aro Gesù Bambino,scusami se mi ci metto pure io a scrivere lettere per chiederti le cose che mi piacerebbe avere (e quelle che non mi piacerebbe avere) in questo nuovo anno. Scusami, perché ho visto che anche teologi impegnati, Pastori importanti e persino politici di grido hanno usato lo stesso mezzo… non credo che sia per sfiducia nella forza e nella serietà della preghiera… credo che sia perché certe volte rimpiangiamo la tenerezza delle nostre cose di bambini,quando guardavamo al mondo e anche aTe con gli occhi di chi ancora si stupiva delle piccole cose e ci sentivamo sicuri dell’affetto che avevamo attorno, protettivo anche quando avevamo il raffreddore e fuori casa faceva freddo… mentre oggi, a vedere certe facce sui giornali, a sentire certe urla e certe sbalorditive scempiaggini in tv,a renderci conto di come la vita stia diventando difficile per tanti (e certe volte nemmeno si può dire, altrimenti ti guardano male e ti chiedono “dalla parte dei chi stai”) mi viene lo sconforto… e allora… caro Gesù Bambino, innanzitutto volevo ringraziarti perché quest’anno mi è arrivato un numero incredibilmente minore rispetto agli anni scorsi di messaggini con gli auguri di Natale: sarà perché quest’anno ci sono meno soldi da spendere… sarà perché ci siamo resi conto di quanto siano ridicoli certi messaggi strappalacrime o ripieni di altissima teologia copiati e riciclati…. sarà perché sta finendo il mio mandato di presidente… sarà perché io drammaticamente distratto mi sono dimenticato di rispondere o di salutare… insomma, comunque sia, grazie: io preferisco pensare che ci siano meno soldi da spendere e meno frasi celebri da spedire… Insomma, comunque, grazie Gesù Bambino: mi servirà di lezione! Regalami Gesù Bambino un Paese più unito, più serio e più onesto:insomma regalami una Italia dove ci siano dalle mie parti al Sud meno piagnoni cronici e al Nord persone più fiduciose nella unità per la quale vale la pena sacrificarsi. Ridammi l’Italia delle mie letture di ragazzo, non l’Italia dell’Impero delle vacuità. Regalami l’Italia delle grandi idealità,l’Italia degli uomini che parlavano alla intelligenza e al cuore e non allo stomaco e alle paure, l’Italia che credeva nell’Europa e nei popoli.Insomma Gesù Bambino… aiuta la mia Patria (magari aiutandomi a spiegare che cosa è la Patria). Caro Gesù Bambino regalami una Chiesa che fa deliberatamente preferenza di persone,amica della povera gente e fustigatrice delle prepotenze perpetrate dai potenti in danno della dignità dei deboli… una Chiesa umile, povera e pellegrina, una Chiesa libera da arroganza e presunzione che non carica di pesi insopportabili la gente ma a tutti è in grado di offrire il peso leggero e soave di Cristo, una Chiesa dove è di casa non il dominio ma la tenerezza,non la condanna ma la misericordia… che non cerca privilegi e continua a ricordarsi che le mense a cui si deve continuamente partecipare sono quelle dei poveri e dei sofferenti e non quelle dei gaudenti e dei potenti… (chiedo scusa adAndrea Lebra se ho preso le sue parole,ma sono bellissime)… Ehi,perché ridi,Gesù Bambino?! Ho chiesto troppo?!Ah ecco… EDITORIALE Caro Gesù Bambino ridammi un’ Italia e la Chiesa di quando ero ragazzo di Antonio Diella presidente nazionale ridi perché se ti guardo bene, povero piccolino, credo che sia la stessa Chiesa che piace a te! E se lo diciTu… Regalami di nuovo, Dio Bambino,la miaAssociazione,regalami l’Unitalsi! Magari,giacché ci sei, regalami una Associazione di persone convinte e non polemiche, di persone capaci di testimoniare la gioia e la carità, persone che“non se la credono” ma“che credono”… insomma persone che non parlano di fede, ma vivono di fede. E comincia da me, se puoi, a insegnarmi di nuovo l’unico alfabeto capace di parlare al cuore del mondo,l’alfabeto della tenerezza e della gratuità. Regalami, Gesù Bambino, la pazienza e l’incrollabile amore di mia madre che passa la sua giornata a far bere mio padre con il cucchiaio;e regalami lo stupore grande di mio padre che,senza l’aiuto di nessuno, ha girato la sua carrozzina con l’unica mano che gli funziona per guardare rapito e sorridente laTua statuetta nel presepe.Vorrei chiederti tante cose… ma questi del giornale poi mi rimproverano perché divento lungo… E quindi… alla fine… riassumendo Gesù Bambino regalami la felicità e la speranza, la pace e il coraggio. Per parlare di Te. Per vivere di Te. Ma soprattutto grazie, Gesù Bambino. È finito un nuovo anno. Finiscono dieci anni di un certo tipo di impegno. Tutto comunque finisce.Solo ilTuo amore rimane.SoloTu.SempreTu.Auguri a tutti. Pace. Sempre. poveri e dei sofferenti e non quelle dei gaudenti e dei potenti…(chiedo scusa aAndrea Lebra se ho preso le sue parole,ma sono bellissime)… Ehi,perché ridi, Gesù Bambino ?! ho chiesto troppo?! ah ecco…ridi perché se ti guardo bene,povero piccolino,credo che sia la stessa Chiesa che piace a te ! E se lo dici Tu… Regalami di nuovo, Dio Bambino, la mia Associazione, regalami l’Unitalsi! Magari, giacchè ci sei, regalami una Associazione di persone convinte e non polemiche, di persone capaci di testimoniare la gioia e la carità, persone che “non se la credono” ma“che credono”…insomma persone che non parlano di fede,ma vivono di fede.E comincia da me,se puoi, a insegnarmi di nuovo l’unico alfabeto capace di parlare al cuore del mondo, l’alfabeto della tenerezza e della gratuità. Regalami, Gesù Bambino, la pazienza e l’incrollabile amore di mia madre che passa la sua giornata a far bere mio padre con il cucchiaio; e regalami lo stupore grande di mio padre che, senza l’aiuto di nessuno,ha girato la sua carrozzina con l’unica mano che gli funziona per guardare rapito e sorridente la Tua statuetta nel presepe.Vorrei chiederti tante cose…ma questi del giornale poi mi rimproverano perchè divento lungo… E quindi…alla fine…riassumendo Gesù Bambino regalami la felicità e la speranza,la pace e il coraggio.Per parlare diTe.Per vivere di Te. Ma soprattutto grazie, Gesù Bambino. E’ finito un nuovo anno. Finiscono dieci anni di un certo tipo di impegno. Tutto comunque finisce. Solo il Tuo amore rimane. Solo Tu. Sempre Tu. Auguri a tutti. Pace. Sempre. [email protected] 3 3 DICEMBRE Disabilità di Mariangela Camporeale Presidenza Nazionale 4 Il Presidente Napolitano: “Una goccia di speranza” È dal 1998 che, il 3 dicembre di ogni anno, viene promossa la Giornata Internazionale delle Persone Disabili;un appuntamento istituito nel 1981 che mira a promuovere i diritti e la salute delle persone disabili affinché, attraverso l’impegno di tutte le organizzazioni, possano godere pienamente di tutti i diritti umani e dell’uguaglianza in ogni aspetto dello sviluppo sociale. Risale al lontano 1789 la prima Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino: “Les hommes naissent et demeurent libres et égaux en droit. Gli uomini nascono e rimangono liberi e uguali nei diritti”. Il medesimo contenuto è poi stato ripreso nel più contemporaneo 1948 nella Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo adottata dalle Nazioni Unite:«Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza». Troppo spesso, invece, questi diritti non portano ad una reale libertà, uguaglianza e dignità nelle relazioni con gli altri. Probabilmente piuttosto che di problema legislativo si tratta di una vera e propria barriera culturale, specialmente per la disabilità, innata o acquisita. Attualmente non esiste,a livello internazionale,una definizione del concetto di disabilità sebbene sia stato recentemente dibattuto anche in occasione della Convenzione ONU per i diritti delle persone con disabilità. Si stima che in Italia le persone con disabilità siano quasi tre milioni: persone costrette a letto, su sedia a rotelle, persone che hanno difficoltà nel compiere i normali atti quotidiani come lavarsi, vestirsi o mangiare, persone con disabilità sensoriali come difficoltà nel sentire, vedere o parlare. A livello mondiale circa il 10% della popolazione ha una disabilità; più di 400 milioni di disabili,ben l’80%,vive nei paesi più poveri. In tutto il mondo le persone con disabilità affrontano ostacoli alla partecipazione sociale, barriere architettoniche, pregiudizi culturali, negazione dei diritti umani e civili. Proprio per questo la festa celebrata il 3 dicembre rappresenta un momento per comprendere tutte le questioni legate alla disabilità,in particolare i diritti delle persone disabili e i vantaggi derivanti da una loro piena integrazione in ogni aspetto della vita politica,sociale,economica e culturale all’interno della società. Numerose sono state in Italia le iniziative per celebrare la giornata che, a detta del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, «rappresenta un‘occasione per promuovere ancora una volta la piena ed effettiva partecipazione dei disabili in tutti gli aspetti della vita sociale e nei processi di sviluppo». L’appuntamento al Quirinale è stata un’occasione di confronto e di solidarietà, la stessa di cui si parla nella Costituzione Italiana,formulata come“dovere costituzionale” e in quanto tale “inderogabile” ma – ha sottolineato Napolitano – è anche una grande fonte di soddisfazione per chi la pratica. Ed è importante che siano tanti a praticarla nel nostro Paese. Questa iniziativa – ha continuato il Capo dello Stato – è una goccia in un mare molto vasto. Ma mi illudo che sia una goccia che faccia più rumore quando cade, sia pure in un grande mare. E che possa valere come esempio e come stimolo. La festa del 3 dicembre nella sede del Presidente della Repubblica, infatti, è stata anche l’occasione per dare lustro ad un’iniziativa votata alla solidarietà, alla fratellanza e alle pari opportunità:festeggiare i 10 anni degli stage nati in collaborazione tra il Quirinale e alcune associazioni che aiutano i disabili down. Anni nei quali numerosi ragazzi affetti dalla sindrome di down hanno avuto la possi- bilità e l’opportunità di lavorare nelle cucine e nei giardini presidenziali.Una chance di formazione e di preparazione al mondo del lavoro che, per i giovani in generale e per i giovani disabili in particolare, rappresenta un problema spesso insuperabile. È stato questo, oltretutto, il modo per testimoniare il riconoscimento dell’uguaglianza in dignità,capacità,potenzialità, diritti e doveri. [email protected] 5 8 DICEMBRE I 6 Immacolata dalla Redazione Il Papa in piazza di Spagna per onorare laVergine n una processione ininterrotta i romani dalle prime ore del mattino, l’8 dicembre,hanno deposto fiori ai piedi della colonna dell’Immacolata a piazza di Spagna.Dietro ogni fiore un volto.In ogni petalo un desiderio, un grazie a Maria. Una lunga giornata di devozione popolare culminata nel pomeriggio con l’omaggio del Papa alla statua dellaVergine.Un appuntamento «particolarmente speciale e sentito» dai romani, ricorda il Cardinale vicario Agostino Vallini. La giornata di celebrazioni mariane inizia alle 7.30 quando,come ogni anno dal 1823,i vigili del fuoco di Roma salgono sull’autoscala fino alla sommità della colonna per porre nelle mani della statua una ghirlanda di fiori. Ai tanti fedeli raccolti, il Papa nella storica piazza romana ha detto di essere sempre “colpito” da questo gesto perchè, ha sottolineato,“lo sento rivolto a tutta la città ,a tutti gli uomini e le donne che vivono a Roma: anche a chi non ci pensa, a chi oggi non ricorda neppure che è la Festa dell’Immacolata;a chi si sente solo e abbandonato”. Papa Ratzinger ha voluto, quindi, rivolgere un pensiero particolare alla ‘sua’ diocesi,quella di Roma e a tutti gli agglomerati umani, affermando che Maria “vede la città non come un agglomerato anonimo,ma come una costellazione dove Dio conosce tutti personalmente per nome, ad uno ad uno,e ci chiama a risplendere della sua luce”. Infine il pontefice ha voluto elevare una preghiera alla“Madre Immacolata”: “Veglia sempre - ha infatti detto - sulla nostra città: conforta i malati, incoraggia i giovani, sostieni le famiglie.Infondi la forza per rigettare il male, in ogni forma e di scegliere il bene,anche quando costa e comporta l’andare contro-corrente”.Ai piedi del monumento si è pregato, si snocciola il rosario, si innalzano canti mariani. Si incontrano tante persone e ascoltare la storia che si nasconde dietro ogni fiore che lasciano a Maria. I nonni che portano i nipoti, e poi tanti i “veterani”, come spiega Alessandro Pinna, presidente della sottosezione di Roma,come Luisa, una dei 150 volontari dell’Unitalsi di Roma,che ha accompagnato e circa 200 malati presenti alla celebrazione - è un segno del nostro amore per Maria – dice Luisa - oggi si torna con la mente alla Grotta di Lourdes». «Un’emozione – ripete Cristhian, 36 anni, disabile – nello stare qui tutti insieme si sente molto affetto, accoglienza». Un messaggio di fiducia per ogni persona di questa città e del mondo intero”, questo è stato il messaggio che, nella festività religiosa dell’Immacolata Concezione, viene da Maria che all’uomo continua a donare “un messaggio di speranza non fatto di parole, ma della sua stessa storia: lei, una donna della nostra stirpe, che ha dato alla luce il Figlio di Dio e ha condiviso tutta la propria esistenza con Lui”. [email protected] 7 ACIREALE A Che gioia! di Andrea Marchese sottosezione di Acireale Un incidente,la sedia a rotelle: e ora posso pilotare un aereo 300 metri da terra su una piccola macchina volante da solo. Il sogno che quasi tutti hanno fatto da bambini, me compreso. Chiudo gli occhi e sogno di volare nell’azzurro del cielo sopra il mare,la spiaggia e più lontano l’Etna innevato, che non smette mai di fumare… un sogno con la “S” maiuscola. Lo stesso che mi ha accompagnato nelle notti anche da grande con la speranza di realizzarlo un giorno. A 25 anni,però, per un incidente in moto sono costretto a vivere su una sedia a rotelle e finisco di sperare… figuriamoci se un disabile in carrozzina può volare da solo con un aereo!! Grazie a tanti cari amici,dopo l’incidente, ho volato col parapendio, col delta a motore, col tre assi, con l’autogiro, mi sono anche lanciato col paracadute ma sempre come passeggero, spettatore di ciò che stavo facendo. Bellissimo indubbiamente ma ad una persona come me, a cui piace partecipare attivamente mancava qualcosa. Un giorno conosco gli istruttori della scuola Etna Fly di Calatabiano, i quali mi dicono che esiste il modo per poter pilotare un aereo ultraleggero e che a tal proposito esiste proprio una pattuglia acrobatica formata da solo piloti diversamente abili,i famosi Baroni Rotti.Rimango un po’ perplesso e incuriosito mi documento. Molto interessante ma per una serie di motivi accantono la que- Andrea Marchese tra i suoi istruttori: Nicola Chimisso e Giovanni Marano 8 stione. Dopo circa un anno da quell’incontro la sottosezione di Acireale dell’Unitalsi, cui appartengo, mi informa che grazie alla collaborazione col Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali è nato il progetto“Volere Volare” che dà la possibilità, ai diversamente abili, di poter iniziare un corso per diventare piloti.Non credo alle mie orecchie e subito compilo i moduli per la domanda. Supero le accurate visite mediche, presento tutti i documenti necessari e dopo la selezione finalmente incomincio il corso proprio con gli stessi istruttori della scuola Etna Fly con cui avevo parlato. Inizio ad andare all’Aviosuperficie Angelo d’Arrigo non più per trovare gli amici che volano ma per imparare a volare, per conoscere le nozioni di aerotecnica,di meteorologia,le tecniche di volo, i motori, il primo soccorso, insomma tutto ciò che fa parte del volo. I miei istruttori Nicola Chimisso e Giovanni Marano mi insegnano tutto quello che c’è da sapere per diventare un ottimo pilota. Per loro è la prima esperienza con un diversamente abile ed è quindi facile comprendere come l’approccio possa essere stato. Le classiche domande iniziali“ti aiuto?”,“ce la fai?”,la spiccata sensibilità e il loro mettersi a disposizione per qualsiasi cosa fino poi ad arrivare a non considerare più la mia disabilità e dimenticare di prendere la carrozzina per farmi scendere dall’aereo. Una delle cose più belle che mi sia mai capitata. Per volare bisogna sentirsi a proprio agio e questo dipende dall’istruttore e dall’allievo,dal feeling che pian piano si instaura.D’altronde si passano delle ore in volo gomito a gomito e non può essere che così. Le nostre lezioni sono ricche di sorrisi, manovre mal riuscite, suggerimenti,incertezze,sguardi,complimenti (anche no) e soprattutto tenacia e voglia di riuscire. Dopo circa 15 ore di volo accumulate in pochi mesi riapro gli occhi e mi ritrovo dentro al sogno di cui parlavo prima.Aspetta un attimo, forse non sto sognando – mi ripeto – questo è tutto vero, ho conquistato la fiducia di Nicola e Gianni, mi hanno mandato in volo da solo, sono arrivato a fare un primo passo importantissimo.Sono solo come nel sogno… il mare, la spiaggia, l’Etna. In volo per pochi e interminabili momenti che rimarranno impressi nella mia mente per sempre. Tutto ciò che avevo imparato in quei mesi mi frullava per la testa che, come un computer, elaborava tutti i parametri da seguire. Concentrazione massima che regalava di tanto in tanto pochi sorrisi al mio viso ora disteso ora tirato e così via. Seguo il circuito d’atterraggio, vedo la pista, mi metto in asse e punto la mira nella zona in cui prevedo di atterrare che però passa veloce sotto di me,non prevedevo tutto questo “galleggiamento” nonostante mi avessero avvisato Nicola e Gianni. La pista è lunga non c’è bisogno di riattaccare e così inizio ad accarezzare il suolo con le ruote. Non so spiegare bene cosa provai in quel momento, la tensione di colpo scomparsa mi fece sentire il corpo pesante e leggero allo stesso tempo. Una strana e piacevole sensazione di calore prese il sopravvento. Rido,piango,mi viene voglia di urlare per la felicità, le mie mani tremano come la mia voce. Ritorno indietro verso l’hangar e trovo ad attendermi tutti gli amici del campo che emozionati, mi abbracciano, mi baciano mi danno pacche sulle spalle, in un attimo dimentico il volo appena fatto e mi commuovo per tutto questo calore e questo affetto. Mi colpiscono gli occhi lucidi di Nicola e Gianni che esprimono tutto il loro orgoglio per essere riusciti con il loro prezioso impegno a farmi volare. Le mie lacrime di gioia sono camuffate dalla pioggia di spumante e da una bella secchiata d’acqua, classico incorona- mento per il primo volo da solista. Una giornata ricca che racchiude in se la voglia di affrontare ogni tipo di difficoltà da solo e con gli altri, l’importanza dell’amicizia, del rispetto, della collaborazione, della determinazione, del divertimento, di credere in qualcosa e avere degli obiettivi sani. Mai abbandonarsi o rinunciare, abbattersi o mollare. Per tutto questo voglio ringraziare l’Unitalsi, la scuola Etna Fly, tutti gli amici del campo e in particolar modo Nicola e Gianni che hanno fatto in modo che riuscissi a realizzare il mio “sogno.” [email protected] 9 INTERVISTA L Nuovo Vescovo di Stefania Mangia Il Messaggero di Civitavecchia Mons. Marrucci alla Diocesi di Civitavecchia eTarquinia a città ha fretta di conoscerlo. Ancora di più da mercoledì 24 novembre, quando in cattedrale l’amministratore apostolico, Gino Reali,ha annunciato Luigi Marrucci come futuro Pastore della Diocesi di Civitavecchia e Tarquinia. E monsignor Marrucci, nonostante la sua agenda oberata di impegni, scritta per lo più dall’Unitalsi che con vari incarichi – fino a quello attuale di viceAssistente Ecclesiastico nazionale – l impegna da oltre 30 anni, si è lasciato amichevolmente intervistare. La chiacchierata c’è stata in via della Pigna 13,sede dell’Unitalsi nazionale,a pochi metri da largo Argentina, in quella che sarà ancora per poco la sua casa.Dopo il 29 gennaio 2011,quando alle 16 nella Basilica di San Giovanni in Laterano sarà ufficialmente consacrato vescovo,in città s’insedierà sabato 19 febbraio con la sua prima messa in cattedrale,mentre domenica 20 celebrerà nella concattedrale diTarquinia. Si aspettava questo incarico? Non me lo sarei mai immaginato – risponde con sincerità Marrucci, già cappellano della Grotta di Lourdes dove si è recato così tante volte che non sa più contarle, stella polare che non lo abbandonerà nemmeno da vescovo, come lui stesso dice – non lo prevedevo, è capitato all’improvviso ed è grazia di Dio. L’ho saputo mentre ero in Terra Santa, avevo appena celebrato nella Basilica dell’Agonia ai Getsemani, e mi son detto:“Sia fatta la tua volontà”. La spaventa la guida di una Diocesi? Per quale motivo ha accettato? Sono sereno, non spaventato, perché credo che il vescovo non debba andare sulla cattedra, ma sulla predella per far parlare Cristo a tutto il popolo di Dio.Verrò a servire la chiesa di Dio come un uomo di dialogo con tutte le autorità. 10 Conosceva Civitavecchia? E il Vescovo Chenis? Ho girato ben 190 tra sezioni e sottosezioni Unitalsi sparse in tutta Italia,ma non ho mai visitato quella di Civitavecchia né la città, non conosco nemmeno Tarquinia così come il viterbese,ho frequentato di più le zone a sud di Roma.Ho sentito molto parlare di Chenis pur non avendo avuto mai modo di incontrarlo. Ma niente ricettari pronti per il mio nuovo compito – aggiunge con un inconfondibile accento toscano – insi me ai laici e ai sacerdoti di Civitavecchia, dove conosco già don Diego Pierucci (parroco alla Gedila, ndc),mio alunno al pontificio seminario regionale di Siena, mi immetto in una strada già aperta dai miei predecessori, da Grillo a Chenis. Inevitabile chiederle della Madonnina delle lacrime. Sono stato due volte a Pantano: nel 2003 e poi lo scorso dicembre per accompagnarvi un mio amico che è sacerdote a Vienna, e abbiamo concelebrato nella cappella accanto alla stanza delle confessioni. Come sarà il suo Natale? Passerò il mio ultimo Natale da prete nelle piccole parrocchie di Montescudaio, dove sono nato,e Guardistallo (Pisa),ad aiutare don Piero Burlacchini, mio caro amico e paesano – conclude sorridendo – dopo sarò tutto di Civitavecchia eTarquinia». [email protected] INCONTRO D “Terex 2010” di Giovanni Punzi Consigliere Nazionale Esercitazione internazionale della Protezione Civile opo l’esperienza fatta lo scorso anno in Abruzzo, le giornate di formazione realizzate in primavera a Parma,L’Aquila e Napoli, i coordinatori delle tre macroaeree ed i referenti sezionali di protezione civile si sono incontrati a Pomezia nei primi giorni di dicembre per un momento di formazione, approfondendo il tema della comunicazione con la dott.ssa Marzia Tanini e gli aspetti socio-sanitari in emergenza con il dott. Federico Baiocco. E’ stata anche l’occasione per fare il punto del cammino nel sistema nazionale di “Protezione Civile” di cui l’associazione è entrata ufficialmente a far parte dall’anno 2004, con inserimento e presenza anche all’interno della Consulta delle Associazioni Nazionali di Volontariato istituita presso il Dipartimento. Peraltro, è di questi giorni la notizia dell’ammissione a contributo del progetto finalizzato alla costituzione di n.3 unità per accoglienza di disabili,una per ciascuna macroarea in cui la nostra associazione ha suddiviso il territorio nazionale:Macroarea del Nord comprendente Emilia Romagna, Liguria, Lombardia, Piemonte, Valle D’Aosta e Triveneto (Friuli Venezia Giulia,Veneto e Trentino Alto Adige). Macroarea del Centro comprendenteAbruzzo,Lazio,Marche,Sardegna,Toscana e Umbria Macroarea del Sud comprendente Basilicata, Campania, Calabria,Molise,Puglia e Sicilia.Grazie al finanziamento del progetto da parte del Dipartimento,i volontari di ciascuna macroarea, in caso di attivazione a seguito di calamità, potranno avere a disposizione i mezzi e l’attrezzatura indispensabile per poter raggiungere il territorio colpito dall’evento ed essere da subito autosufficienti ed operativi. Difatti, ciascuna macroarea avrà in dotazione un pulmino per disabili,tende a struttura pneumatica montabili in pochi minuti,gazebo per spazi di socializzazione,carrelli per la di- stribuzione dei pasti,gruppo elettrogeno,lettini… L’incontro di Pomezia è stato anche il momento per condividere l’esperienza fatta dal gruppo ristretto di volontari che ha partecipato, in qualità di “team avanzato” all’esercitazione internazionale“TEREX 2010” (Tuscany Earthquake Relief EXrcise) promossa dal Dipartimento di Protezione Civile e svoltasi dal 25 al 28 novembre in Toscana, precisamente nella zona della Garfagnana della Lunigiana, interessando i territori delle province di Luca,Pisa,Pistoia e Massa,con la simulazione di un terremoto di magnitudo 6.4, analogo a quello che si era verificato nella stessa zona il 7 settembre del 1920 provocando 171 vittime, 650 feriti ed alcune migliaia di senza tetto. Si è trattato della più grande esercitazione di soccorso mai effettuata in Italia e che ha permesso di testare un modello integrato di intervento di protezione civile,a livello nazionale ed europeo,ed in particolare di un nuovo piano di accoglienza – host nation plan - delle squadre di soccorso europee giunte da Francia,Austria, Slovenia, Croazia e Russia. Queste squadre sono state impegnate nella simulazione degli interventi con tecnici, cani e mezzi, tra i quali va ricordato il grande ospedale da campo allestito dalla federazione russa a Lucca,già utilizzato ad Haiti in occasione del recente terremoto ed in grado di garantire circa 50 interventi chirurgici al giorno.Il cammino,quindi,prosegue e ben presto coinvolgerà, in altri incontri, di formazione decentrati anche i volontari che hanno scelto di impegnarsi a prestare il loro servizio in contesti particolari legati ad eventi calamitosi, nella consapevolezza che per “far bene il bene” è necessario prepararsi adeguatamente. [email protected] SERVIZIO CIVILE R di Salvatore Pagliuca Vice Presidente Nazionale 12 Tanti ricordi Un anno di volontariato: le emozioni di aiutare gli altri ileggevo le relazioni dei volontari che hanno prestato servizio nel 2010 presso le nostre sedi di progetto e ripercorrevo così con loro questo anno scaduto il 7 gennaio 2011:quante aspettative all’inizio,quante scoperte,quante certezze maturate nei mesi a seguire, quante domande senza risposta,quante delusioni,quanta nostalgia negli ultimi mesi! Un caleidoscopio di sentimenti che si affollano nelle righe scarne a volte, altre volte corpose, ma sempre espressione della meravigliosa scoperta della bellezza di donarsi agli altri. La consapevolezza del servizio, con la ricerca spesso spasmodica del “contatto con gli ammalati e disabili” quasi che fosse un momento da vivere esclusivamente a Lourdes, mentre poi ci si accorge che il vicino di casa, l’amico o il parente necessita delle attenzioni e ci dà quel “contatto” tanto cercato. La consapevolezza della sofferenza,quella per cui ti poni le domande:perché proprio a lui (o lei)? Perché deve pagare uno scotto,e magari si è donato al prossimo tutta la vita? Oppure, la sofferenza dei bambini? Domande che non hanno risposta,perché non si può comprendere il disegno di Dio,di quel Dio che vuole la felicità dell’uomo e che può sembrare impotente di fronte alla sofferenza. La consapevolezza della fede che esce rafforzata da un anno di servizio e che sola può lenire la delusione delle mancate risposte e può dare piena gioia per quanto si riceve donando. La consapevolezza associativa, con la capacità, dopo un anno vissuto pienamente all’interno della sottosezione o a Lourdes, di comprendere i meccanismi necessari per far marciare l’organizzazione e di assaporare lo spirito associativo che funge da legante tra i soci e il territorio. La consapevolezza di se stessi,dei propri limiti e dei propri slanci, della capacità di amare fino in fondo senza aspettarsi nulla in cambio e scoprire, sbalorditi, che si torna a casa con un bagaglio ben carico. I volontari del Servizio civile Unitalsi finiscono il loro anno di servizio con tutte queste consapevolezze ed altri stanno per arrivare, per affrontare il loro anno con timore: nuovi volti, nuove storie, nuove attese che troveranno lungo la strada le risposte di sempre! [email protected] Un’esperienza meravigliosa per affrontare il futuro primo impatto con il francese e ho dato informazioni alla gente in diverse lingue (oltre all’inglese,ho dovuto parlare anche lo spagnolo, lingua mai studiata!).Alle piscine ho vissuto diversi momenti di spiritualità anche emozionanti e anche il Bureau Médical e la Libreria sono stati servizi decisamente interessanti. In ogni caso, tutto il personale del Santuario con cui mi sono rapportata si è rivelato sempre molto gentile e disponibile nei miei confronti.Ho svolto con gioia ed entusiasmo i diversi servizi, spesso accompagnati da qualche figuraccia seguita da una risata collettiva di carica per ripartire alla grande! Durante questi dodici mesi devo dire che non sono mancate le occasioni per conoscere altri luoghi.“Il mondo è un libro e quelli che non viaggiano ne leggono solo una pagina”diceva S.Agostino e durante quest’anno, ne ho letta qualcuna: Never, forse l’unico luogo dove sono riuscita a leggere un po’ anche dentro me “Il tempo è come un fiocco di neve, scompare mentre cerchiamo stessa aiutata da un grande silenzio in mezzo a tanto verde;Ars, di decidere cosa farne!” paesino accogliente;Taizé,comunità fondata sull’essenziale,dove ho Proprio così! Mi sembra di aver cominciato ieri il mio Servizio Civile conosciuto la semplicità e l’umiltà del vivere quotidiano; Parigi,meta e,invece,mi ritrovo già a elaborare la mia ultima relazione mensile tanto ambita,così bella,così romantica,anche istruttiva;Torino,un ree a fare il punto di questa fantastica esperienza. Ricordo ancora il galo inatteso dove ho avuto l’opportunità di pregare davanti alla giorno in cui siamo partiti: eravamo tutti un po’ disorientati senza Sacra Sindone. Per finire, la “città eterna” per trascorrere vacanze compagni e senza conoscere cosa ci aspettasse.Adesso mi rendo italiane in compagnia di mia sorella. E se non sono mancate le occonto che anche quello è stato un bel momento e mi capita spesso casioni per viaggiare lontani, sono state altrettanto diverse le prodi pensarci e di voler tornare indietro. Non ci conoscevamo ancora poste di svaghi all’aria aperta per esplorare i dintorni di Lourdes, eppure avevamo tutti la stessa meta.Anche se poi conoscerci si è come la fantastica scalata del Monte Beout… Tante esperienze rivelato un vero e proprio disastro! Faceva parte di questa espe- che è stato bello condividere,oltre che con alcuni“compagni di viagrienza, forse è stato uno dei passi fondamentali da affrontare per gio”, anche con i miei “responsabili”. Sin dal primo giorno, ho increscere, capire noi stessi, imparare a rapportarci con gli altri. Do- staurato un bellissimo rapporto con tutti loro e se quest’anno è vendo fare un’analisi di gruppo,al di là delle varie difficoltà cui siamo stata un’esperienza indimenticabile, formativa e di crescita, lo devo andati incontro, sono comunque contenta di aver condiviso que- anche a loro. Ognuno ha lasciato un segno dentro di me; forse non st’anno con tutti loro. Nonostante la stabilità raggiunta negli ultimi ci rivedremo, in ogni caso, saranno persone che difficilmente dimesi,obiettivamente,non siamo mai stati un vero e proprio gruppo. menticherò. Mi hanno accolta nella casa dell’Unitalsi, rispettanIo stessa ho ben legato soltanto con poche persone e, riflettendoci domi e aiutandomi nelle difficoltà. Ovviamente non posso non meglio, non mi dispiace più di tanto, anzi credo sia normale all’in- parlare di Colei che mi ha accolta sin dal primo momento a bracterno di un gruppo formato da 20 persone.Eppure,mi piacerebbe cia aperte: un abito bianco legato da una fascia azzurra, sempre che con tutti restasse un piccolo contatto,anche semplicemente nel in piedi dentro una grotta. Ferma lì a guardarti, ascoltarti. Desidecuore. Riguardo il Servizio… mi sono sempre trovata bene, sia al ravo da tanto vederLa e se sono arrivata fin qui lo devo soprattutto Salus che al Santuario. Ovviamente, con le mie preferenze! A mio a Lei.Quanti pensieri,pianti,sorrisi,silenzi,domande… seduta a osparere il servizio più divertente e dinamico, che al contempo mi ha servarLa. Non so quante risposte mi siano arrivate,ma una è certa: responsabilizzato maggiormente, è stato quello concernente l’or- vivere un anno a Lourdes è stata davvero una bellissima esperienza. ganizzazione. Accogliere in stazione o in aeroporto i pellegrini,por- Un piccolo paese che mi ha accolto per 365 giorni: l’ho visto sotto tare le sorelle in barellata,guidare i diversi mezzi fino a Pau,aTolosa il sole,il caldo,il freddo,sotto la neve,sotto la pioggia;vi ho conosciuto o in qualsiasi altro posto per le più diverse commissioni; preparare tantissime persone,ho provato rabbia e versato lacrime;ho regalato le buste per i pellegrini,soprattutto aver avuto come responsabile il tanti sorrisi, ne ho ricevuti altrettanti, ma non mi sono mai pentita mitico Christopher, simpaticissimo e in gamba, è stato il massimo! di essere arrivata qui e se ne avessi la possibilità lo rifarei altre mille Anche il servizio alla reception si è rivelato spassoso, grazie alla volte! Purtroppo nella vita certe cose sono uniche, irripetibili e non compagnia di Paulette,splendida persona,prima fra i dipendenti con possono esser vissute più di una volta.Ora è tempo di affrontare le cui mi son trovata a collaborare. Pensate che a Lourdes ho impa- scelte per il futuro. rato anche a fare la guida a un gruppo di pellegrini italiani su“i passi di Bernadette” e a cucinare – pranzo e cena – per venti persone! Un po’ stressante, ma anche piacevole. Al Santuario è stato altretValeria Bafera tanto bello aver prestato servizio, soprattutto al Centro Informazioni dove ho conosciuto tantissime persone e dove ho avuto il mio [email protected] 13 CALENDARIO A Frate Indovino di padre Vito Magno giornallista e rogazionista Parla padre Mario Collarini “erede” dell’almanacco ppeso al chiodo nelle cucine di milioni di famiglie torna nel 2011 a sorridere il simpatico fraticello ritratto sul frontespizio del più popolare calendario d’Italia,quello di Frate Indovino. Anche se il suo inventore, il cappuccino Padre Mariangelo da Cerqueto, non c’è più, i suoi confratelli garantiscono la continuità.Al nuovo vate, Padre Mario Collarini, il compito non facile di mantenere lo stile che ha caratterizzato l’almanacco per 65 anni attraverso massime, consigli e previsioni. I proventi derivanti dalle offerte ricevute permetteranno di realizzare e completare molte opere sociali, tra cui l’installazione di potabilizzatori d’acqua inAmazzonia,una struttura polivalente per l’Abruzzo del terremoto, una Casa d’accoglienza per i familiari dei lungodegenti a Perugia. Dopo otto anni dalla morte di Padre Mariangelo, l’inventore del Calendario, le stelle parlano ancora?Le stelle parlano sempre e ascoltano in silenzio. Nel calendario abbiamo conservato le rubriche che lui curava e soprattutto l’impostazione,che riteniamo vincente. Si può dire che a 65 anni dalla nascita il Calendario gode buona salute?Sì, nonostante i problemi di tutti i generi, da quelli della privacy a quelli economici. Quante copie tira? Cinque milioni di copie. È diffuso soprattutto in Italia e in Svizzera,ma raggiunge anche tutti i Paesi dove sono presenti gli italiani. Il Calendario nacque per essere una dispensa di consigli per i contadini, ma oggi che i contadini sono diminuiti a chi si rivolge? Il contatto con nostra “madre terra”, come diceva san Francesco, è benefico per tutti in ogni epoca. Oggi continuiamo a dare consigli agli agricoltori e a tanti che,per necessità o per piacere, si dedicano alla coltivazione di un giardino o di un orticello. Recentemente il Papa ha chiesto di ritornare al contatto con la terra, perchè è molto umanizzante. Immagino che i consigli di Frate Indovino si rivolgano anche a chi è fuori del mondo agricolo! Certamente. Molti consigli sono per le donne che accudiscono alle faccende domestiche,sono ricette di cucina e suggerimenti su come conservare i prodotti della terra,su come custodire la salute.C’è poi una rubrica sulle stelle in cui si parla di come vivere mese per mese il momento astronomico.Infine ci sono consigli spirituali e proverbi. Può fare un esempio? Ne prendo uno a caso:“Dopo infiniti studi sulle autovetture, si è giunti alla conclusione che il mezzo di propulsione meno inquinante è la strada in discesa”. Si tratta di un invito bonario ad utilizzare i mezzi pubblici e i piedi invece che le macchine. Prima accennava alle stelle, cosa dicono, cosa vede Frate Indovino per il 2011? Non è facile, il buio è grande!A livello meteorologico dobbiamo aspettarci un saliscendi di temperature,e dei fenomeni un po’ estremi. Catastrofi? Non proprio, ma piogge torrenziali che nel giro di dodici ore scaricano un’infinità di acqua. 14 Padre Mario Collarini illustra il calendario 2011 Terremoti? I terremoti non sono prevedibili e Frate Indovino non ne ha previsti. Neppure quelli politici? Cos’altro deve succedere più di quello che sta accadendo! Il terremoto si risolverà solo quando chi ha un posto di responsabilità si metterà totalmente al servizio della collettività. Che dire dell’economia? Per un po’ c’è ancora bisogno di stringere la cinghia.Ma non sarà anche che ci siamo abituati a un tenore di vita elevato e non riusciamo più a stargli dietro? È un mio punto interrogativo. Anche la pace del mondo è un punto interrogativo?Certo. Se non si prega si spegne una guerra e se ne accendono altre due ! Prerogativa del Calendario di Frate Indovino è stata sempre quella di essere un pulpito di carta. Qual è il tema di quest’anno? Ho pensato di richiamare la storia di una polena, cioè della statua della Madonna posta sulla prua di una nave irlandese naufragata nel 1636 nel porto di Genova. La polena fu ritrovata intatta. In seguito ad alcuni miracoli fu portata nella chiesa dei santiVittore e Carlo, dove ancora si venera come “Nostra Signora della Fortuna”. Fortuna non nel senso della “dea bendata”, ma nel significato della frase del salmo:“Le mie sorti sono nelle tue mani”, cioè nelle mani della Madonna. Frate Indovino, mi dica: lei è fortunato? Sono molto contento di fare questo lavoro, anche se faticoso, perché grazie alle offerte che ci giungono per il Calendario possiamo aiutare soprattutto la nostra missione in Amazzonia, dove come cappuccini siamo presenti da 101 anni. Per il centenario abbiamo realizzato grandi opere sia di carattere religioso che sociale. Quali opere in particolare? La nostra missione attraversata dal Rio delleAmazzoni è dislocata su 1500 Km.È tutta acqua e foresta! Lungo il fiume abbiamo costruito della case per aiutare la gente sia dal punto di vista religioso che sociale. Abbiamo creato scuole, collegi, ospedali, infermerie.Abbiamo garantito posti di lavoro e creato anche una mentalità imprenditoriale. Abbiamo reso potabile l’acqua, costruendo pozzi, generatori e utilizzando anche il fotovoltaico. Invece per l’Italia?AVasto Marina abbiamo costruito una Casa di riposo per anziani con circa cento degenti. In Umbria abbiamo costruito una Casa di accoglienza per i parenti dei malati di lungo degenza dove offriamo gratis l’ospitalità. A chi viene a bussare alla porta non diciamo mai no. L’ultima novità è che non c’è giorno di Natale senza che la barba bianca di Frate Indovino non compaia in televisione. Il passaggio dalle pareti di un tinello agli schermi televisivi come viene visto in convento? Non siamo stati noi cappuccini ma i dirigenti della Rai a tirarci dentro la televisione. È avvenuto lo scorso anno in occasione del centenario della nostra missione in Amazzonia.Abbiamo accettato perché attraverso questo mezzo potevamo far conoscere le opere realizzate grazie alle offerte di milioni di persone.Avendo avuto successo ci hanno invitati anche quest’anno, e noi ci siamo lasciati tentare. Questo, però, San Francesco non l’aveva previsto! È vero, Ma nessunaTV l’aveva chiamato! [email protected] 15 ITINERARI N In Albania di Salvatore Pagliuca Vice Presidente Nazionale 16 L’Unitalsi aTirana e Scutari per le iniziative in programma elle giornate del 19,del 20 e del 21 novembre,insieme agli amici Mariangela Cannone (Presidente sezione Pugliese), Giovanni Doria (Consigliere sottosezione di Otranto) e Milena Mossucca, inviata dalla S.A.R.P. (Società Associazioni Religiose per i Pellegrinaggi), ho portato U.N.I.T.A.L.S.I. in Albania,nel“Paese delleAquile”,al fine di porre le basi per la realizzazione di un progetto di collaborazione con la realtà cattolica del luogo. A TIRANA siamo stati ospiti del Vescovo Ausiliare della Diocesi diTirana – Durazzo,Monsignor George Frendo, missionario maltese, che ci ha ricevuti nella Cattedrale di San Paolo. Monsignor Frendo, che parla un ottimo italiano, si è mostrato essere un interlocutore affabile ed interessato; gli abbiamo spiegato U.N.I.T.A.L.S.I.: i suoi pellegrinaggi, le sue attività, i suoi progetti. IlVescovo ci ha raccontato l’Albania:una realtà a maggioranza musulmana, ma di un islam “moderato” anche se con qualche focolaio di integralismo, ancora segnata dai colpi inferti dal regime comunista e dalle sue storture, che vent’anni di democrazia non sono bastati a cancellare. Il popolo albanese è un popolo ferito,guardingo, che non conosce il significato di gratuità, che non crede al concetto di volontariato,perché durante i cinquant’anni di regime il lavoro“volontario” era quello imposto,senza retribuzione alcuna,alla domenica. Solo il 20% della popolazione è di religione cattolica,ma la realtà è in fermento e,anche se il clero è perlopiù missionario,sono in aumento le vocazioni dei giovani albanesi. Monsignor Frendo ha mostrato curiosità ed ammirazione per nostre attività e ha proposto di cominciare la collaborazione con l’invitare alla partecipazione ai campi estivi albanesi dei nostri volontari, che molto hanno da insegnare. I seminaristi albanesi dell’ultimo anno, invece, potranno recarsi a Lourdes con U.N.I.T.A.L.S.I. per comprendere ed imparare dalla grande esperienza dell’Associazione. I primi contatti saranno presi, per evidenti ragioni “geografiche” con la sezione Pugliese. Monsignor Frendo ci ha presentato, come referente, Don Carmine Leuzzi,barese,che entusiasta dei cambiamenti vissuti da U.N.I.T.A.L.S.I.negli ultimi anni,da lui trascorsi in missione,ha assicurato il suo impegno per formare un gruppo albanese di volontariato sulla scorta dell’esempio di U.N.I.T.A.L.S.I. ed è già lì che pensa ad un nome! Don Leuzzi ci ha segnalato anche il caso di una bambina gravemente ammalata che vorrebbe portare in Italia,perché venga curata.Ovviamente abbiamo offerto tutto l’aiuto dell’Associazione. Monsignor George, poi, ci ha regalato l’opportunità di partecipare alla messa celebrata da Padre Karl,missionario olandese,in un“villaggio” alla periferia di Tirana, in una chiesa prefabbricata, raggiungibile solo a costo di inerpicarsi per una strada sterrata.Però,al suono della campana,la pieve si è riempita, di giovani sotto i vent’anni e di anziani sopra i sessanta.L’età di mezzo mancava:il regime è riuscito a radicare l’ateismo in coloro che sono nati durante i suoi anni cupi. La povertà era palpabile. A SCUTARI, capitale culturale di Albania nel nord del paese, a maggioranza cattolica, ci ha concesso udienza il Vescovo,MonsignorAngelo Massafra,missionario italiano, che conosce U.N.I.T.A.L.S.I.e si è detto molto propenso a favorire la nascita di realtà simili sul territorio albanese, in modo da intessere poi una rete di scambio proficua per la crescita comune. Anche il Vescovo di Scutari ci ha riferito le sofferenze del popolo albanese ed in particolare dei cattolici, oppressi e martoriati dal regime comunista;ci ha mostrato un crocifisso spezzato ed ora ricomposto,emblema delle persecuzioni.Proprio in questi giorni 40 martiri albanesi verranno canonizzati. E al Convento delle Clarisse,di proprietà dei frati francescani fino al 1946,trasformato in carcere dalla dittatura, Suor Sonia,italiana,e Suor Lula,albanese,entrambe provenienti dal monastero di Otranto,ci hanno guidati nei i luoghi dell’orrore comunista, così terribilmente simili ai luoghi dell’orrore nazifascista,e abbiamo capito,una volta di più,come gli estremi spesso si tocchino sino a coincidere. Monsignor Massafra ci ha invitati a visitare la Casa Famiglia per disabili delle Suore di Madre Teresa.Apprendiamo che in Albania la disabilità è vissuta con vergogna e frequenti sono gli abbandoni.Le religiose non possono garantire un percorso terapeutico ai bambini e ragazzi che ospitano,ma sono in grado,con l’eroica abnegazione che è propria del loro ordine, di accogliere ed accudire, di offrire un tetto e un focolare. E la loro struttura è diventata punto aggregativo per i giovani di Scutari, che lì imparano il catechismo ed il lavoro volontario.Molte,troppe,sono ancora le difficoltà. L’Albania ci ha profondamente commossi, così vicina e così distante,eppure con un potenziale evidente.Le fondamenta del progetto sono state gettate, non ci resta che lavorare. Ma le straordinarie persone, che abbiamo avuto la fortuna di conoscere, hanno infuso in noi una nuova consapevolezza ed una rinnovata voglia di fare. In alto a sinistra: Mons. Frendo, Vescovo ausiliare di Tirana. Accanto: il Crocifisso spezzato e poi ricomposto, emblema delle persecuzioni. Sotto: Mons. Massafra, Vescovo di Scutari insieme a Salvatore Pagliuca. [email protected] 17 PROGETTO BA MBINI L dalla Redazione Solidarietà Raccolta fondi sostenuta da Alemanno e dalla Polverini o scorso 18 dicembre si conclusa la prima raccolta fondi a favore del Progetto Bambini” per sostenere le strutture di accoglienza realizzate in tutta Italia, in particolare “Casa Bernadette” si è conclusa. L’iniziativa è stata presentata a Roma nel corso di una conferenza stampa in Campidoglio, alla presenza del Sindaco di Roma, Gianni Alemanno, che rivolgendosi all’Unitalsi ha definito Casa Bernadette,“uno dei gioielli dell’Unitalsi, una risposta a tante famiglie e simbolo di quanto può fare il mondo del volontariato”. “In particolar modo - ha ricordato il sindaco di Roma - dobbiamo aiutare tutti i bambini che hanno bisogno di assistenza, ed essere soprattutto vicini alle famiglie quando ci sono problemi e gravi malattie. Vicini soprattutto all’Unitalsi - ha concluso Alemanno- che negli ultimi anni è diventato uno dei punti di riferimento della solidarietà e della sussidiarietà sociale”. Una vicinanza istituzionale che testimonia la bontà dell’azione promossa dall’Unitalsi sull’intero territorio nazionale, per il servizio reso, con discrezione, nelle comunità locali. Non a caso, il giorno successivo alla conferenza stampa, anche il Presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, ha voluto visitare Casa Bernadette, la casa dove sono accolti i genitori che hanno i loro figli piccoli ricoverati per lunghe degenze negli ospedali della capitale. L’iniziativa del messaggio solidale a favore del Progetto Bambini ha rappresentato una straordinaria opportunità per sostenere con un semplice gesto una iniziativa che è semplice nella sua missione, ma che è complessa da sostenere. L’Unitalsi, infatti, offre disponibilità gratuita nelle case utilizzate per il Progetto Bambini, disponibili a Roma, Bari, San Giovanni Rotondo, Padova, Genova, Perugia. In queste case, ogni giorno si consumano straordinarie storie di umanità, di condivisione, di sofferenza, di carità. [email protected] 18 PROGETTO BAMBINI L’UNITALSI FA TROVARE UNA FAMIGLIA E UNA CASA LÀ DOVE LA FAMIGLIA E LA PROPRIA CASA SONO LONTANE www.unitalsi.it AIUTACI ANCHE TU INVIA UN SMS 45509 Il presidente della Regione Lazio, Renata Polverini con Alessandro Pinna ed Emanuele Trancalini. Sotto Il sindaco Gianni Alemanno durantre la conferenza stampa per la presentazione della raccolta fondi. 19 CONVEGNO di Federico Baiocco Coordinatore Nazionale Medici S 20 Ambito Sanitario Vedere, ascoltare e rivelare per liberare pesso, quando ci si trova vicini al termine del proprio mandato, si è tentati di raccontare il lavoro che è stato svolto; ma questo atteggiamento porterebbe a fare solo un resoconto auto celebrativo, forse anche pieno di attività e contenuti, ma solo conclusivo. La cosa importante invece è comprendere a cosa ci hanno portato gli anni trascorsi e cosa speriamo possano portare gli anni futuri, anche se il cammino verrà tracciato da altri. In un libro presentato pochi giorni fa:“Il mondo invisibile dei pazienti fragili: la fragilità interpretata dalla medicina di famiglia mediante la teoria della complessità” (Utet), si afferma che la medicina del futuro, quella che meglio può rispondere ai bisogni dei pazienti, non è quella più tecnologica ma quella più umanizzata, basata sul rapporto diretto medico-paziente che auspica il ritorno al contatto con il paziente, fisico ma soprattutto empatico, e questo vale in particolare per i pazienti cronici, gli anziani e i disabili, cioè si afferma che anche la medicina più sofisticata, hi-tech, non può competere da sola con l’ascolto, la disponibilità umana ed il contatto fisico, l’hi-touch, del medico. Questo è quello che come Associazione abbiamo cercato di fare in questi anni, e che abbiamo “raccontato” nel Convegno per Operatori Sanitari che si è svolto nello scorso Novembre a Roma. Il tema “Vedere- Ascoltare – Rivelare per Liberare” è rappresentativo proprio di questo percorso teso a mettere sempre al centro del nostro servizio la persona, l’individuo, tanto più se sofferente. Per poter “Vedere” il prossimo deve comunque essere messa in atto anche una precisa metodologia di lavoro e solo attraverso un’analisi delle caratteristiche sanitarie delle persone ammalate che ci chiedono di partecipare alle nostre attività è possibile comprendere a livello associativo come accoglierle al meglio possibile. Proprio per questo motivo nel 2010 sono state analizzate, in modo anonimo, tutte le schede sanitarie dei nostri amici ammalati e ne è venuto fuori un quadro molto interessante, che abbiamo valutato e presentato durante il convegno. Ne faremo una apposita pubblicazione da presentare su Fraternità. Tanti anziani, ma anche tanti giovani, sofferenti di patologie gravi, in particolare neurologiche, che richiedono una attenzione umana, e assistenziale di specifico livello. Dati, ribadisco, utili non in senso esclusivamente epidemiologico, ma proprio nel desiderio di migliorare la nostra capacità di accoglienza. Di accoglienza quindi parliamo, intesa come capacità di “Ascoltare” il prossimo, istanza molto complessa, che richiede un percorso formativo specifico. Proprio in tal senso dal lavoro svolto in questi anni è scaturito un libretto di “Attuazione del Servizio”, nel quale le parti più tecniche sulle emergenze sanitarie e sulle norme igieniche sono secondarie ad una serie di riflessioni etiche e catechetiche utili nel proprio percorso formativo come volontari. Il “Libretto” infatti è corredato di un DVD con una presentazione che auspichiamo venga utilizzato nelle Sezioni e Sottosezioni per fare formazione. Quello che proponiamo è un percorso che non darà la patente di volontario, ma che metterà la persona che desidera fare servizio, in una buona condizione di disponibilità morale ed anche catechetica. Condizione non facile da raggiungere, presi come siamo dal “fare” in certi casi compulsivo che riempie le nostre giornate, anche di volontari, ma che contemporaneamente ci allontana dagli altri. Per poter ascoltare il prossimo, in primo luogo, si deve imparare ad ascoltare se stessi. Le nuove frontiere della bioetica spingono proprio in tal senso: non si può essere prodighi di consigli se personalmente sono troppe le problematiche non risolte. Con questo non affermo che chi non ha tutto sempre chiaro non può fare servizio, ma proprio il contrario, cioè che solo chi mette in gioco i propri dubbi può farlo. Essere capaci quindi di accogliere il mistero dell’incontro con l’altro, che abile o disabile si trova a percorrere un pezzo di strada con noi. L’esempio di Maria, capace di accogliere il mistero della annunciazione, di essere strumento di educazione e disponibile al sacrificio del Suo unico Figlio, ci deve far riflettere ponendoci il quesito di cosa siamo disponibili a sacrificare di noi stessi. “Rivelare” quindi il cammino tracciato da Maria e da Suo Figlio per essere operatori di pace e di promozione per la persona. Come operatori sanitari abbiamo delle responsabilità maggiori, intese quindi come disponibilità a fare servizio ed avere contemporaneamente una attenzione professionale sia nei confronti delle emergenze che della semplice accoglienza delle persone disabili essendo coscienti che spesso la disabilità è non visibile o addirittura nascosta. Il futuro ci deve richiedere una capacità di analizzare quali sono le esigenze delle persone verso cui facciamo servizio continuando nel lavoro di analisi epidemiologica interno alla Associazione e cercando contemporaneamente di essere tramite per aiutare i nostri associati a conoscere ed usufruire delle agevolazioni dei cui possono avere diritto, ove possibile, all’interno del Sistema Sanitario Nazionale. Insomma di lavoro ne abbiamo molto da fare, ma questo è il futuro, e di questo speriamo se ne possa occupare il nuovo assetto associativo. Da sinistra: Salvatore Pagliuca, Federico Baiocco, il Tenente Colonnello della Finanza, Massimo Cocco durante il convegno. [email protected] Per uno spiacevole errore è stata pubblicata nello scorso numero, nelle pagine del convegno medico nazionale, una titolazione non originale, nonchè una didascalia, alla foto, non appropriata. Il titolo esatto è: “I ricchi guariscono prima? Etica economica della medicina” .Ci scusiamo con i lettori e con l’autore dell’articolo e con i relatori che potrebbero aver visto travisato il loro fondamentale contributo alla piena riuscita del convegno. 21 PROGETTO N Cuore di Latte di Giovanni Punzi Consigliere Nazionale 22 Nuova campagna in Africa: una scuola per l’infanzia ell’anno 2011 “Cuore di Latte”, la campagna missionaria dell’Unitalsi, torna in Africa e precisamente in Costa d’Avorio per contribuire alla realizzazione di una scuola per l’infanzia e di alcuni laboratori di cucito. Il progetto ha sede nel villaggio di Agou, della Diocesi di Agboville, nella Regione di Agnéby, situata nella parte meridionale del Paese a nord dell’ex capitale Abidjan, dalla quale dista circa 95 Km. Si tratta di una Diocesi di recente costituzione, in quanto istituita da Papa Benedetto XVI nell’ottobre 2006 ed affidata all’attuale Vescovo Alexis Touabli Youlo, ha una superficie di 11.301 Kmq e una popolazione di circa 800.000 persone di cui circa la metà di religione cattolica.La situazione sociale della maggior parte di questi villaggi, già grave, è ulteriormente peggiorato. L’attività principale è la coltivazione del caffè, ma il ricavato per le famiglie è davvero irrisorio: 1 kg di caffè, infatti, viene venduto a circa 1 centesimo di euro. Oggi, la maggior parte delle famiglie mangia una sola volta al giorno e altre una volta ogni due giorni. Inoltre, proprio a causa della povertà, i genitori lasciano i figli a casa perché non hanno i soldi per mandarli a scuola; tanti bambini restano privi di istruzione e sono adibiti a lavori nei campi e, molto spesso, sono vittime di abusi sessuali. Anche le ragazze sono lasciate in balia di se stesse. Per aiutare le loro famiglie non hanno altro lavoro che la prostituzione e diventano madri in età giovanissima. Quando rifiutano di prostituirsi vengono abbandonate dalle famiglie. consacrate alla missione educativa con particolare attenzione alla donna, all’infanzia ed alla gioventù segnata da varie forme di violenza e di sfruttamento sono presenti in Costa D’Avorio dal 1989 e operano nella Parrocchia di St. Michel nel villaggio di Boudépé a Km 6 dal villaggio di Agou. È presente una comunità di quattro suore tra le quali anche suor Catherine Wetshomba, responsabile del progetto. Il progetto si prefigge di aiutare i bambini, i ragazzi ed i giovani a ricevere una formazione integrale e dare loro la speranza di un futuro migliore, nella convinzione che più crescerà l’educazione e più diminuiranno la povertà e lo sfruttamento minorile. Sei aule scolastiche per bambini e due laboratori di cucito per le giovani del villaggio di Agou e di quelli vicini. [email protected] /H6XRUH3DVVLRQLVWH CONSACRATEALLAMISSIONEEDUCATIVACONPARTICOLAREATTENZIONEALLADONNA ALLINFANZIAEDALLAGIOVENTáSEGNATEDAVARIEFORMEDIVIOLENZAEDISFRUTTA MENTOSONOPRESENTIIN#OSTA$!VORIODALEOPERANONELLA0ARROC CHIADI3T-ICHELNELVILLAGGIODI"OUDÏPÏA+MDALVILLAGGIODI!GOU ,ACOMUNITÌÒCOMPOSTADAQUATTROSUORETRALEQUALIANCHESUOR#A THERINE7ETSHOMBARESPONSABILEDELPROGETTO +HE=;JJE KEH;:?'7JJ; ,1&267$'¶$925,2 $)5,&$ )LQDOLWj )LPROGETTOSIPRElGGEDIAIUTAREIBAMBINIIRAGAZZIEDIGIOVANIARI CEVEREUNAFORMAZIONEINTEGRALEEDARELOROLASPERANZADIUNFUTURO MIGLIORENELLACONVINZIONECHEPIáCRESCERÌLEDUCAZIONEEPIáDIMINUI RANNOLAPOVERTÌELOSFRUTTAMENTOMINORILE 2ELHWWLYRGHOO¶LQWHUYHQWR REALIZZAZIONEDINAULESCOLASTICHEPERBAMBINIEDINLABORATORIDI CUCITOPERLEGIOVANIDELVILLAGGIODI!GOUEDIQUELLIVICINI +HE=;JJE KEH;:?'7JJ; 8QQXRYR³VRJQR´ SHULQFRQWUDUHLO9ROWRGL'LR QHOYROWRGHLEDPELQL $)5,&$ 0ERFARELATUAOFFERTACCPOSTALEN )NTESTATOA5.)4!,3)#5/2%$),!44% 6IADELLA0IGNA!2OMA VFXROH SRYHUWj 23 UNITALSI L’adesione di Mariangela Camporeale Presidenza Nazionale D 24 Una promessa di continuare nello spirito della fraternità ietro ogni scelta importante c’è sempre una attenta riflessione. Spesso la scelta unitalsiana di adesione all’Associazione nasce dentro il proprio cuore ancor prima che la mente possa aver già realizzato. Davanti la Grotta di Massabielle, nelle serate umide passate a fissare il volto della Madonna, mentre la mente in un flash di ricordi fa scorrere la vita come in un film già visto, in un silenzio assordante, in un’atmosfera di preghiera e di riconoscenza per i doni ricevuti, fiorisce già l’inconsapevole dolcezza di dire “eccomi”, di sentirsi parte di una famiglia che cresce e si consolida nei rapporti e negli affetti quando si fa ritorno alla vita “normale”. Già, quella di tutti i giorni, dove si torna con i piedi per terra e ci si confronta con la realtà fatta di gioie e di dolori, di angosce e soddisfazioni, di egoismo misto ad altruismo. Quando si è chiamati all “adesione”, è il momento per decidere di concretizzare il proprio impegno come dono di una vita spesa al servizio dei fratelli.“Ciascuno metta al servizio degli altri il dono che ha ricevuto, come buoni amministratori della multiforme grazia di Dio”. Nella foto a sinistra: Monsignor Luigi Moretti celebra la giornata dell’adesione a Salerno. Sopra: I soci delle sottosezioni salernitane dell’ Unitalsi. (Pietro 1 Pt 4,10).L’adesione è un momento associativo importante. È una promessa di impegno responsabile. È la conferma di voler continuare a condividere con gli altri, in spirito di fraternità, lo stesso carisma, un mezzo per comunicare la propria passione e il desiderio di camminare insieme, in un percorso comune e partecipato negli intenti e nei fatti. La scelta di dire “sì” all’associazione e all’altro che l’Unitalsi rappresenta, comunica appartenenza e unità, un momento da condividere insieme, da Nord a Sud, ogni anno, la prima domenica di avvento. Il 28 ottobre scorso, l’Unitalsi ha festeggiato la giornata dedicata all’adesione, momento associativo molto atteso e sentito.Tante sono state, infatti, le iniziative organizzate da tutte le sottosezioni: canti, celebrazioni, momenti di spiritualità.Tutte per poter vivere al meglio e in solidarietà questa grande festa, in occasione della quale ciascun socio ha ribadito il proprio impegno nel servizio di carità e di amore verso i più bisognosi, per aiutarli nelle loro necessità e per offrire loro sostegno e serenità, per valorizzare il dono dell’amore servizievole. [email protected] 25 BIOETICA P di Angela M. Cosentino Bioeticista docente universitaria 26 La famiglia In tv esposti i problemi di chi assiste i propri malati eriodicamente, l’attenzione dei media ritorna su temi delicati quali l’amore e la vita ma, in genere, per motivi di audience, si prediligono mentalità e comportamenti non sempre rispettosi del loro autentico significato. Alla fine di novembre 2010, si sono aperti, per pochi giorni, spazi riservati a storie e testimonianze di familiari che, nonostante le difficoltà, condividono le sofferenze dei loro cari, gravemente malati o disabili, senza rinunciare ad accompagnarli, con coraggio, fino al termine naturale dell’esistenza, perché ognuno di loro è uno di noi e la malattia fa parte della storia dell’umanità. Finalmente, non per pari opportunità, ma per amore di verità, in televisione è stata presentata la “famiglia non patologica” (anche se composta da malati gravi) che interpella lo Stato e il volontariato solidale per ricevere aiuti economici e servizi. Così, va in onda la famiglia, “luogo” che accoglie e che, sostenendo il familiare, fa anche risparmiare lo Stato. L’eutanasia (a differenza dell’etimologia che indica buona morte e, secondo alcuni dizionari “morte tranquilla e naturale”) è ogni azione od omissione che, per eliminare il dolore, procura la morte del malato1. Ciò, non rappresenta un atto di amore né, come a volte annunciato, un atto di pietà, perché l’amore cura anche se non guarisce, ma non uccide. La richiesta di eutanasia può rappresentare, però, un SOS di aiuto, un segno disperato di solitudine, da interpretare. Perciò,“dar voce a chi non ha voce”, dal bambino non ancora nato al disabile grave, all’anziano, al malato terminale, con una presenza sui media, non solo sporadica, testimonierebbe il coraggio quotidiano che può offrire la famiglia, soprattutto se aiutata. È questa la risposta più efficace per arginare un pericoloso “pensiero unico” che considera l’uomo solo in base alla produttività, all’efficienza o alle funzioni, al punto che alcune correnti di pensiero condizionano la dignità dell’uomo all’esercizio di alcune sue capacità. Eppure, con la ragione si può percepire che un bambino è prezioso anche se non produce, come pure lo è un anziano o un malato, anche se immobile a letto. Il livello di una civiltà si misura anche dal grado di rispetto per i suoi simili, di ogni suo simile, dal concepimento alla morte naturale. Invece, una visione dell’uomo, di tipo utilitarista o edonista, condiziona e oscura la sua preziosa dignità, qualità che nessuno può attribuire o togliere ma solo riconoscere e rispettare, perché appartiene alla “stoffa” con la quale dall’inizio, siamo stati creati. La richiesta delle associazioni familiari e dei movimenti pro vita di poter testimoniare, in televisione, il valore della persona rappresenta un richiamo a riflettere sul significato dell’amore, della vita, della verità sull’uomo, non come evento religioso, ma come esperienza di ragione. Secondo il filosofo Kant”, le cose hanno un prezzo, ma l’uomo ha una dignità, perciò può essere fine, mai mezzo”. La mentalità che attribuisce all’uomo un valore in rapporto al fare e non all’essere è pericolosa. La vita è un bene indisponibile. Legittimare socialmente e giuridicamente l’eutanasia (con la scusa, mascherata, di risparmiare risorse economiche ed umane, o di non sopportare lo sguardo sulla sofferenza) porta a gravi ingiustizie sociali. Nei Paesi nei quali è stata legalizzata, si è verificato, oltre a un preoccupante abuso, un diffuso abbandono terapeutico ( più che un temuto “accanimento terapeutico”) dei malati che l’hanno richiesta, spesso, senza adeguata informazione, vicinanza umana e autentico consenso informato. Qualora si volesse cambiare idea, che si verifica frequentemente, si rischia l’abbandono, come pure la sospensione dell’idratazione e dell’alimentazione, cure essenziali ( non terapie) che non dovrebbero mai essere sospese2. Nei secoli, la vicinanza e il servizio ai malati e ai sofferenti (dai primi ospedali religiosi, ai Santi sociali, alle attuali strutture di volontariato sanitario) ha rappresentato un pilastro sociale fondamentale, segno silenzioso ed efficace del riconoscimento di una preziosa dignità che sarebbe ingiusto oscurare, perché ricorda a tutti ( l’audience è assicurato!) che l’uomo trascende la sua malattia. Lo documenta anche il recente volume di Fabio Cristofaro,Vivi! Più forte della malattia (Lindau 2010) che raccoglie incoraggianti testimonianze di amore per la vita. [email protected] 1 Cf. Giovanni Paolo II, Lettera enciclica Evangelium vitae (…) a tutte le persone di buona volontà sul valore e l’inviolabilità della vita umana, n. 65 ( 1995), vedi www.vatican.va. 2 R. Puccetti e al., «Dichiarazioni anticipate di trattamento ( DAT): Revisione della Letteratura», in Medicina e Morale, 2009/3, pp.461498. ABRUZZESE Vico della Luna, 23 - TERAMO 64100 (TE) tel. 0861.245169 - fax 0861.245349 e-mail [email protected] www.unitalsiabruzzese.it ROMANA LAZIALE Via Luigi Lilio, 62 - ROMA 00142 (RM) tel. 06.51955963 - fax 06.51955964 e-mail [email protected] SARDA NORD Via Taramelli, 18 - SASSARI 07100 (SS) CALABRESE via Italia, 22E - REGGIO CALABRIA 89122 (RC) tel. 079.291032 - fax 079.290821 e-mail [email protected] tel. 0965.42550 - fax 0965.43828 e-mail [email protected] SARDA SUD Via Fara, 19 - CAGLIARI 09100 (CA) CAMPANA tel. 070.652708 - fax 070.652708 via Costantinopoli, 122 - NAPOLI 80138 (NA) e-mail [email protected] tel. 081.444483 - fax 081.440858 e-mail [email protected] SICILIANA OCCIDENTALE Via Sammartino, 118 - PALERMO 90141 (PA) EMILIANO ROMAGNOLA tel. 091.347998 - fax 091.348835 via Irma Bandiera, 22 - BOLOGNA 40134 (BO) e-mail [email protected] tel. 051.436260 - fax 051.436371 e-mail [email protected] SICILIANA ORIENTALE e-mail [email protected] Via Cifali, 156 - CATANIA 95125 (CT) sito internet www.unitalsiemiliaromagna.it tel. 095.359690 - fax 095.359050 e-mail [email protected] LIGURE via Assarotti, 44 - GENOVA 16122 (GE) TOSCANA tel. 010.811782 - fax 010.8311466 Via dello Studio, 1 - FIRENZE 50122 (FI) e-mail [email protected] tel. 055.2398015 - fax 055.2381862 e-mail [email protected] LOMBARDA via Labus, 15 - MILANO 20147 (MI) TRIVENETA tel. 02.4121176 - fax 02.41271497 Via M. Sasso, 1 - BASSANO DEL GRAPPA 36061 (VI) e-mail [email protected] tel. 0424.503859 - fax 0424.500558 sito internet www.unitalsilombarda.it e-mail [email protected] LUCANA via Ciccotti, 31/a - POTENZA 85100 (PZ) tel. e fax 0971.444301 e-mail [email protected] sito internet www.unitalsisezionelucana.it MARCHIGIANA Piazza della Madonna c.p. 127 LORETO 60025 (AN) Tel. 071 75 01 462 Fax 071 75 04 950 e-mail: [email protected] www.unitalsimarche.it MOLISANA Via Piave, 99 - CAMPOBASSO 86100 (CB) tel. 0874.685729 - fax 0874.484173 e-mail [email protected] PIEMONTESE Piazza Peyron, 5/b - TORINO 10123 (TO) tel. 011.488400 - fax 011.489185 e-mail [email protected] www.unitalsipiemonte.it IN QUESTO NUMERO Aosta Marche Muro L uc ano S as s uol o Nocera Um bra Genova p. 28 29 30 31 32 33 UMBRA Via Campo di Marte, 4/Q - PERUGIA 06100 (PG) tel. 075.5004152 - fax 075.5004152 e-mail [email protected] U.S.T.A.L. V.U. Da Piandello, 10 - 47031 Domagnano (RSM) tel. 0549.903378 U.M.T.A.L. Strada Federico, 6 - Valletta - Malta tel. 00356.225303 D.U.N.I.T.A.L. Heussallee 14 53113 Bonn tel. +49 228 926833-22 fax +49 228 926833-23 mail: [email protected] www.dunital.eu PUGLIESE via Diomede Fresa, 4 - BARI 70126 (BA) tel. 080.5461406 - fax 080.5529134 e-mail [email protected] sito internet www.unitalsipugliese.it 27 AOSTA Tanti auguri ai nostri nonni dai volontari dell’Unitalsi I dalla sottosezione di Aosta eri sono sceso a farmi un giro in città.Aosta è una città molto fredda in inverno, e ieri l’inverno si sentiva. La gente, tutta imbacuccata nei cappotti e nelle giacche a vento, entrava e usciva dai negozi alla ricerca di un’idea per un ultimo regalo. Quello dell’ultimo momento, quello del “sì, va bene, poi ci penso”. Un ultimo oggetto che sarà al centro dell’attenzione “da Natale a Santo Stefano”, come dicevano i miei vecchi, per poi finire nello stesso scatolone assieme a quelli dei natale precedenti. Le vie sono piene di luci che si rincorrono, di babbi natale appesi ai balconi, su tutto il vociare dei passanti “Auguri a te e famiglia”,“Buone feste”,“Fai gli auguri a casa”… È la festa. La si sente. La si vede. La si respira. Sì, perché Natale, oramai, è diventata una festa nazionale, con parate, canti, luci e festoni. Ma non dovrebbe, però. Perché Natale è, o almeno dovrebbe essere, sì una festa, ma di compleanno. Oggi pomeriggio. Ore 15.30. Casa di riposo “Domus Pacis” di Donnas. L’Unitalsi di Aosta festeggia in compagnia degli ospiti il suo, il loro, Natale. I nonni ci sono tutti. Alcuni, i meno fortunati, rimangono nelle loro stanze o in infermeria impossibilitati a muoversi, gli altri nel salone. Alcuni sulle sedie, altri – molti altri – sulle loro carrozzine. E tutti, sia quelli nelle camere che quelli nel salone, hanno in mano il loro regalino di Natale infiocchettato e con il bigliettino di auguri dell’Unitalsi. E tutti, sia quelli nelle camere che quelli nel salone, hanno al collo il loro foulard Unitalsi. È tutto pronto, le sedie, gli addobbi, i panettoni, le bibite, i dolci, ma soprattutto loro: i nonni. La festa può cominciare. Entra la “Corale di Fenis”, e sfila tra le sedie, lentamente, come solo la gente di montagna sa fare, fino al fondo, laggiù, davanti a tutti. E iniziano i canti. Canti lenti. Melanconici. Struggenti. Ed è subito festa. Ed è subito cuore. Ed è subito sentimento. E anche nel salone, piano piano, qualche voce comincia a intonare, accompagnata da una lacrima. È strano, sapete, non esistono canti di montagna di “festa”, solo canti di sentimento, di cuore. E i cuori rispondono.Tutti. Sempre. E iniziano anche i racconti. Quelli reali e quelli ripescati nel fondo della memoria, magari un po’ distorta dal tempo che inesorabile è passato, lasciando segni a volte invisibili, spesso, troppo spesso, violentemente evidenti. Ma tutti assolutamente veri. Sentiti. Genuini. Oramai è sera, e il paio d’ore che ci siamo presi è volato via, in un battito d’ali. È ora di andare. Di riconsegnare questo luogo ai suoi abitanti.Alla sua naturale quiete. Buon Natale cari Nonni. E Buon Compleanno a te, Cristo Gesù. E grazie per aver scelto di nascere oggi, qui, in mezzo a loro. In mezzo a noi. Buon Natale a tutti. [email protected] 28 MARCHE E di Beatrice Testadiferro Ascoli Piceno, tanti giovani per il loro raduno annuale Ufficio Diocesano Comunicazioni Sociali ssere felici è il sogno di Dio su ciascuno. «Quale è il segreto per essere veramente contenti? Essere felici è il sogno di Dio su ciascuno di noi, ma la vera felicità è in un incontro, l’incontro con il Dio della vita».Tanti giovani dell’Unitalsi regionale si sono ritrovati, nel fine settimana del 23 e 24 ottobre, ad Ascoli Piceno per il loro raduno annuale che sta diventando sempre più una occasione per soffermarsi sull’impegno di volontari e di giovani cristiani. Le parole del cappuccino padre Giacomo li ha aiutati a cercare di capire il rapporto tra la felicità e la croce: «Il Signore ti affida la croce come una missione e tu devi trovare la tua felicità in quella croce – ha detto il religioso – non cercare la felicità nel buttare via la croce ma segui l’esempio di san Francesco d’Assisi e di santa Bernadette che hanno chiesto al Signore di vivere la propria croce». E su questo argomento così forte, su cui i giovani avevano riflettuto nel corso degli incontri proposti dalle sottosezioni e ai pellegrinaggi di Lourdes e di Loreto, si sono confrontati nei gruppi raccontandosi le proprie esperienze di sofferenza e l’aiuto che hanno trovato in Gesù. L’incontro regionale, organizzato dalla sottosezione di Ascoli Piceno, presieduta da Anna Saveria Capriotti e coordinato dal responsabile dei giovani Riccardo Cittadini, ha visto la presenza di 220 giovani delle diocesi marchigiane. Il sindaco della città, l’unitalsiano Guido Castelli, ha portato il suo saluto e la testimonianza dicendosi fortunato perché nella sua città è attiva questa associazione ed ha invitato tutti “ad essere contagiosi perché l’esperienza unitalsiana è tanto necessaria nella nostra società in cui sembra che tutto vada male”. Anche la responsabile nazionale dei Giovani, Elena Spadaro, ha raggiunto,Ascoli dalla Sicilia per condividere questa esperienza delle Marche ed ha sottolineato come “la realtà giovanile in questa associazione si sia molto rafforzata e meriti attenzione”. Il vescovo, Silvano Montevecchi, ha guidato la riflessione, dopo la fiaccolata per la vie della città, il sabato sera ed ha presieduto la celebrazione eucaristica della domenica in Cattedrale chiedendo ai giovani di essere fermenti di umanità nuova e di vita cristiana. «L’Unitalsi è un luogo educativo e l’ammalato è un luogo teologico – ha detto ilVescovo rivolgendosi ai giovani – insieme ci si ritrova in una straordinaria armonia che ci fa sperimentare gli atteggiamenti dell’umiltà e della carità». La due giorni dei giovani è stata anche una occasione per ammirare l’arte e per apprezzare la storia della città di Ascoli grazie alle guide ufficiali della Provincia che hanno presentato alcune delle piazze e monumenti. L’assistente spirituale dell’Unitalsi ascolana, don Basilio Marchei, ha accolto i giovani al loro arrivo nel chiostro di Sant’Agostino dove si è svolto il primo incontro mentre suor Agata Villadora, religiosa ospedaliera del Sacro Cuore di Gesù, ha portato la sua testimonianza a conclusione dell’incontro. La responsabile dell’Unitalsi Giovani delle Marche, Isabella Falsetti, ha ringraziato tutti coloro che hanno reso possibile l’incontro ed ha annunciato che il prossimo appuntamento regionale sarà nella città di Senigallia. [email protected] 29 MURO LUCANO C di Nunzio Barile Salutati dalla banda i pellegrini a Lourdes sottosezione Muro Lucano 30 on grande gioia ed entusiasmo, l’Associazione Musicale San Gerardo Maiella di Muro Lucano, presieduta da Nunzio Barile, ha accolto l’invito rivolto dal vice Presidente Nazionale dell’Unitalsi Salvatore Pagliuca, a partecipare all’appuntamento annuale del pellegrinaggio nella città mariana di Lourdes (25 settembre – 2 ottobre 2010) con il gruppo Bandistico e l’orchestra di Fiati dei giovani muresi.Al gruppo si sono uniti alcuni genitori dei ragazzi, pellegrini muresi e dei paesi limitrofi. Partiti da Muro Lucano, sabato 25 settembre, dopo aver sostato la notte a Sanremo, si è ripartiti alla volta di Lourdes. Durante il viaggio in pullman, guidato da Rocco Telesca, volontario dell’Unitalsi Lucana, i pellegrini hanno potuto ammirare, tra preghiere e canti rivolti a Maria, il meraviglioso e suggestivo paesaggio della Maremma Toscana e della riviera Ligure. Giunti a Lourdes, il gruppo è stato accolto dai volontari dell’Unitalsi e sistemato presso l’albergo ristorante “Les jardins de Lourdes”. La banda artistica, il lunedi 27 e il martedi 28, si è divisa in due gruppi: in parte si son recati alla stazione ferroviaria e altri all’aeroporto per accogliere gioiosamente i pellegrini provenienti da tutte le parti d’Italia e dall’estero. È stato uno spettacolo toccante: i fedeli ammalati e non, sono stati colpiti dall’accoglienza festosa dei ragazzi che, con la loro musica e le loro divise colorate, infondevano gioia e voglia di cantare e ballare anche alle persone sofferenti, sui cui visi emozionati si percepiva una grande commozione. Dopo i momenti riservati all’accoglienza, con orgoglio e trepidazione, la giovane orchestra ha suonato nella Basilica Pio X sia durante la Santa messa dell’apertura che durante quella Internazionale. Una folla di circa 13 mila anime, ha manifestato grande fervore religioso accompagnato da altrettanta gioia, soprattutto durante l’esecuzione dell’Ave Maria di Gounod, al punto da applaudire nonostante il luogo. Ciò ha contribuito a gratificare i ragazzi, tanto da farli sentire sempre più coinvolti. Nel pomeriggio di giovedì, hanno partecipato alla cosiddetta “Merenda italiana”, svoltasi nella piazza principale di Lourdes, dove erano stati allestiti degli stand con i prodotti tipici regionali di tutta Italia, alla presenza di autorità rappresentanti l’amministrazione locale e l’Unitalsi.Tra una degustazione e l’altra, la banda si è esibita con suoni folcloristici, animando per tutto il pomeriggio i numerosi pellegrini intervenuti. Durante la processione serale la folla, illuminata dalle innumerevoli fiaccole, è giunta davanti al sagrato della Basilica del Rosario ed è stata accolta con musiche religiose interagenti con i canti della corale di Margherita di Savoia. Venerdì mattina i giovani artisti hanno animato la funzione liturgica. In serata, i volontari dell’Unitalsi sono stati salutati con l’esecuzione di numerosi brani festosi e folcloristici. Dopo i momenti ricreativi, sempre insieme ai volontari, il gruppo murese si è recato davanti alla grotta per recitare il Santo Rosario e salutare la Madonna. In un’atmosfera di silenzio e discrezione, con commozione, intimo raccoglimento e devozione. Ciascuno ha meditato sui momenti forti vissuti durante il pellegrinaggio. I ragazzi sono stati apprezzati sia dai religiosi che dai laici per le varie performance. Ciò lo si deve soprattutto all’insegnamento dei maestri che li hanno preparati e diretti con impegno, dedizione ed abnegazione. [email protected] SASSUOLO di Annamaria Barbolini Don Alfonso Ugolini verso la Beatificazione sottosezione Sassuolo I l Vescovo di Reggio Emilia-Guastalla, Mons.Adriano Caprioli ha presieduto l’apertura della causa di Beatificazione e Canonizzazione del Servo di Dio don Alfonso Ugolini. Hanno concelebrato il Vescovo Ausiliare, Lorenzo Ghizzoni, l’Arcivescovo emerito di Smirne, Giuseppe Germano Bernardini, e numerosi sacerdoti. Erano presenti il Sindaco di Sassuolo, Luca Caselli, e le più alte cariche cittadine, una folta rappresentanza dell’Unitalsi della sottosezione locale in quanto ilVenerabile ne è stato fondatore e Presidente e di seguito Assistente e una significativa presenza della sezione Emiliano-Romagnola con il Presidente Italo Frizzoni. La cerimonia ha avuto diversi momenti:Vespri, atti rituali del processo (giuramento dei diversi componenti del Tribunale Ecclesiastico) ed è culminata con una Con- celebrazione Eucaristica che si è protratta per oltre due ore. Una numerosa folla gremiva l’ampia chiesa di San Giorgio, attenta e devota, in buona parte in piedi; tutti hanno seguito i diversi momenti senza dare alcun segno di stanchezza. Una partecipazione apprezzata esplicitamente dal Vescovo. È stato un momento forte di fede, lasciandoci un ricordo che vogliamo coltivare nel nostro intimo con la preghiera, perché si possa presto venerare don Alfonso tra i beati del cielo e perché lui, dal cielo, ci accompagni con la sua preghiera. [email protected] 31 NOCERA UMBRIA I 32 di Girolamo Giovannini Dalla struttura Unitalsi, aperta la nuova chiesa Assesore Regionale Umbria l 12 aprile 2009, giorno di Pasqua, i fedeli di Casebasse, di Nocera Umbra, hanno lasciato il prefabbricato per entrare nella nuova chiesa costruita dopo il sisma del ‘97. Il prefabbricato, di centoventi metri quadri, era stato donato dall’Unitalsi ed inaugurato (il primo di tutta l’area del terremoto) il 21 dicembre del 1997: erano trascorsi appena a tre mesi dal terremoto. All’inaugurazione erano presenti molti membri della Presidenza Nazionale. IlVescovo di Assisi, Monsignor Goretti, benedisse il locale. Eravamo in piena emergenza. Gran parte della gente, sistemata ancora in ricoveri di fortuna, mentre stava incalzando l’inverno. Alcuni dissero che per la piccola parrocchia il prefabbricato era troppo grande. Ma la provvidenza non fa nulla a caso: in quella medesima area era già operante il Campo Operativo della Caritas, dove affluivano centinaia di giovani, provenienti da ogni regione d’Italia e anche dall’estero, fino a raggiungere, nel giro di tre anni, le dodicimila presenze. Venivano a dare il contributo della loro solidarietà, con una dedizione che ci lasciò tutti sbalorditi e ammirati. Dal Campo Caritas di Casebasse, con una generosità incredibile, i giovani hanno fatto fronte anche ad altre emergenze venutesi a creare: nel maggio del ’98 aprirono una postazione a Sarno: nel marzo dell’anno successivo, allo scoppio della guerra del Kosovo, si recarono in Macedonia poi, appena fu possibile, entrarono a Pristina dove hanno costruito, con enorme sacrificio e anche tra tanti pericoli, una Casa per accogliere gli orfani della guerra. La Casa è tutt’ora aperta e funzionante. Al Centro Caritas di Nocera, intanto, continuavano ad affluire sempre più numerosi i giovani, non solo per aiutare, ma molti anche per ritrovare, aiutando, il senso della vita. È stata una cosa meravigliosa, tanto che spesso abbiamo pensato alla verità del proverbio che “non tutto il male viene per nuocere”! Alcuni presidi di Liceo hanno portato i loro giovani a fare esperienza di una vita dura, impegnativa, ma molto significativa. Ricordo che qualche mattina, quando si era in più di cento al campo, si faceva colazione a turno perchè le tazze non erano sufficienti! Il prefabbricato Unitalsi si rivelò indispensabile! Non sappiamo come avremmo potuto fare senza quella struttura. Per la cronaca vogliamo ricordare che da quella esperienza sono nate sei case di accoglienza in Umbria, tutte guidate dai giovani che avevano prestato la loro opera a Casebasse, oltre naturalmente la casa del Kosovo.Animatore di questo prodigio fu il giovane sacerdote perugino, don Lucio Gatti, già barelliere sui treni verso Lourdes.Al termine del suo onorato servizio, il prefabbricato Unitalsi è stato smontato, ma non è andato in pensione: ha ripreso servizio alla periferia di Perugia, dove una parrocchia ha iniziato la costruzione di una nuova chiesa. A quella comunità servirà almeno per quattro anni. E non è detto che poi non venga di nuovo utilizzato. Vogliano dire un grazie grandissimo all’Unitalsi che, tredici anni fa, ha compiuto questo gesto così generoso, donando con tempestività una struttura, tanto efficiente, quanto provvidenziale. A ricordo della vicenda che ci ha coinvolto, dura ma anche straordinaria, abbiamo innalzato una colonna, dall’alto della quale l’Immacolata testimonierà il bene che il Signore sa sempre trarre, anche dalle situazioni più difficili, perché Lui riesce sempre a stupirci. [email protected] GENOVA E di Giuseppe Damonte L’uomo verso Dio guidato da Maria sottosezione Arenzano Genova siste un rapporto tra l’uomo e la Divinità? Le varie religioni hanno cercato di dare invano delle risposte esaurienti a questo problema. Né la circolarità dialettica degli idealisti, né la visione filosofica degli stoici, né tanto meno la creazione della sovrastruttura marxista hanno potuto inquadrare la questione che è nata con l’uomo e con l’uomo finirà. Il dolore esiste come fatto oggettivo ed è inquadrato in una concezione religiosa e filosofica solo dal cristianesimo: il peccato di Adamo, la negazione di Dio, il distacco dal bene assoluto determinato da quell’atto hanno costituito la rottura di quel ponte tra l’uomo e il bene, dando inizio al male. Cristo, facendosi uomo, accettò tale natura con tutto ciò che da essa derivava: dolore e sofferenza in primis; dolore per dovere espiare una colpa che poteva essere evitata dall’uomo, sofferenza perché il sangue e il sudore, gli scherni e le percosse non sono certo un piacere per il corpo. Maria che conosce i segreti sentieri che percorrono la nostra sofferenza, riceve e rinfranca tutti noi oppressi come le membra sofferenti di Nostro Signore, ci insegna ad andare presso di Lei affinché il nostro cuore abbia la Pace e la forza necessarie a compiere il dovere quotidiano nella gioia del sacrificio del bene offerto. LaVergine Immacolata che conosce i segreti della nostra vita e delle nostre pene ci insegna che, agli occhi di Dio, queste possono giovare notevolmente nel quadro di un rinnovamento cristiano della società. Confidiamo in Maria perché continui dal Cielo ad aiutare quei sofferenti che non accettano la loro situazione in un momento in cui la globalizzazione e l’informazione distolgono i cuori dal Figlio di Maria, affinché Lei possa diventare faro e punto di forza dell’uomo. Medici non credenti hanno espresso più volte il loro scetticismo verso la Sua onnipotenza cercando un riscontro scientifico nei miracoli che avvenivano, ma la conferma è molto più tangibile: è Lourdes il simbolo che esprime tutta la Sua magnificenza e nulla può contraddire le opere compiute dalla Madre Immacolata; Lei può intervenire in ogni momento sull’umanità diffondendo il bisogno di amare. L’uomo diventa così più disponibile a Dio e a farsi portare dalla carità là dove se ne avverte la necessità più vera, perché possiamo essere testimoni di Lourdes, attraverso il ringraziamento per i piccoli miracoli che avvengono nella nostra vita, nella nostra famiglia ma soprattutto dentro di noi. Luogo importante quello della famiglia che il Servo di Dio, Giovanni Paolo II, ha voluto inserire nelle Litanie Lauretane perché centro, a volte, di sofferenze che fortificano e donano la forza di rivolgersi a Maria per ricevere l’aiuto che solo Lei ci può garantire. La “vita di Lourdes”, per chi questa esperienza l’ha vissuta e la vive tutti i giorni, dona fiducia per i sofferenti e per il tramite della S. Eucaristia concede speranza nella quotidianità e nella salvezza eterna. [email protected] 33 LEGGERE Luce del Mondo dalla redazione l libro «Luce del mondo» scritto dal Santo Padre raccoglie la conversazione con il giornalista e scrittore tedesco Peter Seewald. Per Papa Benedetto XVI, «è veramente necessaria una umanizzazione della sessualità.Concentrarsi solo sul profilattico vuol dire banalizzare la sessualità, e questa banalizzazione rappresenta proprio la pericolosa ragione per cui tante e tante persone nella sessualità non vedono più l’espressione del loro amore, ma soltanto una sorta di droga, che si somministrano da sè». «Perciò - spiega - anche la lotta contro la banalizzazione della sessualità è parte del grande sforzo affinché la sessualità venga valutata positivamente e possa esercitare il suo effetto positivo sull’essere umano nella sua totalità». Nel libro il Papa parla anche della controversa enciclica di Paolo VI che proibì l’uso degli anticoncezionali. «Le prospettive della Humanae vitae - sostiene - restano valide, ma altra cosa è trovare strade umanamente percorribili. Credo che ci saranno sempre delle minoranze intimamente persuase della giustezza di quelle prospettive e che, vivendole, ne rimarranno pienamente appagate così da diventare per altri affascinante modello da seguire». «Siamo peccatori», ammette Ratzinger, per il quale tuttavia «non dovremmo assumere questo fatto come istanza contro la verità, quando cioè quella morale alta non viene vissuta. Dovremmo cercare di fare tutto il bene possibile, e sorreggerci e sopportarci a vicenda». «Esprimere tutto questo anche dal punto di vista pastorale, teologico e concettuale nel contesto dell’attuale sessuologia e ricerca antropologica è un grande compito - conclude il Pontefice - al quale bisogna dedicarsi di più e meglio». Sull’uso del preservativo «va accertato che questo sia l’unico modo per salvare una vita» e per questo il Papa nell’affrontare questa questione «l’ha posta nel campo dell’eccezionalità». Lo ha dichiarato il neocardinale Elio Sgreccia, ex presidente dell’Accademia per la vita. Il tema dell’uso del preservativo pone «una domanda che avrebbe bisogno di molto tempo per una risposta - ha detto Sgreccia -. Se Benedetto XVI ha posto una questione di eccezionalità va accettata appunto questa eccezionalità. E va verificato che questo è l’unico modo per salvare la vita: questo aspetto va dimostrato». [email protected] Luce del Mondo Papa Benedetto XVI Libreria Editrice Vaticana