COSTRUZIONISMO,
RELATIVISMO,
PRATICA
epistemologia delle scienze sociali
Tesi 1
 La
realtà sociale è prodotta dalle azioni
degli individui
 Il
risultato della scienza è un prodotto
sociale
Tesi 2
 Le
azioni degli individui sono relative
ad una comunità di riferimento
 Gli
individui conducono le proprie
azioni seguendo regole
Tesi 3

La scienza è una pratica sociale (insieme di
azioni) che produce cultura concettuale
(conoscenza) e fattuale (tecnologia) in relazione
ad una comunità nella quale gli individui
seguono regole di comportamento condivise
(prassi)
Terminologia


Una comunità è un insieme significativo di individui che
svolgono attività condivise
Non occorre che per appartenere ad una comunità gli individui
appartenenti abbiano interazioni dirette, possono appartenere ad
uno stesso ‘raggruppamento spaziale’, ma non necessariamente,
ad es. automobilisti, matematici, religiosi, filosofi, ecc.

Possono appartenere ad un raggruppamento circoscritto, ad
esempio ad una azienda, nella quale ci possono essere le
comunità degli amministrativi, dei tecnici, degli autisti

La comunità dei matematici condivide regole di inferenza logica,
quella degli amministrativi di contabilità, dei religiosi i rituali, ecc.
Queste condivisioni dei modi di fare sono pratiche
Correnti di pensiero e autori





P.L. Berger e T. Luckmann  costruzionismo
Soc. conoscenza scientifica (Ssk) relativismo
(interessi della comunità di riferimento)
Etnometodologia (Etn)  pratiche di senso
comune (routine produttive)
Integrazione dei paradigmi  B. Latour (new
actor network theory)
L. Wittgenstein  ‘seguire una regola’
La realtà come costruzione
sociale
di P.L. Berger e T. Luckmann [1966]
(fenomenologia/sociologia cognitiva)
La realtà sociale è costituita dall’interazione
fra gli individui e si produce in tre momenti
del processo dialettico

Esteriorizzazione: la società è un prodotto umano


Oggettivazione: la società è una realtà oggettiva
Interiorizzazione: l’uomo è un prodotto sociale
Esteriorizzazione

L’esteriorizzazione è una necessità antropologica (Hegel,
Marx)

Gli esseri umani tendono a proiettare nell’ambiente le proprie
rappresentazioni, idee, progetti (conoscenze - scientifiche e
non -). Cercano di realizzarle nel mondo per mezzo di azioni,
di pratiche e di prassi

L’uomo a differenza degli altri mammiferi sup. non ha alcun
ambiente proprio. Gli esseri umani non hanno un corredo
istintuale adatto per sopravvivere nell’ambiente naturale (A.
Geheln, A. Plessner). Allora lo creano tramite la conoscenza
(scienza, morale, ecc.) e la tecnologia (azioni)
Oggettivazione e
istituzionalizzazione 1

L’oggettivazione è il processo per cui il prodotto
dell’esteriorizzazione viene stabilizzato (cristallizzato) e reso
fruibile agli individui in modalità simili

La cristallizzazione è parte del processo detto
istituzionalizzazione, ovvero l’individuo si abitua a certi tipi di
interazione (con il mondo e gli altri individui) considerandoli
successivamente come un modo naturale di fare le cose

Il processo di istituzionalizzazione crea uno sfondo di cultura
comune (sedimentazione – E. Husserl/A. Schutz) che è il
substrato conoscitivo su cui gli individui comprendono le
proprie azioni (la propria identità sociale e quelle degli altri, le
idee, gli artefatti, ecc.)
Oggettivazione e
istituzionalizzazione 2

Le istituzioni si presentano alle generazioni
successive come realtà sociale stabile, preesistente alle singole biografie, ovvero hanno
priorità e continuità storica rispetto ad una singola
generazione, nonché forniscono schemi
comportamentali per la condotta (conoscenza
prescrittiva – A. Schutz); le istituzioni vengono
trasmesse da generazione a generazione e sono
considerate immanenti agli individui in quanto
sono reificate
Oggettivazione e identità

L’identità sociale degli altri in termini di stabilità istituzionale è
percepita come tipo

Ogni comprensione tipo dell’altro si basa su tipizzazioni
cognitive. Le tipizzazioni consentono di comprendere l’altro
su basi di schemi generalizzati cognitivo-linguistici – A. Schutz;
ad es. io so che un insegnante mi dirà cose attendibili anche se
non lo conosco personalmente, so che ha un certo tipo di
comportamento per via del suo ruolo istituzionale – “assumere il
ruolo dell’altro” – G.H. Mead

I ruoli e le istituzioni hanno una relazione stabile, si confermano
e ri-confermano in un processo circolare (dialettico) dando
vita ad un processo di reificazione reciproca
Oggettivazione e trasmissione della
realtà sociale

La trasmissione del realtà sociale avviene sia durante il
processo di sviluppo degli individui da parte di
“persone importanti”- G. H. Mead - , sia attraverso
persone con elevato e riconosciuto status: sacerdoti,
legislatori, saggi, insegnanti, scienziati, politici, ecc. Es.
se il prof. di fisica mi parla di rapporto causa-eff. non
ho motivo di metterlo in dubbio

Una modalità del processo di trasmissione consiste
nell’apprendimento di regole soc. (al prof. di fisica si
‘deve’ credere). In generale, tale apprendimento
muove dall’interazione diretta, ovvero da un grado di
generalizzazione minimo (interazione faccia a faccia)
a un grado di generalizzazione crescente fino a
stabilizzarsi nei termini de “l’altro generalizzato” G.H. Mead)
Oggettivazione e legittimazione



1.
2.
3.
4.

Il processo circolare di reificazione dei ruoli e delle istituzioni è
il risultato del processo di legittimazione
Il processo di legittimazione avviene principalmente per
mezzo del linguaggio
Il linguaggio ha funzione di forza crescente:
livello - affermazioni tipo: ‘le cose vanno fatte così’;
livello – proverbi, miti, fiabe, proposizioni teoretiche;
livello - vere e proprie teorie sul mondo;
livello - l’universo simbolico: la religione (“cosmo sacro” –
T. Luckmann), l’ideologia
Le istituzioni ormai sono divenute fatti innegabili
Interiorizzazione

degli schemi comportamentali (e cognitivi) durante il processo
di socializzazione

Socializzazione primaria: familiari, gruppo dei pari,
insegnanti: asilo, elem., medie, modelli mass-mediatici

Socializzazione secondaria: professori: sup. e univ.,
addestramento militare, corso di computer, corso di
formazione professionale, ecc.

Risocializzazione: sovrapposizione di assunzioni, ad es.
cambio di partito politico e di rispettiva opinione politica,
conversione religiosa di tipo razionale - Baggio

Ristrutturazione: i soldati in guerra devono imparare in
modo molto crudo, immediato, brutale, a rappresentarsi
una certa realtà, altrimenti… ; conversioni religiose di tipo
trascendentale - Manzoni
Un esempio di interiorizzazione della
regola







La mamma si arrabbia se Marco rovescia la minestra
La mamma e il papà si arrabbiano se Marco rovescia la
minestra
Gli astanti (mamma, papà, fratello mag., zio, ecc. si
arrabbiano se Marco rovescia la minestra
Tutti si arrabbiano se Marco rovescia la minestra
Tutti si arrabbiano se qualcuno: Marco, ma anche Stefano,
Paolo, ecc. (ad es. i compagni dell’asilo) rovesciano la
minestra
Tutti si arrabbiano se qualcuno rovescia del cibo
Non si rovescia il cibo (il si rappresenta la generalizzazione
dell’interazione diretta: “l’altro generalizzato” di Mead)
LA SCIENZA COME PRATICA E
CULTURA

I primi anni settanta hanno visto la nascita di un nuovo approccio al pensiero
sulla scienza: la sociologia della conoscenza scientifica (Ssk). Edimburgo e
Bath, erano i due centri di massimo interesse per questioni sociologiche legate
alla produzione della conoscenza scientifica

Edimburgo: B.Barnes (‘74, ‘77, ‘82), D. Bloor (‘76, ‘83), S. Shapin (’79, ’82)
delinearono l’approccio macrosociale. Tale approccio individuava connessioni
causali fra classiche variabili sociologiche, che costituivano i principali interessi
dei vari gruppi, e il concetto di conoscenza sostenuto dai vari gruppi

Bath: H. Collins (‘85) seguì un approccio microsociale. Il suo studio sulle
controversie scientifiche aspirava a mostrare che la produzione di conoscenza
consensuale era il risultato di negoziazioni contingenti fra agenti specifici
Il nuovo approccio si differenziava
principalmente per due aspetti

La conoscenza scientifica deve essere considerata un prodotto
sociale

La disciplina era empirica e naturalistica e perciò lo studio del
modo in cui la scienza si produceva socialmente doveva basarsi
sulla scienza passata e presente. Il carattere a-priori degli
stereotipi filosofici normativi doveva essere accantonato

Ad es. il neopositivismo logico, che si prefiggeva di negare
l’intromissione della metafisica nella scienza, si basava proprio
su un a-priori metafisico: è il caso del ‘principio di
verificazione’; il quale contraddiceva la presunta empiricità del
neopositivismo
“Si ‘doveva’ accantonare l’a-priori
normativo” è un a-priori normativo?

Si può immaginare che le azioni di fare scienza (e in generale) siano
condizionate non solo da interessi pratici, ma anche da credenze che
inevitabilmente condizionano le azioni di scienziati, filosofi e
persone comuni: ad es. a-priori metodologici (principio di
veirificazione nel neopos.), a-priori epistemologici (causa-eff. in
Kant), a-priori religiosi (morale per i Credenti), a-priori giuridici
(diritti universali dell’uomo per gli Illuministi), leggi dello stato , ecc.

Questo è un problema di riflessività delle azioni le quali sono
costitutive e autoreferenziali rispetto alla realtà sociale, ovvero il
contesto sociale viene prodotto dalle azioni e le azioni sono
giustificate dal contesto sociale: ad es. perché tutti ‘dobbiamo’ avere
gli stessi diritti? Questo principio ha senso nel contesto storico
attuale e di controverso definisce il contesto storico attuale –
riflessività -

Un tentativo per aggirare tale empasse è praticato
dall’etnometodologia degli studi sul lavoro scientifico (ETNSW), la
quale vede le pratiche di senso comune e di fare scienza dall’‘interno’
Vecchia concezione della critica
filosofica

I filosofi della scienza si sono principalmente occupati del
rapporto fra teoria (ad es. leggi generali) e fatti scientifici (eventi
singolari), es.: relazione fra enunciati osservativi e teoria, fra
induzione e leggi generali, falsificazione e verificazione, ecc.

Questo è vero non solo per l’empirismo logico (circolo di
Vienna) o per il razionalismo (Popper), ma anche per molti
filosofi che si sono opposti al pensiero ‘scientista’ dominante ad
es. P.Feyerabend (’75, ’78), N.R. Hanson (’58)

Sono presenti alcuni casi isolati di filosofi attenti alla questione
della pratica: M. Polanyi (‘58), T. Khun (‘62)
Nuova concezione della critica

Nella concezione classica del fare scienza il prodotto per eccellenza della scienza è il prodotto
concettuale ovvero la conoscenza scientifica, ora invece troviamo studiosi come i sociologi della
conoscenza scientifica, etnometodologi, etnografi, ecc. interessati alle azioni che gli scienziati
compiono per rendere valide le proprie posizioni scientifiche

La pratica è l’utilizzo di risorse che produce una estensione creativa di una rete concettuale (la rete
concettuale per la Ssk è analoga al paradigma per Kuhn oppure alla teoria per i positivisti) che si
adatta a nuove circostanze. La pratica è una realizzazione contestuale di modellamento estensivo
della cultura tecnica. La pratica ha connotazione temporale, si svolge nel tempo (non è un metodo
ideale è un fare situato nel tempo e nello spazio)

La cultura tecnica è il campo di risorse su cui gli scienziati basano il proprio lavoro ed è caratterizzata da
una rete concettuale unica (M. Hesse ’80), ovvero non ha connotazione o svolgimento temporale,
ma concettuale. La pratica si riferisce alle azioni da fare che gli scienziati compiono in questo
campo

Es.: i chiodi, le assi, un martello sono risorse per costruire un canile (appartengono alla cultura
tecnica, questi elementi mostrano delle relazioni concettuali); la costruzione di un canile è una
pratica, successivamente il canile che è il prodotto di una pratica può rientrare nella cultura tecnica
in quanto può essere utilizzato come risorsa in una futura pratica ad es. per addestrare cani. Ecco
l’estensione, ovvero la costruzione di realtà relativa di un uso contestuale di risorse basato su
pratiche

Qui si mostra l’autoreferenzialità della produzione della realtà: le pratiche (costruire il canile) e la
cultura tecnica (gli elementi fruibili) si intrecciano: le pratiche si basano sulla cultura e producono
altra cultura tecnica (il canile) la quale orienta e fornisce le condizioni di possibilità di altre pratiche
(addestrare i cani)
Criteri di valutazione della nuova concezione

Qual è il criterio per la chiusura della rete, visto che ad es.Khun e Wittgenstein
sostengono l’apertura concettuale e Feyerabend propone addirittura l’anarchia
metodologica? Ad es. perché c’è un metodo simile per tutti gli scienziati (aspetto
tecnico) oppure perché i risultati sono riportati su certi tipi di riviste e non su altre
(aspetto sociale) - nodi della rete

Un criterio è l’interesse (variabile sociologica), ad es. l’interesse di aver i risultati
comparabili, di avere una base di plausibilità sociale, ecc. Gli scienziati cercano di
estendere la cultura in vari modi che possano servire ai loro interessi, piuttosto che
in modi che non sarebbero utili. Dall’altra parte, gli interessi servono da parametri
con i quali i prodotti di queste estensioni, ossia le nuove reti concettuali, possono
essere valutati

Una buona estensione della rete sarà quella che meglio serve gli interessi della
comunità scientifica più importante

La conoscenza scientifica non è vista come rappresentazione trasparente della
natura, piuttosto come una conoscenza relativa a una particolare cultura. La
relatività è spiegata tramite il concetto sociologico di interesse: l’interesse dei gruppi
coinvolti (approccio macrosociale): Barnes (’77, ’82), Shapin (’79, ’82); teoria grigliagruppo (Bloor ’83); l’interesse di singole parti (approccio microsociale): l’interesse
nelle negoziazioni fra le parti di una controversia (Collins ’85). Es. la valutazione
degli interessi si sostanzia nel fatto che gli scienziati devono valutare nel corso del
loro lavoro le proposte (e gli interessi) dell’amministrazione di un laboratorio, di una
rivista di pubblicazioni, degli istituti che assegnano i fondi, di collaborazione con
altri gruppi di ricerca di questa piuttosto che di quella università, e così via.
Critica alla nuova critica

Critica di un appartenente alla Ssk (A. Pickering): se la concezione della Ssk
è presa letteralmente come rappresentazione della pratica e della cultura
piuttosto che come un aiuto a ragionare sulla conoscenza è un concetto
debole, idealizzato e riduttivo. La rappresentazione della cultura scientifica
come un’unica rete concettuale, e della pratica come processo aperto di
modellamento strutturato da interessi non permette di avanzare molto,
rispetto alle evidenti complessità presenti in un qualsiasi laboratorio

La Ssk non ci fornisce l’apparato concettuale necessario per apprezzare del
tutto la ricchezza del fare scienza, l’intenso lavoro di costruire strumenti,
pianificare, svolgere e interpretare gli esperimenti, di elaborare teorie, di
negoziare con l’amministrazione del laboratorio, con le riviste, con gli
istituti che assegnano i fondi, e così via

Un’integrazione allo studio della pratica scientifica che vada oltre il
concetto sociologico di interesse seppur nelle sue più variegate sfumature
(macro, micro, intermedie, ecc.) e seguito dalla ETN
ETNOMETODOLOGIA

L’etnometodologia, ha l’obbiettivo di analizzare le
pratiche di ragionamento e azione con le quali le
persone mostrano in continuazione, in tutti i contesti
della vita sociale, ai propri ‘simili’, la correttezza del
proprio agire e del proprio parlare. Quindi anche nei
contesti della produzione scientifica

L’ETN considera la prassi e gli aspetti cognitivi delle
attività specialistiche in relazione di continuità con il
senso comune. Gli scienziati in primis sono uomini
sociali
L’ETN È MUOVE DA DUE TRADIZIONI FILOSOFICHE:
la fenomenologia di E. Husserl e A. Schutz nella fase iniziale
e la filosofia di L. Wittgenstein nello sviluppo seguente

Gli etnometodologi sospendono la credenza che gli oggetti siano indipendenti
dai metodi con i quali essi sono resi ‘osservabili’ e ‘comprensibili’ (Schutz): gli
streotipi cogntivi, gli schemi di tipizzazione strutturano la cognizione
L’ispirazione tratta dall’opera di Schutz consiste in primo luogo nel concepire
come oggetto di indagine l’atteggiamento naturale (comportamento spontaneo)

Gli etnometodologi non pongono l’accento sugli aspetti mentali dell’agente
(ad es. sulle rappresentazioni), ma considerano gli aspetti interazionali,
empirici, pratici, pubblici

Garfinkel (l’ideatore della ETN) sostiene che gli eventi significativi sono
interamente ed esclusivamente eventi che si situano nell’ambiente esterno a
una persona (piuttosto che nelle “province autnome di significato” – Schutz).
Tale esternalità si concretizza in attività ‘sceniche’ interazionali (Wittgenstein)
L’etnometodologia vive due fasi

Del passaggio da una fase all’altra quello che interessa
principalmente il nostro quadro è che per l’ETN, adesso, la
pratica dell’interagire non si riduce al problema di trovare un
accordo (cognitivo) su significati (come per Schutz), ma dipende
anche dall’accettazione tacita e perlopiù inconsapevole di una
serie di regole che sanciscono la normalità (moralità) dei
comportamenti sociali. Es. una promessa ‘deve’ (morale) essere
mantenuta per potersi dire tale – questo accordo non deve essere
esplicitato quando si promette. Un risultato scientifico per essere
tale non ‘deve’ essere contraddetto da altri esperimenti
(normale).

L’etnometodologia diviene una sorta di logica pratica che opera
in tutte le condizioni ordinarie nelle quali si trova a operare e
vivere un membro della società
Oggetto, tesi e ambito teorico (Etn)

L’oggetto dell’etnometodologia consiste nell’analisi del
ragionamento e delle conoscenze di senso comune e dell’attività
scientifica, in rapporto alle pratiche che conferiscono senso al
mondo sociale e scientifico. Gli etnometodologi indagano come
l’ordine sociale viene creato nei singoli episodi di interazione a
partire dalle azioni e dai discorsi dei partecipanti. Essi mirano alla
chiarificazione di quali siano le proprietà e le caratteristiche della
logica pratica che presiede le attività degli agenti sociali

La tesi fondamentale dell’etnometodologia è che le attività attraverso
cui i membri della società producono situazioni quotidiane e
specifiche sono identiche ai procedimenti usati dai membri per
renderle ‘spiegabili’

L’ambito di ricerca dell’etnometodologia è epistemologico-cognitivo.
Oggetto e relazioni disciplinari

L’ETN studia le risorse e le procedure di senso comune attraverso le quali i
membri di una cultura producono senso, riconoscono oggetti, eventi e corsi
d’azione in modo intelligibile dagli altri membri

L’approccio teorico dell’ETN si interessa a problemi di fondatezza e
costituzione del mondo da parte degli agenti – appartiene alle discipline che
criticano il positivismo sociologico: la fenomenologia, l’ermeneutica, la
filosofia del linguaggio

L’ETN contribuisce alla psicologia cognitiva, alla sociolinguistica e alla teoria
della comunicazione. L’ETN è interessata a come la società sta assieme; come
fa a stare assieme; quali sono le strutture delle attività quotidiane che la
rendono intelleggibile. Es. come è possibile che al semaforo rosso i più si
fermino e al verde ripartano, come è possibile questo accordo e questa
intellegibilità - quando ci fermiamo al semaforo non esplicitiamo: “altrimenti
mi fanno la multa”, “altrimenti faccio un incidente”, “mi sembra giusto”, ecc.,
lo facciamo

Le attività quotidiane o ordinarie sono tutte quelle operazioni, che in larga
misura non ricadono sotto il nostro controllo cosciente, che compiamo in
mezzo agli altri, con gli altri, per gli altri e che mostrano tacitamente la nostra
appartenenza alla società
Ambito

La connotazione epistemologica (come conosciamo?)
della disciplina conduce gli etnometodologi a un
programma di ricerche empiriche sulle caratteristiche
dell’atteggiamento naturale, senza con ciò ricadere
nell’ambito della psicologia individuale, per il fatto che
per gli etnometodologi le caratteristiche ‘oggettive’ del
mondo sociale non sono ridotte ad atti della coscienza
individuale, ma alle procedure interpretative (pratiche)

“Non c’è ragione di guardare dentro al cranio dal
momento che non c’è niente di interessante da trovare lì
a parte il cervello” H. Garfinkel
Senso comune e pratica scientifica

Gli etnometodolgi si resero conto che anche gli scienziati sono
membri sociali e quindi le loro pratiche professionali possono
essere soggette allo stesso tipo di studio delle pratiche di senso
comune – routine produttive

Il lavoro dello scienziato mostra continuità con il senso
comune e con i criteri del senso comune
ad es. quando una scoperta in paleontologia o archeologia è
attendibile? Quando l’interpretazione dei fatti, avvenuti milioni o
centinaia di migliaia di anni, fa segue i canoni di
interpretazione che la comunità ritiene attuali (nell’ 800
l’attendibilità di un reperto fossile non si basavano sul criterio
del C 14). Quando un comportamento è moralmente
accettabile? Quando l’interpretazione del comportamento in
questione segue i canoni di comportamento morale rispetto
alla moralità che la comunità ritiene attuale (nell’epoca
vittoriana coprivano le gambe ai tavoli, ora basta guardare la tv
per rendersi conto che le gambe ai tavoli sono scoperte)
ETN e ‘studies of work’

L’ETNSW non cerca strutture invarianti, ma esamina i singoli
episodi per mostrare, attraverso la descrizione dettagliata delle
pratiche in atto, come in quel caso particolare si crei un tipo di
ordine in situ

Tale approccio spinge i ricercatori ad acquisire una prospettiva
interna all’attività (tramite socializzazione) che gli consenta di
conoscerla e descriverla dall’interno. L’analisi ‘interna’ ci fa
comprendere e delimita l’uso appropriato di certe regole in
situazioni specifiche

L’approccio costruttivista (de-costruttivista), considera la regola
come parte costitutiva della pratica; dunque comprendere la
regola (da parte del ricercatore come dell’uomo comune)
significa seguirla e comprenderne l’uso particolare. I ricercatori
partecipano direttamente alle attività in oggetto
Studies of work: pregi e limiti

Epistemologicamente questo programma equivale ad una completa rinuncia a
qualsiasi metodo proprio e caratteristico della disciplina; per afferrare
veramente il significato dei fenomeni non servono metodi alternativi e
ulteriori rispetto a quelli degli scienziati (non occorre applicare un modello
sociologico), anzi l’applicazione di qualsiasi altra metodologia produrrebbe
soltanto una rappresentazione simbolica del fenomeno stesso. Non esiste
metodo di analisi al di fuori della descrizione della pratica. Es. il modello
incentrato sugli interessi è un modello parziale che spiega da un punto di vista
esterno (quello del sociologo); per l’ETN è una prospettiva normativa a-priori

Il pregio dell’ETN è di essere aderente al fenomeno che descrive

Il limite è quello di godere ‘solo’ di una prospettiva interna (embedded); d’altro
canto così (cerca) riduce gli a-priori normativi utilizzando una metodologia
esclusivamente pratica. (‘cerca’: in quanto in un certo senso già porsi in un certo
modo è un a-priori, benché forse non sia proprio normativo – potremmo
chiamarlo linguistico-cognitivo - ; nel senso che non c’è un modello di
riferimento, ma solo il fatto che non ci deve essere un modello, ma un
modello implicito c’è: il linguaggio naturale)

Domanda: si può fare scienza\conoscenza senza a-priori?
Porsi in un certo modo: metodologia
pratica

Requisito di adeguatezza unica: metodo di socializzazione nella comunità di
pratiche: per riconoscere, o identificare o descrivere i fenomeni di ordine,
l’analista deve essere volgarmente competente riguardo alla produzione locale
dei fenomeni di ordine che sta studiando. Es. Livingston che si prefiggeva di
studiare le pratiche dei matematici dovette studiare matematica

L’indifferenza metodologica invece si estende alla concezione di razionalità
scientifica che di solito gli scienziati sociali rivendicano come una base
neutrale per descrivere le azioni osservate sul campo. Es. molte scelte fatte
dagli scienziati non sono scelte razionali e a volte non sono neppure scelta ma
sono frutto di routine

La neutralità metodologica della scienza risulta fittizia, per cui anziché mettere
in discussione i metodi scientifici per quanto attiene alla loro validità e
affidabilità, il principio di indifferenza invita ad abbandonare del tutto i ‘criteri
scientifici’ di giudizio e a concentrarsi sull’esame dei modi in cui, nelle varie
circostanze, i membri stabiliscono pragmaticamente che cosa conta come
adeguatezza, accuratezza, validità, ecc.

es. “Ramo d’oro” di Frazer, rapporto causa-effetto, immedesimazione nella
‘forma di vita’
Integrazione dei paradigmi

B. Latour propone una sua rivisitazione della actor network theory
(’84, ’87) insieme a M. Callon, fondano la ‘scuola parigina’.

Propone un’integrazione fra la concezione della Ssk
(negoziazoni\relazioni di interessi) e la concezione della Etn
rispetto alla costituzione specifica delle pratiche (embedded
prespective)

Es.: perché una bicicletta ha la forma che ha? Perché è il risultato
di una negoziazione fra gruppi basta su interessi (es. donne e
uomini, produttori e rivenditori, fruitori e legislatori, ecc.), e
perché le biciclette si fanno in un certo modo ovvero seguendo
certe regole (di costruzione, di trasporto, di utilizzo, ecc.)
‘Seguire una regola’ e autoreferenzialità




Wittgensetin sostiene che le regole non hanno effetto causale sui
comportamenti
Una regola è l’emergenza e l’interpretazione di una regolarità
comportamentale situazionale (oggettivazione)
Una regola non determina un modo di agire perché ogni modo di
agire può essere messo in accordo con una regola (estensione
della regola). Seguire la regola è una prassi (la prassi è
pubblica)
Non esiste una regola privata in quanto non esiste una prassi
privata (esteriorizzazione). Per determinare la correttezza di
una prassi occorre una valutazione da parte di un osservatore
che deve avere a disposizione un criterio che non può essere
‘privato’
Dim. esternalista o comunitaria

Il criterio di correttezza è un criterio comunitario. Chi ha lo status decide se
un regola è attesa o disattesa da un certo comportamento. Es.: ‘non ci si deve
appropriare indebitamente di oggetti altrui’; un individuo che possiede un
certo status che ruba è un cleptomane mentre uno che non lo possiede che
ruba è un ladro, tale interpretazione del comportamento è prodotta da chi ha
status: giudici, psicologi, giornalisti, ecc.

La comunità di riferimento (incarnata negli individui con status e idealizzata
nelle norme e nelle regole, ad es. nella morale) esercita pressione normativa
che funge da criterio cognitivo di correttezza (un cittadino percepisce un
ladro come un pericolo, mentre un cleptomane come un malato da curare)

La pressione normativa ha ricadute sulle disposizioni psicologiche
dell’individuo, il quale si conforma agli standard ad es. per non subire disagio
(essere considerato un immorale o uno scienziato fasullo) o per ricevere
ricompense (plausibilità sociale o pubblicazioni scientifiche su riviste
autorevoli)

Se l’individuo non si conforma agli standard della comunità di pratiche o di
riferimento non è riconosciuto come appartenente alla comunità (pazzo;
deviante; non-scienziato, ecc.). Domanda la malattia mentale esiste? Il caso
Gofmann: da saggista a scienziato!
Dim. internalista o prassiologica




Un agente segue una certa regola perché tutti fanno
così (es. mette ogni mattina la cravatta, saluta i vicini,
risolve equazioni con metodi mat. standard, ecc.)
Perché ha imparato a fare così e questi modi di fare
funzionano e hanno dato sempre buoni risultati
Perché ha sempre fatto così, è una prassi consolidata,
es. mostra la sua identità a se stesso e agli altri
Quindi non c’è ragione di fare altrimenti
BIBLIOGRAFIA





P.L. Berger e T.Luckmann [1969], La realtà come
costruzione sociale
M. Cruciani [2003], Etnometodologia
G. Fele [2002], Etnometodologia
A. Pickering [2001], La scienza come pratica e
cultura
A. Voltolini [2003], Guida alla lettura delle
Ricerche filosofiche di Wittgenstein
Considerazione finale


Il costruzionismo e la pratica sono la torre di
babele della relatività comunitaria.
Solo alcuni Individui hanno un linguaggio
universale che va oltre:
I Filosofi e gli Artisti

Questi in ogni epoca si contano sulla punta delle
dita.
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COSTRUZIONISMO, RELATIVISMO, PRATICA