COSTRUZIONISMO, RELATIVISMO, PRATICA epistemologia delle scienze sociali Tesi 1 La realtà sociale è prodotta dalle azioni degli individui Il risultato della scienza è un prodotto sociale Tesi 2 Le azioni degli individui sono relative ad una comunità di riferimento Gli individui conducono le proprie azioni seguendo regole Tesi 3 La scienza è una pratica sociale (insieme di azioni) che produce cultura concettuale (conoscenza) e fattuale (tecnologia) in relazione ad una comunità nella quale gli individui seguono regole di comportamento condivise (prassi) Terminologia Una comunità è un insieme significativo di individui che svolgono attività condivise Non occorre che per appartenere ad una comunità gli individui appartenenti abbiano interazioni dirette, possono appartenere ad uno stesso ‘raggruppamento spaziale’, ma non necessariamente, ad es. automobilisti, matematici, religiosi, filosofi, ecc. Possono appartenere ad un raggruppamento circoscritto, ad esempio ad una azienda, nella quale ci possono essere le comunità degli amministrativi, dei tecnici, degli autisti La comunità dei matematici condivide regole di inferenza logica, quella degli amministrativi di contabilità, dei religiosi i rituali, ecc. Queste condivisioni dei modi di fare sono pratiche Correnti di pensiero e autori P.L. Berger e T. Luckmann costruzionismo Soc. conoscenza scientifica (Ssk) relativismo (interessi della comunità di riferimento) Etnometodologia (Etn) pratiche di senso comune (routine produttive) Integrazione dei paradigmi B. Latour (new actor network theory) L. Wittgenstein ‘seguire una regola’ La realtà come costruzione sociale di P.L. Berger e T. Luckmann [1966] (fenomenologia/sociologia cognitiva) La realtà sociale è costituita dall’interazione fra gli individui e si produce in tre momenti del processo dialettico Esteriorizzazione: la società è un prodotto umano Oggettivazione: la società è una realtà oggettiva Interiorizzazione: l’uomo è un prodotto sociale Esteriorizzazione L’esteriorizzazione è una necessità antropologica (Hegel, Marx) Gli esseri umani tendono a proiettare nell’ambiente le proprie rappresentazioni, idee, progetti (conoscenze - scientifiche e non -). Cercano di realizzarle nel mondo per mezzo di azioni, di pratiche e di prassi L’uomo a differenza degli altri mammiferi sup. non ha alcun ambiente proprio. Gli esseri umani non hanno un corredo istintuale adatto per sopravvivere nell’ambiente naturale (A. Geheln, A. Plessner). Allora lo creano tramite la conoscenza (scienza, morale, ecc.) e la tecnologia (azioni) Oggettivazione e istituzionalizzazione 1 L’oggettivazione è il processo per cui il prodotto dell’esteriorizzazione viene stabilizzato (cristallizzato) e reso fruibile agli individui in modalità simili La cristallizzazione è parte del processo detto istituzionalizzazione, ovvero l’individuo si abitua a certi tipi di interazione (con il mondo e gli altri individui) considerandoli successivamente come un modo naturale di fare le cose Il processo di istituzionalizzazione crea uno sfondo di cultura comune (sedimentazione – E. Husserl/A. Schutz) che è il substrato conoscitivo su cui gli individui comprendono le proprie azioni (la propria identità sociale e quelle degli altri, le idee, gli artefatti, ecc.) Oggettivazione e istituzionalizzazione 2 Le istituzioni si presentano alle generazioni successive come realtà sociale stabile, preesistente alle singole biografie, ovvero hanno priorità e continuità storica rispetto ad una singola generazione, nonché forniscono schemi comportamentali per la condotta (conoscenza prescrittiva – A. Schutz); le istituzioni vengono trasmesse da generazione a generazione e sono considerate immanenti agli individui in quanto sono reificate Oggettivazione e identità L’identità sociale degli altri in termini di stabilità istituzionale è percepita come tipo Ogni comprensione tipo dell’altro si basa su tipizzazioni cognitive. Le tipizzazioni consentono di comprendere l’altro su basi di schemi generalizzati cognitivo-linguistici – A. Schutz; ad es. io so che un insegnante mi dirà cose attendibili anche se non lo conosco personalmente, so che ha un certo tipo di comportamento per via del suo ruolo istituzionale – “assumere il ruolo dell’altro” – G.H. Mead I ruoli e le istituzioni hanno una relazione stabile, si confermano e ri-confermano in un processo circolare (dialettico) dando vita ad un processo di reificazione reciproca Oggettivazione e trasmissione della realtà sociale La trasmissione del realtà sociale avviene sia durante il processo di sviluppo degli individui da parte di “persone importanti”- G. H. Mead - , sia attraverso persone con elevato e riconosciuto status: sacerdoti, legislatori, saggi, insegnanti, scienziati, politici, ecc. Es. se il prof. di fisica mi parla di rapporto causa-eff. non ho motivo di metterlo in dubbio Una modalità del processo di trasmissione consiste nell’apprendimento di regole soc. (al prof. di fisica si ‘deve’ credere). In generale, tale apprendimento muove dall’interazione diretta, ovvero da un grado di generalizzazione minimo (interazione faccia a faccia) a un grado di generalizzazione crescente fino a stabilizzarsi nei termini de “l’altro generalizzato” G.H. Mead) Oggettivazione e legittimazione 1. 2. 3. 4. Il processo circolare di reificazione dei ruoli e delle istituzioni è il risultato del processo di legittimazione Il processo di legittimazione avviene principalmente per mezzo del linguaggio Il linguaggio ha funzione di forza crescente: livello - affermazioni tipo: ‘le cose vanno fatte così’; livello – proverbi, miti, fiabe, proposizioni teoretiche; livello - vere e proprie teorie sul mondo; livello - l’universo simbolico: la religione (“cosmo sacro” – T. Luckmann), l’ideologia Le istituzioni ormai sono divenute fatti innegabili Interiorizzazione degli schemi comportamentali (e cognitivi) durante il processo di socializzazione Socializzazione primaria: familiari, gruppo dei pari, insegnanti: asilo, elem., medie, modelli mass-mediatici Socializzazione secondaria: professori: sup. e univ., addestramento militare, corso di computer, corso di formazione professionale, ecc. Risocializzazione: sovrapposizione di assunzioni, ad es. cambio di partito politico e di rispettiva opinione politica, conversione religiosa di tipo razionale - Baggio Ristrutturazione: i soldati in guerra devono imparare in modo molto crudo, immediato, brutale, a rappresentarsi una certa realtà, altrimenti… ; conversioni religiose di tipo trascendentale - Manzoni Un esempio di interiorizzazione della regola La mamma si arrabbia se Marco rovescia la minestra La mamma e il papà si arrabbiano se Marco rovescia la minestra Gli astanti (mamma, papà, fratello mag., zio, ecc. si arrabbiano se Marco rovescia la minestra Tutti si arrabbiano se Marco rovescia la minestra Tutti si arrabbiano se qualcuno: Marco, ma anche Stefano, Paolo, ecc. (ad es. i compagni dell’asilo) rovesciano la minestra Tutti si arrabbiano se qualcuno rovescia del cibo Non si rovescia il cibo (il si rappresenta la generalizzazione dell’interazione diretta: “l’altro generalizzato” di Mead) LA SCIENZA COME PRATICA E CULTURA I primi anni settanta hanno visto la nascita di un nuovo approccio al pensiero sulla scienza: la sociologia della conoscenza scientifica (Ssk). Edimburgo e Bath, erano i due centri di massimo interesse per questioni sociologiche legate alla produzione della conoscenza scientifica Edimburgo: B.Barnes (‘74, ‘77, ‘82), D. Bloor (‘76, ‘83), S. Shapin (’79, ’82) delinearono l’approccio macrosociale. Tale approccio individuava connessioni causali fra classiche variabili sociologiche, che costituivano i principali interessi dei vari gruppi, e il concetto di conoscenza sostenuto dai vari gruppi Bath: H. Collins (‘85) seguì un approccio microsociale. Il suo studio sulle controversie scientifiche aspirava a mostrare che la produzione di conoscenza consensuale era il risultato di negoziazioni contingenti fra agenti specifici Il nuovo approccio si differenziava principalmente per due aspetti La conoscenza scientifica deve essere considerata un prodotto sociale La disciplina era empirica e naturalistica e perciò lo studio del modo in cui la scienza si produceva socialmente doveva basarsi sulla scienza passata e presente. Il carattere a-priori degli stereotipi filosofici normativi doveva essere accantonato Ad es. il neopositivismo logico, che si prefiggeva di negare l’intromissione della metafisica nella scienza, si basava proprio su un a-priori metafisico: è il caso del ‘principio di verificazione’; il quale contraddiceva la presunta empiricità del neopositivismo “Si ‘doveva’ accantonare l’a-priori normativo” è un a-priori normativo? Si può immaginare che le azioni di fare scienza (e in generale) siano condizionate non solo da interessi pratici, ma anche da credenze che inevitabilmente condizionano le azioni di scienziati, filosofi e persone comuni: ad es. a-priori metodologici (principio di veirificazione nel neopos.), a-priori epistemologici (causa-eff. in Kant), a-priori religiosi (morale per i Credenti), a-priori giuridici (diritti universali dell’uomo per gli Illuministi), leggi dello stato , ecc. Questo è un problema di riflessività delle azioni le quali sono costitutive e autoreferenziali rispetto alla realtà sociale, ovvero il contesto sociale viene prodotto dalle azioni e le azioni sono giustificate dal contesto sociale: ad es. perché tutti ‘dobbiamo’ avere gli stessi diritti? Questo principio ha senso nel contesto storico attuale e di controverso definisce il contesto storico attuale – riflessività - Un tentativo per aggirare tale empasse è praticato dall’etnometodologia degli studi sul lavoro scientifico (ETNSW), la quale vede le pratiche di senso comune e di fare scienza dall’‘interno’ Vecchia concezione della critica filosofica I filosofi della scienza si sono principalmente occupati del rapporto fra teoria (ad es. leggi generali) e fatti scientifici (eventi singolari), es.: relazione fra enunciati osservativi e teoria, fra induzione e leggi generali, falsificazione e verificazione, ecc. Questo è vero non solo per l’empirismo logico (circolo di Vienna) o per il razionalismo (Popper), ma anche per molti filosofi che si sono opposti al pensiero ‘scientista’ dominante ad es. P.Feyerabend (’75, ’78), N.R. Hanson (’58) Sono presenti alcuni casi isolati di filosofi attenti alla questione della pratica: M. Polanyi (‘58), T. Khun (‘62) Nuova concezione della critica Nella concezione classica del fare scienza il prodotto per eccellenza della scienza è il prodotto concettuale ovvero la conoscenza scientifica, ora invece troviamo studiosi come i sociologi della conoscenza scientifica, etnometodologi, etnografi, ecc. interessati alle azioni che gli scienziati compiono per rendere valide le proprie posizioni scientifiche La pratica è l’utilizzo di risorse che produce una estensione creativa di una rete concettuale (la rete concettuale per la Ssk è analoga al paradigma per Kuhn oppure alla teoria per i positivisti) che si adatta a nuove circostanze. La pratica è una realizzazione contestuale di modellamento estensivo della cultura tecnica. La pratica ha connotazione temporale, si svolge nel tempo (non è un metodo ideale è un fare situato nel tempo e nello spazio) La cultura tecnica è il campo di risorse su cui gli scienziati basano il proprio lavoro ed è caratterizzata da una rete concettuale unica (M. Hesse ’80), ovvero non ha connotazione o svolgimento temporale, ma concettuale. La pratica si riferisce alle azioni da fare che gli scienziati compiono in questo campo Es.: i chiodi, le assi, un martello sono risorse per costruire un canile (appartengono alla cultura tecnica, questi elementi mostrano delle relazioni concettuali); la costruzione di un canile è una pratica, successivamente il canile che è il prodotto di una pratica può rientrare nella cultura tecnica in quanto può essere utilizzato come risorsa in una futura pratica ad es. per addestrare cani. Ecco l’estensione, ovvero la costruzione di realtà relativa di un uso contestuale di risorse basato su pratiche Qui si mostra l’autoreferenzialità della produzione della realtà: le pratiche (costruire il canile) e la cultura tecnica (gli elementi fruibili) si intrecciano: le pratiche si basano sulla cultura e producono altra cultura tecnica (il canile) la quale orienta e fornisce le condizioni di possibilità di altre pratiche (addestrare i cani) Criteri di valutazione della nuova concezione Qual è il criterio per la chiusura della rete, visto che ad es.Khun e Wittgenstein sostengono l’apertura concettuale e Feyerabend propone addirittura l’anarchia metodologica? Ad es. perché c’è un metodo simile per tutti gli scienziati (aspetto tecnico) oppure perché i risultati sono riportati su certi tipi di riviste e non su altre (aspetto sociale) - nodi della rete Un criterio è l’interesse (variabile sociologica), ad es. l’interesse di aver i risultati comparabili, di avere una base di plausibilità sociale, ecc. Gli scienziati cercano di estendere la cultura in vari modi che possano servire ai loro interessi, piuttosto che in modi che non sarebbero utili. Dall’altra parte, gli interessi servono da parametri con i quali i prodotti di queste estensioni, ossia le nuove reti concettuali, possono essere valutati Una buona estensione della rete sarà quella che meglio serve gli interessi della comunità scientifica più importante La conoscenza scientifica non è vista come rappresentazione trasparente della natura, piuttosto come una conoscenza relativa a una particolare cultura. La relatività è spiegata tramite il concetto sociologico di interesse: l’interesse dei gruppi coinvolti (approccio macrosociale): Barnes (’77, ’82), Shapin (’79, ’82); teoria grigliagruppo (Bloor ’83); l’interesse di singole parti (approccio microsociale): l’interesse nelle negoziazioni fra le parti di una controversia (Collins ’85). Es. la valutazione degli interessi si sostanzia nel fatto che gli scienziati devono valutare nel corso del loro lavoro le proposte (e gli interessi) dell’amministrazione di un laboratorio, di una rivista di pubblicazioni, degli istituti che assegnano i fondi, di collaborazione con altri gruppi di ricerca di questa piuttosto che di quella università, e così via. Critica alla nuova critica Critica di un appartenente alla Ssk (A. Pickering): se la concezione della Ssk è presa letteralmente come rappresentazione della pratica e della cultura piuttosto che come un aiuto a ragionare sulla conoscenza è un concetto debole, idealizzato e riduttivo. La rappresentazione della cultura scientifica come un’unica rete concettuale, e della pratica come processo aperto di modellamento strutturato da interessi non permette di avanzare molto, rispetto alle evidenti complessità presenti in un qualsiasi laboratorio La Ssk non ci fornisce l’apparato concettuale necessario per apprezzare del tutto la ricchezza del fare scienza, l’intenso lavoro di costruire strumenti, pianificare, svolgere e interpretare gli esperimenti, di elaborare teorie, di negoziare con l’amministrazione del laboratorio, con le riviste, con gli istituti che assegnano i fondi, e così via Un’integrazione allo studio della pratica scientifica che vada oltre il concetto sociologico di interesse seppur nelle sue più variegate sfumature (macro, micro, intermedie, ecc.) e seguito dalla ETN ETNOMETODOLOGIA L’etnometodologia, ha l’obbiettivo di analizzare le pratiche di ragionamento e azione con le quali le persone mostrano in continuazione, in tutti i contesti della vita sociale, ai propri ‘simili’, la correttezza del proprio agire e del proprio parlare. Quindi anche nei contesti della produzione scientifica L’ETN considera la prassi e gli aspetti cognitivi delle attività specialistiche in relazione di continuità con il senso comune. Gli scienziati in primis sono uomini sociali L’ETN È MUOVE DA DUE TRADIZIONI FILOSOFICHE: la fenomenologia di E. Husserl e A. Schutz nella fase iniziale e la filosofia di L. Wittgenstein nello sviluppo seguente Gli etnometodologi sospendono la credenza che gli oggetti siano indipendenti dai metodi con i quali essi sono resi ‘osservabili’ e ‘comprensibili’ (Schutz): gli streotipi cogntivi, gli schemi di tipizzazione strutturano la cognizione L’ispirazione tratta dall’opera di Schutz consiste in primo luogo nel concepire come oggetto di indagine l’atteggiamento naturale (comportamento spontaneo) Gli etnometodologi non pongono l’accento sugli aspetti mentali dell’agente (ad es. sulle rappresentazioni), ma considerano gli aspetti interazionali, empirici, pratici, pubblici Garfinkel (l’ideatore della ETN) sostiene che gli eventi significativi sono interamente ed esclusivamente eventi che si situano nell’ambiente esterno a una persona (piuttosto che nelle “province autnome di significato” – Schutz). Tale esternalità si concretizza in attività ‘sceniche’ interazionali (Wittgenstein) L’etnometodologia vive due fasi Del passaggio da una fase all’altra quello che interessa principalmente il nostro quadro è che per l’ETN, adesso, la pratica dell’interagire non si riduce al problema di trovare un accordo (cognitivo) su significati (come per Schutz), ma dipende anche dall’accettazione tacita e perlopiù inconsapevole di una serie di regole che sanciscono la normalità (moralità) dei comportamenti sociali. Es. una promessa ‘deve’ (morale) essere mantenuta per potersi dire tale – questo accordo non deve essere esplicitato quando si promette. Un risultato scientifico per essere tale non ‘deve’ essere contraddetto da altri esperimenti (normale). L’etnometodologia diviene una sorta di logica pratica che opera in tutte le condizioni ordinarie nelle quali si trova a operare e vivere un membro della società Oggetto, tesi e ambito teorico (Etn) L’oggetto dell’etnometodologia consiste nell’analisi del ragionamento e delle conoscenze di senso comune e dell’attività scientifica, in rapporto alle pratiche che conferiscono senso al mondo sociale e scientifico. Gli etnometodologi indagano come l’ordine sociale viene creato nei singoli episodi di interazione a partire dalle azioni e dai discorsi dei partecipanti. Essi mirano alla chiarificazione di quali siano le proprietà e le caratteristiche della logica pratica che presiede le attività degli agenti sociali La tesi fondamentale dell’etnometodologia è che le attività attraverso cui i membri della società producono situazioni quotidiane e specifiche sono identiche ai procedimenti usati dai membri per renderle ‘spiegabili’ L’ambito di ricerca dell’etnometodologia è epistemologico-cognitivo. Oggetto e relazioni disciplinari L’ETN studia le risorse e le procedure di senso comune attraverso le quali i membri di una cultura producono senso, riconoscono oggetti, eventi e corsi d’azione in modo intelligibile dagli altri membri L’approccio teorico dell’ETN si interessa a problemi di fondatezza e costituzione del mondo da parte degli agenti – appartiene alle discipline che criticano il positivismo sociologico: la fenomenologia, l’ermeneutica, la filosofia del linguaggio L’ETN contribuisce alla psicologia cognitiva, alla sociolinguistica e alla teoria della comunicazione. L’ETN è interessata a come la società sta assieme; come fa a stare assieme; quali sono le strutture delle attività quotidiane che la rendono intelleggibile. Es. come è possibile che al semaforo rosso i più si fermino e al verde ripartano, come è possibile questo accordo e questa intellegibilità - quando ci fermiamo al semaforo non esplicitiamo: “altrimenti mi fanno la multa”, “altrimenti faccio un incidente”, “mi sembra giusto”, ecc., lo facciamo Le attività quotidiane o ordinarie sono tutte quelle operazioni, che in larga misura non ricadono sotto il nostro controllo cosciente, che compiamo in mezzo agli altri, con gli altri, per gli altri e che mostrano tacitamente la nostra appartenenza alla società Ambito La connotazione epistemologica (come conosciamo?) della disciplina conduce gli etnometodologi a un programma di ricerche empiriche sulle caratteristiche dell’atteggiamento naturale, senza con ciò ricadere nell’ambito della psicologia individuale, per il fatto che per gli etnometodologi le caratteristiche ‘oggettive’ del mondo sociale non sono ridotte ad atti della coscienza individuale, ma alle procedure interpretative (pratiche) “Non c’è ragione di guardare dentro al cranio dal momento che non c’è niente di interessante da trovare lì a parte il cervello” H. Garfinkel Senso comune e pratica scientifica Gli etnometodolgi si resero conto che anche gli scienziati sono membri sociali e quindi le loro pratiche professionali possono essere soggette allo stesso tipo di studio delle pratiche di senso comune – routine produttive Il lavoro dello scienziato mostra continuità con il senso comune e con i criteri del senso comune ad es. quando una scoperta in paleontologia o archeologia è attendibile? Quando l’interpretazione dei fatti, avvenuti milioni o centinaia di migliaia di anni, fa segue i canoni di interpretazione che la comunità ritiene attuali (nell’ 800 l’attendibilità di un reperto fossile non si basavano sul criterio del C 14). Quando un comportamento è moralmente accettabile? Quando l’interpretazione del comportamento in questione segue i canoni di comportamento morale rispetto alla moralità che la comunità ritiene attuale (nell’epoca vittoriana coprivano le gambe ai tavoli, ora basta guardare la tv per rendersi conto che le gambe ai tavoli sono scoperte) ETN e ‘studies of work’ L’ETNSW non cerca strutture invarianti, ma esamina i singoli episodi per mostrare, attraverso la descrizione dettagliata delle pratiche in atto, come in quel caso particolare si crei un tipo di ordine in situ Tale approccio spinge i ricercatori ad acquisire una prospettiva interna all’attività (tramite socializzazione) che gli consenta di conoscerla e descriverla dall’interno. L’analisi ‘interna’ ci fa comprendere e delimita l’uso appropriato di certe regole in situazioni specifiche L’approccio costruttivista (de-costruttivista), considera la regola come parte costitutiva della pratica; dunque comprendere la regola (da parte del ricercatore come dell’uomo comune) significa seguirla e comprenderne l’uso particolare. I ricercatori partecipano direttamente alle attività in oggetto Studies of work: pregi e limiti Epistemologicamente questo programma equivale ad una completa rinuncia a qualsiasi metodo proprio e caratteristico della disciplina; per afferrare veramente il significato dei fenomeni non servono metodi alternativi e ulteriori rispetto a quelli degli scienziati (non occorre applicare un modello sociologico), anzi l’applicazione di qualsiasi altra metodologia produrrebbe soltanto una rappresentazione simbolica del fenomeno stesso. Non esiste metodo di analisi al di fuori della descrizione della pratica. Es. il modello incentrato sugli interessi è un modello parziale che spiega da un punto di vista esterno (quello del sociologo); per l’ETN è una prospettiva normativa a-priori Il pregio dell’ETN è di essere aderente al fenomeno che descrive Il limite è quello di godere ‘solo’ di una prospettiva interna (embedded); d’altro canto così (cerca) riduce gli a-priori normativi utilizzando una metodologia esclusivamente pratica. (‘cerca’: in quanto in un certo senso già porsi in un certo modo è un a-priori, benché forse non sia proprio normativo – potremmo chiamarlo linguistico-cognitivo - ; nel senso che non c’è un modello di riferimento, ma solo il fatto che non ci deve essere un modello, ma un modello implicito c’è: il linguaggio naturale) Domanda: si può fare scienza\conoscenza senza a-priori? Porsi in un certo modo: metodologia pratica Requisito di adeguatezza unica: metodo di socializzazione nella comunità di pratiche: per riconoscere, o identificare o descrivere i fenomeni di ordine, l’analista deve essere volgarmente competente riguardo alla produzione locale dei fenomeni di ordine che sta studiando. Es. Livingston che si prefiggeva di studiare le pratiche dei matematici dovette studiare matematica L’indifferenza metodologica invece si estende alla concezione di razionalità scientifica che di solito gli scienziati sociali rivendicano come una base neutrale per descrivere le azioni osservate sul campo. Es. molte scelte fatte dagli scienziati non sono scelte razionali e a volte non sono neppure scelta ma sono frutto di routine La neutralità metodologica della scienza risulta fittizia, per cui anziché mettere in discussione i metodi scientifici per quanto attiene alla loro validità e affidabilità, il principio di indifferenza invita ad abbandonare del tutto i ‘criteri scientifici’ di giudizio e a concentrarsi sull’esame dei modi in cui, nelle varie circostanze, i membri stabiliscono pragmaticamente che cosa conta come adeguatezza, accuratezza, validità, ecc. es. “Ramo d’oro” di Frazer, rapporto causa-effetto, immedesimazione nella ‘forma di vita’ Integrazione dei paradigmi B. Latour propone una sua rivisitazione della actor network theory (’84, ’87) insieme a M. Callon, fondano la ‘scuola parigina’. Propone un’integrazione fra la concezione della Ssk (negoziazoni\relazioni di interessi) e la concezione della Etn rispetto alla costituzione specifica delle pratiche (embedded prespective) Es.: perché una bicicletta ha la forma che ha? Perché è il risultato di una negoziazione fra gruppi basta su interessi (es. donne e uomini, produttori e rivenditori, fruitori e legislatori, ecc.), e perché le biciclette si fanno in un certo modo ovvero seguendo certe regole (di costruzione, di trasporto, di utilizzo, ecc.) ‘Seguire una regola’ e autoreferenzialità Wittgensetin sostiene che le regole non hanno effetto causale sui comportamenti Una regola è l’emergenza e l’interpretazione di una regolarità comportamentale situazionale (oggettivazione) Una regola non determina un modo di agire perché ogni modo di agire può essere messo in accordo con una regola (estensione della regola). Seguire la regola è una prassi (la prassi è pubblica) Non esiste una regola privata in quanto non esiste una prassi privata (esteriorizzazione). Per determinare la correttezza di una prassi occorre una valutazione da parte di un osservatore che deve avere a disposizione un criterio che non può essere ‘privato’ Dim. esternalista o comunitaria Il criterio di correttezza è un criterio comunitario. Chi ha lo status decide se un regola è attesa o disattesa da un certo comportamento. Es.: ‘non ci si deve appropriare indebitamente di oggetti altrui’; un individuo che possiede un certo status che ruba è un cleptomane mentre uno che non lo possiede che ruba è un ladro, tale interpretazione del comportamento è prodotta da chi ha status: giudici, psicologi, giornalisti, ecc. La comunità di riferimento (incarnata negli individui con status e idealizzata nelle norme e nelle regole, ad es. nella morale) esercita pressione normativa che funge da criterio cognitivo di correttezza (un cittadino percepisce un ladro come un pericolo, mentre un cleptomane come un malato da curare) La pressione normativa ha ricadute sulle disposizioni psicologiche dell’individuo, il quale si conforma agli standard ad es. per non subire disagio (essere considerato un immorale o uno scienziato fasullo) o per ricevere ricompense (plausibilità sociale o pubblicazioni scientifiche su riviste autorevoli) Se l’individuo non si conforma agli standard della comunità di pratiche o di riferimento non è riconosciuto come appartenente alla comunità (pazzo; deviante; non-scienziato, ecc.). Domanda la malattia mentale esiste? Il caso Gofmann: da saggista a scienziato! Dim. internalista o prassiologica Un agente segue una certa regola perché tutti fanno così (es. mette ogni mattina la cravatta, saluta i vicini, risolve equazioni con metodi mat. standard, ecc.) Perché ha imparato a fare così e questi modi di fare funzionano e hanno dato sempre buoni risultati Perché ha sempre fatto così, è una prassi consolidata, es. mostra la sua identità a se stesso e agli altri Quindi non c’è ragione di fare altrimenti BIBLIOGRAFIA P.L. Berger e T.Luckmann [1969], La realtà come costruzione sociale M. Cruciani [2003], Etnometodologia G. Fele [2002], Etnometodologia A. Pickering [2001], La scienza come pratica e cultura A. Voltolini [2003], Guida alla lettura delle Ricerche filosofiche di Wittgenstein Considerazione finale Il costruzionismo e la pratica sono la torre di babele della relatività comunitaria. Solo alcuni Individui hanno un linguaggio universale che va oltre: I Filosofi e gli Artisti Questi in ogni epoca si contano sulla punta delle dita.