Vittorio Peri Santa Maria Giuseppa Rossello “cuore a Dio mani al lavoro” Presentazione 200 Ideazione e realizzazione Provincia Italiana Istituto Figlie di Nostra Signora della Misericordia Via Flaminia 351 - 00196 Roma TESTI Vittorio Peri FOTOGRAFIE E DIGITALIZZAZIONE IMMAGINI DALL’ARCHIVIO STORICO DELL’ISTITUTO sr Maria Chiara Bonzano fdm GRAFICA Augusto Maraffa © 2010 Editrice VELAR 24020 Gorle, Bg www.velar.it ISBN 978-88-7135-514-6 Esclusiva per la distribuzione in libreria Elledici 10098 Cascine Vica, To www.elledici.org ISBN 978-88-01-04552-9 Tutti i diritti di traduzione e riproduzione del testo e delle immagini, eseguiti con qualsiasi mezzo, sono riservati in tutti i Paesi. I.V.A. assolta dall’Editore ai sensi dell’art. 74, 1° comma, lettera C, D.P.R. 633/72 e D.M. 09/04/93. CON IL CONTRIBUTO DELLA FONDAZIONE DE DI SAVONA MARI Finito di stampare il 27 Maggio 2010 anni sono trascorsi da quel lontano 27 maggio 1811, quando nasce Benedetta Rossello nella piccola e pittoresca Albissola Marina; 130 anni da quel 7 dicembre 1880, quando Suor Maria Giuseppa Rossello, consegnata ad altre mani l’opera che Dio le aveva affidato, entra nella dimora eterna del Padre. “Cuore a Dio, mani al lavoro” è il motto che segna dagli inizi la storia dell’Istituto delle Figlie di Nostra Signora della Misericordia, la famiglia religiosa sorta dall’incontro tra l’ansia pastorale del vescovo Agostino De Mari e il desiderio appassionato di una giovane donna decisa a vivere fino in fondo la fede attraverso il servizio fattivo alla propria Chiesa e alla società del suo tempo. Questa breve biografia nasce per ravvivare la memoria di quegli inizi; delinea il profilo di una donna vigorosa e piena di iniziativa: per lei la contemplazione passa attraverso l’azione, l’impegno per gli altri conduce alla comunione con Dio. Siamo invitati a ripercorrere con cuore riconoscente i suoi sessantanove anni di vita per rinnovare in noi lo stupore di fronte al Dio che “compie meraviglie” quando la sua grazia incontra chi è disposto ad accoglierla. Se oggi ricordiamo le parole e la storia della Santa, è perché l’audacia della sua quotidiana risposta alla parola del Vangelo “siate misericordiosi come è misericordioso il Padre vostro” (Lc 6,36) è una proposta di vita anche per i cristiani del terzo millennio. Per questo ringrazio le Sorelle della Provincia italiana perché, in occasione del Bicentenario, hanno promosso questa pubblicazione che ci aiuterà a fare nostra la testimonianza sempre viva di Santa Maria Giuseppa Rossello. Auguro a tutti coloro che la leggono di sentirsi spinti “a fare lo stesso”, ciascuno proprio lì dove si trova, lungo le diverse strade del mondo. È questo il modo più efficace di celebrare la Madre dal “cuore grande”, che desiderava “avere le braccia tanto lunghe per poter abbracciare tutto il mondo”. Madre Beatriz Giuseppa Lassalle fdm Madre Generale Savona, 18 marzo 2010 Solennità della B.V. Maria, Madre di Misericordia. M i avete fatto un grande dono nel chiedermi di scrivere un pensiero di presentazione di questo volumetto sulla Santa Rossello: la biografia dell’allora Beata Maria Giuseppa Rossello è la prima che ho letto nella mia infanzia; sono grato alla mia prozia, suora della Misericordia, che me l’ha fatta conoscere. La mia vita è come accompagnata da Maria che ha annunciato la divina Misericordia in Savona e dalla Santa che di questa Misericordia è innamorata; da piccolo ho frequentato l’Asilo delle sue Suore; da seminarista sovente ho fatto visita in Savona a tutti i luoghi che ricordano la Santa; da sacerdote ho avuto continue occasioni di collaborare con le sue Suore; infine, da vescovo la Provvidenza mi ha portato proprio a Savona, dove sono le realizzazioni di questa grande Madre fondatrice. Il piccolo volume offre una lettura scorrevole e attraente; ma del suo prezioso contenuto alcune affermazioni mi hanno particolarmente colpito. Il motto “cuore a Dio, mani al lavoro” la Santa l’ha vissuto con determinazione, fantasia, intraprendenza, amore per la preghiera e, soprattutto, con una “fede a 18 carati”. Lei non sceglierà mai tra Dio e uomo, perché li accoglierà entrambi: “se Dio non s’incontra negli altri, non potrà essere incontrato da nessuna parte”. Quanto alle ragazze africane strappate alla schiavitù e che lei accolse dichiara:“quando non sapete dove collocarle queste povere morette, portatele a me. Se ne avete delle malaticce o difettose, che negli altri istituti le rifiutano, ricordatevi che io sono sempre disposta a riceverle”. Dunque, “una donna positiva, decisa, ricca di fede; per esperienza sa che non tutto è facile; ma sa pure che, come insegna il Vangelo, nulla è impossibile a chi crede: ’il denaro non c’è, ma la Provvidenza sì’”. Nella vita dei santi è costante l’audacia che trae origine dalla fiducia assoluta nella Provvidenza: infatti, questa, al momento giusto, arriva puntualmente. Spero che molti vogliano esplorare questo tesoro di vita e di sapienza cristiana che la Santa Rossello ci offre per mezzo di questo volumetto. @ Vittorio Lupi Vescovo di Savona - Noli Madre è la vostra! Quale santa! Guardatela, Q uale pregatela, imitatela”. Parole così dense di ammirazione Pio XII non le avrebbe certo rivolte alle Figlie di Nostra Signora della Misericordia la sera del 14 giugno 1949 se la loro fondatrice, ch’egli stesso aveva proclamato santa due giorni prima, non fosse stata davvero una figura straordinaria. Un Papa infatti, soprattutto in circostanze ufficiali, non può che pronunciare parole sobrie e soppesate. Le espressioni venate di entusiasmo sono riservate per casi o persone eccezionali. Dobbiamo allora chiederci: ma chi fu Maria Giuseppa Rossello e che cosa fece per destare una così grande ammirazione in Papa Pacelli? Le pagine di questo libretto intendono rispondere a queste domande raccontando alcuni significativi episodi della sua vita, secondo la loro successione cronologica e mettendo in luce i tratti caratteristici della sua forte personalità. Non si farà menzione dei miracoli a lei attribuiti dopo la morte. Miracolosa, infatti, è stata l’intera sua esistenza. Questa non è pertanto una biografia meticolosa e completa di Santa Maria Giuseppa Rossello, e tanto meno un panegirico. Vuole invece essere un invito – sul suo esempio – a stare nelle cose penultime guardando, come lei, alle cose ultime. I santi infatti, com’è stato detto, non ci sono posti davanti perché si scrivano dotti libri su di loro, ma perché ci sia impossibile continuare a vivere come se non fossero mai vissuti. I primi vent’anni B enedetta Rossello nasce ad Albissola Marina (SV) il 27 maggio 1811, in un periodo storico in cui l’imperatore dei francesi Napoleone Bonaparte (1804-1814), all’apogeo della sua potenza, considera il territorio italiano come un vero dominio personale. Il paese natale di Benedetta è a qualche chilometro da Savona, città cui tutto il mondo cattolico guarda con trepidazione. Nel suo palazzo vescovile, infatti, da quasi tre anni vive in domicilio coatto il mite e vigoroso Pio VII (1800-1823) che era stato arrestato per aver rifiutato di aderire al blocco continentale anti-inglese e per non essersi piegato alle pretese egemoniche dell’imperatore, nella convinzione che la persecuzione avrebbe giovato alla Chiesa più che il successo politico. “Quando so- Nei tre anni di dura prigionia (luglio 1809 - giugno 1812) l’anziano pontefice è privato non solo dei più stretti collaboratori, ma della stessa libertà di scegliersi un confessore. Quando infatti ne fa richiesta, l’intransigente prefetto del dipartimento Chabrol gli risponde che sì, potrebbe averlo, ma non senza aver verificato che sia di sicura fede. Napoleonica, naturalmente. Albissola Marina. Scorcio della Chiesa parrocchiale di Nostra Signora della Concordia (a. 1590). no in gioco la coscienza e il sentimento del dovere – aveva detto il Papa – non c’è alcuna forza al mondo che possa indurmi a cambiare atteggiamento”. Nella pagina precedente: due immagini della Casa natale. Lo Spirito Santo influisce sulla Chiesa in forma di colomba, secondo la tradizionale iconografia; all’occorrenza, però, anche in forma di aquila. 6 Santa Maria Giuseppa Rossello Chiesa di Nostra Signora della Concordia. Fonte battesimale. Santa Maria Giuseppa Rossello 7 Albissola Marina. Riproduzioni in maiolica: il cortile della Casa natale e un vasaio al tornio. Albissola Marina. Panorama. Sotto: Maioliche lungo la “Passeggiata degli Artisti”. Pio VII può ricevere i numerosi pellegrini, ma sempre in presenza dei funzionari francesi che, con il pretesto di rendergli onore, sorvegliano ogni sua mossa. “Per ve- dere me farebbero una lega; per vedere lui ne farebbero venti”, lamentava il Bonaparte. Nella pagina seguente, in basso: Negozio del Maestro ceramista Turi di Albissola. 8 I genitori di Benedetta, Bartolomeo Rossello e Maria Dedone, secondo una plurisecolare consuetudine motivata dalla frequentissima mortalità infantile, fanno battezzare la loro bambina il giorno stesso della nascita. Ai tre fratelli che sono già arrivati – Giovanni Battista, Luigi Baldassarre e Niccolò – si aggiungeranno presto Giovanna, Costantino, Giuseppina, Anna Maria e Francesco. Con il modesto lavoro di vasaio, Bartolomeo riesce a mantenere decorosamente la numerosa famiglia. Ma quando tra gli artigiani cresce la concorrenza e il mercato registra un’offerta superiore alla richiesta, la povertà entra spesso nella casa dei Rossello ove Bartolomeo è un Santa Maria Giuseppa Rossello Santa Maria Giuseppa Rossello 9 Albissola Marina. Chiesa parrocchiale. capofamiglia esigente e rigoroso. Per i figli: casa, scuola e chiesa. Al ritorno dalla scuola, Benedetta non solo aiuta la mamma e cerca di ripetere ai fratelli più piccoli quello che ha appena imparato ma, nella piccola fornace paterna, s’ingegna a modellare per gioco figurine di terracotta così da meritare, nel 1989 il titolo di patrona dei vasai e dei ceramisti liguri. Nei giorni festivi ama recarsi presso una cappellina alla periferia del paese dedicata alla Mater Misericordiae oppure al convento dei Cappuccini. E lo fa, di solito, tenendo per mano un’amichetta claudicante. Ancora adolescente, vorrebbe entrare in una congregazione religiosa, ma la malferma salute e la mancanza della dote la costringono ad accantonare il progetto. “Credevo che per farmi monaca bastasse amare il Signore” , dirà anni dopo. “Mi dicevano invece che occorreva anche il denaro…”. 10 Santa Maria Giuseppa Rossello Devota di S. Francesco d’Assisi, all’età di sedici anni si iscrive al Terz’Ordine francescano. E sogna perfino la vita eremitica al vedere, nei pressi di Savona, il rudere di un’antica certosa abbandonata da tempo. Ne parla con alcune amiche e con un sacerdote, che però le consiglia di soprassedere. È ancora troppo giovane per un passo così impegnativo. Benedetta accetta il consiglio. Visto però che non le è possibile disporre di un luogo adatto per pregare come vorrebbe, trova dentro di sé ciò che cercava fuori. Proprio come aveva fatto nel lontano 1365 la giovanissima Caterina da Siena quando, privata della stanzetta che aveva trasformato in “deserto domestico”, fece del suo cuore l’intima “cella” del quotidiano colloquio con il Signore. Ci sono assonanze spirituali così sorprendenti, tra i santi, che nessuna ragione umana riuscirà mai a spiegare. Pur lontane nel tempo e nello spazio, infatti, la figlia del tintore di panni Benincasa e quella del vasaio Rossello mostrano tratti naturali e spirituali assai somiglianti: determinazione, fantasia, intraprendenza, grande amore per la preghiera. E, soprattutto, una fede a 18 carati. Santa Maria Giuseppa Rossello La piccola Benedetta Rossello vista con la... fantasia. (Dal libro “un Cuore che seppe amare”). 11 A servizio in casa altrui N Savona. Tipico palazzo signorile di fine ‘800. Simile alla Casa Monleone. el 1830, venuta a sapere di una signora di Savona in cerca di una ragazza per l’assistenza al marito infermo, Benedetta si dichiara disponibile. Ha ormai 19 anni, ed è prossima alla maggiore età. Si reca dunque a Savona ove, per sette anni: lavoro e preghiera, casa Monleone e Parrocchia di S. Pietro retta dai Carmelitani. I coniugi Monleone, è appena il caso di dirlo, sono più che soddisfatti delle premure di Benedetta verso di loro e, non avendo figli, la considerano ben presto una figlia, più che una serva. E glielo dicono apertamente, proponendole addirittura l’adozione e così renderla erede universale dei loro cospicui beni. Solo una sciocca avrebbe rifiutato una tale proposta. A meno che… ce ne fosse una più seducente. E, purtroppo per loro, c’era. Venuta dall’Alto, si chiamava “vocazione”. Il sogno di donarsi tutta al Signore, e al servizio dei poveri, era da tempo annidato nel suo cuore, nitido ed esigente come l’antico motto che nel Cinquecento Teresa d’Avila aveva scritto su tante pareti del Carmelo di Siviglia: “Solo Dios basta”. E se lui basta, per nessun altro c’è posto. O, meglio, c’è posto per tutti; ma in lui. Nella sua poliedrica attività non sceglierà mai tra Dio e l’uomo. Li accoglierà tutt’e due, insieme, perché, come aveva scritto S. Agostino, “l’amore di Dio è il pri- mo come comandamento e l’amore del prossimo è il primo come attuazione”. Fin da gio12 Santa Maria Giuseppa Rossello vane Benedetta si mostra consapevole di questa solare verità: se Dio non s’incontra negli altri, non potrà essere incontrato da nessuna parte. Non l’ha inventata lei questa frase, ma ha fatto molto di più: l’ha vissuta. Nel 1832 inizia per la famiglia Rossello un periodo particolarmente tragico. Nel mese di gennaio viene a mancare quasi improvvisamente una “colonna” portante: Maria Dedone. E quando le lacrime bagnano ancora gli occhi del marito e dei figli, i Rossello debbono ripercorrere per altre due volte la strada del cimitero: per accompagnare Luigi Baldassarre, di 25 anni e poi il diciassettenne Costantino. Due anni dopo, nel 1834, altri due decessi: se ne vanno Giuseppina, diciassettenne anch’ella, e lo stesso Bartolomeo che, un paio d’anni prima, aveva aperto a Santa Maria Giuseppa Rossello Savona. Via Pia. Edicola barocca (1610) particolarmente venerata durante il colera del 1854. 13 Nella pagina seguente: Savona. Cripta del Santuario. Il “Bacio dei piedi” segno di venerazione da parte dei Savonesi. Savona. Santuario di Nostra Signora della Misericordia eretto nel luogo ove la Vergine apparve al contadino Antonio Botta il 18 marzo 1536. Sorge presso il torrente Letimbro a circa 7 km. dalla città. 14 Savona un negozietto per vendere le stoviglie prodotte ad Albissola. Cinque lutti in tre anni: una tragedia da schiantare qualsiasi famiglia che non fosse fondata sulla salda roccia della fede in Cristo. Ma proprio lui è la pietra angolare di casa Rossello. Passa un anno, e la Liguria è devastata dal colera. Il terribile morbo infettivo che nei secoli passati aveva provocato spesso e dovunque lutti a non finire, si propaga rapidamente. Le autorità civili fanno quel che possono; il vescovo De Mari invita il popolo di Savona a confidare nella Vergine della Misericordia la cui immagine, venerata nel locale santuario, era stata incoronata dal “concittadino” Pio VII. La città è quasi del tutto preservata dall’epidemia e il Municipio, per grazia ricevuta, offre nel santuario una lampada votiva con la seguente motivazione: Morbo exitiali ubique saeviente Savona tertio incolumis Deiparae servatrici. MDCCCXXXV (Savona incolume dal fatale morbo che dovunque imperversava, alla Madre di Dio che per la terza volta l’ha salvata. 1835). Santa Maria Giuseppa Rossello Dal sogno alla realtà I l vescovo Agostino De Mari, sconcertato da un casuale incontro per strada con alcune sguaiate ragazzette che apertamente si fanno beffe del suo invito ad un diverso contegno, decide che bisogna fare di più per l’educazione delle ragazze. Pensa a una nuova opera da affidare a qualche brava donna, ne parla con i collaboratori. Benedetta – siamo nel 1837 – viene a conoscenza del progetto, si fa avanti e dichiara al vescovo la propria disponibilità. Non è sola, perché ci sono già tre amiche pronte a dare una mano: Angela e Domenica Pescio e Paolina Barla. Tre donne coraggiose che è giusto ricordare come pioniere di una grande famiglia religiosa, tuttora vitale. Prima di tutto, però, Benedetta deve congedarsi da casa Monleone. Sa che il distacco non sarà indolore per loro, ma è decisa. Le chiedono infatti di restare, le fanno proposte allettanti. Ma Benedetta non cede. Ha fatto già una diversa scelta. La delusione è cocente per i Monleone, ma non fino al punto da cancellare gratitudine e nostalgia per quella ragazza che poteva essere loro figlia. Alla morte della signora Angela infatti, avvenuta nel 1851, si scoprirà un lascito a favore di Benedetta di 70.000 lire. Una cifra, per quel tempo! Compiuto il distacco, il quartetto si accampa – è il caso di dirlo – in una casupola, presa in affitto, antico ospizio di pellegrini. È detta “La Commenda”. 16 Santa Maria Giuseppa Rossello Il 10 agosto 1837 – data da ricordare – con la benedizione del vescovo De Mari, Benedetta e le tre compagne gettano il seme di una rigogliosa pianta che si chiamerà “Istituto delle Figlie di Nostra Signora della Misericordia”. Angela Pescio, la maggiore di tutte, assume il compito di guidare la minuscola comunità. Benedetta è nominata vicaria, economa e maestra delle future novizie. “Abbiamo cominciato – dirà più tardi – con un Crocifisso, qualche sedia, un tavolo, quattro pagliericci e un sacco di patate”. Quando si dice: la vocazione! Ma poiché l’hanno accolta consapevolmente, sono disposte a correre qualsiasi rischio per attuarla. Chi non è capace di questo, o vale poco ciò in cui crede, o vale poco lui stesso. Il successivo 22 ottobre, in una stanzetta Benedetta si congeda da casa Monleone. (Dal libro “un Cuore che seppe amare”). Ritratto del Vescovo Agostino M. De Mari. Savona. “La Commenda”: prima casa del nascente Istituto (interno). Santa Maria Giuseppa Rossello 17 della Commenda, ciascuna assume di fronte al vescovo nome e abito nuovi. D’ora in poi Benedetta, in onore della Vergine Maria e di S. Giuseppe, per i quali avrà sempre una speciale devozione, si chiamerà Maria Giuseppa. Insieme, saranno dette Figlie di Nostra Signora della Misericordia. “Moltiplicatevi e fatevi sante – dice loro mons. De Mari –. Tra due anni, con i santi voti, tornerò per sposarvi a Gesù”. Otto giorni dopo aprono le scuole: gratuite per le bimbe povere, a pagamento per quelle benestanti. La casa è piccola e il numero delle alunne cresce ogni giorno di più. Il tempo di sognare una nuova sede non c’è ancora; ma l’esigenza sì. E di fronte ad una necessità, i pensieri di suor Maria Giuseppa mettono le ali. E a chi le dice che, stante la loro precaria situazione, non c’è nulla da fare, forse senza saperlo – ma con i fatti – risponde come fece il santo Curato d’Ars all’inizio del suo difficile ministero: “Allora c’è tutto da fare”. E i fatti sono sempre argomenti persuasivi. Il 2 agosto 1839, trascorsi i due anni canonici, le prime Figlie della Misericordia professano formalmente i voti religiosi, nella cappella del vescovado questa volta. Sono già in sette, e tra poco sarà con loro anche Anna Maria, sorella minore di Maria Giuseppa. 18 Santa Maria Giuseppa Rossello La Casa Madre L e suore hanno intanto adocchiato, accanto alla Commenda, un immobile più ampio e adatto alle scuole. Ne è proprietaria la nobildonna Francesca Balbi in Brignole la quale, conoscendo la benevolenza del vescovo De Mari verso le suore, prima lo dà loro in affitto e poi lo vende. Si può ben immaginare la festa, quando nell’estate 1840 vi si trasferiscono. Nuova sede, nuova comunità e dunque nuova superiora che, per voto unanime, è Maria Giuseppa Rossello. Lo è per ora dell’unica casa. Più avanti, lo sarà dell’intero Istituto, e per sempre. Pone due statue nell’atrio della Casa Madre – della Vergine Maria e di S. Giuseppe – perché chi entra sappia chi ne sono i veri costruttori. Nel dicembre 1840 muore a soli 45 anni il vescovo De Mari. “Non manchiamo di fede, dice la Madre alle sorelle spaesate per l’improvvisa perdita dell’autorevole protettore. Dio ci manderà un altro padre”. Molti paventano la fine del neonato Istituto; altri la sperano. E, tra questi, colui che ad interim governa la diocesi. “Uno di quei vecchi che il mondo vorrebbero sempre quale l’avevano trovato”, secondo il lapidario giudizio di p. Francesco Martinengo, contemporaneo e primo biografo della Rossello. Anche dopo la morte, però, mons. De Mari continua a sostenere le “sue” suore con un fondo agricolo, di famiglia, lasciato con atto testamentario. Santa Maria Giuseppa Rossello Savona. Casa Madre dell’Istituto. Portale della chiesa e scalone principale contemporaneo a Madre Rossello. 19 Riconoscimento civile e sviluppo Le Figlie della Misericordia non possono tuttavia ricevere la donazione perché l’Istituto è privo della necessaria personalità giuridica civile, già richiesta dal defunto vescovo. Il decreto firmato il 12 giugno 1841 dal re di Sardegna Carlo Alberto (1831-1849) dà alla nuova Congregazione il riconoscimento civile. Il 15 maggio dell’anno successivo entra in diocesi come nuovo vescovo, all’età di soli 35 anni, Alessandro Ottaviano Riccardi. Come il predecessore, sarà per l’Istituto di Madre Rossello sincero amico e padre. Due anni dopo, inizia l’espansione dell’Istituto. Il primo invito viene da Varazze ove quattro suore dovranno lavorare come infermiere nell’ospedale e aprire una scuola gratuita per ragazze povere. Madre Giuseppa le accompagna in carrozza e si ferma con loro un paio di mesi: per aiutarle ad inserirsi nell’ambiente ospedaliero, del tutto nuovo; per smussare le spigolosità di un medico piuttosto ostile alla loro presenza; per confrontarsi con il carmelitano a cui il defunto vescovo aveva chiesto di redigere la regola dell’Istituto. Misericordia con i malati nell’Ospedale di Varazze (acquerello dei primi del ‘900) e l’educazione dei ragazzi nella Scuola dell’Istituto di Newfield, USA. Nella pagina seguente: Noli. Chiesa presso il Palazzo vescovile e panorama. 20 Torna alla Casa Madre verso la fine del 1842 e trova gran parte delle tredici suore seriamente malate. Non sfugge ai critici di professione il difficile momento in cui versa la giovane Congregazione, ricca di carità ma povera di tutto. “Là dentro si fatica come bestie e si patisce la fame”, dicono: forse con qualche briciolo di ragione, ma ben guardandosi dal mettere mano al portafoglio. Chi fa ha sempre contro chi vorrebbe fare la stessa cosa, Santa Maria Giuseppa Rossello chi fa il contrario e, soprattutto, chi non fa assolutamente niente. Madre Rossello, con i suoi 32 anni, è ancora giovane e robusta. Ma per l’assidua e amorevole vicinanza alle malate – notti e notti in piedi per curarle; “cuore a Dio e mani al lavoro” come ama ripetere – si ammala anch’essa, tanto da far temere il peggio. Ciò nonostante, dirà la testimone suor Vittoria Daglio, “mangiava ciò che le porta- vo senza mai chiedere nulla di particolare. Anzi, quando portavo qualche cibo particolare, lo mandava alle consorelle malate”. Per tre anni è sottoposta a continui quanto inutili salassi. Quando infatti si abusa di una pur valida terapia – nell’Ottocento era così frequente da essere praticata perfino dai barbieri – è come voler rinvigorire una persona sottraendole la principale sorgente della forza: il sangue. Recuperate un po’ di forze, nel luglio 1843 mons. Riccardi le ordina un periodo di convalescenza presso il vescovado di Noli, di fronte al mare. Il riposo e il clima marino rimettono in sesto Madre Giuseppa che, nell’ottobre 1844, può tornare corroborata alla Casa Madre di Savona. Nel 1845, completando il progetto del predecessore, il vescovo Riccardi approva la regola Santa Maria Giuseppa Rossello Ritratto del Vescovo Alessandro Riccardi. 21 Savona. Casa Madre. Reliquiario contenente il cuore di Santa Maria Giuseppa Rossello. Affidamento dell’Istituto alla Madre della Misericordia (acquerello primi ‘900). In alto: Savona. Casa Madre: interno della chiesa dedicata alla Madonna della Misericordia. 22 dell’Istituto: un formale riconoscimento canonico che costituisce per la comunità una decisiva spinta in avanti. Siamo nel 1846, a nove anni dalla Commenda (1837) e sei dalla Casa Balbi-Brignole (1840), divenuta Casa Madre. Anche nei numeri l’Istituto cresce oltre ogni attesa. Le suore sono ormai una quarantina, e la Casa Madre appare sempre più piccola… Si allargherà, ben presto, con l’acquisto di un immobile attiguo. Ma anche per Madre Rossello, come per tutti, si alternano gioie e dolori. L’esultanza per la più ampia sede è attenuata nel novembre 1846 dalla morte dell’amata sorella Anna Maria, entrata in convento soltanto sei anni prima, a 21 anni. Per il mutato clima culturale e politico, le alunne delle scuole ne contestano il metodo educativo, appaiono irrequiete e refrattarie all’educazione religiosa. La gioia per l’espansione dell’Istituto verso altre località liguri è attenuata dal dolore per la morte della Santa Maria Giuseppa Rossello Savona. Processione verso la Basilica di Nostra Signora della Misericordia, eretta a Santuario Nazionale delle Confraternite il 18 marzo 2009. cara signora Monleone (1851). La festa per l’inaugurazione della nuova chiesa (8 settembre 1854), dedicata come il grande santuario fuori città alla Madre della Misericordia, è presto spenta dal violento colera che in quello stesso mese torna a flagellare l’intera regione. Le Figlie della Misericordia sono naturalmente in prima fila, con la loro Madre, per assistere i numerosi malati. Le “morette”… L’ incontro di Madre Rossello con Niccolò Olivieri, un sacerdote genovese impegnato nell’eroica impresa di liberare bambini e ragazzi africani dalle grinfie dei negrieri, apre nel 1855 un nuovo capitolo all’azione caritativa dell’Istituto. “Creature infelicissime nate nelle torride plaghe dell’Africa – scriveva in quegli anni l’arcivescovo di Perugia Gioacchino Pecci, futuro Leone XIII (1878-1903) – sono portate sui mercati ove, a guisa di animali irragionevoli, vengono vendute o dagli stessi genitori allettati da turpi guadagni o dalle pub- Madre Rossello con “due morette”. Il disegno raffigura la Madre Rossello con due protagonisti nell’opera del riscatto delle piccole schiave: Giuseppa Ranzani (a sin.) e P. Biagio Verri (a dx). “Rosa d’oro” donata da Benedetto XVI il 17 maggio 2008 alla Madonna della Misericordia venerata nel Santuario di Savona, (a destra nella foto). 24 Santa Maria Giuseppa Rossello Santa Maria Giuseppa Rossello 25 bliche autorità o dai ladri e dai predoni nelle cui mani scellerate sono incappate”. L’anno successivo Madre Rossello riceve dall’Olivieri tre morette, da allevare ed educare. Per lei, infatti, non è sufficiente farle venire in Italia; bisogna anche istruirle, sull’esempio di altri religiosi, come il napoletano p. Ludovico da Casoria, fondatore dei Frati Bigi. “Da allora in poi, – scrive il biografo Martinengo – quando l’O- livieri trovavasi impacciato a collocare le sue morette, sapeva a chi ricorrere”. Madre Giuseppa aveva infatti detto: “Quando non sapete dove collocarle queste povere morette, portatele a me. Se ne avete delle malaticce o difettose, che negli altri istituti le rifiutano, ricordatevi che io sono sempre disposta a riceverle”. La carità cristiana è sempre fuori misura, perché non si ama mai abbastanza se non si ama troppo. E l’amore per le sfortunate bambine la spinge ad accogliere, nell’Istituto, Giuseppa Ranzani, già impegnata nell’Opera del riscatto permettendole – cosa davvero singolare, in quel tempo! – di restare “nel mondo” per continuare la collaborazione con don Olivieri prima e poi con don Verri. “Sono contenta di accettarvi – scrive alla Ranzani –. Così noi parteciperemo alle opera di carità che fate voi, e voi parteciperete alle opere di carità e di misericordia che facciamo noi”. Suor Giuseppa Ranzani è così divenuta modello di tante donne che, vivendo nelle normali condizioni di vita e raccordandosi con l’Istituto attraverso vincoli spirituali, formano l’Associazione Laiche nell’Apostolato della Misericordia (Alam), riconosciuta dalla Chiesa nel 1982. 26 Santa Maria Giuseppa Rossello ... e le bianche “Ecco, noi salviamo le povere morette dell’Africa e lasciamo perire sotto i nostri occhi le bianche”, diceva la Rossello riferendosi alle numerose adolescenti e giovani senz’arte né parte, costrette spesso all’accattonaggio. E a chi le faceva notare che per una nuova opera ci volevano altri ambienti, e quindi altro denaro, candidamente rispondeva: “Il denaro non c’è, ma la Provvidenza sì”. Ecco perché, laddove altri vedevano difficoltà, lei sapeva intravedere opportunità. Chi ha fede, infatti, non si lamenta del vento contrario, ma attende che cambi e soprattutto orienta diversamente le vele. “Ella scopre un bisogno e concepisce l’opera per provvedervi – dirà di lei nel 1949 Pio XII –. Considera i mezzi per risolvere i problemi e le difficoltà, discerne le persone e la parte che si addice a ciascuna”. È questa Madre Rossello: una donna positiva, decisa, ricca di fede. Anche per esperienza sa che non tutto è facile. Ma sa anche che nulla è impossibile a chi crede, come insegna il Vangelo e com’era avvenuto nella vita della sua dolcissima Mater Misericordiae. Santa Maria Giuseppa Rossello 27 La Casa della Provvidenza N el marzo 1859 sente dire che alla periferia di Savona è in vendita un palazzo circondato da ampio giardino. La Rossello corre dal vescovo. Mons. Riccardi non se la sente di incoraggiare il progetto di un nuovo acquisto. Ma lei sente che il “suo” S. Giuseppe, del quale porta il nome, nemmeno questa volta la deluderà. Al processo di beatificazione le testimonianze sono concordi nel mettere in risalto la sua speciale devozione per S. Giuseppe. “Lo costituì patrono dell’Istituto – afferma suor Maria L. Rappa – e gioiva nel Madre Rossello mostra al vescovo Riccardi il Palazzo Doria (Acquerello dei primi del ’900). 28 cevuto dal vescovo un chiaro stop, procede decisa. Figurarsi! Il palazzo ha nel vestibolo una effigie della Madonna della Misericordia. Non è un incoraggiamento? Lo è, e così firma in quello stesso mese il contratto d’acquisto, anche se le 25.000 lire pattuite le ha nella banca della… Provvidenza. Per le ragazze povere savonesi – assistite da una ventina di suore – è pronta l’alternativa alla strada. E anche all’ozio, dato che potranno mantenersi con quei lavoretti chiamati a quel tempo “donneschi”: ricamo, cucito, merletti, rattoppi, tessitura al telaio, ecc. Savona. Casa Madre. Camera di Madre Rossello. trattenersi dinnanzi al suo simulacro che si conserva ancora nella sua stanza”. Suor Placidia Calcagno dirà anzi che “quando si parlava di lui se ne andava, come si suol dire, in estasi”. Segno peculiare di questa grande devozione è la coincidenza della festa propria dell’Istituto, detta “Festa dei Cuori”, con la solennità liturgica di S. Giuseppe. Quello era il giorno in cui tutte le superiore delle varie case dovevano radunarsi a Casa Madre per rinvigorire i rapporti di fraternità e comunione spirituale. Madre Giuseppa, non avendo riSanta Maria Giuseppa Rossello Santa Maria Giuseppa Rossello 29 Lo sviluppo dell’Istituto I l riconoscimento dell’Istituto come opera pia, decretato nel 1862, comporta l’obbligo, per le suore insegnanti, di regolari titoli scolastici e, per l’Istituto, del rendiconto economico. La necessità di un regolare assetto canonico, spinge nel 1867 il vescovo Riccardi a chiedere la convocazione del Capitolo generale elettivo. È il primo nella storia delle Figlie della Misericordia, e Madre Rossello ne esce superiora. Lo era già, ma dell’unica casa religiosa. Adesso lo è dell’intero Istituto. E lo sarà fino alla morte, sempre per unanime designazione. Nello stesso anno il vescovo Riccardi, per volere di Pio IX, deve lasciare la diocesi di Savona per quella di Torino. Il popolo, che ne ha apprezzato il generoso servizio pastorale, è addolorato per il distacco. Figurarsi le Figlie della Misericordia! Ma, come si dice, Roma locuta, causa finita. Madre Rossello commenta: “Il Signore ce l’ha dato, il Signore ce l’ha tolto. Vuole che ci appoggiamo solo a Lui”. Un’altra sua iniziativa, questa volta davvero singolare per una donna, è l’apertura nell’aprile 1869 della Casa dei Chierici. Vi avrebbe accolto ragazzi privi di risorse economiche, ma orientati al sacerdozio. Un piccolo seminario, dunque, in concorrenza con quello già esistente? Molti lo pensano, ma per lei non è affatto così, avendolo ideato solo come propedeutico all’altro e realizzato con l’approvazione dello stesso vescovo. “Nelle opere dell’Istituto Savona, Duomo. Le attività dell’Istituto nella moderna vetrata del senese Ezio Pollai (1990). non faceva nulla senza consiglio, specialmente del signor vescovo”, dirà al processo di Beatificazione suor Damiana Anselmo. Il piccolo seminario, in funzione dal 1869 al 1880, secondo una testimonianza le procura “più difficoltà che tutte le opere dell’Istituto messe insieme”. Decide pertanto di chiuderlo, non senza la soddisfazione di vedere tre giovani alunni salire all’altare. Savona. La “Casa dei Chierici”. 30 Santa Maria Giuseppa Rossello Santa Maria Giuseppa Rossello 31 “Ecco la misericordia!”. Nel 1995 l’effigie della Madonna della Misericordia di Savona (opera di Renata Minuto) è collocata nei giardini vaticani. Finalmente a Roma Oltre Oceano M V entre nella Basilica di S. Pietro si svolge il Concilio Vaticano I, aperto da Pio IX l’8 dicembre 1869 (verrà sospeso il 20 ottobre in seguito alla “breccia” di Porta Pia avvenuta un mese prima), si realizza un altro desiderio di Madre Rossello: vedere le Figlie della Misericordia nella città del Papa. E così, durante un’udienza generale del giugno 1870, può vedere da vicino Pio IX che l’accoglie come mai avrebbe pensato: “Ecco la misericordia! Ecco la misericordia!”. erso la metà degli anni Settanta, mentre in Italia aumenta rapidamente il numero delle suore e delle loro opere educative ed assistenziali, l’orizzonte della loro presenza si allarga verso tutta l’America Latina. Già una decina d’anni prima, nel 1867, Madre Giuseppa aveva ricevuto dall’arcivescovo di Buenos Aires la richiesta di suore per l’assistenza dei malati a domicilio. Sulle prime era rimasta perplessa, ma poi aveva risposto di sì. Per diversi motivi, però, l’arcivescovo aveva dovuto accantonare il progetto. E quando nessuno ormai ci pensava più, ecco giungere alla Rossello un nuovo invito. È l’anno 1875. Madre Giuseppa si dichiara di nuovo pronta e, non senza pena per un distacco che avverte come definitivo, sceglie le suore più adatte per l’impegnativa trasferta. “Ella – dirà ancora Pio XII nel 1949 – ha in modo particolare il dono del di- In basso: don Bosco benedice le Figlie della Misericordia in partenza per Buenos Aires insieme ai primi missionari salesiani. scernimento. Di una giovane suora, giudicata da altri inetta, fa in poco tempo una superiora di gran valore”. Oltre ai consigli, sa dare le ali per volare alto. L’imbarco delle quindici missionarie avviene a Genova, il 14 novembre; lo sbarco, invece, un mese dopo a Buenos Aires, accolte dall’arcivescovo che le aveva richieste. Santa Maria Giuseppa Rossello 33 “...l’ora del tramonto e una nebbiolina tolsero alla Madre, benché armata di cannocchiale, di vedere il lontano vapore”. (F. Martinengo) “Ci sono proverbi bugiardi – scrive il biografo Giorgio Papàsogli – come quello che dice ’lontano dagli occhi, lontano dal cuore’”. D’ora in poi tra Savona e l’Argentina, infatti, si registra un intenso traffico di lettere che portano informazioni, richieste, esortazioni, consigli ecc. Madre Giuseppa è dovuta restare a Savona, ma con il cuore è accanto alle sorelle e, forse, non senza invidia, avendo più volte detto: “Se fossi pre- te, andrei in capo al mondo per far conoscere Gesù Cristo”. Scrivendo alle comunità oltremare, sparse in diverse città e periferie, potrebbe far sue le parole scritte dall’apostolo Paolo intorno all’anno 56 ai Cristiani di Filippi: “Rendo grazie al mio Dio ogni volta che mi ricordo di voi […] a motivo della vostra cooperazione per il Vangelo” (Fil 1,3.5). La stagione dei tormenti N ella primavera 1875 una grave crisi cardiaca la costringe a non muoversi da casa e, anzi, a segregarsi tra le mura di quattro stanzette. “D’allora in poi – scrive il contemporaneo Martinengo – stava come suol dirsi tra letto e lettuccio. Il cuore la martellava terribilmente, e col mal di cuore andavano crescendo gli altri inconvenienti che ne sono ordinaria conseguenza: mancanza di forze, di sonno, di appetito, affanno”. Non ha che 64 anni, ma la strada del tramonto appare tutta in discesa. Agli acciacchi fisici si aggiungono, inattese, le sofferenze spirituali. “Quando prego mi sembra di mangiare stoppa”. In breve, imbocca quella specie di oscuro tunnel interiore che, tre secoli prima, S. Giovanni della Croce (1542-1591) aveva descritto nel celeberrimo classico di spiritualità, La notte oscura, riferendosi a coloro già “distaccati dalle cose del mondo”: “Quanto più gusto e gioia provano in questi esercizi spirituali, tanto più credono di essere illuminati dal sole delle grazie divine. Ma il Signore li priva di questa luce, chiude la porta delle sue delizie e dissecca le sorgenti di acque spirituali di cui essi gustavano in lui la dolcezza ogni volta e per tutto il tempo che lo desideravano. Li lascia in tenebre così profonde che non sanno dove andare. […] Sono incapaci di meditare come prima; i loro sensi interiori sono come annegati in queste tenebre; sono in preda a una tale aridità che non solo non ricavano frutto 34 Santa Maria Giuseppa Rossello Santa Maria Giuseppa Rossello 35 e gusto dalle cose spirituali […] ma, al contrario, in queste cose non trovano che amarezza” (capitolo VIII, n. 3). Aveva mai letto Madre Giuseppa questa descrizione della “notte oscura”? Non lo sappiamo. Possiamo però credere che, considerato l’alto profilo della sua spiritualità, fosse capace di “leggerne” il senso ascetico. Non bastasse questo, soffre anche moralmente per una disposizione ministeriale che anche per le scuole delle Figlie della Misericordia rende obbligatoria l’ora di ginnastica. Non si capacita Madre Giuseppa – è figlia del suo tempo! – di vedere le suore insegnanti in quella veste; in tuta, diremmo oggi. E ne soffre. E ancor meno riesce a capire – è figlia del buonsenso! – come sia possibile rendere obbligatoria l’ora di ginnastica e facoltativa quella di religione. Era accaduto che, sulla base di alcune interpretazioni restrittive della Legge Casati (13 novembre 1859) – che pure prevedeva l’insegnamento religioso come materia obbligatoria nelle scuole elementari e facoltativa in quelle secondarie – i fautori dell’istruzione atea avevano proposto la sostituzione dell’insegnamento religioso con quello morale-civile. Davanti a queste proposte laiciste Madre Giuseppa non resta certo indifferente. 36 Santa Maria Giuseppa Rossello La Casa delle pentite C ome non lo è nemmeno di fronte al dramma di non poche giovani che, volendo uscire dal giro delle “ragazze di vita”, cercano di riscattarsi. Sono le cosiddette “pentite”. Non aveva forse detto Gesù che “non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati” (Mc 2,17)? Ritenendo tuttavia di non poterle aggregare alle altre, pensa ad una nuova casa, tutta per loro. E con il sostegno di amici benefattori e la solita sconfinata fiducia nella Provvidenza, nel giugno 1879 riesce a trovare a Savona la casa che cercava. Ma non sarà lei a inaugurarla, il primo gennaio 1881, perché arrivata già in una Casa ben diversa. Il transito Colpita da una crisi cardiaca più violenta che mai, alle sette di sera del 7 dicembre 1880, vigilia dell’Immacolata, Maria Giuseppa Rossello compie il definitivo passaggio verso la Casa del Padre. Ha 69 anni d’età, 43 dei quali trascorsi nell’Istituto religioso fondato da lei stessa, e lascia centinaia di figlie spirituali riunite in una cinquantina di comunità, oltre a scuole, case di accoglienza, asili, orfanotrofi in Italia e in America Latina. Tutta Savona e tante altre cittadine liguri rendono omaggio alla sua salma, esposta per quattro giorni nella Casa Madre. Santa Maria Giuseppa Rossello 37 Nella pagina precedente: Savona. Casa Generalizia. Ritratto di Madre Rossello. A sinistra: Chiesa della Casa Generalizia. Urna con il corpo della Santa. Sotto: Piangono soprattutto coloro per le quali era stata tenera madre esemplare, ancor prima che superiora esemplare. Benedetta Rossello invece – chi può dubitarne? – sulla soglia della sua nuova Casa ascolta il dolce invito di Colui che per tutta la vita aveva servito, pur senza vederlo: “Vieni, benedetta del Padre mio… Perché ho avuto fame e mi hai dato da mangiare, ho avuto sete e mi hai dato da bere, ero forestiero e mi hai ospitato, nudo e mi hai vestito, malato e mi hai visitato, carcerato e sei venuta a trovarmi”. Sono parole del Vangelo. E, dunque, infinitamente più vere di tutte quelle con cui abbiamo cercato di descrivere la “straordinaria normalità” di questa testimone della divina Misericordia. Straordinaria, non tanto per aver compiuto cose straordinarie, ma per aver fatto in modo straordinario – con amore e per amore – ogni cosa, anche la più piccola. Santa Maria Giuseppa Rossello Chiesa della Casa Generalizia. Reliquia di Sr M. Ludovica De Angelis, missionaria in Argentina dal 1908 al 1962, beatificata il 3 ottobre 2004. 39 Savona. Casa Generalizia. Chiesa, ingresso e scalone. Per questo Giovanni Paolo II, consacrando nel 2001 a Cracovia il Santuario della Divina Misericordia, disse che “non c’è Il sigillo della Chiesa D “si mostrò sempre madre vigilante” ichiarandola beata il 6 novembre 1938, Pio XI scrisse che Maria Giuseppa e altra fonte di speranza per l’umanità se non nella misericordia di Dio”. Quella misericordia che con fili d’oro aveva impaginato tutti i pensieri e le azioni di Santa Maria Giuseppa Rossello. Nella pagina precedente: Savona. Casa Generalizia. “Apoteosi di Santa Maria Giuseppa Rossello”. “maestra d’ogni virtù”. Pio XII poi, parlando il 14 giugno 1949 alle suore e ad altri pellegrini di Savona che due giorni prima avevano partecipato al rito con cui la loro concittadina era stata proclamata santa, disse: “La prima qua- lità che si presenta alla mente, quando si parla di lei, è quella che la Santa stessa scelse fra gli attributi della Beatissima Vergine e Madre di Dio, prendendo e dandovi il bel nome di Figlie di Nostra Signora della Misericordia. Nulla di più giusto, perché la misericordia ispirò e informò tutta la sua attività”. Un’antica leggenda ebraica racconta che Dio creò all’inizio centinaia di mondi con il criterio della giustizia. Creò infine il nostro con il criterio della misericordia. Una misericordia che – esaltata già nell’Antico Testamento (“Quale dio è come te che non serba per sempre l’ira, ma si compiace di usare misericordia?”, esclama il proSavona. Chiesa parrocchiale dedicata alla Santa. 42 feta Michea 7,18) e testimoniata da Gesù con gesti e parole (“Non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo”, Gv 12,47) – illumina di speranza anche i più bui anfratti morali: “Orribil furon li peccati miei / ma la bontà infinita ha sì gran braccia / che prende ciò che si rivolge a lei”, dice Manfredi di Svevia incontrando Dante nel Purgatorio (Canto III, 120-122). Santa Maria Giuseppa Rossello Santa Maria Giuseppa Rossello 43 La presenza nel mondo della Famiglia Madre Rossello «Una Figlia della Misericordia deve essere disposta ad andare in capo al mondo e a dare la sua vita, se fosse necessario, per il bene dei fratelli». Dopo la morte di Santa Maria Giuseppa Rossello, la Famiglia Rosselliana continua a diffondersi nel mondo operando in 20 nazioni. EUROPA Italia 1837 Germania 1991 Romania 2002 AMERICA Argentina 1875 Uruguay 1889 USA 1919 Brasile 1926 Cile 1929 Perù 1975 Giamaica 1996 Haiti 1998 Rep. Dominicana 1999 Bolivia 2003 «Desidererei avere le braccia tanto lunghe da abbracciare tutto il mondo e fare a tutti del bene». Suor Maria Giuseppa Rossello ASIA India 1974 AFRICA Burundi 1977 Rep. Centrafricana 1982 Rep. Dem. del Congo 1985 Rwanda 1987 Camerun 1990 Ciad 1995 Savona. Scorcio del porto con la Torre del Brandale “A Campanassa” e coeve torri medioevali. Santa Maria Giuseppa Rossello Patrona dei Ceramisti Liguri Il 17 febbraio 1989 la Congregazione per il Culto divino, su richiesta del presidente della Conferenza Episcopale Ligure card. Giovanni Canestri presentata a nome di tutti i vescovi della Liguria su richiesta dei ceramisti di Albissola, rappresentati dall’artista Bepi Mazzotti, ha proclamato Santa Maria Giuseppa Rossello “Patrona dei figuli e ceramisti liguri”. M Decreto della Congregazione per il Culto divino. Indice Presentazione . . . . . . . . . . . . . . . . 3 I primi vent’anni . . . . . . . . . . . . . 6 A servizio in casa altrui . . . . . . . . 12 Dal sogno alla realtà . . . . . . . . . . 16 La Casa Madre . . . . . . . . . . . . . . 19 Le “morette”... . . . . . . . . . . . . . . . 25 La Casa della Provvidenza . . . . . . 28 Lo sviluppo dell’Istituto . . . . . . . . 30 Finalmente a Roma . . . . . . . . . . . 32 Oltre Oceano . . . . . . . . . . . . . . . . 33 La stagione dei tormenti . . . . . . . . 35 La Casa delle pentite . . . . . . . . . . 37 Il sigillo della Chiesa . . . . . . . . . . 42 La presenza nel mondo . . . . . . . . . 44 Patrona dei Ceramisti Liguri . . . . 47 Per informazioni: Istituto Figlie di Nostra Signora della Misericordia Via Flaminia 351 - 00196 Roma Telefono e Fax: 06 3236824 E-mail: [email protected]