Ricerca Felice Colangelo* Stima della resistenza a compressione delle tamponature Si esaminano varie formulazioni semplificate per la stima della resistenza a compressione della muratura sulla base della resistenza a compressione dei materiali. Le previsioni sono confrontate con risultati sperimentali relativi a tamponature di laterizi e malta N ell’ambito di ricerche successive, presso il Laboratorio Prove Materiali e Strutture dell’Università dell’Aquila, si è studiato il comportamento sismico di diversi campioni di telaio di calcestruzzo armato tamponato con laterizi e malta. Tali campioni, consistenti in portali scalati 1:2, sono stati assoggettati a prove pseudodinamiche anelastiche con accelerogramma. I primi avevano la struttura progettata per resistere alle azioni sismiche: alcuni secondo la gerarchia delle resistenze, altri secondo i valori (ammissibili) delle tensioni in esercizio. Gli ultimi campioni erano armati per sostenere le sole azioni gravitazionali. In ogni caso, gli esperimenti hanno confermato che l’influenza delle tamponature sulla risposta sismica delle strutture intelaiate è sostanziale[1,2], anche quando, per l’elevata percentuale dei fori nei mattoni, le tamponature dovrebbero essere trascurate secondo le precedenti norme italiane[3]. Le norme emanate di recente escludono la valutazione degli effetti dei soli tramezzi di partizione interna[4]. In particolare, le prove pseudodinamiche hanno evidenziato un considerevole incremento della resistenza massima grazie alla tamponatura. Per questa si è osservato in prevalenza lo schiacciamento degli angoli. È quindi di notevole interesse applicativo la stima del carico ultimo associato con tale modalità di crisi. L’approccio semplificato usuale esprime ovviamente il carico ultimo in funzione della resistenza a compressione del materiale “tamponatura”[3, 5, 6]. Al fine di valutare tale proprietà è naturale ricorrere alle tecniche già note per le murature strutturali. Nel caso delle 62 Tipo A Tipo B Tipo C 1. Tipologia dei mattoni utilizzati nella sperimentazione. tamponature esistono tuttavia aspetti specifici che meritano di essere menzionati. Innanzitutto, assume rilevanza la resistenza a compressione nella direzione orizzontale, più che in quella verticale. Infatti, lo schiacciamento si assume dovuto alla pressione operata dal pilastro lungo la lunghezza di contatto con la tamponatura per effetto dello spostamento laterale[3, 5, 6]. La differenza è sensibile per la notevole anisotropia dei mattoni forati e, in misura minore, della tamponatura. Inoltre, la snellezza delle tamponature è ragguardevole. Si consideri che le dimensioni usuali dei mattoni forati non consentono di disporre un numero adeguato di corsi nei muretti da sottoporre alle prove di compressione (almeno tre[7, 8]), rispettando al contempo le prescrizioni sulla snellezza massima ammessa per i campioni di muratura strutturale (che è cinque[8]). Infine, le proprietà meccaniche della tamponatura sono più incerte di quelle della moderna muratura strutturale. La misura di tali proprietà non è richiesta né per i materiali, né per la tamponatura, proprio perché a questa non si attribuiscono funzioni portanti. A corredo delle prove pseudodinamiche di cui si è prima dato cenno, sono state svolte prove di qualificazione dei mattoni, della malta e della tamponatura. Sulla base del confronto delle misure sperimentali con le stime fornite da vari metodi semplificati di previsione, il presente lavoro vuole contribuire al tema della valutazione della resistenza a compressione delle tamponature. I limiti dello studio sono nella scarsa sistematicità dei risultati sperimentali, nonché nel loro numero, esiguo al confronto con l’estrema varietà dei materiali e delle tipologie costruttive oggi esistenti. CIL 97 Campioni di tamponatura Le tamponature dei telai ed i relativi muretti per le prove complementari sono stati costruiti coi tipi di mattone illustrati in fig. 1. In tabella 1 si riportano le loro proprietà medie. Sui campioni di tamponatura si sono svolte prove di compressione nelle direzioni ortogonale e parallela ai fori (figg. 2 e 3), nonché in direzione diagonale. La tabella 2 ne mostra il quadro. il comportamento dei materiali sia elastico e lineare fino alla rottura[5, 9]. Ulteriori ipotesi sono la congruenza delle deformazioni trasversali della malta e del mattone, nonché la linearità della frontiera del dominio di resistenza del mattone nel quadrante della tensione principale di compressione e delle tensioni normali di trazione, quest’ultime uguali fra loro. La rottura si ha quando il percorso (lineare) di carico interseca tale frontiera. Un approccio in parte differente è quello proposto da Hilsdorf, menzionato da numerosi autori[5, 6, 10, 11]. In sostanza, è rimossa l’ipotesi di comportamento lineare dei materiali: quindi il percorso di carico nel piano delle tensioni principali non è più rettilineo. Il punto di rottura è individuato intersecando la frontiera del suddetto dominio di resistenza del mattone con una retta rappresentativa della resistenza della malta confinata, retta che si assume essere uguale a quella propria del calcestruzzo confinato. Ne deriva una resistenza minore per la muratura rispetto ai metodi precedenti[10]. Secondo il criterio di Hilsdorf, la resistenza fp del prisma si esprime come segue: Modelli di crisi della muratura Le più note teorie semplificate di crisi furono formulate negli anni ’60-70 prendendo spunto dalle modalità di rottura osservate nelle prove di compressione monoassiale dei prismi di muratura. Nel caso usuale di legante più debole (e deformabile) delle unità, è intuitivo prevedere la crisi per schiacciamento del componente meno forte dei due disposti in serie, cioè del legante. Invece, il fenomeno tipico degli esperimenti è la formazione di lesioni nelle pietre o nei mattoni (fig. 3). Inoltre, la resistenza del prisma di muratura risulta essere compresa tra quelle proprie dei componenti, quindi è maggiore della resistenza del legante. La spiegazione si trova nell’interazione fra i mattoni e la malta. Per aderenza, essi devono dilatarsi ugualmente laddove sono a contatto, nei piani ortogonali alla direzione di carico. Il mattone contiene la malta, più deformabile, e fa nascere in essa un favorevole stato tensionale di compressione pluriassiale.Al contempo, la malta accentua le dilatazioni trasversali del mattone, nel quale alle tensioni di compressione in direzione del carico si sovrappongono tensioni di trazione nei piani ortogonali. Quest’ultime sono molto sfavorevoli e caratterizzano le modalità di rottura. Alcuni modelli di crisi sono caratterizzati dall’assumere che hm fbt + ––––– f fb 4.1hb m fp = ––– · –––––––––––– U hm fbt + ––––– f 4.1hb b (1) dove, fb, fbt e hb sono rispettivamente la resistenza a compressione monoassiale, la resistenza a trazione biassiale e l’altezza del mattone; fm è la resistenza a compressione monoassiale della malta; hm è l’altezza del giunto; il fattore 4.1 quantifica l’incremento della resistenza a compressione 1 Proprietà dei mattoni tb lb hb ϕ fb [mm] [mm] [mm] [%] [MPa] [MPa] Tipo A 121 251 120 54,3 2,65 20,23 Tipo B 79 246 118 53,8 2,19 16,36 Tipo C 77 246 242 64,5 1,79 4,68 fbII Legenda: (tb = spessore, lb = lunghezza, hb = altezza, ϕ = percentuale della foratura, fb = resistenza a compressione nella direzione ortogonale ai fori, fbII = resistenza a compressione nella direzione parallela ai fori) T T 2 Proprietà dei muretti 1 2 Mattone Malta lw x hw [cm] 3 4 5 6 Tipo A 8 9 10 Tipo B M20 M20 66 x 66 ~ ~5 11 M15 M35 78 x 78 8 10 fw [MPa] 3,28 3,39 2,74 2,24 fwII [MPa] 6,86 5,10 3,90 2,56 0,58 0,35 T fvo [MPa] 0,64 12 Tipo C M10 78 x 52 Snellezza 7 63 RICERCA Legenda: (lw = lunghezza, hw = altezza, fw =resistenza a compressione nella direzione ortogonale ai fori, fwII = resistenza a compressione nella direzione parallela ai fori, fvo = resistenza a taglio) T Campione 2. Prova di compressione nella direzione ortogonale ai fori (mattone del tipo C). 3. Prova di compressione nella direzione parallela ai fori (mattone del tipo C). della malta per effetto del confinamento laterale; infine U è il coefficiente di disuniformità delle tensioni di compressione nel prisma, definito come il rapporto della tensione massima con la tensione media. Sahlin ha correlato quest’ultimo parametro con la resistenza della malta[11]: tamponature, soprattutto se la direzione di carico è ortogonale alla direzione dei fori nei mattoni. Allora l’autorevolezza dei modelli teorici, se non la loro validità, decade. Per di più, si deve ricordare che si riscontra una certa differenza tra la resistenza dei prismi di muratura, oggetto degli studi suddetti, e la resistenza dei muretti veri e propri, di forma pressoché quadrata e coi mattoni sfalsati nella direzione verticale.A tal proposito, su base sperimentale sembra lecito assumere[5, 10]: fw = 0.9 fp (3) fm U = max { 2 – –––– ; 1.2 } 34.5 (2) Nella (2) e nel seguito la tensione si presuppone espressa in MPa. Valori consigliati per U sono 1.5 [6, 11] oppure 1.3 specificatamente per la malta di cemento[5]. Khoo ed Hendry hanno elaborato il modello di Hilsdorf, essenzialmente sulla base di risultati sperimentali[5]. In primo luogo, propongono un andamento concavo, piuttosto che rettilineo, per la frontiera del dominio di resistenza del mattone. Inoltre, suggeriscono un incremento di resistenza per la malta confinata meno accentuato di quello (lineare) che compete al calcestruzzo, nonché limitato dalla dilatazione ultima assunta per il mattone. Il criterio di Khoo ed Hendry è di applicazione più complessa rispetto al criterio di Hilsdorf: in luogo della (1), richiede la risoluzione di un’equazione non lineare, approssimata eventualmente con un polinomio. Peraltro, i due criteri concordano nell’indicare resistenze minori rispetto a quelle previste dalla teoria elastica richiamata all’inizio[10]. Correlazioni empiriche I modelli teorici precedentemente richiamati hanno notevole importanza concettuale, in quanto interpretano le modalità di crisi della muratura in modo razionale e, al minimo, qualitativamente corretto. Sono tuttavia evidenti le loro drastiche semplificazioni. Inoltre, il campo di applicazione è circoscritto alle murature di pietre o mattoni forti e rigidi con malta debole e deformabile.Quest’ipotesi non sempre è soddisfatta nel caso delle 64 dove fw è la resistenza a compressione del muretto. In alternativa, per valutare semplicisticamente la resistenza a compressione delle murature è possibile impiegare una delle svariate formule di natura empirica esistenti in letteratura. Si tratta di correlazioni con la resistenza delle unità, con la resistenza del legante e, talvolta, con ulteriori parametri, come si vedrà fra breve. Selezionando opportunamente le formule proposte, si considerano qui in primo luogo tre correlazioni riportate da Tassios[9]: 0.1fm + 4 +2 fw = fb ––––––––– hw 5 ––– + 12 tw (4) fw = 0.7 fb1/2 fm1/3 (5) 2 fw = –– fb + α fm – β 3 (6) dove tw indica lo spessore del muretto, e per i mattoni vale in particolare α = 0.1 e β = 0. Tali formule dovrebbero essere attendibili per le tamponature, poiché le equazioni (4) e (5) si riferiscono a materiali di qualità media, mentre la (6) è specifica per materiali di qualità scadente. Si noti che l’equazione (4) correla la resistenza alla snellezza del CIL 97 provino, oltre che alle resistenze del mattone e della malta. Hendry consiglia una formula dovuta a Grimm, la quale esprime la resistenza del prisma di muratura sulla base di un gran numero di risultati sperimentali prodotti negli Stati Uniti[5]. Questa correlazione si scrive: ζη fp = –– fb (0.000299 fm2 + 0.134) ε (7) Il fattore ζ considera la snellezza del provino; indicando l’altezza del prisma con hp ed il suo spessore con tp, si definisce: hp 2 ζ = 0.0178 [ 57.3 – (6 – –––– ) ] tp con 2 ≤ hp/tp ≤ 6. Il fattore η tiene conto dell’altezza del mattone in rapporto all’altezza del giunto di malta: hb 2 η = 0.0048 [ 273 – (14 – –––– ) ] hm con 2.5 ≤ hb/hm ≤ 10. Infine, ε è il cosiddetto fattore di esecuzione, che riduce la resistenza nel caso di lavorazione non soggetta a controllo: ε = max {1.96 – 0.0116 fb; 1} I fattori correttivi ζ e η assumono il valore unitario di riferimento rispettivamente quando la snellezza hp/tp è uguale a 5 e quando il rapporto hb/hm vale 6. Zarri[12] riprende la formula di Guidi e la modifica in: fw = 0.1 fb log (fm+ 5) (8) Rispetto alla formula originale, nell’argomento del logaritmo compare 5 MPa invece di 2, migliorando così l’accordo coi risultati sperimentali di Zarri, relativi a pannelli di muratura di mattoni pieni. Cuomo[10] propone un’espressione che interpola la resistenza della muratura tabellata dalle norme italiane[8]. Queste ammettono la stima empirica nel caso di unità artificiali piene e semipiene. Inoltre, per gli elementi strutturali prevedono una riduzione della resistenza secondo un coefficiente Φ<1 tabellato. Tale fattore tiene conto della snellezza del muro, dell’eventuale eccentricità delle azioni esterne e della non perfetta verticalità per le tolleranze di esecuzione. Quest’ultima è trattata alla stregua di un’eccentricità aggiuntiva e=hw/200. Confondendo i valori medi delle resistenze coi valori caratteristici, si ha: fw = Φ · 0.4 fb0.7 fm0.435 (9) Tale correlazione è analoga alla (5) di Tassios, ma mostra parametri numerici differenti. 65 L’osservazione vale anche per l’ultima formula esaminata nello studio. Si tratta delle prescrizioni dell’eurocodice[13], le quali forniscono la resistenza caratteristica fwk come: fwk = Φ∗ · kK (δ fb)0.7 fm0.3 (10) con δ fb ≤ 75 e fm ≤ min { 2δ fb; 20} se il giunto non è sottile. Il fattore δ , detto di forma[7], tiene conto delle dimensioni del mattone (di cui si deve considerare la resistenza quando asciutto); esso è limitato all’unità nel caso in cui la (10) sia impiegata per stimare la resistenza a compressione in direzione orizzontale. Nel medesimo caso, e se i mattoni hanno fori verticali in percentuale relativamente bassa, è k = 0.5, altrimenti k = 1. Il fattore K dipende a sua volta dal tipo di mattone (materiale nonché percentuale e direzione dei fori) e dal tipo di malta. Infine, Φ∗ riduce la resistenza in funzione della snellezza del muro e dell’eccentricità e∗ dello sforzo normale di compressione, essendo: 1 hw/tw – 2 2 e∗ Φ∗ = ( 1-2 –– ) · exp { – — ( —————— ) } tw 2 23 – 37e∗/tw dove e∗ = max {hw/450; 0.05tw}. In effetti, i coefficienti riduttivi Φ e Φ∗ sono previsti rispettivamente dalle norme italiane e dall’eurocodice per stimare la resistenza degli elementi strutturali, e non la resistenza della muratura intesa come materiale. Tuttavia è appropriato considerarli, perché si mostrerà che è importante tener conto della snellezza del provino. Applicazione e confronto Sia i criteri teorici, sia le correlazioni empiriche indicano che la resistenza della muratura dipende più strettamente dalla resistenza del mattone che da quella della malta. È opportuno osservare che ciò emerge anche dalle presenti misure sperimentali, seppur limitate nel numero (fig. 4). Quindi ha senso stimare la resistenza dei campioni in tabella 2 con le formulazioni suddette, e confrontare le previsioni con le misure sperimentali.Tale analisi è stata effettuata differenziando le grandezze coinvolte (in particolare, le resistenze dei mattoni e della malta) per i singoli campioni, quando tali valori erano disponibili.Altrimenti si sono usati i valori mediati su più campioni. Entrando nei dettagli, il criterio di Hilsdorf è stato considerato, unitamente all’equazione (2), solo quando potesse ritenersi valido, in base alla resistenza dei mattoni e della malta. Circa la resistenza a trazione dei mattoni, si è assunto fbt = fb/30, come suggerito per i mattoni forati[11]. La resistenza del prisma, secondo Hilsdorf e secondo Grimm, è stata convertita in resistenza della muratura con l’equazione (3). Ciò relativamente alla resistenza nella direzione verticale; invece col carico nella direzione orizzontale, quindi parallelo ai letti di malta (fig. 3), si è assunto che la resistenza del muretto fosse uguale a quella del prisma. RICERCA 4. Resistenza sperimentale della tamponatura vs. resistenza sperimentale dei mattoni e della malta. 5. Resistenza sperimentale della tamponatura vs. snellezza dei muretti. 6. Resistenza sperimentale della tamponatura vs. resistenza stimata secondo Tassios. 7. Errori nella stima della resistenza della tamponatura. Direzione rispetto ai fori parallela ortogonale Pur essendo la formula di Guidi più adatta alle tamponature dell’equazione (8) di Zarri, calibrata con materiali di buona qualità, si mostrano le stime di quest’ultima formula. Di fatto, i risultati sono pressoché coincidenti con quelli dell’altra per i campioni in esame. L’equazione (9) di Cuomo, rappresentativa delle norme italiane sulle murature, è stata applicata sia trascurando la snellezza dei provini (Φ = 1), sia tenendone conto con la 66 riduzione prevista dalle medesime norme (Φ <1 ottenuto per doppia interpolazione lineare di valori tabellati[8]). Un calcolo analogo è stato svolto con la formula (10) dell’eurocodice. Per trasformare la resistenza caratteristica nel valore medio, confrontato poi con le misure sperimentali, si è assunto forfettariamente il fattore 1.2 costante[7]. L’accuratezza dei vari metodi di previsione è valutata in primo luogo esaminando l’errore ∆ inerente alla stima di CIL 97 ciascuna misura sperimentale della resistenza dei muretti: fw(stima) – fw(misura) ∆ = ––––––––––––––– fw(misura) L’errore globale E commesso da una certa formulazione si assume essere la somma del valor medio µ e della deviazione standard σ degli errori individuali ∆ suddetti: E =µ{∆}+ σ {∆} Gli indici d’errore ∆ e E sono graficizzati in fig. 7. Il primo risultato che colpisce è la notevole entità degli errori ∆, i quali raggiungono facilmente il 100%. Del resto, errori quasi altrettanto severi sono stati trovati per le murature strutturali, stimandone la resistenza secondo l’eurocodice[7]. Dal punto di vista dell’accuratezza, il criterio teorico di Hilsdorf non si distingue dalla maggior parte delle correlazioni empiriche. La prima delle tre formule riprese da Tassios, l’equazione (4), appare essere la più soddisfacente. Al contrario, sorprende che gli errori massimi in assoluto siano commessi dalla terza formula, l’equazione (6), proposta proprio per i materiali di scarsa qualità. La formula di Grimm in sostanza equivale alla formula di Zarri, la quale ha il pregio della semplicità. Entrambe sottostimano sistematicamente la resistenza della tamponatura, soprattutto nella direzione debole, quella ortogonale ai fori dei mattoni. Nelle previsioni secondo le norme si nota invece la tendenza a sovrastimare la resistenza nella direzione forte, parallela ai fori, ed a sottostimarla nella direzione debole. Il tener conto della snellezza del provino tramite il fattore Φ <1 è poco rilevante con la formulazione dell’eurocodice, mentre migliora le stime secondo la norma italiana. Tuttavia, gli errori restano notevolmente superiori a quelli commessi dall’equazione (4) di Tassios. Ricordato pure che la formula di Grimm considera a sua volta la snellezza con esito insoddisfacente, si deve concludere che i migliori risultati dell’equazione (4) di Tassios non possono essere attribuiti esclusivamente all’aver introdotto la snellezza nella correlazione. Di certo la snellezza ha un ruolo nei risultati dello studio: la fig. 5 evidenzia come la resistenza misurata della tamponatura sia correlata significativamente con la snellezza dei muretti (si confronti con la fig. 4). Tuttavia, si deve pure considerare che i provini di maggiore snellezza sono quelli costruiti coi mattoni meno robusti (tab. 2). La formula (4) di Tassios è stata ottimizzata per i presenti risultati sperimentali tramite una procedura di regressione non lineare ai minimi quadrati, ottenendo: 0.1fm + 5.60 +2 fw = fb ––––––––––––––– hw 4.29 ––– + 18.49 tw (11) È risultato appropriato attribuire la resistenza minima di 2 MPa alla tamponatura. Con i valori usuali delle resistenze dei materiali e della snellezza, la (11) indica resistenze maggiori per la tamponatura rispetto alla (4). La fig. 7 mostra in basso a destra l’errore commesso dalla (11) al confronto con le altre correlazioni. Rispetto alla formula originaria, l’errore E si riduce dal 30% al 26%. Il miglioramento è testimoniato anche dalla rappresentazione delle resistenze misurate e stimate in fig. 6. Conclusioni Si è ormai consapevoli della grande influenza delle tamponature sulla risposta sismica degli edifici, quindi si è motivati a studiare le proprietà meccaniche delle tamponature.Le applicazioni interessano sia la progettazione degli edifici nuovi, sia la verifica degli edifici esistenti concepiti in assenza delle norme sismiche. Per questi ultimi,le tamponature possono rivelarsi una risorsa preziosa, come indicano i risultati delle prove svolte sui campioni di telaio tamponato. Fra l’altro, si è misurato che la resistenza all’incirca raddoppia grazie alle tamponature usuali di laterizi e malta.Avendo osservato lo schiacciamento degli angoli come meccanismo ultimo prevalente, si è identificata una correlazione che sembra fornire previsioni ragionevolmente accurate della resistenza a compressione delle tamponature. Dallo studio è emersa l’importanza di considerare la snellezza dei campioni. Ciò costituisce una difficoltà aggiuntiva nella caratterizzazione della tamponatura intesa come materiale omogeneo. Le indagini dovrebbero essere estese al campo di snellezza proprio dei pannelli di tamponatura reali. ¶ Riferimenti bibliografici [1] Colangelo F., Risposta sismica pseudodinamica di telai tamponati non adeguati, Atti del 10° Conv. Naz. di Ing. Sismica, Potenza-Matera, CDROM, 2001. [2] Colangelo F., Experimental evaluation of member-by-member models and damage indices for infilled frames, Journal of Earthquake Engineering 7(1), 25–50, 2003. [3] Min. LL. PP., Istruzioni per l’applicazione delle norme tecniche per le costruzioni in zone sismiche, Suppl. Ord. alla “Gazzetta Ufficiale” n. 97, 28 aprile 1997. [4] Presid. Cons. Min., Norme tecniche per il progetto, la valutazione e l’adeguamento sismico degli edifici, Suppl. Ord. alla “Gazzetta Ufficiale” n. 105, 8 maggio 2003. [5] Hendry A.W., Statica delle strutture in muratura di mattoni, Pàtron, 1986. 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