LA FORMAZIONE DI STAMPO INTERNAZIONALE Intervento dell’Avv. Maria Ludovica de Beaumont In un mondo dove le frontiere non esistono più, governato dall’interazione tra gli individui molto più rapida grazie alle nuove forme di comunicazione, non è più possibile pensare alla figura dell’avvocato che non guardi oltre il diritto nazionale. Ciò non vale solo per chi si occupa di controversie transfrontaliere (comunitarie e non) ma anche per chi agisce all’interno del territorio italiano. A mio sommesso avviso un avvocato che voglia essere capace di interagire con questi argomenti non può prescindere da due elementi: la conoscenza minimia delle regole procedurali in materia civile e penale e la conoscenza della lingua inglese. E’ d’obbligo quindi pensare alla formazione anche sotto questo profilo. Per quanto concerne il primo aspetto, ovvero la conoscenza di regole procedurali in materia civile e penale, è chiaro che la formazione possa avvenire attraverso l’istituzione di incontri tenuti da docenti o professionisti che abbiano non solo una conoscenza teorica della questione ma anche pratica. Per quanto mi riguarda posso esprimere solo idee relativamente alla materia civile in quanto quella penale non è di mia competenza e sicuramente ci sono colleghi che possono essere molto più illuminanti. La materia delle controversie extraeuropee è sostanzialmente abbastanza lineare in quanto governata dalla legge sul diritto internazionale privato (218/95). Ciò posto è chiaro che nell’immaginario di possibili incontri sulla materia, l’argomento potrebbe essere esposto anche in un unico evento in cui potrebbero essere trattati per lo più casi pratici di come vengono regolate le materie all’insegna della l. 218/95. Posto che dal punto di vista procedurale sostanzialmente la competenza rimane ai singoli Stati e non vi è una vera e propria interazione tra Stati diversi. Sicuramente più ricca è invece la materia del diritto processuale comunitario. Su questo, infatti, possono interagire diverse materie ad esempio, le più comuni, il recupero del credito e l’esecuzione delle decisioni pronunciate in altri Stati membri, la competenza giurisdizionale. Sicuramente poi chi si occupa di diritto di famiglia potrebbe utilmente incrementare l’area di trattazione. Il progetto che si potrebbe realizzare prenderebbe quindi le mosse da questi argomenti, divisi per seminari. Immagino: ‐ un incontro dedicato al recupero del credito transfrontaliero. In particolare: regolamento 1896/2006 in materia di ingiunzione di pagamento europea per crediti non contestati; regolamento n. 805/2004 sul titolo esecutivo europeo; regolamento 861/2007 per le 1 controversie di modesta entità. In questo incontro potrebbero essere spiegati i regolamenti, il loro funzionamento ed il loro utilizzo pratico. ‐ un incontro sul regolamento n. 44/2001 (oggi modificato dal regolamento 1215/2012 entrato in vigore quest’anno) che preveda un panorama sulla determinazione della giurisdizione e modalità di riconoscimento ed esecuzione di sentenze comunitarie. Con allegazione di casi pratici. Ad oggi trovo la materia più che interessante. Figlia di un padre che è fondatore dell’associazione degli Avvocati Europei, sono cresciuta ascoltando battaglie sull’unificazione del diritto sulla rapida e libera circolazione delle decisioni. Ed oggi che sono anche io un’operatrice del diritto, finalmente vedo che le idee di chi venti anni or sono si batteva per un’Europa unita sotto tutti i profili, sono finalmente realizzate con la vera libera rapida circolazione delle decisioni emesse dagli Stati membri. Eruditi nelle basi certo non si può pensare di dialogare con soggetti non italiani in una lingua che non sia l’inglese. Ed eccomi alla seconda proposta. L’inglese giuridico. Come alcuni sanno, con la partecipazione del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Avellino il nostro Studio da ormai quattro anni porta avanti un progetto con la Westchester Court nello stato di New York. Orbene, è grazie a questo progetto che mi sono resa conto che, ahimè (e forse ahi noi) la conoscenza della lingua inglese purtroppo nella nostra Provincia è carente. E non mi riferisco a chi ha qualche anno più di me, ma anche a miei coetanei o anche ragazzi più giovani. Il che è ben più grave se guardo ad altre popolazioni. In Cina ad esempio i giovani eruditi (in particolare per quanto mi riguarda ho avuto modo di interfacciarmi con avvocati) parlano tutti l’inglese. È d’obbligo che vi sia una formazione sull’inglese seguita “secondo coscienza” e che da parte degli Ordini forensi o chi per essi, che vi sia una formazione riguardante l’inglese giuridico. In passato, l’Ordine di Avellino ha tentato un’iniziativa del genere a cui sommessamente partecipai. Non mi risulta che questa abbia avuto seguito. Il perché fondamentale, secondo la mia opinione, va ricercato nella docenza. È infatti impensabile che un linguista possa trasmettere concetti giuridici ad un avvocato. Soprattutto poiché trattasi della lingua inglese che quindi si fonda su concetti di common law che quindi devono essere interpretati e trasmessi ai discenti da chi ne abbia piena cognizione di causa. Senza parlare poi di termini processuali o del commercio internazionale di cui cogliere il senso può essere talvolta ancora più complicato. 2 Ciò posto ritengo che sia utile pensare ad un progetto che veda l’insegnamento dell’inglese giuridico da parte di un avvocato parlante inglese o da un linguista accompagnato da un avvocato. Ultimo punto del fiume di proposte è in realtà ciò che già ho messo in atto. Nel mio piccolo, dopo la mia esperienza negli Stati Uniti, mossa dalla volontà filantropica di smuovere le coscienze ho proposto lo stage presso la Westchester Court nello Stato di New York. Grazie a questa iniziativa ho potuto constatare l’esistenza di colleghi meravigliosi che hanno ottenuto lodi da parte dei giudici e avvocati americani. Perché, sebbene alcuni un po’ dormienti, le menti dei giovani irpini sono sempre eccellenti. Propongo dunque di continuare e soprattutto promuovere questo progetto, di cui ancora non tutti sanno poiché forse la visibilità è inferiore rispetto ad altri progetti. E di ciò un po’ mi rammarico. Sicuramente con un po’ di buona volontà lo stage potrà continuare e magari si potrà incrementare con stage anche presso le altri Corti. Non dimentichiamo, infatti, che aldilà dei master che sicuramente fanno alta formazione, questo tipo di stage è l’unico in Italia e permette ai giovani di poter conoscere non solo il funzionamento degli uffici giudiziari di New York e le basi di alcuni concetti giuridici, ma soprattutto la cultura di un Paese. E non dimentichiamo mai che il diritto sorge proprio dalle tradizioni e dalle basi culturali dei popoli, e solo conoscendo il popolo si potrà avere la cognizione piena del funzionamento del diritto di un Paese. Insomma abbiamo una pepita d’oro tra le mani e non ce ne rendiamo conto. E’ chiaro dunque che questa iniziativa, come altre, volge alla creazione di un avvocato specializzato. D’altronde vedo francamente molto difficile ad oggi e nei tempi che verranno la sopravvivenza dell’interpretazione nostalgica dell’avvocato che possa essere competente in tutte le branche del diritto. Posto che ad oggi ogni settore ha una notevole moltitudine di norme e concetti, inconoscibili tutti contemporaneamente. Queste poche idee spero possano essere di ausilio per un futuro migliore dell’avvocatura, forse un po’ più aperta e meno radicata alla tradizione. Forse un po’ più internazionale e meno chiusa tra le sue quattro mura. Forse un po’ più rivolta al futuro piuttosto che al passato. Ringrazio sentitamente per l’attenzione e per il tempo dedicato a questa lettura, con la speranza di essere stata di ausilio e non di noia. Avellino, 16 dicembre 2015 3