Mb!opuj{jb!qvohfouf"! Numero 26; Marzo 2013 Giornalino degli studenti del Liceo scientifico “Galeazzo Alessi” PG “Gran brutta malattia il razzismo. Più che altro strana: colpisce i bianchi, ma fa fuori i neri.” Albert Einstein Editoriale Salve lettori… come state? Duro il rientro dalle vacanze? Non so per voi, ma per noi abbastanza; non buttiamoci giù però, mancano ancora 3 mesi. Il nostro lavoro è riiniziato subito: siamo sempre più attivi e curiosi di scoprire e commentare le novità, che sono veramente tante! Ci stiamo sempre più rinnovando: oltre all’angolo delle ricette, per quanto riguarda le recensioni, non saranno solo di film e libri, ma anche di videogiochi… con tanto di giudizio. Dopo le piccole incomprensioni e dopo il successo avuto dai nostri articoli pubblicati, soprattutto quelli sulla sede, con tanto di risposta dell’assessor Mignini, siamo felici di annunciarvi che il Perugia Notizie ha richiesto la nostra collaborazione per il numero di Marzo. Altra novità e che in tutte le aule, a partire da febbraio, è istallato un computer , in modo da poter inserire voti, argomenti e presenze, in tempo reale, sul registro elettronico. Che ne pensate? Una bella o una cattiva idea? Vi ricordo che se volete esprimere la vostra opinione o volete vedere pubblicato sulla Siringa un vostro lavoro, anche da anonimi, potete inviarlo al nostro contatt o e - m a i l : [email protected]. La Redazione si riunisce nei laboratori di via Ruggiero d’Andreotto ogni lunedì alle 14,30: siete sempre benvenuti. Buon proseguimento, buon recupero delle insufficienze ( per chi ce l’ha) e buona lettura! Al prossimo numero! I Caporedattori Carmen IV F Marco V L “IL SILENZIO DEGLI INNOCENTI” “DI FRONTE AL BISOGNO SIAMO NATURALMENTE PORTATI A RISPONDERE” Nei corridoi della scuola qualcuno deve camminare rasente ai muri, per non rischiare di urtare nessuno. Eppure viene spesso comunque spintonato. Qualcuno non può sperare di mangiare la merenda o tenere in tasca i propri soldi, in certe scuole. Anche nella nostra? C’è chi cammina in gruppo, ride e scherza. Chi cammina da solo, cerca di scomparire. Per strada, sugli autobus, in discoteca ogni adolescente sa che potrebbe essere preso di mira da uno di quei gruppi di bulli che, forti del numero, sembra si guardino intorno alla ricerca di una vittima sulla quale farsi valere. Il giorno 19 Gennaio abbiamo intervistato il professor Marini riguardo al progetto adozione a distanza. Quest’ iniziativa non è un progetto riconducibile a quello della scuola ma viene portato avanti da lui insieme ad alcuni ragazzi del nostro liceo. Consiste nella vendita di piantine in occasione dei colloqui con le famiglie. Importante è la distinzione tra adozione e sostegno: in questo caso si tratta di sostegno a distanza e consiste nel versamento di una quota annuale di 312,00 € ; il beneficiario la riceve sottoforma di alimentazione, cure mediche, scolarizzazione e possibilità di partecipazione ad attività educative e ricreative. .. Continua a pag. 2 .. Continua a pag. 5 RITA LEVI MONTALCINI: ADDIO AL NOBEL CHE HA RIVOLUZIONATO LA MEDICINA Un secolo di vita. Un secolo di ricerche, passione e tanto lavoro. Un’intera carriera dedicata a cogliere gli innumerevoli meccanismi che stanno alla base della scienza e dei suoi principi. Rita Levi Montalcini viene ricordata per l’enorme contributo dato alla medicina con i suoi numerosi studi riguardo il sistema nervoso. Era il 1947: la Montalcini accetta di prendere parte alle ricerche nel Department alla Washington University di St. Louis, negli USA, insieme ad altri scienziati sia italiani che europei ed arriva alla bril- lante scoperta del fattore di crescita nervosa (NGF). Sono stati proprio i risultatidi queste ricerche che le hanno consentito poi, di ricevere il prestigioso premio Nobel per la Medicina nel 1986. .. Continua a pag. 10 “IL SILENZIO DEGLI INNOCENTI” Nei corridoi della scuola qualcuno deve camminare rasente ai muri, per non rischiare di urtare nessuno. Eppure viene spesso comunque spintonato. Qualcuno non può sperare di mangiare la merenda o tenere in tasca i propri soldi, in certe scuole. Anche nella nostra? C’è chi cammina in gruppo, ride e scherza. Chi cammina da solo, cerca di scomparire. Per strada, sugli autobus, in discoteca ogni adolescente sa che potrebbe essere preso di mira da uno di quei gruppi di bulli che, forti del numero, sembra si guardino intorno alla ricerca di una vittima sulla quale farsi valere. Il bullismo è un fenomeno che consiste in una serie di prepotenze, umiliazioni, piccoli o grandi torture psicologiche: i bulli si riuniscono in “branchi” per aggredire o dominare altri ragazzi nell’ambito scolastico, per strada, nei luoghi di ritrovo dei giovani. I BULLI I bulli sono quei ragazzi che ritengono o s’impongono di essere più forti e più furbi di altri. Il ragazzo bullo, generalmente, appare educato e rispettoso nel confronto degli adulti, ma nel contesto giovanile, per apparire più forte agli occhi degli altri ragazzi, si prende gioco della persona più debole maltrattandola sia fisicamente che psicologicamente. Questo comportamento vessatorio è solitamente incoraggiato dal successo che riscuote nel contesto adolescenziale e preadolescenziale: il bullo spesso risulta più simpatico e più coinvolgente rispetto al tipico “bravo ragazzo”, il quale è dipinto come abituario e noioso. possono essere definiti come branchi di ragazzi, dove si delinea il gruppo di “seguaci o schiavetti” ed un capo, preso come esempio da seguire in ogni situazio- ne. In questi gruppi vi sono regole che dettano il rispetto e la fedeltà al capo dato che ha il pieno controllo del gruppo. I branchi di questo tipo, fino a qualche anno fa “amiche” impostati su dinamiche negative di capi e gregari. Il bullismo femminile è spesso meno evidente, ma sicuramente altrettanto crudele e spietato! VITTIME DEI BULLI La vittima tartassata è intimidita dal bullo, perciò non denuncia queste violenze né ai genitori né agli insegnanti. Questa vittima si trova in difficoltà ad integrarsi nel gruppo e finisce per sentire di non poter fare a meno di partecipare a questo “gioco”, poiché non vede altra soluzione che di farsi accettare dal gruppo che lo rifiuta. L vittima si colpevolizza, si vergogna di essere debole e spesso non chiedono aiuto. I RISCHI Questi tipi di comportamento sono la base dei gruppi mafiosi. Addirittura, in Italia, il bullismo, per alcuni ragazzi, è il “tirocinio” per continuare la tradizione di famiglia; se altri ragazzi denunciassero il fatto, il bullo avrebbe appoggio dai propri genitori che proteggono questo comportamento. Stefano Mingo III G GRUPPI Solitamente questi bulli fanno parte di gruppi di ragazzi del quartiere, della scuola ecc. Questi gruppi erano per lo più maschili: negli ultimi anni però il fenomeno sembra aver cambiato sesso. Sono sempre più numerosi i gruppi di IL CYBERBULLISMO UCCIDE Una ragazza che durante la notte si alza e si butta dal balcone volontariamente. Carolina Picchio è solo uno dei tanti nomi dei ragazzi che decidono di porre fine alla propria vita. Questo caso però, come un crescente numero di casi analoghi, emerge tristemente. Infatti la 14enne di Novara era vittima del bullismo tramite social network, altrimenti noto come “cyberbullismo”. Ad affermare ciò sono i suoi compagni di classe, dichiarando infatti che era pesantemente insultata su twitter. Il classico bullismo non è altro che un insieme di atteggiamenti intenti a perseguire e tormentare il bersaglio che può essere un ragazzo debole, come un adulto insicuro. Questi atteggiamenti posso essere insul- Il cyberbullismo è una forma evoluta di persecuzione e violenza psicologica che consiste nell’oppressione a diversi livelli della vittima, realmente e virtualmente. Infatti i nuovi mezzi di comunicazione in questo caso diventano strumenti pericolosi in mano a persone che li utilizzano in modo altamente inappropriato. In questo modo esaltano aspetti negativi come la rintracciabilità e la facoltà di poter pubblicare a centinaia di persone ciò che può passare per la mente, e convertono in una potente arma la grande utilità che hanno questi nuovi mezzi di comunicazione digitale come poter contattare amici di cui si erano persi i contatti o poter condividere pensieri con propri conoscenti. A ti, o comunque azioni che mettono in una posizione di impotenza la vittima, che viene così isolata e può quindi arrivare a compiere gesti estremi. tutti gli effetti il cyberbullismo può comun-que essere definito stalking. Lo stalking non è altro che un maniacale inseguimento che può comportare un forte stress emotivo per chi ne subisce gli abusi. Le conseguenze possono essere a livello psicologico e sociale. Spesso però la vittima per paura zioni familiari difficili, desiderano affermare la loro supremazia su qualcuno che non può sottometterli. Questi atteggiamenti creano delle conseguenze tende a nascondere gli abusi e non poterne parlare con qualcuno peggiora la situazione. In questo modo la situazione volge a esclusivo guadagno dei prepotenti. Coloro che subiscono il cyberbullismo spesso sono ragazzi più piccoli dei cosiddetti “bulli”, ovvero coloro che esercitano questa forma di persecuzione, e perciò le capacità di reagire sono estremamente ridotte. I bulli invece spesso sono ragazzi che per affermare la loro personalità hanno bisogno di sovrastare chi è più debole di loro. Coloro infatti che hanno dei disturbi sociali sono quasi sempre i bulli, che, venendo da situa- stati d’ansia ai perseguitati che possono trasformarsi in azioni estreme, soprattutto se si tratta di giovani che si affacciano in realtà disorientanti e che li mettono a confronto con ragazzi molto più grandi. I genitori non accettano che ciò sia una realtà vissuta da un numero crescente di ragazzi senza che nessuno vi ponga rimedio, e accusano i media che concentrano la loro attenzione su notizie di cronaca rosa invece che far affrontare questo caso per la sua gravità. Tommaso Arcangeli III G TALENT SHOW:PURO INTRATTENIMENTO O TRAMPOLINO PER IL SUCCESSO? Talent show è un inglesismo affermatosi negli anni ’90 attraverso la televisione che letteralmente significa esibizione del talento e sostanzialmente indica lo spettacolo televisivo, il cui format è basato sulla scoperta di giovani talenti. In Italia apre le porte ai talent per prima Maria de Filippi che nel 2001 conduce sulle reti Mediaset la prima e ancora nota edizione di “Saranno Famosi”, poi ribattezzata “Amici di Maria de Filippi” che ormai da oltre dieci anni appassiona milioni di italiani registrando di anno in anno ascolti sempre più considerevoli. Da allora e proprio grazie al successo derivatone nascono altre decine di programmi analoghi soprattutto incentrati sul canto come ”Io canto”, ”Ti lascio una canzone”, ”X Factor”, ”The winner is”, ecc.. Nelle ultime quattro edizioni del festival della canzone italiana a Sanremo è accaduto che sul podio dei vincitori finisse almeno un cantante proveniente o appena uscente da un talent: nel 2009 quando la vittoria se l’aggiudicò Marco Carta fresco vincitore di Amici, nel 2010 con la vittoria di Valerio Scanu, anch’egli uscito , seppur non vincitore da Amici e il terzo posto di Marco Mengoni vincitore dell’allora ultima edizione di X Factor. Poi si prosegue nel 2011 con il secondo posto dei Modà con Emma Marrone,vincitrice di Amici, e infine si è raggiunto l’apice nell’ultima edizione, quando addirittura sul podio sono finite 3 artiste uscite da talent show, con il primo posto di Emma Marrone, il secondo di Arisa e il terzo posto di Noemi, entrambe uscite da X Factor. Questo è un dato statistico che a mio avviso deve condurre alla riflessione che forse oramai i talent non sono più seguiti dai giovani solo come una forma di puro intrattenimento, ma forse perché la partecipazione ad un talent può portare, oltre a molta visibilità, anche e soprattutto un futuro lavorativo e un successo che nella società di oggi è conteso da chiunque in qualsiasi campo. Ed è proprio su questo meccanismo che si innesta il talent ed è un meccanismo a vantaggio reciproco nel senso che il talent, da una parte, va alla ricerca dei talenti da mettere in vetrina e grazie ai quali il programma ottiene ascolti e il giovane, dall’altra, decide di partecipare al talent per mettersi in luce e arrivare al successo. Molte sono state le discussioni sulla vera utilità e la notorietà che questi programmi danno a chi vi partecipa e in queste il dibattito si è concentrato essenzialmente su due quesiti ovvero: ”Alla luce dei risultati delle ultime edizioni di Sanremo è possibile affermare che il vincitore venga apprezzato solo per il proprio talento oppure la notorietà acquisita dopo un talent può incidere al momento della scelta della preferenza? E ,quindi, se di un qualsiasi tipo di carriera lavorativa in particolare quella televisiva, un minimo di notorietà non possa che portare vantaggi al percorso di un giovane artista e il fatto che questo sia stato già proposto al pubblico ci permette in un certo senso di preferirlo alle new entry nel momento della scelta, in quanto ci sentiamo come se fosse già entrato del nostro quotidiano ed è come se già fosse parte del nostro vissuto. Il successo e l’apparizione infatti viene determinato anche dal comportamento di questi personaggi, che spesso, pur di emergere e ottenere trionfi, sono disposti a mettere a repentaglio la propria vita privata trasfor- alle capacità personali vengono abbinati anche altri aspetti, il personaggio ha successo anche perché riesce a trasformare la propria vita e il proprio lavoro in una sorta di reality show? Non è particolarmente semplice affrontare e cercare di trovare una risposta a queste domande anche perché ad un certo punto si rischia di scontrarsi con quello che è il parere personale di ciascuno sull’argomento, ma cercheremo di rispondere ragionando su alcuni aspetti. In primo luogo credo che sia inevitabile che all’inizio mandola in una sorta di reality show che ovviamente la televisione non condanna. Concludo la mia riflessione, dunque, definendo i Talent come una sorta di centro di collocamento di giovani talenti spinti dalla società a caccia del successo ad un prezzo,come detto,spesso troppo alto in cui viene messa in gioco la propria immagine come persona prima che come artista. Federico Fumanti III G “DI FRONTE AL BISOGNO SIAMO NATURALMENTE PORTATI A RISPONDERE” Il giorno 19 Gennaio abbiamo intervistato il professor Marini riguardo al progetto sostegno a distanza. Quest’ iniziativa non è un progetto riconducibile a quello della non governativa non a scopo di lucro) che attualmente aiutaoltre 34.000 bambini adottati in tutto il mondo. Con queste organizzazioni il proponente sceglie scuola ma viene portato avanti dal professore insieme ad alcuni ragazzi del nostro liceo. La raccolta fondi destinati al sostegno a distanza di minori consiste nella vendita di piantine in occasione dei colloqui con le famiglie. Importante è la distinzione tra adozione e sostegno: in questo caso si tratta di sostegno a distanza e consiste nel versamento di una quota annuale di 312,00 € ; il beneficiario la riceve sotto forma di alimentazione, cure mediche, scolarizzazione e possibilità di partecipazione ad attività educative e ricreative. L’adesione viene effettuata mediante un’associazione le zone in cui si vuole aiutare il bambino ( Medio Oriente, Africa, Sud America, Federazione Russa, o in cui si vive una situazione di crisi). Dice il professore: “ Personalmente quando ho dovuto fare questa scelta ho deciso di aiutare bambini della Palestina, perché lì è presente un’esperienza di scuola in cui cristiani, musulmani ed ebrei studiano, giocano e vivono insieme. La cultura che viene insegnata è quella dell’amore, del vero rispetto reciproco.” L’altro bambino adottato è stato scelto per un altro motivo, questa volta in Messico, in Campeche, una zona disagiata economicamen- te, dove però è presente una bellissima realtà educativa. Il rapporto che si instaura con questi bambini non è solo economico ma anche , e soprattutto, affettivo: si crea un vero legame padre e figlio. Per quanto riguarda la parte economica, l’adesione può essere temporanea, di un anno, o continuativa, fino alla fine del periodo di studi del ragazzo, avendo questo progetto come scopo quello dell’educazione. L’associazione non sceglie i bambini a caso: deve avere dal padre naturale una dettagliata relazione della situazione economicofamiliare del bambino mediante la quale stabilire se è opportuno o meno l’aiuto economico. Il bambino, ricevuti gli aiuti, dimostra la sua gratitudine attraverso lettere e foto. Il padre è anche costantemente informato sulla condotta scolastica del figlio , attraverso la ricezione di pagelle. “ La cosa che mi ha colpito è che in questo periodo di crisi economica si è portati a pensare che ci sia meno disponibilità a donare. Invece la raccolta fondi fatta a Dicembre ha mostrato il contrario. I genitori si sono fermati quasi volontariamente ad acquistare le piantine concependo questo sostegno come un aiuto ad un loro figlio iscritto all’ Alessi : di fronte al bisogno noi siamo naturalmente portati a rispondere, è la naturale condizione umana.” “ Attraverso questo gesto si può capire che stiamo costruendo un mondo diverso. È bellissimo scoprire che molti altri colleghi di questa scuola hanno uno o più bambini con sostegno a distanza, dimostrando così altri aspetti del loro essere insegnanti”. Carmen Paciotti IV F Alessia Pellegrini IV A PAGELLE IN ARRIVO: TROPPE INSUFFICIENZE FANNO MALE! E’ tempo di pagelle e quindi di un primo bilancio sull’andamento scolastico degli alunni durante la prima parte dell’ anno. Purtroppo però, la prima valutazione del trimestre che si è appena concluso, riserverà a molti studenti delle brutte sorprese. Una o più insufficienze infatti non sono una rarità, dato che la percentuale di ragazzi che ne hanno almeno una si aggira attorno al 70%, dato scaturito dalle recenti valutazioni collegiali dei consigli di classe del nostro Liceo. Certamente non si tratta di un risultato confortante se si va ad osservare come il numero di insufficienze sia incrementato notevolmente dai giudizi negativi collezionati dalle classi del primo e del secondo anno. Picchi vertiginosi si raggiungono soprattutto nelle discipline umanistiche, italiano circa il 26%, latino intorno al 35%, e nella matematica, che registra insufficienza per circa il 34% degli studenti che costituiscono il biennio. Questi dati probabilmente tanza per i loro studi, rappresentato dalla scuola superiore. Una cosa, però, resta da domandarci, e cioè quanto sono indicative queste prime valutazioni rispetto agli esiti finali? Cosa si testimoniano che le basi scolastiche che si acquisiscono nel corso della scuola media, soprattutto in materie principali come la matematica e l’italiano, non sono abbastanza solide da permettere agli alunni di affrontare lo stadio successivo e di fondamentale impor- possono aspettare i ragazzi per gli scrutini di fine anno? In linea generale,a volte può dipendere dalla difficoltà ad ingranare la marcia giusta nello studio, ma quando si tratta di insufficienze gravi, e magari più di una, sarebbe opportuno prendere in mano la situa- zione. Infatti lo studente può contare sull’aiuto degli opportuni corsi di recupero messi a disposizione dalla scuola o magari frequentare quelli offerti da altri ragazzi più grandi e ben preparati nella materia che deve essere recuperata. Fondamentale è anche la collaborazione dei genitori e dei docenti, che devono saper risollevare l’ alunno e rimetterlo in corsa per affrontare la parte successiva dell’ anno, rimediando ai danni. Non dimentichiamoci, però, che il primo strumento che non può assolutamente mancare e di cui lo studente deve armarsi , è quella sana dose di buona volontà e amor proprio che gli è indispensabile, affinché possa trovare il cammino giusto per risalire china. Giada Colori IV A I GIALLI DELL’ ALESSI In questa scuola stanno succedendo fatti misteriosi, se vogliamo anche di terzo tipo: alcune volte spariscono le merendine, altre addirittura le galline, con i rispettivi “ovi”. La nostra cara bidella Simona è stata vittima di un furto di 2 galline la notte del 10/12/12. Riportiamo scrupolosamente la testimonianza della vittima: il fatto è accaduto a Ferro di Cavallo, in una casetta rossa con le finestrelle davanti di colore ignoto, sotto la Città della Domenica. I ladri si sono intrufolati rompendo una finestrella del pollaio e, n o n avendo lasciato tracce di pneumatici, si pres u p pone c h e abbiano portato via la refur- tiva “in collo”. Dai rilievi fatti e dalle testimonianze raccolte, si è accertato che oltre ai due animali, i malviventi hanno trafugato anche un po’ “de ova “ fresche fresche. La vittima è ancora sotto shock dall’accaduto: poverina, le avrebbe usate per fare il brodo a Natale, o più probabilmente le stava usando per trarre guadagno attraverso lotte clandestine. I delitti a sfondo alimentare si moltiplicano, data la scarsità di fondi degli Italiani in crisi. Non solo le galline sono state oggetto di furto, ma anche alcuni prosciutti. La vittima, non potendo essere citata, causa minaccia di bocciatura, sarà chiamata “L’Innominato”. All’ “Innominato”sono stati trafugati ben 2 prosciutti, stagionati, salati e pepati al punto giusto, pronti per essere mangiati in compagnia di simpatiche ospiti. Purtroppo a causa di ciò, la vittima è rimasta a bocca asciutta. La stessa sorte è toccata ai tecnici di laboratorio: è stato da loro denunciato il furto di deliziose merendine al gusto cioccolato e arancia, “ a basso indice glicemico, sazi più a lungo”. Facciamo i complimenti ai temerari ladri che hanno trafugato queste vivande, probabilmente per motivi di sopravvivenza. Il misfatto è lasciato erroneamente aperto. A scanso di ogni vile insinuazione, affermiamo Questa è soltanto una piccola parte dei misteriosi avvenimenti che sono accaduti al popolo dell’ Alessi, senza contare il fatto che lo stesso articolo, che doveva essere pubblicato prima di Natale, è scomparso ed è stato poi riscritto. Fatto il Misfatto, Riportato il Mistero. Alla prossima puntata ! Daniel Taccucci V F Claudia Gasperini IV F stato commesso durante l’ora di pranzo, il laboratorio probabilmente è stato recisamente che i giornalisti de La Siringa sono del tutto estranei ai fatti. LA BAND DELLA SCUOLA Conosciamoli meglio: questa è un’ intervista che gli abbiamo proposto durante le prove del lunedì pomeriggio: Otto di voi hanno già una Band: come avete iniziato a suonare? Alcuni di noi hanno incominciato a suonare singolarmente per pura passione e successivamente si sono aggregati ad una Band; altri invece hanno cominciato in gruppo aiutandosi l’un l’altro nell’ apprendimento del singolo strumento. Qual è l’importanza della musica per voi? All’inizio ritenevamo che la musica fosse fine a se stessa, ma con il tempo ci siamo accorti che è diventata un importante fattore di crescita, che ci fa vivere nuove esperienze. Credete che diano impor- tanza al vostro progetto all’interno della scuola? All’inizio il progetto era stato appoggiato dalla scuola, ma in questi ultimi anni siamo poco considerati nonostante i nostri successi in ambito regionale: infatti abbiamo vinto “Musica nelle scuole” . Anche gli studenti del liceo s o n o poco interessati al nostro progetto; infatti il numero di partecipanti è diminuito drasticamente negli ultimi anni... Ed ora una domanda al professore e coordinatore della Band, Walter Toppetti; trova che il modo di vedere la musica sia cambiata nel corso d e g l i anni? Assolutamente i ragazzi d’oggi vivono superficialmente la musica, dando tutto per scontato e pensando soltanto al profitto; ai miei tempi, al contrario, si suonava per pura passione e per procurarsi uno strumento si andava a lavorare l’estate. Crediamo che la Band si meriti una maggiore attenzione e un grande sostegno da parte degli studenti dell’ Alessi. A volte diamo per scontato che i talenti si esprimano, ma se non incontrano ambienti favorevoli per crescere rischiano di essere soffocati. Il nostro liceo dà spazi e sostegno, ma l’indifferenza di molti deve essere superata. Piuttosto, invitiamo tutti i talenti musicali dell’Alessi ( e siete tantissimi) a dare una mano e ad arricchire l’armonia della band! Stefano Mingo III G Giovanni Buzzao III G ATTENZIONE, DONNE ARMATE! Basta parlare solo di uomini, qui c’è bisogno di un tocco di rosa. E quale momento migliore del carnevale per mostrare la forza e la tenacia che caratterizza il “gentil sesso”?! Proprio nel periodo da qualche secolo consacrato alle maschere e ai festeggiamenti più sfrenati, un gruppo femminile ha l’usanza di dimostrare la propria determinazione in modo decisamente bizzarro: le donne di Düsselfdorf, in Germania, sono solite girare per la città “armate” di forbici, pronte ad aggredire e a tagliare le cravatte a tutti gli uomini che si trovano sfortunatamente in strada. Ma non è una novità vedere donne agguerrite con forbici in mano per le strade di questa città tedesca. Infatti la storia ha inizio circa negli anni del donato loro del denaro che esse impiegavano soprattutto per i festeggiamenti del giovedì grasso. dopoguerra. Alle donne di questo periodo era affidato il compito di pulire il pozzo comunale e per ringraziarle del lavoro svolto veniva Da allora questo giorno è dedicato a loro e di loro diritto. A partire del taglio della cravatta del signor sindaco ogni nonna, mam- ma, bambina e zitella della città si reca in strada e si dedica a rincorrere uomini “in-cravattati” pur di avere la soddisfazione di tagliare loro la cravatta addosso. Questo giorno, da “giovedì delle donne”, è stato rinominato Carnevale delle zitelle. Questo attesissimo evento è forse il simbolo di un mondo (quello rosa) che nel secolo scorso rivendicava il proprio ruolo nella società ma che oggi piuttosto ha bisogno di difendersi: anche a suon di sforbiciate! Laura Pascucci III C UNA CORONA DI GUAI Una delle ultime notizie che ha fatto scandalo? Beh senza dubbio la condanna del fotografo Fabrizio Corona. Nato a Catania il 29 marzo del 1874, è un personaggio televisivo che ha sempre fatto parlare di sè, e che continuerà a farlo nonostante si trovi in carcere. Amministratore di un’agenzia di servizi fotografici, giornalista, imprenditore e personaggio televisivo,nel bene o nel male, è entrato nelle case degli italiani…e non solo. Diversi sono i reati commessi:infrazione al codice della strada, corruzione di un pubblico ufficiale, traffico di banconote false, bancarotta, evasione fiscale e per ultima, quella che l’ha portato alla condanna, estorsione ai danni di personaggi famosi. Fabrizio Corona è stato oggetto di nume- rosi procedimenti penali tra il 2009 e il 2013, ed è stato condannato in via definitiva Il 18 gennaio 2013, in seguito alla sentenza della Corte di Cassazione di Torino che lo condanna a 5 anni di reclusione per estorsione ai danni del calciatore David Trezeguet. Espressa la sentenza, il bel fotografo si è dato alla fuga; dopo cinque giorni di latitanza si è consegnato alle forze dell’ordine. La condanna si è così protratta , da 5 anni di reclusione, a sette anni, 10 mesi e 17 giorni. Corona non è coraggioso, non è un mito, non è un eroe neanche negativo, non è un coerente, non è un maledetto e non ha nemmeno il rango del vero criminale. Ma quando di un personaggio dicono questo, spesso è perché un personaggio lo è davvero. E lui lo resta anche i n questo caso. La mia n o n vuole essere una difesa per Fabrizio Corona, ma semplicemente un modo per farvi notare come a volte la giustizia italiana non sia equilibrata. Innanzitutto è importante ricordare che il calciatore David Trezeguet non si è mai convertito a parte civile, e quindi la denuncia ai danni del fotografo non c’è. Tutti questi anni di condanna allora non saranno forse un po’ troppi? Basta solo pensare al fatto che molestatori, stupratori e assassini o vengono spesso condannati a pene della stessa entità, ma poco tempo dopo escono di prigione, o non vengono condannati e continuano a fare la vita di sempre. E se poi parliamo dei politici c’è veramente da ridere per non piangere. Quanti soldi rubati alla popolazione? Tanti, ma nessuno fa niente solo perché sono politici. Non dico che Fabrizio Corona non doveva essere condannato, dico solo che quasi 8 anni di carcere sono un po’ troppi! Carmen Paciotti IV F IN VERREM ORATIO PRIMA No, non mi sono montata la testa, le grandi requisitorie rimangono di diritto al principe del foro (che , per chi non avesse ben presente la citazione del titolo, è l’inossidabile Cicerone) , ma anche io ogni giorno mi imbatto nelle bravate di qualche Verre: nei bagni, nei corridoi, ma soprattutto nelle aule della nostra scuola. Verre era un porco, questo significa il suo nome, alla lettera: amava spogliare templi, statue e giovani vergini, prendeva tutto ciò che era alla portata delle sue mani di governatore protetto dalla forza romana. Cinque anni di permanenza per rovinare una provincia, la Sicilia, che tanto per cambiare testimonia il meglio e il peggio della Storia Italiana. Qui all’Alessi Verre, piuttosto che arraffare e portare via, cosa che comunque di tanto in tanto non disdegna ( soldi, cellulari, cancelleria..) imbratta muri e porte, banchi e gabinetti, lascia immondizia per le scale e nei corridoi, accumula rifiu- ti in classe. E lo fa con la educazione civile anche per stessa faccia tosta dell’antico i nostri studenti prendersi la Verre, con le stesse pretese responsabilità del bene codi legittimità. Anche in quemune e dello spazio comusto caso ha cinque anni a ne nel quale, volenti o nosua disposizione per fare lenti, passiamo buona parte come se fosse il padrone a delle nostre giornate. Mi casa propria (un porcile). direte che la nostra scuola, Quale forza gli garantisce per quanto olio di gomito l’immunità? La rassegnaziopossiamo mettere, non sarà ne dei docenmai “uno ti e dei colla- “Dimostrate di avere a s p l e n d o r e ” boratori ATA? cuore e di saper gestire perché cade a La maleduca- l’Alessi, governatori per pezzi; mi direzione dilagan- cinque anni di una pro- te che i collate? L’omertà vincia che qualche tesoro boratori ATA dei compa- ancora può offrire; prima devono guagni? Sono che di chiunque altro, dagnarsi lo stata nelle l’Alessi è vostro.” stipendio; mi scuole pubblidirete che la che in Europa : uno splenmole di immondizia prodotdore, non scherzo. Sale e ta pro capite nella mattinata biblioteche gestite dai ragaznon entra negli appositi zi, dove gli studenti potevacontenitori, che in bagno no anche giocare e mangianon si può pretendere che re, erano pulite e profumalo studente assonnato faccia te: neanche una cicca per centro in un misero gabinetterra. Nelle aule cestini vuoto…. Cari Verre, questi ti, lavagne lavate, libri in discorsi fateli a vostra madre ordine e banchi nuovi. A quando vi toglie il cellulare fine lezione, fin dalle elese non riordinate la camementari, gli studenti a turno retta! Non siamo rassegnati puliscono le aule e le zone e qualunquisti, non siamo i comuni. Sarebbe una buona soliti italiani che buttano l’immondizia per strada e poi manifestano contro la discarica. La nostra scuola non sarà un palazzo di cristallo, ma è quello che per ora abbiamo e rivendichiamo il diritto di starci bene, di respirare e vivere gli spazi senza temere epidemie di peste bubbonica. Un appello agli studenti e ai loro rappresentanti: datevi regole di responsabilità e civiltà, come classe e come istituto, fate progetti per gestire meglio alcuni spazi e trasformarli in sale per studenti ( qualche angolo non usato…davanti al bar, in qualche auletta semivuota, in cima alle scale del terzo piano): qualche banco, sedie, riviste e libri a disposizione, magari qualche pc… Dimostrate di avere a cuore e di saper gestire l’Alessi, governatori per cinque anni di una provincia che qualche tesoro ancora può offrire; prima che di chiunque altro, l’Alessi è vostro. La Sirilla LA FORMULA MAGICA DELL’INTELLIGENZA? NIENTE INCANTESIMI. CHI VINCE E’ IL Q.I. Correva l’anno 1905, quando Alfred Binet, psicologo francese, elaborò il primo vero test intellettivo. La scala su cui si basava, chiamata Scala Binet-Simon in onore del collaboratore T. Simon, era adatta a misurare solo capacità intellettive di bambini di 7 anni, in quanto Binet aveva creato questo test per riconoscere in anticipo coloro che avevano problemi di apprendimento. Solamente sette anni dopo, nel 1912, si ebbe la nascita del termine Quo- significato odierno, grazie ziente Intellettivo con il all’intervento di William Stern. Egli, infatti, elaborò per la prima volta l’equazione per calcolare il Q.I. di un individuo, senza AVERE limiti d’età. La formula? Età mentale/Età cronologica) x 100. Da allora, il test del Q.I. è diventato un riferimento fondamentale per l’intera comunità scientifica. La sua struttura è molto semplice: un numero variabile di quesiti alternati da risolvere in un lasso di tempo determinato. Per far in modo che siano il più possi- bile scevri da influenze esterne che potrebbero alterarne il punteggio finale, i quesiti sono basati solamente su figure cosicché tutti possano eseguire il test, senza aver paura che le proprie lacune culturali ne abbassino il risultato. Per chi fosse curioso di sapere il proprio Q.I., esistono online test gratuiti, ed ovviamentemente anonimi, anche se non troppo attendibili, dato che per sapere il vostro vero punteggio, dovreste rivolgervi ad associazioni ufficiale,come il Mensa, specifiche per questo genere di test. Nonostante le innumerevoli polemiche, è ormai appurato: il Q.I. è veritiero e, per ora, è considerato come il miglior indicatore d’intelligenza disponibile. A riprova di ciò, il 50% delle aziende utilizza test intellettivi per decidere quali candidati assumere. Gli scettici affermano che questo calcoli solamente uno dei vari tipi di intelligenze di cui siamo dotati, ovvero le capacità logicomatematiche. I sostenitori invece adducono alcu-ne recenti statistiche, che ne confermerebbero il valore: coloro che ottengono risultati maggiori, hanno speranza di vita (coniugale e cronologica) maggiore, sono più rispettosi delle leggi e raggiungono con maggiore facilità il vertice della carriera. Passiamo a qualche dato: il Q.I. medio è 100, la fascia della normalità, infatti, va dai 90 ai 110 punti. Sotto i 70 si è considerati ritardati ( il Q.I. di uno scimpanzé è pari a 60!). Secondo recenti statistiche per superare esa-mi universitari, senza racc o mandazioni, si deve aver totalizzato almeno100 punti. Per coloro che poi accedono a corsi postlaurea, il Q.I. richiesto sarebbe di 115. Se vi trovate nella fascia tra i 120 e i 139, siete “ estremamente acuti”, sopra i 140 dei geni (160 è il punteggio ottenuto, pensate un po’, da Albert Ein- stein). E poi? Beh, ai fortunati detentori di un punteggio superiore a 180 comunico che fanno parte della fascia d’iperdotati mentali. Non sempre, però, un Q.I. superiore significa maggior successo nella vita: pensate ad Andy Warhol che con un Q.I. di “soli”86 punti, ha rivoluzionato il campo dell’arte ed è divenuto famoso in tutto il mondo, mentre William J. Sidis, (Q.I. di circa 250) che a 3 anni leggeva Omero in lingua originale e ad 8 superò l’esame di ammissione ad Harvard non fu mai né famoso né felice, e morì in solitudine a 46 anni. Ovviamente un buon Q.I. aiuta, ma ricordate: nelle difficoltà della vita, oltre al cervello è spesso utile anche avere un po’ di cuore. Raoul Cardellini III C RITA LEVI MONTALCINI: ADDIO AL NOBEL CHE HA RIVOLUZIONATO LA MEDICINA Un secolo di vita. Un secolo di ricerche, passione e tanto lavoro. Un’intera carriera dedicata a cogliere gli innumerevoli meccanismi che stanno alla base della scienza e dei suoi principi. Rita Levi Montalcini viene ricordata per l’enorme contributo dato alla medicina con i suoi numerosi studi riguardo il sistema nervoso. Era il 1947: la Montalcini accetta di prendere parte alle ricerche nel Department alla Washington University di St. Louis, negli USA, insieme ad altri scienziati sia italiani che europei ed arriva alla brillante scoperta del fattore di crescita nervosa (NGF). Sono stati proprio i risultati di queste ricerche che le hanno consentito poi di ricevere il prestigioso premio Nobel per la Medicina, nel 1986. Con il proseguimento di continue ricerche, l’ NGF ha infatti assunto un’ importanza assoluta in campo medico, poiché la sua a z i o ne dimostra come il cervello e i suoi complessi circuiti si realizzino grazie agli scambi di informazioni e agli stimoli che provengono dai diversi gruppi di neuroni, ad esempio, nel corso della registrazione di nuove esperienze, c o m e avviene nel momento d e l l a memorizzazione. Pertanto il sistema nervoso non viene più considerato come una struttura rigidamente predeterminata, ma come a una struttura plastica, segnata dall’unicità dell’ individuo. Sino agli ultimi mesi della sua lunga vita, Rita ha dato prova di un’ incredibile tenacia, curiosità scientifica e impegno civile legato sia al suo ruolo di Senatore a vita, sia alla Fondazione che porta il suo nome. Ed è con la sua morte, sopraggiunta il 30 Dicembre,alla veneranda età di 103 anni, che il mondo della scienza e non solo dice addio ad una donna che, con la sua lunga esistenza e con le sue importanti scoperte, ha onorato la scienza , il nostro Paese e soprattutto ha onorato l’umanità . Giada Colori IV A Emanuele Polidori V H E L’HACKER SBARCA SULLA TV Come reagireste se durante un calcio di rigore della vostra squadra preferita, qualcuno vi cambiasse canale trasportandovi nell’appassionante mondo delle lovestory? Questi “guasti” potrebbero verificarsi nei prossimi anni non soltanto per le televisioni ma anche per automobili, elettrodomestici, decoder e tutti quegli oggetti che si stanno avvicinando al mondo del wireless e del controllo remoto. Di certo gli hacker non hanno saputo resistere alla tentazione di attaccare ciò che usiamo tutti i giorni. Televisori I televisori di ultima generazione della Samsung dispongono di un sistema operativo basato su Linux, e possono connettersi a Internet per navigare, scaricare film e applicazioni. Un ricercatore italiano, Luigi Auriemma, ha portato a termine un attacco informatico a scopo preventivo che consentiva di controllare completamente il televisore vittima. Chiunque capisca il linguaggio informatico a- vrebbe potuto recuperare informazioni sensibili, rubare facilmente numeri e pin delle carte di credito usate per acquistare film e applicazioni, attivare la webcam del televisore per osservare i movimenti degli “spettatori”. Automobili I sistemi di diagnostica onboard delle auto moderne possono essere facilmente “hackerati” con kit acquistabili via Internet.Con 30 dollari si ottiene un passepartout per i sistemi di auto delle marche più disparate: BMW, Opel, Renault, Mercedes, Volkswagen, Toyota e Porsche. In seguito sarà possibile anche guidare le auto di altre persone, infatti presto saranno in vendita le auto che si guidano da sole, co- me nei prototipi della General Motors o dell’Audi. Elettrodomestici I più ricchi possono già vantare elettrodomestici che si comandano da soli, che sanno dialogare tra di loro o possono essere comandati con la voce, ma tra qualche anno chiunque potrà avere tutto ciò. In occasione del DefCon di Las Vegas, una tra le fiere più note nel campo della sicurezza informatica, due hacker hanno dimostrato come fosse possibile manipolare luci, termostati, videocamere di sicurezza e impianti di allarme. La scarsa diffusione di sistemi di automazione domestica rende per ora questo tipo di “infiltrazioni” nel salotto di casa un pericolo trascurabile, ma tra poco dovremo addirittura installare un anti-malware sul forno. Guido Bircolotti I F AIUTO! HO DIMENTICATO LA PASSWORD! Una ricerca a scopo promozionale di Slashdata (azienda che produce software informatici) che analizza le password scoperte dagli hacker ogni anno ha rivelato che le tre password più usate dalle persone sono, nell’ordine: “password” (che originalità!), “123456” e al terzo posto “12345678”. Quest’anno sono diventati popolari anche password del tipo “jesus”, “welcome” e “ninja” solo per citarne alcuni. Un esempio classico di sequenza numerica usata dal famigerato capo dell’ordine segreto dei Cavalieri di Salomone nel celebre romanzo di Dan Brown “Il codice Da Vinci” è la sequenza di Fibonacci (1123581321): si tratta di una serie numerica dove, come sapete, ogni numero si ottiene sommando i due precedenti. Il fatto è che diventa difficile ricordare troppi codici diversi (PIN del telefono, password di Facebook…) quindi si preferisce utilizzare password facili da ricordare e sempre uguali. Questo facilita le cose agli hacker e a chiunque voglia usare le nostre carte di credito, rubare i nostri telefoni e intrufolarsi nella nostra vita. Le cose da fare per evitare che questo accada sono due: ricorrere ad uno dei software della sopracitata azienda o seguire qualche pratico consiglio. Per esempio, per scovare una password costituita da parole di senso comune (frutta) un hacker impiega circa 3 minuti. Per una password costituita da una parola inesistente (weuioi) impiegherà sugli 82 minuti, per una composizione alfanumerica (2gh4ui3) serviranno 219 anni, ma la sicurezza eterna si otterrà usando una password costituita da tre parole di senso compiuto (ad esempio “Gioco alla Playstation”) : serviranno circa 2537 anni! Nelle città più grandi del mondo si stanno moltiplicando i crypto-party, dove esperti informatici spiegano alcune tecniche di protezione della propria identità.. Guido Bircolotti I F UN GIRETTO AL C.E.S. Poco tempo fa, a Las Vegas, si è tenuto il Consumer Electronics Show, che forse avrete sentito chiamare C.E.S., ossia la più famosa e importante fiera del mondo incentrata sulle ultime novità in campo tecnologico. Se siete dei veri thecnologyaddicted, questo è il posto per voi. L’atmosfera è da film di fantascienza: maxischermi giganteschi e 1300 stand, con oltre 20000 nuovi prodotti, tra cui compaiono articoli che davvero non sfigurerebbero nei libri di Asimov. Un esempio: il 3D? Roba vecchia!Ormai siamo arrivati al 4K, l’alta definizione con il turbo, un’innovazione epica, che porterà le nostre banali serate davanti alla televisione a un livello del tutto nuovo. Per farvi capire quanto siamo davvero vicini a raggiungere quel futuro presentato in così tanti film, ecco 2 tra i moltissimi tipi disensori presentati al C.E.S.: quelli che monitorano in ogni istante l’attività di ogni singolo muscolo, adatti ai più sportivi, fino a quelli per i veri ipocondriaci. Vorreste avere un’equipe di medici al vostro servizio 24/24? Ora è quasi possibile: grazie a questi sensori, infatti, potre- no di attivare vari “attrezzi” tecnologici, con la sola potenza della voce. Oggigiorno ormai tutti hanno un cellulare, e aumentano esponenzialmente anche le applicazioni. È per questo che ne sono state inventate alcune, te sapere in ogni istante il vostro stato di salute. Sono stati presentati, ovviamente, anche altri sensori, da quelli che permettono di evitare incursioni indesiderate in casa, a quelli che, ormai quasi fuori moda, permetto- presentate sempre al C.E.S., che promettono di rivoluzionare il nostro modus vivendi, rendendo il nostro caro cellulare una sorta di passepartout che ci permetterà di controllare un’infinità di oggetti, dai cancelli fino ai condizionatori, passando addirittura per forni e lavastoviglie. Tutto potrà quindi essere gestito con un click, o meglio, con un touch, direttamente dal nostro tablet o smartphone. La rapidità con cui la tecnologia progredisce è disarmante. Chi, 20 anni fa avrebbe creduto davvero nella possibilità di viaggiare in un’automobile senza il guidatore? E invece esiste, si chiama Google Driverless Car e alcuni stati le stanno già rilasciando targa e libretto. Ma forse, dinnanzi a tutto questo progresso tecnologico ci si dovrebbe chiedere se tecnologia sia sinonimo di felicità. Le nostre vite sono indubbiamente più facili rispetto a quelle dei nostri nonni, ma è davvero detto che questo sia un bene? Raoul Cardellini III C ENEIDE E ORLANDO FURIOSO: AMICIZIA FRATERNA E VALORI DI CORTE Una vicenda simile a quella di Eurialo e Niso , due tra i più grandi difensori di Troia nell’Eneide di Virgilio, è quella di Cloridano e Medoro, eroi del poema cavalleresco L’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto. Entrambe le narrazione sono legate, o meglio devote, al tema dell’amicizia; questo viene però trattato secondo aspetti diversi. Sia le analogie che le differenze girano tutte intorno a quest’ultima. Più semplice è parlare del rapporto tra Eurialo e Niso. Entrambi grandi difensori di Troia, dopo la sua caduta scap- pano al seguito di Enea. Durante l’azione di guerra i Rutuli attaccano il campo Troiano e i due si offrono di superare le linee nemiche per avvisare Enea che in quel momento era lonta- no. Vengono scoperti ed inseguiti dai nemici. Durante la fuga Niso riesce a scappare, mentre Eurialo, che aveva fatto strage di nemici in battaglia, impedito dal suo bottino, cade e viene colpito a morte. Accortosi della mancanza dell’amico, Niso decide di correre in suo aiuto , ormai però può solo vendicarlo e morire a sua volta. Il rapporto tra i due viene definito da Virgilio “amore”. Si tratta diun amore fraterno: è inteso appunto come una manifestazione di continuità tra l’amicizia fraterna e l’affettuosità omerica ( il rapporto tra Achille e Patroclo). Eurialo e Niso sono complici ne l loro destino: vogliono la fama e la gloria. Numerose sono le espressioni che rappresentano la loro complicità: “in guardia comune presidiavano la porta” verso 183 e “avevano un solo amore, e uniti correvano in guerra” verso 182. Il loro sacrificio non sarà vano, verranno ricordati in tutta Europa. Virgilio decide di descrivere i movimenti sia interiori, sia quelli suscitati dai personaggi. Si tratta di un episodio delicatissimo in cui i sentimenti di epica fraterna, slancio giovanile e generoso sacrificio si fondono in un supremo ed eroico atto di morte. Niso vuole morire accanto all’amico in un’ultima testimonianza di affetto e fedeltà. Cloridano e Medoro nell’Orlando Furioso sono due soldati del campo saraceno che dopo la battaglia nei pressi di Parigi, tentano di trovare il corpo del loro signore Dardinello al fine di dargli una degna sepoltura. Medoro, il più giovane, concepisce l’idea e Cloridano , più esperto, lo segue; non potendo distogliere l’amico, animato da una forte commozione per la morte del signore e devoto a lui, è pronto ad affrontare qualunque pericolo. Dopo la scoperta del corpo, durante il ritorno i due giovani incontrano una schiera di Cristiani. Durante la fuga Cloridano si accorge che Medoro, bloccato dal cadavere, non è riuscito a scappare e torna indietro per aiutarlo. Lo trova circondato dai nemici e supplicante, ancora una volta non perché gli venga risparmiata la vita , ma perché possa concedere giusti onori funebri al signore. Cloridano vedendolo in difficoltà esce dal suo nascondiglio, combatte e cade morto accanto all’amico. Anche in questo caso si tratta di una storia, senza il lieto fine, legata all’amicizia. Perfetti fedeli del re: Medoro caratterizzato da una forte nobiltà d’animo, si identifica come un perfetto vassallo della cavalleria; Cloridano, cavaliere molto esperto, nel corso della narrazione subisce un’evoluzione: mosso inizialmente dal buon senso, arriva infine ad un eroismo dettato dall’amicizia e dall’affetto. Nel Furioso la teoria Virgiliana è ridotta a contenuti ideologici della società del tempo: i valori collettivi dell’epica latina diventano i valori di una vita di corte ideale: l’eroismo in battaglia e la lealtà al signore. “Alcun non può saper da chi sia amato quando felice in su la ruota siede; però ch’ha i veri e i finti amici a lato, che mostran tutti una medesma fede. Se poi si cagia in tristo il lieto stato volta la turba adulatrice il piede: e quel che di cor ama riman forte, et ama il suo signor dopo la morte.” L’eroismo guerriero esprime quindi fedeltà e lealtà verso il signore: tutto è dimostrazione delle virtù della corte. Due diversi scopi, ai quali si cerca di arrivare attraverso sortite, ma uno stesso fine: la morte in nome di amicizia. Sia Cloridano che Niso, uomini prudenti e riflessivi, agili e forti, perdono la vita per amore dei due amici Medoro ed Eurialo , giovani e belli: il primo, mosso dalla ricerca del corpo del suo signore, come nuovo modello di soldato, gentiluomo, nobile e generoso d’animo, diretto esempio del cavaliere cortese; il secondo mosso dal desiderio di fama. In entrambi i casi, inoltre, la selva è vista come qualcosa di negativo: metafora dell’errare e luogo oscuro. Diverso è il registro linguistico: nell’Eneide si ha un tono elevato e commosso, mentre nell’Orlando un tono medio, con pause comiche e ricostruzioni realistiche. Due diverse narrazioni che, come detto più volte, hanno un qualcosa che li lega, la celebrazione dell’amicizia. La prima vicenda è esaltazione di generosità, coraggio e amore fraterno; la seconda, invece, esaltazione dei valori di corte, in piena armonia, nonostante si tratti di una parte considerata di stampo epico, con quello che è il nuovo orizzonte del Furioso. Carmen Paciotti IV F CARO DANTE TI SCRIVO… Oh caro Dante Il mi nome è Alessandro e so un citto di 17 anni che vive a Perugia con origini toscane che, come tutti, a scuola sto studiando il tuo più grande capolavoro, ovvero la Divina Commedia. Spero che non ti riterrai offeso se ho scelto di scriverti in toscano ma, garbandomi di molto questo linguaggio, mi pareva n'idea carina, e poi, boia deh, fra colleghi ci si intende meglio. Ti scrivo pe chiacchiera' un po' sul tu’ lavoro, ultimamente sto vivendo un periodo un po' cupo della mi’ vita, dopotutto chiunque ha la su’ selva oscura e come tutti quelli della mì età, avendo la testa dura come i lecci, ho finito col combina' qualche errore, ho abbandonato lo sport, non mi garbava più anda' a scuola e, deh, anche con le cittine non ho fatto grandi passi; diciamo che se fossi stato un perso- naggio del tu’ libro, sarei stato di sicuro nel girone degli ignavi, a sorseggia' un buon Brunello col nostro amico Petrarca. Probabilmente ora ti starai chiedendo: Oh che vorrà sto bischero da me? Oh che c'entr'io? Va tranquillo non ti sto scrivendo pe aver consiglio, ma semplicemente per ringraziarti di ciò che hai fatto. Deh ammetto che all'inizio pensavo tu fossi un di stì soliti autori un pochinino tediosi come quell'altro cristiano di Manzoni, e invece, leggendo la tu’ opera, mi sò accorto che a ogni tua parola il mì interesse aumentava di molto, maremma sdrucciola era impressionante. Ogni sillaba, ogni virgola, ogni verbo si uniscono in un connubio al limite della perfezione, regalando al lettore emozioni e riflessioni che nessun scrittore di codesto mondo è mai più riuscito ad eguagliare. Se' n' autore di nulla deh non ci si fa mica problemi a dì che se' il migliore di ogni tempo. E poi boia fra mostri, violenza e grandi personaggi come quel giutto di Virgilio, io da gran cultore di fumetti e film horror ho scoperto il Nirvana.Ma quello che veramente ha cambiato la mi persona è stata la determinazione e la forza di volontà che metti nel raggiunge il tu scopo, ovvero Beatrice; certo che deve esse proprio ‘na bella figliola pe aver portato tutto ‘sto ambaradan. Questo mi ha fatto capi' che non bisogna nascondersi dai propri errori, ma tirarsi su e affrontarli con la felicità e l'umorismo che solo noi toscani abbiamo. Perciò chiudendo il cerchio del discorso, anzi il girone, ti saluto carissimo e spero di incontrarti presto nella a noi cara madre terra, magari si fa na bella zingarata insieme. Ci si vede il tu fan Alessandro Piria III G LETTERA A DANTE Caro dante spero che tu stia bene, sarei curioso di sapere quale dei tuoi peccati stai espiando? Ho incominciato a leggere la tua opera in modo approfondito solo adesso e devo dire che mi sta appassionando molto. Non mi aspettavo che fossi un avventuriero e che avessi tanto coraggio da compiere questo viaggio pericoloso sia per l’animo, che per la mente… Io non l’avrei fatto. Tutti affermano che la “Divina Commedia” sia l’opera più bella dell’intera umanità e che può essere stata scritta solo per rivelazione, ma ci sono dei punti che mi hanno fatto pensare il contrario. Solo avendo letto i primi canti dell’inferno, e solo guardando la sua struttura l’ affermazione di prima crolla. Riflettendoci ho pensato che tu ti sei creato un oltretomba ideale, per pararti la schiena dopo la morte: basta vedere che i vizi che tu affermavi con lo “Stilnovo” li hai tutelati aggregandogli una pena minore; questo mio pensiero è stato accentuato dal tuo comportamento suddiviso in “Agens” e “Auctor”, cioè dalla varietà dei tuoi comportamenti con i dannati. Ho intuito che con le anime perdute in cui ti rispecchi hai un comportamento pie- toso quasi di riverenza: sembra che tu gli dia ragione; invece con i dannati che secondo te hanno commesso un peccato che ha contribuito allo sfacelo della società hai un comportamento di condanna, come se tu fossi superiore. E’ anche vero che sei vissuto in un’epoca difficile ma non capisco perché, anche se non riconoscevi a pieno l’autorità papale, hai dovuto creare un aldilà senza seguire la tradizione della Chiesa. Tralasciando questo pensiero che puoi anche reputare sbagliato ti faccio i miei più sinceri complimenti non solo per la “Divina Commedia” ma anche per le altre opere. Un potere unico della Divina Commedia” è che ti fa riflettere sugli sbagli del passato permettendoti di capirli e di non ripeterli nel presente. Uno dei tuoi tanti ammiratori. Stefano Mingo. Stefano Mingo III G LUCIANO CAPUCCELLI LUCIANO CAPUCCELLI, (a cura di), Umbria Contemporanea. Per la Pace. Movimenti, culture, esperienze in Umbria. 1950-2011, Rivista di Studi Storicosociali, 16-17, Editore Crace, Narni (TR) 2011, pp. 499. Il volume “Per la pace. Movimenti, culture, esperienze in Umbria”, curato da Luciano Capuccelli, raccoglie in quattro sezioni, definite secondo un ordine cronologico compreso tra gli inizi della guerra fredda sino all’età della globalizzazione, numerosi saggi e testimonianze, scritti da vari protagonisti della politica, della cultura italiana che hanno fatto della democrazia, della giustizia gli ideali del loro percorso di vita e di militanza. Da un’analisi del movimento dei Partigiani della pace, “sforzo prodigioso di milioni di uomini e donne […] per contrastare i piani di guerra e la china guerrafondaia” (p. 13), prende avvio una storia del pacifismo umbro, narrata da alcuni che hanno vissuto le fasi del processo oggetto di analisi, permettendo alla piccola regione dell’Italia centrale di divenire il cuore di una rete di relazioni mondiali. Leggendo i testi presentati, si può così assaporare il cammino dell’umanità che, dopo la seconda guerra mondiale, conclusasi con l’olocausto nucleare, ha vissuto il periodo della divisione del mondo in due blocchi contrapposti con il timore della distruzione del cura di studiosi, recensioni di testi critici quali Religione aperta di Aldo Capitini, recentemente ripubblicato da Laterza grazie all’attenta cura di Mario Martini, La Non-violenza. Una storia fuori dal mito di Domenico Losurdo, Dossier: la non violenza oggi di Andrea Maori, Le ambiguità del pianeta e con la volontà di agire per scongiurare il pericolo della distruzione totale, senza mai perdere la speranza di un mondo nuovo. Questa fiducia è presente anche nel disordine internazionale, che ha fatto seguito al crollo dell’Unione Sovietica, alle guerre etniche, agli interventi cosiddetti umanitari e al dominio sfrenato del neoliberismo e della finanza. La rivista presenta, inoltre, a pacifismo. Luci ed ombre di un movimento nato dalla Perugia-Assisi di Gabriella Mecucci. Infine, chiudono l’opera una interessante scelta di Documenti di Aldo Capitini, Walter Binni, Norberto Bobbio, Enrico Berlinguer, Claudio Carnieri, Pietro Ingrao, Nilde Jotti, Nicola Giandomenico, Raniero La Valle, Claudio Napoleoni, Pietro Nenni, Marisa Rodano, Edward P. Thompson, Alex Zanottelli ed una ricca bibliografia sul nodo cruciale della pace e della guerra. In tutti i saggi proposti, campeggia la figura di Aldo Capitini, filosofo umbro che, formatosi all’Università di Pisa sui classici della Letteratura italiana e russa e su importanti filosofi quali Kant, Kierkegaard, Michelstaedter, nel contesto delle trasformazioni socioeconomiche legate alla modernizzazione, alle lotte dei mezzadri delle campagne umbre e degli operai delle acciaierie di Terni, ha dato inizio, nel 1961, alla prima marcia della pace, seguita da altre importanti e numerose edizioni, dalla fondazione della Tavola della pace nel 1996, coordinata da Flavio Lotti, e dall’organizzazione delle Assemblee dell’ONU dei popoli che si sono concluse con significativi documenti programmatici. Come ben osserva Luciana Castellina, una delle autrici degli interventi, “deve esserci qualcosa di speciale nell’aria umbra se è accaduto che lungo i secoli proprio in questa regione siano nati, e poi si siano sviluppati, tanti movimenti che all’inizio ogni benpensante ha defini- to utopici, anzi spesso ereti- menzionata la nascita del ri), di protagonismo, soprat- l’esempio di Einstein, Rus- ci e che poi, però hanno finito per influenzare e coin- COS che, come il Nostro spiega, “era una riunione tutto giovanile, per un’apertura ad un mondo libero sell, Rotblat, Rasetti (è opportuno segnalare il contri- volgere milioni di esseri umani” (p. 211). In effetti, pubblica, aperta a tutti, per l’esame di tutti i problemi, dallo sfruttamento ed alla cooperazione internaziona- buto di Claudio Monellini Presidente dell’associazione dalla “follia” di San Francesco che ripudia “nettamente presenti le autorità, gli intellettuali, il popolo tra cui le. Ma il pensiero del filosofo perugino continua anco- intitolata al noto fisico con sede a Pozzuolo Umbro), al la ragionevolezza della ‘giusta’ guerra” (p. 257), molte donne; il lunedì si trattavano i problemi cittadi- ra oggi ad offrire lo sprone per continuare, come recita senso di responsabilità, incitando gli educatori, co- fino alla religione laica di Aldo Capitini, l’Umbria ha ni, il giovedì quelli politici, i programmi dei partiti, i il documento finale della quarta Assemblea dell’Onu me insegna Antonio Banfi, a “cacciare dalla Scuola lo indicato strade di dialogo e di costruzione di una realtà problemi della Costituzione e i problemi culturali” (p. dei Popoli, nell’impegno in nome della pace, di un’eco- spirito di guerra […]. La guerra non è solo massacro sociale più giusta. In particolare, il messaggio 294). Le idee capitiniane, nel mo- nomia di giustizia, di una democrazia internazionale di corpi, ma massacro di coscienze. Il grido dei bam- dell’intellettuale, definito Il persuaso, ha inteso propor- mento in cui si sono espresse, hanno, così, portato i sostenuta dalla cultura dei diritti umani. bini […] di ogni parte del mondo, è un grido che do- re, al di là degli steccati della vecchia politica, il pro- rappresentanti della politica tradizionale, in particolare Il volume, perciò, rappresenta una preziosa miniera vrebbe persuadere tutti” (p. 44) ad impegno civile ani- blema degli ultimi; la sua religione della nonviolenza, comunisti, democristiani, socialisti, repubblicani, e per tutti coloro che vogliono conoscere il nostro pas- mato da “interiorità”, “apertura e presenza”, che quindi, si configura come delle Chiese ad interrogarsi sato regionale, nazionale ed sono “le categorie dello impegno a costruire la pace. Radicandosi nell’esperienza su modalità nuove di azione (il volume offre riflessioni di internazionale ed alimentare ideali di libertà e di giu- spirito” attorno alle quali ruota il pensiero appassio- antifascista e nella difesa della ragione e della libertà, Togliatti, Berlinguer, Ingrao, Carnieri anche in merito stizia, avvicinando l’Occidente all’Oriente (ampi nato di Aldo Capitini. il Nostro ha inteso costruire un movimento dal basso, agli equilibri internazionali), sulla religione (pensiamo sono i riferimenti al pensiero di Gandhi), valorizzando che vede gli intellettuali accanto ai lavoratori delle all’ecumenismo al quale dedica un interessante sag- il ruolo delle donne nell’edificazione civile, sollecitan- braccia; a tal proposito, è gio Monsignor Elio Bromu- do do gli scienziati, con Paola Chiatti VIDEOGIOCHI In Uscita cie parassita in grado di Dead Space 3 infettare qualsiasi corpo Uscirà il 7 febbraio il nuovo vivente. Il gioco sarà dispogioco survival-horror della nibile nella versione “Solo Visceral Games, Piattaforme: Disco” al si presenterà Pc, Xbox 360 e Ps3 prezzo di con una trama Data di uscita: €69,99 tutta nuova 07/02/2012 oppure dove il nostro Modalità: n e l l a p r o t a g o n is t a singleplayer - multiplayer “Limited non sarà più su Edition” al un astronave prezzo di invasa dagli €150,00 alieni, ma su che conterun pianeta rà oltre a 3 ostile ricoperto poster del da enormi digioco anstese di ghiacche una cio chiamato Tau Volantis. statuetta di uno dei nemici, Il nostro giocatore durante una borraccia col marchio il viaggio alla ricerca di un del gioco, un taccuino, 6 avamposto abbandonato cartoline e un art book consituato nel pianeta, incontenente disegni dei persotrerà una ragazza in fin di Piattaforme: vita, con la quale intraprenPc, Xbox 360 e Ps3 derà un viaggio alla ricerca Prezzo: €34,90 di altri sopravvissuti; al poModalità: sto di esseri umani troverà singleplayer – multiplaperò dei “necromorfi” speyer online naggi. andare a sbattere sul guardrail. Giochi di Auto F1 Race Stars Cosa succede se si uniscono la Formula 1 e Mario Kart? Ecco a voi il nuovo spin-off della Code Masters, uscito il 16 novembre 2012, dove potremo usare quasi tutti i piloti della Formula1,tra cui quelli della Scuderia Ferrari. Nel gioco troveremo anche dei power-up molto simili a quelli dell’ultimo Mario Kart. L’unico problema è che non potremo, come nella maggior parte dei giochi di macchine, compiere derapate sulle curve e quindi aumentare la nostra velocità ed evitare di Provati per voi Plants vs Zombies Da qualche anno gira su internet Plants vs Zombies, simpatico videogioco della PopCap Games, uscito nel maggio del 2009, dove dovrete difendere la vostra casa dagli zombie, con l’aiuto di alcune piante dai super poteri. Il gioco è disponibile per PlayStation 3, Xbox 360, PC, Nintendo DS, iOS, Android e Mac. Ottimo da giocare con la grafica cartoon, a volte può sembrare monotono, ma dopo qualche livello vedrete che si aggiungeranno nuove piante e nuovi zombie. VOTO: 8.5/10 Tommaso Beneggi I G IL NOME DELLA ROSA DI UMBERTO ECO Scritto da Umberto Eco nel 1980, il Nome della Rosa, è il suo primo romanzo. L’avventura è ambientata nel Medioevo, sul finire del 1327, epoca venata dai demoni delle eresie e dall’eterna lotta per la supremazia tra Impero e Papato. L’intera vicenda si svolge in un monastero nell’Italia settentrionale, tanto antico quanto misterioso. Il fulcro della storia è un segreto straordinario, che se rivelato potrebbe ribaltare la società dell’intero mondo medievale. Eco riesce a mescolare sapientemente vari generi, dal giallo allo storico, con elementi anche dei generi thriller, religioso ed esoterico. Il testo è presentato al lettore come il manoscritto di un certo Adso da Melk, religioso che scrisse quest’op e r a durante la vecchiaia, per narrare le avventure vissute decenni prima, quando era anc o r a novizio, insieme al suo mento- re, Guglielmo da Baskerville, francescano dotto e arguto. Un libro affascinante, nonostante la prosecuzione inizialmente lenta, che potrebbe far desistere il lettore. Superate le prime cento pagine, comunque, entrerete nell’azione vera e propria, allora saprete davvero cosa significa leggere un libro tutto d’un fiato. In sostanza, un must, che tutti dovrebbero assolutamente leggere. Raoul Cardellini III C “STAGIONI DIVERSE” – STEPHEN KING Di solito, sono restio a dar credito alle numerose frasi ad effetto impresse sulla copertina di un libro, servono solo come esca; un abile espediente degno del migliore editore, il più delle volte per attirare l’attenzione su romanzi che dubito siano degni di meritare certi appellativi. Questa volta, però, mi devo ricredere. Sì, è così, e non sto scherzando. Stiamo parlando di “Stagioni diverse”, uno dei capolavori del più acclamato genio della letteratura horror degli ultimi decenni, Stephen King. Ebbene, in certe edizioni (quasi tutte, credo), di fianco al nome dell’autore, potete leggereuna breve frase che dice: “E’ il meglio di King!”. Ora, che ci crediate o no, vi dico che è così. Sul serio, gente, io stesso sono stato il primo a storcere il naso di fronte a certe zelanti manifestazioni di riverenz a . Nel libro sono contenuti quattro racconti lunghi, o novelle, se preferite, ognuno con un n o m e attinente ai diversi periodi dell’anno, alle stagioni diverse, appunto. Un “quartetto” di storie in bilico tra l’orrore e l’avventura, l’incubo e la fantasia. Il riscatto di un uomo condan- nato ingiustamente per omicidio; il morboso rapporto tra un adolescente e un ex nazista; u n gruppo di ragazzini a l l a ricerca d e l cadavere di un coetan e o ; u n a donna c h e partorisce in circostanze surreali. Quattro storie da brivido, agghiaccianti e paradossali, che hanno per protagonisti mostri moderni. In questo piccolo gioiello della letteratura internazionale, King riesce divinamente nel suo compito: strapparti dalla realtà quotidiana e avvinghiarti con la sua scrittura fluida, intensa, che è cifra inconfondibile di identità letteraria, complici le pagine che scorrono felicemente senza che tu neanche te ne accorga. Da ricordare, infine, le due straordinarie trasposizioni cinematografiche tratte da “Il corpo” e da “Rita Hayworth e la redenzione di Shawshank”, che sono, rispettivamente, “Stand by me – Ricordo di un’estate” e “Le ali della libertà”. Questa volta, il film ha saputo reggere degnamente il confronto con capolavori di questo calibro. Emanuele Polidori V H C’E’ SPAZIO PER TUTTI Se Newton, sedendosi sulle spalle di Galileo e Keplero, ha potuto osservare il cielo con gli occhi della mente, oltre che con il cannocchiale, Piergiorgio Odifreddi si è seduto sulle spalle dei giganti del pensiero matematico, ma anche di Dante e Borges, per traghettarci in un viaggio nel tempo alla scoperta dello spazio. “Come tutte le scienze, anche la geometria affonda le sue radici nella notte dei tempi. Ricostruirne la storia significa ripercorrere il cammino stesso della civiltà umana, e individuare le tracce lasciate da questa disciplina nelle opere d’arte di tutte le epoche e di tutti i popoli”. Il saggio del grande matematico Piergiorgio Odifreddi, “C’è spazio per tutti”, ha il merito di descrivere in forma sintetica, brillante e mai dispersiva, questa incredibile varietà di figure e di immagini che la fantasia matematica è in grado di produrre; da una parte quindi un percorso variegato, quasi un “giro smarrito”, nella grande varietà delle immagini, dall’altra le ragioni che consentono di dimostrare, di studiare l’equivalenza di diverse figure, di definire e calcolare rapporti e propor- zioni, di costruire figure simili, ossia di collegare con l’intelletto la pluralità delle forme e di costruire infine quella scienza geometrica che è l’incredibile invenzione del genio greco. Come dimostra Odifreddi la grande varietà di figure creata dalla fantasia matematica trova riscontro in ogni aspetto del mondo reale. Siamo circondati dalla geometria e spesso non ce ne accorgiamo. Immagini geometriche più o meno regolari si trovano nelle arti, come la pittura e l’architettura, sia antiche che moderne. Ma spesso è la stessa natura a offrircene esempi mirabili, alcuni direttamente osservabili, per esempio nei radiolari o nei cristalli, altri collegabili ai modelli attendibili con cui l’uomo ne descrive i fenomeni, come il tetraedro, nei cui vertici sembrano disporsi gli atomi del metano e del fosforo, oppure il sistema di solidi regolare incastrati l’uno nell’altro con cui Keplero si era immaginato il sistema solare. Lo spazio allora non è solo oggetto di uno studio scientifico, ma è pure un nostro concetto del reale, un ambito di esperienza concreta che coinvolge perfino sentimenti ed emozioni. Nella prima parte del saggio, Odifreddi, considera quasi esclusivamente lo spazio euclideo, ma sposta pure opportunamente l’attenzione su altri tipi di spazio, quelli non-euclidei do- vuti agli studi più avanzati, nel XIX secolo, di Gauss, Bolyai, Riemann e Zobacevskij. Lo spazio euclideo è omogeneo, illimitato, continuo e, come si dice, “a curvatura zero”, caratteristiche che non sempre si trovano nella nostra percezione della realtà, e neppure nell’esperienza artistica, come si vede in certi quadri strani e allucinati di Vincent Van Gogh. La geometria elementare di Euclide poggia sul celebre postulato delle parallele che, nella formulazione di Procolo, afferma che per un punto fuori di una retta passa una sola parallela alla retta. La premessa di altre geometrie, che si sono dimostrate più idonee alla descrizione dell’universo fisico, è di non assumere a priori quel postulato come vero o come falso. Un’idea di John Wallis era di stabilire un’equivalenza tra il postulato delle parallele e il principio in base al quale per ogni figura ne esiste una simile. Ciò ci proietta sia avanti che indietro nella storia. In avanti, perché è facile dimostrare che certi concetti basilari dell’analisi e del calcolo scientifico moderno poggiano sui modi d’ingrandire una figura mantenendone invariata la forma. Dalle tecniche di ingrandimento di un quadrato dipendono infatti l’idea analitica di “incremento”, i metodi di linearizzazione e il calcolo iterativo. Ma l’idea di Wallis ci sposta anche all’indietro, perché tra le prime applicazioni di costruzione con riga e compasso, figurano le costruzioni di altari in diverse scale di grandezza (origine rituale della matematica). Con il suo consueto stile, sempre leggero e divertente, Piergiorgio Odifreddi trasforma quello che è stato e continua a essere uno dei peggiori incubi scolastici per gli studenti (“e anche per me”) in un viaggio ricco di sorprese e di curiosità. I titoli dei vari capitoli sono tutti giochi di parole; il testo è sempre scorrevole (accompagnato da figure), con il matematico imperti- nente che non riesce a tralasciare le proprie battutine e a volte prendere delle cantonate (come ad esempio l’argomento sulle figure circolari, il greco “periphereia” non significa “periferia”, ma “circonferenza”). Oltre la scorrevolezza il libro espone anche temi che non vengono trattati a scuola: difatti è meglio munirsi, durante la lettura, di testi di geometria! Albertini Riccardo IV A LA PSICHIATRA “La donna che un tempo aveva imparato a conoscere e ad amare come Ellen Roth si chiamava Lara Baumann. Quel nome continuava ad essergli estraneo, proprio come la dama in pigiama distesa sul letto... Della personalità precedente non era rimasta che un’ ombra. Ellen aveva abbandonato questo corpo e dopo lo sforzo psichico necessario per mantenere la rimozione probabilmente non sarebbe tornata così in fretta. Ammessomesso che tornasse. Com’è fragile la personalità umana, pensò Mark mentre si sedeva accanto al letto e le prendeva la mano inerte.” La protagonista del libro è Ellen Roth, una psichiatra stanca e sotto pressione dopo aver lavorato per ben quattro anni di fila, senza mai andare in ferie, alla “Waldklinik”, una clinica psichiatrica. Ellen è andata a convivere da poco tempo con il compagno Chris, con il quale condivide anche il lavoro alla clinica. Ed è proprio quest’ultimo che, dopo essere partito urgentemente per una vacanza in Australia con un suo amico in crisi, le assegna la risoluzione di un nuovo caso clinico: la paziente della stanza numero sette. Si tratta di una giovane donna ricoverata da qualche giorno, in pessime condizioni fisiche, la quale rifiuta qualsiasi forma di contatto e di relazione con il mondo esterno. La donna si presenta terrorizzata e sotto shock, ma prima che Ellen riesca ad approfondire le sue condizioni e a capire che cosa le sia realmente successo, la paziente scompare nel nulla. Sembra a tutti che sia stata rapita e la psichiatra inizia così una disperata ricerca aiutata da un altro collega, Mark, il quale poi si rivela essere innamorato di Ellen. La ricerca della povera donna scomparsa porta la protagonista a scoprire una stravolgente e crudele verità: essa non esiste o, per meglio dire, è Ellen stessa, che da piccola ha subito un’ esperienza traumatica da lei stessa rimossa, ma che è riemersa sottoforma di persona: era stata stuprata da suo zio, un ragazzo mentalmente ritardato. Il vero nome della protagonista è Lara; sua madre credeva erroneamente che, nascosto il suo passato e assegnata una nuova identità, la figlia avrebbe potuto superare il trauma. Il suo fidanzato non era realmente partito, ma era stato assassinato da Lara involontariamente: Ellen e Chris erano scesi i cantina per prendere del vino e la lampadina si era improvvisamente fulminata, facendoli rimanere al buio, proprio c o m e quando Lara era stata violentata e quindi, colta dal panico, lo a v e v a ucciso. Ellen-Lara v i e n e ricoverata n e l l o stesso ospedale in cui a v e v a lavorato per anni e non parla, non risponde alle domande di nessuno. Il libro si conclude tuttavia con la protagonista che inizia ad uscire dall’apatia rispondendo ad una persona che è venuta a trovarla, di chiamarsi Lara. Il tema del romanzo ruota attorno alla complessità e alla fragilità della psiche umana: per ben diciannove anni infatti, l’identità della protagonista ha retto perfettamente, poi, di colpo, è crollata. Il fattore scatenante si ha nel momento in cui Ellen si trova a rivivere condizioni simili a quelle del trauma subito: una cantina, il buio e una presenza maschile. L’identità è infatti il frutto di una sintesi ed ela- borazione delle varie esperienze vissute e presuppone l’ integrità di diverse funzioni come la memoria e la coscienza. Nel Disturbo Associativo dell’ Identità questa uscita della personalità viene meno, tanto che diverse “identità personologiche” possono alternarsi nello stesso soggetto. In chi soffre di tale disturbo è presente un’identità principale “ufficiale”, spesso passiva, debole, dipendente, che, in determinate situazioni, viene “soffocata” e sostituita da una personalità “alternativa”. Il romanzo in questione permette una piena comprensione di queste interessanti patologie della psiche umana. Non rivelando la vera natura della protagonista fino alle ultime pagine, si mantiene alta la suspence fino alla fine; la lettura è accattivante grazie all’ alternanza di dialoghi e digressioni di argom e n t o psichiatrico e psicologico. La storia e le scene sono assolutamente realistiche e a volte, violente: proprio per questo “la psichiatra” potrebbe non essere adatto al lettore più sensibile. A mio avviso è uno dei romanzi più coinvolgenti e avvincenti che abbia mai letto; trovo l’analisi psicologica della protagonista moderna, visto che il nostro cervello è un organo straordinario, ma non ancora totalmente compreso. Come nella migliore tradizione giallistica, fabula e intreccio non coincidono e ciò contribuisce a far tirare il fiato al lettore fino alla fine quando, a sorpresa, si scopre una verità totalmente imprevedibile e quasi disarmante. Terminata la lettura l’ effetto è duplice: da un lato sorpresa, perché del tutto disatteso, dall’ altro stupefacente nella sua credibilità: tutti gli indizi si ricompongono in modo logico e credibile. Non mi rimane che augurarvi buona lettura! Giulia Crocioni IV A “HESHER E’ STATO QUI” “Hesher è stato qui” è un film del 2010 diretto da Spencer Susser e interpretato da Joseph Gordon-Levitt nel ruolo di Hesher, Natalie Portman nel ruolo di Nicole, Rainn Wilson nel ruolo di Paul Forney ed infine Devin Brochu nel ruolo di T.J. Forney figlio di Paul. T.J. ha 13 anni. Con il padre Paul si è trasferito dalla nonna, nel tentativo di riprendersi dalla morte della madre, avvenuta due mesi prima in un incidente. La possibilità di riprendersi, per T.J., arriva nella forma più inaspettata e imprevedibile: quella del giovane Hesher, un solitario metallaro sporco e malnutrito con l'hobby di dare fuoco alle cose e dalla sigaretta sempre accesa. T.J. rimane affascinato dal carisma e dall'anticonvenzionalità di Hesher, e sarà solo grazie alla sua carica anarchica ed eversiva che lui e suo padre riusciranno a impadronirsi nuovamente delle loro vite. “Hesher è stato qui” è il film d’esordio del regista Susser Spencer, gia autore di video musicali e cortometraggi. Il film miscela diversi temi di rilevante valore: il lutto familiare col bullismo e la follia anarchica, rappresentata dal protagonista, con la ricerca di un nuovo futuro. L’interpretazione di Levitt è stata definita a dir poco magistrale. La cosa che rende davvero interessante il film è la presenza di un personaggio fuori dai canoni classici, giovane e con qualche turba psichica, chiara espressione di disagio che sfocia in istintivi e furiosi atti di violenza. Anche se a primo impatto può sembrare un’opera diseducativa a causa del linguaggio spesso volgare, la presenza di momenti colmi di dark humor rendono la visione del film piacevole, lontana dalle decine di drammi fotocopia che invadono le nostre sale. “Hesher è stato qui” è un lavoro di stampo indie che riesce a divertire e commuovere al contempo, regalandoci uno dei personaggi più eccentrici degli ultimi anni. Gordon Levitt, accompagnato da un ottimo cast su cui spicca anche una trasandata Natalie Portman, anche produttrice, ci trascina in un viaggio dell'anima in grado di emozionare a più riprese. E con un finale che è già culto. Marco Angelici V L Lorenzo Raschi V L Astrid Scaramella IV E LA LUCE DEL DIAMANTE PAZZO 6 Gennaio 2006 Cambridge. Nella sua piccola casa un uomo grasso e pelato, di nome Roger Keith, compie sessant'anni i compagnia dei familiari. Questo però non è un compleanno di un uomo comune, ma di qualcuno che trent'anni prima ha dato vita a una delle realtà musicali più rivoluzionarie del secolo. Il suo vero nome era Syd, Syd Barrett; e natural- mente stiamo parlando dei Pink Floyd. Ma purtroppo il ricordo di quel periodo magico ormai era stato risucchiato nell'oblio della sua mente. Syd Barrett era bello e maledettamente affascinante ma in poco tempo riuscì a passare dalle fresche e gioiose camicie a fiori alle soffocanti e tristi camicie di forza: in quel paio di occhi scuri e profondi nascondeva un talento straordinario che troppo spesso spegneva assumendo ogni tipo di sostanza allucinogena. I compagni lo avevano ribattezzato Madcap, e “testa matta” era colui che, chiudendosi sei ore in studio da solo, ne usciva con un nuovo album capolavoro, era colui che scriveva brani tal- mente stralunati da polverizzare qualsiasi schema compositivo, era colui che bevendo l'acido col caffè ogni mattina perseguì un trip di mesi e mesi. Ma più passava il tempo e più la fine si avvicinava, e così capitava spesso che durante un concerto Syd suonasse la stessa nota a ripetizione o iniziasse a spogliarsi davanti al pubblico senza un apparente motivo. Finché con la visionaria “Vegetable Man”, composta in uno dei suoi trip da LSD, diede l'inconfutabile prova di esser giunto a un punto di non ritorno. -Quando mi guardava il suo sguardo non tradiva il benché minimo accenno di vitalità, come se non ci fosse nessuno a casa- racconta il suo produttore Joe Boyde, e fu così che Madcap fu costretto ad abbandonare la band, lasciando un segno profondo nei cuori dei suoi partner, soprattutto in quello di Roger Waters che nel 1975 gli dedica uno dei capolavori del gruppo, “Shine you crazy diamond”. Dopo il manicomio Syd si trasforma, la stella del progressive rock si riduce a un uomo gonfio, pelato, smemorato, chiuso in un inquietante e malinconico sciuto. Il resto della sua vita lo passa chiuso in casa ad accudire le piante a rimuginare sugli anni passati, dopo quell'ultimo compleanno silenzio. Nessuno sa dove sia e a nessuno importa più chi sia, e quando dopo anni si ripresenta dai vecchi compagni neanche viene ricono- le sue condizioni peggiorano e il 7 Luglio Barrett a causa di un cancro cade in un sogno profondo da cui non si risveglierà più. Per i Pink Floyd è un mo- mento doloroso; “Syd è stato il faro che ha illuminato i primi anni del nostro gruppo. Lascia un' eredità che continua ancora a dare i suoi frutti”. Ma allora chi era Syd Barrett? Cosa è che ha consacrato nella storia il suo mito? La droga? La musica? Non lo sappiamo di preciso, forse tutte e due, forse nessuna delle due, ma in un periodo di rivoluzione e di cambiamento, di paura e di incertezza, Syd è stato un'icona per i giovani del secolo. Un anti-eroe con un messaggio di pace e amore che poteva abbattere ogni restrizione e che diede il vi a nuovi concetti di libertà e cambiamento validi ancora oggi nella nostra societàNon ci è consentito di giudicare le azioni di Syd in modo positivo o negativo, ma una cosa possiamo dirla con certezza: nonostante la morte, la luce del diamante pazzo continuerà a splendere su di noi ancora per molto. Alessandro Piria III G LA STREET DANCE Origine e forme della danza urbana A molti sicuramente sarà capitato, per interesse, per pratica o semplicemente per curiosità di assistere ad una performance di danza urbana,sia pura attraverso uno schermo piuttosto che nella realtà e anche per coloro che non ne hanno ancora avuto la possibilità, è interessante capire la storia e l’origine di una delle più’ comuni e popolari manifestazioni di cultura underground del mondo. Ma cosa si intende realmente per street dance o danza urbana? Per street dance (danza di strada o danza urbana) si intende un insieme di stili di danza evolutisi al di fuori delle scuole di ballo tradizionali, in spazi aperti quali strade, dance party, feste di quartiere, parchi, cortili scolastici, rave party, night club, ecc... In genere sono basate sull'improvvisazione e sulla socializzazione, incoraggiando l'interazione e il contatto con gli spettatori e con gli altri ballerini. Questi balli si sono evoluti da contesti urbani e suburbani in forme di cultura under- ground; fanno parte della cultura locale, alla stessa maniera della danza popola- ragazzi che in un contesto e in un paese come l’Italia dove gli sport di squadra, re (anche se, con l'avvento di Internet, la danza sembra essere condivisa tra persone con gli stessi gusti musicali sparse per il mondo). Inoltre, la street dance si caratterizza come danza popolare moderna proprio in riferimento all'urbanizzazione. Alcuni esempi di danze di strada sono rappresentarti dal B-boying (noto come break dance e nata a New York), il Melbourne Shuffle (da Melbourne) e il Tecktonik (Parigi).L’origine di questi stili è localizzato ovviamente negli U.S.A. in particolare nella periferie delle grandi città industrializzate e vedono protagonisti gli afro-americani, che sfruttati e schiavizzati durante le giornate, di notte si riunivano e ballavano per le strade accompagnati dal suono di “strumenti” improvvisati che la città offriva. Oggi come si presenta la street dance alle generazioni di giovani? Oggi la danza urbana oggi riscuote grande successo e ammirazione tra i giovani anche grazie a film come Step Up e Street Dance che hanno riscosso e avvicinatoin molti a questo stile. Tuttavia sono ancora pochi i calcio, basket, pallavolo ecc..prevalgono, decidono di approcciarsi alla danza in generale che anzi viene ancora da molti incompetenti considerata come un’inutile passatempo femminile. Non sorprende che MTV abbia contribuito a guidare l’interesse verso questa disciplina con programmi come “America Best Dance Crew” condotto da Rendy Jackson,nel quale crew provenienti da tutti gli Stati Uniti si sfidano a colpi di passi e acrobazie, giudicati da una giuria e votate dal pubblico a casa. E in Italia? E’ solo grazie a pochi individui se in Italia la danza, in particolare la danza urbana, riesce a proseguire un percorso di crescita e di sviluppo e permette al nostro paese di ottenere importanti risultati anche in campo internazionale. In particolare nell’ultima edizione dei campionati europei di street dance disputati a Koper in Slovenia tra il 12 e il 15 luglio 2012 due ballerini italiani Emanuele Michelon e Davide Lauletta hanno ottenuto uno straordinario oro nello stile Electric Boogie Duo e un altro atleta Andrea De Blasio un ottimo bronzo nella categoria hip hop e un quarto posto nella catenella categoria Electric Boogie. Niente a che fare ovviamente con la concorrenza americana, dove ogni anno in una città diversa si tiene l’America street dance championship, dove si riuniscono i migliori ballerini di street dance al mondo e dove ovviamente i vincitori sono ricompensati con un assegno da 5000$ ed altri ricchi premi. Anche in Italia comunque, anche se non rivolto solo alla danza urbana, troviamo un concorso importante a livello nazionale, si tratta dei campionati usato per descrivere una serie di diversi stili di danza:Hip-hop,house,locking popping,dancehall,new style,L.A.,tribal fusion,capoeira ecc… L’ HOUSE Uno degli stili più importanti e conosciuti della danza urbana è l’house.L’house è una danza sociale principalmente ballata con musica house che ha radici nei club di Chicago e di New York. Gli elementi principali della danza House includono Footwork, Jacking, e Lofting.L’house è uno stile basato sull’improvvisazione, sottolineata dal movimento dei piedi con passi veloci e complessi orientati combinati con movimenti fluidi del torso, così come piano di lavoro.House Dance è una fusione di postdiscoteca dell'epoca.Molti italiani di danza sportiva e internazionali d’Italia che come ogni anno si tiene allo Sport Dance center di Rimini tra la fine di maggio e gli inizi di giugno e alla quale io con la mia scuola prenderemo parte. Street Dance è un termine movimenti sono nati in luoghi-chiave per questo genere di danza come le discoteche o i club,è una danza basata sulla comunità e i ballerini si trovavano circondati da musica a volume assordante e Dj,trovandosi ad improvvisare cercando di utilizzare passi e movimenti sempre nuovi e complicatissimi che stupissero la folla in delirio che vi assisteva.La principale fonte di movimento di danza casa appanna direttamente dalla musica e gli elementi all'interno della musica come il jazz, africana, latino, Soul, R & B, Funk, Hip Hop, ecc L'altra fonte è il popolo, gli individui e le loro caratteristiche, etnie, origine, ecc ci sono persone di tutti i ceti sociali si divertono sotto un unico tetto. Così si hanno scambi di informazioni (linguaggio del corpo) casa della danza è una danza sociale prima di queste competizioni. La danza house pone l'accento sui i ritmi sottili e riff della musica, e il gioco di gambe li segue da vicino. Questa è una delle caratteristiche principali che distingue la danza house da ballo che è stato fatto in discoteca no Ejoe Wilson, Brian "Footwork" Green, Tony McGregor, Marjory Smarth, Sellers Caleaf, "Brooklyn" e l’house che viene fatto per la musica dance elettronica come parte della cultura rave.Tra i principali nomi nella scena della danza house a New York City so- Terry Wright, Shannon Mabra, Tony "Sekou" Williams, Shannon Selby (aka Shan S), Voodoo Ray, Chris Sawyer, e molti altri. Alcuni notabili prima di loro, come Bravo, Kris Karate, Archie Burnett, così come lofters innumerevoli teste garage che ballavano in luoghi come Paradise Garage, Studio 54 e The Loft.Per il momento il nostro viaggio alla scoperta del mondo della danza urbana termina qui,ma nel prossimo numero della Siringa parleremo di altri due stili della danza urbana nati in California:il popping e il docking. Non perdete il prossimo numero,perché come disse il grande Michael Jackson sulla danza e sull’hip-hop:”Non si tratta solo di una mossa,Hip-hop è il modo più ampio e più creativo”. Federico Fumanti III G “PACE IMPOSSIBILE, LANCIARE I MISSILI” C’era una volta una virgola seccata dalla poca considerazione in cui tutti la tenevano. Perfino i bambini delle elementari si facevano beffe di lei. Che cos’è una virgola, dopo tutto? Nei giornali nessuno la usa più. La buttano, a casaccio. Un giorno la virgola si ribellò. Il Presidente scrisse un breve appunto dopo il lungo colloquio con il Presidente avversario: “Pace, impossibile lanciare i missili” e lo passò frettolosamente al Gene- rale. In quel momento la piccola, trascurata virgola mise in atto il suo piano e si spostò. Si sposto solo di una parola, appena un saltino. Quello che lesse il Generale fu: “Pace impossibile, lanciare i missili”. E scoppiò la Guerra Mondiale. RICORDATEVI Mi chiamo Alfredo. Oggi è il 27 gennaio Questa è la mia storia. Sono nato in una famiglia normale, impauriti cristiani della domenica, senza troppi pregiudizi e ancora meno idee. Padre impiegato, madre segretaria, niente di speciale. Ho avuto una vita normale, niente di pericoloso o splendidamente commovente, non ho patito fame e sete,non ho dovuto fare sacrifici. Sono cresciuto in una metropoli europea del XXI secolo, moderna e agevole nel corpo, ipocrita e corrotta nell'anima. Ero un bambino curioso, come tutti, la gioia di mamma e papà, crescevo masticando bibbia e smog, guardando la partita con papà la domenica, dopo essere stati a messa ad ascoltare la parola di Dio In tutto quel libro, della sua parola, per me non ne ho trovata nessuna. Continuavo a vivere, materne, elementari, medie e poi le superiori, l'ultimo scoglio d'infanzia e poi più niente di sicuro, solo la morte, dopo una vita di cui nessuno poteva sapere né l'esito né l'andamento. Durante la mia adolescenza ho studiato come gli altri ragazzi, ho giocato come gli altri ragazzi, ho vissuto come gli altri ragazzi,ma ho amato come nessuno di loro. Omosessuale per la gente educata; frocio, checca, finocchio, rottoinculo per gli amici, che non avevo, tanto per essere precisi. Vi racconto la mia giornata: 27 gennaio 7:06.00-Risveglio 7:06.05-Ricordarmi chi so- no, dove sono. Qualcosa nello stomaco inizia a torcersi, mi viene da vomitare, potrei scoppiare a piangere,ma non servirebbe a niente. 7:10-Faccio colazione da solo, ho incrociato mia madre, ha pianto tutta la notte, di nuovo, e mio padre, o come vuole che lo chiami, il signor Serrini. Da quando gli ho detto che sono omosessuale pretende che io gli dia del lei. Voleva cacciarmi di casa, non voleva che i soldi guadagnati dal suo far nulla su una sedia davanti a un computer sfamassero una bocca come la mia. Mia madre l'ha convinto non so come, forse non voglio neanche saperlo. Stà di fatto che ora non fa nient'altro che piangere, lasciandomi solo in una casa dove sono cresciuto ma che non è mia. 7:25-7:50-Viaggio in autobus, arrivo a scuola, le solite risate al mio passaggio, i soliti iperpoetici commenti tipo "frocio" e compagnia bella, entro in classe, e per ricordare che oggi è il giorno della memoria, qualcuno con chissà quale sensibilità intellettuale ha disegnato alla lavagna una croce celtica e scritto a caratteri cubitali "Dux mea Lux". Siamo figli di una poesia senza tempo e testimoni di un tempo senza poesia. Sul mio banco trovo disegnati i soliti peni stilizzati, qualche minaccia di morte, niente di speciale. Mi preparo psicologicamente ad un'altra terribile giornata. 8.10-13.10 ore di lezione, ci insegnano cose che non serviranno a fermare i lupi là fuori, fa freddo nelle nostre anime, e non so che cosa potrà scaldarle. 14.00-Torno a casa, metto la chiave nella toppa, ma non gira. Forza dannata chiave muoviti! Niente. Suono il campanello. Niente. Risuono. Niente. Preso dalla rabbia schiaccio il pulsante così forte da poterlo rompere. Lo tengo schiacciato e aspetto, forse sono passati un milione di momenti, non lo so. Risponde l'uomo che un tempo chiamavo papà e la sua voce resa fredda e insensibile dal citofono mi urla addosso"Vattene io e mia moglie non voglioamo più vederti. Vattene e non tornare mai più!"Mi aveva dato del tu,erano anni che non lo faceva. Eruttavo emozioni, ero sbigottito, furioso e deluso da mia madre che mi aveva tradito, confuso perchè non sapevo dove andare. Non sapevo che mia madre ora sorrideva con un buco in mezzo agli occhi e con parte del suo cervello ad adornare la carta da parati come fosse un quadro raccapricciante di chissà quale artista invasato. 14:30-22:00-Giro per la città senza meta. Mi sento perso in una città dove sono cresciuto, ho pianto, forse ho pianto solamente oggi in tutta la mia vita. 22.15-Incontro un po' di compagni di scuola, ubriachi in una maniera scandalosa, figli di papà che spendono i soldi del paparino in alcool e droga, bruciando i loro piccoli cervelli rinsecchiti pieni di pregiudizi e menzogne, cercando le loro felicità in qualche bicchiere o alla fine di una striscia di coca, desolando le loro anime con finte amicizie e amori giocattolo. Il figo della situazione mi urla "Lurido frocio" e mi carica come un rinoceronte. Non mi chiedo perchè lo fa. Forse perchè semplicemente sono io; forse sono io che ho sbagliato, non lo so e semplicemente non mi interessa. Mi tira un pugno alla bocca dello stomaco. Cado a terra,sbatto la testa nella caduta, ma non perdo i sensi. Vedo che arrivano anche gli altri, un calcio in faccia mi riempe la bocca di sangue, la testa mi rimbomba; un altro sulla schiena, uno mi salta su un ginocchio, me lo rompe. Il sangue che ho in bocca non mi lascia gridare, mi fa solo sputacchiare un ammasso di saliva, sangue e denti. Mi tirano su, in due non mi reggo in piedi. Mi riempiono di pugni. Ora oltre al sangue in bocca sale anche il vomito, sputo tutto sull'asfalto, un ammasso informe di un colore indefinito, non sento più niente. Uno di loro mi grida qualcosa mostrandomi una macchia sulla sua camicia firmata. Mi scaraventa a terra. Mi salta in testa, sento la suola dentata del suo Timberland che mi preme da una parte della testa, l'asfalto dall'altra. Oggi è Il giorno della memoria, penso, mentre un Timberland sta per sfracellarmi la testa sull'asfalto, oggi è il giorno della memoria, ma cos'è che ricordiamo? Ricordiamo Gli Orrori che abbiamo commesso o il Fatto che siamo stati capaci di farlo? Forse tutti e due. Ricordiamo che uccidiamo qualcuno solo perché prega un Dio diverso, perchè chiama eroi uomini diversi. Uccidiamo qualcuno solo per chi ha deciso di baciare.Oggi è il giorno della memoria. Un Timberland mi sfascia il cranio e spappola il mio cervello sull'asfalto, Oggi è il giorno della me- moria. Oggi è il giorno della memoria. Finchè ci saranno storie come la mia, continuate a ricordarvi di questo giorno. Vi prego ricordatevi di me. Oggi è il giorno della memoria. Massimiliano Rrapaj IV L NOSTOI Vele d’alberi maestri tremanti per le sartie giù tutto il cigolio penetrante e lento, l’acredine del sale sui legni sfiniti da vinacce schiumose e l’eco di Sirene annerite drogate dalle proprie malìe. Eroi cerulei adesso spaesati commossi di nostalgia mendicanti di gloria un tempo sulle sabbie Magenta della rocca Briganti da scacchiera per una regina senza età essenza di luna Sgualcita dalla vanità dai preziosismi senza coro di quel teatro dell’assurdo, regia fatale perfetta. Seravon C’ERA UNA VOLTA C'era una volta Adamo che viveva in una casetta di montagna insieme a Michelangelo. I due, diventati grandi , si sono fatti molto amici. Il loro migliore amico Armando Scia (manna) insieme al suo De Canio San Bernardo sul ghiacciaio dei Montesi Zugarini. Finché ad un certo punto va addosso ad una foresta di Albertini. Con il grande schianto si fa male sui Chiappini e si Spacca (un) pelo. I due amici lo soccorrono, lo por- tano a casa loro e decidono di fargli dei Bagnoli di acqua e sale per alleviare il dolore causato dal pelo spaccato. Dei Pellegrini Islami(ci) con abiti di tutti i Colori, provenienti dalla vicina fattoria che allevava molti Antognelli, bussano alla porta della casetta di montagna poichè avevano visto l' incidente. Così rivolgendosi ad Armando uno gli chiede:"Come hai fatto a non vedere la foresta? Ma cosa ti Fumi ? " e lui rispo- se :" Fumare è Legittimo, ma io non lo faccio !! " I pellegrini rispondono: " Ehi, non dire il contrario Cu neghi !! " e se ne vanno. Presso il laghetto vicino stanno succedendo tanti Cagini !!! Dei Crocioni dispettosi, provenienti dalla valle Menconi, stanno rincorrendo dei poveri Cagnoni quando si imbattono in un anziano della famiglia Guglielmi, impegnato nella pesca di pesca da Lenzi. Il vecchio, vedendo i Crocioni, decide di ucciderli e ricavarsi una Pelliccia da mettere in premio per il Cecca-relli della città. Il vincitore tristemente solleva il premio con la mano Mancinelli e, scontento per il premio, dice:" Così non Valeri! E' troppo Piccolini per l'enorme sforzo che ho fatto per vincere! " Classe IV A IL FUTURO E’ NELLE NOSTRE MANI Vorrei difendere un dipinto realizzato dagli studenti durante l’occupazione. Si tratta di un trittico appeso in Aula Magna, ben realizzato e collocato con cura sotto l’orologio, che in tal modo sembra far parte dell’opera. Il soggetto è molto duro, e l’immagine è per molti un “pugno nello stomaco”. Nel primo pannello dall’alto si vede una zoomata su una maglietta con una scritta. Si legge solo: “nelle nostre mani”. Poi l’inquadratura si allarga e si legge tutta la scritta ”Il futuro è nelle nostre mani”, finchè, nel terzo pannello, si vede tutto il busto del ragazzo con due moncherini al posto delle mani. E’ vero che noi speriamo sempre di vedere i nostri alunni felici. E’ vero che bisogna dare spazio alla speranza. Ma se la contestazione studentesca ( e di noi docenti) partiva proprio dall’avvilimento della Scuola pubblica, dalla mancanza di fondi per l’Istruzione, come si può non vedere in quell’opera un messaggio di grande effetto e validità? A volte si discute su cosa sia l’Arte e non si arriva mai mai ad una definizione precisa. Di sicuro però quando un’immagine buca il muro dell’indiffe- renza si può parlare di Arte. Questa ci riporta alla sensibilità dell’Espressionismo, a Munch per esempio, a Kirchner che si autoritrae mutilato lato durante la prima guerra mondiale. Forse si dovrebbe esporre in altra sede. Forse sarebbe meglio affiancare una targa esplicativa. E, se l’idea è originale, non copia- ta, dovrebbe essere firmata. Ma, a proposito, l’autore chi è? Lucia Angelucci “M. vuoi una tangente come i camorristi?” ”Il tuo è terrorismo didattico” cit G. “Scoperta prof. Ubriaca in classe… correggeva i caffè” “E’ sparito il riso, ce l’hanno soffiato” “Abbiamo riso abbastanza ora pasta” “Ahi, ahi!” disse il pisolino mentre tutti lo schiacciavano. “Mi..tosi” disse una cellula al barbiere. Samuele Delicati V E Daniel Taccucci V E Thanks To: E anche il numero di Marzo è andato. Abbiamo riiniziato un po’ affannosamente ma siamo comunque tornati. Come di consueto partiamo con i ringraziamenti: un grazie a Daniel, Alessia, Giada, Emanuele, Laura, Raoul, Giovanni, Stefano, Federico, Astrid, Guido e Lorenzo. Un grazie anche alla nostra nuova piccola new entry del 1 Tommaso e a tutti coloro che nonostante non facciano parte della siringa , ci mandano i loro elaborati. Un ringraziamento speciale alla nostra brava, ma lamentosa, impaginatrice Claudia. Ringrazio anche Marco, il capo-redattore che tra una nevicata e un’influenza ogni tanto è presente! Un immenso grazie soprattutto a voi che, tra un sudoku e una barzelletta, leggete anche i nostri articoli! Ci sentiamo presto! La vostra caporedattrice Carmen. Carmen IV F