C it t à d i L u m ez z a n e
As s es s o r at o al l a c ul tu r a
Te a tr o C om u n al e O d eo n
St ag io n e 2 01 3- 2 01 4
Tutto esaurito per MEDEA con Maria Paiato
che martedì 5 novembre aprirà la nuova Stagione del Teatro Odeon
www.teatro-odeon.it
Comunicato stampa
Tutto esaurito per MEDEA con Maria Paiato, in programma martedì 5 novembre per l’apertura
della Stagione di prosa del Teatro Odeon, che festeggia i 15 anni di attività. Lo spettacolo approda a Lumezzane
subito dopo le rappresentazioni al Piccolo di Milano, dove ha debuttato il 17 ottobre in prima nazionale.
Ancora una volta guidata dalla potenza rigorosa e visionaria di Pierpaolo Sepe, Maria Paiato - già
ammirata dal pubblico dell’Odeon nelle interpretazioni di Maria Zanella, Erodiade, Anna Cappelli - affronta un
nuovo ruolo da protagonista e si misura con un personaggio estremo: Medea di Seneca.
Medea è tragedia che mostra le ragioni irragionevoli di una donna “che non sa frenare né l’ira né
l’amore”, che non accetta le leggi del tempo e degli altrui desideri e le ragioni colpevoli di un uomo che oblia in
una azione pietosa il suo delitto primario: Giasone ha infranto i sacrosanti limiti del mondo alla ricerca del
vello, Medea infrange i sacrosanti legami della maternità. - afferma il regista Pierpaolo Sepe - È una ricerca
cieca e folle che trascina Medea e Giasone oltre i limiti della quiete che preserva l’uomo dai suoi stessi baratri.
Una ricerca senza meta e senza esito, che una volta innescata esige di “infrangere con la tua furia le
sacrosante leggi dell’universo”. Una relazione che non può che darsi come massacro. Un dolore ingiusto e
incolmabile di cui si è al contempo vittime e artefici, un dolore che esplode nel cuore dell’ira. Questa furia
dolorante è Medea.
L’allestimento del Teatro Stabile d’Innovazione Fondazione Salerno Contemporanea si avvale della
traduzione e dell’adattamento di Francesca Manieri.
Maria Paiato è affiancata in scena da Max Malatesta e da Orlando Cinque, Giulia Galiani, Diego Sepe.
Le scene sono di Francesco Ghisu, i costumi di Annapaola Brancia D'Apricena, il trucco di Vincenzo Cucchiara.
Le luci sono firmate da Pasquale Mari.
Info: www.teatro-odeon.it
Non ci sono posti disponibili: tutti già assegnati in abbonamento e in prevendita.
Il teatro (via Marconi 5, tel. 030.820162) apre alle 20.
Lo spettacolo inizia alle 20.45, la durata è di 90 minuti senza intervallo.
Prossimo appuntamento: in anteprima assoluta per l’Odeon il TARTUFO di Molière prodotto da
Ctb Teatro Stabile di Brescia con una compagnia di giovani talenti bresciani diretti da Elena Bucci e Marco
Sgrosso. In programma il 21 novembre, prevendita dal 12 novembre (ingresso 20 euro, ridotto 17).
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Ufficio stampa
Sonia Mangoni
[email protected]
339.5354340
Lo spettacolo
Martedì 5 novembre ore 20.45
MARIA PAIATO
Fondazione Salerno Contemporanea Teatro Stabile d’Innovazione
MEDEA
di Seneca
traduzione e adattamento Francesca Manieri
con Maria Paiato, Max Malatesta
e con Orlando Cinque, Giulia Galiani, Diego Sepe
regia Pierpaolo Sepe
scene Francesco Ghisu
costumi Annapaola Brancia D'Apricena
luci Pasquale Mari
trucco Vincenzo Cucchiara
L’evento inaugurale della Stagione di prosa è affidato alla bravura straordinaria di Maria Paiato, attesa
da un pubblico già pienamente conquistato dalle precedenti, splendide interpretazioni: da Maria Zanella a
Erodiade ad Anna Cappelli. Ancora una volta guidata dalla potenza rigorosa e visionaria di Pierpaolo Sepe,
l’attrice affronta un nuovo ruolo da protagonista e si misura con Medea di Seneca, personaggio estremo e
definitivo.
Lo spettacolo è a Lumezzane subito dopo le rappresentazioni al Piccolo di Milano, dove ha debuttato il 17
ottobre in prima nazionale.
Maria Paiato è una delle più grandi attrici italiane. Dopo il diploma all'Accademia Nazionale d'Arte
Drammatica Silvio d'Amico (1984), un’intensa attività teatrale la porta a collaborare con importanti registi:
Luca Ronconi, Mauro Bolognini, Giancarlo Sepe, Maurizio Scaparro, Antonio Calenda, Nanni Loy, Roberto
Guicciardini, Giampiero Cicciò, Valerio Binasco, Pierpaolo Sepe. Al cinema è diretta, tra gli altri, da
Francesca Archibugi (Lezioni di volo, 2007) e Marco Martani (Cemento armato, 2007). Nel 2009 interpreta il
ruolo di magistrato nel film della Comencini Lo spazio bianco; nello stesso anno è nel film di Luca
Guadagnino Io sono l'amore al fianco di Tilda Swinton. Ha vinto numerosi premi: Borgio Verezzi (1994),
Flaiano (2001), due Olimpici del Teatro (2004 e 2007), la Maschera d'oro (2005), due Ubu (2005 e 2006) e
il Premio Eleonora Duse 2009.
Nota della traduttrice e del regista
Questa è la tragedia dell’ira: “passione spaventosa e furibonda… [che] è tutta eccitazione ed impulso a
reagire, è furibonda e disumana brama d’armi, sangue e supplizi, dimentica se stessa pur di nuocere
all’altro… avida di una vendetta destinata a coinvolgere il vendicatore. …Inetta a distinguere il giusto ed il
vero, quanto mai somigliante a quelle macerie che si frantumano sopra ciò che hanno coinvolto”. Queste le
macerie dentro le quali si muove Medea, macerie che lei stessa ha generato e continua a generare, macerie
infernali che tutto ardono e tutto imprigionano, in primo luogo lei stessa. Dimentica di ogni possibilità di
bene, schiava di una furia senza luogo e senza tempo che la/ci costringe ad una solitudine dolorosa e
demoniaca al contempo. L’ira di Medea condanna il mondo al caos. Un mondo che non risponde né
corrisponde più all’individuo. Una frattura incolmabile si produce tra il reale e il desiderio e più questo
baratro si amplifica più l’ira divampa. Il mondo, la realtà storica, non è più in corrispondenza armonica con
l’individuo. Cittadino e società si contrappongono in un rapporto di disarmonica estraneità. La solitudine
infinita dei propri dolori, l’ipertrofia orrenda delle proprie passioni diventa unica legge, unica causa delle
proprie azioni. In una lettera Seneca scriveva: “siamo nati per una vita in comune. La nostra società è
molto simile ad una volta di pietre: cadrebbe se le pietre non si sostenessero reciprocamente ed è proprio
questo che le sorregge”. Ancora una volta Medea sancisce l’atto egotico di sottrarre sostegno eppure in una
reciproca, tremenda implicazione, il medesimo sostegno è a lei stessa sottratto. Questa è sì la storia del
divenire di un mostro, un mostro morale. Tre volte nel testo ricorre la parola monstrum, le due ricorrenze
principale sono a carico del coro e di Medea stessa. Nel primo caso (v.191) il coro definisce
Medea monstrum horribile. Nel secondo (v.472) Medea definisce monstrum il drago che lei ha soggiogato
perché Giasone compisse la sua missione. Sul finale due draghi (serpentes) guidano il cocchio che trascina
Medea fuori dalla scena del reale, tra i profondi spazi senza dèi, laddove non c’è ragione, ordine, possibilità
più alcuna di bene: nel regno che solo rappresenta il nulla. Due draghi dunque, quello che Medea ha
soggiogato e il drago che Medea stessa è diventata. È, dicevamo, la storia del divenire di un mostro morale,
ma è anche la storia di una mostruosità più nascosta e profonda che immischia nella colpa anche l’azione
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del giusto. Nessuno è scevro dall’atto di questo supremo contemporaneo egoismo, la solitudine costringe gli
uomini a una salvezza furiosa, ognuno persegue un bene colpevole, tutti siamo preda del male, “omnes mali
sumus”. È tragedia che mostra le ragioni irragionevoli di una donna che “non sa frenare né l’ira né l’amore”
che non accetta le leggi del tempo e degli altrui desideri e le ragioni colpevoli di un uomo che oblia in una
azione pietosa il suo delitto primario: Giasone ha infranto i sacrosanti limiti del mondo alla ricerca del vello,
Medea infrange i sacrosanti legami della maternità. Nell’impeto di un desiderio che strumentalizza l’altro in
un atto permanentemente oltrenatura si spalanca il mondo contemporaneo del disumano.Il divenire Medea
di Medea, “Medea nunc sum”, disvela la sua mostruosità, ma disvela soprattutto al mondo il suo nucleo
fondativo. Medea ha salvato gli Argonauti, ha reso possibile il loro successo e il loro ritorno, in particolare il
ritorno del cantore Orfeo, colui che sulla sua lira fonda il sapere dell’Occidente. Ebbene, il cuore rimosso di
questo Occidente è Medea, la sua ira cieca, il suo furore solitario. Un cuore nero e rimosso pulsa e giace
sotto le fondamenta scricchiolanti di un intero mondo. La sua furiosa ira deflagra, le fondamenta collassano
e ciò che si mostra con mostruosa vividezza è la radice oscura di una colpa tanto universale da non avere
più colpevoli. Le macerie lasciano la scena vuota di ogni ricostruzione, il futuro non è che lo spettro di
questo atroce rimosso.
Francesca Manieri, Pierpaolo Sepe
durata: 90 minuti senza intervallo
debutto Milano, Piccolo Teatro | 17 ottobre 2013
tournée 2013-14
Milano, Piccolo Teatro | 17 ottobre-3 novembre 2013
Lumezzane, Teatro Odeon | 5 novembre 2013
Novi Ligure, Teatro Giacometti | 6 novembre 2013
Bellaria Igea, Teatro Astra Bim | 8 novembre 2013
Ferrara, Teatro Comunale | 9-10 novembre 2013
Salerno, Teatro Verdi | 14-17 novembre 2013
Napoli, Teatro Nuovo | 22 novembre-1° dicembre 2013
Matera, Teatro Duni, 22 marzo 2014
Potenza, Teatro Don Bosco, 23 marzo 2014
Bergamo, Teatro Donizetti | 25-30 marzo 2014
Roma, Teatro Eliseo | 1-17 aprile 2014
Parma, Teatro Due | 15-16 maggio 2014
Torino, Teatro Carignano | 20-25 maggio 2014
Informazioni
Teatro Comunale Odeon
Via Marconi, 5 Lumezzane (Brescia)
tel 030.820162
[email protected]
www.teatro-odeon.it
Odeon 2013/2014 è promosso e coordinato dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Lumezzane
rappresentato dall’assessore Lucio Facchinetti e dalla responsabile ai servizi culturali Laura Staffoni, che ha il
coordinamento generale delle iniziative. La direzione artistica della Stagione Odeon è curata da Vittorio Pedrali, la
comunicazione da Sonia Mangoni. L’organizzazione è affidata a Eureteis.
Un particolare ringraziamento per il loro sostegno va alla Regione Lombardia nell’ambito dei Circuiti
Teatrali Lombardi, alla Fondazione Asm, alle aziende che con il loro contributo rendono possibile la realizzazione
della Stagione.
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