Lezione 3 – 14 maggio 2015
I sistemi di tassazione:
La tassazione
dei redditi di impresa e
l’IRES
Corso di Economia pubblica
A.a. 2014-2015
Redditi di impresa
 Reddito derivante dall’esercizio di imprese commerciali.
 Distinzione tra redditi derivanti da imprese individuali e società di persone e redditi
derivanti da società di capitali. I primi sono tassati in capo alle persone fisiche in
relazione alla quota di partecipazione alla società e indipendentemente dalla
reale distribuzione. I secondi sono tassati tipicamente in capo alla società,
autonoma rispetto all’eventuale tassazione personale dei soci.
 Utili che emergono dal conto economico, corretti per tener conto delle
divergenze tra normativa civilistica e fiscale.
 𝜋 = 𝑅 − 𝐶 − 𝐴𝑀 − 𝐼𝑃
 Aspetti teorici nella definizione del sistema di tassazione del reddito delle società di
capitali:
 Equità di un’imposta sui profitti: doppia tassazione degli utili
 Efficienza: scelte di investimento e di finanziamento delle imprese
Equità: il problema della doppia tassazione degli utili
 Equità: principio della capacità contributiva. La società di capitali è soggetta ad
imposta in quanto possiede capacità contributiva autonoma rispetto ai soci che
detengono il capitale. Tale impostazione è basata sul concetto della distinzione
tra controllo e proprietà.
 In quest’ottica avremo che l’imposta sugli utili grava due volte: una in capo alla
società e una in capo ai soci se distribuiti.
 Sistema classico – doppia tassazione:
𝑇 = 𝑡𝑠 ∗ 𝑈 + 𝑡𝑝 ∗ 𝐷 = 𝑡𝑠 ∗ 𝑈 + 𝑡𝑝 ∗ 𝑎 ∗ 1 − 𝑡𝑠 ∗ 𝑈
𝐷 = 𝑎 ∗ 𝑈 − 𝑡𝑠 ∗ 𝑈 = 𝑎 ∗ 1 − 𝑡𝑠 ∗ 𝑈
a è la percentuale di distribuzione degli utili.
Se a=0 gli utili non sono stati distribuiti
Se a=100% tutti gli utili sono stati distribuiti
Nel caso a=0 l’imposta corrisponde a quella in capo alla società di capitale.
 Carico fiscale per unità di utile:
𝑡 = 𝑡𝑠 + 𝑡𝑝 ∗ 𝑎 ∗ 1 − 𝑡𝑠
 Non neutralità nella scelta di distribuzione degli utili
Esempio doppia tassazione nel sistema italiano
 Partecipazioni qualificate. Secondo la normativa Irpef i dividendi percepiti
da persone fisiche entrano in base imponibile per il 49,72%
 a=1
𝑇 = 𝑡𝑠 ∗ 𝑈 + 𝑡𝑝 ∗ 49,72% ∗ 𝐷
 a=0
𝑇 = 𝑡𝑠 ∗ 𝑈
 Partecipazioni non qualificate. I dividendi percepiti da persone fisiche sono
sottoposti a tassazione separata ad aliquota del 26%.
 a=1
𝑇 = 𝑡𝑠 ∗ 𝑈 + 26% ∗ 𝐷
 a=0
𝑇 = 𝑡𝑠 ∗ 𝑈
 OBIEZIONE: l’onere finale grava inevitabilmente sull’individuo.
 Tassazione solo in capo al socio
 Utili tassati in capo al socio, come reddito ordinario, al momento della loro
distribuzione.
 Anche in questo caso potrebbero nascere dei problemi rispetto alla
neutralità dell’imposta. Se gli utili sono tassati solo al momento della
distribuzione, la società può essere incentivata a rinviare la distribuzione per
evitare l’imposta o rimandarla.
 Come tassare gli utili non distribuiti?
1. Pro quota. Indipendentemente dalla distribuzione.
2. Tassazione delle plusvalenze.
3. Metodi di integrazione fra imposta personale e imposta societaria
Doppia tassazione degli utili: integrazione completa
 Gli utili vengono attribuiti pro-quota ai soci indipendentemente dalla loro
reale distribuzione.
 Si evita l’effettiva la doppia tassazione, ma sussistono dei problemi pratici
soprattutto per le società con grande frazionamento del capitale.
𝑇 = 𝑡𝑝 ∗ 𝑈
Carico fiscale per unità di utile
T=tp
Doppia tassazione degli utili: Credito d’imposta
 In questo caso l’imposta societaria è considerata un acconto dell’imposta
personale. Essa viene restituita al socio sotto forma di credito d’imposta da
portare in detrazione della propria imposta personale applicata ai dividendi.
 Il credito d’imposta può essere totale se tutta l’imposta societaria può essere
portata in diminuzione a quella personale.
 Esprimiamo l’imposta sull’utile in termini di dividendi distribuiti:
𝐷 = 𝑎 ∗ 𝑈 − 𝑡𝑠𝑈 = 𝑎 ∗ 𝑈 1 − 𝑡𝑠
𝑈 = 𝐷 𝑎 ∗ (1 − 𝑡𝑠)
𝑡𝑠 ∗ 𝐷
𝑡𝑠 ∗ 𝑈 =
𝑎 ∗ (1 − 𝑡𝑠)
 Debito d’imposta del contribuente, assumendo a=1, totale distribuzione
degli utili:
𝐷
𝐷
𝑇𝑝 = 𝑡𝑝 𝑈 − 𝑡𝑠 𝑈 = 𝑡𝑝
− 𝑡𝑠
1 − 𝑡𝑠
1 − 𝑡𝑠
 Il credito d’imposta per unità di dividendi distribuiti è pari a t/1-t
 Il debito d’imposta totale:
𝐷
𝑡𝑠𝐷
𝑇 = 𝑡𝑠 𝑈 + 𝑡𝑝 1−𝑡𝑠 − 1−𝑡𝑠
 In termini di utile e sostituendo c=1/1-t
𝑇 = 𝑡𝑠 ∗ 𝑈 + 𝑡𝑝 𝑎𝑈𝑁 1 + 𝑐
− 𝑐𝑎𝑈𝑁
Efficienza dell’imposta sui profitti: scelte di
investimento e di finanziamento dell’impresa
 Nel disegnare il sistema impositivo delle società di capitale occorre considerare anche
eventuali effetti distorsivi sulle scelte di finanziamento e di investimento delle imprese
 Modalità di finanziamento:
 Indebitamento con corresponsione di interessi passivi al creditore
 Capitale proprio con emissione di nuove azioni o impiego di utili non distribuiti. Corresponsione
di dividendi o plusvalenze azionarie ai soci
 Entrambi i soggetti (creditori e soci) finanziano l’impresa solo se possono ottenere in
cambio un tasso di rendimento pari a quello di mercato r (impiego in investimenti
alternativi con medesimo rischio).
 Scelte di investimento:
 in assenza di imposte e prescindendo dalle problematiche relative agli ammortamenti, le
imprese avranno interesse a compiere investimenti con rendimenti via via decrescenti, fino a
ripagare il finanziatore
 L’equazione del profitto, prescindendo dagli ammortamenti e considerando tra i
costi di produzione il solo costo del lavoro
Π = 𝐹(𝐿, 𝐾) − 𝑤𝐿 − 𝑟𝐾
 Il profitto è dato dalla differenza tra ricavi (valore della produzione F) e il costo del
lavoro, pari al prodotto tra w, il salario e il lavoro impiegato L, e il costo del capitale,
pari al prodotto tra r e il capitale investito.
 L’impresa sceglierà K e L in modo da massimizzare il profitto. In particolare siamo
interessati al tasso di interesse sul capitale che l’impresa deve praticare per
mantenersi in equilibrio. Deriviamo pigreco rispetto a K

𝛿Π
𝛿𝐾
= 𝐹 ′ (𝐾 ∗ ) − 𝑟
𝑟 = 𝐹′(𝐾 ∗ )

𝛿Π
𝛿𝐿
= 𝐹 ′ (𝐿∗ ) − 𝑤
w = 𝐹′(𝐿∗ )
 L’impresa ottimizza il proprio profitto quando la produttività marginale di ciascuno
dei fattori produttivi eguaglia il costo della loro remunerazione. La produttività del
capitale deve essere pari al tasso di interesse e la produttività del lavoro deve essere
pari al salario.
 In presenza di un’imposta sugli utili, l’impresa dovrà garantire un tasso di
remunerazione al netto delle imposte coerente a quella ottenuta da investimenti
alternativi. Deve ottenere dall’investimento un rendimento più elevato.
 Ipotizziamo la presenza di un’imposta sugli utili
 Caso 1: finanziamento con debito
La tassazione risulta neutrale nei confronti delle scelte di investimento, solo se
viene garantita la piena deducibilità dal reddito di impresa degli interessi
passivi rK
Π = 𝐹 𝐿, 𝐾 − 𝑤𝐿 − 𝑟𝐾 − 𝑡 𝐹 − 𝑤𝐿 − 𝑟𝐾
Massimizziamo il profitto effettuando la derivata rispetto a K e ponendola
uguale a 0.
𝛿Π
= 𝐹 ′ 𝐾 ∗ − 𝑟 − 𝑡𝐹 ′ 𝐾 ∗ + 𝑡𝑟 = [𝐹 ′ 𝐾 ∗ − 𝑟] 1 − 𝑡
𝛿𝐾
[𝐹 ′ 𝐾 ∗ − 𝑟] 1 − 𝑡 = 0
 NEUTRALITA’ o IMPOSTA NON DISTORSIVA: Otteniamo che l’impresa
massimizza il profitto alla stessa condizione prima dell’introduzione
dell’imposta.
𝑟 = 𝐹′(𝐾 ∗ )
 Si noti che l’imposta è non distorsiva sulle scelte di
investimento/finanziamento, ma comunque influisce sugli utili riducendone
il valore di −𝑡(𝐹 − 𝑤𝐿 − 𝑟𝐾)
 Deducibilità parziale degli interessi passivi dall’utile soggetto a tassazione.
Π = 𝐹(𝐿, 𝐾) − 𝑤𝐿 − 𝑟𝐾 − 𝑡(𝐹 − 𝑤𝐿 − 𝛼 ∗ 𝑟𝐾)
𝛿Π
= 𝐹 ′ 𝐾 ∗ − 𝑟 − 𝑡𝐹 ′ 𝐾 ∗ + 𝑡 ∗ 𝛼𝑟 = 𝐹 ′ 𝐾 ∗ 1 − 𝑡 − 𝑟 − 𝑡 ∗ 𝛼𝑟
𝛿𝐾
𝐹 ′ 𝐾 ∗ 1 − 𝑡 + 𝑟(1 − 𝛼𝑡) = 0
1 − 𝛼𝑡
′
∗
𝐹 𝐾 =𝑟
1−𝑡
In questo caso il ritorno dell’investimento è inferiore rispetto al caso in assenza
di piena deducibilità degli interessi passivi.
L’imposta in questo caso è NON NEUTRALE
𝑟<𝑟
1−𝛼𝑡
1−𝑡
 Caso 2: finanziamento con ricorso al capitale
 Nel caso in cui l’impresa ricorra al finanziamento attraverso il capitale
azionario, la remunerazione dei soci non sarà deducibile dall’utile
imponibile in quanto non è possibile identificarlo come onere per l’impresa.
 Continuiamo ad indicare come costo di finanziamento rK, dove r è la
remunerazione del capitale investito dai soci.
Π = 𝐹(𝐿, 𝐾) − 𝑤𝐿 − 𝑟𝐾 − 𝑡(𝐹 − 𝑤𝐿)
𝛿Π
= 𝐹 ′ 𝐾 ∗ − 𝑟 − 𝑡𝐹 ′ 𝐾 ∗ = 𝐹 ′ 𝐾 ∗ 1 − 𝑡 − 𝑟
𝛿𝐾
𝐹′ 𝐾 ∗ 1 − 𝑡 − 𝑟 = 0
1
′
∗
𝐹 𝐾 =𝑟
1−𝑡
1
𝑟<𝑟
1−𝑡
La produttività marginale del capitale è superiore alla remunerazione dello
stesso.
Confrontando i due casi il sistema impositivo genera una distorsione nei
confronti delle scelte di finanziamento e di investimento.
 Ipotizziamo che gli investimenti offrano rendimenti via via decrescenti
(produttività marginale del capitale decrescente, derivata F(K))
 L’impresa avrà interesse a compiere investimenti fino al punto K*senza, in
cui il rendimento che ottiene dall’investimento marginale è sufficiente a
ripagare il finanziatore.
𝑟 = 𝐹′(𝐾 ∗ )
 Il livello degli investimenti è pari a K* senza imposta.
 Nel caso 1 con piena deducibilità degli interessi passivi il livello degli
investimenti rimane il medesimo. Al punto in cui 𝑟 = 𝐹′(𝐾 ∗ )
 Nel caso 2 con deducibilità parziale degli interessi passivi il livello degli
investimenti diminuisce. Fino al nuovo punto di equilibrio K* con imposta.
 All’aumentare di 𝛼 (fino a 1) il tasso di interesse diminuisce fino a coincidere
con il tasso di rendimento r. Al diminuire di 𝛼 (fino a 0) il tasso di interesse
assume il livello più elevato (impossibilità di dedurre gli interessi dall’utile
tassato).
Tassazione dei redditi di impresa in Italia: IRES
 Base imponibile: Reddito complessivo d’impresa, costituito dagli utili netti
conseguiti nel periodo di imposta
 Soggetto passivo: società di capitali ed altri enti pubblici e privati
 Aliquota: unica al 27,5% imposta proporzionale
Base imponibile IRES
BASE IMPONIBILE =
Ricavi
– Costi del Lavoro
- Costi variabili (MP, SL, servizi)
+ Interessi Attivi – 𝜶 Interessi Passivi
– Ammortamenti
-
ROC
remunerazione ordinaria del capitale investito
+ Dividendi
5% degli utili derivanti da partecipazioni in società ed enti soggetti all’Ires
+ ∆S variazione delle scorte
+ ∆W plusvalenze patrimoniali
 DEDUCIBILITA’ DEGLI INTERESSI PASSIVI: gli interessi passivi sono deducibili
fino a concorrenza degli interessi attivi;
 l’eccedenza è deducibile nel limite del 30% del risultato operativo lordo
(ROL), calcolato come differenza fra il valore della produzione e i costi
della produzione al lordo degli ammortamenti e dei canoni di leasing dei
beni strumentali.
 Gli interessi che superano tale valore sono deducibili nei successivi periodi
d’imposta.
 Valore della produzione
12.000
 Costi della produzione
9.000
 Ammortamenti
900
 Canoni di leasing 100
 Interessi passivi
2.000
 Interessi attivi 500
 Calcolo il ROL: Valore della produzione - Costi della produzione + Ammortamenti +
Canoni leasing =
 12.000-9.000+900+100=4.000
 Calcolo l’ammontare massimo di interessi passivi deducibile:
 30% ROL + Interessi Attivi= 30% 4.000 + 500 = 1.700
 Interessi passivi (2000) > ammontare massimo di interessi passivi deducibile (1700)
 Interessi passivi indeducibili = 300
 ROC Remunerazione ordinaria del capitale
 Per favorire la neutralità della tassazione nei confronti di scelte di
finanziamento delle società di capitali
 Incentivazione al finanziamento con capitale proprio
 Deduzione dall’imponibile della ROC del finanziamento del capitale
proprio. Pari al 4% nel 2014 dell’incremento di capitale proprio (rispetto al
31 dicembre 2010) mediante conferimenti in denaro da parte dei soci o
con destinazione di utili a riserva.
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Lezione 1 – 16 aprile 2015 I sistemi di tassazione: Le imposte