La letteratura al confino. Carlo Levi e Cesare Pavese Lezioni d'Autore Gruppo di confinati politici all’isola di Ventotene. 1930-1940, Centro Studi Piero Gobetti (Torino) Carlo Levi (1902 - 1975) e Cesare Pavese (1908 - 1950) Entrambi traducono l’esperienza del confino in materia narrativa. Pubblicano le loro opere a pochi anni di distanza, dalla metà degli anni ’40, e con lo stesso editore, Giulio Einaudi, con il quale avevano condiviso la formazione intellettuale e la condanna per antifascismo. Il contesto storico-biografico Entrambi appartengono all’ambiente intellettuale torinese. Accusati di attività antifascista, nel 1935 sono condannati a tre anni di confino. - Pavese a Brancaleone Calabro, - Levi prima a Grassano, poi ad Aliano, in Lucania. Vi restano poco meno di un anno poiché ottengono la libertà in seguito ai provvedimenti di grazia emessi dal regime per celebrare la proclamazione dell’Impero. L’impegno politico Carlo Levi, fin dalla giovinezza, partecipa all’attività politica di Gobetti, poi aderisce al movimento antifascista “Giustizia e Libertà”. Pavese frequenta i gruppi antifascisti torinesi, ma il suo impegno non fu mai militante. Il difficile rapporto con l’impegno politico è tema che attraversa tutta la sua opera; si condensa nei due brevi romanzi pubblicati con il titolo Prima che il gallo canti (1949): Il carcere (scritto tra il ’38 e il ’39) e La casa in collina (scritto tra ’47 e il '48). Levi: il contatto diretto con i contadini L’esperienza del confino vissuta come opportunità di conoscenza e di denuncia sociale. Levi stabilisce un contatto diretto con la gente del posto grazie alle sue conoscenze mediche. Le pratiche della magia e del rito come risposta alla miseria. Cristo si è fermato a Eboli (1945) L’idea centrale del libro si basa sulla scoperta del mondo contadino come passato arcaico individuale e collettivo in cui lo spazio e il tempo mantengono una sacralità che il mondo borghese ha perso. Il punto di vista narrativo, la prima persona → Forte compassione, ma anche affetto per quelli che definisce i “suoi contadini”. Pisticci, Carlo Levi con donna in costume, Centro di documentazione "Rocco Scotellaro e la Basilicata del secondo dopoguerra" Tricarico FONDI FOTOGRAFICI - MARIO CARBONE Studio ‘sociologico’ del mondo contadino lucano Levi riferisce, con attenzione quasi sociologica, delle condizioni di miseria e asservimento dei contadini lucani. Nell’opera di Levi non è riconoscibile un genere letterario preciso: diario - libro di memorie - saggio di etnologia e sociologia - romanzo. Pavese: Prima che il gallo canti (1949) Il difficile rapporto con l’impegno politico Richiamo alle parole che Cristo rivolse a Pietro prima del tradimento, allude alla paura e all’incapacità dell’uomo di fronte alle proprie responsabilità. I protagonisti di entrambi i romanzi sono intellettuali condizionati dalla propria solitudine, per i quali le condizioni storiche offrono il pretesto all’inazione, al ripiegamento su se stessi, all’isolamento. I protagonisti Il carcere Il protagonista, l’ingegner Stefano, è un personaggio di fantasia e i riferimenti al contesto storico-politico, alle motivazioni della condanna al confino, sono rari, generici e non influenti. La casa in collina Protagonista e narratore è Corrado, un insegnante che, rifugiato in un primo tempo sulle colline torinesi per sfuggire ai bombardamenti, dopo l’8 settembre sceglierà di ritirarsi nelle Langhe di cui era originario, sottraendosi alla lotta partigiana. L’esilio metafora della solitudine L’opera di Pavese è indirettamente autobiografica. L’attenzione dell’autore, piuttosto che alla realtà umana che lo circonda, è rivolta all’introspezione del protagonista, unico personaggio tratteggiato in profondità. Nella solitudine trova la condizione che più lo appaga. FINE Lezioni d'Autore