuole spiegare in che cosa consistano queste cure e per quali moti vi debbano essere ritenute effi caci. Oltretutto, sebbene la Fondazione si dichiari onlus, per curarsi da loro occorre spendere decine di migliaia di euro. Davanti a tutto ciò, la ma gistratura non ha che una scel ta: bloccare tutto. Il seguito: l’appello e lo sdegno Se la storia finisse qui, si trat terebbe dell’ennesimo ciarlata Troppa gente è indotta a credere che queste cellule oggi possano curare ogni tipo di malattia. Ma purtroppo questa non è la verità 30 no che vuole curare i tumori sfruttando l’emotività di perso ne che soffrono e che, però, la legge riesce a fermare prima che faccia troppi danni, sebbe ne quest’attività vada avanti dal 2009, anno in cui parte l’inchiesta. E varrebbe la pena rileggere le pagine dei giorna li di allora per trovare toni ben diversi da quelli prudenti di oggi. Perché oggi, appunto, non solo la storia prosegue ma, anzi, può dirsi appena comin ciata. Per contrastare il veto delle istituzioni, infatti, parto no i ricorsi in tribunale. Qual cuno vince la causa, qualcuno la perde... In mezzo a questa confusione di sentenze contraddittorie, entra a gamba tesa Giulio Golia, inviato de Le Iene, con un paio di servizi strappalacrime. Soprattutto quello della piccola Sofia, af fetta da una rara malattia ge netica neurodegenerativa, la leucodistrofia metacromatica, che ha esito letale entro cinque anni dai primi sintomi. E Sofia ne ha già tre e mezzo. «Perché ad altri bambini sì e a nostra figlia no?» si chiedono sconvol ti i genitori della piccola, che si sono visti rifiutare dal giudice il proseguimento della cura Vannoni. E, in effetti, la do manda è più che lecita: se la bontà o meno di una cura è alla fine decisa dalla libera in terpretazione di una legge, che può variare da giudice a giudi ce, che tipo di giustizia reale si ottiene? Ma l’interrogativo per de importanza di fronte all’opi nione pubblica, che in questa vicenda sbarra gli occhi su una sola cosa: c’è una cura per la piccola Sofia, mentre Stato e magistrati vogliono impedire che la bimba possa guarire! E così si scatena il caos. Fra compromessi e capitolazione Il Ministero della salute cerca compromessi e accordi per ten tare di restare nei limiti della legalità e della ragionevolezza, ma i genitori di Sofia non ci stanno: vogliono solo e soltanto il metodo Vannoni, niente di più, niente di meno. La gente comincia a protestare a ogni livello, pensando che esista davvero una cura, da qualche parte, che per qualche stupido impedimento burocratico le au torità non vogliono sia usata. Una lettera aperta di 13 scienziati, inviata al Ministero della salute, tenta di riportare la vi cenda su ragionamenti più scientifici e razionali, ma ha il difetto di esprimersi in manie ra troppo algida su una questione che ormai pare gestita dalla pura emozione. Alla fine, insomma, il Ministero cede e produce il decreto legge che permette di proseguire la cura. In una trasmissione de Le Iene successiva al decreto liberatorio, dopo che il tribuna le di Livorno aveva consentito ai genitori di Sofia di prosegui re la cura, Giulio Golia afferma testualmente che i genitori di Sofia «hanno dato scacco alla burocrazia» e, ancora una volta parlando del metodo Vannoni, che è «una cura non sperimen tata a sufficienza, ma consenti ta dalla legge, poiché non esi stono altre cure possibili» deli neando in due parole quanto dai media è stato espresso su questa vicenda. «Il problema, però» ribadisce ancora il pro fessor De Luca, che compare anche fra i 13 firmatari della famosa lettera all’ex ministro Balduzzi «è che non è affatto così. E qui forse dobbiamo tut ti fare un po’ un mea culpa, soprattutto noi scienziati che lavoriamo con le staminali, perché non siamo riusciti a far passare la verità: che il metodo Stamina non è in alcun modo una cura». Che cosa curano davvero «Quando si parla di cellule mesenchimali, cioè tratte dal tessuto connettivo embrionale (addirittura non necessaria mente le staminali mesenchi mali), la gente è portata a rite nerle la panacea di tutti i mali» dice il professore. «Per la gente, ormai, curano tutto. Così, quando è emersa questa vicenda, tutti hanno pensato che Vannoni avesse davvero una cura, magari non ortodos sa, magari non sicura, ma co munque una cura a base di miracolose staminali che desse almeno una flebile speranza. Non è così. Come si può solo pensare una cosa di questo ge nere?». Detto questo elen chiamo che cosa si cura dav vero con queste cellule. «Con le embrionali, per adesso, non si sta curando nulla: sono an cora in fase di sperimentazione clinica di Fase I/II e limi tatamente a malattie retiniche» 31 metodo stamina: facciamo chiarezza prosegue il professore. «Le staminali indotte sono ancora in fase di ricerca di base e preclinica: non siamo ancora ben certi di come funzionino e se siano davvero in tutto e per tutto simili a quelle embriona li. Le uniche cure vere e pro prie le stiamo realizzando con le staminali adulte, in parti colare con quelle ematopoieti che (del sangue) per la terapia delle leucemie e con quelle epiteliali (per esempio della pelle e di altri tessuti co me la cornea), usate anch’esse in tutto il mondo, per le terapie delle grandi ustioni della cute e della cornea». Ciò che oggi si cura con queste ultime cellule può sembrare poco, ma è molto importante. Si usa il trapianto del midollo osseo o di cellule del cordone ombelicale (nei bambini) per le malattie del sangue e alcuni tumori. Esiste l’autotrapianto di cornea generata in vitro da cellule del limbus dell’occhio controlaterale nelle ustioni del la cornea; l’autotrapianto di epidermide coltivata nei grandi ustionati; la terapia delle im munodeficienze congenite con l’autotrapianto di cellule ema topoietiche, geneticamente cor rette; infine, è in fase di speri mentazione la terapia genica dell’epidermolisi bollosa* con autotrapianto di cellule staminali epidermiche geneti camente corrette. In questa li sta non c’è la malattia di Sofia, che però è in fase avanzata di studi preclinici per un approc cio basato sulla terapia genica con cellule ematopoietiche. Ossa, cartilagine e midollo Ma, forse, il metodo Vannoni è il colpo di genio di un singolo, 32 che è riuscito a trovare una strada dove tutti gli altri ricer catori non sono arrivati. «Cer chiamo di capirci» dice il pro fessor De Luca «in natura esi stono cose possibili e cose im possibili, che non si possono proprio fare, a meno che non si voglia credere ai miracoli. Quello che non siamo riusciti a comunicare è che la cosiddetta cura Stamina vorrebbe fare una di quelle cose impossibili. Perché? Perché è contraria persino alle nozioni base della biologia. Per questo non ci sono ma e non ci sono forse. Fa parte di quello che io e altri miei colleghi definiamo il mercato della speranza. Vanno ni usa cellule staminali adulte mesenchimali, ossia staminali che si trovano soprattutto nel midollo osseo. Ora, queste cel lule non fanno miracoli solo per il fatto che si chiamano staminali: possono tutt’al più generare cartilagine, osso e midollo osseo. Se Vannoni le inietta alla piccola Sofia e agli altri malati affetti dalle svaria te malattie che si propone di curare, la più rosea delle ipote si è che si trasformino appunto in quei tessuti per i quali han no la loro ragion d’essere. Ma, in realtà, non arrivano neppure Chi pro e chi contro Che sia dalle pagine di Nature, la più importante rivista al mondo di ricerche biomediche, che sia dalla voce del dottor Shinya Yamanaka, premio Nobel per la riprogrammazione di cellule staminali adulte in staminali pluripotenti, non c’è scienziato che non si sia scagliato contro il metodo Stamina e la decisione del governo italiano di far proseguire agli ammalati questa cura. Il muro compatto d’opposizione da parte della scienza internazionale dovrebbe far sorgere qualche dubbio, dunque, in chi è a favore. Ma chi è a favore di questo metodo? Per lo più personaggi dello spettacolo, della Tv e della politica, che hanno seguito l’onda emotiva scatenata dai servizi delle Iene e dalla lettera aperta pubblicata sul Corriere della Sera da Adriano Celentano. Questi pareri favorevoli, però, si basano su un’errata convinzione: che ci sia davvero una cura e che qualcuno la voglia impedire. Purtroppo, che il metodo Stamina serva davvero a qualcosa, in mancanza di prove scientifiche, lo afferma soltanto il dottor Vannoni. Anche Adriano Celentano, sull’onda emotiva, ha rivolto un appello alle istituzioni perché concedessero il trattamento Stamina alla piccola Sofia a tanto: finiscono nel flusso sanguigno e, verosimilmente, si fermano nei polmoni, il pri mo filtro che incontrano, dove restano a degenerarsi, spe rando che non facciano danni». Una blanda azione antinfiammatoria Quella di Sofia è una malattia neurodegenerativa di origine genetica. Ciò significa che, an che se venissero iniettate me senchimali autologhe (ossia del paziente stesso) e queste riu scissero ipoteticamente a so stituire un tessuto nervoso di strutto, quello nuovo continue rebbe a subire l’attacco della malattia, che è appunto scritta nei geni della piccola. In ogni caso, quindi, non riuscirebbero mai a risolvere la malattia né a impedirne il decorso. Può capitare, al massimo, che alcuni sintomi possano essere dalle cellule me senchimali, perché a volte sembrano avere azione antin fiammatoria, e i nervi sono co stantemente infiammati, a cau sa dell’attacco della malattia. Le staminali da donatore, inve ce, sarebbero rigettate e avreb bero quindi una vita limitata. I miglioramenti visti dai genitori della piccola, insomma, sareb mitigati metodo stamina: facciamo chiarezza bero soltanto gli effetti di que sta blanda attività antinfiammatoria, la stessa su cui tante aziende straniere, soprat tutto cinesi, hanno montato la loro fama di guaritrici, spingen do migliaia di persone a costo sissimi quanto inutili viaggi della speranza, nel tentativo di guarire da tali malattie. Pur troppo questi effetti spariscono rapidamente e non sono segnali di guarigione. La malattia avanza e il metodo Vannoni non la può curare, perché la causa sta da un’altra parte. Nei geni di Sofia, appun to. «Ci hanno provato anche in Germania, con la Xcell, un’a zienda simile alla Stamina. La differenza è che il governo te desco ha chiuso la Xcell» com menta l’esperto. Una questione di buonsenso Si potrebbe obiettare che ognu no dovrebbe avere il diritto di fare ciò che vuole, senza che nessuno intervenga. «Per cari tà» continua il professore «Ognuno può fare ciò che vuo le, ci mancherebbe. Ma da qui al fatto che uno Stato autorizzi la somministrazione di cure staminali improprie, la cui ef In che cosa consiste In un’intervista a Repubblica, il professor Davide Vannoni spiega così il suo metodo di cura: «Utilizziamo le cellule staminali prelevandole dalla parte spugnosa dell’osso, dal bacino, e le lavoriamo in modo che abbiano una gran de quantità di cellule progenitrici. Chiunque può donarle perché non c’è alcun rigetto. Ogni coltura ha cinque differenti tipi di cellule, ognuna con la sua funzione: le progenitrici sono le più importanti perché rigenerano i tessuti danneggiati, poi ci sono le immunoregolatrici che regolano il sistema immunitario, quelle che ricreano i vasi sanguigni, quelle che difendono dal sistema immunitario, e quelle antinfettive che combattono le infezioni. Le cellule sono testate cinque volte prima di essere iniettate, per verificare che non ci siano funghi, batteri e contaminazioni». Come tutto ciò sia possibile, però, non si sa, poiché il professore non ha alcuna intenzione di svelare i dettagli del metodo, sul cui mistero profondo contribuisce anche la totale assenza di pubblicazioni scientifiche. ficacia e la cui sicurezza non sono dimostrate in alcun modo e da nessuna parte, ce ne vuo le. Non credo sia neppure etico. O, perlomeno, non risponde ai miei canoni di eticità. Non si vuole negare alle persone di fare ciò che vogliono della loro vita. Si vuole dire: attenti, se cominciamo ad allentare la sorveglianza scientifica su cure e medicine, presto o tardi tutti potranno affermare di avere in tasca la cura miracolosa, senza uno straccio di prova che questa funzioni. Un approccio del genere credo sia addirittura lesivo della dignità dei pazienti. Se ci sono delle regole, se ci sono delle leggi, se ci sono dei protocolli e delle metodolo gie nella vera ricerca scientifi ca non è per puro amore della burocrazia. Ecco, questo è un altro messaggio che non è pas sato. Tutto questo esiste, infatti, per garantire la sicurezza delle persone che si affidano a queste cure e per creare dei farmaci efficaci. In caso contrario, come faccio a capire se chi mi sta curando è un vero medico o un ciarlatano, se non esiste più alcuna differenza, se posso permettermi di aggirare regole, procedure, sperimenta La ricerca scientifica risponde a protocolli e metodologie che garantiscono la sicurezza del paziente e permettono di distinguere il ciarlatano dal vero medico 34 zioni, tanto basta una trasmis sione televisiva per muovere a favore un intero governo? Cre do sia una questione di buon senso». Bando alle illusioni «Ci abbiamo messo un secolo a differenziare l’alchimia dalla medicina» prosegue il professor De Luca «a operare secondo quel concetto di evidence-based-medicine (me dicina basata sull’evidenza) che ci ha permesso di proporre ri medi di provata efficacia. A elaborare procedure che potes sero assicurare non solo l’effi cacia, ma anche la sicurezza dei farmaci e delle terapie nuo ve. Chi ha la mia età si ricorda la storia dei bambini nati con la focomelia* per colpa della talidomide che la mamma prendeva come sedativo antie metico. È per questo che sono nate agenzie come la Fda sta tunitense, l’Ema europea o l’Aifa italiana. È per vigilare sulle sperimentazioni cliniche che esistono Istituzioni come l’Nih negli Usa o l’Iss nel no stro Paese. Questa storia ci fa tornare indietro di un secolo, forse più. E anche gli scienzia ti devono farsi un esame di coscienza. Perché, per fini che non sono del tutto chiari, anche scienziati “ufficiali” hanno le loro colpe nella genesi di que sto mercato della (falsa) spe ranza». È anche vero che, quando ci sono di mezzo casi così tragici, è difficile negare alle persone almeno un po’ di speranza... «Da quasi 30 anni lavoro con malati gravi, gra vissimi, a volte disperati» dice il professor De Luca. «Mi ha molto addolorato sentirmi ac cusare, assieme ai miei colle ghi firmatari, d’insensibilità metodo stamina: facciamo chiarezza di fronte alla sofferenza di questi bambini. Proprio per ché conosco il dolore autenti co, conosco anche la differenza fra la speranza e l’illusione. La prima nasce da qualcosa magari labile, ma concreta, come può essere una cura sperimentale: non sappiamo se e come funzione rà, ma abbiamo dati, esperi menti, ricerche, studi che ci indicano un cammino per lo meno da tentare». Un precedente pericoloso «A questo punto mi chiedo: ma un governo, che dovrebbe prendersi cura dei propri citta dini, può davvero autorizzare questo sulla base di un’onda emotiva populista o di una delibera di un giudice? Sem bra uno scontro tra i poteri del lo Stato. E qui si entra in un campo delicato. Giuristi e ma gistrati mi dicono che i criteri che portano un giudice a deli Chi paga e quanto costa Il Servizio sanitario nazionale non rimborsa la cura del professor Vannoni, ma soltanto eventuali esami e visite inerenti alla malattia, non al metodo stesso, che deve esser pagato di tasca propria. Un trattamento consiste in: prelievo di cellule staminali dal midollo osseo del paziente, moltiplicazione delle stesse in laboratorio e somministrazione, 15-20 giorni dopo il prelievo, delle staminali moltiplicate in tre sedute, con altrettante punture lombari. Calcolando che un trattamento costa dai 20 ai 30 mila euro e una singola puntura 7 mila, si spendono dai 41 ai 51 mila euro. Queste, per lo meno, sono le informazioni che è riuscita a raccogliere la giornalista Adriana Bazzi del Corriere della Sera. berare sono diversi da quelli “regolatori” di cui stiamo par lando. Che un giudice “deve” agire con leggi e codici alla mano e che quindi è la legge che va modificata. Obietto che un giudice, che di medicina e di biologia delle staminali ne sa come il sottoscritto di fisica quantistica, forse prima di de liberare in un campo così de licato dovrebbe sentire anche un manipolo di consulenti di provata valenza scientifica nel campo specifico della questio ne. Ed è anche probabile e verosimile che, a fronte di sen tenze di giudici, un ministero non poteva forse agire diversa mente. Io questo non lo so giu dicare. So però che andare contro l’evidenza scientifica, contro quelle regole che sono state stabilite proprio per arginare queste cure garibaldi ne, addirittura contro quegli enti, che sono stati creati pro prio per proteggere le persone da queste cose e che hanno preso dei provvedimenti drasti ci, anche contro il buonsenso, è intrinsecamente, sostanzial mente sbagliato» sottolinea il professore. «E non stupisca che la comunità scientifica interna zionale reagisca con stupore e sdegno». Nel frattempo, la gen te scende in piazza per prote stare ancora. La protesta, que sta volta, nasce dal fatto che il decreto è stato visto come una toppa parziale, poiché autoriz za a questo tipo di cure soltan to chi già le ha cominciate, ma non offre possibilità a chi anco ra non le ha iniziate, a meno che le promesse linee guida sulle cure compassionevoli non le permettano. S’invoca, insom ma, una maggiore liberazione, affinché a tutti sia concesso di curarsi con tutto. Senza re gole. Un atteggiamento davvero pericoloso nei confronti della salute di tutti, soprattutto dei bambini. Giorgio Giorgetti ABCDizionario Ada-Scid: rara patologia che appartiene al gruppo delle immunodeficienze severe combinate (Scid), malattie in cui il sistema immunitario è gravemente compromesso, al punto che l’organismo è incapace di difendersi persino da infezioni comuni come il raffreddore o la varicella. Si manifesta fin dai primi mesi di vita. In passato questi bambini per sopravvivere erano costretti a vivere isolati dal mondo e in ambienti con aria filtrata. Epidermolisi bollosa: nome generico dato a un gruppo di malattie genetiche in cui la cute e i tessuti di rivestimento (epitelio) delle mucose vanno incontro a scollamento e formazione di bolle. Fase I/II: sono le prime due fasi delle tre che costituiscono un trial clinico, per verificare se un prodotto è idoneo all’uso nell’uomo. Le prime due fasi valutano la tollerabilità e la sicurezza del medicinale, 36 oltre alla risposta alla cura da parte del sistema immunitario. Focomelia: grave malformazione congenita per cui gli arti superiori e/o inferiori non sono sviluppati in parte o in toto. Può essere mono o bilaterale e interessare porzioni più o meno estese degli ar ti interessati. Nei casi più gravi sono presenti solo abbozzi rudimentali di dita al l’altezza della spalla. È associata a difetti cardiaci, mancanza dell’orecchio esterno o malformazioni intestinali. Malattia neurodegenerativa: malattie, come l’Alzheimer, il morbo di Parkinson, la corea di Huntington e la sclerosi laterale amiotrofica (Sla), caratterizzate dalla perdita lenta e progressiva di una o più funzioni del sistema nervoso. Si tratta di forme invalidanti, finora trattate con scarsi risultati con la somministrazione di farmaci puramente sintomatici.