Mb!opuj{jb!qvohfouf"!
Numero 26; Marzo 2013
Giornalino degli studenti del Liceo scientifico “Galeazzo Alessi” PG
“Gran brutta malattia il razzismo. Più che altro strana: colpisce i bianchi, ma fa
fuori i neri.”
Albert Einstein
Editoriale
Salve lettori… come state?
Duro il rientro dalle vacanze?
Non so per voi, ma per noi
abbastanza; non buttiamoci
giù però, mancano ancora 3
mesi. Il nostro lavoro è riiniziato subito: siamo sempre più
attivi e curiosi di scoprire e
commentare le novità, che
sono veramente tante! Ci stiamo sempre più rinnovando:
oltre all’angolo delle ricette,
per quanto riguarda le recensioni, non saranno solo di film
e libri, ma anche di videogiochi… con tanto di giudizio.
Dopo le piccole incomprensioni e dopo il successo avuto dai
nostri articoli pubblicati, soprattutto quelli sulla sede, con
tanto di risposta dell’assessor
Mignini, siamo felici di annunciarvi che il Perugia Notizie ha
richiesto la nostra collaborazione per il numero di Marzo.
Altra novità e che in tutte le
aule, a partire da febbraio, è
istallato un computer , in modo da poter inserire voti, argomenti e presenze, in tempo
reale, sul registro elettronico.
Che ne pensate? Una bella o
una cattiva idea? Vi ricordo che
se volete esprimere la vostra
opinione o volete vedere pubblicato sulla Siringa un vostro
lavoro, anche da anonimi,
potete inviarlo al nostro contatt o
e - m a i l :
[email protected]. La Redazione si riunisce nei laboratori
di via Ruggiero d’Andreotto
ogni lunedì alle 14,30: siete
sempre benvenuti.
Buon proseguimento, buon
recupero delle insufficienze
( per chi ce l’ha) e buona lettura! Al prossimo numero!
I Caporedattori
Carmen IV F Marco V L
“IL SILENZIO DEGLI INNOCENTI”
“DI FRONTE AL BISOGNO SIAMO NATURALMENTE PORTATI A RISPONDERE”
Nei corridoi della scuola qualcuno deve
camminare rasente ai muri, per non rischiare di urtare nessuno. Eppure viene
spesso comunque spintonato. Qualcuno
non può sperare di mangiare la merenda
o tenere in tasca i propri soldi, in certe
scuole. Anche nella nostra? C’è chi cammina in gruppo, ride e scherza. Chi cammina da solo, cerca di scomparire. Per
strada, sugli autobus, in discoteca ogni
adolescente sa che potrebbe essere preso
di mira da uno di quei gruppi di bulli
che, forti del numero, sembra si guardino
intorno alla ricerca di una vittima sulla
quale farsi valere.
Il giorno 19 Gennaio abbiamo intervistato il professor Marini riguardo al
progetto adozione a distanza. Quest’
iniziativa non è un progetto riconducibile a quello della scuola ma viene
portato avanti da lui insieme ad alcuni
ragazzi del nostro liceo. Consiste nella
vendita di piantine in occasione dei
colloqui con le famiglie. Importante è
la distinzione tra adozione e sostegno:
in questo caso si tratta di sostegno a
distanza e consiste nel versamento di
una quota annuale di 312,00 € ; il
beneficiario la riceve sottoforma di
alimentazione, cure mediche, scolarizzazione e possibilità di partecipazione
ad attività educative e ricreative.
.. Continua a pag. 2
.. Continua a pag. 5
RITA LEVI MONTALCINI: ADDIO AL NOBEL CHE HA RIVOLUZIONATO LA MEDICINA
Un secolo di vita. Un secolo
di ricerche, passione e tanto
lavoro. Un’intera carriera
dedicata a cogliere gli innumerevoli meccanismi che
stanno alla base della scienza e dei suoi principi.
Rita Levi Montalcini viene
ricordata per l’enorme contributo dato alla medicina
con i suoi numerosi studi
riguardo il sistema nervoso.
Era il 1947: la Montalcini
accetta di prendere parte
alle ricerche nel Department alla Washington
University di St. Louis, negli
USA, insieme ad altri scienziati sia italiani che
europei ed arriva alla bril-
lante scoperta del fattore di
crescita nervosa
(NGF).
Sono stati proprio i risultatidi queste ricerche che le
hanno consentito poi, di
ricevere il prestigioso premio Nobel per la Medicina
nel 1986.
.. Continua a pag. 10
“IL SILENZIO DEGLI INNOCENTI”
Nei corridoi della scuola
qualcuno deve camminare
rasente ai muri, per non
rischiare di urtare nessuno.
Eppure viene spesso comunque spintonato. Qualcuno non può sperare di
mangiare la merenda o tenere in tasca i propri soldi,
in certe scuole. Anche nella
nostra? C’è chi cammina in
gruppo, ride e scherza. Chi
cammina da solo, cerca di
scomparire. Per strada, sugli
autobus, in discoteca ogni
adolescente sa che potrebbe
essere preso di mira da uno
di quei gruppi di bulli che,
forti del numero, sembra si
guardino intorno alla ricerca di una vittima sulla quale
farsi valere.
Il bullismo è un fenomeno
che consiste in una serie di
prepotenze, umiliazioni,
piccoli o grandi torture psicologiche: i bulli si riuniscono in “branchi” per aggredire o dominare altri ragazzi
nell’ambito scolastico, per
strada, nei luoghi di ritrovo
dei giovani.
I BULLI
I bulli sono quei ragazzi che
ritengono o s’impongono di
essere più forti e più furbi
di altri. Il ragazzo bullo,
generalmente, appare educato e rispettoso nel confronto degli adulti, ma nel
contesto giovanile, per apparire più forte agli occhi
degli altri ragazzi, si prende
gioco della persona più
debole maltrattandola sia
fisicamente che psicologicamente.
Questo comportamento
vessatorio è solitamente
incoraggiato dal successo
che riscuote nel contesto
adolescenziale e preadolescenziale: il bullo spesso
risulta più simpatico e più
coinvolgente rispetto al
tipico “bravo ragazzo”, il
quale è dipinto come abituario e noioso.
possono essere definiti come branchi di ragazzi, dove
si delinea il gruppo di
“seguaci o schiavetti” ed un
capo, preso come esempio
da seguire in ogni situazio-
ne. In questi gruppi vi sono
regole che dettano il rispetto e la fedeltà al capo dato
che ha il pieno controllo del
gruppo. I branchi di questo
tipo, fino a qualche anno fa
“amiche” impostati su dinamiche negative di capi e
gregari. Il bullismo femminile è spesso meno evidente,
ma sicuramente altrettanto
crudele e spietato!
VITTIME DEI BULLI
La vittima tartassata è intimidita dal bullo, perciò non
denuncia queste violenze né
ai genitori né agli insegnanti. Questa vittima si trova in
difficoltà ad integrarsi nel
gruppo e finisce per sentire
di non poter fare a meno di
partecipare a questo
“gioco”, poiché non vede
altra soluzione che di farsi
accettare dal gruppo che lo
rifiuta. L vittima si colpevolizza, si vergogna di essere
debole e spesso non chiedono aiuto.
I RISCHI
Questi tipi di comportamento sono la base dei gruppi
mafiosi. Addirittura, in Italia, il bullismo, per alcuni
ragazzi, è il “tirocinio” per
continuare la tradizione di
famiglia; se altri ragazzi denunciassero il fatto, il bullo
avrebbe appoggio dai propri
genitori che proteggono
questo comportamento.
Stefano Mingo III G
GRUPPI
Solitamente questi bulli
fanno parte di gruppi di
ragazzi del quartiere, della
scuola ecc. Questi gruppi
erano per lo più maschili:
negli ultimi anni però il
fenomeno sembra aver cambiato sesso. Sono sempre
più numerosi i gruppi di
IL CYBERBULLISMO UCCIDE
Una ragazza che durante la
notte si alza e si butta dal
balcone volontariamente.
Carolina Picchio è solo uno
dei tanti nomi dei ragazzi
che decidono di porre fine
alla propria vita. Questo
caso però, come un crescente numero di casi analoghi,
emerge tristemente. Infatti
la 14enne di Novara era
vittima del bullismo tramite
social network, altrimenti
noto come “cyberbullismo”.
Ad affermare ciò sono i suoi
compagni di classe, dichiarando infatti che era pesantemente insultata su twitter.
Il classico bullismo non è
altro che un insieme di atteggiamenti intenti a perseguire e tormentare il bersaglio che può essere un ragazzo debole, come un adulto insicuro. Questi atteggiamenti posso essere insul-
Il cyberbullismo è una forma evoluta di persecuzione
e violenza psicologica che
consiste nell’oppressione a
diversi livelli della vittima,
realmente e virtualmente.
Infatti i nuovi mezzi di comunicazione in questo caso
diventano strumenti pericolosi in mano a persone che
li utilizzano in modo altamente inappropriato. In
questo modo esaltano aspetti negativi come la rintracciabilità e la facoltà di
poter pubblicare a centinaia
di persone ciò che può passare per la mente, e convertono in una potente arma la
grande utilità che hanno
questi nuovi mezzi di comunicazione digitale come
poter contattare amici di cui
si erano persi i contatti o
poter condividere pensieri
con propri conoscenti. A
ti, o comunque azioni che
mettono in una posizione di
impotenza la vittima, che
viene così isolata e può
quindi arrivare a compiere
gesti estremi.
tutti gli effetti il cyberbullismo può comun-que essere
definito stalking. Lo stalking
non è altro che un maniacale inseguimento che può
comportare un forte stress
emotivo per chi ne subisce
gli abusi. Le conseguenze
possono essere a livello
psicologico e sociale. Spesso però la vittima per paura
zioni familiari difficili, desiderano affermare la loro
supremazia su qualcuno che
non può sottometterli. Questi atteggiamenti creano
delle conseguenze tende a
nascondere gli abusi e non
poterne parlare con qualcuno peggiora la situazione. In
questo modo la situazione
volge a esclusivo guadagno
dei prepotenti.
Coloro che subiscono il
cyberbullismo spesso sono
ragazzi più piccoli dei cosiddetti “bulli”, ovvero coloro
che esercitano questa forma
di persecuzione, e perciò le
capacità di reagire sono
estremamente ridotte. I
bulli invece spesso sono
ragazzi che per affermare la
loro personalità hanno bisogno di sovrastare chi è più
debole di loro. Coloro infatti che hanno dei disturbi
sociali sono quasi sempre i
bulli, che, venendo da situa-
stati d’ansia ai perseguitati
che possono trasformarsi in
azioni estreme, soprattutto
se si tratta di giovani che si
affacciano in realtà disorientanti e che li mettono a confronto con ragazzi molto più
grandi.
I genitori non accettano che
ciò sia una realtà vissuta da
un numero crescente di
ragazzi senza che nessuno vi
ponga rimedio, e accusano i
media che concentrano la
loro attenzione su notizie di
cronaca rosa invece che far
affrontare questo caso per la
sua gravità.
Tommaso Arcangeli III G
TALENT SHOW:PURO INTRATTENIMENTO O TRAMPOLINO PER IL SUCCESSO?
Talent show è un inglesismo
affermatosi negli anni ’90
attraverso la televisione che
letteralmente significa esibizione del talento e sostanzialmente indica lo spettacolo televisivo, il cui format è
basato sulla scoperta di giovani talenti. In Italia apre le
porte ai talent per prima
Maria de Filippi che nel
2001 conduce sulle reti
Mediaset la prima e ancora
nota edizione di “Saranno
Famosi”, poi ribattezzata
“Amici di Maria de Filippi”
che ormai da oltre dieci
anni appassiona milioni di
italiani registrando di anno
in anno ascolti sempre più
considerevoli. Da allora e
proprio grazie al successo
derivatone nascono altre
decine di programmi analoghi soprattutto incentrati
sul canto come ”Io canto”,
”Ti lascio una canzone”, ”X
Factor”, ”The winner is”,
ecc.. Nelle ultime quattro
edizioni del festival della
canzone italiana a Sanremo
è accaduto che sul podio
dei vincitori finisse almeno
un cantante proveniente o
appena uscente da un
talent: nel 2009 quando la
vittoria se l’aggiudicò Marco
Carta fresco vincitore di
Amici, nel 2010 con la vittoria di Valerio Scanu, anch’egli uscito , seppur non vincitore da Amici e il terzo posto di Marco Mengoni vincitore dell’allora
ultima edizione di X Factor.
Poi si prosegue
nel 2011 con il
secondo posto
dei Modà con
Emma Marrone,vincitrice di
Amici, e infine si è raggiunto
l’apice nell’ultima edizione,
quando addirittura sul podio sono finite 3 artiste uscite da talent show, con il
primo posto di Emma Marrone, il secondo di Arisa e il
terzo posto di Noemi, entrambe uscite da X Factor.
Questo è un dato statistico
che a mio avviso deve condurre alla riflessione che
forse oramai i talent non
sono più seguiti dai giovani
solo come una forma di
puro intrattenimento, ma
forse perché la partecipazione ad un talent può portare,
oltre a molta visibilità, anche e soprattutto un futuro
lavorativo e
un successo
che
nella
società
di
oggi è conteso da chiunque in qualsiasi campo.
Ed è proprio
su
questo
meccanismo che si innesta il
talent ed è un meccanismo
a vantaggio reciproco nel
senso che il talent, da una
parte, va alla ricerca dei
talenti da mettere in vetrina
e grazie ai quali il programma ottiene ascolti e il giovane, dall’altra, decide di partecipare al talent per mettersi in luce e arrivare al successo. Molte sono state le
discussioni sulla vera utilità
e la notorietà che questi
programmi danno a chi vi
partecipa e in queste il dibattito si è concentrato essenzialmente su due quesiti
ovvero: ”Alla luce dei risultati delle ultime edizioni di
Sanremo è possibile affermare che il vincitore venga
apprezzato solo per il proprio talento oppure la notorietà acquisita dopo un
talent può incidere al momento della scelta della
preferenza? E ,quindi, se
di un qualsiasi tipo di carriera lavorativa in particolare
quella televisiva, un minimo
di notorietà non possa che
portare vantaggi al percorso
di un giovane artista e il
fatto che questo sia stato già
proposto al pubblico ci permette in un certo senso di
preferirlo alle new entry nel
momento della scelta, in
quanto ci sentiamo come se
fosse già entrato del nostro
quotidiano ed è come se già
fosse parte del nostro vissuto. Il successo e l’apparizione infatti viene determinato
anche dal comportamento
di questi personaggi, che
spesso, pur di emergere e
ottenere trionfi, sono disposti a mettere a repentaglio la
propria vita privata trasfor-
alle capacità personali vengono abbinati anche altri
aspetti, il personaggio ha
successo anche perché riesce a trasformare la propria
vita e il proprio lavoro in
una sorta di reality show?
Non è particolarmente semplice affrontare e cercare di
trovare una risposta a queste domande anche perché
ad un certo punto si rischia
di scontrarsi con quello che
è il parere personale di ciascuno sull’argomento, ma
cercheremo di rispondere
ragionando su alcuni aspetti. In primo luogo credo che
sia inevitabile che all’inizio
mandola in una sorta di
reality show che ovviamente
la televisione non condanna. Concludo la mia riflessione, dunque, definendo i
Talent come una sorta di
centro di collocamento di
giovani talenti spinti dalla
società a caccia del successo
ad un prezzo,come detto,spesso troppo alto in cui
viene messa in gioco la propria immagine come persona prima che come artista.
Federico Fumanti III G
“DI FRONTE AL BISOGNO SIAMO NATURALMENTE PORTATI A RISPONDERE”
Il giorno 19 Gennaio abbiamo intervistato il professor
Marini riguardo al progetto
sostegno a distanza. Quest’
iniziativa non è un progetto
riconducibile a quello della
non governativa non a scopo di lucro) che attualmente aiutaoltre 34.000 bambini adottati in tutto il mondo. Con queste organizzazioni il proponente sceglie
scuola ma viene portato
avanti dal professore insieme ad alcuni ragazzi del
nostro liceo. La raccolta
fondi destinati al sostegno a
distanza di minori consiste
nella vendita di piantine in
occasione dei colloqui con
le famiglie. Importante è la
distinzione tra adozione e
sostegno: in questo caso si
tratta di sostegno a distanza
e consiste nel versamento di
una quota annuale di 312,00 € ; il beneficiario la
riceve sotto forma di alimentazione, cure mediche,
scolarizzazione e possibilità
di partecipazione ad attività
educative e ricreative. L’adesione viene effettuata mediante un’associazione
le zone in cui si vuole aiutare il bambino ( Medio Oriente, Africa, Sud America,
Federazione Russa, o in cui
si vive una situazione di
crisi). Dice il professore: “
Personalmente quando ho
dovuto fare questa scelta ho
deciso di aiutare bambini
della Palestina, perché lì è
presente un’esperienza di
scuola in cui cristiani, musulmani ed ebrei studiano,
giocano e vivono insieme.
La cultura che viene insegnata è quella dell’amore,
del vero rispetto reciproco.”
L’altro bambino adottato è
stato scelto per un altro
motivo, questa volta in Messico, in Campeche, una zona disagiata economicamen-
te, dove però è presente
una bellissima realtà educativa.
Il rapporto che si instaura
con questi bambini non è
solo economico ma anche ,
e soprattutto, affettivo: si crea un vero
legame padre e figlio.
Per quanto
riguarda la parte
economica, l’adesione può essere temporanea, di un anno,
o continuativa, fino
alla fine del periodo
di studi del ragazzo,
avendo questo progetto come scopo
quello dell’educazione. L’associazione
non sceglie i bambini a caso: deve
avere dal padre
naturale una dettagliata relazione
della situazione
economicofamiliare del bambino mediante la
quale stabilire se è
opportuno o meno l’aiuto economico. Il bambino,
ricevuti gli aiuti,
dimostra la sua
gratitudine attraverso lettere e
foto. Il padre è anche costantemente informato sulla
condotta scolastica del figlio , attraverso la ricezione
di pagelle. “ La cosa che mi
ha colpito è che in questo
periodo di crisi economica
si è portati a pensare che ci
sia meno disponibilità a
donare. Invece la raccolta
fondi fatta a Dicembre ha
mostrato il contrario. I genitori si sono fermati quasi
volontariamente ad acquistare le piantine concependo questo sostegno come
un aiuto ad un loro figlio
iscritto all’ Alessi : di fronte
al bisogno noi siamo naturalmente portati a rispondere, è la naturale condizione
umana.” “ Attraverso questo
gesto si può capire che stiamo costruendo un mondo
diverso. È bellissimo scoprire che molti altri colleghi di
questa scuola hanno uno o
più bambini con sostegno a
distanza, dimostrando così
altri aspetti del loro essere
insegnanti”.
Carmen Paciotti IV F
Alessia Pellegrini IV A
PAGELLE IN ARRIVO: TROPPE INSUFFICIENZE FANNO MALE!
E’ tempo di pagelle e quindi
di un primo bilancio sull’andamento scolastico degli
alunni durante la prima
parte dell’ anno. Purtroppo
però, la prima valutazione
del trimestre che si è appena concluso, riserverà a
molti studenti delle brutte
sorprese. Una o più insufficienze infatti non sono una
rarità, dato che la percentuale di ragazzi che ne hanno almeno una si aggira
attorno al 70%, dato scaturito dalle recenti valutazioni
collegiali dei consigli di
classe del nostro Liceo. Certamente non si tratta di un
risultato confortante se si va
ad osservare come il numero di insufficienze sia incrementato notevolmente dai
giudizi negativi collezionati
dalle classi del primo e del
secondo anno. Picchi vertiginosi si raggiungono soprattutto nelle discipline
umanistiche, italiano circa il
26%, latino intorno al 35%,
e nella matematica, che
registra insufficienza per
circa il 34% degli studenti
che costituiscono il biennio.
Questi dati probabilmente
tanza per i loro studi, rappresentato dalla scuola superiore. Una cosa, però,
resta da domandarci, e cioè
quanto sono indicative queste prime valutazioni rispetto agli esiti finali? Cosa si
testimoniano che le basi
scolastiche che si acquisiscono nel corso della scuola
media, soprattutto in materie principali come la matematica e l’italiano, non sono
abbastanza solide da permettere agli alunni di affrontare lo stadio successivo
e di fondamentale impor-
possono aspettare i ragazzi
per gli scrutini di fine anno?
In linea generale,a volte
può dipendere dalla difficoltà ad ingranare la marcia
giusta nello studio, ma
quando si tratta di insufficienze gravi, e magari più di
una, sarebbe opportuno
prendere in mano la situa-
zione. Infatti lo studente
può contare sull’aiuto degli
opportuni corsi di recupero
messi a disposizione dalla
scuola o magari frequentare
quelli offerti da altri ragazzi
più grandi e ben preparati
nella materia che deve essere recuperata. Fondamentale è anche la collaborazione
dei genitori e dei docenti,
che devono saper risollevare
l’ alunno e rimetterlo in
corsa per affrontare la parte
successiva dell’ anno, rimediando ai danni. Non dimentichiamoci, però, che il
primo strumento che non
può assolutamente mancare
e di cui lo studente deve
armarsi , è quella sana dose
di buona volontà e amor
proprio che gli è indispensabile, affinché possa trovare il cammino giusto per
risalire china.
Giada Colori IV A
I GIALLI DELL’ ALESSI
In questa scuola stanno
succedendo fatti misteriosi,
se vogliamo anche di terzo
tipo: alcune volte spariscono le merendine, altre addirittura le galline, con i rispettivi “ovi”.
La nostra cara bidella Simona è stata vittima di un furto
di 2 galline la notte del 10/12/12. Riportiamo scrupolosamente la testimonianza
della vittima: il fatto è accaduto a Ferro di Cavallo, in
una casetta rossa con le
finestrelle davanti di colore
ignoto, sotto la Città della
Domenica. I ladri si sono
intrufolati rompendo una
finestrella
del pollaio e,
n o n
avendo
lasciato
tracce
di pneumatici,
si pres u p pone
c h e
abbiano portato via la refur-
tiva “in collo”. Dai rilievi
fatti e dalle testimonianze
raccolte,
si è accertato
che oltre
ai due
animali, i
malviventi hanno
trafugato
anche un
po’ “de
ova
“
fresche
fresche.
La vittima è ancora sotto
shock dall’accaduto: poverina, le avrebbe usate per fare
il brodo a Natale, o più probabilmente le stava usando
per trarre guadagno attraverso lotte clandestine.
I delitti a sfondo alimentare
si moltiplicano, data la scarsità di fondi degli Italiani in
crisi.
Non solo le galline sono
state oggetto di furto, ma
anche alcuni prosciutti. La
vittima, non potendo essere
citata, causa minaccia di
bocciatura, sarà chiamata
“L’Innominato”. All’
“Innominato”sono stati trafugati ben 2 prosciutti, stagionati, salati e pepati al
punto giusto, pronti per
essere mangiati in compagnia di simpatiche ospiti.
Purtroppo a causa di ciò, la
vittima è rimasta a bocca
asciutta. La stessa sorte è
toccata ai tecnici di laboratorio: è stato da loro denunciato il furto di deliziose
merendine al gusto cioccolato e arancia, “ a basso indice glicemico, sazi più a lungo”.
Facciamo i complimenti ai
temerari ladri che hanno
trafugato queste vivande,
probabilmente per motivi di
sopravvivenza. Il misfatto è
lasciato erroneamente aperto. A scanso di ogni vile
insinuazione, affermiamo
Questa è soltanto una piccola parte dei misteriosi avvenimenti che sono accaduti
al popolo dell’ Alessi, senza
contare il fatto che lo stesso
articolo, che doveva essere
pubblicato prima di Natale,
è scomparso ed è stato poi
riscritto.
Fatto il Misfatto, Riportato il
Mistero. Alla prossima puntata !
Daniel Taccucci V F
Claudia Gasperini IV F
stato commesso durante
l’ora di pranzo, il laboratorio probabilmente è stato
recisamente che i giornalisti
de La Siringa sono del tutto
estranei ai fatti.
LA BAND DELLA SCUOLA
Conosciamoli meglio: questa è un’ intervista che gli
abbiamo proposto durante
le prove del lunedì pomeriggio:
Otto di voi hanno già una
Band: come avete iniziato
a suonare?
Alcuni di noi hanno incominciato a suonare singolarmente per pura passione e
successivamente si sono
aggregati ad una Band; altri
invece hanno cominciato in
gruppo aiutandosi l’un l’altro nell’ apprendimento del
singolo strumento.
Qual è l’importanza della
musica per voi?
All’inizio ritenevamo che la
musica fosse fine a se stessa,
ma con il tempo ci siamo
accorti che è diventata un
importante fattore di crescita, che ci fa vivere nuove
esperienze.
Credete che diano impor-
tanza al vostro progetto
all’interno della scuola?
All’inizio il progetto era
stato appoggiato dalla scuola, ma in questi ultimi anni
siamo poco considerati nonostante
i nostri
successi
in ambito regionale:
infatti
abbiamo
vinto
“Musica
nelle
scuole” .
Anche
gli studenti
del liceo
s o n o
poco interessati al nostro
progetto; infatti il numero
di partecipanti è diminuito
drasticamente negli ultimi
anni...
Ed ora una domanda al
professore e coordinatore
della Band, Walter Toppetti; trova che il modo di
vedere la musica sia cambiata nel
corso
d e g l i
anni?
Assolutamente i
ragazzi
d’oggi
vivono
superficialmente
la musica,
dando
tutto per
scontato
e pensando soltanto al profitto; ai miei tempi, al contrario, si suonava per pura
passione e per procurarsi
uno strumento si andava a
lavorare l’estate.
Crediamo che la Band si
meriti una maggiore attenzione e un grande sostegno
da parte degli studenti dell’
Alessi. A volte diamo per
scontato che i talenti si esprimano, ma se non incontrano ambienti favorevoli
per crescere rischiano di
essere soffocati. Il nostro
liceo dà spazi e sostegno,
ma l’indifferenza di molti
deve essere superata. Piuttosto, invitiamo tutti i talenti
musicali dell’Alessi ( e siete
tantissimi) a dare una mano
e ad arricchire l’armonia
della band!
Stefano Mingo III G
Giovanni Buzzao III G
ATTENZIONE, DONNE ARMATE!
Basta parlare solo di uomini, qui c’è bisogno di un
tocco di rosa. E quale momento migliore del carnevale per mostrare la forza e la
tenacia che caratterizza il
“gentil sesso”?!
Proprio nel periodo da qualche secolo consacrato alle
maschere e ai festeggiamenti più sfrenati, un gruppo
femminile ha l’usanza di
dimostrare la propria determinazione in modo decisamente bizzarro: le donne di
Düsselfdorf, in Germania,
sono solite girare per la città
“armate” di forbici, pronte
ad aggredire e a tagliare le
cravatte a tutti gli uomini
che si trovano sfortunatamente in strada. Ma non è
una novità vedere donne
agguerrite con forbici in
mano per le strade di questa
città tedesca. Infatti la storia
ha inizio circa negli anni del
donato loro del denaro che
esse impiegavano soprattutto per i festeggiamenti del
giovedì grasso.
dopoguerra. Alle donne di
questo periodo era affidato
il compito di pulire il pozzo
comunale e per ringraziarle
del lavoro svolto veniva
Da allora questo giorno è
dedicato a loro e di loro
diritto. A partire del taglio
della cravatta del signor
sindaco ogni nonna, mam-
ma, bambina e zitella della
città si reca in strada e si
dedica a rincorrere uomini
“in-cravattati” pur di avere la
soddisfazione di tagliare
loro la cravatta addosso.
Questo giorno, da “giovedì
delle donne”, è stato rinominato Carnevale delle zitelle.
Questo attesissimo evento è
forse il simbolo di un mondo (quello rosa) che nel
secolo scorso rivendicava il
proprio ruolo nella società
ma che oggi piuttosto ha
bisogno di difendersi: anche
a suon di sforbiciate!
Laura Pascucci III C
UNA CORONA DI GUAI
Una delle ultime notizie che
ha fatto scandalo? Beh senza
dubbio la condanna del
fotografo Fabrizio Corona.
Nato a Catania il 29 marzo
del 1874, è un personaggio
televisivo che ha sempre
fatto parlare di sè, e che
continuerà a farlo nonostante si trovi in carcere. Amministratore di un’agenzia di
servizi fotografici, giornalista, imprenditore e personaggio televisivo,nel bene o
nel male, è entrato nelle
case degli italiani…e non
solo. Diversi sono i reati
commessi:infrazione al codice della strada, corruzione
di un pubblico ufficiale,
traffico di banconote false,
bancarotta, evasione fiscale
e per ultima, quella che l’ha
portato alla condanna, estorsione ai danni di personaggi famosi. Fabrizio Corona è stato oggetto di nume-
rosi procedimenti penali
tra il 2009 e il 2013, ed è
stato condannato in via definitiva Il 18 gennaio 2013, in
seguito alla sentenza della
Corte di Cassazione di Torino che lo condanna a 5 anni
di reclusione per estorsione
ai danni del
calciatore
David
Trezeguet.
Espressa la
sentenza, il
bel fotografo si è dato alla
fuga; dopo cinque giorni di
latitanza si è consegnato alle
forze dell’ordine. La condanna si è così protratta , da
5 anni di reclusione, a sette
anni, 10 mesi e 17 giorni.
Corona non è coraggioso,
non è un mito, non è un
eroe neanche negativo, non
è un coerente, non è un
maledetto e non ha nemmeno il rango del vero criminale. Ma quando di un personaggio dicono questo, spesso è perché un personaggio
lo è
davvero. E
lui lo
resta
anche
i
n
questo
caso.
La mia
n o n
vuole essere una difesa per
Fabrizio Corona, ma semplicemente un modo per farvi
notare come a volte la giustizia italiana non sia equilibrata. Innanzitutto è importante ricordare che il calciatore David Trezeguet non si
è mai convertito a parte
civile, e quindi la denuncia
ai danni del fotografo non
c’è. Tutti questi anni di
condanna allora non saranno forse un po’ troppi? Basta solo pensare al fatto che
molestatori, stupratori e
assassini o vengono spesso
condannati a pene della
stessa entità, ma poco tempo dopo escono di prigione,
o non vengono condannati
e continuano a fare la vita di
sempre. E se poi parliamo
dei politici c’è veramente da
ridere per non piangere.
Quanti soldi rubati alla popolazione? Tanti, ma nessuno fa niente solo perché
sono politici. Non dico che
Fabrizio Corona non doveva
essere condannato, dico
solo che quasi 8 anni di
carcere sono un po’ troppi!
Carmen Paciotti IV F
IN VERREM ORATIO PRIMA
No, non mi sono montata la
testa, le grandi requisitorie
rimangono di diritto al principe del foro (che , per chi
non avesse ben presente la
citazione del titolo, è l’inossidabile Cicerone) , ma anche io ogni giorno mi imbatto nelle bravate di qualche
Verre: nei bagni, nei corridoi, ma soprattutto nelle
aule della nostra scuola.
Verre era un porco, questo
significa il suo nome, alla
lettera: amava spogliare
templi, statue e giovani vergini, prendeva tutto ciò che
era alla portata delle sue
mani di governatore protetto dalla forza romana. Cinque anni di permanenza per
rovinare una provincia, la
Sicilia, che tanto per cambiare testimonia il meglio e
il peggio della Storia Italiana. Qui all’Alessi Verre, piuttosto che arraffare e portare
via, cosa che comunque di
tanto in tanto non disdegna
( soldi, cellulari, cancelleria..) imbratta muri e porte,
banchi e gabinetti, lascia
immondizia per le scale e
nei corridoi, accumula rifiu-
ti in classe. E lo fa con la
educazione civile anche per
stessa faccia tosta dell’antico
i nostri studenti prendersi la
Verre, con le stesse pretese
responsabilità del bene codi legittimità. Anche in quemune e dello spazio comusto caso ha cinque anni a
ne nel quale, volenti o nosua disposizione per fare
lenti, passiamo buona parte
come se fosse il padrone a
delle nostre giornate. Mi
casa propria (un porcile).
direte che la nostra scuola,
Quale forza gli garantisce
per quanto olio di gomito
l’immunità? La rassegnaziopossiamo mettere, non sarà
ne dei docenmai
“uno
ti e dei colla- “Dimostrate di avere a s p l e n d o r e ”
boratori ATA? cuore e di saper gestire perché cade a
La maleduca- l’Alessi, governatori per pezzi; mi direzione dilagan- cinque anni di una pro- te che i collate? L’omertà vincia che qualche tesoro boratori ATA
dei compa- ancora può offrire; prima devono guagni?
Sono che di chiunque altro, dagnarsi
lo
stata
nelle l’Alessi è vostro.”
stipendio; mi
scuole pubblidirete che la
che in Europa : uno splenmole di immondizia prodotdore, non scherzo. Sale e
ta pro capite nella mattinata
biblioteche gestite dai ragaznon entra negli appositi
zi, dove gli studenti potevacontenitori, che in bagno
no anche giocare e mangianon si può pretendere che
re, erano pulite e profumalo studente assonnato faccia
te: neanche una cicca per
centro in un misero gabinetterra. Nelle aule cestini vuoto…. Cari Verre, questi
ti, lavagne lavate, libri in
discorsi fateli a vostra madre
ordine e banchi nuovi. A
quando vi toglie il cellulare
fine lezione, fin dalle elese non riordinate la camementari, gli studenti a turno
retta! Non siamo rassegnati
puliscono le aule e le zone
e qualunquisti, non siamo i
comuni. Sarebbe una buona
soliti italiani che buttano
l’immondizia per strada e
poi manifestano contro la
discarica. La nostra scuola
non sarà un palazzo di cristallo, ma è quello che per
ora abbiamo e rivendichiamo il diritto di starci bene,
di respirare e vivere gli spazi
senza temere epidemie di
peste bubbonica. Un appello agli studenti e ai loro
rappresentanti: datevi regole di responsabilità e civiltà,
come classe e come istituto,
fate progetti per gestire
meglio alcuni spazi e trasformarli in sale per studenti ( qualche angolo non
usato…davanti al bar, in
qualche auletta semivuota,
in cima alle scale del terzo
piano): qualche banco, sedie, riviste e libri a disposizione, magari qualche pc…
Dimostrate di avere a cuore
e di saper gestire l’Alessi,
governatori per cinque anni
di una provincia che qualche tesoro ancora può offrire; prima che di chiunque
altro, l’Alessi è vostro.
La Sirilla
LA FORMULA MAGICA DELL’INTELLIGENZA? NIENTE INCANTESIMI. CHI VINCE E’ IL Q.I.
Correva l’anno 1905, quando Alfred Binet, psicologo
francese, elaborò il primo
vero test intellettivo. La
scala su cui si basava, chiamata Scala Binet-Simon in
onore del collaboratore T.
Simon, era adatta a misurare
solo capacità intellettive di
bambini di 7 anni, in quanto
Binet aveva creato questo
test per riconoscere in anticipo coloro che avevano
problemi di apprendimento. Solamente sette anni
dopo, nel 1912, si ebbe la
nascita del termine Quo-
significato odierno, grazie
ziente Intellettivo con il
all’intervento
di
William
Stern. Egli, infatti, elaborò
per la prima volta l’equazione per calcolare il Q.I. di un
individuo, senza AVERE
limiti d’età. La formula? Età
mentale/Età cronologica) x
100. Da allora, il test del
Q.I. è diventato un riferimento fondamentale per
l’intera comunità scientifica.
La sua struttura è molto
semplice: un numero variabile di quesiti alternati da
risolvere in un lasso di tempo determinato. Per far in
modo che siano il più possi-
bile scevri da influenze esterne che potrebbero alterarne il punteggio finale, i
quesiti sono basati solamente su figure cosicché tutti
possano eseguire il test,
senza aver paura che le proprie lacune culturali ne abbassino il risultato. Per chi
fosse curioso di sapere il
proprio Q.I., esistono online test gratuiti, ed ovviamentemente anonimi, anche se non troppo attendibili, dato che per sapere il
vostro vero punteggio, dovreste rivolgervi ad associazioni ufficiale,come il Mensa, specifiche per questo
genere di test. Nonostante
le innumerevoli polemiche,
è ormai appurato: il Q.I. è
veritiero e, per ora, è considerato come il miglior indicatore d’intelligenza disponibile. A riprova di ciò, il
50% delle aziende utilizza
test intellettivi per decidere
quali candidati assumere.
Gli scettici affermano che
questo calcoli solamente
uno dei vari tipi di intelligenze di cui siamo dotati,
ovvero le
capacità
logicomatematiche. I sostenitori invece
adducono
alcu-ne recenti statistiche, che ne
confermerebbero il
valore: coloro che ottengono
risultati maggiori, hanno
speranza di vita (coniugale e
cronologica) maggiore, sono più rispettosi delle leggi
e raggiungono con maggiore facilità il vertice della
carriera. Passiamo a qualche
dato: il Q.I. medio è 100, la
fascia della normalità, infatti, va dai 90 ai 110 punti.
Sotto i 70 si è considerati
ritardati ( il Q.I. di uno
scimpanzé è pari a 60!).
Secondo
recenti
statistiche
per superare esa-mi
universitari,
senza racc
o
mandazioni, si deve
aver totalizzato almeno100 punti. Per coloro che poi
accedono a corsi postlaurea, il Q.I. richiesto sarebbe di 115. Se vi trovate
nella fascia tra i 120 e i 139,
siete “ estremamente acuti”,
sopra i 140 dei geni (160 è
il punteggio ottenuto, pensate un po’, da Albert Ein-
stein). E poi? Beh, ai fortunati detentori di un punteggio superiore a 180 comunico che fanno parte della
fascia d’iperdotati mentali.
Non sempre, però, un Q.I.
superiore significa maggior
successo nella vita: pensate
ad Andy Warhol che con un
Q.I. di “soli”86 punti, ha
rivoluzionato il campo dell’arte ed è divenuto famoso
in tutto il mondo, mentre
William J. Sidis, (Q.I. di circa 250) che a 3 anni leggeva
Omero in lingua originale e
ad 8 superò l’esame di ammissione ad Harvard non fu
mai né famoso né felice, e
morì in solitudine a 46 anni.
Ovviamente un buon Q.I.
aiuta, ma ricordate: nelle
difficoltà della vita, oltre al
cervello è spesso utile anche
avere un po’ di cuore.
Raoul Cardellini III C
RITA LEVI MONTALCINI: ADDIO AL NOBEL CHE HA RIVOLUZIONATO LA MEDICINA
Un secolo di vita. Un secolo
di ricerche, passione e tanto
lavoro. Un’intera carriera
dedicata a cogliere gli innumerevoli meccanismi che
stanno alla base della scienza e dei suoi principi.
Rita Levi Montalcini viene
ricordata per l’enorme contributo dato alla medicina
con i suoi numerosi studi
riguardo il sistema nervoso.
Era il 1947: la Montalcini
accetta di prendere parte
alle ricerche nel Department alla Washington
University di St. Louis, negli
USA, insieme ad altri scienziati sia italiani che
europei ed arriva alla brillante scoperta del fattore di
crescita nervosa (NGF).
Sono stati proprio i risultati
di queste ricerche che le
hanno consentito poi di
ricevere il prestigioso premio Nobel per la Medicina,
nel
1986.
Con il proseguimento
di continue
ricerche, l’
NGF ha infatti
assunto
un’ importanza assoluta in campo
medico, poiché la sua
a z i o ne dimostra
come il cervello e i suoi
complessi circuiti si realizzino grazie agli scambi di
informazioni e agli stimoli
che provengono dai diversi
gruppi di neuroni, ad esempio, nel corso della registrazione di nuove esperienze,
c o m e
avviene
nel momento
d e l l a
memorizzazione.
Pertanto
il sistema
nervoso
non viene più
considerato come una
struttura
rigidamente predeterminata, ma come a una struttura
plastica, segnata dall’unicità
dell’ individuo. Sino agli
ultimi mesi della sua lunga
vita, Rita ha dato prova di
un’ incredibile tenacia, curiosità scientifica e impegno
civile legato sia al suo ruolo
di Senatore a vita, sia alla
Fondazione che porta il suo
nome. Ed è con la sua morte, sopraggiunta il 30 Dicembre,alla veneranda età
di 103 anni, che il mondo
della scienza e non solo
dice addio ad una donna
che, con la sua lunga esistenza e con le sue importanti scoperte, ha onorato la
scienza , il nostro Paese e
soprattutto ha onorato l’umanità .
Giada Colori IV A
Emanuele Polidori V H
E L’HACKER SBARCA SULLA TV
Come reagireste se durante
un calcio di rigore della
vostra squadra preferita,
qualcuno vi cambiasse canale trasportandovi nell’appassionante mondo delle lovestory?
Questi “guasti” potrebbero
verificarsi nei prossimi anni
non soltanto per le televisioni ma anche per automobili, elettrodomestici,
decoder e tutti quegli oggetti che si stanno avvicinando
al mondo del wireless e del
controllo remoto. Di certo
gli hacker non hanno saputo resistere alla tentazione
di attaccare ciò che usiamo
tutti i giorni.
Televisori
I televisori di ultima generazione della Samsung dispongono di un sistema
operativo basato su Linux, e
possono connettersi a
Internet per navigare, scaricare film e applicazioni.
Un ricercatore italiano, Luigi
Auriemma, ha portato a
termine un attacco informatico a scopo preventivo che
consentiva di controllare
completamente il televisore
vittima. Chiunque capisca il
linguaggio informatico a-
vrebbe potuto recuperare
informazioni sensibili, rubare facilmente numeri e pin
delle carte di credito usate
per acquistare film e applicazioni, attivare la webcam
del televisore per osservare i
movimenti
degli
“spettatori”.
Automobili
I sistemi di diagnostica onboard delle auto moderne
possono essere facilmente
“hackerati” con kit acquistabili via Internet.Con 30 dollari si ottiene un passepartout per i sistemi di auto
delle marche più disparate:
BMW, Opel, Renault, Mercedes, Volkswagen, Toyota e
Porsche.
In seguito sarà possibile
anche guidare le auto di
altre persone, infatti presto
saranno in vendita le auto
che si guidano da sole, co-
me nei prototipi della General Motors o dell’Audi.
Elettrodomestici
I più ricchi possono già
vantare elettrodomestici che
si comandano da soli, che
sanno dialogare tra di loro o
possono essere comandati
con la voce, ma tra qualche
anno chiunque potrà avere
tutto ciò. In occasione del
DefCon di Las Vegas, una
tra le fiere più note nel campo della sicurezza informatica, due hacker hanno dimostrato come fosse possibile
manipolare luci, termostati,
videocamere di sicurezza e
impianti di allarme. La scarsa diffusione di sistemi di
automazione domestica
rende per ora questo tipo di
“infiltrazioni” nel salotto di
casa un pericolo trascurabile, ma tra poco dovremo
addirittura installare un
anti-malware sul forno.
Guido Bircolotti I F
AIUTO! HO DIMENTICATO LA PASSWORD!
Una ricerca a scopo promozionale di Slashdata
(azienda che produce software informatici) che
analizza le password scoperte dagli hacker ogni
anno ha rivelato che le tre
password più usate dalle
persone sono, nell’ordine:
“password” (che originalità!), “123456” e al terzo
posto “12345678”.
Quest’anno sono diventati
popolari anche password
del
tipo
“jesus”,
“welcome” e “ninja” solo
per citarne alcuni. Un esempio classico di sequenza numerica usata dal famigerato capo dell’ordine
segreto dei Cavalieri di
Salomone nel celebre romanzo di Dan Brown “Il
codice Da Vinci” è la sequenza di Fibonacci
(1123581321): si tratta di
una serie numerica dove,
come sapete, ogni numero
si ottiene sommando i due
precedenti.
Il fatto
è che
diventa
difficile
ricordare troppi codici diversi
(PIN del telefono,
password di Facebook…)
quindi si preferisce utilizzare password facili da
ricordare e sempre uguali.
Questo facilita le cose agli
hacker e a chiunque voglia
usare le nostre carte di
credito, rubare i nostri
telefoni e intrufolarsi nella
nostra vita.
Le cose da fare per evitare
che questo accada sono
due: ricorrere ad
uno dei
software
della sopracitata
azienda o
seguire
qualche pratico consiglio.
Per esempio, per scovare
una password costituita da
parole di senso comune
(frutta) un hacker impiega
circa 3 minuti. Per una
password costituita da una
parola inesistente (weuioi)
impiegherà sugli 82 minuti, per una composizione
alfanumerica (2gh4ui3)
serviranno 219 anni, ma la
sicurezza eterna si otterrà
usando una password costituita da tre parole di
senso compiuto (ad esempio “Gioco alla Playstation”) : serviranno circa
2537 anni!
Nelle città più grandi del
mondo si stanno moltiplicando i crypto-party, dove
esperti informatici spiegano alcune tecniche di protezione della propria identità..
Guido Bircolotti I F
UN GIRETTO AL C.E.S.
Poco tempo fa, a Las Vegas,
si è tenuto il Consumer
Electronics Show, che forse
avrete sentito chiamare
C.E.S., ossia la più famosa e
importante fiera del mondo
incentrata sulle ultime novità in campo tecnologico. Se
siete dei veri thecnologyaddicted, questo è il posto
per voi. L’atmosfera è da
film di fantascienza: maxischermi giganteschi e 1300
stand, con oltre 20000 nuovi prodotti, tra cui compaiono articoli che davvero non
sfigurerebbero nei libri di
Asimov. Un esempio: il 3D?
Roba vecchia!Ormai siamo
arrivati al 4K, l’alta definizione con il turbo, un’innovazione epica, che porterà le
nostre banali serate davanti
alla televisione a un livello
del tutto nuovo. Per farvi
capire quanto siamo davvero vicini a raggiungere quel
futuro presentato in così
tanti film, ecco 2 tra i moltissimi tipi disensori presentati al C.E.S.: quelli che
monitorano in ogni istante
l’attività di ogni singolo
muscolo, adatti ai più sportivi, fino a quelli per i veri
ipocondriaci. Vorreste avere
un’equipe di medici al vostro servizio 24/24? Ora è
quasi possibile: grazie a
questi sensori, infatti, potre-
no di attivare vari “attrezzi”
tecnologici, con la sola potenza della voce. Oggigiorno
ormai tutti hanno un cellulare, e aumentano esponenzialmente anche le applicazioni. È per questo che ne
sono state inventate alcune,
te sapere in ogni istante il
vostro stato di salute. Sono
stati presentati, ovviamente,
anche altri sensori, da quelli
che permettono di evitare
incursioni indesiderate in
casa, a quelli che, ormai
quasi fuori moda, permetto-
presentate sempre al C.E.S.,
che promettono di rivoluzionare il nostro modus
vivendi, rendendo il nostro
caro cellulare una sorta di
passepartout che ci permetterà di controllare un’infinità di oggetti, dai cancelli
fino ai condizionatori, passando addirittura per forni e
lavastoviglie. Tutto potrà
quindi essere gestito con un
click, o meglio, con un
touch, direttamente dal
nostro tablet o smartphone.
La rapidità con cui la tecnologia progredisce è disarmante. Chi, 20 anni fa avrebbe creduto davvero
nella possibilità di viaggiare
in un’automobile senza il
guidatore? E invece esiste, si
chiama Google Driverless
Car e alcuni stati le stanno
già rilasciando targa e libretto. Ma forse, dinnanzi a
tutto questo progresso tecnologico ci si dovrebbe
chiedere se tecnologia sia
sinonimo di felicità. Le nostre vite sono indubbiamente più facili rispetto a quelle
dei nostri nonni, ma è davvero detto che questo sia un
bene?
Raoul Cardellini III C
ENEIDE E ORLANDO FURIOSO: AMICIZIA FRATERNA E VALORI DI CORTE
Una vicenda simile a quella
di Eurialo e Niso , due tra i
più grandi difensori di Troia
nell’Eneide di Virgilio, è
quella di Cloridano e Medoro, eroi del poema cavalleresco L’Orlando Furioso di
Ludovico Ariosto. Entrambe
le narrazione sono legate, o
meglio devote, al tema dell’amicizia; questo viene però
trattato secondo aspetti
diversi. Sia le
analogie che le
differenze girano tutte intorno
a quest’ultima.
Più semplice è
parlare del rapporto tra Eurialo
e Niso. Entrambi
grandi difensori
di Troia, dopo la
sua caduta scap-
pano al seguito
di Enea. Durante
l’azione di guerra i Rutuli attaccano il campo
Troiano e i due
si offrono di
superare le linee
nemiche per
avvisare Enea
che in quel momento era lonta-
no. Vengono scoperti ed
inseguiti dai nemici. Durante la fuga Niso riesce a scappare, mentre Eurialo, che
aveva fatto strage di nemici
in battaglia, impedito dal
suo bottino, cade e viene
colpito a morte. Accortosi
della mancanza dell’amico,
Niso decide di correre in
suo aiuto , ormai però può
solo vendicarlo e morire a
sua volta. Il rapporto tra i
due viene definito da Virgilio “amore”. Si tratta diun
amore fraterno: è inteso
appunto come una manifestazione di continuità tra
l’amicizia fraterna e l’affettuosità omerica ( il rapporto
tra Achille e Patroclo). Eurialo e Niso sono complici
ne l loro destino: vogliono
la fama e la gloria. Numerose sono le espressioni che
rappresentano la loro complicità: “in guardia comune
presidiavano la porta” verso
183 e “avevano un solo amore, e uniti correvano in
guerra” verso 182. Il loro
sacrificio non sarà vano,
verranno ricordati in tutta
Europa. Virgilio decide di
descrivere i movimenti sia
interiori, sia quelli suscitati
dai personaggi. Si tratta di
un episodio delicatissimo in
cui i sentimenti di epica
fraterna, slancio giovanile e
generoso sacrificio si fondono in un supremo ed eroico
atto di morte. Niso vuole
morire accanto all’amico in
un’ultima testimonianza di
affetto e fedeltà. Cloridano e
Medoro nell’Orlando Furioso sono due soldati del campo saraceno che dopo la
battaglia nei pressi di Parigi,
tentano di trovare il corpo
del loro signore Dardinello
al fine di dargli una degna
sepoltura. Medoro, il più
giovane, concepisce l’idea e
Cloridano , più esperto, lo
segue; non potendo distogliere l’amico, animato da
una forte commozione per
la morte del signore e devoto a lui, è pronto ad affrontare qualunque pericolo.
Dopo la scoperta del corpo,
durante il ritorno i due giovani incontrano una schiera
di Cristiani. Durante la fuga
Cloridano si accorge che
Medoro, bloccato dal cadavere,
non è riuscito a
scappare e torna
indietro per
aiutarlo. Lo trova circondato
dai nemici e
supplicante,
ancora una volta
non perché gli
venga risparmiata la vita , ma
perché possa
concedere giusti
onori funebri al
signore. Cloridano vedendolo in
difficoltà esce
dal suo nascondiglio, combatte
e cade morto
accanto all’amico. Anche in
questo caso si tratta di una
storia, senza il lieto fine,
legata all’amicizia. Perfetti
fedeli del re: Medoro caratterizzato da una forte nobiltà d’animo, si identifica come un perfetto vassallo della cavalleria; Cloridano,
cavaliere molto esperto, nel
corso della narrazione subisce un’evoluzione: mosso
inizialmente dal buon senso, arriva infine ad un eroismo dettato
dall’amicizia e
dall’affetto.
Nel Furioso la
teoria Virgiliana è ridotta a
contenuti ideologici della
società del
tempo: i valori
collettivi dell’epica latina
diventano i
valori di una
vita di corte
ideale: l’eroismo in battaglia e la lealtà
al signore.
“Alcun non
può saper da chi sia amato
quando felice in su la ruota
siede;
però ch’ha i veri e i finti
amici a lato,
che mostran tutti una medesma fede.
Se poi si cagia in tristo il
lieto stato
volta la turba adulatrice il
piede:
e quel che di cor ama riman
forte,
et ama il suo signor dopo la
morte.”
L’eroismo guerriero esprime quindi fedeltà e lealtà
verso il signore: tutto è dimostrazione delle virtù della
corte. Due diversi scopi, ai
quali si cerca di arrivare
attraverso sortite, ma uno
stesso fine: la morte in nome di amicizia. Sia Cloridano che Niso, uomini prudenti e riflessivi, agili e forti,
perdono la vita per amore
dei due amici Medoro ed
Eurialo , giovani e belli: il
primo, mosso dalla ricerca
del corpo del suo signore,
come nuovo modello di
soldato, gentiluomo, nobile
e generoso d’animo, diretto
esempio del cavaliere cortese; il secondo mosso dal
desiderio di fama. In entrambi i casi, inoltre, la
selva è vista come qualcosa
di negativo: metafora dell’errare e luogo oscuro. Diverso è il registro linguistico: nell’Eneide si ha un
tono elevato e commosso,
mentre nell’Orlando un
tono medio, con pause comiche e ricostruzioni realistiche. Due diverse narrazioni che, come detto più volte, hanno un qualcosa che li
lega, la celebrazione dell’amicizia. La prima vicenda è
esaltazione di generosità,
coraggio e amore fraterno;
la seconda, invece, esaltazione dei valori di corte, in
piena armonia, nonostante
si tratti di una parte considerata di stampo epico, con
quello che è il nuovo orizzonte del Furioso.
Carmen Paciotti IV F
CARO DANTE TI SCRIVO…
Oh
caro
Dante
Il mi nome è Alessandro e
so un citto di 17 anni che
vive a Perugia con origini
toscane che, come tutti, a
scuola sto studiando il tuo
più grande capolavoro, ovvero la Divina Commedia.
Spero che non ti riterrai
offeso se ho scelto di scriverti in toscano ma, garbandomi di molto questo linguaggio, mi pareva n'idea
carina, e poi, boia deh, fra
colleghi ci si intende meglio.
Ti scrivo pe chiacchiera' un
po' sul tu’ lavoro, ultimamente sto vivendo un periodo un po' cupo della mi’
vita, dopotutto chiunque ha
la su’ selva oscura e come
tutti quelli della mì età, avendo la testa dura come i
lecci, ho finito col combina'
qualche errore, ho abbandonato lo sport, non mi garbava più anda' a scuola e, deh,
anche con le cittine non ho
fatto grandi passi; diciamo
che se fossi stato un perso-
naggio del tu’ libro, sarei
stato di sicuro nel girone
degli ignavi, a sorseggia' un
buon Brunello col nostro
amico Petrarca.
Probabilmente
ora
ti
starai
chiedendo: Oh
che vorrà
sto bischero
da me?
Oh che
c'entr'io?
Va tranquillo
non ti
sto scrivendo pe
aver consiglio, ma
semplicemente per ringraziarti di ciò
che hai fatto.
Deh ammetto che all'inizio
pensavo tu fossi un di stì
soliti autori un pochinino
tediosi come quell'altro
cristiano di Manzoni, e invece, leggendo la tu’ opera, mi
sò accorto che a ogni tua
parola il mì interesse aumentava di molto, maremma sdrucciola era
impressionante.
Ogni sillaba, ogni
virgola,
ogni verbo si uniscono in
un connubio
al
limite
della perfezione,
regalando
al lettore
emozioni
e riflessioni
che
nessun scrittore di codesto
mondo è mai più riuscito ad
eguagliare. Se' n' autore di
nulla deh non ci si fa mica
problemi a dì che se' il migliore di ogni tempo. E poi
boia fra mostri, violenza e
grandi personaggi come
quel giutto di Virgilio, io da
gran cultore di fumetti e
film horror ho scoperto il
Nirvana.Ma quello che veramente ha cambiato la mi
persona è stata la determinazione e la forza di volontà
che metti nel raggiunge il tu
scopo, ovvero Beatrice;
certo che deve esse proprio
‘na bella figliola pe aver
portato tutto ‘sto ambaradan. Questo mi ha fatto
capi' che non bisogna nascondersi dai propri errori,
ma tirarsi su e affrontarli
con la felicità e l'umorismo
che solo noi toscani abbiamo. Perciò chiudendo il
cerchio del discorso, anzi il
girone, ti saluto carissimo e
spero di incontrarti presto
nella a noi cara madre terra,
magari si fa na bella zingarata insieme.
Ci si vede il tu fan
Alessandro Piria III G
LETTERA A DANTE
Caro dante spero che tu stia
bene, sarei curioso di sapere quale dei tuoi peccati stai
espiando?
Ho incominciato a leggere
la tua opera in modo approfondito solo adesso e devo
dire che mi sta appassionando molto. Non mi aspettavo
che fossi un avventuriero e
che avessi tanto coraggio da
compiere questo viaggio
pericoloso sia per l’animo,
che per la mente… Io non
l’avrei fatto.
Tutti affermano che la
“Divina
Commedia”
sia
l’opera più
bella dell’intera
umanità e
che può
essere
stata scritta solo per
rivelazione, ma ci
sono dei
punti che
mi hanno
fatto pensare il contrario.
Solo avendo
letto i primi
canti dell’inferno, e
solo guardando
la
sua struttura l’ affermazione di
prima crolla. Riflettendoci
ho
pensato che
tu ti sei creato un oltretomba ideale, per pararti la
schiena dopo la morte: basta vedere che i vizi che tu
affermavi con lo “Stilnovo”
li hai tutelati aggregandogli
una pena minore; questo
mio pensiero è stato accentuato dal tuo comportamento suddiviso in “Agens” e
“Auctor”, cioè dalla varietà
dei tuoi comportamenti con
i dannati.
Ho intuito che con le anime
perdute in cui ti rispecchi
hai un comportamento pie-
toso quasi di riverenza: sembra che tu gli dia ragione;
invece con i dannati che
secondo te hanno commesso un peccato che ha contribuito allo sfacelo della società hai un comportamento
di condanna, come se tu
fossi superiore. E’ anche
vero che sei vissuto in un’epoca difficile ma non capisco perché, anche se non
riconoscevi a pieno l’autorità papale, hai dovuto creare
un aldilà senza seguire la
tradizione della Chiesa. Tralasciando questo pensiero
che puoi anche reputare
sbagliato ti faccio i miei più
sinceri complimenti non
solo per la “Divina Commedia” ma anche per le altre
opere.
Un potere unico della Divina Commedia” è che ti fa
riflettere sugli sbagli del
passato permettendoti di
capirli e di non ripeterli nel
presente.
Uno dei tuoi tanti ammiratori. Stefano Mingo.
Stefano Mingo III G
LUCIANO CAPUCCELLI
LUCIANO CAPUCCELLI, (a
cura di), Umbria Contemporanea. Per la Pace. Movimenti, culture, esperienze in Umbria. 1950-2011,
Rivista di Studi Storicosociali, 16-17, Editore
Crace, Narni (TR) 2011,
pp. 499.
Il volume “Per la pace. Movimenti, culture, esperienze
in Umbria”, curato da Luciano Capuccelli, raccoglie in
quattro sezioni, definite
secondo un ordine cronologico compreso tra gli inizi
della guerra fredda sino
all’età della globalizzazione,
numerosi saggi e testimonianze, scritti da vari protagonisti della politica, della
cultura italiana che hanno
fatto della democrazia, della
giustizia gli ideali del loro
percorso di vita e di militanza.
Da un’analisi del movimento dei Partigiani della pace,
“sforzo prodigioso di milioni di uomini e donne […]
per contrastare i piani di
guerra e la china guerrafondaia” (p. 13), prende avvio
una storia del pacifismo
umbro, narrata da alcuni
che hanno vissuto le fasi del
processo oggetto di analisi,
permettendo alla piccola
regione dell’Italia centrale
di divenire il cuore di una
rete di relazioni mondiali.
Leggendo i testi presentati,
si può così assaporare il
cammino dell’umanità che,
dopo la seconda guerra
mondiale, conclusasi con
l’olocausto nucleare, ha
vissuto il periodo della divisione del mondo in due
blocchi contrapposti con il
timore della distruzione del
cura di studiosi, recensioni
di testi critici quali Religione
aperta di Aldo Capitini, recentemente ripubblicato da
Laterza grazie all’attenta
cura di Mario Martini, La
Non-violenza. Una storia
fuori dal mito di Domenico
Losurdo, Dossier: la non
violenza oggi di Andrea
Maori, Le ambiguità del
pianeta e con la volontà di
agire per scongiurare il pericolo della distruzione totale,
senza mai perdere la speranza di un mondo nuovo.
Questa fiducia è presente
anche nel disordine internazionale, che ha fatto seguito
al crollo dell’Unione Sovietica, alle guerre etniche, agli
interventi cosiddetti umanitari e al dominio sfrenato
del neoliberismo e della
finanza.
La rivista presenta, inoltre, a
pacifismo. Luci ed ombre di
un movimento nato dalla
Perugia-Assisi di Gabriella
Mecucci.
Infine, chiudono l’opera
una interessante scelta di
Documenti di Aldo Capitini,
Walter Binni, Norberto Bobbio, Enrico Berlinguer,
Claudio Carnieri, Pietro
Ingrao, Nilde Jotti, Nicola
Giandomenico, Raniero La
Valle, Claudio Napoleoni,
Pietro Nenni, Marisa Rodano, Edward P. Thompson,
Alex Zanottelli ed una ricca
bibliografia sul nodo cruciale della pace e della guerra.
In tutti i saggi proposti,
campeggia la figura di Aldo
Capitini, filosofo umbro
che, formatosi all’Università
di Pisa sui classici della Letteratura italiana e russa e su
importanti filosofi quali
Kant, Kierkegaard, Michelstaedter, nel contesto delle
trasformazioni socioeconomiche legate alla modernizzazione, alle lotte dei
mezzadri delle campagne
umbre e degli operai delle
acciaierie di Terni, ha dato
inizio, nel 1961, alla prima
marcia della pace, seguita
da altre importanti e numerose edizioni, dalla fondazione della Tavola della
pace nel 1996, coordinata
da Flavio Lotti, e dall’organizzazione delle Assemblee
dell’ONU dei popoli che si
sono concluse con significativi documenti programmatici.
Come ben osserva Luciana
Castellina, una delle autrici
degli interventi, “deve esserci qualcosa di speciale nell’aria umbra se è accaduto
che lungo i secoli proprio in
questa regione siano nati, e
poi si siano sviluppati, tanti
movimenti che all’inizio
ogni benpensante ha defini-
to utopici, anzi spesso ereti-
menzionata la nascita del
ri), di protagonismo, soprat-
l’esempio di Einstein, Rus-
ci e che poi, però hanno
finito per influenzare e coin-
COS che, come il Nostro
spiega, “era una riunione
tutto giovanile, per un’apertura ad un mondo libero
sell, Rotblat, Rasetti (è opportuno segnalare il contri-
volgere milioni di esseri
umani” (p. 211). In effetti,
pubblica, aperta a tutti, per
l’esame di tutti i problemi,
dallo sfruttamento ed alla
cooperazione internaziona-
buto di Claudio Monellini
Presidente dell’associazione
dalla “follia” di San Francesco che ripudia “nettamente
presenti le autorità, gli intellettuali, il popolo tra cui
le. Ma il pensiero del filosofo perugino continua anco-
intitolata al noto fisico con
sede a Pozzuolo Umbro), al
la ragionevolezza della
‘giusta’ guerra” (p. 257),
molte donne; il lunedì si
trattavano i problemi cittadi-
ra oggi ad offrire lo sprone
per continuare, come recita
senso di responsabilità,
incitando gli educatori, co-
fino alla religione laica di
Aldo Capitini, l’Umbria ha
ni, il giovedì quelli politici, i
programmi dei partiti, i
il documento finale della
quarta Assemblea dell’Onu
me insegna Antonio Banfi, a
“cacciare dalla Scuola lo
indicato strade di dialogo e
di costruzione di una realtà
problemi della Costituzione
e i problemi culturali” (p.
dei Popoli, nell’impegno in
nome della pace, di un’eco-
spirito di guerra […]. La
guerra non è solo massacro
sociale più giusta.
In particolare, il messaggio
294).
Le idee capitiniane, nel mo-
nomia di giustizia, di una
democrazia internazionale
di corpi, ma massacro di
coscienze. Il grido dei bam-
dell’intellettuale, definito Il
persuaso, ha inteso propor-
mento in cui si sono espresse, hanno, così, portato i
sostenuta dalla cultura dei
diritti umani.
bini […] di ogni parte del
mondo, è un grido che do-
re, al di là degli steccati
della vecchia politica, il pro-
rappresentanti della politica
tradizionale, in particolare
Il volume, perciò, rappresenta una preziosa miniera
vrebbe persuadere tutti” (p.
44) ad impegno civile ani-
blema degli ultimi; la sua
religione della nonviolenza,
comunisti, democristiani,
socialisti, repubblicani, e
per tutti coloro che vogliono conoscere il nostro pas-
mato da “interiorità”,
“apertura e presenza”, che
quindi, si configura come
delle Chiese ad interrogarsi
sato regionale, nazionale ed
sono “le categorie dello
impegno a costruire la pace.
Radicandosi nell’esperienza
su modalità nuove di azione
(il volume offre riflessioni di
internazionale ed alimentare ideali di libertà e di giu-
spirito” attorno alle quali
ruota il pensiero appassio-
antifascista e nella difesa
della ragione e della libertà,
Togliatti, Berlinguer, Ingrao,
Carnieri anche in merito
stizia, avvicinando l’Occidente all’Oriente (ampi
nato di Aldo Capitini.
il Nostro ha inteso costruire
un movimento dal basso,
agli equilibri internazionali),
sulla religione (pensiamo
sono i riferimenti al pensiero di Gandhi), valorizzando
che vede gli intellettuali
accanto ai lavoratori delle
all’ecumenismo al quale
dedica un interessante sag-
il ruolo delle donne nell’edificazione civile, sollecitan-
braccia; a tal proposito, è
gio Monsignor Elio Bromu-
do do gli scienziati, con
Paola Chiatti
VIDEOGIOCHI
In Uscita
cie parassita in grado di
Dead Space 3
infettare qualsiasi corpo
Uscirà il 7 febbraio il nuovo
vivente. Il gioco sarà dispogioco survival-horror della
nibile nella versione “Solo
Visceral Games, Piattaforme:
Disco” al
si presenterà Pc, Xbox 360 e Ps3
prezzo di
con una trama Data di uscita:
€69,99
tutta nuova 07/02/2012
oppure
dove il nostro Modalità:
n e l l a
p r o t a g o n is t a singleplayer - multiplayer
“Limited
non sarà più su
Edition” al
un astronave
prezzo di
invasa dagli
€150,00
alieni, ma su
che conterun
pianeta
rà oltre a 3
ostile ricoperto
poster del
da enormi digioco anstese di ghiacche una
cio chiamato Tau Volantis.
statuetta di uno dei nemici,
Il nostro giocatore durante
una borraccia col marchio
il viaggio alla ricerca di un
del gioco, un taccuino, 6
avamposto abbandonato
cartoline e un art book consituato nel pianeta, incontenente disegni dei persotrerà una ragazza in fin di
Piattaforme:
vita, con la quale intraprenPc, Xbox 360 e Ps3
derà un viaggio alla ricerca
Prezzo: €34,90
di altri sopravvissuti; al poModalità:
sto di esseri umani troverà
singleplayer – multiplaperò dei “necromorfi” speyer online
naggi.
andare a sbattere sul guardrail.
Giochi di Auto
F1 Race Stars
Cosa succede se si
uniscono la Formula 1 e Mario
Kart?
Ecco a voi il nuovo spin-off
della Code Masters, uscito
il 16 novembre 2012, dove
potremo usare quasi tutti i
piloti della
Formula1,tra
cui quelli della
Scuderia Ferrari.
Nel gioco troveremo anche
dei power-up
molto simili a
quelli dell’ultimo Mario Kart.
L’unico problema è che non potremo,
come nella maggior parte
dei giochi di macchine,
compiere derapate sulle
curve e quindi aumentare la
nostra velocità ed evitare di
Provati per
voi
Plants
vs
Zombies
Da qualche anno gira su
internet Plants vs Zombies,
simpatico videogioco della
PopCap Games, uscito nel
maggio del 2009, dove dovrete difendere la vostra
casa dagli zombie, con l’aiuto di alcune piante dai super poteri.
Il gioco è disponibile per
PlayStation 3, Xbox 360, PC,
Nintendo DS, iOS, Android
e Mac.
Ottimo da giocare con la
grafica cartoon, a volte può
sembrare monotono, ma
dopo qualche livello vedrete
che si aggiungeranno nuove
piante e nuovi zombie.
VOTO: 8.5/10
Tommaso Beneggi I G
IL NOME DELLA ROSA DI UMBERTO ECO
Scritto da Umberto Eco nel
1980, il Nome della Rosa, è
il suo primo romanzo. L’avventura è ambientata nel
Medioevo, sul finire del
1327, epoca venata dai demoni delle eresie e dall’eterna lotta per la supremazia
tra Impero e Papato. L’intera vicenda si svolge in un
monastero nell’Italia settentrionale, tanto antico quanto misterioso. Il fulcro della
storia è un segreto straordinario, che se rivelato potrebbe ribaltare la società
dell’intero mondo medievale. Eco riesce a mescolare
sapientemente vari generi,
dal giallo
allo storico,
con
elementi
anche dei
generi
thriller,
religioso
ed esoterico. Il testo
è presentato al lettore come il
manoscritto di un
certo Adso
da Melk,
religioso
che scrisse
quest’op e r a
durante
la vecchiaia,
per narrare le
avventure vissute decenni
prima,
quando
era anc o r a
novizio,
insieme
al suo
mento-
re, Guglielmo da Baskerville, francescano dotto e arguto. Un libro affascinante,
nonostante la prosecuzione
inizialmente lenta, che potrebbe far desistere il lettore. Superate le prime cento
pagine, comunque, entrerete nell’azione vera e propria, allora saprete davvero
cosa significa leggere un
libro tutto d’un fiato. In
sostanza, un must, che tutti
dovrebbero assolutamente
leggere.
Raoul Cardellini III C
“STAGIONI DIVERSE” – STEPHEN KING
Di solito, sono restio a dar
credito alle numerose frasi
ad effetto impresse sulla
copertina di un libro, servono solo come esca; un abile
espediente degno del migliore editore, il più delle
volte per attirare l’attenzione su romanzi che dubito
siano degni di meritare certi
appellativi. Questa volta,
però, mi devo ricredere. Sì,
è così, e non sto scherzando. Stiamo parlando di
“Stagioni diverse”, uno dei
capolavori del più acclamato genio della letteratura
horror degli ultimi decenni,
Stephen King. Ebbene, in
certe edizioni (quasi tutte,
credo), di fianco al nome
dell’autore, potete leggereuna breve frase che dice: “E’
il meglio di King!”.
Ora, che ci crediate o no, vi
dico che è così. Sul serio,
gente, io stesso sono stato il
primo a storcere il naso di
fronte a certe zelanti manifestazioni
di riverenz a .
Nel libro
sono contenuti
quattro
racconti
lunghi, o
novelle, se
preferite,
ognuno
con
un
n o m e
attinente
ai diversi
periodi
dell’anno,
alle stagioni diverse,
appunto.
Un “quartetto” di storie in
bilico tra l’orrore e l’avventura, l’incubo e la fantasia. Il
riscatto di un uomo condan-
nato ingiustamente per omicidio; il morboso rapporto
tra un
adolescente e
un ex
nazista;
u
n
gruppo
di ragazzini
a l l a
ricerca
d e l
cadavere di un
coetan e o ;
u n a
donna
c h e
partorisce in
circostanze surreali. Quattro
storie da brivido, agghiaccianti e paradossali, che
hanno per protagonisti
mostri moderni. In questo
piccolo gioiello della letteratura internazionale, King
riesce divinamente nel suo
compito: strapparti dalla
realtà quotidiana e avvinghiarti con la sua scrittura
fluida, intensa, che è cifra
inconfondibile di identità
letteraria, complici le pagine
che scorrono felicemente
senza che tu neanche te ne
accorga.
Da ricordare, infine, le due
straordinarie trasposizioni
cinematografiche tratte da
“Il corpo” e da “Rita Hayworth e la redenzione di
Shawshank”, che sono, rispettivamente, “Stand by me
– Ricordo di un’estate” e
“Le ali della libertà”.
Questa volta, il film ha saputo reggere degnamente il
confronto con capolavori di
questo calibro.
Emanuele Polidori V H
C’E’ SPAZIO PER TUTTI
Se Newton, sedendosi sulle
spalle di Galileo e Keplero,
ha potuto osservare il cielo
con gli occhi della mente,
oltre che con il cannocchiale, Piergiorgio Odifreddi si è
seduto sulle spalle dei giganti del pensiero matematico, ma anche di Dante e
Borges, per traghettarci in
un viaggio nel tempo alla
scoperta dello spazio.
“Come tutte le scienze, anche la geometria affonda le
sue radici nella notte dei
tempi. Ricostruirne la storia
significa ripercorrere il cammino stesso della civiltà
umana, e individuare le
tracce lasciate da questa
disciplina nelle opere d’arte
di tutte le epoche e di tutti i
popoli”.
Il saggio
del grande
matematico
Piergiorgio
Odifreddi,
“C’è spazio
per tutti”,
ha il merito
di descrivere in forma
sintetica,
brillante e
mai dispersiva, questa
incredibile
varietà di
figure e di
immagini che la fantasia
matematica è in grado di
produrre; da una parte
quindi un
percorso
variegato,
quasi un
“giro smarrito”, nella
grande
varietà
delle immagini,
dall’altra le
ragioni che
consentono di dimostrare,
di studiare
l’equivalenza di
diverse figure, di definire e
calcolare rapporti e propor-
zioni, di costruire figure
simili, ossia di collegare con
l’intelletto la pluralità delle
forme e di costruire infine
quella scienza geometrica
che è l’incredibile invenzione del genio greco.
Come dimostra Odifreddi la
grande varietà di figure creata dalla fantasia matematica
trova riscontro in ogni aspetto del mondo reale.
Siamo circondati dalla geometria e spesso non ce ne
accorgiamo. Immagini geometriche più o meno regolari si trovano nelle arti, come
la pittura e l’architettura, sia
antiche che moderne. Ma
spesso è la stessa natura a
offrircene esempi mirabili,
alcuni direttamente osservabili, per esempio nei radiolari o nei cristalli, altri collegabili ai modelli attendibili
con cui l’uomo ne descrive i
fenomeni, come il tetraedro, nei cui vertici sembrano disporsi gli atomi del
metano e del fosforo, oppure il sistema di solidi regolare incastrati l’uno nell’altro
con cui Keplero si era immaginato il sistema solare.
Lo spazio allora non è solo
oggetto di uno studio scientifico, ma è pure un nostro
concetto del reale, un ambito di esperienza concreta
che coinvolge perfino sentimenti ed emozioni.
Nella prima parte del saggio, Odifreddi, considera
quasi esclusivamente lo
spazio euclideo, ma sposta
pure opportunamente l’attenzione su altri tipi di spazio, quelli non-euclidei do-
vuti agli studi più avanzati,
nel XIX secolo, di Gauss,
Bolyai, Riemann e Zobacevskij. Lo spazio euclideo è
omogeneo, illimitato, continuo e, come si dice, “a curvatura zero”, caratteristiche
che non sempre si trovano
nella nostra percezione
della realtà, e neppure nell’esperienza artistica, come si
vede in certi quadri strani e
allucinati di Vincent Van
Gogh.
La geometria elementare di
Euclide poggia sul celebre
postulato delle parallele
che, nella formulazione di
Procolo, afferma
che per un punto fuori di una
retta passa una
sola parallela alla
retta. La premessa di altre geometrie, che si
sono dimostrate
più idonee alla
descrizione dell’universo fisico,
è di non assumere a priori
quel postulato come vero o
come falso. Un’idea di John
Wallis era di stabilire un’equivalenza tra il postulato
delle parallele e il principio
in base al quale per ogni
figura ne esiste una simile.
Ciò ci proietta sia avanti che
indietro nella storia. In avanti, perché è facile dimostrare che certi concetti
basilari dell’analisi e del
calcolo scientifico moderno
poggiano sui modi d’ingrandire una
figura
mantenendone invariata
la
forma.
Dalle tecniche di
ingrandimento di
un quadrato dipendono infatti
l’idea
analitica di “incremento”, i
metodi di linearizzazione e
il calcolo iterativo. Ma l’idea
di Wallis ci sposta anche
all’indietro, perché tra le
prime applicazioni di costruzione con riga e compasso, figurano le costruzioni di altari in diverse scale di
grandezza (origine rituale
della matematica).
Con il suo consueto stile,
sempre leggero e divertente, Piergiorgio Odifreddi
trasforma quello che è stato
e continua a essere uno dei
peggiori incubi scolastici
per gli studenti (“e anche
per me”) in un viaggio ricco
di sorprese e di curiosità. I
titoli dei vari capitoli sono
tutti giochi di parole; il testo
è sempre scorrevole
(accompagnato da figure),
con il matematico imperti-
nente che non riesce a tralasciare le proprie battutine e
a volte prendere delle cantonate (come ad esempio
l’argomento sulle figure
circolari, il greco
“periphereia” non significa
“periferia”,
ma
“circonferenza”).
Oltre la scorrevolezza il
libro espone anche temi che
non vengono trattati a scuola: difatti è meglio munirsi,
durante la lettura, di testi di
geometria!
Albertini Riccardo IV A
LA PSICHIATRA
“La donna che un tempo
aveva imparato a conoscere
e ad amare come Ellen Roth
si chiamava Lara Baumann.
Quel nome continuava ad
essergli estraneo, proprio
come la dama in pigiama
distesa sul letto... Della personalità precedente non era
rimasta che un’ ombra. Ellen aveva abbandonato questo corpo e dopo lo sforzo
psichico necessario per
mantenere la rimozione
probabilmente non sarebbe
tornata così in fretta. Ammessomesso che tornasse.
Com’è fragile la personalità
umana, pensò Mark mentre
si sedeva accanto al letto e
le prendeva la mano inerte.”
La protagonista del libro è
Ellen Roth, una psichiatra
stanca e sotto pressione
dopo aver lavorato per ben
quattro anni di fila, senza
mai andare in ferie, alla
“Waldklinik”, una clinica
psichiatrica. Ellen è andata a
convivere da poco tempo
con il compagno Chris, con
il quale condivide anche il
lavoro alla clinica. Ed è proprio quest’ultimo che, dopo
essere partito urgentemente
per una vacanza in Australia
con un suo amico in crisi, le
assegna la risoluzione di un
nuovo caso clinico: la paziente della stanza numero
sette. Si tratta di una giovane donna ricoverata da qualche giorno, in pessime condizioni fisiche, la quale rifiuta qualsiasi forma di contatto e di relazione con il mondo esterno. La donna si
presenta terrorizzata e sotto
shock, ma prima che Ellen
riesca ad approfondire le
sue condizioni e a capire
che cosa le sia realmente
successo, la paziente scompare nel nulla. Sembra a
tutti che sia stata rapita e la
psichiatra inizia così una
disperata ricerca aiutata da
un altro collega, Mark, il
quale poi si rivela essere
innamorato di Ellen. La
ricerca della povera donna
scomparsa porta la protagonista a scoprire una stravolgente e crudele verità: essa
non esiste o, per meglio
dire, è Ellen stessa, che da
piccola ha subito un’ esperienza traumatica da lei stessa rimossa, ma che è riemersa sottoforma di persona:
era stata stuprata da suo zio,
un ragazzo mentalmente
ritardato. Il vero nome della
protagonista è Lara; sua
madre credeva erroneamente che, nascosto il suo passato e assegnata una nuova
identità, la figlia avrebbe
potuto superare il trauma. Il
suo fidanzato non era realmente partito, ma era stato
assassinato da Lara involontariamente: Ellen e Chris
erano scesi i cantina per
prendere del vino e la lampadina si era improvvisamente fulminata, facendoli
rimanere
al buio,
proprio
c o m e
quando
Lara era
stata violentata e
quindi,
colta dal
panico, lo
a v e v a
ucciso.
Ellen-Lara
v i e n e
ricoverata
n e l l o
stesso
ospedale
in
cui
a v e v a
lavorato
per anni e
non parla, non risponde alle
domande di nessuno. Il
libro si conclude tuttavia
con la protagonista che inizia ad uscire dall’apatia rispondendo ad una persona
che è venuta a trovarla, di
chiamarsi Lara.
Il tema del romanzo ruota
attorno alla complessità e
alla fragilità della psiche
umana: per ben diciannove
anni infatti, l’identità della
protagonista ha retto perfettamente, poi, di colpo, è
crollata. Il fattore scatenante
si ha nel momento in cui
Ellen si trova a rivivere condizioni simili a quelle del
trauma subito: una cantina,
il buio e una presenza maschile. L’identità è infatti il
frutto di una sintesi ed ela-
borazione delle varie esperienze vissute e presuppone
l’ integrità di diverse funzioni come la memoria e la
coscienza. Nel Disturbo
Associativo dell’ Identità
questa uscita della personalità viene meno, tanto che
diverse “identità personologiche” possono alternarsi
nello stesso soggetto. In chi
soffre di tale disturbo è presente un’identità principale
“ufficiale”, spesso passiva,
debole, dipendente, che, in
determinate situazioni, viene “soffocata” e sostituita da
una
personalità
“alternativa”. Il romanzo in
questione permette una
piena comprensione di queste interessanti patologie
della psiche umana. Non
rivelando
la
vera
natura
della protagonista
fino alle
ultime
pagine, si
mantiene
alta la suspence
fino alla
fine;
la
lettura è
accattivante grazie
all’ alternanza di
dialoghi e
digressioni
di
argom e n t o
psichiatrico e psicologico. La
storia e le scene sono assolutamente realistiche e a
volte, violente: proprio per
questo “la psichiatra” potrebbe non essere adatto al
lettore più sensibile.
A mio avviso è uno dei romanzi più coinvolgenti e
avvincenti che abbia mai
letto; trovo l’analisi psicologica della protagonista moderna, visto che il nostro
cervello è un organo
straordinario, ma non ancora totalmente compreso.
Come nella migliore tradizione giallistica, fabula e
intreccio non coincidono e
ciò contribuisce a far tirare
il fiato al lettore fino alla
fine quando, a sorpresa, si
scopre una verità totalmente imprevedibile e quasi
disarmante. Terminata la
lettura l’ effetto è duplice:
da un lato sorpresa, perché
del tutto disatteso, dall’
altro stupefacente nella sua
credibilità: tutti gli indizi si
ricompongono in modo
logico e credibile. Non mi
rimane che augurarvi buona
lettura!
Giulia Crocioni IV A
“HESHER E’ STATO QUI”
“Hesher è stato qui” è un
film del 2010 diretto da
Spencer Susser e interpretato da Joseph Gordon-Levitt
nel ruolo di Hesher, Natalie
Portman nel ruolo di Nicole, Rainn Wilson nel ruolo
di Paul Forney ed infine
Devin Brochu nel ruolo di
T.J. Forney figlio di Paul.
T.J. ha 13 anni. Con il padre
Paul si è trasferito dalla nonna, nel tentativo di riprendersi dalla morte della madre, avvenuta due mesi prima in un incidente. La possibilità di riprendersi, per
T.J., arriva nella forma più
inaspettata e imprevedibile:
quella del giovane Hesher,
un solitario metallaro sporco e malnutrito con l'hobby
di dare fuoco alle cose e
dalla sigaretta sempre accesa. T.J. rimane affascinato
dal carisma e dall'anticonvenzionalità di Hesher, e
sarà solo grazie alla sua carica anarchica ed eversiva che
lui e suo padre riusciranno
a impadronirsi nuovamente
delle loro vite.
“Hesher è
stato qui” è
il film d’esordio del
regista
Susser
Spencer,
gia autore
di video
musicali e
cortometraggi. Il
film miscela diversi
temi
di
rilevante
valore: il
lutto familiare col bullismo
e la follia anarchica, rappresentata dal protagonista,
con la ricerca di un nuovo
futuro.
L’interpretazione di Levitt è
stata definita a dir poco
magistrale.
La cosa che rende davvero
interessante il film è la presenza di un
personaggio
fuori
dai
canoni classici, giovane
e con qualche turba
psichica,
chiara
espressione
di disagio
che sfocia in
istintivi e
furiosi atti
di violenza.
Anche se a
primo impatto può sembrare un’opera diseducativa a causa del
linguaggio spesso volgare, la
presenza di momenti colmi
di dark humor rendono la
visione del film piacevole,
lontana dalle decine di
drammi fotocopia che invadono le nostre sale.
“Hesher è stato qui” è un
lavoro di stampo indie che
riesce a divertire e commuovere al contempo, regalandoci uno dei personaggi più
eccentrici degli ultimi anni.
Gordon Levitt, accompagnato da un ottimo cast su cui
spicca anche una trasandata
Natalie Portman, anche produttrice, ci trascina in un
viaggio dell'anima in grado
di emozionare a più riprese.
E con un finale che è già
culto.
Marco Angelici V L
Lorenzo Raschi V L
Astrid Scaramella IV E
LA LUCE DEL DIAMANTE PAZZO
6 Gennaio 2006 Cambridge.
Nella sua piccola casa un
uomo grasso e pelato, di
nome Roger Keith, compie
sessant'anni i compagnia dei
familiari.
Questo però non è un compleanno di un uomo comune, ma di qualcuno che
trent'anni prima ha dato vita
a una delle realtà musicali
più rivoluzionarie del secolo. Il suo vero nome era
Syd, Syd Barrett; e natural-
mente stiamo
parlando dei
Pink Floyd.
Ma purtroppo il ricordo
di quel periodo magico
ormai
era
stato risucchiato nell'oblio della sua
mente.
Syd Barrett
era bello e
maledettamente
affascinante ma
in poco
tempo
riuscì a
passare
dalle fresche
e
gioiose
camicie a
fiori alle
soffocanti
e tristi camicie di forza: in
quel paio di occhi scuri e
profondi nascondeva un
talento straordinario che
troppo spesso spegneva
assumendo ogni tipo di
sostanza allucinogena.
I compagni lo avevano ribattezzato Madcap, e “testa
matta” era colui che, chiudendosi sei ore in studio da
solo, ne usciva con un nuovo album capolavoro, era
colui che scriveva brani tal-
mente stralunati da polverizzare qualsiasi schema
compositivo, era colui che
bevendo l'acido col caffè
ogni mattina perseguì un
trip di mesi e mesi.
Ma più passava il tempo e
più la fine si avvicinava, e
così capitava spesso che
durante un concerto Syd
suonasse la stessa nota a
ripetizione o iniziasse a
spogliarsi davanti al pubblico senza un apparente motivo. Finché con la visionaria
“Vegetable Man”, composta
in uno dei suoi trip da LSD,
diede l'inconfutabile prova
di esser giunto a un punto
di non ritorno.
-Quando mi guardava il suo
sguardo non tradiva il benché minimo accenno di
vitalità, come se non ci fosse
nessuno a casa- racconta il
suo produttore Joe Boyde, e
fu così che Madcap fu costretto ad abbandonare la
band, lasciando un segno
profondo nei cuori dei suoi
partner, soprattutto in quello di Roger Waters che nel
1975 gli dedica uno dei
capolavori del gruppo,
“Shine you crazy diamond”.
Dopo il manicomio Syd si
trasforma, la stella del progressive rock si riduce a un
uomo gonfio, pelato, smemorato, chiuso in un inquietante e malinconico
sciuto. Il resto della sua vita
lo passa chiuso in casa ad
accudire le piante a rimuginare sugli anni passati, dopo quell'ultimo compleanno
silenzio.
Nessuno sa dove sia e a
nessuno importa più chi sia,
e quando dopo anni si ripresenta dai vecchi compagni neanche viene ricono-
le sue condizioni peggiorano e il 7 Luglio Barrett a
causa di un cancro cade in
un sogno profondo da cui
non si risveglierà più.
Per i Pink Floyd è un mo-
mento doloroso; “Syd è
stato il faro che ha illuminato i primi anni del nostro
gruppo. Lascia un' eredità
che continua ancora a dare i
suoi frutti”.
Ma allora chi era Syd Barrett? Cosa è che ha consacrato nella storia il suo mito? La droga? La musica?
Non lo sappiamo di preciso,
forse tutte e due, forse nessuna delle due, ma in un
periodo di rivoluzione e di
cambiamento, di paura e di
incertezza, Syd è stato un'icona per i giovani del secolo. Un anti-eroe con un messaggio di pace e amore che
poteva abbattere ogni restrizione e che diede il vi a
nuovi concetti di libertà e
cambiamento validi ancora
oggi nella nostra societàNon ci è consentito di giudicare le azioni di Syd in modo positivo o negativo, ma
una cosa possiamo dirla con
certezza: nonostante la morte, la luce del diamante pazzo continuerà a splendere
su di noi ancora per molto.
Alessandro Piria III G
LA STREET DANCE
Origine e forme della danza urbana
A molti sicuramente sarà
capitato, per interesse, per
pratica o semplicemente per
curiosità di assistere ad una
performance di danza urbana,sia pura attraverso uno
schermo piuttosto che nella
realtà e anche per coloro
che non ne hanno ancora
avuto la possibilità, è interessante capire la storia e
l’origine di una delle più’
comuni e popolari manifestazioni di cultura underground del mondo.
Ma cosa si intende realmente per street dance o danza
urbana?
Per street dance (danza di
strada o danza urbana) si
intende un insieme di stili
di danza evolutisi al di fuori
delle scuole di ballo tradizionali, in spazi aperti quali
strade, dance party, feste di
quartiere, parchi, cortili
scolastici, rave party, night
club, ecc... In genere sono
basate sull'improvvisazione
e sulla socializzazione, incoraggiando l'interazione e il
contatto con gli spettatori e
con gli altri ballerini. Questi
balli si sono evoluti da contesti urbani e suburbani in
forme di cultura under-
ground; fanno parte della
cultura locale, alla stessa
maniera della danza popola-
ragazzi che in un contesto e
in un paese come l’Italia
dove gli sport di squadra,
re (anche se, con l'avvento
di Internet, la danza sembra
essere condivisa tra persone
con gli stessi gusti musicali
sparse per il mondo). Inoltre, la street dance si caratterizza come danza popolare moderna proprio in riferimento all'urbanizzazione.
Alcuni esempi di danze di
strada sono rappresentarti
dal B-boying (noto come
break dance e nata a New
York), il Melbourne Shuffle
(da Melbourne) e il Tecktonik (Parigi).L’origine di questi stili è localizzato ovviamente negli U.S.A. in particolare nella periferie delle
grandi città industrializzate
e vedono protagonisti gli
afro-americani, che sfruttati
e schiavizzati durante le
giornate, di notte si riunivano e ballavano per le strade
accompagnati dal suono di
“strumenti” improvvisati
che la città offriva.
Oggi come si presenta la
street dance alle generazioni di giovani?
Oggi la danza urbana oggi
riscuote grande successo e
ammirazione tra i giovani
anche grazie a film come
Step Up e Street Dance che
hanno riscosso e avvicinatoin molti a questo stile.
Tuttavia sono ancora pochi i
calcio, basket, pallavolo
ecc..prevalgono, decidono
di approcciarsi alla danza in
generale che anzi viene ancora da molti incompetenti
considerata come un’inutile
passatempo femminile. Non
sorprende che MTV abbia
contribuito a guidare l’interesse verso questa disciplina
con programmi come
“America Best Dance Crew”
condotto da Rendy
Jackson,nel quale
crew provenienti
da tutti gli Stati
Uniti si sfidano a
colpi di passi e
acrobazie, giudicati
da una giuria e
votate dal pubblico
a casa.
E in Italia?
E’ solo grazie a
pochi individui se
in Italia la danza,
in particolare la
danza urbana, riesce a proseguire
un percorso di
crescita e di sviluppo e permette al nostro paese di
ottenere importanti risultati
anche in campo internazionale. In particolare nell’ultima edizione dei campionati
europei di street dance disputati a Koper in Slovenia
tra il 12 e il 15 luglio 2012
due ballerini italiani Emanuele Michelon e Davide
Lauletta hanno ottenuto
uno straordinario oro nello
stile Electric Boogie Duo e
un altro atleta Andrea De
Blasio un ottimo bronzo
nella categoria hip hop e un
quarto posto nella catenella
categoria Electric Boogie.
Niente a che fare ovviamente con la concorrenza americana, dove ogni anno in una
città diversa si tiene l’America street dance championship, dove si riuniscono i
migliori ballerini di street
dance al mondo e dove
ovviamente i vincitori sono
ricompensati con un assegno da 5000$ ed altri ricchi
premi. Anche in Italia comunque, anche se non rivolto solo alla danza urbana, troviamo un concorso
importante a livello nazionale, si tratta dei campionati
usato per descrivere una
serie di diversi stili di danza:Hip-hop,house,locking
popping,dancehall,new
style,L.A.,tribal fusion,capoeira ecc…
L’ HOUSE
Uno degli stili più importanti e conosciuti della danza
urbana è l’house.L’house è
una danza sociale principalmente ballata con musica
house che ha radici nei club
di Chicago e di New York.
Gli elementi principali della
danza House includono
Footwork, Jacking, e Lofting.L’house è uno stile
basato sull’improvvisazione,
sottolineata dal movimento
dei piedi con passi veloci e
complessi orientati combinati con movimenti fluidi
del torso, così come piano
di lavoro.House Dance è
una fusione di postdiscoteca dell'epoca.Molti
italiani di danza sportiva e
internazionali d’Italia che
come ogni anno si tiene allo
Sport Dance center di Rimini tra la fine di maggio e gli
inizi di giugno e alla quale
io con la mia scuola prenderemo parte.
Street Dance è un termine
movimenti sono nati in luoghi-chiave per questo genere di danza come le discoteche o i club,è una danza
basata sulla comunità e i
ballerini si trovavano circondati da musica a volume
assordante e Dj,trovandosi
ad improvvisare cercando di
utilizzare passi e movimenti
sempre nuovi e complicatissimi che stupissero la folla
in delirio che vi assisteva.La
principale fonte di movimento di danza casa appanna direttamente dalla musica e gli elementi all'interno
della musica come il jazz,
africana, latino, Soul, R & B,
Funk, Hip Hop, ecc L'altra
fonte è il popolo, gli individui e le loro caratteristiche,
etnie, origine, ecc ci sono
persone di tutti i ceti sociali
si divertono sotto un unico
tetto. Così si hanno scambi
di informazioni (linguaggio
del corpo) casa della danza
è una danza sociale prima di
queste competizioni.
La danza house pone l'accento sui i ritmi sottili e riff
della musica, e il gioco di
gambe li segue da vicino.
Questa è una delle caratteristiche principali che distingue la danza house da ballo
che è stato fatto in discoteca
no Ejoe Wilson, Brian
"Footwork" Green, Tony
McGregor, Marjory Smarth,
Sellers Caleaf, "Brooklyn"
e l’house che viene fatto per
la musica dance elettronica
come parte della cultura
rave.Tra i principali nomi
nella scena della danza
house a New York City so-
Terry Wright, Shannon Mabra, Tony "Sekou" Williams,
Shannon Selby (aka Shan S),
Voodoo Ray, Chris Sawyer, e
molti altri. Alcuni notabili
prima di loro, come Bravo,
Kris Karate, Archie Burnett, così come lofters
innumerevoli teste garage
che ballavano in luoghi
come Paradise Garage,
Studio 54 e The Loft.Per il
momento il nostro viaggio alla scoperta del mondo della danza urbana
termina qui,ma nel prossimo numero della Siringa
parleremo di altri due stili
della danza urbana nati in
California:il popping e il
docking. Non perdete il
prossimo numero,perché
come disse il grande Michael Jackson sulla danza
e sull’hip-hop:”Non si
tratta solo di una mossa,Hip-hop è il modo più
ampio e più creativo”.
Federico Fumanti III G
“PACE IMPOSSIBILE, LANCIARE I MISSILI”
C’era una volta una virgola
seccata dalla poca considerazione in cui tutti la tenevano. Perfino i bambini delle
elementari si facevano beffe
di lei.
Che cos’è una virgola, dopo
tutto? Nei giornali nessuno
la usa più. La buttano, a
casaccio.
Un giorno la
virgola si ribellò.
Il Presidente
scrisse un breve
appunto dopo il
lungo colloquio
con il Presidente avversario:
“Pace, impossibile lanciare i
missili” e lo
passò frettolosamente al Gene-
rale.
In quel momento la piccola,
trascurata virgola mise in
atto il suo piano e si spostò.
Si sposto solo di una parola,
appena un saltino.
Quello che lesse il Generale fu: “Pace impossibile,
lanciare i missili”.
E scoppiò la Guerra Mondiale.
RICORDATEVI
Mi chiamo Alfredo.
Oggi è il 27 gennaio
Questa è la mia storia.
Sono nato in una famiglia
normale, impauriti cristiani
della domenica, senza troppi pregiudizi e ancora meno
idee. Padre impiegato, madre segretaria, niente di
speciale. Ho avuto una vita
normale, niente di pericoloso o splendidamente commovente, non ho patito
fame e sete,non ho dovuto
fare sacrifici. Sono cresciuto
in una metropoli europea
del XXI secolo, moderna e
agevole nel corpo, ipocrita e
corrotta nell'anima. Ero un
bambino curioso, come
tutti, la gioia di mamma e
papà, crescevo masticando
bibbia e smog, guardando la
partita con papà la domenica, dopo essere stati a messa
ad ascoltare la parola di Dio
In tutto quel libro, della sua
parola, per me non ne ho
trovata nessuna. Continuavo
a vivere, materne, elementari, medie e poi le superiori,
l'ultimo scoglio d'infanzia e
poi più niente di sicuro,
solo la morte, dopo una vita
di cui nessuno poteva sapere né l'esito né l'andamento.
Durante la mia adolescenza
ho studiato come gli altri
ragazzi, ho giocato come gli
altri ragazzi, ho vissuto come gli altri ragazzi,ma ho
amato come nessuno di
loro.
Omosessuale per la gente
educata; frocio, checca,
finocchio, rottoinculo per
gli amici, che non avevo,
tanto per essere precisi.
Vi racconto la mia giornata:
27 gennaio
7:06.00-Risveglio
7:06.05-Ricordarmi chi so-
no, dove sono. Qualcosa
nello stomaco inizia a torcersi, mi viene da vomitare,
potrei scoppiare a piangere,ma non servirebbe a
niente.
7:10-Faccio colazione da
solo, ho incrociato mia madre, ha pianto tutta la notte,
di nuovo, e mio padre, o
come vuole che lo chiami, il
signor Serrini. Da quando
gli ho detto che sono omosessuale pretende che io gli
dia del lei. Voleva cacciarmi
di casa, non voleva che i
soldi guadagnati dal suo far
nulla su una sedia davanti a
un computer sfamassero
una bocca come la mia. Mia
madre l'ha convinto non so
come, forse non voglio neanche saperlo. Stà di fatto
che ora non fa nient'altro
che piangere, lasciandomi
solo in una casa dove sono
cresciuto ma che non è mia.
7:25-7:50-Viaggio in autobus, arrivo a scuola, le solite
risate al mio passaggio, i
soliti iperpoetici commenti
tipo "frocio" e compagnia
bella, entro in classe, e per
ricordare che oggi è il giorno della memoria, qualcuno
con chissà quale sensibilità
intellettuale ha disegnato
alla lavagna una croce celtica e scritto a caratteri cubitali "Dux mea Lux". Siamo
figli di una poesia senza
tempo e testimoni di un
tempo senza poesia. Sul
mio banco trovo disegnati i
soliti peni stilizzati, qualche
minaccia di morte, niente di
speciale. Mi preparo psicologicamente ad un'altra
terribile giornata.
8.10-13.10 ore di lezione, ci
insegnano cose che non
serviranno a fermare i lupi
là fuori, fa freddo nelle nostre anime, e non so che
cosa potrà scaldarle.
14.00-Torno a casa, metto la
chiave nella toppa, ma non
gira. Forza dannata chiave
muoviti! Niente. Suono il
campanello. Niente. Risuono. Niente. Preso dalla rabbia schiaccio il pulsante così
forte da poterlo rompere.
Lo tengo schiacciato e aspetto, forse sono passati un
milione di momenti, non lo
so. Risponde l'uomo che un
tempo chiamavo papà e la
sua voce resa fredda e insensibile dal citofono mi
urla addosso"Vattene io e
mia moglie non voglioamo
più vederti. Vattene e non
tornare mai più!"Mi aveva
dato del tu,erano anni che
non lo faceva. Eruttavo emozioni, ero sbigottito,
furioso e deluso da mia
madre che mi aveva tradito,
confuso perchè non sapevo
dove andare. Non sapevo
che mia madre ora sorrideva
con un buco in mezzo agli
occhi e con parte del suo
cervello ad adornare la carta
da parati come fosse un
quadro raccapricciante di
chissà quale artista invasato.
14:30-22:00-Giro per la città
senza meta. Mi sento perso
in una città dove sono cresciuto, ho pianto, forse ho
pianto solamente oggi in
tutta la mia vita.
22.15-Incontro un po' di
compagni di scuola, ubriachi in una maniera scandalosa, figli di papà che spendono i soldi del paparino in
alcool e droga, bruciando i
loro piccoli cervelli rinsecchiti pieni di pregiudizi e
menzogne, cercando le loro
felicità in qualche bicchiere
o alla fine di una striscia di
coca, desolando le loro anime con finte amicizie e amori giocattolo. Il figo della
situazione mi urla "Lurido
frocio" e mi carica come un
rinoceronte. Non mi chiedo
perchè lo fa. Forse perchè
semplicemente sono io;
forse sono io che ho sbagliato, non lo so e semplicemente non mi interessa. Mi
tira un pugno alla bocca
dello stomaco. Cado a terra,sbatto la testa nella caduta, ma non perdo i sensi.
Vedo che arrivano anche gli
altri, un calcio in faccia mi
riempe la bocca di sangue,
la testa mi rimbomba; un
altro sulla schiena, uno mi
salta su un ginocchio, me lo
rompe. Il sangue che ho in
bocca non mi lascia gridare,
mi fa solo sputacchiare un
ammasso di saliva, sangue e
denti. Mi tirano su, in due
non mi reggo in piedi. Mi
riempiono di pugni. Ora
oltre al sangue in bocca sale
anche il vomito, sputo tutto
sull'asfalto, un ammasso
informe di un colore indefinito, non sento più niente.
Uno di loro mi grida qualcosa mostrandomi una macchia sulla sua camicia firmata. Mi scaraventa a terra. Mi
salta in testa, sento la suola
dentata del suo Timberland
che mi preme da una parte
della testa, l'asfalto dall'altra.
Oggi è Il giorno della memoria, penso, mentre un
Timberland sta per sfracellarmi la testa sull'asfalto,
oggi è il giorno della memoria, ma cos'è che ricordiamo? Ricordiamo Gli Orrori
che abbiamo commesso o il
Fatto che siamo stati capaci
di farlo? Forse tutti e due.
Ricordiamo che uccidiamo
qualcuno solo perché prega
un Dio diverso, perchè chiama eroi uomini diversi. Uccidiamo qualcuno solo per
chi ha deciso di baciare.Oggi è il giorno della
memoria. Un Timberland mi
sfascia il cranio e spappola il
mio cervello sull'asfalto,
Oggi è il giorno della me-
moria. Oggi è il giorno della
memoria. Finchè ci saranno
storie come la mia, continuate a ricordarvi di questo
giorno. Vi prego ricordatevi
di me.
Oggi è il giorno della memoria.
Massimiliano Rrapaj IV L
NOSTOI
Vele
d’alberi maestri
tremanti
per le sartie
giù
tutto il cigolio
penetrante e lento,
l’acredine
del sale
sui legni sfiniti
da vinacce schiumose
e l’eco
di Sirene annerite
drogate
dalle proprie malìe.
Eroi cerulei
adesso spaesati
commossi di nostalgia
mendicanti
di gloria
un tempo
sulle sabbie Magenta
della rocca
Briganti
da scacchiera
per una regina
senza età
essenza di luna
Sgualcita
dalla vanità
dai preziosismi
senza coro
di quel teatro dell’assurdo,
regia fatale
perfetta.
Seravon
C’ERA UNA VOLTA
C'era una volta Adamo che
viveva in una casetta di
montagna insieme a Michelangelo. I due, diventati
grandi , si sono fatti molto
amici. Il loro migliore amico
Armando Scia (manna) insieme al suo De Canio San
Bernardo sul ghiacciaio dei
Montesi Zugarini. Finché ad
un certo punto va addosso
ad una foresta di Albertini.
Con il grande schianto si fa
male sui Chiappini e si
Spacca (un) pelo. I due
amici lo soccorrono, lo por-
tano a casa loro e decidono
di fargli dei Bagnoli di acqua e sale per alleviare il
dolore causato dal pelo
spaccato. Dei Pellegrini Islami(ci) con abiti di tutti i
Colori, provenienti dalla
vicina fattoria che allevava
molti Antognelli, bussano
alla porta della casetta di
montagna poichè avevano
visto l' incidente. Così rivolgendosi ad Armando uno gli
chiede:"Come hai fatto a
non vedere la foresta? Ma
cosa ti Fumi ? " e lui rispo-
se :" Fumare è Legittimo,
ma io non lo faccio !! " I
pellegrini rispondono: "
Ehi, non dire il contrario Cu
neghi !! " e se ne vanno.
Presso il laghetto vicino
stanno succedendo tanti
Cagini !!! Dei Crocioni dispettosi, provenienti dalla
valle Menconi, stanno rincorrendo dei poveri Cagnoni quando si imbattono in
un anziano della famiglia
Guglielmi, impegnato nella
pesca di pesca da Lenzi. Il
vecchio, vedendo i Crocioni,
decide di ucciderli e ricavarsi una Pelliccia da mettere in premio per il Cecca-relli della città. Il vincitore tristemente solleva il
premio con la mano Mancinelli e, scontento per il
premio, dice:" Così non
Valeri! E' troppo Piccolini
per l'enorme sforzo che
ho fatto per vincere! "
Classe IV A
IL FUTURO E’ NELLE NOSTRE MANI
Vorrei difendere un dipinto
realizzato dagli studenti
durante l’occupazione. Si
tratta di un trittico appeso
in Aula Magna, ben realizzato e collocato con cura sotto
l’orologio, che in tal modo
sembra far parte dell’opera.
Il soggetto è molto duro, e
l’immagine è per molti un
“pugno nello stomaco”. Nel
primo pannello dall’alto si
vede una zoomata su una
maglietta con una scritta. Si
legge solo: “nelle nostre
mani”. Poi l’inquadratura si
allarga e si legge tutta la
scritta ”Il futuro è nelle nostre mani”, finchè, nel terzo
pannello, si vede tutto il
busto del ragazzo con due
moncherini al posto delle
mani.
E’ vero che noi speriamo
sempre di vedere i nostri
alunni felici. E’ vero che
bisogna dare spazio alla
speranza. Ma se la contestazione studentesca ( e di noi
docenti) partiva proprio
dall’avvilimento della Scuola
pubblica, dalla mancanza di
fondi per l’Istruzione, come
si può non vedere in quell’opera un messaggio di grande effetto e validità? A volte
si discute su cosa sia l’Arte e
non si arriva mai mai ad una
definizione precisa. Di sicuro però quando un’immagine buca il muro dell’indiffe-
renza si può parlare di Arte.
Questa ci riporta alla sensibilità dell’Espressionismo, a
Munch per esempio, a Kirchner che si autoritrae mutilato
lato durante la prima guerra
mondiale. Forse si dovrebbe
esporre in altra sede. Forse
sarebbe meglio affiancare
una targa esplicativa. E, se
l’idea è originale, non copia-
ta, dovrebbe essere firmata.
Ma, a proposito, l’autore chi
è?
Lucia Angelucci
“M. vuoi una tangente come i camorristi?”
”Il tuo è terrorismo didattico” cit G.
“Scoperta prof. Ubriaca in classe… correggeva i caffè”
“E’ sparito il riso, ce l’hanno soffiato”
“Abbiamo riso abbastanza ora pasta”
“Ahi, ahi!” disse il pisolino mentre tutti lo
schiacciavano.
“Mi..tosi” disse una cellula al barbiere.
Samuele Delicati V E
Daniel Taccucci V E
Thanks
To:
E anche il numero di Marzo è andato. Abbiamo
riiniziato un po’ affannosamente ma siamo comunque tornati. Come di consueto partiamo
con i ringraziamenti: un grazie a Daniel, Alessia,
Giada, Emanuele, Laura, Raoul, Giovanni, Stefano, Federico, Astrid, Guido e Lorenzo. Un grazie
anche alla nostra nuova piccola new entry del 1
Tommaso e a tutti coloro che nonostante non
facciano parte della siringa , ci mandano i loro
elaborati. Un ringraziamento speciale alla nostra
brava, ma lamentosa, impaginatrice Claudia. Ringrazio anche Marco, il capo-redattore che tra una nevicata e un’influenza ogni tanto è presente!
Un immenso grazie soprattutto a voi che, tra un
sudoku e una barzelletta, leggete anche i nostri
articoli! Ci sentiamo presto! La vostra caporedattrice Carmen.
Carmen IV F
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La Siringa 26 - marzo 2013 - Liceo Scientifico Galeazzo Alessi