Vittorio Peri
Santa Maria Giuseppa
Rossello
“cuore a Dio mani al lavoro”
Presentazione
200
Ideazione e realizzazione Provincia Italiana
Istituto Figlie di Nostra Signora della Misericordia
Via Flaminia 351 - 00196 Roma
TESTI
Vittorio Peri
FOTOGRAFIE E DIGITALIZZAZIONE IMMAGINI
DALL’ARCHIVIO STORICO DELL’ISTITUTO
sr Maria Chiara Bonzano fdm
GRAFICA
Augusto Maraffa
© 2010 Editrice VELAR
24020 Gorle, Bg
www.velar.it
ISBN 978-88-7135-514-6
Esclusiva per la distribuzione in libreria
Elledici
10098 Cascine Vica, To
www.elledici.org
ISBN 978-88-01-04552-9
Tutti i diritti di traduzione e riproduzione
del testo e delle immagini,
eseguiti con qualsiasi mezzo,
sono riservati in tutti i Paesi.
I.V.A. assolta dall’Editore ai sensi dell’art. 74, 1° comma,
lettera C, D.P.R. 633/72 e D.M. 09/04/93.
CON IL CONTRIBUTO
DELLA FONDAZIONE DE
DI SAVONA
MARI
Finito di stampare il 27 Maggio 2010
anni sono trascorsi da quel lontano 27 maggio 1811,
quando nasce Benedetta Rossello nella piccola e pittoresca Albissola Marina; 130 anni da quel 7 dicembre 1880, quando Suor Maria Giuseppa Rossello, consegnata ad altre mani l’opera che Dio le
aveva affidato, entra nella dimora eterna del Padre.
“Cuore a Dio, mani al lavoro” è il motto che segna dagli inizi la
storia dell’Istituto delle Figlie di Nostra Signora della Misericordia, la
famiglia religiosa sorta dall’incontro tra l’ansia pastorale del vescovo
Agostino De Mari e il desiderio appassionato di una giovane donna
decisa a vivere fino in fondo la fede attraverso il servizio fattivo alla
propria Chiesa e alla società del suo tempo.
Questa breve biografia nasce per ravvivare la memoria di quegli
inizi; delinea il profilo di una donna vigorosa e piena di iniziativa: per
lei la contemplazione passa attraverso l’azione, l’impegno per gli altri
conduce alla comunione con Dio.
Siamo invitati a ripercorrere con cuore riconoscente i suoi sessantanove anni di vita per rinnovare in noi lo stupore di fronte al Dio
che “compie meraviglie” quando la sua grazia incontra chi è disposto
ad accoglierla.
Se oggi ricordiamo le parole e la storia della Santa, è perché l’audacia della sua quotidiana risposta alla parola del Vangelo “siate misericordiosi come è misericordioso il Padre vostro” (Lc 6,36) è una
proposta di vita anche per i cristiani del terzo millennio.
Per questo ringrazio le Sorelle della Provincia italiana perché, in
occasione del Bicentenario, hanno promosso questa pubblicazione che
ci aiuterà a fare nostra la testimonianza sempre viva di Santa Maria
Giuseppa Rossello.
Auguro a tutti coloro che la leggono di sentirsi spinti “a fare lo stesso”, ciascuno proprio lì dove si trova, lungo le diverse strade del mondo.
È questo il modo più efficace di celebrare la Madre dal “cuore grande”, che desiderava “avere le braccia tanto lunghe per poter abbracciare tutto il mondo”.
Madre Beatriz Giuseppa Lassalle fdm
Madre Generale
Savona, 18 marzo 2010
Solennità della B.V. Maria, Madre di Misericordia.
M
i avete fatto un grande dono nel chiedermi di
scrivere un pensiero di presentazione di questo volumetto
sulla Santa Rossello: la biografia dell’allora Beata Maria Giuseppa
Rossello è la prima che ho letto nella mia infanzia; sono grato alla mia
prozia, suora della Misericordia, che me l’ha fatta conoscere.
La mia vita è come accompagnata da Maria che ha annunciato la
divina Misericordia in Savona e dalla Santa che di questa Misericordia
è innamorata; da piccolo ho frequentato l’Asilo delle sue Suore; da seminarista sovente ho fatto visita in Savona a tutti i luoghi che ricordano
la Santa; da sacerdote ho avuto continue occasioni di collaborare con le
sue Suore; infine, da vescovo la Provvidenza mi ha portato proprio a Savona, dove sono le realizzazioni di questa grande Madre fondatrice.
Il piccolo volume offre una lettura scorrevole e attraente; ma del suo prezioso contenuto alcune affermazioni mi hanno particolarmente colpito.
Il motto “cuore a Dio, mani al lavoro” la Santa l’ha vissuto con determinazione, fantasia, intraprendenza, amore per la preghiera e, soprattutto, con una “fede a 18 carati”.
Lei non sceglierà mai tra Dio e uomo, perché li accoglierà entrambi: “se Dio non s’incontra negli altri, non potrà essere incontrato da
nessuna parte”.
Quanto alle ragazze africane strappate alla schiavitù e che lei accolse dichiara:“quando non sapete dove collocarle queste povere morette,
portatele a me. Se ne avete delle malaticce o difettose, che negli altri istituti le rifiutano, ricordatevi che io sono sempre disposta a riceverle”.
Dunque, “una donna positiva, decisa, ricca di fede; per esperienza sa
che non tutto è facile; ma sa pure che, come insegna il Vangelo, nulla è impossibile a chi crede: ’il denaro non c’è, ma la Provvidenza sì’”.
Nella vita dei santi è costante l’audacia che trae origine dalla fiducia
assoluta nella Provvidenza: infatti, questa, al momento giusto, arriva puntualmente.
Spero che molti vogliano esplorare questo tesoro di vita e di sapienza
cristiana che la Santa Rossello ci offre per mezzo di questo volumetto.
@ Vittorio Lupi
Vescovo di Savona - Noli
Madre è la vostra! Quale santa! Guardatela,
Q uale
pregatela, imitatela”.
Parole così dense di ammirazione Pio XII non le avrebbe certo rivolte alle Figlie di
Nostra Signora della Misericordia la sera del 14 giugno 1949
se la loro fondatrice, ch’egli stesso aveva proclamato santa
due giorni prima, non fosse stata davvero una figura straordinaria. Un Papa infatti, soprattutto in circostanze ufficiali,
non può che pronunciare parole sobrie e soppesate.
Le espressioni venate di entusiasmo sono riservate per
casi o persone eccezionali. Dobbiamo allora chiederci: ma
chi fu Maria Giuseppa Rossello e che cosa fece per destare
una così grande ammirazione in Papa Pacelli? Le pagine
di questo libretto intendono rispondere a queste domande
raccontando alcuni significativi episodi della sua vita, secondo la loro successione cronologica e mettendo in luce i
tratti caratteristici della sua forte personalità.
Non si farà menzione dei miracoli a lei attribuiti dopo la
morte. Miracolosa, infatti, è stata l’intera sua esistenza.
Questa non è pertanto una biografia meticolosa e completa di Santa Maria Giuseppa Rossello, e tanto meno un
panegirico. Vuole invece essere un invito – sul suo esempio
– a stare nelle cose penultime guardando, come lei, alle cose ultime. I santi infatti, com’è stato detto, non ci sono posti davanti perché si scrivano dotti libri su di loro, ma perché ci sia impossibile continuare a vivere come se non fossero mai vissuti.
I primi vent’anni
B
enedetta Rossello nasce ad Albissola
Marina (SV) il 27 maggio 1811, in un
periodo storico in cui l’imperatore dei francesi Napoleone Bonaparte (1804-1814), all’apogeo della sua potenza, considera il territorio italiano come un vero dominio personale.
Il paese natale di Benedetta è a qualche
chilometro da Savona, città cui tutto il mondo cattolico guarda con trepidazione.
Nel suo palazzo vescovile, infatti, da quasi tre anni vive in domicilio coatto il mite
e vigoroso Pio VII (1800-1823) che era
stato arrestato per aver rifiutato di
aderire al blocco continentale anti-inglese e per non essersi piegato alle pretese egemoniche dell’imperatore, nella
convinzione che la persecuzione avrebbe giovato alla Chiesa più che il successo politico. “Quando so-
Nei tre anni di dura prigionia (luglio
1809 - giugno 1812) l’anziano pontefice è
privato non solo dei più stretti collaboratori, ma della stessa libertà di scegliersi un
confessore. Quando infatti ne fa richiesta,
l’intransigente prefetto del dipartimento
Chabrol gli risponde che sì, potrebbe averlo, ma non senza aver verificato che sia di
sicura fede. Napoleonica, naturalmente.
Albissola Marina.
Scorcio della
Chiesa parrocchiale
di Nostra Signora
della Concordia
(a. 1590).
no in gioco la coscienza e il
sentimento del dovere – aveva detto il Papa – non c’è
alcuna forza al mondo che
possa indurmi a cambiare
atteggiamento”.
Nella pagina
precedente:
due immagini
della Casa
natale.
Lo Spirito Santo influisce sulla Chiesa in forma
di colomba, secondo la tradizionale iconografia; all’occorrenza, però, anche
in forma di aquila.
6
Santa Maria Giuseppa Rossello
Chiesa di Nostra
Signora della
Concordia.
Fonte battesimale.
Santa Maria Giuseppa Rossello
7
Albissola Marina.
Riproduzioni
in maiolica:
il cortile
della Casa natale
e un vasaio
al tornio.
Albissola Marina.
Panorama.
Sotto:
Maioliche lungo
la “Passeggiata
degli Artisti”.
Pio VII può ricevere i numerosi pellegrini, ma sempre in presenza dei funzionari
francesi che, con il pretesto di rendergli
onore, sorvegliano ogni sua mossa. “Per ve-
dere me farebbero una lega; per vedere lui ne
farebbero venti”, lamentava il Bonaparte.
Nella pagina seguente,
in basso:
Negozio del
Maestro ceramista
Turi di Albissola.
8
I genitori di Benedetta, Bartolomeo Rossello e Maria Dedone, secondo una plurisecolare consuetudine motivata dalla frequentissima mortalità infantile, fanno battezzare la loro bambina il giorno stesso della nascita. Ai tre fratelli che sono già arrivati – Giovanni Battista, Luigi Baldassarre
e Niccolò – si aggiungeranno presto Giovanna, Costantino, Giuseppina, Anna Maria e Francesco.
Con il modesto lavoro di vasaio, Bartolomeo riesce a mantenere decorosamente
la numerosa famiglia. Ma quando tra
gli artigiani cresce la concorrenza e il mercato registra un’offerta superiore alla
richiesta, la povertà entra spesso nella
casa dei Rossello ove Bartolomeo è un
Santa Maria Giuseppa Rossello
Santa Maria Giuseppa Rossello
9
Albissola
Marina.
Chiesa
parrocchiale.
capofamiglia esigente e rigoroso. Per i figli: casa, scuola e chiesa.
Al ritorno dalla scuola, Benedetta
non solo aiuta la mamma e cerca di ripetere ai fratelli più piccoli quello che
ha appena imparato ma, nella piccola fornace paterna, s’ingegna a
modellare per gioco figurine di
terracotta così da meritare, nel
1989 il titolo di patrona dei
vasai e dei ceramisti liguri.
Nei giorni festivi ama
recarsi presso una cappellina alla periferia del paese dedicata alla Mater Misericordiae oppure al convento
dei Cappuccini. E lo
fa, di solito, tenendo
per mano un’amichetta claudicante.
Ancora adolescente, vorrebbe entrare
in una congregazione religiosa, ma
la malferma salute
e la mancanza della dote la costringono ad accantonare il progetto.
“Credevo che per
farmi monaca bastasse amare il
Signore” , dirà
anni dopo.
“Mi dicevano
invece che occorreva anche il
denaro…”.
10
Santa Maria Giuseppa Rossello
Devota di S. Francesco d’Assisi, all’età
di sedici anni si iscrive al Terz’Ordine francescano. E sogna perfino la vita eremitica al vedere, nei pressi di Savona, il rudere di un’antica certosa abbandonata da
tempo. Ne parla con alcune amiche e con
un sacerdote, che però le consiglia di soprassedere. È ancora troppo giovane per
un passo così impegnativo.
Benedetta accetta il consiglio. Visto
però che non le è possibile disporre di un
luogo adatto per pregare come vorrebbe,
trova dentro di sé ciò che cercava fuori.
Proprio come aveva fatto nel lontano 1365
la giovanissima Caterina da Siena quando, privata della stanzetta che aveva trasformato in “deserto domestico”,
fece del suo cuore l’intima
“cella” del quotidiano colloquio con il Signore.
Ci sono assonanze spirituali così sorprendenti, tra
i santi, che nessuna
ragione umana riuscirà mai a spiegare.
Pur lontane nel tempo e nello spazio, infatti, la figlia del tintore di panni Benincasa e quella del vasaio Rossello mostrano tratti naturali e
spirituali assai somiglianti: determinazione, fantasia, intraprendenza, grande amore per la preghiera. E, soprattutto, una fede a 18 carati.
Santa Maria Giuseppa Rossello
La piccola
Benedetta Rossello
vista con la...
fantasia.
(Dal libro
“un Cuore
che seppe amare”).
11
A servizio in casa altrui
N
Savona.
Tipico palazzo
signorile
di fine ‘800.
Simile alla
Casa Monleone.
el 1830, venuta a sapere di una signora di Savona in cerca di una ragazza
per l’assistenza al marito infermo, Benedetta si dichiara disponibile. Ha ormai 19
anni, ed è prossima alla maggiore età. Si
reca dunque a Savona ove, per sette anni:
lavoro e preghiera, casa Monleone e Parrocchia di S. Pietro retta dai Carmelitani.
I coniugi Monleone, è appena il caso di
dirlo, sono più che soddisfatti delle premure di Benedetta verso di loro e, non
avendo figli, la considerano ben presto una
figlia, più che una serva. E glielo dicono
apertamente, proponendole addirittura
l’adozione e così renderla erede universale dei loro cospicui beni. Solo una sciocca
avrebbe rifiutato una tale proposta.
A meno che… ce ne fosse una più seducente. E, purtroppo per loro, c’era. Venuta dall’Alto, si chiamava “vocazione”. Il
sogno di donarsi tutta al Signore, e al servizio dei poveri, era da tempo annidato nel
suo cuore, nitido ed esigente come l’antico motto che nel Cinquecento Teresa d’Avila aveva scritto su tante pareti del Carmelo di Siviglia: “Solo Dios basta”. E se lui
basta, per nessun altro c’è posto. O, meglio, c’è posto per tutti; ma in lui.
Nella sua poliedrica attività non sceglierà mai tra Dio e l’uomo. Li accoglierà
tutt’e due, insieme, perché, come aveva
scritto S. Agostino, “l’amore di Dio è il pri-
mo come comandamento e l’amore del prossimo è il primo come attuazione”. Fin da gio12
Santa Maria Giuseppa Rossello
vane Benedetta si mostra consapevole di
questa solare verità: se Dio non s’incontra
negli altri, non potrà essere incontrato da
nessuna parte. Non l’ha inventata lei questa frase, ma ha fatto molto di più: l’ha vissuta.
Nel 1832 inizia per la famiglia Rossello
un periodo particolarmente tragico. Nel
mese di gennaio viene a mancare quasi improvvisamente una “colonna” portante: Maria Dedone. E quando le lacrime bagnano
ancora gli occhi del marito e dei figli, i Rossello debbono ripercorrere per altre due
volte la strada del cimitero: per accompagnare Luigi Baldassarre, di 25 anni e poi il
diciassettenne Costantino.
Due anni dopo, nel 1834, altri due decessi: se ne vanno Giuseppina, diciassettenne anch’ella, e lo stesso Bartolomeo che,
un paio d’anni prima, aveva aperto a
Santa Maria Giuseppa Rossello
Savona.
Via Pia.
Edicola
barocca (1610)
particolarmente
venerata
durante
il colera
del 1854.
13
Nella pagina
seguente:
Savona.
Cripta del
Santuario.
Il “Bacio dei
piedi” segno di
venerazione da
parte dei
Savonesi.
Savona.
Santuario di
Nostra Signora
della
Misericordia
eretto nel luogo
ove la Vergine
apparve al
contadino
Antonio Botta il
18 marzo 1536.
Sorge presso
il torrente
Letimbro
a circa 7 km.
dalla città.
14
Savona un negozietto per vendere le stoviglie prodotte ad Albissola.
Cinque lutti in tre anni: una tragedia da
schiantare qualsiasi famiglia che non fosse fondata sulla salda roccia della fede in
Cristo. Ma proprio lui è la pietra angolare
di casa Rossello.
Passa un anno, e la Liguria è devastata
dal colera. Il terribile morbo infettivo che
nei secoli passati aveva provocato spesso e
dovunque lutti a non finire, si propaga rapidamente. Le autorità civili fanno quel
che possono; il vescovo De Mari invita il
popolo di Savona a confidare nella Vergine della Misericordia la cui immagine, venerata nel locale santuario, era stata incoronata dal “concittadino” Pio VII.
La città è quasi del tutto preservata dall’epidemia e il Municipio, per grazia ricevuta, offre nel santuario una lampada votiva con la seguente motivazione: Morbo
exitiali ubique saeviente Savona tertio incolumis Deiparae servatrici. MDCCCXXXV
(Savona incolume dal fatale morbo che dovunque imperversava, alla Madre di Dio
che per la terza volta l’ha
salvata. 1835).
Santa Maria Giuseppa Rossello
Dal sogno alla realtà
I
l vescovo Agostino De Mari, sconcertato da un casuale incontro per strada con
alcune sguaiate ragazzette che apertamente
si fanno beffe del suo invito ad un diverso
contegno, decide che bisogna fare di più
per l’educazione delle ragazze. Pensa a una
nuova opera da affidare a qualche brava
donna, ne parla con i collaboratori.
Benedetta – siamo nel 1837 – viene a conoscenza del progetto, si fa avanti e dichiara al vescovo la propria disponibilità.
Non è sola, perché ci sono già tre amiche
pronte a dare una mano: Angela e Domenica Pescio e Paolina Barla. Tre donne coraggiose che è giusto ricordare come pioniere di una grande famiglia religiosa, tuttora vitale.
Prima di tutto, però, Benedetta deve
congedarsi da casa Monleone. Sa che il distacco non sarà indolore per loro, ma è decisa. Le chiedono infatti di restare, le fanno proposte allettanti. Ma Benedetta non
cede. Ha fatto già una diversa scelta. La delusione è cocente per i Monleone, ma non
fino al punto da cancellare gratitudine e
nostalgia per quella ragazza che poteva essere loro figlia. Alla morte della signora Angela infatti, avvenuta nel 1851, si scoprirà
un lascito a favore di Benedetta di 70.000
lire. Una cifra, per quel tempo!
Compiuto il distacco, il quartetto si accampa – è il caso di dirlo – in una casupola, presa in affitto, antico ospizio di pellegrini. È detta “La Commenda”.
16
Santa Maria Giuseppa Rossello
Il 10 agosto 1837 – data da ricordare –
con la benedizione del vescovo De Mari,
Benedetta e le tre compagne gettano il seme di una rigogliosa pianta che si chiamerà
“Istituto delle Figlie di Nostra Signora della Misericordia”. Angela Pescio, la maggiore di tutte, assume il compito di guidare la minuscola comunità. Benedetta è nominata vicaria, economa e maestra delle
future novizie.
“Abbiamo cominciato – dirà più tardi –
con un Crocifisso, qualche sedia, un tavolo, quattro pagliericci e un sacco di patate”.
Quando si dice: la vocazione! Ma poiché
l’hanno accolta consapevolmente, sono disposte a correre qualsiasi rischio per attuarla.
Chi non è capace di questo, o vale poco ciò in cui crede, o vale poco lui stesso.
Il successivo 22 ottobre, in una stanzetta
Benedetta
si congeda
da casa Monleone.
(Dal libro
“un Cuore
che seppe amare”).
Ritratto
del Vescovo
Agostino
M. De Mari.
Savona.
“La Commenda”:
prima casa del
nascente Istituto
(interno).
Santa Maria Giuseppa Rossello
17
della Commenda, ciascuna assume di fronte al vescovo nome e abito nuovi. D’ora in
poi Benedetta, in onore della Vergine Maria e di S. Giuseppe, per i quali avrà sempre una speciale devozione, si chiamerà
Maria Giuseppa. Insieme, saranno dette Figlie di Nostra Signora della Misericordia.
“Moltiplicatevi e fatevi sante – dice
loro mons. De Mari –. Tra due
anni, con i santi voti, tornerò per
sposarvi a Gesù”.
Otto giorni dopo aprono le scuole: gratuite per le bimbe povere, a pagamento per quelle benestanti. La
casa è piccola e il numero delle alunne cresce ogni giorno di più. Il tempo di sognare una nuova sede non
c’è ancora; ma l’esigenza sì. E di
fronte ad una necessità, i pensieri di suor Maria Giuseppa mettono le ali. E a chi
le dice che, stante la loro
precaria situazione, non
c’è nulla da fare, forse
senza saperlo – ma con i
fatti – risponde come fece il
santo Curato d’Ars all’inizio
del suo difficile ministero:
“Allora c’è tutto da fare”.
E i fatti sono sempre
argomenti persuasivi.
Il 2 agosto 1839, trascorsi i due anni canonici, le prime Figlie della Misericordia professano formalmente i voti
religiosi, nella cappella del
vescovado questa volta. Sono già in sette, e tra poco sarà con loro anche Anna
Maria, sorella minore di Maria Giuseppa.
18
Santa Maria Giuseppa Rossello
La Casa Madre
L
e suore hanno intanto adocchiato, accanto alla Commenda, un immobile
più ampio e adatto alle scuole. Ne è proprietaria la nobildonna Francesca Balbi in
Brignole la quale, conoscendo la benevolenza del vescovo De Mari verso le suore,
prima lo dà loro in affitto e poi lo vende.
Si può ben immaginare la festa, quando
nell’estate 1840 vi si trasferiscono.
Nuova sede, nuova comunità e dunque
nuova superiora che, per voto unanime, è
Maria Giuseppa Rossello. Lo è per ora dell’unica casa. Più avanti, lo sarà dell’intero
Istituto, e per sempre. Pone due statue nell’atrio della Casa Madre – della Vergine Maria e di S. Giuseppe – perché chi entra sappia chi ne sono i veri costruttori.
Nel dicembre 1840 muore a soli 45 anni il vescovo De Mari. “Non manchiamo di
fede, dice la Madre alle sorelle spaesate per
l’improvvisa perdita dell’autorevole protettore. Dio ci manderà un altro padre”.
Molti paventano la fine del neonato Istituto; altri la sperano. E, tra questi, colui
che ad interim governa la diocesi. “Uno di
quei vecchi che il mondo vorrebbero sempre
quale l’avevano trovato”, secondo il lapidario giudizio di p. Francesco Martinengo,
contemporaneo e primo biografo della
Rossello.
Anche dopo la morte, però, mons. De
Mari continua a sostenere le “sue” suore
con un fondo agricolo, di famiglia, lasciato con atto testamentario.
Santa Maria Giuseppa Rossello
Savona.
Casa Madre
dell’Istituto.
Portale della chiesa
e scalone principale
contemporaneo a
Madre Rossello.
19
Riconoscimento civile e sviluppo
Le Figlie della Misericordia non possono
tuttavia ricevere la donazione perché l’Istituto è privo della necessaria personalità
giuridica civile, già richiesta dal defunto
vescovo. Il decreto firmato il 12 giugno
1841 dal re di Sardegna Carlo Alberto
(1831-1849) dà alla nuova Congregazione
il riconoscimento civile.
Il 15 maggio dell’anno successivo entra
in diocesi come nuovo vescovo, all’età di soli 35 anni, Alessandro Ottaviano Riccardi.
Come il predecessore, sarà per l’Istituto di
Madre Rossello sincero amico e padre.
Due anni dopo, inizia l’espansione dell’Istituto. Il primo invito viene da Varazze
ove quattro suore dovranno lavorare come
infermiere nell’ospedale e aprire una scuola gratuita per ragazze povere. Madre Giuseppa le accompagna in carrozza e si ferma con loro un paio di mesi: per aiutarle
ad inserirsi nell’ambiente ospedaliero, del
tutto nuovo; per smussare le spigolosità di
un medico piuttosto ostile alla loro presenza; per confrontarsi con il carmelitano
a cui il defunto vescovo aveva chiesto di redigere la regola dell’Istituto.
Misericordia
con i malati
nell’Ospedale
di Varazze
(acquerello dei
primi del ‘900)
e l’educazione
dei ragazzi
nella Scuola
dell’Istituto di
Newfield, USA.
Nella pagina seguente:
Noli.
Chiesa presso il
Palazzo vescovile
e panorama.
20
Torna alla Casa Madre verso la fine del
1842 e trova gran parte delle tredici suore
seriamente malate.
Non sfugge ai critici di professione il difficile momento in cui versa la giovane Congregazione, ricca di carità ma povera di tutto. “Là dentro si fatica come bestie e si patisce la fame”, dicono: forse con qualche briciolo di ragione, ma ben guardandosi dal
mettere mano al portafoglio. Chi fa ha sempre contro chi vorrebbe fare la stessa cosa,
Santa Maria Giuseppa Rossello
chi fa il contrario e, soprattutto, chi non fa
assolutamente niente.
Madre Rossello, con i suoi 32 anni, è ancora giovane e robusta. Ma per l’assidua e
amorevole vicinanza alle malate – notti e
notti in piedi per curarle; “cuore a Dio e mani al lavoro” come ama ripetere – si ammala anch’essa, tanto da far temere il peggio.
Ciò nonostante, dirà la testimone suor
Vittoria Daglio, “mangiava ciò che le porta-
vo senza mai chiedere nulla di particolare.
Anzi, quando portavo qualche cibo particolare, lo mandava alle consorelle malate”.
Per tre anni è sottoposta a continui quanto inutili salassi. Quando infatti si abusa di
una pur valida terapia – nell’Ottocento era
così frequente da essere praticata perfino
dai barbieri – è come voler rinvigorire una
persona sottraendole la principale sorgente
della forza: il sangue.
Recuperate un po’ di forze, nel luglio
1843 mons. Riccardi le ordina un periodo
di convalescenza presso il vescovado di Noli, di fronte al mare. Il riposo e il clima marino rimettono in sesto Madre Giuseppa
che, nell’ottobre 1844, può tornare corroborata alla Casa Madre di Savona.
Nel 1845, completando il progetto
del predecessore, il vescovo Riccardi approva la regola
Santa Maria Giuseppa Rossello
Ritratto del Vescovo
Alessandro Riccardi.
21
Savona.
Casa Madre.
Reliquiario contenente
il cuore di Santa Maria
Giuseppa Rossello.
Affidamento
dell’Istituto
alla Madre
della Misericordia
(acquerello
primi ‘900).
In alto:
Savona.
Casa Madre:
interno della chiesa
dedicata alla
Madonna della
Misericordia.
22
dell’Istituto: un formale riconoscimento
canonico che costituisce per la comunità
una decisiva spinta in avanti.
Siamo nel 1846, a nove anni dalla Commenda (1837) e sei dalla Casa Balbi-Brignole (1840), divenuta Casa Madre. Anche
nei numeri l’Istituto cresce oltre ogni attesa. Le suore sono ormai una quarantina,
e la Casa Madre appare sempre più piccola… Si allargherà, ben presto, con l’acquisto di un immobile attiguo.
Ma anche per Madre Rossello, come per
tutti, si alternano gioie e dolori. L’esultanza
per la più ampia sede è attenuata nel novembre 1846 dalla morte dell’amata sorella Anna Maria, entrata in convento soltanto sei anni prima, a 21 anni. Per il mutato
clima culturale e politico, le alunne delle
scuole ne contestano il metodo educativo,
appaiono irrequiete e refrattarie all’educazione religiosa. La gioia per l’espansione dell’Istituto verso altre località liguri è
attenuata dal dolore per la morte della
Santa Maria Giuseppa Rossello
Savona.
Processione verso
la Basilica di
Nostra Signora
della Misericordia,
eretta a Santuario
Nazionale delle
Confraternite il
18 marzo 2009.
cara signora Monleone (1851). La festa per
l’inaugurazione della nuova chiesa (8 settembre 1854), dedicata come il grande santuario fuori città alla Madre della Misericordia, è presto spenta dal violento colera
che in quello stesso mese torna a flagellare l’intera regione.
Le Figlie della Misericordia sono naturalmente in prima fila, con la loro Madre,
per assistere i numerosi malati.
Le “morette”…
L’
incontro di Madre Rossello con Niccolò Olivieri, un sacerdote genovese
impegnato nell’eroica impresa di liberare
bambini e ragazzi africani dalle grinfie dei
negrieri, apre nel 1855 un nuovo capitolo
all’azione caritativa dell’Istituto. “Creature
infelicissime nate nelle torride plaghe dell’Africa – scriveva in quegli anni l’arcivescovo di Perugia Gioacchino Pecci, futuro
Leone XIII (1878-1903) – sono portate sui
mercati ove, a guisa di animali irragionevoli, vengono vendute o dagli stessi genitori allettati da turpi guadagni o dalle pub- Madre Rossello
con “due morette”.
Il disegno
raffigura la
Madre Rossello
con due
protagonisti
nell’opera del
riscatto delle
piccole schiave:
Giuseppa
Ranzani (a sin.)
e P. Biagio
Verri (a dx).
“Rosa d’oro”
donata da
Benedetto XVI
il 17 maggio
2008 alla
Madonna della
Misericordia
venerata nel
Santuario
di Savona,
(a destra
nella foto).
24
Santa Maria Giuseppa Rossello
Santa Maria Giuseppa Rossello
25
bliche autorità o dai ladri e dai predoni nelle cui mani scellerate sono incappate”.
L’anno successivo Madre Rossello riceve dall’Olivieri tre morette, da allevare ed
educare. Per lei, infatti, non è sufficiente
farle venire in Italia; bisogna anche istruirle, sull’esempio di altri religiosi, come il
napoletano p. Ludovico da Casoria, fondatore dei Frati Bigi. “Da allora in poi, –
scrive il biografo Martinengo – quando l’O-
livieri trovavasi impacciato a collocare le sue
morette, sapeva a chi ricorrere”. Madre Giuseppa aveva infatti detto: “Quando non sapete dove collocarle queste povere morette, portatele a me. Se ne avete delle malaticce o difettose, che negli altri istituti le rifiutano, ricordatevi che io sono sempre disposta a riceverle”.
La carità cristiana è sempre fuori misura, perché non si ama mai abbastanza se
non si ama troppo. E l’amore per le sfortunate bambine la spinge ad accogliere,
nell’Istituto, Giuseppa Ranzani, già impegnata nell’Opera del riscatto permettendole – cosa davvero singolare, in quel tempo! – di restare “nel mondo” per continuare la collaborazione con don Olivieri
prima e poi con don Verri. “Sono contenta
di accettarvi – scrive alla Ranzani –. Così
noi parteciperemo alle opera di carità che fate voi, e voi parteciperete alle opere di carità
e di misericordia che facciamo noi”.
Suor Giuseppa Ranzani è così divenuta
modello di tante donne che, vivendo nelle normali condizioni di vita e raccordandosi con l’Istituto attraverso vincoli spirituali, formano l’Associazione Laiche nell’Apostolato della Misericordia (Alam), riconosciuta dalla Chiesa nel 1982.
26
Santa Maria Giuseppa Rossello
... e le bianche
“Ecco, noi salviamo le povere morette dell’Africa e lasciamo perire sotto i nostri occhi
le bianche”, diceva la Rossello riferendosi
alle numerose adolescenti e giovani senz’arte né parte, costrette spesso all’accattonaggio. E a chi le faceva notare che per una
nuova opera ci volevano altri ambienti, e
quindi altro denaro, candidamente rispondeva: “Il denaro non c’è, ma la Provvidenza sì”.
Ecco perché, laddove altri vedevano
difficoltà, lei sapeva intravedere opportunità. Chi ha fede, infatti, non si lamenta
del vento contrario, ma attende che cambi e soprattutto orienta diversamente le vele. “Ella scopre un
bisogno e concepisce l’opera per
provvedervi – dirà di lei nel
1949 Pio XII –. Considera i
mezzi per risolvere i problemi e
le difficoltà, discerne le persone e la parte che si addice a
ciascuna”.
È questa Madre Rossello:
una donna positiva, decisa,
ricca di fede. Anche per
esperienza sa che non tutto è facile. Ma sa anche
che nulla è impossibile a chi crede,
come insegna
il Vangelo e
com’era avvenuto nella
vita della
sua dolcissima Mater
Misericordiae.
Santa Maria Giuseppa Rossello
27
La Casa della Provvidenza
N
el marzo 1859 sente dire che alla periferia di Savona è in vendita un palazzo circondato da ampio giardino. La
Rossello corre dal vescovo. Mons. Riccardi
non se la sente di incoraggiare il progetto
di un nuovo acquisto. Ma lei sente che il
“suo” S. Giuseppe, del quale porta il nome,
nemmeno questa volta la deluderà.
Al processo di beatificazione le testimonianze sono concordi nel mettere in risalto la sua speciale devozione per S. Giuseppe. “Lo costituì patrono dell’Istituto – afferma suor Maria L. Rappa – e gioiva nel
Madre Rossello
mostra al
vescovo Riccardi
il Palazzo Doria
(Acquerello dei
primi del ’900).
28
cevuto dal vescovo un chiaro stop, procede decisa. Figurarsi! Il palazzo ha nel vestibolo una effigie della Madonna della
Misericordia. Non è un incoraggiamento?
Lo è, e così firma in quello stesso mese il
contratto d’acquisto, anche se le 25.000
lire pattuite le ha nella banca della… Provvidenza.
Per le ragazze povere savonesi – assistite da una ventina di suore – è pronta l’alternativa alla strada. E anche all’ozio, dato che potranno mantenersi con quei lavoretti chiamati a quel tempo “donneschi”:
ricamo, cucito, merletti, rattoppi, tessitura al telaio, ecc.
Savona.
Casa Madre.
Camera di
Madre Rossello.
trattenersi dinnanzi al suo simulacro che si
conserva ancora nella sua stanza”. Suor
Placidia Calcagno dirà anzi che “quando si
parlava di lui se ne andava, come si suol
dire, in estasi”.
Segno peculiare di questa grande devozione è la coincidenza della festa propria dell’Istituto, detta
“Festa dei Cuori”, con la solennità liturgica di S. Giuseppe. Quello era il giorno in
cui tutte le superiore
delle varie case dovevano radunarsi a Casa Madre per rinvigorire i rapporti di fraternità e
comunione spirituale.
Madre Giuseppa, non avendo riSanta Maria Giuseppa Rossello
Santa Maria Giuseppa Rossello
29
Lo sviluppo dell’Istituto
I
l riconoscimento dell’Istituto come opera pia, decretato nel 1862, comporta
l’obbligo, per le suore insegnanti, di regolari titoli scolastici e, per l’Istituto, del rendiconto economico.
La necessità di un regolare assetto canonico, spinge nel 1867 il vescovo Riccardi a chiedere la convocazione del Capitolo generale elettivo. È il primo nella storia
delle Figlie della Misericordia, e Madre Rossello ne esce superiora. Lo era già, ma dell’unica casa religiosa. Adesso lo è dell’intero Istituto. E lo sarà fino alla morte, sempre per unanime designazione.
Nello stesso anno il vescovo Riccardi,
per volere di Pio IX, deve lasciare la diocesi di Savona per quella di Torino. Il popolo, che ne ha apprezzato il generoso servizio pastorale, è addolorato per il distacco. Figurarsi le Figlie della Misericordia!
Ma, come si dice, Roma locuta, causa finita. Madre Rossello commenta: “Il Signore
ce l’ha dato, il Signore ce l’ha tolto. Vuole
che ci appoggiamo solo a Lui”.
Un’altra sua iniziativa, questa volta davvero singolare per una donna, è l’apertura nell’aprile 1869 della Casa dei Chierici.
Vi avrebbe accolto ragazzi privi di risorse
economiche, ma orientati al sacerdozio.
Un piccolo seminario, dunque, in concorrenza con quello già esistente? Molti lo pensano, ma per lei non è affatto così, avendolo ideato solo come propedeutico all’altro e realizzato con l’approvazione dello stesso vescovo. “Nelle opere dell’Istituto
Savona, Duomo.
Le attività
dell’Istituto nella
moderna vetrata
del senese
Ezio Pollai (1990).
non faceva nulla senza consiglio, specialmente del signor vescovo”, dirà al processo
di Beatificazione suor Damiana Anselmo.
Il piccolo seminario, in funzione dal
1869 al 1880, secondo una testimonianza
le procura “più difficoltà che tutte le opere
dell’Istituto messe insieme”. Decide pertanto di chiuderlo, non senza la soddisfazione di vedere tre giovani alunni salire
all’altare.
Savona.
La “Casa
dei Chierici”.
30
Santa Maria Giuseppa Rossello
Santa Maria Giuseppa Rossello
31
“Ecco la
misericordia!”.
Nel 1995
l’effigie della
Madonna della
Misericordia
di Savona
(opera di
Renata Minuto)
è collocata
nei giardini
vaticani.
Finalmente a Roma
Oltre Oceano
M
V
entre nella Basilica di S. Pietro si svolge il Concilio Vaticano I, aperto da
Pio IX l’8 dicembre 1869 (verrà sospeso il
20 ottobre in seguito alla “breccia” di Porta Pia avvenuta un mese prima), si realizza
un altro desiderio di Madre Rossello: vedere le Figlie della Misericordia nella città
del Papa. E così, durante un’udienza generale del giugno 1870, può vedere da vicino Pio IX che l’accoglie come mai avrebbe pensato: “Ecco la misericordia! Ecco la
misericordia!”.
erso la metà degli anni Settanta, mentre in Italia aumenta rapidamente il numero
delle suore e delle loro opere
educative ed assistenziali, l’orizzonte della loro presenza si allarga verso tutta l’America Latina.
Già una decina d’anni prima,
nel 1867, Madre Giuseppa aveva
ricevuto dall’arcivescovo di Buenos Aires la richiesta di suore per
l’assistenza dei malati a domicilio. Sulle prime era rimasta perplessa, ma poi aveva risposto di sì.
Per diversi motivi, però, l’arcivescovo aveva dovuto accantonare
il progetto. E quando nessuno ormai ci
pensava più, ecco giungere alla Rossello
un nuovo invito. È l’anno 1875.
Madre Giuseppa si dichiara di nuovo
pronta e, non senza pena per un distacco che avverte come definitivo, sceglie le
suore più adatte per l’impegnativa trasferta. “Ella – dirà ancora Pio XII nel 1949
– ha in modo particolare il dono del di-
In basso:
don Bosco
benedice le Figlie
della Misericordia
in partenza per
Buenos Aires
insieme ai primi
missionari salesiani.
scernimento. Di una giovane suora, giudicata da altri inetta, fa in poco tempo una
superiora di gran valore”. Oltre ai consigli, sa dare le ali per volare alto.
L’imbarco delle quindici missionarie
avviene a Genova, il 14 novembre; lo sbarco, invece, un mese dopo a Buenos Aires,
accolte dall’arcivescovo che le aveva richieste.
Santa Maria Giuseppa Rossello
33
“...l’ora
del tramonto
e una nebbiolina
tolsero alla
Madre, benché
armata
di cannocchiale,
di vedere
il lontano
vapore”.
(F. Martinengo)
“Ci sono proverbi bugiardi – scrive il biografo Giorgio Papàsogli – come quello che
dice ’lontano dagli occhi, lontano dal cuore’”. D’ora in poi tra Savona e l’Argentina,
infatti, si registra un intenso traffico di lettere che portano informazioni, richieste,
esortazioni, consigli ecc. Madre Giuseppa
è dovuta restare a Savona, ma con il cuore
è accanto alle sorelle e, forse, non senza invidia, avendo più volte detto: “Se fossi pre-
te, andrei in capo al mondo per far conoscere
Gesù Cristo”.
Scrivendo alle comunità oltremare, sparse in diverse città e periferie, potrebbe far
sue le parole scritte dall’apostolo Paolo intorno all’anno 56 ai Cristiani di Filippi:
“Rendo grazie al mio Dio ogni volta che mi
ricordo di voi […] a motivo della vostra cooperazione per il Vangelo” (Fil 1,3.5).
La stagione dei tormenti
N
ella primavera 1875 una grave crisi cardiaca la costringe a non muoversi da
casa e, anzi, a segregarsi tra le mura di quattro stanzette. “D’allora in poi – scrive il contemporaneo Martinengo – stava come suol
dirsi tra letto e lettuccio. Il cuore la martellava terribilmente, e col mal di cuore andavano crescendo gli altri inconvenienti che ne
sono ordinaria conseguenza: mancanza di
forze, di sonno, di appetito, affanno”.
Non ha che 64 anni, ma la strada del
tramonto appare tutta in discesa.
Agli acciacchi fisici si aggiungono, inattese, le sofferenze spirituali. “Quando prego mi sembra di mangiare stoppa”.
In breve, imbocca quella specie di oscuro tunnel interiore che, tre secoli prima,
S. Giovanni della Croce (1542-1591) aveva
descritto nel celeberrimo classico di spiritualità, La notte oscura, riferendosi a coloro già “distaccati dalle cose del mondo”:
“Quanto più gusto e gioia provano in questi esercizi spirituali, tanto più credono di
essere illuminati dal sole delle grazie divine.
Ma il Signore li priva di questa luce, chiude la porta delle sue delizie e dissecca le sorgenti di acque spirituali di cui essi gustavano in lui la dolcezza ogni volta e per tutto il tempo che lo desideravano. Li lascia in
tenebre così profonde che non sanno dove andare. […] Sono incapaci di meditare come
prima; i loro sensi interiori sono come annegati in queste tenebre; sono in preda a una
tale aridità che non solo non ricavano frutto
34
Santa Maria Giuseppa Rossello
Santa Maria Giuseppa Rossello
35
e gusto dalle cose spirituali […] ma, al contrario, in queste cose non trovano che amarezza” (capitolo VIII, n. 3).
Aveva mai letto Madre Giuseppa questa
descrizione della “notte oscura”? Non lo
sappiamo. Possiamo però credere che, considerato l’alto profilo della sua spiritualità,
fosse capace di “leggerne” il senso ascetico.
Non bastasse questo, soffre anche moralmente per una disposizione ministeriale che anche per le scuole delle Figlie della Misericordia rende obbligatoria l’ora di
ginnastica. Non si capacita Madre Giuseppa – è figlia del suo tempo! – di vedere le suore insegnanti in quella veste; in
tuta, diremmo oggi. E ne soffre. E ancor
meno riesce a capire – è figlia del buonsenso! – come sia possibile rendere obbligatoria l’ora di ginnastica e facoltativa quella di religione.
Era accaduto che, sulla base di alcune
interpretazioni restrittive della Legge Casati (13 novembre 1859) – che pure prevedeva l’insegnamento religioso come materia obbligatoria nelle scuole elementari
e facoltativa in quelle secondarie – i fautori dell’istruzione atea avevano proposto
la sostituzione dell’insegnamento religioso con quello morale-civile.
Davanti a queste proposte laiciste Madre Giuseppa non resta certo indifferente.
36
Santa Maria Giuseppa Rossello
La Casa delle pentite
C
ome non lo è nemmeno di fronte al
dramma di non poche giovani che, volendo uscire dal giro delle “ragazze di vita”, cercano di riscattarsi. Sono le cosiddette “pentite”. Non aveva
forse detto Gesù che “non
sono i sani che hanno bisogno
del medico, ma i malati” (Mc 2,17)?
Ritenendo tuttavia di non poterle aggregare alle altre, pensa ad una
nuova casa, tutta per loro. E con il sostegno di amici benefattori e la solita sconfinata fiducia nella Provvidenza, nel giugno
1879 riesce a trovare a Savona la casa che
cercava. Ma non sarà lei a inaugurarla,
il primo gennaio 1881, perché arrivata già
in una Casa ben diversa.
Il transito
Colpita da una crisi cardiaca più violenta che mai, alle sette di sera del 7 dicembre 1880, vigilia dell’Immacolata, Maria
Giuseppa Rossello compie il definitivo passaggio verso la Casa del Padre. Ha 69 anni
d’età, 43 dei quali trascorsi nell’Istituto religioso fondato da lei stessa, e lascia centinaia di figlie spirituali riunite in una cinquantina di comunità, oltre a scuole, case
di accoglienza, asili, orfanotrofi in Italia e
in America Latina.
Tutta Savona e tante altre cittadine liguri rendono omaggio alla sua salma, esposta per quattro giorni nella Casa Madre.
Santa Maria Giuseppa Rossello
37
Nella pagina precedente:
Savona.
Casa Generalizia.
Ritratto di
Madre Rossello.
A sinistra:
Chiesa della
Casa Generalizia.
Urna con il corpo
della Santa.
Sotto:
Piangono soprattutto coloro per le quali
era stata tenera madre esemplare, ancor
prima che superiora esemplare.
Benedetta Rossello invece – chi può dubitarne? – sulla soglia della sua nuova Casa ascolta il dolce invito di Colui che per
tutta la vita aveva servito, pur senza vederlo: “Vieni, benedetta del Padre mio… Perché ho avuto fame e mi hai dato da mangiare, ho avuto sete e mi hai dato da bere,
ero forestiero e mi hai ospitato, nudo e mi
hai vestito, malato e mi hai visitato, carcerato e sei venuta a trovarmi”.
Sono parole del Vangelo. E, dunque, infinitamente più vere di tutte quelle con cui
abbiamo cercato di descrivere la “straordinaria normalità” di questa testimone della divina Misericordia. Straordinaria, non
tanto per aver compiuto cose straordinarie, ma per aver fatto in modo straordinario – con amore e per amore – ogni cosa,
anche la più piccola.
Santa Maria Giuseppa Rossello
Chiesa della
Casa Generalizia.
Reliquia di
Sr M. Ludovica
De Angelis,
missionaria in
Argentina dal
1908 al 1962,
beatificata
il 3 ottobre 2004.
39
Savona.
Casa Generalizia.
Chiesa, ingresso
e scalone.
Per questo Giovanni Paolo II, consacrando nel 2001 a Cracovia il Santuario della Divina Misericordia, disse che “non c’è
Il sigillo della Chiesa
D “si mostrò sempre madre vigilante”
ichiarandola beata il 6 novembre
1938, Pio XI scrisse che Maria Giuseppa
e
altra fonte di speranza per l’umanità se non
nella misericordia di Dio”.
Quella misericordia che con fili d’oro
aveva impaginato tutti i pensieri e le azioni di Santa Maria Giuseppa Rossello.
Nella pagina
precedente:
Savona.
Casa
Generalizia.
“Apoteosi
di Santa Maria
Giuseppa
Rossello”.
“maestra d’ogni virtù”.
Pio XII poi, parlando il 14 giugno 1949
alle suore e ad altri pellegrini di Savona
che due giorni prima avevano partecipato
al rito con cui la loro concittadina era stata proclamata santa, disse: “La prima qua-
lità che si presenta alla mente, quando si
parla di lei, è quella che la Santa stessa scelse fra gli attributi della Beatissima Vergine
e Madre di Dio, prendendo e dandovi il bel
nome di Figlie di Nostra Signora della Misericordia. Nulla di più giusto, perché la misericordia ispirò e informò tutta la sua attività”.
Un’antica leggenda ebraica racconta che
Dio creò all’inizio centinaia di mondi con
il criterio della giustizia. Creò infine il nostro con il criterio della misericordia.
Una misericordia che – esaltata già nell’Antico Testamento (“Quale dio è come te
che non serba per sempre l’ira, ma si compiace di usare misericordia?”, esclama il proSavona.
Chiesa
parrocchiale
dedicata
alla Santa.
42
feta Michea 7,18) e testimoniata da Gesù
con gesti e parole (“Non sono venuto per
condannare il mondo, ma per salvare il mondo”, Gv 12,47) – illumina di speranza anche i più bui anfratti morali: “Orribil furon
li peccati miei / ma la bontà infinita ha sì
gran braccia / che prende ciò che si rivolge a
lei”, dice Manfredi di Svevia incontrando
Dante nel Purgatorio (Canto III, 120-122).
Santa Maria Giuseppa Rossello
Santa Maria Giuseppa Rossello
43
La presenza nel mondo
della Famiglia Madre Rossello
«Una Figlia della Misericordia deve essere disposta
ad andare in capo al mondo e a dare la sua vita,
se fosse necessario, per il bene dei fratelli».
Dopo la morte di Santa Maria
Giuseppa Rossello,
la Famiglia Rosselliana continua
a diffondersi nel mondo
operando in 20 nazioni.
EUROPA
Italia 1837
Germania 1991
Romania 2002
AMERICA
Argentina 1875
Uruguay 1889
USA 1919
Brasile 1926
Cile 1929
Perù 1975
Giamaica 1996
Haiti 1998
Rep. Dominicana 1999
Bolivia 2003
«Desidererei avere
le braccia tanto lunghe
da abbracciare
tutto il mondo
e fare a tutti del bene».
Suor Maria Giuseppa Rossello
ASIA
India 1974
AFRICA
Burundi 1977
Rep. Centrafricana 1982
Rep. Dem. del Congo 1985
Rwanda 1987
Camerun 1990
Ciad 1995
Savona.
Scorcio del porto
con la Torre del Brandale
“A Campanassa”
e coeve torri medioevali.
Santa Maria Giuseppa Rossello
Patrona dei Ceramisti Liguri
Il 17 febbraio 1989 la Congregazione per il Culto divino, su richiesta del presidente della Conferenza Episcopale Ligure card. Giovanni Canestri presentata a nome di
tutti i vescovi della Liguria su richiesta dei
ceramisti di Albissola, rappresentati dall’artista Bepi Mazzotti, ha proclamato
Santa Maria Giuseppa Rossello “Patrona dei figuli e ceramisti liguri”.
M
Decreto della
Congregazione
per il Culto
divino.
Indice
Presentazione . . . . . . . . . . . . . . . .
3
I primi vent’anni . . . . . . . . . . . . .
6
A servizio in casa altrui . . . . . . . .
12
Dal sogno alla realtà . . . . . . . . . .
16
La Casa Madre . . . . . . . . . . . . . .
19
Le “morette”... . . . . . . . . . . . . . . .
25
La Casa della Provvidenza . . . . . .
28
Lo sviluppo dell’Istituto . . . . . . . .
30
Finalmente a Roma . . . . . . . . . . .
32
Oltre Oceano . . . . . . . . . . . . . . . .
33
La stagione dei tormenti . . . . . . . .
35
La Casa delle pentite . . . . . . . . . .
37
Il sigillo della Chiesa . . . . . . . . . .
42
La presenza nel mondo . . . . . . . . .
44
Patrona dei Ceramisti Liguri . . . .
47
Per informazioni:
Istituto Figlie di Nostra Signora
della Misericordia
Via Flaminia 351 - 00196 Roma
Telefono e Fax: 06 3236824
E-mail: [email protected]
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Santa Maria Giuseppa Rossello - Figlie di Nostra Signora della