Settimanale E enti Anno 8 N° 9 Lunedì 30 marzo 2015 CentroNord EMILIA-ROMAGNA | TOSCANA | UMBRIA | MARCHE Spedizione con tariffa Posta Target Magazine conv. naz./304/2008 del 01-06-2008 Realizzazione editoriale a cura di New Business Media Srl SANITÀ & SALUTE IL PUNTO / I dati e i suggerimenti contenuti nella “Revisione” redatta dall’Ocse Assistenza sanitaria, lo scenario italiano Elevata l’aspettativa di vita - pari a 82,3 anni -, ma troppe differenze tra Nord e Sud © Sergey Nivens - Fotolia.com Q ual è lo stato dell’assistenza sanitaria nel nostro Paese? Quali gli aspetti positivi e le criticità? Tutte informazioni, insieme a una serie di possibili strategie per risolvere i problemi, si trovano nella “Revisione sulla qualità dell’assistenza sanitaria in Italia” redatta dall’Ocse - divisione Salute in collaborazione con Agenas e la Dg della Programmazione sanitaria del ministero della Salute. Guardando prima di tutto all’organizzazione della nostra sanità, se la devoluzione ha portato alla nascita di progetti validi a livello regionale, l’Ocse rileva il mancato raggiungimento di una strategia coordinata a livello nazionale, con la conseguente disparità nei livelli di qualità raggiunti che dovrebbero invece mirare all’uniformità. Gli indicatori di esito, qualità ed efficienza a livello nazionale sono tra i più alti nell’ambito dei Paesi Ocse: 82,3 anni l’aspettativa di vita (l’Italia è al quinto posto), tassi di ricovero per asma, malattie polmonari croniche e diabete tra i più bassi al mondo e i tassi di mortalità a causa di ictus e infarto ben al di sotto della media Ocse. Purtroppo però con significative differenze a livello regionale, dettate anche dalla diffusione maggiore al Sud di alcune malattie croniche, e dall’eterogeneità dal punto di vista sociale ed economico. Le variazioni nei diversi indicatori arrivano fino al 50% di differenza, e non è omogeneo nemmeno il sistema di valutazione delle performance, da qui la difficoltà al confronto con gli Personale molto competente U n altro tema affrontato dalla Revisione è quello della formazione del personale medico, molto preparato in Italia. I praticanti sono il 4 per 1.000, sopra la media dei Paesi dell’Organizzazione per la cooperazione e per lo sviluppo economico (Oecd), ma i medici generici sono il 26%, meno della media Oecd del 31%, con differenze significative a livello regionale per le diverse specializzazioni mediche. Le infermiere poi sono 1,6 per medico, mentre la media è di 2,8 nei Paesi Oecd. Da qui l’ampio ricorso a infermiere straniere. Le indicazioni Ocse rispetto a questo tema suggeriscono una formazione e uno standard ottimi in Italia, che potrebbero ulteriormente migliorare lavorando a monte, sui test d’ingresso alle facoltà universitarie, basandosi su esperienze già attive in altre nazioni che adottano test attitudinali. standard nazionali. L’Italia è composta quindi da 21 sistemi sanitari regionali, e pazienti che si spostano da Sud a Nord per ricevere assistenza. L’Ocse auspica un maggior impegno di coordinazione a livello nazionale, una diffusione più capillare della rete di assistenza territoriale, maggior impegno nella promozione delle linee guida e nell’armonizzazione del database. Raccomandazioni già in parte raccolte dal Patto per la Salute 2014-2016. Non proprio rassicurante il dato sugli antibiotici prescritti, che a volume supera la media Ocse 1,5 volte, probabilmente perché non esistono linee guida in merito e, al contrario, vi sono incentivi al loro uso presso gli erogatori delle cure primarie, si legge nella Revisione. Tra i dati da considerare, la quota di popolazione over 65, al 20% nel 2011, in crescita di 1,7 volte nel 2050, e della popolazione di 80 anni, che passerà dal 6% al 14%, numeri che giustificano la crescita delle malattie croniche e dei ricoveri lunghi. Accanto all’invecchiamento, l’obesità nei giovani: dai 15 anni in su le percentuali sono tra le più elevate dell’Ocse. 2 Sanità & Salute Eventi Lunedì 30 marzo 2015 CAMPA / Cassa Nazionale Assistenza Malattie Professionisti Artisti e Lavoratori Autonomi AMIITTF / Ass. medica italiana di Idroclimatologia Talassologia e Terapia Fisica Solidarietà e vero mutuo soccorso Tra terapie, turismo termale e sport Copertura sanitaria per famiglie e gruppi aziendali A Pisa, 26 /27 giugno, il punto della situazione al convegno con l’Admg C L ampa, Cassa Nazionale Assistenza Malattie Professionisti Artisti e Lavoratori Autonomi, è una Società di Mutuo Soccorso fondata nel 1958. La Cassa, che non ha scopo di lucro ed è amministrata dagli stessi associati e si ispira ai principi della solidarietà e sullo scambio reciproco mutualistico, aderisce alle Federazioni di rappresentanza Giusy De Vitis, responsabile adesioni e comunicazione E enti TERRITORIO | ISTITUZIONI DIN NEWSLETTER Settimanale Anno 8 - Numero 9 Lunedì 30 marzo 2015 | delle Società di Mutuo Soccorso Fimiv e a Federazione Sanità, ed è socio Fondatore del Consorzio Mutue Sanitarie Mu.Sa., che ha realizzato una rete nazionale di convenzioni sanitarie e gestisce fondi sanitari previsti dalla contrattazione collettiva. Campa è iscritta dal giugno 2010 all’Anagrafe dei Fondi Sanitari Integrativi istituita presso il ministero della Salute e propone coperture sanitarie collettive rivolte a dipendenti di aziende, enti e cooperative rispettando la soglia stabilita del 20% di prestazioni vincolate (relative a prestazioni socio-sanitarie e/o odontoiatriche). Attualmente sono 37.000 gli assistiti di cui 23.000 nel proprio Fondo Sanitario pluriaziendale. “Campa garantisce ai propri soci la copertura per le spese mediche per tutta la vita, qualunque siano le condizioni Direttore responsabile: Mattia Losi IMPRESE Registrazione Tribunale di Milano numero 208 del 21 marzo 2005 Realizzazione editoriale a cura di: New Business Media Srl Via Eritrea, 21 20157 Milano Stampatori: ll Sole 24 Ore S.p.A. Via Busto Arsizio, 36 20151 Milano; Il Sole 24 Ore S.p.A. Via Tiburtina Valeria; Km 68,7 - 67061 Agente: Carsoli (Aq); AREA MEDIA sas Stampa Quotidiana Via Nannetti, 2/e S.r.l - Via Galileo 40122 Bologna Galilei, 280/A 40059 Tel.: 051 6492589 Località Fossatone Fax: 051 5282079 Mail: [email protected] Medicina - (Bo); di salute e l’età” afferma Giusy De Vitis, responsabile adesioni e comunicazione. “Lo spirito mutualistico viene condiviso dai soci fin dal momento dell’iscrizione, poiché l’associazione a Campa deve coinvolgere l’intero nucleo familiare. L’assistenza Campa viene garantita anche durante viaggi e permanenze all’estero, nel mondo intero. Le formule di assistenza sono studiate in modo da poter essere congeniali alle varie esigenze di tutela”. Per richiedere l’adesione a Campa è sufficiente un contatto telefonico per un appuntamento, oppure è possibile anche scaricare la modulistica dal sito chiedendo conferma del preventivo. Sono molto snelle anche le procedure per la richiesta dei rimborsi: è disponibile anche una App per smartphone per inviare la documentazione, oltre ai più tradizionali fax e email. “Oltre alla copertura personale e del nucleo familiare, offriamo anche assistenza a gruppi aziendali. È per questo che abbiamo importanti collaborazioni con associazioni come per esempio Confcooperative e Unindustria ai cui associati garantiamo condizioni estremamente agevolate”. e cure termali hanno origini antichissime e ancora oggi sono molto praticate contribuendo anche lo sviluppo del turismo termale. La conoscenza sui benefici dell’acqua termale nei secoli è progredita, ed è diventato essenziale basare l’efficacia di fanghi, bagni, inalazioni sull’evidenza scientifica. A questo proposito l’Associazione medica italiana di Idroclimatologia Talassologia e Terapia Fisica (Amiittf) si occupa della divulgazione delle ricerche, della condivisione delle esperienze e delle conoscenze scientifiche sulle cure termali e climatiche, del loro meccanismo d’azione e delle indicazioni terapeutiche e riabilitative nelle varie patologie. È un’istituzione antichissima, fondata nel 1888 a Bologna. Attuale presidente è il professor Gregorio Cervadoro, direttore della Clinica Dermatologica dell’Università di Pisa e direttore della Scuola di specializzazione in Dermatologia. “L’associazione - spiega Cervadoro - riunisce tutti i medici e le scuole di idrologia medica interessati alle terapie termali. Il professor Gregorio Cervadoro, presidente di Amiittf Molto coinvolti sono certamente i dermatologi, perché attraverso cute e mucose transitano tutte le azioni specifiche di bagni, fanghi, idroterapia, talassoterapia. Noi auspichiamo una competenza sempre più ampia, legata proprio ai benefici dell’acqua termale. Per questo l’associazione valuta le informazioni provenienti dal mondo scientifico e funge da volano per esse”. Cervadoro, presidente da poco più di un anno, è impegnato in un’attività di riorganizzazione dell’associazione e di promozione della medicina termale, capace di migliorare ed essere di supporto alle te- rapie classiche, specie quelle cutanee e a sfondo cronico (si pensi alla psoriasi). Proprio di questi temi si occuperà il secondo convegno nazionale di aggiornamento Admg, Associazione dermatologi Magna Grecia (di cui Cervadoro è vicepresidente), con la collaborazione di Amiittf, che si terrà a Pisa, presso l’hotel Galilei il 26 e 27 giugno e che avrà per tema: “Dermatologia termale, ambientale, del turismo e dello sport”. In questo modo le due anime, dermatologia e medicina termale, si incontrano ufficialmente per dare vita a un appuntamento che valorizzi questa specifica competenza. FONDAZIONE FLAMINIA AGOPUNTURA / 12 posti per la terapia all’Ospedale Civile di Ravenna “S. Maria delle Croci” per circa 6.000 prestazioni all’anno Farsi pungere a fin di bene, un’arte antica per soli esperti Per reumatismi/articolazioni, sistema nervoso e psiche, problemi respiratori, malattie ostetriche, ginecologiche e gastrointestinali L’ agopuntura non è “una moda” ma una pratica medica di origine cinese che può curare diverse patologie. Per esempio, fin dal 1990, presso l’ospedale Civile di Ravenna “S. Maria delle Croci”, la Fondazione Flaminia Agopuntura propone trattamenti per la cura di patologie reumatiche e articolari, malattie del sistema nervoso centrale e periferico ma anche disturbi della psiche e problemi respiratori come l’asma, le sinusiti, le bronchiti croniche e quelle acute. Inoltre, al pari di altre medicine alternative come l’omeopatia e la fitoterapia, è indicata anche nella cura di malattie ostetriche e ginecologiche o gastrointestinali. La struttura, moderna e all’avanguardia, è dotata di 12 posti per la terapia all’Ospedale Civile di Ravenna, conta su sette medici-chirurghi, tutti laureati e abilitati come prescrive la normativa italiana. Fino a dicembre 2014 la Fondazione ha erogato a portatori di handicap e pazienti ravennati di età superiore Tradizione ravennate che risale al 1974 S Il direttore sanitario, dottor Angelo Matteucci Una seduta di agopuntura, la metodica di medicina tradizionale cinese più accreditata in occidente, eseguita presso l’ambulatorio della Fondazione Flaminia Agopuntura presso l’Ospedale Civile di Ravenna e riferita all’attività dell’Ospedale Civile, la pratica dell’agopuntura a Ravenna viene fatta risalire al 1990. Ma già dal 1974 Romano Brandolini, oggi presidente della Fondazione Flaminia Agopuntura, fu tra i promotori dell’agopuntura. “In quell’anno - ricorda Brandolini - ero presidente dell’Aias e fu grazie ai miei rapporti con il professor Van Ghi e con il suo allievo dottor Albert Gourion, che loro - veri e propri pionieri - cominciarono a praticare la loro attività a vantaggio di persone disabili e portatori di handicap, in un ambulatorio di fortuna messo a disposizione dall’Aias di Ravenna”. “Negli ultimi anni - prosegue Brandolini - grazie alle convenzioni con l’Ausl di Ravenna, fortemente volute dall’allora direttore dottor Tiziano Carradori e all’impegno della Regione Emilia Romagna, sono state elargite indicativamente 5.500-6.000 prestazioni annue ai residenti della provincia di Ravenna. Sono quindi circa 700 le persone che si rivolgono al nostro servizio e usufruiscono gratuitamente ciascuno di circa 8-9 sedute. L’ambulatorio che ha la sua sede presso l’Ospedale Civile di Ravenna “S. Maria delle Croci”, svolge altresì attività libero-professionali a pagamento; solo in questo modo, si riesce economicamente a garantire il servizio gratuito. ai 65 anni 5.500 prestazioni convenzionate con il Ssn. Relativamente ai cicli di terapia, più le patologie sono croniche, più il numero di sedute sarà elevato. “Generalmente - spiega il direttore sanitario, dottor Angelo Fino a dicembre 2014 la Fondazione ha fornito 5.500 prestazioni in convenzione col Ssn a pazienti oltre i 65 anni e portatori di handicap Matteucci - si tratta di 8-12 sedute l’anno per i pazienti delle fasce tutelate, e di 6-8, fino a un massimo di 16-20, per tutti gli altri. Inoltre, nel caso di patologie acute, le sedute saranno più ravvicinate, mentre più diradate per i casi cronici”. Matteucci ricorda gli esordi dell’attività di cura: “Tutto iniziò grazie alla collaborazione con il medico francese Nguyen Van Ghi che per primo portò la medicina cinese Oltralpe quando ancora era considerata ‘alternativa’. All’inizio fu applicata sui bambini portatori di handicap e poi venne estesa a tutti i pazienti”. Eventi Lunedì 30 marzo 2015 Sanità & Salute 3 AUSL PIACENZA / Dipartimento di Oncologia ed Ematologia: assistenza all’avanguardia basata soprattutto sulla ricerca clinica ma sempre attenti al rispetto della persona Contro i tumori oncologi “ambiziosi” ma rispettosi dei malati Il professor Cavanna: “Assistenza all’avanguardia grazie a medici e infermieri preparati e scrupolosi”. Terapie decise in équipe Q uando si parla di tumori, i discorsi dei “non esperti” spaziano dagli effetti collaterali delle cure, ai marcatori, alle ricostruzioni, e così via. Mentre quelli degli esperti - ossia la comunità scientifica - si soffermano sulla ricerca, perché - giustamente - è essenziale, un giorno, arrivare a una terapia che sconfigga il cancro, anzi che arrivi a non farlo insorgere. Sino ad allora, per quanto riguarda i professionisti, concentrazione massima su cure sempre più efficaci. Il fatto è che questa attenzione è necessaria ed essenziale, ma non sufficiente, nel senso che occorre fare in modo che la ricerca tradizionale si sposi - e non sia in antitesi - con l’aspetto umano (che è poi quello che sta a cuore ai “non esperti”, cioè a tutti): con l’idea, cioè, che dietro a ogni paziente, anzi davanti, ci sia una persona. Questo è l’approccio che contraddistingue il lavoro svolto presso il dipartimento di Oncologia-Ematologia dell’Ausl di Piacenza, guidata dal professor Luigi Cavanna. È lo stesso professore a esplicitare bene questo concetto: “Prima funzione, nel dipartimento, deve essere quella Ricerca, cure e tre psicologi per i pazienti Il professor Luigi Cavanna, direttore del dipartimento di OncologiaEmatologia dell’Ausl di Piacenza di un’assistenza all’avanguardia, basata soprattutto sulla ricerca clinica, senza però trascurare l’importanza della cura della persona nel suo complesso”. Il direttore del dipartimento va anche oltre e pone l’accento proprio sul suo vissuto personale: “Mi riferisco alle affermazioni del dottor Richard Smith, già direttore del British Medical Journal. Una in particolare mi ha colpito, quella in cui avverte di ‘stare lontano da oncologi troppo ambiziosi’. Questo è un monito importante: personalmente mi sento ambizioso, nel mio lavoro, ma cerco sempre di bilanciare l’ambizione della nuova ricerca, del caso interessante da pubblicare e così via con il rispetto profondo della persona che, quando malata, si trova in una particolare fase di vulnerabilità”. Ogni attività, all’interno del dipartimento, viene bilanciata con questo spirito (si veda il riquadro sotto). Si parla di una struttura che copre una popolazione di 300 mila abitanti, relativa al territorio piacentino e ai paesi limitrofi, con pazienti che giungono Potenziare anche le risorse interiori dei pazienti Il progetto, grazie ai volontari dell’Amop e della dottoressa Bidin, prevede attività di supporto non farmacologico in ambito oncologico ltre la medicina c’è di più, c’è molto di più. C’è un insieme di delicatezze e modi di fare che migliorano la qualità della vita, che la fanno ritornare - appunto - Vita con la v maiuscola, anche se gravata dal peso di un tumore. Come sempre spiega il professor Cavanna, la persona che arriva in ospedale, per un percorso di cura anche lungo, non si spoglia della sua identità. Rimane persona. E l sostegno, la cura, la ricerca, l’assistenza. Ma non è finita qui: il paziente oncologico ha anche una sfera psicologica, fatta di affetti, emozioni, timori e aspettative, che va ugualmente “presa in carico”. Il confronto con la morte e con la paura di essa è costante, quasi quotidiano; tutta la sfera emotiva viene pesantemente coinvolta e “colpita”. Proprio per questo, presso il dipartimento piacentino è stata istituita una equipe composta da tre psicologhe. La loro competenza è a disposizione sia dei pazienti che dei caregiver, ossia dei famigliari che accompagnano la persona nel suo percorso di terapia. Non solo. Spiega infatti il professor Cavanna: “Anche il personale utilizza questo prezioso strumento. Abbiamo concordato un incontro di gruppo mensile; ogni professionista, poi, se lo vuole, può anche richiedere incontri singoli”. L’équipe del dipartimento di OncologiaEmatologia dell’Ausl di Piacenza Alcuni componenti del Picc Team O I creare attorno a lei un ambiente gradevole, rilassante, può aiutarla a mantenere alto l’umore, a prendere consapevolezza in modo nuovo del proprio corpo e della propria situazione. Proprio per questo motivo, il day hospital oncologico dell’ospedale di Piacenza si è attrezzato in modo da seguire i pazienti in un percorso focalizzato sulla “cura di sé” dal punto di vista psico-fisico, anche attraverso le tecniche della tradizione orientale. Il progetto è reso vitale dai volontari di Amop, Associazione piacentina malato oncologico. Nelle ore pomeridiane di attività dedicate al benessere, i pazienti possono sottoporsi a massaggi di diverso genere, seguire la ginnastica energetica, oppure la suonoterapia. Queste attività sono a supporto della quotidianità dei pazienti, principalmente donne. La partecipazione attiva alla guarigione è un ottimo strumento che non necessita di nessun medicinale. Precisa il professor Cavanna che: “Le attività di supporto non convenzionali all’interno del reparto sono iniziate con la dedizione di un medico in particolare, Livia Bidin”. anche dal sud della Lombardia. L’organizzazione prevede che gli oncologi - integrando il lavoro con i colleghi della medicina interna - prestino assistenza e cure avanzate anche presso gli ospedali di Bobbio in Val Trebbia, Castel San Giovanni in Val Tidone e Fiorenzuola in Val D’Arda, consentendo dunque ai pazienti minori spostamenti. Fatto essenziale, trattandosi molto spesso di persone anziane, magari gravate da altre patologie concomitanti, che necessitano il supporto di un parente per muoversi. Presso la sede del dipartimento, a Piacenza, sono disponibili 20 posti letto per la degenza, ambienti per il day hospital (con 10 letti e 20 poltrone) e gli ambulatori. 2.000 sono i ricoveri in day hospital eseguiti all’anno; 1.400 I ricoveri in degenza e 8.000 le visite ambulatoriali. Qui vengono seguite tutte le patologie tumorali, anche se la specializzazione riguarda i tumori di mammella, colon, polmone, per un totale di 500 casi l’anno. La particolare impostazione che è stata data al dipartimento presenta diversi elementi innovativi. Uno, per esempio, riguarda il fatto che tutti i farmaci chemioterapici per la provincia sono preparati all’interno dell’ospe- dale, presso l’Ufa, Unità di farmaci antiblastici, e da qui inviati alle diverse strutture. Questo consente non solo un risparmio evidente per l’Ausl, grazie a una maggiore attenzione nelle preparazioni e all’abbattimento degli sprechi, ma anche una maggiore sicurezza per i pazienti. Un altro elemento innovativo è dato dal ruolo del personale infermieristico. La competenza degli infermieri è stata, nell’équipe del professor Cavanna, fortemente professionalizzata, al punto da diventare oggetto di un progetto di ricerca clinica: il personale infermieristico è stato formato e messo nelle condizioni di posizionare i cateteri venosi centrali utilizzando la nuova tecnica Picc (periherally inserted central catheter). Anche in questo caso, ottime le redemption in termini di costo-efficacia e sicurezza per i pazienti. La tecnica è ormai diventata prassi: partiti nel 2012 con 118 impianti, si è arrivati nel 2014 con 1.050. Molto intensa è anche l’attività di ricerca, come si accennava inizialmente, sospinta sia a livello regionale che provinciale e ospedaliero. In particolare, viene favorita Per agevolare i pazienti più anziani gli oncologi assistono anche a Bobbio, Castel San Giovanni e Fiorenzuola la presenza di studenti dei corsi di laurea in Medicina e delle Professioni Sanitarie e degli specializzandi delle diverse specialità medicochirurgiche. La ricerca clinica - relativa sia a nuovi farmaci che a nuove metodiche - è parte viva dell’attività quotidiana del dipartimento. Il modello adottato è quello degli studi clinici randomizzati, unitamente alla ricerca sponsorizzata (dalle case farmaceutiche) e quella spontanea. L’approccio è multidisciplinare: come indicano le ricerche americane, cura e diagnosi non sono di competenza di un solo medico, ma di un gruppo di professionisti: questo è il motivo per cui ogni settimana più figure - chirurghi, oncologi, radioterapisti - si incontrano e stabiliscono, per ciascun paziente, il percorso di cura più appropriato. 4 Sanità & Salute Eventi Lunedì 30 marzo 2015 AUSL PIACENZA / L’Unità Operativa Complessa di Gastroenterologia ed Epatologia: una specialità completa che fa scuola con tecnologie e terapie all’avanguardia Ricerca e cure di riferimento. E l’ecografia operativa è al top Qualità delle cure e all’avanguardia nei trattamenti: dall’epatocarcinoma alle emorragie digestive e calcolosi biliari cenza sette Corsi Nazionali di Aggiornamento di “Ecografia in Gastroenterologia” e quattro “Topics in Gastroenterologia ed Epatologia“ che hanno richiamato i maggiori esperti nazionali della specialità”. L’Unità Operativa è convenzionata con la Scuola di Specializzazione in Gastroenterologia dell’Università di Parma e partecipa attivamente alla convenzione che ha recentemente individuato l’Ospedale di Piacenza come Ospedale di insegnamento per l’acquisizione dei crediti formativi per gli studenti della Facoltà di Medicina di Parma. Molto qualificata e di alto profilo è anche l’attività di ricerca clinica. “Da anni - dichiara Fornari - collaboriamo attivamente con i più importanti gruppi epatologici e gastroenterologici italiani. I risultati di tali studi hanno generato numerose pubblicazioni sulle riviste scientifiche più note e selettive a elevato Impact Factor quali Hepatology, American Journal of Gastroenterology, Journal of Hepatology, Digestive and Liver Disease solo per citare le più famose”. Tra le tematiche cliniche oggetto delle ricerche svolte a Piacenza spiccano la diagnosi precoce e il trattamento non chirurgico dell’epatocarcinoma, la calcolosi colecistica nei pazienti cirrotici e diabetici, le emorragie digestive, l’ecografia con mezzo di contrasto in varie patologie. Asportazione di polipi peduncolati in colonscopia L’équipe dell’Uoc di Gastroenterologia ed Epatologia e il professor Fabio Fornari L’ Unità Operativa Complessa di Gastroenterologia ed Epatologia dell’Ospedale di Piacenza dispone di 16 posti letti di degenza ordinaria e di due di day hospital. Negli anni 2012-2014 sono stati ricoverati mediamente 1.050 pazienti/anno con una degenza media di sei giorni e un peso medio del caso superiore a 1,3, ben al di sopra della media nazionale. I casi trattati in regime di day hospital nel 2014 sono stati 193. Elevata è la mobilità attiva di pazienti a provenienza extraregionale (130 casi nel 2014) con indice di attrazione superiore al 12%. L’attività della Unità Operativa, annualmente, annovera anche 7.500 visite e prestazioni per esterni e oltre 7.000 esami endoscopici. Il professor Fabio Fornari, direttore della Unità Operativa, illustra le attività di avanguardia del reparto “Le patologie prevalenti sono rappresentate da: neoplasie maligne dell’apparato epatobiliare e pancreas, cirrosi epatica, emorragie digestive, pancreatiti e calcolosi biliari, malattie croniche infiammatorie intestinali, neoplasie gastriche e del colon. Ogni anno trattiamo con le più avanzate terapie per l’epatite C e B, circa 100 nuovi casi. Da due mesi – sottolinea il professore - il Centro è autorizzato a prescrivere le nuove terapie per l’epatite C a base di sofosbuvir e simeprevir molto più efficaci e meglio tollerate rispetto ai precedenti regimi farmacologici”. “Il servizio di endoscopia digestiva annesso al Reparto – continua il professor Fornari - si avvale di strumentazioni di avanguardia ed è in grado di eseguire tutte le principali procedure di altissima specializzazione quali eco-endoscopia, endoscopia operativa delle vie biliari, posizionamento di protesi endoscopiche e di Peg, procedure di emostasi endoscopica anche in urgenza 24 ore su 24, videocapsula, dilatazioni perendoscopiche, polipectomie di polipi giganti e resezioni Tumori del fegato, distruggerli con un ago senza intervento chirurgico I trattamenti di ablazione percutanea, sotto guida ecografica, dell’epatocarcinoma (il tumore maligno primitivo del fegato), sono oggi considerati, secondo le linee guida scientifiche internazionali, trattamenti curativi a pieno titolo in alternativa alla resezione chirurgica. Rispetto alla chirurgia comportano minore invasività, meno complicanze e costi nettamente inferiori . Al riguardo il professor Fornari spiega. “La termo ablazione con radiofrequenza ha dimostrato, rispetto alla altre tecniche di ablazione eco- guidata, una superiorità nel controllo locale della malattia tumorale con percentuali di sopravvivenza più elevate a cinque anni. Dal 2002 al 31 dicembre 2014 abbiamo eseguito, nel nostro Centro 1.368 trattamenti di ablazione percutanea di cui 676 con radiofrequenza. Possiamo vantare, in termini di esperienza, risultati e volumi di attività, una delle casistiche italiane più rilevanti”. mucose”. Fiore all’occhiello della Unità Operativa è l’ecografia operativa: termine che raccoglie tutte le procedure invasive guidate dall’ecografia quali biopsie e citoaspirati epatici o pancreatici, procedure di ablazione percutanea di tumori epatici e drenaggio di raccolte addominali. Molto intensa è pure l’attività di formazione e di insegnamento svolta dall’équipe. Fornari in proposito dice “Dal 2002 a oggi sono stati organizzati ogni anno a Pia- Giocare d’anticipo contro i tumori del colon-retto 21 marzo 2005 - 21 marzo 2015: dieci anni di screening per la prevenzione e la diagnosi. E i risultati si vedono D al 21 marzo 2005 tutta la popolazione della Regione Emilia-Romagna di età compresa fra i 50 e i 69 anni (maschi e femmine), una volta ogni due anni, riceve un invito a partecipare allo screening per la prevenzione e la diagnosi del carcinoma del colon-retto(Ccr). Si tratta di un tumore maligno molto frequente nel mondo occidentale, ancora oggi causa di elevata mortalità. In Italia sono diagnosticati oltre 37mila nuovi casi all’anno. In Emilia-Romagna nel periodo 2003-2009 sono stati osservati mediamente 4.370 nuovi casi/anno per una popolazione di circa 4.400.000 abitanti. I fattori di rischio ben codificati, correlati all’insorgenza del cancro del colon-retto, sono rappresentati dall’età superiore ai 50 anni, dalla familiarità e dal fumo di sigaretta. Il tumore insorge, in oltre il 95% dei casi, su lesioni precancerose note come polipi adenomatosi. I cittadini interessati sono sollecitati alla partecipazione allo screening ritirando un apposito contenitore nella farmacia di più facile accesso, per la raccolta di un piccolo campione di materiale fecale da analizzare nei laboratori ospedalieri dedicati mediante la ricerca di sangue occulto con metodiche molto sensibili. I soggetti risultati positivi al test di I livello, saranno invitati a sottoporsi a una colonscopia (test di II livello) che viene eseguita presso l’Uoc di Gastroenterologia dell’ Ospedale di Piacenza. Il professor Fabio Fornari riassume i risultati nella Provincia di Piacenza “Nella nostra Provincia l’invito a partecipare viene inviato ogni due anni a oltre 76 mila residenti (il 26% del totale dei residenti). Dal 21 marzo 2005 al 31 dicembre 2014 la percentuale di adesione al I livello (esecuzione della ricerca del sangue occulto fecale) è stata mediamente pari al 48,8%. In 8.185 persone (4,7% dell’intera casistica) il test di I livello è risultato positivo. La percentuale di adesione alla colonscopia nei soggetti risultati postivi alla ricerca del sangue occulto nelle feci è stata del 76,2%”. Il professore prosegue: “Abbiamo eseguito 6.238 colonscopie di screening in questi anni e oltre 1.500 colonscopie di controllo nei soggetti che alla prima colonscopia erano stati identificati come portatori di polipi o tumori. Al 31 dicembre 2014 abbiamo identificato 2.756 lesioni polipoidi premaligne. Nel corso dell’esame colonscopico le lesioni polipoidi sono state sottoposte a rimozione perendoscopia. Ciò è possibile grazie a sofisticati accessori, con tecniche che i medici e gli infermieri della Uoc di Gastroenterologia di Piacenza hanno particolarmente affinato grazie anche al continuo aggiornamento professionale. In 254 SCREENING PER LA PREVENZIONE E DIAGNOSI PRECOCE DEL CCR: I RISULTATI A PIACENZA (DAL 21.3.2005 AL 31.12. 2014) - Popolazione bersaglio: 76.227 - Tests di I livello eseguiti: 174.820 - % adesione al I livello: 48,8 - Numero tests positivi (%): 8185 (4,68) - Numero colonscopie eseguite (% adesione II livello): 6238 (76,2) - Numero polipi a basso grado di displasia: 963 - Numero polipi di alto grado di displasia: 1793 - Numero neoplasie maligne (Adk): 254 pazienti la diagnosi colonscopica è stata di neoplasia maligna già conclamata. In questi casi l’identificazione del tumore è stata molto precoce e ha permesso un intervento chirurgico curativo ed efficace che, generalmente, comporterà la completa guarigione del paziente. Eventi Lunedì 30 marzo 2015 Sanità & Salute UNIMORE / La Scuola di specializzazione in Medicina Legale presso l’Università di Modena e Reggio Emilia La scienza al servizio della giustizia L L © ph. Elisabetta Silingardi I laboratori di Medicina Legale Unimore tifica e metodologica nell’applicazione delle conoscenze mediche, patologico-cliniche, di diagnostica strumentale e di laboratorio, necessarie alla corretta applicazione di quelle stesse norme giuridiche. Il professor Enrico Silingardi, direttore della Scuola di specializzazione in Medicina Radiologia forense © ph. Elisabetta Silingardi La Scuola di specializzazione offre anche percorsi di formazione alle attività di ricerca nei settori della medicina forense alterare l’integrità dei tessuti”. “A titolo esemplificativo - spiega il professore - la Tc si è dimostrata uno strumento molto utile nell’analisi di fratture ossee, nella visualizzazione di raccolte di gas intracorporee, e nell’individuazione di corpi estranei quali i proiettili di armi da fuoco. Nella nostra esperienza questo tipo di indagine ha fornito importanti elementi per la ricostruzione di complessi casi di omicidio e di altri eventi di rilevanza giudiziaria”. La dotazione del laboratorio è in via di completamento attraverso l’acquisizione delle più recenti tecnologie per l’esecuzione delle angiografie su cadavere, che apriranno nuove e interessanti possibilità applicative e offriranno nuove potenzialità per la ricerca e la formazione degli specialisti. Legale dell’Unimore spiega: “Una rigorosa preparazione scientifica e metodologica è la base fondamentale delle competenze e delle abilità pratiche necessarie allo specialista in Medicina Legale per con- © ph. Elisabetta Silingardi tribuire alla documentazione della prova nei diversi settori applicativi medico-forensi. Ed è in questa cornice - prosegue il professore - che la Scuola di specializzazione in Medicina Legale dell’Uni- l Laboratorio di patologia e microscopia forense offre importanti possibilità applicative e di ricerca nello studio della lesività autoptica, approfondendo con specifiche metodiche e tecnologie i più fini aspetti morfologici delle lesioni di interesse medico-legale, con particolare riguardo alle lesioni traumatiche, che possono essere indagate con diverse tecniche di microscopia nella loro natura e cronologia. I riflessi pratici sono essenzialmente rilevanti nell’ambito delle indagini proprie del processo penale, e si fondano su una costante attività di ricerca e validazione di nuovi metodi di indagine. versità di Modena e Reggio Emilia offre anche peculiari percorsi di formazione alle attività di ricerca nei settori di specifica pertinenza medico-forense”. Si tratta della tossicologia forense, genetica Tossicologia forense Per la diagnosi di morte da avvelenamento e per l’individuazione e il controllo sociale dell’assunzione di droghe L Il prof. Enrico Silingardi con alcune collaboratrici e specializzande tici polimorfici. All’esito delle indagini condotte al fine della risoluzione di problemi interpretativi del dato genetico, e per un’accurata attribuzione del campione biologico sconosciuto, vengono applicati metodi validati di calcolo statistico”. La ricerca scientifica del Laboratorio di Genetica forense è tesa all’individuazione di marcatori, tecniche e metodi di analisi del Dna sempre più informativi e idonei alle necessità di documentazione della prova, fino a giungere alla caratterizzazione di tratti fenotipici complessi e alla inferenza geografica di un individuo. Oltre a ciò, in ambito civilistico, le analisi dei polimorfismi autosomici e del Dna presenti sul genoma aploide quali il cromosoma Y e il Dna mitocondriale, vengono utilizzate per l’attribuzione/disconoscimento della paternità biologica, e per la ricostruzione di rapporti parentali deficitari. I © ph. Elisabetta Silingardi n altro settore che ha avuto un crescente sviluppo all’interno della Scuola di specializzazione, con applicazione elettive in ambito necroscopico, è la Radiologia forense. “Negli ultimi anni - afferma Silingardi - grazie alla preziosa collaborazione con il Servizio di Radiologia dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena, siamo passati dall’utilizzo del tradizionale esame radiografico all’impiego di sofisticate indagini di Tomografia computerizzata (Tc) per la documentazione di lesioni traumatiche e per l’individuazione di corpi estranei all’interno dei cadaveri. Inoltre, grazie ai moderni software di elaborazione delle immagini, è ora possibile ottenere ricostruzioni tridimensionali del corpo umano, sia delle strutture di superficie che degli organi interni, senza a Genetica forense è un settore delle scienze medico-legali caratterizzato dall’applicazione di tecniche molecolari e di genetica per fini investigativi e per la soluzione di conflitti legali. Essa si fonda sulla variabilità genetica interindividuale e si avvale delle più recenti scoperte scientifiche e di tecnologie avanzate. Il Laboratorio di Genetica forense svolge un’attività identificativa che si esplica nell’ambito del processo penale, con riguardo alla caratterizzazione genetica del Dna estratto da tutte le tipologie di tracce biologiche. “L’analisi - spiega il professor Silingardi - ha enormi potenzialità documentative, anche partendo da poche cellule nucleate come per esempio quelle rinvenute su oggetti ‘toccati’, o da materiale degradato o contaminato, e può risultare efficace nella tipizzazione di tracce miste complesse, attraverso l’analisi di un set di marcatori gene- Patologia e microscopia forense Dall’esame radiografico alle sofisticate indagini di Tomografia computerizzata (Tc) U Genetica forense Per svolgere indagini sulla scena del crimine, risolvere conflitti legali e stabilire paternità biologiche Percorsi di formazione e attività di ricerca nei moderni laboratori medico-forensi a Scuola di specializzazione in Medicina Legale dell’Università di Modena e Reggio Emilia, all’interno dell’omonima Struttura presso l’Azienda OspedalieroUniversitaria di Modena, offre un percorso formativo che - prendendo le mosse dalla profonda conoscenza delle norme giuridiche inerenti il danno alla persona in tutte le sue diverse articolazioni e proiezioni - tende a costruire una forte competenza scien- 5 a tossicologia forense ha come elemento fondamentale lo studio della lesività umana da agenti chimici in senso lato - sotto il duplice aspetto della produzione di un dato chimico-analitico che identifichi in senso qualitativo e quantitativo le sostanze in causa - e della interpretazione di quello stesso dato sotto il profilo della potenzialità lesiva, con l’obiettivo della dimostrazione del nesso causale tra la assunzione/somministrazione di quelle sostanze e l’evento di danno connesso ad una norma giuridica. I campi di applicazione sono numerosi, e comprendono a) la ricerca e l’identifi- cazione di sostanze su reperti di matrice autoptica, e la successiva valutazione della rappresentatività dei dati acquisiti al fine di una corretta diagnosi di avvelenamento; b) gli accertamenti su persone viventi, atti a definire situazioni di dipendenza-consumo-abuso di alcool, farmaci e sostanze stupefacenti, con particolare attenzione a quanto disposto dal Codice della strada in tema di idoneità alla guida, ed agli accertamenti su lavoratori addetti a mansioni gravate da potenziale rischio per la loro salute e per la sicurezza di terzi; c) analisi su materiale e reperti sequestrati sul mercato clandestino, al fine forense, radiologia forense, patologia e microscopia forense: settori ognuno dei quali è dotato di un proprio laboratorio autonomo (di cui si parla in dettaglio nei riquadri in questa pagina). di individuare la tipologia delle sostanze stupefacenti. “I settori applicativi - spiega il professor Enrico Silingardi - si avvalgono di tecnologie di alta sofisticazione e rigorosamente standardizzate quali le spettrometrie di massa. Tra le specifiche peculiarità del Laboratorio di Tossicologia forense dell’Università di Modena e Reggio Emilia spiccano i positivi riflessi nella formazione degli specialisti e nelle attività di ricerca. Inoltre continuiamo a porre attenzione ai cambiamenti intervenuti a livello sociale nelle tipologie di abuso e dipendenza, cui corrispondono continue messe a punto delle metodiche di laboratorio, che devono essere adeguate a ottenere specificità e sensibilità analitiche sempre maggiori, ai fini dello studio e della prevenzione di nuovi comportamenti potenzialmente pericolosi”. 6 Sanità & Salute Eventi Lunedì 30 marzo 2015 AZ. OSPEDALIERA DI PERUGIA/ Polo sanitario ad alta specialità con l’Università degli studi di Perugia Un ospedale “avanti” in ogni senso E con la app “Nessun dolore” i genitori sono più vicini ai bimbi dopo gli interventi U n polo sanitario di alta specialità. Così si presenta l’Azienda Ospedaliera di Perugia che, comprendente la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Perugia costituisce, grazie alle specifiche professionalità presenti, al complesso di tecnologie innovative e alla tipologia di prestazioni offerte, un punto di eccellenza sia per la sanità umbra che per quella nazionale. Gli indicatori annuali ne testimoniano il ruolo centrale nella rete ospedaliera umbra: il Pronto Soccorso assicura una risposta immediata ad oltre 62mila cittadini; la Centrale Unica Regionale 118 con l’elisoccorso garantisce interventi d’emergenza in tutta la regione; sono 40 mila i ricoveri e 22 mila gli interventi chirurgici, oltre 8 milioni le prestazioni specialistiche. Tutto il sistema di qualità, è orientato ai principi innovativi di organizzazione centrati sulla soddisfazione della persona e della comunità e coglie la sfida offerta dallo sviluppo tecnologico anche a supporto Vista del Polo sanitario dell’Azienda Ospedaliera di Perugia del comfort dell’assistito. “Cittadino al Centro” è il principio ispiratore di tutti i nostri processi organizzativi e assistenziali - afferma il direttore generale Walter Orlandi - e, in tal senso, l’ospedale di Perugia figura, nell’indagine Agenas/Auditcivico, tra i migliori a livello nazionale.” La struttura si caratterizza per essere un Ospedale paperless e altamente tecnologico dal momento che, dall’ingresso alla dimissione, sta informatizzando tutto il percorso del ricovero. Sono state introdotte anche alcune innovazioni, dalla prescrizione e somministrazione del farmaco in sicurezza tramite braccialetto elettronico, fino ai referti on line di laboratorio e dell’immagine radiologica al proprio pc o smartphone. Numerosi sono poi stati gli interventi chirurgici effettuati con il Robot Leonardo da Vinci, ed è anche presente un robot per la preparazione dei farmaci oncologici. Tra i progetti che di recente hanno qualificato Il direttore generale Walter Orlandi l’azienda ospedaliera si evidenziano: l’“Ospedale senza dolore” che, con un’azione formativa che ha coinvolto più di mille operatori, offre Rianimazioni aperte e misura in tutte le degenze il dolore due volte al giorno (come la febbre); anche a casa con l’app “nessun dolore”, i genitori possono controllare il dolore dei bambini dopo l’intervento chirurgico. L’ospedale di Perugia è uno dei 10 centri dell’Italia centrale ad aver ricevuto il riconoscimento dei tre Bollini Rosa come “Ospedale Donna”, per la presenza di servizi di specialità di maggiore rilievo clinico ed epidemiologico per la popolazione femminile nonché per l’appropriatezza del percorso diagnostico-terapeutico. In questo ambito offre da anni il parto indolore gratuito e ha allestito di recente le ‘Stanze di Lucina’, un’area dedicata ai parti fisiologici, assistiti unicamente dalle ostetriche, per le donne che ne fanno richiesta. Nell’ottica di ridurre le liste d’attesa si è inoltre impegnato a incrementare la propria offerta di prestazioni con il progetto “Ospedale dopo le 20” con ambulatori aperti la sera dopo le 20, il sabato e la domenica mattina. L’Ospedale di Perugia è poi uno tra i primi ospedali italiani di grandi dimensioni a ottenere la qualifica di ‘ecosostenibile’, grazie alla presenza di una centrale di trigenerazione che per- mette di ridurre l’immissione di Co2 nell’atmosfera e di un grande e potente impianto fotovoltaico. In tutti i reparti è poi stata attivata la raccolta differenziata, con punte di adesione che arrivano anche al 40%. Tra i più recenti traguardi, nel 2015, con il nuovo Centro di Ricerche Ematooncologiche - Creo, si è dotato di ulteriori laboratori di alta tecnologia: circa 6mila mq per la ricerca e assistenza nel campo dell’ematologia con trapianto, oncologia, genetica e medicina molecolare. “Tra questi - commenta Orlandi - il laboratorio Good Manufacturing Practice - Gmp è uno tra i più avanzati nelle dotazioni delle strutture di ricerca e assistenza presenti nel nostro paese che permette di praticare le più innovative terapie cellulari”. Il Polo unico ospedaliero universitario di Perugia è dunque ormai una realtà, con tutte le potenzialità logistiche e professionali per realizzare l’integrazione sinergica tra ricerca e assistenza e costituire la punta avanzata del Sistema Sanitario Umbro. Strettamente collegato funzionalmente e culturalmente con le altre strutture, ospedaliere e territoriali, è l’ospedale che può affrontare le sfide terapeutiche future e che realizza il dinamico trasferimento delle conoscenze scientifiche all’applicazione pratica al letto del malato. UNIVERSITÀ POLITECNICA DELLE MARCHE / Intervista ad Alessandro Capucci, professore di Malattie dell’apparato cardiovascolare Giovani e “questioni di cuore”. Quando l’amore non c’entra Abuso di alcolici, sostanze eccitanti e sonno irregolare tra le cause di scompensi cardiaci e sincopi. Se n’è parlato in un convegno Il prof. Alessandro Capucci I l 19 e 20 febbraio scorso, all’hotel Carlton di Bologna, si è svolto l’11 esima edizione del convegno internazionale “Atrial Fibrillation and Heart Failure: the ugly and the nasty 2015”. L’incontro, presieduto dal professor Alessandro Capucci degli Ospedali Riuniti di Ancona, ordinario di Malattie dell’apparato cardiovascolare all’Università Politecnica delle Marche, ha visto riuniti specialisti da tutto il mondo. Nell’occasione si è fatto il punto sugli aggiornamenti più recenti legati ad aritmie e scompensi cardiaci, tachicardia e fibrillazione ventricolare. Si tratta di sindromi importanti che, specie nel caso della fibrillazione atriale (comunemente detta “cardiopalmo”) valgono il 2% dei ricoveri in Pronto Soccorso, soprattutto di anziani. “Ma ora - fa notare il Capucci - questa aritmia sta iniziando a colpire anche i giovani causando svenimenti temporanei, chiamati sincopi. Tra le possibili cause - dice il professore - si è avanzata l’ipotesi che l’elevato consumo di alcol possa favorire le aritmie. Se poi si assumono sostanze eccitanti il rischio aumenta. Le aritmie possono comparire e passare da sole ma possono anche portare alla perdita di conoscenza: le stragi del sabato sera, insomma, potrebbero essere legate alla fibrillazione atriale”. Altro tema importante è quello legato alla prevenzione degli ictus e ai nuovi farmaci che rendono il sangue più fluido. “La fibrillazione - spiega Capucci - favorisce l’insorgenza di coaguli, detti trombi, che possono andare in circolo e causare ictus cerebrale. È uno degli avvenimenti più temibili che provoca danni permanenti nel 50% dei casi”. Per prevenire questi casi bisogna rendere il sangue più fluido: ma è una situazione che espone al pericolo di emorragie. In proposito Capucci afferma “Negli ultimi anni si è parlato molto di nuovi farmaci come Dabigatran, Rivaroxaban e Apixaban che hanno anche il vantaggio di non richiedere esami del sangue come con il Dicumarolo. Attualmente la percentuale di pazienti che li usano è attorno al 15% - 18%: essenzialmente le persone che non possono assumere il Dicumarolo. Ma è ipotizzabile che quando l’Agenzia Italiana del Farmaco scioglierà i nodi legati alla loro prescrivibilità, Un laboratorio di cardiostimolazione ed elettrofisiologia F Nuove ipotesi sulla relazione tra fibrillazione atriale e ictus orse la fibrillazione atriale è solo un marcatore di rischio dell’ ictus, non la causa diretta. Il nuovo scenario è descritto in una recentissima sottoanalisi dello studio multicentrico Assert pubblicata su Circulation e che vede come prima firma la dottoressa Michela Brambatti dell’Università Politecnica delle Marche. Il lavoro è stato svolto in collaborazione con la Mc Master University, (Hamilton, ON, Canada) sotto la supervisione del professor Jeffrey Healey, illustre esperto del campo. Secondo Capucci “è uno studio rivoluzionario perché, prima di questo lavoro, si pensava che fosse la fibrillazione atriale a provocare l’ictus. Invece, in base ai dati raccolti, la fibrillazione potrebbe essere un co-fattore: un aspetto che porterà alla rivalutazione delle attuali terapie”. il consumo di questi nuovi farmaci aumenti”. Intanto la ricerca scientifica procede. Proprio sulla relazione tra fibrillazione e insorgenza di ictus, l’Università Politecnica delle Marche in Ancona si è distinta per uno studio multicentrico Assert (Asymptomatic Atrial Fibrillation and Stroke Evaluation). I dettagli sono illustrati nel riquadro qui a fianco. Nel frattempo l’organizzazione delle Scuole di Specializzazione è passata da cinque a quattro anni. E Capucci su questo aspetto è perplesso: “Prima gli specializzandi svolgevano anche un anno e mezzo nei Reparti di Medicina Generale e altri tre anni nella cardiologia per imparare ad assumersi vere responsabilità. Ora, invece, la Medicina Generale si riduce a pochi mesi e anche l’attività cardiologica è stata ridotta. Il rischio - secondo me - è che gli studenti siano assorbiti da un lavoro routinario e che non imparino veramente. Lo verificheremo tra quattro anni, quando usciranno i primi cardiologi formatisi in quattro anni. Negli Stati Uniti la specialità è ancora di sei anni”. Eventi Lunedì 30 marzo 2015 Sanità & Salute FINANZIAMENTI / La legge di Stabilità per il triennio 2015-2017 7 OSPEDALE G.SALESI ONLUS / Le iniziative della Fondazione Cure e prevenzione al centro Prestazioni assistenziali, bonifiche ambientali e farmaci innovativi Attivato un programma contro i disturbi legati all’alimentazione L U a Corte dei Conti si è pronunciata di recente: d’obbligo importanti investimenti nel comparto sanitario, specie per quanto riguarda l’assistenza domiciliare e territoriale. A tale proposito la legge di Stabilità per il triennio 2015-2017, pubblicata sulla Gazzetta ufficiale il 29 dicembre scorso, contiene molti punti inerenti l’ambito sanitario. Se è ancora in via di definizione l’ammontare del fondo per le prestazioni assistenziali alle vittime dell’amianto (dal 1993 al 2008 ci sono stati 15.845 casi di mesotelioma maligno, correlato all’esposizione alle fibre aerodisperse dell’amianto, e solo in Lombardia le stime parlano di ulteriori 7 mila casi da qui al 2030), è pari a 45 milioni di euro quello destinato alle bonifiche ambientali, purché siano siti di interesse nazionale. Così 3 milioni di euro saranno stanziati per le emergenze sanitarie nel 2015 e 1,5 milioni di euro annui, a partire dal 2016, per il potenziamento delle misure di sorveglianza e per rafforzare i livelli di controllo di profilassi internazionale. Altra importante novità © goodluz - Fotolia.com Il nuovo prontuario farmaceutico prevista per quest’anno è la creazione da parte di Aifa di un nuovo prontuario farmaceutico nazionale aggiornato sulla base del criterio costo beneficio e efficacia terapeutica. Inoltre per ampliare la possibilità di accesso ai farmaci per tutti i pazienti, dovrebbe aprirsi un programma denominato programma nazionale di Health Technology Assessment (Hta) dei dispositivi medici, che vede la collaborazione di Aifa e del Ministero della Salute per l’attivazione di procedure di analisi dei benefici e dei costi economici, medici, etici, politici, sociali delle nuove tecnologie in ambito sanitario, in particolar modo in relazione allo sviluppo di medicinali innovativi o di eccezionale rilevanza terapeutica. Infine, è previsto un fondo per il rimborso dei medicinali innovativi. Riguarda le regioni, che potranno concorrere, nel 2015 e nel 2016, per il rimborso in caso di acquisto di medicinali innovativi, e sarà coperto da un contributo statale di 100 milioni di euro per l’anno 2015, e da una quota delle risorse destinate alla realizzazione di specifici obiettivi del piano sanitario nazionale pari a 400 milioni di euro per il 2015 e 500 milioni di euro per il 2016. manizzare le cure ma anche essere il motore di specifici programmi di prevenzione. È questa la mission della Fondazione dell’Ospedale G. Salesi Onlus, che nasce come strumento operativo sinergico dell’omonimo Presidio Ospedaliero - unico ospedale regionale ad esclusivo indirizzo materno-infantile -, ma che da tempo opera anche all’esterno, portando, ad esempio, nelle scuole tematiche di assoluta rilevanza. Lo scorso dicembre, la Fondazione ha attivato, nelle terze classi delle scuole elementari di Camerano e di Loreto, un progetto mirato alla prevenzione dei disturbi del comportamento alimentare. “Negli ultimi anni si è riscontrato non solo un aumento di disturbi che riguardano l’obesità infantile, l’anoressia nervosa, la bulimia, l’alimentazione incontrollata, ma anche un abbassamento dell’età d’esordio” afferma il direttore operativo Annarita Settimi Duca.” Considerando fondamentale un intervento precoce, appropriato e intensivo, la Fondazione è dunque ‘entrata’ nelle aule, mettendo a disposizione di alunni e genitori un team di professionisti composto da una biologa nutrizionista, una psicologa ed esperti dello sport. “Grazie a un lavoro multidisciplinare che si esplica, in concreto, attraverso laboratori e incontri giocosi, cerchiamo di educare i bambini a una sana e corretta alimentazione nonché all’importanza dello sport” spiega Duca. L’iniziativa, in collaborazione con l’Università Politecnica delle Marche e con diverse associazioni sportive, prevede una durata di tre anni e ha dato finora risposte molto positive. Numerosi sono poi i progetti che la Fondazione ha all’attivo all’interno dell’Ospedale Salesi, dove è presente con figure professionali qualificate in grado di aiutare il medico e gli operatori sanitari ad operare al meglio. Il progetto “Battito d’Ali”, a esempio, fornisce un sostegno psicologico finalizzato ad aiutare i genitori di bambini prematuri ricoverati nel reparto di terapia intensiva neonatale; c’è il progetto per la preparazione psicologica dei bambini prossimi all’intervento chirurgico, e quello per il contenimento del dolore in oncoematologia pediatrica. “Crediamo molto anche nell’importanza delle cooterapie, come la Pet e la Clown Therapy o la musicoterapia” conclude Duca, “quale valido sostegno nelle terapie farmacologiche e in grado di contribuire, al pari dei molti progetti attivati, al miglioramento della qualità di vita dei bambini ospedalizzati”. La Fondazione è capofila del un progetto europeo “Musa” per definire i profili professionali di queste coterapie. Il direttore operativo Annarita Settimi Duca, lo staff e i donatori della Fondazione UNIVERSITÀ DI CAMERINO / I corsi per specifici settori professionali. Hanno la durata di un anno prevedono anche lo stage, o più brevi per esigenze mirate L’eccellenza della formazione post-laurea nelle Marche Tra le proposte, master per la promozione del benessere/cosmesi e per dirigenti della Sanità e nelle professioni farmaceutiche N el cuore della regione Marche, su un colle circondato da montagne, dove la qualità della vita costituisce una peculiarità del territorio, sorge Camerino, antichissima cittadina centro di un famoso ducato rinascimentale, con la sua Università che da 679 anni propone molti corsi di laurea umanistici e scientifici e da alcuni decenni anche master e corsi post-laurea finalizzati all’apprendimento lungo l’intero arco della vita. Questi cor- si, progettati e organizzati con il contributo del mondo del lavoro, dell’economia, delle professioni e della pubblica amministrazione, grazie alla loro flessibilità che ben si coniuga con le esigenze di cambiamento di una moderna società in rapida evoluzione, riescono a rispondere con tempestività alle nuove richieste del territorio. Molti master (www. unicam.it/master) sono rivolti alle necessità crescenti di stili di vita corretti che riescano a Il rettore Flavio Corradini dell’Università di Camerino coniugare qualità della vita, tradizione alimentare e salute, come “Promozione del benessere della popolazione, dei prodotti locali e della cultura territoriale”, “International master on agri-food quality”, “Nutrizione, Nutraceutica e Dietetica applicata” e “Scienza dei prodotti cosmetici e dermatologici”. Altri master sono invece indirizzati a professionalità del settore della medicina e del farmaco, in particolare “Diritto sanitario e management delle aziende sanitarie”, “e-Health: Telemedicina e tele farmacia in funzione del Servizio Sanitario Nazionale”, “Health coaching”, “Galenica clinica”, “Gestione regolatoria del ciclo di vita del farmaco”, “Hospital pharmacy management”, “Manager di dipartimenti farmaceutici”, “Medicina estetica e terapia estetica” e “Metodologia clinica e biostatistica applicata ai clinical trials”. Il giovane Rettore dell’Università di Camerino Flavio Corradini sottolinea come “la rapidità dei cambiamenti in atto nella moderna società richieda da un lato i Vista del rettorato dell’Università di Camerino corsi di laurea tradizionali e consolidati, con il compito di fornire solide conoscenze di base unite ad approcci metodologici, strumenti cognitivi e tecniche di apprendimento tali da permettere al laureato l’aggiornamento di conoscenze e competenze anche negli anni successivi alla laurea, ma anche corsi finalizzati all’apprendimento permanente, come i master universitari, che debbono integrare, completare e aggiornare la formazione superiore per orientarla maggiormente verso il mondo del lavoro. I master dell’Università di Camerino rispondono a due esigenze fondamentali: la necessità di fornire specifiche competenze professionali, che i corsi di laurea tradizionali non sono in grado di offrire, per un rapido ed efficace inserimento nel mondo del lavoro e la necessità di aggiornare continuamente le competenze per venire incontro alla continua evoluzione delle conoscenze, della tecnologia, degli strumenti di lavoro e delle nuove metodologie di indagine ed esecuzione. L’ateneo di Camerino, con i suoi quasi sette secoli di consolidata tradizione dalla sua fondazione nel lontano anno 1336, è all’avanguardia in questa spinta all’innovazione continua, attraverso un’attenta indagine dei mercati e delle richieste della società, del mondo del lavoro e delle professioni”. Accanto ai master, della durata di un anno e con uno stage svolto in aziende ed enti convenzionati, l’Università di Camerino offre anche corsi di perfezionamento e aggiornamento professionale nel settore della medicina e salute, più brevi e più delimitati negli obiettivi: “Scienza estetica”, “Flebologia emodinamica e terapie integrate”, “Monitoring e auditing delle sperimentazioni cliniche”, “Nuove frontiere della professione del farmacista: dalla gestione dei prodotti della salute e del benessere alla gestione della farmacia”, “Tecniche estetiche: il prodotto cosmetico e il suo corretto uso nel trattamento in cabina su cute e annessi cutanei”. 8 Sanità & Salute Eventi Lunedì 30 marzo 2015 UNIMORE / La Scuola di specializzazione in Medicina di Comunità e Cure Primarie Il ruolo fondamentale del medico specialista Formazione professionalizzante in strutture ospedaliere e territoriali in rete I l recente decreto di riordino delle specializzazioni mediche (Dim 4 febbraio 2015 n.68), nell’indicare la “Specializzazione di Medicina di Comunità e di Cure Primarie” riconosce con chiarezza il ruolo dell’Università nella formazione specialistica di un medico dedicato al sistema delle Cure Primarie, settore in ampio sviluppo in tutta Italia ed Europa. Le Cure Primarie nascono culturalmente sotto l’egida del Who, che in numerosi documenti ne ha indicato le modalità organizzative e clinico-assistenziali. La specializzazione si ispira ai suddetti documenti per gli aspetti culturali (salute multidimensionale, centralità di paziente e famiglia, integrazione socio-sanitaria, attività in team multi-interprofessionale, coordinamento) e metodologici (approccio bio-psico-sociale, valutazione multidimensionale, stesura di piani assistenziali integrati, educazione terapeutica). La specializzazio- La sede di Baggiovara (Mo) dell’Università di Modena e Reggio Emilia ne tiene conto anche delle caratteristiche indicate dal Wonca Europa in riferimento alla disciplina “Medicina Generale e di Famiglia”. Il decreto indica nel dettaglio le attività professionalizzanti del medico in formazione, prospettando un alto livello operativo del “prodotto finito”, ovvero dello specialista in Cure Primarie. In una rete formativa integrata Università-Ssr, il medico impara lavorando nei reparti ospedalieri di medicina e specialità mediche, pediatria, psichiatria, pronto soccorso, negli studi dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta, seguendoli nelle attività di assistenza domiciliare integrata. Frequenta inoltre le strutture territoriali materno-infantili, le residenze intermedie per anziani, disabili fisici e psichiatrici (residenze socio-sanitarie, riabilitative, ospedali di comunità, hospice), e le strutture di distretto (dipartimenti, Uo di Cure Primarie) per la programmazione, organizzazione gestione e verifica dei percorsi di cura e altre attività innovative di presa in carico dei pazienti. Questa offerta formativa produce un profilo professionale di medico con competenze cliniche di medicina generale (diagnosi, cura, riabilitazione delle malattie acute, croniche e terminali, promozione della salute e prevenzione individuale e comunitaria, supporto psicologico), affiancate da competenze gestionali Prospettive occupazionali e analogie europee I l profilo professionale offre prospettive occupazionali nei servizi territoriali tradizionali e in quelli in via di sviluppo, necessari per rispondere in modo appropriato ed economicamente sostenibile ai bisogni di salute delle popolazione: servizi per la medicina di iniziativa, ospedali di comunità, ambulatori per patologie croniche, Uo per la continuità delle cure fra ospedale e servizi territoriali. La Specializzazione fornisce l’opportunità di attuare anche in Italia quella realtà formativa comune a tutti i paesi europei, rappresentata dalla “Formazione universitaria dei Medici di Medicina Generale”. La realtà che più si avvicina al nostro modello formativo esiste in Spagna, dove i Mmg hanno tutti il titolo di “Especialista in medicina familiar y comunitaria” conseguito a seguito di percorso universitario e che consente loro di lavorare in forma associativa nei “Centros de salud” per curare e assistere i cittadini, nonché gestire i Centri stessi. Molti giovani medici interessati alla medicina territoriale auspicano al più presto in Italia l’avvio di un percorso formativo universitario in rete integrata con il Ssr che conferisca al Mmg il titolo di Medico Specialista in Medicina di Comunità e Cure Primarie, orientato ad aumentare le competenze del Mmg. Adottare questo percorso consentirebbe inoltre al Mmg specialista di optare per una carriera prevalentemente clinica o clinico-gestionale nei servizi territoriali. Una parte degli specializzandi in Medicina di Comunità nell’atrio della sede della scuola (Ospedale di Baggiovara) SPEC. MEDICINA DEL LAVORO SIENA / La Scuola di Specializzazione in Medicina del Lavoro dell’Università degli Studi di Siena Lo scambio di esperienze forma medici capaci Attività interdisciplinare con ampio spazio ai diversi fattori di rischio e attenzione alle patologie emergenti L a garanzia che i medici del lavoro riescano a svolgere un ruolo attivo e indipendente nelle aziende deve derivare dalla consapevolezza delle proprie conoscenze e dalla coscienza che la stessa attività sanitaria deve essere finalizzata alla prevenzione primaria e alla tutela della dignità dei lavoratori, come ribadito dalla International Commission on Occupational Health (Icoh). La complessità dei problemi all’interno dei luoghi di lavoro può richiedere collaborazioni interdisciplinari altamente qualificate (di natura chimica, mineralogica, e così via); il medico del lavoro, dunque, dovrà essere in grado di interfacciarsi correttamente con numerose altre figure professionali. La conoscenza delle lingue straniere, i rapporti con altre università anche estere e competenze informatiche per la gestione efficace di una moderna medicina di gruppo devono completare la formazione degli specializzandi. I protocolli sanitari da applicare nelle aziende, legati alla natura e all’entità dei rischi lavorativi, devono di Specializzazione in Medicina del Lavoro dell’Università degli Studi di Pisa. Sono a disposizione della rete formativa della Scuola tutti i reparti clinici e di laboratorio dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Senese (Aous), i Servizi di Prevenzione e Protezione e della Sorveglianza Sanitaria della stessa Aous e dell’Università; esiste anche la disponibilità di alcuni letti di degenza (resp. prof. P. Sartorelli) utili per la definizione di patologie più complesse, prevalentemente a carico dell’apparato respiratorio (asma, fibrosi interstiziali, etc.). Gli specializzandi possono anche collaborare attiva- Lo staff della Scuola di Specializzazione in Medicina del Lavoro dell’Università degli Studi di Siena, guidato dal professor Giuseppe Battista essere valutati criticamente in netta opposizione al consumismo di esami “automatizzati”. Dai progetti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, del ministero della Salute e del Piano Sanitario della Regione Toscana emerge in sintesi la necessità di figure mediche capaci di partecipare attivamente alla realizzazione degli obiettivi condivisi di Sanità Pubblica. Allo scopo di favorire il coinvolgimento e lo scambio di esperienze “secondo un modello partecipativo e autogestito dagli specializzandi” presso la Scuola è stata proget- tata l’iniziativa Updating Medicina del Lavoro, partita con una rivista scientifica open access (www.updatingmdl.wordpress.com). Tali iniziative sono incoraggiate dalle politiche accademiche attuali e trovano riscontro in analoghi progetti internazionali; Updating Medicina del Lavoro ha partecipato anche al XX world congress on Safety and Health at Work 2014. Il professor Giuseppe Battista dirige dal 1991 la Scuola di Specializzazione in Medicina del Lavoro dell’Università degli Studi di Siena alla quale da 4 anni è aggregata la Scuola La home page di www.updatingmdl.wordpress.com (coordinamento, governo clinico di percorsi di cura, dirigenza e direzione di Uo semplici e complesse di distretto, dipartimento di Cure Primarie). Un profilo sicuramente innovativo e funzionale soprattutto alla presa in carico globale dei pazienti complessi nei servizi in rete, ovvero nei servizi territoriali integrati al bisogno con l’ospedale. mente con le strutture del Servizio Sanitario Nazionale (Asl e medici curanti). I docenti vengono scelti sulla base della più ampia condivisione di alcuni principi generali allo scopo di formare giovani medici in grado di configurare una presenza critica e autonoma all’interno del mondo del lavoro, capace di interpretarne i continui cambiamenti tecnologici, socioeconomici e normativi. È, dunque, necessaria l’acquisizione anche di elementi di sociologia, antropologia ed economia. Le materie di carattere strettamente medico si fondano su criteri di evidence based medicine, con riguardo alla tossicologia, alla igiene industriale e alla epidemiologia dei tumori occupazionali (tumori da amianto, cancro del naso e dei seni paranasali, etc.). La clinica delle malattie da lavoro viene affrontata in maniera interdisciplinare con ampio spazio alla diagnosi differenziale soprattutto per quanto attiene a problemi emergenti quali lo stress lavoro correlato, le patologie dell’apparato muscoloscheletrico e così via. La Scuola, per molti anni ha privilegiato una visione pubblica della Medicina del Lavoro; tuttavia, il D.Lgs. 81/08 legittimando un inquadramento di tipo prevalentemente privatistico dell’attività di sorveglianza sanitaria nei luoghi di lavoro, impegna a fornire un’adeguata formazione coerente anche con tali presupposti. Eventi Lunedì 30 marzo 2015 Sanità & Salute AIST / Le iniziative dell’Associazione Italiana per lo Studio della Tosse di Bologna 9 SIES / I segreti del Mini Lifting Dinamico Verticale, che non altera l’espressione La forza dell’interdisciplinarietà Lifting “Mini”, efficace e naturale Un punto di riferimento per conoscere i problemi legati alla tosse La tecnica messa a punto dal professor Marco Gallucci di Firenze L’ “F Alessandro Zanasi, presidente di Aist, Associazione Italiana per lo Studio della Tosse ticolare attenzione ai pazienti che presentano forme di tosse persistenti di origine sconosciuta. “Desideriamo contribuire allo sviluppo di Centri con standard qualitativi omogenei, per favorire una migliore assistenza dei pazienti con tosse, in grado di assicurare l’applicazione uniforme dei più elevati criteri di diagnosi e terapia - dichiara Zanasi -. L’attività prevede la programmazione di progetti di ricerca, con particolare riguardo ai rapporti fra tosse e asma, Bpco (broncopneupatia cronica ostruttiva), reflus- so gastro-esofageo, infezioni, fumo e ambiente”. L’Aist organizza convegni, incontri scientifici e manifestazioni a carattere nazionale e internazionale, destinati sia al mondo sanitario sia ai media. Realizza inoltre corsi di formazione per medici di medicina generale e punta allo sviluppo di sinergie sempre più forti con le principali società scientifiche, coinvolgendo istituzioni politico-sanitarie e associazioni di pazienti. Per maggiori informazioni su Aist visitare il sito internet www. assotosse.com. inora, su 778 pazienti operate, il successo è stato unanime. È il Mini Lifting Dinamico Verticale. Il suffisso ‘mini’ è da correlare solo alla ridotta invasività della procedura e della convalescenza, non all’entità della correzione né alla durata della stessa - spiega il prof. Gallucci -. L’obiettivo di questa procedura chirurgica è quello di dare maggiore freschezza al viso, annullando i rilassamenti senza però alterare l’espressività. Nei lifting tradizionali, invece, di solito si nota purtroppo un cambiamento. Le pazienti sottoposte a quei tipi di interventi spesso ci appaiono diverse”. Piuttosto che alterare l’espressività in alcuni casi è preferibile addirittura raggiungere un miglioramento minore, anche del 10-20% in meno del risultato ideale, in nome di un aspetto più fresco e tonico, ma soprattutto più naturale. “Con la nuova tecnica, nessuno si accorgerà che abbiamo fatto un lifting poiché la nostra bocca e i nostri occhi non saranno cambiati e neppure stirati e allargati. Sarà solo tutto ciò che sta intorno a essere risollevato e corretto. Questo accade perché non viene più effettuata la trazione orizzontale che tenderebbe a stirare occhi e bocca, ma viene eseguita la trazione verticale. Si sceglie questo orientamento perché i volumi del viso, spinti dalla gravità, cedono verticalmente svuotando guancia e zigomo e appesantendo la linea della mandibola. Ed è per tale motivo che un lifting classico (prevalentemente a trazione orizzontale) cambia spesso l’espressività. Il fatto poi che, grazie all’anestesia locale, il paziente possa parlare e sorridere du- rante l’intervento, consente con assoluta certezza di verificare la mimica, evitando di alterare l’espressione del volto”. I rischi di insuccesso o complicanze sono pressoché nulli, in quanto sulla superficie della fascia muscolare, il cosiddetto Smas (Superficial muscular aponeurotic system), non esistono nervi sensitivi né motori. © Khorzhevska - Fotolia.com Aist - Associazione Italiana per lo Studio della Tosse, costituita a Bologna nel 1996 su modello di altre Società inglesi e americane, riunisce specialisti di branche mediche diverse al fine di promuovere e sviluppare la ricerca e la cura della tosse. “Oltre cento sono le cause che possono provocarla, dalle malattie respiratorie al tabagismo, dall’inquinamento atmosferico alle allergie - spiega il presidente, dottor Alessandro Zanasi -. Il contributo di un’équipe composta da specialisti in vari settori (pneumologo, gastroenterologo, otorinolaringoiatra, pediatra, farmacologo) e la collaborazione con esperti internazionali rendono l’Aist una società scientifica interdisciplinare in costante fermento, un punto di riferimento per coloro che vogliono affrontare in modo costruttivo i problemi legati alla tosse”. L’Aist svolge un ruolo infor m at ivo/ e du c a zi ona l e primario nella prevenzione della tosse e aiuta a gestirne nel modo migliore effetti e complicanze, ponendo par- UNIVERSITÀ DI SIENA / Dipartimento di Biotecnologie Mediche I nemici dei linfomi e delle leucemie Protocolli terapeutici all’avanguardia e collaborazioni internazionali D a anni si è specializzato nello studio di linfomi e leucemie. Un lavoro che ha portato l’Istituto di Anatomia patologica del dipartimento di Biotecnologie Mediche dell’Università di Siena a essere uno dei centri di riferimento in Italia con pazienti che arrivano da tutta la regione e anche fuori dalla Toscana per un totale di 32.000 casi di cui 2.500 di emolinfopatologia. L’attività dell’Istituto è guidata da Lorenzo Leoncini, professore ordinario dell’ateneo senese, che grazie alla sua abilità nella ricerca e nella diagnosi dei linfomi, è responsabile del centro che si occupa di diagnostica e ricerca. “Il primo requisito per il corretto trattamento dei linfomi è una diagnosi istologica esatta e tempestiva che permetta di intervenire in maniera efficace senza perdere tempo”, spiega Leoncini che è autore di numerose pubblicazioni scientifiche in materia ed è membro dell’European Society of Hematopathology e dell’International Network for Cancer Treatment and Research, un’organizzazione Lorenzo Leoncini, responsabile dell’istituto di Anatomia patologica del dipartimento di Biotecnologie Mediche dell’Università di Siena che sviluppa protocolli terapeutici per i Paesi in via di sviluppo. Negli anni l’attività dell’Istituto, che esegue diagnosi istocitologiche utilizzando tecniche morfologiche, immunoistochimiche e molecolari di ultima generazione, raccoglie informazioni di valore prognostico e terapeutico, oltre a contribuire agli studi clinici e alla ricerca di base e applicativa, è cresciuta con l’utilizzo di protocolli diagnostico/terapeutici europei che ha contribuito a sviluppare e validare, grazie alle numerose collaborazioni internazionali. Per quanto riguarda l’attività scientifica, l’Istituto si occupa della ricerca sulla espressione genica dei linfomi con particolare attenzione al ruolo che i prodotti virali, sopratutto il virus di Epstein-Barr, svolgono nello sviluppo e nella progressione di queste malattie. Più recentemente, il campo di attività si è esteso alla valutazione delle alterazioni dei processi metabolici nelle cellule neoplastiche che possano essere oggetto di terapia mirata e alla identificazione di nuove mutazioni geniche. 10 Sanità & Salute Eventi Lunedì 30 marzo 2015 REGIONE UMBRIA / I nuovi modelli organizzativi programmati dalla direzione Salute e Coesione sociale Una telefonata riduce le liste d’attesa Appropriatezza, priorità, monitoraggio e controllo: più efficienza nel diritto alla salute C ome sviluppare nuovi modelli organizzativi per migliorare il servizio sia al paziente che al personale operativo? È la domanda a cui la direzione Salute e Coesione sociale della regione Umbria ha di recente dato risposta attuando una serie di programmi per tutelare e incrementare il diritto alla salute del cittadino. Tra questi, avviato lo scorso ottobre, c’è il piano straordinario sull’abbattimento delle liste d’attesa per le prestazioni specialistiche e la diagnostica per immagini, le due aree che, a differenza degli esami di laboratorio, presentavano le maggiori criticità. “Se è vero che l’iniziativa sui tempi d’attesa è stata adottata anche da altre regioni, per noi è stata una delle azioni prioritarie attivate dalla Giunta Regionale nell’ultima fase di legislatura”, afferma Emilio Duca, direttore regionale Sanità Umbria. Il piano, ben lungi dal limitarsi all’aumento della quantità di prestazioni, perché non è questo il modo - o meglio, non il solo -, per abbattere Il presidente della Regione Catiuscia Marini ed Emilio Duca, direttore regionale della Sanità Umbria i tempi d’attesa, si articola su quattro direttrici d’intervento. “Abbiamo puntato innanzitutto sul governo della domanda - spiega Duca -. La regione Umbria, a fronte di poco più di 900 mila abitanti eroga ogni anno circa 2.425.000 esami specialistici e 721.000 esami di diagnostica strumentale per immagini (tac, radiografie, risonanze magnetiche e quant’altro). Di fronte a questi numeri era necessario migliorare l’appropriatezza delle richieste di esami specialistici. Attraverso un lavoro di squadra portato avanti dai medici di base e pediatri insieme ai medici specialisti delle varie discipline abbiamo dunque attivato i cosiddetti Rao, Raggruppamenti di Attesa Omogenei, finalizzati ad accertare l’utilità della prestazione e a inserire ogni richiesta in un’appropriata classe di priorità. La classe di priorità racchiude la condizione clinica che consente al medico prescrittore di attribuire a un paziente, in base al bisogno clinico che manifesta, un tempo di attesa ritenuto ragionevole per ottenere una prestazione specialistica sen- za per questo compromettere la prognosi”. In tal senso, si distinguono prestazioni con priorità alta che devono essere effettuate entro 3 o 10 giorni, con priorità media che prevedono un’attesa tra i 30 e i 60 giorni, e senza priorità per cui l’attesa può arrivare fino a 180 giorni. La seconda direttrice del piano riguarda l’azione di monitoraggio e controllo del sistema regionale. Un’azione strettamente operativa che ha previsto la creazione di un Cup regionale che permette di prenotare un esame specia- listico ovunque all’interno del territorio dell’Umbria. Il cittadino è così libero di scegliere se attendere più a lungo per poter usufruire di una prestazione vicino a casa propria oppure di spostarsi altrove per accorciare i tempi. Parallelamente, è stato istituito un servizio di recall automatizzato che, con 6 giorni di anticipo, ricorda al cittadino la propria prenotazione e al contempo gli permette di disdirla qualora non intenda più effettuare la visita o l’esame. “Dal momento che normalmente il 15-20% di coloro che hanno una prenotazione non si presentano all’appuntamento - fa notare Duca - il sistema rende possibile recuperare disponibilità di prestazioni, da ricollocare soprattutto per coloro che sono in lista d’attesa con priorità alta. Da ottobre 2014 a oggi, cioè nei primi 4 mesi di attivazione del piano straordinario, sono state contatta- Il presidente Catiuscia Marini all’inaugurazione di una nuova sala operatoria all’ospedale di Orvieto USL UMBRIA 2 / Il dipartimento di Riabilitazione collega e coordina servizi e blocchi funzionali sia ospedalieri che territoriali Un adeguato intervento riabilitativo Gli sforzi coordinati di strutture diverse, e di tecnologie all’avanguardia, sostengono il recupero del malato I n Umbria la storia della riabilitazione neurologica inizia negli anni Ottanta con la riconversione dell’ospedale di Trevi. Da allora, per completare una rete che riveste un’importanza fondamentale per gli abitanti della Regione, sono stati aperti l’Unità Spinale Unipolare a Perugia, i centri di Foligno e di Cascia, Passignano sul Trasimeno, Umbertide (Istituto Prosperius), Terni (Domus Gratiae), il reparto dell’Ospedale di Orvieto e il Centro Ortopedico Umbro di Perugia. “Per meglio organizzare il percorso di recupero, nella Usl Umbria 2 è stato istituito il dipartimento di Riabilitazione che aggrega servizi e blocchi funzionali sia ospedalieri che territoriali ed è in grado di collegare e coordinare le attività dei singoli servizi - spiega il dott. Mauro Zampolini, direttore del dipartimento -. Con questo modello si riesce a prendere in carico il paziente fin dall’evento acuto e a indirizzarlo verso la tipologia di riabilitazione più appropriata”. Mauro Zampolini, direttore del dipartimento di Riabilitazione di Usl Umbria 2 Quando una persona è colpita da una malattia acuta può ritornare alla propria vita guarita dopo un adeguato trattamento medico. Nei casi più gravi, come nel caso di un trauma cranico, questo non accade e la malattia lascia delle conseguenze che limitano la capacità di fare le normali cose della vita quotidiana. Quando questo accade è necessario un adeguato intervento riabilitativo. Contrariamente a quanto si pensa, la riabilitazione non è solo ginnastica mirata al recupero della forza muscolare, ma è un intervento complesso al quale partecipa il medico specializzato in Medicina Fisica e Riabilitativa, il fisioterapista che si occupa principalmente del recupero del movimento, il logopedista che si dedica al recupero del linguaggio e, quindi, della capacità di parlare, di ricordare le cose, di stare attenti, come nel caso di persone uscite dal coma. Anche gli infermieri sono importanti per facilitare il recupero attraverso un intervento specializzato che aiuta la persona a ritornare a fare le cose da sola. In questo è importante anche il terapista occupazionale che rieduca la persona alle normali attività quotidiane e lo psicologo a sostegno della persona malata, delle famiglie e degli operatori. “La riabilitazione moderna ha lo scopo di facilitare il recupero della persona e il suo rientro alle attività L’ospedale di Foligno quotidiane e alla partecipazione sociale - dichiara il dott. Zampolini -. Pertanto è importante iniziare la riabilitazione prima possibile. A questo scopo è stato creato un reparto presso l’ospedale di Foligno in stretta collaborazione con la neurologia. Quando l’intervento richiede un trattamento più specificamente riabilitativo, i pazienti vengono trasferiti presso gli ospedali specializzati di Trevi e Cascia. Da sempre è ti oltre 8.400 cittadini e prese in carico con questa modalità circa 4.800 persone e, di queste ultime, circa il 68% sono state anticipate anche rispetto alla prenotazione originaria”. Non meno importante è stata poi l’istituzione di un piano di comunicazione regionale sulle liste d’attesa, unitamente all’implementazione di processi di informazione e formazione di tutti gli attori del sistema, comprese le farmacie, che effettuano prenotazioni e riscossioni ticket (farmacup), le associazioni di categoria e dei cittadini. Con questi sono stati istituiti tavoli tecnici regionali che sistematicamente si riuniscono per affrontare e risolvere le criticità che si vengono a evidenziare. Infine, la quarta linea di intervento ha riguardato l’aumento delle prestazioni sanitarie ed è stata quella più efficace dal punto di vista dei risultati immediati. “Abbiamo rimodulato l’offerta su alcune aree critiche come la diagnostica per immagini, l’oculistica e la cardiologia - conclude Duca - attraverso una maggiore apertura delle attività. In particolare, per alcuni servizi è stato prolungato l’orario pomeridiano fino alle 22, con la possibilità di accedere alla prestazioni anche il sabato e la domenica. Questo ha comportato l’erogazione di 24.900 prestazioni aggiuntive rispetto a quelle offerte in precedenza”. stata riservata attenzione per l’innovazione. Negli ultimi anni abbiamo sviluppato, per esempio, strumenti per la teleriabilitazione, che permettono cioè la riabilitazione a domicilio controllata a distanza dal centro ospedaliero. Abbiamo anche a disposizione strumenti che ci permettono di applicare tecniche particolarmente innovative per il recupero dell’arto superiore. Ed è prossima l’acquisizione di strumenti robotici che consentono di rieducare al cammino precocemente. Tali strumenti stanno sempre più diventando importanti nei processi di riabilitazione integrando le tecniche tradizionali. Le nuove tecnologie permettono infatti un recupero maggiore e più precoce”. Notevole è l’attività scientifica tuttora in corso allo scopo di studiare farmaci e tecniche riabilitative sempre migliori per favorire il recupero funzionale. “Grande è l’attenzione riservata alla ricerca che vede la costante partecipazione ai più importanti congressi nazionali e internazionali. La pubblicazione di oltre 100 lavori scientifici è motivo di orgoglio - conclude il dott. Zampolini -. È importante sottolineare anche che le strutture del dipartimento sono sedi di attività didattica per la specializzazione in medicina Fisica e Riabilitativa e per il corso di Fisioterapia dell’Università di Perugia”. Eventi Lunedì 30 marzo 2015 Sanità & Salute STUDIO MEDICO DOTTOR ALDO TRACCHEGIANI / Angiologo e chirurgo estetico Salute e bellezza qui vanno a braccetto Tecniche e conoscenze sempre più approfondite contro inestetismi e patologie invalidanti “D a trent’anni lavoro nell’ambito della medicina estetica e ho aperto centri in Umbria e Toscana. Sono specializzato in angiologia ma ho seguito anche la mia personale passione per la medicina estetica del viso e del corpo, approfondendo gli studi in questo settore”, si presenta così Aldo Tracchegiani, medico che si occupa di medicina estetica ma non solo. La grande esperienza nel settore gli permette di tracciare il percorso e lo sviluppo che questa branchia della medicina ha seguito negli ultimi anni: “Credo che, in tutta sincerità, un bilancio migliore non potrebbe esserci. Mi piace fare un lavoro come quello che ho scelto, un lavoro che permette di ottenere risultati strepitosi e la gratitudine dei pazienti che vedono migliorare il loro aspetto estetico normalizzando i parametri delle loro analisi ematochimiche e la sintomatologia che presentano”. Non solo passato e presente nelle sue parole. Il dottor Tracchegiani guarda al futuro con grande sicurezza e fiducia: Il dottor Aldo Tracchegiani “Gli inestetismi che affliggono la donna sono sempre gli stessi ma le armi a disposizione sono sempre più efficaci. Direi che forse è il caso di affrontare ogni singola problematica e presentare l’approccio gold standard per ognuna di esse”. Risolve i problemi più comuni, dal sovrappeso alla cellulite, da capillari e varici che deturpano le gambe alle rughe del volto. Come, giustamente, anticipava lo specialista, le questioni non cambiano. Mutano e migliorano gli strumenti a sua disposizione per eseguire un lavoro perfetto. “L’eccesso ponderale che in molti casi evolve in vera e propria obesità è una delle problematiche più comuni. Con il nostro protocollo terapeutico riusciamo ad affrontare casi che alcuni definiscono disperati. Tanto per citarne due: un primo soggetto di sesso maschile che si presentava alla nostra osservazione con il peso di 138 kg, diabete in terapia con insulina, sei iniezioni al giorno e dosaggio alto di metformina ipoglicemizzante orale, dopo appena 4 mesi di terapia riesce a eliminare completamente l’insulina, riduce di molto la metformina. Ora non presenta più sintomi di affanno e sensazione oppressiva. Il secondo soggetto, sotto i trenta anni, si è presentato con un peso di 186 kg e difficoltà nella respirazione, dopo 8 mesi di terapia è sceso a 131 kg con modellamento ben visibile nelle foto che abbiamo portato ad esempio del successo ottenuto”. Il lavoro che Tracchegiani compie non regala solo un benessere estetico ma anche un miglioramento marcato dello stato di salute del paziente: “Per noi è fondamentale questo aspetto. Per questo motivo vogliamo le analisi del paziente prima di iniziare la terapia e nei grandi obesi anche un elettrocardiogramma. Quello che ci sorprende positivamente è la capacità che un’alimentazione appropriata può portare alla salute del paziente con normalizzazione di glicemia, colesterolo e trigliceridi elevati”. Tracchegiani è anche direttore sanitario di poliambulatori e studi medici col marchio “Salute e Bellezza”. È opportuno anche avere indicazioni a proposito del trattamento di varici e cellulite: “Per quanto riguarda la cellulite, gli strumenti a disposizione sono oggi molto numerosi: dalla mesoterapia con fosfatidilcolina all’ossigeno ozono terapia. Se si volesse evitare la terapia medica con iniezioni, si possono effettuare terapie assolutamente non invasive come cavitazione, endermologie e radiofrequenza. Chiaramente il tutto preceduto da una visita angiologica con esame ecocolordoppler, misurazione del pannicolo adiposo. Per le varici e i capillari è sempre necessaria una visita angiologica approfondita con ecocolordoppler per valutare lo stato del circolo venoso complessivo. Solo in seguito si può passare alla scleroterapia per eliminare varici e capillari di piccola e media entità, arrivando alla nuova tecnica scleromousse, che assicura un 11 perfetto risultato per i tronchi venosi più grandi. La scleroterapia sia sulle varici secondarie che sui capillari riesce a fare miracoli”. Ultimo, ma non meno importante, un discorso sul trattamento delle rughe. Ci sono novità importanti da valutare: “Oggi con le nuove formulazioni di acido ialuronico, botox e la nuova tecnica con i fili per biostimolazione riusciamo a dare alle rughe davvero del filo da torcere”. E a chi si preoccupa della spesa da effettuare per queste cure, il professore tende una mano: “Assolutamente non sono così costose come si può pensare. Posso dire tra l’altro che attualmente stiamo facendo una promozione, visto che siamo in periodo di trattamento cellulite. Le terapie presso-terapia e LPG-endermologie integral vengono proposte per tutto il mese di marzo a un pacchetto due al prezzo di una”. Prima e dopo il trattamento EMDR ITALIA / È l’associazione che utilizza la metodica “Eye Movement Desensitization and Reprocessing” Specialisti nella cura di disturbi da trauma La terapia è stata utilizzata con successo in occasione dei terremoti del Molise e dell’Emilia n Italia, l’associazione scientifica Emdr riunisce gli psicoterapeuti specializzati nei disturbi post traumatici che utilizzano per la loro cura il metodo Eye Movement Desensitization and Reprocessing, indicato da tutte le linee guida internazionali e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per la cura di tutti i disturbi e le situazioni legate allo stress traumatico. “Siamo una delle associazioni più grandi d’Italia - spiega la presidente Isabel Fernandez - con 3.500 soci che esercitano privatamente, in ambito pubblico nel Servizio Sanitario Nazionale (Asl e Aziende Ospedaliere) in Comuni, Province e Regioni e, a livello istituzionale, nella Marina Militare italiana e nella Polizia di Stato. All’interno delle Forze dell’Ordine, vengono utilizzate le competenze in Emdr, come accade a esempio negli Stati Uniti, per aiutare i militari che ritornano da missioni in cui hanno vissuto situazioni particolarmente traumatiche o di pericolo”. © fotografiche.eu - Fotolia.com I L’Associazione collabora inoltre con le questure e il Corpo di Polizia per il trattamento dei dipendenti, così come con i Vigili del Fuoco. “Il ruolo del trauma - prosegue Fernandez - è oggi molto riconosciuto e trasversale a tutte le problematiche emotive e psicologiche. Curando i traumi si va ad aiutare e a risolvere la depressione, l’ansia, gli attacchi di panico o i disturbi alimentari che insorgono dopo una storia di stress da traumatizzazione. Non a caso il trauma da stress estremo e interpersonale è stato riconosciuto nell’ultima edizione del manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (Dsm-5) come fattore predisponente e di rischio per circa 50 disturbi mentali, oltre a quello da stress post traumatico”. Spesso si legge sulla stampa di vari tipi di disastri (l’alluvione di Genova, l’incidente della Crociera Costa, terremoti e così via) e, date le caratteristiche di questi eventi, le reazioni da stress vissute dalle persone coinvolte ed esposte possono portare a disturbi post-traumatici o contribuire all’insorgenza di altri problemi. In questi casi il trattamento con Emdr si rivela particolarmente utile: per tale motivo è stato impiegato nel 2002 nel terremoto in Molise, con i bambini sopravvissuti al crollo della scuola di San Giuliano di Puglia, nel sisma dell’Aquila nel 2009 e più recentemente in quello dell’Emilia in collaborazione con l’Asl di Modena. Sempre con maggiore frequenza, la cronaca nera italiana è costellata di casi di femminicidio e infanticidio. “Nello specifico - spiega Fernandez -, in Lombardia, abbiamo assistito a numerose situazioni di emergenza che hanno sconvolto intere comunità. A Cesano Maderno (in provincia di Monza e Brianza) è stato commesso un duplice infanticidio (bambini di 2 e 9 anni) da parte del padre; sempre nella stessa provincia un ragazzo di 14 anni si è suicidato. A Lecco, una madre ha ucciso i suoi tre figli e a San Giuliano Isabel Fernandez, presidente di Emdr Italia Milanese un maestro è stato accusato di abusare delle sue piccole alunne”. “Tutti questi eventi - aggiunge Fernandez - non solo hanno sconvolto le persone direttamente coinvolte nelle tragedie ma anche le intere comunità. Proprio per far fronte a queste emergenze, i Comuni interessati si sono attivati chiedendo un aiuto esperto e focalizzato. Sono stati perciò invitati gli psicologi dell’Associazione Emdr Italia, specializzati nell’intervento in situazione di supporto psicologico in fase acuta, a sostenere insegnanti, studenti, genitori, soccorritori e la comunità stessa”. L’Associazione Emdr collabora anche con l’Inail, intervenendo sugli utenti dopo infortuni sul lavoro e spesso viene contattata anche direttamente dalle aziende in caso di incidenti gravi per dare un supporto psicologico ai dipendenti o ai familiari. “Sul fronte della ricerca conclude Fernandez -, stiamo collaborando con diverse università, cliniche universitarie, il Cnr e svariati centri di ricerca internazionale. L’Italia sta dando un grande contributo a livello internazionale sulla ricerca sull’Emdr, sia sul suo funzionamento sia su come la remissione dei sintomi e la risoluzione clinica vengono confermati dai cambiamenti neurofisiologici, osservabili con le apparecchiature di Neuroimaging, Eeg e risonanze magnetiche”. Per maggiori informazioni visitare il sito www.emdr.it. 12 Sanità & Salute Eventi Lunedì 30 marzo 2015 MARCHE / Ricerca, formazione e multidisciplinarità sono le linee guide dell’Unità Operativa di Oncologia di Macerata Dal ruolo delle staminali ai meccanismi delle recidive Diretto dal professor Latini, lo staff è quotidianamente impegnato in numerose attività che coinvolgono diverse figure professionali L a Unità Operativa di Oncologia dell’Asur 3 Marche - Macerata partecipa attivamente ai programmi di ricerca clinica. In particolare, vengono condotte sperimentazioni cliniche controllate in collaborazione con i principali centri di oncologia nazionali e internazionali, per testatare l’attività di nuovi farmaci biologici. Una particolare attenzione viene rivolta alla cosiddetta ricerca di base. Riferisce il dottor Giovanni Benedetti: “Stiamo conducendo una originale ricerca sul ruolo delle cellule staminali del cancro della mammella e sui meccanismi responsabili della recidive nelle pazienti operate radicalmente. Ci avvaliamo per questo della collaborazione con laboratori di patologia e biologia molecolare. Abbiamo pubblicato recentemente un interessante studio sulla prestigiosa rivista ‘Oncotarget’ (ref. Oncotarget. 2014 Oct 30;5(20):9678-88), in cui abbiamo dimostrato che i geni responsabili del mantenimento del potenziale staminale delle cellule del cancro mammario possono determinare l’andamento della malattia e, in particolare, che l’espressione del gene SOX2 nei tessuti tumorali asportati dalle pazienti afferenti al nostro centro individua i tumori a maggiore rischio di recidiva precoce”. Ora, insieme con la dottoressa Barbara Pistilli, lo staff studiando l’influenza dei geni della staminalità nello sviluppo del cancro nelle pazienti giovani in pre-menopusa e in quelli che insorgono durante la gravidanza. Un team di professionisti è, inoltre, dedicato alle attività di posizionamento e gestione dei cateteri venosi centrali, presidi medici necessari per la corretta somministrazione delle terapie antitumorali. Per rendere comprensibile ai pazienti la procedura di posizionamento di tali dispositivi, il reparto è stato dotato di un manichino simulatore denominato Chester ChestTM: un modello di tronco umano a grandezza naturale, per la dimostrazione pratica delle vie di accesso vascolare. Il manichino rappresenta anche un sussidio didattico incomparabile, impiegato per corsi di aggiornamento al personale infermieristico e agli studenti. Presso la UO di Oncologia sono attivi, infine, anche ambulatori multidisciplinari per la discussione settimanale dei casi clinici in cui collaborano molteplici figure professionali: urologo, ginecologo, radioterapista, chirurgo, oncologo, otorino, dermatologo, neurologo. Il professor Luciano Latini (a destra) con lo staff della UO Oncologia di Macerata Tutte le attività pensate per i pazienti e per i loro familiari Sono numerosi i nuovi servizi che si ggiungono a quelli ormai consolidati all’interno della UO di Oncologia diretta dal professor Latini A lle numerose iniziative (pet therapy, arteterapia, yoga, fornitura gratuita di parrucche, atelier della bellezza, viaggi; ambulatorio genetico, ambulatorio per la corretta alimentazione, sportello di assistenza sociale…), già presenti nella UO di Oncologia di Macerata diretta dal professor Luciano Latini, si sono aggiunti nuovi servizi, realizzati grazie al sostegno dell’AOM - Associazione Oncologica Maceratese onlus e del suo presidente, il professor Mauro Marconi, docente di Economia monetaria presso il dipartimento di Economia dell’Università degli Studi di Macerata. PUBBLICAZIONI GRATUITE PER PAZIENTI E FAMILIARI Il Bucaneve è il trimestrale di informazione dell’Unità Operativa di Oncologia. Ha l’obiettivo di divulgare la conoscenza di tematiche varie di psicologia, medicina, salute e benessere, con linguaggio semplice e tono gradevole; di incoraggiare comportamenti di prevenzione e un sano stile di vita; di rendere note le iniziative del reparto e dare spazio a contributi dei pazienti e dei loro familiari. Il libro “Signorina lei ha bisogno d’affetto. Una psicologa in oncologia. Storie, pensieri, emozioni” di Lucia Montesi e Luciano Latini offre una finestra sul lavoro dello psicologo nel reparto di oncologia, lasciando spazio alle voci dei pazienti e dei familiari. Con un tono leggero e ironico, riporta aspetti della quotidianità del malato oncologico e della vita del reparto, luogo di intensa vitalità, in cui, nonostante le difficoltà della malattia, molti riscoprono forza interiore, vicinanza, solidarietà. Molti malati vi hanno trovato un aiuto per affrontare la malattia in modo più sereno. Il libro “Passo dopo passo insieme. Ansie, disagi e risorse del familiare del paziente oncologico” di Luigi Di Vitantonio e Luciano Latini si rivolge alle persone che sono vicine al malato. I familiari hanno il difficile compito di sostenere la persona malata ma allo stesso tempo fronteggiare le proprie emozioni e sopportare carichi su più fronti. Le storie raccontate nel testo svelano un mondo complesso, ricco di emozioni contrastanti, che spesso rimane sullo sfondo. Per molti familiari il testo è un aiuto per gestire difficoltà e preoccupazioni e per migliorare la relazione con la persona malata. SERVIZI DI PSICOLOGIA Al consueto servizio di supporto psicologico a pazienti e familiari, già presente da molti anni in reparto, si sono aggiunti altri servizi più specifici. Ambulatorio di sessuologia L’ambulatorio di sessuologia è un servizio individuale e di coppia rivolto ai pazienti e ai familiari del reparto, gestito dal dottor Luigi Di Vitantonio, psicoterapeuta sessuologo. Offre un ambiente confidenziale per parlare delle difficoltà percepite nel rapporto con il corpo cambiato, nel recupero dell’intimità, nella vita relazionale e sessuale. Un esperto in sessuologia permette di dare spazio anche a questa importante dimensione, troppo spesso taciuta, a comunicare meglio con il partner, esprimere nuovi bisogni, trovare modalità alternative per recuperare o mantenere il benessere sessuale. Controllo del dolore con ipnosi e training autogeno Il dolore e altri sintomi invalidanti possono essere gestiti con l’aiuto dell’ipnosi e del training autogeno. L’Ambulatorio di ipnosi oncologica, gestito dal dottor Michele Marconi, psicologo e ipnoterapeuta, mette a disposizione dei pazienti una pratica che si è dimostrata efficace in numerosi campi. L’ipnosi è una pratica di immaginazione guidata che permette alla persona di sperimentare una nuova dimensione di essere, da un punto di vista cognitivo, emotivo e corporeo e che è in grado di aiutarla a dominare l’esperienza dolorosa, realizzando in tal modo un miglioramento del proprio umore e della propria vita. I corsi di training autogeno, individuali e di gruppo, gestiti dalla dottoressa Lucia Montesi, psicoterapeuta e operatrice di training autogeno, permettono a malati e familiari di apprendere una tecnica di rilassamento efficace e raccomandata dalle linee guida per la gestione del dolore. Anche i disturbi ansiosi, le difficoltà del sonno, i disturbi psicosomatici traggono giovamento da questa tecnica, di facile esecuzione e adatta a tutte le età. La mente si concentra su sensazioni corporee piacevoli, aumentando la soglia del dolore e allontanando tensioni e preoccupazioni. CORSO DI CUCINA NATURALE Il corso, tenuto dallo chef Gilbert Casaburi, promuove nei pazienti e nei familiari un’ alimentazione equilibrata e consapevole, determinante nella prevenzione e nella cura dei tumori. Con un approccio semplice e pratico, le lezioni quindicinali aiutano i partecipanti a conoscere meglio le basi di una sana alimentazione e a mettere in atto cambiamenti positivi nel modo di mangiare, privilegiando alimenti come cereali, verdure, legumi. NORDIC WALKING Da un anno i pazienti del reparto e i loro familiari possono praticare ogni settimana il nordic walking, la camminata naturale con l’ausilio di due bastoncini. Con gli istruttori dell’Associazione Macerata Nordic Walking, apprendono una disciplina utile alla riabilitazione del malato oncologico e al benessere fisico e psicologico. Il clima gioviale e amichevole e il contatto con la natura contribuiscono ad alleviare tensione e stress. Il 21 marzo l’esperienza nel reparto oncologico verrà portata a un importante convegno sul nordic walking presso l’Abbadia di Fiastra. IL CAMMINO DI SANTIAGO Per giugno 2015, il reparto ha, infine, organizzato un viaggio a Santiago di Compostela, con le più belle tappe del cammino da percorrere a piedi ma con la possibilità di effettuare il percorso anche in pullman. Con la presenza di medici, infermieri e volontari, i partecipanti hanno l’occasione di prendere parte a una esperienza unica con la sicurezza e la tranquillità di trovarsi in un contesto protetto, potendo così godere di un’opportunità altrimenti fuori dalla portata di una persona malata. Eventi Lunedì 30 marzo 2015 Sanità & Salute AO PISA ENDOCRINOLOGIA / Il reparto dell’azienda ospedaliero-universitaria pisana è all’avanguardia Il centro numero uno per la tiroide Spesso la cura è semplice. Occorre imparare a distinguere i sintomi della malattia U n punto di riferimento per tutta l’Italia, un centro innovativo in cui l’attenzione al paziente si lega in modo indissolubile alla ricerca verso nuove forme di prevenzione. Il reparto di endocrinologia dell’azienda ospedaliero-universitaria pisana è riuscito a crearsi negli anni una importante fama e una alta reputazione, divenendo il vero e proprio cuore pulsante di quello che è il complesso sistema che vive e sviluppa novità, in Italia, a livello endocrinologico. Una crescita costante che ha porta- to grande attenzione intorno alla realtà toscana. Terapie avanzate e farmaci innovativi sono solo alcuni degli elementi che spingono verso la scelta del reparto pisano di endocrinologia da parte di tanti cittadini italiani e stranieri. Il complesso comprende un centro di riferimento per le malattie della tiroide e del carcinoma tiroideo, un centro per la diagnosi e la terapia dell’obesità e dei disturbi del comportamento alimentare, un centro del metabolismo fosfo-calcico e un centro per le malattie ipo- Paolo Vitti, direttore dell’unità operativa di Endocrinologia 1 Una visita in ambulatorio talamo ipofisarie. Questa realtà sviluppa procedure diagnostiche e terapeutiche. Molte delle procedure diagnostiche riguardano la patologia nodulare tiroidea. Per distinguere le formazioni nodulari benigne, che costituiscono la larga maggioranza dei noduli, da quelle maligne, vengono esaminate le cellule prelevate dal nodulo mediante aspirazione con ago sottile. Nei casi dubbi vengono applicate tecniche di biologia molecolare che individuano mutazioni di geni coinvolti nello sviluppo dei tumori della tiroide. Oltre alla patologia nodulare esiste anche quella autoimmune: una patologia in cui il sistema immunitario non riconosce come propri alcuni componenti delle cellule tiroidee. Porta a ipotiroidismo o a ipertiroidismo, patologie che colpiscono soprattutto le donne. Spiega Paolo Vitti, direttore dell’unità operativa di Endocrinologia 1 dell’azienda ospedaliero-universitaria Pisana: “Per ridurre o evitare le complicanze dovute alle malattie tiroidee, è fondamentale imparare a riconoscerne i sintomi. Attraverso il rilascio di ormoni tiroidei, la tiroide • Calzature • Ausilii della vita quotidiana • Presidi per la deambulazione La competenza dello staff e l’esperienza decennale fanno di Sanitas un sicuro punto di riferimento in relazione agli articoli trattati. Da sempre l’obiettivo perseguito è la soddisfazione di ogni esigenza del Cliente, attraverso la realizzazione di soluzioni su misura e la consulenza di personale preparato e disponibile. Innovazione, professionalità e cortesia sono gli ingredienti che negli anni ci hanno permesso di espanderci e poterci avvalere oggi di cinque moderni punti vendita all’avanguardia, per poter offrire al Cliente un servizio ia.it d www.sanitasortope • Cosmesi • Elettromedicali • Tutori • Incontinenza gonadi (ovaie e testicoli) e la corretta maturazione dei gameti (ovociti e spermatozoi). Oggi sappiamo che dopo aver seguito le cure per un disturbo tiroideo crescono le possibilità di avere un bambino e si hanno maggiori probabilità di successo nei casi di fecondazione in vitro”. Ma non è tutto: il direttore offre alcuni dati importanti da analizzare: “Fino al sette per cento delle neomamme sviluppa disturbi della tiroide nell’anno successivo alla nascita del bambino. Sono più a rischio le donne che anche prima della gravidanza avevano una patologia tiroidea autoimmune latente. Anche in questo caso può essere difficile riconoscere il problema perché i sintomi (ansia, insonnia, difficoltà di concentrazione, irritabilità, variazioni di peso o spossatezza) sono tipici dell’esperienza di vivere con un nuovo bambino. Una volta individuato il problema, nella stragrande maggioranza dei casi la cura è semplice, molto efficace e la maggior parte delle donne colpite vive una vita normale grazie a una terapia farmacologica”. Ogni paziente dell’azienda ospedaliero-universitaria pisana è curato con la massima attenzione e scrupolo. Ogni caso viene gestito in maniera unica, rilevando la cura migliore. È questo il metodo grazie al quale è diventato il centro numero uno in Italia. • Riabilitazione • Intimo • Busti • Antidecubito finalità di e origini la ll a d n fi e tutta la val pos ivavano da Sanitas si rr a ta , it o d ic d la e , p anni ‘80 ampo orto . Nata negli te che, in c s i Piacenza ie d h pedica atc ia ri c e in ll v a ro re p e a fficina orto d ll n ’o e o n d u o risp ri re o a it re rr isura. di c oloso te busto su m ellotti, era l rt e d lTo e d’Arda, pop io re rg e ta plan ngere un a titolare, S ettore del o a raggiu s n l fi e o , n u L’idea del o z d n ta n a re ia z nz Fio specializ è tuttora a andata pote e è h i i c ic s trezzata e n re a c d d a te n i m le asa oco l’azie rno del qua zione. La c te a n z in ’i z ll A poco a p s li a o ia d o c ri e le to il ello di sp ato labora gessato e tissimo liv i un attrezz o il calco d d n le e a ig v il v d a i re ura. la d’Arda, s plantare, p è proprio la fatti su mis gni tipo di o e o ti n a a re z i vari anni c z e li n te n s rea e a busti it m n ra a S della uzione di otti inte d d à it ro ro p iv p tt a to la l’ n e a qu alla lega cern rosso che uanto con ra è rivolta q u lo c r fi e re p il i la e o tt h c ic fa In ne di Part ”, an a armata. lla creazio su misura ff a “ to e é s n h c io in n z o e a n cre stico orali, le termopla nstibiali e transfem in materia a tr i s te di pro ra. produzione ura e sistemi di postu is m scarpe su sempre migliore. Fior enzuola - regola il metabolismo del corpo: una scarsa produzione di questi ormoni (ipotiroidismo) o una loro presenza eccessiva (ipertiroidismo) causano disturbi importanti. I segnali a cui fare attenzione possono essere sfumati ma è bene rivolgersi al medico di famiglia in caso di un aumento di peso lento e graduale, intolleranza al freddo, spossatezza, sonnolenza e stitichezza perduranti. Essi potrebbero essere sintomi di ipotiroidismo. Mentre dimagrimento ingiustificato, palpitazioni, intolleranza al caldo e sudorazione, alvo più frequente, occhi sporgenti sono le spie principali di ipertiroidismo. Infine, l’ingrossamento del collo può indicare la presenza di un gozzo o di un nodulo benigno o maligno”. Per capire qual è la propria situazione, è indispensabile eseguire un esame del sangue per verificare i livelli di Tsh, l’ormone tireostimolante. In seconda battuta è consigliabile una ecografia. Prosegue il professor Vitti: “Una verifica della funzione tiroidea va sempre presa in considerazione in una giovane donna che desidera una gravidanza e ha difficoltà a rimanere incinta. Oggi è sempre più frequente, anche per l’avanzare dell’età della prima gravidanza, che si verifichino problemi di ridotta fertilità. La tiroide gioca un ruolo chiave nel garantire la fertilità. Gli ormoni tiroidei controllano il normale sviluppo delle Fidenza ( Vaio) 13 14 Sanità & Salute Eventi Lunedì 30 marzo 2015 ISTITUTO STOMATOLOGICO TOSCANO / Cinque unità cliniche nell’Ospedale della Versilia L’eccellenza odontoiatrica accessibile Il privato sostiene il pubblico. Con, in più, i vantaggi offerti dalla struttura ospedaliera C inque unità cliniche dotate di tecnologie all’avanguardia, fra le più avanzate, per praticare ogni branca della moderna odontoiatria. Da otto anni, e con una formula del tutto originale, nell’Ospedale della Versilia è presente un Centro di Odontoiatria gestito dall’Istituto Stomatologico Toscano, fondazione onlus per la clinica, la ricerca e l’alta formazione in odontoiatria. Il Centro ha una ragione e obiettivi ben precisi. Ugo Covani, direttore dell’Istituto Stomatologico Toscano e professore ordinario di Malattie odontostomatologiche all’Università di Pisa, spiega “Si vuole integrare l’attività del pubblico, realizzata prevalentemente nei distretti, con un’attività odontoiatrica incentrata su prestazioni a pagamento ma che si distinguano per la valorizzazione della sinergia tra pubblico e privato, nonché per l’integrazione con le peculiarità di una pratica ospedaliera e soprattutto di una continua ricerca dell’innovazione non solo degli aspetti Il direttore Ugo Covani clinici, bensì pure di quelli gestionali ed economici”. L’Istituto Stomatologico Toscano ha rappresentato sin dall’inizio una vera svolta. “La pratica odontoiatrica dice Covani - è generalmente affidata ad ambulatori privati e le strutture ospedaliere pubbliche hanno una diffusione assai ridotta, anche perché solo una parte delle prestazioni odontoiatriche è stata finora assicurata dal Sistema Sanitario Nazionale”. Insomma, una realtà, questa del Centro, con una forte valenza. Oltretutto, la recente approvazione di una delibera regionale rivolta a ottimizzare l’offerta pubblica nel settore odontoiatrico, avvalendosi della collaborazione di professionisti privati e delle loro prestazioni all’interno delle strutture pubbliche, ha portato a un allargamento delle attività dell’Istituto Stomatologico Toscano. Esso, in linea con i propri scopi statutari, ha accettato di fornire, per una certa percentuale di attività, prestazioni avanzate al Servizio Sanitario della Toscana secondo le tariffe previste dall’accordo regionale, in pratica una sorta di ticket rispetto alle prestazioni considerate, per cui l’accesso sarà su prenotazione, tramite Cup aziendale. Non è un caso dunque se l’Istituto Stomatologico Toscano è un riferimento nazionale autorevole. “La mission è finalizzata a una pratica di eccellenza - afferma Covani - e alla costante ricerca della qualità della prestazione, che si estende alla qualità dei materiali e che non può non coinvolgere un’attenta ricerca clinica di soluzioni tese a contenere i prezzi, come si sa particolarmente elevati per prestazioni di eccellenza appunto. In altre parole, al primo posto fra gli obiettivi spiccano l’impegno nell’innovazione e nella ricerca, così da realizzare soluzioni che si distinguano per un contenimento del costo economico delle riabilitazioni orali, senza tuttavia compromessi in termini di qualità e rispetto della biologia”. Parlandosi di una struttura odontoiatrica con sede in un ospedale, non mancano di certo vantaggi sostanziali in termini di prestazioni. “Ciò consente di realizzare sinergie con le altre discipline mediche e dunque di affrontare, in un ambiente protetto, tutti i pazienti che presenterebbero elementi di rischio se L’Ospedale della Versilia ISTITUTO FLEBOLOGICO ITALIANO / Propone l’eccellenza in flebologia attraverso una rete multidisciplinare di specialisti Specialisti nel trattamento delle malattie venose I vantaggi delle tecniche mininvasive. La priorità non è applicare la chirurgia, ma trovare la cura migliore L’ insufficienza venosa cronica è “una malattia sociale, poiché colpisce il 70% della popolazione - nel rapporto tre donne e un uomo - per un costo a carico della collettività che in Europa raggiunge il 3% del Pil. La malattia varicosa se non debitamente trattata evolve in senso peggiorativo generando complicanze. Il dottor Dimitrios Kontothanassis, pioniere in Italia nel trattamento delle vene varicose mediante chirurgia Laser endovascolare da circa 15 anni, parte dalla fotografia della realtà attraverso numeri significativi per evidenziare come “le malattie del sistema venoso rappresentino una condizione clinica da non sottovalutare. Perciò - aggiunge -, debbono essere inquadrate dal punto di vista diagnostico e poi curate da professionisti con specifica preparazione, alta competenza e significativa esperienza”. Specializzatosi prima in chirurgia generale e successivamente in chirurgia vascolare, il dottor Kontothanassis, forte degli 11 mila interventi eseguiti e convinto dell’importan- za che a ogni livello si prenda coscienza di quanto siano ampi i margini di miglioramento nella cura efficace dell’insufficienza venosa cronica, ha fondato a Ferrara l’Istituto flebologico italiano, con l’obiettivo di “promuovere la salute delle vene attraverso la ricerca scientifica e l’innovazione tecnologica”. L’Istituto, spiega, “si pone come punto di riferimento nazionale e internazionale per la diagnosi e il trattamento delle malattie venose e per la formazione e il training degli specialisti del settore. Inoltre - sottolinea -, per noi sono imprescindibili i principi etici e deontologici: ciascun medico deve favorire il trattamento di eccellenza, attraverso le cure più appropriate”. Metro riconosciuto per identificare l’appropriatezza delle cure sono le “Linee guida per la diagnosi e il trattamento delle malattie delle vene e dei linfatici”, pubblicate nel 2011 dal American venous Forum e dal collegio Italiano di Flebologia. “Trattare in maniera adeguata e a seconda dei casi eseguiti in uno studio dentistico tradizionale - sottolinea Covani -. Si pensi per esempio ai pazienti cardiopatici o con patologie respiratorie o, ancora, ai diabetici gravi. È chiaro che la presenza di una struttura in un ambiente pubblico e la sua natura di fondazione onlus devono tenere conto anche di istanze sociali. Per questo l’Istituto si è reso disponibile all’accordo con il Sistema regionale, offrendo un certo numero di prestazioni a prezzi che rappresentano una sorta di ticket, nonché prestazioni totalmente gratuite a disabili non collaboranti residenti in Versilia. E va ricordato l’ambulatorio di Patologia orale, che effettua visite di screening per i tumori del cavo orale”. Nell’Istituto Stomatologico Toscano alle attività cliniche si affiancano quelle di ricerca e formazione. “L’attività di ricerca - aggiunge e conclude il dottor Covani - ha prodotto numerosi contributi sulle principali riviste internazionali, mentre per l’attività di formazione vi sono convenzioni con numerose università italiane e straniere, anzitutto Pisa per il mio ruolo di professore presso questo ateneo. Si organizzano master, dottorati di ricerca e corsi di perfezionamento per dentisti italiani e, lo dico con orgoglio visto il numero crescente, per odontoiatri stranieri”. Kontothanassis -. Quindi è strategico fare un inquadramento corretto della malattia che, come avviene nelle Vein Clinic statunitensi, cioè nelle strutture dedicate alla cura delle malattie venose, necessita della valutazione di più specialisti. È importante, cioè una diagnosi differenziata, che possa contare sulla valutazione dell’ortopedico, del fisiatra del piede, del chirurgo vascolare, del neurologo”. Una rete di specialisti che il dottor Kontothanassis ha costruito negli anni e con i quali è in continuo contatto nello svolgimento della libera professione che pratica a Ferrara e a Padova. “L’obiettivo prioritario non è intervenire chirurgicamente - conclude -, ma curare le malattie venose in tutte le loro manifestazioni e con le metodiche più appropriate ed eccellenti”. Il dott. Dimitrios Kontothanassis, specialista in Chirurgia Generale e Vascolare, presidente Istituto Flebologico Italiano lavorativa”. Nei pazienti operati con la chirurgia endovascolare laser “la recidiva riscontrata è di circa il 10% dopo 10 anni - sottolinea il medico -, a fronte di una recidiva di circa il 70% dopo 5 anni nei pazienti sottoposti all’intervento tradizionale”. Ma è sempre necessario intervenire chirurgicamente in presenza di insufficienza venosa cronica? “Innanzitutto è importante che il paziente arrivi dal medico negli stadi precoci della malattia - premette il dottor questa patologia - prosegue il medico - significa limitare le recidive di malattia varicosa e cercare di evitare le complicanze che possono ingenerarsi, dalle trombosi alle embolie polmonari”. Il dottor Kontothanassis fin da quando ha cominciato a occuparsi di chirurgia endovascolare venosa aveva “un sogno, quello cioè di curare le varici in maniera eccellente attraverso il laser” e due anni fa la competenza acquisita in que- A sx taleangectasie e venulectasie, a dx vene varicose sta tipologia d’intervento lo ha portato fino a Boston per “far scuola” ai colleghi americani. Molteplici i vantaggi della chirurgia mininvasiva che utilizza il laser. “Il ricovero - illustra il professionista - è ambulatoriale e di poche ore e perciò si supera anche il concetto di day surgery; si pratica l’anestesia locale; vi è assenza di dolore durante l’intervento e nel post intervento; non ci sono cicatrici chirurgiche; si può riprendere immediatamente l’attività Eventi Lunedì 30 marzo 2015 Sanità & Salute POLO GGB / Il Polo d’innovazione di genomica, genetica e biologia di Perugia è stato fondato nel 2010 ed è oggi una eccellenza La terapia è più efficace se guarda al genoma Le attività del Polo diretto da Paola Castagnoli, entro un network scientifico di portata internazionale L a scommessa in medicina non lascia dubbi. Il futuro punta dritto su postgenomica e su strade di medicina personalizzata per curare ogni patologia, tumori per primi, con farmaci e terapie individuati sulla base del Dna e dell’espressione genica dei pazienti. Da quando il genoma umano è stato sequenziato per la prima volta, nel 2001, le informazioni in esso contenute sono diventate patrimonio comune. Ma, soprattutto, da allora ha iniziato a fare il suo ingresso nel gergo comune la terminologia di “medicina personalizzata”, oggi uno degli ambiti di ricerca più impegnativi e promettenti su scala internazionale. L’Italia contribuisce in questo ambito di innovazione in virtù di un’eccellenza scientifica nel campo biomedico riconosciuta in tutto il mondo. E il Polo d’innovazione di genomica, genetica e biologia di Perugia ne è una testimonianza autorevole. Centro di eccellenza tecnologica internazionale, dotato di strumentazioni La sede del Polo Ggb a Perugia all’avanguardia per il sequenziamento del genoma è oggi in grado di fornire prodotti e servizi nelle aree della genomica, genetica, bioinformatica. Fondato nel 2010 con il contributo della Regione Umbria nell’ambito dei Poli di Innovazione, il Polo Ggb è la struttura di riferimento e di coordinamento tra gli attori coinvolti nella piattaforma tecnolo- gica delle Scienze della vita. Da poco più di un mese Paola Castagnoli contribuisce alla crescita del Centro in qualità di direttore scientifico. Precedentemente è stata direttore scientifico del Centro di ricerca di Immunologia umana SIgN, finanziato dall’agenzia governativa A*Star di Singapore per sette anni e già professore ordinario di Immunologia e Pato- logia Generale presso l’Università di Milano-Bicocca. “Le Scienze della vita e nello specifico il settore biomedico - afferma Paola Castagnoli - sono in forte sviluppo in Italia, dove esistono strutture d’eccellenza come questa di Perugia. È uno dei motivi che mi hanno spinto a rientrare in Italia per cogliere la sfida di catalizzare interessi diversi alla volta di un net- ISTITUTO AGAZZI / Istituto privato di riabilitazione “Madre della Divina Provvidenza” di Arezzo Il robot per camminare si indossa ReWalk e Lokomat riattivano il movimento e sono comandati dal cervello G li esoscheletri rappresentano l’ultima frontiera della tecnologia e della riabilitazione robotizzate per pazienti affetti da patologie neurologiche e possono permettere loro di camminare nuovamente. Ambiziosi gli obiettivi e molte le sfide. La prima è anche il sogno dei ricercatori, cioè fare in modo che l’esoscheletro venga controllato direttamente dal cervello di chi lo “indossa”. In Italia, all’Istituto privato di riabilitazione “Madre della Divina Provvidenza” di Arezzo, un bene dell’ente morale “Provincia della Presentazione di Maria SS” dei Padri Passionisti, l’innovazione è al centro delle attività di abilitazione/ riabilitazione, assistenza e supporto. L’Istituto è noto per l’operato che svolge da molti anni nel campo della disabilità con l’obiettivo di promuovere un concreto miglioramento delle condizioni fisiche e psicologiche dei pazienti. Di recente questa notorietà L’esoscheletro ReWalk L’esoscheletro Lokomat è aumentata ancora, poiché è l’unica struttura nel centro-sud Italia in cui è disponibile la tecnologia ReWalk, che si aggiunge al sistema per il cammino Lokomat, rappresentando il nuovo traguardo dei sistemi robotizzati mobili a esoscheletro. In estrema sintesi, l’esoscheletro è un robot da “indossare”. Esso permette ai pazienti affetti da patologie neurologiche a carico del sistema nervoso centrale, di fare movimenti altrimenti impossibili, di camminare, di aumentare la forza e la resistenza. Al contrario dello scheletro umano, che sostiene il corpo dall’interno, un esoscheletro lo fa dall’esterno. “ReWalk - spiega Raffaele Spidalieri, neurologo dell’Istituto aretino - dà al paziente la possibilità di muoversi e interagire con l’ambiente. Le persone paraplegiche potranno utilizzarlo ogni giorno e ottenere il massimo dei benefici fisiologici e psicologici. Basilare però è capire che al centro di tutto c’è il cervello degli operatori che, per ogni tipo di ausilio robotico, non può essere sostituito dalla work scientifico internazionale competitivo e attraente. L’utilizzo delle piattaforme tecnologiche del Polo Ggb permette di indagare nuove possibilità terapeutiche utili allo sviluppo di una diagnostica molecolare più indirizzata alle necessità del paziente in funzione del suo genoma. Sappiamo che non sempre i farmaci funzionano su tutti i pazienti e pertanto le caratteristiche genetiche individuali hanno rilevanza sull’efficacia di una determinata terapia”. 15 La struttura del Polo Ggb è riuscita a sviluppare una massa critica adeguata, coinvolgendo pubblico e privato: piccole, medie e grandi imprese, istituti di ricerca, tra cui il Centro di Genomica Funzionale dell’Università degli studi di Perugia, e spin off universitari. Forte della collaborazione e del supporto con il Centro di genomica funzionale, eccellenza scientifica riconosciuta internazionalmente per la qualità delle ricerche pubblicate su prestigiose riviste internazionali, la struttura è anche impegnata nella promozione di programmi interdisciplinari di applicazione delle biotecnologie nei settori medicodiagnostico, chimico-farmaceutico e agroalimentare, in un’ottica di crescita e sviluppo, volta a trasformare l’innovazione scientifica in prodotti e processi industriali. La ricerca è subito applicata macchina. Solo l’attenta e corretta programmazione dei dispositivi robotici permetterà il migliore recupero possibile dei movimenti del paziente neuroleso. La macchina esegue movimenti precisi che tuttavia necessitano di un’altrettanta precisa programmazione da parte degli operatori”. Il ReWalk è stato approvato dalla Food & Drug Administration (Fda) degli Stati Uniti ed è una tecnologia rivoluzionaria, dall’impatto immediato e capace di cambiare la vita a persone con lesione completa del midollo spinale. “Neuroriabilitazione, esoscheletri come ReWalk - continua il neurologo -, insieme offrono la possibilità ai pazienti paraplegici di camminare anche nel mondo esterno agli istituti di riabilitazione, perché l’esoscheletro viene portato nella propria casa e utilizzato nella vita comune”. Notevoli i vantaggi, non solo di tipo biologico, dalla prevenzione dei blocchi articolari e delle retrazioni tendinee, alla prevenzione della stasi venosa e degli edemi periferici, al rispettivo miglioramento globale dell’apparato cardiovascolare, della peristalsi intestinale e del controllo della vescica, della sfera sessuale, fino alla prevenzione dell’osteoporosi, alla riduzione degli spasmi muscolari e del clo- no, al mantenimento dell’efficienza globale del sistema biologico del corpo. Come anticipato, in Istituto è presente pure il Lokomat, un supporto che si applica alle gambe. “È collegato a un computer che permette simultaneamente di scaricare in parte o in toto il peso del paziente - spiega Spidalieri - e ne assiste in modo motorizzato il cammino variandone i vari parametri, cioè velocità, frequenza, lunghezza del passo, escursione articolare del ginocchio e delle anche”. Nello specifico, fornisce assistenza diversificata a un arto rispetto al controlaterale, valuta e misura i vari parametri del movimento, sotto forma di feedback visivo dà informazioni di ritorno al paziente, che possono essere utilizzate per modificare i movimenti attivati e apprendere una migliore abilità motoria deambulatoria. L’obiettivo principale è imparare di nuovo a camminare o migliorare l’andatura. Ma ci sono altri benefici secondari. Per esempio, per il sistema circolatorio, su vescica e intestino, per evitare blocchi articolari. Inoltre l’esercizio deambulatorio in stazione eretta riduce il rischio di demineralizzazione delle ossa e di conseguenza previene l’osteoporosi dei pazienti con ridotta mobilità. 16 Sanità & Salute Eventi Lunedì 30 marzo 2015