INTRODUZIONE "L'acqua il principio di tutte le cose; le piante e gli animali non sono che acqua condensata e in acqua si risolveranno dopo la morte". (Talete, Mileto, 640 a.C./624 a.C) Già ai tempi del citato filosofo greco si era evidenziato il ruolo primario dell’acqua che, insieme ad aria, terra e fuoco, era considerata una risorsa naturale molto preziosa, indispensabile e insostituibile per la vita di tutti gli organismi viventi e per tutte le attività umane1 oltre ad essere fondamentale per mantenere gli equilibri dell’ecosistema. Tuttavia la mia trattazione nasce dalla considerazione che in epoca molto più recente si sia cominciato a considerare l’acqua come un prodotto ed intorno a questa nuova tendenza si sia sviluppato un business che negli ultimi tempi ha assunto un posto di assoluta rilevanza. Da questa considerazione oggettiva, prende spunto il presente lavoro, che ha lo scopo di analizzare l’evoluzione storica, normativa ed economica di questo settore merceologico. L’idea è che un bene, l’acqua appunto, necessario all’uomo per la sopravvivenza, apparentemente unico e identico al gusto, in realtà è stato portato sul mercato dalle imprese distributrici come un prodotto differenziato, distinto attraverso veri e propri marchi, e disponibile a prezzi e su mercati diversi. Così le acque che finiscono sulle nostre tavole non possono considerarsi tutte uguali. Il consumatore è stimolato a rendersi consapevole al momento della scelta: scegliere di acquistare l’acqua in bottiglia ha un prezzo, monetario e qualitativo. Il primo capitolo, trattando di acqua in generale, prende a tema la questione della potabilità dell’acqua, che nel tempo si è resa necessaria per garantire che l’acqua pubblica rispondesse a specifici requisiti di qualità, idonei al suo utilizzo senza mettere a repentaglio la vita del consumatore; ma diversa è la considerazione dell’acqua minerale in bottiglia, di cui si tratterà dell’origine, prima come prodotto che, per via dei 1 Il fabbisogno idrico quotidiano pro capite si stima in una quantità compresa fra i 70 e i 180 litri al giorno secondo le ricerche condotte da Mediobanca nel 1996. L’acqua infatti non viene utilizzata solo come alimento, come acqua da bere, bensì e in maggiore quantità, per tanti altri scopi. Le indagini statistiche hanno evidenziato che dei 150 litri di acqua stimati come mediamente necessari in un giorno per una persona, il 59% viene usato nella zona bagno, il 29% nella zona cucina, in cui è compresa per l’1%l’acqua da bere, ed il 12% nelle cosiddette aree esterne (giardini, spazi condominiali..). 6 suoi componenti, era considerato un prodotto salutistico, mentre si vedrà come successivamente le imprese del settore abbiano incominciato a lavorare sull’identità della marca, sulla ricerca di sempre maggiori quote di mercato e vantaggi competitivi rispetto ai concorrenti. Ad oggi, infatti, quello delle acque minerali appare come un comparto saturo, per cui ci si deve reinventare una strategia per rimanere a galla: si può optare per fusioni o acquisizioni, puntare su elementi intangibili, quali il brand, coinvolgere il consumatore nel processo di scelta attraverso l’esaltazione dei propri differenziali qualitativi, ricercare innovazioni di processo e di prodotto (a tal riguardo si deve considerare che per prodotto si intende anche l’imballaggio che contribuisce a renderlo tale). E se un secolo fa la pubblicità si faceva attraverso le prime televisioni, da alcuni anni qualcosa è cambiato; la comunicazione, sempre più aggressiva, è abilmente mossa fra canali diversi, si studia attentamente il potenziale consumatore e si cambiano i confini del mercato di riferimento. L’evoluzione normativa delle acque destinate al consumo umano, riassunta nel secondo capitolo, segue la dinamica del settore: dai primi decreti regi fino ai risvolti della politica europea, nazionale e regionale negli ultimi anni. Nel terzo capitolo, dopo un generale distinguo fra tutte le acque destinate al consumo umano, dettagliatamente classificate, verranno illustrate tutte le evoluzioni riguardo l’ apertura e la gestione di uno stabilimento di produzione di acque minerali, fino ad analizzare, attraverso due casi concreti, quali possono essere le implicazioni sull’offerta a seguito dell’introduzione di una tassa sulla produzione e di dazi all’importazione. La parte centrale del testo, rivolta interamente all’acqua minerale in tutte le sue sfaccettature, presenterà un’attenta analisi del mercato attraverso il supporto di dati raccolti all’interno del settore, evidenziando i numeri sulla produzione, sul consumo, sulla spesa per l’acqua da parte dei consumatori, mentre dal punto di vista delle imprese, saranno forniti dati sui maggiori brand presenti sul mercato italiano ed internazionale, sul processo di offerta che le coinvolge dalla sorgente alla distribuzione, alla logistica e alla comunicazione. Verranno altresì presi in considerazione i controlli che vengono effettuati durante tutte le fasi di realizzo del prodotto, con maggiore riguardo alla problematica della cessione di sostanze nocive da parte degli imballaggi e alla commercializzazione del prodotto. 7 Capitolo a parte tratterà della questione dell’etichetta, carta di identità del prodotto, che ne permette la perfetta conoscibilità da parte del consumatore/acquirente, elemento integrante e imprescindibilmente previsto dalla normativa, che dispone ciò che si deve e ciò che si può indicare in essa. Ultimo capitolo della parte generale sarà dedicato alle “acque in boccioni”, il cui futuro è ancora piuttosto incerto, e che pare non possa costituire una vera minaccia, in termini competitivi per il mercato delle acque minerali, ma che tuttavia può risultare interessante se si considera il risparmio energetico in termini di imballaggio. La seconda parte del lavoro, quella speciale, prenderà in esame alcuni aspetti trattati nella parte generale calati all’interno del contesto cuneese. Dopo una breve panoramica di quella che è l’offerta delle imprese dell’acqua presenti sul territorio, la mia attenzione si sposterà all’analisi di due casi specifici: “l’acqua Sant’Anna” e “l’acqua Lurisia”. La prima si presenta coma una delle migliori imprese italiane che, nel giro di pochi anni, ha saputo valorizzare il proprio prodotto, posizionandosi sul mercato con determinazione e con uno sguardo che va oltre il breve periodo. Pur nelle difficoltà economiche attuali, pur in un contesto industriale come quello italiano, criticato per la sua scarsa innovatività e competitività, le “Fonti di Vinadio” si presentano come un punto di riferimento per la crescita e il consolidamento del nostro sistema, che non può far altro che guardare al futuro, alla crescente globalizzazione e all’intraprendenza di chi vuol essere un vero imprenditore. Con particolare attenzione e curiosità, pur disponendo di dati ancora parziali, tratterò della “bio bottle”, nuovo imballaggio bio-vegetale, che contribuisce a mantenere la qualità dell’acqua di Vinadio con rispetto dell’ambiente e con un risparmio energetico notevole. Il secondo caso prende in esame l’impiego dell’acqua di Lurisia che, prodotto qualitativamente elevato, diviene ingrediente fondamentale della “Birra Baladin”, noto birrificio artigianale della provincia di Cuneo, che in quell’acqua ritrova le caratteristiche necessarie per la produzione di una birra particolare, prodotta in partnership e destinata sia al mercato locale, ma soprattutto a quello europeo-tedesco. 8 CAPITOLO 1: LA STORIA DELL’ACQUA INTRODUZIONE La storia dell’uomo nacque e si sviluppò in prossimità dei grandi corsi d’acqua. Nel tempo però dall’utilizzo di acque superficiali l’uomo passò gradualmente alla ricerca di migliori fonti di approvvigionamento e all’ideazione delle prime macchine per il sollevamento delle acque sotterranee e la messa a punto delle tecnologie necessarie per il trasporto di acque sorgive a distanze considerevoli. L’uomo, nel corso della sua storia, ha sempre cercato di utilizzare un’acqua con i requisiti di potabilità e l'approvvigionamento è stato sempre una necessità importante fin dall'antichità. Così già nel 3000 a.C. possiamo trovare i primi resti di un sistema centralizzato di fornitura dell'acqua, precisamente a Nippur in Sumeria, dove vi si trovavano pozzi, cisterne e canali sopraelevati, che insieme costituiscono ingenti opere pubbliche per l'epoca. Tuttavia i più famosi metodi al mondo di approvvigionamento idrico li vantiamo proprio qui in Italia: esiste una testimonianza scritta, datata nel 97 d.C. che riguarda la descrizione minuziosa dei nove acquedotti esistenti, numeri ragguardevoli se considerati a posteriori, tanto che l’approvvigionamento idrico è stato stimato attorno ai 336 milioni di litri al giorno e la lunghezza degli acquedotti oltre 80 Km complessivi2. Nel Medioevo le risorse idriche vennero affidate ai Comuni: erano loro a doverli gestire e a provvedere alla distribuzione adeguata, che veniva fatta con una rete costruita spesso con tronchi di albero cavi all'interno per i tubi più grossi, e di piombo, legno o argilla per i canali più piccoli. Ma solo tra il diciottesimo e il diciannovesimo secolo si capì che nell'approvvigionamento occorreva considerare anche un sistema di controllo igienico e sanitario adeguato, poiché molte acque, essendo inquinate, erano vettori di molteplici malattie quali tifo, colera, peste, per via della promiscuità di acque per la distribuzione ed acque di fogna. A tal riguardo, l'Inghilterra si pregia di essere stata la prima nazione ad aver considerato questo problema, predisponendo un sistema fognario adeguato, successivamente adottato da tutti gli altri paesi 'Occidentali'. Ma se vogliamo 2 Da: “L’acqua nella Storia”, Giorgio Temporelli, Franco Angeli, 2007 9 considerare il fenomeno delle acque in bottiglia dobbiamo risalire ad anni più recenti: dapprima consigliate per le presunte proprietà curative, furono successivamente sempre più utilizzate anche grazie alle qualità organolettiche dell'acqua del rubinetto non sempre buone. 1.1 L’ORIGINE DEL TRATTAMENTO DELL’ACQUA POTABILE Gli esseri umani immagazzinano e distribuiscono l'acqua da secoli. Un tempo, quando vivevano come cacciatori e raccoglitori, l'acqua di fiume veniva usata per applicazioni di acqua potabile. Ma quando le popolazioni iniziarono a rimanere fisse in un posto per un lungo periodo di tempo, ci si insediava solitamente vicino ad un fiume o ad un lago e quando non vi erano fiumi o laghi, l'acqua freatica, pompata in alto attraverso i pozzi, veniva usata come acqua potabile. Tuttavia, quando la popolazione umana cominciò a crescere notevolmente, il rifornimento idrico non fu più sufficiente e l'acqua potabile dovette essere estratta da sorgenti diverse. Si cominciò inoltre a sviluppare sistemi di trasporto dell'acqua, per lo più attraverso semplici scanalature, scavate nella sabbia o nelle rocce, mentre solo più tardi si iniziarono ad usare dei tubi vuoti3. Infine qualcuno iniziò ad utilizzare argilla, legno e persino metallo ed in Persia si cominciarono a cercare fiumi e laghi sotterranei. Nell'antica Grecia, l'acqua di sorgente, l'acqua di pozzo, e l'acqua piovana furono molto sfruttate e a causa dell’ aumento della popolazione urbana fu costretta ad immagazzinare l'acqua in pozzi ed a trasportarla alla gente attraverso una rete di distribuzione. L'acqua usata veniva trasportata attraverso le fogne insieme all'acqua piovana e per questo motivo i Greci furono fra i primi a mostrare interesse verso la qualità dell'acqua e ad usare i bacini di aerazione per la sua depurazione. Ma fu con i Romani che si espandettero le conoscenze nel settore, conoscenza che veniva di volta in volta aumentata attraverso gli insegnamenti appresi dai nuovi popoli sottomessi. Così ancora oggi si possono ammirare le maestose opere pubbliche 3 Come citato in “L’acqua nella Storia”, Giorgio Temporelli, Franco Angeli, 2007: l'Egitto usava palme vuote mentre la Cina ed il Giappone usavano canne di bambù. 10 realizzate: i grandi acquedotti e le terme imperiali, opere che resero possibile l’urbanizzazione e la diffusione del benessere e dell’igiene sia in Roma sia in tutte le città edificate. Per la prima volta si cominciò a parlare di “diritto delle acque” attraverso il quale ogni azione in merito trovava un riferimento normativo che ne regolamentava l’esecuzione. Nessun aspetto veniva trascurato: si è normato sia la classificazione di acque pubbliche e private, sia la servitù di acquedotto, sia i diritti e doveri di chi possedeva terre in prossimità di acque pubbliche, ed ancora era previsto un complesso di norme per la regolamentazione e la manutenzione degli acquedotti, nonché il controllo e le sanzioni previste nei confronti di chi effettuasse captazioni abusive. Venne istituita la “Cura aquarum”4; un ufficio a cui competeva tutto ciò che riguardava il tema delle acque pubbliche: dall’approvvigionamento idrico, alla manutenzione e buon funzionamento degli acquedotti, ma anche il controllo della corretta erogazione dell’acqua nonché la sorveglianza contro le captazioni abusive. Tuttavia però, fin dai tempi lontani, la sola acqua non miscelata a nessun’altra bevanda, veniva spesso considerata non adatta al consumo umano, in quanto vista come potenziale fonte di malattie. A quei tempi infatti l’uomo faceva rilevante uso di altre 4 La magistratura delle acque e la costruzione e manutenzione degli acquedotti era affidata ai censori e, in loro mancanza, agli edili coadiuvati da numerosi funzionari (adiutores, architecti, curatores, procuratores). Per l’aspetto finanziario i censori erano affiancati dai questori, magistrati addetti all’amministrazione del tesoro dello Stato. Unica eccezione è l’incarico affidato al pretore Marcio nel 146 a.C., che ebbe dal Senato il compito di far riparare gli acquedotti logorati dal tempo (quassati venustate), di punire atti illegali di privati che si erano allacciati alle condutture pubbliche (fraudes privatorum) e di cercare un più abbondante approvvigionamento di acqua per Roma (Front., De aq., 1,7). Sotto Augusto il compito di occuparsi delle acque fu dato ad Agrippa che lo assolse servendosi di un corpo di 240 schiavi di sua proprietà che divennero pubblici dopo la sua morte. Morto Agrippa, l’imperatore stesso assunse le competenze della cura aquarum in un apposito ufficio presieduto da un suo funzionario di rango senatorio: il curator aquarum. Costui si collocava ai livelli più alti della carriera pubblica, godeva dei privilegi e degli onori propri dei magistrati e disponeva di un vasto seguito di assistenti. L’Ufficio delle acque aveva una propria sede di cui è sconosciuta quella originaria, poi trasferita nel Foro Romano; la sua funzione specifica era quella di mantenere in efficienza gli impianti e di provvedere a tutti gli interventi necessari. Disponeva di numeroso personale tecnico, amministrativo ed esecutivo: architecti o ingegneri idraulici, libratores e plumbarii, ossia misuratori e posizionatori delle tubature, aquarii, ossia operai, oltre a segretari, archivisti ed amanuensi. 11 bevande, come il tè nei paesi Orientali o il vino in quelli Occidentali. Così, siccome l’acqua, anche se di ottima qualità, poteva degradarsi e perdere le sue proprietà originarie se non adeguatamente conservata, le truppe romane, ad esempio, erano sempre rifornite di vino, bevanda che, anche nelle precarie condizioni igieniche presenti in campo militare, meglio si prestava alla conservazione grazie al tenore alcolico e al tasso di acidità. Nei Paesi dell’Oriente era invece prevalente la bollitura: ad esempio in Cina erano prevalenti bevande analcoliche, come il tè, che venivano preparate tramite bollitura dell’acqua. In Occidente tale tecnica venne introdotta molto dopo, anche se pareva però nota ai Romani, come testimonia Plinio il Vecchio (23-79 d.C.) in uno dei suoi scritti dove riferisce che un’acqua non buona può essere corretta tramite bollitura e una qualsiasi acqua è più salubre se bollita5. Dopo la caduta dell’Impero Romano e con l’avvento del Medioevo si assistette ad un progressivo “ritorno al passato”: gli impianti di distribuzione delle acque vennero in breve tempo messi fuori uso e le grandi terme abbandonate. L’acqua per molto tempo tornò ad essere attinta dai pozzi e dai fiumi, con un conseguente peggioramento generale delle condizioni igieniche e con l’incremento della diffusione di epidemie, quali il colera e il tifo. Quindi accanto ad acque stagnanti e conservate all’aperto, che aumentavano molto il rischio di proliferazione delle malattie, si iniziò anche a credere che il bagno non fosse una pratica salutare e, se di piacere, simbolo di peccato. Venne allora sostituita da pezze ed unguenti, polveri e borotalco. Ma accanto a queste nuove pratiche, si assistette al rifiorire dell’ideologia che le migliori acque dovevano essere chiare e non avere né sapori, né odori, né colori. L’approvvigionamento nei borghi medioevali avveniva soprattutto attraverso i pozzi e le cisterne, ma l’acqua piovana era considerata la migliore perché più leggera e pulita, veniva fatta scolare dai tetti e chiusa in cisterne munite di un letto di ghiaia, che ne consentiva la preventiva depurazione. Solo più tardi si cominciarono a costruire acquedotti sulla falsa riga di quelli romani. Con la fine del XV secolo tramontò l’epoca medioevale ed i nuovi schemi di pensiero permisero di recuperare l’importante ruolo igienico ed alimentare dell’acqua. 5 Da:“ L’Acqua nella Storia”, Giorgio Temporelli, Franco Angeli, 2007, pag 43 12 Anche Michelangelo ne diede testimonianza in una lettera scritta a suo nipote nel 1549: "…Del mio male io ne sto assai bene, a rispetto a quel che sono stato. Io ò beuto circa dua mesi sera e mattina d'una aqqua d'una fontana che è quaranta miglia presso a Roma le quale rompe la pietra: e questa à rotto la mia e fattomene orinar parte. Bisogniamene fare amunizione in casa e non bere né cucinar con altra, e tenere altra vita che non soglio"6. Ma fu l’illuminismo settecentesco europeo ad elaborate le prime basi scientifiche per stabilire criteri sulla potabilità dell’acqua. Solo ad inizio Novecento si è arrivati distinguere normativamente le acque potabili da quelle minerali naturali. Infatti le due tipologie, acque destinate al consumo umano e acque minerali naturali, ancora ai giorni nostri sono regolamentate da recepimenti di differenti direttive europee7. 1.2 L’ORIGINE DELL’ACQUA IN BOTTIGLIA E' solo verso la fine dell' Ottocento che nasce l'industria delle acque minerali naturali nei Paesi Europei a maggiore tradizione termale (come Italia, Francia, Belgio e Germania), ove si cominciò ad avviare l'imbottigliamento di acque provenienti da sorgenti storiche e famose per le loro virtù salutari. In Italia i primi tentativi di commercializzazione di un’acqua minerale naturale si verificarono intorno al 1890, cui seguì la costruzione dei primi impianti di imbottigliamento. Fino alla metà degli anni Sessanta il mercato delle acque minerali naturali presenta una tendenza per lo più localistica, ancorata alla connotazione medico-terapeutica, e rappresentativa di una nicchia specialistica del più generale settore del bere analcolico, 6 È chiara testimonianza della sua malattia e del sollievo che egli trasse bevendo quell'acqua. 7 Per le acque minerali sono presenti tre direttive comunitarie: la direttiva 80/777/CEE del 15 luglio 14980, la direttiva 96/70/CE del 28 ottobre 1996 e la direttiva 2003/40/CE del 16 maggio 2003 recepite rispettivamente con il d.lgs. 25/01/1992, n. 105, il d.lgs.04/08/1999, n.339 e i decreti ministeriali 11/09/2003 e del 29/12/2003. Per le acque potabili sono state emanate due direttive comunitarie: la direttiva 80/778/CEE del 15 luglio 1980 e la direttiva 98/83/CE del 3 novembre 1998, recepite rispettivamente con il d.p.r. 24/05/1988, n. 236 e il d.lgs. 02/02/2001, n.31. La direttiva 80/778/CEE è stata popi successivamente abrogata dalla direttiva 98/83/CE. 13 destinato ad un segmento di consumatori appartenenti alle classi sociali più agiate. È con gli anni Settanta che si è assistito ad un ampliamento del mercato di riferimento, quando le aziende cominciarono ad adottare politiche espansive, sia dal punto di vista geografico sia da un punto di vista sociale. L’acqua minerale non venne più considerato solo un prodotto curativo, ma diventa bevanda a tutti gli effetti e conseguentemente un prodotto potenziale per l’intera popolazione. In linea con questa tendenza fu fondamentale l'introduzione delle bottiglie in plastica, PVC, molto più leggere di quelle in vetro precedentemente utilizzate e con minori costi di trasporto e di distribuzione. Su nuove motivazioni di consumo si è così innescato lo sviluppo delle acque minerali naturali in bottiglia, seguito dall’apprezzamento da parte di fasce sempre più ampie di consumatori, tanto che negli anni Novanta l'Italia diventa il primo paese al mondo nella produzione di acqua minerale naturale, grazie anche alla maggiore sensibilità del consumatore verso un tipo di alimentazione più sana e sicura; verso un prodotto idoneo a tutte le fasce dì età e per tutte le quotidiane occasioni di consumo. Ad oggi, il mercato del settore è in continua evoluzione, così come il complesso apparato legislativo che lo regolamenta. Secondo alcune ricerche condotte da Mineracqua8, il consumo dell’acqua minerale, da un punto di vista quantitativo, sembra essere legato a variabili di varia natura: - andamento generale dell’economia - andamento dei flussi turistici, che incide sui consumi nei pubblici esercizi - la situazione climatica e l’andamento delle temperature, che incide sul consumo di bevande in genere. Dall’indagine, svolta su un campione rappresentativo di famiglie, risulta che circa il 98% di queste dichiara di acquistare acqua minerale in maniera più o meno regolare durante l’anno. I motivi prevalenti alla base di tale abitudine sono individuabili essenzialmente: nel gusto dell’acqua minerale che risulta più gradevole rispetto 8 Dati contenuti sul sito internet www.mineracqua.it. La “Fondazione Mineracqua” è stata costituita nel 1990 ed è l'organizzazione imprenditoriale che riunisce, rappresenta e tutela le industrie italiane che confezionano acque minerali naturali, acque di sorgente e bevande analcoliche. La Federazione rappresenta un importante interlocutore delle imprese produttrici di acque minerali in Italia ed è riconosciuta dalle Amministrazioni statali e regionali e dalle Organizzazioni nazionali ed internazionali. 14 all’acqua potabile di rubinetto, e nel suo aspetto salutistico, come aiuto imprescindibile al benessere fisico e alla salute personale anche in chiave preventiva. Da questo ultimo punto di vista infatti, circa un quarto delle famiglie (23,3%) dichiara che l’acqua minerale è in assoluto il prodotto più importante per la salute umana; a queste si aggiunge un ulteriore 32% di famiglie che ritiene l’acqua minerale uno dei prodotti alimentari più importanti. Sarà interessante vedere nei prossimi capitoli qual è l’attuale andamento della produzione italiana, e quali siano le ragioni che hanno portato a qualificare “l’acqua in bottiglia” un prodotto di cui ne appare evidente, soprattutto nei numeri di vendite e fatturato delle imprese produttrici, l’indispensabilità. 15 CAPITOLO 2: ASPETTI NORMATIVI DELLE DIVERSE ACQUE CONFEZIONATE DESTINATE ALL’ALIMENTAZIONE UMANA INTRODUZIONE Con il passare degli anni l’argomento dell’acqua è divenuto sempre di maggiore attualità normativa: da un lato c’è l’acqua intesa come elemento indispensabile per la vita umana, oggetto di studi e pubblicazioni scientifiche ad esse dedicate; dall’altro una serie di interessi socio-economici a livello non solo nazionale ma europeo ed internazionale. Come si è detto, l’Italia detiene il record mondiale nella produzione e nel consumo di acqua mierale naturale e, contemporaneamente risulta essere anche ai vertici europei per il consumo pro-capite di acqua potabile. Le acque destinate al consumo umano e quelle minerali naturali sono due tipologie di acque ad uso umano che presentano differenze legate all’impiego 9 , alle tipologie distributive 10 , ma soprattutto a differenti origini e trattamenti. Le acque potabili subiscono vari trattamenti a seconda della loro provenienza, mentre le acque minerali naturali presentano all’origine particolari caratteristiche igieniche assicurate dalla provenienza da acquiferi protetti. La cultura delle acque minerali nel nostro Paese trova origine nel lontano 1916, con la legge 16 giugno 1916, n.497, che costituisce il primo atto legislativo che pone delle regole per la produzione e la vendita delle acque minerali in Italia. Successivamente troviamo il decreto regio del 28 settembre 1919, n.1924, in parte ancora valido, che delinea la prima struttura normativa alla base di successivi interventi. Ma è con la Direttiva n.80/777 CEE del Consiglio del 15 giugno 1980, recepita con il D.Lgs 25 gennaio 1992, n.105, e con successive direttive europee e decreti integrativi, 9 Le acque potabili vengono impiegate per bere, ma anche utilizzate per l’igiene personale, per il lavaggio o la cottura dei cibi e così via. 10 In bottiglia le acque minerali naturali, prevalentemente in condotta le acque potabili, anche se con l’entrata in vigore del D. Lgs 2001, n.31, queste acque possono essere distribuite in bottiglia. 16 che si arriva allo stato attuale, caratterizzato da un’armonizzazione con la legislazione sovranazionale- europea. La legislazione italiana delle acque destinate al consumo umano trova origine nel Testo Unico delle Leggi sanitarie, R.d. 27 giugno 1934, n.126511 e progressivi sviluppi con la Circolare del Ministero della Sanità n.33 del 27 aprile 1977 che prende come riferimento per vari parametri alcuni standard di qualità dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Ma è nel 1985 che si ha la prima normativa organica delle acque destinate al consumo umano, che arriva alla piena realizzazione con il DPR n.236 del 24 maggio 1988. È con il D.Lgs del 2 febbraio 2001 n.31, che recepisce la direttiva 98/83/CEE del 3 novembre 1998 concernente la qualità dell’acqua destinata al consumo umano, con le integrazioni del D.Lgs 2 febbraio 2002 n.27 in vigore dal 25 dicembre 2003, che si afferma il quadro attuale delle acque destinate al consumo umano. Per quanto riguarda l’etichettatura dei prodotti alimentari, uno degli aspetti più problematici della legislazione alimentare è legato ai diversi e spesso opposti interessi da tutelare tra cui: la protezione dei consumatori, la difesa del segreto industriale, la tutela della libera circolazione intracomunitaria delle merci nonché la possibilità di controllare le emergenze conseguenti a crisi alimentari. In ambito comunitario, la disciplina in materia di etichettatura è stata regolata soprattutto attraverso l’emanazione di direttive “orizzontali”, che prevedono precetti applicabili indistintamente a tutti i settori, e di direttive “verticali”, che disciplinano singole tipologie di prodotto. La prima direttiva quadro di armonizzazione risale al 18 dicembre del 1978 (Direttiva 79/112/CEE) che è stata recepita dal Decreto legislativo 109 del 1992 ed ha subito, negli anni, numerose modificazioni. Recentemente, la Direttiva 79/112/CEE è stata abrogata dalla Direttiva 2000/13/CE (recepita in Italia mediante il Decreto legislativo n. 181 del 23 giugno 2003). La normativa comunitaria sull’etichettatura ha certamente contribuito all’armonizzazione della disciplina in materia procedendo a riordinare il complesso e disorganico quadro normativo esistente in ogni singolo paese membro. 11 L’art 248 prevede che: “ogni Comune deve essere fornito per uso potabile, di acqua pura e di buona qualità” 17 Infatti le indicazioni presenti in etichetta possono avere implicazioni economiche sull’import-export dei prodotti alimentari tra gli Stati comunitari e possono costituire barriere non tariffarie all’ingresso di prodotti provenienti da paesi extra-Ue, se non adeguatamente armonizzate. Nell’ambito del commercio internazionale, infatti, non sempre vi è coincidenza tra l’applicazione negli Stati membri delle normative comunitarie e le disposizioni legislative presenti nei paesi extra-europei. Risulta, pertanto necessario che l’etichettatura delle merci sia sempre adeguata e conforme alle esigenze del mercato in cui si vuole commercializzare il prodotto. In sintesi, le rispettive legislazioni, delle acque minerali naturali e delle acque destinate al consumo umano, non costituiscono artifici di un controllo formale, ma traggono origine dalla necessità di governare la specificità delle due acque, così come ripetutamente stabilito dalle direttive europee. Non quindi l’uso, in parte sovrapponibile, ma anche e soprattutto l’origine, il trattamento e la loro distribuzione. 2.1 LE ACQUE DESTINATE AL CONSUMO UMANO Già il Dpr 236/1988 prevedeva la possibilità di distribuire acque destinate al consumo umano confezionate in recipienti chiusi, ma è il decreto legislativo 31/201 che, integrando quanto disposto dal D Lgs 4 agosto 1999 n.339 sulla disciplina delle acque di sorgente, chiarisce le varie possibilità di commercializzazione di acque confezionate destinate al consumo umano. È così evidente che possono essere messe in commercio: acque minerali naturali, normate dal decreto legislativo 25 gennaio 1992, n.105 come modificato dal decreto legislativo 4 agosto 1999 n.339 e dai successivi atti. acque di sorgente, normate dal decreto legislativo 4 agosto 1999 n.339 altre acque confezionate, normate dal decreto legislativo n. 31/2001 Le acque minerali naturali devono essere estratte dal sottosuolo e rispettare le tabelle di accettabilità previste dal regolamento recante i criteri di valutazione delle caratteristiche delle acque minerali naturali adottato con decreto n.542 del Ministero della Sanità il 12 novembre 1992, più di recente integrato con il decreto del Ministero della Sanità del 31 maggio 2001. 18 Le caratteristiche delle acque di sorgente, anch’esse obbligatoriamente estratte dal sottosuolo, per quanto riguarda i parametri microbiologici, devono essere valutate sulla base della normativa delle acque minerali naturali, ma i valori dei parametri organolettici, fisici, fisico- chimici e chimici devono rispettare i limiti di accettabilità imposti dal DPR 236/1988 e delle tabelle del D. Lgs 2 febbraio 2001, n. 31, integrato e modificato dal D. Lgs n.27 del 2 febbraio 2002. Le acque di sorgente devono essere riconosciute alla pari delle acque minerali naturali sulla base della domanda presentata dal titolare della concessione mineraria o del permesso di ricerca e la loro emissione in commercio è subordinata ad autorizzazione regionale. Il decreto legislativo n.31/2001 consente la vendita di acque destinate al consumo umano, diverse dalle acque minerali naturali e dalle acque di sorgente, sottoposte in tutto e per tutto alla normativa di qualità prevista dal decreto stesso, che per alcuni parametri è più severa di quella relativa alle acque distribuite attraverso la rete acquedottistica. Il punto di rispetto dei parametri di conformità è quello in cui sono imbottigliate o introdotte nei contenitori e la denominazione di vendita più frequente è quella di “acqua da tavola”, che inglobano le “acque affinate”. Rimane fermo il divieto per queste e per le acque di sorgente, di utilizzare denominazioni quali “acqua naturale”, “acqua mineralizzata” e simili, in quanto la denominazione “acqua minerale naturale”è una dicitura protetta e riservata e comporta, per le altre acque, il divieto di utilizzare denominazioni simili suscettibili di trarre in errore il consumatore. La figura sottostante riassume le varie tipologie di acque destinate al consumo umano. ACQUE ALIMENTARI NATURALI MINERALI SORGENTE POTABILI ACQUEDOTTO AFFINATE Figura 1: quadro riassuntivo delle acque ad uso alimentare 19 ACQUE NATURALI ACQUE POTABILI DL 105/92: UTILIZZAZIONE E COMMERCIALIZZAZIONE DELLE ACQUE MINERALI NATURALI DPR 326/88: QUALITA' DELLE ACQUE DESTINATE AL CONSUMO UMANO DL 339/99: ACQUE DI SORGENTE DL 31/01: QUALITA' DELLE ACQUE DESTINATE AL CONSUMO UMANO DM 542/ 92: CRITERI DI VALUTAZIONE DELLE CARATTERISTICHE DELLE ACQUE MINERALI NATURALI DM 443/90: REGOLAMENTO RECANTE DISPOSIZIONI TECNICHE CONCERNENTI LE APPARECCHIATURE PER IL TRATTAMENTO DOMESTICO DELLE ACQUE POTABILI DM 2001: MODIFICHE AL DM 542/92 CIRCOLARE 17: ANALISI MICROBIOLOGICHE DI ACQUE MINERALI NATURALI CIRCOLARE 13: ANALISI CHIMICOFISICHE DI ACQUE MINERALI NATURALI DIRETTIVA 2003/40/CEE: ELENCO, LIMITI DI CONCENTRAZIONE ED INDICAZIONI DI ETICHETTATURA Tabella 1 Differenze normative relative alle acque destinate ad uso alimentare La normativa distingue fra: acque destinate al consumo umano e acque minerali, infatti: Le acque degli acquedotti nella maggior parte dei casi sono sottoposte a disinfestazione. Ad eccezione del trattamento con raggi ultravioletti, la disinfestazione comporta sempre il contatto con sostanze chimiche che lasciano tracce e alterazioni all’acqua; i composti del cloro, comunemente impiegati, determinano la formazione di derivati clorurati organici dotati di tossicità più o meno elevata in funzione della loro natura e quantità. In più la qualità dell’acqua distribuita attraverso la rete dell’acquedotto potrebbe peggiorare durante il percorso per vari fattori esogeni, quali: tubazioni vecchie, 20 infiltrazioni, corrosione. Per questo motivo è indispensabile che vi sia sempre un’azione disinfestante residua e un’adeguata manutenzione dei sistemi di adduzione. Per queste acque vi sono differenti fonti di approvvigionamento: si possono usare sia acque sotterranee sia superficiali e anche acque salmastre se opportunamente trattate. La composizione chimica è variabile: attraverso le condutture di uno stesso acquedotto possono confluire acque di differente composizione. Le acque provenienti dalla potabilizzazione di acque superficiali (laghi, fiumi) variano il loro contenuto di sali disciolti, talvolta in modo significativo, in funzione degli apporti meteorici. Il limite per il contenuto dei sali disciolti è definito ed è pari a 1.500 milligrammo per litro. Le acque minerali sono esclusivamente di origine sotterranea, gli standard di qualità richiesti spingono all’utilizzo di risorse prevalentemente localizzate in aree ad elevata naturalità. Tuttavia in Italia, a causa dell’alta densità abitativa e di insediamenti agricoli ed industriali, non tutti i giacimenti di acque minerali sono in aree a ridotta pressione antropica. Le acque minerali presentano dei limiti di accettabilità per alcune sostanze dette “contaminanti” 12 diversi dai corrispondenti limiti per le acque potabili. La caratteristica peculiare delle acque minerali naturali è la purezza originaria: i contaminanti sono disciplinati in modo particolare, tanto da determinare le principali differenze con le acque destinate al consumo umano in relazione alla tipologia di controllo. 13 12 Articolo 6 del d.lgs.542/92 con le modifiche del decreto del 29 dicembre 2003 13 Ciò è ben chiarito all’art 2 del decreto 29 dicembre 2003: “nelle acque minerali naturali non devono essere presenti le seguenti sostanze o composti derivanti dall’attività entropica; il mancato riscontro di tali sostanze utilizzando metodi analitici con i livelli minimi di rendimento riportati in allegato II al presente decreto, del quale fa parte integrante, costituisce garanzia di qualità per l’acqua minerale”. L’elenco dei parametri è: 1)agenti tensioattivi, 2)oli minerali, 3)benzene, 4)idrocarburi policiclici aromatici, 5)antiparassitari, 6)policlorobifenili, 7)composti organo alogenati, che non rientrano nei n.5-6. 21 La legislazione attuale consente la possibilità di trattamento delle acque minerali con aria arricchita di ozono per la separazione dei composti del ferro, del manganese, dello zolfo e dell’arsenico. Questa possibilità desta notevoli perplessità sulle caratteristiche di purezza originaria di queste acque, ma resta comunque il fatto che in Italia la quasi totalità delle acque minerali prodotte sul territorio nazionale non è trattata con questo ossidante. La acque minerali presentano una grande varietà di composizione (non c’è alcun limite di sali disciolti), tuttavia acque con residuo fisso molto elevato o basso non presentano i requisiti di acque che possono essere costantemente impegnate al posto delle acque potabili e pertanto il loro uso potrebbe essere limitato ai casi nei quali è opportuna un’azione coadiuvante alle terapie mediche. Comunque molte acque minerali presentano una composizione che cade nel campo caratteristico delle acque potabili; pertanto in molti casi potrebbero essere considerate loro sostitute. Per la valutazione delle caratteristiche delle acque minerali sono previsti esami farmacologici-clinici e valutazioni degli effetti sull’organismo umano. Attualmente, con le modifiche introdotte dal decreto legislativo 4 agosto 1999 n.339 al decreto legislativo 25 gennaio 1992 n.105, non è obbligatorio per le acque minerali la valutazione sul piano farmacologico, chimico, fisiologico.14 2.2 GLI SVILUPPI DEFINITORI DELL’ACQUA MINERALE Il punto di partenza è la definizione di acqua minerale naturale data dalla direttiva CEE 80/777, per cui: “per acqua minerale naturale si intende, ai sensi art 5, un’acqua batteriologicamente pura, la quale abbia per origine una falda o un giacimento sotterranei e provenga da una sorgente con una o più emergenze naturali o perforate. L’acqua minerale naturale si distingue nettamente dall’acqua ordinaria da bere: - per la sua natura, caratterizzata dal tenore in minerali, oligoelementi o altri costituenti ed eventualmente per taluni suoi effetti 14 Art 1 comma 3, lettera d del d.lgs. 105/92:“le caratteristiche di cui ai commi precedenti devono essere valutate sul piano: geologico ed idrogeologico, organolettico, fisico, fisico-chimico, microbiologico se necessario, farmacologico, clinico e fisiologico”. 22 - per la sua purezza originaria, caratteristiche, queste, rimaste intatte data l’origine sotterranea dell’acqua che è stata tenuta al riparo da ogni rischio di inquinamento. Questi parametri, che sono tali da conferire all’acqua minerale naturale le sue proprietà salutari, devono essere stati valutati: - sul piano geologico ed idrologico - sul piano fisico, chimico e fisico-chimico - sul piano microbiologico - e solo se necessario,sul piano farmacologico, fisiologico e clinico. Questa direttiva nasce della mediazione tra due diversi filoni normativi identificabili in Europa: quello italiano e francese, che in quegli anni definiva e classificava le acque minerali in funzione delle proprietà, e quello tedesco che operava in base alla composizione. L’evoluzione della legislazione italiana in materia risale al 1919 (R.D.28 settembre 1919 n.1924, che approvava il regolamento per l’esecuzione del capo IV della legge 16 luglio 191 n.947 contenente disposizioni circa le acque minerali e gli stabilimenti termali) con la definizione delle acque minerali come acque di sorgente dotate di attività terapeutica o di caratteristiche igieniche particolari che, pur con modifiche non sostanziali, è rimasta in vigore per più di settant’anni, cioè fino a quando è stata data attuazione alla Direttiva comunitaria CEE/80/777. La direttiva CEE/80/777 è stata introdotta in Italia con il Decreto Legislativo 25 gennaio 1992 n.106 e i decreti attuativi sono stati pubblicati sulla Gazzetta Ufficiali all’inizio del 1993, sono: il decreto del Ministero della Sanità 12 novembre 1992 n.542, recante il Regolamento sui criteri di valutazione delle caratteristiche delle acque minerali naturali e il decreto 13 gennaio 1993 recante i metodi di analisi per le valutazioni delle caratteristiche microbiologiche e di composizione delle acque minerali e le modalità per i relativi prelevamenti dei campioni. Non è più previsto che le acque minerali naturali siano dotate di attività terapeutica, bensì di proprietà favorevoli alla salute. La normativa è stata ulteriormente modificata attraverso la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto legislativo 4 agosto 1999 n.339. Tale normativa, tutt’ora vigente, prevede che un’acqua minerale naturale debba presentare “caratteristiche igieniche particolare ed, eventualmente, proprietà favorevoli alla salute”. L’aggiunta dell’avverbio “eventualmente” comporta che la distinzione con le ordinarie acque potabili non sia più necessariamente legata agli effetti; in questo modo ne consegue il venir meno del precedente obbligo di corredare sempre la domanda di riconoscimento con gli elementi di valutazione delle caratteristiche sul piano 23 farmacologico, clinico e fisiologico. La distinzione sostanziale che rimane nella legge è che le acque minerali naturali devono essere pure alla sorgente e tali rimanere fino al consumo, senza alcun trattamento. La purezza va intesa, ovviamente, in senso chimico e batteriologico. Il decreto del Ministero della Salute del 29 dicembre 2003 ha stabilito una nuova tabella di accettabilità. Il grafico che segue riporta appunto i nuovi valori limite per le acque minerali. Parametro Antimonio Arsenico Bario Boro Cadmio Cromo Rame Cianuro Fluoruri Piombo Manganese Mercurio Nichel Nitrati Nitriti Selenio limite massimo ammissibile (mg/l) 0,005 0,01 1 5 0,003 0,05 1 0,01 5 0,01 0,5 0,001 0,02 45 0,02 0,01 Tabella 2 Nuovi valori limite per la acque minerali (LAM): componenti “naturali” L’esame dei nuovi limiti mostra che, in generale, la purezza chimica richiesta alle acque minerali naturali è maggiore rispetto a quella richiesta per le acque potabili. La tabella che segue pone a confronto alcuni limiti delle acque potabili e i nuovi valori limite delle acque minerali (LAM) (Tabella 3) Parametro limite D.lgs 31/2001 LAM BORO mg/l 1 5 MANGANESE mg/l 0,05 0,5 24 L’opinione più diffusa15 è che la fissazione di limiti più elevati per boro e manganese sia dovuta all’opportunità di continuare a consentire la commercializzazione di talune acque minerali naturali già in commercio che, per taluni parametri, superano i limiti delle acque distribuite tramite acquedotto e che d’altronde non hanno mai dato luogo a inconvenienti igienico-sanitari. 2.3 LE DISCIPLINE CHE REGOLANO LE ACQUE MINERALI La legislazione sulle acque minerali italiane, deve tenere conto di tre diverse discipline: 15 la disciplina Mineraria16 la disciplina igienico-sanitaria17 le leggi regionali18 Fonte:“Aspetti qualitativi normativi ed economici delle diverse acque confezionate destinate all’alimentazione umana” Vincenzo Riganti, Università di Pavia. 16 La disciplina mineraria è regolata da: - R.D. 29/7/1927, N.1443 (Legge Mineraria) - Art. 826 cc - L. 3/4/1961, n. 283 - L. 16/5/1970, n. 281 - D. LVO 25/11/1996, n. 624 (Sicurezza e Salute Lavoratori), con rinvio in parte al D.P.R. 9/4/1959, n.128 (Polizia Mineraria) 17 La disciplina igienico-sanitaria è regolata da: - D. LVO 25/1/1992, n.105 e succ. modifiche - R.D. 28/9/1919, n.1924 (in parte) - D.M. 20/1/1927 (in parte) - DECRETO 12/11/1992, n. 542 - D.M. 13/1/1992 - D. LVO 26/5/1997, n.155 (HACCP) 18 Il riferimento alla Costituzione è fondamentale sia perché essa rappresenta la fonte primaria del diritto, sia perché le modifiche costituzionali apportate dalla legge costituzionale l’8 ottobre 2001 n.3 hanno modificato il Titolo V della Costituzione che riporta disposizioni in materiala di acque minerali e termali. Per quanto riguarda le leggi regionali, il Piemonte fa riferimento a: - L.R. N.25/1994 25 La tabella che segue, riassume il quadro normativo di riferimento (Tabella 4 ) Decreto Ministro della salute 29/12/2003: "Attuazione della direttiva n.2003/40/CE della Commissione nella parte relativa ai criteri dei valutazione delle caratteristiche delle acque minerali naturali di cui al decreto ministeriale 12 novembre 1992, n. 542, e successive modificazioni, nonché alle condizioni di utilizzazione dei trattamenti delle acque minerali naturali e delle acque di sorgente" (G.U. n. 302 del 31/12/2003). Decreto Ministro della salute 11/9/2003: "Attuazione della Direttiva 2003/40/CE della Commissione nella parte relativa all'etichettatura delle acque minerali naturali e delle acque di sorgente" (G.U. n. 229 del 2/10/2003). Decreto legislativo 23/6/2003, n. 181: "Attuazione della direttiva 2000/13/CE concernente l'etichettatura e la presentazione dei prodotti alimentari, nonché la relativa pubblicità" (G.U. n. 167 del 21/7/2003). Direttiva 2003/40/CE della Commissione del 16/5/2003 che determina l'elenco, i limiti di concentrazione e le indicazioni di etichettatura per i componenti delle acque minerali naturali, nonché le condizioni d'utilizzazione dell'aria arricchita di ozono per il trattamento delle acque minerali naturali e delle acque sorgive (G.U. n. L 126 del 22/5/2003). Circolare Ministero dell'industria, del commercio e dell'artigianato 23/6/2001, n. 166: "Istruzioni in materia di etichettatura e presentazione dei prodotti alimentari" (G.U. n. 66 del 20/3/2001). Decreto Ministro della sanità del 31/5/2001: "Modificazioni al decreto 12/11/1992, concernente il regolamento recante i criteri di valutazione delle caratteristiche delle acque minerali naturali" (G.U. n. 147 del 27/6/2001). Decreto legislativo 4/8/1999, n. 339: "Disciplina delle acque di sorgente e modificazioni al d.lgs 25 gennaio 1992, n. 105, concernente le acque minerali naturali, in attuazione della direttiva 96/70/CE" (G.U. n. 231 del 1°/10/1999). Direttiva 96/70/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 28/10/1996 che modifica la direttiva 80/777/CEE del Consiglio in materia di ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri sull'utilizzazione e la commercializzazione delle acque minerali naturali (G.U. n. 299 del 23/11/1996). Decreto Ministro della sanità del 13/1/1993: "Metodi di analisi per la valutazione delle caratteristiche microbiologiche e di composizione delle acque minerali naturali e modalità per i relativi prelevamenti dei campioni (G.U. n. 14 del 19/1/1993). Decreto Ministro della sanità del 12/11/1992, n. 542 " Regolamento recante i criteri di valutazione delle caratteristiche delle acque minerali naturali" (G.U. n. 8 del 12/1/1993). Decreto Ministro della sanità del 21/3/1973: "Disciplina igienica degli imballaggi, recipienti, utensili, destinati a venire in contatto con le sostanze alimentari o con sostanze d'uso personale" (G.U. n. 104 del 21/3/1973 - S.O.)del 17/2/1992 - S.O.). Decreto legislativo 25/1/1992, n. 105: "Attuazione della direttiva 80/777/CEE relativa alla utilizzazione e alla commercializzazione delle acque minerali naturali" (G.U. n. 39 del 17/2/1992 - S.O. e, per errata corrige, G.U. n. 51 del 2/3/1992). Direttiva 80/777/CEE del Consiglio del 15/7/1980 in materia di ravvicinamento della legislazione degli Stati Membri sull'utilizzazione e la commercializzazione delle acque minerali naturali (G.U. n. L229 del 30/8/1980). Decreto Ministro della sanità del 21/3/1973: "Disciplina igienica degli imballaggi, recipienti, utensili, destinati a venire in contatto con le sostanze alimentari o con sostanze d'uso personale" (G.U. n. 104 del 21/3/1973 - S.O.) 26 2.4 LE CONCESSIONI: I PERMESSI DI COLTIVAZIONE DELLE ACQUE IN ITALIA La concessione dei permessi di coltivazione prevede l’autorizzazione solo a chi ne ha titolo, previo accertamento dell’esistenza, della coltivabilità ed idoneità tecnicoeconomica. La sua durata è proporzionale agli investimenti programmati e vincola ad una serie di obblighi e condizioni. Tale concessione può tuttavia essere rinnovata. Le norme comuni al permesso e alla concessione, prevedono: programma dei lavori diritti proporzionali o canoni dovuti in relazione all'area in permesso o in concessione scadenza rinuncia decadenza per inosservanza revoca per gravi motivi di interesse pubblico. I titolari delle concessioni possono essere persone fisiche, imprese private ma anche Enti locali. Alcune concessioni hanno durata perpetua 19 , mentre la maggior parte ha durata decennale ma sono previste durate massime come quindici anni in Basilicata o trent’anni in Emilia Romagna. I canoni sono riscossi dalle Province a seguito di delibere regionali e il calcolo del suo ammontare avviene relativamente alla superficie su cui ha sede la fonte e in soli sei casi si è introdotta una tassa sui litri imbottigliati. Alcune Regioni, quali la Lombardia20, ha avviato un processo di riforma, affiancando al tradizionale canone di concessione 19 Sono esempi: la San Pellegrino, la Bracca, la Tartavalle in Lombardia. 20 Tale innovazione è stata supportata dalla sentenza della Corte Costituzionale n.65 del 2001, la quale ha riconosciuto la legittimità costituzionale dell’art. 22 della Legge della Regione Lombardia n.40 del 1980, come modificato dall’art. 4, comma 21, lettera c), della L.R. 27.1.1998 n. 1, relativa alla disciplina delle acque minerali e termali nella Regione Lombardia. La norma introduceva la corresponsione di un diritto proporzionale annuo commisurato alla quantità emunta da parte dei concessionari dei giacimenti di acqua minerale. 27 pagato dalle aziende produttrici per la ricerca e la coltivazione dell’acqua minerale, un diritto proporzionale annuo commisurato alla quantità di risorsa emunta. Le motivazioni che hanno indotto alcune Regioni ad integrare l’originario canone di concessione risiedono nell’ammontare esiguo percepito a fronte del valore sociale ed economico della risorsa e del mercato delle acque minerali. Attraverso tale riforma le Regioni hanno voluto assicurare alla collettività entrate congrue in relazione al valore economico del mercato, al fine di compensarne i costi economici e sociali inerenti lo sfruttamento dell’acqua minerale, il contenimento degli sprechi, i costi relativi allo smaltimento dei rifiuti di imballaggio, i costi relativi ai controlli sanitari, alle misurazioni delle superfici da dare in concessione, ai costi amministrativi regionali e provinciali per la gestione del settore, ad un’attenta utilizzazione delle risorse anche sotto il profilo ecologico. Tuttavia non tutte le Regioni italiane hanno introdotto un canone aggiuntivo proporzionale annuo legato alla quantità di acqua emunta; così le legislazioni regionali, nell’ambito della loro autonomia, presentano caratteri poco organici e uniformi 21 a causa della mancanza di coordinamento a livello statale in grado di coordinare ed 21 La Legge 24 dicembre 2007, n. 244 ha elevato a 0,5 centesimi per ciascuna bottiglia d'acqua in materiale plastico venduta al pubblico il contributo da versare al fondo di solidarietà istituito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri (nella precedente Finanziaria il contributo era di 0,1 centesimi). L'obiettivo è, in sostanza, di ridurre l'impatto ambientale causato dai prodotti in plastica. Tale contributo colpisce solo i produttori di acqua e va ad aggiungersi al Contributo Ambientale Conai versato, invece, da tutte le imprese. Tuttavia la non uniformità del contributo sul territorio nazionale desta alcune perplessità tra i produttori che, dovendo pagare un contributo maggiore, si vedono penalizzati da un meccanismo che sfalsa la concorrenza in favore delle aziende che imbottigliano in Regioni con contributi inferiori. Se poi si tratta di piccoli e medi produttori che si trovano nelle Regioni con maggiore tassazione, l’onere viene a pesare ancora di più. Per questo sarebbe auspicabile, secondo le associazioni di categoria, che i contributi versati vadano a favore dell'ambiente, ma che se davvero è questo lo scopo, sia necessario istituire un contributo per gli imballaggi di tutti i prodotti, non solo per i contenitori di acqua minerale. Oltretutto, contrariamente a tanti altri beni di consumo, l'acqua minerale senza detti contenitori difficilmente potrebbe essere venduta. Altro parametro da considerare potrebbe essere un trattamento differenziato in base al grado d'investimento in innovazione tecnologica della singola azienda che investono in tecnologie e lavorano affinché le proprie bottiglie siano più leggere, ergonomiche, ed abbiano insomma un impatto ambientale più circoscritto proprio in virtù del minor utilizzo di materie prime. (Rif: www.unionalimentari.com/Articolo Pubblicato il 21.03.08). 28 assicurare organicità in materia di ricerca e coltivazione di acqua minerale, e richiedono ad oggi progetti di riforma al fine di adeguare la normativa ai principi della tutela e della valorizzazione della risorsa “acqua minerale”. Secondo i dati raccolti da Beverfood22, stando ai dati del 2006, in Italia ci sono 189 fonti e 304 marche di acque minerali in grado di generare un volume di affari pari a 2,2 miliardi di euro, grazie all’imbottigliamento di 12 miliardi di litri di acqua. Ecco allora che parte di questi introiti devono essere destinati alle Regioni per la copertura economica dei canoni di concessione. Infatti grazie al decreto Regio emanato nel 1927, e le successive modifiche, è stato fissato un canone annuo pari a 5 lire per ogni ettaro dato in concessione, dove, tale superficie non comprendeva solo l’area di sussistenza delle strutture estrattive e di imbottigliamento, ma anche tutta la superficie adiacente che deve essere “curata” per evitare fenomeni di alterazione qualitativa dell’acqua. Lo stesso provvedimento legislativo, affida al Governo nazionale sia l’attività decisionale sia quella di controllo sulle concessioni. Con un successivo provvedimento, il decreto del Presidente della Repubblica n.61 del 1977, si è stato sancito il passaggio delle competenze dal Governo nazionale alle Regioni, che hanno così incominciato a regolamentare in modo autonomo il settore. Ad oggi in Italia esistono tre tipi di canone: in funzione degli ettari rientranti nella concessione (€/ha) in funzione del volume imbottigliato (€/m3) in funzione del volume emunto (€/m3). Il primo canone è quello istituito attraverso il decreto Regio del 1927, in vigore in tutte le Regioni o Province autonome nei cui territori insistono delle sorgenti e stabilimenti di imbottigliamento. Il secondo e il terzo si distinguono sostanzialmente per i quantitativi di acqua realmente remunerati alle Regioni. Nel secondo caso alle Regioni viene corrisposto un contributo proporzionale al numero di litri effettivamente imbottigliati e quindi commercializzati, mentre nel terzo, il canone è corrisposto sempre in funzione del volume, ma nel conteggio rientrano anche quei quantitativi di acqua definiti “di processo”, quantificabili intorno al 5-6%, come ad esempio quelli impiegati per il lavaggio delle bottiglie. Quest’ultimo canone è il più corretto perché il produttore paga in funzione dell’intera materia prima estratta. 22 Da: www.beverfood.com 29 2.5 EFFETTI DELL’INTRODUZIONE DI UNA TASSA REGIONALE SULL’IMBOTTIGLIAMENTO L’introduzione di una tassa sull’imbottigliamento si presenta come un interessante caso studio per la verifica di quali potranno essere i cambiamenti dal lato dell’offerta delle imprese di acqua minerale. Con l'approvazione della finanziaria regionale del 2006, la Regione Piemonte ha infatti introdotto un canone per l'imbottigliamento dell'acqua minerale, pari a 0,7 euro per metro cubo di acqua (1.000 litri), dimezzata a 0.35 euro per metro cubo, se il contenitore è in vetro. Il canone appena introdotto è stato l'oggetto di numerose prese di posizione da parte delle associazioni che riuniscono le aziende del settore, anche se le istituzioni si sono difese affermando che l’acqua è un bene pubblico, e che quindi va pagata una concessione per lo sfruttamento di tale bene, il cui ammontare andrà ridistribuito soprattutto in montagna, luogo di produzione dell'acqua. Ma come si è già detto, tale tassa è stata mal accettata dai produttori proprio in virtù della sua non omogeneità sul territorio dello Stato italiano, andando così a falsare la concorrenza e presentandosi come un ingente onere solo a carico di alcuni operatori del settore, peggio ancora se piccoli o medi produttori. Per questo, più di recente, è stata manifestata nell'ambito della Conferenza Stato Regioni, la volontà di applicare uniformemente il tipo di canone a livello nazionale. I dati che seguono riassumono la portata dell’introito da parte della Regione Piemonte, sulla base della produzione di acque minerali nel periodo gennaio- ottobre 2006 23 , evidenziando, con un po’ di curiosità, il differenziale per la produzione in vetro. Inoltre, l’introduzione di una tassa non potrà che influire sui prezzi del prodotto, dal momento che il comparto è fortemente condizionato dalla guerra sul prezzo. Maggior peso sarà avvertito dai piccoli produttori, anche perché a questo si accompagnerà una riduzione di risorse disponibili ad investimento sulla produzione. 23 Fonte: “Nord Ovest economia”, “La Stampa”, 19 aprile 2006. 30 AZIENDA LUOGO LITRI IN MIL %VETRO FONTI DI VINADIO SPA CUNEO 518,2 0 PONTEVECCHIO SRL TORINO 215,9 3,5 ALPE GUIZZA SPA BIELLA 188,2 0 SAN PELLEGRINO SPA CUNEO 159,1 22,4 DAVIDE CAMPARI SPA VERBANIA 72,2 37,3 SPUMADOR SPA NOVARA 30,5 0 LAURETANA SPA BIELLA 60,9 37,2 LURISIA SRL CUNEO 30,7 52,4 FONTI FEJA SPA ALESSANDRIA 21,1 27 VALVERDE SRL VERCELLI 15,2 100 FONTI SAN MAURIZIO CUNEO 13,3 26,3 ACQUE DI VIGEZZO VERBANIA 8,4 57,1 PIAN DELLA MUSSA SPA TORINO 8,5 0 BOGNANCO SRL VERBANIA 4 100 CORALBA SRL CUNEO 3 100 TOTALE 1349,2 Tabella 5 Produzione piemontese di acque minerali nel periodo gennaio- ottobre 2006 Fonte: Mineracqua MATERIALE SOLO PLASTICA SOLO VETRO 10,8 LITRI TARIFFA IMPORTO(EURO) 1.203.835.962 O,70 EURO/M2 842.685,17 145.807.085 0,35 EURO/ M2 51.032,48 TOTALE 1.349.643.047 Tabella 6 Introiti con l’introduzione della tassa 893.717,65 31 2.6 LA VIGILANZA E LA LEGISLAZIONE IGIENICO-SANITARIA La normativa pone poi particolare attenzione alla vigilanza, intesa sia sui lavori della miniera, sia sulla sicurezza negli impianti. Ma rispetto alle miniere vere e proprie, la specificità delle acque minerali fa sì che: l’acqua minerale sia rinnovabile e non esauribile; sia caratterizzata da coltivabilità "immediata", senza ulteriori trasformazioni; sia prevista la salvaguardia ambientale; l’attività mineraria sia limitata a captazione e canalizzazione; lo"sfruttamento" non impoverisce la miniera. La legislazione igienico-sanitaria prevede che l’acqua minerale abbia: origine profonda e protetta purezza batteriologica originaria caratteristiche chimiche costanti eventuali effetti favorevoli alla salute sia imbottigliata alla sorgente in contenitori sicuri e controllati Per il riconoscimento ministeriale sono poi necessari: la denominazione dell'acqua il nome della sorgente e luogo di utilizzazione la valutazione delle caratteristiche igieniche particolari la valutazione delle proprietà favorevoli alla salute le indicazioni ed eventuali controindicazioni da riportare in etichetta l’approvazione di operazioni consentite L’autorizzazione regionale è vincolata a: accertamento della protezione della sorgente da ogni pericolo di inquinamento accertamento che captazioni, canalizzazioni e serbatoi siano realizzati con materiali adatti in modo da impedire qualsiasi modifica chimica, fisico-chimica e batteriologica dell'acqua accertamento che le condizioni di utilizzazione e gli impianti di lavaggio e imbottigliamento soddisfino le esigenze igieniche In merito alla pubblicità, oltre alle informazioni contenute obbligatoriamente in etichetta è necessaria una preventiva autorizzazione del Ministero della Salute, limitatamente alle 32 menzioni relative alle proprietà favorevoli alla salute, mentre è vietata qualsiasi indicazione di proprietà di prevenzione, cura o guarigione di una malattia umana. Per quanto riguarda la vigilanza, essa avviene sulla sorgente, sugli impianti, sul magazzino, sul prodotto finito, sul trasporto e nella distribuzione. La tabella che segue ha lo scopo di illustrare i controlli e gli autocontrolli sulle acque minerali, effettuati nelle circostanze precedentemente illustrate, riportando i relativi riferimenti normativi. CONTROLLI E AUTOCONTROLLI SULLE ACQUE MINERALI MICROBIOLOGICA CHIMICA CIRC. N.17 13/9/91 CIRC.N.19 12/5/93 CONTROLLI ALLA FONTE CONTROLLI ALLA FONTE da parte degli organi sanitari almeno nelle 4 stagioni da parte delle aziende almeno da parte delle aziende nelle 4 stagioni e risultati portati su un bimestrali e risultati riportati su un registro registro da parte degli organi sanitari almeno nelle 4 stagioni CONTROLLI ALL'IMPIANTO da parte degli organi sanitari settimanali per gli stabilimenti con produzione oltre 500.000 pezzi al dì, quindicinali per stabilimenti con produzione fra 200.000 e 500.000 pezzi al dì, mensili con stabilimenti di produzione sotto i 200.000 pezzi al dì da parte delle aziende è raccomandato il controllo giornaliero su prodotto finito e in almeno 2 punti dell'impianto e riportare i risultati su un registro CONTROLLO AI DEPOSITI DI IMBOTTIGLIAMENTO E DISTRIBUZIONE CONTROLLO ALL'IMPIANTO da parte degli organi sanitari settimanali per stabilimenti con produzione oltre 500.000 pezzi al dì. Produzione tra 200.000 e 500.000 pezzi al dì, mensili per stabilimenti con produzioni sotto i 200.000 pezzi al dì. da parte delle aziende è raccomandato un controllo giornaliero sul prodotto finito e riportare i risultati su un registro CONTROLLO AI DEPOSITI DI IMBOTTIGLIAMENTO E DISTRIBUZIONE organi sanitari organi sanitari CONTROLLI AI PUNTI VENDITA CONTROLLI AI PUNTI VENDITA organi sanitari organi sanitari CONTROLLO DI QUALITA' le aziende devono prevedere un controllo completo ogni 12 mesi da effettuarsi presso un laboratorio autorizzato (elementi costitutivi più ricerca dei contaminanti e degli elementi indesiderabili) Tabella 7 Controlli e autocontrolli sulle acque minerali e relativa normativa: quadro riassuntivo 33 La tabella che segue ha invece lo scopo di chiarire le differenze fra le varie tipologie di acqua destinate al consumo umano e le relative disposizioni normative. ACQUA MINERALE NATURALE ACQUA DI SORGENTE ACQUA DESTINATA AL CONSUMO UMANO Origine profonda e protetta Origine profonda e protetta Qualsiasi origine Batteriologicamente pura all'origine Batteriologicamente pura all'origine Trattamento di potabilizzazione Composizione chimica costante Composizione chimica costante NO Confezionamento all'origine Confezionamento all'origine NO Proprietà favorevoli in etichetta e pubblicità NO NO Parametri chimici specifici Capacità contenitori massimo 2 litri Riferimenti normativi: Direttiva n.777/1980 Parametri chimici Parametri chimici delle acque potabili delle acque potabili Capacità Capacità contenitori contenitori anche anche oltre i 2 litri oltre i due litri Etichettatura e Etichettatura e pubblicità tali da pubblicità tali da non ingenerare non ingenerare confusione con le confusione con le acque minerali acque minerali naturali naturali Riferimenti Riferimenti normativi: normativi: Direttiva Direttiva n.778/1980 n.778/1980 Direttiva n.70/1996 Direttiva n.70/1996 Direttiva n.83/1998 D.lgs n.105/1992 Direttiva n.83/1998 DPR. n.236/1988 D.lgs n.339/1999 D.lgs n.339/1999 D.lgs n.31/2001 decreto del Ministero della Salute del 29 dicembre 2003 D.lgs n.339/1999 Tabella 8 Disposizioni normative suddivise per tipologia di acqua Già il DPR 236/1988 prevedeva la possibilità di distribuire acque destinate al consumo umano confezionate in recipienti chiusi; ma il decreto legislativo 31/2001, integrando quanto disposto dal decreto legislativo 4 agosto 1999 n. 339 sulla disciplina delle acque di sorgente, chiarisce le varie possibilità di commercializzazione di acque confezionate destinate al consumo umano. È evidente che possono essere messe in commercio: Acque minerali naturali, normate dal decreto legislativo 25 gennaio 1992 n.105 come modificato dal decreto legislativo 4 agosto 1999 n.339 e dai successivi atti: decreto del Ministero della Salute 11 settembre 2003 Acque di sorgente, normate dal decreto legislativo 4 agosto 1999 n.339 34 Altre acque confezionate, normate dal decreto legislativo n.31/2001 La acque minerali naturali devono essere estratte dal sottosuolo e rispettare le tabelle di accettabilità previste dal Regolamento recante i criteri di valutazione delle caratteristiche delle acque minerali naturali adottato con decreto n.542 del Ministero della Sanità in data 12 novembre 1992, ultimamente integrato e modificato dal decreto del Ministro della Sanità datato 31 maggio 2001. Le caratteristiche di acqua di sorgente, anch’esse obbligatoriamente estratte dal sottosuolo, per quanto riguarda i parametri microbiologici, devono essere valutate sulla base della normativa delle acque minerali naturali, ma i valori dei parametri organolettici, fisici, fisico-chimici e chimici devono rispettare i limiti di accettabilità previsti dal DPR 236/1988 e, dalla data di attivazione delle tabelle del decreto legislativo 2 febbraio 2001 n.31, integrato e modificato dal decreto legislativo n.27 del 2 febbraio 2002. Le acque di sorgente, al pari delle acque minerali naturali, devono essere riconosciute sulla base della domanda presentata dal titolare di concessione o sub-concessione mineraria o di permesso di ricerca, e la loro immissione in commercio è subordinata all’autorizzazione regionale. Il decreto legislativo n.31/2001 consente la vendita di acque destinate al consumo umano, diverse dalle acque minerali naturali e dalla acque di sorgente, sottoposte in tutto o in parte alla normativa di qualità prevista dal decreto stesso che, per alcuni parametri, è più severa di quella relativa alle acque distribuite attraverso la rete acquedottistica. Il punto di rispetto dei parametri di conformità è quello in cui sono imbottigliate o introdotte nei contenitori e la denominazione di vendita più frequente è quella di “acque da tavola”. In questa categoria rientrano le cosidette “acque affinate”. Rimane valido il divieto di utilizzare per tali acque e per quelle di sorgente, denominazioni quali acqua naturale, acqua mineralizzata e simili, e per le altre acque, il divieto di utilizzare denominazioni simili suscettibili di trarre in errore il consumatore. È tuttavia consentita l’importazione delle acque minerali naturali e delle acque di sorgente estratte dal sottosuolo di un Paese terzo, se riconosciute o dall’autorità competente di un altro Stato membro dell’Unione europea o dal Ministero della Sanità. 35 2.7 LE METODICHE ANALITICHE PER LE ACQUE MINERALI NATURALI I requisiti di purezza batteriologica delle acque minerali naturali sono più severi di quelli delle acque di acquedotti; i principali requisiti chimici attualmente vigenti sono riportati nel decreto del Ministero della Sanità del 31 maggio 2001 che fissa i valori massimi ammissibili per i parametri chimici delle acque minerali naturali e supera il regolamento 542/1992, così come modificato con il decreto ministeriale 29 dicembre 2003. Va osservato che, per un certo numero di contaminanti, il decreto del Ministero della Sanità del 31 agosto 2001 prescrive che siano assenti al limite di rilevabilità del metodo. La situazione però è ulteriormente cambiata attraverso il citato decreto del Ministero della Salute del 9 dicembre 2003. In linea di principio, non poteva che essere approvata la scelta di ricorrere, per le analisi, a metodologie ormai consolidate a livello internazionale e frequentemente aggiornate, anziché attendere metodi nazionali che, l’esperienza insegna essere sempre di lunga ed incerta elaborazione. Si osservi che la scelta comporta che, mano a mano che i metodi analitici diverranno più sensibili, i limiti diverranno più severi. Il decreto del 29 dicembre 2003 ha sostituito le indicazioni analitiche dell’art 6 del D.M. 542/1992, così come sostituito dal DM 31 maggio 2001, con la seguente dizione: “Le caratteristiche di prestazione delle metodiche analitiche per la determinazione dei parametri sono riportate nell’allegato I di tale decreto”. L’allegato I indica, per tali parametri i valori di esattezza, precisione e limite di rilevabilità, in percentuale del valore parametrico. L’esattezza è la differenza tra il valore medio di un gran numero di misurazioni ripetute ed il valore di riferimento, cioè l’errore sistematico. La precisione misura la dispersione dei risultati intorno alla media, che dipende solo da errori casuali. Il limite di rilevabilità è tre volte lo scarto tipo relativo all’interno di un lotto di un campione naturale contenente una bassa concentrazione del parametro, oppure cinque volte lo scarto tipo relativo all’interno di un lotto di un bianco. Per i contaminanti di origine antropica, il nuovo decreto stabilisce che nelle acque minerali naturali non devono essere presenti le seguenti sostanze: agenti tensioattivi oli minerali- idrocarburi disciolti o emulsionanti benzene 36 idrocarburi policiclici aromatici antiparassitari policlorobifenili ed altri composti non compresi nelle due voci precedenti 37 CAPITOLO 3: LE ACQUE MINERALI INTRODUZIONE L’acqua da bere rientra con pieno diritto nella categoria dei generi di consumo di primaria importanza. Le ragioni che oggi spingono il consumatore a privilegiare l’acqua in bottiglia o del rubinetto sono molteplici e vanno ricercate fra costo, praticità, gusto, abitudini familiari, impatto pubblicitario 24 . La questione si complica tenuto conto il numero di marche disponibili sul mercato nonché la pubblicità martellante che condiziona le scelte. Il capitolo cercherà di delineare un quadro piuttosto completo sul prodotto in esame che, oltre alla descrizione del processo che porta l’acqua dalla sorgente alla tavola, considererà una serie di dati utili per illustrare le dinamiche del mercato di riferimento e per fare opportune considerazioni anche alla luce di quelli che sono i risultati delle imprese cuneesi, di cui parlerò nella parte speciale del testo. Data l’importanza dell’etichetta, ossia la carta d’identità del prodotto, dettagliatamente normata dal legislatore nazionale e comunitario, dedicherò alla sua trattazione il capitolo che segue. 24 Tali affermazioni saranno supportate dai dati sulla ricerca GFK-MINERACQUA 2007 sulle acque minerali italiane di cui riferirò in seguito. 38 3.1 DEFINIZIONE E RICONOSCIMENTO DI UN’ACQUA MINERALE Secondo la definizione di acqua minerale che si ha all’art 1 del D.Lgs 25 gennaio 199225n.105 e delle successive modifiche ed integrazioni apportate dal D.Lgs 4 agosto 1999 n.339: “Sono considerate acque minerali naturali le acque che, avendo origine da una falda o giacimento sotterraneo, provengono da una o più sorgenti naturali o perforate e che hanno caratteristiche igieniche particolari ed eventualmente proprietà favorevoli alla salute. Le acque minerali naturali si distinguono dalla ordinarie acque potabili per la purezza originaria e la sua conservazione, per il tenore in minerali, oligoelementi e/o altri costituenti ed eventualmente per taluni loro effetti. Esse vanno tenute al riparo da ogni rischio di inquinamento. La caratteristiche di cui ai commi precedenti devono essere valutate sul piano: - Geologico ed idrogeologico - Organolettico, fisico, fisico-chimico e chimico - Microbiologico - Se necessario farmacologico, clinico e fisiologico La composizione, la temperatura e le altre caratteristiche essenziali delle acque minerali debbono mantenersi costanti alla sorgente nell’ambito delle variazioni naturali, anche in seguito ad eventuali variazioni di portata”26. La legge in esame salvaguarda il carattere “naturale” dell’acqua minerale in quanto prescrive che essa debba essere imbottigliata così come sgorga, essendo ammesse solo alcune operazioni (captazione, canalizzazione, decantazione, elevazione meccanica, stoccaggio, filtrazione ..), nonché l’aggiunta di anidride carbonica. Il potere e la facoltà di riconoscere un’acqua minerale naturale sono attribuite al Ministero della Salute, mentre la legge subordina l’utilizzazione delle acque minerali ad un’autorizzazione all’utilizzo da parte della Regione che, attraverso le Aziende Sanitarie Locali, hanno il compito di vigilare sulla utilizzazione e sul commercio delle acque e 25 Attuazione della direttiva 80/777/CEE relativa alla utilizzazione e alla commercializzazione delle acque minerali 26 Con il D.lgs 105/92, recepimento della Direttiva 80/777/CEE, è stata modificata la definizione prevista nel nostro ordinamento e riportata all’articolo 1 del Regio Decreto 28/09/1919 n° 1924 che recitava: “sono considerate acque minerali quelle che vengono adoperate per le loro proprietà terapeutiche ed igieniche speciali, sia per la bibita sia per altri usi curativi ”. 39 sottopone a preventiva autorizzazione del Ministero della Salute la pubblicità delle stesse. Tale autorizzazione all’utilizzo viene rilasciata dalla Regione dopo che il soggetto richiedente ha ottenuto il riconoscimento del Ministero 27 e la concessione mineraria dalla Provincia, previo acquisizione del parere igienico sanitario che viene richiesto al SIAN28 dell’Asl. La richiesta alla Regione deve essere corredata da quattro analisi batteriologiche e chimiche con i relativi verbali di prelievo della sorgente che si intende utilizzare; l’ analisi batteriologica e chimica con il relativo verbale di prelievo della sorgente già autorizzata; 1’analisi batteriologica e chimica con il relativo verbale di prelievo della miscela; la relazione relativa alla miscelabilità dell’acqua; la relazione idrogeologica; il disegno in scala 1:25 del casello della sorgente; il certificato di conformità dei materiali utilizzati per la condotta. Ai sensi dell’ art 4 D.lgs 339/99 al SIAN dell’Asl si deve chiedere: - se la sorgente ed il punto di emergenza sono protetti contro ogni pericolo di inquinamento; - se la captazione, la canalizzazione, i serbatoi e gli impianti sono realizzati con materiali adatti all’acqua di sorgente in modo da impedire qualsiasi modifica chimica, fisico-chimica e batteriologica dell’acqua; - se le condizioni di utilizzazione soddisfano le esigenze igieniche - se gli eventuali trattamenti corrispondono a quelli indicati nel decreto di riconoscimento. Acquisito il parere, che è vincolante, il Direttore Generale rilascia l’autorizzazione all’immissione in commercio che viene notificata alla ditta ed inviata al Ministero della Salute e al Sindaco del Comune dove questa ha sede. 27 Art. 2 D.lgs 339/99 La domanda al Ministero della Salute va corredata da: • relazione idrogeologica tesa ad illustrare gli aspetti caratterizzanti della falda; • analisi chimiche e chimico-fisiche eseguite nelle quattro stagioni alla sorgente o singole sorgenti, e relativi verbali di prelievo redatti dall’autorità sanitaria; • analisi microbiologiche eseguite nelle quattro stagioni alla sorgente o singole sorgenti, e relativi verbali di prelievo redatti dall’autorità sanitaria. 28 Servizio igiene alimenti e nutrizione 40 Il provvedimento autorizzativo viene pubblicato sul Bollettino Ufficiale Regionale e sulla Gazzetta Ufficiale per darne piena conoscibilità ai terzi. Sono poi previste sanzioni circa l’utilizzazione e il commercio dell’acqua minerale, nei casi in cui chi confeziona o mette i vendita un’acqua minerale agisca: - senza autorizzazione; - violi le prescrizioni contenute nell’autorizzazione o sottoponga l’acqua ad operazioni non consentite; - metta in vendita un’acqua minerale con etichette non conformi; - violi le prescrizioni contenute nel decreto di riconoscimento. Sono poi previsti provvedimenti urgenti a tutela della salute pubblica, come la sospensione dell’attività, la diffida ad eliminare le cause di irregolarità o la sospensione e la revoca del riconoscimento e dell’autorizzazione all’utilizzo. 41 3.2 I DATI: PRODUZIONE E CONSUMO DI ACQUA. IL QUADRO COMPETITIVO ITALIANO Come dimostra la tabella, gli Italiani primeggiano da anni nel consumo di acqua minerale e, in ambito europeo, l’Italia risulta in principale produttore. ANNI PRODUZIONE MIO LITRES VAR % CONSUMI IMPORT EXPORT MIO LITRES VAR % MIO LITRES ND ND 2350 VAR % PRO CAPITE LITRES INDEX 47 100 1980 2350 1985 3400 44,6 ND ND 3400 44,6 65 138 1990 6100 79,4 ND ND 6100 79,4 110 234 1991 6700 9,8 ND ND 6700 9,8 118 251 1992 7200 7,5 ND ND 7200 7,5 126 268 1993 7500 4,2 ND ND 7500 4,2 131 279 1994 8000 6,7 -200 ----- 7800 4 136 289 1995 8150 1,9 -270 35 7880 1 138 294 1996 8450 3,7 -320 18,5 8130 3,2 141 300 1997 8800 4,1 -380 18,8 8420 3,6 146 311 1998 9300 5,7 -450 18,4 8850 5,1 153 326 1999 9750 4,8 -490 8,9 9260 4,6 160 340 2000 10360 6,3 -680 38,8 9680 4,5 167 355 2001 10750 3,8 -730 7,4 10020 3,5 173 368 2002 11150 3,7 -1060 45,2 10090 0,7 174 370 2003 11900 7,6 -820 -22,6 11080 10,8 190 404 2004 11400 -5 -770 -6,1 10630 -5 183 389 2005 11800 3,5 -900 16,9 10900 2,6 188 400 2006 12200 3,3 -900 5,6 11250 3,2 193 411 Tabella 9 Produzioni e consumi di acque minerali e di sorgente in Italia FONTE: valutazioni Beverfood in collaborazione con Mineracqua tenuto conto dei dati di mercato rilevati dagli Istituti di Ricerca e di valutazioni varie provenienti dai produttori & imbottigliatori di acque confezionate. I dati non contengono le acque trattate e le altre acque destinate al consumo umano senza riconoscimento ministeriale. Come emerge dai dati, i consumi mostrano un indiscusso trend in crescita ad eccezione del 2004, anno che ha avuto un clima particolarmente sfavorevole al consumo di beverage in genere. Questo dato conferma le teorie di chi, come si è visto nella parte introduttiva, inserisce tra le variabili endogene al consumo di acqua, anche il clima. 42 I più recenti e parziali dati sulla prima parte del 2007 fanno intravedere un consolidamento dei volumi anche per questo esercizio29. Per quanto riguarda la composizione, il mercato italiano è costituito quasi per intero da “acque minerali e di sorgente”, mentre le altre acque confezionate (genericamente qualificate come “acque destinate al consumo umano”) hanno una quota del tutto trascurabile, così come dimostra il grafico che segue. ricche di sali minerali medio minerale oligominerali minm.mineralizzate acque di sorgente acque da bere Tabella 10 Ripartizione per quota delle acque da bere in Italia Fonte: Beverfood, “Annuario del Bere” 2007/08 La produzione totale di acque minerali e di sorgente, per il 2006, è di circa 12.200 milioni di litri con un incremento, rispetto al 2005, intorno al 3%. 29 Stime dedotte dall’“Annuario del bere”, Beverfood 2007/08 43 MARKETS ELEMENTS UdM 2006 2005 LE FONTI N. 190 185 LE MARCHE N. 321 310 CONCENTRAZIONE PRIMI QUATTRO % 54,5 55,1 CONCENTRAZIONE PRIMI OTTO % 73,8 73,5 PRODUZIONE MIO LITRES 12.200 11.800 ACQUE MINERALI MIO LITRES 11.980 11.600 ACQUE DI SORGENTE MIO LITRES 220 200 GIRO DI AFFARI PRODUTTORI MIO EURO 2.200 2.100 CONSUMI INTERNI MIO LITRES 11.250 10.900 CONSUMI PRO CAPITE LITRES 193 188 Tabella 11 Dati base su acque minerali e di sorgente Fonte: elaborazione Beverfood su dati associativi dei produttori e degli Istituti di ricerca 2007. La tabella mostra che l’offerta di acqua in Italia è decisamente considerevole: in commercio esistono ad oggi circa 190 fonti, con più di trecento marche. I primi otto produttori si contendono circa il 70% del mercato, che appare decisamente concentrato fra le mani di grosse “imprese dell’acqua” che, come mostrerò in seguito, mettono in campo attente strategie di mercato, di contenimento da un lato e di espansione dall’altro. I dati mettono in luce che le acque minerali rappresentano circa il 98% della produzione totale, mentre le “acque di sorgente”, pur essendo state ormai introdotte da diversi anni, non superano il 2% del totale. Esse trovano normalmente una destinazione nel settore delle acque in boccioni (le acque minerali, invece, non possono essere confezionate in contenitori superiori ai 2 litri) e molto più raramente nel campo delle acque in bottiglia. I consumi pro-capite sono elevati in tutte le ragioni italiane con punte superiori ai 210 litri/annui in alcune regioni del nord; anche se la tendenza mostra una riduzione del distacco con le regioni meridionali, dove il consumo pro capite si è ormai portato oltre i 160 litri/annui. Per quanto riguarda la tipologia, le acque “leggere”(cioè con un basso contenuto di sali minerali, come le oligominerali e le minimamente mineralizzate) rappresentano assieme il 73% del consumo totale. Queste acque sono preferite dai consumatori che, nell’acqua da bere, ricercano una spiccata funzionalità diuretica e di ricambio ed avendo pochi sali hanno meno controindicazioni e quindi una destinazione più universale. 44 Le acque minerali vere e proprie (con residuo secco tra i 500 e i 1.500 mg/litro) rappresentano un quarto dei volumi consumati e le acque ricche in sali assorbono solo il 2% dei consumi. Queste due categorie di acqua si caratterizzano maggiormente sul piano gustativo e alcune, grazie all’elevato contenuto di particolari sali (es calcio, magnesio..), si posizionano su un piano più spiccatamente funzionale. CATEGORIE MIO LITRE % FONTI RICCHE IN SALI 250 2 MEDIO-MINERALI 2800 25 OLIGOMINERALI 6900 61 MINIM.MINERALIZZATE 1300 12 TOTALE 11250 100 Tabella 12 Consumi di acque confezionate in Italia per tipologia FONTE: Beverfood 2007, su dati aziendali e Istituti di Ricerca CATEGORIA ACQUE RICCHE IN SALI MINERALI N.MARCHE 12 % 3,7 MEDIO MINERALI 57 17,5 OLIGOMINERALI 200 61,6 MINM. MINERALIZZATE 25 7,7 ACQUE DI SORGENTE 17(di cui 12 in boccioni) 5,2 ACQUE DA BERE 14(di cui 13 in boccione) 4,3 TOTALE ACQUE CONFEZIONATE 325 100 Tabella 13 Ripartizione delle acque confezionate in Italia FONTE: Beverfood 2007 Si conferma, la netta prevalenza (64%) nei consumi di acque piatte, più comunemente dette “naturali”, anche se in termini normativi questo termine indica tutte le acque che vengono imbottigliate pure alla fonte. Le frizzanti, maggiormente apprezzate sul piano della digeribilità e della dissetanza, grazie alla proprietà acidula dell’anidride carbonica, tendono invece ad avere una migliore incidenza di consumi nella ristorazione. Tra queste vengono preferite le effervescenti naturali, mentre le più recenti acque a lieve effervescenza, con una briosità più leggera, hanno conquistato l’8% dei consumi totali. Il segmento delle acque aromatizzate comincia ad avere un minimo di visibilità anche in 45 Italia, anche se siamo ancora molto lontani dai livelli di consumi raggiunti in altri Paesi Europei. TIPI MIO LITRES % Frizzanti classiche 1450 13 Leggermente Frizzanti 850 8 Effervescenti Naturali 1850 16 Lisce, Piatte 7100 63 TOTALE 11250 100 Tabella 14 Rappresentazione dei consumi di acque confezionate in Italia distinte per tipo FONTE: Beverfood 2007, su dati aziendali e Istituti di Ricerca In Italia, come si è detto, e come mostra il grafico che segue, operano di fatto 18930 società imbottigliatrici, con acque che fanno riferimento a circa 200 fonti con oltre 300 marche di acque minerali e 13 marche di acque di sorgente. VALLE D'AOSTA 1 MARCHI ACQUE MINERA LI 2 PIEMONTE 16 31 LIGURIA 5 6 LOMBARDIA TOTALE NORD OVEST TRENTINO 19 41 41 80 8 9 FRIULI 3 6 REGIONI STABILIMEN TI SORGEN TI REGIONI STABILIMEN TI 1 CAMPANIA 8 MARCHI ACQUE MINERA LI 13 3 PUGLIA BASILICAT A CALABRIA 3 3 5 15 12 16 SICILIA 11 15 SARDEGNA TOTALE SUD TOTALE 11 20 50 82 189 304 4 VENETO 7 15 EMILIA ROMAGNA 14 22 4 TOTALE NORD EST 32 52 4 TOSCANA 22 29 1 UMBRIA 10 17 MARCHE 11 19 1 LAZIO 17 19 2 ABRUZZO E MOLISE 6 6 1 TOTALE CENTRO 66 90 5 SORGEN TI 13 Tabella 15 Fonti e marche delle acque minerali e di sorgente in Italia Fonte: rilevazione 2007 annuario acque minerali Beverfood La tabella evidenzia la presenza, divisa per tipologia, di imbottigliatori di acqua in Italia: il paese presenta una numerosità diffusa, ma quello che occorre rilevare è che il 30 Dati estrapolati dalle ricerche svolte da Beverfood e riportate nell’annuario 2007/08 46 Piemonte, insieme a Lombardia, è una delle regioni del nord con maggior presenza. Questo trend sarà ravvisabile anche nella provincia di Cuneo che conta ben sei imprese d’acqua minerale, una delle quali, le “Fonti di Vinadio”, risulta essere tra i primi maggior produttori in Italia, con ben quattro marche imbottigliate e una percentuale del mercato maggiore al 5%. PRODUTTORI 1 SAN PELLEGRINO, Gr.Nestlé Waters PRINCIPALI MARCHE QUOTE DI PRODUZIONI MIO LITRES % S.Pellegrino, Levissima, Vera, Panna, San Bernardo, Aquarel 2.800 23 2 SAN BENEDETTO, Gr. Zoppas S.Benedetto, Guizza, Primavera, Nepi, Valle Reale.. 2.200 18 3 ROCCHETTA/ULIVETO, Gr. Cogedi Uliveto, Rocchetta, Brio Blu 850 7 4 FERRARELLE, Gr.Pontecorvo Ferrarelle, Boario, Vitasnella, Natia, Santagata 800 6,5 6.650 54,5 PRIMI QUATTRO 5 SPUMADOR, Gr. Lehman Brothers S.Antonio, S.Francesco, S.Andrea, San Carlo Spinone 750 6,2 6 FONTI DI VINADIO, Gr. Bertone Sant'Anna di Vinadio, Cime Bianche, Alte Vette, Valle Stura 640 5,2 7 NORDA, Gr. Pessina Norda, Lynx, Alisea, Imperiale 570 4,7 8 M.GAUDIANELLO, Efibanca Gaudianello, Leggera, Festosa 390 3,2 9.000 73,8 PRIMI OTTO 9 LETE/PRATA, Gr.S.G.A.M Lete, Prata, Ferrarelle 380 3,1 10 FONTI DEL VOLTURE, Coca Cola Lilia, Sveva, Toka, Solaria 350 2,9 11 SANTA CROCE, Gr.Faroni Santacroce 320 2,6 12 SANGEMINI, Gr: Bottiglieri Sangemini, Fiuggi, Fabia, Amerino, Aura 280 2,3 PRIMI DODICI 10.330 84,7 ATRI PRODUTTORI 1.870 15,3 TOTALE PRODUZIONE ITALIA 12.200 100 Tabella 16 I principali gruppi produttivi di acque minerali e di sorgente in Italia FONTE: Elaborazioni annuario acque minerali Beverfood su dati aziendali 2007/08 47 Il grafico che segue mostra la ripartizione tra i principali gruppi presenti nel 2007: questa disposizione aiuta a capire come la realtà si presenta molto concentrata nella mani di alcuni grandi gruppi. SAN PELLEGRINO SAN BENEDETTO ROCCHETTA/ULIVETO FERRARELLE SPUMADOR FONTI DI VINADIO NORDA M.GAUDIANELLO LETE/PRATA FONTI DEL VOLTURE SANTACROCE SANGEMINI ALTRI PRODUTTORI Tabella 17 Ripartizione principali gruppi di produttori di acque FONTE: Elaborazioni annuario acque minerali Beverfood su dati aziendali 2007/08 Ai vertici delle classifiche emerge “Sanpellegrino” (gruppo Nestlé Waters), che ha cercato di acquisire la leadership anche attraverso un ricco processo di acquisizioni e fusioni. Inoltre il gruppo ha lanciato nel corso del 2007 la sua prima acqua aromatizzata con il marchio Nestlé Vera Flavor, indice dell’interesse a voler differenziare la propria offerta anche attraverso questo tipo di acqua che, come abbiamo visto in precedenza, presenta una percentuale ancora molto bassa di diffusione. Oltre a Nestlé Vera (posizionato su un’area più competitiva di prezzo), il gruppo opera a livello nazionale con Levissima (posizionata nell’area della purezza), San Bernardo31 (più caratterizzata sul piano della leggerezza), che si affiancano ai marchi storici S.Pellegrino e Panna che fanno parte della ristretta cerchia dei marchi internazionali di Nestlè Waters. Il gruppo opera inoltre con i marchi regionali Pejo, Recoaro e Claudia, mentre nel settore delle 31 Una delle cinque fonti della Provincia di Cuneo, che analizzerò più dettagliatamente nei prossimi capitoli. 48 acque in boccioni si posiziona con l’acqua di sorgente Aquarel32 . Non secondario il contratto per la distribuzione in Italia dell’acqua super frizzante Perrier, proveniente dalla consorella francese. Azienda leader dunque, che ha saputo offrire un prodotto sia in ottica di consolidamento, con riferimento ai marchi storici sia di espansione, se si considerano i marchi regionali o l’acqua in boccioni o aromatizzata. Il gruppo Veneto San Benedetto occupa stabilmente la seconda posizione sul mercato italiano con le oligominerali San Benedetto (posizionata sulla fascia medio-alta del 32 La tabella che segue anticipa invece quelli che sono i principali produttori di acque in boccioni in Italia, settore che prenderò in considerazione in un capitolo a parte della trattazione. Tra questi emerge appunto il gruppo Nestlè. COMPETITOR SITI PRODUTTIVI PRINCIPALI DISTRIBUTORI VOLUMI DI ACQUE 2006 VOLUMI DI ACQUE MIO LITRE % GRUPPO S.E.M. Fanano- MO BPM (Edea, Gemma), WATER TIME(Gemma) 29 16,6 CULLIGAN ITALIA Granarolo BO, Cesenatico FC CULLIGAN (Culligan Water, Culligan Spring) 28 16 NESTLE' WATERS IT Ormea- CN NESTLE' WATERS DIRECT ITALIA (Aquarel) 25 14,3 SORGENTI XENIA MontefiorinoMO DuroniaCB XENIA (San Daniele/Glaxo, Cannavine), ALTRI (Acqua Life, Viva Acqua Service) 20 11,4 SORGENTIBLU Fornovo- PR BLU SERVICE (Natura Blu), altri marchi vari 18 10,3 GRUPPO NORDA Tarsogno- PR AQUAPOINT (Imperiale) 14 8 13 7,4 7 4 21 12 175 100 PONTEVECCHIO FONTE MARGHERITA Lucerna DI.AL (Alta Fonte, S.Giovanni- TO Stella del Monviso..) TorrebelvicinoVC FONTE MARGHERITA (Stella alpina, Regia..) ALTRI TOTALE MERCATO Fonte: Beverfood 2007 49 mercato) e Guizza (che presiede la fascia più economica). Il gruppo è orientato a consolidare la propria leadership nell’Italia del Nord-Est e rafforzare la propria posizione nelle altre parti della penisola, ad esempio il Centro-Sud, dove intende valorizzare al massimo le fonti laziali (Acqua di Nepi) e abruzzesi (Primavera di Popoli e G.G.Valle Reale). In questo momento la società si è mostrata particolarmente attiva nei segmenti dei piccoli formati, dove ad oggi controlla un quarto del mercato a valore. Nell’ultimo anno è stata semplificata la struttura azionaria di comando ed ora la società sta valutando una possibile quotazione in borsa, anche al fine di sostenere meglio il proprio sviluppo nazionale ed internazionale. Il gruppo Congedi International è il terzo competitor nazionale con un posizionamento premium per tutti i suoi marchi. La società romana ha cambiato le proprie strategie pubblicitarie svolgendo ora un’unica campagna per le acque Uliveto e Rocchetta, posizionate entrambe come acque della salute, con il supporto di due testimonial d’eccezione: Alessandro del Piero per l’acqua effervescente naturale Uliveto (claim:“fa digerire bene”) e Cristina Chiabotto per la Oligominerale Rocchetta (claim:“Vivere in forma”), mentre il marchio Rocchetta Brio Blu viene comunicato a parte in termini di briosità. Con oltre 38 miliardi di euro di investimenti pubblicitari, Congedi continua ad essere il top spender nella pubblicità delle acque minerali in Italia, proprio al fine di sostenere il posizionamento premium dei propri marchi. Il ruolo strategico della “pubblicità” è confermata dai dati riportati nella tabella che segue che dimostra come le imprese dell’acqua siano consapevoli che la comunicazione sia una delle più importanti garanzie per il successo dei loro prodotti. 50 GRUPPI MIO EURO MIO EURO MIO EURO 2004 2005 2006 ULIVETO/ROCCHETTA 42,7 32 38,2 LETE/PRATA SGAM 12,6 19,7 18,5 NESTLE' WATERS IALIA 17,4 18 12,7 FERRARELLE 17,8 17,5 12,1 SAN BENEDETTO 14,8 13,4 10,6 FONTI VINADIO 7,7 6,8 6,6 SORG. S.CROCE 4,2 5,1 7,4 2 4,4 7 119,2 116,9 113,1 5,8 5,8 4,6 SANGEMINI PRIMI 8 ALTRI TOTALE 125 122,7 Tabella 18 Investimenti pubblicitari acque confezionate in Italia Fonte: Nielsen Media Research 117,7 Ferrarelle, dopo il passaggio dal gruppo Danone al gruppo Pontecorvo, ha puntato sul rilancio del marchio principale con un particolare sforzo di crescita anche sui mercati esteri. Il gruppo è molto impegnato a valorizzare gli altri marchi di acqua minerale, in primis l’acqua Boario, che si caratterizza per un posizionamento salutistico. La società Ferrarelle produce e distribuisce in Italia l’acqua e le bevande Vitasnella del gruppo Danone oltre a distribuire Evian, la celebre acqua minerale del gruppo francese. Tra i cinque primi competitor italiani nelle acque minerali si pone il Gruppo Spumador, ora controllato dalla ex Lehman Brothers Merchant Bank. Tuttavia tra i grandi competitor italiani, quello che sta mostrando il più alto tasso di crescita è senza dubbio Fonti di Vinadio 33 che con l’acqua Sant’Anna, oggetto di una martellante pubblicità comparativa, ha conquistato posizioni di leadership nella GDO ed ha ormai superato i 600 milioni di litri di vendita. L società, come si vedrà nella parte speciale della trattazione, vuole estendere i suoi programmi di sviluppo anche nel Sud del Paese, dove ha attivato nuovi centri logistici, oltre che sui mercati esteri, in Svizzera, Germania e Francia, in linea con quelli che sono i movimenti dei suoi 33 Fonte della Provincia di Cuneo di cui tratterò in modo dettagliato nei prossimi capitoli 51 principali competitors. Ma oltre alla comparazione sulle proprietà qualitative della sua acqua, sta proponendo un nuovo tipo di imballaggio, la “bio bottle”, ottenuta da fibre vegetali, che potrà rivoluzionare il settore beverage e far guadagnare altre posizioni sul mercato, anche europeo più sensibile alle tematiche ecologiste ed ambientali. Il gruppo Norda, con fonti in Veneto, Lombardia ed Emilia, occupa la settima posizione sul mercato. La società opera con diverse acque oligominerali provenienti da fonti di montagna confluite nel marchio ombrello Norda, ma anche con altri marchi propri e specifici per la distribuzione organizzata. Come si è visto nella precedente tabella di riferimento, il gruppo è attivo anche nel settore delle acque in boccioni con l’acqua Imperiale. Subito dopo si collocano due importanti gruppi del Sud italia: Monticchio Gaudianello in Basilicata e SGAM in Campania con volumi tra i 350 e i 400 milioni di litro. Entrambi hanno i loro punti di forza nel segmento delle acque effervescenti naturali, rispettivamente con i marchi Gaudianello e Lete e stanno ampliando la propria presenza anche sugli altri segmenti delle acque minerali. Il fatto più rilevante sullo scenario competitivo italiano è stato l’ingresso nel settore della multinazionale Coca Cola, leader nel beverage, attraverso l’acquisizione del controllo delle Fonti del Volture in Basilicata. Questa nuova entrata potrà avere significative ripercussioni nel futuro quadro concorrenziale, se si considera che sono già state potenziate le linee di produzione e per il 2007 è stato avviato un massiccio programma per sviluppare la distribuzione nazionale dell’acqua Lilia. Un’altra delle aziende emergenti nel settore delle acque minerali italiane è l’abruzzese Santacroce che, grazie anche ad una forte pressione pubblicitaria e distributiva, si è ormai portata nel gruppo dei grandi distributori, con oltre 300 milioni di litri di produzione. Sangemini chiude il gruppo con una produzione molto qualificata: l’acqua Sangemini che ha uno spiccato posizionamento funzionale grazie al suo alto contenuto di calcio. L’azienda umbra è recentemente passata sotto il controllo del gruppo Bottiglieri che ha concentrato i suoi interessi sulle acque minerali, i succhi e le tisane, disinvestendo nel settore bibite gassate. Diverso il quadro internazionale, in cui il solo gruppo italiano emergente da un punto di vista volumetrico, è “San Benedetto”che, come mercati principali, non ha solo quello italiano, ma anche quello spagnolo e l’Europa dell’est. 52 SEDE PRINCIPALI CENTRALE MERCATI PRINCIPALI MARCHE DI ACQUE CONFEZIONATE MIO LITRES NESTLE' WATERS SVIZZERA Tutto il mondo DANONE FRANCIA Tutto il mondo Nestlé Pura Life, Aquarel, Perrier, Vittel, Contrex, Panna, S. Pellegrino, Nestlé Vera, Levissima, Buxton, Penaclara, Poland Spring, Erikli, Henniez,.. Acqua, Bonafont, evian, Volvic, Badoit, Arvie, Talianas, Font Vella, Pureza Aga, Acqua D'or, Naya, Hayet, Vitasnella, Eden Sprinfs, Dannon, Knjaz Milos COCA COLA USA Desani, Ciel, Bonaqua, Lilia, Apollinaris, Heppinger, Aura, Dorna, Tutto il mondo Joy, Romerquelle, Valser, Vlasinka, Turkuaz, Multivita, Bankia, Avra, Gotalka,.. PEPSICO USA Tutto il mondo SAN BENEDETTO ITALIA Italia, Spagna, Est Europa GROUPE CASTEL FRANCE Francia, Italia, Cameroun, Russia HANSA HEMAN GERMANIA Germania MEG GERMANIA Germania CRYSTAL GEYSER USA Usa Aquafina, Electropura (america Latina), Aqua Minerale, lautraki (Europa) San Benedetto, Guizza, Acqua di Nepi, Primavera, Fuencisla, Font Natura Cristaline, Rozana, Courmayer, St. Yorre, Thonon, Vichy Celestins, Vernlere Hella, St. Michaelis, Jcobus, Irisquelle, Geotaler, Claudius, Werretaler Leissinger, Tau Frisch, Saskia, Celina, Schlossbnick Crystal Geiser Hassia, Elisabeten, Bad Vilbeler, Luisen, Urquelle, Bizzi, Rosbacher, Lichtenauer, Waldquel Tabella 19 Competitori globali nel settore delle acque confezionate Fonte: Elaborazioni annuario acque minerali Beverfood su dati aziendali 2007/08 HASSIA GERMANIA Germania VOLUMI BIO LITRES % 21,3 11,8 17,6 9,8 13,1 7,3 8,8 4,9 2,4 1,3 2,1 1,2 1,7 0,9 1,5 0,8 1,1 0,6 0,9 0,5 53 3.3 I BRANDS PRESENTI SUL MERCATO ITALIANO I dati a disposizione 34 confermano che l’acqua minerale è la bevanda più diffusa ed acquistata dalle famiglie italiane (con una penetrazione del 98%) ed anche la bevanda più bevuta in assoluto con consumi pro-capite ormai prossimo ai 200/litri/anno. Secondo una recente indagine 35 , l’acqua minerale viene acquistata sulla base di motivazioni che fanno riferimento principalmente a due aree: il gusto e la salute. Figura 2 Come si vede, il 2004 è stato il primo anno dal 1994 in cui il settore ha registrato una contrazione della produzione, anche a causa di una concomitanza di cause esogene rispetto al prodotto: • il generale rallentamento dell’economia (con impatto sulle decisioni di spesa), • il calo del turismo, sia nazionale che internazionale, che ha pesato particolarmente sui consumi nei pubblici esercizi, • la situazione climatica che ha registrato un calo medio delle temperature di circa 5°C. Nel biennio 2005-2006 invece la produzione ha ripreso a crescere: del 3,5% nel 2005 e del 3,4% nel 2006, portandosi a fine anno a 12.200 milioni di litri. Tenuto conto del flusso del commercio estero (con circa un miliardo di litri esportati) i consumi interni 34 Fonte: “Annuario del bere” Beverfood 07/08 35 GfK Eurisko e Gfk Panel Services, condotta per conto di Mineracqua (l’associazione dei produttori di acqua minerale). 54 vengono stimati 36 per il 2006 intorno agli 11.250 mio litri, corrispondenti ad un consumo pro-capite di 194 litri/anno (primato mondiale). Le vendite nei primi mesi del 2007 sono in buona crescita per tutto il settore e, quindi, per il 2007 si prevede lo sfondamento dei 200 litri/anno di consumo pro capite. Le acque minerali danno vita ad un grande business, in continuo sviluppo anno per anno. Il nostro paese è ricco di acque minerali e in ogni Regione37 sono presenti molte sorgenti che, a seconda delle conformazioni idrogeologiche del bacino da cui provengono, erogano acque naturali caratterizzate da parametri chimici-fisici unici. Quest’abbondanza naturale ha visto, negli ultimi venti anni, una crescita ininterrotta della produzione grazie anche alla nascita ed allo sviluppo di nuovi centri di imbottigliamento oltre che ad una presenza pubblicitaria sempre più marcata. Figura 3Le imprese di acqua in Piemonte FONTE: Il mondo, Dossier Piemonte, 10 novembre 2006 36 Beverfood 2004 37 Il Piemonte presenta 31 marche e 3 sorgenti, mentre la Provincia di Cuneo, interessante ai fini della nostra indagine conta ben 9 marche con 5 impianti produttivi 55 L’immagine mostra come il Piemonte sia una regione ricca di acqua che rappresenta una risorsa strategica per quest’area e un’opportunità per le imprese che fondano il loro business su di essa. È utile osservare che, ai fini della ricerca, la Provincia di Cuneo è tra quelle più ricche di imprese imbottigliatrici, tra cui emergono due dei prncipali competitors a livello nazionale, San Pellegrino, che ha acquisito la fonte “San Bernardo” di Garessio e le “Fonti di Vinadio”, azienda che si propone con quattro brands, uno dei quali, Sant’Anna, è leader dei consumi. 56 3.4 LA CLASSIFICAZIONE QUANTI/QUALITATIVA DELLE ACQUE MINERALI Come si è già più volte ribadito, generalmente chiamiamo acqua minerale naturale l’acqua non gassata, ma in realtà questa distinzione è attribuita all’acqua che viene imbottigliata così come sgorga alla sorgente, per cui tutte le acque minerali sono naturali, siano esse addizionate o meno con anidride carbonica. Secondo la definizione che la legge dà di acqua minerale naturale38 essa si distingue da quella potabile per la purezza originaria e per la sua conservazione, per il tenore in minerali, oligoelementi e/o altri costituenti ed eventualmente per taluni loro effetti. Tali caratteristiche devono essere valutate sul piano geologico ed idrogeologico; organolettico, fisico, fisico-chimico e chimico; microbiologico e se necessario 39 farmacologico, clinico e fisiologico. La composizione, la temperatura e le altre caratteristiche essenziali delle acque minerali naturali devono inoltre mantenersi costanti alla sorgente. Un elemento sostanziale che contraddistingue le acque minerali rispetto a quelle destinate al consumo umano è dunque il concetto di purezza originaria40: dalla sorgente alla tavola quindi si devono mantenere tali. Per questo motivo, l’acqua minerale naturale deve essere imbottigliata così come sgorga alla sorgente, ossia deve essere microbiologicamente pura di per sé, senza subire trattamenti in grado di modificarne la naturalezza. Queste ultime possono tuttavia essere sottoposte a trattamenti, quali la sedimentazione, la separazione di elementi instabili come i composti di ferro, manganese e zolfo, mediante filtrazione o decantazione, eventualmente preceduta da ossigenazione o 38 Articolo 1 decreto legislativo 105/1992 e successive modifiche ed integrazioni apportate dal d. lgs 4 agosto 1999 n.339. 39 Il d.lgs 4 agosto 1999 n.339 in merito agli effetti favorevoli alla salute delle acque minerali naturali stabilisce che questi possono essere eventualmente presenti e che la loro sperimentazione clinica e farmacologica può essere effettuata se necessario e non più obbligatoriamente. L’aggiunta di queste dizioni comporta che la distinzione dalle normali acque potabili non sia più necessariamente legata agli effetti salutari delle acque minerali naturali. 40 Per purezza si deve intendere purezza in senso chimico e batteriologico 57 attraverso trattamento con aria arricchita di ozono ed eliminazione e reincorporazione di anidride carbonica. Tali trattamenti sono consentiti purché non alterino la composizione dell’acqua in quei componenti essenziali che le conferiscono le sue proprietà. È invece vietato sottoporre l’acqua minerale a potabilizzazione, ad aggiunta di sostanze battericide o batteriostatiche e qualsiasi altro trattamento in grado di modificarne il microsismo naturale. La dicitura “microbiologicamente pura” che troviamo su ogni etichetta di acqua minerale, infatti, non vuol dire che l’acqua minerale sia totalmente priva di batteri, ma che contiene una minima flora batterica saprofitica, cioè non patogena, tipica della sorgente. Di fronte a tali considerazioni è importante capire perché il consumatore decida di consumare un’acqua piuttosto che un’altra, andando cioè a capire quali siano le determinanti di tale scelta. Una prima considerazione, prima ancora di andare a considerare specifiche ricerche a riguardo, è che il consumatore, durante il processo di scelta, dovrebbe effetuare un’attenta lettura dell’etichetta presente sulla bottiglia dell’acqua. E’ infatti vero che non tutte le acque imbottigliate sono uguali e che una valga l’altra: è opportuno quindi che il consumatore sia consapevole e responsabile, e lo strumento principale per fare ciò è l’etichetta, che riporta le caratteristiche fondamentali del prodotto e il cui scopo è quello di tutelare e informare l'acquirente in modo corretto e il più possibile trasparente. Quest’ultima permette di individuare il prodotto più vicino alle proprie esigenze e di attuare una valutazione sul rapporto qualità/prezzo ed è una garanzia per la libera circolazione delle merci, in quanto è strumento per la tutela della salute pubblica; per la tutela della proprietà industriale e commerciale, con indicazioni di provenienza, di denominazioni di origine e di repressione della concorrenza sleale anche in ambito comunitario. Tuttavia alcune ricerche41 (di cui riferirò nel prossimo capitolo) dimostrano che, molto spesso, il dato che più di altri diviene rilevante nella scelta è in genere il residuo fisso, dei quali molti non sempre ne conoscono il significato. 41 RICERCA GFK- MIRACQUA 2007 SULLE ACQUE MINERALI ITALIANE 58 Una prima classificazione delle acque minerali naturali viene infatti effettuata proprio a partire dal residuo fisso (RF)42. Il residuo fisso esprime la quantità di sali minerali che restano in un litro d’acqua, fatto evaporare completamente a 180°. È un parametro di tipo quantitativo in grado di fornire un’indicazione generale sul contenuto globale di sali. Il suo valore viene generalmente espresso in milligrammi per litro (mg/l) e permette di distinguere le acque minerali in: MINIMAMENTE MINERALIZZATE se il RF≤ 50 mg/l. Si tratta di acque molto “leggere” in quanto poverissime di minerali, il che le rende rapidamente assorbibili dall’apparato digerente e quindi in grado di determinare un rapido aumento della diuresi. Vista la scarsa mineralizzazione, queste acque sono particolarmente indicate per la ricostruzione del latte in polvere (non modificando il contenuto salino del latte) e in genere per la preparazione di alimenti per la prima infanzia. Sono inoltre indicate in tutti quei casi in cui è richiesto dalla dieta un ridotto apporto di sodio, ad esempio nell’ipertensione arteriosa. Sono in genere caratterizzate, a causa dell’esigua presenza di minerali, da assenza di gusto e da un limitato potere dissetante. Esse rappresentano circa il 10% delle acque minerali in commercio. OLIGOMINERALI O LEGGERMENTE MINERALIZZATE se 50 mg/l ≤RF≤500 mg/l. Sono le più facilmente reperibili rappresentando il 64% delle acque minerali in commercio. Sono caratterizzate da una contenuta concentrazione di sali e dalla presenza in tracce di oligoelementi, generalmente metalli pesanti (rame, nichel, zinco, cromo, cadmio, manganese, cobalto) e da qualità variabili di gas disciolti. Oltre a favorire la diuresi, sono particolarmente indicate nella prevenzione della calcolosi renale in quanto svolgono un’azione locale sulla muscolature delle vie urinarie che, associata all’azione meccanica del passaggio del liquido, causano il trasporto di eventuali calcoli lungo le vie urinarie, favorendone l’eliminazione. Essendo acque con una composizione equilibrata di sali, sono indicate per l’uso quotidiano, non esistendo controindicazioni sulla quantità di consumo. MINERALI O MEDIOMINERALI se 500 mg/l ≤RF≤1500 mg/l. Rappresentano il 23% delle acque minerali in commercio. Sono caratterizzate da una composizione abbastanza ricca di sali minerali il che le rende particolarmente dissetanti ed indicate nel periodo estivo o durante la pratica di attività sportive, perché consentono di 42 Cfr. decreto legislativo n.105 del 25 gennaio 1992 59 reintegrare i liquidi e i minerali persi con la sudorazione. Il loro effetto diuretico diminuisce all’aumentare del residuo fisso. RICCHE DI MINERALI se il RF ≥ 1500 mg/l. Sono il 3% delle acque minerali in commercio. Possono definirsi acque “terapeutiche” e sono sconsigliate per il consumo quotidiano. Il loro utilizzo andrebbe infatti effettuato sotto il controllo medico a causa dell’elevata presenza di minerali, che può dar luogo a particolari fenomeni fisiologici e controindicazioni. Sono comunque ottimi integratori di sali minerali e quindi particolarmente indicate in caso di intensa attività sportiva o quando risulta necessario reintegrare il quantitativo di sali perduto. La tabella che segue permette di distinguere fra le categorie di acqua in base al residuo fisso e ad ognuna attribuisce il dato relativo al consumo italiano. CATEGORIE MIO LITRES % 250 2 MEDIO-MINERALI 2.800 25 OLIGOMINERALI 6.900 61 MINIM. MINERALIZZATE TOTALE 1.300 11.250 12 100 RICCHE IN SALI Tabella 20 Consumi di acque confezionate in Italia, distinte per categoria Fonte: Beverfood su dati aziendali ed istituti di ricerca 2007 Vi sono tuttavia altri valori riportati in etichetta, che vengono spesso menzionati assieme al residuo fisso, di cui può risultare utile conoscerne il significato, in quanto partecipano a determinare le caratteristiche chimico-fisiche dell’acqua, come il Ph, la conducibilità, la durezza. Il Ph è un parametro che misura il grado di acidità o alcalinità di un’acqua. Se il valore è 7 l’acqua è considerata neutra. Con un pH ≤7 l’acqua viene detta acida, mentre al contrario l’acqua è detta alcalina o basica. L’acqua ottimale dovrebbe avere un ph neutro, tuttavia a seconda dell’organismo del consumatore può essere indicata un’acqua acida, ad esempio per chi soffre di processi digestivi lenti, o di acque alcaline per chi è affetto da acidità gastrica. In genere le acque frizzanti ed effervescenti naturali sono caratterizzate da un pH più basso, acido, rispetto alle naturali, per effetto dell’anidride carbonica che, sciogliendosi nell’acqua, dà origine all’acido carbonico e ne aumenta l’acidità. Va tuttavia precisato che sull’etichetta viene riportato il valore registrato alla sorgente, cioè quello relativo al 60 contenuto naturale di anidride carbonica. Quando l’acqua viene addizionata il valore si abbassa, per cui il pH delle acque gasate artificialmente non corrisponde a quello indicato sull’etichetta e tale differenza è tanto maggiore quanto l’acqua è più povera di minerali. La conducibilità è una controprova del residuo fisso in quanto indica il grado di mineralizzazione delle acque: più minerali ci sono nell’acqua e più l’acqua permette il passaggio di una corrente elettrica. Se il valore è alto si tratta di un’acqua ricca di sali, mentre valori bassi corrispondono ad acque povere di sali. La durezza totale indica invece la concentrazione dei sali di calcare e magnesio disciolti nell’acqua. Tuttavia un’acqua molto dura può, ad esempio, provocare deposito di incrostazioni nelle tubazioni, mentre, al contrario, un’acqua addolcita può essere corrosiva per le tubazioni metalliche. Inoltre il grado di durezza può influire sul suo sapore. In base al quantitativo di anidride carbonica naturalmente presente, aggiunto o tolto43, le acque minerali possono essere ulteriormente classificate in: LISCE O PIATTE: quando la quantità di anidride carbonica libera è presente in quantità minima e non supera i 250 mg/l EFFERVESCENTI NATURALI: quando l’anidride carbonica libera è presente in quantità superiore a 250 mg/l ADDIZIONATE CON ANIDRIDE CARBONICA: quando l’anidride carbonica aggiunta non proviene dalla medesima falda o giacimento. A seconda della quantità di anidride carbonica aggiunta si hanno le acque frizzanti o leggermente frizzanti RINFORZATE CON IL GAS DELLA SORGENTE: quando l’anidride carbonica aggiunta proviene dalla medesima falda o giacimento 43 Le acque minerali naturali sgorgano con una certa percentuale di anidride carbonica libera, per questo troviamo tale valore anche sulle etichette delle acque lisce. Tale parametro risulta importante dal punto di vista chimico-fisico, in quanto contribuisce a determinare le caratteristiche dell’acqua. Dalle sorgenti di acque naturalmente gasate è possibile separare e recuperare anidride carbonica che può essere utilizzata per addizionare l’acqua stessa (in questo caso in etichetta sarà scritto: “rinforzata con il gas della sorgente”). La maggior parte delle acque frizzanti riporta però la dicitura “aggiunta di anidride carbonica”, ad indicare che la anidride presente può essere di origine naturale o di sintesi, ma comunque non proviene dalla stessa falda che alimenta la sorgente. 61 PARZIALMENTE O TOTALMENTE DEGASATE: se l’anidride carbonica presente alla sorgente viene eliminata in parte o totalmente. L’anidride carbonica contribuisce a rendere l’acqua gradevole al palato e maggiormente digeribile, oltre a conferirle particolari proprietà che la rendono adatta a chi soffre di digestione lenta. Le acque gasate sono inoltre maggiormente dissetanti poiché l’anidride carbonica agisce da leggero anestetico sulle terminazioni nervose della mucosa orale coinvolta nel desiderio di bere e stimola una dilatazione dello stomaco con conseguente apparente sazietà. Sciogliendosi nell’acqua inoltre dà origine all’acido carbonico che, avendo un certo potere batteriostatico, rende le acque gasate meno soggette ad eventuali proliferazioni di batteri. Sia attraverso il suo percorso in atmosfera sia in quello nel suolo, l’acqua si arricchisce di gas, minerali, sali, ioni, cosicchè si può arrivare ad un classificazione secondo un criterio qualitativo. Si hanno così le acque solfate, bicarbonate, fluorurate, sodiche, definite tali anche se lo ione che le caratterizza non raggiunge la percentuale stabilita per legge; è infatti sufficiente che tale ione sia l’elemento dominante nella formula ionica. La tabella che segue illustra la classificazione qualitativa dell’acqua sulla base della presenza dello ione prevalente. TIPI DI ACQUA IONE CONCENTRAZIONE (mg/l) bicarbonata Bicarbonato > 600 solfata Solfati > 200 clorurata Cloruro > 200 calcica Calcio > 150 magnesiaca Magnesio > 50 fluorurata Fluoro >1 ferruginosa Ferro >1 sodica Sodio > 200 iposodica Sodio < 20 Tabella 21 Classificazione qualitativa Fonte: da “L’acqua in tavola”, G. Temporelli Fondazione Amga, 2005 Le acque bicarbonate favoriscono la digestione, accelerando lo svuotamento gastrico, se bevute durante i pasti, tamponando l’acidità gastrica se assunte a digiuno. Hanno una buona azione diuretica (correlata ai valori del residuo fisso) e sono particolarmente 62 indicate per chi pratica attività sportive, in quanto bicarbonato e calcio sono in grado di neutralizzare le scorie del metabolismo muscolare(acido lattico). Altri effetti positivi si hanno nei casi di disturbi epatobiliari, nelle forme di cistite cronica e in campo pediatrico vengono utilizzate per prevenire le dispepsie gastriche(vomito abituale del lattante) e come integratore alimentare. Le acque solfate esercitano un effetto rilassante sulla muscolatura biliare per cui sono particolarmente indicate nella cura dei disturbi epatobiliari. Possono avere un effetto lassativo, soprattutto se associate ad elevate concentrazioni di magnesio e quindi essere di aiuto in alcuni casi di colite spastica. Le acque clorurate esercitano un’azione equilibratrice sull’intestino, le vie biliari e il fegato. Le acque che contengono anche quantità significative di solfato di sodio possono svolgere azione lassativa. Le acque calciche agiscono positivamente a livello dello stomaco e del fegato. Sono particolarmente indicate per chi non beve latte e non mangia latticini in genere a causa di allergie, per le donne in gravidanza o in menopausa, durante la crescita e la prevenzione dell’ipertensione. Le acque magnesiache svolgono in prevalenza un’azione purgativa, ma trovano applicazione anche nella prevenzione dell’arteriosclerosi poiché inducono una sensibile dilatazione delle arterie. In condizioni di stress la concentrazione di questo minerale nel sangue può diminuire causando crampi gastrici, ansia, cefalea, affaticabilità, vertigini e dispnea. Le acque fluorurate sono ideali per rinforzare la struttura dei denti e per la prevenzione delle carie, tuttavia non se ne consiglia l’uso continuativo 44 in quanto un eccesso di questo minerale può provocare un accumulo dello stesso nei denti e nello scheletro. Il consumo di tali acque è indicato per le donne in gravidanza poiché la prima impronta del dente si forma già nel feto, e nella cura dell’osteoporosi perché stabilizzano ed aumentano la cristallinità dei minerali dell’osso. 44 Il decreto del ministro della salute dell’11/9/2003 dispone che le acque minerali naturali nelle quali la concentrazione di fluoro sia superiore a 1,5 mg/l, debbano portare indicazione in etichetta “contiene più di 1,5,mg/l di fluoro: non è opportuno il consumo regolare da parte del lattanti e dei bambini di età inferiore ai sette anni”. 63 Le acque ferruginose sono considerate come un integratore nei casi di anemia dovuta a carenza di ferro, mentre ne viene consigliato il consumo a chi soffre di gastroduodenite. Le acque sodiche hanno una funzione biologica importante in quanto il sodio influenza positivamente l’attività neuro-muscolare, ma sono controindicate per chi soffre di ipertensione. Le acque con tenore di sodio inferiore a 20 mg/l(iposodiche) sono invece suggerite a che deve seguire una dieta a ridotto contenuto di sale. Va tuttavia tenuto in considerazione che il sodio apportato dalle acque minerali è in genere molto inferiore a quello fornito dagli alimenti e che, la maggior parte delle acque, è caratterizzata da valori molto bassi di questo minerale. Oltre ad elementi minerali utili, nelle acque minerali possono essere presenti sostanze indesiderate: le più diffuse ed oggetto di discussione sono i nitrati e i nitriti che dovrebbero essere preferibilmente assenti o contenuti in quantità molto piccole, in quanto i nitrati introdotti nell’organismo si riducono a nitriti e a contato con le ammine 45 formano le nitroso ammine, sostanze potenzialmente cancerogene. Questo aspetto ha particolarmente importanza se l’acqua viene consumata in età pediatrica, in quanto valori alti di nitrati possono essere particolarmente pericolosi per i neonati perché possono provocagli la metaemoglobinemia46. Quindi l’etichetta che riporta una dicitura “indicata per l’alimentazione dei neonati”47 fa riferimento al basso contenuto dei nitrati. La presenza di nitrati costituisce un indice di inquinamento, che può essere di natura organica, dovuto in particolare alle deiezioni animali, oppure inorganica, provocato da fertilizzanti usati in agricoltura o da piogge acide, ricchi di ossidi di azoto (inquinamento industriale). Per questo la loro presenza nelle acque minerali non può superare determinate soglie. 45 L’ammina è un composto organico basico che deriva formalmente dall’ammoniaca. 46 Patologia che impedisce al sangue di portare l’ossigeno ai tessuti. È dovuta ad un accumulo di metaemoglobina nel sangue che può essere causato anche da malattie congenite ereditarie ma che, nelle forme più comuni, è di origine tossica. Numerosi composti chimici naturali o sintetici, infatti, hanno la capacità di formare metaemoglobina, una volta penetrati nei globuli rossi. Tra essi vi sono composti di largo interesse industriale intermedi o di prodotti di partenza nella sintesi di coloranti, degli insetticidi, dei medicamenti.. tra i quali appunto nitriti, nitroderivati, azocomposti.. 47 Questo aspetto verrà considerato ad esempio durante la trattazione dell’etichetta dell’acqua Sant’Anna. 64 Una considerazione ulteriore potrebbe suggerire che la concentrazione di queste sostanze nell’acqua da bere sia un parametro che va tenuto certamente sotto controllo, tanto da determinare frequenti discussioni tra gli esperti del settore, ma che spesso è presente anche in molti altri alimenti, ad esempio i salumi, in quanto usati per la loro conservazione e conseguentemente assunti da parte dell’organismo 48 48 Quello dei nitrati è inoltre più un problema delle acque potabili ( il cui valore limite è pari a 50 mg/l per i nitrati e 0,5 mg/l per i nitriti) che di quelle minerali, tanto è vero che non pochi acquedotti hanno dovuto usufruire di deroghe per poter continuare ad erogare l’acqua. 65 3.5 LA RICERCA GFK-MINERACQUA 2007 La ricerca commissionata da Mineracqua49 è stata articolata in una fase qualitativa50 ed una quantitativa51. La prima fase prende in esame la diffusione dell’acqua minerale in Italia e conferma che è la bevanda più diffusa e acquistata dalle famiglie italiane, rafforzando addirittura l’indice di penetrazione che è cresciuto ancora di un punto raggiungendo così il 98%, dato unico, che non è confermato per nessun altra bevanda. Tale indagine mette a confronto l’acqua minerale con quella del rubinetto, evidenziando che, sul piano del gusto, l’acqua minerale è più gradevole dell’acqua del rubinetto che, risulta più pesante e con un gusto sgradevole di cloro. Così anche sul piano salutistico, l’acqua minerale è migliore di quella del rubinetto perché ha un gusto più gradevole, contribuisce maggiormente al benessere fisico, è sicura e controllata. E’ infatti questo l’ aspetto che assume maggiore rilevanza rispetto al passato, sulla base di tre elementi: la crescente consapevolezza della composizione e quindi della diversità di bisogni che possono essere soddisfatti attraverso l’acqua minerale. la maggiore sensibilizzazione da parte dei mezzi di comunicazione dei benefici dell’acqua minerale. la comunicazione pubblicitaria che lega l’acqua ad aspetti salutistici. Il 23% degli intervistati ritiene che l’acqua minerale sia il prodotto più indispensabile per la salute e circa la composizione, il consumatore italiano percepisce con una certa chiarezza alcuni elementi, come il “residuo fisso” e alcuni tipi di sali minerali. Il primo è percepito in termini di quantità di sali contenuti nell’acqua e/o come indicatore di purezza e leggerezza, mentre tra i sali minerali, sono percepiti con maggiore evidenza: il calcio (vissuto come elemento positivo in quanto fa bene alle ossa, soprattutto agli anziani e ai bambini) ed il sodio (la cui presenza è vissuta in chiave negativa per chi ha problemi di dieta ed ipertensione). 49 Costituita nel 1990 MINERACQUA è l'organizzazione imprenditoriale che riunisce, rappresenta e tutela le industrie italiane che confezionano acque minerali naturali, acque di sorgente e bevande analcooliche. 50 Condotta da GfK Eurisko attraverso la tecnica del focus group. 51 Condotta da GdK Panel Services su un campione di responsabili acquisto. 66 Il target più evoluto considera come positivi altri sali minerali come il magnesio, il potassio, il ferro, ma pare che non sia ben chiaro invece il significato di “oligominerale”: per alcuni è un’acqua più preziosa, per altri è un’acqua con minore calcio o più in generale con meno sali. Più univoca è invece la percezione delle diverse tipologie: lisce, effervescenti naturali, leggermente gassate e gassate, con una valutazione salutistica leggermente più negativa per queste ultime. Al confronto con le altre bevande, l’acqua minerale presenta il beneficio distintivo della totale innocuità e dell’immagine indiscussa di prodotto salutare. L’acqua minerale, infatti, presenta caratteristiche “uniche” e distintive quali: il gusto semplice (non artefatto), la composizione (è naturale, non presenta coloranti né conservanti), la salute (è la bevanda più salutare, adatta a tutti, senza alcuna controindicazione). Le motivazioni al consumo pare che tendano a mettere in luce che l’acqua si beve frequentemente, soprattutto perché disseta e perché fa stare bene; mentre le altre bevande si consumano più occasionalmente per piacere e gratificazione. Caso particolare poi, sono le acque aromatizzate, che sono considerate però come prodotti di nicchia. Per quanto riguarda le bevande più in antitesi con l’acqua minerale, sono soprattutto la coca cola e l’aranciata che si differenziano ma non presentano grossi elementi di interscambiabilità, per via dei seguenti aspetti: la sensorialità (sono dolci e colorate), la composizione (contengono coloranti ed additivi), il salutismo (non sono adatte a tutti, provocando gonfiori), la frequenza di consumi (bisogna berne in ridotte quantità). Resta comunque fermo il ruolo dell’etichetta che è il biglietto da visita dell’acqua minerale, un elemento chiave per comunicare informazioni e aiutare la scelta. La composizione chimica è infatti ritenuta l’informazione più importante da quasi il 50% di coloro che leggono l’etichetta prima di scegliere il prodotto. Ma l’indagine rivela che, se da un lato c’è una buona consapevolezza dei contenuti espressi nell’etichetta, dall’altro vengono percepite come tutte uguali, di difficile lettura e poco comprensibile (“simboli e sigle misteriose”, si riferisce), con il risultato che la maggioranza ha quindi difficoltà a decodificare i contenuti. Inoltre la ricerca evidenzia che il consumo dell’acqua minerale è diventata un’abitudine radicata, favorita sia da un retaggio familiare ma anche dal fatto che bere acqua del 67 rubinetto è diventato impossibile per via di un gusto troppo sgradevole e anche di un colore non naturale. Nel percorso di scelta, la marca ha ancora il ruolo più rilevante (23%), seguita dal prezzo (19%), dal gusto (17%) e dalle offerte speciali (13%). La tabella che segue, schematizza questi dati riportati dalla ricerca. Figura 4 Determinanti della scelta dell’acqua minerale tv prezzo gusto offerte speciali Dall’indagine appare comunque evidente che l’assortimento presente nel punto vendita sia una delle variabili che influiscono sulla scelta; in particolare, il 50% degli intervistati lamenta una sistemazione caotica e disordinata, caratterizzata da una logica che non aiuta ad identificare il prodotto, con un’indicazione dei prezzi spesso poco chiara. Per quanto riguarda il valore della marca, nelle acque minerali risulta più debole e meno precisa, rispetto ad altre categorie di prodotti, la percezione. Gli aspetti che contribuiscono maggiormente a definire il valore di marca risultano essere: i controlli e la purificazione dell’acque all’origine, la sorgente (come luogo identificativo dell’acqua), la composizione dell’acqua stessa, il gusto specifico e riconoscibile di ogni singola acqua, la confezione (vetro/plastica, tipo di plastica, formato, maneggevolezza..), la pubblicità e le promozioni, il valore della storia e della tradizione contrapposte al valore di immagine delle marche più commerciali. Concorre alla scarsa percezione del valore di mercato l’assenza di un posizionamento distintivo della maggioranza delle marche all’interno del mercato di riferimento (non si riescono ad individuare i benefici specifici di ogni singolo brand). 68 3.6 LA CAPTAZIONE E L’IMBOTTIGLIAMENTO DELL’ACQUA: CONCESSIONE E CONTROLLI L’acqua minerale prima di arrivare sugli scaffali dei negozi e di conseguenza sulle nostre tavole, viene sottoposta a numerose operazioni che dalle sorgenti di prelievo consentono di ottenere il prodotto finito, cioè la bottiglia etichettata. Le sorgenti di acque minerali si possono considerare serbatoi di acque con capacità infinita, continuamente caricati dalle acque di precipitazione le quali, per percolazione, attraversano le rocce arricchendosi di minerali. La proporzione tra l’acqua che si infiltra nel terreno e quella che ruscella dipende da molti fattori tra i quali la natura del terreno e l’intensità delle precipitazioni. La conoscenza di questi parametri è di importanza basilare per poter determinare le potenzialità del bacino idrogeologico e quindi l’affidabilità della falda per la produzione industriale di acqua minerale. Per il calcolo del bilancio idrogeologico viene utilizzata l’equazione: P = E+R+I = E+D P= precipitazioni E= evaporazione R= ruscellamento I= infiltrazione D= deflusso totale A seconda del tipo di terreno, il deflusso idrico totale sarà caratterizzato da un diverso rapporto tra il coefficiente di infiltrazione e quello di ruscellamento, mentre la loro somma definisce il deflusso idrico totale, superficiale e sotterraneo. Il coefficiente di evapotraspirazione è un parametro di difficile determinazione. Infatti mentre l’evaporazione da superfici libere è un fenomeno pressoché trascurabile, la percentuale di acqua che viene traspirata dalle pinete ed emessa nell’atmosfera è consistente e dipende dai fattori legati alle condizioni del terreno. La particolare struttura del bacino idrogeologico d’origine costituisce quindi, per le acque che si infiltrano nelle sue profondità, un serbatoio si stoccaggio e mineralizzazione delle caratteristiche uniche. Le rocce possono classificarsi in: IGNEE O MAGMATICHE: la loro formazione è dovuta al consolidamento dei magmi presenti con elevate temperature nelle profondità della crosta terrestre 69 SEDIMENTARIE: formate dal progressivo sedimentarsi di depositi rocciosi derivanti dall’azione di diversi processi e in vari ambienti, continentali e marini. METAMORFICHE: sono il risultato di trasformazioni della strutture, tessitura e composizione indotte dall’azione della pressione e della temperatura presenti nelle profondità della crosta terrestre Di conseguenza si può considerare l’acqua come la fase finale di un lungo processo che dipende da: la natura delle rocce52, le pressioni parziali dei gas presenti nel sottosuolo, le variazioni termiche incontrate durante il percorso, le sostanze chimiche presenti nelle acque meteoriche53, il tempo di permanenza nell’acquifero, per cui a periodi maggiori corrispondono acque più saline. Sia le sorgenti naturali54, sia le sorgenti perforate55 richiedono un lavoro di ricerca e captazione lungo e complesso, svolto da personale specializzato, generalmente idrogeologi, con l’ausilio di sofisticati strumenti di ricerca e della loro esperienza che li portano ad individuare alcuni parametri base sui quali fondare la ricerca: saranno infatti da escludere le zone particolarmente impervie, difficilmente raggiungibili dall’energia elettrica, quelle a rischio di inquinamento e tutti quei casi in cui sarebbe praticamente impossibile utilizzare l’acqua. Se poi viene individuata la sorgente, si darà il via a numerose analisi necessarie alla determinazione dell’idoneità di imbottigliamento. Il decreto ministeriale del 12 novembre 1992 fissa i criteri di valutazione delle caratteristiche idrogeologiche, chimiche-fisiche e microbiologiche per le acque minerali naturali. L’utilizzazione di una sorgente di acqua minerale naturale è subordinata all’autorizzazione regionale che viene rilasciata previo accertamento che gli impianti destinati all’utilizzazione siano realizzati in modo da escludere ogni pericolo di inquinamento e da conservare all’acqua le sue proprietà, corrispondenti alla sua 52 Da cui dipendono i coefficienti di infiltrazione e solubilizzazione e dai quali dipendono a loro volta la potenzialità di ricerca del bacino e la tipologia dei Sali rilasciati all’acqua. 53 Da questi hanno origine svariati tipi di acidi in grado di solubilizzare le rocce. 54 Sorgenti che naturalmente affiorano alla superficie grazie all’equilibrio chimico-fisico dovuto al raggiungimento di una costanza nella velocità di percorrenza dell’acqua. 55 Classici pozzi che si ottengono attraverso il pompaggio di acqua dalle aree di ricarica. Si noti che tale procedura talvolta può indurre variazioni degli equilibri chimico-fisico presenti. 70 qualificazione, esistenti alla sorgente, fatte salve le modifiche apportate mediante operazioni consentite dal decreto normativo56. La domanda di riconoscimento naturalmente deve essere corredate anche dai certificati di almeno quattro analisi chimico-fisiche e altrettante microbiologiche, eseguite nelle quattro stagioni su campioni prelevati alla sorgente (alle singole sorgenti, se l’acqua proviene da più sorgenti) e dai relativi verbali di prelevamento redatti dall’autorità sanitaria che ha assistito ai prelevamenti stessi. Ai fini del rilascio dell’autorizzazione per l’utilizzo di una sorgente di acqua minerale naturale, deve in particolare essere accertato che: a) la sorgente o il punto di emergenza siano protetti contro ogni pericolo di inquinamento; b) la captazione, le canalizzazioni ed i serbatoi siano realizzati con materiali adatti all’acqua minerale naturale, in modo da impedire qualsiasi modifica chimica, fisicochimica e batteriologica di tale acqua; c) le condizioni di utilizzazione ed in particolare gli impianti di lavaggio e di imbottigliamento soddisfano le esigenze igieniche; in particolare, i recipienti debbono essere trattati o fabbricati in modo da evitare che le caratteristiche batteriologiche e chimiche delle acque minerali naturali vengano alterate; d) l’eventuale trattamento (quali la separazione di composti di ferro, manganese, ecc.) corrisponda a quello indicato nel provvedimento di riconoscimento.57 Il decreto legislativo di riferimento, il d. lgs 25/1/1992, n. 105, prevede all’articolo 8, comma 2, le operazioni che è consentito effettuare sull'acqua minerale naturale. Innanzitutto è consentita l’aggiunta di anidride carbonica e si specifica in quali casi il carattere di un’acqua minerale non si intende modificato, ossia ove si effettuino le seguenti operazioni: a) captazione, canalizzazione, elevazione meccanica, approvvigionamento in vasche o serbatoi; b) separazione degli elementi instabili, quali i composti del ferro e dello zolfo, mediante filtrazione o decantazione, eventualmente preceduta da ossigenazione; 56 57 Il decreto di riferimento è il d. lgs 25/1/1992 n. 105, art.5, commi 1 e 2 Il decreto di riferimento è il d. lgs 25/1/1992 n. 105, art. 6, commi 1 71 c) separazione dei composti di ferro, manganese e zolfo nonché dell’arsenico da talune acque minerali mediante trattamento con aria arricchita di ozono; d) separazione di componenti indesiderabili diversi da quelli menzionati alle lettere b) e c); e) eliminazione totale o parziale dell’anidride carbonica libera mediante procedimenti esclusivamente fisici, nonché incorporazione o reincorporazione di anidride carbonica. Ovviamente, le operazioni indicate alle lettere b), c) e d) non devono comportare una modifica della composizione dell’acqua in quei componenti essenziali che conferiscono all’acqua stessa le sue proprietà. In Italia ad oggi si contano circa 190 stabilimenti di imbottigliamento delle acque minerali. Possiamo trovare stabilimenti che sfruttano l’acqua di una sorgente per imbottigliare una marca sfruttano l’acqua di più sorgenti, opportunamente miscelata, per imbottigliare una marca sfruttano l’acqua di più sorgenti per imbottigliare più marche Ed è per questa ragione che esistono più marche che stabilimenti. In generale, le pratiche che gestiscono la concessione mineraria di un certo territorio, non seguono la stessa prassi di quelle richieste per la costruzione dello stabilimento. Ad esempio, l’amministrazione comunale di una località potrebbe opporsi alla costruzione di uno stabilimento nuovo così da rendere impossibile l’imbottigliamento, oppure concedere la concessione dopo molti anni. Per questo può accadere che molti possibili centri di produzione di acqua minerale non vengano attivati. La situazione ottimale si raggiunge quando le circostanze burocratiche sono favorevoli e permettono la costruzione dello stabilimento il più vicino possibile ai punti dove l’acqua è prelevata, come prevede lo stesso decreto, che afferma all’articolo 10 che, l’utilizzazione delle acque minerali deve avvenire in prossimità della sorgente, così che la gestione della risorsa idrica diventa più economica, veloce e sicura. Ma la sicurezza dell’acqua deve essere garantita in tutte le fasi del processo in cui ci si deve assicurare che nessun agente esterno possa venire a contatto con l’acqua, in modo tale che le sue caratteristiche si mantengano inalterate dalla sorgente sino ai punti di imbottigliamento. Lo stabilimento deve essere situato il più vicino possibile ai punti di prelievo e i materiali delle tubature devono essere assolutamente atossici e asettici, 72 generalmente in acciaio inox 58 oppure PEAD 59 , ed essere costantemente sottoposti a trattamenti di sanitizzazione. L’acciaio inox è un materiale molto igienico perché presenta una buona resistenza all’azione dei detergenti e dei disinfestanti; inoltre è caratterizzato da una superficie liscia e priva di porosità, per cui le colonie batteriche trovano difficoltà d’insediamento. Tuttavia, per arrivare sino allo stabilimento, è necessario eseguire un gran numero di saldature di collegamento tra tubi, rubinetti, curve, zone di minor resistenza che si offrono meglio all’attacco delle sostanze aggressive, come alcuni sali che, con il passare del tempo, possono innescare lievi fenomeni di corrosione. Per ovviare a questi inconvenienti all’acciaio inox viene spesso preferito il PEAD, soprattutto nei casi in cui l’acqua debba essere trasportata per un percorso lungo ed accidentato. Il PEAD presenta interessanti vantaggi dovuti alla mancanza di punti di saldatura ed inoltre ha un prezzo di partenza decisamente più basso. Tale resina è assolutamente atossica e possiede tutti i requisiti per venire a contatto con i prodotti destinati all’uso alimentare; come l’inox, requisiti certificati dalle ditte produttrici che rilasciano dei certificati di qualità del prodotto garantendo l’assoluta idoneità per l’impiego stabilito. Per quanto riguarda invece le dimensioni fisiche dello stabilimento, queste sono correlate alla capacità produttiva che si intende realizzare, capacità che tuttavia è legata e dipende dalle caratteristiche delle sorgenti in termini di capacità del bacino e dalla disponibilità di acqua. Oltre ai locali di lavorazione veri e propri, ai laboratori e agli uffici, bisogna inoltre considerare i grandi volumi richiesti per lo stoccaggio e la movimentazione del prodotto finito, per cui occorre individuare ed attrezzare aree magazzino, possibilmente su un unico piano60ed un’area per i mezzi di trasporto adibiti alla consegna ai vari centri di rivendita commerciale. Tuttavia nella fase della progettazione dello stabilimento è bene bilanciare due esigenze non necessariamente contrapposte: da un lato ottenere la massima produttività, dall’altra non compromettere il livello qualitativo del prodotto finito 61 . In genere il cuore 58 AISI 316L. 59 Poli Etilene Alta Densità. 60 Questo aspetto è valutato sulla base del risparmio di energia che contrariamente si avrebbe in fase di movimentazione dei carichi su più piani. 61 Al fine di evitare contaminazioni esterne alla purezza presente alla sorgente, prima regola è mantenere in condizioni igieniche adeguate i locali. 73 dell’impianto è rappresentato dalle linee di imbottigliamento ed in particolare dalle macchine riempitrici che si trovano in locali isolati, alle quali si può accedere tramite porte ermetiche. Qui l’igiene è particolarmente curata: l’acqua viene depurata e sterilizzata, mentre il personale munito di adeguati indumenti protettivi, svolge unicamente una funzione di gestione e controllo non intervenendo mai direttamente nelle operazioni di imbottigliamento. Tutte le aperture e i contatti con il mondo esterno devono essere progettate in modo da proteggere i locali interni dall’accesso di elementi contaminanti. Il monitoraggio microbico ricopre un ruolo di primaria importanza in quanto dà un’indicazione del livello d’igiene con cui si sta operando: spesso le sorgenti di contaminazione possono essere gli uomini che operano all’interno, piuttosto che gli animali, la vegetazione, il suolo, l’aria che resta il più grande ed efficiente vettore di trasporto dei contaminanti. Proprio per evitare che il prodotto offerto al consumatore finale possa presentare grado di rischio per la salute, nasce l’esigenza di effettuare frequenti analisi, sia batteriologiche sia fisico-chimiche, da parte sia di laboratori interni allo stabilimento, se presenti, sia esterni ad esso. Saranno allora effettuati controlli periodici di routine, sia alla sorgente sia nei vari punti prelievo, lungo tutta la linea di imbottigliamento. Le modalità di frequenza di tali controlli vengono stabilite dalla circolare ministeriale del 13 settembre 1991 per quanto concerne la parte microbiologica, mentre per la parte chimico-fisica ci si riferisce alla circolare 19 del Ministero della Sanità del 12 maggio 1993. Attualmente la materia della acque minerali è di competenza regionale ed assume particolare rilievo l’entrata in vigore del D.P.R. 14/01/1972 n.2 (art1), con il quale sono state trasferite alle Regioni le competenze per l’autorizzazione all’utilizzo delle acque minerali, all’esercizio degli stabilimenti di imbottigliamento, alla vigilanza igienicosanitaria e per la materia mineraria (permessi di ricerca, concessioni, polizia mineraria). Questa ripartizione è stata poi anche successivamente confermata dai provvedimenti normativi emanati in seguito e sulla base della riforma del Titolo V della Costituzione (art 117, 118), mentre alcune Regioni hanno trasferito o stanno per trasferire le competenze ad altri Enti Locali. 74 Per le acque minerali, vige di fatto, un doppio regime per la vigilanza igienico-sanitaria che deriva dalle seguenti disposizioni: Le indicazioni per gli aspetti connessi alla vigilanza e al commercio delle acque minerali di cui alle Circolari del Ministero della Sanità n. 17 del 13 settembre 1991 e n.19 del 12 maggio 1993. L’autocontrollo igienico della produzione secondo i principi dell’ HACCP62di cui al D. Lgs 155/97. Alcuni autori63ritengono che la validità delle Circolari Ministeriali è decaduta in virtù dell’entrata in vigore di uno strumento legislativo come il D.Lgs 155/97 di recepimento di direttive comunitarie. In assenza però di una chiara determinazione ministeriale sull’abrogazione delle regole e procedure indicate nelle Circolari 17/91 e 19/93, siamo in presenza di un sistema che vede la vigenza contemporanea di due regimi di vigilanza igienico-sanitaria con conseguenti problemi di interpretazione e di applicazione per tutti gli operatori del settore. In alcuni casi i due regimi sono anche in palese contrasto riguardo i seguenti motivi: Individuazione di soggetti diversi come responsabili del controllo igienico della produzione Indicazione di diverse regole per le frequenze di campionamento, le tipologie di controlli ed i laboratori di analisi Diverse modalità per il ritiro dal commercio delle partite non conformi Ma tornando alla questione dei controlli, questi sono periodicamente previsti: alla sorgente: controlli chimici e microbiologici almeno una volta all’anno, preferibilmente nel primo trimestre con contestuale ispezione di sorgenti, opere di 62 L'HACCP (Hazard Analysis and Critical Control Points) è un sistema di autocontrollo che ogni operatore nel settore della produzione di alimenti deve mettere in atto al fine di valutare e stimare pericoli e rischi e stabilire misure di controllo per prevenire l'insorgere di problemi igienici e sanitari. L’HACCP è stato introdotto in Europa nel 1993 con la direttiva 43/93/CEE (recepita in Italia con il decreto legislativo 26 maggio 1997, n. 155), che prevede l'obbligo di applicazione del protocollo HACCP per tutti gli operatori a qualsiasi livello della catena produttiva alimentare. Questa normativa è stata sostituita nel 2006 dal regolamento 852/2004. 63 Calà P., Mantelli F. in “Le acque minerali naturali: principali caratteristiche, tecniche di analisi, legislazione”. Quaderni di Igiene Pubblica e Veterinaria, Pubblicazione a cura della Regione Toscana, Dipartimento Diritto alla Salute, Firenze, Settembre 2003, pag. 1-239. 75 captazione, opere di adduzione, zone di protezione igienica, depositi di accumulo, stabilimento di imbottigliamento, macchinari e tessere sanitarie; all’impianto di imbottigliamento e ai depositi di produzione: controlli chimici e microbiologici almeno una volta al mese sul prodotto finito prelevato alla linea di imbottigliamento, con contestuale controllo del rispetto delle norma igieniche del personale, delle operazioni di imbottigliamento e dei locali, dei registri di cui al D.M.16/07/1941 e della conformità alla legge delle etichette; ai depositi di distribuzione: controlli chimici e microbiologici almeno una volta ogni tre mesi; ai punti vendita: il prelevamento di campioni per l’esecuzione dei controlli chimici e microbiologici è effettuato secondo il programma di attività concordato tra l’azienda Asl ed il laboratorio che esegue le analisi, in relazione al numero dei punti vendita situati sul territorio di competenza, al fine di evitare ripetizioni di campioni uguali. Il giudizio di accettabilità è subordinato al non superamento dei limiti previsti all’art 6 del D.M. 542 del 1992, regolamento recante i criteri di valutazione delle caratteristiche delle acque minerali naturali. La non conformità rispetto a quanto dichiarato in etichetta non determina giudizio di “non accettabilità”, ma una serie più frequenti di controlli per verificare se la modalità è occasionale o se c’è un’evoluzione di composizione che possa giustificare la modifica dei parametri riportati in etichetta. In questo caso si dovrà provvedere ad un rinnovo di questa, così come previsto dalla Circolare del Ministero della Sanità 19/199364 . Nel caso in cui ci sia la segnalazione di non conformità per la componente chimica di un’acqua minerale, sono seguite le procedure dettate dal decreto legislativo 26 maggio 1997 n. 155 che prevedono che il titolare dell’azienda sospenda l’attività di produzione e commercializzazione dell’acqua minerale, e provveda al ritiro delle partite poste in commercio in ogni ambito. La regione, di concerto con le aziende asl, deve verificare l’effettivo ritiro delle partite commercializzate attraverso i registri di tracciabilità del prodotto, estendendo l’allerta sanitario alle altre regioni e province autonome in caso di merci distribuite in territorio extra-regionale. In caso di merci distribuite all’estero, l’allerta deve essere esteso al Ministero della Salute. In ogni caso la regione e le aziende 64 “persistendo la modifica della composizione analitica dell’acqua minerale, si dovrà provvedere, in caso di imbottigliamento e con i tempi tecnici necessari, alla modifica dell’etichetta”. 76 asl hanno la facoltà di provvedere al sequestro cautelativo di merci e alla chiusura di impianti, in caso di pericolo per la salute pubblica, senza attendere l’intervento dell’azienda produttrice. La regione può inoltre intervenire sull’autorizzazione sanitaria con provvedimenti di sospensione e decadenza. La ripresa dell’attività produttiva avviene su responsabilità dell’azienda, successivamente al ripristino della conformità alla legge dell’acqua minerale ed in assenza di provvedimenti sospensivi dell’autorità. È facoltà comunque dell’autorità sanitaria, verificare l’effettivo ripristino della conformità. Nel caso in cui, invece, siano stati emessi provvedimenti sospensivi dell’autorizzazione, la ripresa dell’attività produttiva avviene dopo l’accertamento della conformità dell’acqua minerale attraverso indagini ritenute più idonee dall’autorità sanitaria in relazione alla valutazione del rischio per la salute pubblica. La tabella che segue riporta i parametri analizzati durante il controllo ordinario delle acque minerali. Parametri analizzati nel controllo ordinario delle acque minerali naturali in campioni consegnati dagli organi del sevizio sanitario e da altre strutture di controllo(NAS): i parametri attualmente non previsti dal D.M. 542/92, comunque inseriti nella normale routine di controllo sono contraddistinti dalla *. COMPONENTI PRINCIPALI ARTICOLO 5 DEL D.M. 542/92 Odore* SOSTANZE CONTAMINANTI ARTICOLO 6 DEL D.M. 542/92 Arsenico Ph Bario Torbidità* Boro Conducibilità elettrica Cadmio Residuo Fisso Composti organoalogenati Azoto ammoniacale Cromo Fluoruri Piombo Cloruri Manganese Solfati Nichel* Bicarbonati Rame Sodio, potassio, calcio e magnesio Selenio Alluminio Nitriti Ferro Nitrati Tabella 22 Parametri analizzati nel controllo ordinario delle acque minerali Fonte: Arpat Toscana, 2003 77 Per quanto riguarda poi le procedure di imbottigliamento, è bene sapere che spesso le acque minerali possono provenire o da un’ unica sorgente oppure dalla confluenza e miscelazione di più sorgenti le quali, una volta arrivate nello stabilimento, vengono sottoposte a rigorosi controlli prima e durante le varie fasi di imbottigliamento. Tutti gli ambienti infatti sono tenuti a stretto controllo igienico65 e gli operatori hanno il solo compito di controllare il processo, senza mai venire a diretto contatto con l’acqua. Come già più volte detto, le acque possono essere sottoposte ad alcuni trattamenti, senza però mai modificarne le caratteristiche di naturalezza. Ai sensi dell’art 5 del Decreto Legislativo 339/99, il carattere dell’acqua minerale naturale non si intende modificato dalle seguenti operazioni: a) captazione, canalizzazione, elevazione meccanica, approvvigionamento in vasche o serbatoi; b) separazione degli elementi instabili, quali i composti del ferro e dello zolfo mediante filtrazione o decantazione, eventualmente preceduta da ossigenazione, a condizione che tale trattamento non comporti una modifica della composizione dell'acqua in quei componenti essenziali che conferiscono all'acqua stessa le sue caratteristiche; c) separazione dei composti di ferro, manganese e zolfo nonché dell'arsenico da talune acque mediante trattamento con aria arricchita di ozono, a condizione che tale trattamento non comporti una modifica della composizione dell'acqua in quei componenti essenziali che conferiscono all'acqua stessa le sue caratteristiche; d) separazione di componenti indesiderabili diversi da quelli menzionati alle lettere b) e c) a condizione che tale trattamento non comporti una modifica della composizione dell'acqua in quei componenti essenziali che conferiscono all'acqua stessa le sue caratteristiche; e) eliminazione totale o parziale della anidride carbonica libera mediante procedimenti esclusivamente fisici, nonché incorporazione o reincorporazione di anidride carbonica. L’art 6 di suddetto decreto impone invece il divieto di sottoporre l'acqua di sorgente ad operazioni diverse da quelle previste nell'articolo 5; in particolare, sono vietati i trattamenti di potabilizzazione, l'aggiunta di sostanze battericide o batteriostatiche e 65 In particolare le aree di imbottigliamento che sono in genere chiuse e in sovrapressione. 78 qualsiasi altro trattamento suscettibile di modificare il microbismo dell'acqua di sorgente. 3.7 L’IMBALLAGGIO DEL PRODOTTO: VETRO O PET? EFFETTI DELL’INTRODUZIONE DEL PLA 66 “L’imballaggio fa la marca. La marca fa l’imballaggio. Un prodotto deve avere visibilità per vendere, la sua presentazione deve fare venire in mente nozioni come buon servizio, sicurezza, igiene” (Miquel, 1999). Le bottiglie di acqua stanno diventando un oggetto estetico, che può essere collezionato, oltre che essere funzionale al prodotto in esse contenute, si pensi ad esempio alla bottiglia dell’acqua San Bernardo, l’acqua minimamente mineralizzata del gruppo Sanpellegrino -Nestlè Waters Italia, che ha rinnovato marchio, etichetta e bottiglia al fine di evidenziare una personalità più fresca e distintiva del prodotto, pur mantenendo un legame con le origini e la tradizione. Il restyling della confezione è stato realizzato in collaborazione con il famoso designer Giugiaro, che in passato aveva creato per l’acqua piemontese la famosa bottiglia con le gocce67. 66 Nei primi mesi dell’anno l’acqua minerale Sant’Anna ha lanciato la prima bio-bottiglia, puntando su una nuova strategia di marketing tramite il rivoluzionario packaging . A fornire questo nuovo materiale è la NatureWork LLC del Minnesota USA; si tratta di un nuovo polimero che si ottiene dalla fermentazione del mais. Quello che caratterizza questa nuova bottiglia è la materia prima, risorsa rinnovabile che aiuta a ridurre la dipendenza dai combustibili fossili. Hanno calcolato che ogni 50 milioni di bottiglie porterà a un risparmio di 13.600 barili di petrolio, ridurrà la capacità d’emissione di anidride carbonica di 3.000 auto che percorrono 10.000 km. L’iniziativa è sicuramente interessante e attuale ed in più questa bio bottiglia una volta deposta in ambiente idoneo allo smaltimento si decompone completamente in circa 80 giorni. 67 La nuova veste stilistica e grafica della bottiglia ha mantenuto la caratteristica principale della prima versione disegnata da Giugiaro nel 1994, le famose 88 gocce che ne ricoprivano la superficie. Ora le gocce sono diventate 105 e scendono lungo l’intero involucro, fin quasi al fondo, a toccare l’etichetta, esaltandone il profilo attraverso una maggiore eleganza e attualità, incrementandone, non in ultimo, l’ergonomia, con una forma più affusolata. La goccia diventa segno ed espressione del mutamento nella continuità: una marca legata alle sue origini ma proiettata al futuro. Oltre al design, S. Bernardo rinnova marchio ed etichetta. Il nuovo marchio mantiene il classico lettering originario ma poggia su fondo bianco, essenziale, acquisendo più luminosità e trasparenza. Nella bottiglia in vetro il nuovo marchio è impresso in rilievo sul vetro in verticale, sottolineando ulteriormente la preziosità di questa confezione destinata prioritariamente al consumo nella ristorazione di qualità. La nuova etichetta è metallizzata, 79 Fare marketing vuol anche dire saper vendere un “prodotto”, l’acqua appunto, che è normalmente alla portata dei potenziali acquirenti ad un costo di gran lunga minore. Ci si interroga allora su che cosa possa indurre la gente all’acquisto? Il punto è che quello che si vende non è solo “acqua”, ma un prodotto completo, capace di guarire da mali reali o immaginari, in grado di rendere più belli, più magri o più alla moda; ed anche la bottiglia da semplice bene diventa un “logo”, un oggetto di moda, uno status symbol. Gli “imballaggi” per l’acqua minerale sono, come già accennato, parte integrante del prodotto stesso che spesso può essere facilmente identificato attraverso i colori, le forme e i materiali sempre più fantasiosi del suo involucro. Per un lungo periodo di tempo, le uniche bottiglie di acqua che si potevano trovare in vendita erano di vetro: un materiale ottimo, ma pesante. Alla fine degli anni ‘60 si è iniziato ad usare PVC (policloruro di vinile), per arrivare, negli anni ‘80 ad un nuovo tipo di plastica, il PET (polietilene terftalato) che sta progressivamente rimpiazzando il PVC. Attualmente la plastica, sia PVC che PET, è il materiale più frequentemente usato: circa il 70% delle bottiglie di acqua minerale sono fatte in plastica. I grafici sottostanti mettono in evidenza l’impatto dei materiale nel packaging mix delle acque minerali. CONTENITORI MIO LITRES % BOTTIGLIE IN PET 8.800 78 BOCCIONI PC & PET 200 2 BOTTIGLIE IN VETRO 2.250 20 TOTALE 11.250 100 Tabella 23 L’impatto dei materiale nel packaging mix Fonte: Beverfood su dati dei produttori ed Istituti di ricerca, 2007 elegante e istintiva; migliora la visibilità e conferisce alla bottiglia un tono di più moderna e distintiva classicità. 80 Figura 5 Rappresentazione dei materiali di imballaggio, attraverso grafico a torta bottiglie in pet bottiglie in vetro boccioni pc e pet Tuttavia considerando l’enorme quantità di plastica necessaria per l’imballaggio dell’acqua in bottiglia, e che il riciclo della plastica è un processo difficile e costoso a causa del poco valore commerciale della materia seconda e dello scarso peso del rifiuto, spesso ci si scontra con problemi di carattere ambientale piuttosto seri, anche a causa dell’acido cloridrico, delle diossine e dei metalli pesanti che possono essere rilasciati dal processo di combustione. Inoltre, oltre un terzo, in peso, del rifiuto bruciato rimane sotto forma di ceneri, in cui si concentrano altri composti tossici, non emessi con i fumi. Un problema enorme, poi, sono i milioni di bottiglie abbandonate nell’ambiente, gettate nei corsi d’acqua e nel mare: durano migliaia di anni e quindi costituiscono un forte elemento di degrado, ma anche di pericolo di morte per alcuni animali, come i delfini. Ma gli imballaggi non producono solo rifiuti consumano anche energia. Per produrre PET vengono richiesti 5,9 GJ per 1000 litri, 8850 GJ per la produzione annua mondiale. E i consumi salgono per la produzione di bottiglie di vetro: 13,7 GJ per 1000 litri. Evoluzione verso un processo più garantista verso l’ambiente sembra sia dimostrato dall’introduzione di una bottiglia “bio”, che tuttavia, è appena comparsa sul mercato, e di cui non si conosce ancora l’evoluzione all’interno del sistema di imballaggio. Come dimostrano i dati, le bottiglie in Pet risultano essere le più in voga tra le acque minerali, 81 per cui oggi le marche più famose non commercializzano l’acqua esclusivamente in vetro, ma anche in bottiglie PET68, materiale accolto molto favorevolmente dal mercato. Ad oggi il PET (che ha sostituito praticamente per intero il PVC) è il materiale più utilizzato per il confezionamento dell’acqua, seguito dal vetro (per lo più impiegato nel canale delle consegne a domicilio e nei centri di ristorazione) e del cartone politenato (più noto come brick). Vi è poi il Policarbonato(PC) che è utilizzato soprattutto per alcuni tipi di acqua in boccioni, mentre all’estero sono reperibili confezioni in lattina di alluminio. È importante rilevare come il materiale per il confezionamento è determinante per la buona conservazione del prodotto e quindi la qualità dello stesso al momento del consumo; quindi deve essere idoneo a venire a contatto con gli alimenti e non deve rilasciare sostanze che possono essere nocive per l’uomo, anche se va tenuto in considerazione che ogni materiale tende a rilasciare, in piccola parte, alcune delle sostanze di cui è costituito. I materiali plastici, in particolare il PVC, sono stati infatti oggetto di pesanti critiche proprio a causa della possibile cessione di sostanze che possono essere dannose per la salute dell’uomo. Sicuramente il vetro offre numerosi vantaggi quali: l’igienicità, la maggiore protezione e la capacità di trattenere l’anidride carbonica; tuttavia i suoi svantaggi sono legati: alla fragilità del materiale, agli alti costi di trasporto, alla necessità di utilizzare un cestello per assemblare più bottiglie, tutti motivi che hanno contribuito alla nascita e alla progressiva diffusione della bottiglia in plastica (PVC, PET). Il PVC è stato il primo materiale ad essere utilizzato in alternativa al vetro per la fabbricazione di contenitori per bibite e acqua minerale. Ha il vantaggio di essere meno costoso, più leggero e quindi più facilmente trasportabile, ma è anche stato oggetto di critiche, sia perché poco adatto al confezionamento di acque addizionate con anidride carbonica, perché troppo permeabile ai gas, sia a causa della possibilità di cessione di alcune sostanze tossiche , in particolare del suo monomero (MonoVinilCloruro)69. Oggi 68 Polietine tereftalico 69 Molecola generalmente di basso peso molecolare che può reagire con molecole uguali o diverse per dare origine a polimeri (composti chimici, generalmente di natura organica, di elevato peso molecolare, ottenuti partendo da un monomero) o a capolimeri (polimero ottenuto da due o più monomeri di natura diversa) 82 comunque il PVC viene prodotto in sicurezza e non rappresenta un pericolo per la salute umana, ma è stato quasi interamente sostituito dal PET (PoliEtileneTereftalato) che, rispetto al PVC, risulta più trasparente, resistente e impermeabile ai gas, quindi indicato anche per il confezionamento delle acque addizionate con anidride carbonica. Inoltre il PET può essere riciclato70e reimpiegato per ottenere fibre di poliestere per tessuti. Le bottiglie di PET possono tuttavia contenere tracce di acetaldeide, un prodotto che potrebbe avere origine durante le operazioni di formatura della bottiglia, che risulta innocuo per la salute dell’uomo (in quanto presente in concentrazioni basse), ma che può causare maleodorazioni e modificare il gusto dell’acqua. Per quanto riguarda la sua composizione chimica, esso è composto di lunghe catene di molecole, cosiddette macromolecole ed è proposto in due classi di qualità: PET amorfo ( cioè non cristallino), adatto solo alla produzione di fogli o fibre PET in parte cristallino, che può essere impiegato per la produzione di bottiglie. L’utilizzazione di diversi tipi di qualità complica il riciclaggio. Per questo unico motivo le bottiglie per bevande sono raccolte separatamente. Le bottiglie per bevande di PET possono inoltre essere trasportate come preforme alla stazione di imbottigliamento, con grande risparmio di spazio, per poi essere soffiate sul posto nella forma finale. Il PET è oggi impiegato già in 150 paesi del mondo: è molto diffuso soprattutto negli Usa dove circa la metà di bottiglie è venduto in Pet, e in Europa; il suo impiego a livello mondiale raggiunge circa 7,5 milioni di tonnellate71. Il fabbisogno di tale materiale è aumentato negli ultimi cinque anni di circa il 115%, senza dimenticare che è anche impiegato nella produzione di fibre tessili. Nel 2003 il fabbisogno di bottiglie per bevande di PET in Europa si assestava a circa 1,86 milioni di tonnellate. La quota raccolta è passata dal 25% nel 2002 al 34% nel 2003. Come materiale da imballaggio per alimenti, soprattutto bevande, il PET è dominante da anni in tutto il mondo, anche perché gli imballaggi di PET soddisfano i più severi 70 Gli stabilimenti di imballaggi che producono le bottiglie in PET devono versare al CONAI (CONSORZIO NAZIONALE IMBALLAGGI) una quota per il cosidetto “contributo ambientale”. L’obbligatorietà del versamento di tale contributo è stabilita dagli artt. 38 e 41 del d.lgs. 22/97 (Decreto Ronchi) secondo i quali la ripartizione dei costi deve avvenire in proporzione alla quantità totale, al peso e alla tipologia del materiale di imballaggio immessi sul mercato nazionale. Nel caso della plastica la quota è di 72,30 €/tonn. 71 Dati estrapolati da una ricerca condotta nel 2005 dalla “Verein PRS Pet- Recycling Schweiz”di Zurigo 83 requisiti igienici e presentano inoltre un’alta stabilità chimica, senza influire sulla qualità o la durata dei contenuti: è molto più impermeabile al gas di tante altre materie plastiche, anche se non raggiunge le proprietà di barriera del vetro. Per questo motivo sempre più industrie investono nella stratificazione con plasma. Così l’industria francese Sidel, leader mondiale per le macchine soffiatrici di preforme, nel maggio 1999 ha tentato il processo «Actis»: processo nel quale si applica sulla parete interna della bottiglia di PET, sottovuoto, uno strato di carbonio amorfo, grazie a un procedimento col plasma. A seguire anche l’azienda tedesca Krones 72 annuncia il procedimento «Bestpet», che consiste in uno strato esterno di ossido di silicio, processo sviluppato con la Coca-Cola Company, la Leybold e l‘Università di Essen. La svizzera Tetra Pak ha addirittura sviluppato e brevettato due procedimenti per la stratificazione della barriera: nel procedimento «Glaskin» Tetra Pak applica sulla parete interna della bottiglie uno strato trasparente di ossido di silicio. I numerosi test condotti su bottiglie in PET hanno evidenziato che, a seguito di condizionamento termico a 40°C per 10 giorni, si registra un rilascio di sostanze non nullo, ma comunque inferiore ai limiti stabiliti dalla legge73. Questo vuol dire che le quantità migrante dal contenitore non sono in grado di compromettere significativamente la salubrità del prodotto. Naturalmente le indicazioni riportate in etichetta, quali “conservare al riparo dalla luce, in luogo asciutto, fresco, pulito e senza odore”, devono essere rispettate e non solo per le acque in contenitori di PET ma per qualsiasi tipo di materiale, compreso il vetro. La procedura automatizzata per il riempimento delle bottiglie in PET prevede che dalla preforma, attraverso la soffiatura in appositi stampi, si arrivi alla bottiglia finale. Le bottiglie formate vengono velocemente trasferite, utilizzando nastri trasportatori, al circuito di imbottigliamento nel quale vengono sottoposte alle seguenti operazioni meccanizzate: Sciacquatura Riempimento Tappatura 72 Partner dell’azienda di Vinadio che tratterò in seguito nella parte speciale 73 Limiti di migrazione globale (D.M.21/3/1973- allegato V), migrazione dei coloranti (D.M.: 21/3/1973- allegato IV), e migrazione specifica di alcuni costituenti quali l’acido tereftalico (D.M. 26/1/1993, n.220) il glicole etilenico (D.M. 28/3/2003, n.123); e l’acetaldeide (D.M. 15/6/200, n.210). 84 Controllo degli eventuali pezzi difettosi Etichettatura Timbratura del lotto di lavorazione Imballaggio in fardelli da 6 bottiglie con film termoretraibile74 Invio al magazzino per la preparazione dei pallets e la spedizione. Per quanto riguarda il vetro, questo è il più antico materiale di imballaggio di acque in bottiglia. In generale, il suo impiego risale a circa 5000 anni fa. È un materiale ceramico (un solido inorganico, non metallico), ed è definito anche come un liquido super-raffreddato, o meglio come un solido, amorfo, inorganico prodotto per fusione e raffreddato senza cristallizzazione. Le sue tanto apprezzate doti di trasparenza ed inerzia chimica gli derivano proprio dall'organizzazione amorfa dei suoi costituenti che viene raggiunta attraverso il processo di vetrificazione di materie prime tutte inorganiche e di natura cristallina, combinate in precise proporzioni secondo la loro specifica funzione. Per far perdere ogni specificità individuale dei componenti della massa vetrificante e realizzare lo stato amorfo, le materie prime vengono riscaldate e fuse in un processo che richiede un grande dispendio energetico. Per questo il costo finale dei contenitori di vetro dipende in larga misura dalla spesa energetica necessaria alla vetrificazione delle materie prime; si comprende dunque l'importanza di inserire nella miscela vetrificante il rottame di vetro che, essendo già allo stato amorfo, permette un risparmio energetico consistente (circa un 3% di risparmio ogni 10% di rottame aggiunto). Il vetro è un materiale tipicamente fragile, privo di comportamento plastico, si rompe durante la deformazione elastica dando luogo, come tutti i materiali ceramici, alla cosiddetta "frattura fragile"(estesa propagazione della sollecitazione e della rottura che da luogo a linee di rottura caratteristiche attraverso la cui osservazione è possibile risalire alle cause di rottura). 74 Il termoretraibile è il polietilene che estruso sotto forma di film sottile, sottoposto a una fonte di calore (furno, fiamma, ecc.), si ritira aderendo al prodotto. Dopo il raffreddamento, il film mantiene la sua nuova connotazione. Questo principio è usato per imballare degli oggetti, garantendone stabilità e protezione. Per ottenere un film termoretraibile, il polietilene è filmato da estrusori in bolla. (def. Wikipedia) 85 Resiste senza rompersi a notevoli carichi compressivi e la resistenza di un contenitore cilindrico di vetro è inversamente proporzionale al diametro e proporzionale allo spessore delle pareti (una bottiglia pesante sopporta anche 70 bar di pressione interna) ma è decisamente più sensibile a sforzi tensili che sono amplificati da difetti e discontinuità della superficie che si manifestano, in particolare, durante le fasi di raffreddamento. Tuttavia il vetro è il materiale con il coefficiente di espansione termica più basso ed è riciclabile indefinitamente, per fusione e raffreddamento. Pur avendo una notevolissima inerzia chimica (solo l'acido fluoridrico e soluzioni alcaline molto concentrate lo possono degradare significativamente), anche il vetro è soggetto ad interazioni con i prodotti con cui viene a contatto. Il sodio presente nel reticolo amorfo del vetro non è legato fortemente alla struttura e può essere rilasciato se il vetro è soggetto al cosiddetto attacco acido; ossia ad un scambio ionico tra idrogeno e ioni alcalini (Na, K). Molto più pericoloso è l'attacco alcalino perché comporta la distruzione del reticolo e quindi il rilascio di silicati ed è accelerato dalla temperatura. La legge sanitaria italiana (D.M. 21.3.1973) autorizza a contatto con gli alimenti tre categorie di vetro, per ciascuna delle quali sono previste diverse forme di controllo della migrazione globale ed, in un caso, anche di quella specifica per il piombo, come rivela la tabella che segue. CONDIZIONI DI MIGRAZIONE IMPIEGO GLOBALE E SPECIFICA in qualsiasi vetro borosilicato e condizione di MG in acqua distillata a sodico-calcico, contatto compresa 120°C per 30 minuti incolore o colorato la sterilizzazione per contenitori e vetro sodico calcico vasellame da MG in acqua distillata a anche opacizzato utilizzare al di 80°C per 2 ore sotto di 80°C per vasellame e MG sul terzo attacco in bicchieri, per vetro al piombo acqua distillata a 40°C per 24 contatto breve e ore. ripetuto CATEGORIA COMPOSIZIONE VETRO A VETRO B VETRO C Tabella 24 Categorie di vetro ammesse dalla legge per il contatto alimentare Per quanto riguarda la procedura automatizzata per il riempimento delle bottiglie in vetro, essa è simile a quella per il PET, anche se risulta più complicata e dispendiosa: 86 Se le bottiglie sono del tipo VAR (vuoti a rendere), prima di essere immesse nel circuito dell’imbottigliamento, vanno adeguatamente lavate, sterilizzate e risciacquate. L’intero processo viene fatto con l’ausilio di apposite “lavatrici”. In alcuni casi si possono avere le bottiglie di tipo VAP, ossi vetro a perdere, in quanto dopo il suo utilizzo la bottiglia di vetro viene eliminata e può essere riciclata assieme all’altro vetro solo se collocata negli appositi cassoni per la raccolta differenziata. Il trasporto delle bottiglie nelle varie zone degli stabilimenti avviene con nastri trasportatori classici, il che risulta più lento, dispendioso e rumoroso rispetto la trasporto ad aria dei contenitori in PET e le bottiglie che appaiono più rovinate vengono individuate, quindi scartate e distrutte. Gli stabilimenti di imbottigliamento sono in genere provvisti di propri laboratori scientifici attraverso i quali vengono eseguite le numerose analisi interne di routine, in particolare: Laboratori materiali, dove vengono studiate le varie caratteristiche dei contenitori Laboratorio chimico dove si eseguono le analisi interne riguardanti la composizione dell’acqua Laboratorio microbiologico, dove vengono fatti i test di controllo sulla carica batteriologica nei vari punti di prelievo del circuito di imbottigliamento (centinaia al giorno). Per quanto riguarda i controlli sui materiali, si fa riferimento all’art 11 della Legge 30 aprile 1962, n.283 che ha per oggetto “la disciplina igienica della produzione e della vendita delle sostanze alimentari e delle bevande”, successivamente modificato con il Dpr 23/09/1982, n.777 e il decreto legislativo 25/1/1992, n.108. La legislazione stabilisce il seguente principio generale, ossia che “ i materiali non devono cedere sostanze nocive e non devono alterare le caratteristiche organolettiche degli alimenti e delle bevande con cui vengono a contatto”. Una normativa specifica, invece, inizia con il Decreto del Ministero della Sanità del 21/3/1973, aggiornato nel corso degli anni, che stabilisce la regolamentazione d’uso dei seguenti materiali ed oggetti: materie plastiche cellulosa rigenerata elastomeri e gomma naturale 87 carta e cartone ceramiche e vetro legno prodotti tessili cera di paraffina e cere microcristalline Ai sensi di questa normativa, il vetro deve presentare alcuni requisiti fondamentali, quali: inerzia chimica, impermeabilità, facile formatura e colorazione, buona resistenza e trasparenza e facile sanitizzazione. Ma tali requisiti trovano una serie di limiti d’uso che derivano dalla sua fragilità e pesantezza e produce reazioni misurabili con determinate sostanze. Per esempio, nel caso dell’acqua distillata, il sodio viene ceduto come idrossido in ragione di 10-15 ppm in un anno. Invece l’uso di vetro borosilicato (con il 6% di boro) riduce l’azione di cessione a 0,5 ppm/anno. Per il confezionamento delle acque minerali le bottiglie in vetro non vengono utilizzate più di venti volte perché si smerigliano con l’usura e non mantengono più la trasparenza. L’idoneità dei contenitori di vetro deve essere accertata con prove di migrazione globale75. I limiti di riferimento sono: 8 mg/dm² per la migrazione globale76. Il vetro può essere considerato un materiale non inquinante perché possiede tre importanti caratteristiche: è chimicamente inerte, è riciclabile ed è riutilizzabile. Però, per produrre vetro bianco o giallo è necessario disporre di rottame dello stesso colore, mentre quello di colore misto può esser utilizzato solo per il vetro verde. In Italia, ad esempio, si attua la sola raccolta di “vetro misto”. Per le materie plastiche l’idoneità dei contenitori deve essere accertata con prove di migrazione globale (D.M. 21/3/1973, allegato V, sezione I), migrazione di coloranti (D.M.21/3/1973- allegato IV, sezione VII) e migrazione specifica di particolari costituenti e coadiuvanti tecnologici (D.M. 21/3/1973- allegato IV, Sezione 2 e 3). Nel caso delle bottiglie in PET i limiti di riferimento sono: 10 mg/dm² per la migrazione globale (D.M.21/3/1973, art 5). Restano poi da considerare il PC77 , che è un polimero usato per la fabbricazione di moltissimi manufatti di uso quotidiano; viste le sue proprietà di elevata trasparenza, 75 D.M. 23/3/1973- allegato V, sezione I 76 D.M. 21/3/1973 Allegato II, sezione 5-Vetro 77 Policarbonato: materiale plastico con cui sono costruiti alcuni boccioni per acqua 88 resistenza agli urti ed al calore e atossicità viene impiegato anche come contenitore di liquidi alimentari tra i quali anche l’acqua. Il suo impiego nel settore è però pressoché limitato ai boccioni da 5 galloni (18,5 litri) per le acque potabili e di sorgente dei cosidetti “water cooler” (refrigeratori di acqua), presenti in molti uffici. Il PC sopporta bene gli stress dei trattamenti di pulizia e disinfezione, per cui tali contenitori sono in genere di tipo “vuoto a rendere” che consente di evitare sprechi di materiale. In ultimo il CP è costituito da un foglio multistrato realizzato da una particolare unione di carta, polietilene, alluminio: la carta dà la forma e l’estetica al contenitore, il polietilene ne garantisce l’impermeabilità mentre il foglio di alluminio interposto fornisce una protezione supplementare in grado di assicurare una lunga e buona conservazione del prodotto. Il CP viene distribuito alle aziende imbottigliatrici sottoforma di bobina, saranno poi le stesse aziende a realizzare la forma finita da riempire. Tra i numerosi vantaggi di questo tipo di contenitore ci sono: la leggerezza, l’atossicità e il grande potere isolante in grado di conservare inalterate per lungo tempo le caratteristiche del liquido. Forse a causa della sua non trasparenza, questo materiale è stato impiegato per confezionare altre bibite e poco usato nel caso dell’acqua minerale. 89 3.8 IL TRASPORTO E LA CONSERVAZIONE DELL’ACQUA La possibilità di usufruire di strumenti sempre più sensibili permette agli analisti di identificare nelle bottiglie di acque minerali la presenza, anche in quantità basse di sostanze indesiderabili. La maggior parte di queste non costituiscono una vera e propria minaccia per la salute dell’uomo, ma possono alterare l’acqua e peggiorarne la sua qualità e quindi impedirne la commercializzazione. L’acqua, essendo priva di colore e di sapore, risulta infatti facilmente alterabile, anche se la presenza di sostanze estranee è esigua. La maggior parte degli inquinanti possono provenire dalla bottiglia stessa, come si è detto nel paragrafo precedente, e dagli additivi utilizzati per migliorare l’estetica del confezionamento. E questo vale sia per il PET, molto più spesso oggetto di critica, ma anche per il vetro stesso. Con il PET i primi accorgimenti si devono già osservare in fase di produzione quando, per riscaldamento e compressione, si passa dai granuli alla preforma e quindi alla bottiglia in forma finale. In questa fase, infatti, si forma l’acetaldeide, in grado di alterare sensibilmente il gusto dell’acqua. Non è certo una sostanza pericolosa 78 ma il suo sapore dolciastro risulta decisamente sgradevole se liberato nell’acqua. Inoltre le colle usate per il fissaggio delle etichette, in particolari condizioni di stress possono dare luogo al trasferimento si solventi. Per quanto riguarda le bottiglie di vetro, queste come si è detto, sono quasi tutte di tipo VAR (vetro a rendere), per cui una volta rientrate nello stabilimento vengono sottoposte a trattamenti di lavaggio, disinfestazione e nuovo riempimento. Tuttavia durante questo procedimento, si ha il rischio di nuove contaminazioni, sia per quanto riguarda la bottiglia, sia per quanto riguarda il tappo si serraggio. Quindi è dalla catena di imbottigliamento che si deve agire con spirito preventivo, sia nei confronti degli odori, sia dei sapori. Successivamente le bottiglie finite vengono riunite in pallets e caricate su autotreni per la distribuzione capillare; è da qui che inizia la fase di trasporto e giacenza nei magazzini e negozi che può durare anche parecchi mesi se non anni. Durante questo periodo, le bottiglie sono sottoposte a continue sollecitazioni ambientali come stress termici, alternanza buio-luce, esposizione ai raggi solari e così via. Ne 78 Basti pensare che è contenuta in molte altre sostanze quali il vino, la birra, gli alcolici ed alcuni frutti 90 consegue che, ad esempio la struttura del PET, ne esce indebolita. Benché il degrado della bottiglia non si percepisca ad occhio nudo, in effetti si verifica una maggiore permeabilità dei gas e degli agenti esterni presenti ed un aumento di cessione di nutrienti utilizzabili dalla flora batterica autoctona, normalmente presente nelle acque minerali. Tuttavia lo sviluppo microbico, oltre che dal materiale, può svilupparsi sia per la temperatura di stoccaggio, sia per il volume del contenitore. Per questo la legge ha fissato dei valori che non devono essere superati, quali: ALLA SORGENTE la carica microbica totale non deve essere superiore a 20 UFC/ml a 20°C dopo 72 ore e 5UFC/ml a 37°C dopo 24 ore. DOPO L’IMBOTTIGLIAMENTO tale concentrazione non deve superare le 100UFC/ml a 20°C dopo 72 ore e 20UFC/ml a 37°C dopo 24 ore. DURANTE LA COMMERCIALIZZAZIONE si possono trovare valori molto superiori. Il Ministero della Sanità non stabilisce valori rigidi, tuttavia si ritiene che, nei casi in cui vengono raggiunti e superati i valori di 1000UFC/ml per le acque gassate e 10000UFC/ml per le acque lisce, si dovrebbe procedere all’accertamento delle cause del fenomeno. Negli stabilimenti di imbottigliamento è normale prassi gestire un “archivio bottiglie”, attraverso cui è possibile effettuare ricerche e risalire alle cause nei casi in cui vengano segnalati inconvenienti sul prodotto finito. Le bottiglie vengono catalogate e conservate in un locale arieggiato e luminoso simulante cioè le condizioni medie in cui il prodotto viene stoccato nei magazzini. Tuttavia non va dimenticato che, come riportano le etichette, il modo migliore per conservare le bottiglie di acqua minerale è “tenerle al riparo dalla luce solare, in luogo fresco, asciutto, pulito e senza odori”. È evidente come queste condizioni non vengano molto spesso rispettate, sia dal consumatore finale, sia nelle fasi intermedie di trasporto e stoccaggio. La legge poi, a tutela del consumatore, prevede altresì un termine entro il quale “preferibilmente” è consigliabile effettuare la consumazione dell’acqua, anche se non vi sono delle controindicazioni pericolose per la salute umana legate all’invecchiamento del prodotto. Come si è detto, se l’acqua è correttamente conservata si possono avere al massimo delle alterazioni organolettiche. 91 3.9 LA COMMERCIALIZZAZIONE DELL’ACQUA: GLI INVESTIMENTI IN PUBBLICITA’ E LA PUBBLICITA’ INGANNEVOLE. Per pubblicizzare le loro acque le imprese spendono notevoli cifre, a testimonianza che il potenziale di vendita è strettamente legato agli investimenti pubblicitari i quali, a loro volta, sono tanto maggiori quanto maggiori sono le società o il gruppo cui appartiene la marca. Tuttavia, come dimostra la tabella, nonostante il cospicuo numero di marche presente sul territorio italiano, per quanto riguarda gli investimenti, questi vengono effettuati nella maggior parte dei casi da imprese medio-grandi. GRUPPI MIO EURO MIO EURO2 MIO EURO3 2004 2005 2006 ULIVETO/ROCCHETTA 42,7 32 38,2 LETE/PRATA SGAM 12,6 19,7 18,5 NESTLE’ WATERS IALIA 17,4 18 12,7 FERRARELLE 17,8 17,5 12,1 SAN BENEDETTO 14,8 13,4 10,6 FONTI VINADIO 7,7 6,8 6,6 SORG. S.CROCE 4,2 5,1 7,4 2 4,4 7 119,2 116,9 113,1 5,8 5,8 4,6 SANGEMINI PRIMI 8 ALTRI TOTALE 125 122,7 Tabella 25 Investimenti pubblicitari delle acque confezionate italiane Fonte: Nielsen Media Research, 2007 117,7 Per quanto riguarda le diciture riportate in etichetta, non sono ammesse frasi indicanti la superiorità dell’acque minerale naturale rispetto alle altre acque minerali o altre affermazioni che abbiano scopo pubblicitario 79 . In termini generali nella pubblicità, sotto qualsiasi forma, è vietato fare riferimento a caratteristiche o proprietà che l’acqua minerale naturale non possiede. Restano poi vietate le indicazioni che attribuiscono ad 79 D.lgs. 25/1/1992, n. 105 art.11 comma 5 92 un’acqua minerale naturale proprietà per la prevenzione, la cura o la guarigione di una malattia umana80. Nella pubblicità delle acque minerali naturali poste in vendita con una designazione commerciale diversa dal nome della sorgente o del suo luogo di utilizzazione, è vietato usare espressioni o segni che possano indurre in errore il consumatore circa il nome della sorgente o il luogo della sua utilizzazione. Per questo la pubblicità è sottoposta alla preventiva approvazione del Ministero della salute limitatamente alle menzioni relative alle proprietà favorevoli alla salute, alle indicazioni e alle eventuali controindicazioni e, per quanto riguarda il giudizio sulla pubblicità comparativa, è l’Autorità garante della concorrenza e del mercato a pronunciarsi sui ricorsi diretti ad ottenere che siano inibiti gli atti di pubblicità ingannevoli o di pubblicità comparativa ritenuti illeciti ovvero che ne sia impedita la continuazione e che ne siano rimossi gli effetti81. Negli ultimi decenni le accese dinamiche competitive, in atto in quasi tutti i settori, hanno condotto le aziende ad adottare strategie in grado di garantire un vantaggio competitivo forte e difendibile. Questo stato di fatto risulta valido anche all’interno del comparto agro-alimentare ed ancora di più nel settore delle acque minerali. Difatti, tali strategie competitive pongono l’impresa all’interno di un’ottica marketing oriented, con il cliente al centro dell’attenzione. In tal approccio risulta di notevole importanza conoscere e soddisfare i desideri e i bisogni dei consumatore ed è fondamentale definire una strategia di posizionamento per attrarre al meglio specifici segmenti di mercato. In particolare il posizionamento definisce il modo in cui la marca o l’impresa vogliono essere percepite dai clienti-target (Lambin, 2004). Questo rappresenta l’elaborazione mentale, di un prodotto e della sua immagine al fine di conferire, di fronte al consumatore, una collocazione apprezzata e diversa da quella della concorrenza (Ries, 1981). Le strategie di posizionamento sono condotte agendo sulle leve del marketing mix e il posizionamento viene costruito partendo da caratteristiche oggettive ed soggettive. In particolare in quei mercati in cui le possibilità di differenziazione oggettiva sono limitate, come quello dell’acqua, la comunicazione rappresenta un efficace ed efficiente mezzo di differenziazione tra i concorrenti (Lambin, 2004). Nel comparto agro-alimentare le strategie di differenziazione sono estremamente importanti. 80 D.Lgs 25/1/1992, n.105, art 17, commi 1 e 3 81 D. Lgs 25/1/1992, n.105, art 17, commi 2 e D.Lgs 25/1/1992, n.74, art 74 modificato dall’art 5 del D.Lgs 25/2/2000, n.67 93 In particolare, nel mercato delle acqua minerali, per le caratteristiche stesse del mercato, la comunicazione pubblicitaria riveste un ruolo di primaria importanza. Tale importanza, come si è notato attraverso i dati relativi agli investimenti pubblicitari, si registra nell’elevato livello di budget destinato alla comunicazione su carta stampata, tanto che i big spender negli ultimi tempi hanno incrementato in maniera significativa (circa 24%) gli investimenti destinati alla comunicazione su stampa quotidiana, passando dagli 11 milioni di euro investiti nell’anno 2004 ai quasi 14 milioni nell’anno 2006 (Mark up 2007). Di fronte ad uno scenario di questo tipo nasce il problema di studiare quali possano essere le caratteristiche rilevanti che sono utilizzate in comunicazione per determinare il posizionamento competitivo dei vari brands operanti in un determinato settore agroalimentare. Per quanto riguarda le acque minerali, l’Italia costituisce uno dei più importanti mercati europei; in generale, come si è visto nei precedenti capitoli, le cause che hanno caratterizzato lo sviluppo di una domanda così intensa, sono da ricercarsi nell’ambito del crescente e diffuso orientamento degli italiani verso stili di vita ed abitudini alimentari improntate a consumi salutistico-naturali, che sono state interessate da un processo di progressiva sostituzione del consumo di acqua di acquedotto82 determinata da una sempre più sentita esigenza di igienicità, purezza e gusto del prodotto, oltre che da immagini legate al consumo di un bene confezionato in sostituzione di uno sfuso. (Beverfood 2004, Torazza 2005). Le previsioni si orientano verso ulteriori incrementi delle quantità consumate, dovuti agli stessi fattori che fino ad oggi ne hanno determinato lo sviluppo, tra questi l’inquinamento delle falde acquifere e quindi la sfiducia verso l’acqua del rubinetto, il calo dei prezzi medi, la disponibilità di molteplici tipologie, sia di prodotto sia di packaging 83 ,che hanno permesso di rispondere alle varie esigenze del consumatore moderno (Bernieri 2001, Beverfood 2004). 82 Allo stato del 2005, come afferma Torazza, il processo di sostituzione dell’acqua del rubinetto può considerarsi praticamente terminato, essendo circa del 97% il tasso di penetrazione dell’acqua minerale nelle famiglie italiane. 83 Come si è visto, l’introduzione del contenitore in materiale plastico, prima in pvc poi in pet, più pratico e leggero della classica bottiglia in vetro, costituisce uno degli elementi fondamentali che ha contribuito allo sviluppo del settore. 94 Le quantità prodotte sono così aumentate notevolmente negli anni, ma dal punto di vista strutturale, sebbene il numero di imprese sia elevato84, il settore si caratterizza per il suo elevato grado di concentrazione85. In questo contesto, sono diverse le strategie di marketing implementate dalle aziende per cercare di conquistare le preferenze dei consumatori. In generale, siccome il prodotto è percepito come poco differenziato per le sue caratteristiche fisiche, vi è scarsa fedeltà alla marca. E in questo contesto il prezzo costituisce una delle leve di marketing più utilizzate dalle imprese per ottenere la preferenza dei consumatori. In considerazione di ciò, molto spesso le aziende ben dislocate sul territorio, presentano considerevoli vantaggi competitivi in termini di costo, poiché sono in grado di contenere i costi di trasporto e conseguentemente di applicare prezzi al consumo più vantaggiosi ( De Jacobis 1999, Rovaris 2001). Sempre a causa dell’elevata sostituibilità del prodotto, il grado di penetrazione della brand nel canale distributivo rappresenta un altro fattore critico di successo soprattutto per quelle imprese che non hanno la possibilità di dotarsi di efficaci startegie di differenziazione (Pieri 1995). Sebbene la politica di prezzo e la presenza nei canali distributivi rappresentino i principali strumenti a disposizione delle aziende per perseguire vantaggi competitivi, la competizione tra le imprese leader si sviluppa soprattutto attraverso l’implementazione di strategie “no price”. Una delle strategie adottate è data dalla segmentazione dell’offerta basata soprattutto sull’aspetto funzionale e sui benefici offerti dalle diverse tipologie di acqua (Acerbi 2000). Un ulteriore strumento può essere costituito dalla diversificazione di prodotto tanto che, alcune imprese, hanno deciso di ampliare la gamma di prodotti offerti puntando sulla produzione di bevande analcoliche86. Tuttavia, essendo pochi gli elementi oggettivi su cui costruire il proprio vantaggio differenziale, in generale, le strategie maggiormente implementate dalle imprese che 84 Ad oggi di parla di 190 fonti con più di 300 marche di acque imbottigliate (Beverfood 2006) 85 I primi quattro produttori (San Pellegrino, San Benedetto, Italaquae, Rocchetta/Uliveto) realizzano circa il 60% della produzione totale. 86 Si vedrà più avanti il caso dell’acqua Lurisia, che oltre all’acqua produce chinotto e birra. 95 ricercano per il proprio prodotto un “premium price”, sono costituite su caratteristiche immateriali del prodotto. Per questo l’immagine risulta essere una variabile assai rilevante: contribuisce a costruire una forte identità dell’azienda e in taluni casi dei singoli brands offerti, inasprendo la competizione tra le imprese esistenti che già operano nel settore così da scoraggiare nuovi potenziali investitori. Per l’implementazione di strategie di differenziazione basate sull’immagine, la comunicazione pubblicitaria sembra occupare un posto di importante rilievo (Brescia 2002). Le imprese che godono delle quote di mercato più alte, come dimostra la tabella sottostante, risultano essere i maggiori top spender in questo settore. AZIENDA 2004 2005 2006 TOTALE CO.GE.DI (Uliveto, Rocchetta, Brio Blu) 42.672 32.029 38.233 112.934 S.G.A.M (Lete, Prata) 12.306 19.688 18.514 50.805 NESTLE' (Levissima, Vera; Panna) 17.352 18.002 12.655 48.009 FERRARELLE(Ferrarelle, Vitasnella) 17.793 17.519 12.060 47.372 SAN BENEDETTO (San Benedetto) 14.828 13.389 10.590 38.807 FONTI VINADIO (Sant'Anna di Vinadio) 7.702 6.787 6.608 21.097 SANTA CROCE (S. Croce) 4.185 5.129 7.429 16.743 SANGEMINI 1.997 4.489 6.976 13.743 118.835 117.032 113.065 349.510 totale prime otto aziende totale mercato 125.000 122.658 117.712 365.370 Tabella 26 Investimenti pubblicitari delle principali aziende italiane (valori netti in migliaia di euro-sconti medi di mercato). Fonte: Nielsen media Reaserch (Mark up 2007) In generale la tv costituisce il principale mezzo per la diffusione del messaggio pubblicitario (80% circa), seguono gli investimenti su stampa quotidiana e periodici (10 e 3,5%) e radio, mentre cinema e affissione rimangono ancora canali marginali (Mark up 2007). Le imprese produttrici di acque minerali, con circa 125 milioni di euro investiti 87 , costituiscono il terzo settore che investe maggiormente in pubblicità, dopo i fuori pasto dolci (circa 222 milioni di euro) e i prodotti da forno (172 milioni di euro). 87 Da: “Mark up” 2007 96 La tabella rappresenta gli investimenti pubblicitari nel mercato dei beni di largo consumo. MACROSETTORE Alimentari VALORI NETTI IN MIGLIAIA DI EURO 1.139.448 bevande/alcolici 534.548 di cui acque minerali 125.519 gestione casa 290.570 Toiletries 337.778 TOTALE 2.427.863 Tabella 27 Investimenti pubblicitari per macrosettori Fonte: Nielsen media Research (Make up, 2007) Relativamente al media mix, sebbene la tv abbia un ruolo maggioritario nella diffusione del messaggio pubblicitario di tutti i beni di largo consumo, specificatamente al settore delle acque minerali, non è trascurabile il ruolo su stampa quotidiana. Le motivazioni che sono alla base della scelta di investire in questo canale risiedono probabilmente nella possibilità offerta da questo mezzo, ossia di realizzare una segmentazione territoriale che giova sia ai piccoli produttori locali, sia ai “big spender”88. 88 Secondo i dati acquisiti da Make up 2007, i big spender hanno incrementato in maniera significativa (circa il 24%) gli investimenti destinati alla comunicazione su stampa quotidiana, passando dagli 11 milioni di euro investiti nell’anno 2004 ai quasi 14 milioni nell’anno 2006. 97 CAPITOLO 4: LA BOTTIGLIA FINITA. L’ETICHETTA INTRODUZIONE La direttiva 2003/40 del maggio 2003 della Commissione Europea del 14 maggio 2003 impone ai produttori limiti più restrittivi per alcune componenti dell’acqua minerale con riguardo soprattutto a quelle sostanze che possono essere pericolose per la salute, al di là di determinati valori. A partire dal 1° gennaio 2006 le acque minerali devono, al momento del loro confezionamento, essere conformi ai limiti di concentrazione massimi stabiliti dalla direttiva medesima, disposti nell’allegato I, dove sono elencate sedici componenti naturalmente presenti nelle acque minerali naturali e i rispettivi limiti massimi il cui superamento può presentare un rischio per la salute, come ad esempio il bario, l’arsenico, il cianuro, il boro ecc.. La direttiva comunitaria prevede altresì il ricorso a trattamenti a base di aria arricchita da ozono per eliminare i residui di alcuni metalli pesanti e dell’arsenico; tale operazione dovrà però essere riportata in etichetta in prossimità dell’indicazione della composizione analitica con la dicitura: “acqua sottoposta ad una tecnica di ossidazione autorizzata all’aria arricchita di ozono”. È inoltre previsto che, in caso di concentrazione di fluoro superiore a 1,5 mg/l, l’etichetta debba riportare in prossimità della denominazione di vendita, in caratteri molto visibili, l’indicazione: “contiene più di 1,5 mg/l di fluoro: non è opportuno il consumo regolare da parte dei lattanti e dei bambini di età inferiore ai 7 anni”. Questa direttiva è stata recepita nella legislazione nazionale: a) con decreto del Ministero della salute di concerto con il Ministro delle attività produttive dell’11 settembre, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 229 del 2 ottobre 2003, per la parte relativa all’etichettatura delle acque minerali naturali ed anche delle acque di sorgente. b) con decreto del Ministero della salute 29 dicembre 2003, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 302 del 31 dicembre 2003 per la parte relativa ai criteri di valutazione delle caratteristiche delle acque minerali naturali nonché delle condizioni di utilizzazione dei trattamenti delle acque medesime. 108 La tabella che segue, illustra quali sono stati gli adempimenti conseguenti all’introduzione di tale normativa. (Tabella 28) 98 SCADENZA DEI TERMINI ADEMPIMENTI RIFERIMENTI NORMATIVI 01-lug-04 indicazione in etichetta del contenuto di fluoro D.M. 11/09/2003, ARTT 1 e 3 01-lug-0498 indicazione in etichetta del trattamento con aria arricchita di ozono D.M. 11/09/2003 ARTT 2 e 3 31-ott-04 invio al ministero della salute dei certificati di analisi chimica dei parametri antimonio, arsenico e manganese D.M. 12/11/1992 N. 542 ART 17 (aggiunto dal D.M. 29/12/2003 ART 4) 01-gen-05 decorrenza sospensione della validità del decreto di riconoscimento dell'acqua minerale naturale, in caso di mancata ricezione, entro i termini previsti, della citata certificazione (fatta sempre salva la valutazione di merito) D.M. 12/11/1992 N. 542 ART 17 (aggiunto dal D.M. 29/12/2003 ART 4) 15-gen-04 le acque minerali naturali devono essere conformi ai nuovi limiti di comunicazione massima ammissibile per manganese e arsenico D.M. 12/11/1992 N. 542 ART 18 (aggiunto dal D.M. 29/12/2003 ART 4) 31-dic-04 termine massimo di applicazione dei nuovi limiti di concentrazione di arsenico e manganese, in caso di messa in atto di trattamenti con aria arricchita di ozono D.M. 12/11/1992 N. 542 ART 18 (aggiunto dal D.M. 29/12/2003 ART 4) 31-dic-04 le acque minerali naturali devono essere conformi ai nuovi limiti di comunicazione massima ammissibile per l'antimonio D.M. 12/11/1992 N. 542 ART 18 (aggiunto dal D.M. 29/12/2003 ART 4) 31-dic-06 le acque minerali naturali devono essere conformi ai limiti di concentrazione massima stabiliti dalla nuova normativa anche per i parametri fluoro e nichel D.M. 12/11/1992 N. 542 ART 18 (aggiunto dal D.M. 29/12/2003 ART 4) 31-ott-06 invio al ministero della salute dei certificati di analisi chimica dei parametri nichel e fluoro D.M. 12/11/1992 N. 542 ART 17 (aggiunto dal D.M. 29/12/2003 ART 4) 01-gen-07 decorrenza sospensione del decreto di riconoscimento dell'acqua minerale naturale, in caso di mancata ricezione, entro i termini previsti, della citata certificazione (fatta sempre salva la valutazione di merito) D.M. 12/11/1992 N. 542 ART 17 (aggiunto dal D.M. 29/12/2003 ART 4) È consentito commercializzare, fino ad esaurimento scorte, le acque minerali naturali e di sorgente prodotte, confezionate ed etichettate entro il 1° luglio 2004. 109 L'etichettatura di un prodotto alimentare ha, per il consumatore, una importante funzione di tutela, informandolo sul prodotto che sta acquistando e consentendogli di scegliere quello che è maggiormente rispondente alle proprie esigenze. Le norme concernenti l'etichettatura, la presentazione e la pubblicità dei prodotti alimentari tendono ad esser analoghe nell'ambito dei paesi dell' Unione Europea. In geneale l'etichettatura, la presentazione e la pubblicità di un prodotto alimentare non devono: - indurre in errore l'acquirente sulle effettive caratteristiche, qualità, composizione, e luogo di origine del prodotto; - evidenziare caratteristiche come particolari, quando tutti i prodotti alimentari analoghi le possiedono; - attribuire all'alimento proprietà atte a prevenire, curare o guarire malattie, nè accennare proprietà farmacologiche. Molte forme di pubblicità insidiose ed ingannevoli si concretizzano aggiungendo in etichetta delle aggettivazioni atte ad esaltare indebitamente un prodotto. Per quanto riguarda le acque minerali, il decreto legislativo 25/1/1992, n. 105, definisce quali sono le indicazioni che obbligatoriamente devono essere presenti e quelle che le aziende possono decidere di inserire, in modo facoltativo. 4.1 L’ETICHETTA: DISPOSIZIONI NORMATIVE L'etichetta è una sorta di "carta d'identità" dell'acqua minerale, grazie alla quale è possibile conoscere i suoi elementi caratterizzanti. L’etichettatura dei prodotti alimentari può certamente essere considerata tra gli aspetti più problematici della legislazione alimentare in quanto in essa si manifestano diverse e talvolta opposte esigenze. Tra queste si possono ricordare la protezione dei consumatori, la difesa del segreto industriale, la tutela della libera circolazione intracomunitaria delle merci nonché la possibilità di controllare le emergenze conseguenti a crisi alimentari. Queste ultime, anche grazie ad una precisa etichettatura, possono essere gestite sia prevedendo il ritiro mirato dal mercato degli alimenti rischiosi per la salute (fornendo, quindi, informazioni ai consumatori o ai funzionari responsabili dei controlli) sia isolando il punto della filiera che ha prodotto l’alimento a rischio, evitando, quindi, che il pericolo si riproduca e si diffonda. 110 In ambito comunitario, la disciplina in materia di etichettatura è stata regolata soprattutto attraverso l’emanazione di direttive “orizzontali”, che prevedono precetti applicabili indistintamente a tutti i settori, e di direttive “verticali”, che disciplinano singole tipologie di prodotto. La prima direttiva quadro di armonizzazione risale al 18 dicembre del 1978 (Direttiva 79/112/CEE). Essa è stata recepita dal Decreto legislativo 109 del 1992 99 ed ha subito, negli anni, numerose modificazioni. Recentemente, la Direttiva 79/112/CEE è stata abrogata dalla Direttiva 2000/13/CE (recepita in Italia mediante il Decreto legislativo n. 181 del 23 giugno 2003100). In generale, si può dire che, la normativa comunitaria sull’etichettatura ha certamente contribuito all’armonizzazione della disciplina in materia in vigore nei diversi Stati membri. È da notare, tuttavia, che ogni Stato membro ha recepito questa normativa privilegiando, ad esempio, le esigenze di nazionali operatori industriali e commerciali, le tipicità locali, le abitudini alimentari del Paese. A tale direttiva, in ogni caso, deve essere riconosciuto il merito di aver compiuto un riordino della disciplina inerente l’etichettatura alimentare, la cui regolamentazione, essendo stata più volte oggetto di modificazioni, era ormai caratterizzata da un articolato complesso e disorganico quadro. Le indicazioni presenti sull'etichettatura possono avere, quindi, implicazioni economiche sull’import-export di prodotti alimentari tra gli Stati comunitari e possono costituire barriere non tariffarie all’ingresso di prodotti da paesi extra-Ue. Nell’ambito del commercio internazionale, infatti, non sempre vi è coincidenza tra l’applicazione negli Stati membri delle normative comunitarie e le disposizioni legislative presenti nei paesi extra-europei. Risulta, pertanto, necessario che l’etichettatura delle merci sia sempre adeguata e conforme alle esigenze del mercato in cui si vuole commercializzare il prodotto. La normativa in merito all’etichettatura delle acque minerali 101 prevede che siano indicate alcune informazioni obbligatorie in etichetta o sui recipienti delle acque minerali naturali: 99 Decreto legislativo 27/1/1992 n. 109: “attuazione delle direttive 89/395/CEE e 89/396/CEE concernenti l’etichettatura, la presentazione e la pubblicità dei prodotti alimentari” (G.U. n. 39 del 17/2/1992) 100 Decreto legislativo 23/6/2003 n.181: “attuazione della direttiva 2000/13/CE concernente l’etichettatura e la presentazione di prodotti alimentari, nonché la relativa pubblicità” (G.U. n. 167 del 21/7/2003) 101 D.lgs 25/1/1992 n.105 art 11, comma1, D.M. 11/9/2003 art 1 e 2 111 la denominazione legale “acqua minerale naturale” integrata, se del caso, con le seguenti informazioni: - “totalmente degassata”, se l’anidride carbonica libera presente alla sorgente è stata totalmente eliminata - “parzialmente degassata”, se l’anidride carbonica libera presente alla sorgente è stata parzialmente eliminata - “rinforzata col gas della sorgente”, se il tenore di anidride carbonica libera, proveniente dalla stessa falda o giacimento, è superiore a quello della sorgente - “aggiunta di anidride carbonica”, se all’acqua minerale naturale è stata aggiunta anidride carbonica non prelevata dalla stessa falda o giacimento - “naturalmente gassata” o “effervescente naturale”, se il tenore di anidride carbonica libera, superiore a 250 mg/l è uguale a quello della sorgente, tenuto conto della eventuale reintegrazione di una quantità di anidride carbonica, proveniente dalla stessa falda o giacimento dell’acqua minerale, pari a quella liberata nel corso delle operazioni che precedono l’imbottigliamento, nonché delle tolleranze tecniche abituali il nome commerciale dell’acqua minerale naturale , il nome della sorgente, il luogo di utilizzazione della stessa102 l’indicazione della composizione analitica103, risultante dalle analisi effettuate, con i componenti caratteristici; per il fluoro, se la sua concentrazione supera il valore di 1,5 mg/l, a seguito del entrata in vigore della Direttiva 2003/40, è obbligatorio effettuare la seguente indicazione in etichetta: “contiene più di 1,5 mg/l di fluoro: non ne è opportuno il consumo regolare da parte dei lattanti”. Tale indicazione deve figurare in prossimità immediata della denominazione di vendita dell’acqua minerale naturale in caratteri nettamente visibili. la data in cui sono eseguite le analisi di cui al punto precedente e il laboratorio presso il quale dette analisi sono state effettuate 102 Talora è indicata l’altezza della fonte: non è un’indicazione obbligatoria anche se può risultare interessante conoscere questo parametro, perché in linea di massima si presuppone che più la fonte è alta, minori sono i rischi di inquinamento. 103 La composizione analitica è la composizione dettagliata del residuo fisso, ossia l’elenco dei singoli minerali espressi in ioni. 112 il contenuto nominale104 i titolari dei provvedimenti di riconoscimento e di autorizzazione alla utilizzazione il termine minimo di conservazione105 la dicitura di identificazione del lotto106 , salvo i casi in cui il termine minimo di conservazione figuri almeno con l’indicazione del giorno e del mese informazioni circa gli eventuali trattamenti consentiti. In caso di trattamento delle acque minerali naturali con aria arricchita di ozono,a seguito dell’entrata in vigore del D.M. 11/09/2003 di attuazione della Direttiva 2003/40, l’etichetta deve riportare, in prossimità dell’indicazione della composizione analitica, la seguente dicitura: “acqua sottoposta ad una tecnica di ossidazione all’aria arricchita di ozono”. La stessa normativa107 prevede poi che possano essere inserite indicazioni facoltative, di cui riporta nel dettaglio le indicazioni che possono essere menzionate: “oligominerale” o “leggermente mineralizzata”, se il tenore dei sali minerali, calcolato come residuo fisso, non è superiore a 500 mg/l “minimamente mineralizzata”, se il tenore di questi, calcolato come residuo fisso, non è superiore a 50 mg/l “ricca di sali minerali”, se il tenore di questi, calcolato come residuo fisso, è superiore a 1500 mg/l “contenente bicarbonato” se il tenore di bicarbonato è superiore a 600 mg/l “solfata” se il tenore dei solfati è superiore a 200 mg/l “clorulata”, se il tenore di cloruro è superiore a 200 mg/l “calcica”, se il tenore di calcio è superiore a 150 mg/l 104 contenuto: sta ad indicare il contenuto netto di acqua minerale nel contenitore. La lettera “e” indica che si tratta di un volume a norma europea 105 termine minimo di conservazione: indica l'intervallo di tempo all'interno del quale l'acqua conserva le sue proprietà chimico-fisiche, mentre indicazioni di conservazione: per una corretta conservazione dell'acqua e per permettere una quanto maggiore conservazione delle sue qualità. 106 lotto: parametro molto importante ai fini della tracciabilità, il lotto indica la partita di prodotto. Rappresenta quindi un'ulteriore simbolo della costante ricerca di sicurezza alimentare, in caso di tossinfezione alimentare siamo in grado di risalire alla partita di acqua infetta evitando il ritiro di tutte le bottiglie presenti sul mercato. 107 D.Lgs 25/1/1992, n.105 art 11 comma 2 113 “magnesiaca”, se il tenore di magnesio è superiore a 50 mg/l “fluorata” o “contenente fluoro”, se il tenore di fluoro è superiore a 1 mg/l “ferruginosa” o “contenente ferro”, se il tenore di ferro bivalente è superiore a 1 mg/l “acidula”, se il tenore di anidride carbonica libera è superiore a 250 mg/l “sodica” se il tenore di sodio è superiore a 200 mg/l “indicata per diete povere di sodio”, se il tenore di sodio è inferiore a 20 mg/l “microbiologicamente pura” Sulle etichette o sui recipienti delle acque minerali naturali possono essere riportate una o più delle seguenti indicazioni, se menzionate nel decreto di riconoscimento dell’acqua minerale108: può avere “effetti diuretici” può avere “effetti lassativi “indicata per l’alimentazione dei neonati” “indicata per la preparazione degli alimenti dei neonati” “stimola la digestione” o menzioni analoghe “può favorire le funzioni epatobiliari” o menzioni analoghe altre menzioni concernenti le proprietà favorevoli alla salute, sempreché dette menzioni non attribuiscano all’acqua minerale naturale proprietà per la prevenzione, la cura e la guarigione di una malattia umana le eventuali indicazioni per l’uso le eventuali controindicazioni Possono inoltre essere inseriti: codice a barre109; 108 D. Lgs 25/1/1992 n.105, art 11, comma 4 109 Presto il noto codice a barre potrebbe scomparire a favore di un nuovo sistema basato su microchip capace evolvere l'intera catena della distribuzione alimentare. Il nuovo EPC Network è stato presentato dal Masschusetts Institute of Technology (MIT) il 15 settembre 2008 a Chicago, al termine di un processo di realizzazione durato cinque anni. L'EPC sarà dunque in grado di rendere molto più semplice la vita ai supermercati e ai venditori all'ingrosso perché, differentemente dall'attuale codice a barre, potrà identificare univocamente ogni singolo prodotto, e non una categoria come avviene oggi. 114 il simbolo del Polietilenentereftalato110; La nuova soluzione dunque renderà più semplice tenere un database costantemente aggiornato dei prodotti e renderà praticamente inutili le operazioni di inventariato. Inoltre sarà possibile associare ad ogni prodotto una quantità di informazioni oggi impensabile, a meno di utilizzare etichette così grandi, che non si adatterebbero a tutte le dimensioni dei prodotti. Moltissime multinazionali americane sono state chiamate alla presentazione dell'EPC, con la speranza che siano proprio loro a cominciare il processo di trasformazione dal vecchio codice a barre al nuovo chip. L'ECP è basato su un sistema a 96 bit capace di conservare un numero univoco per una quantità sicuramente maggiore al numero dei prodotti in commercio moltiplicati per qualche milione. L'ECP è stato testato con successo per alcuni mesi in alcuni supermercati inglesi della Tesco. 110 PE è il simbolo del Polietilene; a volte viene specificato se si tratta di PE ad alta densità (HDPE, PEHD) o a bassa densità (LDPE, PE-LD). Lo si può trovare indicato anche con il numero 2 (HDPE) o 4 (LDPE). PET è il simbolo del Polietilentereftalato ; lo si può trovare indicato anche con il numero 1. PVC è il simbolo del Polivinilcloruro; lo si può trovare indicato anche col numero 3. PP è il simbolo del Polipropilene ; lo si può trovare indicato anche con il numero 5. PS è il simbolo del Polistirolo; lo si può trovare indicato anche con il numero 6. VE è il simbolo del vetro. CA è il simbolo del cartone accoppiato ad altri materiali ("poliaccoppiato"). AL è il simbolo dell' alluminio. ACC è il simbolo della banda stagnata. PI è il simbolo generico dei materiali poliaccoppiati Contributo per riciclaggio: questo simbolo indica che il produttore aderisce ai consorzi, previsti dalla legge, per organizzare il recupero e il riciclaggio degli imballaggi. Molto diffuso nel Nord Europa, in Italia è di scarso significato perché le Autorità competenti non hanno emanato disposizioni precise. Viene comunque esposto da parte dei produttori che esportano in altri paesi europei dove tali consorzi sono già funzionanti. Imballaggi riciclati o riciclabili: i simboli triangolari con le freccie che si rincorrono nascono entrambi con la direttiva europea del 1983 sugli imballaggi. Il primo riguarda le confezioni di carta o cartone. Il secondo quelle di plastica. Entrambi possono voler dire due cose: che l’imballaggio è riciclabile ma non necessariamente riciclato, oppure che parte del materiale è riciclato. Pertanto, senza ulteriori specificazioni, questi marchi sono ambigui. 115 pittogramma ambientale; indicazioni per la corretta conservazione del prodotto Sulle etichette possono essere riportate altre menzioni commerciali, diverse da quelle obbligatorie, a condizione che il nome commerciale dell’acqua minerale naturale sia riportato con caratteri di altezza e larghezza almeno pari ad una volta e mezzo il carattere più grande utilizzato per l’indicazione della menzione in causa. Se detta menzione è diversa dal nome del luogo di utilizzazione dell’acqua minerale naturale, anche il nome di tale luogo deve essere riportato con caratteri di altezza e larghezza almeno pari ad una volta e mezzo il carattere più grande utilizzato per l’indicazione della dicitura commerciale in parola. È altresì previsto che la dicitura commerciale non contenga nomi di località diverse da quelle dove l’acqua minerale naturale viene utilizzata o che comunque inducano in errore il consumatore circa il luogo di utilizzazione e che alla stessa acqua minerale non siano attribuite designazioni commerciali diverse111. 110 Invito alla raccolta differenziata: questi simboli indicano genericamente che la confezione va gettata nei contenitori della raccolta differenziata. Il simbolo con il cestino che spesso appare raffigurato in varie modalità come ad esempio a sinistra, significa "non disperdere nell'ambiente dopo l'uso"; ci ricorda che i rifiuti non vanno abbandonati nell'ambiente ma riposti negli appositi contenitori. Il simbolo con la confezione schiacciata, anch'esso riportato in due esempi, si ritrova soprattutto nei contenitori brik del latte e dei succhi di frutta; essendo materiali poliaccoppiati, quindi difficilmente riciclabili, l'unica accortezza che possiamo attuare per diminuire il loro impatto ambientale è ridurne il volume appiattendoli, per occupare meno spazio. Anche per le bottiglie di plastica è evidente l'indicazione di provvedere al suo schiacciamento prima di introdurla nell'apposito cassonetto, così facendo essa occuperà meno spazio, circa 1/3 dell'originale. 111 D. Lgs 25/1/1992 n.105, art 11, comma 3 116 Per quanto riguarda le analisi sulla composizione analitica112, è fatto obbligo al titolare dell’autorizzazione di una sorgente di procedere all’aggiornamento di suddette analisi con i componenti caratteristici, almeno ogni cinque anni dandone preventiva comunicazione ai competenti organi regionali. Le autorità competenti in materia di etichettatura, secondo la normativa 113 , sono il Ministero della salute, di concerto con il Ministero delle attività produttive, che provvede con proprio decreto ad adeguare le disposizioni in materia di etichettatura alle direttive emanate dall’Unione Europea. Ad oggi con il D.M. 29/12/2003 i valori massimi ammissibili dei parametri relativi alle acque minerali naturali sono quelli riportati nella tabella che segue. PARAMETRO LIMITE MASSIMO AMMISSIBILE mg/L Antimonio 0,005 Arsenico 0,01 Bario 1 Boro 5 Cadmio 0,003 Cianuro 0,01 Cromo 0,05 Fluoruro Manganese 5 (1,5 per le acque destinate all'infanzia) 0,5 Mercurio 0,001 Nichel 0,02 Nitrati 45 (10 per le acque destinate all'infanzia) Nitriti 0,02 Piombo 0,01 Rame 1 Selenio 0,01 Tabella 29 Valori massimi ammissibili dei parametri delle acque minerali naturali 112 D.Lgs 25/1/1992 n.105, art 11, comma 6 113 D.Lgs 25/1/1992 n.105, art.11, comma 7 117 La tabella che segue riporta i termini maggiormente utilizzati nelle etichette delle acque minerali che possono risultare utili proprio nella scelta da parte del consumatore in base alle sue esigenze. Temine Significato RESIDUO FISSO è quello che rimane dopo la completa evaporazione di un litro di acqua a 180°C. quindi il numero riportato in etichetta rappresenta il peso di tutti i minerali rimasti sul fondo dopo questa operazione. Più il numero è basso più l'acqua è legegra e viceversa. PH è un parametro che misura l'acidità dell'acqua. Se il valore è 7, l'acqua è neutra; se è inferiore a 7, l'acqua è acidula; se superiore, l'acqua è alcalina. Quando c'è anidride carbonica l'acqua è acidula perché questo gas si scioglie in acqua come acido carbonico. DUREZZA è il valore del calcare sciolto nell'acqua, quindi più il valore è alto, più l'acqua è calcarea. Nel caso in cui non sia riportato, il consumatore può desumerlo moltiplicando il tenore del calcio per 2,5 e quello del magnesio per 4,1; sommare i rispettivi risultati e dividere per 10. CONDUCIBILITA' ELETTRICA è una controprova del residuo fisso poiché più minerali ci sono e più l'acqua permette il passaggio di una corrente elettrica. ANIDRIDE CARBONICA LIBERA ALLA SORGENTE è presente nelle acque naturalmente effervescenti. Normalmente si aggira attorno a 1000-1300 mg/l, se la quantità è maggiore, l'acqua è più effervescente SOSTANZE ORGANICHE dovrebbero essere assenti. Questi elementi (costituiti da nitrati, nitriti e ammoniaca) non sono naturalmente presenti nell'acqua perché derivano da contaminazioni delle zone agricole (concimi organici e minerali) o degli allevamenti e attraverso il terreno inquinano la falda acquifera IONE AMMONIO O AMMONIACA si riferiscono alla stessa sostanza e devono essere assenti. Se sono rilevati in tracce significa che la presenza è in quantità appena percettibili dagli strumenti analitici; se indicato "inferiore a.." significa che la percentuale è minima e lo strumento o il metodo di analisi non riescono a rilevarla ciò equivale a dire che è praticamente assente IONE NITRATO O NITRATO devono essere assenti o in percentuale minima, infatti sono tra i parametri maggiormente tenuti sotto controllo. Tuttavia può essere consentita una lieve elasticità, ma è consigliabile che non superino mai il valore di 25 mg/l anche se l'attuale normativa prevede sino a 45 mg/l e per le acque destinate all'infanzia 10 mg/l 118 IONE NITRITO O NITRITI devono essere assenti o in percentuale minima, infatti sono tra i parametri maggiormente tenuti sotto controllo. Quelli più pericolosi per la salute devono essere assolutamente assenti. Il limite massimo consentito dalla normativa è di 0,02 mg/l FOSFATI O FOSFORO TOTALE dovrebbero essere assenti poiché dovuti all'inquinamento da scarichi urbani. È preferibile la dicitura "inferiore a" CADMIO E PIOMBO sono contaminanti e non dovrebbero essere presenti, nemmeno in tracce CALCIO pur essendo positivo per la formulazione di ossa e di denti nei bambini, può diventare negativo, se utilizzato in quantità elevate per chi soffre di calcoli, il valore di riferimento è 100 mg/l CLORO O CLORURO è importante per l'organismo, ma in acqua ne altera il sapore e ove superi i 200 mg/l può essere sintomo di inquinamento organico FLUORO O FLUORURO la normativa ha stabilito l'obbligatorietà dell'indicazione in etichetta della presenza di fluoro ove si superi il valore di 1,5 mg/l e della controindicazione dell'utilizzo del prodotto per lattanti e bambini di età inferiore a 7 anni IONE BICARBONATO O BICARBONATO è sempre molto presente e contribuisce a facilitare la digestione e lo svuotamento intestinale MAGNESIO è importante per il sistema neurologico e del cervello. In estate, in particolare, una maggiore concentrazione di magnesio ricostruisce l'equilibrio salino alterato dalla sudorazione POTASSIO è molto presente nelle acque ed è importante per l'equilibrio salino e per il metabolismo delle proteine SILICE, FERRO, MANGANESE, STRONZIO, LITIO possono essere presenti perché alcune rocce le cedono all'acqua nel corso del suo passaggio. Non hanno controindicazioni, salvo che per concentrazioni molto alte (ad esempio il ferro superiore a 1 mg/l è sconsigliato per chi soffre di gastroduodenite) SODIO va tenuto sotto controllo soprattutto per chi soffre di ipertensione: in tal caso il valore guida è di 20 mg/l sopra i 200 mg/l hanno un effetto lievemente lassativo; inoltre poiché forte concentrazioni di questo minerale interferiscono con l'assorbimento del SOLFATI calcio, va posta particolare attenzione ai bambini in crescita ed a chi ha problemi di ossa TABELLA 30 Significato dei termini riportati in etichetta Per quanto riguarda il contenuto di sali, poiché i sali sono micronutrienti essenziali per il nostro organismo è tuttavia evidente che se presenti in eccesso possono causare problemi più o meno gravi. Essi intervengono nella regolazione di numerosi processi corporei come l'equilibrio idrosalino e lo sviluppo e la crescita di organi e tessuti. I principali minerali presenti nel nostro corpo sono: sodio, potassio, magnesio e calcio. 119 Ognuno di questi elementi, se assunto in dosi insufficienti o eccessive, può essere nocivo. Per le acque che sono particolarmente ricche di minerali, nell'etichetta, può essere specificata una particolare dicitura per sottolineare le sue caratteristiche: - "contenente bicarbonato" HCO3 (il tenore di bicarbonato è superiore a 600 mg/L): è indicata nell'ipersecrezione gastrica (acidità di stomaco) e nelle patologie renali. Il bicarbonato la rende particolarmente utile per chi pratica sport, in quanto questa sostanza è in grado di tamponare l'acido lattico. - “Solfata" (il tenore dei solfati è superiore a 200 mg/L): è lievemente lassativa e quindi indicata in caso d'insufficienze digestive, colite spastica e sindrome del colon irritabile. Sconsigliabili durante la crescita e nel periodo postmenopausale, perché possono interferire con l'assorbimento del calcio aumentandone l'escrezione. - "Clorurata" (il tenore di cloruro è superiore a 200 mg/L): ha azione equilibratrice dell'intestino, delle vie biliari e del fegato. Ha inoltre azione lassativa e purgativa tipica delle acque salse o salso solfate. - "Calcica" Ca++ (il tenore di calcio è superiore a 150 mg/L): agisce a livello dello stomaco e del fegato. E' indicata nella crescita, in gravidanza, in menopausa e nella prevenzione dell'osteoporosi e dell'ipertensione. Le acque minerali calciche sono indicate anche per chi è intollerante al latte e, nonostante i luoghi comuni, non aumentano l’incidenza di calcoli renali. - "Magnesiaca" Mg++ (se il tenore di magnesio è superiore a 50 mg/L): svolge prevalentemente un'azione purgativa, ma trova indicazioni anche nella prevenzione dell'arteriosclerosi, poiché favorisce la dilatazione delle arterie. Può essere utile anche nell'alimentazione degli sportivi per prevenire i crampi. - "Fluorata" o "contenente fluoro" (il tenore di fluoro è superiore a 1 mg/L): utile per rinforzare la struttura dei denti e per la prevenzione della carie dentale. È indicata in fase di crescita o per chi è affetto da osteoporosi, ma l'assunzione non dovrebbe avvenire per periodi prolungati (un eccesso di fluoro può risultare nocivo per la salute dei denti e delle ossa). - "Ferruginosa" o "contenente ferro" (il tenore di ferro bivalente è superiore a 1 mg/L): indicata nelle anemie da carenza di ferro. Utile anche per vegetariani e per i soggetti con un fabbisogno elevato di ferro: lattanti, adolescenti, sportivi e donne in gravidanza. 120 Composizione salina delle acque minerali Acqua minerale bicarbonata – Tenore di bicarbonato: > 600 mg/L Acqua minerale calcica – Tenore di calcio: > 150 mg/L Acqua minerale clorurata – Tenore di cloro: > 200 mg/L Acqua minerale ferruginosa – Tenore di ferro: > 1 mg/L Acqua minerale fluorata – Tenore di fluoro: > 1 mg/L Acqua minerale magnesica – Tenore di magnesio: > 50 mg/L Acqua minerale sodica – Tenore di sodio: > 200 mg/L Acqua minerale solfata – Tenore di solfati > 200 mg/L Acqua povera di sodio – Tenore di sodio < 20 mg/L Tabella 31 Tabella riassuntiva sulla composizione salina delle acque minerali. Fonte: Temporelli, “L’acqua in tavola”, Franco Angeli, 2005 - "Acidula" (il tenore di anidride carbonica libera è superiore a 250 mg/L): facilita la digestione. L'anidride carbonica presente nelle acque gassate aumenta l'acidità dell'acqua. Da sottolineare, però, che le nostre diete sono già sufficientemente ricche di sostanze acide e non è normalmente necessaria alcuna integrazione. - "Sodica" (il tenore di sodio è superiore a 200 mg/L): influenza positivamente l'eccitabilità neuro-muscolare ed è pertanto indicata per gli sportivi, soprattutto durante i mesi estivi quando si perdono notevoli quantità di liquidi con la sudorazione (ricordiamo che un calo eccessivo dei valori di sodio nel sangue ha causato la morte di alcuni sportivi). Le acque minerali sodiche sono controindicate per chi soffre di ipertensione. - "Acqua a basso contenuto di sodio" (il tenore di sodio è inferiore a 20 mg/L): indicata per le diete povere di sodio e per combattere ipertensione e ritenzione idrica. 121 CATEGORIA ACQUA MINERALE Dimagrimento Oligominerale, per depurare l'organismo favorendo l'eliminazione di tossine Calcolosi renale Oligominerale o minimamente mineralizzata, per stimolare la diuresi e prevenire la formazione di calcoli o facilitarne l'eliminazione (colpo d’acqua) Sport Mediominerale, con un buon patrimonio di calcio, ferro, sodio, cloro e bicarbonato. Assumere acque oligominerali per poi andare ad integrare gli stessi oligoelementi con integratori idrosalini è come comprare un vestito senza tasche per poi farsele aggiungere da un sarto: si buttano via soldi! Ipertensione Oligominerale a basso contenuto di sodio, associata ad una dieta altrettanto povera di sodio Osteoporosi Acqua mineralizzata ricca di "calcio biodisponibile" (controllare la presenza di questa dicitura nell'etichetta) Acidità gastrica Acqua minerale di tipo bicarbonato calcico Anemia Acqua minerale di tipo ferrugginoso Carie Acqua minerale fluorata Stipsi Acqua solfata Tabella 32 Tipologie di acqua sulla base della categoria di destinazione 122 4.2 L’ETICHETTA: PUBBLICITA’ COMPARATIVA E PUBBLICITA’ INGANNEVOLE Come ho già avuto modo di dire, la pubblicità gioca un ruolo chiave e strategico per le imprese dell’acqua. Tuttavia questo paragrafo illustrerà quali sono stati gli effetti di una nota pubblicità comparativa, quella promossa dalle “Fonti di Vinadio”, e quali sono gli effetti di una pubblicità considerata ingannevole. Il codice del consumo all’art 2 stabilisce che ai consumatori ed agli utenti sono riconosciuti come fondamentali il diritto ad una adeguata informazione ed una corretta pubblicità. Il codice per pubblicità intende: “ogni messaggio o comunicazione diretto a promuovere la vendita di un bene o di un servizio”. Tuttavia la pubblicità può diventare ingannevole se induce in errore l’acquirente sulle caratteristiche del prodotto circa la natura, l’identità, la qualità, la composizione, la quantità, la conservazione, l’origine e la provenienza del prodotto. La pubblicità infatti non deve attribuire al prodotto alimentare effetti o proprietà che in realtà non possiede, suggerire la presenza di caratteristiche particolari che in realtà sono proprie anche di prodotti analoghi, attribuire al prodotto proprietà atte a prevenire, curare, guarire una malattia umana. Il codice definisce il consumatore come: “la persona cui è indirizzato il messaggio pubblicitario o che sia suscettibile di riceverlo”, considerando il consumatore un attore con minore attitudine a rendersi conto delle eventuali manovre ingannevoli del venditore e/o del produttore e che quindi è meritevole di tutela. La pubblicità dei prodotti alimentari è soggetta ad una pluralità di sistemi normativi, ciascuno caratterizzato da una propria autonomia e per questo un medesimo messaggio pubblicitario può essere oggetto di norme sanzionatorie diverse. La ratio della tutela giuridica della pubblicità mira a garantire da un lato la buona fede del consumatore, dall’altro il corretto svolgimento dell’attività concorrenziale tra gli operatori del settore. Le norme penali parlano di “frode in commercio”, che sono definite all’art. 515 del codice penale. Si tratta di: vendita di una cosa per un’altra, vendita di una cosa diversa da quella pattuita o dichiarata. Le sanzioni a tal riguardo, possono essere la reclusione fino a due anni o una multa fino a € 2065, con pene aggravate se il fatto ha ad oggetto 123 alimenti o bevande a denominazione di origine protette dalle normative vigenti (art. 517 bis). Sono poi previste sanzioni penali nel caso di vendita di prodotti con segni mendaci ai sensi dell’art 517 del codice penale con pene quali la reclusione fino ad un anno o una multa fino a € 1032, aggravate se il fatto ha ad oggetto alimenti o bevande a denominazione di origine protette dalle normative vigenti (art. 517 bis). Per quanto riguarda gli illeciti amministrativi, ci si richiama all’etichettatura ingannevole, ai sensi dell’art. 2 del Decreto Legislativo109/92, che impone il divieto di indurre in errore gli acquirenti sulle caratteristiche del prodotto, e precisamente sulla natura, identità, qualità, composizione, quantità, durabilità, luogo di origine o provenienza, modo di ottenimento o di fabbricazione; il divieto di vanto di particolari azioni medicamentose; il divieto di evidenziare caratteristiche in realtà comuni a tutti i prodotti dello stesso genere. La procedura per il sanzionamento di illeciti amministrativi in materia di etichettatura (presentazione e pubblicità) è stabilita dalla legge. 689/81. Il procedimento inizia con la contestazione dell'illecito, con proposta di pagamento in misura ridotta (doppio del minimo e un terzo del massimo della sanzione); scritti difensivi alle Regioni; opposizione al giudice competente nel caso di mancata archiviazione a seguito degli scritti difensivi. L’ art. 18, comma 4 d. lgs. 109/1992 (come modificato dall’art. 16 del d.lgs. 181/2003) ha individuato nella Regione (nonché nelle Province autonome) l’autorità amministrativa competente per le sanzioni. L’art. 18 è stato poi integrato nel 2004 (con il d. lgs. 99/2004) con una disposizione che prevede come Autorità competente ad irrogare la sanzione, nelle materie di propria competenza, anche l’ “Ispettorato Centrale Repressione Frodi”, anche se sorgono forti dubbi di costituzionalità poiché l’Ispettorato centrale risulta essere l’autorità competente per le violazioni accertate dai suoi stessi ispettori. Le norme civili parlano inoltre di concorrenza sleale all’ articolo 2598 del codice civile, stabilendo che: “compie atti di concorrenza sleale chiunque … diffonde notizie e apprezzamenti sui prodotti e sull’attività di un concorrente, idonei a determinarne il discredito, o si appropria di pregi dei prodotti o dell’impresa di un concorrente”. Il procedimento in questo caso, si richiama a provvedimenti cautelari ex art. 700 c.p.c (al fine di ottenere l’inibitoria degli atti di concorrenza sleale); un giudizio civile 124 ordinario avanti al giudice civile al fine di accertare la sussistenza della concorrenza sleale (inibendone definitivamente la continuazione ex art. 2599 c.c.) e di ottenere il risarcimento del danno (ex art. 2600 c.c.). Vi è poi l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, istituita con il decreto legislativo 146 del 2 agosto 2007: attuazione della direttiva 2005/29/CE relativa alle pratiche commerciali sleali tra imprese e consumatori nel mercato interno e che modifica le direttive 84/450/CEE, 97/7/CE, 98/27/CE, 2002/65/CE, e il Regolamento (CE) n. 2006/2004. Il decreto legislativo 146/2007 riguardante le pratiche commerciali sleali, sostituisce i primi due capi del titolo III della parte II del Codice del consumo (artt. da 18 a 27 del D.lvo 206/2005) che prima di tale modifica era dedicato alla pubblicità ed alle altre comunicazioni commerciali, in particolare alle condizioni di liceità della pubblicità ingannevole e comparativa materia, quest’ultima, ora trasfusa nel D.lvo 145/2007. Per pratica commerciale scorretta, cui si richiama la nuova normativa, si intende quella pratica commerciale che è contraria alla diligenza professionale, ed è falsa o idonea a falsare in misura apprezzabile il comportamento economico del consumatore intendendo, con tale ultima espressione, l'impiego di una pratica commerciale idonea ad alterare sensibilmente la capacità del consumatore di prendere una decisione consapevole, inducendolo pertanto ad assumere una decisione di natura commerciale che non avrebbe altrimenti preso. È considerata scorretta la pratica commerciale che, riguardando prodotti suscettibili di porre in pericolo la salute e la sicurezza dei consumatori, omette di darne notizia in modo da indurre i consumatori a trascurare le normali regole di prudenza e vigilanza. E’ considerata altresì scorretta la pratica commerciale che, in quanto suscettibile di raggiungere bambini ed adolescenti, può, anche indirettamente, minacciare la loro sicurezza. L’art. 23 del testo modificato del Codice del consumo reca inoltre un elenco di pratiche commerciali considerante in ogni caso ingannevoli, tra le quali, a titolo esemplificativo: “l’affermazione non rispondente al vero, da parte di un professionista, di essere firmatario di un codice di condotta;esibire un marchio di fiducia, un marchio di qualità o un marchio equivalente senza aver ottenuto la necessaria autorizzazione; asserire, contrariamente al vero, che un codice di condotta ha l'approvazione di un organismo pubblico o di altra natura, ecc.”. 125 Sono poi considerate aggressive, le pratiche commerciali che, nella fattispecie concreta, tenuto conto di tutte le caratteristiche e circostanze del caso, mediante molestie, coercizione, compreso il ricorso alla forza fisica o indebito condizionamento, limita o è idonea a limitare considerevolmente la libertà di scelta o di comportamento del consumatore medio in relazione al prodotto e, pertanto, lo induce o è idonea ad indurlo ad assumere una decisione di natura commerciale che non avrebbe altrimenti preso. All’Autorità Garante della Concorrenza e del mercato è stato affidato anche il potere di agire d’ufficio per inibire la continuazione delle pratiche commerciali scorrette, potendo contare ora su poteri investigativi ed esecutivi e sulla collaborazione della Guardia di Finanza (prima l’Antitrust non poteva attivarsi autonomamente ma solo prendere in esame le segnalazioni provenienti dai consumatori o altri soggetti). L’Autorità può disporre, con provvedimento motivato, la sospensione provvisoria delle pratiche commerciali scorrette, laddove sussiste particolare urgenza. La nuova normativa ha fortemente inasprito le sanzioni in caso di pratica commerciale scorretta, che ora consistono in una sanzione amministrativa pecuniaria da 5.000 a 500.000 euro (nel testo previgente l’importo era da 1.000 a 10.000 euro), mentre nel caso di pratiche commerciali scorrette, suscettibili di porre in pericolo la salute e la sicurezza dei consumatori o di raggiungere bambini ed adolescenti potendo indirettamente minacciare la loro sicurezza, la sanzione non può essere inferiore a 50.000,00 euro (nel testo previgente il minimo era stabilito a 25.000 euro). Il Codice del consumo definisce altresì la pubblicità comparativa, intesa come pubblicità che identifica, in modo esplicito o implicito, un concorrente o beni o servizi offerti da un concorrente. La principale differenza tra l’abrogata disciplina sulla pubblicità ingannevole e comparativa di cui al Codice del consumo è quella di cui al D.lvo 145/2007 risiede nei soggetti destinatari della tutela apprestata: gli artt. da 18 a 27 del codice del consumo (ora sostituiti dal D.lvo 146/2007 di cui sopra) avevano lo scopo di tutelare dalla pubblicità ingannevole e dalle sue conseguenze sleali i soggetti che esercitano un'attività commerciale, industriale, artigianale o professionale, i consumatori e, in genere, gli interessi del pubblico nella fruizione di messaggi pubblicitari Le disposizioni del D.lvo in esame hanno lo scopo di tutelare i professionisti dalla pubblicità ingannevole e dalle sue conseguenze sleali, nonchè di stabilire le condizioni di liceità della pubblicità comparativa. 126 Restano pertanto estranei alla tutela di cui al D.lvo 145/2007 i consumatori che potranno, viceversa, invocare le norme di cui al Codice del consumo sulle pratiche commerciali sleali. Nella parte speciale di questa trattazione illustrerò quali sono stati gli effetti della pubblicità comparativa introdotta, per la prima volta nel settore, dalle “Fonti di Vinadio”. I suoi competitors, infatti, non hanno accettato di buon grado tale pratica e si sono tempestivamente rivolti all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato che, come vedremo, si è espresso con un provvedimento di rigetto parziale della domanda di condanna per le l’azienda di Vinadio114, in quanto non meritevole di sanzioni, poiché non operante in modo scoretto ai sensi della normativa. 114 I riferimenti in questo caso sono stati raccolti presso il sito: http://www.agcm.it/ 127