de Co lle nt G ien Ge iorna e il te pro no va Na gra ,2 5-2 zion mma 6 O ali d fin i S ale tto ald bre at 20 ura 07 Spazio all’alta precisione, con gli impianti di saldatura serie DIGI@WAVE e DIGI@PULS! Organo Ufficiale dell’Istituto Italiano della Saldatura - anno LIX - N. 4 * 2007 I n q u e s t o n u m e ro : Altissima precisione della saldatura a tecnologia digitale, in grado di autoregolare tutti i parametri WLYLZLN\PYLNP\U[PKP\UHÄULaaH PULN\HNSPH[HZWLZZVYLÄUVHTT Precisione delle interfacce con: ampio schermo e setup ultraevoluto per la gamma DIGI@WAVE, che permette l’impiego sulle applicazioni YVIV[PJOLWPZVÄZ[PJH[L Semplicità d’uso con i modelli +0.0'7<3:JVUYLNVSHaPVUPWYLKLÄUP[L Prestazioni evolute con la possibilità di scaricare nuovi software dal sito SAF-FRO. Numero 4 2007 G i u n z i o n i d e l l e l e g h e l e g g e re o g g i : f ro n t i e re d e l p o s s i b i l e I n t ro d u z i o n e a l l e c a ra t t e r i s t i c h e m e t a l l u r g i c h e d e g l i a c c i a i a va n z a t i a d a l t a re s i s t e n z a p e r applicazioni automobilistiche International Institute of Welding C o r ro s i o n t e s t i n g o f w e l d s , a re v i e w of methods IIS News Fl e s s i b i l i t à n e g l i i n t e r va l l i d i ve r i f i c a periodica ai sensi del DM 329/04 Didattica P ro c e s s i s p e c i a l i d i s a l d a t u ra . P,a r t e 2 - L a s a l d a t u ra a d i f f u s i o n e , a d a l t a f re q u e n z a e d a l l u m i n o t e r m i c a E per rispondere più precisamente a tutte le applicazioni ogni gamma esiste in più versioni per il mercato automobilistico e dei trasporti, della caldareria (materiali inox LKHSS\TPUPVLKLSS»PUK\Z[YPHHSPTLU[HYL Scoprite da oggi il vero senso della parola “precisione”. Saldatura MIG-MAG, mirate all’alta precisione digitale ITW: prestazioni innovative con prodotti dedicati per i processi ESW e SAW OGET S.p.A. - VIA TORINO, 216 - 10040 LEINI’ TO TELEFONO 011 9988082 - FAX 011 9978227 www.oget.it www.saf-fro.it Il Punto di riferimento per la Saldatura a Resistenza INVERTER INVER TER SERIE DIW PRECISIONE - AFFIDABILITÀ - VERSATILITÀ PER MICRO - MACRO SALDATURE Automotive Elettrodomestico Elettr odomestico Componentistica generale QUALITÁ E PRODUTTIVITÁ A COSTI COMPETITIVI Carpaneto & C. S.p.A. Via Ferrero, 10 - 10098 RIVOLI - CASCINE VICA (TO) - Tel. +39.011.95.90.131 - Fax +39.011.95.90.250 [email protected] - www.carpaneto.it SALDATURA DIVISIONE Potenza Digitale Lincoln Electric Italia S.r.l. 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Cerri, 19020 Ceparana di Follo SP Tel. 0187931202 fax 0187939094 e-mail [email protected] www.delvigo.com BY``»UaV]hcX]. -%##!.)#! 30%#)!,)::!4! 4VCGPSOJUVSB $PNQPOJBNP MBUUSB[JPOF DYfW\ X]jYbhUfY dfchU[cb]ghU XY``»YX]n]cbY &$$, X] GiVZcfb]hifU3 HZbea^XZ/ '+#'((k^h^iVidg^0()'Vo^ZcYZZhedh^ig^X^0'(k^Va^iZbVi^X^0),b^c^Xdc[ZgZcoZ0&, XdckZ\c^0 * jc^i| Y^bdhigVi^kZ# JcV [^ZgV X]Z d\c^ Vccd d[[gZ VaaV ijV Vo^ZcYV eVgicZg Z[[^X^Zci^ VXj^V[[^YVgZaZkVg^Z[Vh^YZaegdXZhhdegdYjii^kd!eZgg^hjaiVi^Y^ YVi^ ZY^o^dcZ '%%, Vaida^kZaadfjVa^iVi^kd!hZcoVhegZX]^ZVXdhi^dkk^VbZciZXdciZcji^#A¼^ccdkVo^dcZ ^cbdhigVVHjW[dgc^ijgV'%%-!Ygdcb]UbW\Yhi :=9F9 8= D5FA5 '#)5DF=@9&$$, EZg^c[dGYbUZAYgh]YfY:]YfY/iZa#%'(('%(.&"hjW[dgc^ijgV5hZcV[#^i" kkk"gYbUZ"]h#giVZcfb]hifU 35"&/2.)452! superleggeri Campione dei solo 360 grammi 3M™ Speedglas™ SL Le nostre sfide in materia di progettazione di una maschera completamente nuova, erano quelle di ridurne significatamente il peso, mantenendo tuttavia intatte le prestazioni e la protezione che i saldatori si attendono da ogni singolo prodotto 3M™ Speedglas™ . Il risultato dei nostri sforzi: una maschera per saldatura autooscurante da 360 grammi! Per informazioni: 3M Prodotti per la Sicurezza sul Lavoro e-mail [email protected] - Fax 02 7035 2383 sicomunica Taglio perfetto? Con gas? Meccanizzato? Il nuovo generatore PLASMA PROF 164 HQC (High Quality Cut) è la risposta Cebora! Unica in Italia, tra le quattro aziende leader nel mondo, Cebora, da oggi, con il generatore PLASMA PROF 164 HQC entra da protagonista nel mercato del taglio di alta qualità. www.cebora.it G Plasma PROF 164 HQC CEBORA spa G bologna (italy) G t. +39 051765000 G f. +39 051765222 G G G G leader nella saldatura e nel taglio dei metalli Volendo focalizzare, ad esempio, l’interesse sulle infrastrutture logistiche convenzionali (ponti, strade, ferrovie, ecc.), appare del tutto evidente che esse sono essenziali al fine di consentire uno scambio concorrenziale ed efficace. E, al contrario, che la loro mancanza costituisce un “handicap” rilevante allo stesso fine. Pertanto sarebbe quanto mai opportuno provvedere, con qualche lungimiranza ed efficienza, a realizzare le infrastrutture suddette in tempi convenienti. Il tutto ovviamente in un contesto di sostenibilità ambientale. Troppo semplice! La capacità di questo Paese nel produrre inutili sottoprodotti entropici è ai limiti dell’infinito. E quindi invece di infrastrutture adeguate dal punto di vista logistico, abbiamo: studi, discussioni, tavole rotonde, marce e tanti tanti discorsi. Entropia allo stato puro! L’approccio, nell’accezione del rinomato dizionario citato in precedenza, può essere esteso a settori diversi da quello della logistica. Dalla organizzazione della burocrazia alla produzione dell’energia. I risultati non cambiano. Il marketing territoriale è, invece, un’espressione “trendy”, ricorrente nelle dichiarazioni dei responsabili di enti locali, regionali e nazionali, che può essere riproposta in italiano come “promozione del territorio”: consiste nel presentare al meglio le opportunità di “business” del territorio stesso, al fine di attrarre investimenti ed avviare attività proficue. Va da se che, per quanto concerne il marketing territoriale, le infrastrutture risultano essere elemento prioritario. Editoriale Infrastrutture e marketing territoriale L’ Uomo (inteso come specie umana) è, al contrario dell’Orso, un animale sociale. Pertanto, al contrario dell’Orso, tende ad aggregarsi e a formare comunità. Una delle primissime cose che si verificano all’interno della comunità è lo scambio di beni (io do una cosa a te, tu dai una cosa a me) e servizi (io faccio una cosa per te, tu fai una cosa per me). Così nasce il mercato e l’economia di mercato, i cui pilastri sono la produzione e il commercio, nel contesto di un valore condiviso: la concorrenza. Avendo esaurito, con pochi ma essenziali concetti, il meglio del pensiero economico, possiamo passare ad un elemento di contorno, per quanto importante: le infrastrutture, ovvero (secondo un rinomato dizionario) il complesso delle attrezzature necessarie ad agevolare lo svolgimento di un’attività. 468 Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 Adottando la proprietà transitiva, resta misterioso come si possano attrarre investimenti in carenza di infrastrutture. E poiché gli investimenti di oggi sono il lavoro di domani, resta altrettanto misterioso il tipo di sviluppo che si prospetta in futuro. Probabilmente un futuro arcadico, popolato di fauni e ninfe che si rincorrono gioiosamente nei boschi, cibandosi di frutti e bevendo acqua pura direttamente da zampillanti sorgenti. Nel frattempo il marketing territoriale è divenuto argomento di seminari e percorsi formativi avanzati, contribuendo al “bla-blaismo” generale. Le infrastrutture possono attendere. Dott. Ing. Mauro Scasso Segretario Generale IIS Pubblicazione bimestrale DIRETTORE RESPONSABILE: Ing. Mauro Scasso REDATTORE CAPO: Geom. Sergio Giorgi REDAZIONE: Sig.ra Sara Fichera, P.I. Maura Rodella PUBBLICITÀ: Sig. Franco Ricciardi Organo Ufficiale dell'Istituto Italiano della Saldatura Abbonamento annuale 2007: Italia: .......................................... € 90,00 Estero: ........................................ € 155,00 Un numero separato: ................ € 20,00 La Rivista viene inviata gratuitamente ai Soci dell’Istituto Italiano della Saldatura. Direzione - Redazione - Pubblicità: Lungobisagno Istria, 15 - 16141 Genova Telefono: 010 8341333 Telefax: 010 8367780 e-mail: [email protected] web: www.iis.it Rivista associata Registrazione al ROC n° 5042 - Tariffa R.O.C.: “Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1 comma 1, DCB Genova” - Fine Stampa Agosto 2007 Aut. Trib. Genova 341 - 20.4.1955 Progetto grafico: Marcs & Associati srl - Rozzano (MI) Fotocomposizione e stampa:ALGRAPHY S.n.c.- Genova Tel 010 8366272, Fax 010 8358069 - www.algraphy.it L’istituto non assume responsabilità per le opinioni espresse dagli Autori. La riproduzione degli articoli pubblicati è permessa purché ne sia citata la fonte, ne sia stata concessa l’autorizzazione da parte della Direzione della Rivista, e sia trascorso un periodo non inferiore a tre mesi dalla data della pubblicazione. La collaborazione è aperta a tutti, Soci e non Soci, in Italia e all’Estero. La Direzione si riserva l’accettazione dei messaggi pubblicitari. Ai sensi dell’art. 10 della Legge 675/96, i dati personali dei destinatari della Rivista saranno oggetto di trattamento nel rispetto della riservatezza, dei diritti della persona e per finalità strettamente connesse e strumentali all’invio della pubblicazione e ad eventuali comunicazioni ad esse correlate. ANNO LIX Luglio-Agosto 2007 Articoli Sommario 471 487 497 4 International Institute of Welding (IIW) Corrosion testing of welds, a review of methods - C.O. PETTERSSON, T. BOELLINGHAUS, T. KANNENGIESSER 509 519 529 IIS Didattica Processi speciali di saldatura. Parte 2 - La saldatura a diffusione, ad alta frequenza ed alluminotermica Giunzioni nelle leghe leggere oggi: frontiere del possibile - L.M. VOLPONE, S. MUELLER Introduzione alle caratteristiche metallurgiche degli acciai avanzati ad alta resistenza per applicazioni automobilistiche - S. MAGGI, M. MURGIA Emissione acustica: piccoli serbatoi GPL interrati - Analisi dei risultati inerenti la prima campagna di verifica in applicazione alla procedura EA dell’ISPESL C. DE PETRIS et al. Manutenzione e riparazione del materiale rotabile - V. ESPOSITO, S. NOCCHIA Verifiche a fatica di giunti saldati mediante criteri locali: un confronto tra il criterio basato su un raggio di raccordo fittizio e il criterio della densità di deformazione in un volume finito - P. LAZZARIN, F. BERTO, D. RADAJ 555 599 587 581 575 573 571 569 567 Elenco degli Inserzionisti Ricerche bibliografiche da IIS-Data “Tailored blank” per componenti auto Notiziario Letteratura tecnica Codici e norme Corsi Mostre e convegni Dalle Aziende Dalle Associazioni Dati di mercato per la saldatura e il taglio emersi dalla Assemblea Generale di Anasta - G. MACCARINI Salute, Sicurezza e Ambiente Vibrazioni. Il 6 Luglio 2007 è passato: attenzione alle nuove attrezzature T. VALENTE Normativa tecnica Le norme tecniche e gli organismi di normazione in saldatura - S. GIORGI IIS News Flessibilità negli intervalli di verifica periodica ai sensi del DM 329/04 A. FUGAZZI Scienza e Tecnica La gestione dei componenti di impianto in sicurezza: è possibile convivere con un difetto? - A. LAURO Rubriche 603 In copertina ITW WELDING PRODUCTS ITALY SrL - soluzioni SAW e ESW ITW oggi garantisce una gamma completa di prodotti, estremamente performanti che garantiscono prestazioni eccezionali nei processi di saldatura in Arco Sommerso e Elettroslag. Grazie alla qualità e robustezza degli impianti Miller, e alla gamma completa di materiali di apporto offerti con i marchi ELGA, HOBART e TIEN TAI, l’ITW Italia rappresenta una scelta ottimale e professionale per tutta la clientela che effettua lavorazioni con i processi SAW e ESW. Soluzioni innovative e grande ricerca nell’evoluzione dei prodotti, permettono al TEAM di tecnici ITW Italia la possibilità di ottimizzare i differenti processi di saldatura, incrementando notevolmente la produttività. Queste soluzioni complete, permettono al cliente un rapido ritorno dell’investimento. Moduli Avanzati per la qualificazione ad International Welding Engineer (IWE) e International Welding Technologist (IWT) Priolo (SR) L’ISTITUTO ITALIANO DELLA SALDATURA ha programmato nel periodo Ottobre 2007 - Marzo 2008 presso la propria sede di Priolo (SR) il ciclo di Moduli Avanzati per la qualificazione ad IWE ed IWT, a complemento delle parti I e II svolte nell’ambito del “Corso di Specializzazione”. Requisiti per l’accesso ai Moduli Per l’accesso ai Moduli è necessario aver frequentato il “Corso di Specializzazione in Saldatura” dell’IIS. Inoltre, per la qualificazione ad IWE è richiesto il possesso di una Laurea o Diploma universitario in Ingegneria; in alternativa, in Scienza dei Materiali, Fisica, Chimica o Architettura, abbinate ad una comprovata esperienza industriale in saldatura; per la qualificazione ad IWT è invece sufficiente un diploma di scuola superiore ad indirizzo tecnico (o equivalente), della durata di 5 anni (in caso di mancato soddisfacimento dei requisiti di cui sopra, è comunque possibile partecipare ai Moduli come uditori). Struttura dei Moduli Il percorso formativo sarà articolato sui seguenti quattro Moduli Avanzati: - Modulo Avanzato “Tecnologia della saldatura”, riferito ai processi di saldatura applicabili ai materiali metallici e non metallici; - Modulo Avanzato “Metallurgia e saldabilità”, riferito alle applicazioni di saldatura di metalli ferrosi e non ferrosi; - Modulo Avanzato “Progettazione e calcolo”, riferito alla concezione, valutazione dei criteri di progettazione delle principali tipologie di strutture saldate; - Modulo Avanzato “Fabbricazione, aspetti applicativi”, ove saranno trattati gli aspetti, gestione e controllo della fabbricazione di strutture saldate, con esempi riferiti ai principali settori industriali. Sede di svolgimento ed orari I Moduli sono previsti presso la sede dell’Istituto Italiano della Saldatura a Priolo (SR), in Viale Annunziata 18 (tel. 0931 760620), dal Lunedì al Venerdì, con orario 9.00 ÷ 18.00, fatta eccezione per i giorni di Lunedì (orario 14.00 ÷ 18.00) e Venerdì (orario 9.00 ÷ 13.00). Informazioni Per ulteriori informazioni, e per iscriversi è possibile contattare la Segreteria della Divisione Formazione al numero 010 8341371 (e-mail [email protected], fax 010 8367780). Esami di qualificazione Possono essere sostenuti in sessioni programmate annualmente, di cui i candidati sono informati con debito anticipo, per ognuna delle quattro materie teoriche previste. È necessario iscriversi attraverso la Segreteria dell’Area Certificazione Figure Professionali (telefono 010 8341307, e-mail [email protected]). 8÷12/10/2007 8÷12/10/2007 e 15÷17/10/2007 (IWE) (IWT) (IWE) (IWT) (IWE) 2.060,00 1.050,00 1.290,00 1.030,00 1.490,00 1.030,00 1.390,00 Prezzo (+ IVA) (1) 26÷30/11/2007 e 3÷5/12/2007 (IWT) 1.700,00 Sede 28/1÷1/2/2008 e 4÷5/2/2008 (IWE) IIS - Sede di Priolo 28/1÷1/2/2008 (IWT) 26÷30/11/2007 10÷14 e 17÷21/03/2008 10÷14, 17÷21/03/2008 e 25÷27/03/2008 Periodo Programmazione delle attività Modulo Tecnologia della saldatura Metallurgia e saldabilità Progettazione e calcolo Fabbricazione, aspetti applicativi Iscrizioni Per iscriversi è sufficiente utilizzare il modulo cartaceo fornito con l’Attività Didattica 2007 oppure procedere on - line attraverso il sito www.formazionesaldatura.it, selezionando il Modulo dall’apposito motore di ricerca. L’effettivo svolgimento di ogni Modulo sarà confermato al raggiungimento del numero minimo di partecipanti. Sono accettate iscrizioni solo se effettuate contestualmente al pagamento della relativa quota, il cui pagamento può essere effettuato tramite bonifico bancario sul CC 4500 - Banca Popolare di Milano (ABI 05584 CAB 01400 CIN I), intestato all’Istituto Italiano della Saldatura. (1) È possibile attivare un contratto di iscrizione ai 4 Moduli con pagamento anticipato, con uno sconto del 10%. Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 471 Keywords: Aluminium alloys; EB welding; friction stir welding; GTA welding; laser welding; light metals; mechanical properties; MIG welding; physical properties; resistance welding; weldability. duction cycle did not consider welding as assembling technology (e.g. airplanes, pots and pans, electrical cables and some castings). After the second half of the 20th century the market of semifinished products in aluminium grew and expanded increasingly. The development of extrusion processes had contributed tangibly this growth. The progress in creating new alloys considered the improvement in weldability as manufacture spin off. At the same time diverse welding methods has been developed offering a large number of possibilities in differentiation with regard to the quality and economic requirements of each single product. From some time ago, therefore, being only rivetable and boltable, aluminium alloys began to become weldable starting to a massive utilization in industrial sectors as the civil and transport (marine-, railway- and road transport). The present article offers a general view on the different welding methods; fusion welding processes as well as those at solid state were included. (°) Giunzioni nelle leghe leggere oggi: frontiere del possibile L.M. Volpone * S. Mueller * Sommario / Summary Decenni addietro, l’impiego dell’alluminio e delle sue leghe, era limitato a pochi manufatti (velivoli, pentolame, cavi elettrici e qualche fusione), la cui produzione non considerava la saldatura quale tecnologia di assemblaggio. Poi, dalla seconda metà del novecento, si è verificata una crescita ed una espansione del mercato dei semilavorati in leghe d’alluminio. Lo sviluppo dei processi di estrusione ha contribuito tangibilmente a tale crescita. Lo sviluppo di nuove leghe ha visto il miglioramento della saldabilità come chiave del successo. Di pari passo, si sono sviluppate svariate metodiche di saldatura offrendo così numerose possibilità di diversificazione in funzione dei requisiti di qualità ed economicità dei singoli manufatti. Inizialmente rivettabili od imbullonabili, le leghe di alluminio sono diventate prevalentemente saldabili aprendo le porte a larghi impieghi in campi industriali come il civile, l’edilizia urbano-industriale, l’automobilistico e il trasporto in genere (marittimo, ferroviario e su gomma). Il presente articolo offre una panoramica sulle metodologie di saldatura per fusione, o più modernamente, in stato solido (FSW), disponibili sul mercato. Non verranno trattate in questa sede le giunzioni per brasatura, che meritano, vista l’importanza, uno spazio come tipologia specifica di unione. Decades ago, the use of aluminium and its alloys has been limited to only few manufactured products in which the pro(°) Memoria presentata alla Giornata di Formazione e Aggiornamento IIS: “Innovazione nella saldatura delle leghe leggere” - Montichiari (BS), 18 Maggio 2006. Istituto Italiano della Saldatura - Genova. * L’alluminio puro e le leghe d’alluminio sono materiali metallici con elevate conducibilità termiche ed elettriche, alquanto più leggeri rispetto alle leghe ferrose (densità variabili tra circa 1,710 e 2,885 kg/m3) e temperature di fusione variabili tra 480° e 660°C. Possiedono proprietà meccaniche con valori notevolmente vari che oscillano ad esempio per σ0,2 da qualche decina a valori di 500 e oltre MPa, ma i loro limiti a fatica, salvo alcune eccezioni, sono circa un terzo rispetto agli acciai da costruzione. L’alluminio e le sue leghe possiedono alcune altre proprietà che le rendono particolarmente interessanti in svariate applicazioni industriali. Una di queste è la resistenza alla corrosione, a volte competitiva rispetto ad esempio agli acciai inossidabili. La resistenza alla corrosione marina, ad esempio di leghe di alluminio con tenore di magnesio da 4,5-5,2%, è paragonabile a quella di un acciaio inossidabile AISI 316. Se poi si tiene conto che i livelli di resistenza sono simili, ma le leghe pesano un terzo in meno, si può capire ovviamente il loro sviluppo crescente in termini d’industrializzazione. La spiccata resistenza alla corrosione delle leghe di alluminio e del metallo puro risiedono soprattutto 1. Alluminio e leghe caratteristiche fondamentali che, specialmente quelle militari. La saldabilità delle leghe di alluminio mediante processi per fusione più o meno tradizionali, spesso può risultare problematica. Mentre la stragrande maggioranza delle leghe presentano una saldabilità da discreta a ottima (leghe 1XXX, 3XXX, 4XXX, 5XXX, 6XXX), altre possono presentare inconvenienti di natura metallurgica quali ad esempio infragilimento (2XXX e 7XXX). Più recentemente, la saldabilità di queste ultime, è stata oggetto di rivalutazione in quanto, con processi di saldatura dei metalli in stato solido (FSW), tali inconvenienti subiscono un ridimensionamento. Prima di affrontare i problemi di saldabilità e le relative metodologie di giunzione di questi materiali, è necessario fare una breve introduzione sulle varie famiglie di leghe esistenti e le loro caratteristiche fondamentali. L.M.Volpone e S. Mueller - Giunzioni nelle leghe leggere oggi: frontiere del possibile Premessa “L’Ingegneria non è una scienza esatta, ma tra tutte le discipline ingegneristiche, la saldatura è forse la più inesatta.” Con questa affermazione non si vuole certamente dare una visione catastrofica della tecnologia di saldatura, bensì, si desidera affermare soltanto una caratteristica intrinseca di questo processo, ovvero l’enorme peso che in esso ha l’aspetto pratico e la sperimentazione quale modo d’individuazione dei parametri ottimali nell’esecuzione di una giunzione. La quantità di variabili coinvolte in un processo di saldatura ha reso, nel passato, inutili tutti i tentativi di modellazione. Soltanto negli ultimi tempi, metodiche d’analisi numerica o FEM hanno permesso un approccio più rigoroso, ma non meno approssimativo. Tuttavia, universalmente, e sancito da normative a carattere internazionale, ovunque si debba fabbricare mediante saldatura, è prassi consolidata quella di impostare sperimentalmente il processo e certificare la sua idoneità mediante prove di laboratorio. Il testo del presente articolo è interamente dedicato alla saldatura dell’alluminio e delle sue leghe, quindi all’esame delle problematiche specifiche che regolano la saldabilità di questi materiali. L’alluminio, isolato come elemento chimico e reso noto da Hans Christian Oersted nel 1825, trova sviluppo soltanto nel 1886, quando è stato messo a punto un processo di estrazione dal minerale (Bauxite). Nel 1910 furono sviluppate le prime leghe d’alluminio e precisamente le leghe alluminio-rame, leghe con le quali si stabilì la conoscenza di un importante meccanismo per conferire caratteristiche meccaniche elevate, ossia l’indurimento per precipitazione o invecchiamento. Nella prima metà del XX secolo, lo sviluppo maggiore delle leghe di alluminio avviene tra le due guerre mondiali, incentivato soprattutto, da precise richieste del mondo delle costruzioni aeronauti- 472 Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 nella capacità passivante dell’ossido di alluminio che si forma spontaneamente sulle superfici metalliche (Al2O3). Esistono oggi otto famiglie di leghe di alluminio di interesse industriale riconosciuto. Le famiglie sono composte da numerose leghe “affini” che condividono uno o due elementi di lega caratteristici. Le otto famiglie a loro volta si riuniscono in due grandi gruppi secondo il meccanismo che conferisce loro le proprietà meccaniche, ovvero: • Leghe da trattamento termico (invecchiamento); • Leghe da lavorazione plastica a freddo (incrudimento). Le Tabelle I e II illustrano rispettivamente la composizione chimica e le principali applicazioni nonché le caratteristiche meccaniche per le leghe da trattamento termico. Analogamente le Tabelle III e IV fanno altrettanto per il gruppo di leghe da incrudimento. 2. Saldabilità delle leghe di alluminio Un metallo viene definito come saldabile quando: • È possibile realizzare una giunzione saldata dove la porzione di metallo generata dalla fusione dei lembi, più eventuale metallo d’apporto, possieda proprietà chimiche, meccaniche e tecnologiche allineate o simili a quelle del materiale base; • Il giunto generato ed il materiale base costituiscono una continuità strutturale; • La zona di fusione e quella termicamente alterata non sono caratterizzate da discontinuità di natura metallurgica (non operativa). Da questo punto di vista non si può certo affermare che le leghe di alluminio siano saldabili senza problemi. Le ragioni principali di ciò sono da mettere in relazione col fatto che: • Nelle leghe da deformazione plastica a freddo, l’incrudimento responsabile delle caratteristiche meccaniche viene distrutto dal riscaldamento provocato dalla saldatura portando due zone a fianco del giunto (ZTA) in una condizione “soft” (caratteristiche meccaniche tipiche dello stato ricotto); L.M.Volpone e S. Mueller - Giunzioni nelle leghe leggere oggi: frontiere del possibile TABELLA I - Composizione chimica e principali applicazioni delle leghe da trattamento termico [1]. 7004f 6951 6351 6262e 6101 6070 6063 6061 6013 6010 6009 6005 2618d 2519c 2219b 2218 2090a 2036 2024 2017 2014 - - - - 0.28 0.50 - - 0.25 0.9 0.40 0.40 - 2.3 5.8 6.3 4.0 2.7 2.6 4.4 4.0 4.4 Cu - - - 0.35 1.0 - - 1.4 0.40 0.6 0.25 1.0 0.8 0.8 0.18 - - - - - - 0.50 0.8 Si - 0.30 0.45 - - 0.6 - - - - - 0.35 0.50 0.50 - - 0.30 0.30 - - 0.25 0.6 0.7 0.8 Mn 3.3 2.5 2.8 1.4 1.5 0.6 0.6 1.0 0.6 0.8 0.7 1.0 0.95 0.8 0.6 0.50 1.6 0.17 - 1.5 - 0.45 1.5 0.6 0.50 Mg 6.8 4.3 5.6 4.0 4.5 4.2 - - - - - - - - 0.25 0.25 - - 0.06 - - - - - - - Zn - - - - - - - - - - - - - - - - - 1.0 - - 2.0 - - - - - Ni 0.23 0.20 0.23 0.20 0.13 - - - 0.09 - - - 0.20 - 0.10 0.10 - - - - - - - - - - Cr Aircraft construction; slightly higher strength than 7075 Strongest aluminium alloy where section thickness exceeds 3 in. (76.2 mm), large and massive parts for aircraft and allied construction High-strength aircraft and other applications; cladding gives good corrosion resistance Armor plate; military bridges Truck trailer, railcar extruded shapes Truck trailer, railcar extruded shapes Brazing sheet core alloy Same as 6061 Electrical conductors Structural applications, piping Pipe, railings, hardware, architectural applications Automotive body sheet Automotive body sheet Structural and architectural Same as 2218 Structural; high-strength armor Structural; high-temperature strength; aerospace tanks; good weldability Forging alloy; engine cylinder heads, pistons, parts requiring good strength and hardness at elevated temperature Structural; high strength and damage tolerant aerospace applications Automotive body sheet Structural, aircraft sheet construction, truck wheels; often clad for strength with good corrosion resistance Same as 2014; screw machine parts Structures, structural and hydraulic fittings, hardware, and heavy-duty forgings for aircraft or automotive uses Typical Applications 7005g 2.8 Nominal Composition (% Alloying Element) 7039 1.6 - Base Alloy 7075 0.6 - e. Also 0.6 Pb and 0.6 Bi f. Also 0.15 Zr g. Also 0.15 Zr and 0.035 Ti Esistono comunque una serie di altre ragioni di notevole importanza che determinano spesso riserve nel considerare la saldabilità dell’alluminio e delle sue leghe. Una di questa è l’esistenza di uno strato d’ossido di alluminio (Al2O3: allumina) sulle superfici del metallo. Se tale ossido si trova sui lembi da saldare, questo esercita un’azione refrattaria oltre che dielettrica la quale si traduce correntemente nei seguenti risultati: • Cattivo scambio elettronico tra arco elettrico e pezzo da saldare; Screw machine products, fittings Structural, architectural, automotive, railway, and marine applications; pipe and pipe fittings; good formability, weldability, corrosion resistance, strength General structural applications, improved strength over 6061 7079 2.0 Also 2.2 Li and 0.12 Zr Also 0.06 Ti, 0.10 V and 0.18 Zr Also 0.06 Ti 0.17 Zr and 0.10 Va Also 1.1 Fe and 0.07 Ti 7178 a. b. c. d. • Nelle leghe da trattamento termico, saldando il metallo in condizione di invecchiamento, la medesima zona precedente (ZTA) finirà in uno stato intermedio tra ricotto ed invecchiato con caratteristiche meccaniche inferiori. Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 473 L.M.Volpone e S. Mueller - Giunzioni nelle leghe leggere oggi: frontiere del possibile TABELLA II - Caratteristiche meccaniche delle leghe da trattamento termico [1]. MPa 42 14 ksi 69 414 290 96 MPa - - - - Sheet (1.6 mm) 1/16 in. 22 13 20 18 Round (12.7 mm) 1/2 in. 18 42 38 18 ksi 124 290 262 124 MPa 13 18 20 13 ksi 89.6 124 138 89.6 MPa 45 135 105 45 Elongation % in 2 in. (50.8 mm) 186 60 -0 -T4 70 27 62 483 186 428 50 11 40 345 76 276 18 20 - 22 22 41 18 38 283 124 262 20 13 18 138 89.6 124 120 45 105 (500 kg load) Brinnell Hardnessb ksi 428 10 Fatigue Strengtha 27 483 Shear Strength 62 180 Yield Strength -0 70 -T3 (0.2% Offset) -T4 26 Ultimate Tensile Strength -0 -T6 Aluminium Temper Alloy 2014 2017 2024 120 - 138 - 95 20 - 283 - - 41 - - 19 103 20 - 103 - 324 - 207 15 132 47 - 15 103 115 469 - 30 - 189 - 68 6 15 124 - -T4 7.5 - 11 - 28 - - - 18 - - 120 18 - 303 - 117 - 124 496 17 262 - 124 - 124 72 76 255 10 44 - 17 - 18 37 248 10 38 179 18 - 18 538 11 290 - 152 - - 331 36 352 10 10 26 193 - 290 78 172 42 393 - 10 18 22 - - 48 358 51 441 - 12 28 234 42 25 414 57 372 - - - -T8 52 455 64 124 25 - 34 - -0 -T72 60 476 54 269 - 13 -T31 66 496 18 124 24 - 24 -T62 69 441 39 172 9 22 393 -T81 72 193 18 159 193 -T87 64 303 25 372 57 2090 -T87 28 228 23 28 2218 -T61 44 290 54 496 2219 -T1 33 296 338 2519 -T5 42 407 72 2618 -T4 43 49 6005 -T4 59 -T4 6009 -T4 -T361 6010 -T6 2036 6013 6070 -T9 -T6 -H111 -T6 -T6 -T5 -T1 -0 -T6 -T4 -0 45 58 32 14 55 35 27 22 13 45 35 18 310 400 221 96 379 186 152 90 310 241 124 41 55 28 11 51 21 13 7 40 21 8 283 379 193 76 352 145 90 48 276 145 55 - - 15 - 10 12 12 20 - 12 22 25 11 12 10 - - - - - - - 17 25 30 27 27 35 20 - 34 22 17 14 10 30 24 12 186 186 241 138 - 234 - 117 96 69 207 166 83 - 13 - - 14 10 10 9 8 14 14 9 - 89.6 - - 96.5 68.9 68.9 62.1 55.2 96.5 96.5 62.1 - 120 71 - - 73 60 42 25 95 65 30 6061 6101 -T5 - 6063 6262 310 31 6351 45 - 331 - 48 - -T6 a. Fatigue strength for round specimens and 500 million cycles. b. 10-mm ball used. 474 Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 L.M.Volpone e S. Mueller - Giunzioni nelle leghe leggere oggi: frontiere del possibile Mg 99.60% minimum aluminium Mn Cr Nominal Composition (% Alloying Element) Chemical process equipment, tanks, piping Typical Applications TABELLA III - Composizione chimica e principali applicazioni delle leghe da incrudimento [1]. Aluminium Association Designation Cu Architectural and decorative applications, furniture, deep drawn parts, spun hollow ware 1060 99.00% minimum aluminium General purpose applications where slightly higher strength than 1100 is required. Process and food handling equipment, chemical and petroleum drums and tanks 1100 - Sheet metal requiring higher strength than 3003 Electrical conductor wire, bus and cable Electrical conductor and architectural applications 99.50% minimum aluminium 1.0 - - 1.2 0.8 Similar to 3003 and 5005 but stronger. Has excellent finishing qualities 1.2 - 1350 0.12 3004 1.4 3003 5005 - Marine components, tanks, unfired pressure vessels, cryogenics structures, railroad cars, drilling rings - 0.15 Marine components, tanks, tankers, truck frames 5050 4.4 0.15 Unfired pressure vessels, tankers. Alloy 5254 has closer control of impurities for H2O2 service - 0.7 4.0 0.25 Structural applications and tanks for sustained hightemperature service 2.5 0.45 3.5 0.12 - 5083 2.7 Structures, tanks, unfired pressure vessels, marine components - 5086 0.8 0.12 5052, 5652 5154, 5254 5.1 Sheet metal applications requiring higher strength than 5050. Formable and good corrosion resistance. Storage tanks, boats, appliances. Alloy 5652 has closer control of impurities for H2O2 service 5454 0.8 3.1 Saldatura TIG (GTAW) Questo procedimento fa uso dell’arco elettrico instaurato tra il pezzo da saldare ed un elettrodo infusibile di tungsteno, quindi è un processo di giunzione adatto a creare una saldatura soltanto fondendo i lembi che in questo caso sono retti e ben accostati. La giunzione senza metallo d’apporto è praticabile su spessori sottili di regola ≤1,5mm (lamierini). Contrariamente, l’uso di un metallo d’apporto è necessario quando il processo viene usato per prime passate o su giunti di spessore tra 1,5mm e circa 10mm; quest’ultimo spes- • Saldatura Laser; • Saldatura a resistenza; • Saldatura FSW (Friction Stir Welding). Segue ora una breve rassegna di ognuno di questi metodi. - I processi industrialmente di maggiore utilizzo e successo per saldare l’alluminio e le relative leghe sono: • Saldatura TIG (Tungsten Inert Gas); • Saldatura MIG (Metal Inert Gas); • Saldatura EBW (Electron Beam Welding); 3. Saldatura delle leghe di alluminio - Metodologie applicabili La Tabella VI stabilisce una graduatoria della saldabilità per leghe sia da lavorazione plastica che da fonderia. Queste ultime presentano buona saldabilità quando è presente il silicio nella loro composizione, specialmente tra 2 e 7% in peso. Tale graduatoria è riferita fondamentalmente ai processi ad arco (TIG e MIG). 5456 • Impossibilità di fondere il metallo (la temperatura di fusione dell’allumina è 2060°C); • Incollatura del metallo d’apporto sui lembi; • Surriscaldamento di una zona estesa e sfondamento dei lembi di giunzione. L’elevata conducibilità termica (tre volte quella dell’acciaio!) fa si che il calore fluisca velocemente dal cianfrino verso il materiale base col rischio di provocare fusione precaria dei lembi e vistose distorsioni e deformazioni permanenti di vario genere nei pezzi saldati. La Tabella V elenca alcune proprietà fisiche delle leghe d’alluminio in un diretto paragone con l’acciaio. Tenendo conto di quanto finora detto, le leghe maggiormente saldabili sono prevalentemente: leghe 1XXX, 3XXX, 5XXX e 6XXX. Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 475 L.M.Volpone e S. Mueller - Giunzioni nelle leghe leggere oggi: frontiere del possibile TABELLA IV - Caratteristiche meccaniche delle leghe da incrudimento [1]. MPa 6 43 Sheet (1.6 mm) 1/16 in. 45 - - Round (12.7 mm) 1/2 in. 9 11 7 ksi 62 76 48 MPa 5 7 3 ksi 34 45 21 MPa 23 35 19 Elongation % in 2 in. (50.8 mm) ksi 28 35 24 166 22 152 5 15 13 90 - 9 - 62 - 44 (500 kg load) Brinnell Hardnessb MPa 4 34 124 Fatigue Strengtha ksi 69 5 18 Shear Strength 10 90 131 Yield Strength 19 -H18 55 40 8 55 23 62 46 - 69 63 28 9 96 77 4 10 103 28 83 96 14 110 41 12 110 15 - 51 -0 14 110 16 - - 16 124 - 28 16 16 145 - 48 10 18 76 - 48 25 21 96 7 8 12 11 110 7 145 4 6 14 76 186 9 20 16 103 21 69 5 - 15 27 200 25 - 11 152 10 248 8 40 200 29 41 5 36 1.5 22 179 36 138 83 53 - 29 241 6 186 12 90 30 -H14 26 283 20 103 13 41 -H18 35 124 27 15 124 166 -0 41 159 18 6 -H34 18 200 24 - 24 -H38 23 55 8 186 -0 29 8 166 110 -H34 145 24 27 -H38 21 193 16 -0 28 -0 -H34 68 63 77 47 124 - 96 138 - 110 18 - 14 20 159 16 145 - 138 21 166 23 124 14 24 - 172 20 8 - 25 18 10 22 - 7 16 30 214 - 6 255 - - 25 31 145 159 - 90 37 228 23 - 200 262 21 - - 29 290 33 - 159 13 38 290 16 23 221 42 317 - 193 -H34 42 228 22 32 -H38 46 33 117 28 -0 317 17 -0 -H116 46 262 -H38 -H19 (0.2% Offset) -0 13 Ultimate Tensile Strength -0 -H18 Aluminium Temper Alloy 1060 1100 1350 3003 3004 5005 5050 5052, 5652 5083 -H321 38 58 -0 63 5086 117 73 - 117 80 17 131 - 17 145 152 19 - - 21 22 166 - - 193 186 - 24 - - 28 27 27 - - 25 - - 117 13 12 117 10 62 10 17 228 - 73 207 17 269 - - 255 241 33 159 - 30 241 39 23 166 - 81 37 35 290 - 24 - 290 35 331 22 - - 324 -0 42 117 10 - 42 -H112 48 17 207 - 47 -H34 248 30 - 179 -H34 5154, -H38 36 276 - 26 -H116 5254 -0 40 - 5454 -H32 24 - - - 90 10 - - 241 - - 159 - 207 35 22 30 23 - 16 303 166 - 310 24 255 44 310 37 45 45 352 -0 -H112 51 -H34 5456 -H116 a. Fatigue strength for round specimens and 500 million cycles. b. 10-mm ball used. 476 Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 7,900 Acciai 5154 6463 359.0 5252 7003 443.0 5254 7005 5456 7039 A 443.0 B 443.0 5457 5652 5657 L.M.Volpone e S. Mueller - Giunzioni nelle leghe leggere oggi: frontiere del possibile Leghe d’alluminio 1400 – 1500 TABELLA V - Differenze di proprietà fisiche determinanti della saldabilità delle leghe d’alluminio rispetto all’acciaio. ~2,700 Caratteristica 470 – 650 900 Densità [kg/m3] 2060 79 0,44 Temperatura di fusione del metallo [°C] Temperatura di fusione dei relativi ossidi [°C] 235 0,89 1350 5086 6262 A357.0 771.0 Nelle leghe di alluminio il campo di spessori ottimali con corrente alternata va da 0,8mm a 5mm. La Figura 1 illustra lo schema impiantistico in forma semplificata. Infine la Tabella VII illustra le modalità operative della saldatura TIG per le leghe di alluminio (giunti di testa) per spessori fino a 10mm (oltre 8mm si ricorre sovente ad un preriscaldo intorno Leghe di alluminio la cui saldatura non è raccomandata 713.0 alternata ed è dotata di una sorgente ad alta frequenza, la quale rende più facile l’accensione dell’arco elettrico. L’oscillazione della polarità della corrente alternata contribuisce a “far saltare” il film d’allumina esistente sui lembi, anche se esso correntemente viene rimosso meccanicamente non più di tre o quattro ore prima di saldare (la sua riformazione è alquanto veloce). 14 Calore specifico [kJ/kg*°K] 24 Conducibilità termica [W/m*°K] Coef. dilatazione termica lineare [mm*106/°C] 1100 5083 6061 357.0 Leghe di alluminio saldabili 5056 6101 A 356.0 332.0 296.0 711.0 Leghe di alluminio a ridotta saldabilità Leghe di alluminio saldabili nella maggior parte delle applicazioni 356.0 5454 7020 TABELLA VI - Saldabilità di leghe diverse d'alluminio con procedimenti di saldatura ad arco elettrico [2]. C 355.0 - Da lavorazione plastica - Alluminio puro 1050 2219 3003 3004 3105 5005 5050 5052 6060 6063 6082 - Da fonderia - 328.0 355.0 319.0 - Da lavorazione plastica - 2014 4032 6066 - Da fonderia - 208.0 308.0 - 413.0 712.0 - Da lavorazione plastica - 2024 2218 2618 - Da fonderia - 213.0 222.0 295.0 - 333.0 336.0 354.0 - 512.0 513.0 514.0 - Leghe da pressofusione 535.0 710.0 - Da lavorazione plastica - 2011 7075 7178 - Da fonderia - 242.0 520.0 - 705.0 707.0 sore è ritenuto “limite” non per fattibilità impedita, ma per antieconomicità (è essenzialmente un processo lento). Il gas inerte di protezione normalmente usato è l’argon. Esistono apparecchiature TIG adatte a grossi spessori, ma sono quasi sempre completamente automatiche ed in corrente continua. La maggior parte degli impianti è manuale o semiautomatica in corrente Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 477 3 3 3 1,5 1,5 1,5 Spessore materiale base [mm] piano verticale orizzontale piano verticale orizzontale piano verticale orizzontale Posizione Motorino spingi filo Pistola MIG G Bobina filo Controllo Acqua L.M.Volpone e S. Mueller - Giunzioni nelle leghe leggere oggi: frontiere del possibile Torcia TIG 5 5 5 piano verticale orizzontale Argo 6 4,8 4,8 6 4,8 4,8 3,2 3,2 3,2 3,2 2,4 2,4 1,6 1,6 1,6 Diametro elettrodo [mm] 5 5 5 5 5 5 4 4 4 3 3 3 2 2 2 Diametro bacchetta [mm] aX aX aX aV aV aV aV aV aV lembi retti lembi retti lembi retti lembi retti lembi retti lembi retti Tipo di smusso 350 350 350 325 250 250 175 160 160 125 115 115 60-70 60-70 60-70 Corrente [A] “autocorretta” dalla stessa macchina. Su tutti i processi di saldatura ad arco, la lunghezza dell’arco è determinante sulle caratteristiche che avrà il giunto, quindi è di notevole importanza la possibilità di saldare con dispositivi che, nel caso di variazione di tale lunghezza, venga automaticamente ripristinata la posizione di saldatura. Il parametro ultimo che sovrasta su tutto è quindi l’apporto termico. Nel processo MIG, il filo fonde a velocità costante quando la lunghezza dell’arco e la velocità di saldatura rimangono costanti. Figura 2 - Schema di un impianto MIG [2]. Generatore corrente • Un circuito di alimentazione sulla torcia o pistola di saldatura; • Un sistema di adduzione di gas di protezione del bagno fuso di saldatura; • Un sistema di raffreddamento ad acqua della pistola o torcia oppure mediante lo stesso gas di protezione. La Figura 2 schematizza quanto sopra elencato. La metodologia MIG fa uso di impianti semiautomatici o completamente automatici e la particolarità più interessante di quelli semiautomatici è il fatto che la lunghezza dell’arco viene Generatore corrente alternata 10 10 10 piano verticale orizzontale 478 Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 10 10 10 TABELLA VII - Condizioni operative per la saldatura TIG dell’alluminio e delle sue leghe [2]. 3.2 Saldatura MIG (GMAW) Trattasi di una configurazione composta fondamentalmente da: • Un generatore di corrente (frequentemente in C.C.); • Un meccanismo di adduzione continua del metallo di apporto in forma di filo di diametro variabile; a 200°C). Col processo TIG, il metallo d’apporto, quando usato, deve avere la composizione chimica alquanto simile a quella del materiale base se non addirittura identica. Figura 1 - Schema di un impianto TIG [2]. Materiale d’apporto Acqua Generatore alta frequenza HF Argo Il filo scorre man mano che fonde a velocità tra 10 e 20 m/min. Il trasferimento del metallo fuso al bagno può avere modalità diverse in funzione della corrente di saldatura. Per basse correnti e tensioni, tra 25 e 35 volt all’estremità del filo si formano grosse gocce di metallo fuso con una frequenza di circa 10 gocce al secondo. Quando la corrente oltrepassa un valore detto di transizione, le gocce diventano minuscole con una frequenza di circa 100 gocce al secondo. La prima modalità detta “Drop Arc” presenta un arco turbolento, abbondanti spruzzi e scarsa penetrazione mentre la seconda è detta “Spray Arc” ed è caratterizzata da un arco molto più stabile, maggior penetrazione, assenza di spruzzi ed un cordone di saldatura molto più regolare. La tecnica “Spray Arc” è particolarmente indicata per spessori medio alti (5 - 12mm) mentre per spessori sottili, fino ad 1mm, si presta bene un'altra tecnica denominata “Short Arc” (tensioni tra 16 e 25 volt). Saldando con il MIG le leghe di alluminio, occorre ricordare che è assolutamente importante l’alimentazione in corrente continua con polarità inversa ossia il negativo al pezzo (CCPI), che permette il distacco dell’eventuale allumina sui lembi. Mentre per la saldatura TIG le portate di gas sono modeste (5 - 15 l/min), per la saldatura MIG occorrono portate superiori in funzione del diametro del filo: • 15 - 20 l/min per fili di diametro da 0,8 - 1,2mm, • 20 - 25 l/min per fili di diametro da 1,6 - 2,4mm. Usando l’argon la forma del giunto presenta una penetrazione al vertice più spinta, ma con l’elio il cordone di saldatura è più largo e meno penetrante. I materiali d’apporto più diffusi per il processo MIG sono: • Alluminio puro o leggermente additivato con titanio (leghe d’apporto 1080 A - 1080 A+Ti 0,10%); • Leghe d’apporto Al-Si con 5 oppure 12% Si (4043 e 4032 rispettivamente); • Leghe d’apporto Al-Mg con tenore di Mg 3%, 3,5% e 5% (5554, 5654 e 5356). Infine, i diametri di filo di maggiore impiego sono 0,8, 1,2, 1,6 e 2,4mm; questi vengono di regola alimentati con correnti negli intervalli rispettivamente: Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 479 tura è più larga sulla porzione superiore. La Figura 4 è un’immagine “spettacolare” di ciò che è possibile fare con EBW nelle leghe di alluminio. Il principio di funzionamento della EBW è basato sulla capacità che ha il fascio di elettroni, di produrre, per gassificazione del metallo e conduzione allo stato di plasma, un foro profondo denominato “keyhole”, nelle cui pareti il metallo fonde generando la saldatura propriamente tale. I lembi sono generalmente ad angolo retto e molto ben accostati ed i giunti ottenuti con questo processo presentano una ZTA che è la più piccola tra le varie tipologie di saldature per fusione. Anche il livello di distorsioni e di deformazioni in genere è molto ridotto e le tensioni residue di saldatura sono anche modeste. Sono possibili praticamente tutte le configurazioni di giunto frequentemente usate: • Giunti di testa (longitudinali o circolari), • Ad angolo (in trasparenza e classico), • Su spigolo o bordo, • A sovrapposizione (overlap). Con EBW si saldano praticamente tutte le leghe di alluminio, ma per le leghe classiche da trattamento termico di invecchiamento, esistono problemi di criccabilità che spesso vengono risolti con aggiunta di metallo d’apporto nella forma di filo continuo “freddo” (non alimentato elettricamente). Figura 3 - Schema di un impianto EBW [3]. Fitting Flange of the Vacuum Pump Electromagnetic Colls Fitting Flange of the Vacuum Pump Cathode L.M.Volpone e S. Mueller - Giunzioni nelle leghe leggere oggi: frontiere del possibile 80 - 140A, 120 - 210A, 160 - 300A e 240 - 450A. Guiding and Forming Generation 3.3 Saldatura a Fascio Elettronico (EBW) Il fascio di elettroni e le apparecchiature che ne fanno uso sono entrati ormai da mezzo secolo nella vita delle persone, nelle nostre case. Di fatto, il televisore oppure il video da tavolo di un computer, fanno uso di un fascio di elettroni accelerati. Nell’industria sono numerose le applicazioni del fascio di elettroni accelerati; oscilloscopi ed apparecchi ultrasonici analogici sono un esempio. Negli ospedali, i tubi catodici per produrre raggi X sono già esempi dove l’accelerazione degli elettroni raggiunge livelli energetici molto più elevati. Quando con lo stesso principio vengono coinvolte tensioni di accelerazione molto elevate, allora il fascio di elettroni è capace di sviluppare, all’impatto con una superficie metallica, potenze dell’ordine di diversi milioni di watt su una superficie di 1cm2. La Figura 3 illustra in forma schematica la configurazione classica di un impianto di EBW. Condizione fondamentale per produrre un fascio di elettroni accelerati è il vuoto (10 -2 – 10 -4mm di mercurio). Esistono impianti ad alto vuoto, dove il pezzo da saldare è posto all’interno della camera sotto vuoto, quindi la produzione del fascio e la saldatura stessa si svolgono sotto vuoto. L’evoluzione di questo processo ha portato a soluzioni alternative più flessibili ed economiche. Di fatto, le camere a vuoto hanno dimensioni limitate e non sempre è possibile introdurre pezzi grandi all’interno. È così che sono nati processi EBW dove il fascio “esce” dalla zona ad alto vuoto e percorre un piccolo percorso a pressione atmosferica fino a raggiungere la superficie metallica da saldare. Ne perde un po’ di potenza ovviamente e la salda- of the Beam of the Beam Working Chamber Fascio laser dustrializzata già da 30 anni circa, ed oggi è largamente usata soprattutto nel campo di spessori medio piccoli, dove i pregi del metodo (velocità, precisione, indeformabilità, ecc.) sono elevati. Il fascio laser è fondamentalmente una radiazione elettromagnetica (fascio di fotoni) con una particolarità, quella di essere monocromatica e coerente, quindi in grado di concentrare notevoli quantità d’energia su aree piccolissime fino a 8 x 105 W/cm2. Esistono due versioni di laser industriali maggiormente usate: • Il laser a CO2; • Il laser in stato solido Nd-YAG. Con la prima si può disporre di potenze alquanto elevate, fino a 35kw, ma il trasporto del fascio avviene mediante condotte dotate di lenti e specchi. La lunghezza d’onda λ di queste onde è 10,6μm. Il laser Nd-YAG invece possiede una lunghezza d’onda λ=1,06μm e la radiazione viaggia su una fibra ottica flessibile ed orientabile molto più facile e meno problematica in termini di manutenzione rispetto al laser CO2. Le potenze sono però minori e ad oggi si aggirano su 10kW circa. Laser beam Fusion zone Figura 6 - Principio della saldatura laser ibrido (Laser/MIG) [4]. Keyhole Giunto laser L’impiego del laser per saldare leghe di alluminio non è esente da problematiche di varia natura derivanti dal fatto che le leghe di alluminio: • Presentano elevata riflettività superficiale; • Hanno elevata conduttività termica; • Possiedono un punto di fusione molto basso. Da questo punto di vista il laser Nd-YAG con la sua lunghezza d’onda λ=1,06μm dà migliori risultati. Il principio di saldatura laser è analogo a quello del EBW, quindi è basato sulla formazione del “keyhole”. La Figura 5 illustra graficamente il principio di giunzione laser. Causa la riflettività superficiale, le leghe di alluminio si saldano bene in spessori piccoli (2 – 5mm) e comunque il valore massimo di spessore saldabile è 12mm o 13mm. I giunti laser richiedono gas di protezione inerte (argon o elio) ma spesso risultano porosi, non a causa di tale gas ma di una instabilità del fondo del “keyhole”. Esistono versioni di laser ibrido ossia combinato con un processo MIG tradizionale, il quale tollera accoppiamenti dei lembi un pò più grossolani (Fig. 6). I principali campi d’interesse della salGas nozzle datura laser nelle leghe di alluminio Electrode sono quelli delle costruzioni aeronautiPulsed arc che ed automobilistiche; ad esempio un noto modello d’automobile, la Audi A2 contiene 30m di saldatura laser nella sua carrozzeria in lega di alluminio, saldature eseguite con velocità media di 5m/min. Figura 5 - Principio di funzionamento della saldatura laser (“keyhole”) [3]. Parti da saldare L.M.Volpone e S. Mueller - Giunzioni nelle leghe leggere oggi: frontiere del possibile Figura 4 - Saldatura a passata singola su lega AA 5083 spessore 450mm mediante EBW [4]. La Tabella VIII illustra le caratteristiche meccaniche ottenibili su diverse leghe di alluminio con EBW. Per spessori da 2mm a 50mm le velocità di saldatura in singola passata possono oscillare tra 40mm/s a 13 mm/s con correnti di filamento tra 20mA e 200mA e tensioni d’accelerazione tra 20kV e 160kV. 3.4 Saldatura laser (LBW) L’impiego del laser in svariati campi ha avuto uno sviluppo straordinario negli ultimi decenni. Basti pensare quanto è diffuso oggi l’impiego in lettori di CD DVD, stampanti, lettura di codici a barre, ecc. La tecnologia laser come sorgente termica per taglio e saldatura è stata in- 480 Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 L.M.Volpone e S. Mueller - Giunzioni nelle leghe leggere oggi: frontiere del possibile TABELLA VIII - Proprietà meccaniche di giunti EBW su leghe d'alluminio paragonate a quelle dei materiali base [1]. % in 1 in. (25.4 mm) Average Tensile Elongation % in 2 in. (50.8 mm) – – – Average Yield Strength, 0.2% Offset MPa 22.0 9.6 11.3 – – Average Tensile Strength 145 149 145 12.0 4.0 Specimen Identitya,b 21.0 21.6 21.0 228 265 Base Metal 290 261 252 33.0 38.4 ksi 42.0 37.8 36.5 317 310 MPa BM AW AWc 46.0 45.0 7039-0 7039-T64 6061-T6 2219-T87e BM AW BM AW WHT BMf AW AWg BM AW 33.1 32.9 60.6 43.2 44.8 45.0 34.5 30.4 69.0 46.0 524 348 483 228 227 418 298 309 310 238 210 476 317 67.0 43.3 60.4 16.4 16.9 51.6 37.2 44.2 40.0 28.9 22.3 55.0 33.0 462 299 416 113 116 356 256 305 276 199 154 379 228 – – – – – – – – 18.0 10.0 – 10.0 3.0 11.0 2.0 6.0 17.8 14.7 10.0 3.8 1.8 – – 7.0 – – ksi 5083-0 BM AW 7075-T6 76.0 50.5 70.1 Welds are autogenous except where addition of wire is indicated BM (base-metal specimen), AW (as-welded specimen),WHT (welded in heat-treated condition then reheat-treated specimen) ER 5356 filler wire From Hamilton Standard Electron Beam Welding Data Manual, Data Sheet No, 4.1.12 and 4.1.20 From Brennecke, M.W., “Electron Beam Welded Heavy Gage Alloy 2219,”Welding Journal; 44(1) 27S-29S Base metal properties from Metals Handbook, Properties and Selection of Metals,Vol. 1, 8th Edition ER 4043 filler metal che si verifichi il distacco delle parti nei punti saldati. 3.6 Friction Stir Welding (FSW) La saldatura mediante FSW fa uso del calore generato dall’attrito per contatto tra l’utensile rotante ed il materiale da saldare [5]. La Figura 9 illustra tale principio. Il processo FSW richiede lembi da saldare diritti e ben accostati con una separazione massima pari a 0,2mm, ma so- Saldatura continua Figura 7 - Modalità di giunzione a resistenza [2]. Saldatura per punti Saldatura di testa prattutto, ben livellati e fissati energicamente ad una base robusta e non cedevole. L’operazione procede nel seguente modo: • L’utensile in rotazione si appoggia sulle parti da saldare in corrispondenza della linea di contatto dei lembi. A causa del contatto dinamico, la porzione di metallo sotto l’utensile si riscalda raggiungendo una condizione altamente plasticizzata; BM AW WHT Heat-treatable Alloys Nonheat-treatable Alloys 5456-H321d a. b. c. d. e. f. g. 3.5 Saldatura a resistenza (RW) In questa metodologia la sorgente di calore è costituita dal passaggio di corrente elettrica di elevato valore tra i pezzi da unire e contemporaneamente una forte pressione in corrispondenza del punto d’unione. Con questa metodologia si possono eseguire: • Punti di saldatura; • Saldatura continua; • Saldature di testa. La Figura 7 illustra queste tre tipologie. Questa metodologia di saldatura è caratteristica per spessori sottili e la Figura 8 mostra alcune configurazioni di giunto usuali. La saldatura per punti ha un effetto analogo alla chiodatura, ed è un metodo ampiamente utilizzato nell’assemblaggio di parti in alluminio fino a 5mm di spessore. Se la giunzione è ben eseguita, quando il punto è sollecitato a strappo deve cedere una zona esterna alla saldatura, senza Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 481 Accettabile B>15; H<50 H 70°<α<80° H 10<B<15 1,7<H/B<2,5 B B 10<B<15 B Scadente H/B<1,7 B<10 Irrealizzabile L.M.Volpone e S. Mueller - Giunzioni nelle leghe leggere oggi: frontiere del possibile Ottimale B B B>15 <60° mensioni del “pin”, a meno che non venga usato un utensile speciale retraibile che può evitare la comparsa del foro. Da quanto detto in precedenza ne risulta un giunto che possiede le seguenti caratteristiche morfologiche: • Sulla superficie superiore (lato utensile) è visibile una serie d’impronte (una sorta di anelli successivi a sovrapposizione); • Assenza completa di sovrametallo ma soltanto piccole sporgenze o bave ai lati del giunto originate da metallo plasticizzato dallo “shoulder”; • Lungo il giunto nella direzione di avanzamento dell’utensile, ad esempio con rotazione antioraria, si Figura 8 - Disposizioni tipiche di giunti effettuati per saldatura elettrica per punti [2]. • Sotto una spinta applicata dalla macchina, l’estremità inferiore, detta “pin”, penetra nella zona plasticizzata fino a che la spalla o “shoulder” non tocca la superficie del materiale da saldare. A questo momento, la penetrazione cessa, ma l’utensile continua a girare; • Dopo qualche istante, l’utensile in rotazione si mette in moto longitudinale traslando lungo la linea di contatto dei lembi. Il metallo viene trascinato in rotazione da un lembo all’altro e viene “spalmato” dietro l’utensile in forma uniforme e compatta in una sequenza di scie analoghe alla struttura a strati di una cipolla; • Alla fine del giunto, l’utensile si ritira lasciando un foro non passante di di- Figura 9 - Il processo FSW in sequenza. 482 Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 possono individuare: un lato destro o “advancing side” ed un lato sinistro o “retreating side”; • Sovente, le proprietà meccaniche e microstrutturali del giunto differiscono lievemente da un lato all’altro; • Sulla superficie inferiore del giunto (rovescio), quando i parametri esecutivi sono quelli giusti, non è più individuabile la linea di contatto originale dei lembi e la superficie è esente da incisioni o mancanza di penetrazione al vertice. Dal punto di vista metallurgico è interessante analizzare una sezione macro trasversale ad un giunto di testa in una lega di alluminio del tipo 6XXX. La Figura 10 è un esempio di ciò che è possibile osservare. Zona A: Questa regione del giunto è la vera e propria saldatura. In essa il flusso plastico del materiale trascinato dall’utensile è stato totale ed il metallo, confinato dalla flangia o shoulder, dalla solida base sotto ed ai lati, dal metallo base non plasticizzato, ha sperimentato una sorta di estrusione opposta alla direzione di avanzamento. La zona A è denominata “nugget” o “nocciolo” del giunto ed è costituito in buona parte da una microstruttura da ricristallizzazione dinamica molto più fine di quella del materiale base. Lungo il giunto, il nugget si presenta come una successione compatta di “semigusci” o sottili strati di materiale spalmato dietro l’utensile, lo spessore di tali “gusci” dipende dalle velocità di rotazione ed avanzamento dell’utensile. Zona B: Questa zona è caratterizzata da una deformazione plastica progressiva verso il “nugget”. In essa il materiale appare trascinato dall’utensile, soprattutto sul fianco in avanzamento, quindi con parziale perdita dell’aspetto originale del materiale base, nonché accompagnato da una trasformazione strutturale dovuta al fatto che, in questa zona, la temperatura del processo è superiore ai punti di trasformazione. L’entità in larghezza di questa zona è funzione del grado di plasticizzazione del materiale, di fatto, nell’acciaio essa è minima o pressoché inesistente rispetto alla sua entità nelle leghe d’alluminio. Zona C: Essa costituisce la ZTA (Zona Termicamente Alterata) del giunto FSW, caratte- Figura 10 - Sezione macro trasversale ad una giunzione di testa eseguita in lega d’alluminio [5]. rizzata soltanto da alterazioni termiche della microstruttura. Tali alterazioni sono tuttavia analoghe a quelle presenti nelle ZTA dei giunti tradizionali ma in misura meno accentuata, data la minore quantità di calore che passa attraverso questa zona. Di fatto le giunzioni FSW, nel caso delle leghe di alluminio, portano il metallo ad una temperatura intorno ai 300°C, anziché superiore ai 500°C, come nei giunti ad arco. Anche nell’acciaio, la temperatura di giunzione FSW è ben 400°C più bassa rispetto ai processi per fusione. Quindi nella zona C potranno comparire fenomeni di natura metallurgica vari che nella maggioranza dei casi porteranno a variazioni delle caratteristiche meccaniche con particolare riguardo per durezza e tenacità. Poiché la microstruttura del nugget è correntemente più fine rispetto al materiale base e ancor molto di più rispetto alle giunzioni ad arco tradizionali, difficilmente la rottura per trazione avviene in questa zona che presenta correntemente una resistenza superiore a quella del materiale base [6]. Nelle leghe d’alluminio, le problematiche principali di saldatura si verificano in diretta relazione con la natura metallurgica delle leghe conosciute, ovverossia leghe dotate di meccanismi di incrudimento e leghe trattabili termicamente. Rispetto a qualche decennio fa, la situazione industriale nel campo delle leghe di alluminio è in netta espansione, in buona parte dovuto all’incremento di saldabilità delle nuove leghe apparse sul mercato, nonché della diversificazione dei processi di saldatura disponibili. In materia di saldatura delle leghe di alluminio è possibile affermare che: • Il 94% delle leghe accettano la saldatura come tecnologia di fabbricazione e tra loro, più del 50% hanno una saldabilità definita ottima; • Si saldano industrialmente spessori da 0,1mm a 450mm (quest’ultimo, caso eccezionale, in passata unica mediante EBW); • Su spessori minori (0,8 – 3mm) si raggiungono elevate velocità di saldatura, ad esempio col laser su giunzioni di testa, oscillanti tra 5 e 3 m/min; • Le problematiche di natura metallurgica provocate dall’apporto termico di saldatura, già segnalate nel paragrafo 2, sono presenti in tutte le metodologie di giunzione esaminate, ma subiscono un’attenuazione nei processi ad energia concentrata, dove giustamente l’apporto termico è più puntuale e quindi la ZTA risulta meno 4. Conclusioni fronti dei processi tradizionali e innovativi quali laser o Electron Beam Welding. L.M.Volpone e S. Mueller - Giunzioni nelle leghe leggere oggi: frontiere del possibile Tutti i due meccanismi sono sensibili ai cicli termici, pur blandi, del processo FSW [7]. Di fatto, leghe del tipo 5xxx, incrudibili, abbassano le loro caratteristiche meccaniche in ZTA, quando sono saldate in stati di incrudimento (ad esempio H321). Tenendo conto che la FSW non richiede particolari preparazioni dei lembi e del fatto che si salda in una passata unica, senza considerare tutti gli altri benefici, essa è altamente competitiva nei con- Oates W.A.: «Welding Handbook - Materials and Applications». Part I, Volume 3, Eight Edition, 1996. Conserva M., Donzelli G., Trippodo R.: «Alluminio - Manuale degli Impieghi», 1° Edizione, Dicembre 1990. www.isf.rwth-aachen.de, Arbeitsgebiete/Forschungsbereihe/Strahlschweissen/Tiefschweisseffekt, 11/05/2004. Mathers G.: «The welding of Aluminium and its alloys». Volpone L.M., Mueller S.: «Friction Stir Welding (FSW): Le ragioni di un successo», Innovazione in Saldatura, Fiera di Milano - 24a BIMU, 05/10/2004. Tovo R., Descicolo R., Volpone M.: «Proprietà meccaniche e microstrutturali di giunti “friction stir welded” in lega d’alluminio», Congresso AIAS, 1999. Nicholas E.D.: «Developments in the Friction Stir Welding of metals», Aluminium alloys Vol. 1 Proceedings of ICAA - 6 pp. 139 - 151, 1998. Bibliografia [1] [2] [3] [4] [5] [6] [7] Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 483 della FSW, danno origine a saldature gravate da porosità diffusa; • In linea generale ed a parità di grandezza dell’impianto di saldatura, le tecnologie Laser e FSW comportano investimenti fino a 10 volte più grandi di quelle per le tecnologie tradizionali, ma il livello di produttività è decisamente superiore. Allo stato attuale, la carpenteria saldata di grandi dimensioni in leghe di alluminio mediante FSW, presenta costi inferiori rispetto alla saldatura mediante il processo MIG di un buon 10%. Stefanie M. MUELLER, laureata in Ingegneria Navale alla TU-Hamburg - Harburg (D), ha condotto ricerche sulla FSW presso il GKSS Forschungszentrum di Geesthach (D). Oggi svolge attività di ricerca e sviluppo nell’ambito del Laboratorio Processi Speciali di Saldatura dell’’Istituto Italiano della Saldatura. Il calo oscilla correntemente tra il 20% e 35% ed è fortemente influenzato dallo stato metallurgico in cui si trova il materiale base. In particolare una diminuzione insignificante o nulla si può trovare unicamente nel processo FSW, ed è allo stesso tempo, l’unico processo di saldatura che offre nella condizione “as welded” caratteristiche a fatica su giunti di testa interamente paragonabili al metallo base; • In diversa misura, tutte le metodologie di saldatura, con la sola eccezione L.M.Volpone e S. Mueller - Giunzioni nelle leghe leggere oggi: frontiere del possibile estesa. Il più basso livello di disturbo metallurgico lo produce la FSW; • Con processi ad energia concentrata, la presenza del film di allumina sulle superfici oggetto della saldatura, non costituisce una pregiudiziale sulla qualità della saldatura; • Sia EBW che FSW possono prescindere dell’uso di gas di protezione dall’ossidazione del bagno di saldatura; • Con le metodologie tradizionali, si ottengono proprietà meccaniche inferiori rispetto a quelle dei rispettivi materiali base. Luis Mario VOLPONE, Dottore in Chimica; ha lavorato per oltre trenta anni in cantieristica navale maturando esperienza in problematiche metallurgiche inerenti materiali di costruzione e tecnologie di trasformazione e produzione. Oggi svolge mansioni di responsabile del Laboratorio Processi Speciali di Saldatura dell’Istituto Italiano della Saldatura. 484 Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 487 Keywords: Automobile engineering; heat treatment; high strength steels; mechanical properties; microstructure; weldability. The expression “Advanced high-strength steels - AHSS” is today widely used for defining a new generation of steels (such as Dual Phase,) with a minimum tensile strengths range from 500 to 800 MPa and over. These steels are gaining popularity in automotive applications because they are easier to form than HSLA grades with similar yield strengths but have a much higher final part strength. As a result, advanced highstrength steels are ideal for crash energy management, fatigue and durability sensitive parts. With proper design strategy, the AHS steels offer a great opportunity for body weight reduction, improvement of a car fuel economy and crash performance. A recent example of introduction of such a high performance materials is the Alfa Romeo 159 Sportwagon. The bodyshell also benefits from the use of box elements that are rigidly connected both transversely and vertically, three load lines in the front, longitudinal beams that run the entire length of the car, with a final impressive torsional rigidity figure of 135000 daNm/rad, wich allowed the final five - stars rating during the Euro NCAP safety tests. Introduzione alle caratteristiche metallurgiche degli acciai avanzati ad alta resistenza per applicazioni automobilistiche S. Maggi * M. Murgia ** Sommario / Summary La locuzione “Advanced high-strength steels - AHSS” è oggi largamente usata per definire una nuova generazione di acciai (come ad esempio Dual Phase, TRIP-TRAnsformation Induced Plasticity, Complex Phase, Martensitic Steels) con carico di rottura minimo variabile da 500 a 800 MPa ed oltre. Questi acciai sono diventati popolari nel settore automotive grazie alla loro miglior formabilità rispetto agli acciai HSLA (High Strength Low Alloy) con equivalente resistenza allo snervamento ma con un migliore comportamento alla deformazione. Pertanto gli AHSS sono ideali per il controllo dell’assorbimento dell’energia durante gli urti per la fatica e per la durata di parti sensibili. Con un’appropriata strategia progettuale gli AHSS offrono una grande opportunità per la riduzione dei pesi, per una diminuzione dei consumi e nelle prestazioni in fase di urto. Un recente esempio dell’introduzione di questi materiali ad alte prestazioni è l’Alfa Romeo 159 Sportwagon. La scocca è inoltre strutturata con elementi scatolati che sono connessi rigidamente sia trasversalmente che verticalmente, tre linee di carico nella parte frontale, rinforzi longitudinali che corrono per l’intera lunghezza dell’auto, con il notevole valore di rigidezza torsionale di 135000 daNm/rad, che ha contribuito ad ottenere la valutazione di 5 stelle nelle prove di sicurezza Euro NCAP. * Fiat Auto S.p.A. - Torino. ** Istituto Italiano della Saldatura - Genova. S. Maggi e M. Murgia - Introduzione alle caratteristiche metallurgiche degli acciai avanzati ad alta resistenza, ecc. 1. Introduzione L’evoluzione degli acciai per impieghi automobilistici ha cercato di soddisfare la richiesta di una continua riduzione dei pesi, anche in considerazione dell’incremento delle masse dovute alla presenza di dispositivi di sicurezza sempre più efficienti e sofisticati. Tuttavia, il ricorso a tradizionali acciai ad alta resistenza per sostituire gli acciai al carbonio o altri gradi convenzionali può comportare aspetti negativi, come una diminuzione della formabilità; a questo proposito, gli acciai avanzati ad alta resistenza (AHSS - Advanced High Strength Steels) rappresentano un’ottima risposta alle due esigenze, apparentemente contrastanti, grazie alla loro raffinata microstruttura multifase. Scopo del presente articolo è fornire un quadro delle caratteristiche fondamentali di tali acciai, ormai stabilmente utilizzati dall’industria nazionale ed internazionale. 2. Criteri di classificazione degli acciai per impieghi automobilistici Gli acciai per impieghi automobilistici possono essere classificati in varie maniere: una di queste è basata sulle loro caratteristiche metallurgiche. Le designazioni più comuni prevedono ad esempio: • gli acciai a bassa resistenza (al carbonio, interstitial free); • gli acciai ad alta resistenza convenzionali (HSS - High Strength Steels, quali gli acciai al carbonio - manganese, i bake hardenable, gli acciai ad alta resistenza interstitial free ed altri); • i nuovi tipi di acciaio ad alta resistenza (AHSS, quali ad esempio i dual phase, gli acciai TRIP - TRansformation Induced Phase, i comokex phase, i martensitici). 488 Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 Resistenza meccanica [MPa] Un esempio grafico di tale modalità di classificazione è riportato nella Figura 1. La differenza fondamentale tra gli acciai ad alta resistenza convenzionali (HSS) e quelli avanzati (AHSS) è certamente la microstruttura: gli HSS sono acciai monofasici, con matrice ferritica, gli acciai AHSS sono acciai multifase, che possono contenere ferrite, martensite, bainite e/o austenite residua in quantità e proporzioni idonee ad ottenere caratteristiche meccaniche desiderate. Spesso, per identificare i singoli gradi in modo univoco, è in uso, a livello internazionale, una designazione basata su una codifica che rappresenta le caratteristiche metallurgiche e resistenziali, al tempo stesso. Alcuni esempi di detta designazione sono riportati nella Tabella I. Non va dimenticato, infine, che alcune grandi case automobilistiche adottano designazioni e classificazioni proprie, che non necessariamente coincidono con quelle sopra descritte. Designazione (grado) Resistenza allo snervamento (MPa) 500 450 Resistenza a rottura (MPa) 30÷34 23÷27 Allungamento a rottura (%) 24÷30 350 600 300 350 DP 300/500 DP 350/600 10÷15 26÷32 800 4÷6 12÷17 14÷20 1000 800 700 1520 800 700 450 CP 700/800 1250 500 DP 700/1000 DP 500/800 MS 1250/1520 TRIP 450/800 HSLA 350/400 TABELLA I - Caratteristiche tensili di alcuni dei principali acciai per impieghi automobilistici. Ulteriori acciai ad alta resistenza sono infine gli acciai FB (ferritico - bainitici), gli acciai twinning-induced plasticity, i nano steels, gli hot formed ed i postforming heat-treated. Una seconda modalità di classificazione è invece basata sulle caratteristiche resistenziali; spesso, nella letteratura attuale, sono definiti: • HSS - High Strength Steels, gli acciai aventi resistenza allo snervamento compresa tra 210 e 550 MPa e resistenza alla rottura compresa tra 270 e 700 MPa; • UHSS - Ultra High Stregth Steels, gli acciai aventi resistenza allo snervamento superiore a 550 MPa e alla rottura superiore a 700 MPa. Una terza modalità di classificazione è infine basata sulla valutazione di varie caratteristiche meccaniche o parametri di formabilità (ad esempio, l’allungamento, il work hardening exponent - n ed altri). Figura 1 - Classificazione di alcuni acciai per impieghi automobilistici convenzionali (HSS, in grigio) ed avanzati (AHSS, a colori) sulla base delle caratteristiche meccaniche. Allungamento [%] 4. Gli acciai avanzati ad alta resistenza (AHSS): caratteristiche metallurgiche Caratteristica comune a tutti gli acciai AHSS è l’accurato controllo della velocità di raffreddamento dal campo austenitico (o austenitico - ferritico). Acciai Dual Phase (DP) Gli acciai Dual Phase presentano una matrice ferritica (in quantità variabili tra l’85 ed il 90%) contenente isole di martensite ad elevata durezza. All’aumentare della percentuale di martensite, aumenta di norma anche la resistenza meccanica dell’acciaio. Tali acciai sono fabbricati - analogamente agli acciai FB - con cicli di raffreddamento multistage con il controllo della velocità di raffreddamento dal campo austenitico (per acciai laminati a caldo) o dal campo ferritico - austenitico (per gli acciai laminati a freddo ed altre tipologie) in modo da ottenere la trasformazione di parte dell’austenite in ferrite (a temperature intermedie nel campo ferritico) prima che un raffreddamento rapido comporti la trasformazione dell’austenite residua in martensite. La martensite che si forma, a temperature inferiori, è caratterizzata da durezza elevata a causa del progressivo arricchimento di carbonio che si verifica nel- Figura 3 - Rappresentazione schematica della microstruttura di un acciaio DP. Martensite Ferrite l’austenite residua, a temperature superiori, durante la trasformazione ferritica. In particolare, in funzione della dimensione del grano austenitico sono applicati stadi intermedi di omogeneizzazione, di circa 15 s, per consentire un’uniforme diffusione del carbonio nel grano austenitico stesso. Tipicamente, si osservano tenori locali di carbonio superiori nella parte periferica del grano austenitico ed inferiori in quella centrale (provenendo il carbonio per diffusione dalla ferrite, per superamento del limite di solubilità). Non è quindi anomalo osservare la presenza di grani di martensite autorinvenuta o addirittura di bainite all’interno di grani di dimensioni maggiori, come evidenziato dalla Figura 2. In funzione della composizione chimica e delle modalità di fabbricazione, essi possono presentare anche significative quantità di bainite. Nella Figura 3 è rappresentata la microstruttura di questi acciai in modo sche- Figura 2 - Formazione di martensite autorinvenuta a centro grano (acciaio DP600, cortesia Voestalpine Stahl GmbH). S. Maggi e M. Murgia - Introduzione alle caratteristiche metallurgiche degli acciai avanzati ad alta resistenza, ecc. 3. Gli acciai convenzionali Prima di approfondire l’analisi degli acciai avanzati ad alta resistenza è opportuno tuttavia ricordare brevemente le caratteristiche di quelli convenzionali, peraltro tuttora di grande rilevanza nel contesto produttivo. Essi possono essere suddivisi in alcune tipologie, come di seguito riportato. Acciai al carbonio Hanno una microstruttura essenzialmente ferritica. Tra i tipi più comuni, i cosiddetti Drawing Quality (DQ) e quelli calmati all’alluminio Aluminum Killed (AKDQ). Acciai Interstitial - free (IF) Hanno tenori di carbonio estremamente ridotti e sono caratterizzati da un maggiore grado di deformabilità rispetto agli acciai al carbonio. Alcuni gradi devono la loro resistenza meccanica ad una combinazione tra elementi in soluzione solida, una precipitazione di carburi e/o nitruri ed una microstruttura a grano affinato. Un elemento talvolta inserito in soluzione solida è inoltre il fosforo. Sono utilizzati per applicazioni strutturali e non. Bake Hardenable (BH) Hanno una microstruttura ferritica e devono la propria resistenza meccanica a meccanismi di soluzione solida; la caratteristica specifica di questi acciai è la presenza di carbonio in soluzione durante la loro fabbricazione per precipitare successivamente durante il mantenimento in forno, dopo la verniciatura. La resistenza meccanica finale della parte risulta così incrementata. Acciai al carbonio - manganese Garantiscono maggiore resistenza meccanica rispetto agli acciai al carbonio grazie alla presenza del Mn in soluzione solida ed al suo effetto di contenimento del grano ferritico. Acciai ad alta resistenza (HSLA) Sono veri e propri acciai microlegati, che devono le loro caratteristiche meccaniche a ridotte quantità di elementi che contribuiscono ad una fine e controllata precipitazione di carburi ed al contenimento delle dimensioni del grano. Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 489 Figura 4 - Microstruttura di acciaio DP (C=0,15%, Mn=1,5%, Si=1,5%; temprato in acqua da 775°C; attacco metallografico Picral 4%). Considerazione non marginale è infine il diverso comportamento di questi acciai, per confronto con alcuni convenzionali HSS, in termini di ritorno elastico dopo lavorazioni a freddo, come chiaramente illustrati nella Figura 5. Una tipica applicazione degli acciai DP, in considerazione delle caratteristiche meccaniche, sono certamente i dischi ruota, per i quali sono anche sfruttate le buone caratteristiche di saldabilità con processi ad arco elettrico. Inoltre, a paragone con i convenzionali acciai al carbonio (Fig. 6), essi presentano migliore resistenza dopo rivettatura self-piercing (seppure questa tecnologia di giunzione risulti applicabile oggi ad acciai aventi resistenza a rottura non superiore a 900 MPa). Acciai TRansformation Induced Phase (TRIP) La microstruttura degli acciai TRIP è austenite residua circondata da una matrice Figura 6 - Rivettatura self-piercing (acciaio DP grado 300/500, spessore 1,5 mm). di ferrite, con aggiunte - in quantità variabili - di martensite e di bainite (Fig. 7). Gli acciai TRIP sono prodotti tipicamente con un mantenimento isotermo a temperature intermedie che produce la formazione della fase bainitica; i significativi tenori di carbonio e di silicio favoriscono inoltre la presenza di austenite residua nella matrice finale. Durante la deformazione, la presenza di fasi dure disperse nella matrice ferritica comporta effetti di work hardening simili a quelli tipici degli acciai DP; tuttavia, negli acciai TRIP l’austenite residua tende a trasformarsi in martensite per effetto dell’energia di deformazione, con un conseguente aumento dell’effetto di wo rk harnening, in particolare ai maggiori valori di deformazione. Ciò risulta particolarmente evidente nelle curve tensione - deformazione, per confronto con gli acciai DP. Un esempio di microstruttura è riportato nella Figura 8. Queste caratteristiche sono di sicuro interesse per i progettisti, che in casi particolari possono fare riferimento alle caratteristiche del materiale allo stato come formato, con livelli di work hardening notevolmente superiori rispetto agli acciai DP. In genere, gli acciai TRIP presentano maggiori quantità di carbonio rispetto ai S. Maggi e M. Murgia - Introduzione alle caratteristiche metallurgiche degli acciai avanzati ad alta resistenza, ecc. matico; la ferrite, a bassa durezza, è in genere continua e conferisce all’acciaio un’ottima duttilità: quando soggetti a deformazione, essa si concentra in corrispondenza della fase ferritica, in prossimità dei grani martensitici, attraverso il fenomeno di work hardening caratteristico di questi materiali. Tale proprietà, insieme con l’elevata resistenza a rottura, conferisce a questi acciai caratteristiche superiori rispetto ai tradizionali HSLA (il grado DP600 presenta in direzione trasversale Rp0,2 compreso tra 300 e 470 MPa, Rm tra 580 e 670 ed un allungamento minimo del 22%). Se il carbonio consente la trasformazione martensitica durante il raffreddamento, il manganese, il cromo, il molibdeno, il vanadio ed il nichel - aggiunti individualmente o in combinazione - favoriscono i processi di indurimento della matrice; tutti gli elementi di lega sono attentamente bilanciati anche per mantenere un’adeguata saldabilità con il processo a resistenza, per quanto i gradi più resistenziali (DP 700 / 1000) richiedano comunque procedure di saldatura ad hoc. Un’immagine micrografica di questi acciai è riportata nella Figura 4. Gli acciai DP presentano inoltre, un significativo effetto di bake hardening (come illustrato in altra parte di questo articolo, il fenomeno definito bake hardening consiste in un invecchiamento artificiale della matrice successivo all’indurimento per deformazione - o work hardening - indotto da lavorazioni come lo stampaggio; tale invecchiamento può essere indotto da successive lavorazioni, come anche la verniciatura, che prevedano un mantenimento dell’acciaio a temperature definite). Figura 5 - Ritorno elastico (springback) dopo formatura di un acciaio DP350/600 (a sinistra) a confronto con un acciaio HSLA 350/450 (a destra). 490 Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 Ferrite Martensite Bainite Austenite residua Per contro, gli elementi che ne caratterizzano l’analisi chimica peggiorano la saldabilità di questi acciai, che pure richiedono procedure specifiche di saldatura (ad esempio, nel caso della saldatura a resistenza per punti). Acciai Complex Phase (CP) Gli acciai Complex Phase sono prodotti con un attento bilanciamento dell’analisi chimica e controllo delle modalità di raffreddamento in modo da ritardare la formazione di ferrite poligonale e di perlite e di trasformare invece la maggiore quantità di austenite in una matrice bainitica a grano affinato, con isole di martensite e/o di austenite residua (Fig. 9); va osservato che l’austenite residua appare relativamente instabile e suscettibile di trasformarsi in martensite per effetto di deformazioni pari a circa il 3÷4%. Figura 10 - Microstruttura dell’acciaio grado M220 (cortesia Mittal Steel). Carbonio e manganese sono gli elementi di lega fondamentali per aumentare la resistenza della matrice entrando in soluzione solida; le dimensioni del grano austenitico, durante la laminazione a caldo, sono limitate dalla presenza di elementi microleganti dispersi nella matrice. C max 0,15%, Mn max 2,5%, Si max 0,8%, (Ni+Cr+Mo) max 1,5%, B max 0,0030%, (Nb+Ti) max 0,20%, N 0,005% Il grano si presenta dunque estremamente affinato grazie alla ritardata ricristallizzazione ed all’effetto di elementi microleganti come titanio, vanadio e niobio. Il grado denominato MP800 presenta, ad esempio, la seguente analisi chimica caratteristica: Figura 8 - Microstruttura di acciaio TRIP (C=0,15%, Mn=1,5%, Si=1,5%; ricotto a 775°C, quindi stabilizzato a 400°C; attacco metallografico Picral 4%). S. Maggi e M. Murgia - Introduzione alle caratteristiche metallurgiche degli acciai avanzati ad alta resistenza, ecc. Figura 7 - Rappresentazione schematica della microstruttura di un acciaio TRIP. DP per avere il necessario effetto di stabilizzazione dell’austenite anche a temperatura ambiente; così pure, elevati tenori di silicio e/o alluminio comportano una più efficace precipitazione di ferrite e bainite e, al tempo stesso, evitano fenomeni di precipitazione di carburi durante la trasformazione bainitica. Il grado di deformazione cui inizia la trasformazione dell’austenite residua può essere controllato attraverso il tenore di carbonio: per valori crescenti, l’austenite risulta maggiormente stabile anche con significativi ratei di deformazione ed è presente nella microstruttura anche dopo la lavorazione delle parti; la sua trasformazione può avere luogo invece durante un urto, con un eccellente comportamento grazie all’elevata capacità di assorbire energia in questi frangenti. Figura 9 - Microstruttura dell’acciaio MP800 (cortesia Voestalpine Stahl GmbH). Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 491 S. Maggi e M. Murgia - Introduzione alle caratteristiche metallurgiche degli acciai avanzati ad alta resistenza, ecc. La trasformazione della microstruttura austenitica a grano fine è accompagnata da elevate velocità di raffreddamento nel ciclo di laminazione finale e da opportuni cicli di raffreddamento durante l’attraversamento del naso bainitico; la ritardata formazione di ferrite e perlite consente la formazione di strutture ad elevata resistenza. Essi presentano caratteristiche tensili molto elevate; se confrontati con gli acciai DP, gli acciai CP forniscono - a parità di resistenza a rottura, oltre 800 MPa - maggiori valori del limite di snervamento; inoltre, essi sono caratterizzati da elevati valori di assorbimento di energia e capacità di deformazione. Le caratteristiche tensili risultano sufficientemente isotrope nelle due direzioni principali (trasversale e longitudinale). Date le caratteristiche sopra descritte, questi acciai sono utilizzati per parti cui è richiesto grande assorbimento di energia di deformazione (protezioni antisfondamento laterali, ad esempio). Acciai martensitici (MS) Con questa classificazione sono normalmente indicati quegli acciai aventi microstruttura martensitica o prevalentemente martensitica (Fig. 10), ottenuta per raffreddamento accelerato all’atto della laminazione (più raramente, con trattamenti termici successivi), con modeste quantità di ferrite e/o bainite. Il principale fattore di indurimento della matrice martensitica è la presenza di carbonio in forma interstiziale (il tenore di carbonio rappresenta quindi la differenza fondamentale tra i diversi gradi classificati): di norma, il suo tenore non supera lo 0,2%. Il carbonio favorisce la trasformazione martensitica e ne incrementa la resistenza meccanica; altri elementi di lega (come Mn, Si, Cr, Mo, B, V, Ni) sono presenti in proporzioni variabili per ottenere il desiderato equilibrio tra caratteristiche meccaniche. Il raffreddamento dal campo austenitico è rapido, come nel caso degli acciai DP, ma il diverso mixing degli elementi di lega inibisce la presenza di austenite residua (o ne limita la quantità finale) e consente la formazione di precipitati fini, migliorando così le caratteristiche della martensite e della bainite. Un esempio di composizione chimica può essere dato dall’acciaio MS1200, di seguito riportata: 492 Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 C max 0,18%, Mn max 2,5%, Si max 0,2%, (B+Cr+Mo) max 1,5%, (Nb+Ti) max 0,08%, N 0,005% Come si può osservare dalla curva CCT riportata nella Figura 11, il grado MS1200 presenta una velocità critica superiore di circa 50°C/s. Per effetto dell’elevato valore di Ms (quasi 400°C), valori superiori della velocità di raffreddamento possono portare alla formazione di martensite e di martensite autorinvenuta; al contrario, velocità di raffreddamento inferiori comportano anche la formazione di ferrite irregolare e di bainite. Diminuendo ulteriormente la velocità di raffreddamento sino ad 1° o 0,5°C/s la microstruttura si arricchisce progressivamente di ferrite poligonale, bainite superiore e perlite (quest’ultima per velocità inferiori a 0,5°C/s). Tra gli acciai multifase, essi presentano le maggiori caratteristiche tensili in assoluto (con resistenza meccanica sino a circa 1700 MPa); i gradi aventi caratteristiche intermedie, come ad esempio l’acciaio MS1200, presentano un Rp0,2 pari a circa 1150 MPa, un carico di rottura di circa 1360 MPa ed un allungamento a rottura A80 pari al 5%. Tempo [s] Figura 12 - Microstruttura di un acciaio FB tipo R60 (Nital 4% - cortesia Voestalpine Stahl GmbH). Acciai ferritico - bainitici (FB) Gli acciai ferritico bainitici (talvolta denominati anche HHE - High Hole Expansion) presentano una microstruttura bifasica caratteristica costituita da ferrite quasi poligonale e da una fine dispersione di bainite (Fig. 12). Questi acciai sono soggetti talvolta a trattamenti di rinvenimento per migliorarne la duttilità e la tenacità e limitarne, al tempo stesso, le durezze massime, in modo da presentare un’adeguata formabilità anche con tali valori resistenziali. Gli acciai MS sono talvolta utilizzati per protezioni antisfondamento laterali ma non per particolari strutturali cui sia richiesto un elevato assorbimento di energia di deformazione. Figura 11 - Curva CCT dell’acciaio MS1200 (cortesia Voestalpine Stahl GmbH). Temperatura [°] Acciai Twinning-Induced Plasticity (TWIP) Questi acciai sono di recente introduzione come prodotti laminati a caldo nell’industria automobilistica, per quanto i primi studi sperimentali risalgano addirittura al 1880 (grazie a Sir R. Hadfield) e presentano in primo luogo valori molto elevati di manganese (tipicamente tra il 17 ed il 24%) e di carbonio (tra lo 0,5 e lo 0,7%), del quale è sfruttata la notevole solubilità nella matrice austenitica. Questa particolare composizione chimica comporta la formazione di una microstruttura completamente austenitica, dopo raffreddamento. Le caratteristiche microstrutturali consentono anche di giustificare le particolari modalità di deformazione plastica di questi acciai: oltre ai ben noti meccanismi di movimento delle dislocazioni essi presentano inoltre caratteristici fenomeni di twinning (letteralmente: gemellaggio, ossia di moltiplicazione delle dislocazioni internamente al grano, Fig. 13). In questo modo, anche internamente al grano, il movimento delle dislocazioni Per effetto della loro buona saldabilità, essi sono talvolta utilizzati nella realizzazione di tailored blanks; infine, posseggono un buon assorbimento di energia d’urto e resistenza a fatica, caratteristica che li rende interessanti per la realizzazione di particolari strutturali o di sospensioni. Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 493 risulta ostacolato come accade di norma in corrispondenza del bordo del grano, mantenendo valori istantanei dell’hardening rate n costantemente elevati (superiori a 0,45). In sintesi, l’effetto sopra brevemente descritto, è governato dalla composizione chimica, dalla temperatura e dalla microstruttura; molti degli studi relativi a questi acciai sono finalizzati all’ottimizzazione dell’analisi chimica per esaltarne le eccezionali proprietà meccaniche evitando, al tempo stesso, che l’austenite presente possa anche in parte trasformarsi in martensite grazie al lavoro di deformazione (TRIP effect). Gli acciai TWIP presentano indubbiamente le maggiori prestazioni in termini di resistenza meccanica e duttilità tra tutti gli acciai attualmente impiegati nel comparto automobilistico (Fig. 14), con caratteristiche di formabilità comparabili con i tradizionali acciai al carbonio o IF, rispetto ai quali presentano però una resistenza meccanica da due a cinque volte superiore; analogamente, essi hanno una resistenza meccanica comparabile con quella degli acciai PFHT, ma con una duttilità dieci volte maggiore. Un termine di riferimento può essere costituito dall’acciaio X-IP™ 1000 (Fig. 15), che presenta le seguenti caratteristiche tensili: • carico di snervamento: 599 MPa; • resistenza a rottura: 1162 MPa; • carico ultimo: 1776 MPa; • allungamento a rottura: 52,8 %. Figura 14 - Confronto tra le caratteristiche tensili dell’acciaio tipo X-IP con altri acciai AHSS o HSS convenzionali (cortesia Arcelor & TKS). Resistenza meccanica (MPa) S. Maggi e M. Murgia - Introduzione alle caratteristiche metallurgiche degli acciai avanzati ad alta resistenza, ecc. Figura 13 - Rappresentazione TEM di un acciaio TWIP tipo X-IP deformato a temperatura ambiente. Le due sorgenti di dislocazioni antagoniste (twinning systems) sono evidenziate dalle linee tratteggiate (cortesia Arcelor & TKS). Non essendo ancora classificati da standard di riferimento, essi sono spesso designati in funzione delle specifiche dell’acciaiere. Per quanto l’analisi chimica sia spesso definita in funzione delle richieste, essi sono fondamentalmente acciai al carbonio - manganese con l’addizione di microlegati caratteristici come il Nb ed il Ti, cui è affidata la funzione di favorire la precipitazione fine di composti (ad esempio, nitruri di titanio). Per ottenere questa particolare microstruttura il loro ciclo di fabbricazione è denominato multistep cooling e prevede un raffreddamento dalla temperatura di finitura sino a temperature intermedie rispetto al campo ferritico; a questo punto, un raffreddamento in aria consente la trasformazione in ferrite poligonale o irregolare (in funzione della composizione chimica). Nel terzo stadio del ciclo, è applicato un raffreddamento rapido per consentire la trasformazione dell’austenite residua in bainite. La loro resistenza meccanica è dovuta appunto all’elevato affinamento del grano e alla presenza della seconda fase bainitica, nella matrice ferritica; il carico di snervamento può essere considerato intermedio rispetto agli acciai HSLA ed agli acciai DP. Disponibili come laminati a caldo, presentano per confronto con i tradizionali HSLA un maggior esponente di strain hardening (n) ed un superiore allungamento a rottura. Allungamento (%) Acciai Post - Forming Heat - Treatable (PFHT) Attraverso trattamenti termici dopo formatura è possibile ottenere una tipologia separata di acciaio ad alta resistenza: per questi acciai, uno degli obiettivi fondamentali è mantenere la geometria desiderata durante e dopo il trattamento termico. Ad esempio, una possibile procedura prevede l’accurato fissaggio del pezzo quindi il suo riscaldamento (ad induzione o in forno) e la successiva tempra. Va osservato che lo stampaggio è effettuato ad uno stato caratterizzato da Acciai Hot formed (HF) Gli acciai HF sono particolarmente utilizzati per la realizzazione di parti aventi geometria complessa tramite formatura a caldo, grazie alla loro temprabilità, dopo opportuna austenitizzazione a temperature comprese tra 900 e 950°C. Come evidenziato nella Figura 17, tre sono gli stati fondamentali, cui sono associate differenti caratteristiche meccaniche. • Primo stato: è caratterizzato da una resistenza meccanica che arriva sino a circa 600 MPa a temperatura ambiente. • Secondo stato: è caratterizzato da allungamenti molto elevati (oltre il 50%) e ridotta resistenza meccanica alla temperatura di formatura, che consentono la realizzazione di particolari di forma complessa. Sono di norma utilizzati appositi rivestimenti protettivi base alluminio e silicio per evitare eccessivi fenomeni di ossidazione dopo formatura. • Terzo stato: prevede una fase di tempra effettuata direttamente a valle della formatura; in questo caso, è richiesta un’attenzione particolare durante le operazioni successive, come ad esempio il taglio (sono fortemente sconsigliate ulteriori formature successive). mente le notevoli forze di stampaggio, a paragone con acciai HSS convenzionali, e la maggiore usura cui sono soggetti gli utensili, nel caso di lavorazioni di macchina; come anche nel caso di altri acciai ad alta resistenza, occorre infine considerare il notevole ritorno elastico (spring back effect) che caratterizza le operazioni a freddo, dovuto agli elevati valori delle tensioni residue. S. Maggi e M. Murgia - Introduzione alle caratteristiche metallurgiche degli acciai avanzati ad alta resistenza, ecc. Allungamento effettivo diate, di conseguenza, per massimizzare il lavoro di deformazione. Aspetti non marginali dell’utilizzo industriale di questi acciai riguardano certa- Figura 17 - I tre stati fondamentali degli acciai HF. 494 Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 Resistenza a rottura [MPa] Figura 16 - Esempio di provetta saldata a resistenza sottoposta a prova di compressione assiale alla velocità di 58 km/h (cortesia Arcelor & TKS). L’interesse per questi acciai può essere maggiore per quelle parti destinate ad un notevole assorbimento di energia d’urto (Fig. 16), che sono appositamente stu- Figura 15 - Diagramma tensione - deformazione dell’acciaio tipo X-IP a confronto con altri acciai AHSS o HSS convenzionali (cortesia Arcelor & TKS). Tensione (MPa) Allungamento [%] Altri esempi sono gli acciai a grano ultrafine, a bassa densità e quelli ad alto modulo elastico. Figura 18 - I due stati fondamentali degli acciai PFHT. periori a 750 MPa ed un eccellente bilanciamento tra resistenza a rottura e resistenza allo snervamento. Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 495 Michele MURGIA, laureato in Ingegneria Meccanica presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università di Genova nel 1991, è entrato all’Istituto Italiano della Saldatura nel 1992 ed ha maturato esperienza nel settore della formazione e dell’assistenza tecnica, con particolare riguardo ai controlli non distruttivi e alla saldatura di materiali termoplastici e compositi. È certificato European / International Welding Engineer, European Welding Inspection Engineer / International Welding Inspector Comprehensive, Livello 3 EN 473. È Presidente della Sottocommissione Mista UNI Saldature/ UNIPLAST “Saldatura delle materie plastiche” dal 2005 e membro del Comitato “Plastic welding” dell’EWF (European Welding Federation). Dal 2001 è membro del Group A “Education, training and qualification” dello IAB (International Authorisation Board) dell’IIW (International Institute of Welding). Responsabile dell’Area saldatura materie plastiche dell’IIS nel 1994, dell’Area corsi teorici nel 1996, attualmente ricopre il ruolo di Responsabile dell’intera Divisione Formazione ed Insegnamento dell’Istituto Italiano della Saldatura. Stefano MAGGI, laureato in Ingegneria Meccanica presso il Politecnico di Milano nel 1995, inizia la sua esperienza lavorativa presso la Teksid ricoprendo il ruolo di responsabile delle attività di certificazione ambientale, di assicurazione della qualità, di progettazione di impianti e di scelta dei materiali. Successivamente diventa coordinatore delle vendite e del marketing presso il Gruppo Feat, sviluppando significative esperienze di mercato durante le visite ai clienti europei ed extra-europei. Dal Marzo 2003 è Responsabile metallurgico dei Laboratori Centrali di Fiat Auto di Torino occupandosi di analisi dei problemi metallurgici dei modelli in produzione e della scelta e valutazione dei possibili materiali metallici innovativi. Nel 2005 consegue il diploma di International Welding Engineer presso l’Istituto Italiano della Saldatura. Technical trends and future prospectives of welding technology for transportation, land, sea, air and space (Osaka, 2004, IIW International Conference). AHSS Application Guidelines (2006, International Iron and Steel Institute). A super High Strength Fe-Mn-C austenitic steel with excellent formability for automotive applications (Arcelor Research SA - Maiziéres, France; TKS Duisburg, Deutschland). High strength and ultra high strength hot rolled steels grades - Products for advanced applications (Voestalpine Stahl GmbH, Österreich). Bibliografia - - Resistenza a rottura [MPa] S. Maggi e M. Murgia - Introduzione alle caratteristiche metallurgiche degli acciai avanzati ad alta resistenza, ecc. maggiore formabilità e minore resistenza meccanica (area 1, in Figura 18), con il raggiungimento di una maggiore resistenza meccanica (con allungamenti inferiori) dopo la tempra (area 2, in Figura 18). Una delle procedure utilizzate prevede la tempra in acqua di acciai aventi costi ridotti, che consente l’ottenimento di resistenze meccaniche sulle parti formate anche sino a 1400 MPa. Tra l’altro, data la ridotta durata del mantenimento, la zincatura può almeno in parte restare presente sulle superfici; va osservato che le composizioni chimiche risultano estremamente variabili e sono di fatto concordate tra costruttore ed acciaiere in funzione delle specifiche applicazioni. Una seconda procedura, che garantisce tra l’altro un’ottima formabilità, prevede invece la tempra in aria; per risultare temprabili in queste condizioni, oltre al carbonio ed al manganese sono presenti in questi acciai cromo, molibdeno, vanadio, boro e titanio. Gli acciai appartenenti a questa tipologia sono caratterizzati da una buona saldabilità e trattabilità con metodi convenzionali di zincatura. 5. Futuri sviluppi degli AHSS Malgrado i risultati ottenuti, l’industria siderurgica prosegue il lavoro di sviluppo degli AHSS sulla spinta delle industrie automobilistiche. Le direttrici dello sviluppo sono certamente la diminuzione della massa volumica, l’aumento della resistenza meccanica e/o dell’allungamento a rottura; ad esempio, i cosiddetti nano steels si propongono il miglioramento di alcuni aspetti del comportamento degli acciai DP e TRIP: in sostituzione delle caratteristiche isole martensitiche, la matrice ferritica è caratterizzata dalla presenza di precipitati ultra fini, con dimensioni inferiori a 10 nm, con resistenze a rottura finali su- Allungamento [%] (°) Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 497 Keywords: Acoustic emission; data; ISPESL; liquefied gases; LPG; nondestructive testing; other NDT methods; statistical methods; storage tanks. [1, 2]. Because of the complexity and the multi-faceted nature of the activities related to the AE procedure, a time and energy-consuming activity has been requested, to create a sound technical basis and ensure effective management. The results of more than 10000 AE tests performed on small LPG pressure vessels manufactured and installed during 1994 and 1995 have been collected by the ISPESL AE Data Bank Centre. Such results have been scrutinized to detect any hypothetical technical flaws which may impair their reliability. A systematic control of the formal adherence to the ISPESL AE procedure has also been carried out. The criteria used to discriminate manufacturing homogeneous batches for the LPG pressure vessels are illustrated, and the most significant elements emerging from the associated statistical analysis are presented. The technical soundness of the procedure is continuously improved using the growing experimental evidence which becomes available. The ISPESL AE procedure has been recently revised as a result of this process, and some of the key elements of the new revision 1 are discussed. Emissione acustica: piccoli serbatoi GPL interrati - Analisi dei risultati inerenti la prima campagna di verifica in applicazione alla procedura EA dell’ISPESL C. De Petris * A. Faragnoli * P. Quaresima * D. Tognon ** Sommario / Summary A poco più di un anno dal concreto avvio delle attività connesse alla procedura EA dell’ISPESL [1, 2] viene fornita una prima autentica indicazione dei risultati relativi ad una sua estesa applicazione su tutto il territorio nazionale. I dati presentati in forma analitica sono frutto di un costante lavoro di coordinamento condotto dal Centro Banca Dati EA dell’ISPEL su circa 8.000 prove condotte su serbatoi per GPL interrati negli anni 1994 e 1995, al fine di mantenere un sistematico controllo della loro consistenza sotto il profilo tecnico-scientifico e congruenza sotto quello operativo. Più in particolare, vengono di seguito illustrate le elaborazioni effettuate sia nella fase preliminare di determinazione dei lotti omogenei sulla base degli elementi costruttivi di discriminazione, sia i risultati più significativi della analisi interpretativa delle prove. È comunque evidente che la fase di start-up ha determinato un forte impegno tecnico-scientifico, operativo e gestionale di tutti i soggetti impegnati a vario titolo. Un effetto previsto della fase di taratura del sistema è stato quello della necessaria revisione della procedura che, proprio nello scorso Luglio, è stata aggiornata sulla base delle importanti esperienze maturate. This paper provides the first comprehensive analysis of the results achieved during the first 15 months of application on the entire national territory of the ISPESL AE procedure (°) Memoria presentata al Convegno: “Applicazione di tecniche PND non convenzionali” - Genova, 30 Novembre 2006. * ISPESL - Dipartimento Tecnologie di Sicurezza - Roma. ** ISPESL - Dipartimento Omologazione e Certificazione - Roma. TABELLA I specifico corso articolato su due moduli (Modulo 1 opzionale di 56 ore e Modulo 2 obbligatorio di 24 ore) per complessive 80 ore. Ad oggi sono state svolte 8 distinte sessioni del corso, i cui dati risultanti più significativi vengono illustrati graficamente nella Figura 2. La differenza piuttosto rilevante tra le unità qualificate e certificate è dovuta al fatto che la certificazione non può essere rilasciata se non dopo la formale abilitazione in conformità all’Allegato II del D.M. del 17 Gennaio 2005 dell’Organismo richiedente di afferenza. 3. La domanda 33124 70 Sulla base dei dati pervenuti al CeBaDEA dell’ISPESL, è stato possibile elaborare l’ analisi del parco dei serbatoi per GPL in esercizio, interrati negli anni 1994 e 1995, per i quali è stata richiesta la riqualificazione periodica decennale in accordo alla procedura EA dell’ISPESL. La Tabella I riporta una sintesi di alcuni elementi più significativi della fase di estrazione dei campioni. Gli elenchi ricevuti da 70 distinti Proprietari, contengono complessivamente 62 I I I I A T T E AT A N ES CA O IR FI TT ID IT A TI R N O IN ER N C 78 Formazione Formazione 897 84 C FI LI 2 Lotti discriminati 1 12282 86 TI A Figura 2 - Attività di formazione svolta dall’ISPESL per il personale addetto all’applicazione della procedura EA. U Q 5 Campioni estratti 886 E RT TI IT PA N PA CI 37,08 10751030 493 100 90 80 70 60 50 40 30 20 10 0 C IS R Percentuale dei campioni estratti sui serbatoi complessivamente comunicati Serbatoi complessivamente contenuti negli elenchi trasmessi (comunicati) Proprietari che hanno trasmesso elenchi Installazione 1994 / 1995 Come noto, immediatamente dopo la pubblicazione della procedura EA come Allegato I al D.M. del 17 Gennaio 2005, l’ISPESL ha avviato una significativa azione formativa per il personale destinato alla sua applicazione in campo. A tale fine, la relativa qualificazione e certificazione valida esclusivamente in questo ambito, viene conseguita solo dopo avere frequentato con profitto uno 2. La Formazione In questo senso, la Figura 1 riporta la distribuzione analitica mensile delle 7477 prove registrate al 5 Ottobre 2006. La modesta flessione dei mesi estivi è evidentemente dovuta ad una indisponibilità del personale in concomitanza del periodo feriale, oltre al lento ma progressivo esaurimento dei campioni 94/95. Dal momento che la determinazione dei lotti omogenei relativi ai serbatoi installati nel 1996 è stata comunicata a partire dallo scorso Luglio, è da attendersi a breve una forte ripresa dell’attività. I dati preliminari relativi al mese di Ottobre 2006 (circa 820 prove) confermano tale previsione. C. De Petris et al. - Emissione acustica: piccoli serbatoi GPL interrati - Analisi dei risultati inerenti la prima campagna di verifica, ecc. 880 748 Numero 1. Introduzione 635 350 Numero La divulgazione dei primi dati inerenti l’applicazione in campo della procedura EA dell’ISPESL costituisce un elemento di grande curiosità da parte del mondo delle PND, articolato nelle sue varie componenti: i proprietari dei serbatoi (che coincide per la quasi totalità dell’intero parco serbatoi con le società distributrici del combustibile), le Istituzioni (a cominciare dal Ministero dello Sviluppo Economico e dalle ASL, per le quali la riqualificazione dei serbatoi costituisce, o avrebbe costituito un impegno assai oneroso), gli Organismi Competenti abilitati od in attesa di abilitazione in conformità al D.M. del 17 Gennaio 2005 [1], le Società di Servizio, i singoli esperti. È subito da sottolineare che è stato compiuto un grande sforzo nella prima fase di progettazione ed avvio di un sistema molto complesso ed articolato che, per delicatezza della problematica e vastità delle implicazioni economiche, mantiene gli “attori” sotto una costante osservazione e pressione. In concreto, gli organismi ad oggi abilitati sul territorio nazionale sono cinque, ma non tutti ancora operativi a pieno regime. Il numero delle prove pervenute al Centro Banca Dati EA (CeBaDEA) risulta essere ormai prossimo ad 8.000 ed il trend raggiunto ne lascia prevedere un ulteriore veloce incremento. 445 498 Rate delleprove proveEA EA Rate Mensile Mensile delle 213 85 139 06 06 06 06 06 06 05 05 06 05 05 06 06 o e o e e e e e o i o s to i o aio gi ril br rz br gl br br br gn r o na g p a u i A Ma Lu Ag tem tto em cem en ebb M G O ov t i G F D N Se 1200 1000 800 600 400 200 0 m tte Se 498 Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 Figura 1 - Rate mensile della registrazione delle prove EA pervenuta al CeBaDEA. Prove Prove 14000 12000 10000 8000 6000 4000 1906 GPNI 12113 Verticali Verticali 281 REAS Serbatoi 7000 6000 5000 4000 3000 2000 1000 0 0 100 200 300 400 500 600 1000 5856 1. “REAS” = Resina epossidica termoindurente e sistema di protezione catodica 2. “GPNI” = Guscio in polietilene con intercapedine non ispezionabile e monitoraggio dell’umidità 3. “GPIS” = Guscio in polietilene con intercapedine ispezionabile. I risultati dell’indagine sono riportati nella Figura 5, dalla quale è immediato riscontrare una quasi esclusiva presenza di serbatoi dotati di rivestimento con guscio in polietilene e tra questi una preponderanza di quelli con intercapedine ispezionabile. Sulla base di queste informazioni e nel pieno rispetto dei criteri di determinazione dei lotti omogenei indicati nella procedura, è stato concluso il lavoro di selezione per complessivi 897 lotti, la cui distribuzione nelle tre classi definite in ragione della consistenza M indicate nell’Appendice C della procedura EA, viene illustrata nella Figura 6. Si mostrano, inoltre, nella Figura 7 le distribuzioni delle installazioni risultanti per regioni. Da queste emerge che le 549 5248 1650 1151 2250 7<= M <=20 23 5000 4 190 M >20 Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 499 Figura 6 - Distribuzione per classi di consistenza dei lotti del campione estratto 1994/1995. M< 7 158 Figura 4 - Distribuzione per capacità del campione estratto 1994/1995. 3000 regioni Veneto e Toscana sono sicuramente le più popolate, seguite, in una fascia intermedia, da Lazio, Umbria, Emilia Romagna, Sardegna e Friuli, Piemonte, Lombardia e Marche, via via le altre con numeri che progressivamente si riducono da qualche centinaia a poche decine. Riguardo alla distribuzione per province, tra le 108 esaminate, è da segnalare una notevole consistenza del dato per quella di Perugia, seguita da Roma, Udine e Treviso. Il numero dei proprietari che hanno aderito all’applicazione della metodica prevista dal decreto su menzionato comprende i più grandi operatori del settore a livello nazionale. La loro partecipazione, va detto, è assolutamente collaborativa, almeno per tre buone ragioni: perché intrigati da un approccio pienamente innovativo, perché meno oneroso sotto il profilo dell’impatto sull’utenza e dell’impegno economico-finanziario destinato ai controlli, ed in ultimo perché il criterio di trasmissione degli elenchi previsto dalla procedura EA per la determina- C. De Petris et al. - Emissione acustica: piccoli serbatoi GPL interrati - Analisi dei risultati inerenti la prima campagna di verifica, ecc. 169 Orizzontali Orizzontali 10095 GPIS Consistenza 2000 0 12000 10000 8000 6000 4000 2000 0 Figura 5 - Distribuzione per rivestimento del campione estratto 1994/1995. Serbatoi Consistenza 33124 serbatoi installati negli anni 1994 e 1995. L’analisi condotta ha consentito di pervenire ad alcune distribuzioni per le più significative caratteristiche costruttive e per aree geografiche d’installazione. Più in particolare, la Figura. 3 riporta una sintesi grafica per tipologia, dalla quale risulta una presenza massiccia di serbatoi con configurazione verticale a fronte di una incidenza marginale di serbatoi orizzontali. Per quanto concerne, invece, la capacità, la Figura 4 mostra che le fasce di capacità più bassa, 1000 e 1650 litri, sono quelle più ampie, presumibilmente perché riferibili a serbatoi destinati ad un esercizio in ambito domestico. Come ulteriore elemento costruttivo caratterizzante, utile soprattutto ai fini della selezione del tipo di verifica integrativa a quella con il metodo EA prevista dalla stessa procedura in fase di preispezione, si è esaminata la consistenza del parco in ragione del tipo di rivestimento secondo le tre classi di seguito indicate: Serbatoi Serbatoi Figura 3 - Distribuzione per tipologia H/V del campione estratto 1994/1995. Serbatoi Serbatoi 3041 1650 Litri Litri 2250 703 Distribuzione Prove per Capacità Distribuzione Prove per Capacità 3717 1000 3000 Figura 9 - Distribuzione delle prove registrate per capacità. 6353 GPIS 992 REAS 132 Figura 11 - Distribuzione delle prove registrate per rivestimento. Tipologia ento Tipologiadidirivestim rivestimento GPNI D is t ribuzio ne P ro v e peper r T ipo lo gia di Distribuzione Prove Tipologia R iv e s t im e nt o di Rivestimento 10000 5000 0 16 7477 prove EA a fronte delle 12282 attese. L’analisi più approfondita sulle 7477 prove consente di scomporre il dato in relazione alle caratteristiche costruttive più significative, per altro già evidenziate in precedenza, che costituiscono elementi discriminanti per la determinazione dei lotti. Più in particolare, la Figura 9 illustra la distribuzione in funzione della capacità, la Figura 10 della tipologia H/V e la Figura 11 del rivestimento. Anche dal punto di vista geografico, l’impegno operativo degli Organismi competenti è esteso su tutto il territorio nazionale e, pur non avendo ad oggi completato l’attività di verifica su tutti i campioni estratti, sembra essere del tutto coerente con quello previsto in fase di estrazione del campione. Sotto questo profilo, va segnalata la grande potenzialità organizzativa degli Organismi competenti in grado, cioè, di pianificare le sessioni di prove giornaliere di ciascun laboratorio mobile con estrema efficacia, ottimizzando percorsi e riducendo i tempi di trasferimento. Tale caratteristica sta consentendo una decisa politica di riduzione dei costi complessivi dell’attività e, di conseguenza, una forte contrazione dei prezzi di “mercato” della singola verifica. C. De Petris et al. - Emissione acustica: piccoli serbatoi GPL interrati - Analisi dei risultati inerenti la prima campagna di verifica, ecc. 7477 7401 Verticali 4000 3500 3000 2500 2000 1500 1000 500 0 sotto il profilo tecnico ed operativo, sia commerciale. Per quest’ultimo aspetto è da sottolineare che il “mercato” italiano ha caratteristiche di interesse tali da lasciare intuire per il futuro un’espansione della metodica in settori industriali ed impiantistici anche diversi da quello specifico delle attrezzature in pressione. I dati che vengono di seguito forniti sono relativi a quanto ad oggi pervenuto al CeBaDEA dell’ISPESL e quindi indicativi di una situazione che è comunque in continua evoluzione. La successiva Figura 8 dimostra che l’attività in campo svolta costituisce ormai più del 60% di quella attesa per gli anni di riferimento su indicati essendo state ad oggi registrate presso il CeBaDEA 1800 1628 1535 1600 1400 1200 925 935 1000 803 779 789 775 664 641 800 449 600 338 420 410 254300 232 400 159 124 95 200 0 Figura 7 - Distribuzione per regione. zione dei lotti omogenei costituisce il pretesto per censire in maniera esaustiva il parco serbatoi installati la cui gestione risulta, in molti casi, piuttosto caotica. 4. L’attività in campo 4805 Campioni da da Provare Campioni Provare Campioni Provati Campioni TotaleCampioni Campioni12282 12282 Totale Successivamente alla formalizzazione dell’abilitazione rilasciata ai primi due Organismi competenti avvenuta ai primi del mese di Agosto 2005, e dopo un breve periodo di messa a punto sotto il profilo organizzativo, si è avviata con una forte progressione, l’attività di verifica in campo sostenuta da un vivace entusiasmo degli Organismi stessi, sia 8000 6000 4000 2000 0 Figura 8 - Ripartizione tra campioni già provati ed in attesa di prova. 76 Distribuzione DistribuzioneProve Proveper perTipologia Tipologia(H/V) (H/V) 8000 6000 4000 2000 0 Orizzontali Orizzontali Figura 10 - Distribuzione delle prove registrate per tipologia H/V. Prove 500 Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 Serbatoi Serbatoi Numero Numerodelle delle Prove Prove Serbatoi Serbatoi Serbatoi Serbatoi Prove 1200 1000 800 600 400 0 200 204 363 1064 99 NO Interruzione SI Non Idonei SERBATOIO Id SERBATOIO onei IDONEO TABELLA II Prove totali Installazione 1994 / 1995 76 7477 7083 Prove non accettabili Serbatoi idonei 318 NO PROVA EA Accettabilità ǻp Procedura di Follow-up Accettabilità Calibrazione J < 0,95 NO Correzione NO P SI SI ISIIdonei N Follow-up Procedura di Accettabilità Calibrazione J < 0,95 NO Correzione NO Non INO Non Idonei SERBATOIO SERBATOIO NON IDONEO NON Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 501 Non Idonei SI omogenei espone ad un fattore di rischio sensibilmente più elevato rispetto a quello che si sarebbe disposti ad accettare nel caso di riqualificazione individuale pure previsto dalla norma EN 12818 [3]. Al proposito, l’esperienza comunicata dagli esperti del TÜV Austria, che conducono questa attività da circa 15 anni secondo un approccio individuale su serbatoi esclusivamente orizzontali, con rivestimento in bitume e dotati di passo d’uomo, riporta il dato di una complessiva non idoneità del parco attestata a circa l’1,8 %. Serbatoi non idonei SI ISRE = 0 SI Idonei PROVA NON PROVA NON ACCETTABILE ACCETTAPROV Figura 13 - Schema della procedura di Follow-up. SI zione in campo della prova EA. L’applicazione della procedura di Followup ha determinato sulle 7477 prove totali esaminate e sulla base dei criteri di accettabilità e di idoneità attualmente fissati, i risultati descritti nella Tabella II. Questi dati, riportati nella rappresentazione grafica percentuale della Figura 14 sono da ritenersi assolutamente coerenti con quanto si potesse attendere, tenuto conto che l’approccio valutativo a campione basato sulla determinazione di lotti 145 985 259 507 157 629 C. De Petris et al. - Emissione acustica: piccoli serbatoi GPL interrati - Analisi dei risultati inerenti la prima campagna di verifica, ecc. 512 363 181 626 419367 249 195 58 Distribuzione Prove per Regione Distribuzione Prove per Regione 91 L’attività certificativa svolta dall’ISPESL è articolata nelle seguenti fasi: a) registrazione dei dati delle prove; b) analisi individuale per verificarne la congruenza sotto il profilo tecnico, operativo e procedurale; c) successiva applicazione della procedura di Follow-up per la rielaborazione dei dati in una logica conservativa per la determinazione del giudizio di idoneità; d) trattamento statistico dei risultati inerenti il singolo lotto al fine della emissione del certificato di riqualificazione, ovvero della riestrazione di un ulteriore campione, così come previsto dalla procedura EA. La procedura di Follow-up viene schematicamente rappresentata nella Figura 13. La sua messa a punto è stata piuttosto laboriosa e resa possibile solo dopo aver esaminato e correlato un’ampia casistica. L’applicazione di questa specifica procedura, come accennato, introduce alcuni fattori correttivi dell’Indicatore Sintetico “γ” a vantaggio della sicurezza e ciò spiega, come più avanti osservabile, la ragione per la quale è possibile riscontrare valori finali di γ superiori a quello massimo ammissibile per la prosecu- 5. L’attività certificativa Ad oggi nessun serbatoio di capacità oltre i 3000 litri è stato verificato. Ciò, come più volte evidenziato, non è dovuto ad un limite tecnico-operativo della procedura EA, quanto alla opportunità di poter organizzare una specifica campagna di prove e raccogliere, su un campione sufficientemente rappresentativo, gli elementi minimi necessari per la messa a punto di un criterio di idoneità sufficientemente affidabile. Figura 12 - Distribuzione delle prove registrate per regione. Prove Prove 4,20% 14 Prove Non Accettabili Serbatoi Non Idonei Serbatoi Idonei Prove Totali7477 7477 Prove Totali 1% 94,80% 29 7 M 20 Prove Prove 800 1000 600 400 0 200 1000 800 600 400 200 0 Numero Lotti 897 Totali Totali Lotti Lotti 512 In Progress In Progress 239 Completati Completati Figura 15 - Distribuzione rappresentativa della situazione concernente i lotti attaccati. 8 814 Prove Situazione Prove Situazione Provein inLotti LottiCompletati Completati 773 33 Prove Non Non Accettabili Accettabili zioni per interventi di messa a punto della procedura EA. La revisione della procedura, del resto, era una delle fasi di lavoro programmate da tempo dal Gruppo di Lavoro dell’ISPESL, e per altro già annunciata proprio nella Sezione 1 “Scopo e campo di applicazione” della edizione del Dicembre 2004. È subito da dire che, da quanto è complessivamente risultato dalla sua applicazione estesa, il giudizio del Gruppo di Lavoro sulla Revisione 0 è sicuramente positivo. Sono comunque state evidenziate delle deficienze che meritavano di essere ridimensionate e sulle quali fu avviato un procedimento di perfezionamento. Prima di passare alla descrizione delle direttrici sulle quali il Gruppo di Lavoro è stato impegnato nell’aggiornamento della procedura, si vuole qui ancora una volta ribadire che fu scelta precisa e determinata quella di mantenere, soprattutto nella fase di avvio, un atteggiamento fortemente cautelativo a livello operativo e conservativo nella definizione dei criteri di accettabilità delle prove e di idoneità ai fini della classificazione del serbatoio e del suo lotto Figura 17 - Distribuzione rappresentativa della situazione concernente le prove relative ai lotti completati. Serbatoi Idonei Serbatoi Non Serbatoi Non Idonei Idonei Idonei È evidente che l’analisi dei dati conseguiti dall’attività in campo ha fornito spunti di riflessione e preziose indica- 6. L’aggiornamento della procedura EA metodica in questione, rappresentando l’84% del totale. Non è da escludere che soprattutto per alcuni lotti di piccola consistenza destinati al controllo individuale, i proprietari abbiano operato scelte diverse sulla base di considerazioni economiche disincentivanti l’applicazione della procedura EA. In ogni caso, come rappresentato graficamente nella Figura 15, dei 751 lotti attaccati, 239 figurano conclusi, e sui restanti 512 l’attività di verifica risulta tuttora “in progress”. Corrispondentemente, la Figura 16 illustra la distribuzione dei 239 lotti completati in ragione delle classi di consistenza, e la Figura 17 quella delle corrispondenti 814 prove secondo la classificazione di accettabilità della prova, idoneità o non idoneità del serbatoio a valle dell’applicazione della procedura di Follow-up. M > 20 Consistenza Lotti Completati Consistenza Lotti Completati 196 M<7 Lotti Lotti Certo, questo valore è distante da quello attualmente rilevato in Italia di quasi un fattore 2,3, ma ciò trova una logica spiegazione considerando il fatto che il rischio connesso all’approccio statistico basato sull’acquisizione dei dati rilevati su un terzo del campione espone evidentemente ad una ben più ampia incertezza e quindi a fattori di rischio non troppo distanti da quella attualmente registrata dall’attività in campo a livello nazionale. In coerenza con questa considerazione, e come già precedentemente indicato, è stata convinzione del CeBaDEA rivedere i criteri di idoneità per la classificazione dei serbatoi con differenziazione in ragione della consistenza dei lotti di riferimento. Infatti, la Revisione 1 della procedura emanata nel Luglio 2006 e di cui si riferirà più avanti, introduce questo nuovo approccio con l’obiettivo di pervenire a diverse condizioni di equilibrio tra la garanzia di un livello di sicurezza comunque ammissibile compatibilmente ad un impatto economico delle verifiche pienamente sostenibile. In concreto, degli 897 lotti originariamente estratti e comunicati, ben 751 risultano ad oggi essere sottoposti alla 502 Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 Numero Lotti C. De Petris et al. - Emissione acustica: piccoli serbatoi GPL interrati - Analisi dei risultati inerenti la prima campagna di verifica, ecc. 250 200 150 100 50 0 Figura 14 - Distribuzione della classificazione delle prove e dei serbatoi dopo l’applicazione della procedura di Follow-up. Prove Figura 16 - Distribuzione rappresentativa della situazione concernente i lotti completati. Prove J Dati sperimentali Fit Gaussiano Totale generale 7401 serbatoi Totale generale 7401 serbatoi 7. La distribuzione dei valori di γ 1 6 0,25 7 0,3 0,35 1 0,4 5 18 0,45 14 0,5 13 0,55 14 0,6 11 0,65 17 0,7 16 0,75 2 0,85 0,9 1 0,95 1 1 1 132 Prove Totali 0,8 4 Distribuzione Gamma perper REAS Distribuzione Gamma REAS La distribuzione complessiva dei valori di γ ottenuti nelle 7401 prove accettabili, raggruppati in bin di ampiezza pari a 0,05, è mostrata nella Figura 18; l’elemento più importante, ed anche il più appariscente, e che essa risulta approssimata in modo eccellente da una gaussiana, tranne che nelle estreme code. I parametri della distribuzione sono riassunti nella Tabella III, nella quale il valore di skewness positivo testimonia di una piccola asimmetria in favore della coda ad alti γ. Questo risultato, benché apparentemente banale, risulta al contrario estremamente significativo. Esso infatti supporta fortemente l’ipotesi che anche all’interno dei singoli lotti le distribuzioni dei valori di γ siano gaus- 20 18 16 14 12 10 8 6 4 2 0,2 Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 503 Figura 19 - Distribuzione dei valori di γ relativa ai serbatoi con rivestimento REAS. 0 siane. Poiché tale ipotesi è parte integrante della procedura EA, per quanto riguarda sia lo schema di indagine del lotto, sia il criterio di classificazione del lotto, questo risultato elimina o almeno attenua fortemente eventuali dubbi sulla legittimità statistica del percorso seguito nella procedura EA. La deviazione da una forma gaussiana nelle estreme code, benché statisticamente significativa sul singolo bin, è priva di conseguenze per la determinazione della frazione di serbatoi il cui valore di γ supera il valore γ lim. L’integrale della distribuzione sperimentale per γ ≥ 0,95 scarta infatti da quello previsto da una distribuzione gaussiana con i parametri della Tabella III, per meno del 5%. Infine, data la mole notevole dei dati relativi a prove già eseguite (circa 7500) Figura 18 - Distribuzione dei valori di γ relativa alle 7401 prove accettabili. 5 5 5 5 5 5 5 5 5 5 5 5 5 5 5 5 02 , 12 , 22 , 32 , 42 , 52 , 62 , 72 , 82 , 92 , 02 , 12 , 22 , 32 , 42 , 52 1 1 1 1 0 0 0, 1 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0,5 1 1,5 2 2,5 3 C. De Petris et al. - Emissione acustica: piccoli serbatoi GPL interrati - Analisi dei risultati inerenti la prima campagna di verifica, ecc. omogeneo di riferimento. Era inoltre ampiamente previsto che solo una successiva ulteriore indagine su quei serbatoi risultanti potenzialmente più critici sulla base delle prove condotte con tecnica basata sul metodo EA e successivamente ispezionati con metodologie tradizionali, potesse consentire una revisione meno severa dei criteri di valutazione. Nel concreto, tra gli interventi di messa a punto più significativi della procedura EA nella Revisione 1 emanata nel Luglio 2006 si evidenziano i seguenti: 1. revisione delle condizioni di interruzione precauzionale e successivo arresto d’emergenza della prova EA; 2. riduzione della pressione massima di prova (pmax) al fine di ridurre la probabilità di apertura anticipata della valvola di sicurezza; 3. introduzione obbligatoria della calibrazione manuale con metodo HsuNielsen nelle verifiche funzionali prima e dopo la prova EA; 4. introduzione di un ulteriore periodo di acquisizione e registrazione dell’attività acustica per almeno 5 minuti successivamente al raggiungimento di pmax al fine di meglio discriminare eventuali significativi processi corrosivi in atto; 5. introduzione di un filtro in acquisizione che escluda la registrazione di hit con Duration inferiore a qualche decina di μs che sono riconducibili a fenomeni di carattere elettrostatico; 6. revisione dei limiti di accettabilità del rumore di fondo; 7. introduzione di un filtro di tipo cluster geometrico che riconducesse l’analisi EA esclusivamente su eventi EA fisicamente coerenti con la geometria del serbatoio; 8. revisione dei criteri di idoneità per la classificazione dei serbatoi con differenziazione in ragione della consistenza dei lotti di riferimento; 9. opportunità di verificare periodicamente la sensitività dei sensori EA in dotazione agli Organismi competenti presso la struttura ISPESL dedicata; 10. revisione delle modalità di scrittura e trasmissione dei rapporti di prova elaborati dagli Organismi competenti al CeBaDEA per rendere meno caotico l’inserimento dei dati e più facilmente verificabile l’attendibilità dei risultati. Densità di Densità diprobabilità probabilità Prove Prove σγ Simmetria (skewness) 0,7 0,85 0,8 0,95 0,9 160 140 120 100 80 60 40 20 0 1 1 3 5 13 24 43 127 150 129 98 88 61 1 11 6 5 3 1 3 3 1 992 Prove Totali 1 1,05 1,1 1,15 1,2 1,25 1,3 1,35 1,4 1,45 7 Distribuzione Gamma per GPNI Distribuzione Gamma per GPNI 80 79 28 21 0,05 0,2 0,25 0,3 0,35 0,4 0,45 0,5 0,55 0,6 0,65 0,7 0,75 0,8 0,85 0,9 0,95 [1] [2] [3] 8. Conclusioni A poco più di un anno dalla sua attivazione, l’applicazione della procedura EA dell’ISPESL ai fini della riqualificazione dei serbatoi per GPL interrati ha ormai raggiunto un buon livello di stabilizzazione del sistema che autorizza a sciogliere molte delle riserve all’origine paventate da alcuni esperti del settore delle verifiche. Indubbiamente, tale approccio costituisce, nel settore specifico delle PND a livello nazionale, un elemento fortemente innovativo rispetto a come vengono tradizionalmente intesi i controlli non distruttivi in campo ingegneristico-impiantistico. D.M. 17 Gennaio 2005: «Procedura operativa per la verifica decennale dei serbatoi interrati per GPL con la tecnica basata sul metodo delle emissioni acustiche», pubblicato sul Supplemento Ordinario n. 15 della Gazzetta Ufficiale del 7 Febbraio 2005. D.M. 23 Settembre 2004: «Modifica del decreto del 29 Febbraio 1988, recante norme di sicurezza per la progettazione, l’installazione e l’esercizio dei depositi di gas di petrolio liquefatto con capacità complessiva non superiore a 5 m3 e adozione dello standard europeo EN 12818 per i serbatoi di gas di petrolio liquefatto di capacità inferiore a 13 m3», pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 243 del 15 Ottobre 2004. EN 12818: «Inspection and requalification of LPG tanks up to and including 13 m3 underground». Bibliografia già di per sé significativa, ancora più notevole appare l’estrema rarità di valori di γ superiori a 0,78 nella distribuzione per serbatoi REAS (meno del 7%), rispetto alle corrispondenti percentuali che si ottengono per serbatoi GPIS (22%) e GPNI (24%). Figura 21 - Distribuzione dei valori di γ relativa ai serbatoi con rivestimento GPNI. è praticamente certo che i risultati ottenuti, compresa la frazione di serbatoi con γ > γ lim, non subiranno in futuro significative variazioni. Fermo restando il comportamento complessivo discusso finora, le distribuzioni dei valori di γ per serbatoi che presentano condizioni particolari riguardo ad una o più delle più significative caratteristiche costruttive (capacità, tipologia, rivestimento) possono presentarsi anche con forme funzionali molto diverse da distribuzioni gaussiane. Un esempio è dato dai serbatoi con rivestimento in resina epossidica (REAS). La distribuzione dei valori di γ (Fig. 19) è al contempo molto più irregolare, e caratterizzata da un valore medio (γ m = 0,580) sostanzialmente inferiore, rispetto a quelli dei serbatoi con rivestimento in guscio di polietilene con intercapedine ispezionabile (γ m = 0,669, Fig. 20) e non ispezionabile (γm = 0,678, Fig. 21). Al di là di questa discrepanza, 504 Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 Tuttavia, sia per la limitata consistenza del campione, sia soprattutto per la complessità indotta dalla sovrapposizione di altri effetti (i serbatoi con rivestimento REAS sono spesso orizzontali e/o di grandi dimensioni) questo risultato non consente assolutamente di concludere che il rivestimento rappresenta di per sé un fattore di criticità. Infatti, alcune indagini svolte su campioni di serbatoi con capacità e tipologia simile ma diverso rivestimento, mostrano differenze statisticamente non significative. È invece ipotizzabile che il rivestimento acquisti un impatto significativo su γ soltanto se agisce in sinergia con altri elementi come la capacità. Si tratta in ogni caso di considerazioni che, per poter essere rese quantitative, necessitano di analisi molto più approfondite di quelle possibili in questa sede, e che saranno oggetto di un futuro lavoro dedicato. C. De Petris et al. - Emissione acustica: piccoli serbatoi GPL interrati - Analisi dei risultati inerenti la prima campagna di verifica, ecc. γm 0,55 TABELLA III Classe 0,164 0,6 6353 Prove Totali 0,670 839 811 364 Distribuzione Gamma per GPIS Distribuzione Gamma per GPIS 808 0,75 635 490 1,3 663 0,65 900 0,5 800 0,55 700 0,45 600 0,4 467 5 1,2 224 5 1,25 334 23 19 11 7 12 5 1,4 1,45 1,1 204 1,35 1,15 70 51 1 117 1,05 111 Complessiva 38 5 27 0,3 500 1 0,35 400 2 0,2 300 1 0,15 200 0 0,25 100 0 0,1 Figura 20 - Distribuzione dei valori di γ relativa ai serbatoi con rivestimento GPIS. Prove Prove Prove Prove livello di idoneità dei serbatoi è molto vicino a quello atteso e, pur non escludendo ulteriori revisioni dei limiti, questo non è da attendersi particolarmente soggetto a variazioni significative. C. De Petris et al. - Emissione acustica: piccoli serbatoi GPL interrati - Analisi dei risultati inerenti la prima campagna di verifica, ecc. da un sistematico lavoro di analisi dei dati svolto dal CeBaDEA. In definitiva, l’impatto che la metodica ha determinato a livello nazionale, sembra avere prodotto risultati sicuramente positivi. Il Angelo FARAGNOLI, Ingegnere Meccanico. Dal 2002, assunto come ricercatore presso l’ISPESL, viene assegnato al Laboratorio Controlli Non Distruttivi del Dipartimento Tecnologie di Sicurezza, nell’ambito del quale svolge attività di sperimentazione nel campo dei CND. In particolare assiste la messa a punto di una tecnica basata sul metodo di Emissione Acustica su serbatoi interrati per GPL. Più recentemente è impegnato nella validazione di una tecnica sperimentale, sempre basata sul metodo di Emissione Acustica, finalizzata al monitoraggio strutturale di grandi serbatoi per GPL. I risultati presentati dimostrano, al di là dei necessari interventi di “taratura” del sistema nella fase di start-up, che l’impianto della procedura EA è nel complesso robusto, anche perché supportato Carlo DE PETRIS, Ingegnere Meccanico. Dal 1982 al 1984 svolge attività di ricerca presso il Centro Ricerche FIAT di Orbassano in campo tribologico specifico del settore automobilistico. Dal 1984 svolge attività di ricerca presso l’Istituto Motori del CNR di Napoli con particolare riguardo allo studio della dinamica della coppia cinematica canna - pistone, al controllo elettronico di motori c.i., alla progettazione di sistemi a trazione ibrida. Dal 1988 svolge attività di ricerca presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università degli Studi di Cassino nel settore Costruzioni di Macchine con particolare riguardo allo sviluppo di modellistiche per il dimensionamento di componenti meccanici. Nel 1991 svolge attività di ricerca presso il Centro Ricerche T&N Technology di Rugby (UK) per lo sviluppo di modellistiche in campo motoristico. Dal 1996 svolge attività di ricerca nel settore delle PND presso il Laboratorio CND dell’ISPESL del Centro Ricerche di Monte Porzio Catone, con particolare riferimento al settore degli apparecchi a pressione. È impegnato anche in attività di ricerca nel settore RBI e FFS. Davide TOGNON, Tecnico Informatico. Dal 1992 all’Istituto Superiore di Sanità dove realizza in collaborazione il sistema di protocollazione ed archiviazione informatizzata in Clipper per l’ufficio di direzione; dal 1995 realizza il collegamento della Farmacopea Ufficiale Italiana con la sede europea e crea la banca dati su cui si basa la pubblicazione della Farmacopea Ufficiale; Dal 1998 in servizio presso l’ISPESL, avvia l’informatizzaione della sede di Udine; dal 2004 sviluppa e gestisce il Centro Banca Dati per la verifica decennale dei serbatoi GPL con tecnica basata sul metodo di Emissione Acustica in conformità alla procedura ISPESL. ALCUNE NOTE PER L’UTILIZZO CORRETTO DELLE UNITÀ DI MISURA DEL SISTEMA INTERNAZIONALE SI Paolo QUARESIMA, Tecnico Meccanico. Dal 1987 svolge attività di collaudatore in campo automobilistico. Dal 1995, nell’ambito dello stesso gruppo coordina il settore di riparazione auto. Dal 2002, assunto come collaboratore tecnico di ricerca presso l’ISPESL, viene assegnato al Laboratorio Controlli Non Distruttivi del Dipartimento Tecnologie di Sicurezza, nell’ambito del quale svolge attività di sperimentazione nel campo dei CND. In particolare assiste la messa a punto di una tecnica basata sul metodo di Emissione Acustica su serbatoi interrati per GPL. Più recentemente è impegnato nella validazione di una tecnica sperimentale, sempre basata sul metodo di Emissione Acustica, finalizzata al monitoraggio strutturale di grandi serbatoi per GPL. - - I nomi delle unità di misura vanno sempre scritti in carattere minuscolo, privi di accenti o altri segni grafici. I nomi delle unità di misura non hanno plurale eccetto: metro, kilogrammo, secondo, candela, radiante. I simboli delle unità di misura devono essere scritti in minuscolo tranne quelli derivanti da nomi propri di persona che vanno scritti con la prima lettera maiuscola. L'unica eccezione è permessa per il litro dove è accettabile sia la “l” minuscola che la “L” maiuscola. I simboli non devono essere seguiti dal punto, salvo che si trovino a fine periodo. I simboli devono sempre seguire i valori numerici. Il prodotto di due o più unità va indicato con un punto a metà altezza o con un piccolo spazio tra i simboli. Il quoziente tra due unità va indicato con una barra obliqua o con esponenti negativi. L'unità se non accompagna la relativa misura deve essere espressa con il suo nome e non con il simbolo. Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 505 Corso di qualificazione ad International Welding Inspector Chievo (VR) 2007 L’ISTITUTO ITALIANO DELLA SALDATURA organizza presso l’Istituto “Antonio Provolo” di Chievo (VR) un Corso completo di Qualificazione ad International Welding Inspector (livello Comprehensive, IWI-C). A tale Corso potranno partecipare anche candidati non in possesso dei requisiti di cui al punto successivo, concordando con la Segreteria le modalità per la propria iscrizione, per il conseguimento di Diplomi al livello Standard o Basic. Requisiti di ingresso Laurea o Diploma di Laurea in Ingegneria; in alternativa, Laurea in Scienza dei materiali, Architettura, Fisica o Chimica, supportate da comprovata esperienza industriale in saldatura oppure Diploma di Scuola Media Superiore ad indirizzo tecnico. Per iscriversi al Corso non è prevista esperienza specifica, quanto il possesso di uno dei titoli di studio previsti dalle vigenti disposizioni internazionali emanate dall’Istituto Internazionale della Saldatura (IIW) e dalla Federazione Europea della Saldatura (EWF): - - Calendario e sede delle lezioni da Settembre a Novembre 2007 da Dicembre 2007 a Marzo 2008 Il Corso ha una struttura modulare, basata su due Corsi successivi denominati Welding Technology e Welding Inspection, di carattere teorico - pratico (chi sia in possesso di un Diploma da Welding Engineer o da Welding Technologist può accedere direttamente al secondo Modulo). Per diluire l’impegno, le lezioni saranno svolte in periodi non consecutivi, secondo il seguente calendario: Modulo Welding Technology: Modulo Welding Inspection: Conseguimento del Diploma Chi sia risultato in possesso dei requisiti di ingresso ed abbia completato il percorso formativo potrà accedere agli esami finali nelle sessioni programmate successivamente alla fine del Corso. Le domande di iscrizione agli esami dovranno essere indirizzate all’Area Certificazione Figure Professionali (tel. 010 8341307, e-mail [email protected]). Iscrizione al Corso Per iscriversi al Corso è sufficiente utilizzare il modulo cartaceo fornito con l’Attività Didattica 2007 oppure procedere on - line attraverso il sito www.formazionesaldatura.it, selezionando il Corso dall’apposito motore di ricerca. La quota di partecipazione al Corso completo è pari ad € 5.000,00 (+ IVA), comprensiva della collana delle pubblicazioni specifiche dell'IIS. Sono accettate iscrizioni solo se effettuate contestualmente al pagamento della relativa quota, il cui pagamento può essere effettuato tramite bonifico bancario sul CC 4500 - Banca Popolare di Milano (ABI 05584 CAB 01400 CIN I), intestato all'Istituto Italiano della Saldatura. Informazioni Per ulteriori informazioni è possibile rivolgersi all’Istituto Italiano della Saldatura (Via Lungobisagno Istria 15, 16141 Genova), Divisione Formazione, al numero 010 8341371 (fax 010 8367780), oppure all’indirizzo di posta elettronica [email protected]. (°) Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 509 Keywords: Computer programs; influencing factors; maintenance; management; railway carriages; railways; repair. with tasks and specific function of operative structures involved. Furthermore it describes the implementation of the Rolling Stock Management System (RSMS) which makes managing and planning of maintenance operations more efficient. Finally, the present work illustrates, giving some significant examples, the managing of welding process during maintenance/refitting stage ensuring a high quality level to structures being involved on the safety of railway service. Manutenzione e riparazione del materiale rotabile V. Esposito * S. Nocchia ** Sommario / Summary L’articolo descrive una sintesi di come è organizzata la manutenzione e la riparazione dei rotabili ferroviari di Trenitalia, nonché i ruoli e le specifiche competenze delle varie strutture operative. Descrive inoltre, l’implementazione di un sistema operativo informatico RSMS (Rolling Stock Management System) per rendere più efficiente la gestione e la pianificazione degli interventi manutentivi. Infine, il presente lavoro illustra attraverso alcuni significativi esempi, la gestione del processo di saldatura in fase manutentiva / riparazione tendente ad assicurare un elevato livello di qualità alle strutture che hanno un impatto sulla sicurezza dell’esercizio ferroviario. This article briefly describes how Trenitalia rolling stock vehicles maintenance and refitting is managed. It also deals (°) Memoria presentata alle Giornate Nazionali di Saldatura 3 - Workshop: “Ferroviario” - Genova, 27 e 28 Ottobre 2005. * Trenitalia - Napoli. ** Trenitalia - Firenze. Inoltre, verso la metà della vita media di un rotabile (15 - 20 anni), per venire incontro alle crescenti esigenze del cliente, si rende spesso indispensabile un restyling, cioè un ammodernamento degli interni, realizzando le condizioni di decoro/comfort apprezzate dai fruitori del servizio. Un esempio su tutti è rappresentato dall’applicazione di impianti di climatizzazione su carrozze adibite al trasporto regionale, progettate in tempi in cui tale “servizio” non era ritenuto indispensabile. Infine negli ultimi anni è stato fatto un massiccio ricorso alla grande ristrutturazione (revamping) per quei rotabili destinati ad una diversa utilizzazione rispetto a quella d’origine (Fig. 1). 2.2 Obiettivo della manutenzione La manutenzione è l’insieme delle attività che rendono possibile lo svolgimento dell’esercizio ferroviario in relazione a parametri quali efficienza, sicurezza e comfort, al fine di offrire un servizio di qualità alla clientela. L’obiettivo della manutenzione è quello di minimizzare il costo globale del prodotto treno, riducendo l’insorgenza dei guasti ed aumentando la disponibilità dei mezzi per l’esercizio. Figura 1 - Intervento di ristrutturazione: trasformazione di una carrozza UIC-X in semipilota. 2.1 Premessa I rotabili ferroviari vengono progettati e costruiti nel rispetto di normative internazionali (UIC), di capitolati tecnici, ecc. e sono caratterizzati dai seguenti fattori: • hanno un costo alquanto elevato • la vita media è di 30 - 40 anni • i tempi di ammortamento sono abbastanza lunghi (25 - 35 anni) • percorrono mediamente ogni anno 280000 - 350000 km. Ne consegue che per mantenerli in efficienza essi sono soggetti a rigorosi programmi di manutenzione il cui intervallo è determinato in base alla percorrenza o in base a scadenze temporali. Evidentemente, in considerazione del lungo periodo di vita, le innovazioni tecnologiche che intervengono rendono difficoltosa la disponibilità e quindi l’approvvigionamento dei ricambi. 2. La manutenzione dei rotabili in Trenitalia di euro all’anno realizzando 5 miliardi di euro di ricavo: un ruolo importante per l’economia e la vita del Paese. V. Esposito e S. Nocchia - Manutenzione e riparazione del materiale rotabile 1. Premessa La qualità attesa dal Cliente, in qualsiasi settore commerciale, rappresenta il principale riferimento di ogni Impresa che intende affermarsi in un mercato sempre più selettivo: al Cliente va rivolta la massima attenzione possibile (people first). Nel campo dei servizi ed in particolare in quello dei trasporti, tale esigenza è sentita maggiormente e, corrispondentemente, risulta elevato anche l’impatto che essa produce sull’immagine dell’Impresa, nell’opinione pubblica. Il settore trasporti è sempre più congestionato. Il trasporto ferroviario sta vivendo oggi, un rinnovato periodo evolutivo che può aprire nuove ed interessanti opportunità di mercato. La ricerca di soluzioni innovative per il miglioramento delle prestazioni del sistema ferroviario sia sotto l’aspetto dell’elevamento della velocità/aumento del comfort che della sicurezza, nonché della caratterizzazione dei rotabili ferroviari in relazione alle mutazioni continue delle esigenze della clientela, impongono ai diversi attori che interagiscono per il raggiungimento di tale obiettivo, dalla progettazione alla fabbricazione, dall’utilizzo alla manutenzione, di mettere a punto nuovi sistemi volti al perseguimento del miglioramento continuo nell’ottica del suddetto soddisfacimento del Cliente. La sicurezza e l’affidabilità del trasporto ferroviario sono due elementi strettamente correlati tra loro e dipendenti dalla qualità dei singoli componenti rotabili (locomotive - carrozze - carri). Infatti il mancato funzionamento di un qualsiasi elemento critico dell’insieme pregiudica l’affidabilità dell’intero prodotto. Alcune cifre: Trenitalia muove ogni giorno 8800 treni, trasporta 1.300.000 persone e 230.000 t di merci. Impiega 55.000 persone ed effettua investimenti per oltre 1,2 miliardi 510 Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 La grande manutenzione (ciclica) dei rotabili di Trenitalia è affidata alla Direzione Tecnica Acquisti Industriali (DTAI), con sede a Firenze, che ha l’obiettivo di assicurare il mantenimento in efficienza, per l’intera durata della vita di progetto di un rotabile. L’attività operativa è effettuata dalle Linee di Manutenzione Ciclica suddivise per tipologia di rotabili con il supporto, fondamentale, dell’Ingegneria della Manutenzione e della Direzione Ingegneria Sicurezza e Qualità di Sistema. Le linee suddette sono organizzate con stabilimenti produttivi (10) dislocati sull’intero territorio nazionale. Per raggiungere tale obiettivo è indispensabile il passaggio attraverso le fasi seguenti: • definizione dei piani di manutenzione • definizione degli interventi di manutenzione • esecuzione dei lavori • controllo tecnico-economico della manutenzione • analisi delle avarie • prevenzione dei guasti 2.3. Il ruolo dell’ingegneria della manutenzione Il ruolo dell’ingegneria della manutenzione è fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi legati all’affidabilità e disponibilità nonché sicurezza ed economicità dei mezzi ferroviari. Spetta a tale settore supportare le linee produttive attraverso: • lo studio delle soluzioni ottimali per la riprogettazione/sostituzione di apparecchiature la cui manutenibilità diviene eccessivamente onerosa Fondamentalmente la manutenzione dei rotabili ferroviari viene espletata su due livelli: • manutenzione corrente • manutenzione ciclica. La manutenzione corrente è concepita per realizzare l’obiettivo di mantenere un rotabile in condizioni di efficienza e di sicurezza. La manutenzione ciclica è la successione di attività manutentive da effettuare ad intervalli di percorrenza o temporali prescritti, il cui scopo è quello di ripristinare le condizioni d’origine del rotabile. Esempio di un ciclo manutentivo di carrozze (Fig. 3): 3. Organizzazione della manutenzione V. Esposito e S. Nocchia - Manutenzione e riparazione del materiale rotabile Figura 2 - L’anello ideale. • lo studio di modifiche, migliorie, ecc. atte a migliorare gli interventi manutentivi • lo studio di nuovi processi di manutenzione • la redazione dei piani di manutenzione dedicati • l’analisi dei costi inoltre, attraverso il sistema feedback, ricevere i dati dall’esercizio e dalla manutenzione corrente, trasformarli in informazioni da trasmettere al: • gestore dei grandi interventi ciclici e ristrutturazioni • gestore della progettazione dei nuovi rotabili per il necessario supporto decisionale. Dalla progettazione alla manutenzione, attraverso il feedback dell’esercizio (Fig. 2). Figura 3 - Rotabili con velocità 200 Km/h: UIC-Z1, eurofima, ristoranti e self service. Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 511 In generale si può affermare che un qualsiasi oggetto, progettato, costruito e 5. Gli effetti della manutenzione In esso si distinguono 4 ambienti di lavoro: 1. Ambiente tecnico: l’insieme delle informazioni relative ai rotabili ed ai suoi componenti • gestione degli archivi tecnici (distinte basi rotabili, programmi di manutenzione, cicli di lavoro, liste di prelievo, ecc.); • gestione dell’anagrafica dei materiali di magazzino (classificazione, dati contabili, ecc.). 2. Gestione operativa: supporta la gestione dei processi operativi • richiesta di intervento manutentivo; • scadenziario della manutenzione programmata; • pianificazione e consuntivazione degli interventi manutentivi; • interventi di riparazione / revisione dei componenti critici dei rotabili; • definizione dei fabbisogni tecnici e movimenti di magazzino. 3. Controllo economico: supporta il controllo dei costi di manutenzione dei rotabili. 4. Esercizio rotabili: l’insieme dei processi per l’analisi dei modi di guasto, l’esame della ricorrenza e probabilità di un evento di guasto ed il grado di criticità delle avarie. V. Esposito e S. Nocchia - Manutenzione e riparazione del materiale rotabile 4. Il sistema manutentivo della manutenzione: RSMS Dal 2002 Trenitalia ha scelto di adottare ed implementare un sistema informativo della manutenzione denominato RSMS, acronimo di Rolling Stock Management System. L’obiettivo, in generale, è quello di gestire e rendere efficienti i processi inerenti la manutenzione, dei rotabili e di seguire il costo del ciclo di vita del rotabile. In particolare RSMS deve fornire alla funzione manutenzione un sistema informativo in grado di raggiungere lo scopo di: • ingegnerizzare tutti i processi manutentivi • supportare la definizione dei fabbisogni di materiale sulla base della gestione della pianificazione degli interventi manutentivi • effettuare le analisi dei modi di guasto dei rotabili e dei loro componenti significativi • fornire al vertice aziendale un sistema strategico di supporto decisionale (report) • seguire il costo dell’intero ciclo di vita del rotabile Il sistema informativo della manutenzione è quel complesso di norme, procedure e strumenti atti ad assicurare e governare l’acquisizione dei dati, con le relative trasformazioni ed informazioni, utili al supporto del processo decisionale (Fig. 4). Figura 4 - Ambienti di lavoro del sistema informativo. 512 Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 collaudato secondo le specifiche tecniche e messo correttamente in opera, si mantiene efficiente se vengono rispettate le condizioni di manutenzione contenute nel “libretto uso e manutenzione”, fornito dal costruttore, durante l’intero ciclo di vita fino a quando non raggiunge la fase di usura per invecchiamento. Durante quest’ultima fase occorre prevederne, per tempo, la sostituzione. In pratica questo ciclo non è così lineare. Alcuni prodotti danno segnali di “cattivo funzionamento” e si guastano. La raccolta di questi segnali, la loro valutazione/elaborazione, e l’adozione tempestiva di azioni correttive, consente di ricondurre al succitato ciclo ideale anche questi componenti. È quindi di fondamentale importanza per il sistema manutentivo di prodotti costituiti da componenti critici, attuare un processo che tenga conto di: • rilevare i dati • effettuare l’identificazione e classificazione • eseguire l’analisi • decidere sugli interventi. 6. Il processo speciale “saldatura” Trenitalia attribuisce una importanza fondamentale alla gestione del processo “saldatura” per la costruzione, la manutenzione e la riparazione dei rotabili e dei sottoassiemi significativi (telaio, carrello, imperiale, ecc.). Il processo di saldatura sui rotabili di nuova costruzione oppure in manutenzione / ristrutturazione effettuato presso Trenitalia o dall’industria privata, è regolato dalle seguenti specifiche tecniche: • n° 373851 “Requisiti di qualità e regole costruttive per strutture saldate” • n° 306806 “Norme sulla designazione e controllo dei giunti saldati”. Le specifiche trasferiscono al processo di saldatura sui rotabili i requisiti sulla qualità ed affidabilità delle saldature definiti nella norma UNI EN 729/ISO 3834. Tali requisiti devono essere applicati sia nella costruzione dei nuovi rotabili, sia nella riparazione o ristrutturazione di quelli esistenti. Figura 5 - Documentazione tecnica: WPS. Allo scopo, quasi tutti i fornitori di Trenitalia che operano nel campo della carpenteria saldata hanno già ottenuto la certificazione UNI EN 729/ISO 3834, oltre al riconoscimento della certificazione UNI EN ISO 9000. Anche all’interno sono stati compiuti passi notevoli. Un esempio è costituito dalla Linea Carrozze, che ha il compito di curare la manutenzione ciclica di circa 10.000 rotabili, dove presso ogni stabilimento produttivo esiste una Figura Professionale in saldatura la cui formazione è stata curata dall’IIS in conformità alle prescrizioni contenute nelle norme in vigore (UNI EN 719/EN ISO 14731). Un coordinamento di saldatura a livello centrale assicura la necessaria assistenza a tutte le Service Unit dei vari stabilimenti sia in termini di formazione del personale (qualificazione dei saldatori) che tecnico (qualifica delle procedure di saldature, ecc.) (Fig. 5). 8.1 Il carrello È formato da un telaio in acciaio al carbonio, realizzato in carpenteria saldata, che racchiude le sale (assi e ruote) i dispositivi del freno, le sospensioni, gli elementi per la trasmissione del moto, ecc. Le sue principali funzioni sono: • sostenere la carrozza/locomotiva/ carro 8. Un esempio di riparazione di un componente critico dei rotabili ferroviari strazione dei requisiti di manualità operativa conferita in conformità a norme UNI EN da Figure Professionali certificate dall’IIS in accordo alla UNI EN 719/ISO 14731 e riconosciute in ambito EWF European Welding Federation) soddisfacendo anche i requisiti delle norme della serie 9000 relative alla certificazione dei sistemi di gestione della qualità. V. Esposito e S. Nocchia - Manutenzione e riparazione del materiale rotabile 7. Dalla “abilitazione” alla “qualificazione” Onde assicurare il livello di qualità più elevato possibile delle saldature di strutture che hanno un grande impatto sulla sicurezza dell’esercizio ferroviario, a partire dal 2000 è stata effettuata una vastissima campagna di sensibilizzazione sulle problematiche connesse alle giunzioni saldate. Conseguentemente presso tutti gli stabilimenti di manutenzione dell’ex Unità Tecnologie Materiale Rotabile (UTMR) sono stati effettuati corsi di formazione, addestramenti pratici che hanno portato al conseguimento della qualificazione di saldatore in accordo alle norme UNI EN 287. Tale attività ha segnato il passaggio dall’abilitazione (dimostrazione del possesso di abilità operatorie manuali, conferita all’interno dell’organizzazione FS rispetto a prescrizioni aziendali, nessun riconoscimento esterno) alla qualificazione (dimo- Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 513 V. Esposito e S. Nocchia - Manutenzione e riparazione del materiale rotabile 8.2 Criticità manutentive - Analisi Nell’ultimo decennio si è registrato un considerevole aumento di anomalie dovute alla corrosione della piattabanda inferiore del longherone del telaio e dell’insorgenza di cricche di fatica in corrispondenza della saldatura di unione anima - piattabanda del longherone. Figure 8, 9 - Studio della soluzione. Le verifiche attuate hanno messo in luce anche altre zone, comunque adiacenti a quella su indicata, che presentavano analoghe criticità (es. supporto ammortizzatore antiserpeggio). Le cause dei due fenomeni sono state individuate per la corrosione, nell’azione aggressiva di sostanze organiche e detergenti espulse attraverso le ritirate “aperte” e contestualmente una non efficace protezione delle lamiere realizzata con un processo di verniciatura alchidica a base acquosa. Mentre il fenomeno cricche, analizzato con il supporto fondamentale dell’Istituto Sperimentale di RFI - Roma, interessa una particolare tipologia di carrelli Figura 6 - Longherone di un carrello ferroviario con il supporto antiserpeggio. Figura 7 - Effetto del fenomeno corrosivo. Figura 11 - Applicazione della nuova piattabanda. • ripartire il carico sugli assi • permettere una migliore azione sterzante • trasmettere gli sforzi orizzontali dagli assi alla cassa. Inoltre il collegamento cassa-carrello deve assicurare l’assenza di perturbazioni di natura oscillatoria (Fig. 6). Figura 10 - Asportazione della parte di piattabanda corrosa. 514 Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 costruiti negli anni ’80, che hanno mostrato l’insorgenza di fenomeni di rottura, dopo circa 20 anni di servizio. La causa rilevata va imputata ad una realizzazione della saldatura di unione anima-piattabanda che non rispetta le prescrizioni del progettista (mancanza di penetrazione al vertice del giunto di testa progettato “a piena penetrazione”). 8.3 Approccio Corrosioni: 1. valutazione del danno: estensione, profondità, famiglia di carrelli interessata 2. analisi del fenomeno: ricerca delle cause, valutazione delle incidenze per tipo di treno e territorio di servizio 3. monitoraggio continuo: CND di superficie (PT/MT) in ogni occasione utile di fermo macchina 4. analisi delle soluzioni possibili: riparazione e/o sostituzione - demolizione 5. sperimentazione delle soluzioni scelte: valutazione dell’impatto della riparazione sui cicli manutentivi, difficoltà operative, costi, formazione del personale, attrezzature, ecc. Figura 12 - Controlli UT. La manutenzione è una funzione fondamentale per il materiale rotabile: da essa dipendono affidabilità e sicurezza del servizio ferroviario. Trenitalia è fortemente impegnata nel fronteggiare la sfida rappresentata sia dalle problematiche legate alla riparazione / ristrutturazione dei vecchi rotabili che proveniente dall’innovazione tecnologica cui sono dotati i nuovi rotabili. La riorganizzazione voluta dal nuovo management con la nascita di una Direzione Tecnica in grado di governare l’intero sistema manutentivo, rendendolo quanto più possibile flessibile e reattivo, l’adozione del sistema informativo RSMS a sostegno della funzione manutenzione, l’attenzione crescente per la formazione / informazione continua del personale operativo (Sistema di Ge- 9. Conclusioni dalle analisi dell’Istituto Sperimentale di RFI - Roma e da ulteriori accertamenti effettuati su sezioni macro prelevate da un telaio carrello poi demolito, da non conformità d’origine nella giunzione anima - piattabanda dello scatolato (longherone) del telaio carrello (Figg. 19÷23). V. Esposito e S. Nocchia - Manutenzione e riparazione del materiale rotabile 8.5 Cricche Fondamentalmente la causa scatenante la nascita e la successiva propagazione delle cricche di una particolare tipologia di carrelli è riconducibile, come appurato 8.4.2 Sostituzione tratto diritto Dalle immagini si può notare l’approccio alla soluzione del problema: studio di fattibilità ed esecuzione/controllo (Figg. 13÷18). Sequenze fotografiche significative della riparazione dei telai carrelli corrosi (Figg. 7, 8, 9). Realizzazione della soluzione studiata, presso lo stabilimento di Messina (Figg. 10, 11, 12). 8.4.1 Sostituzione tratto curvo della piattabanda 8.4 Risoluzione 7. elaborazione della documentazione tecnica: disegni, procedure operative, WPS/WPQR, procedure CND, ecc. 8. formazione tecnica del personale qualificato: prove di lavoro 9. analisi dei costi e dei tempi: incidenza sui tempi di attraversamento dei rotabili associati 10.effettuazione della riparazione. Figure 13-14-15-16-17-18 - Studio e realizzazione della soluzione. 6. valutazione della qualità delle riparazioni adottate: indagini distruttive e controlli non distruttivi di volume atti a determinare il risultato conseguito rispetto alle norme di riferimento ed alle specifiche dell’Ingegneria di Base e Ricerca Figure 19 e 20 - A cricche rilevate attraverso controlli non distruttivi a mezzo liquidi penetranti. Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 515 V. Esposito e S. Nocchia - Manutenzione e riparazione del materiale rotabile Controlli effettuati presso l’Istituto Sperimentale di RFI - Roma Figure 21 e 22 - Evento: cedimento di un telaio di un carrello Fi. zione, costruzione e nella manutenzione dei rotabili ferroviari. Verso tale processo Trenitalia, in qualità di committente, presta enorme attenzione. Il possesso dei requisiti prescritti dalle normative europee quali la EN 729/ ISO 3834, per le aziende che operano su strutture saldate è una esigenza di base per Trenitalia. È fondamentale, affinché il livello di qualità dei rotabili e del servizio ferroviario si sviluppi nella giusta direzione, che gli attori del processo (Trenitalia - Costruttori/ Riparatori) e gli Enti di riferimento come l’Istituto Italiano della Saldatura, indirizzino le proprie energie nell’evoluzione continua degli standard di riferimento per il processo di saldatura. Salvatore NOCCHIA, diplomato Perito Industriale (specializzazione Meccanica) presso l’Istituto Leonardo da Vinci di Firenze. Ha ottenuto la certificazione in qualità di Esperto Tecnico per la certificazione di aziende UNI EN 729 / ISO 3834 e quella in European Welding Inspection Technologist. Ha partecipato ai gruppi di lavoro WG 31 del CEN /TC 256 per la stesura della serie di norme prEN 15085 “Saldatura nei rotabili ferroviari”. Dal 1984 ricopre l’incarico di esperto tecnico di saldatura sia nell’ambito delle costruzioni saldate dei nuovi Rotabili Ferroviari che nella manutenzione e riparazione delle strutture saldate dei rotabili in esercizio. Attualmente lavora presso Trenitalia nella Direzione Ingegneria Sicurezza Qualità di Sistema - Tecnologie Materiale Rotabile di Firenze. Di Ruzza-Bianchi-Martino: «Il sistema informativo della manutenzione». Piro G., Vacuna G.: «Il materiale rotabile rimorchiato». Principe E.: «Nozioni sui veicoli FS per viaggiatori». Bibliografia Figura 23 - Campione prelevato dal longherone criccato con le relative analisi di laboratorio. stione delle Competenze), sono solo alcuni esempi che confermano la volontà di Trenitalia di affrontare al meglio la sfida suddetta. In tale contesto, la saldatura, in quanto processo speciale, rappresenta un punto critico nella progetta- Vincenzo ESPOSITO, lavora presso Trenitalia - Direzione Tecnica e Acquisti Industriali - Linea Componenti - Ingegneria Manutenzione Componenti di Napoli. Attualmente si occupa di processi di saldatura applicati alla manutenzione /riparazione dei componenti strutturali dei rotabili ferroviari. È certificato EWT/EWI; è in possesso delle certificazioni CND di Livello 3 secondo la norma UNI EN 473 nei metodi UT,MT,PT,VT. 516 Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 9,$$57,*,$1, 725%,$72',$'52%6,7$/< 7(/)$; ZZZJEFLQGXVWULDOWRROVFRPVDOHV#JEFLQGXVWULDOWRROVFRP qGDVHPSUHOHDGHUQHOOHVROX]LRQL SHULOWDJOLRHORVPXVVRGLWXELHODPLHUHD IUHGGR/D1RVWUDJDPPDFRSUHLGLDPHWUL GD´D´SHUWXWWLLWLSLGLWXELLQPHWDO OR ODVFLDQGR XQ RWWLPR JUDGR GL ILQLWXUD /HJJHUH VHPSOLFL IDFLOL GD XWLOL]]DUH OH 1RVWUH PDFFKLQH VRQR XQ VROLGR SDUWQHU VXFXLIDUHRJQLJLRUQRDIILGDPHQWR Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 519 Keywords: Cruciform joints; fatigue loading; fatigue strength; fictitious notch radius, finite element analysis; local effects; weld toes; welded joints. dence between two local approaches to assess the fatigue strength of welded joints: Radaj’s approach based on fictitious notch rounding and a recently proposed approach based on the local strain energy density (SED) averaged over a given control volume. This volume surrounds the weld root or weld toe, both modelled as sharp (zero radius) V-notches with different opening angles. The two approaches are applied to load carrying and nonload carrying cruciform joints and the theoretical fatigue notch factors Kf are compared. The SED averaged over the control volume is determined from finite element models with very fine meshes, as typically designed to evaluate the intensity of the asymptotic stress distributions, and also from coarse meshes, showing a surprisingly good correspondence. This fact is surely of interest in view of possible applications of the SED method to components of complex geometry. Verifiche a fatica di giunti saldati mediante criteri locali: un confronto tra il criterio basato su un raggio di raccordo fittizio e il criterio della densità di energia di deformazione in un volume finito P. Lazzarin * F. Berto * D. Radaj ** Sommario / Summary L’obiettivo del lavoro è dimostrare la stretta corrispondenza esistente tra due criteri locali per la verifica a fatica delle unioni saldate: il criterio di Radaj basato su un raggio di raccordo fittizio e il criterio della densità di energia di deformazione (SED) mediata su un preciso volume di controllo. Tale volume, riconducibile a un settore circolare nei casi di tensione o deformazione piana, è posizionato in corrispondenza del piede o della radice dei cordoni di saldatura, dopo aver però modellato tali zone come intagli a V non raccordati di diverso angolo di apertura. I due criteri sono applicati a giunti saldati a croce, a cordone portante e non portante, e i relativi fattori teorici di riduzione della resistenza a fatica K f vengono confrontati fra loro. Il valore medio della densità di energia di deformazione è determinato sia utilizzando modelli agli elementi finiti con mesh particolarmente fini, utilizzate abitualmente quando si vuole determinare l’intensità dei campi di tensione asintotici, sia mesh rade, mostrando un ottimo accordo fra i risultati. Il fatto è di notevole interesse in vista di una possibile applicazione del metodo a strutture saldate di geometria complessa. The aim of the paper is to demonstrate the close correspon* Dipartimento di Tecnica e Gestione dei sistemi industriali, Università di Padova - Vicenza. ** Dept. of Mechanical Engineering, Technical University at Braunschweig - Braunschweig (Germania). per angoli di apertura inferiori a Radice del cordone 102.6°). In questi casi è quindi possibile operare una semplificazione e usare direttamente il range del fattore di Modo I, Δ K1, per sintetizzare la resistenza a fatica di giunti a cordone d’angolo aventi differenti Bisettrice geometrie [3]. dell’intaglio Una curva S-N in termini di Δ K 1 è possibile non solo nella fatica ad alto numero di cicli (N≥2x10 6 ), ma anche nella vita a termine, e questo perché una larga percentuale della vita di propagazione della cricca di fatica è spesa in propagazione di una cricca corta nella zona governata dalla singolarità dell’intaglio a V non raccordato. Il problema del criterio basato sui fattori di intensificazione delle tensioni è che una variazione dell’angolo presente al piede dei cordoni di saldatura impedisce un confronto diretto in termini di NSIF. Ciò vale ovviamente anche per la radice dell’intaglio dove la zona di mancata penetrazione definisce una fessura con angolo di apertura nullo e il fattore K 1 torna ad avere le dimensioni dei più convenzionali fattori di intensificazione delle tensioni (SIF) della Meccanica della Frattura Lineare Elastica, ossia MPa았앙 m . Un confronto fra geometrie con angoli di apertura diversi può essere ristabilito utilizzando l’energia di deformazione mediata su un volume di controllo centrato sull’apice dell’intaglio a V che modella il piede o la radice dei cordoni di saldatura. [5-8]. Nei casi piani il volume di controllo diventa un settore circolare di raggio R0, così come rappresentato nella Figura 1. Ovviamente, la densità di energia di deformazione è esprimibile in forma chiusa sulla base dei fattori K1 e K2 che caratterizzano la geometria del giunto e il tipo di sollecitazione [5-7]. A parità di geometria locale e globale, i fattori cambiano in un Piede del cordone a) b) caso di flessione pura rispetto a un caso di trazione pura [9]. In relazione al valore del raggio di controllo R0, questo è stato determinato riesaminando statisticamente centinaia di dati sperimentali relativi a giunti ottenuti con i più comuni procedimenti di saldatura ad arco. Per i giunti saldati in acciaio da costruzione si ha un raggio di controllo R 0=0.28 mm, che scende a R 0 =0.12 mm nel caso di giunti in lega leggera [6,7]. L’utilizzo del valore medio della densità di energia di deformazione in combinazione con un’ipotesi di deformazione piana, giustifica appieno l’utilizzo di un criterio lineare elastico anche nella fatica a medio termine. È stato infatti dimostrato da Lazzarin e Zambardi [10] come sia possibile estendere a un volume finito che abbraccia l’apice di un intaglio a V non raccordato il criterio di Glinka e Moski [11,12] inizialmente formulato come criterio di punto valido solo per l’apice di un intaglio raccordato: l’energia di deformazione nel volume di controllo non cambia in condizioni di snervamento localizzato (“small scale yielding”) rispetto all’ipotesi lineare elastica. Il valore di R 0 per gli acciai strutturali saldati è stato ottenuto utilizzando in combinazione due valori medi sperimentali relativi a 5x10 6 cicli e un rapporto nominale di ciclo R=0. Figura 1 - Volume (area) di controllo posizionato al piede e alla radice dei cordoni di saldatura (a); sistema di coordinate polari e componenti di tensione. P. Lazzarin et al. - Verifiche a fatica di giunti saldati mediante criteri locali: un confronto tra il criterio, ecc. Introduzione Per valutare (stimare) la resistenza a fatica ad alto numero di cicli di giunti saldati di diversa geometria Radaj [1] suggerì l’utilizzo delle tensioni efficaci dovute all’intaglio (‘effective notch stresses’), calcolate dopo avere introdotto un raggio di raccordo fittizio ρ f = 1.0 mm al piede e alla radice dei cordoni di saldatura. Il valore di tale raggio, valido per i comuni acciai da costruzione a bassa resistenza, è stato determinato da Radaj utilizzando l’espressione di Neuber ρ f = ρ + s ρ *. Stime in favore di sicurezza basate su un raggio di raccordo reale ρ =0 e su una lunghezza microstrutturale ρ *=0.4 mm (per ‘cast iron’), in combinazione con un fattore di multiassialità s = 2.5, si sono dimostrate realistiche per giunti saldati in acciaio strutturale con nucleazione e propagazione delle cricche di fatica a partire dal piede o dalla radice dei cordoni di saldatura [2]. Utilizzando nelle valutazioni di resistenza a fatica delle unioni saldate il criterio basato sui fattori generalizzati di intensificazione delle tensioni (“Notch Stress Intensity Factors”, o NSIF), così come formalizzato da Lazzarin e Tovo [3], il piede del cordone è modellato con un intaglio a V non raccordato (“sharp V-notch”, ρ = 0) e le distribuzioni locali di tensione nelle sezioni piane trasversali sono date in funzione dei fattori generalizzati di intensificazione delle tensioni di Modo I e di Modo II, qui nel seguito indicati con i simboli K1 e K2. Questi fattori esprimono l’intensità delle distribuzioni di tensione asintotiche in accordo con la soluzione teorica ottenuta da Williams, valida nell’ipotesi di tensione o deformazione piana [4]. Nei casi in cui si possa assumere in corrispondenza del piede dei cordoni di saldatura un angolo di 135 gradi, che è certamente il valore più comune nei giunti a cordone d’angolo, solo il contributo di Modo I è singolare mentre quello di Modo II non lo è (si ricorda infatti che il contributo di Modo II è singolare solo 520 Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 P. Lazzarin et al. - Verifiche a fatica di giunti saldati mediante criteri locali: un confronto tra il criterio, ecc. Numero di cicli a rottura, N Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 521 Figura 5 - Resistenza a fatica di giunti saldati testa a testa e di giunti con cordone d’angolo in lega leggera, in funzione del valore medio della densità di energia di deformazione [13]; banda di dispersione tratta dalla referenza [8]. Cicli a rottura, N vivenza PS=10% e PS=90%, in perfetto accordo con la banda S-N normalizzata di Haibach [14]. Più recentemente, è stato anche dimostrato dagli scriventi come la banda di dispersione evidenziata nella Figura 3 possa essere applicata anche ai giunti saldati testa a testa in acciaio [13], come documentato nella Figura 4. Nel caso invece di giunti in lega leggera (Fig. 5), il raggio del volume di controllo diminuisce (R 0 =0.12mm) mentre aumenta la pendenza inversa k della banda di dispersione (k=2.0 contro k=1.5 dei giunti saldati in acciaio). Figura 3 - Resistenza a fatica di giunti saldati in acciaio a cordone d’angolo, a croce e a T, in funzione del valore medio della densità di energia di deformazione; banda di dispersione definita da valore medio ± 2 deviazioni standard; piatti principali di spessore t variabile tra 6 e 100 mm; piatti trasversali di spessore variabile tra 3 e 220 mm; innesco delle cricche di fatica in corrispondenza del piede o della radice dei cordoni di saldatura, figura tratta dalle referenze [8,13]. non portante e rotture finali innescate sia al piede sia alla radice dei cordoni è mostrata nella Figura 3 [8,13]. In tutti i casi considerati, il piede dei cordoni era modellato come un intaglio a V non raccordato, ρ = 0, che diventa semplicemente una cricca nel caso della radice dei cordoni. La Figura 3 evidenzia come l’indice di dispersione T W , relativo a due diverse probabilità di sopravvivenza, PS=2.3% e P S =97.7 %, sia pari a 3.3. Comunque, l’indice di dispersione diventa 1.50 se riconvertito in termini di range della tensione locale e alle probabilità di soprav- Distanza lungo la bisettrice, r [mm] Figura 2 - Componenti di tensione di Modo I (σθ e σr) e di Modo II (τrθ) lungo la bisettrice dell’intaglio. In particolare: • il valore ΔK1 =211 MPa(mm)0.326 per giunti a croce con angolo di apertura 2 α = 135° al piede dei cordoni; il range in questione rappresenta un valore medio ottenuto da giunti sollecitati con un rapporto nominale di ciclo R=0; • un range di tensione nominale ΔσA=155 MPa (R=0, Pf=50%) relativo a giunti saldati testa a testa con cordone rasato (per vari acciai da costruzione). Una sintesi estesa a circa 650 dati sperimentali, principalmente tratti da giunti a croce con cordone d’angolo portante e Cicli a rottura, N Figura 4 - Resistenza a fatica di giunti saldati testa a testa in acciaio in funzione del valore medio della densità di energia di deformazione [13]; confronto con la banda di dispersione della Figura 3. Valore medio della densità di energia di deformazione Valore medio della densità di energia di deformazione Componenti di tensione/tensione nominale Valore medio della densità di energia di deformazione fattori di intensificazione delle tensioni è dedicato l’intero capitolo 7, pagine 296333 del libro). Quando il raggio di raccordo ρ è posto pari a zero, gli NSIF quantificano l’intensità delle distribuzioni asintotiche presenti vicino all’apice dell’intaglio a V (punto di singolarità). Usando un sistema di coordinate polari (r, θ) avente l’origine centrata sull’apice dell’intaglio a V (come già evidenziato nella Figura 1), i fattori generalizzati di intensificazione delle tensioni di Modo I e Modo II possono essere definiti, in accordo con Gross e Mendelson [16], nella forma seguente: (1) Lungo la bisettrice dell’intaglio (θ=0), le componenti di tensione σ θθ e σ rr sono disaccoppiate dalla componente τ rθ : le prime due dipendono dal campo di tensione di Modo I, la terza da quello di Modo II. La Figura 2 mostra l’andamento delle tensioni lungo la bisettrice dell’intaglio laterale a V con angolo di apertura di 135 gradi. Per una distanza dall’apice dell’intaglio superiore a un decimo dello spessore, le tensioni seguono una variazione lineare in un diagramma con scale doppie logaritmiche. Le tensioni σ θθ e σ rr hanno un grado di singolarità che coincide esattamente con quello teorico previsto dalla soluzione di Williams ( λ 1 – 1 = -0.326). La componente τ r θ è invece non singolare, e la I parametri e1 ed e2 dipendono dall’angolo di apertura dell’intaglio 2α , dall’ipotesi di rottura e dal rapporto di Poisson v del materiale [8]. Per alcuni angoli, la Tabella I riporta i valori dei parametri nella relazione (2). Con v=0.3, e 1 vale 0.117 quando 2 α =135° e 0.133 quando 2 α =0. Nel secondo caso, che caratterizza la radice dei cordoni di saldatura, anche la distribuzione di Modo II è singolare. Il raggio di controllo mostrato nella Figura 3 era stato valutato usando la seguente relazione [5-8]: (2) pendenza, in accordo con la soluzione teorica, vale λ2– 1 = -0.302. Determinati i fattori K1 e K2 utilizzando le relazioni (1), tutte le tensioni presenti in un generico punto appartenente alla zona governata dalla singolarità posso essere espresse in funzione di K1 e K2. In campo lineare elastico tensioni e deformazioni sono, come ben noto, legate fra loro dalle equazioni di Lamè. È quindi possibile esprimere la densità di energia di deformazione in qualunque punto prossimo al vertice dell’intaglio e mediare poi la densità di energia nel volume di controllo posto al piede o alla radice dei cordoni di saldatura, come già evidenziato nella Figura 1. In sintesi, considerando condizioni di deformazione piana, la densità di energia di deformazione mediata nel settore circolare di raggio R0 vale: P. Lazzarin et al. - Verifiche a fatica di giunti saldati mediante criteri locali: un confronto tra il criterio, ecc. È interessante notare come, riaggiornando il raggio R0, il valore medio della densità di energia di deformazione resti praticamente invariato rispetto a quello dei giunti saldati in acciaio. Una valutazione accurata degli NSIF richiede modelli agli elementi finiti con maglia molto fine in modo da poter seguire i forti gradienti di tensione presenti nelle zone prossime ai punti di singolarità; al contrario, il valore medio della densità di energia di deformazione sul volume di controllo può essere determinato accuratamente anche utilizzando modelli a maglia larga [15]. Questo fatto può giocare un ruolo essenziale per l’applicabilità del metodo ai componenti di geometria complessa. In questo contributo, verranno analizzati in termini di valore medio della densità di energia di deformazione alcuni modelli di giunti a croce già analizzati in passato da Radaj [1] usando il criterio dell’arrotondamento fittizio dell’intaglio (“fictitious notch rounding”). Qui invece le regioni al piede e alla radice dei cordoni di saldatura vengono modellate come intagli a V non raccordati. I relativi fattori di resistenza a fatica Kf vengono messi a confronto mostrando una ottima corrispondenza fra i due metodi. Inquadramento analitico Il grado di singolarità dei campi di tensione indotti da intagli a V a spigolo vivo fu analizzato per la prima volta da Williams [4] con riferimento a casi piani in presenza di sollecitazioni di Modo I e Modo II (per maggiori dettagli si veda la Ref. [2], dove al criterio basato sui π/3 π/6 π/12 0 2α [rad] 0.5445 0.5122 0.5014 0.5002 0.5000 λ1 1.1489 0.9085 0.7309 0.5982 0.5453 0.5000 λ2 0.117 0.130 0.146 0.150 0.145 0.140 0.134 0.112 0.129 0.168 0.215 0.273 0.306 0.341 TABELLA I - Valori dei parametri presenti nell’equazione (2); e 1 ed e 2 ottenuti in ipotesi di deformazione piana utilizzando l’ipotesi di Beltrami (criterio della densità di energia di deformazione totale) e un rapporto di Poisson v=0.3. π/2 0.6157 1.3021 e2 2π/3 0.6736 e1 3π/4 522 Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 (3) tire a posteriori il valore della densità di energia locale ricavato direttamente dai modelli FEM al corretto volume di controllo usando la semplice espressione: Risultati delle analisi numeriche e discussione Geometria e condizioni di sollecitazione dei giunti a croce e dei giunti a T con cordone portante e non portante sono mostrati nella Figura 6. Due diversi tipi di reticolo sono stati disegnati per valutare la densità di energia di deformazione nel settore circolare posto in corrispondenza del piede e della radice dei cordoni. Le analisi numeriche sono state effettuate ipotizzando uno stato di deformazione piana. Le mesh di tipo A erano molto fitte (con circa 75000 nodi e 24000 elementi finiti, principalmente quadrilateri a 8 nodi), con le caratteristiche tipiche delle mesh utilizzate nelle valutazioni dei fattori generalizzati di intensificazione delle tensioni; le mesh di tipo B erano, al contra- a) Piede del cordone Radice del cordone Figura 7 - Reticolo a maglia larga (mesh di tipo B) usato nelle analisi agli elementi finiti; volume di controllo al piede (a) e alla radice del cordone (b) per la valutazione della densità di energia di deformazione (settore circolare e circonferenza con R*=1 mm). b) Consideriamo dapprima i risultati relativi al piede dei cordoni. Le mesh di tipo A e quelle di tipo B danno risultati in ottima corrispondenza, con differenze non superiori al 2.5%. Questo significa che è possibile ottenere risultati relativi all’energia di deformazione mediata nel volume di controllo anche utilizzando mesh rade, assolutamente non idonee alla valutazione dei fattori di intensificazione delle tensioni K1 e K2. Molto soddisfacente è anche il confronto con i valori di Kf ottenuti da Radaj in Ref. [1] con il raggio di raccordo fittizio, sulla base di accurate analisi agli elementi al contorno. La differenza massima percentuale è pari al 5% (caso D). Ha trovato quindi una precisa conferma l’idea di una stretta corrispondenza tra i due metodi. È importante infine osservare come un incremento di R 0 da 0.15 mm a 0.28 mm (il valore già sugge- (5) rio, piuttosto rade, con soli 10 o 16 elementi finiti per modellare il settore circolare con raggio R*=1 mm (Fig. 7). I valori di K f ottenuti dalle analisi agli elementi finiti sono riportati nella Tabella II, assieme con quelli già presentati da Radaj nella referenza [1]; tutti i valori sono suddivisi in funzione dell’intaglio di interesse (punti t, b oppure r). P. Lazzarin et al. - Verifiche a fatica di giunti saldati mediante criteri locali: un confronto tra il criterio, ecc. dove i parametri di resistenza a fatica Δ σ A e Δ K 1 A ( P f = 5 0 % ) va l i d i a N A =5x10 6 cicli a rottura erano stati ricavati dalla letteratura. Al fine di rendere più agevole un confronto diretto con i valori di Kf forniti dal criterio di Radaj, si è considerato qui un raggio di raccordo ridotto, R 0=0.15 mm, corrispondente a un valore di riferimento Δσ A =190 MPa, aumentato rispetto al valore utilizzato nella relazione (3). Il fattore di riduzione della resistenza a fatica basato sulla densità media di energia di deformazione nel volume di controllo può essere espresso nella forma seguente: (4) In questa relazione ΔWnom rappresenta il valore nominale della densità di energia di deformazione in condizioni di deformazione piana (con ΔσA=190 MPa). Assumendo un raggio del volume di controllo R* maggiore di R 0 (per esempio, R*=1 mm, con l’obiettivo di ridurre il numero di gradi di libertà dei modelli agli elementi finiti), è possibile riconver- Figura 6 - Geometria dei giunti saldati a croce analizzati con il metodo degli elementi finiti; designazioni originali (D)-(P) tratte dalla Referenza [1]; piede e radice dei cordoni di saldatura modellati come intagli a V non raccordati (in corrispondenza dei punti p e t) o come cricche (punto r) nella valutazione della densità di energia di deformazione locale. Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 523 P. Lazzarin et al. - Verifiche a fatica di giunti saldati mediante criteri locali: un confronto tra il criterio, ecc. TABELLA II - Confronto fra i fattori di resistenza a fatica valutati sulla base della densità di energia di deformazione (SED) con R0=0.15 mm e quelli basati sul raggio di raccordo fittizio, già riportati nella referenza [1]. I valori ottenuti come la mesh rada di tipo B (con R*=1 mm) sono stati riconvertiti al raggio R0=0.15 mm mediante la relazione (5). Kfb,W Kfb Kfr,W Kfr Radice del cordone, punto r Kfb,W Piede del cordone, punto b Kft Piede del cordone, punto t Kft,W 1.77 Kft,W 2.45 4.03 1.65 1.56 Ref. [1] 2.50 3.95 / 1.66 Mesh B 4.50 / / 4.51 Ref. [1] 4.34 / / 4.31 Mesh B 4.40 / 2.45 4.42 Mesh A 3.13 3.30 2.40 2.68 2.33 Ref.[1] 3.09 2.16 3.13 2.41 2.67 5.79 Mesh B 3.08 5.60 3.17 E 2.66 5.61 Mesh A L 3.14 D M 3.15 diverso, Δσ A =155 MPa (P s =50%, N=5x106 cicli), che diventava ΔσA=210 MPa (Ps=50%, N=2x106 cicli) considerando una pendenza inversa k=3 per i giunti saldati a cordone rasato. Il fattore di riferimento diventa quindi 300/210=1.43 essendo 300=240/0.8 il valore ottenuto per il materiale base passando da una Ps=10% a Ps=50%. Queste differenze nei valori di resistenza a fatica di riferimento meritano ulteriori approfondimenti. 3.12 [1] [2] [3] [4] [5] [6] [7] [8] [9] ➠ segue Radaj D.: «Design and analysis of fatigue resistant welded structures», Abington Publishing, Cambridge 1990. Radaj D., Sonsino C.M., Fricke W.: «Fatigue assessment of welded joints by local approaches», Woodhead Publishing, Cambridge, 2006, 2nd edn. Lazzarin P., Tovo R. 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(2005): «Fatigue strength of steel and aluminium welded joints based on generalised stress intensity factors and local strain energy values», Int J Fract 133, pp. 247-276. Lazzarin P. (1999): «Effetto della flessione sui campi di tensione e sulla resistenza a fatica di giunti saldati», Rivista Italiana della Saldatura, n. 2, pp. 137-143. Bibliografia possibili alcuni aggiustamenti mirati. In parallelo, si osserva come nella prima proposta [5] del metodo basato sulla densità di energia di deformazione è stato usato il valore Δσ A =160 MPa (Ps=97.7%) a N=2x106 cicli, come suggerito dall’Eurocodice 3 per il materiale base non saldato, comportando quindi un fattore 225/160=1.41 relativo alle resistenze a fatica di riferimento. Successivamente, nelle referenze [6,7] già citate in precedenza, si è utilizzato un valore P rito nelle referenze [5-8]), provocherebbe una diminuzione di KfW in accordo con l’equazione (4), con un fattore di riduzione costante per tutti i casi e pari a 1.226. In parallelo, come conseguenza diretta dell’incremento di R0, il range di resistenza a fatica di riferimento ΔσA diminuirebbe da 190 MPa a 155 MPa, con un rapporto tra i due range che è ancora esattamente pari a 1.226. È quindi evidente che le previsioni di resistenza a fatica fatte in accordo con il criterio del valore medio della densità di energia di deformazione non cambiano se si aggiornano contemporaneamente R 0 e ΔσA. Consideriamo infine i risultati relativi alle radice dei cordoni di saldatura, punto r. Per brevità, il confronto si limita qui ai risultati riportati nelle referenze [1] e quelli ottenuti con le mesh di tipo B. Le ultime due colonne della Tabella II mostrano come le differenze tra Kfr,W e Kfr siano leggermente maggiori rispetto a quelle riscontrate al piede dei cordoni, con una differenza percentuale che oscilla tra il +6% (caso M) e il -7% (caso P). I due metodi continuano a dare previsioni che, seppure non coincidenti, sono comunque in ottimo accordo fra loro. In conclusione, si può dire che una più o meno completa corrispondenza dei fattori teorici di riduzione della resistenza a fatica si ottiene introducendo il valore ΔσA=190 MPa come resistenza di riferimento per entrambi i metodi. Nel metodo del raggio di raccordo fittizio i valori ΔσA=240 MPa (con probabilità di sopravvivenza P s=90%) [1, 2] o Δσ A =225 MPa (P s =97.7%) [17] a N=2x10 6 cicli sono ormai sufficientemente ben stabiliti in ambito IIW, ma ciò non significa che non siano in futuro 524 Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 P. Lazzarin et al. - Verifiche a fatica di giunti saldati mediante criteri locali: un confronto tra il criterio, ecc. [10] Lazzarin P., Zambardi R. (2002): «The equivalent strain energy density approach reformulated and applied to sharp V-shaped notches», Fatigue Fract Engng Mater Struct 25, pp. 917-928. [11] Glinka G., Molski K. (1981): «A method of elastic-plastic stress and strain calculation at a notch root». Mater, Sci. Engng. 50, pp. 93-100. [12] Glinka G. (1985): «Energy density approach to calculation of inelastic strainstress near notches and cracks», Engng Fract Mech 22, pp. 485-508. [13] Lazzarin P., Berto F., Radaj D. (2006): «Uniform fatigue strength of butt and fillet welded joints in terms of the local strain energy density», Proc. 9th International Fatigue Congress, IFC9, Atlanta, USA, 2006. (Organised by Elsevier). On CD Rom. [14] Haibach E.: «Service fatigue strength - methods and data for structural analysis» (in German), Springer Verlag, Berlin 2002. [15] Lazzarin P., Berto F.: «Control volumes and strain energy density under small and large scale yielding due to tensile and torsion loading», submitted, to Fatigue Fract Engng Mater Struct. [16] Gross R., Mendelson A. (1972): «Plane elastostatic analysis of V-notched plates», Int J Fract Mech 8, pp. 267-276. [17] Hobbacher A. (Ed.): «Fatigue design of welded joints and components», Abington Publishing, Cambridge 2005 (updated edn.). Paolo LAZZARIN, Professore ordinario di Costruzione di Macchine presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università di Padova (Sede di Vicenza). Svolge la sua attività di ricerca nell’ambito della analisi strutturale, con particolare riferimento agli effetti di intaglio e al comportamento a fatica di componenti meccanici. Insegna “Costruzione di macchine” nel corsi di laurea triennali in Ingegneria Gestionale e Ingegneria Meccanica e “Danneggiamento e Meccanica della frattura” nella laurea specialistica di Ingegneria Meccanica. Da alcuni anni fa parte del comitato editoriale della Rivista “Fatigue and Fracture of Engineering Materials and Structures”. È autore di circa 150 articoli scientifici pubblicati in Italia e all’estero. Filippo BERTO, laureato in Ingegneria Gestionale all’Università di Padova, ha ottenuto il titolo di Dottore di ricerca in “Progetto e costruzione di macchine” godendo di una borsa di dottorato della Paioli S.p.A. di Bologna. Ha recentemente preso servizio come ricercatore presso l’Università di Padova. Si occupa di effetti di intaglio e resistenza statica e a fatica di componenti strutturali. Dieter RADAJ, Professore Emerito di Ingegneria Meccanica all’Università Tecnica di Braunschweig, (Germania) e già Senior Research Manager alla DaimerChrysler di Stoccarda. Ha presieduto numerose Commissioni internazionali su temi di ricerca e sviluppo nel campo delle strutture saldate e della progettazione dei veicoli. È autore di 14 volumi sulla meccanica dei materiali e la progettazione a fatica, due dei quali tradotti anche in cinese. Ricordiamo qui solo i libri più noti: • D. Radaj: Design and analysis of fatigue resistant welded structures, Abington Publishing, Cambridge 1990. • D. Radaj: Welding residual stresses and distorsion. DVS-Verlag, Düsseldorf, 2003. • D. Radaj: Ermüdungsfestigkeit. Springer, 2003, 2nd edn. • D. Radaj, C.M. Sonsino, W. Fricke; Fatigue assessment of welded joints by local approaches. Woodhead Publishing, Cambridge, 2006, 2nd edn. Quest’ultimo volume contiene circa 1000 riferimenti bibliografici, 50 dei quali relativi a lavori di ricercatori italiani. È inoltre autore di circa 200 articoli prevalentemente orientati alle previsioni di resistenza dei componenti strutturali, alla teoria dell’elasticità, alla meccanica della frattura, all’effetto di intaglio, alla progettazione delle unioni saldate, alla valutazione delle tensioni residue e delle distorsioni indotte da saldatura. Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 525 International Institute of Welding For the respective test method, “key headlines” will be followed in order to obtain rapid information about the intention of a certain test method and its applicability for weldments. The “key headlines” are Materials, Test solution, Procedure and Weldments. The forms of corrosion considered are: • • • • • • • • C.O. Pettersson * T. Boellinghaus ** T. Kannengiesser ** General corrosion Pitting corrosion Intergranular corrosion Crevice corrosion Stress corrosion Corrosion fatigue Galvanic corrosion Field testing. KEYWORDS: Austenitic stainless steels; Carbon steels; Corrosion; Corrosion tests; Crevice corrosion; Duplex stainless steels; Fatigue strength; Galvanic corrosion; Intergranular corrosion; Low alloy steels; Mechanical properties; Nickel alloys; Pitting corrosion; Stainless steels; Stress corrosion; Unalloyed steels; Welded joints; Weld metal. This document has been produced by experts in the field of corrosion testing and corrosion resistant alloys under the auspices of sub-commission IX-H of the International Institute of Welding (IIW). It is intended to be a useful reference guide to standardised corrosion tests, listed in numerous national and international standards. Most corrosion tests were originally developed to assess various corrosion properties of parent metals and alloys. Many of these tests have been modified or adapted for use with weld metals and welded joints and this document is designed to act as a summary of the features of the various tests in the context of welds and welded joints. It is not intended to be a text book on corrosion testing but it is hoped that it will prove to be a useful aid to welding engineers and materials engineers who are not corrosion specialists in their own right. It is important to recognise that this document is a summary of published standards and should not be used as a substitute for such standards.The user is strongly advised to refer to the original standards to confirm precise and specific details. Summary C o r ro s i o n t e s t i n g o f w e l d s , a rev i ew o f m e t h o d s ( °) 1. Introduction A number of tests are used to establish the corrosion resistance of stainless steels and nickel alloys. Several methods are found in national and international standards but procedures are also employed that are specific for individual laboratories and for manufacturers of corrosion resistant alloys. This document is a statement of different common standards and methods used for corrosion testing of stainless steels and nickel alloys, with particular emphasis on weldments and weld metal. Since welding is a major joining method for fabrication of equipment, weldments should be included as much as possible in test programmes. It concentrates on wet corrosion environments and does not cover high temperature corrosion in gaseous environments. It is also important to bear in mind that accelerated corrosion tests give indicative results only. The expression “as welded” in this document, refers to a non post weld heat treated weldment for which slag and oxides have been removed. (°) Doc. IIW-1804-07 (ex-doc. IX-2197-06/IX-H635-06) recommended for publication by Commission IX “Behaviour of metals subjected to welding”. * Sandvik Materials Technology, (Sweden). ** Federal Institute for Materials Research and Testing BAM, (Germany). Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 529 ASTM G 1: Standard Practice for Preparing, Cleaning and Evaluating Corrosion Test Specimens Bare solid metal spe- To be selected cimens Bare solid metal spe- Not applicable cimens Comments 3.1.1. ASTM G 31: Standard Practice for Laboratory Immersion Corrosion Testing of Metals H2SO4’ 5 – 50% Solution 3.1.1 JIS G 0591: Method of sulphu- Stainless steels ric acid test for stainless steels Fourteen environments that are Suitable for weldments in as-welded described in the standard condition. Can also be used with other environments than those given in the standard. Most used standard for testing general corrosion Materials C.O. Pettersson et al. - Corrosion testing of welds, a review of methods Standard 2. List of standards Nr 3.1.2 ASTM G 157: Standard Guide Wrought iron – and for Evaluating the Corrosion nickel alloys Properties of Wrought Iron– and Nickel-Based Corrosion Resistant Alloys for the Chemical Process Industries 3.1 General corrosion 3.1.3 Wrought iron – and nickel-based alloys Fourteen corrosive environIntended for as-manufactured and asments consisting of four inorwelded specimens in corrosive ganic acids, two organic acids, systems sodium hydroxide and two acid mixtures 6% FeCl3 solution ASTM G 48: Standard Test Bare solid metal spe- 6% FeCl3 solution and Methods for Pitting and cimens 6% FeCl3 + 1% HCl solution Crevice Corrosion Resistance of Stainless Steels and Related Alloys by use of Ferric Chloride Solution Same as for 4.2.1 Suitable for weldments Suitable for weldments 3.1.4 MTI-1 Test Method: Laboratory Testing of Iron – and Nickel-Based Alloys for Corrosion Resistance in Selected Media 3.2.1 JIS G 0578: Method of ferric Stainless steels chloride rest for stainless steels Can be used for weld metal and weldments. Not as suitable as 4.2.4 3.2 Pitting corrosion 3.2.2 Chloride environment Suitable for weldments. Can be used on as-welded surfaces Can be used for all-weld-metal and weldments. As-welded or post weld treated 3.2.3e ASTM G 61: Standard Test Iron-, nickel-, or Method for Conducting Cyclic cobalt-alloys Potentiodynamic Polarization Measurements for Localized Corrosion Susceptibility of Iron-Nickel-, or Cobalt-Based Alloys 1M NaCl 3.2.4e Austenitic stainless steels, Duplex (Austenitic-Ferritic) stainless steels and other related alloys Guidance in examination and evaluation of pits ASTM G 150: Standard Method for Electrochemical Critical Pitting Temperature Testing of Stainless Steels Not applicable 3.2.5 ISO 11463: Corrosion of General metals and metals and alloys – Evaluation alloys of pitting corrosion 1M NaCl 3.2.6e Suitable for weldments. Can be used on as welded surfaces. ASTM G150 is more referred to ISO 17864: Determination of the critical pitting temperature under potentiostatic control Austenitic stainless steels, Duplex (Austenitic-Ferritic) stainless steels and other related alloys 6% FeCl3 solution Duplex (AusteniticFerritic) stainless steels 3.2.7 ASTM A 923-C: Ferric chloride corrosion test for classification of structures of duplex stainless steels Not to be confused with ASTM G 48. This method does not determine the critical pitting temperature. It is designed solely for detection of detrimental intermetallic phases in duplex stainless steels 530 Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 Nr Standard C.O. Pettersson et al. - Corrosion testing of welds, a review of methods 3.3.5 3.3.4 3.3.3 3.3.2 3.3.1 ISO 3651-1: Determination of Austenitic and auste- HNO3 65% resistance to intergranular cor- nitic-ferritic stainless rosion of stainless steels – steels Part.1: Austenitic and ferritic – austenitic (duplex) stainless steels – Corrosion test in nitric acid medium by measurement of loss in mass ASTM A 262 Practice F: Copper – Copper Sulphate – 50% Sulphuric Acid Test for Determining Susceptibility to Intergranular Attack in Austenitic Stainless Steels ASTM A 262 Practice E: Copper – Copper Sulphate – 16% Sulphuric Acid Test for Detecting Susceptibility to Intergranular Attack in Austenitic Stainless Steels ASTM A 262 Practice C: Nitric Acid Test for Detecting Susceptibility to Intergranular Attack in Austenitic Stainless Steels Austenitic stainless steels Austenitic stainless steels Austenitic stainless steels ASTM A 262 Practice B: Austenitic stainless Ferric Sulphate-Sulphuric steels Acid Test for detecting susceptibility to Intergranular Attack in Austenitic Stainless Steels Method A: 16% H2SO4 + CuSO4 Method B: 35% H2SO4 + CuSO4 Method C: 40% H2SO4 + CuSO4 10% CuSO4 + 50% H2SO4 6% CuSO4 + 16% H2SO4 HNO3 65% Approximately 3% Fe2(SO4)3 and 50% H2SO4 Suitable method for weld metal and weldments Suitable method for weld metal and weldments Corresponds to 4.3.2. Suitable method for weld metal and elements for use in strongly oxidizing environments Suitable method for weld metal and weldments Suitable method for weld metal and weldments Suitable method for weld metal and weldments for use in strongly oxidizing environments Suitable method for weld metal and weldments Comments 3.3.6 ISO 3651-2: Determination of resist. to intergran. corrosion of stainless steels – Part 2: Ferritic, austenitic and ferritic-austenitic (duplex) stainless steels – Corrosion test in media containing sulphuric acid 50% H2SO4 + 4% Fe2(SO4)3 Conform to 4.3.2. Suitable method for weld metal and elements for use in strongly oxidizing environments Solution 3.3.7 JIS G 0572: Method of ferric Austenitic stainless sulphate-sulphuric acid test for steels stainless steels 65% HNO3 May be used for weldments and weld metal Materials 3.3.8 JIS G 0573: Method of 65% HNO3 acid test for stainless steels 10% HNO3 + 3% HF 3.3 Intergranular corrosion 3.3.9 JIS G 0574: Method of nitric- Molybdenumhydrofluoric acid test for stain- bearing austenitic less steels stainless steels Conform to 4.3.6. Suitable method for weld metal and weldments Austenitic stainless steels Ferritic, austenitic and austenitic-ferritic (duplex) stainless steels 3.3.10 JIS G 0575: Method of copper Ferritic, austenitic sulphate-sulphuric acid test for and austenitic-ferristainless steels tic (duplex) stainless steels Similar to 4.3.5 and 4.3.6. Suitable method for weld metal and weldments Method A: 16% H2SO4 + CuSO4 Method B: 35% H2SO4 + CuSO4 Method C: 40% H2SO4 + CuSO4 3.3.11 GOST 6032: Methods for determination of intercrystalline corrosion resistance Austenitic, austenitic-martensitic, austenitic-ferritic, and ferritic stainless steels Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 531 Comments Suitable method for weld metal and weldments Solution ASTM A 763: Standard Practi- Ferritic stainless ces for Detecting Susceptibisteels lity to Intergranular Attack in Ferritic Stainless Steels Method W: Oxalic acid Method X: Fe2(SO4)3 + H2SO4 Method Y: H2SO4 50% + CuSO4 Method Z: H2SO4 16% + CuSO4 Suitable method for weld metal and weldments Materials ISO 9400: Nickel-based alloys Nickel alloys – Determination of resistance to intergranular corrosion Method A: H2SO4 + Fe2(SO4)3 Method B: H2SO4 + CuSO4 Method C: HCl Method D: HNO3 Can be used on weldments and weld metal Nickel alloys ASTM G 48: Standard Test Stainless steels and 6% FeCl3 solution and Methods for Pitting and nickel-based chro6% FeCl3 + 1% HCl solution Crevice Corrosion Resistance mium-bearing alloys of Stainless Steels and Related Alloys by use of Ferric Chloride Solution Can be used for welds when reinforcements are removed. Flat specimens needed to get a well defined crevice Can be used for welds when reinforcements are removed. Flat specimens needed to get a well defined crevice Austenitic stainless steels 3.4.1 Chloride-containing aqueous solutions including seawater Can be used for weld metal and weldments Fe2(SO4)3 + 50% H2SO4 Standard C.O. Pettersson et al. - Corrosion testing of welds, a review of methods Nr 3.3.12 3.3.13 3.3.14 ASTM G 28: Standard Test Methods of Detecting Susceptibility to Intergranular Corrosion in Wrought, Nickel-Rich, Chromium-Bearing Alloys 3.3.15e GOST 9.914: Electrochemical methods for determination of intercrystalline corrosion resistance 3.4.2 ASTM G 78: Standard Guide Iron and nickel for Crevice Corrosion Testing alloys of Iron-Base and Nickel-base Stainless Alloys in Seawater and other Chloride Containing Aqueous Environments 3.4 Crevice corrosion 3.4.3 Can be used for welds when reinforcements are removed. Flat specimens needed to get a well defined crevice 3.5.2 3.5.1 ISO 7539-2: Preparation and use of bent beam specimens ISO 7539-1: General guidance on testing procedures Metals and alloys Metals and alloys ASTM G 36: Standard PracStainless steels tice for Evaluating Stress-Corrosion-Cracking Resistance of Metals and Alloys in a Boiling Magnesium Chloride Solution To be selected To be selected Can be used on weldments. Not suitable for certain alloys. 4.5.8 is then a better choice MTI-2 Test Method: LaboraWrought iron – and 6% FeCl3 solution tory Testing of Iron- and nickel – based alloys Nickel-Based Alloys for Relative Resistance to Crevice Corrosion in a 6% Ferric Chloride (FeCl3) Solution 3.5.2 ISO 7539-3: Preparation and use of U-bend specimens To be selected 3.5 Stress corrosion 3.5.2 Metals and alloys 45% MgCl2 3.5.2 ISO 7539-4: Preparation and use of uniaxially loaded tension specimens 532 Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 3.5.5 3.5.4 3.5.3 3.5.2 3.5.2 3.5.2 3.5.2 3.5.2 Nr ASTM G 30: Standard Practice for Making and Using Ubend Stress-Corrosion Test Specimens ASTM G 39: Standard PracMetals and alloys tice for Preparation and Use of Bent-Beam Stress-Corrosion Test Specimens ASTM G 38: Standard Practice for Making and Using Cring Stress – Corrosion Test Specimens ISO 7539-9: Preparation and use of pre-cracked specimens for tests under rising load or displacement ISO 7539-8: Preparation and use of specimens to evaluate weldments ISO 7539-7: Slow strain rate testing Standard Metals and alloys Metals and alloys Metals and alloys ISO 7539-6: Preparation and Metals and alloys use of pre-cracked specimens for tests under constant load or constant displacement ISO 7539-5: Preparation and use of C-ring specimens Metals and alloys To be selected To be selected To be selected To be selected To be selected To be selected To be selected To be selected Suitable for testing of weldments Suitable for testing of weldments Suitable for testing of weldments Suitable for testing of weldments Developed for testing of weldments C.O. Pettersson et al. - Corrosion testing of welds, a review of methods 3.5.6 Weldable metals and To be selected alloys ASTM G 49: Standard PracMetals and alloys tice for Preparation and Use of Direct Tension Stress-Corrosion Test Specimens 25% NaCl + H3PO4 for pH adjustment Comments 3.5.7 ASTM G 58: Standard Practice for Preparation of StressCorrosion Test Specimens for Weldments Stainless steels including austeniticferritic (duplex) steels Acidified aqueous environment Can be used for testing of weldments containing H2S Solution 3.5.8 ASTM G 123: Standard Test Method for Evaluating StressCorrosion Cracking in alloys with Different Nickel Contents in Boiling Acidified Sodium Chloride Solution Metals and alloys Acidified aqueous environment Suitable for testing of weldments containing H2S Materials 3.5.9 NACE TM0177: Laboratory Testing of Metals for Resistance to Specific Forms of Environmental Cracking in H2S Environments Corrosion resistant alloys and steels Acidified aqueous environment Suitable for testing of weldments containing H2S Metals and alloys 3.5.10 ASTM G 129: Standard Practice for Slow Strain Rate Testing to Evaluate the Susceptibility of Metallic Materials to Environmentally Assisted Cracking Corrosion resistant alloys and steels Suitable for testing of weldments. To be used when 4.5.1 does not give a relevant environment 3.5.10 NACE Standard TM 0198-98: Slow Strain Rate Test Method for Screening Corrosion Resistant Alloys (CRAs) for Stress Corrosion Cracking in Sour Oilfield Service Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 533 Nr Standard Pipeline steels To be selected Solution A: 5% NaCl + 0,5% Acetic acid Solution B: Synthetic seawater saturated with H2S Suitable for testing of weldments Suitable for testing of weldments C.O. Pettersson et al. - Corrosion testing of welds, a review of methods 3.5.11 NACE TM 0284-96: Evaluation of Pipeline and Pressure Vessel Steels for Resistance to Hydrogen-Induced Cracking Carbon steels, lowalloy steels and corrosion-resistant alloys Can be used for weldments Comments 3.5.12 NACE MR 0175 ISO 15156: Petroleum and natural gas industries – Materials for use in H2S containing environments in oil and gas production Wrought Iron- and A solution of MgCl2 that boils Nickel-Based Alloys at 155 ± 1,0°C Can be used for weldments Suitable for testing of weldments Solution 3.5.13 MTI-3 Test Method: Laboratory Testing of Iron – and Nickel-Based Alloys for Relative Resistance to Stress Corrosion Cracking in a Boiling Magnesium (MgCl2) Solution Wrought Iron- and A 0,6% solution of NaCl Nickel-Based Alloys To be selected Suitable for testing of weldments Materials 3.5.14 MTI-5 Test Method: Laboratory Testing of Iron- and Nickel-Based Alloys for Relative Resistance to Stress Corrosion Cracking in a Sodium Chloride (NaCl) Drop Evaporation System To be selected 3.6 Corrosion fatigue 3.6.1 Metals and alloys ISO 11782-1: Cycles to failure Metals and alloys testing Suitable for testing of weldments 3.6.2 To be selected Very suitable for testing of weldments This can be a useful test for weldments, particularly where there is a risk of galvanic corrosion with certain weld metal/base metal combinations, which the test will reveal. Corrosion of a welded coupon is best reported by description and thickness measurements, rather than a millimetre per year rate, because the attack is often localised and not representative for the whole surface. Process environment ISO 11782-2: Crack propagation testing using pre-cracked specimens 3.7 Galvanic corrosion 3.7.1 ASTM G 71: Standard guide Metals and alloys for Conducting and Evaluating Galvanic Corrosion Tests in Electrolytes 3.8 Field testing 3.8.1 ASTM G 4: Standard Guide Metals and alloys for Conducting Corrosion Coupon Tests in Field Applications Appendix I: Environmentally assisted cracking Appendix II: Full scale testing a test coupon in a specified corrosive environment for a certain period of time. The corrosion rate is determined by measuring the mass loss. Pre cleaning is important to prevent oxides and slag residues contributing to the weight loss after immersing. Post cleaning, to remove corrosion products, must be done with care in order not to remove uncorroded metal. Appendix III: Applications of stress corrosion standards NOTE e = electrochemical method 3. Corrosion test methods ISO 11845 standard: “Corrosion of metals and alloys - General principles for corrosion testing” serves as a useful introductory document. 3.1 General corrosion The susceptibility to general corrosion of a material is studied by immersion of 534 Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 3.1.1 ASTM G 1: “Standard practice for preparing, cleaning and evaluating corrosion test specimens” ASTM G 31: “Standard practice for laboratory immersion corrosion testing of metals” Material: Bare solid metal specimens. Test solution: To be selected based on material and application. Procedure: The test specimen is fully immersed in the test solution and corrosion rate is determined by weight loss. The temperature of the test solution is to be selected but should be controlled within ± 1°C. Weldment: Feasible test for weldments. However, result should not be reported as weight loss for the reasons mentioned above. 3.1.2 JIS G 0591: “Method of sulphuric acid test for stainless steels” The scope of this Japanese Industrial Standard is to specify a method to evaluate the susceptibility of stainless steels to general corrosion by measuring the weight loss of a sample, when immersed in boiling sulphuric acid. Material: Stainless Steels. Test Solution: Sulphuric acid solution, 5 - 50 wt-percent. Procedure: Test specimen to be prepared having 10 - 30 cm2 of total surface area. Sample to be machined, ground and polished to 240 paper followed by wet polishing up to 600 grit paper. Degreasing followed by drying. Specimen to be weighed to nearest 1 mg before immersing in the boiling test solution for 6 hours. After test, remove eventual corrosion products by cleaning with 30% nitric acid followed by brushing with a soft brush in running water. After drying, weigh to obtain the loss of mass. Mass loss to be reported in unit g/m2/h. Weldment: This method can be used for, wrought stainless steel, castings and deposited metals. 3.1.3 ASTM G 157: “Standard guide for evaluating the corrosion properties of wrought iron-and nickel-based corrosion resistant alloys for the chemical process industries” This guide covers an evaluation approach that is designed to provide information on the corrosion properties of wrought iron- and nickel alloys for the chemical process industries. It incorpo- 3.2.1 ASTM G 48:“Standard test methods for pitting and crevice corrosion resistance of stainless steels and related alloys by use of ferric chloride solution” ASTM G 46: “Standard guide for examination and evaluation of pitting corrosion” The G 48 standard is divided into six methods. Method A, B, C, D, E and F. Method A is designed to determine the relative pitting resistance of stainless steels and nickel-base, chromiumbearing alloys. Recommended test temperatures are 22°C and 50°C, but other temperatures may be used depending on alloy and chemical composition. Method C is used for determining critical pitting temperature for nickel-base and chromium-bearing alloys. Method E is used for determining critical pitting temperature for stainless steels. 3.2 Pitting corrosion The resistance of a stainless steel or a nickel alloy to pitting corrosion in a chloride-containing environment can be determined by two methods: • Exposing a sample to a chloride-containing environment by immersing at a pre set temperature • Electrochemical determination by detecting changes of the anodic current density of a specimen. Both methods are suitable for welded specimens and can be used on as-welded surfaces. The reason for using the welded specimen is to evaluate the corrosion resistance of the weld deposit. The weldment shall be made with filler metal using the GTAW (TIG) process. The test temperature are to be selected from the following listed: 30, 50, 70, 90, 110 and 130°C. The aim is to determine the lowest temperature at which the corrosion rate exceeds 5 mpy (0,13 mm/year). Specimen evaluation procedures provide for weight loss measurements for evaluation of general corrosion and low power surface microscopic examination for presence of localized corrosion, such as pitting, stress corrosion, intergranular attack, end grain corrosion and preferential weld attack. Weldment: The MTI-1 test method is intended for both base materials and weldments. C.O. Pettersson et al. - Corrosion testing of welds, a review of methods rates test conditions for general corrosion measurements in a variety of environments. The use of this approach will allow direct comparisons to be made among alloys from various suppliers. This guide is intended to provide a series of evaluations that will assist engineers dealing with chemical environments in selecting appropriate alloys. It is also intended for alloy developers to assist them in choosing environments and test methods that are of particular interest to the chemical process industries. Material: Wrought iron and nickel alloys. Test solution: The general corrosion resistance is determined in 14 test solutions (listed in the standard). Procedure: For general corrosion, the test samples are immersed in 14 test solutions at various temperatures to determine the lowest temperature at which the corrosion rate exceeds 0,13 mm/year (5 mpy). Weldment: The standard is very suitable for testing weldments in the as-welded condition. Where the corrosion resistance of the weld deposit is equal to or better than that of the parent metal, a welded specimen can be used in lieu of the as-manufactured specimen and thus avoid running additional tests. 3.1.4 MTI-1 Test Method: “Laboratory testing of iron- and nickel-based alloys for corrosion resistance in selected media” This method describes the procedure for corrosion tests to determine the relative resistance of wrought iron- and nickelbased alloys to corrosion in selected media. These tests are intended to provide corrosion data suitable for preliminary evaluation prior to testing for specific chemical applications. Each alloy is tested in the as-manufactured and as-welded condition. The corrosion test media have been selected to provide a wide spectrum of corrosive environments which are economically important to the chemical industry. Material: Wrought iron- and nickelbased alloys in the as-manufactured and as-welded condition. Test solution: Fourteen different corrosive environments are used (listed in the standard). Procedure: Two kinds of specimens shall be used: (a) as-manufactured specimens and (b) as-welded specimens. Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 535 3.2.3e ASTM G 61: “Standard test method for conducting cyclic potentiodynamic polarization measurements for localized corrosion susceptibility of iron-, nickel-, or cobalt-based alloys” This test method gives a procedure for conducting cyclic potentiodynamic polarization measurements to determine relative susceptibility to localized corrosion (pitting and crevice corrosion). Material: Iron, nickel, and cobalt alloys. Test Solution: Chloride environment. Process: An indication of the susceptibility to initiation of localized corrosion in this test method is given by the potential at which the anodic current increases rapidly. The higher this potential, obtained at a fixed scan rate, the less susceptible is the alloy to initiation of localized corrosion. Weldment: The test method can be used for weldments. In contrast to Method A, the testing time is 72 h. After washing and drying, the pitting depth is determined and the lowest temperature producing pitting of minimum depth of 0,025 mm is the CPT. A fresh solution is used for every test. Evaluation: For method A, the mass loss shall be expressed as g/m2/h. For method B, the continuous immersion time, the test temperature, the maximum pitting depth and the determined CPT (°C) shall be described together. Weldment: Suitable method for testing of weldments. The test will give information about the weakest area of the weldment (Weld metal, fusion line or HAZ). As-welded or post weld treated surfaces can be tested. T (°C) = 2.5 (wt-% Cr) + 7.6 (wt-% Mo) + 31.9 (wt-% N) - 41.0 50°C as a standard. However, the test temperature may be changed by agreement. After immersing for 24 h, corrosion products are gently removed and the specimen is dried, the loss by corrosion is determined by weighing. The depth of pitting and the density of pits are also determined. A fresh solution is prepared for each new test. • (Method B) The sample preparation and weighing are the same as for Method A. The starting temperature is not specified but may be chosen by using the following formula as a guideline. C.O. Pettersson et al. - Corrosion testing of welds, a review of methods Material: Bare solid metal specimens of stainless steels or nickel-base and chromium-bearing alloys. Test solution: Method A: Ferric chloride pitting test. 6% FeCl3 (by mass) solution. Method C and E: Critical pitting temperature test. 6% FeCl 3 (by mass) and 1% HCl resulting in a pH controlled environment over the test temperatures. Procedure: The test specimen is fully immersed in the test solution. The result is determined by weight loss measurements in combination with visual inspection. Specimen faces are examined for pits at low magnification (20X). Pit sites should be probed with a needle to expose sub surface attack. For methods A and C the exposure time is 72 hours although method A is often used with a 24 hour exposure time when testing stainless steels and their weldments. Weldment: Suitable method for testing of weldments. The test will give information of the weakest area of the weldment (weld metal, fusion line or HAZ). Aswelded or post weld treated surfaces can be tested. As ASTM G-48 is a rather coarse method to test materials for pitting and crevice corrosion, it shall not be over-interpreted. 3.2.2 JIS G 0578: “Method of ferric chloride test for stainless steels” The scope of this JIS standard is to specify the ferric chloride test method (method A) to evaluate the pitting resistance of stainless steels by determining the corrosion rate in 6% ferric chloride solution. The standard also specifies a method (method B) to determine the critical pitting temperature (CPT) of highly corrosion resistant steels in 6% ferric chloride solution. Material: Stainless steels. Test solution: Hydrochloric acid solution containing 6% ferric chloride. Procedure: • (Method A) The test specimen shall have a total surface that is larger than 10 cm 2. Wet polishing to be carried out to grit size 600 followed by degreasing and drying. The specimen to be weighed to the nearest 1 mg before immersing in the test solution. The quantity of the test solution shall be a minimum 20 ml/cm 2. The test temperature shall be at 35°C or 536 Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 3.2.4e ASTM G 150: “Standard method for electrochemical critical pitting temperature testing of stainless steels” This method covers a procedure for the evaluation of the resistance of stainless steel and related alloys to pitting corrosion based on the concept of the determination of a potential independent critical pitting temperature (CPT). This test method applies to wrought and cast products including but not restricted to plate, sheet, tubing, bar, forgings and weldments. Material: Austenitic stainless steels, duplex (Austenitic-Ferritic) stainless steels and other related alloys. Test Solution: 1M NaCl. Procedure: The specimen is exposed, either entirely or in part, depending on test cell configuration, to the test solution initially at 0°C. After an initial temperature stabilization period, the solution is heated at a rate of 1°C/min. About 60 seconds before the temperature scan is commenced, the specimen is anodically polarized to a potential above the pitting potential range. This potential is kept constant during the whole temperature scan. The CPT is defined as the temperature at which the current increases rapidly. Pitting is confirmed visually after the test. Weldment: The method is excellent for determining the CPT of as-welded surfaces of weldments. 3.2.5 ISO 11463: “Corrosion of metals and alloys - Evaluation of pitting corrosion” This international standard gives guidance on the selection of procedures that can be used in the identification and examination of pits and in the evaluation of pitting corrosion. 3.2.6e ISO 17864: “Corrosion of metals and alloys - Determination of the critical pitting temperature under potentiostatic control” This international standard describes the procedure for determining the critical pitting temperature for stainless steels (austenitic, ferritic/austenitic, ferritic stainless steels) under potentiostatic control. This standard is very similar to ASTM G 150. The principal advantage is the rapidity with which the critical pitting temperature can be measured in a single test. The critical pitting tempera- ture, as determined in this international standard, can be used as a relative index of performance, for example to compare the relative performance of different grades of stainless steel. Material: Austenitic stainless steels, duplex (Austenitic-Ferritic) stainless steels and other related alloys. Test solution: 1,0 Mol/l NaCl. Procedure: The exposed surface area of the specimen is measured. The specimen, counter electrode and salt bridge are placed in the test cell. The cell is then filled with the solution, which is stirred continuously throughout the test. When the potential has been applied for 60 s or longer, the temperature of the specimen shall be increased at a controlled rate. The CPT is defined as the temperature at which the current density reaches 100 μA.cm2 and then remains above this level for a minimum of 60 s. Weldment: The method is excellent for determining the CPT of as-welded surfaces of weldments. 3.2.7 ASTM A 923-C: “Ferric chloride corrosion test for classification of structures of duplex stainless steels” NOTE - This standard shall not be confused with ASTM G 48. This method does not determine the critical pitting temperature. It is designed solely for detection of detrimental intermetallic phases in duplex stainless steels. 3.3 Intergranular corrosion 3.3.1 ASTM A 262 Practice B: “Ferric sulphate-sulphuric acid test for detecting susceptibility to intergranular attack in austenitic stainless steels” The ferric sulphate-sulphuric acid test detects susceptibility to intergranular attack associated with the precipitation of chromium carbides in unstabilized austenitic stainless steels. It does not detect susceptibility to intergranular attack associated with sigma phase. The exception is stabilised stainless steels of type 321 (and perhaps 347) and cast austenitic stainless steels containing Mo, it also detects intergranular attack associated with sigma phase. Material: Austenitic stainless steels. Test solution: Approximately 3% Fe2(SO4)3 and 50% H2SO4. Balance distilled water. Procedure: Specimen to be weighed to nearest 0,001 g and immersed in boiling solution for 120 hours. After 120 hours, the specimen shall be rinsed and dried and weighed. The weight loss is calculated and the corrosion rate to be reported as millimetres of penetration per month. Weldment: The test is suitable to use on weldments. 3.3.3 ASTM A 262 Practice E (Strauss test): “Copper-copper sulphate-16% sulphuric acid test for detecting susceptibility to intergranular attack in austenitic stainless steels” The test indicates the susceptibility of intergranular attack associated with the precipitation of chromium-rich carbides. It does not detect susceptibility associated with sigma phase. Material: Austenitic stainless steels. Test solution: 6 weight-% of anhydrous CuSO 4 and 16 weight-% of H 2 SO 4 . Balance water. Electrolytic grade copper shot or grindings are added to the solution in a sufficient quantity (the effective galvanic coupling between copper and the test specimen may have importance). Procedure: No particular size of the test specimen is specified. The testing apparatus dictates the final size and shape of the test specimen. Each specimen shall be degreased prior to being tested. Specimens of extra low carbon and stabilised grades are tested after sensitising heat treatment at 675°C for 1 hour. Specimen to be completely immersed in the test solution at ambient temperature, which is then brought to boil and maintained boiling throughout the test period. The time of the test shall be minimum of 24 hours. The test specimen shall be bent through 180° over a diameter equal to the thickness of the specimen being bent. The bent specimen shall be examined under low magnification (5 to 20X). The appearance of fissures or cracks indicates the presence of intergranular attack. Weldment: The method is suitable for testing of weldments. The weld - base metal interface shall be located approximately at the centreline of the bend. Face, root or side bend tests may be performed. The bend radius shall not be less than that required for mechanical testing in the appropriate material specification (for base metal) or in ASME Code Section IX (for welds). The loss of weight is determined after each testing period and for the total of the test periods. The corrosion rate is usually reported as millimetres per month. Weldments: This practice can be applied to wrought products, castings and weld metal of various grades intended for use in strongly oxidizing environments. C.O. Pettersson et al. - Corrosion testing of welds, a review of methods 3.3.2 ASTM A 262 Practice C (Huey test): “Nitric acid test for detecting susceptibility to intergranular attack in austenitic stainless steels” The scope of the test is to measure the relative susceptibility of austenitic stainless steels to intergranular attack. Intergranular attack in nitric acid is associated with: 1) Intergranular precipitation of chromium carbides, 2) Sigma or transition phases in molybdenum-bearing grades, and 3) Sigma phase constituents in stabilised grades. The test may be used to evaluate the heat treatment accorded “as-received” material. It is also used to check the effectiveness of stabilising elements and of reductions in carbon content in preventing susceptibility to rapid intergranular attack. Note that the boiling nitric acid test should not be used for extra low carbon molybdenum-bearing grades, unless the material tested is to be used in nitric acid service. Specimens of extra low carbon and stabilised grades are tested after a sensitising heat treatment at 675°C for 1 hour. This practice may be applied to wrought products (including tubes), castings, and weld metal of the various grades of stainless steels. Material: Austenitic stainless steels. Test solution: Nitric acid 65%. Procedure: The maximum convenient weight of specimens is 100 g. Specimens containing welds should be cut so that no more than 13 mm width of base metal is included on either side of the weld. The specimen should be measured, including the inner surfaces of any holes, and the total exposed area calculated. The specimen shall be weighed to the nearest 0,001 g. The specimen is fully immersed in the boiling acid for five periods of 48 hours each. Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 537 3.3.6 ISO 3651-2: “Determination of resistance to intergranular corrosion of stainless steels - Part 2: Ferritic, austenitic and ferritic-austenitic (duplex) stainless steels - Corrosion test in media containing sulphuric acid” This part of ISO 3651 specifies methods for the determination of resistance to intergranular corrosion of ferritic, austenitic and ferritic-austenitic (duplex) stainless steels in media containing sulphuric acid. The test methods included are: • Method A: the 16% sulphuric acid/ copper sulphate test (Strauss test). • Method B: the 35% sulphuric acid/ copper sulphate test. • Method C: the 40% sulphuric acid/ferric sulphate test. The methods are applicable to stainless steels supplied in the form of castings (welds), rolled or forged products and tubes and intended for use in mildly oxidizing acid medium. Material: Ferritic, austenitic and ferriticaustenitic (duplex) stainless steels. Test solution: • Method A: 16% H 2 SO 4 + ~ 10% CuSO4. • Method B: 35% H 2 SO 4 + ~ 11% CuSO4. • Method C: 40% H 2 SO 4 + ~ 2.5% Fe2(SO4)3. Procedure: Sensitisation heat treatment to be performed on stabilized steels and steels with low carbon content. Test pieces, which are not solution annealed after welding, shall be tested in the as-welded condition. No additional sensitisation heat treatment shall be performed. Sensitisation by welding applies to all the stainless steels covered by this part of ISO 3651. For corrosion testing, a test piece is prepared according to the standard, and is immersed in a solution according to A, B or C for a specified time. The test piece is then subject to a bend test. The convex surface of the test piece is examined after bending in order to reveal any cracks caused by intergranular corrosion. The duration of the test shall be 20 hours. The corrosion rate to be reported as mm/year or in g/m2/h. Weldment: The same applicability as for 3.3.2. C.O. Pettersson et al. - Corrosion testing of welds, a review of methods 3.3.4 ASTM A 262 Practice F: “Coppercopper sulphate -50% sulphuric acid test for determining susceptibility to intergranular attack in austenitic stainless steels” This test may be used to evaluate the susceptibility of an austenitic stainless steel to integranular corrosion caused by chromium carbide precipitation. The test does not detect susceptibility to intergranular attack associated with sigma phase. Material: Austenitic stainless steels. Test Solution: Approximately 10% CuSO 4 and 50% H 2 SO 4 . A piece of copper with dimensions of 3.2 x 19 x 38 mm, or an equivalent area of copper shot or chips, may be used. Procedure: Specimens of extra low carbon and stabilised grades are tested after a sensitising heat treatment at 675°C for 1 hour. The specimen to be tested is immersed in the boiling test solution for 120 hours. The weight loss of the specimen is determined by weighing (before and after immersing) on an analytical balance to the nearest 0,001 g. The corrosion rate should be reported as millimetres of penetration per month. No bending is involved. Weldment: It is possible to use this test to evaluate the resistance of extra low carbon grades to sensitisation, caused by welding, and to estimate the susceptibility to intergranular attack. 3.3.5 ISO 3651-1: “Determination of resistance to intergranular corrosion of stainless steels - Part.1: Austenitic and ferritic-austenitic (duplex) stainless steels - Corrosion test in nitric acid medium by measurement of loss in mass (Huey test)” This standard is very similar to ASTM A 262 Practice C (3.3.2 above). There are, however, minor differences in the following areas. Material: Austenitic and ferriticaustenitic (duplex) stainless steels (3.3.2 ASTM A 262 Practice C, is intended for austenitic stainless steels only). Test solution: Identical with 3.3.2. Procedure: Sensitisation to be made for stabilised steels and steels with C ≤0,03%. 700°C ± 10°C for 30 min. Welded pieces shall not be submitted to a sensitizing heat treatment. Testing procedure in corrosive solution is identical to 3.3.2. 538 Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 For the bend test following the 20 hour boiling period, cylindrical and flat pieces from wrought products shall be bent to at least 90° over a mandrel with a radius not exceeding the thickness of the test piece. For evaluation, the bent test piece shall be examined under low magnification (about 10 X), in order to detect cracking. Weldment: The standard is, among others, intended for testing intergranular corrosion caused by sensitisation during welding. 3.3.7 JIS G 0572: “Method of ferric sulphate-sulphuric acid test for stainless steels” This Japanese Industrial Standard specifies a method for testing for intergranular corrosion by measurement of weight loss of an austenitic stainless steel specimen in a boiling solution of sulphuric acid and ferric sulphate. Material: Austenitic stainless steels. Test solution: 50 ± 0,3% sulphuric acid + ~ 4% ferric sulphate. Procedure: The test specimen, which can be taken from castings, wrought material or deposited metal, shall have a total area of 10 - 30 cm 2. The surfaces shall be dry polished to grit size 120 minimum or wet polished to size 80 minimum. Sensitisation of the specimen shall be carried out for stabilised steels and for steels containing a maximum of 0,030% carbon. The sensitisation shall be carried out before polishing at a temperature of 650°C for 2 h followed by air cooling. The specimen is weighed to the nearest 1 mg and immersed in the boiling test solution for 120 h. Other durations of testing can be agreed upon. After the test, corrosion products are gently removed and the specimen is weighed after drying. No bending of the specimen shall be carried out. The loss of mass is reported in unit g/m2/h. Weldment: Applicable for weldments in austenitic stainless steels. 3.3.8 JIS G 0573: “Method of 65 per cent nitric acid test for stainless steels” This Japanese Industrial Standard was revised in 1999 to conform to ISO 3651-1. The parts compatible with corresponding ISO standard were adopted without any modification in their technical content. 3.3.9 JIS G 0574: “Method of nitric-hydrofluoric acid test for stainless steels” This Japanese Industrial Standard specifies a method for evaluating the susceptibility of molybdenum-bearing austenitic stainless steels to intergranular corrosion by immersion of a test specimen in 10% nitric and 3% hydrofluoric acid solution at 70°C. Material: Molybdenum - bearing austenitic stainless steels. Test solution: 10% nitric acid + 3% hydrofluoric acid. Procedure: The test specimen, which can be taken from castings, wrought material or deposited metal, shall have a total area of 10 - 30 cm 2. The surfaces shall be dry, polished to grit size 120 minimum or wet polished to size 80 minimum. After polishing, the specimen shall be degreased with a suitable solvent and dried. Steels of normal carbon content shall, prior to polishing, be solution treated at 1 100°C for 30 min followed by quenching. Low carbon steels shall be sensitised at 650°C for 2 h followed by air cooling. Tests on as-received material shall be carried out in parallel with the sensitised specimens. The specimen to be weighed to the nearest 1 mg and immersed in the test solution for 2 h. The temperature of the test solution shall be 70 ± 0,5°C. The result shall be reported as corrosion rate ratio between corrosion rate of asreceived test specimens and corrosion rate of heat treated (sensitised) specimens. Weldment: May be used for weldments and all-weld-metal. 3.3.10 JIS G 0575: “Method of copper sulphate-sulphuric acid test for stainless steels” The JIS standard G 0575 was revised in 1999 to conform with ISO 3651-2. As a result, the parts compatible with the corresponding ISO standard were adopted without any modification in the technical content. However, the portions in the ISO standard, which were found difficult to incorporate into JIS 0575, at the stage of its review for conformity, are adopted in Annexes. Annex A (normative) “Streicher test”. Annex B (informative) “The 35% sulphuric acid / copper sulphate 3.3.13 ISO 9400: “Nickel-based alloys Determination of resistance to intergranular corrosion” This international standard specifies four methods for determination of the susceptibility of nickel alloys to intergranular corrosion. • Method A: Iron (III) sulphate-sulphuric acid test. • Method B: Copper-copper-sulphate 16% sulphuric acid test. • Method C: Hydrochloric acid test. • Method D: Nitric acid test. Material: As a guide, the methods specified in this international standard should be applicable to those nickel alloys used for corrosion service and listed in ISO 6207. Test solution: • Method A: H 2 SO 4 + Fe 2 (SO 4 ) 3 + H2O + boiling chips. • Method B: H2SO4 + CuSO4 + H2O + copper shots or turnings. • Method C: HCl + H 2 O + boiling chips (For Ni-Cr-Mo alloys the same test procedure can be used except that a 10% solution of HCl should be used). • Method D: HNO3 + H2O (65% solution). Procedure: A specimen having a total surface area of 20 - 30 cm 2 is recommended. As-welded specimens should be cut so that no more than a 13 mm width of unaffected base metal is included on either side of the weld and the heat-affected zone. It is intended to test a specimen representing, as nearly as possible, the surface of the material used in service. Specimens from material that is intended to be welded or heat treated shall be welded or heat treated in nearly the same manner as the material will experience in fabrication or service. Weldment: All practices may be applied on wrought products, as well as weldments. intent is to test a specimen representing, as nearly as possible, the surface of the material as used in service. Specimens from materials that are going to be welded or heat treated should be welded or heat treated in as nearly the same manner as the material will experience in service. Weldments: All practices may be applied on wrought products, as well as weldments. C.O. Pettersson et al. - Corrosion testing of welds, a review of methods test”. Annex C (informative) “Examples of application”. Weldment: Comments, see 3.3.6. 3.3.11 GOST 6032-89: “Methods for determination of intercrystalline corrosion resistance” The GOST standard specifies methods for determining the resistance to intergranular corrosion for stainless steels. Forms of stainless steels to be tested are castings, wrought material, weldments, and all-weld metal. The standard is based on ISO 3651-1 and ISO 3651-2. It is a combined standard for intergranular corrosion and also contains the oxalic acid test similar to ASTM A 262A. Material: Austenitic, austenitic-martensitic, austenitic-ferritic (duplex) and ferritic stainless steels. Weldment: The standard is similar to the ISO 3651 standards adapted for the testing of weldments. 3.3.12 ASTM A763-93: “Standard practices for detecting susceptibility to intergranular attack in ferritic stainless steels” These practices cover the following four tests: • Practice W - Oxalic acid etch test. • Practice X - Ferric sulphate-sulphuric acid test. • Practice Y - Copper-copper sulphate 50% sulphuric acid test. • Practice Z - Copper-copper sulphate 16% sulphuric acid test. Material: Ferritic stainless steels. The practice contains a table listing the alloys for which each respective method is appropriate. Test solution: • Practice W: 10% oxalic acid solution (reagent grade). • Practice X: H 2 SO 4 + Fe 2 (SO 4 ) 3 + H2O + boiling chips. • Practice Y: H2SO4 (50%) + CuSO4 + H 2 O + piece of copper + boiling chips. • Practice Z: H2SO4 (16%) + CuSO4 + H2O + copper shots or grindings. Procedure: For practices W - Z, a specimen having a total surface area of 5-20 cm 2 is recommended. As-welded specimens should be cut so that no more than 13 mm (1/2 in.) width of unaffected base metal is included on either side of the weld and heat - affected zone. The Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 539 3.4 Crevice corrosion 3.4.1 ASTM G-48: “Standard test methods for pitting and crevice corrosion resistance of stainless steels and related alloys by use of ferric chloride solution” This test method covers procedures for the determination of the resistance of stainless steels and related alloys to pitting and crevice corrosion, when exposed to chloride environments. • Method B: Ferric chloride crevice test for nickel-base and chromiumbearing alloys. • Method D: Critical crevice temperature test for nickel-base and chromium-bearing alloys. • Method F: Critical crevice temperature test for stainless steels. As Method B has many technical drawbacks e.g. the result is dependent on specimen thickness, edge attacks influence the initiation of attacks under the crevice formers etc. It is advised to use Methods D and F instead. Methods D and F allow for the ranking of alloys by the minimum (critical) temperature required to cause initiation of crevice corrosion. Material: Stainless steels and nickelbase, chromium-bearing alloys. Test solution: • Method B: Ferric chloride crevice test. 6% FeCl3 (by mass) solution. • Method D and F: Critical crevice temperature test. 6% FeCl3 (by mass) and 1% HCl resulting in a pH controlled environment throughout the test temperature range. Procedure: • Crevice formers - Method B: 1. Cylindrical TFE - fluorocarbon blocks, two for each test specimen. Each block shall be 12.7 mm in diameter and 12.7 mm high with perpendicular grooves. 2. Fluorinated Elastomeric O - rings or rubber bands. Recommended test temperatures are 22°C and 50°C but other temperatures may be used depending on alloy and chemical composition. • Crevice formers - Methods D and F: 1. A Multiple Crevice Assembly (MCA), consisting of two TFE fluorocarbon segmented washers, each having a number of grooves and plateaux, shall be used. C.O. Pettersson et al. - Corrosion testing of welds, a review of methods 3.3.14 ASTM G 28: “Standard test methods of detecting susceptibility to intergranular corrosion in wrought, nickel-rich, chromiumbearing alloys” The method covers two tests: • Method A: Ferric sulphate-sulphuric acid test. • Method B: Mixed acid-oxidizing salt test. Only method A is suitable for weldments and cast products. Material: Certain nickel-rich, chromium-bearing alloys with UNS numbers: N06007 N06455 N08020 N06022 N06600 N08367 N06030 N06625 N08800 N06059 N06686 N08825 N06200 N06985 N10276 Test solution: Method A. Fe2(SO4)3 + 50% H2SO4 + Bal. Water. Procedure: A specimen having a total surface area of 5 to 20 cm 2 is recommended. The intent is to test a specimen representing as closely, as possible, the material as used in service. The specimen is immersed in the boiling solution for a time between 24 and 120 hours depending on the alloy. The loss of mass during the period is used to calculate the rate of corrosion. Weldment: This method may be used to evaluate as-received material and to evaluate the effects of subsequent heat treatment. The method can be used for wrought material, weldments and cast products of the alloys in the table above. 3.3.15e GOST 9.914: “Electrochemical methods for determination of inter-crystalline corrosion resistance” The standard specifies accelerated electrochemical methods for determination of resistance to intergranular corrosion. Four different methods are described: Potentiostatic pickling (PP-method), drop method (PK-1 method), corrosion potential measurement (PK-2 method) and potentiodynamic reactivation (PDRmethod). Material: Austenitic stainless steels. Weldment: PP, PK-1, PK-2 and PDR methods are suitable for the assessment of welded joints. Sampling and sample preparation to be carried out according to GOST 6032. 540 Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 The test specimen is fully immersed in the test solution. The result is determined by weight loss measurements in combination with visual inspection. Exposure time for methods B and D is 72 hours. Exposure time for method F is 24 hours. Weldment: The method can be used for welds but flat specimens are needed in order to get a well defined crevice. 3.4.2 ASTM G 78: “Standard guide for crevice corrosion testing of iron-base and nickel-base stainless alloys in seawater and other chloride-containing aqueous environments” This guide covers procedures for crevice corrosion testing of iron and nickel stainless alloys in seawater. The guidance provided may also be applicable to crevice corrosion testing in other chloride-containing natural waters and various laboratory-prepared aqueous chloride environments. Material: Iron and nickel alloys. Test Solution: Chloride-containing aqueous solutions including seawater. Procedure: Crevice assemblies exposed to chloride-containing environments. Test duration at least 30 days. Evaluation can be based on a number of criteria including mass loss. Weldment: May be used for testing of weldments when reinforcements are removed. 3.4.3 MTI-2: “Test method: laboratory testing of iron- and nickel-based alloys for relative resistance to crevice corrosion in a 6% ferric chloride (FeCl3) solution” MTI-2 Test Method provides a means for ranking the crevice corrosion resistance of a new alloy in a 6% ferric chloride solution. The procedure is patterned after ASTM G 48 with the added feature of varying the temperature of the ferric chloride solution to determine the critical crevice corrosion temperature (CCT). The method is designed to determine the relative resistance of alloys to crevice corrosion in an oxidizing chloride environment by measuring the minimum (critical) temperature for crevice corrosion. The MTI-2 Test Method is also used to determine the probability for initiation and rate of crevice corrosion for duplex stainless steels compared to austenitic stainless steels. Material: Wrought iron- and nickelbased alloys. Test solution: 6% FeCl3 solution. Procedure: The test specimen shall be made from sheet, plate or strip produced by commercial methods. The crevice blocks are fastened to the test specimens and tightened by a torque of 0.28 Nm. After exposure in the FeCl3 solution for 24 hours the assembly is removed from the solution and disassembled. The areas under the crevice blocks are examined for crevice attack at low power (20X) magnification. Crevices are considered corroded if the local attack is 1.0 mil (0.025 mm) or greater. Weldment: The method is difficult to use on as welded surfaces but can be applied on flat surfaces after the reinforcement is removed. 3.5 Stress corrosion (Environmentally assisted cracking) This section covers the test procedures developed for all types of environmentally assisted cracking (EAC), including stress corrosion cracking and also cracking in the absence of external loads. No distinction has been made whether stress corrosion cracking is hydrogen-related or not. For the description of the various EAC types, the ISO 15156-Part 1 standard is recommended. 3.5.1 ASTM G 36: “Standard practice for evaluating stress-corrosion-cracking resistance of metals and alloys in a boiling magnesium chloride solution” This practice describes a procedure for conducting stress corrosion cracking test in a boiling magnesium chloride solution containing approximately 45% MgCl2. The boiling temperature shall be kept constant at 155.0 ± 1.0°C. (This practice should also be compared to ASTM G 123, in 3.5.8 below). Material: Wrought, cast and welded stainless steels and related alloys. It is a method for detecting the effects of composition, heat treatment, surface finish, microstructure and stress on the susceptibility of these materials to chloride stress corrosion cracking. Test solution: Approximately 45% MgCl2 solution. can be used as a measure of the stress corrosion resistance of the material in the test environment at the stress level employed. Weldment:The method can be used for testing overlay welds, welded joints and all-weld metal. (See ISO 7539-8). ISO 7539-3: “Preparation and use of U-bend specimens” This part of ISO 7539 covers procedures for designing, preparing and using U-bend test specimens for investigating the susceptibility of a metal to stress corrosion. U-bend specimens may be used to test a variety of products forms, such as sheet, plate or flat, extruded materials. They may also be employed for materials in the form of wire or rod and also for parts joined by welding. The U-bend test is frequently used to establish whether an alloy is susceptible to stress corrosion cracking in a given environment. It is often used in laboratories to screen materials for susceptibility in specific applications and service environments and to assess the risk of failure. The principle advantages of the test are its simplicity and adaptability for use in plant and process environments. A disadvantage is that stresses cannot be quantified with accuracy. The main objective of the test is to establish whether a metal is suitable for a proposed application. Material: Metals and alloys. Test Solution: To be selected. Procedure: The test consists in exposing to the corrosive environment a piece of metal bent into a U-shape and held in a manner which ensures that there are initial tensile stresses ranging up to the yield point over a portion of the surface. Varying amounts of cold work may be introduced and this deformation may influence the tendency to stress corrosion when compared to that of the material in the original condition. The test should be regarded as basically a “go/no go” test. Minor differences in behaviour, e.g. time to first crack, or in size of crack, should not be considered significant. Weldment: The method can be used for testing, overlay welds, welded joints and all-weld metal samples. (See ISO 7539-8). ISO 7539-4: “Preparation and use of uniaxially loaded tension specimens” C.O. Pettersson et al. - Corrosion testing of welds, a review of methods Procedure: Any type of stress corrosion test specimen can be used (See ASTM G 30: “Making and using U-bend stresscorrosion test specimens”). The specimen must be thick enough so that the applied stress does not cause mechanical rupture when the cross section is reduced by general or pitting corrosion. After the boiling point is set to 155 ± 1.0°C by adjusting with water, the specimen is immersed in the solution. The starting time is recorded and the time required to initiate cracks or the crack rate and/or the time to failure may be of importance, depending of the purpose of the test. Weldment: The boiling magnesium chloride test is applicable to wrought, cast and welded stainless steels and related alloys. 3.5.2 ISO 7539-1 through ISO 7539-9: “Corrosion of metals and alloys Stress corrosion testing” The ISO 7539 standard has been developed for the assessment of the resistance of metals and alloys to stress corrosion. The different test procedures are described in parts 1 through 9. ISO 7539-1: “General guidance on testing procedures” This part of ISO 7539 describes the general considerations which apply when designing and constructing tests to assess susceptibility of materials to stress corrosion. ISO 7539-2: “Preparation and use of bent beam specimens” This part covers procedures for designing, preparing and using bent beam test specimens. Bent beam specimens may be used to test a variety of product forms such as sheet, plate, castings, wire, rod or flat, extruded materials. They can also be used for parts joined by welding. Material: Metals and alloys. Test solution: To be selected. Procedure: The test consists in applying a bending stress to a beam specimen of rectangular or circular cross section and exposing the stressed specimen to a specific test environment. Bent beam specimens are used only for testing at stress levels below the elastic limit. The time required for cracks to appears, after exposure of stressed specimens to the test environment or the threshold stress below which cracks do not appear, Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 541 stress below which cracks do not appear can be used as a measure of the stress corrosion resistance of the material in the test environment at the stress level employed. Weldment: The method can be used for testing welded joints as well as all-weldmetal samples. (See ISO 7539-8). ISO 7539-6: “Preparation and use of pre-cracked specimens for tests under constant load or constant displacement” This part of ISO 7539 covers procedures for designing, preparing and using precracked specimens for investigating susceptibility to stress corrosion. Pre-cracked specimens are not suitable for the evaluation of thin products such as sheet or wire. They are generally used for thicker products including plate bar and forgings. They can also be used for parts joined by welding. Pre-cracked specimens allow data to be acquired from which critical defect sizes, above which stress corrosion cracking might occur, can be estimated for components of known geometry subjected to known stresses. They also enable rates of stress corrosion crack propagation to be determined. The latter data may be taken into account when monitoring parts containing defects during service. Material: Metals and alloys. Test Solution: To be selected. Procedure: Special equipment is needed for testing. The test involves subjecting a specimen, in which a crack has been developed by fatigue from a machined notch, to either a constant load or displacement during exposure to a test environment. The objective is to quantify the conditions under which environmentally assisted crack extension can occur in terms of stress intensify for stress corrosion cracking, Kiscc, and examine the kinetics of crack propagation. Weldment: The method can be used for testing welded joints as well as all-weld metal. (See ISO 7539-8). ISO 7539-7: “Slow strain rate testing” This part of ISO 7539 covers procedures for conducting slow strain rate tests for investigating susceptibility of a metal to stress corrosion cracking, including hydrogen-induced failure. The test will be described together with the NACE TM 0198-98 standard. ISO 7539-8: “Preparation and use of specimens to evaluate weldments” C.O. Pettersson et al. - Corrosion testing of welds, a review of methods This part of ISO 7539 covers procedures for designing, preparing and using uniaxially loaded tension test specimens for investigating susceptibility to stress corrosion. Tension test specimens are adaptable for testing a wide variety of product forms, e.g. plate, rod, wire, sheet and tubes, as well as parts joined by welding. Material: Metals and alloys. Test Solution: To be selected. Procedure: The test consists in subjecting a specimen to constant load, constant strain, or increasing load or strain, during exposure in a corrosive environment. The environment selected should ideally be the same as the one prevailing for the intended use of the alloy or comparable to the anticipated service condition. A number of standard environments are also used for ranking purposes. The most frequently used parameter for assessing cracking susceptibility is the time to total failure, which is easy to measure with reasonable accuracy. Weldment: The method can be used for testing welded joints as well as all-weld metal samples (See ISO 7539-8). ISO 7539-5: “Preparation and use of Cring specimens” This part of ISO 7539 covers procedures for designing, preparing, loading, exposing and inspecting C-ring test specimens for investigating the susceptibility to stress corrosion. The C-ring is a versatile, economic specimen for determining the susceptibility to stress corrosion cracking of all types of metals in a wide variety of product forms including parts joined by welding. C-ring specimens may be stressed to predetermined levels, using simple equipment for application of either constant load or constant strain. Material: Metals and alloys. Test Solution: To be selected. Procedure: The test involves subjecting a specimen to constant load, or to constant strain, with a view to determining stress corrosion susceptibility by immersing in a corrosive environment. Because of the small size of the specimen and the simple method of stressing, it can be exposed to almost any kind of corrosive environment. The time required for cracks to appear after exposure of stressed specimens to the test environment or the threshold 542 Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 This part of ISO 7539 covers the procedures available for stress corrosion testing of welded specimens. In particular, it gives recommendations for the choice of specimens and test procedures to determine the resistance of a metal or an alloy to stress corrosion when it is welded. Weld regions are more likely than the parent metal to contain defects which may influence corrosion and stress corrosion behaviour, e.g. microcracking, lack of fusion and porosity. It is therefore recommended that the weldment be characterized with regard to residual welding stresses, surface condition and weld defects prior to testing. Other factors that can influence stress corrosion are: • changes in microstructure; • non metallic inclusions; • stress concentrations. Specimens can be prepared from weldments in the as-welded or post weld heat-treated conditions. It is recommended that specimens be tested in the same condition of heat treatment as that of the intended application. Material: Metals and alloys. Test Solution: To be selected. Procedure: The test procedures follow ISO 7539-2 to ISO 7539-7. ISO 7539-8 highlights the considerations that have to be taken when testing weldments. ISO 7539-9: “Preparation and use of pre-cracked specimens for tests under rising load or rising displacement” This part of ISO 7539 covers procedures for designing, preparing and using precracked specimens for investigating the susceptibility of metal to stress corrosion cracking by means of a test conducted under rising load or rising displacement, i.e. specimens to be tested under ISO 7539-2 to ISO 7539-7. 3.5.3 ASTM G 38: “Standard practice for making and using c-ring stress - corrosion test specimens” This practice involves the preparation of and the quantitative stressing of a C-ring stress corrosion test specimen by application of a bending load. Characteristics of the stress system and the distribution of stresses are discussed. Guidance is given for methods of exposure and inspection. The C-ring is a versatile, economical specimen for quantitatively determining the susceptibility to stress corrosion cracking of all types of alloys in a wide variety of product forms. Material: Metals and alloys. Test Solution: To be selected. Procedure: Exposure of a pre-loaded specimen to a corrosive environment. Weldment: Suitable for testing of weldments either with or without a notch. specimens are then exposed to the test environment and the time required for cracks to develop is determined. This cracking time is used as a measure of the stress corrosion resistance of the material in the test environment. Weldment: The method can be used for testing overlay welds, welded joints and all-weld metal. 3.5.8 ASTM G 123: “Standard test method for evaluating stress-corrosion cracking in alloys with different nickel contents in boiling acidified sodium chloride solution” This boiling sodium chloride test method is used to evaluate wrought stainless steels, including austenitic-ferritic (duplex) stainless steels and alloys containing up to 33% nickel. It may also be employed to evaluate these types of materials in the cast and welded conditions. This test method detects major effects of composition, heat treatment, microstructure, and stress on the susceptibility of materials to chloride stress corrosion cracking. This test method is also designed to provide better correlation with chemical process industry experience for stainless c) Stresses are developed only by an externally applied load, with residual welding stresses removed by annealing. This practice is concerned only with the welded test specimen and not with the environmental aspects of stress corrosion testing. The actual stress in test specimens removed from weldments is not precisely known and is not comparable to than in a similar component weld, because it depends on the level of residual stress resulting from the welding and subsequent cooling process from the welding operation, combined with any other residual stresses. The intent of the practice is to indicate standard welded specimens and welding procedures for evaluating the stress corrosion cracking characteristics of weldments in corrosive environments. Material: Weldable materials and alloys. Test Solution: The test medium and exposure times for the stress corrosion for testing of weldments may vary from long-term tests in plant equipment under operating conditions or in outdoor environments through to various laboratory test media. Procedure: Preparation of various test specimens for stress corrosion cracking tests. Weldment: This standard is particularly developed for preparing samples for evaluation of the susceptibility to stress corrosion cracking of weldments. C.O. Pettersson et al. - Corrosion testing of welds, a review of methods 3.5.4 ASTM G 39: “Standard practice for preparation and use of bent-beam stress-corrosion test specimens” This practice involves the quantitative stressing of a beam specimen by application of a bending stress. The applied stress is determined from the size of the specimen and the bending deflection. The stressed specimens are then exposed to the test environment and the time required for cracks to develop is determined. This cracking time is used as a measure of the stress corrosion resistance of the material in the test environment at the stress level utilised. The bent-beam specimens are designed for testing at stress levels below the elastic limit of the alloy. For testing in the plastic range, U-bend specimens should be employed. See 3.5.5 ASTM G 30 below. Material: Metals and alloys. Test Solution: To be selected. Procedure: Exposure of a pre-loaded specimen to a corrosive environment. Weldment: The method can be used for testing overlay welds, welded joints and all-weld metal samples. 3.5.7 ASTM G 58: “Standard practice for preparation of stress corrosion test specimens for weldments” This practice covers procedures for the making and utilization of test specimens for the evaluation of weldments in stress corrosion cracking environments. Test specimens are described in which: a) Stresses are developed by the welding process only. b) Stresses are developed by an externally applied load, in addition to the stresses due to welding. 3.5.6 ASTM G 49: “Standard practice for preparation and use of direct tension stress-corrosion test specimens” This practice covers the use of axially loaded, quantitatively stressed ASTM standard tension test specimens for investigating the resistance to stress corrosion cracking of metallic materials in all types of product forms. Consideration is given to important factors in the selection of appropriate specimens, the design of loading equipment, and the effects of these factors on the state of stress in the specimen as corrosion occurs. Axially loaded tension specimens provide one of the most versatile methods of performing stress corrosion testing because of the flexibility permitted in the choice of type and size of test specimen, stressing procedures and range of stress levels. The uniaxial stress system is simple; hence, this test method is often used for studies of stress corrosion mechanisms. Material: Metals and alloys. Test Solution: To be selected. Procedure: A uniaxially stressed sample is exposed to a test environment, either gaseous or liquid. Weldment: Tension test specimens are adaptable for testing a wide variety of product forms, as well as parts joined by welding. 3.5.5 ASTM G 30: “Standard practice for making and using u-bend stress-corrosion test specimens” This practice is concerned only with the test specimen and not the environmental aspects of stress corrosion testing. U-bend specimens usually contain both elastic and plastic strain. In some cases it is possible to form a U-bend and produce only elastic strain. However, bent beam specimens are normally used to study stress corrosion cracking under elastic strain only. Material: Metals and alloys. Test Solution: To be selected. Procedure: The practice involves the stressing of a specimen bent to a Ushape. The applied strain is estimated from the bend conditions. The stressed Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 543 3.5.10 ASTM G 129: “Standard practice for slow strain rate testing to evaluate the susceptibility of metallic materials to environmentally assisted cracking” NACE Standard TM 0198-98: “Slow Strain Rate Test Method for Screening Corrosion Resistant Alloys (CRAs) for Stress Corrosion Cracking in Sour Oilfield Service” (3.5.2 ISO 7539: “Corrosion of Metals and Alloys - Stress Corrosion Testing - Part 7: Slow Strain Rate Testing”) Procedure: The procedure involves the application of very slow strain rates to tension or notched or fatigue precracked specimens exposed to a predetermined environment. The slow strain rates are achieved by a constant extension rate on the specimen while monitoring lood and extension of the specimen. must be controlled in the range 2.7 to 4.0. The lower pH of approximately 2.7 is recommended. The test solution should be maintained at 24 ± 3°C. The pressure and temperature of the test solution can be varied in order to study their effects on stress corrosion cracking behaviour of materials. Increasing temperature above 75°C may reduce the stress corrosion sensitivity of a given material. However, the electrolyte specified in this standard is sometimes considered as being too aggressive and is replaced by aqueous solutions, which are designed to provide more realistic conditions, similar to those specified in the EFC guideline. Careful selection of the electrolyte, regarding the pH and the buffering capacity, is therefore recommended. The procedures, briefly described below, are increasingly applied using more realistic solutions, like the formation water compositions of real oil and gas fields. Procedure: Stressed specimens are immersed in the electrolytic test solution saturated with H2S at ambient temperature and pressure. The test duration varies, but 30 days is the most common practice. Convenient increments of mechanical load can be simulated to obtain stress corrosion cracking data. More information about the testing procedure is found in Appendix III. Weldment: Can be used for testing of weldments. C.O. Pettersson et al. - Corrosion testing of welds, a review of methods steels when compared with the more severe boiling magnesium chloride test of Practice G 36. Material: Stainless steels including duplex (Austenitic-ferritic) stainless steels and alloys with up to 33% nickel. Test Solution: 25% NaCl + H 3 PO 4 for pH adjustment to pH 1,5. Procedure: A U-bend specimen (or other stressed specimen) of the material to be tested is put into the boiling solution. The test may be continued for as many weeks, as necessary, but six weeks (about 1 000 h) or less is expected to be sufficient to crack susceptible materials. It is recommended that samples of a susceptible material, for example type 304 or 316 are included as a control, when more resistant materials are evaluated. Weldment: Suitable for testing stress corrosion susceptibility of weldments. 3.5.9 NACE TM0177: “Laboratory testing of metals for resistance to specific forms of environmental cracking in H2S environments” EFC Guideline No. 17 “Corrosion Resistant Alloys for Oil and Gas Production: Guidance on General Requirements and Test Methods for H2S Service” Both standards have been issued for evaluating material behaviour under stress corrosion conditions with respect to sour service environments, particularly in oil-field applications. The standards differ in the specified test solutions. However, the mechanical loading conditions are broadly similar for the different specimen types which are usually subjected to tensile stresses. Four different test specimen types are considered: Method A: Standard tensile test. Method B: Standard bent beam test. Method C: Standard C-ring test. Method D: Standard double - cantileverbeam (DCB) test. Since these standards represent the most common procedures for the evaluation of stress corrosion cracking, the various specimen types are described in some detail. Material: Corrosion resistant alloys and steels. Test solution: For the NACE test, a 5% NaCl + 0.5% CH3COOH solution, saturated with various H2S contents, is used as a test environment. The pH values 544 Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 The Slow Strain Rate (SSR) test always produces fracture to the test specimen. The degree of susceptibility to EAC is generally assessed through observation of the differences in the behaviour of the material in tests conducted in the test environment from that obtained from tests conducted in the control environment. Slow strain rate tests are adaptable for testing a wide variety of product forms, including plate, rod, wire, sheet and tubes, as well as composites of these and parts joined by welding. Notched or precracked specimens may be used, as well as initially plain specimens. This standard does not cover corrosion fatigue. The principal advantage of the test is the rapidity with which susceptibility to stress corrosion cracking of a particular metal or alloy/environment combination can be assessed. Thus, the slow rate test has been used for rapid screening or comparative evaluation, or both, of environmental, processing or metallurgical variables, that can affect the resistance of a material to stress corrosion cracking. For example, this testing technique has been used to evaluate materials, heat treatments, chemical constituents in the environment, temperature and chemical inhibitors. Corrosive environments may cause a degradation of the properties of stressed materials beyond those observed in the same environment at constant load over a limited period. Thus, and in contrast to tests with constant loading, an additional advantage of the test is to show hidden degradation of a specific material in a specific environment. Moreover, this standard is also one of the appropriate methods to be used for evaluation of stress corrosion cracking behaviour of welded components. Material: Corrosion resistant alloys and steels, light alloys. Test Solution: Frequently, the NACE TM 0177-96 solution, 5% NaCl + 0.5% CH3COOH with various H2S saturations is employed if the steel components are designed for exposure to sour service environments. However, increasingly media corresponding to real environments are specifically adopted for evaluating material resistance against stress corrosion cracking. Procedure: The test consists in subjecting a specimen to an increasing, mainly unidirectional, strain whilst exposed to a specified environment with a view to de- termining stress corrosion susceptibility. Tests may be conducted in tension or in bending, on plain, notched or precracked specimens. The most important characteristic of the test is the relatively slow strain rate generated at the region of crack initiation or growth in the metal. Such strain rates in a range of 10-3 to 10-7 s-1, or even lower, should be controlled in order to avoid failure of the components by mechanical overload without any effects of stress corrosion cracking. A constant strain rate of 10 -6 s -1 is recommended for testing plain CRA specimens. Additionally, temperature and pressure during testing, particularly at increasing strain rates influencing the characteristic of stress corrosion cracking must also be specified. After complete rupture of the specimen, visual observation and stereo microscopy should at least be applied to verify whether the specimen failed by stress corrosion cracking or simply by mechanical overload. Furthermore, electron microscopic observations should be performed to get a better understanding of cracking behaviour in the specific region and of the fracture topography. In particular, such additional evaluations distinguish the slow strain rate test from simple crack-no-crack and ranking procedures and can provide some insight into cracking mechanisms. Weldment: This standard can be adopted for testing weldments. For better evaluation of the results, the specimens should have a gauge length in which the welds are included. It should be noted, that the different alloying compositions and the thermal history of the weld metal during welding may result in significantly different mechanical properties and stress corrosion cracking resistance and the test results should be interpreted bearing this in mind. Notched or pre-cracked specimens may be used when it is desirable to restrict cracking to a particular location, for example, when testing the heat-affected zone of a weldment. 3.5.11 NACE TM 0284-96: “Evaluation of pipeline and pressure vessel steels for resistance to hydrogen-induced cracking” This test applies to a special form of environmentally assisted cracking called Hydrogen Induced Cracking (HIC) and 3.5.14 MTI-5 Test method: “Laboratory testing of iron- and nickel-based alloys for relative resistance to stress corrosion cracking in a sodium chloride (NaCl) drop evaporation system” This method describes the procedure for corrosion tests to determine the relative resistance of wrought iron- and nickelbased alloys to stress corrosion cracking in a drop evaporation system. The result is presented as a minimum stress to failure number which can be used to 3.5.13 MTI-3 Test method: “Laboratory testing of iron- and nickel-based alloys for relative resistance to stress corrosion cracking in a boiling magnesium (MgCl2) solution” This method describes the procedure for corrosion tests to determine the relative resistance of wrought iron- and nickelbased alloys to stress corrosion cracking in a boiling magnesium chloride solution. It also results in a time to failure number which can be used to rank alloys for their relative resistance to stress corrosion cracking in this environment. This ranking may or may not be applicable to other chloride environments. Material: Wrought materials of ironand nickel-based alloys. Test Solution: Magnesium chloride solution with boiling point 155 ± 1.0°C. Procedure: The test specimens shall be U-bend specimens. After the solutions boiling temperature has been adjusted to the specific value of 155 ± 1.0°C, the test specimen(s) are immersed in the solution. Three separate tests shall be made. One of 24-hour duration, one of 96, and a third of 500-hour duration. The specimens shall be examined at the end of each test for signs of cracking. Weldment: The test can be performed on weldments with the weld in the centre of the U-bend. Part 2 refers particularly to carbon and low alloy steels as well as to cast irons, while Part 3 focuses on CRAs. These two parts contain very helpful information about weldments with respect to hardness limitations for the materials to be used. However, when compared to the original test standards they do not provide additional information on the testing of weldments, weld sections or welded components. C.O. Pettersson et al. - Corrosion testing of welds, a review of methods covers all formerly used expressions for cracking symptoms like blistering, stepwise cracking etc. caused by hydrogen absorption from aqueous sulphide environments. In contrast to the procedures described above, the test consists in exposing unstressed test specimens to one or two standard test solutions saturated with H2S at ambient pressure and temperature. The test is not intended to reproduce real conditions, but serves as a ranking test distinguishing between different materials with respect to their HIC susceptibility. Material: Pipeline steels. Test Solution: Solution A (% NaCl + 0.5% CH 3 COOH) or solution B (Synthetic seawater), saturated with H2S. Procedure: Test specimens cut out of the vessel (pipe) parent material or cross sectional to respective welds are placed in the test vessel with the wide faces separated from the test vessel and other specimens by glass or other non-metallic rods. The specimens are subjected to the previously de-aerated test solution which is purged with H2S for 96 hours at ambient temperature. After the test, the specimens are sectioned and the crack sensitivity can be measured by different ratios. Most frequently, the crack length is related to the width of the specimen (crack length ratio). Weldment: Suitable for testing HIC susceptibility of weldments. 3.5.12 NACE MR 0175/ISO 15156: “Petroleum and natural gas industries Materials for use in H2S containing environments in oil and gas production” This standard combines the efforts of the EFC and NACE to establish procedures and standards to evaluate the cracking resistance of materials in H2S-containing environments. The standard includes and refers to the different test procedures developed by NACE and EFC, but does not describe them in detail. It represents more of an overview to guide materials selection in the oil and gas industries. Part 1 provides requirements and gives recommendations for the selection of metallic materials for service in equipment used in oil and gas production and natural gas sweetening plants in H 2 Scontaining environments. In particular it describes all the mechanisms of cracking that can be caused by H2S-containing environments. Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 545 3.7 Galvanic corrosion 3.7.1 ASTM G 71: “Standard guide for conducting and evaluating galvanic corrosion tests in electrolytes” This guide is used for conducting and evaluating galvanic corrosion tests to characterise the behaviour of two dissimilar metals in electrical contact in an electrolyte under low-flow conditions. It can be adapted to wrought or cast metals and alloys. It also covers the selection of materials, specimen preparation test environment, method of exposure, and method for evaluating the results to characterise the behaviour of galvanic couples in an electrolyte. This standard is presented as a guide for conducting galvanic corrosion tests in liquid electrolyte solutions, both in the laboratory and for in-service environments. 3.6.2 ISO 11782-2: “Crack propagation testing using pre-cracked specimens” This part of ISO 11782 describes the fracture mechanics method of determining the crack growth rates of pre-existing cracks under cyclic loading in a controlled environment. It includes the measurement of the threshold stress intensity factor range for crack growth, below which the rate of crack advance falls below some defined limit. Material: Metals and alloys. Test Solution: To be selected. Procedure: A fatigue pre-crack is induced in a notched specimen by cyclic loading. The corrosion fatigue crack propagation tests are then conducted using cyclic loading under environmental and stressing conditions relevant to the particular application. During the test, crack length is monitored as a function of elapsed cycles. Weldment: The method can be used for testing welded joints as well as all-weld metal samples. wise active environment at progressively smaller alternating stresses. This is done to define either the fatigue strength at N cycles, S N from an S-N diagram or the fatigue strength limit as the fatigue life becomes extended. Weldment: The method can be used for testing welded joints as well as all-weld metal samples. C.O. Pettersson et al. - Corrosion testing of welds, a review of methods rank alloys for their relative resistance to stress corrosion cracking in a sodium chloride solution. This ranking may or may not be applicable to other chloride environments. Material: Wrought materials of ironand nickel-based alloys. Test Solution: 0.6% NaCl solution. Procedure: The test specimen shall be tension specimens with a circular cross section in the gage length. The specimen is attached to the gripping devices and the specified load is applied by direct loading in tension. The load applied shall be one of the following fractions of the 0,2 percent offset yield strength of the alloy at 200°C: 0.1, 0.3, 0.5, 0.7, 0.9. The specimen is resistance heated to a temperature of 300°C. The test solution is dripped onto the test section of the specimen at a rate of 40 drops per minute. The test is continued until the specimen ruptures, up to a maximum time of 500 hours. The time to rupture is recorded. Weldment: The test can be applied to weldments. 3.6 Corrosion fatigue 3.6.1 ISO 11782-1: “Cycles to failure testing” The study of cycles to failure testing uses plain or notched specimens to provide data on the corrosion fatigue behaviour of a metal or alloy and can be used to develop criteria for engineering design to prevent fatigue failures. It can be applied to a wide variety of product forms including plate, rod, wire, sheet and tubes including parts joined by welding. The testing environment can be aqueous or gaseous. The test may also be used as a guide to the selection of materials for service under conditions of repeated applied stress under known environmental conditions. Materials: Metals and alloys. Test Solution: To be selected. Procedure: In the presence of an aggressive environment the fatigue strength of a metal or alloy may be reduced to an extent which depends on the nature of the environment and the test conditions. The tests involve subjecting a series of specimens to the number of stress cycles required for a fatigue crack to initiate and grow large enough to cause failure during exposure to a corrosive or other- 546 Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 Galvanic corrosion tests are conducted in the laboratory for several purposes: 1. Inexpensive screening to reduce expensive fields testing. 2. Study of the effects of environmental variables. 3. Study of the corrosion accelerating or protective effects of various anode/cathode surface area ratios. The materials proven in the laboratory to be the most promising should also be tested in the field. Material: Metals and alloys. Test Solution: To be selected. Commonly a process solution. Procedure: A coupled assembly is immersed in a test electrolyte for a certain time of exposure. Evaluation is usually based on mass loss. Weldment: This guide can be used on weldments. 3.8 Field testing 3.8.1 ASTM G4. “Standard guide for conducting corrosion coupon tests in field applications” This guide covers procedures for conducting corrosion coupon tests in plant and equipment under operating conditions to evaluate the corrosive attack upon engineering materials. It does not cover electrochemical methods for determining corrosion rates. While intended primarily for immersion tests, general guidelines provided can be applicable to exposure of test coupons in plant atmospheres. Observations and data derived from coupon testing are used to determine the average rate of corrosion and the type of attack that occurs during the exposure interval. The data may be used as part of an evaluation of potential construction materials for use in similar service environments or for replacement materials in existing facilities. Material: Metals and alloys. Test Solution: Process environment. Process: Suitable coupons of various shapes and sizes are made for immersion at a desired location in the process vessel or pipework. After exposure for a chosen length of time, the specimen should be carefully examined using low power magnification to establish the type and uniformity of surface attack such as etching, pitting, de-alloying or parting, tarnishing, filming, scaling etc. Weldment: Since welding is a principal method of fabricating equipment, welded coupons should be included as much as possible in the test programme. Major areas of interest are the effects of residual stresses from welding, the relative corrosion resistance of the weld bead and heat-affected zone and galvanic effects between base metal and weld metal. Appendix I Environmentally assisted cracking Historically, the causes of in-service damage arising from stress corrosion cracking have primarily been associated only with constant mechanical loading. For this reason, in earlier test procedures, both plain and notched specimens were principally subjected to consistent uniaxial tensile stresses. As many of these test procedures take up a considerable amount of time, two kinds of faster testing technology have been developed during the nineteensixties. The first kind is based on the application of pre-cracked specimens which, in linear-elastic fracture mechanics tests, are exposed to a constant load. The second kind uses plain or notched specimens tested under a constant, low strain rate. Both test types are currently specified methods, but the evolution of micro-electronics has enabled test machines of higher precision to be developed. Therefore, a variety of non-standardised test methods is available in addition to those mentioned above. One of these advanced methods, for example, consists in testing high-strength lowalloyed steels using elastic-plastic fracture mechanics specimens under low cyclic strain. All test methods for determining the resistance of a material to stress corrosion cracking have principally been developed regardless of whether it is caused by anodic processes or under the action of hydrogen. In the following analysis, however, the suitability of these test methods is dealt with exclusively with a view to assessing the stress corrosion resistance of a material. The stress corrosion test methods can furthermore be used to establish several different criteria for the assessment of (1) LD is in most cases multiplied by 100 and indicated in per cent. where V Material properties and loss of ductility Apart from the usual strength and toughness values of a material, the loss of ductility (LD) is a third parameter especially in the testing of hydrogen-charged specimens. Assessment is based on reduction of area (RA). The loss of ductility is determined from the reduction of area in a specific medium, RAenv, compared with the reduction of area under inert conditions, RA 0 , according to the following equation: IV Limit values of the stress intensity factor The three stages of crack growth are frequently determined with the help of diagrams in which the crack velocity, Vcrack, is plotted versus the stress intensity factor, K. From those diagrams, a critical stress intensify factor, K lc, can be derived at which unstable specimen fracture starts independently of the environment. In tests with decreasing stress intensity factor, crack arrest may take place. The limit value of the stress intensity factor for the occurrence of stress corrosion cracking is, in the following, referred to as KISCC. Concerning the test procedures, it must be stated that the phase of stable stress corrosion crack growth is investigated at a crack velocity which is constant and hence independent of the stress intensity factor, i.e. taking account of the limit values KISCC and Klc. However, the separation between the crack initiation and the crack propagation phases, with the help of the KISCC-value, should be taken into consideration, This aspect has been proposed in the literature, but has, as yet, not been validated by any acceptable model. defined period of time. The criterion is based on the percentage of failed specimens after a given period of time compared with the number of specimens being tested. The data can be plotted graphically as a percentage failure rate against time. C.O. Pettersson et al. - Corrosion testing of welds, a review of methods the risk of cracking. Five categories of prime importance are briefly outlined below: I Time To Failure (TTF) Many test methods use “Time To Failure” (TTF) as a criterion for the resistance of a material in a particular environment. This time includes crack initiation, as well as crack propagation, and finally the failure of the entire specimen due to unstable fracture of the remaining cross-sectional ligament. These three stages of stress corrosion cracking cannot be accurately differentiated on plain specimens by means of the TTFvalue. By contrast, this value is a suitable means for precisely determining the period of stable crack propagation in notched specimens. In addition, the real service conditions for gaps and flanges can be more realistically tested by reproducing the respective notch geometry. II Limit values of the bearable stress Plain specimens are loaded within a defined stress range. This allows the lowest stress, σ L, at which cracking occurs, or the highest stress, σ H , at which cracking no longer occurs, to be determined. The value of the highest stress is usually confirmed by using at least three specimens. Generally, the mean value between the two values of σ L and of σ H is determined as the threshold value of the bearable stress, σ thres . However, the bearable stress is only a value for characterizing the stress corrosion susceptibility of a material in a particular medium. It cannot be used for structural design of components because of the relatively poor transferability of mechanical stressing and corrosion exposure from laboratory tests to real conditions. Since the threshold value, σthres, is always determined under a constant mechanical stress, the values obtained are insufficiently conservative for real component loading where stresses are variable with time. III Specimen failure rate Another possible assessment criterion is the specimen failure rate. A number of specimens are subjected to same stress and corrosion conditions and for a Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 547 II Mechanical loading The mechanical loading of the test specimen should cover as completely as possible the full spectrum of fabrication and service load. Regarding welded compo- I Selection of realistic samples Pipes in the condition of their subsequent application should serve as test pieces for pipeline construction. This implies that they should have the same dimensions and the commonly used surface condition in order to realize the same mechanical loading and corrosion system. The specimen dimensions should contain at least one of the joints intended for practical application, whether these are welds, flanges, threaded or bayonet couplings. A Full Scale Test not only represents a combined corrosion test of the welded component, predominantly aiming at the evaluation of the stress corrosion cracking resistance, but also accounts for other forms of corrosion at welded components. Thus for example, local corrosion and, in particular, the effects of such corrosion forms on stress corrosion cracking will also be simulated. Potential concomitant phenomena such as cathodic protection of large areas, resulting from local crevice corrosion of flanges, can thus also be covered in such procedure. Additionally, tabular components can be subjected to different internal and external environments. Effects arising from different types of joints can additionally be identified. From the literature, appropriate test lengths are indicated to be: L ≥ 1 m for pipes with an outside diameter of up to Do ≤ 100 mm and 4 m ≤ L ≤ 12 m for pipes with D o ≥ 100 mm. been designed particularly to investigate the life cycle behaviour of welded components, as for instance for investigating crack phenomena in welded pipelines for the transport of corrosive media. Full Scale Tests are now increasingly being used for examinations in sour service in order to draw correct conclusions about the construction and maintenance costs, and thus about the profitability of a tested material and also about that of the welding process, if necessary. A series of requirements can be derived from the procedures developed up to the present: C.O. Pettersson et al. - Corrosion testing of welds, a review of methods Alternatively, the normalized loss of ductility, RAn, can be determined: (2) which is also, in most cases, multiplied by 100 and indicated in per cent. Unlike the precisely specified mechanical parameters, the test solutions vary significantly, not only between the individual test procedures, but also between the various standards. In NACE TM 0177-96, for example, an electrolyte with 5% NaCl and 0.5% CH3COOH saturated with H2S is specified, which is a highly sour medium with a pH range of 2.7 ≤ pH ≤ 3.0. In contrast, the European Federation of Corrosion (EFC) proposes a test medium for the same test methods of 5% NaCl and 4% CH 3COONa, with the pH-value being set to correspond to the real environment. ISO 7539 states that all tests be conducted in electrolytes with compositions that exist in real environments. This may involve completely different conditions for the crack and hence exert an influence on the time to specimen failure. However, the application of real electrolyte compositions might yield more representative test results. It is not the role of this document to enter the debate on testing environments, particularly since the issues of test pressure and temperature and oxygen content, when compared with real environments, have still to be resolved. Appendix II Full scale testing Not only during fabrication, as for instance welding, but also during service components are subjected to multiaxial loads which, in addition, might vary with time. The inadequacy of conventional test methods in simulations of such real mechanical loading and frequently also the nature of the corrosive environment has therefore originated Full Scale (FS) Test procedures, of which the objective is maximum possible realistic coverage of fabrication- and service-specific mechanical stressing and respective corrosive environments. Such test procedures are not standardized up to the present, but are included into this document, because they have 548 Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 nents, this means that the welds should be carried out at the same shrinkage restraint as provided by the real welded structure, in order to achieve the same distribution of residual stresses and strains in the welds. Also additional loading during fabrication of real structures as, for instance, bending, corresponding to reeling and de-reeling processes, should be considered. Finally, the real service loads should be superposed to such fabrication loads, as they might arise from pressurizing, free spans and shut downs etc., for instance in pipeline systems. The transfer of the mechanical loads to the test procedure demands great care in determining the real loads. The cope with this task, computational simulation using the finite element method is, in many cases, an obvious choice. III Corrosive environment Full Scale Tests, particularly those designed for a pipeline application spectrum of a specific reservoir, require accurate determination also of the natural transport media before starting a test. Regarding sour service, apart from the Cl-ion concentration, the variation range of the H2S- and CO2-content should for most of the part be defined. Some authors recommend additions of respective quantities of gas, water, oil and sand to the fluid such that the composition is, in some cases, identical with that of the natural medium conveyed. For reproducing extremely harmful conditions, e.g. during flow-standstill, the surface-protecting oil constituents should, however, be removed, if possible. In addition, for the investigation of welded pressurizing pipes made of high strength steels for hydro power plants, for instance, realistic formation water composition should be employed. The reservoir of the test solution should have enough capacity to fill the assembly up with the fluid and to provide sufficient reserves for losses and mixture preparation. Use of 1 m3 of electrolyte in a Full Scale Test, of which however only half is contained in the test assembly itself, seems to be a good choice for welded pipes having a diameter of about 12 inches. Besides, the reservoir should be closed, but provided with a safety valve to prevent leakage of gases which, if they are toxic, must be passed over to an appropriate separator. The individual gases required for the mixture preparation must be separately stored to provide most manifold variation possibilities for the fluid composition in Full Scale Testing. In order to simulate pipeline applications in which the material is also subjected to an outside environment, the total test length should be buried or submerged in a receptacle with a covering which can be filled, for example, with earth or water corresponding to the real environment. In order to create biochemical conditions as experienced by buried or submerged pipelines, the receptacle could additionally be flushed with corresponding gas mixtures. Respective quantities of the various acid-forming and sulphate-reducing bacteria should also be added and monitored, if such situations might be encountered in practice. Enclosing the test pipe in a receptacle also confers additional protection against explosion and escape of toxic gases (H2S) into the laboratory environment, when material failure occurs under the high pressures which are frequently used. IV Test assembly For reproducing real flow conditions of oil flowlines, the test assembly should be incorporated into a flow loop. This equipment should include a hydrodynamic run-in length to keep equipmentspecific turbulence away from the test length itself. In addition, the representative flow should be established ahead of the test length, in order to provide constant flow conditions inside of the test specimen. The research activities concerning the influence of corrosive media flow characteristics on stress corrosion cracking are still in their initial stages and are therefore not yet reflected in practical Full Scale Tests. However, it is a proven fact that specifically the creation of so-called “slug flow”, i.e. turbulent flow producing upright backward waves, must be considered as particularly harmful with respect to stress corrosion cracking. The reproduction of such flow opens up far-reaching interdisciplinary research perspectives for Full Scale Tests. Concerning the execution of such flow reproduction tests, it should be noted at this stage that quick I Constant Load Test (CLT) One of the most widely used is the Constant Load Test (CLT) which corresponds to a creep rupture test in a specific corrosive medium. This test procedure is applied predominantly in the oil and gas industry for evaluating the susceptibility of materials to stress corrosion cracking. In particular, it is used to investigate materials of non-welded components for transporting H 2 S-containing media in pipes and pipelines. In all these applications, EFC recommends this test as a Fitness for Service Test. Method A - Uniaxial tensile specimens (Tensile test) Appendix III Applications of stress corrosion standards The above recommendations can be summarized by the key headings as for the other test procedures: Material: All weldable materials. Test solution: Corrosive media in Full Scale Tests also should correspond as far as possible to the real conditions. This is the reason why standard electrolytes are generally not used in these test procedures. These experiments should be performed with the natural composition of the medium which should also be at its real temperature and pressure. Flow rate and turbulence of the electrolyte must also be taken into account. Furthermore, the material surface in the Full Scale Test should also correspond to the true service conditions. Procedure: Much more attention than in standard tests, in which less crack-critical parameters are predominantly determined, must be paid in Full Scale Tests to keeping the predefined test conditions constant over the full test period, to allow for separation of different effects. Therefore, the test procedure should utilise real conditions in which welded components may be degraded by stress corrosion cracking. Weldment: Full Scale Tests probably provide the most comprehensive data and insight into the corrosion resistance and service behaviour of welded components. They are particularly suitable for assessing the resistance of weldments in comparison to the base material. C.O. Pettersson et al. - Corrosion testing of welds, a review of methods and versatile closed-loop controlled pumps for a wide pressure range are needed to generate timely variable fluid flow. Further examples of slow turbulence, which may occur during service, e.g. in bent areas, T-joints and pipe manifolds, should be examined using an additional test length to exclude interactions. All the other conduits, pumps, measuring instruments and reservoirs, in which the test medium flows, must be more corrosion resistant than the test length. Special attention must be given to this aspect in order to secure galvanic separation of the test material from the rest of the assembly and to prevent unwanted side effects resulting from contact corrosion. The materials to be used for the separation should also be heat and corrosion resistant. PTFE exhibits these properties and is therefore an obvious choice. Generally, the structural design of the assembly should be flexible enough to allow, as far as possible, simultaneous testing of several test pieces using different load levels, for example. The equipment should also include special devices capable of accommodating different test piece configurations, such as pipe bends, flanges and manifolds. V Measurements In view of the fact that Full Scale Tests procedures are already very cost-intensive and time-consuming, the test assembly should be instrumented as generously as possible with measurement devices to get a maximum of results from one test phase. The mechanical stressing should be measured at a location as near as possible to the test piece, i.e. the weld, in order to suppress losses and transmission errors. To accomplish the same purpose, it is advisable to measure also the pressure, the temperature and the flow rate of the fluid shortly before it enters the test pipe. However, the pH-value, the potential and the concentration of the fluid should be measured in the reservoir, where the flow rate of the medium is lower. Full Scale Tests represent today the most realistic laboratory test procedures. The last step that remains to be taken towards supremely realistic conditions in materials testing is to use pipes in lengths representative of those used by the oil and gas industry. Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 549 III Constant Strain Test (CST) If the test frame is very stiff, the specimen undergoes plastic straining whilst the frame itself remains elastic. Once a crack has initiated, the stress at the crack tip will first increase on account of the local stress concentration. However, finally, it will decline, as the specimen extends within the stiff frame. This means that with a very stiff frame, straining will be limited and may be insufficient to cause tearing (i.e. crack extension). Thus, in Constant Strain Tests, the test frame is much stiffer than the specimen, whilst in a Sustained Load Test, the test frame is softer than the specimen. On the basis that the test frame takes over the function of a real Load Test (SLT). In the latter test, a tensile specimen is axially clamped into a ring-shaped frame. Another variant consists in pre-loading the specimen using a calibrated spring. In this procedure, the global stress σglob, remains unchanged, at first, as in the Constant Load Test. However, when crack initiation occurs, the specimen extends in an axial direction causing a decrease of the load imposed by the frame. The global stress σ glob remains constant only until the crack is initiated. Hence, in order to avoid a decline in the local stress σloc as the crack grows, the elastic clamping in the test rig must be appropriately high. To summarise this, it appears that the SLT is more realistic than the CLT, because real components in service will also show some compliance or relaxation when a crack has been initiated. But in this context the question arises of how realistic an extrinsic compliant axial tensile loading is with increasing crack propagation, as it is simulated in a Sustained Load Test. Realistic loading would only be conceivable in cases where the crack, and the region in the component through which it passes, are relatively large compared to the global structure. Usually, failure by hydrogenassisted stress corrosion cracking takes place in regions with the highest stress levels, i.e. in notched thin cross-sections. Systems consisting of very stiff specimens and soft frames are therefore not very representative of structures in which stress corrosion cracking - susceptible areas are surrounded by thick walls. C.O. Pettersson et al. - Corrosion testing of welds, a review of methods In many cases, the Constant Load Test is conducted under “real” conditions, e.g. at elevated temperature and high pressure. These tests are carried out by selecting a specimen loading as high as the expected in-service loading which, in the case of pipelines and oil production plants, is near the yield strength or proof stress of the material to be used. Hence, the criterion for the acceptance of materials for pipework and pipelines in oil and gas production following the EFC-guidelines equates to an allowable stress of σth ≈ 0.9 -. Rp0.2. Unlike frequent real multiaxial loading in practice, the stress in this test procedure, can only be imposed unidirectionally. It has to be appreciated that the tensile specimens are able to creep during the Constant Load Test in an uncontrolled manner, thus changing this test into a type of test operating with constantly decreasing plastic deformation. This means that the limit stress called for in many specifications for this test, e.g. 90% of the yield strength or proof stress, is perfectly reasonable. EFC considers a test duration of 720 hours to be sufficient for assessing the resistance of a material to stress corrosion cracking. The reason for this recommendation is that exceeding this time limit could lead to pitting corrosion of the specimen surface, which could invalidate the test result, if local stress concentrations and hydrogen were present. It should be noted that materials employed in oil and gas production are usually exposed for several months or years to H2S-containing media. Consequently, if a material does not fail in the Constant Load Test, this is not an assurance that no damage will occur, later, in service. Furthermore, the limited test duration may result in any possible relationship between pitting corrosion and stress corrosion cracking going unrecognised. It is therefore recommended the test duration be prolonged to at least the time when pitting corrosion begins to take place, in order to establish whether or not it has any influence on stress corrosion cracking. II Sustained Load Test (SLT) The NACE standard differentiates between the CLT and the Sustained 550 Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 component, Constant Strain Tests are more typical of real structures than Sustained Load Tests and therefore reflect engineering applications more frequently. This makes it clear that when deciding between carrying out tests with constant load or with constant strain, the decision must be related to specific applications, i.e. whether, in service, the component will be subjected to a constant load or a fixed displacement. As compared to Constant Load Tests, Constant Strain Tests in conformity with the EFC-guidelines are regarded as less severe, thus requiring specimen loading up to the proof stress or yield strength. For the purposes of determining loads in a Constant Strain Test, it is necessary to take account of the influence of temperature on material strength. For the case of elevated temperature testing, it is possible that uncontrolled creep may occur during a Constant Strain Test. This effect assumes special significance when the test material and the frame material have different thermal expansion coefficients, or are physically separated from each other by plastic material, which may experience significant creep, even at room temperature. Microcreep, however, may also occur at lower loads than those specified and cannot, therefore, be excluded in any test using constant loading of plain specimens. For this reason, it is reasonable to carry out several tests under the same conditions using various amounts of mechanical loading. It is reasonable, furthermore, to check each completed test, which has been carried out on plain specimens with constant loading, by subsequently conducting a standard tensile test under normal conditions. This would reveal any possible degradation of mechanical properties resulting from corrosion reactions during the original test. Method B - Bending specimens (Bend Tests) In contrast to uniaxial tensile loading, the loading of the test pieces may also be performed by bending. Tests using bent specimens are less elaborate and are preferred when space is limited for the accommodation of large test machines. It should however be considered that only half of the material surface is under tension, which additionally exhibits a gradient in the plate thickness direction and becomes zero at the neutral axis. Consequently, the results of tests with test pieces subjected to bend loading may differ significantly from those using axial loading of tensile specimens. In addition, the various shapes of bending specimens involve different stress distributions over the length and width of the specimens as well as a two-dimensional stress condition in some specimens. Therefore, the results of tests using bending specimens are also not directly comparable to each other. In the Bend Beam Test (BBT), the first type of test set-up is based on bending beam-shaped test strips which primarily allows testing of materials available in the form of plates or disks. But it is also possible in this test to prepare test material from pipes or round billets. Following the principle of constant strain, a relatively soft specimen is provided with stiff fixturing such that the global strain, σglob, decreases with crack extension. For each test, the highest tensile stress at the surface of the test piece is selected as the test stress. Only tests with elastic specimen loading can be evaluated, since test stresses above the yield strength or proof stress, are difficult to predict by computation. Specimen geometries available include: Two-, Three- and Four-Point Bend Test (2, 3 and 4PBT), the Welded or Bolt Loaded Double Beam Test (WDBT or BLDBT, resp.) and the Constant Moment Beam Test (CMBT). The specimen dimensions and further specific features of the tests are shown in the standards. The Two-. Three- and Four-Point Bend Tests are most frequently used. In both the Two- and the Three-Point Bend Test, the maximum tensile stress is in the beam centre and drops to zero at the specimen ends. In practice, the 2PBT and the 4PBT are preferred over the 3PBT, since crevice corrosion is a potential hazard at the contact points in the 3PBT or also in the Shell Type Test (STT) described in detail by Ikeda et al. and takes place at the point of maximum mechanical loading. The electrochemical conditions present at this location may differ in such cases from those on the rest of the surface. In comparison to the 2PBT and the 3PBT, stress which largely corresponds to real radial pipe wall pressure loading. C-rings are typical specimens for constant straining. But with the help of a calibrated spring it is also possible to impose a largely constant load on them. Another option is to produce a multiaxial stress condition by providing the specimen with a notch which makes it necessary to determine the stress prevailing in the notch root with the help of the respective stress concentration factor. But what applies to bend beam specimens is also true for ring specimens, namely that the global stresses, σglob, decrease with increasing crack length as soon as crack initiation occurs. Likewise, the circumferential stress is not uniformly distributed. Maximum stressing takes place in the bow centre and drops to zero in the two fixturings. The most accurate method of determining the specimen loading relies on the application of strain gauges along the tensile loaded surface. Analogously to bend beam specimens, plastic loading of Crings is also not recommended, unless an exact correlation of deformation can be established between the strain gauge measurements and a stress-strain diagram of the tested material. Weldment: Testing of welds appears to be doubtful due to the equally poor transferability of the real shrinkage reaction stresses, as described for the bend beam specimens. Unlike C-rings, so-called O-rings are subjected to uniform stress over the entire circumference by pulling an oversize plug over the ring. The O-Ring Test is regarded as more realistic than the other bending specimens, since it permits the reproduction of in-service loadings of structures with tight fits. In order to ensure maximum possible uniformity of circumferential stress, it should be made sure that the O-ring width does not exceed the four-fold wall thickness. Varying tensile stress versus wall thickness suggests that this test should also be used for examining stress corrosion cracking in circumferentially welded pipelines in order to reproduce, for instance, stresses in the pipe wall produced by overpressure. But right from the beginning, practical limits are set to this application profile on account of C.O. Pettersson et al. - Corrosion testing of welds, a review of methods the 4PBT offers the advantage of constant stress between the two internal loading points. This is also true for the WDBT in which constant stress prevails in the beams at the height of the wedge. But this test method, as compared to the 4PBT, suffers from the drawback that weld defects at the ends may cause inhomogeneous stress distributions in both beams. For this reason, an alternative is suggested in the EFC-guideline allowing bolting of the ends. Weldment: Among all tests using bent beam specimens, only the CBMT configuration provides equal stress over the entire length of the test piece. This effect makes this test particularly suitable for situations in which the quantity of available test material is limited. In conformance with the EFC guidelines the 4PBT is considered to be suited also to weld testing in view of the susceptibility to hydrogen-assisted stress corrosion cracking. In this test, the weld is preferably loaded in transverse direction, but longitudinal loading may be applied as well. However, such load imposition may at best only approximately reproduce the in-service loading of a welded component. This is not at all sufficient, particularly since additional residual stresses are present in a weld as a result of the welding process. The level of the reaction stresses resulting from restrained weld shrinkage depends on the respective component stiffness, and is unlikely to be transferred in direction and height to the simple configuration. This means that the real shrinkage reaction stresses of welds cannot accurately be simulated in the 4PBT and that its suitability for weld testing has thus to be called into question. Method C - Bending specimens (C-ring Specimens) Ring specimens bent with the help of screws are above all suited to pipe testing, since they can easily be prepared and have no size limit. For accurate specimen preparation and loading, it should be ensured that the outside diameter is D0 ≥ 20 mm. C-ring specimens are often used to investigate the susceptibility of pipeline materials to stress corrosion cracking, since ring expansion produces inside tension stress and outside compression Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 551 most frequently used for determining the stress corrosion cracking resistance of a material. In the seventies and eighties, this test method was often used to assess the resistance of low-alloyed martensitic steels to H2S-containing media. In contrast to the similar CT-specimens, such samples are suitable for studying crack growth across a broad spectrum of stress intensity factors. In addition, the specified low height/length ratio allows sampling from thin-walled components and even from larger pipelines. In order to assure a plane strain condition, prediction of the KISCC-value is necessary. Like with the CT-specimens, the opening of the test piece is usually kept constant Acknowledgements to IIW Sub-commission IX H and its chairman Dr. Chris Farrar for guidance and support when writing this document. Acknowledgements with the help of a wedge, although constant loading is also possible, For reasons of symmetry, however, the starter crack required in the test should, even in aluminium specimens, not be generated with the help of the wedge. Various equations are given in the specifications and guidelines for crack propagation calculation. Questo documento è stato preparato da esperti nel campo delle prove di corrosione e delle leghe resistenti alla corrosione, sotto gli auspici della Sottocommissione IX-H dell’International Institute of Welding (IIW). Esso deve intendersi come una utile guida sulle prove di corrosione normate, elencate in numerose norme nazionali ed internazionali. Molte prove di corrosione erano state originariamente sviluppate per valutare le varie proprietà legate alla corrosione dei metalli e delle loro leghe. Molte di queste prove sono state modificate o adottate per l’utilizzo sui giunti saldati, infatti questo documento è stato pensato come un riassunto delle caratteristiche delle varie prove nel contesto delle saldature. Il documento non intende essere un libro di testo sulle prove di corrosione ma si spera che possa essere un valido aiuto per gli ingegneri di saldatura e dei materiali che, nel loro proprio ambito, non siano specialisti in corrosione. È importante puntualizzare che questo documento è una rassegna delle norme pubblicate e non deve quindi essere utilizzato in sostituzione delle norme stesse. Per più precisi e specifici dettagli si invitano i lettori a riferirsi alle norme originali. Prove di corrosione sulle saldature, una panoramica dei metodi Sommario C.O. Pettersson et al. - Corrosion testing of welds, a review of methods crevice corrosion to be anticipated between bolt and ring. Method D - Double Cantilever Beam Test I Cantilever Bend Specimens In analogy to the Bend Beam Test, single-edge notched cantilever-type specimens are used in the Cantilever Bend Test (CBT) which are bent around three or four contact points. But unlike plain specimens, they are subjected to a constant load such that they represent a typical test set-up for exact determination of stress intensity factors increasing with the crack length. Crack growth is usually measured with the help of strain gauges at the point of force introduction. The specified specimen geometry is shown in both standards. II Compact Specimens The test with compact specimens (Compact Test, CT) is normally carried out by providing the specimen with a constant crack opening using a wedge, even though constant loading of such specimens is stated in some literature references. This means that the stress intensity factor will decrease with increasing crack length. Equations for calculating the critical stress intensity factors KISCC and Klc can be adopted from the relevant standards. III Double Cantilever Beam Specimens Among all fracture mechanics tests, the Double Cantilever Beam Test (DCBT) is 552 Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 Tariffe Pubblicitarie 2007 TIPO DI INSERZIONE - Pagina a colori: - Pagina B + N: - 1/2 pagina B + N: - 1/4 pagina B + N: - Ogni colore in più: - Copertina: - 2a di Copertina: - 3a di Copertina: - 4a di Copertina: - Risguardo 2a e 3a Cop.: - Risguardo al Sommario: - Inserto cucito o volante: - Inserto di diverso formato: - Inserto di diverso peso: - Posizione destra o fissa: - ABBONAMENTO: - ABB.TO ESTERO: - COPIA SINGOLA: - COPIA SING. ESTERO: Euro 1100,00 700,00 450,00 350,00 220,00 2500,00 1400,00 1400,00 1900,00 1150,00 1150,00 1400,00 1500,00 1500,00 + 20% 90,00 155,00 20,00 30,00 * Gli inserti (formato A4, già stampati fronte / retro) dovranno essere forniti alla Redazione in 3500 copie ad uscita; * Per gli inserti di più pagine il prezzo sarà concordato caso per caso; * Sulle tariffe indicate si applica lo sconto del 10% per le Società associate all’Istituto Italiano della Saldatura; * Sono previsti sconti per quantità (minimo 12 pagine annuali). Per informazioni e prenotazioni: Franco Ricciardi / Promozione IIS Tel. 010 8341.389 - fax 010 8341.399 - E-mail: [email protected] IIS Didattica (B) senza di una lega brasante portata a fusione all’interfaccia tra le superfici da saldare, mantenute premute con un opportuno livello di pressione meccanica. Se il processo viene protratto per il tempo necessario, a saldatura ultimata non resta alcuna traccia della lega brasante. Per una migliore comprensione del processo occorre ricordare che le superfici dei materiali metallici sono caratterizzate da una certa rugosità, da eventuali strati di ossido o dovuti allo sviluppo di specifiche reazioni chimiche, dalla presenza di inclusioni non metalliche allo stato solido o liquido (grassi, oli, inquinanti), di gas o altri elementi adsorbiti sino ad una certa profondità. Per ottenere una corretta saldatura allo stato solido devono essere garantite due condizioni almeno, l’intimo contatto tra le superfici e la rimozione di eventuali strati o contaminazioni superficiali. Nel caso più frequente di saldatura a diffusione senza l’ausilio di materiali d’apporto, la dinamica del processo è in sintesi con quella descritta nella Figura 30: (A) (D) Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 555 Figura 30 - Principali fasi della saldatura a diffusione. (C) disponendo la necessaria preparazione superficiale (Fig. 29); • due leghe simili per composizione chimica, come nel caso precedente, possono anche essere saldate mediante l’interposizione di un sottile strato di un secondo materiale che promuova la diffusione allo stato solido ed il contatto superficiale mediante la permanenza ad opportune temperature; • due leghe differenti per composizione chimica, quindi anche per caratteristiche chimico - fisiche, possono comunque essere saldate promuovendo processi di diffusione allo stato solido all’interfaccia tali da creare opportuni legami di tipo metallico; allo stesso modo, leghe differenti possono essere saldate con l’ausilio di un terzo tipo di materiale che favorisca e migliori il contatto superficiale, come nel caso precedente, ed anche lo svolgimento dei processi di diffusione. Una nota variante del processo è la brasatura per diffusione (diffusion brazing DFB), la quale è invece basata sulla pre- Processi speciali di saldatura. Parte 2 - La saldatura a diffusione, ad alta frequenza ed alluminotermica ** La saldatura a diffusione (diffusion bonding, DFW) La saldatura a diffusione è un processo di saldatura allo stato solido che prevede l’applicazione di una pressione normale alle superfici da saldare ad elevata temperatura in assenza di deformazione macroscopica delle due parti o di loro movimento relativo. Talvolta, viene utilizzato materiale d’apporto a contatto con le due superfici. Il processo si presta a numerose combinazioni: • due leghe simili per composizione chimica, quindi per caratteristiche chimico - fisiche, possono essere saldate direttamente tra loro, selezionando opportuni valori di temperatura, pressione, tempo sulla base delle caratteristiche delle stesse leghe, pre- Figura 29 - Saldatura a diffusione di due leghe Ni - Cb (il giunto è indicativamente posizionato tra i due riferimenti). * Redazione a cura della Divisione FOR - Formazione e insegnamento dell’Istituto Italiano della Saldatura - Genova. dove: • D è il coefficiente di diffusione, funzione della T; • t il tempo; • C una costante. Appare chiaro quindi che tempi molto lunghi risultano via via meno efficaci ai fini dei processi di diffusione; d’altra parte, la semplice relazione di cui sopra non tiene in considerazione le variazioni microstrutturali dovute proprio ai processi di diffusione, ad esempio i fenomeni di ricristallizzazione della matrice. Nella pratica, il tempo varia da alcuni secondi sino a diverse decine di ore, senza dimenticare che occorre raggiungere la temperatura desiderata superando l’inerzia termica delle attrezzature, dei forni in particolare, fatto che va considerato nell’economia complessiva del processo. La pressione è il terzo fondamentale parametro, per quanto non sia possibile descriverne l’effetto attraverso relazioni numeriche. Essa influenza varie fasi del processo, quali ad esempio quella iniziale di formazione del legame metallico; in termini generali, a parità di altre condizioni, maggiori livelli di pressione consentono di norma giunti con resistenza più elevata, probabilmente grazie alla maggiore superficie reale di contatto che si ottiene inizialmente. Il valore di pressione è a sua volta correlato con la temperatura ed il tempo; un dato comune a tutte le applicazioni è la necessità di limitare la pressione a valori inferiori al carico di snervamento del materiale alla temperatura di saldatura. Oltre alle suddette considerazioni, x = C * (D*t)1/2 È chiaro che la temperatura ha dunque un effetto esponenziale, per cui anche sue piccole variazioni determinano conseguenze rilevanti. Di norma, la temperatura utilizzata è superiore a 0,5 la temperatura di fusione della lega, spesso tale valore è anzi compreso tra 0,6 e 0,8. È chiaro che la scelta della effettiva temperatura va posta in relazione con quella degli altri parametri del ciclo di saldatura. Anche il tempo assume una rilevanza notevole nel processo, dato che il percorso medio x di un dato atomo per diffusione è ad esso correlato attraverso la seguente relazione: Processi speciali di saldatura. Parte 2 - La saldatura a diffusione, ad alta frequenza ed alluminotermica inizialmente, il contatto si verifica attraverso un ridotto numero di punti che sono rapidamente portati prima in campo plastico e quindi in regime di scorrimento a caldo, con forti deformazioni locali e progressivo aumento dell’area di contatto. All’inizio della fase (B) esistono in sostanza superfici di contatto intergranulari con alcuni vuoti distribuiti: per effetto dei fenomeni di diffusione, i vuoti sono gradualmente riassorbiti e si mettono in atto processi di riscristallizzazione all’interfaccia che eliminano l’originale superficie teorica di contatto. Nella terza fase (C) i vuoti sono gradualmente assorbiti dalla diffusione e dalla formazione per accrescimento di nuovi grani, sino ad arrivare alla configurazione finale (D). Va osservato che la variabile principale è la temperatura del processo durante la prima fase, insieme con la pressione determina l’estensione dell’area di contatto ed è determinante per i processi di diffusione che governano la seconda e terza fase. La pressione è a sua volta essenziale durante la prima fase per promuovere la nascita di una adeguata superficie di contatto: superata questa fase la pressione può essere anche eliminata. Analogamente, un’eccessiva rugosità superficiale ostacola lo sviluppo della prima fase e può generare vuoti di maggiori dimensioni, più difficili da rimuovere nelle fasi successive. Il tempo, infine, è funzione della pressione e della temperatura utilizzate e non può dunque essere considerata una variabile indipendente. Variabili fondamentali dei processi di diffusione Le variabili principali dei processi a diffusione sono certamente la temperatura, il tempo e la pressione. La prima variabile, la temperatura, influenza di fatto tutte le fasi del processo ed è probabilmente la più importante. Sul piano teorico è utile ricordare che i processi di diffusione sono descritti dalla relazione: D = D0* e-[Q/(k*T)] Dove: • D è il coefficiente di diffusione, funzione della temperatura T; D0 una costante di proporzionalità; Q l’apporto di energia (calore); T la temperatura (in °K); K la costante di Boltzmann. • • • • 556 Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 occorre valutare inoltre, l’importanza di ulteriori fattori di natura metallurgica, come ad esempio le trasformazioni allo stato solido e i fattori microstrutturali in grado di modificare il coefficiente di diffusione. Il primo fattore è ovviamente significativo solo per talune famiglie di leghe (alcuni acciai, leghe di titanio ad esempio); occorre ricordare anche che talvolta sono utilizzati acceleratori di diffusione, ossia consumabili in grado di diffondere con rapidità e favorire quindi la nascita di legami metallici. È però chiaro che tali acceleranti, in soluzione nella matrice, non devono comportare conseguenze metallurgiche significative, restando al di sotto del loro limite di solubilità. In genere, quando utilizzati, tali consumabili hanno spessori non superiori a 0.25 mm; essi sono in grado di migliorare le condizioni di saldatura riducendo i valori di temperatura, pressione e tempo necessari. Spesso tali consumabili sono gli elementi metallici non legati che costituiscono la matrice della lega saldata (titanio puro, ad esempio, per la saldatura di leghe di titanio), con l’eccezione dell’argento nella saldatura delle leghe di alluminio (che sono, peraltro, tra le più difficili da saldare per effetto della rapida formazione di allumina ad elevata temperatura). Preparazione delle superfici La preparazione delle superfici deve garantire l’obiettivo di una loro adeguata pulitura quanto il raggiungimento di una rugosità superficiale idonea allo scopo. È inoltre necessario anche provvedere alla rimozione di eventuali strati di ossido, rivestimenti superficiali che possano inibire lo sviluppo dei processi di diffusione: di norma, sono utilizzate allo scopo specifiche lavorazioni di macchina(1). Considerando poi il principio del processo è chiaro che le condizioni di contatto devono essere ottimali ed uniformi: ciò è possibile solo con superfici adeguatamente piane ed accostate con tolleranze estremamente ridotte. La preparazione chimica delle superfici (1) Una conseguenza favorevole di dette lavorazioni è che i processi di diffusione sono favoriti dalla ricristallizzazione delle superfici incrudite per effetto delle lavorazioni suddette. è effettuata in genere con adeguati solventi e/o detergenti e può essere assimilabile, per importanza e finalità, a quella normalmente richiesta per la preparazione degli stessi materiali all’incollaggio strutturale. Disponendo di forni a vuoto, è anche possibile utilizzarli per ottenere la rimozione di strati di sostanze inquinanti adsorbiti superficialmente, portando il pezzo ad una certa temperatura, in forno, per un tempo sufficiente(2). Vantaggi e limitazioni Tra i principali vantaggi possono essere citati i seguenti: • i giunti possono avere proprietà e microstrutture praticamente identiche a quelle del materiale base, fatto fondamentale nel caso di strutture leggere, che non si intenda penalizzare con criteri di dimensionamento eccessivamente conservativi; • le distorsioni risultano estremamente ridotte, riducendo o eliminando la necessità di lavorazioni o finiture successive; • sono possibili combinazioni tra metalli o leghe impossibili con i metodi di saldatura per fusione; • sono possibili giunzioni con geometrie anche non assial-simmetriche, richieste dalla saldatura ad attrito convenzionale; • sono possibili saldature anche tra superfici difficilmente accessibili; • è possibile evitare il preriscaldo di parti anche di grande spessore, ad esempio di rame o sue leghe; • le discontinuità tipiche della saldatura ad arco non sono riscontrabili in quella a diffusione. D’altra parte, il processo presenta alcune limitazioni o svantaggi, tra cui: • il ciclo di saldatura è più lungo di quello caratteristico della maggior parte degli altri processi; • il costo degli impianti è elevato e gli stessi possono limitare fortemente le massime dimensioni dei particolari saldati; • malgrado la possibilità di saldare più pezzi contemporaneamente, non è un processo adatto a produzioni intensive; • non sono disponibili materiali di (2) È chiaro che, in questo modo, si ottiene però una certa contaminazione del forno che può compromettere la riuscita della successiva saldatura, se non sono previsti lavaggi intermedi. presentano di norma un’elevata resistenza al creep e richiedono spesso elevate pressioni di saldatura, con l’ulteriore problema legato alla formazione di strati di ossido refrattario, dato che l’ossigeno non è solubile nella matrice come nel caso del titanio. È peraltro chiaro, che leghe fornite allo stato incrudito, subiscono localmente effetti assimilabili alla ricottura con una sensibile diminuzione delle caratteristiche tensili, mentre leghe trattate termicamente (invecchiate) possono essere ritrattate durante la stessa saldatura selezionando valori di temperatura vicini a quelli di invecchiamento oppure con trattamenti dopo saldatura. Numerose applicazioni riguardano, come accennato, leghe di titanio (in particolare il Grado 5, Ti6Al4V), per la fabbricazione di componenti per l’industria aeronautica o aerospaziale, in cui la saldatura a diffusione consente di ottenere dettagli strutturali con grandi risparmi di tempo a confronto con altre tecnologie di fabbricazione (Fig. 31). In questi settori, non raramente il processo è abbi- Processi speciali di saldatura. Parte 2 - La saldatura a diffusione, ad alta frequenza ed alluminotermica apporto per tutte le combinazioni tra materiali base che potrebbero risultare interessanti; • la progettazione dei giunti e la loro ispezionabilità sono differenti da quelle in uso per giunti saldati per fusione. A questo proposito, data anche la natura e la giacitura delle possibili imperfezioni, l’esame ultrasonoro è quello più utilizzato per queste tipologie di giunto saldato; • la preparazione della superficie ed il loro fit-up richiedono una cura molto superiore a quella dei più comuni processi per fusione; • la saldatura (o brasatura) deve spesso essere effettuata in vuoto o in forni con atmosfera protettiva, aumentando la complessità del sistema ed i costi correlati. Figura 32 - Stutture X-rib e C-rib ottenute per DB-SPF (cortesia Alenia). Figura 31 - Microstruttura di un giunto saldato con DB (lega ASTM B265 Ti6Al4V). Applicazioni caratteristiche La saldatura a diffusione è ormai applicata ad un ampio spettro di leghe nell’ambito di giunti omogenei o eterogenei; spesso le applicazioni riguardano leghe di titanio, di nichel, di alluminio e loro combinazioni. Le leghe di titanio in particolare si dimostrano molto adatte per via della relativamente bassa resistenza al creep e della solubilità dell’ossigeno nella matrice; viceversa, le leghe di nichel Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 557 HF (A) HF (J) (E) (B) (F) HF HF (K) secondo, la formazione di correnti indotte con opportuni sistemi elettrici. Considerando il principio fisico del processo, è chiaro che correnti a frequenze relativamente modeste (da 50 a 360 Hz circa) non garantiscono un riscaldamento sufficientemente localizzato(3), costringendo di conseguenza ad aumentarne l’intensità con ovvi problemi. Viceversa, con correnti di frequenza adeguata è possibile limitarne l’intensità riducendo quindi il dimensionamento dei cavi e dei contatti elettrici. Il processo risulta inoltre molto efficiente sul piano del rendimento, poiché l’apporto termico è concentrato in un volume limitato proprio in corrispondenza delle superfici da saldare: una delle conseguenze è la notevole velocità di saldatura che si può ottenere con impianti automatici. (3) (G) (C) HF (D) (H) HF HF Fisicamente, la profondità di penetrazione di una corrente elettrica è correlata alla sua frequenza in modo inversamente proporzionale. HF HF Figura 34 - Esempi di giunti saldati ad alta frequenza. HF perfici da saldare, con l’ausilio di forze normali alle superfici che determinano una sorta di forgiatura del giunto. In particolare, la saldatura ad alta frequenza può in realtà essere effettuata come saldatura ad alta frequenza per resistenza elettrica (HFRW) oppure come saldatura ad alta frequenza ad induzione (HFIW): la differenza fondamentale è che nel primo caso si ha il passaggio diretto di corrente nel pezzo, nel Figura 33 - Forno per saldatura a diffusione. Processi speciali di saldatura. Parte 2 - La saldatura a diffusione, ad alta frequenza ed alluminotermica nato a tecniche di superplastic forming (si parla, quindi, di DB-SPF), allo scopo di ottenere appunto parti con sezioni complesse con prestazioni assimilabili a quelle dello stesso particolare non saldato (Fig. 32). Come detto, molte leghe di nichel presentano difficoltà per la loro elevata resistenza ad alta temperatura ed allo scorrimento viscoso; esse devono essere saldate a temperature non lontane da quelle di fusione con elevati valori di pressione, curando particolarmente la preparazione superficiale per evitare la formazione di ossidi all’interfaccia. Talvolta viene utilizzato nichel puro o leghe debolmente legate per promuovere la diffusione all’interfaccia, con spessori variabili da 2.5 a 25 micron; a titolo di esempio, una lega come l’Inconel 600 (Alloy 600) è di norma saldata a temperature di circa 1090°C, con pressioni variabili tra 690 e 3500 kPa e tempi di circa 30’. Anche le leghe di alluminio sono talvolta saldate con questo processo, a condizione di controllare il problema della formazione di allumina all’interfaccia; una lega come la 6061 è ad esempio saldata a temperature di circa 385°C, pressioni di 26 MPa con cicli di alcune ore (una sola ora può essere sufficiente aumentando la temperatura a circa 540°C e riducendo la pressione a circa 7 MPa). Talvolta le superfici sono preparate con il riporto per elettrolisi o in fase vapore di sottili strati di argento o di leghe base oro per prevenire l’ossidazione in saldatura e promuovere la diffusione. Gli stessi acciai possono essere saldati per applicazioni speciali, quando i costi della tecnologia siano compensati dalle eccellenti caratteristiche della giunzione o dalla possibilità di saldare geometrie molto complesse o a ridotta accessibilità con processi convenzionali. Gli esempi di acciai saldati variano dall’acciaio al carbonio, all’inossidabile austenitico, all’inossidabile martensitico. La saldatura ad alta frequenza (HFW) Con questo nome sono indicati tutti quei processi che prevedono l’uso di correnti elettriche ad elevata frequenza per generare calore in corrispondenza delle su- 558 Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 Figura 35 - Correlazione tra frequenza e profondità di penetrazione. D’altra parte, risulta molto importante l’accuratezza nella preparazione delle superfici da saldare e nel loro fit-up preliminare all’inizio del ciclo di saldatura; di norma non sono usati sistemi di protezione nei confronti dell’ossidazione atmosferica a meno di alcuni casi in cui vengono immessi gas inerti (per leghe particolarmente reattive come alcune leghe di titanio e taluni acciai inossidabili). Alcuni esempi delle tipologie di giunzione realizzabili con la saldatura ad alta frequenza sono riportati nella Figura 34 (con HF è indicato il punto di erogazione della corrente ad alta frequenza, appunto). Caratteristiche fondamentali del processo Come noto, dalla fisica, correnti elettriche ad alta frequenza tendono, in un conduttore metallico, a fluire in prossimità della sua superficie arrivando a profondità piuttosto limitate: questo fenomeno è definito infatti effetto pelle (skin effect). Una descrizione quantitativa del fenomeno è data dal diagramma riportato nella Figura 35 (tratto da Welding Handbook, Vol. 2), che illustra per alcuni metalli e loro leghe la correlazione tra la frequenza dalla corrente elettrica e la profondità di penetrazione, in funzione della temperatura del materiale. D’altra parte, un incremento della frequenza corrisponde ad un incremento (4) L’impeder deve essere raffreddato per impedire che superi la T di Curie, perdendo le proprie caratteristiche ferromagnetiche. quale è applicata la pressione meccanica che garantisce la fase di forgiatura del giunto, con la fuoriuscita di una limitata quantità di materiale da ambo i lati (eventualmente anche di impurezze giacenti sulle superfici). Nel caso di saldatura di tubi molto sottili, in cui ad esempio lo spessore è circa il doppio della profondità di penetrazione della corrente, è opportuno l’impiego di un corpo magnetico (detto impeder), che ha lo scopo di limitare l’intensità di corrente che fluisce lungo la superficie interna del tubo, rendendo meno efficace il processo (4). Al crescere del diametro divengono maggiori le perdite di efficienza del processo legate alla corrente che fluisce sulla superficie esterna del tubo rispetto a quella che percorre la “V” in corrispondenza del punto di saldatura, per cui il processo perde competitività. Nelle Figure 37 A e B sono illustrate le due tecnologie applicabili (HFIW ed HFRW). Un diverso tipo di geometria riguarda la saldatura testa a testa di parti di lunghezza finita, come quella schematicamente rappresentata nella Figura 38; la corrente (HFRW) è portata da due conduttori su talloni di estremità che sono di norma circondati da un involucro magnetico, come quello raffigurato nella Figura 36C (per rendere più esigua la Figura 36 - Effetto della frequenza e del posizionamento del conduttore. Processi speciali di saldatura. Parte 2 - La saldatura a diffusione, ad alta frequenza ed alluminotermica della resistenza in quanto il flusso di corrente è limitato ad una porzione inferiore di materiale, con un incremento della sua resistenza ohmica. Nella Figura 36 sono inoltre illustrati ulteriori aspetti fisici, con particolare riferimento all’effetto legato alla distanza del conduttore rispetto alla superficie, alla sua sezione geometrica, alla presenza di parti metalliche attorno al conduttore stesso (come nella parte C della figura suddetta). È evidente come la maggiore frequenza determini un flusso di corrente indotta limitato ad una porzione ristretta del materiale, favorendo dunque l’efficienza del processo e accelerando quindi il processo di saldatura nelle applicazioni industriali. Uno dei campi di applicazione di maggiore diffusione è certamente quello della saldatura longitudinale di tubi partendo da una bandella ripiegata su se stessa, le cui estremità sono accostate e quindi saldate con opportuni cicli di corrente e di pressione (tube seam welding). Le apparecchiature prevedono l’uso di una bobina induttrice in rame per generare la corrente indotta sul pezzo, che risulta caratterizzato da una sorta di geometria a “V” nella zona di saldatura, che si chiude al suo vertice (il punto di saldatura). La velocità di avanzamento e l’intensità di corrente sono regolate in modo da ottenere la temperatura adatta alla saldatura quando le superfici arrivano a contatto presso il punto di saldatura, dopo il Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 559 • velocità di avanzamento notevoli: - per saldature longitudinali di tubi di diametro tra 8” e 48” si possono raggiungere velocità di 30 m/min, con spessori di circa 1/2”; - per tubi DN 1/2”, con piccoli spessori (da 0,6 a 1,7 mm) si arriva a velocità da 60 a 240 m/min; • il campo di spessori saldabili varia da 0,1 mm fino a circa 25 mm; • è possibile la saldatura di una notevole varietà di materiali; • le deformazioni indotte dal ciclo termico risultano estremamente limitate. Per contro, è possibile evidenziare le seguenti limitazioni: • possibilità di disturbi elettromagnetici (nel caso le frequenze in gioco siano radiofrequenze); • il processo risulta economicamente Processi speciali di saldatura. Parte 2 - La saldatura a diffusione, ad alta frequenza ed alluminotermica Figura 37 A - Saldatura longitudinale di tubi (HFIW). sezione del materiale percorsa da corrente). Raggiunta la desiderata temperatura può iniziare il ciclo di pressione per conferire la necessaria forgiatura; nel caso di parti di medie dimensioni è possibile con un singolo impianto ottenere produttività anche oltre i 1000 pezzi/ora. Vantaggi e limitazioni Tra i principali vantaggi possono essere citati i seguenti: • ZTA estremamente limitate; • possibilità di eliminazione del trattamento termico dopo saldatura (PWHT) per numerose tipologie di giunzione; • elevata produttività, che rende il processo estremamente interessante per produzioni di grande serie; • notevole efficienza energetica del processo; Figura 38 - Saldatura (HFRW) di lamiere testa a testa. 560 Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 Figura 37 B - Saldatura longitudinale di tubi (HFRW). competitivo solo per produzioni di serie ed è sconsigliabile negli altri casi; • le tolleranze di accoppiamento devono essere rigorose; • le possibili geometrie di giunzione sono limitate; • alcune problematiche afferiscono all’impiego in sicurezza del processo. Applicazioni caratteristiche I principali tipi di lega metallica sono di fatto saldabili con questo processo, ad eccezione di quelli aventi caratteristiche di forgiabilità non adeguate ad alta temperatura oppure quelli che presentano un peggioramento di alcune loro caratteristiche meccaniche non migliorabili con trattamenti dopo saldatura. Leghe molto reattive, come accennato, possono essere saldate con l’ausilio di Figura 39 - Esame macro di un giunto testa a testa saldato ad alta frequenza (acciaio al C, spessore 1,1 mm, diametro 32 mm). Figura 40 - Impianto per la saldatura longitudinale di tubi. gas protettivi inerti, così come leghe altamente conduttrici (rame) risultano saldabili in modo soddisfacente. Vi sono inoltre interessanti applicazioni di giunti eterogenei, ma occorre in questo caso considerare che la temperatura di saldatura è limitata da quella di inizio fusione della lega più bassofondente delle due. Dal punto di vista metallurgico è spesso rilevabile la formazione di un sottile strato di materiale fuso su una o entrambe le superfici e della zona termicamente alterata immediatamente adiacente. Data la brevità del ciclo termico, su determinate tipologie di lega risultano favorite le dinamiche di formazione di strutture fuori equilibrio, con la necessità di ricorrere talvolta a trattamenti dopo saldatura per materiali particolarmente sensibili alla tempra. Al contrario, materiali base allo stato incrudito subiscono locali effetti di addolcimento, mentre materiali indurenti per precipitazione possono essere local(5) (6) Il sovrainvecchiamento comporta la coalescenza dei precipitati parzialmente incoerenti con la matrice tipici dell’invecchiamento artificiale, con la diminuzione delle caratteristiche tensili della lega. Il processo fu inventato nel secolo XIX da Hans Goldschmidt (Germania), osservando appunto le particolari caratteristiche della reazione tra polvere di alluminio ed ossidi metallici, innescata da opportune sorgenti termiche. Figura 41 - La saldatura alluminotermica testa a testa di rotaie. Evidentemente, tale reazione può avvenire solo se l’affinità dell’ossigeno nei confronti dell’agente riducente (l’alluminio, appunto) è superiore rispetto a quella che lo stesso presenta nei confronti del metallo dell’ossido da ridurre; dalla reazione si sviluppa un prodotto allo stato liquido costituito appunto da metallo ed ossido di alluminio (spesso indicato come scoria): nel caso in cui la scoria abbia una densità inferiore al metallo (ad esempio, il ferro) essa galleggia sulla sua superficie e può essere rimossa agevolmente mentre il metallo liquido può essere portato nel cianfrino da saldare per caduta. Considerando casi specifici, anziché la reazione generale, si possono citare le seguenti reazioni, riferite al caso del Ossido metallico + alluminio (in polvere) 씮 Ossido di alluminio + metallo + calore La saldatura alluminotermica consente la giunzione mediante apporto termico generato con la reazione esotermica di ossidi metallici ed alluminio(6); una volta innescata la reazione è in grado di autoalimentarsi, come accade ad esempio durante i processi di ossitaglio. In termini generali la reazione alluminotermica può essere sintetizzata dall’espressione: La saldatura alluminotermica (thermit welding,TW) Processi speciali di saldatura. Parte 2 - La saldatura a diffusione, ad alta frequenza ed alluminotermica mente portati allo stato ricotto o sov r a i nve c c h i a t o ( 5 ) (overaging), in funzione delle temperature massime raggiunte localmente. A livello industriale, l’applicazione più diffusa è certamente la saldatura longitudinale di tubi, per i quali esistono ormai da molti anni specifiche tecniche e normative di rilevanza internazionale (API, ad esempio). Nella Figura 40 è raffigurato un impianto per saldatura di tubi da 1000 kW di potenza: nella figura si riconoscono gli elementi principali ma non il dispositivo di rimozione del cordolo esterno, in prossimità dei rulli di pressione. I campi di applicazione possono variare dai tubicini di rame o alluminio di piccole dimensioni utilizzati per gli impianti di raffreddamento dei motori per autotrazione (diametro 10 mm, spessore 0,10 mm) ai tubi per idrocarburi (diametro 48”, spessore 25 mm). Va osservato come talune specifiche (API ad esempio) prevedano la normalizzazione del giunto longitudinale dopo saldatura per evitare zone eccessivamente fragili in ZTA: anche questo trattamento è realizzato sull’impianto, on line, attraverso uno specifico induttore elettrico. Anche tubi elicoidali spiralati per sistemi di intercooling sono saldati comunemente con questo processo. Analogamente, il processo è talvolta utilizzato anche per la saldatura di travi partendo da lamiere semplici, in modo da ottenere profili ad I, ad H, a T. Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 561 Applicazioni caratteristiche Saldatura e riparazione di rotaie Una delle applicazioni più significative del processo è certamente quella della saldatura testa a testa di rotaie (Fig. 41). Allo scopo, sono disponibili da tempo prodotti adatti all’analisi chimica dei principali acciai da rotaia di uso comune (in genere, acciai al C - Mn; talvolta, in alcune nazioni, sono utilizzati come elementi di lega anche Cr, Cr - Mo, Cr - V, Cr - Mn e Si). Ulteriori affinamenti della chimica del processo prevedono l’aggiunta di terre rare per depurare il bagno e migliorarne le caratteristiche meccaniche. Per le più comuni sezioni sono disponibili da tempo stampi da applicare esternamente al giunto in corrispondenza del centro della luce; il preriscaldo varia a seconda dei casi tra 600° e 1000°C e viene realizzato con cannelli a gas diretti verso l’interno dello stampo (Fig. 42). Una volta completato il preriscaldo, sopra il giunto è posizionato il contenitore refrattario della carica, quindi viene innescata la reazione ed il metallo fuso inizia a colare nel cianfrino (Figg. 43, 44). Le parti da saldare devono essere allineate correttamente e le loro estremità presentarsi prive di ossidi di sporcizia, oli o grassi, umidità; in funzione degli spessori in gioco e della sezione delle parti occorre inoltre prevedere una luce (gap) adeguata; per contenere il bagno liquido è poi necessario uno stampo composto da parti prefabbricate, conformate in funzione della sagoma delle estremità. Prima di procedere con la saldatura vera e propria bisogna effettuare un adeguato preriscaldo delle estremità per consentirne la fusione. Processi speciali di saldatura. Parte 2 - La saldatura a diffusione, ad alta frequenza ed alluminotermica ferro e del rame: • 8 Al+3 Fe3O4 --> 9 Fe+4 Al2O3+3350 kJ • 2 Al+3 FeO --> 3 Fe+Al2O3+880 kJ • 2 Al+Fe2O3 --> 2 Fe+Al2O3+850 kJ • 2 Al+3 CuO --> 3 Cu+Al2O3+1210 kJ • 2 Al+Fe2O --> 6 Fe+Al2O3+1060 kJ Teoricamente altri elementi come il magnesio ed il silicio possono essere utilizzati come agenti riducenti al posto dell’alluminio, per quanto sia quest’ultimo a fornire i risultati complessivamente migliori. La prima delle reazioni di cui sopra è la base di una delle applicazioni più diffuse, con una temperatura di reazione teorica di circa 3100°C, ridotta dalla presenza di costituenti non reattivi e dalle perdite di calore per conduzione a circa 2480°C: d’altra parte, questa è pure la massima temperatura tollerabile del processo, in quanto l’alluminio passa allo stato vapore a pressione atmosferica a circa 2500°C (esiste anche un limite inferiore alla temperatura di reazione, poiché l’allumina, Al 2 O 3 , solidifica a circa 2040°C). Va osservato che ai prodotti di reazione è possibile aggiungere anche elementi di lega in forma di ferroleghe, in modo da modificare l’analisi chimica della zona fusa in funzione di quella dei materiali base; così pure, sono talvolta aggiunti bassofondenti per diminuire la temperatura di fusione della scoria e/o fluidificarla. La reazione alluminotermica non è esplosiva e richiede circa un minuto per completarsi, in modo sostanzialmente indipendente dalle quantità in gioco. Tutti i processi alluminotermici devono essere attivati attraverso una carica in polvere oppure con opportune micce in modo da raggiungere la temperatura di innesco della reazione, di circa 1200°C. Figura 43 - Posizionamento dello stampo. 562 Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 Figura 42 - Preriscaldo. Il punto in cui il metallo fuso viene effettivamente introdotto, dipende dalle soluzioni adottate, in alcuni casi esso è alimentato dal centro della sezione, in altri dalla parte inferiore per poi risalire verso l’alto. La scoria resta nella parte superiore, per differenza di densità, dove solidifica; una volta terminata la fase di raffreddamento vengono rimosse le parti costituenti lo stampo ed eliminata la scoria e l’eccesso di metallo dalla parte superiore del giunto (Fig. 46). Figura 44 - Dettaglio della carica. Figura 45 - Saldatura senza preriscaldo esterno. Le temperature di preriscaldo possono essere diminuite con maggiori quantitativi di reagenti; è anche possibile utilizzare una variante del processo che non prevede un preriscaldo come quello descritto, eliminando quindi la necessità dei bruciatori a gas: in questo caso, il crogiolo e lo stampo sono costituiti da una parte unica divisa in due semigusci (Fig. 45). Il preriscaldo delle estremità è ottenuto con il versamento di una limi- Figura 46 - Molatura del giunto. Saldatura di tondi per calcestruzzo (reinforcing bars) La saldatura dei tondi di rinforzo consente ai progettisti di impiegare criteri di dimensionamento differenti, con la pos- In cui X rappresenta la quantità di carica, E la quantità di acciaio necessario a riempire il cianfrino, S la percentuale di carica di acciaio in pezzi (fondenti) eventualmente utilizzata per aumentare il rendimento del processo. Al completamento della reazione, il liquido cola nel cianfrino riempendolo; talvolta, sono previsti trattamenti di distensione dopo saldatura oltre alle canoniche operazioni di finitura. La saldatura alluminotermica è utilizzata per attività di riparazione anche in applicazioni diverse da quella descritta, come ad esempio il settore navale, nel caso di parti di grandi dimensioni delle quali si desideri ripristinare la funzionalità in attesa dell’intervento di riparazione definitivo. X = E / (0.5 + 0.01 S) stampo da usare in saldatura costruito su misura. Per i giunti di riparazione il preriscaldo è effettuato con sistemi a combustione di gas o idrocarburi attraverso opportuni fori (il foro di preriscaldo viene quindi otturato al termine di questa operazione). La tipica forma del crogiolo per la saldatura di rotaie con preriscaldo è quella conica, con superficie interna ricoperta con materiali refrattari; per avere una stima delle quantità in gioco, spesso sono utilizzate relazioni empiriche quali ad esempio: Processi speciali di saldatura. Parte 2 - La saldatura a diffusione, ad alta frequenza ed alluminotermica tata quantità di metallo fuso che cola nel cianfrino e viene quindi raccolto in una camera posta inferiormente alle estremità; le dimensioni della camera sono tali che, a riempimento ultimato, si raggiunge sulle estremità la necessaria temperatura di preriscaldo. Questa variante del processo prevede l’impiego di quantità circa doppie di carica ma consente di ottenere zone termicamente alterate sensibilmente ridotte rispetto al caso di preriscaldo effettuato con bruciatori esterni. Il processo è utilizzato anche per saldature di riparazione, che sono per loro natura non ripetitive e richiedono l’impiego di dispositivi fatti su misura in funzione delle specifiche esigenze. In caso di rotture esse vengono asportate con metodi termici in modo da creare superfici parallele; in questi casi sono utilizzati sistemi di allineamento particolarmente rigidi; per compensare il ritiro metallico durante il raffreddamento almeno una delle due parti è spostata rispetto alla posizione finale desiderata di una misura variabile tra 1/16” ed 1/4”, e comunque sulla base di precedenti esperienze. Per casi specifici, spesso si usa prendere un calco a cera della sezione del profilo in modo da ottenere uno Figura 47 - Saldatura di tondi. Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 563 gresso del primo metallo liquido nella cavità dello stampo consente il necessario preriscaldo delle estremità (il metallo liquido utilizzato allo scopo è quindi raccolto nell’apposita camera inferiore). Talvolta il processo è utilizzato per ottenere la giunzione dei tondi testa a testa colando il metallo liquido in un collare posizionato attorno ai tondi con appositi allineatori: in questi giunti la resistenza è data soprattutto da un effetto di aggraffaggio di tipo meccanico (i rilievi esterni sulla superficie esterna dei tondi impedi- Processi speciali di saldatura. Parte 2 - La saldatura a diffusione, ad alta frequenza ed alluminotermica sibilità di ottenere colonne o travi di sezioni ridotte. Per ottenere la saldatura sono impiegati due semistampi posizionati esternamente al giunto ed allineati con l’asse dei tondi con l’ausilio di resine adesive. La configurazione dei dispositivi per la saldatura con assi orizzontale e verticale è rappresentata nella Figura 47. Le fasi di innesco della reazione e del suo svolgimento non differiscono rispetto al caso delle rotaie, a parte le differenti quantità di carica in gioco; l’in- 564 Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 scono il movimento assiale del metallo solidificato attorno ai tondi stessi). Per avere un ordine di grandezza, si consideri che un giunto di questo tipo è realizzato in circa cinque minuti. Ulteriori applicazioni del processo, oltre a quelle descritte, sono quelle relative al ripristino della continuità di conduttori elettrici utilizzando cariche composte da ossido di rame ed alluminio ed il trattamento termico di giunti, usando il principio fisico del processo solo per generare calore ma non la fusione. IIW MEMBERS Argentina Australia Austria Belgium Brazil Bulgaria Canada Chile Croatia Czech Republic Denmark Egypt Finland France Germany Hungary India Iran Israel Italy Japan Lebanon Libya Malaysia Mexico Nigeria New Zealand Norway P. R. China Pakistan Poland Portugal Romania Russia Serbia Singapore Slovakia Slovenia South Africa Spain Sweden Switzerland Thailand The Netherlands Ukraine United Kingdom USA Scienza e Tecnica cizio, mediante calcoli e/o valutazioni di affidabilità, è guardata come una soluzione applicabile. Anche le norme nazionali fino a poco tempo fa non contemplavano la possibilità di esercire un componente in presenza di un difetto giudicato critico alla luce dei criteri di accettabilità convenzionali. Fortunatamente il recente Decreto 1 Dicembre 2004 n. 329 “Regolamento recante le norme per la messa in servizio ed utilizzazione delle attrezzature a pressione e degli insiemi di cui all’articolo 19 del decreto legislativo 25 Febbraio 2000 n. 93” prevede, con la seguente frase (in modo “criptato”) qualche spazio di manovra: Art. 12 Comma 2 “Ove nella rilevazione visiva e strumentale o solamente strumentale si riscontrino difetti che possano in qualche modo pregiudicare l’ulteriore esercibilità, vengono intraprese per l’eventuale autorizzazione da parte del Soggetto Preposto, le opportune indagini supplementari atte a stabilire non solo l’entità del difetto ma anche la sua possibile origine. Ciò al fine di intraprendere le azioni più opportune di ripristino dell’integrità strutturale del componente, oppure a valutarne il grado di sicurezza commisurato al tempo di ulteriore esercibilità con la permanenza dei difetti riscontrati”. Quindi appare possibile procedere a verifiche di integrità a fronte di situazioni evidenti di danno attraverso l’esecuzione di ispezioni alternative e tecnicamente valide per l’accertamento dell’integrità delle attrezzature a pressione. Dott. Ing. Alberto Lauro Vice Segretario Generale IIS Inoltre è possibile condurre calcoli di affidabilità (Fitness For Service) secondo codici e norme internazionalmente riconosciuti atti a valutare il grado di sicurezza e il tempo di ulteriore esercibilità in considerazione del livello di danneggiamento rilevato. A tale scopo è necessario tuttavia sviluppare almeno le seguenti attività: • applicazione di criteri di diagnostica avanzata; • reperimento di dati ispettivi adeguati ai livelli di dettaglio richiesti dalle procedure di calcolo; • definizione dello stato di integrità del materiale e dei componenti a fronte di idonei esami / valutazioni; • verifiche di stabilità mediante formula o mediante modelli ad elementi finiti (FEM); • definizione di adeguate azioni correttive. Applicando correttamente questo approccio, la risposta al quesito iniziale è SI. L’uso dei metodi FFS, consente di ottenere, tramite valutazioni oggettive e quantitative, informazioni indispensabili per convivere con un difetto e gestire l’ulteriore esercizio dei componenti e per produrre piani di ispezione e manutenzione adeguati che identifichino l’efficacia dei controlli, le frequenze di ispezione e le azioni correttive da intraprendere per mantenere l’idoneità al servizio degli impianti industriali. La gestione dei componenti di impianto in sicurezza: è possibile convivere con un difetto? Come noto durante la costruzione e l’esercizio dei componenti di un impianto, si possono generare difetti. Nel caso di impianti critici per la sicurezza, la presenza di un difetto e la sua eventuale propagazione potrebbero portare al cedimento di un qualsiasi componente con conseguente situazione di pericolo per le persone e/o l’ambiente. Al contrario, in altri casi, alcuni difetti potrebbero essere considerati “innocui” in quanto non rischiano di provocare cedimenti durante la vita operativa del componente. Spesso, inoltre, la sostituzione del componente e/o la riparazione dei difetti risulta economicamente dispendiosa e in alcuni casi può addirittura causare la formazione di anomalie ancora più pericolose. Una procedura che definisca l’idoneità al servizio (Fitness For Service - FFS), basata sui principi della Meccanica della Frattura, può consentire di eseguire valutazioni attendibili dei difetti e di prendere decisioni riguardo alla vita, alla riparazione, alla sostituzione o al ridimensionamento del componente. Sebbene alcune procedure di questo tipo siano già disponibili (ad es. API 579, BS 7910) ed una procedura unificata a livello europeo sia in fase di definizione, pur mancando effettivamente una norma europea (EN), non sempre la “gestione del difetto” in eser- Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 567 ATTENZIONE: Utilizzatori dell’ossitaglio e del plasma ad aria Il nuovo HSD130 aumenta sensibilmente la vostra produttività e riduce i vostri costi operativi… È semplice! • Velocità di taglio decisamente maggiori • Nessuna lavorazione di finitura secondaria grazie al taglio praticamente senza bava • Ciclo di lavoro del 100% • Nessun preriscaldamento o ritardo di sfondamento I risultati sono evidenti: alta produttività e bassi costi operativi. 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Recentemente, il MSE ha quindi concesso ad una importante raffineria la prima deroga con la quale, all’interno di periodicità massime e di procedure ben definite dallo stesso Ministero, vengono delegate ad un soggetto preposto (scelto dallo stesso utilizzatore) tutte le verifiche ai fini della gestione operativa della stessa deroga. Si riportano, nel seguito, le richieste più significative indicate dal Ministero. 1. Il soggetto preposto incaricato (Organismo Notificato) dovrà dimostrare approfondite conoscenze e sufficienti esperienze nelle metodologie di programmazione delle ispezioni con criteri basati su una valutazione quantitativa del rischio (API 580 ed API 581). 2. Poiché i processi implementati all’interno della Raffineria sono rappresentati e regolamentati a livello di Sistema di Gestione, si ritiene necessario un monitoraggio del mantenimento di tali requisiti del sistema, e si richiede almeno una visita annuale, da parte del soggetto preposto, per accertare la continuità nella Antonio Fugazzi CEC - Consorzio Europeo Certificazione applicazione dei processi descritti nella relazione. 3. Si richiede anche che, nell’occasione di richieste di deroga per verifiche di integrità o di visita interna per singole attrezzature o per gruppi di attrezzature, venga effettuata, da parte del soggetto preposto, una valutazione quantitativa del rischio (ad esempio mediante l’applicazione della metodologia API-RBI) per ottenere il confronto con valori di riferimento. 4. Resta inteso che, sulla base dei risultati positivi degli accertamenti di cui ai punti 2 e 3 precedenti, il soggetto preposto potrà autorizzare le deroghe corrispondenti solo all’interno delle periodicità massime indicate. Riteniamo quindi che questo primo caso abbia aperto la strada alle ispezioni periodiche “flessibili” basate sull’analisi del rischio e sull’affidabilità dei sistemi di gestione comportando indubbi benefici per gli Utilizzatori che potranno pianificare opportunamente le fermate degli impianti. Il CEC, Organismo Notificato di cui l’IIS è il socio di maggioranza, è stato coinvolto, fin dalle prime fasi, in queste valutazioni in quanto ha potuto dimostrare le conoscenze e le esperienze nel settore specifico di cui al punto 1 delle richieste dello stesso Ministero. Flessibilità negli intervalli di verifica periodica ai sensi del DM 329/04 Come è noto, gli interventi di riqualificazione periodica delle attrezzature e degli impianti a pressione sono regolamentati dal Decreto Ministeriale n. 329/04 “Regolamento recante norme per la messa in servizio ed utilizzazione delle attrezzature e degli insiemi di cui all’art. 19 del Decreto Legislativo 25 Febbraio 2000, n. 93”. Le frequenze delle ispezioni di cui agli Allegati A e B del DM 329/04 (stabilite sulla base della tipologia dell’attrezzatura, della categoria risultante ai sensi del D. Lgs. N. 93/2000 nonché della pericolosità del fluido contenuto) sono da ritenersi vincolanti fatto salvo il caso di una specifica deroga da parte dell’attuale Ministero dello Sviluppo Economico (MSE) rilasciata ai sensi dell’art. 10 comma 5 dello stesso Decreto. È da segnalare che il MSE ha già concesso numerose deroghe sulla base della procedura di cui sopra; i primi casi hanno riguardato, in particolare, la sanatoria di situazioni legate agli esoneri di cui alla previgente legislazione non più previsti dalle disposizioni attuali. Diversi utilizzatori inoltre , al fine di incrementare opportunamente il livello di sicurezza dei propri impianti e di ottimiz- Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 569 Normativa Tecnica • ETSI - European Telecommunications Standards Institute • ECISS - Comitato europeo per la normazione dei prodotti siderurgici (integrato nel CEN) Esistono inoltre alcuni altri Organismi (Associazioni, Istituti, ecc.) che si occupano specificatamente di particolari settori industriali e pubblicano codici o norme o specifiche tecniche che pur non emessi da Enti di normazione sono internazionalmente riconosciuti come strumenti validi per stabilire i requisiti di una determinata tipologia di prodotto. Tra questi citiamo ad esempio i più conosciuti: ASME - American Society of Mechanical Engineers; pubblica un codice che è stato il primo insieme di regole (composto da 18 Sezioni) sulla progettazione, installazione, esercizio ed ispezione di generatori di vapore e di recipienti a pressione. API - American Petroleum Institute; è la principale organizzazione professionale statunitense nel campo dell’ingegneria petrolchimica e chimica. Emana norme tecniche e regolamentazioni che vengono adottate quasi universalmente dall’industria petrolifera mondiale. Dipartimento della Difesa Statunitense emette una serie di linee guida (MILSTD) stabilite per definire specifiche prestazioni e requisiti di costruzione. Lo standard MIL è approvato ed utilizzato da tutti i Dipartimenti e le Agenzie del Ministero della Difesa USA nonché da molte altre Società nel mondo, Europa compresa. Gli Organismi internazionali di normazione di maggiore interesse nel settore della saldatura, sono: • ISO - per il settore meccanico • IEC - per il settore elettrico, quelli regionali (europei): • CEN - per il settore meccanico • CENELEC - per il settore elettrico, quelli nazionali: • UNI - per il settore meccanico • CEI - per il settore elettrico. La normazione dei diversi aspetti relativi alle saldature, rientra generalmente nel campo meccanico tranne che per qualche aspetto legato ad esempio alle saldatrici, alle torce, ai cavi, ecc. che rientra nel settore elettrico. L’attività di normazione in saldatura riceve anche un importante impulso da Organismi che si occupano istituzionalmente dell’argomento a livello internazionale, europeo e nazionale. • L’IIW (International Institute of Welding), organismo di studio che riunisce gli Istituti di saldatura di 48 Paesi nel mondo. Pur non essendo un vero e proprio Ente di normazione, è stato riconosciuto dall’ISO quale interlocutore privilegiato per la preparazione di norme internazionali sulla saldatura. • L’EWF (European Welding Federation for Joining and Cutting), organismo che riunisce gli Istituti di saldatura di 27 Paesi europei e del- Le norme tecniche e gli organismi di normazione in saldatura Le norme tecniche sono documenti che definiscono le caratteristiche (dimensionali, prestazionali, ambientali, di sicurezza, di organizzazione, ecc.) di un prodotto, processo o servizio basate sullo stato dell’arte. Esse sono il risultato del lavoro condiviso di esperti nei settori di specifica competenza e vengono approvate da un Organismo di normazione riconosciuto che opera a livello nazionale, regionale e internazionale. Ogni nazione tecnologicamente avanzata ha almeno un proprio Organismo di normazione nazionale (attualmente 156 Paesi). A livello internazionale e regionale esistono enti di normazione che trattano argomenti specifici diversi tra cui: A livello internazionale • ISO - International Organization for Standardization • IEC - International Electrotechnical Commission • ITU-T - International Telecommunication Union (Standardization) A livello regionale europeo • CEN - European Committee for Standardization • CENELEC - Comitato europeo per la normazione elettrotecnica Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 571 Normativa Tecnica l’area dell’EFTA; non svolge direttamente attività normativa, ma fornisce importanti «linee guida» di riferimento al CEN ed all’IIW. • L’IIS (Istituto Italiano della Saldatura), associazione, senza scopo di lucro, di Persone, Aziende ed Istituzioni, che svolge attività di formazione, certificazione, ingegneria, diagnostica e controlli non distruttivi, ispezione e assistenza tecnica, ricerca e normazione, nel settore delle giunzioni e delle tecniche affini e connesse. Gestisce, in Italia, per conto dell’UNI, la Commissione “Saldature” che è il riferimento nazionale per le attività normative dell’ISO e del CEN ed elabora normative nazionali su argomenti non coperti da attività internazionali. Vienna Agreement Attinio Argento Alluminio Argon Arsenico Astato Oro Boro Bario Berillio Bismuto Bromo Carbonio Calcio Cadmio Cerio Cloro Cobalto Cr Cs Cu Dy Er Eu F Fe Fr Ga Gd Ge H He Hf Hg Ho I Cromo Cesio Rame Disprosio Erbio Europio Fluoro Ferro Francio Gallio Gadolinio Germanio Idrogeno Elio Afnio Mercurio Olmio Iodio Con la nascita del CEN si è subito sentita l’esigenza di uno scambio di in- Ac Ag Al Ar As At Au B Ba Be Bi Br C Ca Cd Ce Cl Co 572 Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 formazioni sui lavori normativi europei ed internazionali; questa esigenza ha portato, nel 1989 ad un primo accordo, stipulato a Lisbona, tra ISO e CEN. Dopo un paio di anni, il 27 Giugno 1991, tale accordo fu perfezionato a Vienna (è pertanto denominato «Vienna Agreement»); esso è tuttora sottoposto a frequenti aggiornamenti dovuti al processo normativo mondiale in continua evoluzione. In sostanza, l’accordo ha lo scopo di armonizzare per quanto possibile, la normativa regionale del CEN con quella internazionale dell’ISO, di evitare duplicazione di lavori su temi normativi uguali e di massimizzare lo scambio di informazioni e di commenti, a tutti i livelli, anche tramite la partecipazione di rappresentanti ISO a riunioni CEN e viceversa. Per ottenere questo risultato sono state concordate regole comuni per ISO e CEN sulle diverse procedure di conduzione dei lavori normativi e sulle modalità di inchiesta comune ai vari stadi. Indio Iridio Potassio Kripton Lantanio Litio Lutezio Magnesio Manganese Molibdeno Azoto Sodio Niobio-Columbio Neodimio Neon Nichel Ossigeno Osmio P Pa Pb Pd Po Pr Pt Ra Rb Re Rh Rn Ru S Sb Sc Se Si Si Sm Sn Sr Ta Tb Te Th Ti Tl Tu U V W X Y Yb Zn Zr Silicio Samario Stagno Stronzio Tantalio Terbio Tellurio Torio Titanio Tallio Tulio Uranio Vanadio Tungsteno-Wolframio Xeno Ittrio Itterbio Zinco Zirconio Geom. Sergio Giorgi (IIS) Infine ISO e CEN possono concordare che un particolare tema normativo venga sviluppato dalle Unità di Lavoro di uno dei due organismi; il risultato di tali lavori viene poi sottoposto ad una inchiesta parallela tra i membri dell’ISO e del CEN per l’adozione contemporanea come norma internazionale ed europea. Un aspetto particolarmente interessante degli accordi bilaterali è quello secondo il quale norme internazionali ISO esistenti, se ritenute soddisfacenti dal CEN, possono essere adottate come norme europee mantenendo la numerazione originale e viceversa. Le norme EN adottate a livello internazionale dall’ISO non mantengono invece la loro numerazione; ciò quindi non rivela, come nel caso contrario, se la norma recepita dall’ISO è identica alla norma europea; per la verifica della corrispondenza è pertanto necessario leggere le note introduttive alla norma ISO. Fosforo Protoattinio Piombo Palladio Polonio Praseodimio Platino Radio Rubidio Renio Rodio Radon Rutenio Zolfo Antimonio Scandio Selenio Silicio SIMBOLI DEGLI ELEMENTI In Ir K Kr La Li Lu Mg Mn Mo N Na Nb Nd Ne Ni O Os Prof. Teresio Valente DIMEL - Sez. Medicina del Lavoro Università di Genova prendere “misure immediate per riportare l’esposizione al di sotto di questo valore”. Spesso non è facile rispondere alla norma con l’immediatezza imposta dalla stessa. Talora si sente dire da qualche datore di lavoro che, se una attrezzatura è immessa regolarmente sul mercato e risponde alle norme tecniche, essa non dovrebbe necessitare di ulteriori valutazioni. Non bisogna confondere quelle che sono norme sulla sicurezza della attrezzatura con l’uso che se ne fa. È come se dicessimo che una automobile non può produrre danni solo perché è stata omologata: su tutte le strade pubbliche sono imposti limiti di velocità, indipendentemente dalla potenzialità del motore di superarli. Tutto ciò richiede che si prenda atto al più presto di questa normativa, che ormai non è più nuova. Si deve provvedere ad applicare correttamente la strategia di valutazione indicata dalla norma ed adottare i provvedimenti necessari. Le lavorazioni di saldatura e quelle connesse non sono esenti da vibrazioni; anzi in certi casi si possono verificare livelli di accelerazione importanti ed una accurata analisi della situazione è necessaria. Certo, è un altro adempimento che si va ad aggiungere a quelli già numerosi che tutti i giorni coinvolgono le imprese, ma essi devono essere affrontati compiutamente, anche perché già altri si profilano all’orizzonte. Fra poco tempo dovremo parlare su queste pagine di campi elettromagnetici e di radiazioni ottiche artificiali. Salute, Sicurezza e Ambiente zione. Ma soprattutto manca che cosa fare e con quale scadenza. Molti si devono essere detti che comunque, anche se le macchine o attrezzature non sono in grado di rispettare il valore limite, l’obbligo del rispetto dello stesso è spostato al 6 Luglio del 2010. Ciò è vero, ma attenzione che l’obbligo di informazione e formazione dei lavoratori e della sorveglianza sanitaria (articoli 6 e 7 del D.Lgs. 187/05) sono vigenti dal 20 Ottobre 2005 (e qualcuno dice anche da prima, perché il 626/94 prevedeva fin da allora di valutare, informare e visitare per tutti i rischi). Ma non solo. Anche l’articolo 5 del decreto (misure di prevenzione e protezione) è comunque efficace, quanto meno dal 1° Gennaio 2006 (scadenza dell’obbligo di valutazione in base all’articolo 13); pertanto le misure ivi elencate devono essere applicate in tutti i casi in cui si superino i valori di azione. Da pochi giorni abbiamo valicato una ulteriore scadenza. Per tutte le attrezzature messe a disposizione dei lavoratori dal 6 Luglio 2007 si applicano da subito i valori limite di esposizione e scattano gli adempimenti conseguenti. Ciò significa che se abbiamo acquistato qualche tempo fa una attrezzatura che espone un lavoratore ad una accelerazione superiore ai valori limite di esposizione ed essa è stata messa a disposizione del lavoratore dopo il 6 Luglio 2007, il datore di lavoro è tenuto a Vibrazioni. Il 6 Luglio 2007 è passato: attenzione alle nuove attrezzature Il decreto legislativo 19/08/2005, n. 187 (attuazione della direttiva 2002/447/CE sulle prescrizioni minime di sicurezza e di salute relative all’esposizione dei lavoratori ai rischi derivanti da vibrazioni meccaniche - G.U. n. 232 del 5 Ottobre 2005) affronta un tema che era stato trattato in modo superficiale dalla normativa preesistente. Forse per questo motivo, dicono taluni, sembra che il legislatore, per primo quello comunitario, non abbia voluto calcare molto la mano, magari riservandosi in futuro una revisione della normativa, che peraltro non viene inserita, come è avvenuto per altre analoghe, nel D.Lgs. 626/94. Probabilmente le aziende hanno avvertito questa mancanza di carattere impulsivo nella norma. Infatti, analizzando molte valutazioni del rischiovibrazioni che si trovano nelle aziende, si nota che esse sono una mera descrizione degli adempimenti formali richiesti dalla norma stessa ed una elencazione di dati raccolti su documenti o vari siti internet, senza una reale disamina del problema aziendale ed una quantificazione del livello di esposi- Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 573 Dobbiamo però tenere conto che in Italia i prezzi della produzione industriale sono saliti dal 2000 al 2006 del 18,2%. Per quanto riguarda il mercato dell’acciaio, ANASTA ha ritenuto importante la suddivisione del consumo europeo in quantità tra settori industriali di attività, rilevando immediatamente una differenza tra i segmenti, ma comunque una crescita del 5,9% nel 2006 e, in previsione, un +4,2% nel 2007. Nel settore saldatura e taglio, ANASTA ha evidenziato un andamento diverso per ogni gruppo professionale, dovuto anche al mercato a cui si rivolge. Le analisi svolte dai Presidenti dei singoli gruppi professionali hanno spiegato come si è raggiunto in modo completamente diverso un andamento positivo di fatturato totale dei gruppi del +4,1% nel 2004, del +4,4% nel 2005 e +5,4% nel 2006. Difficili sono le previsioni del 2007, ma utilizzando le statistiche “trend” di andamento mercato introdotte negli ultimi incontri semestrali, si può ragionevolmente affermare che anche il 2007 si attesterà con un incremento di fatturato intorno al +5% per il totale gruppi ANASTA. Entrando maggiormente nello specifico, per quanto riguarda gli apparecchi per la saldatura e taglio ossigas manuale, ANASTA ha evidenziato che il risultato totale delle vendite sul mercato nazionale 2006 (+10% in cifra d’affari rispetto all’anno precedente, e volumi in crescita del 2%) è rappresentativo di un Dalle Associazioni Dati di mercato per la saldatura e il taglio emersi dalla Assemblea Generale di ANASTA Il 30 Maggio 2007 si è svolta a Milano presso l’Hotel Gallia, l’annuale Assemblea Generale di ANASTA, Associazione Nazionale Aziende Saldatura Taglio e Tecniche Affini, condotta dal Presidente, Dott. Giuseppe Maccarini, che ha presentato la relazione annuale della Associazione. Gli ultimi dati dell’Associazione evidenziano che le aziende associate ad ANASTA si sono stabilizzate numericamente negli ultimi anni. Solo dal 2004 ad oggi si è avuto un incremento del 10%, mantenendo però il 30% di aziende controllate da multinazionali ed il 70% di nazionali. Dall’analisi dell’andamento del mercato della saldatura e taglio, condotta dall’Associazione, emerge che anche il settore saldatura e taglio segue gli stessi andamenti generali soprattutto tenendo conto della propensione all’export delle nostre industrie. Anche nella saldatura nel 2006 ci riportiamo ai livelli della produzione industriale del 2000. anno finalmente in controtendenza rispetto ai periodi precedenti. Per il materiale arco e resistenza, l’andamento di mercato nel 2006 (+16,6% il totale fatturato) ha rispecchiato la favorevole congiuntura economica del settore metalmeccanico e, dopo anni di continui risultati negativi. Soprattutto il materiale arco manuale e semiautomatico nel 2006 ha registrato una grande inversione di tendenza con un incremento considerevole sia in quantità (+10%) che della cifra d’affari (+18%). Importante è l’analisi della tecnologia di fabbricazione per tipo di impianti che vede un progressivo trasferimento verso quella ad invertire a discapito di quella tradizionale. Negli ultimi 10 anni la produzione è arrivata all’utilizzo della tecnologia ad inverter per il 62% del totale quantità prodotte, con il 97% per il procedimento TIG e il 21% per il procedimento MIG. Anche le esportazioni di macchine ed accessori per saldatura, prodotte in Italia, mostrano un importante incremento superiore al 20% in fatturato rispetto al 2005. Nel settore dei prodotti di consumo, la fase espansiva dei prodotti consumabili per la saldatura, in base alle previsioni formulate dalle aziende, continuerà anche per quest’anno anche se in parziale ridimensionamento rispetto al 4° trimestre del 2006. Le vendite 2006 sono cresciute in quantità del 8,4%, sicuramente il migliore risultato degli ultimi anni. Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 575 Dalle Associazioni Il fatturato dello scorso anno è cresciuto del 1,7% in confronto al 17,7% del 2005. Tale rallentamento è dipeso dalla quotazione della vergella acciaio il cui costo ha avuto un rallentamento nei primi mesi del 2006, per poi invertire il trend da metà anno 2006 in poi. La tendenza in salita del costo della materia prima continua anche nel 2007. Nel 2006 il mercato dell’ automazione di saldatura ha registrato un globale incremento in valore (+6,9%), con note particolarmente positive per il mercato della robotica ad arco con un sostanzioso 21,7%. Un approfondimento di questo dato rileva l’incremento del 50% della quota di mercato degli impianti TIG robotizzati sul totale. Un dato sicuramente collegabile con l’incremento dei prodotti di consumo inox e alto legati. Per quanto riguarda gli impianti automatici di saldatura non robotizzati si è registrata una flessione delle vendite del 3,9%. Questo è un settore dell’automazione della saldatura con andamento tipicamente fluttuante dovuto ad investimenti più evoluti ed eccezionali. L’automazione di taglio ha per il secondo anno consecutivo rilevato una crescita del mercato degli impianti automatici per taglio termico, che ha marcato nel 2006 (+5,0% in valore e +2,5% in quantità), un incremento più netto di quello dell’anno precedente (+1,9% in valore), confermando in tale modo una stabile tendenza positiva dopo il 2004 negativo. L’attività normativa per tutti i gruppi professionali si è svolta nelle sedi istituzionali ai vari livelli, nazionale, europeo e mondiale. I delegati delle aziende associate che partecipano a queste attività nell’ambito delle CTO (Commissioni Tecnico Operative) ANASTA, hanno svolto un intenso lavoro di definizione dei progetti fino alla presentazione a tutte le aziende associate per garantirne una tempestiva e completa applicazione. Importante è stata anche l’attività di informazione per l’applicazione delle norme a tutti i livelli di utilizzo finale. Lo strumento ideato da ANASTA, i volantini informativi, sono arrivati alla quinta presentazione riguardante tutti i cinque gruppi professionali. Gli ultimi sono relativi a: a) la marcatura CEE dei consumabili di saldatura rientranti nella direttiva 99/106/CEE B(CPD) b) la sicurezza e le norme di prodotto negli impianti di saldatura e taglio automatici. Giuseppe Maccarini Presidente ANASTA Alla base di questo accordo una pluriennale collaborazione tra UNI e IIS, infatti,come ormai noto, l’Istituto Italiano della Saldatura gestisce per conto dell’ UNI, fin dal 1949 (formalmente dal 1952), la Commissione “Saldature”; tale scelta, che ancora oggi costituisce un caso unico nell’organizzazione delle Commissioni Tecniche dell’UNI, ha consentito di mettere a punto efficacemente le regole tecniche nazionali (condivisibili anche in campo internazionale) per l’applicazione di una tecnologia che, a partire dal dopoguerra, è stata oggetto di una sempre maggiore evoluzione e diffusione in tutti i settori industriali. La collaborazione fra l’UNI e l’IIS, con questo accordo, potrà quindi ulteriormente rafforzarsi; di fatto già da molti anni l'Istituto contribuisce alla divulgazione della normativa emessa, sia attraverso l’organizzazione di specifici corsi e seminari di aggiornamento, sia fornendo all’industria un servizio di assistenza qualificata sullo stato di avanzamento dei lavori del CEN e dell’ISO, per indirizzare scelte progettuali, organizzative e di produzione. L’Istituto Italiano della Saldatura nuovo Punto di informazione e diffusione UNI E’ stato recentemente formalizzato un accordo tra UNI e Istituto Italiano della Saldatura (IIS) per la realizzazione e la gestione di un Centro di consultazione, divulgazione, informazione e formazione sulla normazione tecnica volontaria denominato “Punto UNI di Diffusione di Genova”. Questo accordo permetterà agli utenti interessati di consultare on-line, tramite PC connesso ad internet, presso i locali della sede dell’ IIS, i testi integrali delle norme UNI e di usufruire di personale con esperienze e competenze di base sulle principali tematiche tecniche e normative legate alla saldatura ed alle tecniche ad essa affini e connesse fornendo così un valido approccio alla normazione. Questa attività, unitamente alla programmazione di eventi di formazione, informazione e divulgazione, concordati tra UNI e IIS porterà ad una maggiore diffusione della conoscenza di base sulla normazione tecnica e potrà fornire anticipazioni sulle “novità normative” in fase di preparazione in sede nazionale ed internazionale. 576 Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 200.000 volte informati Il sistema di informazione e di marketing messo a punto da Com-Media S.r.l. per lo sviluppo dell’industria idrica e del gas viene utilizzato ogni anno da oltre 200.000 operatori italiani ed esteri Il portale internet www.watergas.it con oltre 200.000 visitatori annui è lo strumento di informazione e lavoro per tutti gli operatori interessati allo sviluppo dell’industria dell’acqua e del gas in Italia; Gli annuari AcquAgenda e GasAgenda con una diffusione di 7500 e 5000 copie rispettivamente, sono la versione stampata che contiene tutti i dati presenti sul portale www.watergas.it per una consultazione rapida e sempre disponibile; Le banche dati dei gestori italiani dell’industria idrica e del gas sono lo strumento per trasformare la visibilità offerta dagli annuari e del portale internet in programmazione dell’attività di marketing e sviluppo dei contatti. 700 aziende che offrono prodotti e servizi per la progettazione, costruzione e gestione delle reti e degli impianti per l’industria dell’acqua e del gas già utilizzano gli strumenti del sistema informativo di Com-Media per mantenere o attivare i contatti con i propri clienti attuali e potenziali. 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SALDATURA AD ARCO SOMMERSO 5.1. Principio 5.2. Caratteristiche dei generatori di corrente 5.3. Caratteristiche della saldatura ad arco sommerso 5.4. Fattori influenzanti la forma e le caratteristiche del cordone di saldatura 5.5. Materiali d’apporto 5.6. Applicazioni 4. TECNICA OPERATIVA NELLA SALDATURA A FILO CONTINUO 4.1. Caratteristiche dei processi di saldatura a filo continuo 4.2. Apparecchiatura 4.3. Tecnica operativa 3. 3.1. 3.2. 3.3. 2. PRINCIPI OPERATIVI PER LA SALDATURA MANUALE AD ARCO ELETTRICO CON ELETTRODI RIVESTITI 2.1. Caratteristiche del processo 2.2. Principi operativi 2.3. Effetti dei principali parametri 1. 1.1. 1.2. 1.3. 1.4. 1.5. 1.6. 1.7. Basi operative per la saldatura ad arco BASI OPERATIVE PER LA SALDATURA AD ARCO Istituto Italiano della Saldatura ISTITUTO ITALIANO DELLA SALDATURA Divisione PRN Maura Rodella Lungobisagno Istria, 15 16141 GENOVA Tel. 010 8341385 Fax 010 8367780 Email: [email protected] www.weldinglibrary.com www.iis.it Dalle Aziende GENESIS 1700 - 2200 AC/DC Le tradizionali saldature TIG AC, TIG DC e MMA vengono rivoluzionate da Genesis 1700-2200 AC/DC con un’innovativa tecnologia multiline UPFR (Unity Power Factor Rectifier) e un monitoraggio TIG DIGITAL POWER realizzato con DSP (Digital Signal Processor), cioè un sistema di gestione dei segnali completamente digitale. L’erogazione della potenza viene controllata in modo più efficace ed efficiente consentendo di ottenere un arco estremamente concentrato con un elevato potere disossidante (AC) ed inneschi precisi e sicuri. La possibilità di comunicare tramite il Bus di campo digitale CAN Bus di Selco, permette di monitorare ogni dispositivo connesso al sistema di saldatura. Il protocollo di comunicazione digitale ideato e sviluppato da Selco è in grado di garantire, con sicurezza, una trasmissione dati ad elevata velocità (500kbps) anche in ambienti elettromagneticamente disturbati. Il nuovo display grafico risulta semplificato ed intuitivo garantendo l’utilizzo di particolari funzioni quali: Pulsed 2500Hz, Re-Start e Easy Joining per il procedimento a corrente continua, Fuzzy Logic Start, Mix AC/DC e Extra Energy per il procedimento a corrente alternata. Grazie alla possibilità di memorizzare e richiamare velocemente i programmi di saldatura, il lavoro risulta estremamente preciso e personalizzato. La tensione d’ingresso monofase del generatore può variare dai 90V ac ai 265V ac. WU 1000 è l’unità di raffreddamento prevista per Genesis 1700 - 2200 AC/DC che si caratterizza per una potente pompa rotazionale capace di massime prestazioni, e nel contempo di minime emissioni di rumore. Grazie alla connessione del dispositivo al Bus di campo, ogni tipo di anomalia viene subito evidenziata sul display di bordo ed automaticamente impostato il funzionamento più idoneo per la sicurezza dell’operatore e della torcia. Ufficio stampa Selco S.r.l. Polaris - Warm Ideas Via Campo, 18/f 32035 Santa Giustina (BL) Tel. 0437 858465 - Fax 0437 888826 [email protected] www.polarisedizioni.com SIAD tra i preziosi di “Oro Arezzo” Come ogni anno in primavera, Arezzo, uno dei più importanti centri per la lavorazione dei metalli preziosi, ospita l’omonima Oro Arezzo, mostra internazionale dell’oreficeria, argenteria e gioielleria. Tra le più importanti e rinomate fiere del settore, Oro Arezzo accoglie centinaia di produttori e migliaia di visitatori provenienti da tutto il mondo. Giunta alla 28^ edizione, la manifestazione ha ospitato tra i suoi partecipanti la società SIAD, che, insieme alla propria agenzia autorizzata Arco Gas di Subbiano (AR), ha allestito uno spazio espositivo presso il Padiglione Macchinari. Fondata nel 1927, SIAD è leader nella produzione e commercializzazione dell’intera gamma di gas industriali, speciali, medicinali e dei servizi ad essi connessi. Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 581 Dalle Aziende Nel caso specifico dell’industria orafa, SIAD ha sviluppato una serie di applicazioni appositamente studiate per il recupero e la lavorazione dei metalli preziosi, suddivise in preparazione delle ceneri, fusione con recupero dei materiali preziosi, trattamento termico e successive lavorazioni meccaniche. La fase di preparazione delle ceneri consiste nella riduzione in volume, attraverso la combustione dei materiali organici, contenenti metalli preziosi. Il corretto funzionamento dei sistemi di insufflazione d’ossigeno o d’aria è presupposto essenziale per una buona riuscita della combustione poiché è fondamentale ottenere una turbolenza sufficiente ad accelerare le reazioni chimiche. I tecnici SIAD progettano e dimensionano i sistemi di insufflazione d’ossigeno per garantire il processo di incenerimento ottimale, evitando il trasporto di un numero eccessivo di particelle preziose nei fumi. Per ottenere la fusione e la successiva trasformazione dei metalli preziosi, SIAD ha sviluppato una serie di bruciatori ossigeno-metano o propano che, grazie all’elevata temperatura di fiamma, consentono grandi trasferimenti di energia in tempi e spazi contenuti, con una bassa velocità d’efflusso dei gas dal forno. L’esperienza dei tecnici SIAD garantisce la progettazione di bruciatori specifici in base al mezzo fusorio ed alla sua metodologia d’impiego. Durante le fasi di colata, SIAD propone sistemi di protezione con argon, impiegabili nel corso della solidificazione dei metalli, che permettono di ottenere un sensibile miglioramento qualititativo delle leghe prodotte. Le successive operazioni di trafilatura, laminazione o finitura sono realizzate in forni continui o discontinui, con l’introduzione di atmosfere protettive sintetiche, a base di azoto e idrogeno o anidride carbonica e gas attivi. In base alla tipologia di processo, SIAD studia ed offre l’atmosfera più economica e vantaggiosa. Anche nelle lavorazioni meccaniche delle leghe di metalli preziosi, SIAD, partner attivo, propone soluzioni tecnologiche ed impiantistiche in grado di ottimizzare i processi di lavorazione. L’occasione offerta da Oro Arezzo ha permesso agli operatori del settore di 582 Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 confrontarsi direttamente con il team SIAD / Arco Gas, sempre disponibile nel fornire informazioni utili e indicazioni tecniche per migliorare il processo di recupero dei metalli preziosi. SIAD S.p.A. Via S. Bernardino, 82 - 24126 Bergamo Tel. 035 328357 - Fax 035 328318 e-mail: [email protected] www.siad.com Nuova applicazione CMT Una saldatura a riporto gentile Ogni anno si verificano danni del valore di miliardi a carico delle macchine e degli impianti per via della corrosione e dell’abrasione. La saldatura a riporto rappresenta la soluzione ideale nel momento in cui si presentano superfici caratterizzate da una certa resistenza. I materiali resistenti all’abrasione, alla corrosione o all’usura, come l’Alloy 50 e 625, il CrMo 910 o l’Inconel 625, sono infatti costosi. Per questa ragione, la placcatura (altrimenti detta saldatura a riporto o cladding) costituisce una valida alternativa economica. Come materiale base basta a questo punto l’acciaio semplice, che viene in seguito rivestito con il materiale più pregiato. Con la tradizionale saldatura a riporto, l’arco voltaico fonde tuttavia in una certa misura il materiale base. Sono pertanto necessari più strati protettivi, peraltro di spessore consistente. Grazie al processo CMT, è oggi possibile ridurre il numero e lo spessore degli strati. In questo modo, si riduce la quantità di materiale costoso necessaria, serve meno tempo e si risparmia energia. Originariamente, gli esperti della divisione Ricerca e Sviluppo di Fronius avevano sviluppato il processo CMT per saldare lamiere sottili e materiali misti. Uno dei suoi principali vantaggi, l’apporto ridotto di calore tipico del processo “a freddo”, rivoluziona ora la saldatura a riporto. “Il processo CMT ci consente di ottenere il risultato desiderato, ovvero una minore fusione con il materiale base, mentre l’apporto ridotto di calore diminuisce notevolmente l’effetto della distorsione. Grazie a quest’ultima peculiarità, si riducono i costi finali di rettifica per le pareti delle membrane placcate”, spiega l’Ing. Wolfgang Hoffmeister, socio dirigente di “Uhlig Rohrbogen”. Rispetto alla saldatura a riporto con il metodo TIG (tungsteno - gas inerte), grazie alla minore fusione dei materiali, è sufficiente un solo strato “sottile”, anziché spessori di vari millimetri. La saldatura è inoltre fino a tre volte più veloce con il processo CMT. Rispetto al processo MAG (in gas protettivo attivo con filo elettrodo fusibile), considerando una stessa velocità del filo (per esempio 12 m/min), la corrente di saldatura necessaria scende da 300 a 180 Ampère. L’apporto di calore risulta conseguentemente ridotto. Per la saldatura a riporto automatizzata di tubi, Fronius ha sviluppato un impianto completo. È stata la ditta italiana Ansaldo ad avere il primo esemplare. Grazie a questo impianto, l’operatore può trarre beneficio dai vantaggi del processo CMT in un’implementazione tecnica convincente, comprensiva del software necessario. FRONIUS Via Monte Pasubio, 137 - 36010 Zanè (VI) Tel. 0445 804444 - Fax 0445 804400 e-mail: [email protected] www.arroweld.com SEATEC si prepara all’edizione 2008 Torna dal 7 al 9 Febbraio 2008 Seatec, la rassegna internazionale di tecnologie e subfornitura per la cantieristica navale e da diporto, che, giunta alla sesta edizione, continua a crescere, sia per numero di espositori - per la prossima edizione si prevede un aumento del 20% - che per affluenza di visitatori (10.000 attesi per il 2008), oltre che per spazio espositivo - la superficie coperta raggiungerà i 30.000 metri quadrati (il 20% in più rispetto al 2007). Seatec, manifestazione unica nel suo genere in Italia, ha saputo imporsi a livello internazionale come evento di riferimento per gli addetti ai lavori e, in soli cinque anni, ha quadruplicato il numero degli espositori, passando dai 150 del 2003 ai 628 del 2007. L’impegno nel comprendere e anticipare le esigenze del settore è costante e per la sesta edizione si prevede una crescita in linea con il trend degli ultimi anni, anche grazie alle numerose novità che la manifestazione riserva per il 2008. Oltre all’aumento dello spazio espositivo e alla sempre maggiore attenzione per gli eventi collaterali alla fiera - convegni, concorsi, workshop e lezioni quest’anno Seatec amplia ulteriormente la sua già ricca offerta, dando spazio a due nuovi settori merceologici. Fra le novità spiccano la sezione dedicata alle aree portuali - dalla progettazione degli spazi alle infrastrutture, dalle attrezzature per la movimentazione ai servizi per i porti - e lo spazio riservato alle attrezzature per la vela - dall’abbigliamento tecnico alla corderia, dalle attrezzature di coperta all’alberatura, fino alla veleria e ai servizi. Su richiesta degli espositori delle scorse edizioni, Seatec ha creato quest’anno un’area esclusivamente riservata ai motori marini, mentre ai settori “storici” della manifestazione sarà dedicato sempre più spazio. Il settore “tecnologia, accessori e servizi”, che comprende anche la Media Island, area dedicata agli operatori della comunicazione (riviste, canali televisivi, operatori dell’immagine) e “l’Isola dei Compositi”, che ospita aziende produttrici di materiali compositi e macchinari per la loro lavorazione, continueranno a essere protagonisti a Seatec 2008, con numerose novità che saranno presentate nel corso di incontri tecnici distribuiti nell’arco dei tre giorni della fiera. Anche il design sarà fra le tematiche centrali della manifestazione: il padiglione D sarà interamente dedicato alle soluzioni di Design con l’area Abitare il mare, per le aziende che rappresentano l’eccellenza nella produzione seriale di elementi di arredo, e la zona “Project & Engineering”, in cui, oltre ai progetti degli studi di design, sarà dato molto spazio all’ingegnerizzazione, momento cruciale della progettazione di una barca. Numerosi i convegni e i concorsi di progettazione: il MYDA Millennium Yacht Design Award, che premierà lo yacht più innovativo, il Furniture Design Award, concorso di allestimento di spazi abitativi a bordo, “Abitare la barca”, riservato agli studenti universitari, per la progettazione di spazi abitativi e la prestigiosa “Targa Bonetto”, per gli studenti di tutto il mondo che si vogliano confrontare sulle tematiche dell’innovazione tecnologica e delle infrastrutture. Fra gli eventi organizzati nell’ambito di Seatec 2008, torna a grande richiesta lo Yacht Engineering Forum (YEF), forum dedicato all’ingegneria e alla progettazione nautica, presente per la prima volta nel 2007, che ha riscosso un enorme successo attirando l’attenzione su problematiche fondamentali dell’iter progettuale nautico. Grande risonanza anche per il Qualitec Award, giunto alla sua quinta edizione, che premia il prodotto o il servizio più innovativo esposto in fiera. CARRARAFIERE Via G. Galilei, 133 54036 Marina di Carrara (MS) Tel. 0585 787963 - Fax 0585 787602 e-mail: [email protected] www.carrarafiere.com Al via l’organizzazione della Technology Exhibitions Week 2008 È partita la macchina organizzativa della Technology Exhibitions Week, che si svolgerà da Martedì 27 a Venerdì 30 Maggio 2008 nell’avveniristico quartiere espositivo di FieraMilano a Rho. Forte del successo della scorsa edizione, è stata confermata la formula di 5 fiere in un unico momento, rivelatasi una scelta strategica vincente, in grado di offrire un panorama merceologico tra i più completi e avanzati al mondo a van- Dalle Aziende taggio sia degli espositori che dei visitatori. In mostra ci saranno quindi BIAS, Biennale Internazionale dell’Automazione, Strumentazione, Microelettronica e ICT per l’Industria e BIAS MANUF@CTURING SOLUTIONS, Biennale delle Soluzioni Globali di Information Technology per l’Industria; FLUIDTRANS COMPOMAC, Biennale Internazionale della Fluidotecnica, Trasmissioni di Potenza e Movimento, Comandi, Controlli, Progettazione; MECHANICAL POWER TRANSMISSION & MOTION CONTROL, Biennale Internazionale dei Sistemi di Controllo del Movimento, Tecniche di Azionamento e Trasmissioni Meccaniche, che proprio in questi giorni ha ottenuto il riconoscimento di Internazionale dalla Regione Lombardia e BI.MAN, Biennale della Manutenzione Industriale. A conferma della positiva risposta del mercato all’impostazione della Technology Exhibitions Week, sono già numerosi gli espositori che stanno rispondendo alla campagna di pre-adesione. Nel 2006 la manifestazione ha registrato un bilancio positivo e si è chiusa con grande soddisfazione degli organizzatori e degli espositori: circa 2.000 le imprese presenti; 75.686 le presenze di operatori, tra manager, progettisti e tecnici di tutti i settori di applicazione e produttivi, con una forte componente internazionale, superiore al 25%. “Ci stiamo preparando ad affrontare la nuova edizione della Technology Exhibitions Week con grande ottimismo ed entusiasmo” dichiara il Segretario Generale della manifestazione Aldo Tagliabue. “Ci auguriamo che le conferme che stanno arrivando dagli espositori siano di buon auspicio e contribuiscano a consolidare il buon risultato riscosso nel 2006. L’edizione del 2008 vedrà un’ancora maggiore internazionalizzazione, grazie all’importante qualifica di Internazionale conferita dalla Regione Lombardia a Mechanical Power Transmission & Motion Control. La sinergia delle 5 fiere sarà inoltre ancora più rafforzata dalla concomitanza con XYLEXPO, la biennale mondiale delle tecnologie del legno, che rappresenta uno dei principali settori di applicazione delle soluzioni in mostra alla Technology Exhibitions Week”. Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 583 Dalle Aziende F&M Fiere & Mostre Srl Via Caldera, 21/C- 20153 Milano Tel. 02 40922400 -Fax 02 40922560 [email protected] www.fieremostre.it L’esposizione di Alumotive 2007 occupa l’intero quartiere fieristico di Modena A 4 mesi dal debutto, l’intera superficie del quartiere fieristico di Modena è già occupata dall’esposizione di ALUMOTIVE 2007, la Mostra Internazionale delle Soluzioni Innovative, della Subfornitura, dei Componenti in Alluminio e Materiali Tecnologici per l’Industria dei Trasporti, in Fiera a Modena dal 18 al 20 Ottobre. È prossima la costituzione di una lista d’attesa per la partecipazione delle aziende all’evento. In occasione della terza edizione di Alumotive centinaia di espositori presenteranno in anteprima le ultime novità in fatto di trattamenti superficiali, meccanica di precisione, saldatura, assemblaggio, progettazione, prototipazione tradizionale e rapida per conto terzi, serigrafia industriale, hardware e software applicati, materiali. Raccogliendo le eccellenze tecnologiche dei diversi mezzi di trasporto (siano essi navi, aerei, moto, auto, bici, mezzi commerciali e agricoli, veicoli speciali o da competizione), Alumotive si preannuncia un appuntamento espositivo di alto spessore tecnico e scientifico, il solo a livello internazionale in cui gli operatori del settore possono confrontare applicazioni, materiali, componenti e lavorazioni dei differenti comparti del trasporto, favorendo uno scambio tecnologico e conoscitivo da cui dipende l’evoluzione dell’intero settore della mobilità. L’esposizione, che occuperà per intero il quartiere fieristico di Modena, sarà affiancata da sessioni tecniche di altissimo livello. Centinaia di interventi congressuali (oltre 200 le relazioni tecniche presentate nella scorsa edizione della rassegna) e relatori di prestigio internazionale faranno di Alumotive un laboratorio di idee ed innovazione sul trasporto e su tutte le sue componenti tecnico-scientifiche. Dal 18 al 20 Ottobre 2007 il mondo accademico ed associativo, le aziende, le 584 Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 istituzioni ed i più avanzati laboratori di ricerca ed engineering si daranno appuntamento in fiera a Modena per partecipare alla terza edizione della rassegna ed ai suoi eventi speciali. Dedicata alla ricerca stilistica, la tavola rotonda Aludesign, moderata dal direttore del mensile Quattroruote, Mauro Tedeschini, vedrà la partecipazione dei responsabili centri stile di prestigiose case automobilistiche. Carbodytech illustrerà in un’isola dimostrativa “altamente specialistica” tutte le tecnologie più avanzate inerenti il settore della carrozzeria e delle sue riparazioni. E, con la collaborazione di MaTech - il centro di ricerca sui Materiali Innovativi del parco Scientifico e Tecnologico Galileo - Alumotive farà un’incursione nel futuro prossimo del trasporto. La galleria dei Prototipi Galileo: Muoversi meglio domani, in un’apposita galleria, presenterà ai visitatori della rassegna le tecnologie e i materiali più significativi sviluppati in questi mesi a livello internazionale per migliorare le prestazioni, la sicurezza, il comfort di bordo ed il rispetto dell’ambiente dei diversi mezzi di trasporto. ADExpo Srl Viale della Mercanzia 142 - Bl. 2B Gall. B 40050 Funo Centergross (BO) Tel. 051 6647482 - Fax 051 861093 e-mail: [email protected] www.alumotive.it TXH™ - Torce TIG con comando a distanza ESAB propone TXH, la nuova gamma di torce TIG con comando a distanza per tutti i saldatori che cercano torce di altissima qualità, ergonomia e versatilità. Facili e comode da usare le torce TXH consentono all’operatore di regolare la corrente di saldatura mediante due bottoni contrassegnati da + e - posti sull’impugnatura. La testa flessibile facilita l’accesso anche nelle zone di lavoro più difficili. Le torce TXH con comando a distanza, devono essere collegate ad un adattatore per funzionare con tutte le macchine ESAB dotate di CAN-bus. L’adattatore è lo stesso per tutti i tipi di torce disponibili con comando a distanza. Sono disponibili con raffreddamento ad aria o ad acqua e cavi da 4 e 8 m e la loro costruzione robusta garantisce un funzionamento senza inconvenienti e poca manutenzione. La gamma di torce TXH ad un ciclo di lavoro del 60% può operare con correnti di saldatura da 120A a 400A. Il modello più piccolo lavora con elettrodi di tungsteno di diametro 1.0/3.2 mm, quello più grande 1.0/4.8. ESAB Saldatura SpA Via Mattei 24 - 20010 Mesero (MI) Tel. 02 979681 - Fax 02 97289300 e-mail: [email protected] www.esab.it Letteratura Tecnica Key to steel/Stahlschlüssel Wegst C.W., Marbach (Germania) 2007, 210x297 mm, 744 pagine, ISBN 3-922599-23-4, € 138,00. Dell’ormai tradizionale manuale “La chiave degli acciai” trilingue (tedesco, francese ed inglese), è ora disponibile la 21ª nuova edizione, comprendente più di 45.000 designazioni di acciai, estratti dai maggiori Enti di unificazione mondiali e circa 250 denominazioni commerciali. Ciascun tipo è identificato dal numero di materiale tedesco (W-Nr.) e raggruppato in funzione della composizione chimica, delle caratteristiche meccaniche e del relativo campo di impiego industriale. Per ogni acciaio sono indicati: la composizione, le caratteristiche meccaniche, i trattamenti termici, lo stato di fornitura, le acciaierie produttrici, le corrispondenti norme di riferimento DIN ed EN o altre specifiche nazionali e per quanto possibile, la corrispondenza con le norme dei principali Paesi industrializzati, nonché con le norme e le specifiche americane (AISI, ASME, ASTM, ISO, MIL, SAE, ecc.). Le 19 parti di cui si compone il volume riguardano: acciai di uso generale, da cementazione, da nitrurazione, acciai automatici; acciai da bonifica, acciai per cuscinetti; acciai per molle, acciai per Questo volume dedicato ai principi fondamentali ed alle applicazioni della saldatura a resistenza, analizza in maniera scientifica e sistematica tutti i processi ed i fenomeni in relazione agli acciai tradizionali, alle leghe di alluminio e ad altri nuovi tipi di materiali. Consigliato in particolare, come testo didattico universitario in corsi per l’insegnamento della scienza e della metallurgia dei materiali, presenta, purtroppo, solamente in maniera superficiale e non approfondita, la saldatura a punti. Il testo esamina complessivamente tutti gli aspetti della saldatura a resistenza, dalla metallurgia e dai principi fisici fondamentali, quali i processi elettrotermici ed i difetti tipici, alle prove meccaniche, al monitoraggio dei processi, al controllo della qualità ed alla simulazione mediante modelli matematici. Gli autori considerano l’influenza delle caratteristiche meccaniche delle saldatrici; introducono alcuni concetti fondamentali sulla simulazione numerica applicata alla saldatura a resistenza a punti. Infine descrivono le metodologie più avanzate sulla progettazione statistica e sull’analisi dei risultati nel campo della ricerca; fornendo utili informazioni e Zhang H. e Senkara J., London (Inghilterra), 2006, 160x240 mm, 431 pagine, ISBN 9780849323461, € 49.99. Resistance welding: fundamentals and applications Notiziario tempra superficiale, acciai per estrusione a freddo; acciai tenaci a freddo, acciai per serbatoi in pressione, acciai resistenti alle alte temperature; acciai da costruzione a grano fine, acciai resistenti agli agenti atmosferici; marche estere di acciai da costruzione e confronto con norme estere; acciai per utensili al carbonio, acciai rapidi; acciai per utensili, lavorazione a freddo; acciai per utensili, lavorazione a caldo; acciai per utensili, produzione estera; acciai per valvole, acciai e leghe resistenti alle alte temperature; acciai amagnetici, acciai resistenti al calore, acciai inossidabili e resistenti agli acidi e alle alte temperature; materiali d’apporto per la saldatura di acciai ad alta lega; marche estere di acciai inossidabili, resistenti agli acidi e alle alte temperature e confronto con altre norme estere; elenco dei numeri dei materiali e dei fornitori tedeschi; elenco delle marche tedesche; indice generale delle marche e dei fornitori esteri. Il volume rappresenta una preziosa opera di consultazione, indispensabile per tutti coloro che si interessano di acciai, dai produttori ai commercianti, dagli ingegneri ai tecnici di officina e ai progettisti. Verlag Stahlschlüssel Vegst GmbH, Theodor-Heuss-Strasse 36, D-71672 Marbach am Neckar (Germania). Telefax +49 7144 4690. http://www.Stahlschlüssel.de Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 587 Notiziario nozioni basilari a tutti coloro che hanno interesse ad approfondire le loro conoscenze nel settore della saldatura a resistenza. CRC Press UK, 24 Blades Court Deodar Road London, SW15 2NU, (Inghilterra) Distributore: Taylor & Francio Group PO Box 6329, Basingstoke, RG24 8SDR (Inghilterra) Telefax +44 12643 43005 www.tandfco.uk Storia dell’energia. Percorrendo le tappe evolutive delle fonti energetiche Iaria L., Livorno 2007, 210×297 mm, 332 pagine, ISBN 889019524X,€ 48,00. La storia dell’energia è la storia del rapporto Uomo-Energia-Ambiente, rapporto che può essere compreso solo se riferito all’epoca in cui si realizza. Il problema dell’energia si intreccia con tutti gli altri problemi e rimane, come dimostrano i fatti più recenti, il “problema dei problemi” da risolvere con la ragione e con l’ausilio della scienza e della tecnologia. Si può quindi affermare che, percorrendo la storia delle fonti energetiche, dall’antichità ai giorni nostri, si traccia la storia del genere umano. Il sole invia ogni giorno sulla terra una quantità di energia che supera di oltre 10.000 volte quella consumata nello stesso tempo dall’uomo. Malgrado ciò, l’energia solare, inclusi l’idro-elettricità e le biomasse, che costituiscono gran parte dei consumi energetici non commerciali del terzo mondo, copre appena il 15% degli attuali consumi globali di energia. È quindi immaginabile di poter utilizzare una quota ben superiore di energia solare rispetto ad oggi. In tal modo si potrebbe ridurre il ricorso alle fonti fossili, petrolio, carbone e gas, che sono il prodotto della fotosintesi clorofilliana di milioni di anni fa. Questi ed altri aspetti, in realtà tutto lo scibile dell’energia, sono trattati nel volume “Storia dell’energia” dell’Ing. Leopoldo Iaria - pubblicato da Edizioni Contech di Livorno - teso a evidenziare e descrivere la centralità del problema energetico, ripercorrendo in termini semplici ed accessibili il cammino che ha portato l’uomo al punto in cui siamo. 588 Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 L’obiettivo che si pone l’Autore con questa impegnativa fatica, sostenuta da una forte spinta etica, è sensibilizzare i lettori sul tema del problematico rapporto uomo-energia-ambiente. E il risultato è raggiunto con grande efficacia e maestria. È evidente la volontà di comunicare ai più giovani una visione globale per aiutarli a comprendere la criticità della situazione energetica del Paese, con le competenze maturate nell’arco di una lunga vita professionale ai vertici di importanti istituzioni. Azionare la leva della conoscenza, fondamentale per incidere sui comportamenti e rendere più consapevoli le scelte di operatori e utenti, specie nel settore dell’energia e dell’ambiente, che richiede l’adozione di politiche ispirate a condivisione e partecipazione. A tale scopo l’Autore descrive la materia con rigore espressivo e logica consequenzialità, per guidare il lettore lungo un cammino che consenta di comprendere la realtà di oggi e la sfida che deve fronteggiare l’ attuale generazione, a partire dagli esordi della civiltà. L’energia ha sempre avuto, infatti, un ruolo importante nell’ascesa e nella caduta delle civiltà; al punto che numerosi storici e antropologi sono convinti che nella maggior parte dei casi sia stata un fattore determinante. In un mondo che muta così velocemente, in termini di fenomeni e di linguaggi, supportare il sapere con strumenti riflessivi, che aiutino a leggere la realtà che cambia senza conchiuderla in paradigmi pregiudiziali, è un compito difficile. L’Autore ha voluto assumersi questo onere e ha svolto il compito con grande rigore, competenza ed esemplare equilibrio. Contech sas Edizioni Via di Franco, 9 - 57123 Livorno Telefax 0586 884778 E-mail: [email protected] UNI EN 1993-4-3 - Eurocodice 3 - Progettazione delle strutture di acciaio Parte 4-3: Condotte (2007). UNI 11229 - Acciaio per cemento armato nervato saldabile - Condizioni tecniche di fornitura per la classe tecnica B 450 C (2007). UNI EN 12972 - Cisterne per il trasporto di merci pericolose - Prova, controllo e marcatura delle cisterne metalliche (2007). UNI EN 13445-1 - Recipienti a pressione non esposti a fiamma - Parte 1: Generalità (2007). UNI EN 13445-2 - Recipienti a pressione non esposti a fiamma - Parte 2: Materiali (2007). UNI EN 13445-4 - Recipienti a pressione non esposti a fiamma - Parte 4: Costruzione (2007). UNI EN 13445-6 - Recipienti a pressione non esposti a fiamma - Parte 6: Requisiti per la progettazione e la costruzione di recipienti a pressione e parti in pressione realizzate in ghisa sferoidale (2007). UNI EN 13981-4 - Alluminio e leghe di alluminio - Prodotti per applicazioni ferroviarie strutturali - Condizioni tecniche di collaudo e fornitura - Parte 4: Forgiati (2007). UNI EN 14140 - Attrezzature e accessori per GPL - Recipienti portatili e ricaricabili di acciaio saldato per GPL - Soluzioni alternative in materia di progettazione e costruzione (2007). UNI EN 15317 - Prove non distruttive Esame a ultrasuoni - Caratterizzazione e verifica dell’apparecchiatura per la misurazione dello spessore mediante ultrasuoni (2007). UNI CEN/TR 15438 - Sistemi di tubazione di materia plastica - Guida per la codifica dei prodotti e del loro utilizzo previsto (2007). Norme nazionali ASME B31.1 - Power piping (2007). API Std 650 11th Edition - Welded steel tanks for oil storage (2007). USA Italia AWS A5.7/A5.7M - Specification for copper and copper-alloy bare welding rods and electrodes (2007). Codici e Norme UNI EN 1993-4-2 - Eurocodice 3 - Progettazione delle strutture di acciaio Parte 4-2: Serbatoi (2007). Norme europee EN EN 485-2 - Aluminium and aluminium alloys - Sheet, strip and plate - Part 2: Mechanical properties (2007). EN 1330-11 - Non-destructive testing Terminology - Terms used in X-ray diffraction from polycrystalline and amorphous materials (2007). EN 1993-1-7 - Eurocode 3 - Design of steel structures - Part 1-7: Plated structures subject to out of plane loading (2007). EN 1993-6 - Eurocode 3 - Design of steel structures - Part 6: Crane supporting structures (2007). EN 1999-1-3 - Eurocode 9 - Design of aluminium structures - Part 1-3: Structures susceptible to fatigue (2007). EN 1999-1-1 - Eurocode 9 - Design of aluminium structures - Part 1-1: General structural rules (2007). EN 10247 - Micrographic examination of the non-metallic inclusion content of steels using standard pictures (2007). EN ISO 10447 - Resistance welding Peel and chisel testing of resistance spot and projection welds (2007). EN 10336 - Continuously hot-dip coated and electrolytically coated strip and sheet of multiphase steels for cold forming Technical delivery conditions (2007). EN 15266 - Stainless steel pliable corrugated tubing kits in buildings for gas with an operating pressure up to 0,5 bar (2007). EN ISO 17657-3 - Resistance welding Welding current measurement for resistance welding - Part 3: Current sensing coil (2007). EN ISO 17657-2 - Resistance welding Welding current measurement for resistance welding - Part 2: Welding current meter with current sensing coil (2007). Notiziario EN ISO 15614-7 - Specification and qualification of welding procedures for metallic materials - Welding procedure test - Part 7: Overlay welding (2007). EN ISO 17657-4 - Resistance welding Welding current measurement for resistance welding - Part 4: Calibration system (2007). ISO 10275 - Metallic materials - Sheet and strip - Determination of tensile strain hardening exponent (2007). ISO 6520-1 - Welding and allied processes - Classification of geometric imperfections in metallic materials - Part 1: Fusion welding (2007). ISO 2892 - Austenitic cast irons - Classification (2007). ISO 209 - Aluminium and aluminium alloys - Chemical composition (2007). ISO Norme internazionali EN ISO 17657-5 - Resistance welding Welding current measurement for resistance welding - Part 5: Verification of welding current measuring system (2007). EN ISO 15874-1 - Plastics piping systems for hot and cold water installations - Polypropylene (PP) - Part 1: General - Amendment 1 EN ISO 15874-2 - Plastics piping systems for hot and cold water installations - Polypropylene (PP) - Part 2: Pipes (2007). EN ISO 15875-1 - Plastics piping systems for hot and cold water installations - Crosslinked polyethylene (PE-X) - Part 1: General - Amendment 1 (2007). EN ISO 15875-2 - Plastics piping systems for hot and cold water installations - Crosslinked polyethylene (PE-X) - Part 2: Pipes (2007). EN ISO 15876-1 - Plastics piping systems for hot and cold water installations - Polybutylene (PB) - Part 1: General - Amendment 1 (2007). EN ISO 15876-2 - Plastics piping systems for hot and cold water installations - Polybutylene (PB) - Part 2: Pipes (2007). ISO 14577-4 - Metallic materials - Instrumented indentation test for hardness and materials parameters - Part 4: Test method for metallic and non-metallic coatings (2007). ISO 10286 - Gas cylinders - Terminology EN ISO 16433 - Resistance welding Procedure for seam welding of uncoated and coated low carbon steels (2007). ISO 15614-7 - Specification and qualification of welding procedures for metallic materials - Welding procedure test Part 7: Overlay welding (2007). EN ISO 14373 - Resistance welding Procedure for spot welding of uncoated and coated low carbon steels (2007). EN ISO 14577-4 - Metallic materials Instrumented indentation test for hardness and materials parameters - Part 4: Test method for metallic and non-metallic coatings (2007). EN ISO 17657-1 - Resistance welding Welding current measurement for resistance welding - Part 1: Guidelines for measurement (2007). EN ISO 16432 - Resistance welding Procedure for projection welding of uncoated and coated low carbon steels using embossed projection(s) (2007). EN 14587-1 - Railway applications Track - Flash butt welding of rails - Part 1: New R220, R260, R260Mn and R350HT grade rails in a fixed plant (2007). Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 589 Notiziario Genova Legnano (MI) Genova Genova Genova Genova Genova Mogliano Veneto (TV) Genova Messina Genova 24-28/9 e 1-3/10/2007 24-28/9/2007 24-27/9/2007 24-25/9/2007 20-21 e 26-28/9/2007 20-21/9/2007 18-19/9/2007 17-21/9/2007 10-11/12/2007 17-21/9/2007 17-21/9/2007 17-20/9/2007 17-20/9/2007 17-19/9/2007 17-18/9/2007 Data Corso per International Welding Technologist - Parte III - Metallurgia e saldabilità Corso per International Welding Engineer - Parte III - Metallurgia e saldabilità Corso secondo lo Standard IPC-A-610 in lingua italiana o inglese - Certified IPC Trainer (CIT) Corso propedeutico alla certificazione dei saldatori di tubi e raccordi di PE secondo UNI 9737 per il convogliamento di gas, acqua ed altri fluidi. Processi ad elemento termico e ad elettrofusione Corso sull’applicazione dei Sistemi di Gestione ambientale ISO 14001 Corso teorico-pratico sull’incollaggio per operatori (European Adhesive Bonder) Corso per International Welding Practitioner - Parte III - Progettazione e calcolo Corso per International Welding Practitioner - Parte III - Metallurgia e saldabilità Corso per International Welding Engineer - Parte III - Progettazione e calcolo Corso celere in saldatura Corso per International Welding Technologist - Parte III - Progettazione e calcolo Corso propedeutico alla certificazione dei saldatori di tubi e raccordi di PE secondo UNI 9737 per il convogliamento di gas, acqua ed altri fluidi. Processi ad elemento termico e ad elettrofusione Corso propedeutico alla certificazione dei saldatori di tubi e raccordi di PE secondo UNI 9737 per il convogliamento di gas, acqua ed altri fluidi. Processi ad elemento termico e ad elettrofusione Corso sull’applicazione dei Sistemi di Gestione per la qualità in saldatura ISO 9001 Corso per International Welding Practitioner - Parte III- Tecnologia della saldatura Titolo 24 43 72 36 28 16 40 8 10 58 34 28 28 24 8 Ore Corsi IIS Genova 24-28/9/2007 Progettazione, fabbricazione e collaudo di apparecchi e sistemi di tubazione di PRFV Luogo Genova 25-27/9/2007 Mogliano Veneto (TV) Genova Mogliano Veneto (TV) 8-10/10/2007 24 32 Genova Corso di qualificazione e certificazione nella microsaldatura in elettronica approvato dall’ESA in lingua inglese - Ispettore per tecnologia a “foro passante” in accordo alla Specifica ECSSQ70-08 590 Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 Organizzatore Istituto Italiano della Saldatura - Divisione FOR Lungobisagno Istria, 15 - 16141 Genova Tel. 010 8341371 - Fax 010 8367780 - [email protected] Genova Genova Legnano (MI) Roma Genova Legnano (MI) 22-26/10/2007 19-23/11/2007 22-26/10/2007 18-19/10/2007 12-16/11/2007 16-17/10/2007 15-19/10/2007 15-19/10/2007 15-19/10/2007 15-18/10/2007 15-17/10/2007 9-11/10/2007 9-10/10/2007 8-12/10/2007 8-11/10/2007 Data Corso per International Welding Engineer - Parte III - Fabbricazione Corso per International Welding Technologist - Parte III - Fabbricazione Corso per International Welding Practitioner - Parte III - Fabbricazione Corso per International Welding Specialist - Parte III - Fabbricazione Corso di ricertificazione nella microsaldatura in elettronica approvato dall’ESA in lingua inglese - Operatore/Ispettore per tecnologia SMT in accordo alla Specifica ECSS-Q-70-38 Corso di qualificazione e certificazione nella microsaldatura in elettronica approvato dall’ESA in lingua inglese - Ispettore per tecnologia SMT in accordo alla Specifica ECSS-Q-70-38 Corso di qualificazione e certificazione nella microsaldatura in elettronica approvato dall’ESA in lingua inglese - Operatore per tecnologia SMT in accordo alla Specifica ECSS-Q-70-38 Corso sui trattamenti termici dei giunti saldati - Modulo avanzato Corso propedeutico alla certificazione dei saldatori di tubi e raccordi di PE secondo UNI 9737 per il convogliamento di gas, acqua ed altri fluidi. Processi ad elemento termico e ad elettrofusione Corso per International Welding Specialist - Parte III - Progettazione e calcolo Corso avanzato - Saldabilità delle leghe metalliche Corso di ricertificazione nella microsaldatura in elettronica approvato dall’ESA in lingua inglese - Operatore/Ispettore per tecnologia a “foro passante” in accordo alla Specifica ECSS-Q70-08 Corso di qualificazione e certificazione nella microsaldatura in elettronica approvato dall’ESA in lingua inglese - Operatore per tecnologia a “foro passante” in accordo alla Specifica ECSSQ70-08 Corso propedeutico alla certificazione dei saldatori di tubi e raccordi di PE secondo UNI 9737 per il convogliamento di gas, acqua ed altri fluidi. Processi ad elemento termico e ad elettrofusione Titolo 80 28 53 16 36(°) 36(°) 32 28 18 24 16 40 28 Ore Corsi IIS (segue) Genova 22-26/10/2007 19-23/11/2007 12-14/12/2007 12(*) Luogo Genova 29-30/10/2007 Corso sulla sicurezza e prevenzione dagli infortuni in saldatura, per addetti e responsabili del sistema prevenzione e protezione Modulo A - Corso base 28 Legnano (MI) Genova Genova Genova Genova Genova Genova 5-8/11/2007 Corso propedeutico alla certificazione dei saldatori di tubi e raccordi di PE secondo UNI 9737 per il convogliamento di gas, acqua ed altri fluidi. Processi ad elemento termico e ad elettrofusione 28 Messina 110 Legnano (MI) 5-8/11/2007 Corso propedeutico alla certificazione dei saldatori di tubi e raccordi di PE secondo UNI 9737 per il convogliamento di gas, acqua ed altri fluidi. Processi ad elemento termico e ad elettrofusione Organizzatore Notiziario Istituto Italiano della Saldatura - Divisione FOR Lungobisagno Istria, 15 - 16141 Genova Tel. 010 8341371 - Fax 010 8367780 - [email protected] (°) Si tratta del totale delle ore previste per coloro che non abbiano già frequentato il corso per Operatore e/o Ispettore per tecnologia a foro passante. Per coloro in possesso di tale certificato il corso può essere ridotto fino alla durata di 24 ore. (*) Si intende la durata del corso per la parte da svolgersi in aula. Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 591 Notiziario Genova Legnano (MI) Genova 22-23 e 28-30/11/2007 22-23/11/2007 20-21/11/2007 19-23/11/2007 19-23/11/2007 19-22/11/2007 19-21/11/2007 14-15/11/2007 13-14/11/2007 12-16/11/2007 12-15/11/2007 12-14/11/2007 12-13/11/2007 7-8/11/2007 5-9 e 12-16/11/2007 5-9/11/2007 Data Corso per International Welding Engineer - Parte III - Progettazione e calcolo Corso sull’incollaggio (adhesive bonding) - Corso teorico di Specializzazione Corso sulla sicurezza e prevenzione dagli infortuni in saldatura, per addetti e responsabili del sistema prevenzione e protezione Corso per datori di lavoro (Art. 10) Corso di ricertificazione nella microsaldatura in elettronica approvato dall’ESA - Operatore/Ispettore per tecnologia SMT” in accordo alla Specifica ECSS-Q-70-38 Corso di qualificazione e certificazione nella microsaldatura in elettronica approvato dall’ESA - Ispettore per tecnologia SMT in accordo alla Specifica ECSS-Q-70-38 Corso di qualificazione e certificazione nella microsaldatura in elettronica approvato dall’ESA - Operatore per tecnologia SMT in accordo alla Specifica ECSS-Q-70-38 Corso propedeutico alla certificazione dei saldatori di tubi e raccordi di PE secondo UNI 9737 per il convogliamento di gas, acqua ed altri fluidi. Processi ad elemento termico e ad elettrofusione Corso sulla sicurezza e prevenzione dagli infortuni in saldatura, per addetti e responsabili del sistema prevenzione e protezione Modulo C - Aspetti organizzativi Corso sull’applicazione dei Sistemi di Gestione per la Qualità e dei Sistemi di Gestione Ambientale in saldatura - Modulo integrativo Auditor ISO 14001 Corso di ricertificazione nella microsaldatura in elettronica approvato dall’ESA - Operatore/Ispettore per tecnologia a “foro passante” in accordo alla Specifica ECSS-Q-70-08 Corso di qualificazione e certificazione nella microsaldatura in elettronica approvato dall’ESA - Operatore per tecnologia a “foro passante” in accordo alla Specifica ECSS-Q-70-08 Corso propedeutico alla certificazione dei saldatori di tubi e raccordi di PE secondo UNI 9737 per il convogliamento di gas, acqua ed altri fluidi. Processi ad elemento termico e ad elettrofusione Corso di qualificazione e certificazione nella microsaldatura in elettronica approvato dall’ESA - Ispettore per tecnologia a “foro passante” in accordo alla Specifica ECSS-Q-70-08 Corso sull’applicazione dei Sistemi di Gestione per la Qualità e dei Sistemi di Gestione Ambientale in saldatura - Modulo integrativo Auditor EN 729/ISO 3834 Corso avanzato - Meccanica della frattura Corso avanzato per i settori petrolchimico e di produzione dell’energia - Ispettore di impianto Corso sulla sicurezza e prevenzione dagli infortuni in saldatura, per addetti e responsabili del sistema prevenzione e protezione Modulo B - Corso di specializzazione Titolo 34 58 40 16 16 36(°) 36(°) 28 24(*) 16 16 40 28 24 16 16 64 32(*) Ore Corsi IIS (segue) Genova 26-30/11 e 3-5-/12/2007 Corso per International Welding Technologist - Parte III - Progettazione e calcolo Luogo Genova 26-30/11/2007 Legnano (MI) Genova Genova Genova Mogliano Veneto (TV) Legnano (MI) Genova Genova Genova Genova Genova Legnano (MI) Genova Organizzatore Istituto Italiano della Saldatura - Divisione FOR Lungobisagno Istria, 15 - 16141 Genova Tel. 010 8341371 - Fax 010 8367780 - [email protected] (*) Si intende la durata del corso per la parte da svolgersi in aula. (°) Si tratta del totale delle ore previste per coloro che non abbiano già frequentato il corso per Operatore e/o Ispettore per tecnologia a foro passante. Per coloro in possesso di tale certificato il corso può essere ridotto fino alla durata di 24 ore. 592 Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 Priolo (SR) 12-16/11/2007 1-5/10/2007 per livello 2 UNI EN 473/ISO 9712 per livello 2 UNI EN 473/ISO 9712 per livello 2 UNI EN 473/ISO 9712 Notiziario Corsi di qualificazione al livello 2 UNI EN 473/ISO 9712 Genova 26-30/11/2007 Esame visivo (VT) Legnano (MI) Particelle magnetiche (MT) per livello 2 UNI EN 473/ISO 9712 Genova 23-26/10/2007 16-19/10/2007 per livello 2 UNI EN 473/ISO 9712 per livello 2 UNI EN 473/ISO 9712 per livello 2 UNI EN 473/ISO 9712 9-12/10/2007 Legnano (MI) 13-16/11/2007 per livello 2 UNI EN 473/ISO 9712 Mogliano Veneto (TV) Priolo (SR) 20-23/11/2007 Liquidi penetranti (PT) Mogliano Veneto (TV) Legnano (MI) 5-9/11/2007 1-5/10/2007 per livello 2 UNI EN 473/ISO 9712 per livello 2 UNI EN 473/ISO 9712 Esame radiografico (RT) (La prima settimana di ogni corso è limitata alla qualifica per la sola interpretazione film) Genova Genova 12-16 e 19-23/11/2007 24-28/9 e 1-5/10/2007 per livello 2 UNI EN 473/ISO 9712 per livello 2 UNI EN 473/ISO 9712 Esame ultrasonoro (UT) (La prima settimana di ogni corso è limitata alla qualifica per la sola misurazione spessori) Legnano (MI) Luogo 17-21/9/2007 Programma di addestramento raccomandato per l’esame con liquidi penetranti di 2° livello secondo EN 4179/MIL 410 Corso AICQ-SICEV per Valutatori dei Sistemi di Gestione Ambientale CND Studio Sas di Gino FABBRI & C (Milano) Tel. 02 341649; fax 02 341205 e-mail: [email protected] AICQ-Meridionale (Napoli) Tel. 081 2396503; fax 081 6174615 [email protected] Organizzatore 17-21/9/2007 Implementazione di un sistema di gestione ambientale secondo la norma UNI EN ISO 14001/2004 (2a ed.) Titolo 19-20/9/2007 24-25/9/2007 CERMET (Bologna) Tel. 051 764900; fax 051764902 [email protected] CERMET (Roma) Tel. 06 7626001; fax 06 76968124 [email protected] 20-22/09/2007 AICQ-Meridionale (Napoli) Tel. 081 2396503; fax 081 6174615 [email protected] Data Corsi di altre Società Potenza Milano Roma Bologna Napoli Corso base per la conduzione delle Verifiche Ispettive Interne per la Qualità secondo le norme ISO 9001:2000 ed ISO 19011:2002 594 Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 15-17/10/2007 11-13/10/2007 8-9/10/2007 8-10/10/2007 8-10/10/2007 8-9/10/07 1-3/10/2007 26-28/9/2007 26-27/9/2007 25-26/9/2007 24/9-5/10/2007 24-28/9/2007 Audit interni di Sistemi di Gestione Ambientale Audit interni di Sistemi di Gestione per la Qualità riconosciuto AICQ VISQ Corso pratico sull’interpretazione e l’applicazione della norma UNI EN ISO 9001:2000 Taratura pratica degli strumenti di misura (2a ed.) Auditor interni di Sistema di Gestione Qualità (2a ed.) Corso di formazione per valutatori interni del Sistema di Gestione per la Qualità (in accordo con la norma ISO 19011) Il Sistema di Gestione Ambientale secondo le norme ISO 14000 Le ISO 9000:2000. Introduzione ai Sistemi di Gestione per la Qualità Fondamenti, terminologia e requisiti del sistema per la qualità secondo le norme della serie 9000 Taratura pratica degli strumenti di misura (2a ed.) Il Sistema di Gestione della Qualità secondo le norme ISO 9000:2000 (con aggiornamento alla ISO 9000:2005) Programma di addestramento per l’esame con ultrasuoni di 2° livello passaggio diretto secondo la Recommended Practice Nr. SNT-TC-1A Corso di formazione per Valutatori dei Sistemi di Gestione Qualità Ambiente (VSGA) AICQ-CI (Roma) Tel. 06 4464132; fax 06 4464145 [email protected] AICQ-CI (Roma) Tel. 06 4464132; fax 06 4464145 [email protected] AICQ-Meridionale (Napoli) Tel. 081 2396503; fax 081 6174615 [email protected] CERMET (Torino) Tel. 011 2258681; fax 011 2258680 [email protected] CERMET (Bologna) Tel. 051 764900; fax 051764902 [email protected] CERMET (Roma) Tel. 06 7626001; fax 06 76968124 [email protected] AICQ Centro Nord (Milano) Tel. 02 67382158; fax 02 67382177 [email protected] AICQ Triveneta (Mestre - VE ) Tel. 041 951795; fax 041 940648 [email protected] AICQ-CI (Roma) Tel. 06 4464132; fax 06 4464145 [email protected] ANCCP (Milano) Tel. 02 2104071; fax 02 210407218 [email protected] CERMET (Bologna) Tel.051 764900; fax 051764902 [email protected] AICQ Triveneta (Mestre - VE ) Tel. 041 951795; fax 041 940648 [email protected] CND Studio Sas di Gino FABBRI & C (Milano) Tel. 02 341649; fax 02 341205 e-mail: [email protected] AICQ Emilia Romagna c/o Fondazione Aldini-Valeriani (Bologna) Tel. 051 2960294; fax 051 0544854 [email protected] Notiziario 22-24/10/2007 CND Studio Sas di Gino FABBRI & C (Milano) Tel. 02 341649; fax 02 341205 e-mail: [email protected] Organizzatore 22-26/10/2007 Programma di addestramento raccomandato per l’esame visivo di 2° livello secondo la Recommended Practice Nr. SNT-TC-1A AICQ-CI (Roma) Tel. 06 4464132; fax 06 4464145 [email protected] Titolo 25-31/10/2007 Valutatori Sistema di Gestione per la Qualità riconosciuto AICQ VISQ 9-10/10/2007 12-16/11/2007 AICQ-CI (Roma) Tel. 06 4464132; fax 06 4464145 [email protected] Data Corsi di altre Società (segue) Luogo Bologna Milano Mestre (VE) Bologna Catania Roma Mestre (VE) Milano Bologna Roma Torino Napoli Roma Roma Milano Roma Roma Valutatori Sistema di Gestione Ambientale riconosciuto AICQ VISQ Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 595 Notiziario Mostre e Convegni Materials Testing 2007 - Exhibition and NDT Conference ASM Heat Treating Society Conference & Exposition “Driving the engines of change in manufacturing” IABSE Annual Meetings and IABSE Symposium “Improving infrastructure worldwide” CTW 2007 - Corrosion Technology Week MS&T 2007 - Materials Science and Engineering Technologies Conference & Exhibition Die Verbindungs Spezialisten 2007 The Energy Exchange Ltd (Gloucestershire -UK) Tel. +44 1242 529090; fax +44 1242 529060 [email protected] The British Institute of Non-Destructive Testing (Northampton - UK) Tel. +44 1604 630124; fax +44 1604 231489 [email protected] ASM Customer Service (Materials Park, Ohio - USA) Tel. +1 440 33851516; fax +1 440 3384634 [email protected] IABSE 2007 Symposium - (Weimar - D) Tel. +49 3643 582007; fax +49 3643 582017 [email protected] NACE International (Houston, Texas - USA) Tel +1 281 2286264; fax +1 281 2286300 [email protected] The Minerals, Metals & Materials Society (Warrendale, PA - USA) Tel +1 724 7769231; fax +1 724 7763770 [email protected] DVS - German Welding Society (Düsseldorf -D) Conference Department Tel. + 49 211 1591302; fax + 49 211 1591300 [email protected] Organizzatore Oil & Gas Transportation in the Cis & Caspian Regio - 9th Annual Conference Istituto Italiano della Saldatura (Genova) Tel. 010 8341331; fax 010 8367780 sabrina.storari@ iis.it Titolo 16-21/9/2007 Seminario di Formazione e Aggiornamento IIS “Qualificazione e certificazione dei saldatori per le materie plastiche.La nuova norma italiana e le norme europee. Lo schema per la qualificazione EWF” Dr. Lorenzo Donati (Bologna) Tel. 051 2090494; fax 051 2093412 [email protected] Data 17-19/9/2007 Workshop “Latest advances on extrusion simulation in Europe” and 2nd Extrusion Benchmark Congrès Scientifiques Services (C2S) SMT 21 (Saint Cloud - F) Tel. + 33 1 477190 04; fax + 33 1 47719005 [email protected] Luogo 17-20/9/2007 SMT 21 - 21st International Conference “Surface modification technologies” Societé Francaise Du Vide (Paris - F) Tel. +33 1 53019030; fax +33 1 42786320 [email protected] Houston (Texas - USA) Weimar (Germania) Detroit (Michigan - USA) Glasgow (Scotland - Inghilterra) Vienna (Austria) Parigi (Francia) Biarritz (Francia) Dortmund (Germania) Berlino (Germania) 16-18/9/2007 18-20/9/2007 14e Journées d’étude sur l’adhesion DGZfP Ausbildung und Training GmbH (Berlin - D) Tel. +49 30 67807133; fax +49 30 67807139 [email protected] Basilea (Svizzera) 19/9/2007 10/10/2007 13/11/2007 27/11/2007 Mobile Härteprüfung an metallischen Werkstoffen German Society for Non-Destructive Testing (DGZfP e.V.) (Berlin - D) Tel. +49 30 67807120; fax +49 30 67807129 [email protected] 26-28/9/2007 26-27/9/2007 25-27/9/2007 24-28/9/2007 16-20/9/2007 16-20/9/2007 Napoli Cagliari Modena Ancona 20-21/9/2007 Certification 2007 - The 5th International Conference “Certification and standardization in NDT” KIELCE TRADE FAIRS (Kielce - PL) tel. +48 41 3651220; fax +48 41 3651312 [email protected] . Detroit (Michigan - USA) Bologna 24-26/9/2007 13th International Fair of Technologies for Foundry “Metal” Kielce (Polonia) 596 Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 10-12/10/2007 8-10/10/2007 8-9/10/2007 7-9/10/2007 3-6/10/2007 1-4/10/2007 27-28/9/2007 26-28/9/2007 Conferenza Nazionale sulle prove non distruttive monitoraggio diagnostica Aluminium 2007 Conference 6th International Conference “NDE in relation to structural integrity for nuclear and pressurised components” Workshop “Cold spray 2007” TITANIUM 2007 - 23rd Annual Conference & Exhibition ETDCM 8th Seminar “Experimental techniques and design in composite materials” 1st International Conference “Corrosion and material protection” e 10thConference AKI 2007 Thermografie-Kolloquium 2007 MM2007 “Maintenance Management - Terza Conferenza Internazionale sulla gestione della manutenzione e sul Facility Management” NonFerMet - 6th Exhibition of technology, processing and application of non-ferrous metals HSNT, National Technical University of Athens (Zographou, Athens - GR ) Tel. /Fax +30 210 772 3759 [email protected] AIPND (Brescia) Tel. 030 3739173; fax 030 3739176 [email protected] Alcan Děčín Extrusions (Staré Splavy - CZ) Tel. +420 412 508547; fax: +420 412 510229 [email protected] Hungarian Association for Nondestructive Testing (Budapest - HU) Tel. +36 1 2780632; fax +36 1 2780633 [email protected] Industrial Materials Institute National Research Council Canada (Québec -CA) Tel. + 1 450 6415228; fax +1 450 6415105 [email protected] International Titanium Association (Broomfield, CO - USA) Tel. +1 303 4042221; fax +1 303 4049111 [email protected] Dipartimento di Ingegneria Meccanica Università di Cagliari (Cagliari) Tel. 070 6755727; fax 070 6755717 [email protected] SVUOM (Prague - CZ) Conference Secretariat Tel. +420 220 809996, fax +420 220 809981 [email protected] Deutsche Gesellschaft für Zerstörungsfreie Prüfung (DGZfP e.V.) (Berlin - D) Tel. +49 30 67807120; fax +49 30 67807129 [email protected] Comitato Organizzatore della Conferenza c/o CNIM - Comitato Nazionale Italiano per la Manutenzione (Roma) Tel. 06 4745340/42010534; fax 06-4745512 [email protected] KIELCE TRADE FAIRS (Kielce - PL) tel. +48 41 3651220; fax +48 41 3651312 [email protected] . Notiziario 11-13/10/2007 4th ICNDT - 4th International Conference on Non-Destructive Testing of the Hellenic Society for NDT Institute for Problems of Materials Science of NASU (Kiev - UA) Tel. +38 44 4242073; fax +38 44 4242131 [email protected] Organizzatore 11-14/10/2007 International Conference” HighMatTech” Robert Metzger - MunichExpo (Munich - D) Tel. +49 89 3229910; fax +49 89 32299119 [email protected] Titolo 15-19/10/2007 MATERIALICA - 10th International Trade Fair for material applications, surface technology and product engineering, Data 16-18/10 2007 8th Welding Week FAIRTEC (Wommelgem - B) Tel. +32 33 540880; fax +32 33 540810 [email protected] 18-20/10/2007 27-28/9/2007 16-19/10/2007 AD EXPO (Funo Centergross - BO) Tel. 051 6647482; fax 051 861093 [email protected] Mostre e Convegni (segue) Luogo Kielce (Polonia) Roma Stuttgart (Germania) Praga (Rep. Ceca) Costa Rei (Sardegna) Orlando (Florida - USA) Akron (Ohio - USA) Budapest (Ungheria) Staré Splavy Máchovo Lake (Rep. Ceca) Milano Chania (Isola di Creta - Grecia) Kiev (Ucraina) Monaco (Germania) Antwerp (Belgio) Modena ALUMOTIVE - Mostra Internazionale delle soluzioni innovative, della subfornitura, dei componenti in alluminio e materiali tecnologici per l’industria dei trasporti Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 597 Notiziario 13-14/11/2007 12-16/11/2007 6-8/11/2007 5-9/11/2007 30/10-2/11/2007 30/10-1/11/2007 29/10-1/11/2007 22-26/10/2007 22-23/10/2007 Microalloyed steels, production, properties, applications ASNT Fall Conference and Quality Testing Show 2007 Stainless Steel World Conference & Exhibition 2007 4th Workshop “NDT in Progress”, International Conference ”NDT for safety”, “Defektoskopie 2007” and NDT Expo 16th IFHTSE - Thermal processing and surface engineering: key activities in the global knowledge economy 4th Aluminium Extrusion Conference “Extrusion production, processing, maintenance and OH&S Issues” SAMPE - Fall Technical Conference 2007 from art to science: Advancing materials & process engineering GNS 4 - Giornate Nazionali di Saldatura IV Pan American Conference for NDT Argentina International Symposium “Advances in surface hardening of stainless steels” ASTM International (West Conshohocken, PA - USA) Tel. +1 610 832 9578; fax +1 610 832 9555 [email protected] IOM Communications (London - UK) Tel. +44 20 74517302; fax +44 20 78391702 [email protected] ASNT (Columbus, OHIO - USA) Tel. +1 614 2746003; fax +1 614 2746899 [email protected] Stainless Steel World (AJ Zutphen -NL) Tel. +31 575 585270; fax +31 575 511099 [email protected] Czech Society for NDT, Brno University of Technology (Brno - CZ) Tel. +420 541 143229; fax +420 541 143231 [email protected] Materials Australia (Brisbane - AU) Conference Secretariat Tel. +61 3 93267266; fax +61 3 93267272 [email protected] Materials Australia (Brisbane - AU) Conference Secretariat Tel. +61 3 93267266; fax +61 3 93267272 [email protected] SAMPE Headquarters (Covina, CA - USA) Tel. +1 626 3310616; fax +1 626 3328929 [email protected]. Istituto Italiano della Saldatura (Genova) Tel. 010 8341331; fax 010 8367780 [email protected] AAENDE (Buenos Aires - AR) Tel. +54 11 67727429; fax +54 11 67727426 [email protected] ASM Customer Service Materials Park (Ohio- USA) Tel.+ 440 338 51510; fax +440 338 4634 [email protected] Organizzatore 14-16/11 2007 36th ASTM National Symposium “Fatigue and fracture mechanics” CEU - Centro Esposizioni UCIMU Tel. 02 262551; fax 02 26255214 [email protected] Titolo 14-17/11/2007 BI-MEC - Biennale per la meccatronica e l’automazione Piacenza Expo (Piacenza) Tel. 0523 602711; fax 0523 602702 [email protected] Data 15-17/11/2007 6^ Edizione EXPOLASER - Applicazioni industriali della tecnologia italiana CETIM (Senlis - F) Tel. +33 3 44 673682 [email protected] 25-26/10/2007 21-22/11/2007 Fatigue Design 2007 - International Conference “The respective input of the numerical simulation and the experimental approach in fatigue design” Mostre e Convegni (segue) Luogo Cleveland (Ohio - USA) Buenos Aires (Argentina) Genova Cincinnati (Ohio- USA) Brisbane (Australia) Brisbane (Australia) Praga (Rep. Ceca) Maastricht (Olanda) Las Vegas (USA) Londra (Inghilterra) Tampa (Florida - USA) Milano Piacenza Senlis (Francia) 598 Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 Ricerche Bibliografiche Dati IIS-Data Defect characterisation using magnetic flux leakage inspection of tailor-welded blanks di MONTGOMERY A. et al. «Insight», Maggio 2004, pp. 260-264. Campo elettromagnetico; CO 2 ; controllo con correnti indotte; controllo magnetoscopico; controllo non distruttivo; difetti; giunti saldati; industria automobilistica; saldatura laser; tailored blanks. “Tailored blank” per componenti auto (2000-2007) Weld metal ductility in aluminum tailor welded blanks di DAVIES R.W. et al. «Revue de Metallurgie CIT», Novembre 2000, pp. 2755-2763. Carrozzeria di autoveicoli; duttilità; industria automobilistica; lamierini; leghe Al-Mg; leghe d’alluminio; microstruttura; porosità; proprietà meccaniche; saldatura TIG; simulazione; tailored blanks; zona fusa. Laser weldability of high-strength steel sheets in fabrication of tailor welded blanks di ONO M. et al. «Welding International», Ottobre 2004, pp. 777-784. Acciai ad alta resistenza; acciai basso-legati; giunti testa a testa; industria automobilistica; lamierini; lavorazione dei metalli; proprietà meccaniche; resistenza a fatica; saldabilità; saldatura laser; tailored blanks. A creative design of robotic visual tracking system in tailed welded blanks based on TRIZ di LEI Z. et al. «China Welding», 4/2006, pp. 23-25. Inseguimento del giunto; ottica; progettazione, concezione; robot; saldatura; sensori; tailored blanks. Joining aluminium alloys dissimilar in thickness by friction stir welding and fusion processes (IIW-1681-05, ex-doc. III1303-04/IX-2132-04) di VILAÇA P. et al. «Welding in the World», Marzo-Aprile 2005, pp. 56-62. Confronti; giunti testa a testa; leghe d’alluminio; metalli leggeri; proprietà meccaniche; saldatura ad arco; saldatura ad attrito; saldatura ad attrito con utensile in movimento; saldatura con filo fusibile in gas protettivo; saldatura in gas protettivo; saldatura TIG; tailored blanks. Avaliação da utilização de diferentes gases de assistêcia na produção de Tailor Blanks com um laser de CO 2 de 6kW di DOS SANTOS FILHO O.R. et al. «Soldagem & Inspecao», Marzo 2003, pp. 133-139. CO 2; fattori di influenza; gas di protezione; industria automobilistica; lamierini; miscela; saldatura laser; tailored blanks; Forming-limit diagrams of aluminum tailor-welded blank weld material di DAVIES R.W. et al. «Metallurgical and Materials Transactions», Febbraio 2001, pp. 275-283. Automobili; calcolo; carrozzeria di autoveicoli; diagrammi; industria automobilistica; lamierini; lavorazione dei metalli; leghe d’alluminio; saldatura TIG; tailored blanks. Thin-sheet welded tailored blanks in automotive industry (review) di BERNADSKII V.N. «Welding International», Novembre 2001, pp. 898-906. Acciai basso-legati; acciai dolci a basso carbonio; acciai zincati;alto; automobili; carrozzeria di autoveicoli; freddo; industria automobilistica; lamierini; laminazione; resistenza meccanica; sottile; tailored blanks; Determination of laser weld properties for finite element analysis of laser welded tailored blanks di DRY D. et al. «Science and Technology of W and J», Gennaio-Febbraio 2002, pp. 11-18. Acciai basso-legati; alto; analisi con elementi finiti; automobili; industria automobilistica; lamierini; proprietà meccaniche; resistenza meccanica;saldatura laser; simulazione; tailored blanks. Weldability criteria for mash seam tailored blank welds in ultralow carbon steel applied to automotive bodies di HAN C.-W. et al. «Science and Technology of W and J», NovembreDicembre 2002, pp. 403-407. Acciai a bassissimo carbonio; carrozzeria di autoveicoli; industria automobilistica; parametri di processo; saldabilità; saldatura per schiacciamento; tailored blanks. Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 599 Ricerche Bibliografiche Performance of tailor welded blanks using automotive highstrength steel sheets for practical use. Study of tailor welded blanks using automotive high-strength steel sheets (2nd report) di UCHIHARA M. e FUKUI K. «Welding International», Agosto 2006, pp. 622-632. Acciai ad alta resistenza; composizione chimica; condizioni di processo; deformazione; durezza; industria automobilistica; lamierini; laser CO2; laser YAG; microstruttura; proprietà meccaniche; prove di durezza; prove di fatica; prove meccaniche; saldatura al plasma; saldatura laser; saldatura per schiacciamento; tailored blanks; zona di saldatura. Laser welding and formability study of tailor-welded blanks of different thickness combinations and welding orientations di CHENG C.H. et al. «The Paton Welding Journal», Giugno 2006, pp. 25-28. Acciai inossidabili; acciai inossidabili austenitici; fattori di influenza; industria automobilistica; lavorazione dei metalli; saldatura laser; spessore; tailored blanks. 2010 2009 2008 India Ukraina Singapore Austria 2008 2008 2008 Nigeria China Brazil India Formability of tailor welded blanks fabricated by different welding processes. Study of tailor welded blanks using automotive high-strength steel sheets (1st report) di UCHIHARA M. e FUKUI K. «Welding International», Agosto 2006, pp. 612-621. Acciai ad alta resistenza; composizione chimica; condizioni di processo; deformazione; durezza; industria automobilistica; lamierini; microstruttura; proprietà meccaniche; prove di durezza; prove meccaniche; saldatura al plasma; saldatura laser; saldatura per schiacciamento; tailored blanks; zona fusa. Tailored blank technology of high strength steel sheet di YASUYAMA M. et al. «Welding International», Aprile 2007, pp. 251-254. Acciai ad alta resistenza; acciai dolci a basso carbonio; automobili; carrozzeria di autoveicoli; confronti; durezza; giunti a sovrapposizione; industria automobilistica; lamierini; parametri di processo; proprietà meccaniche; saldabilità; saldatura al plasma; saldatura laser; saldatura per schiacciamento; tailored blanks. Friction stir welding - FSW applied to tailored blanks di BONOMEA E.C. et al. «Welding International», Aprile 2007, pp. 279-283. Automobili; carrozzeria di autoveicoli; condizioni di processo; industria automobilistica; leghe d’alluminio; metallografia; microstruttura; proprietà meccaniche; saldatura ad attrito; saldatura ad attrito con utensile in movimento; tailored blanks. President: Mr. C. SMALLBONE (Australia) Past - President: Mr. B. PEKKARI (Sweden) President Elect: Prof. U. DILTHEY (Germany) Vice- Presidents: Prof. Q. CHEN (P.R. China) Prof. S. KRALJ (Japan) Prof. L. QUINTINO (Portugal) Treasurer: Prof. D. VON HOFE (Germany) Dr. C. WIESNER (United Kingdom) Mr. R.W. SHOOK (United States) Prof. P. SHANG (P. R. China) Prof. T. MIYATA (Japan) Mr. P. BOURGES (France) Prof. O. AMBROZ (Czech Republic) Directors: Mr. C. ANG (Singapore) International Institute of Welding On-line quality inspection in laser black welding using ART2 neural network di YUANYUAN Z. et al. «China Welding», 4/2006, pp. 51-54. Controllo non distruttivo; controllo visivo; industria automobilistica; intelligenza artificiale; laser CO 2 ; neural networks; saldatura laser; tailored blanks. 2011 United States Future IIW Annual Assemblies 2012 2009 Iran Future IIW International Congresses 2009 Per ulteriori informazioni: www.iiw-iis.org 600 Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 Titolo Acciaio Advanced Materials Processes Alluminio e Leghe Alluminio Magazine Ambiente e Sicurezza sul Lavoro Analysis Europa Anticorrosione ASTM Standardization News ATA Ingegneria Automobilistica Australasian Welding Journal Australian Welding Research Automatic Welding Automazione Energia Informazione Avtomaticheskaya Svarka Befa - Mitteilungen BID-ISIM Biuletyn ISG Boletin Tecnico Conarco Bollettino Tecnico Finsider Bollettino Tecnico RTM Brazing and Soldering Bridge Design & Engineering British Corrosion Journal China Welding Chromium Review Constructia De Masini Costruzioni Metalliche Czechoslovak Heavy Industry De Qualitate Deformazione Der Praktiker Elettronica Oggi Elin Zeitschrift Energia Ambiente Innovazione Energia e Calore Energia e Materie Prime EPE International Esa Bulletin Eurotest Technical Bulletin Fogli d’Informazione Ispesl Fonderia FWP Journal GEP Giornale del Genio Civile Heron Hightech Hitsaustekniikka Hybrid Circuits Iabse Periodica Il Filo Metallico Il Giornale delle Prove non Distruttive Il Giornale delle Scienze Applicate Il Perito Industriale Il Saldatore Castolin Ilva Quaderni Industrial Laser Rewiew Ingegneria Ambientale Ingegneria Ferroviaria Inossidabile Insight International Construction Interplastics IPE International ISO Bulletin J. of Offshore and Polar Engineering Joining & Materials Joining of Materials Joining Sciences Journal of Bridge Engineering Journal of the Japan Welding Society Kunststoffe L’Acciaio Inossidabile Titolo Schweissen & Pruftechnik Schweissen und Schneiden Schweisstechnik Schweisstechnik Science and Technology of W and J Seleplast Sicurezza e Prevenzione Skoda Review Soldadura e Construcao Metalica Soldadura y Tecnologias de Union Soldagem & Inspecao Soldagem & Materiais Soldering & Surface Mount Technology Soudage et Techniques Connexes Souder Stahlbau Stainless Steel Europe Stainless Steel World Stainless Today Steel Research Structural Engineering International Sudura Surface Engineering Svarochnoe Proizvodstvo Sveiseteknikk Svetsaren Svetsen Technica/Soudure Technical Diagnostics and NDT Testing Technical Review Technische Uberwachung Tecnologia Qualidade Tecnologie e Trasporti per il Mare Tecnologie per il Mare Teknos The Brithis Journal of NDT The European Journal of NDT The International Journal of PVP The Journal of S. and E. Corrosion The Paton Welding Journal The TWI Journal The Welding Innovation Quarterly Tin and Its Uses Transactions of JWRI Transactions of JWS Transactions of NRIM Ultrasonics Unificazione e Certificazione Università Ricerca Unsider Notizie di Normazione Varilna Tehnika Westnik Maschinostroeniya Welding & Joining Welding & Joining Europe Welding and Metal Fabrication Welding Design and Fabrication Welding in the World Welding International Welding Journal Welding Production Welding Review International WRC Bulletin WRI Journal Zavarivac Zavarivanje Zavarivanje I Zincatura a caldo Zis Mitteilungen Zis Report Zvaracske Spravy Zváranie Titolo Abbreviaz. L’Allestimento Allestimento L’Elettrotecnica Elettr. L’Industria Meccanica Ind. Mecc. L’Installatore Tecnico Installatore La Meccanica Italiana Mecc. Ital. La Metallurgia Italiana Met. Ital. La Termotecnica Termotecnica Lamiera Lamiera Laser Laser Lastechniek Lastech. Lavoro Sicuro Lav. Sic. Lo Stagno ed i suoi Impieghi Stagno Macchine & Giornale dell’Officina Officina Macplas Macplas Manutenzione: Tecnica e Management Manutenzione Materialprüfung Materialprüf. Material and Corrosion Mat. Cor. Materials Evaluation Mat. Eval. Materials Performance MP Meccanica & Automazione Mec. & Aut. Meccanica & Macchine di Qualità Mecc. & Macchine Meccanica Moderna Mecc. Moderna Meccanica Oggi Meccanica Mechanical Engineering Mech. Eng. Metal Construction Met. Con. Metalli Metalli Metallurgical and Materials Transactions Met. Trans. Metallurgical B Metallurgical B Metallurgical Reports CRM Met. Rep. Metallurgical Transactions Metallurgical T Metalurgia & Materiais Met. Materiais Metalurgia International Metalurgia Modern Plastics International Plastics Int. Modern Steel Construction Steel Constr. NDT & E International NDT & E Int. NDT & E International UK NDT & E Int. NDT International NDT Int. Notagil S.I. Notagil Notiziario dell’ENEA Energia e Innovazione ENEA E.I. Notiziario dell’ENEA Sic. e Prot. ENEA-DISP. Notiziario Tecnico AMMA AMMA NRIM Research Activities NRIM Research NT Tecnica e Tecnologia AMMA NT AMMA Oerlikon Schweissmitteilungen Oerlikon PCB Magazine PCB Perito Industriale Perito Ind. Petrolieri d’Italia Petrolieri I. Pianeta Inossidabili Inox Plastic Pipes Fittings Plastics Prevenzione Oggi Prevenzione Produttronica Produttronica Protective Coatings Europe PCE Przeglad Spawalnictwa Pr. Spawal. Quaderni Pignone Pignone Qualificazione Industriale Qualificazione Qualità Qualità Rame e Leghe CU Rame Notizie Rame Research in Nondestructive Evaluation Research NDE Revista de Los Trat. Ter. y de Superficie Tratersup Revista de Metalurgia Rev. Met. Revista de Soldadura Rev. Soldadura Revue de la Soudure Rev. Soud. Revue de Metallurgie CIT Revue Met. CIT Revue de Metallurgie MES Revue Met. MES Ricerca e Innovazione Ric. Inn. Riv. Infortuni e Malattie Professionali Riv. Inf. Rivista di Meccanica Riv. Mecc. Rivista di Meccanica Oggi Riv. Mecc. Oggi Rivista di Meccanica International Riv. Mecc. Inter. Rivista Finsider Riv. Finsider Rivista Italiana della Saldatura Riv. Sald. Riviste italiane e straniere analizzate per la Banca Dati IIS-Data Fonti dei riferimenti bibliografici Abbreviaz. Acciaio Mat. Processes AL Alluminio Sicurezza Lav. Analysis Anticorrosione ASTM Std. ATA Austr. Wdg. J. Austr. Wdg. Res. Aut. Weld. AEI Aut. Svarka Befa Mitt. BID-ISIM Biuletyn Conarco Finsider RTM Braz. Sold. Bridge Br. Corr. J. China Weld. Chomium Constr. Masini Costr. Met. Czech. Heavy Qualitate Deformazione Praktiker Elettronica Elin Enea E.A.I. Energia Energia EPE Esa Bulletin Eurotest ISPESL Fonderia FWP J. GEP Giornale G.C. Heron Hightech Hitsaust. Hybrid IABSE Filo Metallico Giornale PND Scienze Applic. Perito Ind. Castolin Ilva Ind. Laser I.A. Ing. Ferr. Inossidabile Insight Int. Const. Interplastics IPE ISO Offshore Joining JOM Join. Sciences Jour. Bridge Journal JWS Kunststoffe Acc. Inoss. Abbreviaz. Sch. Pruf. Schw. Schn. Schweisst. Sch. Tec. Weld. Join. Seleplast Sicurezza Skoda Soldadura Sold. Tec. Inspecao Soldagem Soldering Soud. Tecn. Con. Souder Stahlhau Stainless Eu. Stainless World Stainless Steel Engineering Sudura Surface Svar. Proiz. Sveiseteknikk Svetsaren Svetsen Tech. Soud. NDT Testing Tech. Rev. Techn. Uberw. Qualidade Tec. Tra. Mare Tec. Mare Teknos Br. Nondestr. European NDT Journal PVP Corrosion Paton Weld. J. TWI Journal Weld. Innovation TIN Trans. JWRI Trans. JWS Trans. NRIM Ultrasonics Unificazione Università Unsider Var. Teh. – Weld. Joining Weld. J. Europe Welding Weld. Des. Weld. World Weld. Int. Wdg. J. Weld. Prod. Weld. Rev. WRC Bulletin WRI J. Zavarivac Zavarivanje Zavariv. Zincatura ZIS Zis Zvaracske Zváranie Riv. Ital. Saldatura - n. 4 - Luglio / Agosto 2007 601 Per ulteriori informazioni, rivolgersi a: Istituto Italiano della Saldatura - Divisione PRN / Uff. Abbonamenti Lungobisagno Istria, 15 - 16141 Genova GE Tel. (+39) 010 8341.392; Fax (+39) 010 8367780 e-mail: [email protected] Web: www.iis.it 462 --463-464 -454 -570 -458 -565 449 455 467 -456-457 579 447 --451 604 448 -461 4^cop ---466 485 553 ---566 -577 452 ---518 --585 568 -453 --486+506 526 517 450 574 --2^ cop 465 ---459 --507 3^ cop -554 --528 527 -460+496+578 --586 593 -- 3 M ITALIA ABB FLEXIBLE AUTOMATION ACCADUEO AEC TECHNOLOGY AIPND ALUMOTIVE ANASTA ANCCP ANDIT AUTOMAZIONE ASPIRMIG ASSOCOMAPLAST BOHLER THYSSEN SALDATURA CARPANETO - SATI CEA CEBORA COFILI CGM TECHNOLOGY COM-MEDIA COMMERSALD DI-NO DRAHTZUG STEIN DVC - DELVIGO COMMERCIALE EDIBIT EDIMET Edizioni PEI ETC OERLIKON ESAB SALDATURA ESARC EVEREST VIT FIERA BIAS FIERA BIMEC FIERA BI.MU-MED FIERA EXPOLASER FIERA LAMIERA FIERA MAQUITEC FIERA MEC FIERA METEF FIERA SAMUPLAST FIERA SEATEC FIERA SUBFORNITURA FIERA TECHFLUID FIERA VENMEC FRONIUS G.B.C. INDUSTRIAL TOOLS G.E.INSPECTION TECHNOLOGIES G. FISCHER GILARDONI HYPERTHERM IGUS INE IPM ITALARGON ITW LANSEC ITALIA LASTEK LINCOLN ELECTRIC ITALIA MEDIAPOINT & COMMUNICATIONS NDT ITALIANA OBIETTIVO ENERGIA OGET ORBITALUM ITALIA OXYTURBO PARODI SALDATURA RIVISTA MECCANICA & AUTOMAZIONE RIVISTA U & C RIVOIRA RTM SACIT SAF - FRO SALTECO SANDVIK ITALIA SELCO SEMAT CARPENTERIA SEMAT ITALIA SIAD SOGES SOL WELDING TEC Eurolab TECNEDIT TECNOELETTRA TELWIN THERMIT ITALIANA Elenco degli Inserzionisti Via S. Bovio, 3 - Località San Felice - 20090 SEGRATE (MI) Via Edison, 20 - 20099 SESTO SAN GIOVANNI (MI) Via Calzoni, 6/d - 40128 BOLOGNA Via Leonardo Da Vinci, 17 - 26013 CAMPAGNOLA CREMASCA (CR) Via A. Foresti, 5 - 25127 BRESCIA Via della Mercanzia, 119 Centergross - 40050 FUNO DI ARGELATO (BO) Via G. Tarra, 5 - 20125 MILANO Via Rombon, 11 - 20134 MILANO Via Privata Casiraghi, 526 - 20099 SESTO S. GIOVANNI (MI) Via Podi, 10 - 10060 VIRLE P.TE (TO) Centro Direzionale Milanofiori - Palazzo F/3 - 20090 ASSAGO (MI) Via Palizzi, 90 - 20157 MILANO Via Ferrero, 10 - 10090 RIVOLI/CASCINE VICA (TO) Corso E. Filiberto, 27 - 23900 LECCO Via A. Costa - 40057 CADRIANO (BO) Via Friuli, 5 - 20046 BIASSONO (MI) Via Adda, 21 - 20090 OPERA (MI) Via Serio, 16 - 20139 MILANO Via Bottego, 245 - 41010 COGNENTO (MO) Via Provinciale Francesca Nord, 44/3 - 56020 SANTA MARIA A MONTE (PI) 67317 Altleiningen Drahtzug - Germania Località Cerri - 19020 CEPARANA DI FOLLO (SP) Via Cà dell’Orbo, 60 - 40055 CASTENASO (BO Via Brescia, 117 - 25018 Montichiari (BS) Strada Naviglio Alto, 48 - 43100 PARMA Via Vò di Placca, 56 - 35020 DUE CARRARE (PD) Via Mattei, 24 - 20010 MESERO (MI) Via Cadibona, 15 - 20137 MILANO Via Paracelso, 16 - 20041 AGRATE BRIANZA (MI) F & M - Fiere e Mostre - Via Caldera, 21 C - 20153 MILANO c/o UCIMU - Viale Fulvio Testi, 128 - 20092 CINISELLO BALSAMO (MI) c/o UCIMU - Viale Fulvio Testi, 128 - 20092 CINISELLO BALSAMO (MI) c/o Piacenza Expo - S.S. 10 Frazione Le Mose - 29100 PIACENZA c/o UCIMU - Viale Fulvio Testi, 128 - 20092 CINISELLO BALSAMO (MI) c/o EXPO Consulting - Via Riva Reno, 56 - 40122 BOLOGNA c/o Cenacolo - Via Coppalati, 6 - 29100 PIACENZA c/o EDIMET - Via Brescia, 117 - 25018 Montichiari (BS) c/o PORDENONE FIERE -Viale Treviso, 1 - 33170 PORDENONE c/o CARRARAFIERE- Viale Galileo Galilei, 133 - 54036 MARINA DI CARRARA (MS) c/o SENAF - Via Eritrea, 21/a - 20157 MILANO c/o EDIMET - Via Brescia, 117 - 25018 Montichiari (BS) c/o PadovaFiere - Via N. Tommaseo, 59 - 35131 PADOVA Via Monte Pasubio, 137 - 36010 ZANE’ (VI) Via Artigiani, 17 - 25030 TORBIATO DI ADRO (BS) Via Grosio, 10/4 - 20151 MILANO Via Sondrio, 1 - 20063 CERNUSCO S/N (MI) Via A. Gilardoni, 1 - 23826 MANDELLO DEL LARIO (LC) Via Torino, 2 - 20123 MILANO Via delle Rovedine, 4 - 23899 ROBBIATE (LC) Via Facca, 10 - 35013 CITTADELLA (PD) Via A. Tadino, 19/A - 20124 MILANO Via S. Bernardino, 92 - 24126 BERGAMO Via Privata lseo, 6/E - 20098 S. GIULIANO MILANESE (MI) Via Bizet, 36/N - 20092 CINISELLO BALSAMO (MI) Viale dello Sport, 22 - 21026 GAVIRATE (VA) Via Fratelli Canepa, 8 - 16010 SERRA RICCO’ (GE) Corso Buenos Aires, 8 - Corte Lambruschini - 16129 GENOVA Via del Lavoro, 28 - 20049 CONCOREZZO (MI) c/o NOEMA - Via Orefici, 4 - 40124 BOLOGNA Via Torino, 216 - 10040 LEINI’ (TO) Via degli Alghisi, 39/D - 25038 ROVATO (BS) Via Serio, 4/6 - 25015 DESENZANO (BS) Via Delle Industrie, 228/A - 17012 ALBISSOLA MARE (SV) Via Rosellini, 12 - 20124 MILANO c/o the C’ comunicazione - Via Orti, 14 - 20122 MILANO Via C. Massaia, 75L - 10147 TORINO Regione Lime, 100 - 10080 VICO CANAVESE (TO) Via Lomellina, 16/b - 20090 BUCCINASCO (MI) Via Torricelli, 15/A - 37135 VERONA Via S.P. Rivoltana, 35/b - 20090 LIMITO DI PIOLTELLO (MI) Via Varesina, 184 - 20156 MILANO Via Palladio, 19 - 35010 ONARA DI TOMBOLO (PD) Via Fornaci, 45/47 - 25040 ARTOGNE (BS) Via Monte Bianco, 30/3 - 20043 ARCORE (Ml) Via S. Bernardino, 92 - 24126 BERGAMO Via Rivarolo, 61 - 16161 GENOVA Via Meucci, 26 - 36030 COSTABISSARA (VI) Viale Europa, 40 - 41011 CAMPOGALLIANO (MO) Via Tortona, 72 - 20144 MILANO Via Nazionale, 50a - 70 - 23885 CALCO (LC) Via della Tecnica, 3 - 36030 VILLAVERLA (VI) Piazzale Santorre di Santarosa, 9 - 20156 MILANO EDITORIA PER LA MECCANICA Per pubblicare un redazionale gratuito o una pubblicità, dedicata alla tua azienda o ai tuoi prodotti, inviaci un fax allo 051 606 11 11 con la tua richiesta e i tuoi dati. Un nostro consulente ti contatterà. I NOSTRI CLIENTI SALDANO MEGLIO ESAB Saldatura SpA – Via Mattei 24, 20010 Mesero – MI – Tel 02 979681 – www.esab.it – [email protected] Rivista Italiana della Saldatura - N. 4 * 2007 L’utilizzo di filo in fusti Marathon Pac nelle stazioni per saldatura robotizzata ha ridotto del 90% le soste per il cambio-bobina. Ora ESAB ha realizzato un ulteriore sviluppo, con il sistema Marathon Pac Endless che elimina completamente le soste per il cambio filo. Uno speciale dispositivo salda l’inizio di un fusto Marathon Pac con la fine del precedente, consentendo saldature senza fine. Marathon Pac è disponibile in tre taglie, da 100, 250 e 475 kg, per i fili sia pieni che animati per la saldatura di acciai comuni, bassolegati, inox e alluminio. Istituto Italiano della Saldatura - Lungobisagno Istria, 15 - 16141 Genova (Italia) - Tariffa R.O.C.: "Poste Italiane SpA- Sped. A.P.-D.L.353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art.1 comma 1, DCB Genova" Tassa Pagata - Taxe Perçue ordinario - Contiene IP Bimestrale Luglio-Agosto 2007 ISSN:0035-6794 Produttività infinita con Marathon Pac Endless.