SPECIALE MASTERS COME CI SI PREPARA AL MASTERS Inizia con questo numero la collaborazione con Massimo Messina, preparatore atletico di Matteo Manassero e della nazionale. In questo primo articolo ci racconta come un professionista si avvicina ai grandi appuntamenti 148 di Massimo Messina enendo presente che non esiste una gara importante come il Masters, sicuramente almeno altre cinque nel corso della stagione professionistica destano lo stesso grado di attenzione e preparazione.Bisogna ricordare che preparare un atleta di livello dell’European Tour, come Matteo Manassero, o comunque dei primi 50-60 giocatori al mondo, ha una programmazione che parte da molto lontano. Un esempio calzante è il mio impiego a fianco di Matteo ormai da due anni, come preparatore e osteopata e terapista. Quando si inizia a lavorare con un atleta di livello, si eseguono tutti i test necessari per capire il più possibile del suo corpo e della sua mente. Si cerca di scoprire le qualità dell’atleta, quelle da allenare, da migliorare e quelle da mantenere, poi insieme al coach e al giocatore stesso si valuta la stagione agonistica e gli impegni di prima, seconda e terza fascia. In questo modo si sviluppa la stagione agonistica, stabilendo anche i momenti di allenamento dove si può caricare maggiormente e quelli dove invece si lavora sul mantenimento o su altri aspetti. Parlando di Matteo per esempio, a differenza dell’anno scorso e avendo solo 10 giorni di off season, ovvero di pausa dagli impegni agonistici, si è deciso con il suo coach Alberto Binaghi di non fare alcun periodo di carico ma di programmare un allenamento continuativo tutto l’anno, con periodi dove si lavorerà maggiormente su qualità particolari, senza dimenticare che Matteo ha solo 18 anni e che ha ancora molti margini di miglioramento. L’esperienza maturata sul Tour professionistico e il fatto di vedere, conoscere e parlare con molti atleti di spessore, mi ha permesso di poter fornire a loro un valido aiuto grazie alle conoscenze e agli studi che ho effettuato. Ricordo ancora le prime trasferte in cui Binaghi mi suggeriva di recarmi nelle club house per osservare i terapisti dei maggiori atleti; io mi mettevo li per ore, cercando di apprendere da persone che da anni lavorano in questo settore e a stret- T Molti appassionati hanno iniziato a conoscerlo osservandolo sempre al fianco di Matteo Manassero, del quale dal 2009 è preparatore atletico, fisioterapista e osteopata. Ma Massimo Messina, classe 1973, ha alle spalle un lungo e qualificante curriculum professionale e un’esperienza ventennale a contatto con atleti di molte discipline sportive. Diplomato all’ISEF presso Università Cattolica di Milano, ha conseguito la laurea in Scienze Motorie. E’ massofioterapista e massaggiatore, fisioterapista, tecnico posturologo, osteopata, preparatore atletico e personal trainer, quest’ultimi titoli conseguiti a Coverciano. Dal 2008 segue anche la Nazionale Italiana di golf maschile e femminile e personalmente, oltre a Manassero, anche altri due azzurri impegnati nell’European Tour, Andrea Pavan e Federico Colombo. Per informazioni: www.messinasas.com, [email protected] to contatto con golfisti professionisti. Poi mi recavo in palestra a vedere cosa facevano i giocatori nei giorni precedenti e durante quelli di gara. Un particolare interessante e curioso si rifà all’attuale numero uno del mondo, Rory McIlroy, proprio un anno fa in Arizona a febbraio durante l’Accenture Match Play Championship. Matteo Manassero si era qualificato per il secondo turno, battendo il giorno precedente nel primo incontro l’americano Steve Stricker, uno dei più forti al mondo. Io mi trovavo con Binaghi in palestra, per fare eseguire a Matteo una seduta di lavoro composta da 10 minuti di bici, un po’ di elastici, mobilità, propriocettività e stretching, in totale circa mezz’ora. In palestra con noi c’era anche McIlroy e la cosa che ci colpì maggiormente fu il modo in cui il nordirlandese si stava allenando; eseguì un allenamento molto pesante con carichi di lavoro importanti e prolungati (tra l’altro usando pesi liberi difficili da manovrare). ll giorno dopo McIlroy perse abbastanza nettamente nel turno successivo; la sconfitta potrebbe in parte collegarsi al fatto che il nordirlandese stava potenziando il suo fisico. Era quindi normale attendersi, dopo un lavoro di quel genere, che la sua muscolatura avrebbe reagito in quel modo. Non posso affermare con certezza che la causa di quella sconfitta fosse da attribuirsi al fatto di essere stato troppo legato muscolarmente o stanco per l’allenamento effettuato il giorno prima. Sicuramente in quel periodo McIlroy aveva programmato di allenarsi anche durante certe gare con l’obiettivo di arrivare a successivi appuntamenti in grande forma. Il mese successivo giocò un Masters quasi perfetto, e solo un appannamento nelle ultime 18 buche lo privò di una grande vittoria, che però non tardò comunque ad arrivare, con il trionfo del nordirlandese a giugno nell’Open degli Stati Uniti. L’esempio di quanto ho visto con McIlroy serve a comprendere che ogni atleta organizza la stagione agonistica con il suo staff, pianificando anche i carichi di lavoro, come e quando effettuarli; nel caso di Rory e del suo fisico quanto stava facendo era certamente frutto di una programmazione mirata, visti i risultati poi ottenuti che lo hanno portato a soli 22 anni a raggiungere il numero uno del World Ranking. Quello che posso affermare è che a un atleta come Matteo Manassero, almeno per questo periodo, non sarebbe utile allenarsi in questo modo, forse più avanti, sempre che questo tipo di allenamento sia congeniale e ripetuto durante tutto l’anno. Potrei fare decine di altri esempi del genere su atleti del calibro di Lee Westwood e Martin Kaymer, professionisti abituati a lavorare duramente anche durante le gare. Dire cosa si debba allenare, se maggiormente la tecnica, il fisico o la mente per preparare un torneo come il Masters è molto soggettivo; quello che ho capito anche con l’esperienza fatta con Mattteo, è che anche questi grandi eventi devono essere interpretati, gestiti e preparati come tutti gli altri, senza stravolgere nulla. I professionisti di golf a grandi livelli vivono di sensazioni positive e negative, e ho appreso che in certi momenti, soprattutto in vicinanza alla gara, meno si fa meno si sbaglia. 149