ISSN 2035-0686 Vol. 5, n. 2, May-August 2009 Topical silicone sheets in the prevention of hypertrofic scars after reductive mammaplasty Francesco Klinger, Fabio Caviggioli, Federico Villani, Davide Forcellini, Barbara Catania, Valeriano Vinci The use of stable cavitation in non-invasive treatment of localized lipomas Stefano Verardi, L. Palla, D. Spallone, Eleonora Tati, P. Ascenzi, B. Curcio, V. Cervelli The effect of polyamines on hair cycle clock Fabio Rinaldi, Paola Bezzola, Elisabetta Sorbellini, Giammaria Giuliani Temoporfin liposomal formulation: a medical device to improve skin structure Danilo Castro, Mateo Castro, María Villafañe, Rosa Maria Gobbi, Pietro Cazzola Linee guida per la terapia fotodinamica in dermatologia oncologica, clinica e plastica Claudio Comacchi, Pietro Cappugi Ruolo delle proteine alimentari sulla salute della pelle Antonio Paoli, Andrea Fratter Hydroquinone-induced exogenous ochronosis Miroslava Kadurina, Borislav Dimitrov, Stoyan Tonev Childhood sarcoidosis: cutaneous manifestations in a 10 year-old girl without multisystemic involvement Elisabetta Perosino, Eleonora Tati, Fabiana Ursitti L’integrazione dieto-funzionale etica: uno strumento essenziale in dermatologia plastica Andrea Fratter, Maria Bucci High School of Plastic and Regenerative Dermatology born in Salsomaggiore Antonio Di Maio Indexed in: EMBASE, EMNursing, Compendex, GEOBASE Nel 1999, dieci anni fa, nacquero la Dermatologia Plastica e l’ISPLAD. Si intuì già allora l’importanza di creare un forte movimento di pensiero per affermare il ruolo fondamentale dello specialista dermatologo nelle problematiche legate all’aging e gli inestetismi cutanei. Fu così che, io per primo, misi a disposizione tutte le mie già importanti conoscenze giornalistiche e i miei buoni contatti con numerose realtà imprenditoriali del settore farmaceutico e dermocosmetico per divulgare e sostenere il nascente progetto. Fondamentale fu l’approvazione del mondo accademico e dell’allora consiglio direttivo della SIDEV (il compianto Prof. Caputo ne era il Presidente) che all’unanimità intuì la potenzialità e l’utilità per tutti del progetto. Grazie all’entusiasmo di un gruppetto di valorosi colleghi, che ancora adesso fanno parte del comitato direttivo o sono responsabili regionali, l’associazione nacque e mosse i suoi primi passi. Per la prima volta si tennero corsi pratici itineranti (in dieci anni ne sono stati fatti oltre cento), in cui colleghi esperti, senza remore e gelosie, insegnavano ai meno esperti come usare un filler, un peeling, un laser, etc. Fu da subito un grande successo! Nasceva la “Dermatologia Plastica” e ci si slegava dall’assoggettamento alla medicina estetica! In contemporanea partì la comunicazione sui media: si cominciò a parlare sui giornali e in TV di “dermatologia plastica” o “dell’ISPLAD”: tutto per sostenere il ruolo importante del dermatologo, come unico riconosciuto specialista, nel settore del benessere cutaneo. In dieci anni sono apparsi più di 1.300 articoli! Per rafforzare tutto si sono organizzate ogni anno grandi “campagne di prevenzione”, esse hanno contribuito a far conoscere su tutto il territorio italiano molti giovani colleghi ed hanno creato nuovo lavoro. Incredibile pensare come tutto questo sia stato fatto senza che nessun dermatologo abbia dovuto spendere nulla! Nel dicembre 2001 partì il sito www.isplad.org, nel 2008 esso è stato letto da quasi 800.000 visitatori unici e secondo le previsioni alla fine di quest’anno dovrebbe raggiungere o superare il milione di visitatori: fantastico! Naturalmente sul sito si trovano tutti i nomi dei soci con il loro paese di residenza. Le due segretarie dell’ISPLAD, grazie a questi contatti, ricevono ogni giorno molte telefonate ed e-mail che richiedono informazioni su argomenti di dermatologia, terapie dermoplastiche e nominativi di dermatologi che le eseguono. Ten years ago, in 1999, Plastic Dermatology and ISPLAD were born. Even back then, we realized the importance of creating a strong, intellectual movement to affirm the fundamental role of a specialized dermatologist in problems related to aging and cutaneous flaws. And with this in mind, I was the first to turn to my contacts in the world of journalism and to a number of enterprises in the pharmaceutical and dermo-cosmetic sectors in order to give life to the new project. The approval of the academic world was also fundamental and it came in the form of a unanimous recognition by the Executive Committee of SIDEV (whose President was the late Professor Caputo) of the potential and usefulness of the project. Thanks to the enthusiasm of a group of valuable colleagues, who are still part of our executive committee as well as regional heads, the association was established and began taking its first steps. For the very first time, practical courses were held (more than one hundred of these courses have been organized in the last ten years) in which expert colleagues, without hesitation or envy, taught those with less expertise how to use a filler, a peeling, a laser, etc. It was an immediate success! “Plastic Dermatology” was established as a field of its own, independent from aesthetic medicine. Contemporarily, word was sent out to the media. Plastic Dermatology and ISPLAD became the topic of many journal articles and TV programs. This further underlined the important role of the dermatologist as a uniquely recognized specialist in the field of cutaneous well-being. In ten years, more than 1,300 articles have been published! To reinforce all this, big “prevention campaigns” were organized. These helped many young colleagues all over Italy to become known and created new work opportunities. It’s incredible to think how all of this was accomplished without a single dermatologist having to spend anything. In December 2001, the website www.isplad.org went live. By 2008, it had been read by almost 800,000 unique visitors. According to our prediction, it should pass the one-millionth visitor benchmark by the end of this year. Fantastic! Naturally, one can find all the names of the members and their country of residence on the site. Thanks to this, the two secretaries at the ISPLAD office receive many telephone calls and emails requesting information on dermatological topics, dermoplastic therapies, and the names of dermatologists who practice them every day. In 2005, the first issue of “JPD” was published and it immediately became the scientific journal of reference for Plastic Dermatology. It was – and is – greatly appreciated for the quality of its articles and its editorial layout. It is sent free of Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 2 145 Nel 2005 prese vita “JPD”, subito diventata la rivista scientifica di riferimento per la Dermatologia Plastica, apprezzatissima per la qualità degli articoli e per la veste editoriale; inviata gratuitamente a tutti dermatologi. In tutti questi anni ogni iniziativa è stata improntata affinchè al dermatologo plastico fosse riconosciuta serietà e preparazione. Mai sono stati trascurati o sottovalutati gli effetti collaterali di ogni terapia presa in esame. Già dieci anni fa fummo i primi a criticare e a voler mettere al bando i “filler permanenti”, mentre in tutti i congressi di medicina estetica essi imperavano e se ne vantavano le lodi. Per studiare meglio gli effetti collaterali delle terapie estetiche fu creato “l’Osservatorio Dermoplastico” e, con l’Istituto Superiore di Sanità, realizzammo un miliare convegno a Roma nel 2007. Si potrebbe parlare ancora di molte altre cose avvenute in questo decennio, ma basta constatare l’incredibile numero di circa 2.000 soci (tutti dermatologi) per capire come il progetto abbia avuto successo. Ma è giunto adesso il momento, importante, in cui vorrei fare i miei auguri più cari ad Andrea Romani che nel giugno di quest’anno è stato nominato all’unanimità come Primo Presidente del Consiglio Direttivo ISPLAD, egli assumerà tutti i poteri e le responsabilità giuridiche dell’associazione per i prossimi due anni. Auguri di cuore anche a Mariuccia Bucci nominata Vicepresidente e ad Elisabetta Perosino nominata Segretario Generale. Ancora un caro ringraziamento ad Ornella De Pità che lascia la sua carica di Vicepresidente per assumere la prestigiosa carica di Presidente dell’ADOI. Io manterrò la veste formale di Presidente Fondatore e sperando di poter dedicare finalmente qualche week-end in più alla mia famiglia (a cui molto tempo ho sottratto in questi dieci anni) cercherò di non far mancare, finché potrò, il mio entusiasmo e la mia energia affinché “la Dermatologia Plastica” e “l’ISPLAD” siano sempre più di aiuto a tutti i colleghi che credono nell’importanza di essere dermatologi. charge to all dermatologists. In all these years, every single one of our initiatives has been executed with the aim of instilling caution and preparation into every plastic dermatologist. The collateral effects of each and every therapy administered have never been disregarded or undervalued. Ten years ago, those first critics who wanted to ban “permanent fillers” also surfaced. But at the same time, the use of permanent fillers also received enormous praise in all the congresses of aesthetic medicine. To better study the collateral effects of aesthetic therapies, the “Dermoplastic Observatory” was created. Together with the Istituto Superiore di Sanità (Superior Institute of Health), we organized a landmark convention in Rome in 2007. One could speak about many other things that have happened in this last decade, but it’s probably enough to point to the incredible number of approximately 2,000 members (all dermatologists) to understand how successful the project has been. And now, we have the reached that all-important moment in which I would like to extend my warmest congratulations to Andrea Romani, who was unanimously nominated as the First President of the Executive Committee of ISPLAD in June of this year. He will assume all the legal powers and responsibilities of the association for the next two years. My heartfelt congratulations also go out to Mariuccia Bucci, who was nominated as Vice President, and to Elisabetta Perosino, who was nominated as Secretary General. I would also like to extend warm thanks to Ornella De Pità, who left her position as our Vice President to take on the prestigious post of President of ADOI. I am going to maintain the formal position of Founding President, with the hope that I will finally be able to dedicate some more weekends to my family (who I perhaps haven’t devoted enough time to in these last 10 years). I will do my best to keep injecting my enthusiasm and energy into our initiatives so that Plastic Dermatology and ISPLAD will continue to help all of our colleagues who believe in the importance of being dermatologists. P.S. Nelle pagine seguenti tro v e rete la lettera che nell’autunno del 1999 fu inviata a tutti i dermatologi italiani per annunciare la nascita della Dermatologia Plastica e dell’ISPLAD. Come leggerete è ancora adesso, dopo dieci anni, di grandissima attualità! P.S. In the following pages, you will find the letter that was sent to all Italian dermatologists in autumn of 1999 to announce the birth of Plastic Dermatology and ISPLAD. As you will see, all that was written back then is still very much in line with what we are doing today! Antonino Di Pietro 146 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 2 Lettera spedita ai Dermatologi nell’autunno del 1999! Novembre 1999 Sommario pag. 151 Topical silicone sheets in the prevention of hypertrofic scars after reductive mammaplasty Journal of Plastic Dermatology Editor Antonino Di Pietro (Italy) Francesco Klinger, Fabio Caviggioli, Federico Villani, Davide Forcellini, Barbara Catania, Valeriano Vinci pag. 157 The use of stable cavitation in non-invasive treatment of localized lipomas Editor in Chief Francesco Bruno (Italy) Co-Editors Bernd Rüdiger Balda (Austria) Salvador Gonzalez (USA) Pedro Jaen (Spain) Associate Editors Francesco Antonaccio (Italy) Mariuccia Bucci (Italy) Franco Buttafarro (Italy) Ornella De Pità (Italy) Giulio Ferranti (Italy) Andrea Giacomelli (Italy) Alda Malasoma (Italy) Steven Nisticò (Italy) Elisabetta Perosino (Italy) Andrea Romani (Italy) Nerys Roberts (UK) Stefano Verardi, L. Palla, D. Spallone, Eleonora Tati, P. Ascenzi, B. Curcio, V. Cervelli pag. 163 The effect of polyamines on hair cycle clock Fabio Rinaldi, Paola Bezzola, Elisabetta Sorbellini, Giammaria Giuliani pag. 169 Temoporfin liposomal formulation: a medical device to improve skin structure Danilo Castro, Mateo Castro, María Villafañe, Rosa Maria Gobbi , Pietro Cazzola pag. 179 Linee guida per la terapia fotodinamica in dermatologia oncologica, clinica e plastica Claudio Comacchi, Pietro Cappugi Editorial Board Lucio Andreassi (Italy) Kenneth Arndt (USA) H.S. Black (USA) Lucia Brambilla (Italy) Günter Burg (Switzerland) Michele Carruba (Italy) Vincenzo De Sanctis (Italy) Aldo Di Carlo (Italy) Robin Eady AJ (UK) Paolo Fabbri (Italy) Ferdinando Ippolito (Italy) Giuseppe Micali (Italy) Martin Charles Jr Mihm (USA) Joe Pace (Malta) Lucio Pastore (Italy) Gerd Plewig (Germany) Riccarda Serri (Italy) Adele Sparavigna (Italy) Abel Torres (USA) Stefano Veraldi (Italy) Umberto Veronesi (Italy) pag. 191 Ruolo delle proteine alimentari sulla salute della pelle Antonio Paoli, Andrea Fratter pag. 197 Hydroquinone-induced exogenous ochronosis Miroslava Kadurina, Borislav Dimitrov, Stoyan Tonev pag. 203 Childhood sarcoidosis: cutaneous manifestations in a 10 year-old girl without multisystemic involvement Elisabetta Perosino, Eleonora Tati, Fabiana Ursitti NUTRIDERMATOLOGY pag. 209 L’integrazione dieto-funzionale etica: uno strumento essenziale in dermatologia plastica Andrea Fratter, Maria Bucci pag. 219 Nasce a Salsomaggiore la Scuola Superiore di Dermatologia Plastica e Rigenerativa Antonio Di Maio Managing Editor Antonio Di Maio English editing Rewadee Anujapad Direttore Responsabile Direttore Generale Direttore Marketing Consulenza grafica Impaginazione Registr. Tribunale di Milano n. 102 del 14/02/2005 Scripta Manent s.n.c. Via Bassini, 41 - 20133 Milano Tel. 0270608091/0270608060 - Fax 0270606917 E-mail: [email protected] Pietro Cazzola Armando Mazzù Antonio Di Maio Piero Merlini Stefania Cacciaglia Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 2 Abbonamento annuale (3 numeri) Euro 39,00 Pagamento: conto corrente postale n. 20350682 intestato a: Edizioni Scripta Manent s.n.c., via Bassini 41- 20133 Milano Stampa: Arti Grafiche Bazzi, Milano È vietata la riproduzione totale o parziale, con qualsiasi mezzo, di articoli, illustrazioni e fotografie senza l’autorizzazione scritta dell’Editore. L’Editore non risponde dell’opinione espressa dagli Autori degli articoli. Ai sensi della legge 675/96 è possibile in qualsiasi momento opporsi all’invio della rivista comunicando per iscritto la propria decisione a: Edizioni Scripta Manent s.n.c. Via Bassini, 41 - 20133 Milano Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 2 149 Topical silicone sheets in the prevention of hypertrofic scars after reductive mammaplasty Francesco Klinger Fabio Caviggioli Federico Villani Davide Forcellini Barbara Catania Valeriano Vinci SU M M A R Y Topical silicone sheets in the prevention of hypertrofic scars after reductive mammaplasty Excessive scarring caused by pathologically overabundant collagen deposition is a well known problem. Hypertrophic scars and keloids are fibro p roliferative diseases of the skin. We can define an hypertrophic scar as an elevated scar that is typically raised, erythematous (red, pink or purple) and stiffer than the surrounding skin. These types of scars are more common in areas with slow wound healing response, such as the anterior chest, breast, or in movement-dependent areas such as the scapula, the elbow, or the knee. We chose to treat vertical mammary scar in standard reductive T-inverted mammaplasty because hypertrophic scars are quite common in breast, aesthetically important and poorly tolerated by patients. We studied 40 patients who underwent a standard reductive T-inverted mammaplasty under general anesthesia between May 2007 and August 2008. In twenty patients, vertical scars were treated with a silicone sheet in the postoperative period bilaterally while in the control group (twenty patients) scars were not treated. The treated scars showed improvement for all parameters considered when compared with the untreated control scars. In our opinion silicone topical sheets are potentially useful for hypertrophic scar prophylaxis when applied in the postoperative period. KEY WORDS: Hypertrophic scars, Keloids, Mammary scars, Silicone sheets Introduction Excessive scarring caused by pathologically overabundant collagen deposition is a well known problem. Complications to wound healing, such as hypertrophic scars and keloids, can lead to an aesthetically unacceptable result or even to anatomic dysfunctions 1. Hypertrophic scars are fibroproliferative diseases of the skin. We can define an hypertrophic scar as an elevated scar that is typically raised, erythematous (red, pink or purple) and stiffer than the surrounding skin. The precise mechanisms of normal and abnormal scar formation are still unclear, despite the extensive literature concerning wound healing. It is well known that stretching tension of skin, in other words mechanical force (mechanical loading, mechanical stress) on the skin, is an impor- tant factor that promotes hypertrophic scars growth 2. Familiar tendencies towards hypertrophic scarring have been noted and their incidence appears to be highest in blacks and Asians than in Caucasians 3. Hypertrophic scars develop for approximately 39% to 68% of patients after surg e ry4. Although many articles have been published on the management of hypertrophic and keloid scars, prevention of keloid and hypertrophic scars remains the best strategy 5. These types of scars are more common in areas with slow wound healing response, such as the anterior chest, breast, or in movement-dependent areas such as the scapula, the elbow, or the knee 6. Silicone gel sheeting has been used as an effective treatment for keloid and hypertrophic scars since the early 1980s 7. It has been found that the mech- Unità Operativa di Chirurgia Plastica 2 IRCCS, Istituto Clinico Humanitas Rozzano (Milano), Italy Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 2 151 F. Klinger, F. Caviggioli, F. Villani, D. Forcellini, B. Catania, V. Vinci Table 1. Classification of scars according to morphologic features. Grade 1 (normal) Flat, soft, normal color Grade 2 (mildly hypertrophic) Slightly elevated, moderately hard, light to dark pink color Grade 3 (hypertrophic) Elevated (within wound margins), hard, itching, dark pink to dark red color Grade 4 (keloid) Very elevated, larger than wound margins, very hard, itching, red to brown color Table 2. Left vertical mammary scar height (mm) 90 days and 6 months after surgery. Silicone sheets treatment group (n = 20) Control group (n = 20) Patient number Scar height (mm) 90 days after surgery Scar height (mm) 6 months after surgery Patient number Scar height (mm) 90 days after surgery Scar height (mm) 6 months after surgery 1 1.3 1.3 21 1.5 1.6 2 1.3 1.4 22 1 1.2 3 1.2 1.3 23 3.2 3.4 4 1 1.2 24 1.6 1.6 5 1.3 1.3 25 1.2 1.4 6 1.1 1.2 26 1.5 1.5 7 0.8 1 27 1.7 2.2 8 1 0.8 28 1.2 1.5 9 1.2 1.2 29 1.6 1.6 10 1.2 1.2 30 1.4 1.6 11 0.8 0.8 31 1.8 2 12 0.8 0.8 32 1.3 1.2 13 1.2 1.2 33 2 2 14 0.8 1 34 1.5 1.6 15 1 1 35 4.1 4.5 16 1 1 36 3.6 3.9 17 1.2 1.2 37 4.7 4.4 18 1.3 1.3 38 3.3 3.6 19 0.8 0.8 39 1.2 1.4 20 1 1 40 2.1 2.2 anism of action does not consist in mechanical pressure, but in direct action on fibroblasts and in hyperhydration of subcutaneous tissue 8. It appears to be effective because it increases hydration of the stratum corneum and scar tissue and provides mechanical and bacterial protection 9. Silicone gel sheeting has also been investigated for its potential utility in scar pro p h y l a x i s when applied in the postoperative period. It is a non invasive modality with few adverse effects and is pre f e r red by many patients over 152 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 2 intralesional corticosteroid injections 10. We chose to treat vertical mammary scar in stand a rd reductive T-inverted mammaplasty because hypertrophic scars are quite frequent in breast, aesthetically important and poorly tolerated by patients. Methods We studied 40 patients, aged between 20 and 50 years (mean value = 34.6; mode = 20; Topical silicone sheets in the prevention of hypertrofic scars after reductive mammaplasty median = 33), who underwent a standard reductive T-inverted mammaplasty under general anesthesia between May 2007 and August 2008. Patients affected by diabetes mellitus or systemic diseases that may influence the healing p rocess were excluded from the study. Also smokers, patients with dark skin and clinical evidence or familiar history of hypertrophic scars were excluded from the study. Endocrine systemic disorders were excluded too. In twenty patients a silicone sheet was applied on vertical scars three weeks after surgery bilaterally and left it in place for 24 hours/24 for 6 months. Concerning the control group, patients (n = 20) were not treated in the postoperative period. Treated and control groups were examined during clinical examinations after 30, 60, 90, 120, 150 and 180 days. During the follow-up period patients’ assessment was obtained through an evaluation form that considered subjective symptoms related to surgery (itching, Visual Analog Score of pain) 1. and vertical mammary scars height (mm) obtained with a caliper. Patients were also asked if their satisfaction degree concerning scar appearance was excellent, good or unsatisfactory. Also objective improvement of scars’ morphology was assessed through photographic documentation. The color of scars was evaluated using a colorimetric scale. All vertical scars w e re classified according to morphologic features (Table 1) during each clinical examination 11. ResultsThe treated scars showed improvement when compared to the untreated control scars for all parameters. In fact scars treated with silicone sheets showed better leveling than untreated control scars. Patients in the control group have a mean height (mm) of vertical mammary scar higher than patients treated with silicone sheets (Table 2). 2. Figures 1-2. Postoperative photographic documentation of patient number 3 (silicone sheets treatment group) 1 and 6 months after the surgical operation. Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 2 153 F. Klinger, F. Caviggioli, F. Villani, D. Forcellini, B. Catania, V. Vinci 3. 4. Figures 3-4. Postoperative photographic documentation of patient number 34 (control group) 1 and 6 months after the surgical operation. The difference between the treatments was maximal at 6 months. At 6 months the mean elevation of the scars treated with silicone sheets was 1.100 mm (range 0.8-1.4 mm), if compared to 2.220 mm (range 1.2-4.5 mm) of the untreated scars. Concerning satisfaction degree assessment in the control group, 2 patients considered their scar appearance unsatisfactory, 15 patients c o n s i d e red their scar appearance good while for only 3 patients their scars were an excellent result. Considering satisfaction degre e assessment in the silicone sheets treatment g roup, scar appearance was excellent for 13 patients and good for 7 patients. In addition patients described minimal symptoms related to pain, burning or itching for scars tre a t e d with silicone sheets, while patients in the cont rol group were more symptomatic. 154 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 2 Photographic documentation of patient number 3 (silicone sheets treatment group) shows clinical improvement of scar morphology if compared to patient number 34 (contro l g roup) (Figure 1-4). Discussion In numerous studies, silicone gel sheeting has been investigated for its potential utility in scar prophylaxis when applied in the postoperative period. Silicone gel sheeting can accelerate the re m o deling phase of healing 12 and can modify hydratation of the scar by occlusion decre a s i n g scar volume when applied in the postoperative period. Our results showed improvement of scars con- Topical silicone sheets in the prevention of hypertrofic scars after reductive mammaplasty cerning all parameters in silicone sheets treated group. Photographic documentation provided a good evidence-based evaluation of eff i c a c y about silicone gel sheeting in the hypertrophic scar prophylaxis. References 1. Haverstock BD. Hypertrophic scars and keloids. Clin Podiatr Med Surg 2001; 18:147-59. 2. Ogawa R. Keloid and hypertrophic scarring may result from a mechanoreceptor or mechanosensitive nociceptor disorder. Med Hypotheses 2008; 71:493-500. 3. Li-Tsang CW, Lau JC, Chan CC. Prevalence of hypertrophic scar formation and its characteristics among the Chinese population. Burns 2005; 31:610-6. 4. Niessen FB, Spauwen PH, Schalkwijk J, Kon M. On the nature of hypertrophic scars and keloids: a review. Plast Reconstr Surg 1999; 104:1435-58. 5. Alster TS, Tanzi EL. Hypertrophic scars and keloids: etiology and management. Am J Clin Dermatol 2003; 4:235-43. 6. W. Gregory Chernoff et al. The efficacy of topical silicone gel elastomers in the treatment of hypertrophic scars, keloid scars, and post-laser exfoliation erythema. Aesth Plast Surg 2007; 31:495-500. When patients’ assessment about satisfaction d e g ree was considered, silicone sheets outlined capability to improve aesthetical appearance of scar when applied in the postoperative period. 7. Mustoe TA, Cooter RD, Gold MH, et al. International clinical recommendations on scar management. Plast Reconstr Surg 2002; 110:560-71. 8. Palmieri B, Gozzi G, Palmieri G. Vitamin E added silicone gel sheets for treatment of hypertrophic scars and keloids. Int J Dermatol 1995; 34:506-9. 9. Chang CC, Kuo YF, Chiu HC, et al. Hydration, not silicone, modulates the effects of keratinocytes on fibroblasts. J Surg Res 1995; 59:705-11. 10. Reish RG, Eriksson E. Scars: a review of emerging and currently available therapies. Plast Reconstr Surg 2008; 122:1068-78. 11. Signorini M, Clementoni MT. Clinical evaluation of a new self-drying silicone gel in the treatment of scars: a preliminary report. Aesthetic Plast Surg 2007; 31:183-7. 12. Carr-Collins JA. Pressure techniques for the prevention of hypertrophic scars. Clin Plast Surg 1992; 19:733743. Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 2 155 The use of stable cavitation in non-invasive treatment of localized lipomas Stefano Verardi 1 Ludovico Palla 1 Diana Spallone 1 Eleonora Tati 1 Paola Ascenzi 1 Beniamino Curcio 1 Valerio Cervelli 2 SU M M A R Y The use of stable cavitation in non-invasive treatment of localized lipomas The stable cavitation produces partial or total cellular membrane ruptures, with a permeability increase of adipocytes membranes. The adipocytes contents (fatty acid, triglycerides and cholesterol) go to the intercellular space. The clearance of these substances from the interstitial liquid is provided by the lymphatic and venular system. As model to prove the effect of ultrasounds on adipocytes we chose to treat several lipomas. A lipoma consists of a capsulated aggregation of adipocytes and its volumetric reduction can definitely prove the ultrasound effectiveness on adipocytes. We chose twenty patients affected by localized lipomas and treated them with an ultrasound device working at 33 ± 3 KHz provided with two probes with different designs. The probe design greatly influences the deepness of ultrasound activity. Meanwhile the sweeping of the ultrasound wave was mainly constant generating a stable cavitation. The evaluation of lipomas was done with a sonography before the treatment, followed by a post-treatment control done thirty days later. In all patients, after the first tre a tment, we found approximately a reduction of one quarter in volume. Further studies will clarify how many sections we need in order to have a stable reduction of the lipoma and whether any infiltration of lipoma may give better results. KEY WORDS: Stable cavitation, Ultrasounds, Lipomas Introduction Superficial lipomas are benign mes- 1 Department of Plasticand Reconstructive Surgery, “Policlinico Casilino”, University “Tor Vergata”, Rome, Italy 2 Director of the Department of Plastic and Recostructive Surgery enchymal neoplasms composed of mature adipocytes, usually surrounded by a thin fibrous capsule 1. Microscopically they are composed of lobules of mature adipocytes separated by fibrous septa. The back, shoulders, and upper arms are the most common locations 2. Superficial lipomas appear as soft, painless, well-delineated and mobile masses 3. They are often asymptomatic except in case of masses compressing nervousvascular structures 4. Most of them appear in individuals between the age of 40 and 60 years. Lipomatosis is thought to be secondary to a defect in the lipid metabolism. Most lipomas demonstrate karyotypic abnormalities involving the chromosome’s branch 12q 2. Sometimes, lipomas may be the results of a previous trau- ma 4. Lipomas are capsulated masses with a three-dimensional conformation: width, height and depth. Sonography is the first approach to the diagnosis of lipomas, is a low coast pro c ed u re compared to magnetic resonance (MR) 3. When a lipoma is superficial, the sonography alone may be sufficient for the diagnosis. Magnetic Resonance imaging is adapt to re c o gnise the lipomas situated deep to the superficial fascia 5. Traditional approaches to lipomas are t reatments based on surg e ry or liposuction. Surgical scars are rarely accepted from surg e ry patients while liposuction is often associated with massive bleeding due to the rich vascularisation of the lipomas. An alternative approach to the treatment of these neoplasms is the application of ultrasounds; this methodic is non-invasive, safe, Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 2 157 S. Verardi, L. Palla, D. Spallone, E. Tati, P. Ascenzi, B. Curcio, V. Cervelli e ffective and without any scar. In our study we choose ultrasounds to treat lipomas as a model to prove the effectiveness of ultrasounds on adipocytes. A lipoma can be a valid specimen for the application of stable cavitation induced by ultrasounds due to its anatomic conformation. The fibrous capsule of the lipoma retains the cavitated mass of adipocytes and the outcome of the tre a t m e n t can be very well evaluated. and methods Materials We treated 20 patients (17 females and 3 males) with superficial lipomas in diff e rent areas of the body (3 thigh, 8 shoulder, 3 arm, 4 lower arm, 1 cheek and 1 breast region lipoma) with a device (AMI) generating ultrasounds at 33 ± 3 KHz, with a pre s s u re included between 4 and 80 kPa (kPascal). The device, which we may call “Resonance Pre s s u re Generator”, was using two different probes with a different design, one concave (Figure 1) with the focus point at 0,5/1,5 cm from the skin and the other flat (Figure 2) with the focus point at 1,5/2,5 cm. The average age of the patients was 48 years old. The average dimension of the lipomas was 54,85 mm. All lipomas were screened, before and after the treatment by sonography to evaluate the reduction of the cavitated mass. For each lipoma the sonography reports 3 dimensions (height, depth and width). Many authors 6-8 in literature used the application of ultrasounds to treat localized fatty deposits. Only Ceccarelli M. et al. 9, 10, as reported in literature, used ultrasounds with a device working at different KHz from ours device to treat lipomas. They usually infiltrated the mass before the treatment; in our study we didn’t infiltrate the lipoma. We used two different probes and the application time was 8 minutes for each lipoma: 5 minutes with a flat probe and 3 minutes with a concave probe. We applied the probe strongly adherent through a sonography gel and exactly perpendicular to the lipoma’s surface. We also used to squeeze the neoplasm every 10 seconds during the treatment. The squeezing allows obtaining a cavitation on different deepness of the lipoma. We treated each lipoma only one time and we checked the reduction of dimension with sonography after one month. 158 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 2 Figure 1. Concave probe: focus point at 0,5/1,5 cm from the skin. Figure 2. Flat probe: focus at 1,5/2,5 cm from the skin. ResultsAfter the treatment the average reduction percentage of the lipoma’s dimension screened by sonography, was 25% (20% minimal and 27 % maximal reduction). We choose to analyze only the major dimension of the lipomas because it was the best significant measure to calculate the reduction of the neoplasm. All the dimensions of lipomas were expressed in millimetres (Table 1). We obtained the best result with a lipoma of the lower arm, in a 43 y.o. female patient; the initial dimension of the neoplasm before the treatment was 35 mm (Figure 3). After the ultrasounds treatment the dimension showed by the sonography was 25,5 mm (Figure 4). The use of stable cavitation in non-invasive treatment of localized lipomas Table 1. The table shows all pre-treatment and post-treatment dimensions of lipomas. AGE LOCALIZATIONS INITIAL DIMENSIONS REDUCTION FINAL DIMENSIONS 1 F 45 THIGH 77 18 59 2 F 75 SHOULDER 48 12 36 3 F 43 LOWER ARM 35 9,45 25,5 4 F 45 THIGH 38,5 9,4 29,1 5 F 58 ARM 92 19,32 72,68 6 F 39 ARM 75 16,5 58,5 7 F 56 SHOULDER 60 14,1 45,9 8 F 53 BREAST REGION 120 24 96 9 M 30 CHEEK 30 7,65 22,35 10 F 45 SHOULDER 30 7,8 22,2 11 F 42 SHOULDER 57 14,5 42,5 12 F 42 LOWER ARM 45,6 11,8 33,8 13 F 77 SHOULDER 60 15,18 44,82 14 F 60 SHOULDER 60 15,18 44,82 15 F 51 THIGH 50 12,7 37,3 16 M 48 SHOULDER 37 9,4 27,6 17 F 30 ARM 47 11,8 35,2 18 M 37 SHOULDER 48 12,72 35,28 19 F 43 LOWER ARM 42 10,9 31,1 20 F 52 LOWER ARM AVERAGE 48,55 45 11 34 54,855 13,17 41,685 The average initial dimension of the lipomas was 54,85 mm. After the first treatment the average dimension of the lipomas was 41,68 mm. (Graphic 1) All the dimensions were screened, before and after one month from the treatment, with sonography. The treatment did not generate any collateral effects, local and systematic diseases. The patients very well accepted the application of ultrasounds although the increase of skin temperature surrounding the Figure 3. Figure 4. Pre-treatment echograpy: a lipoma of the lower arm. Initial dimension: 35 mm. Post- treatment echography: final dimensions 25,5 mm. Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 2 159 S. Verardi, L. Palla, D. Spallone, E. Tati, P. Ascenzi, B. Curcio, V. Cervelli lipoma during the treatment. As a clinic result all lipomas, after treatment, showed a reduction of their consistence at the superficial palpation; they appeared softer than before the treatment. 60 54,85 50 41,68 160 Discussion The ultrasounds may generate 4 bio- 40 logical effects: micromechanical, mechanical, thermal and cavitational effect. With the micromechanical and mechanical effects 11 the ultrasounds produce movements, ruptures and shape modifications of the biological molecules; many of these molecules may loose their functions. The thermal effect 12, 13 of the ultrasounds depends on the Joule Effect. The mechanical wave of the ultrasounds determines molecular movements that increase the kinetic energy of molecules. The kinetic energy determines inside tissues the activation of a Joule effect. A c c o rding to the Joule’s law the potential energy of electric charges in movement is partially converted into heat with an increase of the tempera t u re of biological materials. When this tempera t u re exceeds 37 C°, protein denaturation starts. The loss of many cellular functions starts with p rotein denaturation. The cavitational effect 11, 14 of ultrasounds is activated by a resonance pre ssure generator. The cavitation is a phenomenon that takes place in a liquid when it’s subord i n a ted to a strong depression. It consists in the creation of gas (or vapour) bubbles generated in a liquid inside the same liquid. The cavitation is a physical phenomenon that is generated by high intensity ultrasounds. The ultrasounds penetrating through liquids and solids (as in the human body) may separate molecules. This phenomenon, when the intensity of ultrasounds is suff icient, generates micro bubbles inside the interstitial liquid and inside the cell, especially in giant cells. The micro bubbles generated inside the interstitial or intracellular liquid (in case of giant cells) implode and quickly disappear. In a few microseconds this implosion generates an enormous pre s s u re and a great heat exchanges which expands around these micro bubbles 15, 16. Our study, according to the literature, has confirmed the possibility to obtain a stable and focalized cavitation during the treatment of lipomas, which brings a reduction of their dimensions. This reduction is obtained also because we used probes with different designs. In fact the probe design greatly influences the 20 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 2 30 10 0 Average initial dimension Average final dimension Graphic 1. .Average initial dimension and average final dimension, 1 month after the treatment. deepness of ultrasound activity. Lipomas and localized fat deposits are histological equivalent in matter of adipocytes composition, the only difference is that the second ones are not surrounded by any fibrous capsule and do not contain fibrous septa. Ultrasound treatment, then, can be used in any area of the body where fat deposits are present. There are many effects of the cavitation on the adipocytes. The cavitation may generate partial or total rupture of the cellular membranes, adipocytes’s cellular membrane permeability increasing, spreading out in the interstitial spaces of the adipocytes’s content (fatty acids, cholesterol and glycerine) that is removed through the lymphatic and venous system. The cavitation may produce microscopic effects 8, 17. After 1 minute of treatment with ultrasounds there is formation and exponential increase of bubbles and serum. The serum comes from the emulsification of the fats. After 2 minutes, through the confluence of many implosions, the destruction of the adipocytes starts. After 3 minutes the areas of fat tissue destruction increase. After 4 minutes there is the maximal emulsification inside the damaged adipocytes. Conclusions The cavitation produces biological effects on adipocytes due to the mechanical movements (collisions) inside the cells depend- The use of stable cavitation in non-invasive treatment of localized lipomas ing on the density of the applied power and the used frequency and due to the chemical effect depending on the separation of long and complex molecules in shorter chains and in ionization of some molecules 18. All these effects generate sequential destruction of fat cells. The adipocytes are the first cells destroyed by the cavitational effect because their wall has the greatest tension. With all these scientific considerations and with References 1. Adoga AA, Nimkur TL, Manasseh AN, Echejoh GO. Buccal soft tissue lipoma in an adult Nigerian: a case report and literature review. Journal of Medical Case Reports 2008; 2:382:2-7. 2. Wu JM, Montgomery E. Classification and pathology. The Surgical Clinics of North America 2008; 88:483-520. 3. Kransdorf MJ, Bancroft LW, Peterson JJ, Murphey MD, Foster WC, Temple HT. Imaging of fatty Tumors: Distinction of Lipoma and Well- diff e rentiated Liposarcoma. Radiology 2004; 233:763-767. 4. Nigri G, Dente M, Valabrega S, Beccaria G, Aurello P, D'Angelo F, Di Marzo F, Ramacciato G. Giant inframuscular lipoma disclosed 14 years after a blunt trauma: A case report. Journal of Medical Case Reports 2008; 2:318:1-3. 5. Dalal KM, Antonescu CR, Singer S. Diagnosis and management of lipomatous tumors. 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Further studies will clarify how many sections we need in order to have a stable reduction of the lipoma and whether any infiltration of lipoma may give better results. 9. Ceccarelli M, Chimenti S. La Risonanza magnetica nucleare nel controllo del trattamento dei lipomi con idrolipoclasia ultrasonica. La medicina estetica 1994; 2:137-139. 10. Ceccarelli M, Varlaro V. Idrolipoclasia ultrasonica. Edizioni Trimograf, Spezzano Albanese (Cosenza), 1996. 11. Lawrence N., Coleman III WP. The Biologic Basis Of Ultrasonic Liposuction. Dermatol Surg 1997; 23:1197-1200. 12. Hynynen K, Darkanzanli A, Damianou CA., et al. Tissue Thermometry during ultrasound exposure. Eur Urol 1993; 23:12. 13. Lerner RM, Carstensen EL, Dunn F. Frequency dependance of thresholds for ultrasonic production of thermal lesions in tissue. J. Acoust Soc Am 1973; 54:504. 14. O’ Brien Jr WD. Ultrasound- Biophysics mechanisms. Prog Biophys Mol Bio 2007; 93:212-255. 15. Wu J, Nyborg WL. 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Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 2 161 The effect of polyamines on hair cycle clock Fabio Rinaldi 1 Paola Bezzola 1 Elisabetta Sorbellini 1 Giammaria Giuliani 2 SU M M A R Y The effect of polyamines on air cycle clock Polyamines are essential molecules of highly proliferative tissues, where they play a fundamental role in cellular metabolism like RNA and DNA synthesis, control and initiation of translation, growth and cell proliferation, mediators of most of all hormones and growth factors. Many studies have already shown that polyamines, and spermidine in particular, are strongly related to the regular functioning of hair follicle in animals, and that the modification of their synthesis results in significant alterations in the growth and structure of hair fibers. We made a long-term double blind clinical trial placebo controlled and an examination of HF ex vivo by confocal microscopy to understand if the addition of a specific amount of spermidine (as a nutritional supplement) could be efficacy to stop hair loss in chronic telogen effluvium in women underwent hair loss. Our results show the efficacy of this treatment, and we hypothesize the possible mechanism of action of spermidine in hair follicle. KEY WORDS: S p e rmidine, Hair cycle clock, Anagen, Catagen, Telogen, Chronic Telogen Effluvium Introduction Polyamines are essential molecules of highly proliferative tissues, where they play a fundamental role in cellular metabolism like RNA and DNA synthesis, control and initiation of translation, growth and cell proliferation, mediators of most of all hormones and growth factors. Many studies have already shown that polyamines, and spermidine in particular, are strongly related to the regular functioning of hair follicle in animals, and that the modification of their synthesis results in significant alterations in the growth and structure of hair fibers. Hynd et al. (1996) provided direct evidence of the role of polyamines in regulating follicle DNA synthesis, hair shaft composition and growth, keratin gene activity. Inhibition of the fundamental enzyme in polyamines synthesis (ODC, Ornithine DeCarboxylase) alters the length growth and lead to the total block of follicle activity in vitro, leading hair follicle to catagen induction. In 2000 FDA approved eflornithine (DiFluoroMethylOrnithine, DFMO, a potent inhibitor of ODC) as a specific treatment of face hypertrichosis in women, since blocking ODC the growth of facial hair stopped. In particular, spermidine seems to be essential for hair growth in humans. A regular diet provides enough quantities of polyamines (mainly by passive diffusion from the gut lumen) in men and women, but during period where intensive growth is required (post-op recovery, wound healing) a supplement of spermidine in diet may be useful to balance the right biosynthesis. For this reason, we has studied a treatment with spermidine as nutritional food in women underwent hair loss (chronic telogen effluvium, CTE) by a long-term double blind clinical trial and an examination of HF ex vivo by confocal microscopy to understand if the addition of a specific amount of spermidine to the diet could be efficacy to stop hair loss in telogen effluvium. design Experimental In this double blind placebo controlled randomized clinical trial we evaluated 60 women suffering from Chronic Telogen Effluvium from more than 6 months at the basal 1 Dermatologo e Presidente International Hair Research Foundation Milano 2 Giuliani Spa Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 2 163 F. Rinaldi, P. Bezzola, E. Sorbellini, G. Giuliani line (average 19 months), age 18-49 years old (average 33.5), volunteers, in a good health status, no subject in menopause. No subject suffering from evident diseases nor taking systemic drugs for any pathology or for hair therapy from at least 3 months. All the subjects were examined at basal line (T0), after 3 months (T1) and after 6 months (T2, end of treatment), after 3 months from the end of treatment (follow-up, T3) and finally after 6 months from the end of treatment (follow-up, T4). During all the period of the clinical trial, all the women had to maintain their usual life-style, and usual diet. At T0 all the women were submitted to the following examinations: 1) Clinical and dermatological evaluation, to exclude systemic diseases (like hormonal diseases) and to define the dermatological diagnosis 2) Phototrichogram 3) TrichoScan 4) Pull Test 5) Extraction of 5 hair follicles to examine by reflectance confocal microscopy 6) Blood test to evaluate: RBC, WBC, Hematocrit, Iron, Ferritine, Proteins Electrophoresis, FT3, FT4, TSH. All the women enlisted were treated with 1 tablet a day containing: 1) spermidine 0,50 mg + eccipients 2) only eccipients according to a previous randomized list (one g roup tablets with spermidine, one group tablets with eccipients/placebo) At T1, T2, T3 all the women were submitted to the following examinations: 1) Clinical and dermatological evaluation, to exclude systemic diseases and to define the dermatological diagnosis 2) Phototrichogram 3) TrichoScan 4) Pull Test 5) Extraction of 5 hair follicles to examine by reflectance confocal microscopy. At T4 all the women were submitted to the following examinations: 1) Clinical and dermatological evaluation, to exclude systemic diseases and to define the dermatological diagnosis 2) Phototrichogram 164 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 2 3) TrichoScan 4) Pull Test 5) Extraction of 5 hair follicles to examine by reflectance confocal microscopy 6) Blood test to evaluate: RC, WC, Hematochrit, Iron, Ferritine, Proteins Electrophoresys, FT3, FT4, TSH All the data have been evaluated by a statistical examination (t-Student). Discussion ResultsChand ronic Telogen Effluvium (CTE) is a v e ry common and often chronic hair disease affecting fertile women. No precise etiology has been detected, but CTE usually has a rapid progression, with an excessive number of hair follicles entering the catagen and subsequently the telogen phase. In some cases the disease may be triggered by some diet deficiencies, a specific mineral deficit (iron, copper, zync), an altered endocrine metabolism (especially thyroid metabolism) or some cytotoxic drugs. The only common symptom is a significant and prolonged hair loss, with an increased number of HFs reaching the catagen phase. This catagen induction is a cell pathological condition, maybe due to some alterations of the hair follicle proliferation. We have therefore decided to test the efficacy of spermidine, one of the most important polyamines to be active in the proliferation and growth of hair follicles and to stop hair loss in CTE without any precise etiology. Polyamines – above all spermide – are strongly related to the normal functioning of hair bulbs. Any modification of their synthesis can cause some remarkable changes in the growth and composition of hair follicles. In humans, the inhibition of ODC through eflornithine blocks the growth of hair shafts and reduces the proportion of the fiber cross section occupied by paracortical cells as showed by Hynd et al. This change may be due to the sulphur content of the fibers, UHS protein level, and in the level, and to the level of mRNA encoding a family of ultrahigh-sulfur- proteins. The inhibition of the Spermidine-AdenosilMethionine De Carboxilase (SAMDC) enzyme results in an almost total block of follicle activity and fiber growth in vitro. According to Pathak et al. spermidine is the essential polyamine to aid a normal fiber growth. Polyamines are found in every kind of food, The effect of polyamines on hair cycle clock such as vegetables, plants, milk, meat, eggs. As reported from Bardòcz et al., a balanced diet can supply hundreds of µmol polyamines per day. Polyamines arrive in the gut lumen and are absorbed mainly through passive diffusion, but some other absorption mechanisms (active transport or facilitated diffusion) may be possible. In this way, a sufficient quanty of polyamines can reach every body tissue through systemic circulation. The amount of polyaminesespecially spermidine, required by each active tissue can change depending on the physiological or pathological condition of the body. In fact, this re q u i rement is higher in young people during intensive growth phases, or in periods when an intensive growth is required, such as wound healing, post-op recovery and hair follicle anagen phase. A decreased of spermidine in the diet, or an increase consumption in some tissue, can induce an HF catagen. The efficacy of spermidine to reduce hair loss in Telogen Effluvium was already demonstrated in 2002(4). The objective of the present randomized, doubleblind, placebo-controlled trial has been to confirm these data, and to investigative some other possible effects of spermidine on HFs. 60 women suffering from CTE for more than 6 months (average 19 months), aged from 18 to 49 years (average 33.5) were enrolled in this study. The efficacy of spermidine as a nutritional supplement (1 tablet per day, 0.50 mg of active, exipients) was evaluated in a group of 30 women (GROUP 1) versus placebo (only the same exipients) in another group of 30 women (GROUP 2). All women were volounteers and had consented to participate in this trial. Our esperimental design included 6 months of treatment and 6 months of follow-up after the suspension of treatment. As reported in the Experimental Design, we studied all subjects from baseline (T0) to the last visit (T4). We observed 5 hair follicles taken from every subject in all visits (from T0 to T4) by confocal microscopy to study the changes of hair follicle ex vivo during and after treatment. The results were really significant. Statistical examination (t-Student) showed a very significant difference: t: = 8.27 T2, 8.79 T4, p < 0.0001. Obviously, the anagen rate strongly increased in group 1 (T0 53.1%-T2 76.3%, T4 78.9%) and not in group 2 (T0 49.5% -T2 52.7%-52.6%): t = 8.41 T2, 8.89 T4, p < 0.0001. Graphic 1. After 3 months of treatment, the induction of a new anagen phase was quick enough for a significant part of HFs. After the suspension of the treatment, the anagen phase was maintained for the whole follow-up period. According to Hynd, spermidine was able to change hair fiber composition. A significant increase in hair shaft diameter was detected in group 1 vs group 2. DIAMETER mm T0 T2 T4 GROUP 1, spermidine 0.5 0.6 0.7 GROUP 2, placebo 0.5 0.49 0.49 t: 4.16 T2, 5.23 T4, p < 0.0001 Hair loss was evaluated by a pool test. PUUL TEST, score T0 T2 T4 GROUP 1, spermidine 3 1.2 0.4 GROUP 2, placebo 3 2 2 P < 0.0001 PULL TEST (score). Graphic 1. Telogen. TELOGEN % T0 T2 T4 GROUP 1, spermidine 44.8% 21.4% 20.8% GROUP 2, placebo 48.7% 44.4% 44.5% Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 2 165 F. Rinaldi, P. Bezzola, E. Sorbellini, G. Giuliani In the first three months of treatment, hair loss was quickly reduced in group 1. The ex vivo examination of hair follicles by reflectance confocal microscopy (RCF) showed an increase in the number of hair follicles in anagen phase after treatment (T2) in group 1, but not in group 2, and a significant maintenance of anagen after 6 months follow-up in group 1. The most important evidence detected by RCM in HFs in the anagen phase before and after treatment was a significant modification of hair shaft diameter and morphology, along with an increased amount of melanin content in HFs, especially in the upper part of dermal papilla and ORS. In group 2 no HF modification was detected. The increased hair shaft diameter may probably be, due to the keratinocyte proliferation. The cortical layer thickening in the proximal part of hair shaft was even more evident in 73% of HFs of group 1 at T2, and 69% of HFs at T4 respect baseline. After the treatment all hair shafts showed a very regular structure. In the same group, the amount of melanin increased in dermal papilla and ORS after the treatment in 65.4% of hair follicles. Besides, both examiners and patients reported that a great number of new anagen hair follicles were more pigmented after the treatment. It is not clear whether the increase in melanin may be due to a specific effect of spermidine or if it could “simply” be the result of the induction of melanogenesys in the new anagen phase. We can only report this effect in HF ex vivo, but many women noticed many hairs had a significantly different colour after treatment. No significant changes in hair shaft structure and melanin content was detected in group 2. On the whole, these data confirm that a spermidine systemic supplement can reduce hair loss in CTE without any evident ethiology. With this study we hypothesize that CTE may have a possible pathological mechanism in the decrease of proliferation and growth of hair follicles, probably due to a modification (alteration) of a wide range of systemic growth-regolatory hormones (according to Wallace, in animal model), and nutrients Nagorka et al. report that growth regulatory morphogens can spread from the dermal papilla and interact with the surrounding germinative bulb cells to regulate their growth, proliferation and gene expression. Spermidine can regulate the growth and induce the proliferation of HFs. 166 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 2 Patient 12, Group 1. Before treatment. Patient 12, Group 1. T2, 6 months of treatment. Patient 12, Group 1. T4, 6 months follow-up. In pathological conditions requiring an intensive growth spermidine may have a basic role to trigger cell regeneration. In particular, hair follicles may suffer a decrease in certain nutrients, in this case of polyamines, especially spermidine, which can often be more significant than in other body parts, as brain and liver. In these deficits limited to hair and nails (often involved in CTE), the ethiology of CTE may inhibit keratinocyte proliferation and HF growth. Catagen and subsequent telogen induction of HF may also be the effect of the decrease of intensive growth needs. Spermidine re q u i rements may be higher in this situation, and The effect of polyamines on hair cycle clock biosynthesis in the cells of HF cannot be sufficient, and exogenous sources may be important. Further studies in vivo and in vitro will be every useful to enhance our knowledge about hair biology and to help us find new possible treatments for hair diseases. References 3. Bardòcz S, et al: The importance of dietary polyamines in cell regeneration and growth. British Journal of Nutrition 1995; 73:819-828. 4. 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Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 2 167 Temoporfin liposomal formulation: a medical device to improve skin structure Danilo Castro 1 Mateo Castro 2 María Villafañe 3 Rosa Maria Gobbi 4 Pietro Cazzola 5 SU M M A R Y Temoporfin liposomal formulation: a medical device to improve skin structure Devices do not achieve their principal intended action in or on the human body by pharmacological, immunological or metabolic means. Liposomes are simple microscopic vesicles made out of the same material as a cell membrane. They can be filled with chemicals and used to deliver these substances in the different areas of human body. Te m o p o rfin is a tetrapyrrole derivative. For the treatment of cellulite its liposomal formulation has to be applied by several local skin injections using a mesotherapy gun followed at different times by illumination with visible laser light with a wave length of 652 nm and at a light dose of 10 J/cm2. In subjects with cellulite in different stages it has been demonstrated that mesotherapy with temoporfin liposomal formulation, followed by LED activation, causes improvements of skin thermographyc pattern, of superficial capillary net, and of clinical aspects of skin cutaneous surface. The mechanism of action of temoporfin liposomal formulation is neither pharmacologically nor immunologically or metabolically and it is conform to the requirements for a medical device. It can be concluded that the temoporfin liposomal formulation attains its beneficial effect through a physical mechanism of action: a local increase of temperature. KEY WORDS: Temoporfin, Liposomal formulation, Medical device, Cellulite device: EU definition Medical Directive 2007/47/ec of the European 1 MD, Surgeon, PhD UDELAR 1984 Clinic Hospital, Montevideo (Uruguay) 2 MD, Austral University, Buenos Aires (Argentina) 3 MD, Austral University, Buenos Aires (Argentina) 4 MD, Turin University (Italy) 5 MD, Anatomic Pathologist, Milan (Italy) Parliament and of the Council of 5 September, 2007 defines a medical device as any instrument, apparatus, appliance, software, material or other article, whether used alone or in combination, to be used specifically for diagnostic and/or therapeutic purposes in human beings. Devices are to be used for the purpose of: 1. Diagnosis, prevention, monitoring, treatment or alleviation of disease. 2. Diagnosis, monitoring, treatment, alleviation of or compensation for an injury or handicap. 3. Investigation, replacement or modification of the anatomy or of a physiological process. 4. Control of conception. This includes devices that do not achieve their principal intended action in or on the human body by pharmacological, immunological or metabolic means, but which may be assisted in their function by such means. Liposomes Biological membranes form the ubiquitous delimiting structures that surround and compartmentalize all cells and organelles. Membranes are usually made of a bilayer arrangement of phospholipids, which are molecules that have a head group and a tail group. The head is attracted by water, and the tail, which is made of a long hydrocarbon chain, is repelled by water. Lipid vesicles are a type of the many experimental models of biomembranes. In recent years, lipid vesicles have become the vehicle of Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 2 169 D. Castro, M. Castro, M. Villafañe, R.M. Gobbi, P. Cazzola choice in substances delivery. This system solves the problems of agent insolubility, instability, and rapid degradation. Consequently, a number of vesicular delivery systems such as liposomes, niosomes, pharmacosomes etc, were developed. Liposomes are simple microscopic vesicles made out of the same material as a cell membrane. They can be filled with chemicals (drugs) and used to deliver these substances in the different areas of human body. 2. Glucose/lactose and water They are well-known substances with no toxological relevance. 3. Temoporfin Temoporfin is a tetrapyrrole derivative. Tetrapyrroles are a class of substances comprising i.a. naturally occurring dyes such as chlorophyll and heme (Figure 1). Figure 1. Temoporfin chemical structure. liposomal formulation (PhosStabil ) Temoporfin ® The liposomes of temoporfin consist of: - 120 µg of dipalmitoylphosphatidylcholine (DPPC), 13.3 µg of diplamitoylphosphatidylglycerol (DPPG), 10.0 µg of temoporfin, 333.3 µg of glucose/lactose, water ad 20 mL. They have an average particles size of approximately 130 nm and all costituents are full carachterized. 1. DPPC and DPPG Phospholipids have been classified as GRAS (Generally Recognized As Safe) by the US Food and Drug Administration (FDA). DPPC and DPPG are naturally occurring phospholipids and normal constituents of the human body. Both these phospholipids are manufactured (semi)-synthetically and can therefore be used in high purity. Since the fatty acyl groups in these phospholipids are fully saturated, their chemical stability is very high. During the application of temoporfin liposomal formulation the amount of phospholipids applied in one treatment is minute (about 150 microgram) and can be regarded as fully negligible as compared to the amount of lipid naturally present in the treated skin and subcutaneous area. The phospholipids form liposomal particles of small diameter (about 130 nm) and even if such liposomes would reach the blood stream, they could not be dangerous, because they have a flexible structure and a diameter much smaller than the smallest capillary diameter. 170 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 2 In high concentrations temoporfin is well known as a photosensitizing agent used for the treatment of advanced head and neck cancers. It is firmly established that temoporfin, when injected intravenously at high doses, accumulates to relative high concentrations in tumor cells. Subsequently, the tumor area is appropriately exposed to a laser light of a specific wavelength of 652 nm (photodynamic therapy, PDT): it causes the temoporfin activation and the death of the tumor cells. This happens bacause activated temoporfin produces reactive oxygen species which cause changes in biomolecules, such as DNA and proteins, ultimately leading to cancer cells death. liposomal pharmaceutical form Temoporfin Temoporfin liposomal formulation is a dry powder in a 20 mL vial and should be reconstituted prior to use with 20 mL of water for injection. Stability for the freeze dried version is assumed to be more than one year, while the liquid version stability is two months at 4°C. Temoporfin liposomal formulation: a medical device to improve skin structure Figure 2. Temoporfin liposomal application and activation. liposomal application Temoporfin Temoporfin liposomal formulation is applied for the treatment of skin conditions (such as cellulite). The reconstituited product has to be applied by several local injections using a mesotherapy gun. Injections are performed in a grid pattern with a depth of 5 mm for each single injection. The separation distance between the injections is 1 cm, injection volume is 25 µL per single injection. Injections are followed at differet times by illumination with visible laser light with a wave length of 652 nm and at a light dose of 10 J/cm2 (Figure 2). T emoporfin liposomal formulation improves cellulite Cellulite Edemateous-fibrosclerotic panniculopathy is a medical term used to describe cellulite. This skin condition affects 80-90% of women in their post-pubertal period. Cellulite is found commonly on the hips, thighs, and buttocks giving a dimpled appearance in those areas of the body. It is not a disorder but an issue of cosmetic concern to the individual. Cellulite is most often seen in women than in men due to the structural differences of their adipose tissue. Cellulite is not related to obesity or overweight, since it can occur even in normal and thin women. Cellulite is largely due to structural conformation below the skin which appears as lumpy pockets of trapped fat giving uneven dimpling or orange peel skin. Cellulite develops in the hypodermis or subcutaneous fat layer, where fat lobes are organized into chambers by surrounding strands of connective tissue. Below this layer is scarpus fascia in which fat cells get larger when weight is gained. This layer is divided into chambers by connective tissue, which attaches the top layer of the skin to the lower layers of the muscle. When these connective tissues become weak, the scarpus fascia bulges upward, causing the characteristic uneven, dimpled appearance in the skin. Cellulite evaluation by contact thermography One way to detect and to monitor cellulite is skin contact thermography. High resolution contact thermography measures the superficial temperature of the skin surface when placed in contact therewith by means of a plate of capsulated liquid crystals. The colour of the crystals is an indication of the temperature of the underlying skin. Several plates are available having different temperature ranges suitable for skin application (Figure 3). Figure 3. Plates for thermography. Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 2 171 D. Castro, M. Castro, M. Villafañe, R.M. Gobbi, P. Cazzola The brown colours mark hypothermic zones with little circulation and the blue colours indicate hypothermic zones with increased circulation. The temperatures are registered on the skin and provide 3 or 4 grades of temperatures of the hypodermis. In absence of cellulite (arm or forearm zones) a uniform, unstained colour image is obtained (Figure 4 A). There are four distinct evolutive stages that define cellulite condition. Stages I and II Slowing down of the venous and lymphatic circulation; with the dilatation of the little veins of the deep cape of the dermis. Interstitial edema in these zones surround the adipose cells. The exudation increases rapidly because of the serum from the capillaries of the subcutaneous tissue. The zone with edema compresses the conjunctive fibers as well as the nervous elements, and it can result in pain by touch and at times spontaneous. There may be alterations of sensibility and formation of stretch marks. There is an histology of hyperplasia and hypertrophy of the reticular fibers that surround the adipose cells and the capillaries. These phases are reversible. Thermography in these stages presents hyperthermic big and diffuse borders, surrounded stains evidence hypodermic diffuse zones and the image translates the alteration and instability of the microcirculation of the zone (Figure 4 B). Stages III There is fibrous proliferation. The fibers swell up and there is a decrease of collagen, an increase in the fibrin and loss of the individual characteristics of little fibers that mask a named fibrinoide type. Collagen is deconstructed and degenerate, forming irregular, amorphous blocks, losing its structure and provoking confinement of adipocytes full of triglycerides. The clinical and visual aspect is termed the “orange skin”. There is slowing down of cell vascular interchanges thus forming micronodules. The reversibility of the effect becomes more difficult in this phase. Thermography evidence: the image is a multicoloured image where the predominant colours are celestial green and pink. Leopard’s aspect of the skin localizes the irregularities of temperature in the skin due to the micronodules. The very cold zones that the black announces begin to appear as “black holes” which characterize stage IV cellulite (Figure 4 C). Stages IV The fibrosis increases and compresses veins and nerves producing an alteration of the elements of the conjunctive tissue. The adipose tissue is divided into compartments like tablets with large hypothermic blocks because of its low blood circulation. The adipocytes are normal, but they are compressed. Several contiguous intervening micronodules fuse as one capsule Figura 4. Thermography evidences. A. Normal. B. Cellulite stages I-II. C. Cellulite stage III. D. Cellulite stage IV. 172 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 2 Temoporfin liposomal formulation: a medical device to improve skin structure making a macronodule that is palpable. Clinically the skin presents a padded appearance with presence of painful isolated macronodules or in conglomerate forming hard plates evidences itself. In this stage there is flabbiness. Thermographically, the image presents black holes with extensive hypodermic zones which indicate that macronodules are present (Figure 4 D). Temoporfin liposomal formulation improves cellulite thermography In subjects with cellulite in different stages it has been demonstrated by Castro et al. that mesotherapy with temoporfin liposomal formulation, followed by LED stimulation (5.5 J/cm2) to 2-7-14 and 21 days, causes a thermographyc improvement (Figure 5) Indeed thermographically the following effects can be observed (Figure 5): – Increase of hot areas. – Decrease of cold areas. – Homogenization of thermographic pattern (more homogeneous colour plate). – Thermographic reduction of cellulite stages. Cellulite evaluation by capillaroscopy Capillaroscopy is is the only non-invasive method available that visualizes directly the nutritional dermal capillaries. It can determine: capillary morphology, including size, shape and tortuosity; capillary density; interc a p i l l a ry distance; volume fraction (the percentage of skin occupied by microvessels). When there is an alteration of the superficial tissues the capillaries change and this can be registered with a lent and a high skin illumination. Capillaries are a polygonal net situated in dermis that arises from deep vertical capillaries of the subcutaneous fat tissue originated in arterioles of superficial fascia (Campel’s fascia). It must be remembered that the superficial fascia is in the superficial fat tissue. It has an ontogenic origin in the animal’s cutaneous muscle and is the main vascular support of the skin. The capillaroscopy study in a normal tissue shows capillaries forming a superficial net without alteration of thickness neither dilatation. When tissue has edema or inflammation, capillaries change forms and distribution: this is what happens in cellulite. In cellulite three typical elements can be observed (Figure 6): – Capillary splitting: this is the first cellulite sign; it shows the capillary compression by edematous fat cells. Due to edema the capillaries appear blurred and without shine. – Fracture of the polygonal net: when the compression of capillaries is strong it makes Figura 5. Cellulite: thermografic improvement after activation of temoporfin liposomal formulation. Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 2 173 D. Castro, M. Castro, M. Villafañe, R.M. Gobbi, P. Cazzola Figure 6. Capillaroscopy in cellulite: 1. Capillary splitting. 2. Apical micro aneurysms on ansae. 3. Fracture of the poligonal net. them disappear and the net appears discontinue. – Apical micro aneurysms on ansae: the capillary is so altered and compress that it has an ansae deformation and tip micro aneurysms. Temoporfin liposomal formulation improves cellulite capillaroscopy In a study performed by Castro et al. it has been showed that the application of liposomal temoporfin by micro injection gun in superficial subcutaneous fat tissue of back thigh in the middle of the gluteus (area with a lots of cellulite signs), followed by activation by a diode lamp of 650 nm (20 J/cm2) causes a global improvement of superficial capillary net. This happens the 1 month after light exposure. Indeed before treatment capillary splitting was observed in 72% of subjects, while at the end this alteration was present only in 20%. At the same way before treatment 84% of subjects had fracture of the poligonal net, while only 16% after 1 month. The apical micro aneurisms remained almost the same (Figure 7). Figure 7. Cellulite: improvement of superficial capillary net 1 month after activation of temoporfin liposomal formulation. In jellow circle it is possible to see four capillaries forming a poligonal net, however microaneurisms are still present. These findings have been confirmed by micro angiography observations (Figure 8). Figure 8. Cellulite: skin micro angiographic pattern before and after activation of temoporfin liposomal formulation. Temoporfin liposomal formulation improves cellulite clinical aspect When temoporfin liposomal formulation has been applied, as described above, in skin area with cellulite, a clinical improvement of skin surface was registered (Figure 9). In clinical experience of Castro et al. this result has been obtained in 90% of patients with true cellulite. 174 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 2 of temoporfin liposomal formulation action The steps As described by Rolf Braüer in cases of cutaneous inestetisms temoporfin liposomal formulation can act through the following steps: 1. Epidermal injection of the solution brings phospholipids in contact to the cellular membranes of the dermis cells. Temoporfin liposomal formulation: a medical device to improve skin structure Figure 9. Improvement of cellulite clinical aspect after application of temoporfin liposomal formulation followed by light activation. 2. Due to the high curvature of the liposomal membrane the phospholipids can easily fuse to the cell membrane of the dermis cells. 3. This process can be facilitated by thermal energy. Natural/functional orientation of the phospholipids in any membrane can only occur above the main transition temperature. The composition of the liposomes in temoporfin formulation is engineered to have a membrane transition temperature of about 36°C, protecting the liposomes during storage and injection. After unspecific binding at the cell membrane, moderate heating will facilitate incorporation of DPPC and DPPG into the cellular membrane. 4. Moderate heating is achieved by illumination. Firstly, the temoporfin molecules are located in the immediate sourroundings of the DPPC and DPPG molecules. The temoporfin molecules will absorb light energy and deliver it locally to the phospholipids. Secondly, general moderate heating is achieved over the whole illuminated area by absorption of the light energy by several tissue components. effects during skin-improvement treatment are very likely to be based on the formation of the same reactive oxygen species that, at high concentrations, are responsible for the killing of tumor cells in photodynamic therapy of cancer. How such radicals could give rise to the enhanced blood flow in the treated skin area that is likely to be the basis of the skin-improving effect remains to be elucidated. In the light of the observed lack of inflammatory effect and the lack of evidence of any pharmacological activity of the formulation, a physical effect is an obvious and feasible option. Increased blood circulation can be caused by either vascular dilatation or enhanced vascularization. As the effects are observed to become manifest only after several weeks, it seems unlikely that vasodilation is the cause of the beneficial effect. That would be compatible with the lack of any pharmacological effect of the drug. It is possible to suppose that the temoporfin liposomal formulation has properties similar to those of the mitochondrial respiratory chain and may well serve to further enhance the effect of the light alone as observed in the wound healing experiments (Corazza et al, 2007). mechanism of action of liposomal formulation temoporfin liposomal formulation is a medical device Possible Temoporfin Gerrit L. Scherphof has underlined that there are no reports in literature indicating that the non-activated temoporfin itself has any toxic or immunoreactive potential. Certainly at the very low concentrations applied in the skin condition treatment, the observed beneficial As sustained by Rolf Braüer and Gerrit L. Scherphof the mechanism of action of temoporfin liposomal formulation is neither pharmacologically nor immunologically or metabolically and it is conform to the requirements for a medical device. Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 2 175 D. Castro, M. Castro, M. Villafañe, R.M. Gobbi, P. Cazzola 1. Pharmacologically: from the scientific literature, for the phospholipids used and the temoporfin, there is no binding to any specific receptor or molecule known and there is no kind of specific targeting or signaling mechanism described. In addition, no receptor for the binding of lactose is known. The glucose receptor of the human body, which is involved in the homeostasis of blood glucose levels, works at concentrations of about 5 mM glucose and can not be activated by the minor doses to be applied, even if all of the injected glucose would enter the systemic blood stream. 2. Immunologically: DPPC and DPPG are natural constituents of the human body and are only applied in low concentrations. No immunological reactions are known for these two lipids and also not for the class of substances to which they belong to. For temoporfin, studies of injection of very high doses (compared to liposomal formulation) confirmed safety in respect to immunological reactions. This is an important reference to demonstrate the safety of temoporfin. Lectures 1. Avram MM. Cellulite: a review of its physiology and treatment. J Cosmet Laser Ther. 2004; 6:181-5 2. Braüer R. Expert report on PhosStabil. Jena (G), 2007 3. Brown SB, Brown EA, Walker I. The present and future role of photodynamic therapy in cancer treatment. Lancet Oncol. 2004; 5:497-508 4. Castro D, Castro M, Villafañe M. Cellulitis. Terapia foto dinámica con temoporfina: estudio capilaroscópico. Data on file. 5. Corazza AV, Jorge J, Kurachi C, Bagnato VS. Photobiomodulation of the angiogenesis of skin wounds in rats using different light sources. Photomed Laser Surg. 2007; 25:102-106 176 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 2 3. Metabolic: there is a large pool of natural phospholipids in the human body. The low injected dose is not able to influence the lipid metabolism locally or in general. Similarly, glucose, lactose and water may be metabolized but will not influence metabolic processes. Studies with temoporfin-containing drugs have confirmed that the temoporfin molecule itself is hardly metabolized and the applied amount is secreted with faces completely. Also studies of the pharmacokinetics of high doses of temoporfin are available. There is no pharmacokinetics available for liposomal formulation. Due to the very low amount of temoporfin injected during the application of available for liposomal formulation, values can not be measured due to the detection limits of the analytical methods. It can be concluded that the temoporfin liposomal formulation attains its beneficial effect through a physical mechanism of action (local increase of temperature), rather than by a pharmacological or immunological mechanism and therefore should be considered a medical device rather than a drug. 6. Direttiva 2007/47/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 5 settembre 2007. Gazzetta Uff i c i a l e dell’Unione Europea del 21.9.2007 7. Gershkovich P, Wasan KM, Barta CA. A review of the application of lipid-based systems in systemic, dermal/ transdermal, and ocular drug delivery. Crit Rev Ther Drug Carrier Syst. 2008; 25:545-84. 8. Scherphof GL. Expert scientific report on PhosStabil. Groningen (NL), 2007 9. Wright CI, Kroner CI, Draijer R. Non-invasive methods and stimuli for evaluating the skin's microcirculation. J Pharmacol Toxicol Methods. 2006; 54:1-25. Linee guida per la terapia fotodinamica in dermatologia oncologica, clinica e plastica SU M M A R Y Claudio Comacchi Pietro Cappugi Guidelines for topical photodynamic therapy Photodynamic therapy (PDT) has been attempted for a wide range of dermatologic entities other than the commonly utilized indications of actinic keratoses, basal cell carcinoma. There is an accumulating evidence base for the use of PDT in acne and several studies observe improvements in aspect of photoageing. These guidelines represent an update and interpret how this modality might be used in clinical practice. The results of future studies may require alteration of the conclusions in this report. KEY WORDS: 5-aminolaevulinic acid, Methyl-aminolaevulinate, Topical photodynamic therapy, Guidelines Introduzione La terapia fotodinamica (PDT) rappresenta una delle opzioni più innovative e promettenti per il trattamento di diversi tipi di lesioni cutanee e mucose, di natura neoplastica ed infiammatoria (Tabelle 1-3). La PDT è una metodica non invasiva che utilizza una sostanza fotosensibilizzante applicata per via topica o sistemica, l’ossigeno e una sorTabella 3. PDT e patologie cutanee non oncologiche. Tabella 1. PDT e patologie cutanee precancerose. • Acne • Iperplasia sebacea • Cheratosi attinica • Alopecia areata • Malattia di Bowen • Ipertricosi • Eritroplasia di Queyrat • Irsutismo • Psoriasi • Cheilite attinica • Dermatite seborroica • Leucoplachia • Sclerodermia localizzata • Lichen scleroatrofico Tabella 2. PDT e patologie cutanee oncologiche. • Eczema • Sarcoidosi • Carcinoma a cellule basali • Granuloma anulare • Carcinoma a cellule squamose • Verruche volgari • Cheratoacantoma • Verruche piane • Metastasi cutanee • Condilomi • M. di Paget extrammammario • Malattia di Darier • Linfomi primitivi cutanei: – Linfoma primitivo cutaneo a cellule T – Linfoma primitivo cutaneo a cellule B • Fotodanneggiamento • Balanopostite di Zoon • Ulcere degli arti inferiori GIRTeF Gruppo Italiano Radiofrequenze e Terapia Fotodinamica Firenze Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 2 179 C. Comacchi, P. Cappugi gente luminosa allo scopo di indurre la morte cellulare per necrosi o apoptosi selettiva delle cellule mediante eventi fotofisici, fotochimici e fotobiologici. La PDT costituisce oggi uno degli strumenti terapeutici più importanti a disposizione del dermatologo vuoi per la sua semplicità esecutiva che per la sua modulabilità in rapporto alle varie patologie. Linee guida Per ottenere buoni risultati terapeutici è necessario seguire in modo rigoroso una serie di procedure: A. Dare Informazioni sulla PDT in dermatologia al paziente. – Al momento della prima visita il paziente deve essere scrupolosamente informato riguardo alla natura della PDT, al suo meccanismo di azione, al numero delle sedute per quella specifica patologia, ai possibili effetti collaterali, alle possibili alternative terapeutiche. Specificando inoltre quale è il farmaco e quali sono le patologie attualmente autorizzate in ambito ospedaliero dal Ministero della Sanità. Alla fine delle spiegazioni è obbligatorio fornire un breve documento scritto relativo alla PDT (Tabella 4). B. Consenso Informato del paziente (Tabella 5). – A tutti i pazienti deve essere sempre consegnato al momento della prima visita insieme al documento con le “informazioni sulla PDT” anche un consenso informato completo, comprensivo oltre delle possibili terapie alternative, anche di un eventuale rifiuto ad un possibile intervento chirurgico e sulla disponibilità ad essere o non essere fotografato prima, durante e dopo il protocollo terapeutico stabilito. C. Fotografare prima, durante e dopo la terapia il caso clinico in esame (previo consenso informato scritto). D. Laddove necessario e possibile eseguire un prelievo bioptico per la conferma istologica della lesione da trattare. E. La preparazione della lesione al fine di ottenere i maggiori risultati possibili con questa metodica. La fase della preparazione non è uno step occasionale ma deve essere considerata parte integrante al trattamento 180 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 2 Tabella 4. Informazioni sulla PDT in dermatologia per il paziente. Informazioni sulla PDT La terapia fotodinamica (PDT) è una terapia molto efficace per il trattamento di cheratosi attiniche e tumori cutanei primitivi e secondari non-melanoma. Studi recenti valorizzano il suo utilizzo nel fotoinvecchiamento cutaneo, nell’acne, nelle verruche volgari e piane, nei condilomi, nei peli superflui, e in altre condizioni di interesse dermatologico. La terapia fotodinamica utilizza una sostanza fotosensibile e la luce allo scopo di indurre la morte delle cellule tumorali o comunque alterate. Le sostanze utilizzate in ambito dermatologico sono molecole di tipo naturale (porfirine) o loro derivati (ad esempio l’acido 5-aminolevulinico, precursore dell’emoglobina, il suo estere il metilaminolevulinato e hydrogel contenente la clorofillina). Soltanto il metilaminolevulinato ha l’indicazione ministeriale per il trattamento dei carcinomi a cellule basali (superficiali e nodulari), carcinoma squamocellulare intraepiteliale (malattia di Bowen) e delle cheratosi attiniche nei casi in cui altre terapie risultino meno appropriate. La sostanza fotosensibile viene applicata e coperta (in occlusiva) per circa 2-6 ore o 1824 ore (metodica overnight) sulla area cutanea da trattare; il tempo di applicazione varia in relazione al tipo di lesione, alla sua profondità e al suo spessore e al danneggiamento dell’epidermide. La sostanza applicata penetra con facilità attraverso lo strato corneo alterato concentrandosi in modo selettivo e in quantità elevate nei punti interessati, in quanto la cute sana circostante ricoperta da uno strato corneo integro, è impermeabile alla sostanza fotosensibile. All’interno delle cellule tumorali o alterate la molecola viene rapidamente metabolizzata in protoporfirina IX e poi attivata dalla luce blu o rossa ( lunghezza d’onda rispettivamente 415 nm e 630 nm) inducendo una fotosensibilizzazione ristretta primariamente al tessuto danneggiato, permettendo in tal modo un trattamento altamente selettivo senza causare fotosensibilità sistemica. La lesione cutanea viene esposta alla luce per alcuni minuti. Prima che il paziente sia dimesso, vengono impartite le istruzioni per la medicazione da eseguirsi a domicilio. Durante e/o dopo il trattamento alcuni pazienti presentano dolore, bruciore o prurito nelle aree irradiate particolarmente nelle lesioni tumorali del volto, mentre è reperto comune la presenza di croste nelle aree trattate che tuttavia scompaiono in pochi giorni. I risultati estetici ottenuti sono considerati da buoni ad eccellenti. Il trattamento può essere ripetuto più volte, secondo il risultato ottenuto e il giudizio del Dermatologo. Sulla base della patologia da trattare, le alternative al trattamento con PDT sono la chirurgia, l’uso dei chemioterapici, la radioterapia o la distruzione della lesione con la crioterapia, LASER-terapia, diatermocoagulazione, l’uso di retinoidi, etc. Queste metodiche sono considerate più invasive rispetto alla PDT. La terapia fotodinamica rispetto ad altre scelte terapeutiche presenta una serie di benefici: • non è invasiva; • • • • • • • • è ben tollerata dai pazienti; non necessita dell’uso di anestetici; il danno tissutale è selettivo; non presenta complicanze nel post-trattamento; non ha tossicità sistemica; può essere ripetuta senza che si verifichi alcuna perdita di efficacia; può essere associata ad altre procedure terapeutiche; i risultati estetici da buoni ad eccellenti; La terapia fotodinamica è inoltre indicata per pazienti: • • • • • • portatori di pacemaker; che rifiutano l’intervento chirurgico nel caso di lesioni tumorali; in terapia anticoagulante; che presentino reazioni avverse agli anestetici; con lesioni localizzate al volto o al collo ed in sedi esteticamente importanti; con lesioni multiple. Linee guida per la terapia fotodinamica in dermatologia oncologica, clinica e plastica Tabella 5. PDT in dermatologia – Consenso informato. La terapia fotodinamica in dermatologia Consenso informato Il sottoscritto ______________________________________________________________ nato a _____________________________________________________ il_____________ residente in _____________ via ______________________________________________ telefono ________________________ cellulare __________________________________ codice fiscale ______________________________________________________________ Informato sulla Terapia Fotodinamica in Dermatologia per mezzo di apposito scritto e, avendo compreso le modalità di trattamento, i possibili effetti collaterali e le alternative terapeutiche, accetta di essere sottoposto a trattamento con Terapia Fotodinamica Cutanea. Rifiuta di sottoporsi ad intervento chirurgico per _______________________________ ___________________________________________________________________________ Acconsente ad essere fotografato prima, durante e dopo il trattamento e che le fotografie vengano conservate ed impiegate con finalità scientifica ed educativa e con garanzia di anonimato in deroga alla L.675 del 31/12/1996; D.Lgs. 196/2003 e successive modificazioni. Non acconsente ad essere fotografato. Data ___________ Firma _____________________________________________ Da conservare da parte del medico (Figura 1), e rappresenta un punto chiave della PDT stessa: – Prima fase della preparazione: • Accurata pulizia della lesione da trattare: rimozione delle croste, squame, essudati o semplici ispessimenti cornei, anche mediante l’uso di curette e pinzette e a seconda della patologia, mediante micropeeling domiciliare nei giorni precedenti utilizzando preparati a base di acido glicolico e/o salicilico. Nel caso del carcinoma nodulare è utile ricorre re ad un lieve debulking della lesione mediante laser CO2 o radiobisturi. • In caso di sanguinamento si deve ottenere assolutamente l’emostasi prima di applicare l’agente fotosensibilizzante con l’uso di acido tranexamico o acido acetico, o soluzioni con allume oppure con microdec. – Seconda fase della preparazione: • Applicare approssimativamente 50 mg di crema contenente la sostanza fotosensibilizzante per cm2 di lesione, coprire l’area da trattare con cerotto adesivo trasparente (tegaderm) e sopra questo applicare una garza sterile al fine di evitare l’esposizione a sorgenti luminose ed al sole. Nel caso di quadri clinici cutanei localizzati al volto si consiglia di utilizzare delle speciali maschere occlusive con protezione agli ultravioletti (Figura 2). • La medicazione deve essere mantenuta per un tempo sufficiente a consentire l’assorbimento della sostanza fotosensibilizzante da parte della lesione da trattare. La crema fotosensibilizzante può essere applicata in occlusiva per 2-6 ore o per 18-24 ore (metodica overnight) in relazione al danneggiamento dell’epidermide, alla profondità, allo spessore, al tipo della patologia cutanea in oggetto. • Nel caso di carcinoma cutaneo nodulare alcuni autori utilizzano il DMS (dimetilsolfossido) e l’EDTA (acido etilendiaminotetracetico) in quanto sono in grado di aumentare i livelli intracellulari di protoporfirina IX, rispettivamente mediante l’intensificazione dell’assorbimento di ALA e attraverso la chelazione del ferro. • Può essere utile applicare creme a base di perossido di idrogeno in quanto possono aumentare la quantità di ossigeno intracellulare amplificando l’effetto fotobiologico della PDT. • Importante, sulla base del quadro clinico da trattare, è la scelta del fotosensibilizzante più adatto, nel nostro caso topico, il tipo di preparato (unguento, crema, crema liposomiale, nanosfere, microsfere) e la sua concentrazione (0,5% 2% 5%, 10%, 16%, 20%) (Tabella 6). • Il fotosensibilizzante ideale dovrebbe avere un’alta tossicità per il tessuto bersaglio, bassa o nulla per gli altri tessuti, essere caratterizzato da purezza chimica, alta resa quantica, rapido accumulo tissutale, breve emivita e rapida eliminazione da parte dei tessuti normali; inoltre avere picchi di assorbimento della luce di lunghezze d’onda comprese nello spettro della luce visibile che penetrano profondamente il tessuto cutaneo ed in fine non avere tossicità al buio e non essere mutagenico. Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 2 181 C. Comacchi, P. Cappugi a b c d e Figura 1. Preparazione della lesione: dopo una accurata “pulizia” dell’area cutanea da trattare, viene prima applicata la sostanza fotosensibilizzante, successivamente un cerotto adesivo trasparente (tegaderm) e sopra questo una garza sterile al fine di evitare l’esposizione a sorgenti luminose e al sole. • In dermatologia i fotosensibilizzanti per uso topico attualmente utilizzati nel mondo sono rappresentati da (Tabella 7): • acido 5-aminolevulinico (ALA); • 5-ALA-metile estere (Metil-aminolevulinato) (MAL); • hydrogel contenente la clorofillina. – Fase 3 della preparazione: • L’applicazione topica del fotosensibilizzante determina un accumulo di protoporfirina IX nei tessuti. Questo evento necessario può essere verificato mediante una sorg e nte luminosa ad emissione nella banda del blu di circa 405 nm, che evidenzia la lesione con una fluorescenza rosa fuxia, questo fenomeno è detto di fotodiagnosi (Photodynamic diagnosis - PDD). – Fase 4 della preparazione: • Prevede la rimozione della medicazione e della crema rimasta, l’esecuzione della 182 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 2 Figura 2. Preparazione della lesione: nel caso di quadri clinici cutanei localizzati al volto si consiglia di utilizzare delle speciali maschere occlusive con protezione agli ultravioletti. Linee guida per la terapia fotodinamica in dermatologia oncologica, clinica e plastica Tabella 6. Fotosensibilizzante e patologie cutanee. Patologie cutanee Cheratosi attinica ALA 5% in PEG unguento ALA 10% in PEG unguento X X Malattia di Bowen ALA 16% in gel X Leucoplachia X X X X Carcinoma a cellule basali X X Carcinoma a cellule squamose X X Cheratoacantoma X Metastasi cutanee X M. di Paget extrammammario X Linfoma primitivi cutanei X X X Alopecia areata X Ipertricosi X Irsutismo X Psoriasi X Dermatite seborroica X Sclerodermia localizzata X Lichen scleroatrofico X Eczema X Granuloma anulare X Sarcoidosi X Verruche volgari X X X X Condilomi X Malattia di Darier X Balanopostite di Zoon Fotoinvecchiamento X X X Iperplasia sebacea Verruche piane Hydrogel Clorofillina X Cheilite attinica Acne MAL X X Eritroplasia di Queyrat ALA 20% in PEG unguento X X X Ulcere degli arti inferiori X X fotodiagnosi mediante la fluorescenza che consente di definire con esattezza i limiti della lesione prima di iniziare la terapia. Tale procedura è molto utile per individuare tutte le piccole cheratosi attiniche non sempre visibili ad occhio nudo e per definire i tumori cutanei non melanoma (Figura 3). Inoltre è di fondamentale utilità per verificare l’avvenuta attivazione completa del fotosensibilizzante che non emetterà più fluorescenza (fotobleanching); se sono presenti ancora delle piccole aree cutanee fluorescenti è necessario illuminare ulteriormente la lesione. X luminose per la PDT SorgentiIn generale, da quanto emerge dalla letteratura internazionale, due lunghezza d’onda di luce vengono utilizzate principalmente nel mondo: la luce blu di 420 nm circa e la luce rossa di 630 nm circa. In Europa la principale lunghezza d’onda usata è quella corrispondente al rosso di 630 nm circa poiché può attivare il fotosensibilizzante fino alla profondità di tutto il sottocutaneo. Le sorgenti luminose attualmente in commercio sono sorgenti a diodi (Light Emission Diode – LED). Le potenze applicate e s p resse in Joule variano in rapporto al tipo di Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 2 183 C. Comacchi, P. Cappugi patologia da trattare e alle concentrazioni di protoporfirina IX presente nel tessuto; in letteratura sono riportate potenze variabili da circa 20 Joule a 250 Joule. In generale più grandi sono le superfici da illuminare e meno importante è la lesione (acne e fotoringiovanimento) minore sarà l’energia fornita in Joule, più importante è la lesione (basaliomi e pre c a n c e rosi) maggiore sarà l’energia fornita (Tabella 8). Post trattamento Durante e/o dopo il trattamento alcuni pazienti possono avvertire dolore, bruciore, prurito e/o formicolio nelle zone irradiate, particolarmente per le lesioni tumorali localizzate al volto, in alcuni casi è abbastanza intenso, è perciò necessario sospendere l’illuminazione e applicare un impacco freddo per una diecina di secondi. Molto frequente è la formazione di chiazze eritemato-edematose e/o croste che tuttavia risolvono con completa restitutio ad integrum in pochi giorni. I pazienti sottoposti a PDT per il trattamento dell’acne, fotoringiovanimento, epilazione progressiva, rosacea, dermatite seborroica ecc. riferiscono eritema lieve o intenso e una desquamazione della durata di alcuni giorni. Dopo ogni trattamento sulle lesioni vengono applicate medicazioni lenitive e blandamente antisettiche fino al completamento del processo di riepitilizzazione. Deve essere raccomandata una fotoprotexione 50+ e l’obbligo di non esporsi al sole nei primi tre quattro giorni dopo la terapia. Il trattamento può essere ripetuto quante volte si ritiene necessario e secondo il risultato ottenuto a giudizio del Dermatologo. Tabella 7. Sostanze fotosensibilizzanti in dermatologia. 1. Acido 5-aminolevulinico (ALA): l’ALA precursore naturale, nella biosintesi dell’eme, di protoporfirina IX, è un potente fotosensibilizzante endogeno. Tale “profarmaco” ha la capacità di penetrare con facilità attraverso uno strato corneo alterato concentrandosi in quantità rilevante in molti tumori di origine epiteliale ed a livello di altre lesioni dermatologiche. All’interno della cellula tale profarmaco viene rapidamente metabolizzato in protoporfirina IX e la successiva attivazione della stessa mediante una sorgente luminosa dotata di lunghezza d’onda idonea, induce una fotosensibilizzazione ristretta primariamente al tessuto danneggiato, permettendo in tal modo un trattamento altamente selettivo senza causare fotosensibilità sistemica. La protoporfirina IX dopo eccitazione luminosa trasferisce energia all’ossigeno molecolare presente nella cellula, con formazione di specie reattive dell’Ossigeno (ROS), soprattutto ossigeno singoletto e in misura minore anione superossido, radicali ossidrililici e perossido di idrogeno, che a loro volte reagiscono con substrati proteici e lipidici, trasformandoli nei loro derivati ossidati. Il danno risulta ancora più rapido grazie alla degenerazione microvasale, all’induzione di meccanismi apoptotici, infiammatori e immunologici causati dalla PDT. I danni fotoindotti sono confinati alle sedi in cui si localizzano le porfirine: prevalentemente le membrane citoplasmatiche e altri organelli subcellulari (mitocondri, apparato di Golgi, reticolo endoplasmico), in quanto le porfirine sono molecole molto idrofobe. 2. 5-ALA-metile estere (Metil-aminolevulinato) (MAL): il MAL è stato sintetizzato al fine di migliorare la penetrazione attraverso la membrana plasmatica delle cellule bersaglio e per la diffusione attraverso gli strati epidermici. Il MAL ha l’indicazione ministeriale per il trattamento dei carcinomi a cellule basali (superficiali e nodulari), carcinoma squamocellulare intraepiteliale (malattia di Bowen) e delle cheratosi attiniche nei casi in cui altre terapie sono meno appropriate. 3. Hydrogel contenente la clorofillina: obiettivo di questa innovativa PDT di ringiovanimento è la liberazione controllata di forme reattive dell’ossigeno e di radicali liberi, in modo da consentire alla cute di produrre nuovo collagene ed elementi strutturali dermici, senza però sovraccaricarla di radicali liberi. La clorofillina, forma solubile della clorofilla, intercetta l’energia luminosa trasformando l’energia fotonica in energia chimica. La clorofillina è una clorina costituita da 4 anelli pirrolici in cerchio e con al centro un atomo di magnesio. La struttura della clorofillina è molto simile all’eme del citocromo C ossidasi della catena respiratoria mitocondriale e presenta un picco di assorbimento identico (630 nm). Nella formulazione utilizzata (hydrogel, clorofillina, CoQ10, disogenina, precursori acido ialuronico) sono incluse sostanze che permettono di controllare l’azione dei radicali liberi e di aumentare la presenza di ossigeno nel tessuto. Lo specifico hydrogel reticolato consente una penetrazione quasi totale dei principi attivi, una azione antinfiammatoria e antiradicalica per controllare gli effetti indesiderati, una diffusione omogenea dei principi attivi per una massima efficacia terapeutica. L’inclusione della clorofillina in uno specifico hydrogel reticolato ne assicura la protezione e la penetrazione in quantità sufficiente a livello dermo-epidermico. Figura 3. L’applicazione topica della sostanza fotosensibilizzante determina un accumulo di protoporfirina IX nei tessuti. Questo evento necessario può essere verificato mediante una sorgente luminosa ad emissione nella banda del blu di circa 405 nm, che evidenzia la lesione con una fluorescenza rosa fuxia, questo fenomeno è detto di fotodiagnosi (Photodynamic diagnosis - PDD). 184 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 2 Linee guida per la terapia fotodinamica in dermatologia oncologica, clinica e plastica Tabella 8. Tempo di applicazione del fotosensibilizzante e fluenza (J/cm2) “indicativi” per le principali patologie cutanee trattate con PDT. Patologie cutanee Tempo di applicazione Fluenza del fotosensibilizzante (J/cm2) Cheratosi attinica 3 ore 100-120 Malattia di Bowen 3 ore oppure in casi particolari 18-24 ore 120-180 Eritroplasia di Queyrat 3 ore 120-150 Cheilite attinica 3 ore 100-120 Leucoplachia 3 ore 100-120 Carcinoma a cellule basali 3 ore oppure in casi particolari 18-24 ore 120-180 Carcinoma a cellule squamose 3 ore oppure in casi particolari 18-24 ore 120-180 Cheratoacantoma 3 ore oppure in casi particolari 18-24 ore 120-180 Metastasi cutanee 3 ore oppure in casi particolari 18-24 ore 120-180 M. di Paget extrammammario 3 ore oppure in casi particolari 18-24 ore 120-180 Linfomi primitivi cutanei 3 ore 120-180 Acne 2-3 ore 80-120 Iperplasia sebacea 2-3 ore 80-120 Alopecia areata 3 ore 100-120 Ipertricosi 3 ore 100-120 Irsutismo 3 ore 100-120 Psoriasi 3 ore 100-120 2-3 ore 100-120 Sclerodermia localizzata 3 ore 100-120 Lichen scleroatrofico 3 ore 100-120 2-3 ore 100-120 3 ore 100-120 Dermatite seborroica Eczema Granuloma anulare Sarcoidosi 3 ore 100-120 Verruche volgari 3 ore oppure in casi particolari 18-24 ore 120-180 Verruche piane 3 ore 100-120 Condilomi 3 ore 120-150 Malattia di Darier 3 ore 100-120 Balanopostite di Zoon 3 ore 100-120 Fotoinvecchiamento 3 ore 100-150 Ulcere degli arti inferiori 3 ore 75-100 Letture 3. Calzavara-Pinton PG, Capezzera R, Zane C. Fotosensibilizzanti per terapia fotodinamica (TFD). In: Terapia fotodinamica nella pratica clinica. Cappugi P, Rossi R, Mavilia L, Campolmi P. See-Firenze 2005; 21-32. 4. Rossi R, Mavilia L, Campolmi P, Cappugi P. Terapia fotodinamica con acido 5-aminolevulinivo in dermatologia oncologica. Dermatologia ambulatoriale 2001; 4:12-24. 5. Canti GF, Calastretti L. Terapia fotodinamica e nuovi fotosensibilizzanti. In: Manuale di terapia fotodinamica in dermatologia. Monti M e Motta S eds. Lampi di stampa, Milano 2005; 29-40. 6. Villa G. Sorgenti luminose per terapia e diagnostica fotodinamica. In: Manuale di terapia fotodinamica in dermatologia. Monti M e Motta S eds. Lampi di stampa, Milano 2005; 41-64. 7. Petrini N, Massi D, Rossi R, Cappugi P. Patologia precancerosa e terapia fotodinamica. In: Terapia fotodinamica nella pratica clinica. Cappugi P, Rossi R, Mavilia L, Campolmi P. See-Firenze 2005; 55-64. 8. 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Terapia Fotodinamica in Dermatologia. Un trattamento non invasivo di patologie cutanee tumorali e non. Hi.techdermo, anno III n 4, 2008; 11-24. 21. Mori M, Mavilia L, Rossi R, Campolmi P, Cappugi P, Pimpinelli N. La terapia fotodinamica nel trattamento dei linfomi primitivi cutanei. G Ital Dermatol Venereol 2004. 27. Comacchi C, Villa G. Terapia fotodinamica in ambito dermo-estetico. In. Trattato di medicina estetica. Massirone A Ed. Piccin Nuova Libraria SpA. In press Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 2 Ruolo delle proteine alimentari sulla salute della pelle Antonio Paoli 1 Andrea Fratter 2 SU M M A R Y Role of food’s protein on skin health The amount of protein required for optimum athletic performance is a source of scientific debate since at least 1840 when von Liebig stated that proteins were the main source of fuel during the exercise. This was reversed when during the first of 900’s proved that carbohydrates and not proteins represent the major source of fuel during the exercise. So during all 1900, studies focused on fat and carbohydrates omitting proteins. So, authoritative texts and Åstrand Rhodal but also the recommendations of the U.S. Food and Nutrition Board in 1989, emphasized how the exercise did not require increases in protein’s RDA. On the contrary, recent researches shows that there is undoubtedly an increased protein requirements in athletes, while few studies have analyzed the protein needs during conditions such as cosmetic treatments. Cosmetics treatments require adequate protein both for the recovery of the skin and for maintain and increase muscular tone essential to give a proper support for the structures of the dermis and the skin. Our review highlights how the administration of proteins, especially protein collagen, may lead to an improvement in the appearance of the skin and both through the availability of amino acids both through action of di and tripeptides with several important biological functions. We also analyzes the lack of scientific data in support of the alleged hazard of protein integration in healthy subjects. KEY WORDS: Proteins, Collagen, Cosmetics Introduzione Diversi testi riportano la seguente com- 1 Dipartimento di Anatomia e Fisiologia - Sezione di Fisiologia Università degli Studi di Padova 2 Pharm. D Docente presso il Master in Medicina Estetica dell'Università di Pavia posizione della pelle: 70% acqua, 25% proteine, 2% grassi, minerali 0.5% ed il restante 2.5% altre sostanza. In realtà dipende se consideriamo la pelle in toto oppure solo lo strato corneo e l'epidermide o anche il derma. Secondo Forbes et al. (J Biol Chem 1953) la pelle contiene per il 27,3% proteine (il muscolo scheletrico 19,7) e tra il 67 (Forbes 1953) ed il 73% di acqua (Mitchell et al. J Biol Chem 1945) considerando la fat free mass, se invece consideriamo anche il grasso l'acqua rappresenta il 57,71%. I lipidi sono circa 235 (g/ per mg di proteine (circa 1/4 rispetto alle proteine e quindi circa il 10-15% del totale Wilkes et al. 1973a e 1973b ). Nello strato corneo le proteine sono essenzialmente dovute alla alfa cheratina (70%) e beta cheratina (10%) e l'involucro delle cellule (5%) mentre un restante 15% ad enzimi ed altre proteine. Considerando la cute in toto invece delle proteine totali una quota importante è rappresentata dal collagene (Tabella 1). Risulta quindi assolutamente evidente come le proteine rappresentino una parte fondamentale della struttura della pelle e ne influenzino in modo sostanziale le caratteristiche. In aggiunta negli ultimi anni i cosidetti cibi funzionali hanno conosciuto una crescente popolarità ed i benefici a loro attribuiti si sono moltiplicati. Vi sono un numero limitato di studi che hanno analizzato le azioni dei peptidi derivati dagli idrolizzati proteici come nutraceutici. Negli ultimi anni la relazione tra cibo e pelle ha catturato l'attenzione dei ricercatori, moltiplicando anche l'offerta di prodotti alimentari che pro m e ttono di agire sulle caratteristiche cutanee. Sappiamo che le caratteristiche della pelle sono Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 2 191 A. Paoli, A. Fratter Tabella 1. Chemical Composition of Adult Human Body. The values are given in per cent. Total body Water Ether extract Crude protein (N X 6.25) Skin 6.33 57.71 14.23 Skeleton 17.58 28.17 25.04 Teeth 0.08 5.00* Striated muscle 39.76 70.09 Brain, spinal cord, nerve trunks 2.99 Liver 2.34 Heart 0.52 influenzate da una serie di fattori endogeni ed ambientali come l’età, raggi ultravioletti, ormoni e cibo. Ma su quest'ultimo fattore solo recentemente si è indagato in maniera approfondita. Cosgrove at al. (2007) recentemente ha studiato la relazione tra assunzione di nutrienti e aspetto cutaneo dimostrando come un maggior apporto di vitamina C ad acido linoleico ed un minor introito di grassi e carboidrati sono associati con un miglior aspetto della pelle. Mentre è relativamente difficile che nei paesi sviluppati vi siano serie carenze nutrizionali è frequente che diete sbilanciate, vecchiaia e fumo, influenzando la salute dell'individuo, agiscano anche sulla pelle. Vi sono diversi studi che dimostrano come la supplementazione orale di vitamine, minerali, acidi grassi e proteine possa modulare la funzione della pelle (Barel et al. 2005, Chiu et al. 2005, K i e ffer et al. 1998, Skovgaard et al. 2006, Thom 2001, Thom 2005) mentre l'azione foto pro t e t t iva di miscele di antiossidanti è largamente documentata (Heinreich et al. 2006). proteica Supplementazione Mentre vi sono innumerevoli ricerche sull'effetto della supplementazione proteica sul metabolismo muscolare e su quel tipo di proteine sia il più adatto a questo scopo (ad esempio Lemon et al. 1997, Evans 1997, Evans 2001, Fern et al. 1991) pochi studi sono stati eseguiti sull'effetto dell'integrazione orale proteica e sul tipo di proteine più efficaci. Il collagene e le proteine della gelatina essendo carenti in alcuni amino acidi essenziali sono sempre stati considerati una seconda scelta nella supplementazione proteica per gli atleti e 192 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 2 Ash Ca P 27.33 0.62 0.0034 0.070 19.71 26.62 10.68 4.61 23.00* 67.95 25-05 12.09 6.60 21.94 1.01 0.066 0.156 76.09 12.35 11.50 1.37 0.0147 0.299 71.58 3.11 22.24 1.35 0.0133 0.303 62.95 16.58 17.48 0.61 0.0058 0.144 quindi nella supplementazione proteica in generale. In realtà la gelatina essendo altamente digeribile è una buona fonte di pro t e i n e (Baziwane et al. 2003) ed ancor di più gli idrolizzati del collagene (IdC) che contengono peptidi con un peso molecolare di 3-6 kDa (Nemati et al. 2004). In effetti gli IdC hanno dimostrato di avere effetti benefici su soggetti sofferenti di osteoartrosi suggerendo un ruolo nella sintesi della matrice della cartilagine articolare (Oesser e Seifert 2003) manifestando al contempo un'assoluta sicurezza anche ad alte dosi di assunzione (1.66g/Kg di peso corporeo) in modelli animali. Vi sono anche studi che dimostrano effetti benefici dell'assunzione di IdC su capelli e unghie (Rushton 2002). L'effetto sembra esplicarsi tramite l'azione di peptidi bioattivi con diverse e importanti azioni biologiche come quella antiossidante ed antipertensiva (Zague 2008). diverse fonti proteiche EfficaciaUn diprimo dubbio sull'efficacia di diverse fonti proteiche è che le proteine, da qualsiasi fonte provengano devono, essere idrolizzate in peptidi per attraversare la barriera intestinale. Uno dei fattori più importanti è la biodisponibilità definibile (Richelle et al. 2006) come la quantità relativa di un composto nutrizionale bioattivo che attraversa la barriera intestinale, raggiunge la circolazione sanguigna ed è disponibile per i processi metabolici o per essere stoccato nel corpo (nella pelle ad esempio). Vi sono varie ricerche che hanno dimostrato l'elevata biodisponibilità del collagene dopo somministrazione orale (circa il 95% del IdC viene assorbito nelle Ruolo delle proteine alimentari sulla salute della pelle prime 12 ore) (Oesser et al. 1999). Il trasferimento alla cute del collagene ingerito è rapido (raggiunge il picco dopo 12 ore) ed è curioso notare come i petidi del collagene siano assorbiti anche con pesi molecolari più elevati (fino a 10 kDa) di quelli normalmente associati con il superamento della barriera intestinale. Vi sono dati che indicano come l'idrossiprolina in forma peptidica (derivata dal collagene) appare nel plasma dopo l'ingerimento di collagene (Iwai et al. 2005) con un picco plasmatico dopo 2 ore dall'ingestione. Gli autori hanno identificato un piccolo petide Prolina-Idrossiprolina caratteristico dell'ingestione sia di collagene I che II. L'aumento sostanziale di questo peptide è spiegabile con l'abbondanza della sequenza Pro-Hyp nel collagene, petide che non sembra venir attaccato in maniera efficace dalle petidasi rimanendo quindi inalterato per il 75% anche dopo 24 ore nel siero umano (Iwai et al. 2005). Sequenza aminoacidica di collagene. 1 16 31 46 61 76 91 106 121 136 151 166 181 196 211 226 241 256 271 286 301 316 331 346 361 376 391 406 421 436 451 466 481 496 511 526 541 556 571 586 601 616 631 646 661 676 691 706 721 Met Phe Ser Phe Val Asp Leu Arg Leu Leu Leu Leu Leu Ala Ala Thr Ala Leu Leu Thr His Gly Gln Glu Glu Gly Gln Val Glu Gly Gln Asp Glu Asp Ile Pro Pro Ile Thr Cys Val Gln Asn Gly Leu Arg Tyr His Asp Arg Asp Val Trp Lys Pro Glu Pro Cys Arg Ile Cys Val Cys Asp Asn Gly Lys Val Leu Cys Asp Asp Val Ile Cys Asp Glu Thr Lys Asn Cys Pro Gly Ala Glu Val Pro Glu Gly Glu Cys Cys Pro Val Cys Pro Asp Gly Ser Glu Ser Pro Thr Asp Gln Glu Thr Thr Gly Val Glu Gly Pro Lys Gly Asp Thr Gly Pro Arg Gly Pro Arg Gly Pro Ala Gly Pro Pro Gly Arg Asp Gly Ile Pro Gly Gln Pro Gly Leu Pro Gly Pro Pro Gly Pro Pro Gly Pro Pr o Gly Pro Pro Gly Leu Gly Gly Asn Phe Ala Pro Gln Leu Ser Tyr Gly Tyr Asp Glu Lys Ser Thr Gly Gly Ile Ser Val Pro Gly Pro Met Gly Pro Ser Gly Pro Arg Gly Leu Pro Gly Pro Pro Gly 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Gly Pro Arg Gly Ala Asn Gly Ala Pro Gly Asn Asp Gly Ala Lys Gly Asp Ala Gly Ala Pro Gly Ala Pro Gly Ser Gln Gly Ala Pro Gly Leu Gln Gly Met Pro Gly Glu Arg Gly Ala 15 30 45 60 75 90 105 120 135 150 165 180 195 210 225 240 255 270 285 300 315 330 345 360 375 390 405 420 435 450 465 480 495 510 525 540 555 570 585 600 615 630 645 660 675 690 705 720 735 736 751 766 781 796 811 826 841 856 871 886 901 916 931 946 961 976 991 1006 1021 1036 1051 1066 1081 1096 1111 1126 1141 1156 1171 1186 1201 1216 1231 1246 1261 1276 1291 1306 1321 1336 1351 1366 1381 1396 1411 1426 1441 1456 Ala Gly Leu Pro Gly Pro Lys Gly Asp Arg Gly Asp Ala Gly Pr o Lys Gly Ala Asp Gly Ser Pro Gly Lys Asp Gly Val Arg Gly Leu Thr Gly Pro Ile Gly Pro Pro Gly Pro Ala Gly Ala Pro Gly Asp Lys Gly Glu Ser Gly Pro Ser Gly Pro Ala Gly Pro Thr Gly Ala Arg Gly Ala Pro Gly Asp Arg Gly Glu Pro Gly Pro Pro Gly Pro Ala Gly Phe Ala Gly Pro Pro Gly Ala Asp Gly Gln Pro Gly Ala Lys Gly Glu Pro Gly Asp Ala Gly Ala Lys Gly Asp Ala Gly Pro Pro Gly Pro Ala Gly Pro Ala Gly Pro Pro Gly Pro Ile Gly Asn Val Gly Ala Pro Gly Ala Lys Gly Ala Arg Gly Ser Ala Gly Pro Pro Gly Ala Thr Gly Phe Pro Gly Ala Ala Gly Arg Val Gly Pro Pro Gly Pro Ser Gly Asn Ala Gly Pro Pro Gly Pro Pro Gly Pro Ala Gly Lys Glu Gly Gly Lys Gly Pro Arg Gly Glu Thr Gly Pro Ala Gly Arg Pro Gly Glu Val Gly Pro Pro Gly Pro Pro Gly Pro Ala Gly Glu Lys Gly Ser Pro Gly Ala Asp Gly Pro Ala Gly Ala Pro Gly Thr Pro Gly Pro Gln Gly Ile Ala Gly Gln Arg Gly Val Val Gly Leu Pro Gly Gln Arg Gly Glu Arg Gly Phe Pro Gly Leu Pro Gly Pro Ser Gly Glu Pro Gly Lys Gln Gly Pro Ser Gly Ala Ser Gly Glu Arg Gly Pro Pro Gly Pro Met Gly Pro Pro Gly Leu Ala Gly Pro Pro Gly Glu Ser Gly Arg Glu Gly Ala Pro Gly Ala Glu Gly Ser Pro Gly Arg Asp Gly Ser Pro Gly Ala Lys Gly Asp Arg Gly Glu Thr Gly Pro Ala Gly Pro Pro Gly Ala Pro Gly Ala Pro Gly Ala Pro Gly Pro Val Gly Pro Ala Gly Lys Ser Gly Asp Arg Gly Glu Thr Gly Pro Ala Gly Pro Ala Gly Pro Val Gly Pro Val Gly Ala Arg Gly Pro Ala Gly Pro Gln Gly Pro Arg Gly Asp Lys Gly Glu Thr Gly Glu Gln Gly Asp Arg Gly Ile Lys Gly His Arg Gly Phe Ser Gly Leu Gln Gly Pro Pro Gly Pro Pro Gly Ser Pro Gly Glu Gln Gly Pro Ser Gly Ala Ser Gly Pro Ala Gly Pro Arg Gly Pro Pro Gly Ser Ala Gly Ala Pro Gly Lys Asp Gly Leu Asn Gly Leu Pro Gly Pro Ile Gly Pro Pro Gly Pro Arg Gly Arg Thr Gly Asp Ala Gly Pro Val Gly Pro Pro Gly Pro Pro Gly Pro Pro Gly Pro Pro Gly Pro Pro Ser Ala Gly Phe Asp Phe Ser Phe Leu Pro Gln Pro Pro Gln Glu Lys Ala His Asp Gly Gly Arg Tyr Tyr Arg Ala Asp Asp Ala Asn Val Val Arg Asp Arg Asp Leu Glu Val Asp Thr Thr Leu Lys Ser Leu Ser Gln Gln Ile Glu Asn Ile Arg Ser Pro Glu Gly Ser Arg Lys Asn Pro Ala Arg Thr Cys Arg Asp Leu Lys Met Cys His Ser Asp Trp Lys Ser Gly Glu Tyr Trp Ile Asp Pro Asn Gln Gly Cys Asn Leu Asp Ala Ile Lys Val Phe Cys Asn Met Glu Thr Gly Glu Thr Cys Val Tyr Pro Thr Gln Pro Ser Val Ala Gln Lys Asn Trp Tyr Ile Ser Lys Asn Pro Lys Asp Lys Arg His Val Trp Phe Gly Glu Ser Met Thr Asp Gly Phe Gln Phe Glu Tyr Gly Gly Gln Gly Ser Asp Pro Ala Asp Val Ala Ile Gln Leu Thr Phe Leu Arg Leu Met Ser Thr Glu Ala Ser Gln Asn Ile Thr Tyr His Cys Lys Asn Ser Val Ala Tyr Met Asp Gln Gln Thr Gly Asn Leu Lys Lys Ala Leu Leu Leu Gln Gly Ser Asn Glu Ile Glu Ile Arg Ala Glu Gly Asn Ser Arg Phe Thr Tyr Ser Val Thr Val Asp Gly Cys Thr Ser His Thr Gly Ala Trp Gly Lys Thr Val Ile Glu Tyr Lys Thr Thr Lys Thr Ser Arg Leu Pro Ile Ile Asp Val Ala Pro Leu Asp Val Gly Ala Pro Asp Gln Glu Phe Gly Phe Asp Val Gly Pro Val Cys Phe Leu 750 765 780 795 810 825 840 855 870 885 900 915 930 945 960 975 990 1005 1020 1035 1050 1065 1080 1095 1110 1125 1140 1155 1170 1185 1200 1215 1230 1245 1260 1275 1290 1305 1320 1335 1350 1365 1380 1395 1410 1425 1440 1455 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 2 193 A. Paoli, A. Fratter Contrariamente alla comune assunzione che i peptidi vengano idrolizzati nel tratto gastro i n t estinale ad aminoacidi per passare la barriera intestinale vi sono molte evidenze che dimostrano come anche i peptidi vengano agevolmente assorbiti. L'idrossiprolina viene assorbita sia nella forma aminoacidica che peptidica. Anche se il peptide contenente Hyp varia da gelatina a gelatina Pro-Hyp sembra essere comunque il maggior peptide presente nel plasma umano dopo ingestione di collagene. Anche il peptide ProlinaIdrossiprolina-Glicina ha una ruolo importante ed è una sequenza particolarmente presente nel collagene (così come la Glicina è un aminoacido particolarmente presente nell'involucro proteico dei cheratinociti - Steven e Steiner 1994). I peptidi Pro-Hyp-Gly hanno un azione chemotattica sui fibroblasti umani (Postlethwaite et al. 1978), sui neutrofili e monociti (Laskin et al. 1996, Postlethwaite et al. 1976). Anche i tripeptidi sintetici sembrano esercitare la stessa azione suggerendo quindi un'azione chemotattica che serve a stimolare la riparazione ed il rimaneggiamento tissutale agendo come messaggero e segnale per la sintesi di nuove fibre collagene e per la riorganizzazione della matrice extracellulare (Tabella 2). Vi sono diversi studi che dimostrano l'effetto biologico dell'assunzione di collagene sulla cute, sulle sue caratteristiche istologiche (come l'aumento del diametro delle fibre collagene). Per verificare se l'effetto sulla cute del collagene sia specifico o semplicemente legato alle proteine Matsuda (2006) ha analizzato la differenza su fibroblasti e matrice extracellulare della somministrazione di lattoalbumine e collagene (in maiali) dimostrando che che la densità dei fibroblasti e il diametro e la densità delle fibrille di collagene erano più elevate nel gruppo collagene. Anche il rapporto del dermatan solfato era più elevato nel gruppo collagene. Sumida nel 2004 ha analizzato in umani l'effetto dell'ingestione quotidiana di IdC (10 g) dimostrando un aumento dell'idratazione della pelle. Anche Koyama et al. (2006) ha evidenziato un effetto specifico della somministrazione orale del collagene sulla pelle. M e n t re le proteine del collagene sembrano avere un ruolo specifico sui fibroblasti e sulla matrice extracellulare del collagene non si può n e g a re il ruolo fondamentale di altre fonti proteiche sulle strutture del derma ma anche (albumina) sulla pressione oncotica capillare (e relativo ruolo antiedemigeno) e il ruolo delle proteine del siero del latte come peptidi 194 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 2 antinfiammatori (Neri, Bargossi e Paoli 2004) ma anche nel pro m u o v e re il mantenimento della massa magra e l'ossidazione dei lipidi (Bouthegourd et al. 2002). Tabella 2. CEs of human keratinocytes. Amino acid Asx Thr Ser Glx Pro Gly Ala Val Cys Met Ile Leu Phe Tyr Lys His Arg Trp Foreskin epidermis 1.8 2.2 20.2 9.2 0.0* 35.3 3.6 3.8 4.7 0.3 2.0 1.6 2.5 2.3 5.0 0.7 1.9 0.0* Cultured cells 6.2 6.7 7.2 22.3 5.5 9.1 6.2 5.6 1.1 1.2 2.8 11.1 1.9 1.6 6.7 2.9 2.2 0.0* effetti avversi Cenni didisuproteine/aminoacidi un’elevata assunzione Vi è la convinzione che un eccesso di proteine possa essere dannoso, ma tali dati sono riferiti per lo più a pazienti con una funzione renale compromessa (Brenner 1982). Non vi sono dati che indichino come un'assunzione fino a 3 volte l'RDA possa portare a malattie renali (Lemon 1995). Studi recenti indicano come valore minimo per mantenere un bilancio azotato positivo negli anziani sedentari 1.26 g · Kg-1 · day -1 di proteine e negli anziani attivi 1.6 g · Kg-1 · day -1 (Evans 2001) Il problema è che ad alti dosaggi con la carne si introducono anche grassi, purine e colesterolo e quindi si ritiene che soggetti con elevate necessità proteiche (come ad esempio nel caso di cure estetiche che aumentino il turnover proteico della pelle) debbano utilizzare integratori (Lemon 1995). Ruolo delle proteine alimentari sulla salute della pelle B ibliografia Barel A, Calomme M, Timchenko A, De Paepe K, Demeester N, Rogiers V, Clarys P, Vanden Berghe D. Effect of oral intake of choline-stabilized orthosilicic acid on skin, nails and hair in women with photodamaged skin. Arch Derm a t o l Res 2005; 297(4):147-53. Epub 2005; 26:153. Baziwane D, He Q. Gelatin: the paramount food additive. Food Rev Int 2003; 19:423-435. 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It also occurs following use of antimalarials and products containing resorcinol, phenol, mercury or picric acid. Exogenous ochronosis is prevalent among South African Blacks, it has been reported to occur in Hispanics, and is relatively uncommon within European population. We report two white middle-aged Caucasian women with hyperpigmentation of the face after using 2% hydroquinone containing bleaching cream. Both noted initial lightening of the facial pigmentation followed by progressive darkening of areas to which the cream was applied. After biopsy they were found to have exogenous ochronosis. These are the first cases reported in Bulgaria. KEY WORDS: Exogenous ochronosis, Hydroquinone, Hyperpigmentation Introduction Exogenous ochro n o s i s is a localized blue-black hyperpigmentation of the skin, identical to that seen in alkaptonuria (endogenous ochronosis). This condition can be induced by phenol, re s o rcinol, antimalarial agents, hydroquinone or mercury containing c re a m s 1. The etiology of hydroquinone – induced hyperpigmentation in exogenous ochronosis remains speculative and treatment of this condition is difficult. The offending agent must be avoided, but improvement occurs very slowly. A number of topical agents have been studied as have dermabrasion and also the use of lasers. Controlled studies in larger numbers of patients are requiring determining the true efficacy of newer treatment. day a 2% hydroquinone bleaching cre a m (Achromin®) for 8-9 years to lighten several “melasma” lesions on her face. She noted a mild lightening of the lesions during the first few months of using the cream. After extended use she noticed the return of the pigmentation of the lesions, followed by diffuse hyperpigmentation limited to those areas treated with the cream. She had no history of dark urine or Case Reports Case 1 A 65-year-old white woman was seen in January 2006. She had applied almost every Figure 1. Department of Dermatology and Allergology Military Medical Academy, Sofia, Bulgaria Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 2 197 M. Kadurina, B. Dimitrov, S. Tonev arthritis. Physical examination revealed numerous pin-point, blue-black macules in a periorbital and perilabial distribution bilaterally (Figures 1 and 2). The sclerae, conjunctivae, ears and oral mucosa were normal. Laboratory results and measurements of serum adre n o c o r t i c o t ropic hormone, cortisol and aldosterone levels were all normal. Her urine did not turn dark on observation. A 2 mm punch biopsy specimen from an area of hyperpigmentation showed a normal epidermis, but within the upper dermis were multiple scattered, elongated, curved and oval deposits of ochronotic pigment within the degenerated and swollen collagen bundles (Figure 3). The ochronotic pigment stained blueblack with methylene blue (Figure 4). The bleaching cream was discontinued and the patient was instructed to use sunscreens. She did not return for follow up. Figure 2. Case 2 A 62-year-old white woman was seen in March 2008. She had a 3 years history of pro g ressive asymptomatic hyperpigmentation of the skin localized around her eyes and mouth. The patient reported the use of a 2% h y d roquinone bleaching cre a m (Achromin®) for approximately 5 years to treat several pigmented lesions on her face. After initial lightening she noted progressive worsening of the hyperpigmentation with periorbital and perioral distribution. She had no history of arthritis or dark urine. Physical examination showed a symmetrical hyperpigmented blueblack macular eruption extending over the periorbital and perioral are a s ( F i g u res 5 and 6). Results of laboratory evaluations of serum adrenocorticotropic hormone, cortisol and aldosterone levels, and thyroid function were all normal. Her alkalized urine was placed on a photographic paper and showed no changes (negative Fishberg test). Histological examination revealed deposition of yellow-brown pigment 198 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 2 Figure 3. HE stain x 600. Figure 4. Methylene blue stain x 400. Hydroquinone-induced exogenous ochronosis within degenerated, swollen and irregularly shaped collagen bundles in the dermis (Figure 7). These findings were diagnostic of exogenous ochronosis. The pigment stained blue-black with methylene blue technique (Figure 8). The patient was treated with 0,01% retinoic acid along with sunscreens which resulted in minimal lightening of the hyperpigmentation. She is preparing for CO2 laser treatment. Discussion Ochronosis characterized by Figure 5. Figure 6. Figure 7. HE stain x 300. Figure 8. Methylene blue stain x 400. bluish-grey to black discoloration in connective tissue, exists in both endogenous and exogenous form. The endogenous form – alkaptonuria is a rare multisystem autosomal recessive disorder in which the enzyme homogentisic acid oxidase is deficient, resulting in the accumulation of homogentisic acid (HGA) in various tissues, including skeletal, cardiovascular, genitourinary, re s p i r a t o ry, ocular and cutaneous 1. Cardiac valvular disease and arthropathy are the primary physical disabilities 3. Polymerized HGA deposited in the dermis imparts the characteristic blue-black coloration seen in alkaptonuria 1. Exogenous ochronosis is clinically and histologically similar to alkaptonuria but exhibits no systemic involvement and is not inherited disorder. It is characterized by an asymptomatic hyperpigmentation of the face sides and back of the neck and extensor surfaces of the extre m i t i e s 2. This condition is associated with topical application of various chemicals, including phenol, re s o rcinol, picric acid, m e rc u ry and hydroquinone 4. Antimalarials have been reported as well 5. Exogenous ochronosis caused by topical hydroquinone containing creams was first noted by Findlay et al. in Pretoria 6. In their report the South African women with hyperpigmentation had used a high concentration (3%-8%) hydroquinone bleaching creams for many years. In contrast six cases reported in the USA involve the use of Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 2 199 M. Kadurina, B. Dimitrov, S. Tonev bleaching creams containing 1%-3% hydroquinone over several months to a year 7-9. H y d roquinone bleaching creams are widely used by persons of all races and colors to lighten their complexions and to treat melasma, lentigines and postinflammatory hyperpigmentation. Hydroquinone is used in bleaching c reams because of its ability to block the conversion of tyrosine to melanin by inhibiting tyrosinase, resulting in depigmentation 10. The mechanism responsible for the hyperpigmentation seen in exogenous ochronosis from topical hydroquinone remains the subject of speculation. In a study by Chen and Chavin 11 using black goldfish skin, lower concentrations of hydroquinone inhibited tyrosinase, while higher concentrations had an opposite effect, activating tyrosinase and increased melanin synthesis. Penneys proposed that topically applied hydroquinone inhibits the local activity of HGA oxidase in the skin, which then polymerizes to form ochronotic pigment 12. Hydroquinone is a phenolic compound similar to HGA. In 1953 using beef liver Shepartz found that hydroquinone inhibits HGA oxidase 13. Exogenous ochronosis is often limited to the face and neck, and some authors suggest that sunlight is playing role 14, 15. Findlay et al. proposed the theory of melanocyte recovery, whereby after prolonged use of hydroquinone, melanocytes overcome the product’s damaging effects and hyper react to sunlight 6. Three stages of this disease have been identified. Stage one present erythema and mild pigmentation of the face and the neck. Stage two involves progression of hyperpigmentation and “caviar-like” papules. Stage three includes papules and nodules, and eventually surrounding inflammation 6, 16. Histological examination of lesions in patients with exogenous ochronosis shows elongated banana shaped yellow-brown deposits and fibers 8. In stages two and three there can be a degeneration of the ochronotic fibers and formation of a colloid milium. Sometimes stage three can present inflammatory findings: plasma cells, epithelioid cells and histiocytes, multinucleate giant cells. Pseudoepitheliomatous hyperplasia and transepidermal elimination have been found in several cases 17, 18. Sarcoidlike granulomas with multinucleated giant cells engulfing ochronotic particles have been also described 18. Treatment of exogenous ochronosis remains dif- 200 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 2 ficult. Avoidance of hydroquinone containing creams and the use of sunscreens are first choice. Cry o t h e r a p y, retinoic acid (0,025%0,05%) and trichloroacetic acid have been tried without benefit. Many authors suggest letting the lesions fade over time. Diven 19 et al. d e s c r i b e a case of exogenous ochronosis treated with dermabrasion and CO2 laser with good results. Q-switched ruby laser was utilized to treat exogenous ochronosis quite successfully 20. These new techniques must be tested among a larger population groups with exogenous ochronosis in order to determine their true eff iciency. Conclusion Our cases can be add to the growing number of exogenous ochronosis reports and demonstrate that this condition is not confined only to black patients, but can also occur in Caucasian population. These are the first documented cases of Bulgarian white persons with exogenous ochronosis caused by 2% hydroquinone containing bleaching creams. References 1. Albers S, Brozena S, Glass L, et al. Alkaptonuria and ochronosis: case report and review. J Am Acad Dermatol 1992; 27:609-14. 2. Offe JV, DeClerck L, et al. The clinical manifestations of ochronosis: a review. Acta Clin Belg 1995; 50:358-62. 3. Dom K, Pittevils T. Onchronotic arthropathy: the black hip. Case report and review of the literature. Acta Orthop Belg 1997; 63:122-5. 4. Hardwick N, Gelder LV, Merwe CVD, et al. Exogenous ochronosis: an epidemiological study. Br J Dermatol 1989; 120:229-38. 5. Bruce S, Tschen J, Chow D. Exogenous ochronosis resulting from quinine injections. J Am Acad Dermatol 1986; 15:357-61. 6. 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The manifestations of sarcoidosis in the skin are widely variables and it’s strongly difficult to make diagnosis; there are specific and non-specific lesions. Sarcoidosis is more common in children from 9 to 15 years of age and the typical skin rash is usually maculopapular. The diagnosis of sarcoidosis requests some important investigations on the patients: familial information, physical examination, chest X-ray, laboratory analysis and biopsy of skin lesion. In this case report we describe a case of childhood sarcoidosis with cutaneous manifestations in a 10 year-old girl with the elevation of serum angiotensin-converting enzyme and without multisystemic involvement. KEY WORDS: Childhood sarcoidosis, Cutaneous manifestations, Serum angiotensin-converting enzyme Introduction Sarcoidosis is a multisystemic and granulomatous disorder of unknown etiology 1, 2 that rarely occurs in children. There are two different clinical patterns of sarcoidosis in children: an early onset form in children less than 4 years old which is characterized by a triad of skin, joint and eye involvement and a late onset form in children 8 to 15 years old 3-6 which is similar to adult sarcoidosis with involvement of the lungs (94-100%) lymphnodes and eyes. There aren’t many studies about the real incidence of this rare pathology except a study that reported the incidence of 0.29 per 100.000 person-years in children under the age of 15 years in Denmark between 1979 and 1994 7. Skin involvement in sarcoidosis is present in about 20-35% of patients and is frequently associated with the onset of the disease 8-12. Many authors reported a prevalence of skin manifestations in females regarding males and 1 also compared with patients without skin involvement 10-13. The manifestations of sarcoidosis in the skin are widely variables 14 and it’s strongly difficult to make diagnosis. There are specific and non-specific lesions 9, 15. Specific lesions are characterized by the classical histology pattern: noncaseating granulomas. The typical specific lesions are: macro papules, nodules, plaques, infiltrative scars, and lupus pernio 12. All non-specific lesions don’t contain the classical noncaseating granulomas and may rapresent a reactive process 16. Sarcoidosis is more common in children from 9 to 15 years of age 17 and the typical skin rash is usually maculopapular. The diagnosis of sarcoidosis requests some important investigations on the patients. Familial informations are important because several familiar multisystemic granulomatous diseases have been described since now 18-20. Medico Chirurgo Dermatologo Roma, Italy 2 Medico Chirurgo, Roma, Italy Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 2 203 E. Perosino, E. Tati, F. Ursitti Physical examination is needed to reveal lymphoadenopathy, to evaluate multisystemic involvement and define skin manifestations. Chest X-ray is fundamental to investigate a pulmonary disease. Laboratory analysis, with particular attention to the value of the serum angiotensin-converting enzyme (ACE) 21 may clarify the diagnosis of sarcoidosis. Finally the end point of the investigations on the patients is the biopsy of a skin lesion with the histological examination that confirms the diagnosis of sarcoidosis. In this case report we describe a case of childhood sarcoidosis with cutaneous manifestations in a 10 year-old girl with the elevation of serum ACE and without multisystemic involvement. Case report A 10 year-old girl presented two months ago with two reddish, erythematous and flat lesions with diameter of 2,5 mm on the forehead region near the eyebrows. She had received topic steroid treatment on the lesions for 12 months with partial resolution of the symptomatology. She referred the onset of these skin manifestations about 15 months ago. She also didn’t refer any other disease or symptom. A carefully physical examination did not show any lymphoadenopathy or any other body involvement. We decided to stop the steroid treatment and to analyze, after one month from the suspension of the topic therapy, the lesions with a skin biopsy. Without any topic treatment, after 1 month, the lesions changed. They assumed the aspect of three yellowish and macro maculopapular lesions and they increased volume (Figure 1). Chest radiography didn’t show any hilar lymphoadenopathy, paratracheal adenopathy or evidence of parenchymal disease. Ophtalmologic examination didn’t reveal any ocular involvement. Thyroid and parathyroids sonography didn’t show any morphologic alteration except the presence of two reactive latero cervical lymphonodes. No arthritis or joint involvement symptoms. Urinalysis was normal. Laboratory findings were also normal, including a regular value of calcaemia. The only serum alteration that we found was an increasing value of serum ACE: our patient reported a value of 82,20 U/L. Skin biopsy specimens from her forehead lesions revealed granulomatous inflammation and multiple noncaseating epithelioid small granulomas in the 204 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 2 dermis and ipodermis. Granulomas were composed by histiocyte cells, giant cells and minimal associated lymphocytes and absent plasma cells. After 1 month, without any local or systemic therapy (Figures 2-5), the skin lesions were still the same without any variation in dimension, shape and colour; laboratory findings didn’t show any changes except a reduction of the serum ACE value (58,69 U/L) and a positive value for anti nucleic antibodies. and conclusions Discussions Late onset sarcoidosis occurring in children upper to 8 years old is similar to adult sarcoidosis with involvement of lungs, lymphnodes and eyes. Our young patients had only skin manifestation and this characteristic is typical of the early onset sarcoidosis but she did not show any multisystemic involvement. The maculopapular lesions of our patients are the classic cutaneous manifestation of children sarcoidosis because they are asymptomatic and they affect periorbital area and forehead 9, 12. Spontaneous resolution may occur with or without atrophic scarring 32. These kinds of lesions are generally associated with less severe systemic manifestations (e.g., hilar adenopathy) and frequently resolve in several years 15. Our patient is a female and her age is 10 years Figure 1. Three yellowish and macro maculopapular lesions 1 month after the suspension of previous steroid topic treatment. Childhood sarcoidosis: cutaneous manifestations in a 10 year-old girl without multisystemic involvement 2. 3. 4. 5. Figures 2-5. Skin biopsy specimens of the forehead lesions. The specimens revealed granulomatous inflammation and multiple non-caseating epithelioid small granulomas in the dermis and ipodermis. old: these elements respect the classic characteristics of this granulomatous and multisysistemic disease. Another important element that leads us to the diagnosis of sarcoidosis is the irre f u t a b l e response of the skin biopsy and the elevation of serum ACE. The characteristic histologic picture of sarcoidosis is that of noncaseating epithelioid granulomas, with minimal or absent lymphocytes or plasma cells (naked granuloma). Within the giant cells, Schaumann bodies and asteroid bodies may be found but they are not specific for sarcoidosis as reported in litera- Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 2 205 E. Perosino, E. Tati, F. Ursitti ture 22-24. The skin biopsy of the lesions of our patient exactly reflects the typical histologic picture of sarcoidosis. Angiotensin-converting enzyme (ACE) catalyzes the convertion of angiotensin I to angiotensin II, a potent vasopressor, and inactivates bradykinin, a vasodilator. For theses activities ACE is important in homeostasis of blood pressure. ACE is synthesized by endothelial cells but also by macrophages under certain conditions of stimulation like during sarcoidosis. The value of serum or plasma ACE activity is very important in the diagnosis of clinically active sarcoidosis and the management of the disease after corticotherapy or without drug treatment 25-26. Much is known about the reference intervals for ACE in adults 26-27 but there are different values for children reported in literature from a minimum value of 7 U/L to a maximum of 90 U/L 28-30. The high ACE activities is frequently encountered in serum from boys four years to 18 years old and from girls four years to 13 years old depending on sex and steroid hormonal variations 31. Thus it is highly variable value. Our patient reported a value of 82,20 U/L of serum ACE and this suggests an initial phase of sarcoidosis only with cutaneous involvement. Cutaneous sarcoidosis is usually an early manifestation of the disease and it is necessary to evaluate a systemic involvement regardless of the percentage of skin surface affected. Skin manifestations allow physicians to make a rapid diagnosis in patients before multisystemic involvement because it is a convenient source for tissue and histologic diagnosis. Different forms of cutaneous sarcoidosis may represent a prognostic factor and the presence of a specific type of lesion may be beneficial regarding the treatment plan and the prognosis. Our case report is a challenge for a physician regarding the treatment of the patient. Our patient did not show any multisystemic involvement and presented the less aggressive cutaneous manifestation with a serum ACE value at the maximum limit of normality for a young person. With these elements in mind we decided to follow up the patient with laboratory analysis after 1 month to check the variability of ACE serum value and to decide the right therapy. We thought to observe an increasing of this serum parameter. After 1 month laboratory findings showed us a 206 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 2 serum ACE value decrease (58,69 U/L) and the patient showed a stabilization of cutaneous lesions. We decide to not establish a systemic corticotherapy considering the young age of the patient and all the complications that may occur after a steroid treatment especially in children. Anyway we’re still looking in literature for the right treatment of this particular case. Regarding the positive value of the anti nucleic antibodies we are agree in considering it as a spy of a predisposition of our young patient for autoimmune disease. References 1. Pattishall EN, Strope GL, Spinola SM, Denny FW. Childhood sarcoidosis. J Pediatr 1986; 108:169-77. 2. 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Authors paid attention to the role of protein glycation in the onset of some signs and degenerative pathologies such as eye cataract, skin dystrophy and ulcer, Alzheimer disease and many others. Into this context L-Carnosine, Lipoic acid, NAC, Resveratrol and other functional molecules are described and characterized under the point of view of effective dosage, bioavailability and physiological effect. All the concepts exposed complain with the most relevant scientific literature available. KEY WORDS: Nutritional supplementation, Plastic derm a t o l o g y, Nutriceuticals Introduzione La Dermatologia Plastica, ma più in generale tutte le branche della Medicina che mirano al miglioramento del benessere dell’individuo, devono confrontarsi con un adeguato approccio nutrizionale del paziente. Dall’alimentazione traiamo, infatti, le singole molecole in grado di mantenere l’integrità e la funzionalità delle cellule, dei tessuti ed organi del corpo. Una dieta variata che prevede un’equilibrata assunzione di carboidrati (sotto forma di pasta, pane o amidi), proteine (sotto forma di c a rne, derivati del latte e uova), grassi (derivati dai latticini, carne, uova), vitamine, oligoelementi e fibre (derivati dalla frutta e dalla verdura), permette all’organismo di mantenere un perfetto equilibrio tra rigenerazione dei tessuti e mantenimento della funzionalità degli organi nonché la protezione attiva delle cellule nei confronti dell’aggressione esercitata dai radicali liberi, dagli agenti esterni irritanti e dai microbi. Per corretto approccio nutrizionale s’intende un 1 c o r retto modello alimentare che dovrà essere adeguato all’individuo e ai suoi peculiari parametri biologici e strutturali ed eventualmente un’integrazione alimentare che ripristini l’omeostasi dei macro e micronutrienti in grado di favorire e sostenere la fisiologia delle cellule e dei tessuti dell’organismo. La Dermatologia Plastica, in particolare la NutriDermatologia, deve acquisire o in ogni caso mutuare le conoscenze proprie della Scienza dell’Alimentazione. Solo così il Dermatologo Plastico potrà occuparsi del benessere del paziente in senso complessivo ed intervenire con il giusto trattamento professionale che porti i risultati sperati al paziente e che possa durare nel tempo, sostenuto da una corretta funzionalità biochimica e fisiologica dei tessuti. Le principali carenze nutrizionali fortemente correlate con il decadimento dei tessuti cutanei interessano principalmente i Macro-nutrienti e i Micro-nutrienti: Pharm. D, Scienze Cosmetologiche e Nutrizione Funzionale 2 MD, Dermatologo Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 2 209 A. Fratter, M. Bucci Macro-nutrienti Proteine: rappresentano una delle principali componenti dei tessuti connettivi e muscolari (pelle, parenchima degli organi, muscolo striato, cartilagine) e ne costituiscono l’impalcatura strutturale. Senza un’adeguata presenza di proteine, specie ad alto valore biologico, si assiste ad un’insufficiente ed alterata rigenerazione dei tessuti epiteliali e connettivi della pelle (nel derma il collagene, principale proteina dell’organismo, rappresenta il 75% del peso secco): questo porta ad un progressivo decadimento del volume, della texture e del tono cutaneo che si manifesta con i tipici segni cutanei quali l’atonia cutanea, la “caduta dei tessuti” e non ultimo la formazione di rughe. Un corretto apporto di proteine ad alto valore biologico (carne bovina, ovina, equina, latte e derivati e uova) permette di sostenere la rigenerazione dei tessuti connettivi, in primo luogo cutanei che rappresenta la conditio sine qua non per il buon esito e soprattutto per il mantenimento dei risultati nel tempo di ogni intervento dermo-plastico. La quota di proteine che un uomo adulto dovrebbe assumere giornalmente è non i n f e r i o re a 0,8 g per Kg di peso corporeo e meglio se di circa un grammo di proteine per Kg di peso corporeo. Qui di seguito è riportata una tabella con l’indicazione degli apporti giornalieri dei singoli aminoacidi essenziali per l’adulto in relazione ad un peso corporeo medio di 70 Kg: Vitamine Valori di riferimento vitamina A mcg 800 * vitamina D mcg 5 * % degli essenziali vitamina E mg 10 * vitamina K mcg 70 * ISTIDINA mg 1120 12,6 vitamina C mg 60 * ISOLEUCINA mg 910 10,2 LEUCINA mg 1330 15 tiamina (vitamina B1) > mg 1,4 * LISINA mg 1120 12,6 riboflavina (vitamina B2) mg 1,6 * niacina mg 18 * vitamina B6 mg 2 * mcg 200 * METIONINA + CISTEINA 210 Micro-nutrienti Per micro-nutrienti s’intendono vitamine e cofattori che si rinvengono in maniera ubiquitaria negli alimenti. In particolare le Vitamine rappresentano le sostanze necessarie a mantenere la fisiologia delle cellule e a sostenere le complesse e innumerevoli reazioni biochimiche ed i processi enzimatici necessari al mantenimento dell’omeostasi biologica dell’organismo. Per ogni carenza vitaminica che si instaura nell’organismo si assiste non ad una, ma a più alterazioni che possono sfociare, se non corrette per tempo, a vere e proprie patologie anche molto gravi. Lo stesso si può dire per gli oligoelementi che permettono il funzionamento degli enzimi e che regolano i flussi ionici ed elettrofisiologici delle cellule. Qui di seguito sono riportati i valori di riferimento giornalieri d’assunzione raccomandata di vitamine, oligolementi e molecole diverse che sono state stabilite dagli istituti internazionali competenti per la nutrizione umana e che rappresentano le dosi massime che possono essere introdotte negli Integratori DieteticoSalutistici (D.L. 111/96 e successive modifiche e circolari): mg 1190 13,4 FENILALANINA + TIROSINA mg 1330 15 TREONINA mg 630 7,1 folacina (acido folico) TRIPTOFANO mg 350 3,9 vitamina B12 mcg 1 *-2 ** VALINA mg 910 10,2 biotina mg 0,15 * Totale mg 8890 100 acido pantotenico mg 6 * Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 2 L’integrazione dieto-funzionale etica: uno strumento essenziale in dermatologia plastica Minerali Valori di riferimento calcio mg 800 * fosforo mg 800 * ferro mg 14 * magnesio mg 300 * zinco mg 15 * iodio mcg 150 * rame mg 1,2 * fluoro mg selenio mcg magnese mg cromo mcg 50-200 ** molibdeno mcg 50-100 ** vanadio mcg 1,5-4 ** 55 ** 1-10 ** 10 *** boro mg Cloro, sodio, potassio valore non definito 1 Altri oligoelementi (nichel, stagno, silicio) valore non definito * RDA valori previsti dalle norme sull'etichettatura nutrizionale degli alimenti. ** LARN 1996. *** l'apporto giornaliero non deve superare il valore massimo del range indicato. **** valore tratto da dati OMS. Molecole funzionali e co-fattori enzimatici: beta-sitosterolo mg 150 coenzima Q10 mg 20 gamma orizanolo mg 150 glucosamina mg 250 miscela di bioflavonoidi mg 1000 – con quercitina non superiore a mg 300 – Isoflavoni (della soia) mg 80 inositolo mg 2000 betaina mg colina mg 1000 paba mg 100 carnosina mg 500 250 integratori nutrizionali RuoloGlidegliintegratori nutrizionali, se ben formulati e suffragati dalle più recenti conoscenze biochimiche e farmacologiche, rappresentano un presidio salutistico importante, se utilizzati con razionalità e se intesi come complementi alimentari e non come sostituti di una dieta variata. Non è un caso che, proprio il Ministero della Salute, abbia fissato delle linee guida precise per i formulatori di prodotti d’integrazione alimentare e dietetica e che ne abbia normato l’impostazione testuale degli astucci e di ogni altro materiale informativo collegato agli stessi. Una delle frasi obbligatorie che l’astuccio di un integratore alimentare deve riportare è proprio la seguente: “Gli integratori alimentari non s’intendono come sostituti di una dieta variata”, a ribadire l’importanza di un’alimentazione corretta e variata è l’impossibilità di una sua sostituzione con qualsivoglia prodotto dietetico o surrogato alimentare. Nell’ambito della Dermatologia Plastica, e più in generale per il mantenimento del benessere fisico, l’integratore alimentare può rappresentare un valido alleato e soprattutto può svolgere un’importante funzione di mantenimento e complemento della corretta fisiologia cellulare. Per la protezione di cellule e tessuti contro l’azione dei Radicali Liberi dell’Ossigeno (ROS) e per promuovere la rigenerazione della pelle e mantenerne il benessere le molecole più attive e di comprovata efficacia clinica sono: Vitamine Acido L-ascorbico: vitamina C idrosolubile, riduce le forme di ROS e favorisce la maturazione delle fibre collagene; da preferire le forme che aumentano la biodisponibilità e la stabilità chimica come gli esteri palmitici e pectinici e il Sodio Ascorbile Fosfato (STAY CTM). Per agire deve rimanere nella sua forma ridotta e per tale ragione sono da preferire le formulazioni anidre in granulato oro o idro-dispersibile (bustine), capsule o compresse; Retinolo: vitamina A liposolubile, vitamero in forma alcolica della Vitamina A, con funzioni di neutralizzare i ROS e di promuovere la rigenerazione degli epiteli; da preferire le forme esterificate con acido acetico o palmitico; Tocoferolo: Vitamina E liposolubile, neutraliz- Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 2 211 A. Fratter, M. Bucci za i ROS grazie ai doppi legami coniugati insaturi e aumenta la fluidità delle membrane cellulari. È agente lenitivo, antinfiammatorio e promuove la guarigione delle ferite; Niacina (Vit. PP): vitamina che Previene Pellagra, già da questa denominazione si può dedurre il ruolo primario che tale sostanza svolge nel mantenimento dell’integrità del tessuto cutaneo e vascolare. In particolare la Vit. PP è risultata efficace nel trattamento di diverse affezioni dermatologiche su base infiammatoria come l’acne e l’acne rosacea. L’assunzione di Niacina è stata associata altresì con la riduzione delle lipoproteine a bassa densità (LDL) nel sangue. Altre molecole Coenzima Q10: ubichinone, molecola essenziale per la respirazione cellulare e l’utilizzo ossidativo dei substrati ergogeni: svolge un’efficace azione antiossidante e diversi studi clinici ne hanno dimostrato l’efficacia nel trattamento delle rughe superficiali del viso e più in generale nel migliorare il trofismo dermo-epidermico; sono state sviluppate delle forme biotecnologiche ad elevata efficacia anti-age e biodisponibilità come l’i d e b e n o n e. Il Coenzima Q10 è utile in terapia medica anche come agente protettivo del tessuto muscolare miocardico: tale muscolo, infatti ne contiene un’elevata concentrazione nei mitocondri, proprio perché ha la funzione di migliorarne l’ossigenazione e di ridurne la sofferenza in condizione di ridotta perfusione. Acido !-Lipoico: acido tiottico, molecola contenente due gruppi sulfidrilici dotata di grande versatilità chimica: risulta infatti solubile sia in ambiente acquoso che in ambiente lipidico e questa peculiarità chimico-fisica lo rende un agente antiossidante e protettivo delle cellule molto efficace dal momento che è in grado di proteggere sia i lipidi insaturi della membrana cellulare dalla perossidazione che il distretto acquoso citosol della cellula. È ormai ampiamente impiegato sia nei prodotti cosmetici che nei supplementi dietetici e può rappresentare un importante complemento nutrizionale di protezione e prevenzione dell’invecchiamento cutaneo e come agente protettivo delle complicanze del diabete e delle patologie degenerative 212 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 2 epatiche. Ad elevate concentrazioni agisce come un potente fattore neuro-protettivo ed epitelioprotettivo, da qui il suo impiego farmaceutico nel trattamento di patologie come la neuropatia e le nevriti diabetiche oltre che come detossificante del fegato, specie nelle intossicazioni da metalli pesanti. l-Glutatione: tripeptide costituito da cisteina, acido glutammico e glicina in grado di favorire importanti reazioni enzimatiche volte a neutralizzare i radicali liberi che si generano dalle reazioni metaboliche delle cellule. Il glutatione è un tripeptide che grazie ai suoi gruppi sulfurici (L-Cisteina) riesce a mantenere integre le strutture proteiche contenenti gruppi tiolici dall’attacco dei radicali e più in generale dai danni ossidativi: in qualche modo agisce da “kamikaze” offrendo i suoi gruppi tiolici liberi alle molecole reattive e preservando così i gruppi tiolici o comunque reattivi delle proteine dall’ossidazione e dal cross-link. Per mantenere il Glutatione al suo stato ridotto, tuttavia, serve un enzima che lo converta prontamente dalla sua forma ossidata alla sua forma ridotta: tale enzima è la Glutatione Riduttasi. Un’altra funzione importantissima del Glutatione è quella di reagire in presenza della Glutatione Perossidasi (Selenio-dipendente) con il perossido di idrogeno (acqua ossigenata) convertendolo in acqua: il perossido d’idrogeno è una molecola che risulta estremamente tossica per le cellule dei tessuti ed è quindi importantissima l’azione svolta da “GlutationeGlutatione perossidasi-Selenio”. In ultima analisi il Glutatione agisce come chelante, in altre parole come “spazzino” dei metalli pesanti come il Cadmio, il Mercurio e il Piombo rimuovendoli all’organismo e dall’interazione con le cellule i loro organelli specie a livello degli epatociti: agisce infatti come una sostanza detossificante del fegato. Dagli studi di farmacocinetica condotti pare che il Glutatione manifesti un profilo di assorbimento intestinale incostante se non addirittura trascurabile dal momento che viene scisso dall’enzima intestinale ?-glutamiltranspeptidasi (?GTP) prima e a livello del fegato poi tramite il circolo portale. Per questa ragione è più indicata l’assunzione di L-Cisteina, meglio assorbita e che ne è il precursore fisiologico. N A C: N-acetilcisteina, pre c u r s o re del Glutatione (vd. Glutatione); L’integrazione dieto-funzionale etica: uno strumento essenziale in dermatologia plastica l - C a rn o s i n a: dipeptide costituito da L-ISTIDINA e L-ALANINA già presente nel nostro org anismo nel tessuto muscolare (ove se ne rinviene la concentrazione più alta), parenchima renale e nel SNC. Questo peptide svolge numerose funzioni biologiche tra cui un’attività antiossidante contro le principali forme di ROS (radicale idrossile, perossido), un’attività di sostegno ai FIBROBLASTI per la sintesi di proteine collagene e, soprattutto, un’attività di inibizione della formazione degli AGE’s (Figura 1). Grazie agli azoti amminici nucleofili, la CARNOSINA manifesta un pronunciato p o t e re tampone nei confronti degli ioni idro ssonio per cui la si può ritenere una risorsa importante nel mantenere stabile il pH dei tessuti e quindi dell’organismo 4-6. La biodisponibilità per OS prevede un assorbimento del 15% della dose assunta e una pronta distribuzione ai tessuti tramite il torrente circolatorio: in particolare, muscolo striato (non miocardio), rene, SNC. La permanenza nella forma inalterata dipeptidica della CARNOSINA dipende dalla concentrazione tissutale degli enzimi carnosinasici: enzimi proteolitici specifici deputati alla degradazione idrolitica della carnosina. Carnosina e Glicazione proteica L’eccessiva presenza di glucosio nel sangue dei pazienti diabetici per periodi lunghi (diabete scompensato) favorisce un fenomeno biochimico che va sotto il nome di Glicazione Proteica; tale fenomeno ormai acquisito come causa principale di molti dei danni d’organo tipici del diabete, consiste nella reazione tra il glucosio circolante nel sangue e depositato nei tessuti e i gruppi amminici liberi di aminoacidi e proteine Figura 1. Reazione di glicosidazione proteica CARNOSINE Aldeidi reattive (malondialdeide, dimetilgliossale) !-D-Glucopiranosio D Glucosio Base di Schiff Base di Schiff tra il glucosio (aldosi) e carnosina: la selettività di legame tra carnosina e aldeidi previene la formazione degli AGE’s e la conseguente destrutturazione del tessuto proteico (cute, SNC, muscolo) Base di Schiff Neutralizzazione sotto forma di base di Schiff delle aldeidi reattive ad azione mutagena (malondialdeide, dimetilgliossale) Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 2 213 A. Fratter, M. Bucci che compongono i tessuti medesimi. La reazione, che porta alla formazione di una base di Schiff, da luogo a prodotti chiamati AGE’s, acronimo di Advanced Glycation End Products 1-3. Si tratta di proteine glicosilate alterate che non possono essere degradate ed eliminate con le normali via metabolico-degradative e che permangono a lungo nel tessuto in seno al quale si sono formate, innescando meccanismi infiammatori e a volte auto-immunitari. Le principali proteine coinvolte in questo fenomeno sono l’Emoglobina (non a caso un importante indice di controllo ematico del compenso glicemico è rappresentato dal dosaggio dell’emoglobina glicata), le immunoglobuline la cui glicazione può dare luogo ad anticorpi inefficaci a contrastare le infezioni, le lipoproteine la cui glicazione può determinare uno stato dislipidemico (di comune riscontro nei pazienti diabetici), le proteine del cristallino la cui glicazione da luogo alla cataratta diabetica e infine il collagene la cui glicazione è responsabile delle alterazioni distrofiche della cute. Un ulteriore pericolo collegato a tale fenomeno della glicazione proteica è rappresentato dalla glicazione delle proteine endoteliali che contribuisce a dare conto dei danni vascolari sopra descritti (vasculiti). La L-Carnosina è un eccellente inibitore del fenomeno della glicazione proteica dal momento che si lega con alta specificità agli zuccheri p resenti nei tessuti, pre s e rvando così le proteine tissutali e prevenendo così i fenomeni degenerativi descritti 4,5. La sua efficacia si manifesta specialmente nei confronti delle complicanze del diabete tra cui la cataratta, le vasculiti e l’atrofia cutanea che prelude all’ulcerazione diabetica. Flavonoidi: sostanze polifenoliche prodotte da varie specie vegetali con spiccate proprietà antiossidanti, protettive dei tessuti vascolari e antimicrobiche. Tra questi ricordiamo per efficacia e diffusione in ambito cosmeceutico: – La rutina, una sostanza polifenolica molto efficace come vasocostrittore e trofizzante l’endotelio capillare, risulta determinante impiegare un estratto di Ruscus aculeatus ad alto titolo oppure, meglio, impiegare la sostanza in forma isolata e purificata; – Gli antociani estratti soprattutto da Mirtillo nero e Vitis Vinifera (rispettivamente antocianosidi, titolo non inferiore al 1% p/p 214 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 2 antociani totali e titolo non inferiore a 95% antocianosidi totali, OPC) molto efficaci nel preservare la porpora retinica e nel proteggere l’endotelio vasale dalle lesioni; – Flavonoidi da Ippocastano e Melilotus Officinalis (Fraxina, Quercetina, cumarina), molto utilizzate in ambito nutraceutico come agenti anti-fibrotici, decongestionanti e anti-edemigeni nel trattamento della cellulite e delle alterazioni vascolari; Caroteni: "-carotene e molecole affini come Luteina, Licopene e Zeaxantina a struttura isoprenica, proteggono i tessuti cutanei dall’aggressione dei raggi UV e migliorano la difesa antiossidante contro i ROS. Manifestano altresì una spiccata attività rigenerante la porpora retinica dell’occhio. I più impiegati ed efficaci sono il "- c a ro t e n e, il L i c o p e n e, la Luteina e la Zeaxantina. Ne sono ricchi i vegetali a buccia rossa come gli agrumi e i pomodori. Sono ben noti in letteratura scientifica le proprietà onco-protettive del Licopene nei confronti del tumore prostatico e vescicale. Selenio: minerale e cofattore necessario al funzionamento catalitico della Glutatione-perossidasi (Vd. Glutatione); S O D: acronimo di SuperOssidoDismutasi, enzima catalitico fisiologicamente deputato alla neutralizzazione dell’anione superossido. Uno dei più efficaci enzimi antiossidanti delle cellule in grado altresì di fungere da agente immunostimolante e antinfiammatorio. Oggi sono disponibili forme gastro-protette dell’enzima di estrazione vegetale (cucumis melo) con acidi grassi che ne garantiscono l’integrità dopo il passaggio acido-proteolitico dello stomaco e un buon assorbimento enterico. ZINCO GLUCONATO: lo zinco è un cofattore enzimatico in grado di regolare fenomeni di grande rilevanza in dermatologia quali la seboregolazione e la rigenerazione degli epiteli. Agisce anche come immuno-modulatore intervenendo nella mobilità e attivazione di linfociti e macrofagi. Da preferire Sali ad elevata biodisponibilità quali il gluconato, aspartato, citrato. Uva rossa: le molecole “della longevità” Da ormai diversi anni l’uva rossa è oggetto di L’integrazione dieto-funzionale etica: uno strumento essenziale in dermatologia plastica Es. formulazione di integratore anti-glicante e dermo-trofico CAPSULE TIPO 0-GELATINA DURA ANIMALE QUA N T I TÀESPRESSE COME MILLIGRAMMI/CAPSULA Sostanza Quantità RDA (mg/capsula) (%) L-CARNOSINA 250 50 ACIDO L-LIPOICO 150 L-CISTEINA 75,0 COENZIMA Q10 10,0 LICOPENE 15,0 ZINCO GLUCONATO 52,5 50 (Zinco, 15 mg/die) L-SELENIO METIONINA 5,50 50 (SELENIO, 55 mcg/die) VITAMINA E 15,0 150 ECCIPIENTE PER CAPSULA q.b. 50 studi e approfondite indagini biochimiche e farmacologiche per l’elevato contenuto in sostanze di natura fenolica e flavonica capaci di esercitare potenti attività antinfiammatorie, scavenger dei radicali liberi e protettive nei confronti di svariate malattie cardiovascolari e degenerative. In particolare, le parti dell’acino ove si concentra la maggior quantità di tali sostanze sono la buccia ove si rinviene il trans-Resveratrolo e i semi dove si rinvengono gli Antociani (OPC, Pro-anto Cianidine Oligomeriche). Il trans-Resveratro l o, estratto soprattutto dalla buccia dell'uva rossa e dalle radici di una pianta denominata Caprifoglio giapponese (Polygonum cuspidatum) è una molecola polifenolica a struttura stilbenica (Figura 2) capace, una volta metabolizzata a livello enterico, di eserc i t a re un’azione cardio e vasculo-protettiva e di inibire l’ossidazione delle lipoproteine a bassa densità (LDL), Figura 2. Resveratrolo, struttura molecolare. conditio sine qua non per la formazione di aterosclerosi e infarto6,8. Recenti studi hanno chiarito il ruolo del Resveratrolo nel contrastare la trasformazione e la crescita neoplastica interferendo con una proteina (NK-kappa B) deputata a rend e re le cellule cancerose resistenti alla chemioterapia 7. Gli OPC (dall'inglese "Oligomeric Proanthocynadins Complexes", proantocianidine oligomeriche) sono molecole appartenenti alla famiglia chimica dei bioflavonoidi, ovvero sostanze antiossidanti gialle (dal latino flavus) prodotte dalle piante a scopi protettivi. Sono presenti in diverse piante e frutti specialmente nel mirtillo (Vaccinium Myrtillus), Ribes (Ribes Nigrum) e nei semi dell’Uva Rossa (Vitis Vinifera seed extract). La principale azione di queste sostanza è quella di proteggere le strutture vascolari dagli insulti dei radicali liberi e per re n d e rne l’endotelio più forte e resistente alla trasudazione dei liquidi (edema) o alla fuoriuscita di piccole quantità di sangue (ecchimosi, porpora). Favoriscono inoltre la rigenerazione della porpora retinica (Rodopsina) e agiscono proteggendo la retina dai fenomeni degenerativi della macula e prevengono i danni a carico del polo vascolare ivi ubicato cui conseguono lo sfiancamento e la relativa trasudazione. Dal punto di vista vascolare, l'azione del resveratrolo è nota grazie al “paradosso francese”: in diverse località francesi, un'alimentazione ricca di grassi saturi è tuttavia correlata ad un minor numero di casi di patologie cardiovascolari che nei paesi anglosassoni. Per ottenere la massima efficacia dall’assunzione di queste sostanze è necessario assumerle in concentrazioni adeguate, ma soprattutto in un veicolo che ne ottimizzi l’assorbimento enterico e che ne limiti la bio-trasformazione enterica o epatica. Non è un caso che la natura abbia messo a disposizione dell’uomo l’uva e il suo “succo” per consentirgli di assorbire le molecole preziose che contiene così come gli altri frutti ove si raccolgono queste vere e proprie “sostanze della giovinezza”. Sembra, infatti, che il Resveratrolo si assorba meglio a livello dell’intestino tenue quando è disperso in una modica quantità di alcol, che ne migliora la dissoluzione e la penetrazione nell’enterocita. Potrebbe sembrare un invito a bere molto vino rosso, ma in realtà l’alt e rnativa è quella di bere una modica quantità di vino rosso al giorno, circa 2 bicchieri di vino (300 ml) e di assumere un integratore di Uva Rossa contenente l’estratto dei semi e della buc- Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 2 215 A. Fratter, M. Bucci cia e disperso in una veicolo idro-alcolico adatto ad ottimizzarne l’assorbimento enterico. Sia a livello cutaneo che sistemico, il Resveratrolo, così come le OPC possono svolgere importanti funzioni grazie alla loro capacità di agire come estrogeno-simile il primo e capillaro-prot e t t o re le seconde: occorre predisporre un veicolo tecnico in grado di favorire la penetrazione trans-cutanea delle sostanze assicurandone un’adeguata permeazione a ridosso della membrana basale epidermica. Bibliografia 1. Hipkiss AR. Carnosine, a protective, antiageing peptide? Int J Biochem Cell Biol 1998; 30(8):863-8. 2. Booth AA, Khalifah RG, Todd P, Hudson BG. In vitro kinetic studies of formation of antigenic advanced glycation end products (AGEs) - Novel inhibition of post-Amadori glycation pathways. J Biol Chem 1997; 272:5430-5437. 3. Wells-Knecht MC, Thorpe SR, Baynes JW. Pathways of formation of glycoxidation products during glycation of collagen. Biochemistry 1995; 34:15134-15141. 4. Gulyaeva NV, Dupin AM, Levshina IP. Carnosine prevents activation of free-radical lipid oxidation during stress. Bull Exp Biol Med 1989; 107(2):148-152. No abstract available. 5. Biochem Biophys Res Commun. 1998; 248(1):28-32. 216 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 2 Es. di alimentare a base di resveratrolo, OPC e sostanze antiossidanti Sostanza Vite rossa estratto secco idrosol. Quantità RDA (g/cps tipo 0) (%) 0,500 (Titolo in Proantocianidine > 95%, titolo in Trans-Resveratroli 8%) VITAMINA E (TOCOFEROLO) 0,030 LICOPENE 0,015 SELENIO METIONINA 0,052 Carnosine protects proteins against methylglyoxal-mediated modifications. Hipkiss AR, Chana H. Molecular Biology and Biophysics Group, King's College London, United Kingdom. [email protected] 6. Am J Physiol Heart Circ Physiol 2005; 288(3):H1131-8. Epub 2004 Oct 21. citato: Resveratrol has multiple action on heart health. 7. Zbikowska HM, et al. Antioxidants with carcinostatic activity (resveratrol, vitamin E and selenium) in modulation of blood platelet adhesion. J Physiol Pharmacol 2000; 51:513-20. 8. Pace-Asciak CR, et al. The red wine phenolics trans-re s v e ratrol and quercetin block human platelet aggregation and eicosanoid synthesis: implications for protection against coronary heart disease. Clin Chim Acta 1995; 235:207-19. 300 Se (55 mcg) Nasce a Salsomaggiore la Scuola Superiore di Dermatologia Plastica e Medicina Rigenerativa Antonio Di Maio Lo sapevano i latini, nel celebre “salus per aquam” (da cui l’acronimo SPA) che mette in evidenza le proprietà curative dell’acqua. Lo confermano i moderni studi scientifici: un soggiorno alle Terme rappresenta un ottimo investimento in fatto di salute. Compresa, ovviamente, quella cutanea. Soprattutto se le Terme sono quelle di Salsomaggiore e Tabiano, nel verde delle prime colline di Parma, a un’ora da Milano. Al ‘cuore’ di tali potenzialità, infatti, è la composizione delle acque, e nessuna realtà termale può vantare acque così diverse e complementari: le acque di Salsomaggiore, salso-bromo-iodiche, attingono ad un mare antico, profondo e incontaminato, quelle di Tabiano, sulfuree, sono invece di origine meteorica, dopo lungo attraversamento di strati geologici. La sinergia che ne deriva è una preziosa risorsa per il dermatologo ed un’opportunità unica per il mantenimento e per la cura della bellezza. Salsomaggiore Terme: la Bellezza che viene dal mare dove è nata la Vita La fortuna di Salsomaggiore nasce dalla spuma del mare: un mare sotterraneo, un “mare antico”: il bacino idrominerale di Salsomaggiore è inglobato all’interno di un’antica conca pianeggiante, risalente all’era miocenica, residuo dell’antico Oceano chiamato “Tetide”. Prima che si scavassero pozzi l’acqua salata affiorava dal terreno, e dava ricchezza (sale) ad una terra lontana dal mare. L’acqua con la densità migliore per gli utilizzi curativi si trova tra i 150 e i 450 metri di profondità. Le acque di Salsomaggiore si definiscono ipertoniche, essendo ricche soprattutto di cloruro di sodio. Il meccanismo d'azione nel loro impiego dermatologico riguarda fenomeni di assorbimento e impregnazione da parte della pelle. Il cloruro di sodio per un processo osmotico di superficie, infatti, aiuta la pelle a combattere la ritenzione idrica tipica della cellulite edematosa. Lo iodio, poi, agisce sul metabolismo cellulare, incrementando i processi di smaltimento dei grassi, quindi migliorando i casi di grasso esteso o localizzato. Infine il bromo, in virtù della sua azione eutrofica sul connettivo, migliora l’elasticità e il turgore cutaneo. Azioni preziose anche in fatto d’invecchiamento, caratterizzato, come ormai sappiamo bene, dal progressivo depauperamento delle ‘strutture portanti’ del connettivo, le fibre di collagene ed elastina. Tabiano e la Bellezza: nessun patto col diavolo (ma lo zolfo c’entra lo stesso…) Le acque di Tabiano sono definite “minerali fredde”, sulfureo-solfato-calcio-magnesiache, e sono tra le più ricche al mondo di idrogeno solforato. La composizione di queste acque deriva dalla presenza nel bacino d'origine di rocce permeabili ed impermeabili, di anidridi, di idro-carburi, gessi e batteri solforiduttori. Lo zolfo, si sa, è amico della pelle: l’acqua di Tabiano ed i suoi prodotti sono noti da sempre per la loro azione curativa e preventiva. Lo zolfo partecipa a molte funzioni essenziali che assicurano l’equilibrio omeostatico dell’organismo, come i processi che contrastano l’ossidazione cellulare, coinvolgono la crescita di cellule e tessuti e la permeabilità della membrana cellulare e parete vasale. Svolge un ruolo essenziale per la sua azione anti-infiammatoria. Quindi è cruManaging Editor, Milano Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 2 219 A. Di Maio ciale per contrastare uno dei fenomeni principali del crono e foto-aging: l’infiammazione. Cure termali a Tabiano sono inoltre indicate in patologie cutanee come dermatite atopica e da contatto nel bambino, mentre nell’adulto acne, psoriasi, eczema e dermatite seborroica trovano indiscutibile giovamento. La Città della Bellezza Il “subliminale di Salsomaggiore”, dove da oltre mezzo secolo si incorona per un anno “la più bella del reame” è certamente la Bellezza, e quindi nessun luogo meglio di questo può ospitare la Scienza che di bellezza si occupa, quella “Dermatologia plastica” che si contrappone con solide basi mediche alle tante improvvisazioni sul tema. Il Prof. Antonino Di Pietro e l’On. Massimo Tedeschi, Sindaco di Salsomaggiore, nel momento dell'accordo tra la città termale e l’ISPLAD. Nei primi anni del secolo scorso si ponevano le premesse per lo sviluppo di una Città termale che, come tutte le altre, ha poi sofferto gli effetti dell’onda lunga della fine dell’assistenzialismo: a quasi un secolo di distanza (corsi e ricorsi storici…) tutto lascia vedere che si sta preparando un nuovo ciclo di splendore fondato sul fare, saper fare (e far sapere): non stupisce, quindi, che l’ISPLAD abbia scelto Salsomaggiore come Sede per la Scuola Superiore di Dermatologia Plastica e Medicina Rigenerativa, che promuoverà un master di grande attrattività nelle discipline mediche collegate alla bellezza e al suo mantenimento. All’attività didattica si affiancheranno specialisti ISPLAD (International-Italian Society of Plastic-Aesthetic and Oncologic Dermatology – www.isplad.org) presso gli ambulatori delle Terme Zoja, a sostegno di strategie di benessere e ‘bellessere’ sempre più richieste e immuni alla crisi economica generalizzata. Un ulteriore beneficio da valorizzare al meglio, nella Città della Bellezza e della salute. Da non dimenticare infine il Meeting ISPLAD 2010 (22-24 aprile 2010) che si terrà pro p r i o a Salsomaggiore . 220 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 2 ISPLAD 2009 Corso itinerante “One Day” di Dermatologia Plastica Caro Collega, con la presente sono a ricordarTi che in linea con gli obiettivi di formazione scientifica che caratterizzano l’ISPLAD, nel 2009, l'associazione sarà impegnata con i corsi di aggiornamento itineranti "One Day" in Dermatologia Plastica. Per maggiori informazioni potrai contattare la Segreteria Organizzativa ISPLAD al numero 02/20404227 oppure a mezzo email all'indirizzo [email protected] o visitare il nostro sito www.isplad.org nella sezione "Le Attività - Corsi ISPLAD 2009". Trattamenti dermoplastici antiaging Genova, sabato 24 ottobre 2009 – Sheraton Genova Hotel & Conference Center – Via Pionieri e Aviatori D’Italia n. 44 (GE) Ore 08.00 Ore 08.45 Registrazione dei partecipanti Inizio dei lavori e saluto delle Autorità e dei Presidenti Presidenti del Corso: Prof.ssa Aurora Parodi, Dr.ssa Marina Romagnoli Presidente Consiglio Direttivo ISPLAD: Dr. Andrea F. Romani Presidente Fondatore ISPLAD: Prof. Antonino Di Pietro Sessione 1 - Il dermatologo plastico e la dermatologia clinica Moderatore: Ore 09.00 Ore 09.20 Prof. Alfredo Rebora Lezione Magistrale: Ciclosporina: terapia sistemica immunosoppressiva nelle reazioni immunomediate in ambito dermatologico Dr.ssa Maria Delia Colombo Discussione Sessione 2 - Dermatologia plastica e valutazione dell’invecchiamento dei tessuti Moderatori: Ore 09.30 Ore 09.50 Ore 10.10 Prof.ssa Aurora Parodi, Dr.ssa Marina Romagnoli, Prof. Pierluigi Santi Anatomia Chirurgica dei processi di invecchiamento del volto e delle sedi corporee destinate ai trattamenti di ringiovanimento Prof. Pierluigi Santi La dermatoscopia nella valutazione dell’invecciamento cutaneo Dr.ssa Antonina Agolzer Discussione Tutti i Relatori Ore 12.45 Ore 13.00 Ore 13.15 Ore 13.30 Sessione 6 - Alte tecnologie in dermatologia plastica Moderatori: Ore 14.30 Ore 14.45 Ore 15.00 Ore 15.15 Ore 15.30 Ore 15.45 Ore 10.20 Ore 10.35 Ore 10.50 Ore 11.00 Dr.ssa Rosella Gallo, Prof. Franco Rongioletti, Prof. Patrizio Sedona Biorivitalizzanti: nuovi materiali e tecniche iniettive Dr. Andrea F. Romani Profilo di sicurezza ed efficacia degli acidi ialuronici per uso estetico. Review della letteratura Dr.ssa Fernanda Distante Discussione Tutti i Relatori Coffee Break Moderatori: Ore 16.00 Ore 16.15 Ore 16.30 Ore 11.30 Ore 11.45 Ore 12.00 Ore 12.15 Dr.ssa Rosella Gallo, Prof. Franco Rongioletti, Prof. Patrizio Sedona Profilo di sicurezza ed efficacia del collagene ed altri fillers riassorbibili per uso estetico non a base di acido ialuronico. Review della letteratura Dr.ssa Martina Burlando Profilo di sicurezza ed efficacia della tossina botulinica in dermatologia. Review della letteratura Prof. Patrizio Sedona Fillers e botulino: cosa c’è di nuovo? Dr. Giovanni Salti Discussione Tutti i Relatori Sessione 5 - Prevenzione e gestione degli eventi avversi Moderatori: Ore 12.30 Dr.ssa Lucia Brambilla, Prof. Giuseppe Cannata, Prof. Francesco Drago Il paziente difficile in dermatologia plastica Dr.ssa Lucia Brambilla Prof. Emanuele Cozzani, Prof. Antonino Di Pietro, Prof. Pierluigi Santi Lipofilling e cellule staminali Prof. Pietro Berrino Derivati piastrinici nel ringiovanimento dei tessuti e nella patologia Dr. Francesco Casabona Discussione Tutti i Relatori Sessione 8 - Cosa fare cosa non fare Moderatori: Ore 16.45 Ore 17.00 Sessione 4 - segue … Trattamenti iniettivi in dermatologia plastica Moderatori: Prof. Pietro Cappugi, Prof.ssa Marcella Guarrera, Dr.ssa Elisabetta Perosino Luce pulsata news Dr.ssa Elisabetta Perosino Laser frazionati news Dr. Giuseppe Scarcella Skin tightening non chirurgico: news Dr.ssa Marina Romagnoli Terapia fotodinamica news Prof. Pietro Cappugi La parola alla fisica medica Prof. Giuseppe Scielzo Discussione Tutti i Relatori Sessione 7 - Tessuti autologhi nell’invecchiamento cutaneo Sessione 3 - Trattamenti iniettivi in dermatologia plastica Moderatori: La gestione del paziente in dermatologia plastica. Alcuni utili consigli Prof. Walter Vidulli Cosa accade in tribunale? Avv. Alessandro Saccomani Discussione Tutti i Relatori Lunch a buffet Ore 17.15 Ore 17.30 Ore 17.45 Prof. Giuseppe Cannata, Dr.ssa Marina Romagnoli, Dr. Andrea F. Romani Prevenzione e gestione degli eventi avversi da fillers riassorbibili Prof. Antonino Di Pietro Prevenzione e gestione degli eventi avversi da tossina botulinica Dr. Matteo Basso Prevenzione e gestione degli eventi avversi da IPL e laser non ablativi Dr.ssa Marina Romagnoli Prevenzione e gestione degli eventi avversi in dermochirurgia Prof. Giuseppe Cannata Discussione Tutti i Relatori Sessione 9 - Questionario ECM Ore 18.00 Oe 18.30 Consegna questionario ECM Dr.ssa Marina Romagnoli Termine dei lavori Il programma definitivo con i relatori sarà pubblicato sulle pagine del sito www.isplad.org Evento n. 3247 - 9025792 per la professione di medico chirurgo. Crediti preassegnati n. 5 (cinque). Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 2 223 ISPLAD 2009 Corso itinerante “One Day” di Dermatologia Plastica Caro Collega, con la presente sono a ricordarTi che in linea con gli obiettivi di formazione scientifica che caratterizzano l’ISPLAD, nel 2009, l'associazione sarà impegnata con i corsi di aggiornamento itineranti "One Day" in Dermatologia Plastica. Per maggiori informazioni potrai contattare la Segreteria Organizzativa ISPLAD al numero 02/20404227 oppure a mezzo email all'indirizzo [email protected] o visitare il nostro sito www.isplad.org nella sezione "Le Attività - Corsi ISPLAD 2009". Patologie del cavo orale e della regione periorale Milano, sabato 28 novembre 2009 – Hotel Michelangelo – Via Scarlatti n. 33 (MI) Ore 08.00 Ore 08.45 Registrazione dei partecipanti Inizio dei lavori e saluto dei Presidenti Presidente del Corso: Prof. P. Pigatto Presidente Fondatore ISPLAD: Prof. A. Di Pietro Segreteria Scientifica: Dr.ssa L. Brambilla (Dipartimento di Anestesiologia, Terapia Intensiva e Scienze Dermatologiche, Università degli Studi di Milano - Fondazione IRCCS Ospedale Maggiore Policlinico, Milano) Ore 13.10 Ore 13.30 Sessione 4 - Patologia delle labbra Moderatori: Moderatori: Prof. C. M. Gelmetti, Prof. R. Gianotti, Prof. S. Menni Ore 14.30 Patologia infiammatoria Dr.ssa L. Brambilla Patologia tumorale Dr. V. Boneschi Patologia vascolare Dr. R. Cavalli Discussione Ore 14.50 Sessione 1 - Lezione Magistrale Moderatore: Dr.ssa L. Brambilla Ore 09.00 La saliva Prof. F. Spadari Discussione Lunch Ore 15.10 Ore 15.30 Sessione 5 - Trattamento estetico delle labbra Sessione 2 - Cavo orale: patologia infiammatoria Moderatori: Dr. M. Barbareschi, Dr.ssa L. Brambilla, Prof. A. Di Pietro Moderatori: Prof. E. Berti, Dr.ssa L. Brambilla, Prof. A. Di Pietro Ore 15.45 Ore 09.30 Metalli e cavo orale: il dermatologo Prof. P. Pigatto Metalli e cavo orale: l’odontostomatologo Dr. G. Guzzi Sindrome della bocca urente: cosa ne pensa il neurologo Dr. P.G. Lauria Patologia bollosa del cavo orale Prof. E. Berti Terapia: la ciclosporina nella patologia mucosa Dr.ssa M.D. Colombo Il trattamento topico delle lesioni orali: “new drug delivery systems” Prof. G.M. Gaeta Discussione Coffee Break Invecchiamento di labbra e regione periorale Dr.ssa M. Bellinvia, Dr.ssa S.M. Ferrucci Alta tecnologia nel distretto periorale Dr. I. Luppino Trattamento medico e cosmetico: valutazione pre e post Dr.ssa A. Sparavigna Labbra ideali e dintorni: bioristrutturazione tridimensionale Dr.ssa M. Romagnoli Dermaroller, lipofilling e chirurgia del distretto periorale Dr. G.F. Muti Discussione Ore 09.45 Ore 10.00 Ore 10.15 Ore 10.30 Ore 10.45 Ore 11.00 Ore 11.30 Sessione 3 - Cavo orale: infezioni e neoplasie Moderatori: Dr. V. Boneschi, Dr. M. Cusini, Dr.ssa L. Tedeschi Ore 12.00 Patologia infettiva Dr. S. Ramoni Patologia tumorale del cavo orale Prof. R. Gianotti Chirurgia laserassistita delle lesioni del cavo orale Dr. Prof. R. Crippa Ore 12.20 Ore 12.40 Ore 16.00 Ore 16.15 Ore 16.30 Ore 16.45 Ore 17.00 Sessione 6 - Questionario ECM Ore 18.00 Ore 18.00 Consegna questionario ECM Dr.ssa L. Brambilla Termine dei lavori Il programma definitivo con i relatori sarà pubblicato sulle pagine del sito www.isplad.org Evento n. 3247 - 9025513 per la professione di medico chirurgo e Evento n. 3247 - 9025514 per la professione di odontoiatra. Crediti preassegnati n. 4 (quattro). Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 2 225 Corso itinerante “One Day” di Dermatologia Plastica 2009 Trattamenti Dermoplastici Antiaging Scheda d’iscrizione: (si prega di compilare in stampatello) Quote di iscrizione al Corso per singolo partecipante (IVA 20% esclusa) Soci/non soci Isplad ? 150,00 (La quota d’iscrizione include: kit del congresso, partecipazione ai lavori scientifici, attestato di partecipazione, ECM, lunch a buffet e coffee break durante i lavori) Specializzandi ? 50,00 Iscrizione ai Corsi (indicare il Corso a cui si intende partecipare) Genova - 24 ottobre 2009 Rinnovo/Iscrizione ISPLAD (indicare la modalità di pagamento € 50,00) Milano - 28 novembre 2009 Indicare la modalità di pagamento Visa/CartaSì Eurocard/Mastercard Visa/CartaSì Eurocard/Mastercard American Express Diners American Express Diners Numero carta ______________________________________________________ Codice CVV _______________________________________________________ (le ultime tre cifre del numero riportato sul retro della Carta che non fanno parte del numero della carta stessa) Scadenza _ _ / _ _ intestata a ________________________________________ Firma _____________________________________________________________ Numero carta ______________________________________________________ Codice CVV _______________________________________________________ (le ultime tre cifre del numero riportato sul retro della Carta che non fanno parte del numerodella carta stessa) Scadenza _ _ / _ _ intestata a ________________________________________ Firma _______________________________ Bonifico bancario intestato a ISPLAD*: Banco di Roma Pisa 1 - Lungarno Galilei, 17 - Pisa Codice IBAN IT85K 03002 14000 000065187736 Bonifico bancario intestato a DERPLAST SERVICE SRL*: Banco di Roma Pisa 1 - Lungarno Galilei, 17 - Pisa IBAN IT09H 03002 14000 000065254654 *Si prega di allegare cedolino/copia del bonifico del pagamento. *Si prega di allegare cedolino/copia del bonifico del pagamento. Dati personali Dati fiscali per la fattura Cognome ___________________________ Nome ________________________ Intestare la fattura a _________________________________________________ Indirizzo Privato____________________________________________________ Indirizzo ___________________________________________________________ Città_____________________ CAP __________ Prov. _____ Paese _________ Città/CAP/Provincia/Paese ___________________________________________ Telefono _______________ Fax _______________ Cellulare _______________ Partita IVA _________________________________________________________ E-mail _____________________________________________________________ Codice Fiscale _____________________________________________________ Nato/a a ______________________________________________ (Prov.______) Il (gg/mm/aaaa) ______________Codice Fiscale ________________________ Socio ISPLAD: SI NO Disciplina/Specializzazione (ai fini ECM): ___________________________________________________________________ Non verranno effettuate variazioni su fatture emesse. Campi obbligatori. 226 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 2 Versamento quota ISPLAD 2009: già in regola in modulo allegato CORSO VICHY ISPLAD 2009 Corso di Dermatologia Plastica in pratica Genova, domenica 25 ottobre 2009 – Clinica Biomedical Spa – Via Prà n. 1/B (GE) Ore 08.00 Ore 08.45 Registrazione dei partecipanti Inizio dei lavori e saluto delle Autorità e dei Presidenti Presidenti del Corso: Prof. Antonino Di Pietro, Dr.ssa Marina Romagnoli Presidente Consiglio Direttivo ISPLAD: Dr. Andrea F. Romani Presidente Fondatore ISPLAD: Prof. Antonino Di Pietro Dalle ore 8.00 alle ore 10.00 – IN PARALLELO Moderatore: Dr.ssa Marina Romagnoli Sessione 1 - Strumenti e materiali innovativi in Dermatologia Plastica Sessione 2 – Strumenti e materiali innovativi in Dermatologia Plastica Sessione 3 – Sessione 4 – Sessione 5 – Sessione 6 – Sessione 7 – Sessione 8 – Sessione 9 – Ambulatorio Chirurgico 1 Dalla teoria alla pratica il tutor insegna … Dr. Giuseppe Scarcella Sessione 11 – L’evoluzione tecnologica dalla teoria alla pratica Ambulatorio Chirurgico 2 Prove di utilizzo dello strumento sotto guida del tutor Prof. Franco Buttafarro Sessione 12 – L’evoluzione tecnologica dalla teoria alla pratica Ambulatorio Chirurgico 6 Prove di utilizzo dello strumento sotto guida del tutor Dr. Matteo Tretti Clementoni Sessione 13 – L’evoluzione tecnologica dalla teoria alla pratica Ambulatorio Chirurgico 7 Prove di utilizzo dello strumento sotto guida del tutor Dr.ssa Daniela Marciani Sessione 14 – L’evoluzione tecnologica dalla teoria alla pratica Ambulatorio Chirurgico 9 Prove di utilizzo dello strumento sotto guida del tutor Dr. Giovanni Salti Ambulatorio Chirurgico 2 Dalla teoria alla pratica il tutor insegna … Prof. Franco Buttafarro Strumenti e materiali innovativi in Dermatologia Plastica Ambulatorio Chirurgico 3 Dalla teoria alla pratica il tutor insegna … Dr.ssa Fernanda Distante, Dr. Thomas Gijsbertus Johannes Van Eijk Strumenti e materiali innovativi in Dermatologia Plastica Ambulatorio Chirurgico 4 Dalla teoria alla pratica il tutor insegna … Dr.ssa Lucia Brambilla Strumenti e materiali innovativi in Dermatologia Plastica Ambulatorio Chirurgico 5 Dalla teoria alla pratica il tutor insegna … Dr.ssa Maria Delia Colombo Strumenti e materiali innovativi in Dermatologia Plastica Ambulatorio Chirurgico 6 Dalla teoria alla pratica il tutor insegna … Dr. Matteo Tretti Clementoni Strumenti e materiali innovativi in Dermatologia Plastica Dalle ore 11.00 alle ore 12.00 – IN PARALLELO Sessione 15 – Nuove tecniche e nuovi materiali dalla teoria alla pratica Ambulatorio Chirurgico 3 Prove di utilizzo dei materiali sotto guida del tutor Dr.ssa Fernanda Distante, Dr. Thomas Gijsbertus Johannes Van Eijk Sessione 16 – Nuove tecniche e nuovi materiali dalla teoria alla pratica Ambulatorio Chirurgico 4 Prove di utilizzo dei materiali sotto guida del tutor Dr.ssa Lucia Brambilla Sessione 17 – Nuove tecniche e nuovi materiali dalla teoria alla pratica Ambulatorio Chirurgico 5 Prove di utilizzo dei materiali sotto guida del tutor Dr.ssa Maria Delia Colombo Sessione 18 – Nuove tecniche e nuovi materiali dalla teoria alla pratica Ambulatorio Chirurgico 8 Prove di utilizzo dei materiali sotto guida del tutor Dr. Andrea F. Romani Sessione 19 – Discussione Ambulatorio Chirurgico 7 Dalla teoria alla pratica il tutor insegna … Dr.ssa Daniela Marciani Ore 12.00 Strumenti e materiali innovativi in Dermatologia Plastica Sessione 20 – Questionario ECM Ambulatorio Chirurgico 8 Dalla teoria alla pratica il tutor insegna … Dr. Andrea F. Romani Ore 12.30 Ore 13.00 Discussione Tutti i Relatori Consegna questionario ECM Dr.ssa Marina Romagnoli Termine dei lavori Strumenti e materiali innovativi in Dermatologia Plastica Ambulatorio Chirurgico 9 Dalla teoria alla pratica il tutor insegna … Dr. Giovanni Salti Dalle ore 10.00 alle ore 11.00 – IN PARALLELO Sessione 10 – L’evoluzione tecnologica dalla teoria alla pratica Ambulatorio Chirurgico 1 Prove di utilizzo dello strumento sotto guida del tutor Dr. Giuseppe Scarcella 228 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 2 Il programma definitivo con i relatori sarà pubblicato sulle pagine del sito www.isplad.org Evento n. 3247 - 9026194 per la professione di medico chirurgo. Crediti preassegnati n. 4 (quattro). Obiettivo della rivista Articoli in supplementi al fascicolo Il Journal of Plastic Dermatology, organo ufficiale dell’International-Italian Society of PlasticAesthetic Dermatology, si rivolge a tutti i dermatologi (e cultori della materia) che vogliono mantenersi aggiornati sia sugli aspetti patogenetici degli inestetismi e dell’invecchiamento della cute, sia sull’uso delle nuove tecnologie (laser, radiofrequenza, luce pulsata, ecc), delle sostanze esfolianti, dei materiali iniettivi per la supplementazione dermica, dei dermocosmetici, degli integratori, ecc. Il Journal of Plastic Dermatology pubblica, articoli originali, casi clinici, rassegne, report congressuali e monografie. Payne DK, Sullivan MD, Massie MJ. Women’s psychological reactions to breast cancer. Semin Oncol 1996; 23 (Suppl 2):89 Preparazione degli articoli Gli articoli devono essere dattiloscritti con doppio spazio su fogli A4 (210 x 297 mm), lasciando 20 mm per i margini superiore, inferiore e laterali. La prima pagina deve contenere: titolo, nome e cognome degli autori, istituzione di appartenenza e relativo indirizzo. La seconda pagina deve contenere un riassunto in italiano ed in inglese e 2-5 parole chiave in italiano ed in inglese. Per la bibliografia, che deve essere essenziale, attenersi agli “Uniform Requirements for Manuscript submitted to Biomedical Journals” (New Eng J Med 1997; 336:309). Più precisamente, le referenze bibliografiche devono essere numerate progressivamente nell’ordine in cui sono citate nel testo (in numeri arabi tra parentesi). I titoli delle riviste devono essere abbreviate secondo lo stile utilizzato da PubMed (la lista può essere eventualmente ottenuta al seguente sito web: http://www.nlm.nih.gov). Articoli standard di riviste Parkin MD, Clayton D, Black RJ, Masuyer E, Friedl HP, Ivanov E, et al. Childhood leukaemia in Europe after Chernobil: 5 year follow-up. Br J Cancer 1996; 73:1006 Articoli con organizzazioni come autore The Cardiac Society of Australia and New Zealand. Clinical exercise stress testing. Safety and performance guidelines. Med J Aust 1996; 164:282 Libri Ringsven MK, Bond D. Gerontology and leadership skill for nurses. 2nd ed. Albany (NY): Delmar Publisher; 1996 Capitolo di un libro Phillips SJ, Whisnant JP. Hypertension and stroke. In: Laragh JH, Brenner BM, editors. Hypertension: pathophysiology, diagnosis, and management. 2nd ed. New York: Raven Press; 1995, p.465 Figure e Tabelle Per favorire la comprensione e la memorizzazione del testo è raccomandato l’impiego di figure e tabelle. Per illustrazioni tratte da altre pubblicazioni è necessario che l’Autore fornisca il permesso scritto di riproduzione. Le figure (disegni, grafici, schemi, fotografie) devono essere numerate con numeri arabi secondo l’ordine con cui vengono citate nel testo ed accompagnate da didascalie redatte su un foglio separato. Le fotografie possono essere inviate come stampe, come diapositive, o come immagini elettroniche (formato JPEG, EPS, o TIFF). Ciascuna tabella deve essere redatta su un singolo foglio, recare una didascalia ed essere numerata con numeri arabi secondo l’ordine con cui viene citata nel testo Come e dove inviare gli articoli Oltre al dattiloscritto in duplice copia, è necessario inviare anche il dischetto magnetico (formato PC o Mac) contenente il file con il testo e le tabelle. Gli articoli vanno spediti al seguente indirizzo: Antonio Di Maio Edizioni Scripta Manent Via Bassini 41 20133 Milano E-mail: [email protected] [email protected]