G
ALLURA
&
Periodico della Diocesi di Tempio-Ampurias fondato nel 1927
NGLONA
N. 12 - Anno XVI - 25 Giugno 2008 - Nuova serie - Spedizione in abbonamento postale art. 2 comma 20/b L. 662/96 - Sassari - € 1,00
Porto Rotondo
Benedetto il Campanile
di Mario Ceroli
Il conte Luigino
Donà delle Rose
e alle spalle
il campanile
disegnato
dall’architetto
Mario Ceroli
Un’opera che continuerà a parlare di Dio
anche all’uomo di oggi
di Giovanni Sini
N
ella stupenda cornice della piazzetta della Chiesa intitolata a San
Lorenzo, a Porto Rotondo, in un contesto coreografico caratterizzato dai numerosi ombrellini bianchi aperti per ripararsi da un sole finalmente estivo, si è svolta la cerimonia di benedizione della nuova
torre campanaria. Alla presenza del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, della Presidente della Provincia Olbia-Tempio Pietrina Murrighile,
del Sindaco di Olbia Gianni Giovannelli e di molte altre autorità politiche,
militari e civili, il Vescovo di Tempio-Ampurias, Mons. Sebastiano Sanguinetti, ha detto, nella sua omelia, che l’opera è stata fortemente voluta dalla Fondazione Porto Rotondo e dall’omonimo Consorzio. Un’opera che dà
completezza alla chiesa, con il corredo del suo valore architettonico-artistico e con la portata della sua carica simbolica, così aderente e cara alla
tradizione cristiana. Mons. Sanguinetti si è poi soffermato sul significato
religioso dell’opera nella dimensione funzionale e simbolica. “Con le
campane in esso alloggiate, il campanile ha sempre svolto il servizio di
ritmare la vita della comunità cristiana, segnando i tempi principali della preghiera del mattino, di mezza giornata e della sera, convocando
l’assemblea cristiana per la celebrazione dei sacramenti, accompagnando i momenti di gioia e di festa, ma anche quelli di lutto e di dolore della comunità”. Il Vescovo Sebastiano ha sottolineato l’importanza del legame (indissolubile) del campanile con la chiesa perché rappresenta il
luogo della fede e della vita cristiana. Di grande efficacia è stato il richiamo alla contrapposizione tra la modernità - secolarizzata, che prova
ostilità verso tutto ciò che è sacro e nel suono delle campane un fastidioso inquinamento acustico da eliminare- e la scelta di Porto Rotondo,
che ha voluto il nuovo campanile, così come aveva voluto la Chiesa tanti anni fa, nel cuore centrale del borgo. Il campanile è il simbolo, ha proseguito il Vescovo, attorno al quale si sono costruite e rafforzate le tante
identità locali... E la domanda di identità è tanto più necessaria, quanto più pervasiva si fa la globalizzazione, con il suo carico di promesse e
di opportunità. Ma anche con i suoi rischi di disumanizzazione e di appiattimento. Con il suo slancio verso l’alto, poi, il campanile invita l’uomo
ad elevare il proprio orizzonte oltre i limiti del presente e del contingente, in un simbolico abbraccio che porta la terra a toccare il cielo. Il cielo,
visto, in questa prospettiva, non come nemico dell’uomo, ma come suo sostanziale e necessario alleato. In conclusione della sua omelia, il Vescovo Sanguinetti, ha ribadito l’importanza del linguaggio artistico come veicolo per esprimere in profondità la fede. L’arte che già nella sua natura
più profonda ha qualcosa di spirituale, perché dallo spirito dell’uomo
prende le mosse e allo spirito dell’uomo parla, nella visione cristiana, in
quanto veicolo espressivo del bello e della bellezza, non può non provenire da Colui che è l’origine di ogni bellezza creata, Dio stesso. Quest’opera, ci dice che la ‘bibbia di pietra’ o di legno in questo caso, non ha
smesso la sua funzione e non smetterà di continuare a parlarci di Dio,
dello spirito e del bello anche all’uomo di oggi e a quello che verrà.
7
Spiritualità
L’infinita potenza di Dio e la
sua immensa
paternità
8
Attualità
Arsenale Marina Militare
tra paura e
speranza
Il saluto tra il Presidente del
Consiglio Silvio Berlusconi e
il Vescovo Sanguinetti
9
L’intervista
A tu per tu con
il sindaco di
Aglientu
Gabriela Battino
12
Storia
Moneta e la
sua chiesa.
Presentazione
del libro
ALLURA
&AGNGLONA
Nuova Serie
COMMENTO AL VANGELO
Aut. Trib. Tempio Pausania n. 4
del 21 - 12 - 1960
Proprietà:
Diocesi di
Tempio-Ampurias
Amministratori
Gavino Fancellu
la parola
Anno XVI
n. 12
25 giugno
2008
Domenica 29 giugno
Santi Pietro e Paolo, apostoli
Atti 12,1-11; 2Timoteo 4,6-8.17-18; Matteo 16,13-19
di Angelo Sceppacerca
Direttore responsabile:
don Giovanni Sini
[email protected]
Redazione:
Mario Careddu
Franco Fresi
Andrea Muzzeddu
Marianna Micheluzzi
Giuseppe Pulina
Gianni Satta
Pietro Zannoni
Tomaso Panu
Gavino Fancellu
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Questo numero di Gallura & Anglona
è stato consegnato alle Poste, per la
spedizione, il 25 giugno 2008.
È
la festa dei grandi apostoli, Pietro e Paolo. Rosso è
il colore liturgico perché
rosso è il sangue versato dai martiri. A San Pietro oggi il Papa consegna, ai nuovi arcivescovi, i palli, le
piccole stole di lana d’agnello che
simboleggiano un particolare legame con il successore di Pietro e
che, come bianca e morbida collana, spiccano sulle ampie casule
rosse. La tradizione vuole che queste stole riposino tutto un anno, in
un’urna collocata sotto l’altare della Confessione e sopra la tomba di
Pietro.
Il Vangelo di oggi presenta una
scena svoltasi a Cesarea di Filippo,
nell’estremo Nord della Terra Santa, in zona pagana, il punto più
lontano da Gerusalemme. Cesarea
si estendeva ai piedi del monte Ermon. Una delle grotte era dedicata
al dio Pan e alle ninfe. Sulla sommità di una rupe, Erode aveva fatto costruire un tempio in onore di
Cesare Augusto, mentre Filippo,
suo figlio, aveva ingrandito la città
dandole il nome di Cesarea. Venerare un idolo e un uomo per gli
Ebrei era semplicemente satanico:
per questo la grotta era considerata l’ingresso dell’inferno. Gli ebrei
attendevano che, da un giorno all’altro, gli abissi infernali scuotessero la rupe e inghiottissero il tempio
sacrilego. Qui, in questo luogo,
Gesù parla di un’altra pietra sulla
quale edificherà un altro tempio, la
Chiesa di Dio sulla quale nessuna
potenza potrà prevalere. Simone
ne riceve le chiavi e ne è pietra visibile. Ma prima occorre la fede.
Per questo Gesù chiede ai discepoli, con umiltà, “chi sono io per
voi?”. La domanda non mostra una
crisi di identità, ma la strada per
portare i discepoli dentro il suo mistero. È la risposta a questa domanda, infatti, che costituisce il discepolo. Il problema non è interrogare Dio, ma lasciarci interrogare
da Lui che è e resta sempre un mistero; rispondergli, invece, costituisce l’avventura di essere uomini. Il
cristianesimo non è una ideologia,
neppure una morale, ma il rapporto personale con Gesù.
Siamo alla svolta del Vangelo di
Matteo: Pietro e gli altri riconoscono Gesù come il Cristo, il Figlio di
Dio. Quella di Pietro è la professione di fede cristiana: Gesù è il
centro e il culmine della rivelazione di Dio perché è il Figlio. E Simone diviene “pietra”, un attributo
di Dio stesso. La Chiesa si costruisce su questa pietra come la casa
dei figli di Dio.
A Pietro Gesù conferisce un primato che lo collocherà, nella prima comunità di Gerusalemme,
sempre in prima fila come protagonista, nel prendere la parola a
nome di tutti gli apostoli, nel compiere le guarigioni miracolose, nel
punire gli indegni, nel confermare
le conversioni, nell’ammettere i pagani, nell’affermare la libertà cristiana di fronte alla legge mosaica.
Il primato di Pietro si spiega sul
modello del primato del Signore
che è venuto per servire e dare la
vita.
Il primato è un servizio nella fede
e nell’amore. Così diviene anche
principio di comunione e di unità.
Accanto al primato di Pietro e
dei suoi successori, c’è il primato
della Chiesa di Roma, di cui Pietro
è vescovo. Roma “presiede alla carità”, secondo l’espressione di
Ignazio di Antiochia, e “tutte le
Chiese cristiane sparse in ogni
luogo hanno ritenuto e ritengono
la grande Chiesa che è qui a Roma
come unica base e fondamento,
perché, secondo la promessa del
Salvatore, le porte degli inferi non
hanno mai prevalso su di essa”
(San Massimo il Confessore).
Insieme a Pietro, anche Paolo. Insieme sono “le più grandi e le più
giuste colonne” (San Clemente)
che portano a compimento la loro testimonianza a Roma, dove
versano il sangue per Cristo e
conferiscono a questa Chiesa una
“più alta autorità apostolica”, per
cui ogni cristiano e ogni comunità ecclesiale deve confrontarsi e
concordare con essa (Sant’Ireneo). I due apostoli simboleggiano anche la Chiesa dei giudei e la
Chiesa dei pagani. La Chiesa è
una e universale.
Il Vescovo Mons.
Sebastiano Sanguinetti
informa che per giovedì
3 luglio, alle ore 10.00,
nei locali dell’Episcopio
a Tempio è convocato il
Consiglio Presbiterale
Diocesano.
All’ordine del giorno:
“Vicariati foranei,
urbani e zone pastorali”.
chiesa
Anno XVI
n. 12
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Comunicato
Curia Diocesana
NOMINE
Con Decreto del 12 giugno 2008 il Vescovo
Mons. Sebastiano Sanguinetti ha provveduto
alle seguenti nomine:
- Don Francesco TAMPONI, Direttore
dell’Ufficio Diocesano per i Beni Culturali è
stato nominato Cappellano della Casa
Circondariale “La Rotonda” in Tempio.
- Don Mauro MORETTI, Parroco di Telti, è
stato nominato Direttore dell’Ufficio diocesano di Pastorale Giovanile. Sarà coadiuvato
da un’équipe di sacerdoti e laici per la costituzione e il coordinamento della Consulta diocesana.
- Don Paolo PALA, Parroco di Perfugas, è stato
nominato Direttore dell’Ufficio Catechistico
diocesano. Sarà coadiuvato da un’equipe diocesana per il coordinamento delle diverse aree
di servizio: la catechesi dell’iniziazione cristiana, la catechesi per gli adulti, l’apostolato biblico e il catecumenato degli adulti.
- In pari tempo Monsignor Vescovo ha anche
istituito l’Ufficio Diocesano di Pastorale
Sanitaria, nominando come Direttore don
Santino CIMINO, Vicerettore del Seminario
diocesano, e referente laico il Dott. Franco
PALA, Primario di anestesia e rianimazione
presso l’Ospedale “Giovanni Paolo II” in Olbia.
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missioni
Anno XVI
n. 12
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Il rosario di San Paolo
di Marianna Micheluzzi
Che cos’è il Rosario?
È la preghiera più completa perché riporta in
sintesi tutta la storia della nostra SALVEZZA. È
una preghiera umile, semplice. È una preghiera che facciamo rivolgendoci a MARIA, la MADRE di GESU’, in unione con LEI, perché interceda per noi presso il suo FIGLIO amatissimo.
La risposta della VERGINE all’ANGELO del SIGNORE al momento dell’ANNUNCIAZIONE è
stata infatti quella che ha cambiato d’un tratto
tutta la storia dell’UMANITA’. Su questo occorre
riflettere nell’atto del meditare. Attraverso il mistero dell’INCARNAZIONE CRISTO è entrato
nella vita di ognuno di noi. Come il SOLE che
quando sorge cambia il volto di tutto ciò che illumina. Sta a noi poi saperLo accogliere, testimoniare e comunicare. La parola” ROSARIO” significa “corona di rose” dall’usanza medievale
che consisteva nel mettere una corona di rose
fresche sulle statue della VERGINE. Ogni rosa
una PREGHIERA. Il ROSARIO fu reso devozione popolare da San Domenico quando ricevette dalla VERGINE MARIA, nella prima di una
serie di apparizioni, appunto la corona del Rosario da utilizzare come mezzo di conversione
dei non credenti e dei peccatori. Papa PIO V,
dopo la vittoria della flotta cristiana sui Turchi
a Lepanto, nel 1571, introdusse nel calendario
liturgico la festa della Madonna del Rosario, che
da allora si celebra ogni anno il 7 ottobre. Hanno contribuito alla sua diffusione il Beato Alano della Rupe, San Luigi Maria Grignon da
Montfort ed il Beato Bartolo Longo. Le apparizioni della VERGINE a LOURDES e a FATIMA
ne hanno ulteriormente diffuso la pratica.
Chi è Paolo?
Tra il 5d.C. ed il 10d.C, quindi probabilmente
l’8d.C, circa 2000 anni fa, nasce a Tarso di Cilicia, provincia dell’Impero Romano, da una famiglia della diaspora, un bimbo ebreo cui viene imposto il nome di Paolo. Tarso era a quel
tempo città cosmopolita, dove si era stabilita
una fiorente comunità ebraica. Il padre di Paolo faceva il commerciante di tende. Come era
uso il bimbo portò subito due nomi: uno ricevuto il giorno della circoncisione, Saulo, che significa letteralmente “implorato dal Signore”,
l’altro, di origine latina, Paolo, che significa piccolo forse in relazione alla sua statura. O anche “poca cosa”. Paolo non conobbe Cristo.
Educato secondo la profonda religiosità dei Farisei, da giovane fu un tenace avversario del cristianesimo nascente fino alla sua folgorante
chiamata sulla via di Damasco. Quando incontrò il Cristo, divenne però subito suo servitore
e suo discepolo. “Paolo, servo di Gesù Cristo,
apostolo per vocazione, prescelto per annunziare il Vangelo di Dio…”(Rom1,1). Nel primo
versetto della lettera ai Romani , con pochi ma
incisivi tratti, così Paolo delinea la sua identità.
Da quel momento divenne apostolo cristiano e
missionario presso i pagani. Fu l’Apostolo delle
Genti e con Pietro diffuse il messaggio evangelico nel mondo di allora. Con la sua parola e soprattutto con i suoi scritti operò la prima fondamentale inculturazione del Vangelo nella Storia. Egli ebbe sempre chiara coscienza di essere apostolo e annunciatore del Vangelo e con
queste prerogative si presentò alle sue comunità.“…prescelto da Dio per annunziare il Vangelo” : svolse pertanto la sua opera di evangelizzazione in forza di un incarico preciso. Non
evangelizzò per decisione propria, né per volontà di altri uomini ma perché prescelto e designato da Dio stesso. Proprio per questo è un
apostolo nel vero senso della parola che significa “inviato”. Paolo fu perfettamente consapevole di questo mandato e spesso si trovò a rivendicare il titolo di apostolo non per attribuirsi qualche potere o merito personale ma solamente per difendere il Vangelo, la sua missione, le sue comunità. Dagli scritti che gli sono attribuiti emerge l’immagine di un uomo tutto
d’un pezzo, incapace di compromessi, ardente
ed impetuoso, motivato per arrivare fino in fon-
Rembrandt
Il Figliol Prodigo
do alle cose di sua competenza senza risparmio
di sé e senza riserve. Tale temperamento, che
prima lo spingeva a perseguitare accanitamente
i cristiani, una volta convertito, lo rese instancabile diffusore del cristianesimo in tutto il bacino del Mediterraneo. Per annunciare il Vangelo passò attraverso difficoltà, fatiche, pericoli
di ogni genere, fino al martirio che si consumò nella città di Roma, divenendo per tutta la
Chiesa il prototipo degli evangelizzatori.
Perché il Rosario di San Paolo ?
Nell’anno paolino la proposta del ROSARIO di
SAN PAOLO non è altro che una meditazione
sulla storia della SALVEZZA attraverso alcuni
brani, estrapolati dalle LETTERE, i più significativi, ripartiti in misteri del dolore, della gloria,
della gioia, della luce. Chi meglio di PAOLO infatti, con la sua intensa riflessione teologica e
spirituale, può guidarci con fede all’incontro
con DIO ? Il suo esempio di uomo per la MISSIONE faccia di noi degli autentici TESTIMONI
del RISORTO. UOMINI E DONNE CAPACI DI
CONSOLAZIONE.
Le recensioni di Marianna Micheluzzi
LA GIUSTA DISTANZA
Youssou N’DOUR
IL DENARO FA LA FELICITÀ?
di CARLO MAZZACURATI - Italia / 2007
ROKKU MI ROKKA
Editore LATERZA 2007/ROMA-BARI
pag.144, euro 10,00
Il film di Mazzacurati è uno sguardo delicato e profondo sulla provincia italiana, dove la vita scorre come il fiume che contorna la storia.
Mara, la nuova maestra, arriva in un paese quasi ai confini
della realtà, dove interculturalità, lavoro e consumismo sono
parte della quotidianità e della scenografia.
Hassan, un meccanico tunisino, s’innamora della bella maestra. La morte tragica e misteriosa di quest’ultima risveglia il
pregiudizio nei confronti dell’immigrato, che pagherà ingiustamente.
Diversi i temi toccati: un’integrazione apparentemente riuscita
e, allo stesso tempo, ancora contrastata da facili prepotenze;
le relazioni interculturali e religiose; l’animo italiano diviso tra
buon senso popolare e la copertura delle magagne locali dietro il paravento del binomio immigrazione-criminalità. Ma è la
voglia di ridare senso al giornalismo-verità che colpisce in opposizione al facile voyeurismo dei quotidiani locali, dove fa
più impressione la “pesca miracolosa” di un tonno gigante nel
Po che lo sfruttamento di immigrati clandestini.
Mazzacurati sottolinea il bisogno di tornare all’informazione
che forma ed informa al bene comune, rende giustizia alla verità e scardina il “male” che si pensa venga dall’esterno e dallo straniero mentre è dentro di noi.
Torna l’artista di Dakar. L’ottavo
album di Youssou è pieno di ritmi
e suoni più puri e legati alla tradizione senegalese.
Lasciata da parte la tecnologia e
smessi i suoni elettronici, il disco
ci riporta l’anima della musica di
tutto un popolo, in particolare
quello della tradizione pulaar.
Youssou si avventura anche in ritmiche che vanno al di là del suo
abituale mbalax.
In particolare la partecipazione
del musicista maliano Bassekou
Kouyaté apporta strumentazioni
tradizionali, tra cui lo ngoni (strumento a quattro corde), dando un
nuovo colore musicale saheliano
al disco. Infine il duetto con Neneh Cherry cerca di ripetere il
successo della superhit “Seven Seconds”.
LEONARDO BECCHETTI
Alla domanda del titolo, notissima per altro, corrisponde
una trattazione agile e non moralistica, che non si fonda su
principi filosofici o spirituali anche se l’autore, presidente
del Comitato etico di Banca Etica, certamente non li misconosce.
Il punto di partenza sono le numerose ed ormai consolidate nel tempo indagini sulla “felicità dichiarata” da campioni di cittadini dei vari Paesi del mondo.
Dopo aver discusso l’attendibilità di tali statistiche, il libro
ci induce a riflettere sul rapporto tra felicità e reddito, inflazione, disoccupazione, lavoro, mercato, ambiente…
Fra le conclusioni: il grado di felicità dipende dal numero
e qualità delle relazioni umane; la ricchezza assoluta è assai meno importante della ricchezza relativa (a quella del
gruppo sociale di riferimento), ossia del grado di equa distribuzione delle risorse. In altre parole: reddito pro capite
e felicità non coincidono.
Lo sapevamo ma è bello vederlo dimostrato da un economista. Il professor Becchetti è infatti docente di economia
all’Università romana “Tor Vergata”.
(Nonesuch Records - 2007)
pastorale sociale
Anno XVI
n. 12
25 giugno
2008
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AL VIA LA PASTORALE SOCIALE
Primi passi per la Consulta diocesana dell’Ufficio per i problemi sociali e il lavoro
di don Sandro Serreri*
L
unedì 16 giugno, presso la Curia diocesana in Tempio Pausania, si è svolta, presieduta dal Vescovo Mons. Sebastiano Sanguinetti, la prima riunione della Consulta diocesana dell’Ufficio per i problemi sociali e il lavoro. Dopo alcuni incontri, che hanno visto riuniti i delegati diocesani che hanno partecipato alla Settimana sociale dei cattolici italiani (Pistoia-Pisa 18-21 ottobre 2007), dedicati alla individuazione dei possibili membri, quello del
16 giugno è da considerarsi il primo passo importante del lungo cammino che deve intraprendere la Pastorale sociale diocesana. Attorno al tavolo della Consulta si sono riuniti i rappresentanti del mondo del Sindacato, dell’Impresa, dell’Artigianato, del Commercio, del Turismo, della Cultura, della Sanità, del Progetto
Poliporo per dar vita a quell’organismo che ho
definito: «Le lenti con e grazie alle quali poter
vedere e leggere il Territorio con i suoi bisogni e
le sue speranze». I lavori sono stati introdotti da
Mons. Sanguinetti che ha chiesto all’Ufficio di
aiutare la Chiesa diocesana ad esser presente
nell’ampio e complesso Territorio della Gallura
e dell’Anglona, vero e proprio “laboratorio” dell’accelerato divenire sociale, economico e culturale del Nord-Est della Sardegna. A questa
Chiesa il Vescovo chiede, inoltre, di mettersi in
ascolto, di interrogarsi e di saper leggere i “fenomeni” socio-economici che stanno segnando
la vita delle popolazioni che vivono nei territori della nostra Diocesi. Per questo, la Chiesa
diocesana ha bisogno di essere solidale, vale a
dire: di condividere «le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini» (Gaudium et
Spes, Proemio) e delle donne delle terre di Gallura e Anglona. Infine, alla Chiesa diocesana,
per mezzo dell’Ufficio per la pastorale sociale,
chiede di essere anche Chiesa propositiva, cioè
Chiesa che sa aiutare i cristiani, e tutti gli uomini di buona volontà, a radicarsi sempre più in
un orizzonte di speranza e di responsabilità.
Perciò, per il Vescovo la Consulta dovrà essere
un “gruppo di lavoro” capace di “fotografare” il
Territorio, leggere e interpretare queste “foto”
affinchè, poi, l’Ufficio possa offrire idee, valori
e “segni profetici”. Gli interventi, che hanno fatto seguito, hanno espresso l’interesse e l’attesa,
sincera e reale, che c’è da parte di tutte le “forze sociali” del Territorio perché la Chiesa sia
presente, ascolti e sia propositiva sul piano, soprattutto, dei valori. Tutti i presenti, infatti, hanno sottolineato quanto forte sia il bisogno di
poter disporre di un quadro di valori dentro il
quale poter far muovere e vivere tutte quelle dinamiche socio-economiche che, senza questo,
rischiano di non considerare la persona umana
al centro e al di sopra, sempre e comunque, del
lavoro, dell’impresa, del commercio, del profitto. Il rischio – lo sappiamo tutti! – è sotto i nostri occhi, tutti i giorni. Infatti, alla ricchezza,
sempre più raggiungibile e diffusa, corrispondono preoccupanti sacche di povertà ed emarginazione, vecchie e nuove, che fanno temere,
in un futuro non lontano, l’esplosione di “questioni sociali” che possono far soffrire non poco il nostro Territorio, i nostri grossi centri abitati. Perciò, tutti i partecipanti alla Consulta
hanno chiesto che la Chiesa diocesana, tramite
l’Ufficio per i problemi sociali e il lavoro, dia il
suo contributo per rendere migliore il nostro
Territorio, la vita delle nostre Comunità civili.
Chiudendo, quindi, i lavori e dando appuntamento alla Consulta per il mese di settembre,
ho detto che lo slogan da portare, quanto prima, a tutti gli uomini e le donne, a tutti i lavoratori e le lavoratrici della nostra Diocesi è: Speranza! È, infatti, la speranza la virtù anche civica, non solo religiosa, che sta venendo a mancare nell’orizzonte della vita quotidiana del
mondo delle nostre famiglie, del lavoro e della
società. Dobbiamo, allora, portare speranza. Ne
ha urgente bisogno questo nostro Territorio
che, pur ricco, opulento, in sviluppo inarrestabile, sente comunque il vuoto di valori, di solidarietà, di eticità, di responsabilità, di servizio al
“bene comune”. Sarà questo il lavoro che spetterà, a partire da settembre, al gruppo di lavoro dell’Ufficio con l’aiuto e la collaborazione insostituibile della Consulta. Se, dunque, “il
buongiorno si vede dal mattino”, il nostro – ve
lo posso assicurare! – è stato veramente un
buon inizio.
*Direttore dell’Ufficio diocesano
per i problemi sociali e il lavoro
I sacerdoti aiutano tutti.
Aiuta tutti i sacerdoti.
Ogni giorno 39 mila sacerdoti diocesani annunciano il Vangelo nelle parrocchie tra la gente, offrendo a tutti carità, conforto e speranza. Per continuare la loro
missione, hanno bisogno anche del tuo aiuto concreto: di un’offerta per il sostentamento dei sacerdoti. Queste offerte arrivano all’Istituto Centrale Sostentamento
Clero e v e n g o n o d i s t r i b u i t e t r a t u t t i i s a c e r d o t i , s p e c i a l m e n t e a q u e l l i d e l l e c o m u n i t à p i ù b i s o g n o s e , c h e p o s s o n o c o n t a r e c o s ì s u l l a g e n e r o s i t à d i t u t t i .
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Anno XVI
n. 12
25 giugno
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vita in oratorio
Crescere insieme in Sacra Famiglia
di d. Andrea e tutti i collaboratori dell’Oratorio
O
lbia. Di fronte a quella che il
Papa benedetto XVI ha definito “emergenza educativa”,
certamente la Chiesa vuole farsi carico,
come ha sempre fatto nei secoli, delle
proprie responsabilità, sentendo come
suo compito anche quello di contribuire
alla crescita integrale della persona umana, perché essa possa esprimersi nella
sua pienezza, sia nello spirito che nel
corpo. Seguendo questa linea, la Comunità Parrocchiale della Sacra Famiglia, soprattutto sotto la sapiente guida e
le scelte intelligenti del compianto don
Augusto Addis, negli anni passati si è
sempre distinta ad Olbia per aver favorito l’incontro e la crescita di ragazzi e
giovani, vera fucina di cristiani entusiasti
e uomini impegnati per il bene della
propria città. Dopo un breve periodo di
sosta e di ripensamento, dovuto a varie
stanchezze e difficoltà, assieme ad un
gruppo di genitori e di giovani volontari,
intendiamo riprendere, potenziare e
rendere sempre più operativo l’impegno di questa comunità cristiana
affinché i ragazzi ed i giovani consolo di questa parrocchia, ma di
tutta la città di Olbia, possano avere occasioni di incontro e di confronto, di crescita, di sano divertimento, nelle strutture ricreative e
formative nate e rinnovate attorno
alla nostra chiesa di via Roma. In
questi ultimi mesi abbiamo voluto
dotare il campetto di un manto di
erba sintetica e di adeguata illuminazione, rinnovare la recinzione,
rimettere in sesto strutture e strumenti, per far sì che i nostri ragazzi possano sentirsi motivati ad incontrarsi e star bene in un ambiente formativo che null’altro chiede
se non di essere se stessi, di cercare il bene proprio e degli altri, di
ricercare quei valori che da sempre
sono espressione di autentica umanità. Il nostro progetto formativo
prevede vari settori di attività ricreative ed educative:
Oratorio: E’già operativa un’équipe di formatori ed un gruppo di ragazzi che svolgono varie attività ricreative, formative e di gruppo. Il
gruppo è certamente da ampliare.
Pallavolo: Insieme alla Società
Sportiva Pallavolo Olbia, è in cantiere un progetto che prevede la
formazione di varie squadre di pallavolo, per tutte le età, sia maschili
sia femminili, avvalendosi dell’esperienza di tecnici e giovani che
già militano in questa disciplina
sportiva.
Calcetto: con alcuni volontari
adulti si intende educare ragazzi/e
ad affrontare questa attività sportiva per acquisire sia migliori capacità, sia lo spirito di collaborazione
e di squadra, sia la ricerca dei veri
valori del gruppo e della persona.
Ping-Pong: Anche per questa disciplina sarà possibile svolgere attività a livello amatoriale ma anche
competitivo.
Musica: Sono operative scuole di
chitarra e di tastiera, ma potranno
essere presi in considerazione anche
altri strumenti, sia per un migliore
servizio liturgico che per intrattenimento personale o di gruppo.
Teatro: La struttura del teatro rende possibile attività filodrammatiche, spettacoli ed espressioni artistiche varie.
Campi-Scuola: Nelle nostre strutture di San Teodoro sono in programma dei campi formativi di ragazzi e giovani non solo per il periodo estivo ma anche per il resto
dell’anno.
Bocce: Stiamo cercando di ripristinare i due campi di questa disciplina sportiva, adatta sia agli anziani sia ai giovani.
Ogni attività sarà portata avanti da
volontari adulti, genitori e giovani
sensibili al problema educativo, all’interno di un mondo di valori
umani e cristiani che rendono possibile una crescita serena, armoniosa e integrale dei nostri ragazzi.
“Onesti cittadini e buoni cristiani”
Riparte l’esperienza dell’Oratorio “Don Mureddu” a Tempio
a cura del Gruppo Oratorio S. Antonio
D
urante lo scorso marzo,
dopo una lunga chiusura
dovuta al restauro dell’edificio, la parrocchia San Pietro
Apostolo, in Tempio, ha intrapreso un progetto di riapertura
dell’Oratorio “Don Domenico
Mureddu”, luogo di incontro per
bambini e giovani della città, da
sempre. Partendo dal presupposto
che la buona volontà ed il sacrificio di tutti non fosse sufficiente a
far fronte alle esigenze dei giovani d’oggi si è pensato ad una formazione personale e di gruppo
per tutti i volontari attuali e futuri,
che avessero voglia di puntare a
questo progetto. Nei giorni 13-1415 Giugno presso l’Oratorio ha
avuto luogo questo corso grazie
alla testimonianza di giovani animatori-educatori salesiani dell’Oratorio di Viale Fra Ignazio di Cagliari, nonché esponenti di spicco
dell’Associazione C.G.S. La Giostra che si occupa anche del cam-
po teatrale e cinematografico oltre
che dell’animazione. Partendo dal
fatto che non esista un animatore
arrivato, si è introdotto l’argomento con l’esperienza di don
Bosco attualizzabile nei nostri
giorni. I docenti hanno, tramite
dispense consegnate ad ogni corsista, esaminato con noi il sistema
preventivo di don Bosco contrapposto a quello repressivo. I capisaldi del sistema sono: la Ragione,
la Religione e l’Amorevolezza, caratterizzati dalla volontà di stare
con i giovani (essere animatori è
uno stile di vita), condividendo il
loro mondo, stando attenti alle loro esigenze e ai loro valori e avendo larga apertura verso il dialogo.
Solo il cristiano può, con successo, applicare questo sistema che
poggia sulle parole di San Paolo
(1 Cor 13,4): “ La carità è benigna
e paziente, soffre tutto ma spera
tutto e sostiene qualunque disturbo”. Il corso ha poi diretto la sua
attenzione verso la figura dell’animatore-educatore, ricordandone
la poliedricità del ruolo e il saper
metterci l’anima.
Varie regole d’oro contraddistinguono la figura:
- non posso dare ciò che non ho
- non posso donarmi se non mi
possiedo
- non posso dire certe cose ma
cose certe.
L’animatore non è perfetto, ma
una persona in costante cammino,
deve prendere coscienza che oltre
ad animare ed educare un gruppo
di ragazzi educa in primo luogo se
stesso, infatti “ciò che non fai non
lo impari e ciò che non impari
non lo fai”. L’animatore deve essere allegro, innamorato della vita, fare festa e mettersi in gioco, i
ragazzi devono subito imparare
che il cristiano
è l’ultimo che
smette di ridere
perché “Dio è
spassoso, non
lagnoso”. La religione, vista da
don Bosco come caposaldo
del sistema preventivo, viene
intesa come sviluppo del senso
di Dio, incitando i ragazzi a
porsi
quesiti
sulla loro vita spirituale, aiutandoli
a prendere coscienza di Dio; i ragazzi fanno fatica a salire verso di
Lui, è infatti da saggi usare una
marcia bassa perché “è inutile fare
teste piene, meglio puntare a teste
ben fatte”. Dopo una parte teorica
si è spostato il campo d’azione verso la parte più pratica, illustrandoci, durante i laboratori, come organizzare grandi giochi, serate a tema, inaugurazioni, feste ed infine
dei tornei. Abbiamo concluso il
corso con una relazione sulla Media Education e su come organizzare un cineforum e con la messa
domenicale per ringraziare Dio
dell’opportunità dataci e dell’entusiasmo ricevuto. Un ringraziamento particolare va al parroco don
Antonio Addis, che fin dall’inizio
ha desiderato fortemente per noi
questa esperienza, al coordinatore
dott. Grassi e all’entusiasmo e all’esperienza di Eleonora, Michela ed
Emanuele che ci hanno guidato in
questi giorni. L’auspicio è che questa attività sia solo un punto di partenza ed un inizio verso nuove collaborazioni.
spiritualità
Anno XVI
n. 12
25 giugno
2008
ALLURA
&AGNGLONA
7
L’infinita potenza di Dio e la sua immensa paternità
di Delia Floris
I
n un momento storico in cui le figure genitoriali sembrano essere in crisi, in cui i ruoli educativi non sono più così chiari come in
passato e la stessa autorità del padre e della
madre sono messe in discussione,
occorre
guardare con rinnovata speranza al Dio di Gesù Cristo, a quel Padre che sta nei cieli ma che
allo stesso tempo è più vicino all’uomo di
quanto lo sia ognuno a se stesso.
Qualcuno dice che oggi non è facile parlare della paternità di Dio ad un mondo in cui vi sono
troppi casi di padri terreni che non riescono ad
essere tali nel vero senso della parola: infanzia
violata, genitori incapaci di gestire la missione
educativa con dedizione e coraggio, povertà
materiali e morali che ostacolano la funzione
paterna, farebbero sì che l’uomo odierno non
sia più in grado di comprendere chi è Dio Padre. Penso che si debba però fare l’operazione
inversa. Posta la crisi, partire da Lui. Non partire dalle nostre idee, limitate e spesso segnate
dalla sofferenza, ma dal concetto che del Padre
aveva Gesù. Dai Vangeli possiamo desumere
che Egli aveva una concezione originale di Dio.
Pur collegandosi alle idee tradizionali Egli non
considera Dio come un giudice severo, pronto a
condannare l’uomo, ma lo presenta ai suoi seguaci come un Padre amoroso, pronto a prendersi cura dei suoi figli, che nutre gli uccelli del
cielo e si preoccupa addirittura dei gigli dei
campi e che molto di più opera per l’uomo. Dio
è un padre che conosce addirittura tutti i capel-
li del nostro capo e che ci invita a non avere timore per la nostra sorte. Secondo l’insegnamento di Gesù Dio è talmente familiare all’uomo al punto che ci possiamo permettere di
chiamarlo Abbà, termine aramaico che si traduce con papà, babbo, con quella parola che il
bambino impara a pronunciare nella fase stessa
della lallazione, e che dimostra una intimità profonda, confidenziale, con colui che dà la vita.
Questa particolare concezione di Dio è ben
espressa nel Padre Nostro in cui si afferma a
chiare lettere che Dio provvederà ai suoi figli e
li salverà. Già alcuni profeti , tra cui Osea, avevano presentato i sentimenti affettuosi di Dio
verso il suo popolo (Os.11,1-9) ma nel Padre
Nostro ogni uomo è autorizzato da Gesù a rivolgersi a Dio con estrema confidenza, domandandogli ciò di cui ha bisogno, con un linguaggio che fa uso di verbi all’imperativo, (dacci il
pane, rimetti i debiti, non indurci in tentazione,
liberaci dal male) che indicano il riconoscere
contemporaneamente l’infinita potenza di Dio e
la sua immensa paternità che lo porta a servire
i suoi figli con amore e dedizione assoluti. Gesù presenta il Padre come Misericordia e Perdono senza limiti. Nella parabola del figliol prodigo il padre rimane in attesa del figlio allontanatosi da casa e quando lo vede rientrare lo accoglie con una festa meravigliosa perché ritrova
un figlio che si era perso. La rappresentazione
di Rembrandt del padre misericordioso è quanto di più sublime si possa trovare in campo artistico. Le mani che abbracciano il figlio sono
una diversa dall’altra: una è una mano podero-
Lasciarsi guidare da Dio
di Anna Maria Puggioni
I
n questo periodo, come giustamente ogni anno, le attività parrocchiali vanno in vacanza e
naturalmente anche la “Lectio Divina” o incontro biblico settimanale.
Colgo l’occasione per ringraziare
con sincera e sentita riconoscenza
il nostro infaticabile giovane parroco di San Giuseppe, padre Paolo
Contini: per la sua presenza costante, per le chiare, profonde e incisive spiegazioni dei passi biblici.
Già negli anni precedenti, padre
Paolo ha tenuto il corso di preparazione per noi ministri straordinari dell’Eucaristia. Inoltre, corsi sui
quattro Vangeli, soffermandosi in
particolare su quelli di Matteo e
Luca. Quest’anno ha voluto introdurci alla conoscenza della Bibbia,
insegnandoci, dopo averla presentata, la chiave di lettura dal punto
di vista storico, fondamentale, per
meglio capire l’operato dei quattro
patriarchi che hanno guidato il popolo di Israele. La Genesi, argomento studiato quest’anno, ci ha
permesso di camminare insieme ad
Abramo, patriarca della fede; Isacco, figlio della promessa, Giacob-
be, che segna il rapporto conflittuale tra Dio e l’uomo, Giuseppe,
che condivide con gli altri
l’esperienza di Dio che gli parla attraverso sogni e immagini. Dietro
quello che avviene per il popolo
c’è un progetto di Dio, valido per
l’uomo di ogni tempo: avere totale
fiducia in Lui, lasciarsi guidare
nonostante le tempeste che la vita
propone quotidianamente. Dio, infatti, ci porta dove mai nessuno di
noi può pensare di poter arrivare.
Per questo la storia dei patriarchi è
fondamentale, ma, quest’esperienza diventa viva solo quando si testimonia il vangelo. Le lezioni sono
state davvero interessanti e sicuramente hanno approfondito, chiarito dubbi e arricchito le conoscenze
dell’argomento (di non facile approccio senza una valida guida),
sia per chi ha giò dimestichezza
con il testo sacro, m, e soprattutto
per chi si avvicina per la prima volta. Sperando che dopo la Genesi,
la Lectio prosegua con l’Esodo, a
nome di tutti i partecipanti, ringrazio padre Paolo con l’augurio di un
sereno riposo estivo (magari al galoppo sul suo purosangue Oklaoma). Grazie ancora padre Paolo
per quanto hai fatto e farai.
sa, maschile, l’altra è una mano delicata, femminile, ad indicare che Dio, come ebbe a ripetere
Giovanni Paolo I, è padre e madre contemporaneamente, che nella paternità è compresa la maternità, perché l’una non può stare senza l’altra.
Rivolgendo in tal modo lo sguardo a Dio, si
può allora non solo migliorare il rapporto personale con Lui, ma anche trarre ispirazione per
intessere dei rinnovati legami familiari, all’interno della coppia, dei figli verso i genitori e
dei genitori nei confronti dei figli.
AUGURI DON INZAINA!
60 anni di sacerdozio
I
l 29 giugno 1948 veniva ordinato, a 24 anni, nella cattedrale di Tempio Pausania,
dal Vescovo piemontese Mons.
Albino Morera, il calangianese
don Giuseppe Inzaina. Sarà lo
stesso Morera a inviarlo – come
accadeva spesso, in questi anni,
per quasi tutti i sacerdoti novelli
– Viceparroco ad Olbia nella
parrocchia di San Paolo (1° agosto) essendo Parroco Mons. Cimino. Nel settembre del 1952, a
28 anni, viene nominato Parroco
e trasferito nella parrocchia di
Luogosanto. In questa comunità,
fondò e promosse il “Bollettino
parrocchiale” intuendo l’importanza che poteva avere, anche
per una piccola parrocchia, un
organo d’informazione. Don Inzaina sarà l’ultimo Parroco di
Luogosanto prima del ritorno,
voluto dall’allora Vescovo umbro
Mons. Carlo Urru, dei frati minori nel santuario mariano gallurese. Nel 1974, a 50 anni, viene nominato Rettore del Seminario minore (27 giugno). Il nostro Semi-
nario passava così dalla Congregazione dei Padri Venturini di
Trento al clero diocesano. Quando nel 1980 don Gianni Sini gli
succede come Rettore, don Inzaina viene nominato Parroco e
trasferito nella sua Parrocchia di
origine Calangianus (1° aprile
1981) succedendo ad un altro
calangianese don Giuseppe Sircana. Di questa Parrocchia, nel
cuore della Gallura e della Diocesi, al centro delle importanti
attività lavorative artigianali dovute al sughero e al granito, è
stato guida e animatore spirituale sino al 16 febbraio 2008 quando l’olbiese don Gianni Satta,
nominato suo successore, ha fatto il suo ingresso. Giovedì 3 luglio, alle ore 19, nella parrocchiale di Santa Giusta, insieme al
Vescovo e al Presbiterio diocesano, ci stringeremo attorno a lui
per dire grazie al Signore per il
dono del suo sacerdozio.
Auguri don Inzaina!
La Redazione di
Gallura e Anglona
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ALLURA
&AGNGLONA
attualità
Anno XVI
n. 12
25 giugno
2008
ARSENALE MARINA MILITARE
Tra paura e speranza
di Lorenzo Impagliazzo
L
a Maddalena. “E’ un momento doloroso, leggo negli occhi
dei miei allievi la tristezza per
non poter più trasmettere agli altri
quello che è stato insegnato loro.
Non solo professionalità e saggezza, ma anche principi morali e modelli di vita tipici degli ‘arsenalotti’.
E’ una tradizione che non doveva
essere interrotta ed invece si è
spezzata per sempre. Scende il silenzio. Se chiudo gli occhi, rivedo
gli operai con i quali ho condiviso
gioie e sofferenze, sento ancora i
martelli pneumatici battere per ribadire i chiodi negli scali, mi ri-
suona il colpo sordo del maglio e
la voce urlante di Getturio ai pontoni. Adesso basta, non ce la faccio
più a continuare…” Si commuove
e piange, Tonino Conti, memoria
storica dell’Arsenale della Marina
Militare. Una struttura sorta nel
1891 con la costruzione delle officine dirette dal tenente del Genio,
Giovanni Moneta. La prima denominazione fu officina mista lavori,
poi Marimist e quindi Marinarsen.
Nel 1910 l’Arsenale contava oltre
cento impiegati civili, successivamente divenne una piazzaforte ottimamente difesa per terra e per
mare, con operai il cui numero
crebbe a dismisura a partire dal
1941 con l’apertura della Scuola AlGli arsenalotti salutano
e se ne vanno
lievi Operai, formata da personale
specializzato ad altissimi livelli. I
bombardamenti del 1943 rischiarono di mettere in ginocchio la struttura, che resistette stoicamente.
Negli anni 70 il numero dei lavoratori si aggirava sulle 670 unità,
sparse tre le officine lavori, il Nucleo Logistico, l’Autoreparto,
la Caserma dei Carabinieri, l’Ufficio
Spedizioni e Trasporti, il Nucleo
Sommozzatori, l’Eliporto, il Bacino
e il Parco Rottami. Nel 1990 si contavano oltre 500 operai, nel 1995
poco più di 300, nel 1999 circa
250. “Oggi, dei 143 operai, tutti ricollocati, ne restano una quarantina- spiega il direttore dell’Arsenale,
Roberto Aramu, portavoce di un messaggio di
speranza, unitamente al
comandante delle Scuole
Sottufficiali,
Maurizio
Palmese- Finisce un epoca, ma La Maddalena saprà ripartire”! Non ci saranno più civili impe-
Quel che
resta
dell’arsenale
gnati a riparare le navi della marina militare italiana. Il rumore sordo
dei martelli sarà sostituito, almeno
in parte, da un albergo a 5 stelle,
con un centinaio di camere vista
mare, alimentato da energia solare
ed eolica, costruito con materiali
naturali. Una svolta architettonica
voluta per i grandi della terra, che
Il Parroco di Moneta don A. Domansi, don P. Di Domenico, don D. Degortes,
il Direttore dell’Arsenale R. Aramu
il prossimo anno, per tre giorni, in
occasione del G8, si incontreranno
nelle cristalline acque dell’Arcipelago, per un vertice che non ha
precedenti nella storia maddalenina. “Si volta pagina- ribadisce il cappellano
militare, Don Paolo Di
Domenico- E’ una necessità della natura ricominciare da capo. Non
dobbiamo avere paura.
Inutile rimpiangere ciò
che si lascia, occorre essere ottimisti. Piuttostosi è confidato nel corso
della Santa Messa celebrata in Arsenale- concedetemi una piccola lamentela: da nove anni sono in
questa comunità e la cosa che più
mi ha fatto soffrire è stata la dismissione della cappella dell’Arsenale. Nonostante il mio impegno
non c’è stata la volontà di mantenere la Chiesa in questa struttura.
L’uomo ha bisogno di Dio. Non togliamo mai i segni cristiani dalla
nostra vita, dalle nostre piazze, dalla nostra città”. Don Andrea Domanski, parroco di Moneta, dove è
stata collocata la statua della Madonnina dell’Arsenale, non ha dubbi. “Il momento del passaggio è
contrassegnato da due sentimenti
contrastanti: la paura e la speranza.
Dobbiamo far prevalere la seconda”. “In quasi 120 anni di attività
l’Arsenale ha dato professionalità e
benessere all’isola, oltre a un servizio prezioso a tutta la nazione- ha
chiosato il parroco dell’isola, don
Domenico Degortes-. I dipendenti
sono stati ricollocati. Si è temuto
per il loro futuro, ma questo è motivo di ringraziamento e di lode al
Signore”. Giovanni D’Oriano ha il
groppo in gola nel rivolgere
l’ultimo saluto alla struttura che lo
ha ospitato da quando aveva 15
anni. Aggrotta le sopracciglia e indica un punto con il ditone teso.
“Quarant’anni anni fa ho piantato
proprio qui questi due cipressi. Sono ancora vivi. Ma l’Arsenale è
morto. Per sempre!”.
l’intervista
Anno XVI
n. 12
25 giugno
2008
ALLURA
&AGNGLONA
9
A tu per tu con il Sindaco di
Aglientu Gabriela Battino
di Giovanni Sini
N
ei giorni 15 e 16 giugno tre Comuni della
Gallura e dell’Anglona hanno rinnovato i
Consigli Comunali. Ad Arzachena è stato
eletto Sindaco Piero Filigheddu con il 50,2%, ad
Aglientu Gabriela Battino con il 60,22%, a Sedini
Giovanni Gavino Degortes con il 37,00%. A partire
da questo numero pubblichiamo le interviste ai
Sindaci.
Partiamo dal dato elettorale: come ha interpretato la vittoria?
Io sono molto soddisfatta. Lei consideri che qui ci sono 1.100 abitanti in tutto il paese, ma di circa 150 votanti noi non ne sappiamo assolutamente nulla, perché hanno la residenza nel nostro comune ma di fatto è una residenza fittizia perché non abitano qui.
Tra Portobello e Rena Maiore c’è un numero cospicuo di persone che di fatto non risiedono ad Aglientu. Quindi la nostra base non è più di 1.018 elettori,
ma di molto inferiore, va al di sotto dei 900. Le 475
schede valide, quindi, rappresentano più della metà
degli elettori. Abbiamo superato il quorum necessario raggiungendo il 60%, per cui il risultato è soddisfacente. Ringrazio tutti i cittadini che ci hanno sostenuto e appoggiato, nonostante la forte opposizione che invitava la cittadinanza a disertare il voto.
Non c’era una lista contrapposta, ma c’era comunque
una forte opposizione. Un confronto un po’ anomalo perché, di fatto, qualcuno passava nelle case per
invitare a non andare a votare.
Dal punto di vista amministrativo il fatto che
non ci sia una minoranza che cosa implica?
Nell’ambito del confronto democratico l’opposizione
svolge un ruolo fondamentale perché controlla
l’operato della maggioranza, si presta una maggiore
attenzione agli atti che si redigono, però le devo dire
una cosa: l’opposizione che abbiamo avuto negli anni passati non è stata costruttiva. L’opposizione deve
certamente criticare, ma in modo costruttivo e propositivo. Io spero che anche senza l’opposizione in
consiglio, di fatto saremo sotto la “lanternina” dei cittadini. Se qualcosa dovesse andare male, i nostri concittadini lo manifesteranno subito. Quindi, una piccola opposizione c’è in paese, anche se non è riuscita a
presentare una lista (o due come si prevedeva alla vigilia delle elezioni) e il controllo ci sarà sempre.
Che cosa è prioritario in questo momento?
Noi costituiamo di fatto la continuazione della vecchia amministrazione Giorgioni. Ci sono molti progetti in essere. È stato fatto molto nei programmi precedenti, ma ancora molti progetti vanno realizzati e
sono “in itinere”. Progetti di riconnessione ambien-
La piazza Sclavo
in una foto d’epoca
tale, cioè il ripristino di alcuni tratti della vecchia strada Castelsardo-Santa Teresa Gallura. Cioè creare dei
percorsi turistici. Ci sono già dei lavori in corso che
vanno ultimati e, se possibile, anche ampliati.
Gli abitanti si lamentano solitamente che i turisti non hanno attrazioni o motivazioni per venire in paese, per cui tutte le attività si svolgono
lungo la costa
Siamo a 10 Km dal mare ed effettivamente, anche se
la distanza non è enorme, il turista tende a rimanere
sulla costa. A me sta particolarmente a cuore un altro
progetto: la riqualificazione urbana. So che molte regioni hanno già puntato su questo, ad esempio
l’Abruzzo; ed è stata prestata molta attenzione a riprendere le caratteristiche architettoniche di alcuni
paesini. Già un progetto della Regione prevedeva la
riqualificazione. Noi siamo stati i primi a non essere
finanziati perché il progetto prevede l’associazione di
più comuni e capofila di questi è Aggius. Ora abbiamo la speranza di essere “ripescati”. Solo con i nostri
bilanci non potremmo mai farcela a realizzare questo
tipo di interventi. Per un intervento di una più ampia
portata è necessario il contributo della Regione.
Che cosa avete pensato per la politica sociale e
per i giovani?
Purtroppo ad Aglientu non c’è spazio per tutte le
professionalità, per cui non tutti ritornano dopo aver
conseguito un titolo di studio. L’amministrazione ha
pensato al coinvolgimento dei giovani soprattutto
nell’ambito della vita amministrativa, perché c’è un
po’ di apatia e un modo un po’ atipico di appartenenza alla vita amministrativa. Basti pensare che le
sedute del Consiglio Comunale sono sempre deserte, a meno che non vengano trattati argomenti o vi
siano all’ordine del giorno questioni come i PUC che
riguardano direttamente il paese. Io in alcuni momenti ho cercato di coinvolgerli, in passato, con il
progetto di “Agenda 21”, un modello di partecipazione attiva della cittadinanza alle problematiche ambientali (i rifiuti, la raccolta differenziata, i consumi
sostenibili etc…). Sono state coinvolte le scuole. Con
loro il discorso è stato facile perché il filo è diretto,
difficile è stato, invece, coinvolgere la cittadinanza.
Era prevista la costruzione di una cappella a Rena Maiore. Sarà attuabile nei vostri programmi?
Io credo di sì e ci impegneremo per poterlo fare. È
nel nostro programma. Il problema semmai è quello
dei finanziamenti, perché con quella piccola percentuale che noi accantoniamo dagli oneri di urbanizzazione non si può certo realizzare quest’opera. Però
in alcuni momenti sono stati utili, infatti, con questi
introiti, è stato possibile intervenire per il restauro
del campanile.
Aglientu è conosciuto come il paese delle sagre.
L’amministrazione intende continuare la collaborazione con le associazioni che curano queste
manifestazioni?
C’è una forte collaborazione con la Pro Loco e con
l’Associazione del Coro di Aglientu, ma anche il Comune di anno in anno propone una serie di spettacoli per riempire i vuoti che vengono lasciati nella
programmazione dalla Pro Loco, senza sovrapposizioni, ma rispettando l’autonomia di tutti. Tutte le sagre vengono realizzate in paese per attirare i turisti.
Ritengo che debba essere Aglientu il centro delle manifestazioni. Alcuni villaggi turistici come Rena Maio-
re si organizzano in proprio. Il ruolo del Comune
non è fondamentalmente quello di organizzare manifestazioni, ma di promuovere il territorio all’esterno. Se c’è però un’associazione che opera al di fuori del Comune, ben venga.
Per quanto riguarda la stagione turistica che sta
per iniziare, che cosa prevedete come presenze?
È difficile fare previsioni. Attualmente so che c’è già
stato un calo nelle presenze dovuto soprattutto al
maltempo. Penso che nei mesi di luglio e agosto si
possa rimediare. In questi mesi si raggiungono le
trentamila presenze. Diverse spiagge di Aglientu sono frequentate da turisti che risiedono in altri villaggi. Arrivano a Vignola Mare da Costa Paradiso, Portobello, Santa Teresa Gallura e da noi utilizzano i
servizi. Sicuramente aprirà fra breve, a Vignola, un
albergo che verrà gestito da una cooperativa di
Aglientu. Realizzato con una vecchia legge regionale che prevedeva finanziamenti al Comune, è già ultimato, mancano solo gli arredi. Saranno altri posti
letto che si vanno ad aggiungere nella zona costiera. Alla fine, se non ci sono servizi, la massa della
gente rimane in spiaggia ed ha poche prospettive
per fare altre attività.
Quale augurio fa ai suoi cittadini?
Li ringrazio per la solidarietà e per il sostegno che ci
hanno mostrato in campagna elettorale, ma anche
prima. La popolazione, come aveva sostenuto
l’amministrazione Giorgioni prima, ha sostenuto ora
anche noi. Da parte mia l’impegno sarà massimo per
rispettare i punti che abbiamo messo in programma,
ma soprattutto puntiamo sulla disponibilità per ascoltare le richieste di tutti i cittadini. Per questo sono
disponibile al dialogo con tutti.
Auguri, Gabriela!
Aglientu in cifre
Superficie
14.855 Ha, 24 Km di costa
e 18 Km di spiaggia
Popolazione
1.180; 601 m. e 579 f.
Popolazione nata
tra il 1978 e il 2008
Famiglie emigrate all’estero
Emigrati dal paese nel 2007
Nati nel 2007
Elettori
Totale votanti
Totale voti validi
Schede bianche
Schede nulle
n. 261, pari al 23% della
popolazione
12
20
13
1.018
613
475
65
73
10
ALLURA
&AGNGLONA
progetti Cei
Anno XVI
n. 12
25 giugno
2008
3(;<(=6.30(
+0(0<;(9,.30(3;90
565(5+9±057,5:065,
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Anche i contribuenti che non sono tenuti a presentare la dichiarazione dei redditi,
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WVZ[H 7LY \S[LYPVYP PUMVYTHaPVUP [LSLMVUHYL HS 5\TLYV =LYKL Y L K K P [ P V Z \ S T V K L S S V * < +
IL CINQUE PER MILLE SI AFFIANCA ANCHE QUEST’ANNO ALL’8XMILLE. IL CONTRIBUENTE PUÒ FIRMARE PER L’8XMILLE E PER
IL CINQUE PER MILLE IN QUANTO UNO NON ESCLUDE L’ALTRO, ED ENTRAMBI NON COSTANO NULLA IN PIÙ AL CONTRIBUENTE.
immigrazione
DALLE VALIGE DI CARTONE
DEI MERIDIONALI
ALLE BICICLETTE
DEI ROMENI
di don Sandro Serreri*
S
ono passati tanti anni da
quando, dai porti di Napoli e
di Genova, partivano, quasi
scalzi, con un solo abito rattoppato e l’immancabile valigia di cartone tanti uomini e donne meridionali in cerca di fortuna, di una vita
migliore, alla volta delle Americhe.
Le loro valige di cartone, dentro le
quali si portavano dentro pochi
brandelli delle loro povere radici e
storie (qualche foto, un pezzo
d’oro, l’unica camicia bianca buona, un utensile da lavoro …), sono
diventate – anche grazie agli scatti
fotografici di grandi giornalisti come Indro Montanelli ed Enzo Biagi
– l’icona dell’emigrazione italiana.
Molti di questi sono partiti con una
sola valigia di cartone per poi fare
ritorno con un’auto Ford segno
evidente ed ostentato che là, in
America, avevano fatto fortuna.
L’emigrazione italiana in Paesi come gli Stati Uniti e l’Argentina è
stata una vera e propria epopea e,
quindi, con i suoi eroi, le sue tragedie, i suoi successi e le sue fortune. Gli italiani, per lo più “brava
gente”, secondo la considerazione
di molti americani, hanno lasciato
le loro famiglie, la loro terra, le loro radici, perché, soprattutto nel
Meridione, ma anche nel Veneto,
nel Friuli e nell’Emilia (oggi, Regioni ricche ed opulente), il lavoro
era poco e mal retribuito.
Bisognava, allora, andare a cercar
condizioni di vita e di lavoro che
assicurassero un futuro per se stessi e per le proprie famiglie (mogli
e figli restavano a casa, anche perché il biglietto nave costava tanto
e, poi, non si voleva esporli al rischio calcolato di un totale fallimento dell’impresa).
Quando la valigia di cartone iniziava a riempirsi di qualche sudatissimo risparmi, allora, voleva dire che era giunto il tempo del “ri-
congiungimento famigliare”. Questo, significava che dopo qualche
anno di durissimo lavoro i mariti
inviavano a casa dollari tali da poter pagare alle loro mogli e prole
il viaggio Napoli o Genova New
York.
Oggi, non ci sono più le valige di
cartone, il fenomeno della emigrazione italiana (tranne che per i
“cervelli”) è quasi del tutto scomparso, sostituito da un’altra emigrazione che viene da un Paese
con forti legami con la civiltà romana, che ha molto sofferto sotto
l’impero Ottomano prima e quello
Sovietico dopo e che ha scelto
non gli Stati Uniti d’America per
cercare un futuro migliore, ma la
nostra Italia. Questo Paese è la Romania. E gli emigrati romeni non
hanno come icona di riconoscimento una valigia di cartone, ma
una bicicletta.
Una bicicletta, perché non possono permettersi altro mezzo per
spostarsi dalle loro abitazioni ai
cantieri dove lavorano per 10-12
ore al giorno, qualche volta compresa anche la domenica, come
manovali, carpentieri, muratori. Lavori duri, orari massacranti, paga
non gratificante, ma è molto meglio che stare in Romania. Per loro,
dunque, c’è un’altra icona, un segno distintivo: la bicicletta. Ad Olbia, la più grande città del Territorio (con i suoi 60.000 abitanti), li si
incontra in bicicletta soprattutto
nelle prime ore del mattino (tra le
6 e le 7) e il tardo pomeriggio (le
18-19).
Sono loro i nuovi “cerca fortuna”,
sono loro oggi gli uomini e le donne che sognano un futuro per i loro figli, che sognano una casa e,
un giorno, di poter vivere onestamente da cittadini in Italia.
*Direttore dell’Ufficio diocesano
per i problemi sociali e il lavoro
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AZIONE CATTOLICA ITALIANA
DIOCESI DI TEMPIO – AMPURIAS
CAMPI
SCUOLA ESTIVI
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COLONIA MISSIONARIE FIGLIE DELLA
CARITÀ (SUORE VINCENZIANE)
PORTO ISTANA - MURTA MARIA (OLBIA)
CAMPI A.C.R. (AZIONE CATTOLICA
DEI RAGAZZI)
Titolo dei campi: “Superstrada con Paolo”
20 – 25 Agosto ragazzi da 8 a 11 anni
25 – 31 Agosto ragazzi da 12 a 14 anni
Per informazioni ed iscrizioni chiamare alla segreteria
diocesana dell’ACR: cell. 3891937255 (Cesare Nicolai)
CAMPI SETTORE GIOVANI
31 Agosto – 3 Settembre giovanissimi da 14 a 18 anni
5 – 7 Settembre giovani da 18 a 30 anni
Per informazioni ed iscrizioni chiamare i seguenti
recapiti:
• Ilaria Campus 3285674163
• Gian Marco Cubeddu 3405658769
La casa delle Suore Vincenziane
a Porto Istana
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storia
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MONETA E LA SUA CHIESA
Presentazione del libro sul centenario della Chiesa di Moneta
Il pubblico durante
la presentazione
di Maria Vitiello
S
abato 7 Giugno 2008: una data memorabile per la frazione di Moneta in La Maddalena. Infatti in occasione del 1° Centenario della fondazione della Chiesa, è stato
presentato al pubblico il libro “Moneta e la sua
Chiesa”,editore Paolo Sorba, prodotto dalla Sezione locale di Italia Nostra e curato da Lucia
Spanu e don Andrea Domanski, sotto il patrocinio del Parco Nazionale dell’arcipelago di La
Maddalena, della Provincia Olbia Tempio e
del Comune di La Maddalena, che racchiude
importanti testimonianze relative alla nascita
della Chiesa e allo sviluppo della frazione.
Una sala gremita di gente ha accolto il Vescovo S.E. Mons. Sebastiano Sanguinetti che ha
curato la prefazione del libro e che ha voluto
essere presente a questo momento storico.
Erano presenti diverse autorità civili e militari
nonché i coautori dell’opera che sono: Antonio Frau, Gavino Canopoli, Tore Abate, Claudio Ronchi, Giovanni Mulas, Euro Orioni, Giuseppe Deligia, Guido Mura, Pietro Lisandrini e
naturalmente Lucia Spanu. Sono intervenuti
l’assessore provinciale PierFranco Zanchetta,
l’assessore comunale Gian Vincenzo Belli,
l’avvocato Gavino Canopoli e l’architetto PierLuigi Cianchetti, che, con l’aiuto di alcuni filmati ha fatto conoscere i primi insediamenti
delle case militari del Vaticano, zona adiacente al lato est dell’Arsenale Militare. L’intervento
dell’avvocato Canopoli riguardava gli anni della fondazione della chiesa, quando il primo
Marzo 1908 si dava l’avvio alla sua costruzione su apposito mandato di Mons. Parodi, proprietario del terreno acquistato dalla sig. Francesca Ornano. L’avvocato ha fatto presente
che, nel 1922, dietro proposta dei “canterini”
(così chiamati per via del cantiere navale), la
chiesa doveva diventare parrocchia ed essere
intitolata alla Natività della Beata Vergine Ma-
ria, ma non se ne fece niente. Solo il 19 Ottobre 1963 Mons. Melis emanò la bolla di
erezione a parrocchia intitolandola “Agonia di
Nostro Signore Gesù Cristo” e in data 12 Ottobre 1964 Don Giuseppe Riva venne nominato
primo parroco di Moneta, al quale, nel libro,
gli è stato fatto un modesto omaggio, anche se
di lui ci sarebbe tanto da dire come tanto, anzi tutto, ha dato per la sua Chiesa e per la costruzione di quell’enorme “ creatura” che è
l’Oasi Serena. Ma i suoi parrocchiani non lo
dimenticano e nei giorni che precedono il suo
anniversario di morte, il 30 Agosto, gli dedicheranno una serata con testimonianze, foto, e
filmati che lo riguardano. Si ringraziano tutti
coloro che hanno dato il loro contributo per la
realizzazione di questo interessante libro e in
maniera particolare Don Andrea Domanski
che, anche se polacco, ha voluto con tutte le
sue forze regalare ai suoi parrocchiani e a tutta la comunità di Moneta questa preziosa opera per celebrare al meglio il primo centenario
della Chiesa.
I relatori
avvenimenti
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La commozione ed i ricordi nei visi dei “vecchi arsenalotti”
La Maddalena, un pezzo di storia lascia
il posto ad un futuro ancora incerto
di Lella Rubbiani
Q
uasi a sottolineare la condizione della
vita umana, che trascorre e porta inevitabilmente ad una età nella quale per
molti anziani si aprono le porte di una casa di
riposo, anche per la Madonnina dell’Arsenale
Militare di La Maddalena si sono spalancati i
cancelli del giardino dell’Oasi Serena “Maria
Immacolata” di Moneta, dove è stata accolta
con amore e devozione. Una vita passata all’interno della grande struttura militare, dove è nata dalle mani abili e dalla fede del signor Bruschi. Anni passati a seguire con sguardo materno militari ed operai che a Lei guardavano nei
momenti gioiosi, dolorosi e pericolosi, quando
tante generazioni di maddalenini e non solo,
entravano ragazzi ed uscivano uomini forgiati
nel carattere, fiero e laborioso, nella professionalità di bravissimi artigiani di diverse specializzazioni. Anni passati a guardare navi che attraccavano ai vari moli, colme di generazioni di
militari che trovavano accoglienza, allacciavano
amicizie, lavorando fianco a fianco con gli operai che riparavano e miglioravano i grandi natanti che poi silenziosi, scivolavano via nel cristallino mare isolano, per andare a compiere il
loro dovere. Il 7 giugno durante la Santa Messa
concelebrata dal Vescovo monsignor Sanguinetti, don Andrea e don Sandro, guardavo le facce
di diversi anziani, “vecchi arsenalotti” ed altri
più recenti, la commozione ed i ricordi si alternavano nei loro visi. Un pezzo di storia di La
Maddalena lascia il posto ad un futuro ancora
incerto, tutto da costruire. Per questo il Vescovo, con le sue parole, ha cercato di trasmettere
Simulacro
della Madonna
fiducia e stimolare la speranza chiamando a
raccolta i cuori dei maddalenini. Al termine della funzione religiosa, tutti intorno alla Statua
per la Benedizione finale a cui è seguito un rinfresco che il comitato per il centenario della
chiesa monetina ha offerto. Anche questa cerimonia alla presenza di molte autorità civili e
militari è andata ad arricchire quest’anno intenso per la Parrocchia dell’Agonia di Nostro
Signore Gesù Cristo, pieno di eventi spirituali,
sociali e culturali che trovano lo spazio adatto
ed insostituibile grazie all’operosità ed alla volontà di don Giuseppe Riva, primo parroco della Parrocchia.
Fedeli assistono alla Messa
e alla benedizione
Campi Scuola organizzati dal Seminario di Tempio
di Santino Cimino
I
l Seminario Diocesano di Tempio-Ampurias, in collaborazione con il CDV, ripropone l’iniziativa dei Campi
Scuola, che si svolgeranno a Moneta - La Maddalena,
così programmati:
30 giugno-4 luglio (fascia di età tra gli 11 e i 13 anni):
Campo generico, destinato a ragazzi e ragazze che intendono vivere un’esperienza di amicizia e di fraternità.
Scadenza delle iscrizioni 27 giugno.
27-31 luglio: Campo di taglio vocazionale, destinato ai
soli ragazzi che mostrano simpatia per il Seminario.
Scadenze delle iscrizioni 20 luglio
Il costo di entrambi i campi è di euro 70 a persona.
Si invitano i Parroci a farsi promotori dell’iniziativa.
Tiro alla fune
al Campo Scuola
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convegni
Assemblea di Retecork Rete Europea dei Territori del Sughero
Insieme verso l’Europa per salvaguardare
e sviluppare le foreste di sughero
Arrivo del sughero
in fabbrica
C
di Pietro Zannoni
alangianus - Ancora gli imprenditori portoghesi e spagnoli sono i temibili concorrenti
della economia sugheriera gallurese ma oggi, grazie all’intraprendenza dei comuni interessati
alla produzione della materia prima (Portogallo,
Spagna e Sardegna) si vuole guardare insieme all’Europa. È nata così Rete Europea dei Territori del
Sughero, Rete cork RK. Il presidente della giunta
esecutiva Lluis Media, sindaco di Palafrugell, ha
detto “Rete Cork è impegnata nella costruzione di
una rete europea dei paesi sughericoli per difendere
il grande patrimonio naturalistico che si possiede. Il
nostro compito è agire uniti affinché la voce del
mondo del sughero arrivi a Bruxelles”. Il presidente
dell’assemblea, il portoghese Dionisio Mendes, municipio di Coruche, aggiunge: “Questa assemblea
generale a Calangianus di Rete Cork è importante
nel nostro cammino come tappa di affermazione di
Retecork in Europa. Abbiamo il desiderio di fare
crescere questa rete unendo tutte le popolazioni del
Mediterraneo in un preciso progetto di valorizzazione perché i boschi di sughero, assicurano lavoro ed
esaltano l’ambiente”. “Il nostro obbiettivo è incidere
a Bruxelles, ci faremo sentire in Europa” Così il sindaco Antonio Scano ha chiuso l’assemblea generale della Rete Europea dei Territori del Sughero, convocata in Gallura. Un’assemblea che ha sancito che
ora Calangianus, e quindi il settore sugheriero sardo, non è più solo a lottare contro la crisi di oggi per
l’ attacco agguerrito del tappo alternativo, Si vuole
bussare a più porte dell’Europa perché si dia al patrimonio boschivo della sughera la giusta importanza. Si pensa di allargare Rete Cork anche alla costa
sud del Mediterraneo e cioè Algeria, Tunisia, Marocco. “Per l’importanza che si dà all’ambiente –ha
detto il portoghese Dionisio Mendes – la sughera
non può essere più sottovalutata. La nostra è una
proposta ambientale, culturale, sociale, storica per
tutto ciò che è, o è stato, sughero. E vogliamo investire anche nel settore turistico”. Antonio Scano, ha
aggiunto: “Se penso che il Portogallo con una superficie inferiore, ha una produzione annua di
1.600.000 qli e la Sardegna appena 100.000
qli..qualcosa qui non funziona. L’aver aderito a ReteCork non significa lavorare per Calangianus, ma
per tutta la realtà sughericola sarda poiché i fondi
europei ci necessitano”. Purtroppo anche stavolta la
Regione Sardegna è stata assente. Come sempre. Ieri nelle 15 edizioni della fiera del sughero come se
Calangianus fosse in un altro pianeta. Arrivarono solo un paio di presidenti, sollecitati come non mai. Ma
tutto è finito lì. Anche stavolta nessun arrivo. Nel padiglione fieristico si è progettato un’azione di presenza nei gangli europei del settore sughero e Cagliari non ha risposto. Lo ha denunciato per primo,
quando è iniziato il dibattito, l’ex senatore Piero
Tamponi e poi a seguire il senatore Fedele Sanciu e
il deputato Settimo Nizzi. Non è però una protesta
di parte. E’ l’eterna questione per cui quel miracolo
che è stato il sughero, è ben noto che è venuto su nell’indifferenza delle autorità sarde. Eppure che quan-
(dati 2007)
Portogallo
Spagna
Francia
Italia
Sardegna
Sicilia
Toscana
Lazio
altri
670.000
500.000
110.000
100.000
1.690.000
860.000
30.000
100.000
% distribuzione sugherete
79%
6%
5%
5%
5%
(dati 2007)
Ditte Artigiane
108
Fatturato
250 ml di euro
Industrie
22
Addetti
4.500 (3.000 diretti, 1.500 indotto)
Il tavolo
dei relatori
to stabilito nell’ultima assemblea a Cassà de la selva,ove ReteCork è nata, si sia ratificato a Calangianus, vuol dire che è in atto un segno reale di coinvolgimento del comune di Calangianus che vede in
Rete Cork un serio tentativo per coinvolgere i comuni, aprirsi ad istituti ed enti che vogliono collaborare perché Bruxelles non sia più distante e indifferente al comparto sughero. Mancavano, evvero,
anche gli imprenditori che contano. Se una cosa non
nasce da loro, il resto poco importa e poi la sfiducia
verso Regione e governo di Roma è secolare. Eppu-
Il pubblico
con don Satta
in prima fila
re Marco Tarantola, presidente della Confindustria,
ha dichiarato di aderirvi suggerendo di tener conto
delle esperienze già in atto. Il finale con l’on. Nizziè stato pirotecnico “Non spaventiamoci se stamani
siamo pochi. Lo eravamo pochi anche quando discutevamo della rete dei porti. Nessuno ci dava credito.
Ora invece. Lo stesso sarà per Rete cork. Ho sentito che in castigliano sughero si dice Suro. Io dico
Soru, Ed allora capisco perché la Regione Sarda
neanche oggi è qui presente”. Battuta efficace, ma
realtà ancor più amara. Basta un po’ guardare come
sono ridotte le foreste di sughero con la processionaria che solo a San Giovanni fermerà la sua marcia
divoratrice. Ma a chi interessa?
stazzi di gallura
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Agriturismo tra leggenda e tradizione
Una realtà economica importante
di Sebastiana Carta
U
n’antica leggenda narra che milioni di
anni fa, agli albori della vita, esisteva un
continente chiamato Tirrenide, era molto esteso e ricoperto da vegetazione verde e rigogliosa ed era popolato da uomini forti. Ad un
certo punto, però, si scatenò la furia del mare
con onde talmente alte da far inabissare l’intero
continente, solo alla fine Dio con un piede riuscì a trattenere l’unico lembo di terra che ancora emergeva ed ecco Ichnusa, “Orma di piede” ed in seguito Sardegna da Sardus, eroe venuto dall’Africa. Il ricordo della terrificante sciagura aveva
impresso nel cuore della gente un’orma indelebile, una malinconia profonda, che passando di generazione
in generazione è ancora viva nel cuore dei sardi, la si ritrova nell’ accorata ninna nanna della mamma, nel
canto del pastore, nelle nenie dei riti
funebri e in tutto il patrimonio di usi
e costumi, nelle tradizioni, nelle leggende, in tutto quello che rispecchia
l’anima del nostro popolo; anima che
può apparire ombrosa e ruvida, ma
che si mostra appassionata e gentile
a chi sa avvicinarla e comprenderla.
Un popolo che chiama emblematicamente “forestiero” il visitatore, guardandolo con diffidenza e circospezione, ma che poi quasi in contraddizione gli offre accoglienza e ospitalità. In questo contesto a partire dagli
anni ottanta si è innescato il fenomeno agrituristico, prima in maniera
sommessa e poi come fenomeno meritevole di grande attenzione. Così “la
Lolla” dell’oristanese, “ lu Cuili” della
Nurra, “lo Stazzo Gallurese”, “Sas Domos” delle zone più interne, “Su Furriadorgiu” dell’Iglesiente, hanno aperto le porte a turisti e visitatori che, per
diversi motivi, si sono avventurati o
hanno deciso di inoltrarsi nel cuore di
questo particolare mondo della Sardegna più tradizionale, per coglierne
gli aspetti forse più validi e sinceri. Il
fenomeno agrituristico va letto in termini sia sociali sia economici. Esso
ha, infatti, cambiato il modo di essere e di pensare di alcune zone a vocazione agricola, aprendo a fermenti culturali
innovativi, ma ha portato anche un flusso monetario notevole, una integrazione di redditi
agricoli di tutto rispetto. L’agricoltura sarda, infatti, proprio a partire dagli anni ’80, è entrata
in sofferenza, in parte per i costi di produzione
troppo elevati, legati all’aumento dei prodotti
petroliferi, ma soprattutto perchè, in questi anni, la politica agricola europea ha invertito la
propria rotta passando da forme di tutela, che
proteggevano l’azienda, garantendo un prezzo
minimo mediante il sistema degli ammassi, a
politiche finalizzate alla riduzione degli addetti
in agricoltura, all’abbandono dell’attività agricola; pagando addirittura le mancate produzioni.
Questa politica che puntava a mantenere solo
le aziende più valide, cioè quelle che potevano
sostenere l’ingresso in un mercato libero, non
tutelato, ha messo in difficoltà la nostra realtà
agricola che, a causa della frammentazione dell’offerta, non è riuscita a reggere alla concorrenza con le grandi organizzazioni di mercato e
con i grossi centri commerciali. Al contempo, il
flusso turistico sardo, che già negli anni 80 contava numeri molto elevati, iniziava, prima timidamente e poi in maniera sempre più decisiva
ad orientarsi verso forme nuove di vacanza avvicinandosi, certo in maniera ancora complementare a sole e mare, all’entroterra dove maggiormente si rivela la storia della gente e la sim-
Contadini di Sardegna”. Il geografo francese
che negli anni ’30 ha girato l’isola in lungo e in
largo, descrive il fascino emanato dal nostro territorio con quelle numerose chiazze chiare che
interrompono il tappeto verde scuro della macchia e delle sugherete, dove solo all’arrivo si
scopre la presenza di una casa quasi sempre
bianca “Lo Stazzo”; nella maggior parte dei casi, costituito da una sola fila più o meno lunga
di stanze e solo nel caso di abitazioni di possidenti costruito su due piani “Lu Palazzu”. E’
proprio all’interno dello stazzo che, grazie all’impegno e all’orgoglio della famiglia
coltivatrice, si è operata una metamorfosi trasformando, quell’entità che
tradizionalmente era dedita alla produzione, in luogo di ristoro e di accoglienza, riportando così lo stazzo gallurese a riconquistare quel connotato
che storicamente lo caratterizzava:
l’autonomia funzionale ed economica. Anche il legislatore che in realtà in
un primo momento, forse a causa della crescita quasi vertiginosa del comparto, non è riuscito a cogliere
l’ampiezza del fenomeno, ad un certo
punto ha dovuto regolamentare il settore con leggi specifiche e intervenire
con forme contributive, sia di provenienza regionale L.R. 32/86 e L.R.
18/98 e sia di provenienza comunitaria POR 2000-2006 Mis. 4.12. Questi
interventi contributivi, oltre al flusso
monetario che è arrivato con l’attività, hanno alimentato forti investimenti con interventi che nella maggior parte dei casi sono risultati migliorativi, con diversi esempi di conservazione quasi perfetta delle strutture originali. Il primo esempio di agriturismo, nel nostro territorio nasce a
Priatu nei primi anni ’80 ad opera di
una signora Piemontese che ha saputo coniugare la sua imprenditorialità
con le potenzialità della terra sarda, e
da qui via via le iniziative hanno fatto
registrare forti crescite con aumenti,
secondo i dati ISTAT, del 7-8% annui
fino ad arrivare ai nostri giorni con un
numero di strutture agrituristiche che
nel territorio di Gallura e Anglona è
Stazzi di Gallura
pari a 130 con circa 900 posti letto. La
distribuzione geografica, ha certabiosi con il territorio e dove si può soddisfare mente favorito la zona costiera più vicina alle
quella che, in termini moderni, viene chiamata spiagge e ai grossi insediamenti turistici. Sempre
domanda di turismo multisensoriale, una va- con riferimento al nostro territorio, il fenomeno
canza cioè da vivere con i 5 sensi. Una vacan- appare in tutta la sua ampiezza esaminando i daza vissuta godendosi lo spettacolo della natura ti medi relativi ad una annata: 450.000 pasti,
con gli occhi, assaporando i gusti antichi che la 10.000.000 di Euro di fatturato, 300 addetti. Se da
grande distribuzione ci ha fatto dimenticare, sti- un lato possiamo guardare con orgoglio alla cremolando l’olfatto con profumi unici che si im- scita dell’attività agrituristica, facendo un plauso
primono in maniera indelebile nella memoria, agli imprenditori agricoli che hanno avuto granascoltando i grandi silenzi delle campagne in- de spirito di iniziativa e che, anche grazie all’asterrotti solo dal cinguettare di qualche passero sistenza tecnica della Regione e delle Agenzie
o dai suoni ritmici del picchio, infine, non me- Agricole, Argea e Laore, stanno, costantemente,
no affascinante, toccando il freddo del granito migliorando la qualità dei servizi, dall’altro non
o la calda ruvidezza del sughero. La Gallura si possiamo esimerci dal ricordare agli amministraè rivelata, subito, territorio ideale per questo ti- tori locali e ai politici a diversi livelli che le capo di vacanza; ‘ l’habitat disperso, in particola- renze infrastrutturali, prima fra tutte la viabilità,
re, ha da sempre suscitato un potente interesse spesso scoraggiano il visitatore ad inoltrarsi nelcome sottolinea M. Le Lannou in “Pastori e l’interno della nostra isola.
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varie dal territorio
G8 2009
Appello Giudici a Bertolaso
Risolvere ‘emergenza’ della Sassari - Olbia
A
ppello a Bertolaso, commissario per il G8 a La
Maddalena, affinche’ interessi il Governo per risolvere
‘l’emergenza’ della Sassari-Olbia. L’appello viene dal presidente della Provincia di Sassari Alessandra Giudici e segue
di due mesi la richiesta formulata in una lettera inviata a
Bertolaso per chiedere che l’intero nord Sardegna possa
usufruire di ‘quelle risorse e quei progetti straordinari preventivati per l’allestimento del G8’.
ISTRUZIONE
Carabinieri nelle scuole
della Sardegna
La Confraternita del Moscato di Gallura
ospita i membri della F.I.C.E.
Custodi delle nobili e prestigiose
tradizioni enogastronomiche
di Giovanni Sini
S
ono arrivati in Sardegna e in particolare a Tempio Pausania gli “ambasciatori qualificati della civiltà del bere e del
mangiare”, gli uomini della F.I.C.E. la Federazione Italiana
Circoli Enogastronomici, con i loro meravigliosi paludamenti e
le loro ricche tradizioni. L’associazione, guidata da Mario Santagiuliana, è nata a Savona nel 1975 e ha come intento quello di
diffondere la conoscenza e la valorizzazione culturale della civiltà del convivio e dell’enogastronomia italiana, il tutto senza
scopo di lucro. Non era mai accaduto prima, in Sardegna, ha
detto il Gran Maestro della Confraternita del Moscato di Tempio,
Ilario Colombelli, che tanti custodi delle nobili arti e prestigiose
tradizioni enogastronomiche del nostro paese arrivassero in Sardegna. Il fatto, ai più, può sembrare curioso, se non strano, però a ben riflettere si capisce subito quanta importanza per il territorio abbia l’azione di chi cerca di valorizzare i prodotti locali,
per renderli visibili e appetibili. Davvero questa è azione che
nobilita le produzioni e arreca un forte vantaggio all’intera collettività. “Noi stessi, ha detto ancora il sig. Colombelli, sotto la
bandiera del moscato, svolgiamo attività di informazione, divulgazione e promozione della Vitienologia, della Enogastronomia
e dell’Enoturismo”, facendo cultura e promozione sociale ed
economica. Purtroppo, conclude il sig. Colombelli, tutto ciò accade fra l’indifferenza e lo scetticismo di tanti. La F.I.C.E. ha incontrato le Confraternite della Sardegna e in particolare:
l’Enogastronomica Nord-Ovest Sardegna, del Vermentino di
Berchidda, del Moscato di Tempio, del Nebiolo di Luras. Il programma dell’incontro è stata ripartito in cinque giorni, dal 12 al
16 giugno 2008. Hanno visitato le tenute della prestigiosa Casa
di Sella&Mosca ad Alghero, la Distilleria Lucrezio Rau a Berchidda, il Frantoio della Compagnia Olearia Sarda ad Alghero.
Sabato 14 giugno, nella chiesa di Sant’Antonio, a Tempio Pausania, l’Associazione F.I.C.E. e le Confraternite locali hanno partecipato alla celebrazione della S.Messa presieduta da don
Gianni Sini. Al termine la rituale foto di gruppo.
Nelle aule a spiegare i pericoli
di droga, alcool e bullismo
È
stata un successo l’iniziativa dei Carabinieri di andare
nelle scuole della Sardegna a spiegare i pericoli di
droga, alcol e bullismo. Dallo scorso Natale i militari del
Comando regionale hanno portato in 255 istituti medi e
superiori dell’isola il progetto ‘La cultura della legalita’’ che
ha interessato in totale 20.755 studenti fra gli 11 ed i 19
anni. Piu’ di 250 conferenze tenute nelle otto province dai
Comandanti delle 29 Compagnie dei carabinieri di stanza
in Sardegna.
Un pellegrinaggio ricco
di emozioni
U
n affezionato lettore, Filippo Pigozzi di Alà dei Sardi,
ci segnala un’esperienza vissuta da un gruppo di 86
pellegrini, provenienti da Olbia, Bonannaro, Oschiri,
Tempio Pausania ed Alà dei Sardi con alcuni ammalati, guidati dal responsabile dell’OFTAL di Olbia, Tore Acca e dal
Cappellano don Fabio Nieddu. A Lourdes si sono vissuti
giorni di preghiera intensa, facendo memoria delle apparizioni con la visita ai luoghi di Bernadette. Durante il pellegrinaggio si è pregato per la pace nel mondo e per i malati del nostro territorio, affidando tutte le intenzioni alla
Vergine durante la fiaccolata serale.
I Venerdì
de “Su Siddhadu”
N
ella sala convegni Santa Tecla a Nulvi, il venerdì 27
giugno alle ore 19.00 sarà presentata la tesi di laurea
della dott.ssa Cesarina Manconi dal titolo: “Pastori e contadini di Nulvi” a cui parteciperà in veste di relatore il
prof. Michele Pinna, Presidente dell’Istituto Bellini e
docente di letteratura sarda dell’Università di Sassari.
Come sempre l’incontro è organizzato dall’associazione
culturale Su Siddhadu.
Scarica

Gallura & Anglona, 25 Giugno 2008 - Diocesi di Tempio