d’Italia INAUGURATO LARGO BERLINGUER. ORA ROMA DEVE ONORARE ANCHE GIORGIO ALMIRANTE. CAPITO, SINDACO MARINO? ANNO LXII N.136 Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76 Mariano Folgori Il doppiopesismo è già brutto in politica. Diventa poi intollerabile se applicato alla memoria storica, là dove vengono normalmente coinvolti i sentimenti profondi di milioni di italiani. Una caso del genere si sta clamorosamente presentando a Roma, dove è stato appena inaugurato Largo Berlinguer.La cerimonia si è svolta in occasione del trentennale della scomparsa del leader comunista. Nulla da obiettare: è giusto onorare la memoria di un esponente politico che ha contribuito a scrivere pagine importanti della storia politica italiana. Nulla da obiettare anche riguardo al coro di elogi e di sdilinquimenti che per lʼoccasione sʼè levato dalle file della sinistra, in mezzo al quale non ha mancato di farsi udire anche la voce del sindaco Marino, che ha definito Berlinguer come «esempio per tutti coloro che credono in una politica di rigore». Senonché, unʼaltra, non meno rilevante ricorrenza, campeggia sullʼagenda storico politica italiana: il WWW.SECOLODITALIA.IT centenario della nascita di Giorgio Almirante, che cade il prossimo 27 giugno. Che cosa ne dice il sindaco Marino? Perché tanto, imbarazzato silenzio da parte della sinistra capitolina? Sono forse dʼaccordo con lʼAnpi e con tutta lʼestrema sinistra più becera, da cui arrivano regolarmente tuoni e fulmini ogni volta che si parla di intitolare una via al leader missino? Ora la giunta Marino non può più fare finta di nulla. Una mozione è stata in tal senso presentata in Consiglio comunale da Fratelli dʼItalia. È necessario – afferma il capogruppo Fabrizio Ghera – «rendere omaggio a un uomo politico che non ha mai smesso di chiedere la pacificazione nazionale e al quale sono state intitolate targhe e monumenti in molte città giovedì 12/6/2014 italiane». «Oggi – sottolinea sempre Ghera – è stata celebrata dal sindaco di Roma e dalla sua giunta la memoria storica di Enrico Berlinguer attraverso lʼintitolazione di uno spazio nel centro di Roma a lui dedicato. Un omaggio che come Fratelli dʼItalia-Alleanza Nazionale condividiamo e rispettiamo, anche per questo riteniamo importante che lʼAmministrazione capitolina proceda di pari passo per ricordare Giorgio Almirante, figura storica della destra italiana». Al leader del Msi devono essere riconosciute «la coerenza dimostrata, la dedizione profusa nel ruolo di parlamentare» e lʼ«abnegazione con la quale affrontò il suo compito di traghettare un movimento di uomini verso lʼesperienza democratica». Intitolare una via ad Almirante sarebbe un grande segno di pacificazione nazionale. La memoria storica degli italiani non può più conoscere lacune dettate dalla faziosità. È venuto il tempo di rimuovere gli steccati dellʼodio. Qualcuno, tra i suoi solerti consiglieri, lo spieghi bene al sindaco Marino. Il Pd sospeso tra leadership renziana e culto delle radici Mario Landolfi Il processo è appena allʼinizio ma è già possibile scorgervi i prodromi di una metamorfosi assolutamente impensabile fino a pochi mesi fa. Di più, siamo in presenza di un tralignamento, di una vera e propria mutazione antropologica prodotta dallʼintroduzione del virus della leadership incondizionata nel più tradizionale dei partiti, il Pd. La via della “berlusconizzazione” degli eredi del Pci-Pds-Ds appare segnata: addio alle vecchie assemblee rese irrespirabili dal fumo “riflessivo” sprigionato da pipe e toscani, addio alle analisi seriose con annesso “dibbattito” dei compagni della direzione e addio anche al frazionismo, ormai di casa nella sinistra italiana. A trentʼanni esatti dalla morte di Enrico Berlinguer, le radici di quello che fu il più forte, il più organizzato ed il più intelligente partito comunista del mondo occidentale, sembrano sopravvivere nella foto che ritrae un sorridente ministro Maria Elena Boschi, simbolo estetico del renzismo, mentre esibisce una maglietta con lʼeffigie di Palmiro Togliatti che gusta un gelato. È il segno dei tempi. Renzi ha fretta di chiudere con un passato recente fatto di divisioni, ripicche e dispetti: il dualismo DʼAlemaVeltroni e lʼeterna disputa tra “ulivisti” prodiani e custodi delle identità dei partiti. Il tutto, mentre un centrodestra trainato semplicemente dalla leadership di Berlusconi appariva irresistibile. Oggi lo scenario si è addirittura capovolto: il centrodestra sembra unʼarmata Brancaleone e il Pd somiglia ad un reggimento prussiano. Basta guardare un tg o un talk show o scorrere i giornali per rendersi conto che in questo par- tito è in corso un processo di costruzione della leadership che non ha molti precedenti nella sinistra italiana. Aiuta certamente Renzi la sua estraneità al ceppo della tradizione ex-post e neocomunista, che lo mette al riparo dal sospetto di un nuovo centralismo democratico, comunque altra cosa rispetto al culto della leadership. Cʼè, però, un “ma”. Le leadership, pur fondamentali e decisive, se innaffiate col conformismo e con lʼobbedienza “cieca, pronta ed assoluta” diventano altro. Se Renzi è oggi il capo del Pd è solo perché ha avuto la possibilità di lanciare e vincere una sfida contro chi il partito lo ha guidato prima di lui. Ora deve consentire che un altro possa farlo domani contro di lui. In caso contrario, a prevalere nel Pd saranno conformisti e cortigiani. Chiedere, per conferma, ai dirimpettai del centrodestra. Camera,schiaffoalgoverno.Consettevotidiscarto approvatala normasulla responsabilitàcivile deimagistrati 2 Redazione Schiaffo al governo su un tema caldissimo come la giustizia. Lʼaula della Camera ha infatti approvato a voto segreto, con 187 sì e 180 no, lʼemendamento leghista alla legge Comunitaria che introduce la responsabilità civile dei magistrati. La Lega aveva chiesto il voto segreto sul suo emendamento, riferito allʼarticolo 26 della Comunitaria. I deputati di M5S si sono astenuti. Governo e commissione avevano espresso parere contrario. Sette voti di scarto hanno dato torto al governo e hanno introdotto con un emendamento una riforma che è stata il fiore allʼocchiello del centrodestra ma che mai si era avuto il coraggio di perseguire. In base al testo approvato, proposto dal leghista Gianluca Pini, Secolo d’Italia “chi ha subito un danno ingiusto per effetto di un comportamento, di un atto o di un provvedimento giudiziario posto in essere dal magistrato in violazione manifesta del diritto o con dolo o colpa grave nellʼesercizio delle sue finzioni ovvero per diniego di giustizia può agire contro lo Stato e contro il soggetto riconosciuto colpevole per ottenere il risarcimento dei danni patrimoniali e anche di quelli non patrimoniali che derivino da privazione della libertà personale”. Ettore Rosato del Pd, alla richiesta di convocazione del comitato dei Nove da parte di FI, ha detto che “questo testo deve ancora passare al Senato dove verrà modi- ficato”. ”È importantissimo il voto sulla responsabilità civile magistrati – afferma Jole Santelli di Forza Italia – lʼassemblea, a scrutinio segreto, espressione di libertà e protetto dalla Costituzione, ha ribaltato totalmente la volontà della maggioranza e del governo. Adesso prendano atto che la genuflessione e lʼipocrisia verso la corporazione dei magistrati non è nelle corde del Parlamento e dei cittadini italiani. Questa proposta è stata rivendicata da FI, M5s e dalla Lega che lʼha presentata”. Il riavvicinamento tra Lega di Salvini e Forza Italia non poteva avere benedizione più esemplare. “Ora – chiosa Stefania Prestigiacomo – speriamo che il Senato licenzi al più presto il provvedimento”. gnoli, cʼè lʼimprenditore Francesco Pizzicato che nel 2013 fonda a Lugano con un capitale sociale di 30.000 franchi svizzeri assieme a Giovanni e Giuseppe Pizzicato la GFG Suisse Sagl che prima era GFG Srl con sede a Napoli. La GFG Suisse Sagl si occupa di prestazione di servizi e del commercio di metalli, leghe, ossidi e silicio e di tutto quantʼaltro inerente lʼindustria dellʼacciaio e siderurgia, della partecipazione ad altre imprese in Svizzera e allʼestero e dellʼacquisto, la gestione, lʼamministrazione e la vendita di beni mobili ed immobili. Nel 2010, invece, Francesco Pizzicato, sempre assieme a Giuseppe e Giovanni Pizzicato aveva fondato, sempre a Lugano, ma con un capitale sociale di 100.000 franchi, la Nextotrade SA operativa nello stesso mercato, quello del commercio allʼingrosso di metalli, leghe, ossidi e silicio e tutto quantʼaltro inerente lʼindustria dellʼacciaio e siderurgica. Trasferito da Napoli a Roma, il colonnello Fabio Massimo Mendella suggerì agli imprenditori Giovanni e Francesco Pizzicato di trasferire nella Capitale anche la loro società Gotha spa. Dopo appena due giorni dal trasferimento della società, lʼufficiale propose ai suoi superiori una nuova verifica fiscale, che necessitava di una specifica autorizzazione a derogare dagli ordinari criteri di competenza. Lʼautorizzazione giunse 24 ore dopo. La tempistica dellʼoperazione, sottolinea il gip, è un decisivo elemento di conferma dellʼipotesi accusatoria: in quella circostanza spuntò il coinvolgimento di «due generali». Anche le modalità di concessione della deroga appaiono sospette, dal momento che non fu interessato il comando generale della Guardia di Finanza ma solo quello provinciale, mentre né nella richiesta né nellʼautorizzazione erano specificate le circostanze eccezionali per derogare dai criteri di competenza. Nella sua denuncia, lʼimprenditore Giovanni Pizzicato ha riferito di avere appreso dal commercialista Pietro De Riu, anche lui arrestato oggi, che la verifica«aveva richiesto una speciale autorizzazione da parte di due generali, uno dei quali mi fu detto essere il generale Spaziante». In quella circostanza, De Riu chiese a Pizzicato 150.000 euro «perché a suo dire erano stati coinvolti, data la natura straordinaria dellʼiniziativa, i generali». Il generale della Gdf Emilio Spaziante, oggi in pensione, è stato arrestato la settimana scorsa nellʼambito dellʼinchiesta sul Mose. Terremoto nella Finanza: indagato il generale Bardi, numero due del Corpo, in manette un colonnello Redazione Terremoto nella guardia di Finanza: finisce indagato con la grave accusa di corruzione il comandante in seconda delle Fiamme Gialle, il generale Vito Bardi al quale i pm napoletani Piscitelli e Woodcock che stanno indagando su una serie di verifiche pilotate fanno perquisire lʼufficio allʼinterno del Comando generale in viale XXI Aprile a Roma. E come se non bastasse finisce in manette con lʼaccusa di concorso in concussione lʼattuale comandante delle Fiamme Gialle di Livorno, il colonnello Fabio Massimo Mendella, già responsabile verifiche ed accertamenti del Comando provinciale Guardia di Finanza di Napoli. Un fulmine a ciel sereno per la Finanza costretta a fare pulizia al proprio interno davanti a tutti. Secondo lʼaccusa formulata dai magistrati alcuni imprenditori napoletani avrebbero versato oltre un milione di euro tra il 2006 ed il 2012 al commercialista Pietro De Riu, che faceva da tramite con lʼallora responsabile verifiche ed accertamenti del Comando provinciale guardia di Finanza di Napoli, Fabio Massimo Mendella. Almeno questo è quello che emerge dallʼinchiesta della sezione reati contro la Pubblica amministrazione della Procura di Napoli che ha portato allʼarresto del colonnello Mendella, attuale Comandante provinciale della Guardia di Finanza di Livorno e di De Riu. Dal Comando di Napoli Mendella era stato trasferito a Roma. Quello che più ha colpito i magistrali è che, proprio in occasione del trasferimento di Mendella da Napoli a Roma, la holding “Gotha s.p.a.”, oggetto di una verifica pilotata eseguita dallʼufficio coordinato dal colonnello Mendella, avrebbe trasferito la propria sede legale a Roma. Ma chi cʼè dietro la ”Gotha s.p.a.”, unʼazienda che sul suo sito si definisce «leader nel commercio di metalli ferrosi e non ferrosi» utilizzati «nei settori industriali e dellʼedilizia» e che tratta, perlopiù, «ferro, leghe, trafilati di alluminio, piastre di alluminio, coils di acciaio, silicio»? Dietro lʼazienda che conta un capitale sociale di 1 milione e mezzo di euro interamente versato e che ha i suoi prestigiosi uffici operativi a Napoli in via Cervantes 64, proprio accanto agli storici Quartieri Spa- GIOVEDì 12 GIUGNO 2014 È bagarre dentro il M5S. Botta e risposta tra Grillo e Pizzarotti.«Fai il furbo». «E tu versi bile» Secolo GIOVEDì 12 GIUGNO 2014 Redazione È di nuovo bagarre dentro il M5S. Al leader e a una parte dei sui seguaci le posizioni poco allineate del sindaco di Parma Pizzarotti evidentemente non piacciono. Di qui attacchi e invettive. L'ultima, durissima bordata, pubblicata come di consueto sul Blog, è firmata dal consigliere comunale cinquestelle a Bologna Max Bugani , che accusa Pizzarotti di «non mantenere le promesse». Il post è apparso dopo l'intervento dello stesso Pizzarotti in tv a Otto e mezzo. «Non mi piace chi fa il furbo e soprattutto non mi piace chi fa il furbo nel M5S», esordisce Bugani, il quale rinfaccia al sindaco di Parma di aver promesso, prima dell'elezione, lo svolgimento di un referendum sulla costruzione di un contestato inceneritore. «Sentire poi che oggi, in risposta alla domanda “lei sarà il leader dei fuoriusciti?”, invece che dire "no, non ci penso nemmeno”, è stato detto “ho già molti impegni e il prossimo anno sarò anche presidente della Provincia” è roba da fare accapponare la pelle, almeno la mia. Solo chi ama essere ambiguo, non riesce mai ad essere Veneto, approvata la legge regionale per il referendum sull'autonomia chiaro», conclude il consigliere M5S. Non si fa attendere la risposta di Pizzarotti, affidata a Facebook: «Da due anni in prima fila per la mia splendida città. Un lavoro che non concede più vita privata, amici e notti serene. Lo si fa per qualcosa di molto più grande. Alcuni versano fiumi di bile e cattiverie. Io la rivoluzione la faccio col sorriso». Intervenendo dalla Gruber, continua il sindaco, «ho cercato di rappresentare al meglio il Movimento 5 Stelle e gli apprezzamenti ricevuti da tutta Italia mi rincuorano». «Siamo qualcosa di unico nella storia politica del nostro Paese e sono orgoglioso di farne parte. Mi viene però da chiedermi per quale motivo all'interno del nostro movimento sia concesso ad un consigliere comunale come Bugani di utilizzare il blog di Beppe per sparare contro di me pubblicamente facendo così il gioco dei partiti». «Nonostante le voci che mi davano in uscita dal Movimento io sono ancora qua e a differenza di Massimo Bugani non sparo contro i miei compagni di avventura per creare così una corrente interna. Le correnti è roba da vecchia politica e nel M5S non devono esistere». distanze dall'irresponsabilità di chi seduce la gente, spesso la povera gente, con il miraggio dei soldi facili». Tra il 1998 e il 2012 la spesa delle famiglie italiane per l'alea ha pesato in modo crescente nella composizione dei consumi privati: da 15,8 miliardi di euro si è giunti agli 88,5 miliardi del 2012. E oltre alla perdita di denaro c'è quella dei tempi di vita: ammontano a 70 milioni le giornate lavorative «risucchiate» dall'azzardo nel corso di un anno. Alle Fondazioni Antiusura, che sostengono le famiglie cadute nella spirale gioco-indebitamento, mons. Galantino ha detto: «Non abbiate paura di chia- mare con forze le istituzioni a fare la loro parte». E il segretario generale della Dei applaude «a tutti quei baristi, tabaccai e negozianti che hanno rifiutato le slot-machine: senza rinunce non nascerà una nuova cultura e noi ci limiteremo a raccogliere feriti, emarginati, da quello stesso paradiso che li aveva falsamente accarezzati». «L'azzardo in Italia è diventato negli anni della crisi una delle cause principali dell'indebitamento» sottolinea mons. Alberto D'Urso, segretario nazionale della Consulta per il quale «è urgente e fondamentale recuperare una riflessione etica». D'Urso ricorda che anche «un minore su quattro è dedito all'azzardo». E per la Consulta lo Stato non può trincerarsi dietro la differenza tra gioco legale e illegale perché - evidenzia la ricerca del professor Maurizio Fiasco - «i due mercati non si separano e non entrano in concorrenza ma si potenziano reciprocamente». La Cei scende in campo contro la pubblicità dei giochi d'azzardo Redazione Non c'è un confine netto tra gioco legale e illegale e l'esplodere del mondo delle scommesse, un giro d'affari da 85 miliardi di euro l'anno, è tra le principali cause di indebitamento delle famiglie. È l'opinione della Conferenza episcopale italiana che scende in campo e dice «basta alla pubblicità di tutti i giochi d'azzardo con vincite in denaro». A parlare è il segretario generale, monsignor Nunzio Galantino, intervenuto ai lavori della Consulta nazionale Antiusura. Al vescovo non piace «uno Stato che si fa biscazziere» e dice che bisogna «prendere le 3 d’Italia Redazione È stata votata a maggioranza dal consiglio regionale la proposta di legge per l'indizione del referendum sull'autonomia della Regione del Veneto, di cui è primo firmatario il presidente della commissione affari istituzionali Costantino Toniolo assieme al presidente della Commissione Statuto Carlo Alberto Tesserin, entrambi Ncd. «Il Nuovo CentroDestra - ha affermato il capogruppo Giancarlo Costa - è per l'autonomia del Veneto! E grazie a noi i cittadini veneti potranno esprimersi con un referendum». La legge Toniolo-Tesserin propone di indire un referendum consultivo per conoscere la volontà degli elettori del Veneto su cinque quesiti: «Vuoi che alla Regione del Veneto siano attribuite ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia? ; Vuoi che una percentuale non inferiore all'ottanta per cento dei tributi pagati annualmente dai cittadini veneti all'amministrazione centrale venga utilizzata nel territorio regionale in termini di beni e servizi? ; Vuoi che la Regione mantenga almeno l'ottanta per cento dei tributi riscossi nel territorio regionale? ; Vuoi che il gettito derivante dalle fonti di finanziamento della Regione non sia soggetto a vincoli di destinazione? ; Vuoi che la Regione del Veneto diventi una regione a statuto speciale?». L'inziativa è una risposta al «referendum» sull'«autodeterminazione» svoltosi nei mesi scorsi per via telematica. Il vecchio Le Pen furioso con la figlia Marine: “Non sopporto il tradimento” Secolo 4 d’Italia Redazione "Marine mi ha pugnalato alle spalle": è furioso Jean-Marie Le Pen, lo storico fondatore del Front National, che ora deve far fronte all'umiliazione più grande: l'oscuramento del suo videoblog settimanale dal sito internet del partito. Quel partito che lui stesso fondò oltre trent'anni fa, nel 1972. Un passato pesante per la figlia Marine, che nel congresso di Tours del 2011 ha preso le redini del partito e sta facendo di tutto per dargli un'immagine più moderata e moderna anche se il 'vecchio patriarca' si mette di traverso. Così venerdì scorso l'ottantacinquenne appena rieletto per un terzo mandato al Parlamento di Strasburgo, se l'è presa con il popolarissimo cantante di origini ebraiche, Patrick Bruel. Bruel critica il Fronte? "La prossima volta ne faremo un'infornata...", ha sbottato Le Pen, esprimendosi proprio sul suo 'Journal de bord', il videoblog che rappresentava la sua grande finestra di dialogo e che ora gli è stata tolta dalla figlia. "Mia figlia - ha tuonato Le Pen in un'intervista a Les Inrockuptibles - mi ha pugnalato alle spalle. È lei che ha creato il problema. Se non si fosse espressa, la polemica non sarebbe durata più di sei ore''. E ancora: "A 85 anni non ho alcuna intenzione di cambiare. Se gli do fastidio, possono anche uccidermi. Io di certo non mi suicido. Preferisco avvisarvi: se prossimamente mi dovesse capitare un incidente, non sono stato io". In questo sorta di 'Dinasty' questioni politiche e familiari sono strettamente intrecciate. "Marine non mi ha neanche onorato di Allarme degli Usa: «In Iraq rischiamo di finire come a Kabul...» una telefonata, niente affatto - protesta Le Pen - Penso che si vergogni perché in qualche modo ha accreditato il processo alle intenzioni degli avversari del Fn (...) Sa che ho il senso del dovere e che odio il tradimento". Giornata mondiale contro il lavoro minorile, questʼanno è dedicata al Bangladesh Redazione Sono 168 milioni i bambini lavoratori nel mondo. Di questi 85 milioni, di età compresa tra i 5 e i 17 anni, svolgono lavori pericolosi che hanno conseguenze sulla loro salute. Lo ricorda l'Unicef in occasione della Giornata mondiale contro lo sfruttamento del lavoro minorile che si celebra il 12 giugno. È la regione Asia-Pacifico – prosegue l'Unicef riportando dati dell'Ilo (2012) – a registrare il maggior numero di bambini lavoratori (77,7 milioni), rispetto ai 59 milioni dell'Africa Subsahariana e ai 12,5 milioni dell'America Latina e Caraibi. L'Africa subsahariana ha la più alta incidenza di lavoro minorile, con un bambino lavoratore su cinque. Nel 2012, il 59% dei baby lavora- GIOVEDì 12 GIUGNO 2014 tori è stato impiegato nel settore agricolo, il 32% nei servizi (di cui il 6,9% nel lavoro domestico) e il 7,2% nell'industria. L'Unicef dedica la giornata mondiale contro lo sfruttamento del lavoro minorile di quest'anno al Bangladesh dovei 26 milioni di bambini vivono sotto la soglia di povertà e il 37% dei bambini viene registrato alla nascita. Sono circa 4,5 milioni i bambini sfruttati in settori ad alto rischio come l'edilizia e lo sfruttamento nella raccolta dei rifiuti. «Tutte queste attività comportano devastanti conseguenze in termini di salute e sopravvivenza», sottolinea il Presidente dell'Unicef Italia Giacomo Guerrera. L'Unicef Italia sostiene dal 2010 un progetto specifico per il Bangladesh in relazione ad interventi d'assistenza ai bambini di strada o sfruttati nel lavoro minorile o comunque a rischio al quale è stato trasferito finora 2.365.312 euro. Redazione Con i jihadisti che dilagano a Mosul e in altre città irachene, gli Stati Uniti "sono profondamente preoccupati", ha detto il Dipartimento di Stato. La situazione in Iraq è "estremamente seria", ha affermato la Casa Bianca, aggiungendo che gli Usa "continuano a seguire gli eventi in stretto coordinamento con il governo iracheno". L'Iraq torna a campeggiare nel dibattito politico e sulle prime pagine in America, meno di tre anni dopo il ritiro delle truppe Usa che è stato completato nel dicembre del 2011 e di cui Barack Obama è stato l'artefice. Ma si tratta di uno stato di cose per cui diversi esponenti politici e commentatori americani ora puntano il dito proprio contro l'amministrazione Obama. E ammoniscono che lo scenario iracheno potrebbe replicarsi anche in Afghanistan, da dove le forze Usa verranno in gran parte ritirate entro la fine del 2014. I miliziani dello Stato islamico dell'Iraq e Levante (Isis) che si sono impadroniti di Mosul e altri centri "rappresentano una minaccia non solo per l'Iraq, ma anche per l'intera regione", ha detto la portavoce del Dipartimento di Stato Jen Psaki. Washington continuerà a fornire "tutta la necessaria e appropriata assistenza" al governo iracheno, ha assicurato a sua volta il portavoce della Casa Bianca Josh Earnest, riferendosi anche alle forniture di armi. La presa di Mosul "illustra una realtà sempre più sconcertante per gli Usa, ovvero che dall'Iraq alla Siria e oltre, i tentacoli di al Qaida si vanno espandendo", ha scritto il Washington Post- E anche continuando a fornire sofisticate armi all'esercito iracheno, ci sono crescenti perplessità sulle capacità del governo al Maliki di fermare l'avanzata dei miliziani dell'Isis. "Non c'è dubbio che avremmo potuto lasciare lì delle truppe, come abbiamo fatto in Corea, Germania o Bosnia, ma non l'abbiamo fatto e ora c'è il caos", ha affermato il senatore John McCain, ammonendo che questo è un segno di ciò che potrebbe accadere anche in Afghanistan, da dove gli Usa se ne andranno alla fine dell'anno, e dove contano di lasciare circa 9.800 soldati fino alla fine del 2015, quando diventeranno 4.900 per poi essere tutti ritirati entro il 2016. Papa Bergoglio: «Corrotti e fabbricanti di armi renderanno conto a Dio» GIOVEDì 12 GIUGNO 2014 Redazione I corrotti e i «fabbricatori di armi», o chi fa «tratta» di persone umane, non si conquistano la «vita eterna». «Eh, davvero le finanze hanno bisogno di etica oggi». «Dieci milioni di bambini, Secolo d’Italia sentite bene, dieci milioni», vittime del lavoro schiavo e di abusi. E la «misericordia» di Dio, stare nel suo «abbraccio» come un «bimbo» che vi trova «protezione», e rinuncia alla pretesa di salvarsi da solo. È un mix da «cri- stiani coraggiosi», non «remissivi», tra spiritualità e vita concreta, quello che il Papa latinoamericano, campione da arcivescovo argentino della denuncia della corruzione e della insipienza di chi riveste ruoli di responsabilità politica e civile, ha proposto in udienza generale davanti a oltre 35mila persone che hanno sfidato una opprimente canicola e si sono disposti ad ascoltare la catechesi sul settimo dono dello Spirito Santo, il «timore di Dio». Al momento della catechesi ha svolto la sua riflessione, intervallandola con ampi inserti a braccio, con immagini sempre efficaci e concrete, ma che non sono mai apparse come anatemi. A oltre un anno dall'elezione, non è l'anatema né la clava la "arma" che Bergoglio usa per svolgere il suo ministero di capo di un miliardo di cattolici nel mondo. Il Pontefice ha insistito sulla «docilità, riconoscenza e lode» che «ricolmano il cuore cuore di speranza». «Non siamo – ha precisato papa Francesco – cristiani remissivi, ma questo sentimento genera in noi coraggio e forza, fa di noi cristiani convinti, entusiasti che non restano sottomessi al Signore per paura, ma perché sono commossi e conquistati dal suo amore». Ma il timore di Dio, ha spiegato, «è anche un allarme di fronte alla pertinacia del peccato: quando una persona vive nel male, quando bestemmia contro Dio, quando sfrutta gli altri, quando li tiranneggia, quando vive solo per soldi, vanità, potere, orgoglio, allora il santo timore di Dio ci mette in allerta, ci dice: "attenzione, con tutto questo potere, soldi, con il tuo orgoglio e la tua vanità non sarai felice". Voi pensate che i corrotti, o quanti fanno la tratta delle persone umane o i fabbricanti di armi sono davvero felici? Non lo sono e sappiano che nell'aldilà dovranno rendere conto a Dio». c'è stato un incontro al dicastero della Salute e altri seguiranno con l'obiettivo di individuare rapidamente, anche e soprattutto col previsto incremento estivo di sbarchi di immigrati, un protocollo unico per tutti gli operatori in divisa finalizzato ad individuare un'unica profilassi e strumenti adeguati al fine di garantire un requisito minimo di sicurezza sanitaria. Tra la popolazione soccorsa sono stati segnalati casi di tubercolosi, di scabbia ed altre patologie. «Ma cosa aspetta il governo – chiede Maurizio Gasparri – a fermare Mare Nostrum? Forse che i militari della nostra Marina muoiano infettati dalla tubercolosi contratta durante le operazioni di soccorso? Renzi e il suo governo favoriscono un disastro sociale e umanitario». Roberto Caon (Lega Nord) ricorda che «quando la Lega Nord diceva che i clandestini avrebbero portato malattie e morte i benpensanti gridavano allo scandalo, ora che le nostre preoccupazioni sono state confermate il governo e le istituzioni si trincerano dietro un silenzio imbarazzante». Anche il presidente nazionale di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni invita a fermare Mare Nostrum, «soprattutto dopo le allarmanti notizie che arrivano dalla Marina Militare sugli otto casi di positività ai test tbc». Immigrazione, otto militari positivi alla Tbc, ma “non sono malati”. La Marina conferma i risultati dei test Redazione Ci sono otto militari della Marina positivi al test della tubercolosi, «ma non sono malati». Lo ha precisato il capo di Stato Maggiore della forza armata, ammiraglio Giuseppe De Giorgi, dopo gli allarmi diffusi negli ultimi giorni sul diffondersi di malattie tra gli uomini che partecipano all'operazione Mare Nostrum. L'ammiraglio De Giorgi ha sottolineato che «non abbiamo contagiati né malati, bensì solo persone che non hanno sintomi della malattia ma sono positivi al test: una condizione che spesso finisce da sola o con cure ordinarie. Ora andranno fatti ulteriori accertamenti. Noi – ha aggiunto – facciamo test affidabili in modo massiccio e bisogna anche considerare che in un mondo così globalizzato tutti siamo esposti ed il numero di positivi tra il personale della Marina è comunque sensibilmente inferiore alla media nazionale». Quello della protezione della salute delle forze dell'ordine e dei militari che partecipano alle operazioni di soccorso dei migranti è un tema da tempo all'attenzione dei ministeri coinvolti. Proprio la settimana scorsa 5 Anche le eco-mafie subiscono i tagli della spending review (ma fatturano lo stesso 15 miliardi) 6 Secolo d’Italia GIOVEDì 12 GIUGNO 2014 Redazione Sono 29.274 le infrazioni accertate nel 2013, più di 80 al giorno, oltre tre all'ora. È la fotografia delle attività dell'ecomafia scattata da Legambiente nel rapporto 2014, da cui emerge che il fatturato sfiora «i 15 miliardi di euro» (in calo a causa della minor spesa pubblica) e coinvolge «numerosi clan» (321) del malaffare. Gli ecoreati riguardano principalmente agroalimentare (25%), fauna (22%), rifiuti (15%), ciclo del cemento (14%). In testa, la Campania. Il business eco-criminale registra una «lieve flessione»: l'anno scorso era pari a 16 miliardi. Per Legambiente la ragione è «il calo degli investimenti a rischio (da 7,7 a 6 miliardi)», come dire la "spending review" della spesa pubblica incide anche sulle «occasioni di guadagno delle cosche». Rimangono invariati gli affari del business illegale dei rifiuti speciali, pari a 3,1 miliardi di euro, e il fatturato dell'abusivismo edilizio (1,7 miliardi). Il 47% dei reati ambientali riguarda le «quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa»: Campania, Puglia, Calabria e Sicilia, dove si registra anche il record delle persone denunciate (4.072). Al centro la regione con più eco-crimini è il Lazio (2.084 reati); la prima del nord è la Liguria (1.431 reati). Tra le province in testa c'è Napoli, seguita da Roma, Salerno, Reggio Calabria e Bari. Aumentano i reati nel ciclo dei rifiuti, passando da 5.025 a 5.744 (più 14,3%). Prima la Campania (17% dei reati). Anche tra le provincie in testa c'è Napoli seguita da Roma. I reati legati al ciclo del cemento calano del 12,7%. In cima alla classifica sempre la Campania. Napoli è la provincia più colpita. Vera e propria esplosione per i reati nel settore agroalimentare: 9.540 reati contro i 4.173 reati dell'anno scorso, e il raddoppio delle denunce. Buone notizie, invece, sul fronte incendi: meno 63%. Legambiente - che quast'anno dedica il rapporto alla memoria di Ilaria Alpi e Milan Hovratin e del sostituto commissario di polizia Roberto Mancini - cita anche le infiltrazioni malavitose nelle pieghe della green economy, dei centri commerciali e della grande distribuzione. «Abbiamo da tempo segnalato al Parlamento la necessità di trasformare in delitti quelli che oggi sono contravvenzioni, per poter avere mezzi più incisivi di contrasto sul piano della repressione penale», ha detto a margine della presentazione del rapporto di Legambiente il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti, auspicando una rapida modifica della normativa. Redazione Tre magistrati sono indagati dalla procura di Torino per rivelazione di segreti d'ufficio e di abuso d'ufficio nell'inchiesta su Carige e sulle talpe che avrebbero informato delle iniziative giudiziarie l'ex numero uno della banca, Giovanni Berneschi, arrestato con altre sei persone per associazione a delinquere finalizzata alla truffa e riciclaggio. Gli indagati sono il viceprocuratore della Spezia Maurizio Caporuscio, il procuratore di Savona Francantonio Granero,il magistrato del lavoro a Spezia Pasqualina Fortunato. Il fascicolo è nella mani del sostituto procuratore Marco Gianoglio dopo che la procura di Genova aveva inviato le carte a Torino che ha competenza sui reati compiuti dai magistrati liguri. Caporuscio sarebbe nei guai perché una telefonata tra l'avvocato spezzino Andrea Baldini, ex componente del Cda di Banca Carige, e Berneschi, rivelerebbe che il magistrato fece in modo che fosse fornita al banchiere la copia di una denuncia "riservata" che l'imprenditore spezzino Gianfranco Poli aveva presentato contro l'ex numero uno di Carige per truffa. E sempre le dichiarazioni di Baldini avrebbero coinvolto la moglie, Pasqualina Fortunato. L'avvocato avrebbe spiegato a Berneschi che grazie all'interesse di Lilly (per gli inquirenti è la moglie) sarebbe stata chiesta l'archiviazione del fascicolo. Il magistrato torinese indaga su Francantonio Granero perché Berneschi discutendo con il manager di Carige Antonio Cipollina di un interrogatorio che doveva affrontare nell'autunno scorso a Savona, dove è indagato per la bancarotta del costruttore Andrea Nucera, dice che il procuratore gli avrebbe suggerito di non rispondere e ribadisce di aver parlato con lui del figlio Gianluigi, membro del cda di Cassa di risparmio di Savona, controllata da Carige e uomo di spicco delle cooperative. Granero aveva detto: «Tutto falso, presenterò querela». Sulla vicenda di Granero tra gli inquirenti si è fatta largo la convinzione che le frasi di Berneschi siano state pronunciate per comprometterlo. Carige, tre magistrati liguri indagati a Torino per rivelazioni di segreti d'ufficio Le leggendarie ricette di Ugo, “lo chef prestato al cinema", rivivono per un giorno alla Tognazza Secolo GIOVEDì 12 GIUGNO 2014 7 d’Italia Redazione “La Tognazza nasce dalla fantasia e dalla passione per il cibo, quello vero, di mio padre Ugo. Un cuoco prestato al cinema, oserei dire, vista la passione smisurata per i fornelli e per la campagna. Amo definirla come una filosofia di vita piuttosto che un brand, in cui si combinano amicizia, arte, passione e cibo. Abbiamo voluto dar vita, con il cuore, a una realtà gastronomica che ricerca e sceglie solo il meglio del made in Italy: prodotti di alta qualità che sono lʼeccellenza della tavola”. Gianmarco Tognazzi sintetizza così la filosofia che anima le attività culinarie della Tognazza, l'associazione che ha sede in un casolare accanto alla villa di Velletri dove l'attore, con vigna, uliveti, pollaio, orto, sperimentava la sua arte in cucina utilizzando solo i suoi prodotti doc. Ma soprattutto dove cucinava per gli amici e i familiari. Le grandi ricette di Ugo To- gnazzi, il grande attore che si definiva “uno chef prestato al cinema”, rivivranno nella serata del 28 giugno grazie al figlio Gianmarco. Di ricette, in effetti, Ugo ne ha fatte, rifatte e inventate tante. Tante quanto o più dei film recitati. Le sue performance culinarie erano per lui una forma dʼarte, una rappresentazione teatrale attraverso cui stupire e farsi applaudire. Amava circondarsi di amici e buongustai, la tavola per lui era festa, non serviva unʼoccasione speciale per una cena o un banchetto, bastava un ingrediente arrivato chissà da dove o un nuovo piatto da sperimentare. Ecco perché la Tognazza, oggi a distanza di anni, riprende le ricette scritte da Ugo, quelle al pennarello presenti ne La Mia Cucina o nellʼAbbuffone e le ripropone in una serata speciale, “Cena a Casa Tognazzi”. Sabato 28 giugno in collaborazione con Senso & Gusto, lo chef Gabriele Zanini riproporrà un menu ispirato alla cucina del grande Ugo: dallʼantipasto al dolce un percorso selezionato tra le tante ricette e reinterpretato in chiave contemporanea. Dal “Gaspacho Andaluso” alla “macedonia di anguria” passando per la “bistecca di manzo allo scalogno” vecchi sapori ritornano sulla tavola di “casa Tognazzi”, proprio come una storia da raccontare e gustare.«Mi sono cimentato con curiosità e passione nello studio e interpretazione delle ricette di Ugo Tognazzi. Ho cercato di dare al menu scelto unʼimpronta moderna, senza alterare la versione originale e il suo gusto», spiega Zanini. chiamato alla sua prova più difficile: emulare tra i fornelli le gesta dello chef prestato alla politica... Una mostra sulla donna nella visione ebraica alla Galleria d'Arte Moderna Redazione Un doppia minorità, femminile ed ebraica, è quella che contraddistingue le quindici artiste, dalle Modigliani alla Raphael, al centro di una bella mostra allestita da oggi al 5 ottobre negli spazi della Galleria d'Arte Moderna di Roma Capitale. Esposte 150 opere, molte delle quali inedite, capaci sia di tratteggiare l'ambito sociale e culturale che ha accompagnato la formazione e affermazione di queste artiste, poco conosciute e raramente rappresentate, sia di evidenziare la qualità pittorica, la personalissima cifra (se non il genio), di alcune di loro. Presentata ieri alla stampa, “Artiste del Novecento tra visione e identità ebraica” è stata curata da Marina Bakos, Olga Melasecchi, Federica Pirani e promossa dall'assessorato alla Cultura di Roma Capitale, dalla Sovrintendenza Capitolina, dalla Fondazione per i Beni Culturali Ebraici in Italia Onlus e dal Museo Ebraico di Roma nell'anno in cui la Giornata Europea della Cultura Ebraica ha come tema “La donna nell'ebraismo”. La rassegna, spiega la direttrice del Museo Ebraico Olga Melasecchi, è Quotidiano della Fondazione di Alleanza Nazionale Editore SECOLO DʼITALIA SRL Fondatore Franz Turchi d’Italia Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76 Consiglio di Amministrazione Tommaso Foti (Presidente) Alberto Dello Strologo (Amministratore delegato) Alessio Butti Antonio Giordano Antonio Triolo Ugo Lisi la nuova edizione di quella allestita a Padova nel 2013, ma qui nella capitale viene arricchita dalla presenza delle pittrici romane, come le Modigliani, le Nathan, Amelia Almagià Ambron, attraverso le quali è possibile ricostruire l'ambiente artistico dei primi decenni del '900 tra accademia e avanguardia. Come nel caso di Corinna Modigliani, cugina di secondo grado di Amedeo, formatasi nell'atelier di Pietro Vanni, ma presto influenzata da Giacomo Balla. A dimostrarlo i paesaggi e i ritratti dal fondo trattato a macchia che richiama il periodo divisionista del grande maestro. Un modernismo che si esprime soprattutto nelle raffigurazioni dei bambini, anche se presto quel dinamismo si acquieta con il “Ritorno all'ordine” del primo dopoguerra. Vicedirettore Responsabile Girolamo Fragalà Redazione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/68817503 mail: [email protected] Amministrazione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/688171 mail: [email protected] Abbonamenti Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/68817503 mail: [email protected] La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990 n. 250