La costruzione dell’immagine di
sé nel soggetto con deficit e
disabilità
La teoria di J.Lacan e la funzione dello
specchio
La relazione madre/figlia-a e l’approccio di
Maud Mannoni
L’immagine del corpo e la costruzione del
sé: Françoise Dolto
La teoria di J.Lacan
La funzione dello specchio nella
costruzione dell’Io
Jacques Lacan, psicanalista , psichiatra e filosofo francese(1901-1981)
Innovatore della teoria freudiana
1)
Usa lo strutturalismo dell’antropologo Claude Lévi-Strauss e la
linguistica di de Saussure e Jakobson per analizzare il
funzionamento dell’inconscio nel suo rapporto con la costruzione
della dimensione simbolica: afferma che ‘l’inconscio è strutturato
come un linguaggio’; ha un lessico , una sua sintassi e una sua
grammatica
2)
Insiste molto sull’importanza dello specchiamento: parla di stadio
dello specchio nella formazione dell’io(scrive “Lo stadio dello
specchio come formatore della funzione dell’io”. Il bambino (dai 6 ai
18 mesi) arriva a riconoscere la propria immagine riflessa nello
specchio e elabora un primo abbozzo dell’Io , ma all’interno
dell’immaginario , entro una relazione duale di confusione tra sé e
l’altro (la madre e il padre). Così si costruisce l’immagine di sé che
passa tramite il linguaggio(il discorso dell’altro) e lo sguardo
dell’altro. E’ anche l’accesso al mondo simbolico.
Desiderio e significato
L’interiorizzazione dello sguardo dell’altro e del suo discorso ci rende
in qualche modo prigionieri del desiderio dell’altro. La domanda che si
fa Lacan è: come accedere al proprio desiderio?
 Concetti fondamentali.
Lo specchio e la sua funzione
L’inconscio come linguaggio e sistema simbolico
Il desiderio e l’essere soggetto di desiderio
Il desiderio del desiderio
Soggetto desiderante
Soggetto significante(e non solo significato)
Il riconoscimento
La natura immaginaria dell’Io
Come potere desiderare?
L’approccio di Lacan ci può aiutare a comprendere le modalità di
costruzione del sé nella persona con deficit e disabilità

La relazione madre- figlia-o disabile.
L’approccio deistituzionalizzante di Maud
Mannoni
Maud Mannoni (1923-1998)
Psicanalista e psicoterapeuta francese di origine olandese
Lavora con bambini autistici, psicotici e con insufficienza mentale
Fonda la scuola sperimentale di Bonneuil-sur-Marne (1999 dove
prende in carico bambini e lavora con le madri. Una comunità aperta
al territorio dove si svolge delle attività di tipo educativo, riabilitativo
e terapeutico. Mannoni (influenzata da Fernand Deligny: il ‘maestro
dei bambini pazzi ‘) promuove la deistituzionalizzazione e una
relazione basata sull’ascolto comprensivo, il lavoro sulla dimensione
simbolica della relazione di aiuto (Lacan) e la costruzione di contesti
transizionali che possano aiutare i bambini(Winnicott)
Libri importanti.
- Il bambino, la sua malattia e gli altri
- Il bambino ritardato e sua madre
Soggetto desiderante, fantasmi materni e
medici
Maud Mannoni afferma che:
 - «a voler trattare il sintomo si rifiuta il paziente»
 - bisogna prendere in considerazione il bambino che si
cela dietro al malato.
 Mannoni studia anche il ritardo mentale «quale si
presenta nel fantasma materno» e nota anche che
spesso il modello medicalizzante, di cui la madre può
essere prigioniera, «lungi dal cercare di comprendere il
bambino come soggetto desiderante, lo integra come
oggetto di cura nell’ambito di sistemi diversi di recupero,
privandolo di qualsiasi espressione personale».
L’importanza del racconto

Maud Mannoni tenta di ricostruire tutta la rete di
comunicazione distorta che fissa il soggetto con ritardo
mentale al suo sintomo, lasciando alla gestione
psichiatrica l’interpretazione del progetto educativo e
riabilitativo finendo, in questo modo, per trasformare la
disabilità in malattia e questa in alienazione.
È quindi fondamentale riattivare il racconto e il desiderio
del bambino, occorre creare le condizioni che
favoriscono l’emergere del bambino come essere
desiderante e significante nella sua esperienza di vita.
Tuttavia il bambino si trova spesso incastrato tra le
categorie medicalizzanti, le angosce e le fantasie dei
genitori e della madre in particolare.
 Occorre sottolineare che, a differenza di Bruno
Bettelheim, l’approccio di Maud Mannoni non
colpevolizza la madre, ma tenta di aiutarla a prendere
coscienza delle dinamiche relazionali che si mettono
inconsapevolmente in moto nel rapporto con il figlio o la
figlia disabile.
Critica del concetto di ‘debolezza’ mentale
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Maud Mannoni ha anche messo in discussione le
nozioni di “debolezza’ mentale” e di “deficit intellettuale”
mostrando come un bambino etichettato come
“insufficiente mentale” si iscrive in quel ruolo e finisce
per assumerne tutte le caratteristiche socialmente
condivise. L’identificazione costante con il deficit, questo
vale sia per i soggetti con ritardo mentale che per quelli
con la sindrome di Down, finisce per strutturare nella
relazione bambino–genitori un certo tipo di
atteggiamento che tende ad accentuare o a negare il
deficit stesso:
i genitori non accettano il deficit del bambino, tentano di
mettere in discussione la diagnosi facendo del bambino
un “abituato” alle consultazioni mediche specialistiche
per avere una conferma;
si arriva all’accanimento terapeutico che fa del bambino
un tutt’uno con il suo deficit percepito come patologia o
diformità da eliminare.
L’immagine del corpo nella costruzione
dell’immagine di sé (Françoise Dolto)
Françoise Dolto (1908-1988)
L’immagine inconscia del corpo
 L’educazione . Imparare a sublimare
 L’esperienza della Casa verde: comunità aperta a
bambini da 0 a 4 anni e i loro genitori. Luogo di
socializzazione e d’incontro

L’immagine del corpo e il suo rapporto con
la costruzione dell’immagine di sé
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Un altro aspetto che ci sembra interessante per la pedagogia speciale
nel lavoro di Françoise Dolto è l’attenzione all’educazione corporea:
1) lo schema corporeo (dimensione conscia) 2) l’immagine del corpo
(dimensione inconscia): si struttura nei vissuti e nella storia del
soggetto, il primo è una realtà di fatto, situato nel tempo e nello spazio
che si identifica anche con l’esperienza immediata. Invece, l’immagine
del corpo mette in relazione il soggetto desiderante con il proprio
piacere, quello di viversi in modo positivo nel proprio corpo, un corpo
mediato dal linguaggio memorizzato e strutturato nella comunicazione
intersoggettiva.
Queste distinzioni possono essere decisive nel campo educativo e
riabilitativo per chi si occupa di disabilità fisica e motoria.
Esiste una dimensione estetica del processo di apprendimento che
forma l’immagine che ci facciamo di noi stessi con la mediazione del
nostro corpo in relazione con quello degli altri. Basta pensare cosa
può significare nella strutturazione della personalità di un disabile
fisico doversi specchiare continuamente nel corpo degli altri e con
quello imposto dai media.
La conoscenza, l’accettazione e il rispetto di sé nasce con la
conoscenza, l’accettazione e il rispetto del sé corporeo da parte del
bambino disabile.
L’educatore, l’operatore della riabilitazione, i genitori devono chiedersi
come aiutare il bambino a sviluppare un atteggiamento positivo nei
confronti del proprio corpo.
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L`immagine inconscia del corpo