STORIA DEL SANTUARIO
Stato giuridico e governo del santuario di Loreto - attraverso i secoli
1- La Santa Casa proprietà della mensa vescovile di Recanati
Il primo documento relativo alla Ecclesia Sanane Mariae del Laureto, corrispondente alla Santa Casa, risale
al 1315 e si riferisce a fatti accaduti nel 1313, quando alcuni ghibellini di Recanati, nelle feste mariane di
agosto e settembre di quell'anno e in quelle di febbraio e marzo dell'anno successivo, e in tutte le feste della
Madonna, assalirono la detta chiesa, da cui asportarono doni e danaro. 11 procuratore del vescovo di
Recanati Federico li denunciò al rettore della Marca che li condannò.
Nel prezioso documento risulta che la chiesa di Santa. Maria di Loreto «apparteneva immediatamente alla
Chiesa di Recanati e alla mensa del vescovo».
Inoltre, risulta che la chiesa era retta da un cappellano sacerdote, postovi dal vescovo con l'incarico di
raccogliere tutte offerte, contro la cui volontà avevano agito i depredatori.
Il 18 novembre 1320 Giovanni XXII, per le insubordinazioni dei ghibellini, privò Recanati del titolo di
città e di diocesi, decretando che la cattedrale, il vescovo e i canonici fossero trasferiti a Macerata, il cui
territorio fu sottratto alle diocesi di Fermo e di Camerino per costituire una nuova diocesi. Così Macerata
divenne città e diocesi per la prima volta.
La chiesa di Santa Maria di Loreto passò sotto la giurisdizione del vescovo di Macerata ed ebbe un rettore
(rector), con maggiore autorità rispetto al precedente cappellano.
Nel 1357 Innocenzo VI restituì a Recanati il titolo di città e di diocesi la quale restò unita alla diocesi di
Macerata, sotto un unico vescovo.
Ludovico Seitz, Ritratto di Giulio II, Loreto,
Cappella Tedesca (1892-1902). Giulio II ha emesso la bolla In sublimia, fondamentale per
l'ordinamento giuridico del santuario di Loreto.
2 - Tentativi dei papi di porre il Santuario sotto l'immediata giurisdizione della Santa Sede
Con la crescente notorietà e importanza del santuario, meta di un sempre maggiore numero di pellegrini,
nel 1424 Martino V manifestò la propria volontà di porre il Santuario dí Loreto sotto l'immediata
giurisdizione della Sede Apostolica ma, per venire incontro ai desideri dei recanatesi, assai contrari a quel
proposito, non mandò a esecuzione il progetto.
Nel secolo XV presso la chiesa di Santa Maria di Loreto si stabilirono alcuni sacerdoti e un gubernator. Il
primo fu Giacomo di Atri, nominato nel 1445, al quale successe Pietro di Giorgio Tolomei, detto il
Teramano, morto nel giugno 1473
Sisto IV, il 28 novembre 1476, pose il Santuario di Loreto sotto l'immediata giurisdizione della Santa Sede,
disponendo l'elezione di un vicario in spirítualibus e un governatore in temporalibus e la presenza di otto
cappellani nel santuario, scelti dal vicario.
Tuttavia, per le insistenti rimostranze dei recanatesi, Sisto IV, 1'8 febbraio 1477, ristabilì la giurisdizione
del vescovo di Recanati sulla chiesa di Loreto.
3 - La bolla «In sublimia» di Giulio II e i successivi interventi pontifici
Giulio II il 21 ottobre 1507, con la bolla In sublímia, sottrasse il Santuario della Santa Casa e la città di
Loreto rispettivamente al vescovo e al Comune di Recanati, assoggettandoli alla diretta giurisdizione della
Santa Sede, ed emanò una costituzione per il governo della Santa Casa che fu affidata a un governatore,
quale diretto rappresentante del cardinale protettore, residente a Roma. 11 27 aprile 1509, lo stesso papa
precisò che la competenza del governatore si riferiva al solo complesso della Santa Casa e che comprendeva
tutto ciò che riguardava il culto e l'amministrazione economica del considerevole patrimonio, con la
specificazione dei vari uffici. Si trattò di un saggio provvedimento che fu punto di riferimento per i secoli
successivi. Il primo cardinale protettore fu Antonio Ciocchi da Monte San Savino e il primo governatore fu
il dottore Domenico Sebastopoli d'Anguillara.
Leone X, con la bolla Ex supernae providentia del 10 dicembre 1514, elevò la chiesa di Loreto al grado di
collegiata insigne con 12 canonici, 12 beneficiari e 6 chierici. Inoltre, il 1° giugno 1518, stabilì che fossero
sottomesse al governatore della Santa Casa la città di Recanati e la villa di Loreto.
La decisione però creò notevoli disagi, per cui Clemente VII, con il breve Cum plerique del 13 gennaio
1524, annullò la fusione voluta dal Leone X e stabilì che Recanati tornasse alle dipendenze del rettore della
Marca e il castello di Loreto restasse alle dipendenze del governatore della Santa Casa.
In questo altalenarsi di competenze, merita di essere segnalata anche la decisione di Paolo III che con la
bolla Ad Sacram Beati Petri Sedem del 18 febbraio 1535, restituì al Comune di Recanati l'autorità sul
castello di Loreto. Più tardi però Pio IV, con il breve Fervens et perpetuus del 19 ottobre 1565, conferì di
nuovo l'autorità civile sul medesimo castello al protettore e governatore della Santa Casa.
Un altro fatto di rilievo si registrò sotto Gregorio XIII, il quale, con il «motu proprio» Nos liti causae del
16 luglio 1580, per eliminare continue controversie, tolse al vescovo di Recanati la giurisdizione spirituale
sugli abitanti del castello di Loreto, dichiarato nullius dioecesis.
4 - Gli interventi di Sisto V e dei suoi successori
Sisto V, con la bolla Pro excellenti praeminentia del 17 marzo 1586 elevò Loreto alla dignità di diocesi con
proprio vescovo, per cui la chiesa passò da collegiata a cattedrale, e conferì al castello il grado di città. Nel
contempo, il 5 marzo 1586, privò Recanati della cattedrale vescovile e poco dopo la sottomise alla diocesi di
Antonio Calcagni, Monumento di Sisto V (1597). Il Papa che elevò Loreto alla dignità di città e di diocesi..
Loreto. Il territorio della nuova diocesi era costituito da quello della soppressa diocesi di Recanati con
l'aggiunta di Castelfidardo, Montecassiano e Montelupone, staccati ripettivamente da Ancona, Osimo e
Fermo. La decisione suscitò vivaci reazioni presso il popolo di Recanati per cui Clemente VBII, 1'8 febbraio
1592, unì le chiese di Loreto e Recanati aeque prínciplaiter, sotto un unico vescovo, forma durata, tra
vicende alterne, fino al 1934.
Lo stesso pontefice, con disposizione del 20 maggio 1593, sottrasse l'amministrazione della Santa Casa alla
giurisdizione della Congregazione del Buon Governo e la affidò a un governatore.
Una nuova sistemazione del santuario si ebbe sotto Paolo V, il quale, il 14 agosto 1624, con la costituzione
Divina disponente clementia, diede alla Santa Casa un ordinamento giuridico più consono alle nuove
esigenze.
5 - La Congregazione Lauretana e l'elevazione della cattedrale a basilica
Un importante modifica all'amministrazione del santuario fu data da Clemente XII, il quale, il 5 agosto
1598, con la bolla Sacrosancta Redemptionis, soppresse la carica di cardinale protettore della Santa Casa e
costituì la Congregazione Lauretana con sede a Roma e rappresentata a Loreto da un governatore per gli
affari temporali e dal vescovo della città per la cura pastorale degli abitanti.
Alla Congregazione spettava il compito di regolare le elezioni col prorogarne il tempo, dichiararne la
validità o invalidità nei casi dubbi. Essa aveva competenza in merito all'iscrizione o esclusione dei cittadini
tra i candidati alla magistratura e su altre materie.
La ragione che indusse il papa a istituire la Congregazione Lauretana fu il desiderio di dare al santuario una
forma di governo che eliminasse i dissidi e le controversie e rendesse sempre più florida la sua vita. Nel
1743, Benedetto XIV, approvò la «Sinossi lauretana» che contiene le decisioni della Congregazione
Lauretana in materia di giurisdizione.
La Congregazione, tra vicende alterne, restò in vita fino all'entrata in vigore del Diritto canonico nel 1918.
L'8 maggio 1728 Benedetto XIII innalzò la cattedrale di Loreto al grado di basilica conferendole le insegne
relative: chiavi, gonfalone e campana, come le basiliche patriarcali di Roma.
6 - Vicende napoleoniche e il Pio Istituto della Santa Casa
Nel 1797 le truppe napoleoniche occuparono Loreto, dove il 4 febbraio 1798 istituirono un governo
repubblicano per la città e la Santa Casa, ma il 14 novembre 1799, dopo la liberazione della città da parte
degli insorti, guidati da Giuseppe La Hoz, fu restaurato il governo pontificio.
Il 2 aprile 1808 Napoleone decretò l'annessione delle Marche al Regno Italico e il 22 luglio successivo il
viceré Eugenio Napoleone costituì una speciale amministrazione per la Santa Casa.
In seguito al Congresso di Vienna, il 25 luglio 1815 fu nuovamente restaurato lo Stato pontificio e
l'amministrazione della Santa Casa venne temporaneamente affidata al vescovo Stefano Bellini, mentre il
governo della città fu assegnato alla Delegazione di Macerata.
Alcuni anni dopo però, Leone XII, il 24 luglio 1827, deputò un prelato a commissario della Santa Casa con
le facoltà che avevano avuto i precedenti governatori, e poi, il 21 dicembre successivo, stabilì che lo stesso
commissario assumesse il governo della città di Loreto.
Tralasciando di illustrare i governi provvisori, sorti in seguito alle vicende che hanno portato all'unità
d'Italia (uno dal 17 febbraio al 4 aprile 1831, e l'altro dal 6 febbraio al 3 luglio 1849), va messo in evidenza il
Pio Istituto della Santa Casa, costituito con decreto regio da Vittorio Emanuele II il 22 dicembre 1861 dopo l'annessione delle Marche al Regno d'Italia - per l'amministrazione dei beni del Santuario, incamerati
dallo Stato. Esso fu posto sotto la speciale protezione del re e fu soggetto alla diretta vigilanza del
Ministero di Grazia e Giustizia e dei Culti. Il governo del Pio Istituto fu affidato a un amministratore di
nomina reale, coadiuvato da un consiglio d'amministrazione composto da quattro membri, uno dei quali era
un ecclesiastico della basilica.
I beni incamerati del santuario restarono a beneficio dello stesso e, come nel passato, venivano devoluti a
opere di beneficenza. Infatti, nello statuto del Pio Istituto si leggeva: «L'ente, dopo il completo servizio del
culto del santuario, ha per iscopo le opere di beneficenza in favore degli abitanti di Loreto».
Il 3 febbraio 1872 il ministro delle Finanze deliberò che il Pio Istituto della Santa Casa non fosse soggetto
alle leggi di liquidazione e conversione dell'asse ecclesiastico.
La cura pastorale del santuario e della città restava affidata al vescovo di Recanati - Loreto.
7 - L'Amministrazione Pontificia
E. Giacobbi (secolo XX), Ritratto di Pio XI, Loreto, sagrestia della basilica. Pio XI ha emesso la bolla Lauretanae Basilicac, con la quale ha
regolamentato il governo del santuario di Loreto dopo che questo è tornato proprietà della Santa Sede, in seguito al Concordato.
L'11 febbraio 1929 fu stipulato il Concordato tra la Santa Sede e l'Italia. L'articolo 27 stabiliva quanto
segue: «Le basiliche della Santa Casa di Loreto, di San Francesco d'Assisi e di Sant'Antonio in Padova, con
gli edifici e opere annesse, eccettuate quelle di carattere meramente laico, saranno cedute alla Santa Sede e
la loro amministrazione spetterà liberamente alla medesima».
Nello stesso 1929 fu costituita una commissione mista per l'applicazione di questo articolo e, dopo quattro
anni e mezzo di arduo lavoro, essa stabilì per Loreto come opere prettamente laiche l'assistenza
farmaceutica ai poveri, il mantenimento dell'acquedotto pubblico, le spese di ricovero per i bambini
abbandonati e altre opere caritative. In tal modo, le proprietà del Pio Istituto, sottratte per incameramento
al Santuario nel 1861, furono così suddivise: il 58% venne assegnato alla Santa Sede e il 42% alla «Opere
Laiche Lauretane».
Contestualmente fu soppresso il Pio Istituto della Santa Casa con regio decreto del 28 giugno 1934.
Pio XI, con chirografo pontificio del 25 marzo 1934, nominò un amministratore pontificio del patrimonio
assegnato al Santa Sede, nella persona del vescovo Borgongini Duca, nunzio apostolico in Italia, per la cura
del patrimonio assegnato al Santuario, lasciando al vescovo di Recanati - Loreto la cura spirituale dello
stesso Santuario con il titolo di delegato apostolico della Santa Casa.
Lo stesso Pio XI, con la bolla Lauretanae Basilicae del 15 settembre 1934, soppresse la cattedra vescovile e
dichiarò la basilica e tutti gli edifici annessi esenti dal vescovo di Recanati - Loreto e soggetti alla
giurisdizione della Santa Sede, deputando a esercitarla il nunzio apostolico in Italia. La basilica così divenne
nullius dioecesis, sottoposta all'autorità della Sede Apostolica, e assunse la qualifica di «pontificia», retta da
un amministratore pontificio.
Alla bolla seguì un altro chirografo pontificio del 24 settembre 1934 che stabiliva le norme per il passaggio
dei poteri e la data in cui il nuovo ordinamento sarebbe dovuto andare in vigore: il 1° ottobre 1934.
Stabiliva, inoltre, che la cura spirituale del santuario, nelle sue varie espressioni (ufficiatura del coro,
custodia della Santa Casa, sagrestia e, soprattutto, penitenzieria) veniva affidata al solo Ordine dei frati
minori cappuccini, che assumevano i compiti precedentemente esercitati dai frati minori conventuali,
addetti alla penitenzieria, e dai canonici.
All'amministratore pontificio fu affiancato poi un vicario, insignito della dignità episcopale, residente a
Loreto. Il primo a essere nominato fu Gaetano Ma lchiodi che prese possesso il 25 febbraio 1935.
Il territorio del comune di Loreto restò soggetto alla diocesi di Recanati - Loreto, con la sospensione
temporanea però della giurisdizione del rispettivo vescovo. La Congregazione Concistoriale, 1'11 ottobre
1935, concesse all'amministratore pontificio la stessa potestà e le medesime facoltà dei vescovi residenziali
per la cura spirituale dei fedeli del territorio di Loreto, senza obbligo di residenza. Questi poteri furono
esercitati di fatto, con le dovuta autorizzazione della stessa Congregazione, dal vicario generale.
8 - La costituzione «Lauretanae Almae Domus»
E. Manfrini, Statua di Paolo VI, Loreto, Sala Paolo VI. Questo papa ha emanato la Costituzione apostolica Lauretanae Almae Domus, definendo
l'attuale regime della Delegazione e della Prelatura.
Paolo VI, il 24 giugno 1965, emise la bolla Lauretanae Almae Domus, con la quale costituiva la
Delegazione Pontificia per il santuario di Loreto e la Prelatura della Santa Casa nullius dioecesis per il
territorio di Loreto, deputando uno stesso vescovo quale delegato e quale prelato. Il primo fu Aurelio
Sabattani, ispiratore della bolla, il quale prese possesso il 5 settembre 1965. La Delegazione Pontificia
ottenne il riconoscimento agli effetti civili il 29 agosto 1965. La bolla è tuttora in vigore.
La Delegazione ha il compito primario di curare la pastorale dei pellegrini, il decoro artistico del santuario
e l'amministrazione del relativo patrimonio. Recita testualmente la bolla: «il delegato pontificio sarà tenuto,
per diritto e dovere, a procurare che il tempio sia amministrato saggiamente nelle cose religiose e nei beni
temporali, e procuri con diligenza il bene delle anime, particolarmente degli ammalati, e un'ordinata
amministrazione delle offerte spontaneamente elargite dai fedeli».
Il delegato pontificio per la pastorale dei pellegrini si avvale della collaborazione dei frati cappuccini in
tutte quelle mansioni da loro assunte con il chirografo pontificio del 24 settembre 1934.
Le branchie operative della Delegazione Pontificia sono: la Congregazione Universale della Santa Casa,
istituita nel 1883 dal vescovo Tommaso Gallucci e da lui affidata ai frati cappuccini per la promozione del
culto mariano - lauretano nel mondo cattolico con i mezzi adeguati allo scopo; l'Archivio Storico della
Santa Casa, che cura il ricco patrimonio documentale e librario tramite un archivista, ora appartenente alla
Fraternità Francescana di Betania; il Museo-Antico Tesoro, che custodisce oggetti d'arte di inestimabile
valore ed è diretto dall'archivista; la Libreria della Santa Casa, che diffonde la stampa cattolica. L'ospitalità
dei pellegrini nel Palazzo Illirico, che conta 400 posti letto ed è utilizzato soprattutto dai pellegrini malati e
sani dell'Unitalsi e di consimili associazioni, ed è corredato di un magnifico Auditorium; la Casa del Clero o
Albergo Madonna di Loreto, che è una rinnovata e confortevole struttura alberghiera, affidata alle suore
del Divino Amore; il Centro Pastorale Giovanile, riservato ai giovani delle diocesi italiane e non solo,
diretto da un sacerdote diocesano, che si avvale della collaborazione delle suore Monfortane; il Centro di
pastorale familiare, affidato alla direzione del Rinnovamento nello Spirito; l'Azienda Agraria, che cura il
cospicuo patrimonio agrario, frutto di antichi lasciti al santuario.
L'amministrazione del santuario, nel suo complesso, è affidata a un Consiglio amministrativo, composto
dall'Arcivescovo delegato, che ne è anche il presidente, dal vicario generale e dal segretario della
Delegazione Pontificia e da tre laici nominati dalla Segreteria di Stato. Vi opera anche un Collegio di
revisori dei conti.
La Segreteria di Stato nel 1977 ha emanato uno Statuto della Delegazione Pontificia, rinnovato il 2
febbraio 2003.
La Prelatura della Santa Casa, che ha la sua cattedra nella basilica, attende alla cura pastorale delle cinque
parrocchie del piccolo territorio comunale di Loreto, che accoglie circa 12.000 abitanti. Il prelato si avvale
della collaborazione di un vicario generale (G.S.).
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