Incontri mensili con il clero della Diocesi di Caserta Anno pastorale 2013-2014 1 Agenda degli appuntamenti mensili • 29/10/’013 Quale Chiesa? L’ecclesiologia del Vaticano II° per la nuova evangelizzazione. Antefatti e cammino pastorale della Chiesa in Italia. • 26/11/’13 Quale carità. Presupposti biblico-teologici della carità. Contesto e bisogni che interpellano il magistero e la pastorale della Chiesa oggi. • 17/12/’013 La Caritas come organismo pastorale con prevalente funzione pedagogica. Il magistero del dopo Concilio. • 28/01/014 Lavoro in gruppi di confronto che riflettono sulle tematiche evidenziate negli incontri precedenti. 2 Agenda degli appuntamenti mensili • 25/02/’014 Il metodo pastorale Caritas ascoltare, osservare e discernere, per animare la comunità alla testimonianza della carità. • 25/03/’14 Il ministero sacerdotale per educarci ed educare all’indissolubile intreccio tra fede e carità. • 24/04/’014 Esemplificazioni dell’azione della Chiesa per educarci a vivere la carità, rispondendo a molteplici bisogni. • 28/05/014 La fede che si fa servizio in rapporto ai diversi volti da incontrare. 3 I° Parte Una scelta strategica per una conversione alla pastorale della carità: la Caritas II° Parte Punti focali del magistero da Paolo VI a Papa Francesco per educare alla carità III° Parte La Caritas: organismo pastorale per animare alla testimonianza della carità la comunità e il territorio 4 Passaggio da associazioni caritative alla CARITAS 5 Necessità di strumentarsi per educare alla carità • Dal ‘43 al ’70 in Italia ha operato la P.O.A. a livello nazionale, le O.D.A. a livello diocesano, come strumento caritativo per far giungere ai singoli e alle famiglie gli aiuti nel periodo della guerra e della ricostruzione. • Nel ’70 Paolo VI scioglie la P.O.A., avendo storicamente esaurito il suo compito e sollecita la CEI ad istituire un proprio organismo pastorale per la promozione della testimonianza della carità, ispirato alle linee indicate dal Con. Vat. II. • Con decreto del 2 luglio 1971 la CEI istituisce la Caritas italiana. A livello diocesano, la decisone di istituire la Caritas veniva lasciata ai vescovi. 6 La Caritas: frutto del Concilio Vat. II • In risposta alle esigenze di una società complessa e in continuo cambiamento, • Tenendo conto delle indicazioni del Concilio Vaticano II I Vescovi italiani, accogliendo l’indicazione di Paolo VI, promuovono nelle proprie diocesi – la Caritas diocesana come organismo pastorale che • utilizza un metodo di lavoro • degli strumenti pastorali: CdA, OPR, Lab. con l’obiettivo di educare a condividere, a ripensare stili di vita personali e familiari, a mettere a disposizione le proprie risorse (tempo, competenze, professionalità…) per essere segno di quell’amore solidale, che ci rende tutti responsabili di tutti. 7 Le specificità della Caritas fissate nello Statuto 1. IDENTITA’ cfr. Statuto Caritas Italiana Art. 1 ORGANISMO PASTORALE che opera: – per promuovere la testimonianza della carità della comunità cristiana, – in forme consone ai bisogni, – in vista dello sviluppo integrale dell’uomo, della giustizia sociale e della pace – con particolare attenzione agli ultimi – con prevalente funzione pedagogica. 2. MANDATO cfr. Statuto Caritas Italiana Art. 3 – tradurre (il senso di carità) in interventi concreti con carattere promozionale in collaborazione con i Vescovi – realizzare studi e ricerche sui bisogni per aiutare a scoprirne le cause – curare il coordinamento delle iniziative e delle opere caritative di ispirazione cristiana – promuovere il volontariato – favorire la formazione degli operatori pastorali – indire, organizzare e coordinare interventi di emergenza – contribuire allo sviluppo umano e sociale dei Paesi in via di sviluppo 8 – stimolare l’azione delle istituzioni civili ed una adeguata legislazione. 8 Ciò che è diventato peculiare per la Caritas 3. DESTINATARI: i poveri, la comunità, il territorio/mondo La Caritas cerca di tenere sempre presente che: – prima del bisogno, dell’emergenza, ci sono le persone che vivono queste condizioni ed hanno necessità di essere ascoltate, incontrate, considerate ed aiutate (poveri); – c’è la comunità che va educata all’attenzione verso chi è in difficoltà, responsabilizzandola a sentire che l’altro le appartiene, è parte di sé (Chiesa); – ci sono precisi contesti, dentro cui le persone vivono, che richiedono discernimento e uno sguardo ampio, globale (territorio/mondo). Pertanto, i valori della condivisione, dell’accompagnamento, della partecipazione, si concretizzano in misura in cui, con una costante azione di animazione, la comunità cresce nella consapevolezza di essere soggetto di una carità testimoniata, nei riguardi di ogni persona, vicina e lontana, da vedere con amore gratuito e totale. Tutto ciò evangelizza, perchè manifesta in modo credibile, con segni e fatti dentro la storia, l’amore di Dio per ogni persona. 9 9 Ciò che è diventato peculiare per la Caritas 4. Assunzione di un metodo Nel contesto sociale molto complesso ed in continuo cambiamento, il metodo pastorale dell’ascoltare, osservare e discernere per animare, assunto dalla Caritas, risulta efficace perché, utilizzando anche luoghi e strumenti specifici per l’ascolto (il CdA), l’osservazione (l’OPR) e il discernimento/animazione (il L p C), permette di partire dalla realtà e dare sistematicità, organicità e concretezza al lavoro di sensibilizzazione e coinvolgimento delle comunità. 5. Lavoro in equipe Per raggiungere i destinatari (poveri, chiesa, mondo), per promuovere ed utilizzare opportunamente gli strumenti dell’ascolto, dell’osservazione e del discernimento per progettare e realizzare percorsi formativi e azioni, si è colto il valore del lavoro in equipe che permette: – – – il coinvolgimento di soggetti appartenenti ad ambiti diversi e con competenze diverse, il raggiungimento ed il coinvolgimento della comunità e delle istituzioni, la realizzazione di una pastorale progettuale e integrata, fornire risposte, indicazioni e servizi con maggiore efficacia. 10 10 Ciò che è diventato peculiare per la Caritas 6. Attenzione alla formazione In questi decenni, la Caritas ha tenuto sempre al primo posto la formazione. Partendo dal corso più orientato alla trasmissione del sapere è seguita l’esigenza di formare al saper fare per volontari e operatori, e al saper essere animatori pastorali, in modo che, a partire da qualsiasi ambito di intervento, si possa animare al senso della carità la comunità e il territorio. 7. La pastorale della carità L’insieme di attenzione ai tre destinatari: poveri, chiesa, mondo l’utilizzo del metodo di lavoro con gli appositi strumenti, il promuovere azioni che coniugano emergenza e quotidianità, l’individuazione di percorsi che portino ad una testimonianza della carità assunta responsabilmente dalla comunità, è pastorale della carità. 11 11 Ciò che è diventato peculiare per la Caritas 8. La progettazione pastorale partecipata La Caritas ha maturato la convinzione di evitare che l’intervento di aiuto risulti episodico e la promozione e l’animazione siano estemporanee. La progettazione pastorale, permette di evitare improvvisazione e provvisorietà, rendendo organico, continuativo e fruttuoso quanto si realizza, perché richiede di: – partire da una serie di elementi conoscitivi – fissare gli obiettivi – prevedere tempi, risorse e soggetti da coinvolgere – metodi da utilizzare ed azioni da promuovere – verifiche periodiche da compiere. 12 12 13 Paolo VI ha indicato le linee della Caritas Paolo VI commentando lo Statuto nel 1972in occasione del primo convegno delle Caritas, indicava le linee orientative sulle quali la Caritas si è mossa in questi anni: • Centralità della carità. “La carità per la Chiesa banco di prova della sua credibilità nel mondo”. • Ruolo istituzionale della Caritas La Caritas come “unico strumento ufficialmente riconosciuto, per promuovere, coordinare e potenziare le attività assistenziali” • La Caritas come strumento, per promuovere – “La carità sempre necessaria, come stimolo e completamento della giustizia”. – “Una crescita del Popolo di Dio, non è concepibile senza una maggior presa di coscienza da parte di tutta la comunità delle proprie responsabilità nei confronti dei bisogni dei suoi membri”. 14 Da Paolo VI a Papa Francesco • Papa Francesco, il 16 maggio scorso, ricevendo il comitato esecutivo di Caritas Internationalis, ha affermato: “«La Caritas è come la carezza della Madre Chiesa ai suoi figli; la tenerezza, la vicinanza». • Più avanti aggiungeva: «La ricerca della verità e lo studio della verità cattolica sono altre dimensioni importanti della Chiesa, se la facciano i teologi. La Caritas è l’amore della Madre Chiesa, che si avvicina, accarezza, ama… Voi siete parte essenziale della Chiesa,… l’istituzione dell’amore della Chiesa, giacché una Chiesa senza carità non esiste». 15 L’Evangelii gaudium trasuda carità • “Dalla nostra fede in Cristo fattosi povero, e sempre vicino ai poveri e agli esclusi, deriva la preoccupazione per lo sviluppo integrale dei più abbandonati della società” (EG n. 186). • “E’ sufficiente scorrere le Scritture per scoprire come il Padre buono desidera ascoltare il grido dei poveri: «Ho osservato la miseria del mio popolo…e ho udito il suo grido» (Es 3,7). (EG n. 187). • “La Chiesa, guidata dal Vangelo della misericordia e dall’amore all’essere umano, ascolta il grido per la giustizia e desidera rispondervi con tutte le sue forze” (EG, n. 188) 16 Il posto privilegiato dei poveri • “Nel cuore di Dio c’è un posto preferenziale per i poveri, tanto che Egli stesso «si fece povero» (2Cor 8,9). (EG, n. 197). • “Per la Chiesa l’opzione preferenziale per i poveri è una categoria teologica prima che culturale, sociologica, politica o filosofica. Dio concede loro la sua prima misericordia. • Questa preferenza divina ha delle conseguenze nella vita di fede di tutti i cristiani, chiamati ad avere «gli stessi sentimenti di Gesù» (Fl 2,5). • Ispirata da essa, la Chiesa ha fatto una opzione per i poveri intesa come una forma speciale di primazia nell’esercizio della carità cristiana, della quale dà testimonianza tutta la tradizione della Chiesa” (EG, 198) 17 Una scelta preferenziale nella giusta direzione • “Il nostro impegno non consiste esclusivamente in azioni o in programmi di promozione e di assistenza; quello che lo Spirito mette in moto non è un eccesso di attivismo, ma prima di tutto un’azione rivolta all’altro considerandolo come un’unica cosa con se stesso. • Questa attenzione d’amore è l’inizio di una vera preoccupazione per la sua persona” (EG, n. 199). • “La peggiore discriminazione di cui soffrono i poveri è la mancanza di attenzione spirituale (EG, 200). • “Nessuno dovrebbe dire che si mantiene lontano dai poveri perché le sue scelte di vita comportano di prestare più attenzione ad altre incombenze” (EG, 201). 18 L’azione Caritas: principio di fondo ■ Finalità dell’azione della Caritas, come organismo pastorale, è l’evangelizzazione, l’annuncio di Cristo e del suo Vangelo di liberazione, di salvezza, con segni, azioni, progettualità, la cui accoglienza – provoca cambiamento negli stili e nelle scelte di vita dei singoli e delle comunità, promuove – – forme diffuse di responsabilità e partecipazione, impegno e varietà di servizi di carità, in risposta ai bisogni. Di conseguenza, non coincide con il segretariato sociale o con la creazione di un servizio, ma nel contribuire a creare coscienza, partecipazione, corresponsabilità, per una comunità solidale. 19 20 IN DIOCESI • L’equipe della Caritas diocesana, utilizza con progettualità il metodo ascoltare, osservare, discernere e i relativi luoghistrumenti (CdA, OPR, LAB. Prom. Caritas); • promuove azioni per animare alla testimonianza l’intera Chiesa locale; • collabora con gli altri Uffici pastorali in vista di una pastorale unitaria; • cura la formazione degli operatori; • è a servizio delle Parrocchie, attraverso il laboratorio, perché sorgano o si rafforzino le Caritas parrocchiali, in modo che si crei una diffusa rete di solidarietà. Vescovo Uffici di curia Equipe Caritas Diocesana laboratorio Car. Pa. CdA OPR 21q 21 SUL TERRITORIO L’equipe della Caritas diocesana, • rileva situazioni di povertà e risorse, per promuove risposte a bisogni disattesi; • dialoga con gli Uffici delle pubbliche istituzioni; • è presente nei tavoli dove si progettano le politiche sociali e si redigono i piani sociali di zona; • promuove azioni per animare alla testimonianza l’intero territorio; • cura un’azione di rete tra le associazioni caritative e di volontariato; svolge, al momento opportuno, un’azione di denuncia di situazioni di ingiustizia e abbandono. • 22 22 IN PARROCCHIA La Caritas parrocchiale, cuore che vede sul territorio, • utilizza con progettualità il metodo ascoltare, osservare, discernere, • promuove azioni e percorsi per animare e formare, • attua la testimonianza della carità dentro la comunità stessa e sul territorio, proponendo stili di vita improntati a sobrietà, l’accoglienza solidale, l’apertura alla diversità, la relazione gratuita, puntando ad una comunità TUTTA capace di annunciare, celebrare e testimoniare il Vangelo con parole e segni credibili. 23 23 DISTINGUERE TRA CARITAS PARROCCHIALE e GRUPPI che operano in specifici ambiti e propongono esperienze caritative 24 Capire le differenze tra • Il Gruppo caritativo • La Caritas parrocchiale – È spontaneo – Nasce ed opera in risposta a specifici bisogni. – E’ finalizzato a svolgere e gestire precise azioni di assistenza, agendo direttamente sulle situazioni e sulle persone (viste domiciliari, doposcuola, servizi vari…). – E’ frutto dell’azione dello Spirito che dona i suoi carismi per l’utilità comune. – È un organismo pastorale, all’interno del Consiglio pastorale – Ascolta, osserva e rileva le varie realtà di bisogno. – Ha il duplice scopo di rispondere al bisogno e promuovere un coinvolgimento il più ampio possibile della comunità, con stile progettuale. – Anima e mette in rete i vari grippi caritativi e di volontariato e ne promuove di nuovi. 25 • L’anno liturgico ci offre importanti opportunità da valorizzare in senso pedagogico, soprattutto nei tempi di: – Avvento per una fraterna e particolare attenzione ai bisogni dei fratelli. – Quaresima: per dare attenzione ai vari aspetti della pastorale della carità ed educarsi alla condivisione. Giornata della carità, da celebrare in una domenica. 26 • SERVIZIO CIVILE • SOSTEGNO A PROGETTI DI SVILUPPO IN OCASONE DI PRIME COMUNIONI, CRESIME E FUNERALI • CESSIONE DI UNA PERCENTUALE DEL PROPRIO STIPENDIO PER SOSTENERE SISTEMATICAMENTE SERVIZI ED INTERVENTI DI RIABILITAZIONE • ADOZIONE A DISTANZA DI BAMBINI, ANZIANI, FAMIGLIE IN DIFFICOLTA’ • COLLABORAZIONE CON I SERVIZI SOCIALI USL E COMUNE • OFFERTA DEL PROPRIO TEMPO e delle PROPRIE COMPETENZE PROFESSIONALI ALL’INTERNO DI SPECIFICI SERVIZI (C.d. A., Osservatorio delle Povertà e delle Risorse, Centri di accoglienza, mensa…) • PROMOZIONE DEL VOLONTARIATO ASSOCIATIVO. 27 • Oggi nessuno ha veramente bisogno... • Questa gente ci marcia... tornino a casa loro • Vadano a lavorare ( ma chi assumerebbe un ex…, uno zingaro... e per quale lavoro?) • Chiedano lavoro ai vari sportelli di orientamento al lavoro (e quale lavoro di questi tempi?) • Si attivino i Servizi Sociali per una erogazione una tantum... • Non ho tempo, ho da pensare alle tante esigenze della mia famiglia… • Si rimbocchino le maniche e facciano come 28 abbiamo fatto noi… Sviluppa una “nuova fantasia della carità” con stile evangelico (Cf. NMI nn.50-52) • Promuove la capacità di farsi vicini, solidali con chi soffre, perché l’aiuto sia fraterna condivisione, non obolo umiliante, creando una rete di supporto. • Opera perché i poveri si sentano in ogni comunità cristiana come «a casa loro». • Propone di impegnarsi per il rispetto della vita di ciascun essere umano • Presenta una carità che si fa servizio alla cultura, alla politica, all’economia, alla famiglia, perché vengano rispettati i principi dai quali dipende il destino della persona. • Rifugge dalla tentazione di ridurre le comunità cristiane ad agenzie sociali. • Rifiuta una spiritualità intimistica e individualistica. • Favorisce la responsabilizzazione: “io ti do, ma tu fai la tua parte” • Sollecita a diventare fermento vitale in un contesto 29 adagiato nel proprio benessere. Un grembiule ritagliato dalla stola • “Si alzò da tavola, depose le vesti, si cinse un asciugatoio”. “E’ l’immagine della “Chiesa del grembiule” che non totalizza indici altissimi di consenso, perché il ritratto meglio riuscito di Chiesa sembra essere quello che la rappresenta con il lezionario in mano, o con la casula addosso. Però è l’immagine più bella, direi più consona al linguaggio biblico, sul modello di Gesù che si alzò da tavola, depose le vesti si cinse un grembiule e si mise a lavare i piedi” (Mons. Tonino Bello). 30 Per un lavoro di confronto il 28/01/014 • Quale Chiesa stiamo realizzando sul nostro territorio, considerando le indicazioni del Concilio Vat. II (LG e GS) e tenendo conto dell’affermazione dei vescovi nella Nota pastorale Il volto missionario della parrocchia in un mondo che cambia al n. 6: “I consueti percorsi di trasmissione della fede, risultano in non pochi casi impraticabili, per cui non si può dare per scontato che si sappia chi sia Gesù Cristo, che si conosca il Vangelo, che si abbia una qualche esperienza di Chiesa”? • Come anche, nello stesso documento i vescovi ci indicano della pastorale di oggi, due possibili derive da evitare: • “Fare della parrocchia una comunità «autoreferenziale» in cui ci si accontenta di trovarsi bene insieme. • Percepire la parrocchia come «centro di servizi» per l’amministrazione dei sacramenti, che dà per scontata la fede in quanti li richiedono”. • Quanto queste derive sono presenti nella nostra pastorale? 31 Per un lavoro di confronto il 28/01/014 • Quale carità promuoviamo con la nostra pastorale, in modo che “La fede che si rende operosa per mezzo della carità (Gal 5,6) diventa un nuovo criterio di pensare e di agire che cambia tutta la vita della persona” (Porta fidei, n. 6)? • Quali priorità indica la carità nelle scelte e nella progettazione pastorale in diocesi? • Come i modelli trinitario, cristologico e agapico possono sostanziare le scelte e le azioni pastorali della Chiesa locale? (CF. Novo millennio ineunte n. 43). • Quanto l’eucaristia domenicale alimenta agape, diakonia e koinonia, per educare la comunità ad essere casa e scuola di comunione, attraverso forme di condivisione, vicinanza e prossimità nella quotidianità? • “Ogni cristiano e ogni comunità sono chiamati ad essere strumenti di Dio per la liberazione e la promozione dei poveri… questo suppone che siamo docili e attenti ad ascoltare il grido del povero e soccorrerlo” (Evangelii gaudium, n. 187). 32 Per un lavoro di confronto il 28/01/014 • Quale ministero esercitiamo all’interno della nostra Chiesa locale. Il Vaticano II con due documenti (OT e PO) ha evidenziato il ruolo specifico del sacerdote, in rapporto alla carità/comunione. • Lo indica in una triplice forma: – Presidenza della Parola, da esprimere con la predicazione e la vita. – Presidenza della liturgia, esercitando il ministero della salvezza per mezzo dei Sacramenti. – Presidenza della carità » Cercando Cristo negli ultimi » Essendo coloro che conducono a unità i carismi e i ministeri, dopo averli scoperti e promossi, a servizio dell’unità della Chiesa. • Quanto il nostro ministero sacerdotale è caratterizzato dalla cura e dall’esercizio di tutti e tre questi aspetti? 33 Per un lavoro di confronto il 28/01/014 Nel contesto di oggi, convivono più tipi di povertà: povertà materiali, povertà relazionali, povertà di senso, povertà multidimensionali, povertà temporanee e povertà estreme. Inoltre, le cifre dell’ecomafia nel corso del 2012 sono impressionanti : – Fatturato di circa €16,7 miliardi – Reati accertati: 34.120 – Persone denunciate: 28.132 – Sequestri effettuati: 8.286 – Reati concentrati per il 45,7% nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa: Campania, Sicilia, Calabria, Puglia “Dalla nostra fede in Cristo fattosi povero, e sempre vicino ai poveri e agli esclusi, deriva la preoccupazione per lo sviluppo integrale dei più abbandonati della società” (EG n. 186). • Quanto il nostro servizio pastorale è caratterizzato da consapevolezza e impegno nei riguardi delle diverse forme di povertà? • La Caritas diocesana e parrocchiale, organismo pastorale con prevalente funzione pedagogica, è fedele alla sua identità o si accontenta di fare assistenza ed essere strumento erogatore di servizi? 34 Per un lavoro di confronto il 28/01/014 • “Nel cuore di Dio c’è un posto preferenziale per i poveri, tanto che Egli stesso «si fece povero» (2Cor 8,9). (EG, n. 197). • “Per la Chiesa l’opzione preferenziale per i poveri è una categoria teologica prima che culturale, sociologica, politica o filosofica. Dio concede loro la sua prima misericordia. • Quanto “questa preferenza divina ha delle conseguenze nella vita di fede di tutti i cristiani, chiamati ad avere «gli stessi sentimenti di Gesù» (Fl 2,5)”?. • La nostra Chiesa locale ha fatto una opzione per i poveri intesa come una forma speciale di primazia nell’esercizio della carità cristiana? Con quali modalità?(Cf. EG, 198). • “Nessuno dovrebbe dire che si mantiene lontano dai poveri perché le sue scelte di vita comportano di prestare più attenzione ad altre incombenze” (EG, 201). • La nostra pastorale ritiene forse primarie certe incombenze in rapporto alla scelta preferenziale per i poveri? 35 Per concludere… Deus caritas est n. 32c E’ importante prendere consapevolezza di questo aspetto, per animare la comunità e il territorio in risposta alle più diverse situazioni della vita 36