RAI RADIOTELEVISIONE ITALIANA
presenta
una coproduzione
RaiFiction - LuxVide - Alchemy Television
Pampa Production in associazione con France 2
prodotta da Matilde
e Luca Bernabei
Coco Chanel
(Miniserie 2 x 100’)
regia di
Christian Duguay
in onda il 5 e 6 ottobre su RAIUNO
cast tecnico
Regia
Aiuto Regia
Soggetto
Sceneggiatura
Direttore della Fotografia
Scenografia
Costumi
Costumi di Coco delle sfilate
Montaggio
Post Produzione
Casting Director
UK Casting Director
Musiche
Organizzatore generale
Produttore Esecutivo
Produttori Creativi Lux Vide
Produttore Rai
Produttore Esecutivo Alchemy
Produttore Esecutivo Pampa
Produttore Associato
Produttore
Prodotto da
una coproduzione
Ufficio Stampa
Christian Duguay
Sergio Ercolessi
Carla Casalini - James Carrington
Enrico Medioli - Lea Tafuri
Enrico Medioli - Lea Tafuri
Carla Casalini - James Carrington
Fabrizio Lucci
Francesco Bronzi
Chantal Giuliani
Stefano de Nardis
Pierre Yves Gayraud
Alessandro Lucidi
Rosario Ranieri
Teresa Razzauti
Suzanne M.Smith, CDG
Andrea Guerra
Corrado Trionfera
Daniele Passani
Saverio D’Ercole
Sara Melodia
Fania Petrocchi
Carrie Stein - Simon Vaughan
Sophie Ravard
Nicolas Traube
Vincenzo Mosca
Christian Duguay
Luca Bernabei
RaiFiction, LuxVide, Pampa Production
e Alchemy Television
Patrizia Biancamano Comunicazioni srl
Piazza B.Cairoli 9/A - 00186 Roma
tel: 06-97611511
fax: 06-97612834
[email protected]
[email protected]
Ufficio Stampa Lux Vide
Andrea Palazzo
[email protected]
Tel. + 39.06.36174250
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Crediti non contrattuali
cast artistico
Coco Chanel
Boy Capel
Adrienne
Etienne Balsan
Manon
Maurice De Nexon
Gabrielle Dorziat
Emilienne d’Alencon
Mme. Desboutins
Suor Therese
Jeanne Chanel
André
Lady Diana
Madre Superiora
Elisabeth Ducrot
Sir David
Barbora Bobulova
Olivier Sitruk
Valentina Lodovini
Sagamore Stevenin
Mary Petruolo
Daniele Savoca
Cecile Cassel
Marine Delterme
Anne Duperey
Valentina Carnelutti
Gea Lionello
Manuel Casella
Francesca Cavallini
Carla Cassola
Valeria Cavalli
Arnaldo Ninchi
con
Malcom McDowell
e
Shirley MacLaine
COCO CHANEL
LA COPRODUZIONE
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Le riprese di Coco Chanel sono iniziate nel dicembre 2007 a Cinecittà, per trasferirsi
successivamente in Francia a Vichy. La lavorazione è durata complessivamente nove
settimane.
La miniserie è prodotta dalla Lux Vide di Matilde e Luca Bernabei per Rai Fiction.
Accanto a loro un prestigioso gruppo di partner esteri che ha contribuito a dare a Coco
Chanel uno status internazionale.
La coproduzione di parte francese è firmata dalla PAMPA Production per il canale
televisivo pubblico France 2. La società di produzione fa capo ad uno dei più stimati
professionisti del settore, Nicolas Traube, ex direttore della fiction di France2.
Alchemy Television (www.alchemy.tv) è il partner americano di Lux Vide. Nei pochi
anni dalla sua fondazione sotto la presidenza di Nick Witkowski, Alchemy è diventata
una delle società di produzione più dinamiche nel panorama audiovisivo americano. Nel
2008 stimano di produrre prodotti televisivi (serie, miniserie e reality) con un budget
complessivo di 100 mln di dollari.
Negli Stati Uniti Coco Chanel è già andato in onda il 13 settembre 2008 su Lifetime,
uno dei più importanti network americani. Nel primo week end di messa in onda Coco
Chanel ha totalizzato 23,1 milioni di spettatori fra gli abbonati alla televisione via cavo.
Nello slot di messa in onda la miniserie ha superato gli ascolti di CBS, FOX ed NBC,
diventando la seconda miniserie più vista dell’anno.
Nel mese di novembre Coco Chanel verrà messo in onda anche da France 2.
NOTA DELLO SCENEGGIATORE
Coco Chanel è stata una rivoluzionaria che ha portato avanti le sue idee a colpi di
ago, filo e forbici, scorciando sottane, abolendo busti, tagliando i capelli, inventando
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profumi, dando una botta di invecchiamento a tutti i grandi couturière dell’epoca e
aprendo la strada ad emuli ed imitatori.
Aveva le idee chiare: “I sarti, diceva, hanno dimenticato che dentro un vestito c’è
una donna, qualcuno che possa muoversi e salire in macchina senza che le scoppino le
cuciture della sottana… Non si può avere una moda senza tener conto della vita della
strada… La moda passa, lo stile rimane… La moda non è qualcosa che esiste soltanto
nei vestiti, la moda è nel cielo, nelle strade, ha a che fare con le idee, con il nostro modo
di vivere… Il lusso dev’essere comodo, altrimenti non è lussuoso”. Le sue passioni erano
limitate ma intense: “C’è il tempo per il lavoro e quello per l’amore. Questo ne lascia
poco per il resto”.
Delle tante biografie che Lea Tafuri e io abbiamo consultato, risulta chiaro che
doveva essere una donna difficile, arrogante, ma io penso che sarebbe valsa lo stesso la
pena di conoscerla, così come la stimavano i tanti amici del suo giro, Picasso, Stravinskij,
Dghialev. Indomita, aggressiva, perentoria, Chanel era un vulcano che il mondo credeva
spento e che il suo sensazionale ritorno negli anni ’50 avrebbe smentito.
Morta nel ’71, io avrei potuto benissimo conoscerla, facilitato dal fatto che era
grande amica di due miei indimenticati amici: Fulco Verdura e Luchino Visconti. Chanel
è l’eminenza grigia che sta alle spalle del sensazionale futuro che li aspettava. E’ stata lei a
chiedere a Verdura di disegnarle collane, braccialetti e spille, inventandolo come
gioielliere e spingendolo poi ad emigrare a New York, dove lo aspettava una fama
internazionale.
Come è stata Coco Chanel a chiedere al suo amico Renoir di prendere Visconti
come assistente nel film che stava girando, decidendo così il suo destino e, con quello di
Visconti, il futuro del cinema tout court.
Ma era anche bugiarda. Nel tentativo di esorcizzare e dimenticare la dura dolorosa
infanzia che aveva vissuta si era inventata un passato decoroso e privilegiato: il padre
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emigrato in America quando è rimasto un povero venditore ambulante; due zie severe e
benestanti; case confortevoli e cavalli.
Io credo che, se in questo nostro racconto può esserci qualcosa che non
corrisponde del tutto alla verità, incontrerebbe la sua benevolenza e la sua
comprensione.
Enrico Medioli
(collaboratore alle sceneggiature di numerosi film di Luchino Visconti e nominato
all’Oscar per La caduta degli Dei. E’ stato inoltre autore dell’ultimo capolavoro di Sergio
Leone, C’era una volta in America)
“Se sei nato senz’ali, non fare mai nulla per impedire loro di crescere”
Coco Chanel
Sinossi
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Prima puntata
Parigi 1954, Chanel è appena tornata in città dopo un lungo esilio in Svizzera. I
preparativi per la sua sfilata fervono all’interno del suo atelier. Giornalisti e intellettuali
attendono il grande ritorno della stilista. Al fianco di Coco c’è l’amministratore della
maison, Marc Roman, che attraversa una calca di gente davanti a Rue Cambon ed entra a
chiedere notizie. Coco ha quasi terminato, mancano gli ultimi ritocchi. Finalmente la
sfilata può partire. Purtroppo però risulta un fiasco completo. Il pubblico e gli addetti ai
lavori sono convinti che Coco abbia perso il suo tocco. Ma Coco è una donna dura che
ha sofferto molto nella vita e che non si è mai lasciata abbattere, come dimostra la sua
storia.
Gabrielle Chanel rimasta orfana di madre ancora bambina, viene abbandonata in
un istituto religioso dal padre, incapace di occuparsi di lei e della sorella minore. La sua
adolescenza trascorre nell’amarezza per la crudeltà degli eventi che l’hanno toccata, ma il
suo forte carattere e la sua sensibilità le danno la determinazione per continuare a
credere nel futuro; inoltre, sin da bambina scopre di possedere una sensibilità estetica
fuori dal comune, oltre ad una straordinaria abilità nel cucire.
Raggiunta la maggiore età, Coco decide di non seguire la vita religiosa e di mettere
a frutto l’abilità nel cucito esercitata negli anni di collegio. Grazie all’aiuto della cugina
Adrienne, Coco riesce a farsi assumere in una sartoria di lusso dove ben presto rivela il
suo innato buongusto e la sua maestria con ago e filo. La sua personalità, fatta di
sfrontatezza e di fragilità allo stesso tempo, colpisce al cuore Etienne Balsan, giovane e
ricco ufficiale, che con un breve quanto audace corteggiamento
riesce a farla
innamorare di lui.
Trasportata dalla passione e dalla voglia di dare una svolta alla sua vita, Coco
decide di lasciare il suo lavoro di sarta e di accettare la proposta del giovane, che la vuole
con sé nella lussuosa tenuta di Royallieu. E’ un salto fra le braccia di quello che pensa
essere il suo principe azzurro venuto finalmente a salvarla.
A Royallieu Coco impara a muoversi nel ricco ambiente dell’alta società, fatto di
ricevimenti e di lussi di ogni tipo, cercando di carpire quanto più possibile da quel
meraviglioso stile di vita. Ma quando arriva Emilienne, famosa cortigiana ed ex amante
di Etienne, Coco scopre di essere una delle tante donne di Etienne, e soprattutto di
essere rimasta agli occhi di tutti solo una piccola mantenuta di provincia. Dopo un primo
momento di disorientamento e di crisi, Coco riscopre la sua passione per il lavoro
manuale e per la moda femminile durante una visita ad Adrienne e al suo vecchio
negozio. Questa riscoperta e la crescente delusione verso Etienne, la spingono a
concentrarsi sul suo talento creativo e comincia a fabbricare cappellini. In lei inizia a
sorgere l’idea di non voler più essere una mantenuta, ma di voler vivere del proprio
lavoro, anche se al momento le mancano le vie di uscita. Questa passione di Coco, questa
sua voglia di essere indipendente e di non essere come tutte le altre donne di Royallieu,
sono le caratteristiche che fanno tornare Etienne da lei e le permettono di sconfiggere la
sua rivale più esperta, Emilienne. Coco sente di aver così ottenuto quello che voleva.
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Ma proprio in un momento di apparente vittoria Coco incontra quello che in
futuro sarà il grande amore della sua vita, Boy Capel. Costui altri non è che un giovane
industriale inglese, da sempre il migliore amico di Etienne. L’inglese mostra molte
similitudini con Coco a partire dalle origini incerte e dalla voglia di farsi strada nella vita
con le proprie forze.
A differenza di Etienne, Boy capisce subito le grandi doti e la grande manualità di
Coco e la sprona a seguire il suo sogno di aprire un atelier a Parigi. Coco sente che le si
è aperta una finestra sul mondo, fuori dalla gabbia dorata di Royallieu.
L’intimità che si crea tra i due è da subito evidente agli occhi di Etienne, il quale
finalmente capisce che non vuole perdere Coco: per questo affronta a viso aperto Boy
dicendogli, mentendo per levarselo di torno, che intende sposare Coco. Coco
casualmente dietro la porta ascolta la conversazione e la prende sul serio pensando di
coronare il sogno di avere una famiglia. Boy lascia Royallieu senza salutare.
Coco apprende che sta per arrivare la madre di Etienne e tutta eccitata si va a
preparare pensando di essere presentata in famiglia. Ma quando arriva la governante a
portarle la cena dicendole che lei non è stata invitata, Coco capisce non solo la sua
ingenuità, ma anche che non sarà mai sposata da Etienne. Questa delusione però l’aiuta a
prendere la decisione di lasciare Royallieu e di partire per Parigi decisa a ricominciare da
capo.
Parigi 1954, nel ripercorrere la propria storia Coco ha ritrovato la forza interiore
necessaria a raccogliere la sfida di una seconda sfilata, anche contro il parere dell’
amministratore Roman, che le propone di vendere l’azienda. Coco è stata una donna
capace di ricominciare molte volte ed è decisa a dimostrarlo ancora.
Seconda Puntata
Coco è finalmente a Parigi e vive nell’appartamento che le ha dato in prestito
Etienne. Le vendite dei suoi cappellini non vanno molto bene e si ritrova piena di debiti.
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Ad aiutarla e a sostenerla c’è la sua amica Dora, insegnante di danza con cui si può
sfogare ogni volta che desidera. La sua amica le presenta anche la famosa attrice
Gabrielle Dorziat, con cui Coco fa subito amicizia.
Boy, arrivato a Parigi per affari, si presenta all’appartamento di Coco, ma non la
trova e le lascia un biglietto che la portinaia butta via, pensando essere l’ennesimo conto
da pagare della ragazza.
La prima vendita di Coco si rivela un fallimento. La cliente è in realtà una modista
che finge di voler comprare per controllare la rivale appena arrivata. Scoperto che Coco
è senza licenza, la denuncia alla polizia che le applica un’enorme multa. Per fortuna,
proprio mentre stanno per arrivare gli ufficiali giudiziari a pignorare i mobili, arriva a
sorpresa Boy che salda il conto di Coco.
Dopo essersi ritrovati, Boy offre a Coco di finanziare la sua attività di modista. Per
prima cosa le affitta un locale in Rue Cambon al pian terreno. Ma Boy non vuole solo
entrare in affari, è innamorato di lei e glielo fa capire chiaramente. Coco non ha ancora
dimenticato l’umiliazione subìta da Etienne e non cede subito al corteggiamento di Boy.
Ma un evento riesce a convincere Coco sulla solidità dell’amore di Boy: Capel
infatti prende palesemente le sue difese davanti a tutti, rifiutandosi di entrare ad una festa
dell’alta società parigina perché nella lista di ingresso Coco non è stata inserita. Dopo la
loro prima appassionante notte d’amore, Coco ha ancora paura di lasciarsi andare, fugge
e si ritira nel suo atelier. Boy la trova e le chiede cosa sia successo. Coco spiega che prima
di potersi concedere il lusso dell’amore vuole raggiungere l’indipendenza. Solo così sarà
sicura di essere amata come una donna e non solo come oggetto da mostrare. Questa
frase addolora fortemente Boy, che sparisce senza dare più notizie di sé per settimane.
Coco capisce di avere sbagliato, ma non sa come ritrovarlo. Con Adrienne va in
vacanza a Deauville. Qui rimane colpita dalle donne che vorrebbero fare sport e
muoversi liberamente ma non possono a causa dei loro abiti ingombranti e prende a
prestito abiti dall’abbigliamento maschile, adattandoli al corpo e alle movenze femminili.
Boy la raggiunge a Deauville, dove vivono finalmente liberi, felici e innamorati, il
momento d’oro della loro passione.
La Prima Guerra Mondiale arriva però a sconvolgere la loro felicità. Boy decide
infatti di arruolarsi nell’esercito inglese e si separa dolorosamente da Coco. Coco per
evitare i pericoli di Parigi si rifugia a Deauville con Adrienne. Qui ha l’intuizione di aprire
un negozio di vestiti sportivi, più semplici e realizzati con tessuti meno lussuosi, in modo
da garantire il più possibile alle donne la libertà di movimento. Tuttavia questa
invenzione al momento non è ancora accettata dalla società che rifiuta come troppo
ardita la linea di Coco. Intanto muore di parto la sorella di Coco. Mentre è al funerale
Coco vorrebbe tenere con sé il piccolo André, ma sa di non poterlo ricevere in
affidamento non essendo regolarmente sposata con Boy. Questo fatto fa nascere in lei,
oltre ad una grande tristezza, anche la volontà di creare una famiglia con Boy quando la
guerra sarà finita.
Dal punto di vista professionale, la guerra aiuta l’intraprendenza di Coco, infatti
con la carenza dei tessuti e con le mutate condizioni sociali, le donne sono costrette a
lavorare e necessitano di abbigliamento più comodo, ma Poiret, il grande stilista parigino,
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continua a dettare le regole della moda con il suo abbigliamento sfarzoso che fa delle
donne delle creature impalpabili, metà odalische e metà sirene.
La vera svolta arriva quando Coco incontra la splendida principessa russa
Alessandra, modella di Poiret. Coco riesce a convincerla a posare con i suoi nuovi abiti in
jersey. La principessa colpita dal talento di Coco accetta. Le foto finiscono sulla rivista
Harper’s Bazaar e un nuovo stile viene lanciato, permettendo così a Coco di vincere la
sua battaglia contro Poiret..
La guerra si conclude e Coco pensa che finalmente potrà sposare Boy Capel. Gli
affari di Boy lo proiettano però nell’alta politica. Durante la guerra infatti ha svolto per
conto di Clemenceau un importante ruolo di intelligence, che ha contribuito alla vittoria
della guerra. Boy è ormai un uomo lanciato verso una carriera politica internazionale. Il
suo nuovo impegno lo riavvicina al padre, nobile inglese che lo aveva rinnegato per anni,
essendo suo figlio illegittimo, ma che ora sembra volerlo riaccogliere nell’ambito della
famiglia.
Il padre però non approva la relazione di Boy con Coco e gli fa capire come la sua
missione politica richieda una compagna socialmente all’altezza. Boy è addolorato ma le
responsabilità che si è assunto verso il suo paese ed il ritrovato rapporto con il padre, gli
rendono impossibile tirarsi indietro. Boy decide quindi di sposare la nobile lady
Wyndham.
Il cuore di Coco si spezza, ma lei ormai si aggrappa all’unica cosa capace di tenerla
in vita: la sua passione per la moda. Coco torna a Parigi, stavolta da ricca imprenditrice, e
apre il suo nuovo atelier in Rue Cambon. Qui incontra di nuovo la principessa russa
Alessandra, che è scappata dalla rivoluzione perdendo tutti i suoi averi. Per questo
motivo la Principessa Alessandra si offre come assistente di Coco: ha bisogno di lavorare
e Coco accetta. Questa scelta, dettata da una profonda amicizia che lega le due donne, si
rivela una felice intuizione visto che la notizia genera interesse nel mondo dell’alta
società, portando il nome di Coco Chanel e i suoi abiti nell’Olimpo degli stilisti.
Nel frattempo Boy, appena sposato, si rende conto dell’errore e la vigilia di Natale
chiama al telefono Coco dicendole che ha bisogno di lei e che vuole raggiungerla a
Parigi.. Ma il viaggio per ritrovare la sua amata finirà tragicamente con la sua morte in un
incidente stradale.
Per Coco è il dolore più grande, la fine del suo unico grande amore.
Parigi, 1954, La seconda sfilata di Chanel è un successo assoluto, Coco è tornata
la regina dello stile, colei che ha cambiato il mdo di vestire delle donne del Novecento.
Ma dietro il suo enorme successo si nasconderà per sempre il vuoto per la perdita
dell’unico uomo che abbia mai veramente amato e a cui in fondo a dedicato tutte le sue
creazioni.
CHRISTIAN DUGUAY - REGIA
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Il regista canadese Christian Duguay compie i suoi primi passi nei primi anni ’80 in serie
televisive quali I Viaggiatori delle Tenebre e William Tell prima di essere attratto dal
cinema commerciale degli studios americani. Durante la sua permanenza negli Stati
Uniti, Christian Duguay dirige film come L’Incarico, prodotto da Sony Picture
Entertainment, con Ben Kingsley, Aidan Quinn e Donald Sutherland, e Screamers –
Urla dallo Spazio, l’adattamento di un racconto di P.K. Dick, distribuito dalla Columbia
Pictures. Tuttavia, la sua reputazione si consolida con una serie: la sua spettacolare
versione della vita di Giovanna d’Arco, con Leelee Sobieski nel ruolo principale e Peter
O’Toole in un ruolo non protagonista.
E’ un enorme successo con 13 nomination agli Emmy, tra cui “Regia di alto livello per
una Miniserie o un Film” e “Miniserie di Alto Livello” e 4 nomination ai Golden Globe.
Christian Duguay continuerà a realizzare film di altissimo livello per la televisione con
stelle di prima grandezza durante l’intera sua carriera cinematografica, raccogliendo
prestigiosi riconoscimenti e vincendo il Premio Gemini per la migliore regia col film
Million Dollar Babies nel 1994.
Il talento di Duguay si mette in risalto quando L’Arte della Guerra, con un budget di 30
milioni di dollari e Wesley Snipes protagonista, distribuito dalla Warner Brothers, è un
successo al botteghino alla sua uscita negli Stati Uniti e si classifica come il film con i
maggiori introiti in Canada per l’anno 2000.
Duguay è contento dei suoi successi hollywoodiani ma mai a spese della propria integrità
artistica. A seguito della sua decisione nel 2002 di affrontare nuove sfide nella carriera e
avendo rifiutato progetti di film d’azione (compreso Terminator 3), Christian Duguay
dirige la miniserie Il Giovane Hitler, con Robert Carlyle, nominata per 7 Emmy tra cui
quello per la migliore miniserie. Nel 2004, Duguay produce, dirige e cura la fotografia del
“Film della Settimana” Lies My Mother Told Me, con Colm Feore, Joely Richardson e
Hayden Pannetierre. Nel 2005 Duguay produce, dirige e cura la fotografia della prima
miniserie di Lifetime Networks nominata per i premi Emmy/Golden Globe/Gemini dal
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titolo Human Trafficking, con Mira Sorvino, Donald Sutherland, Robert Carlyle, Remy
Girard, Isabelle Blais and Celine Bonnier.
Duguay produce, dirige e cura la fotografia del lungometraggio Boot Camp, che
racconta la storia dell’industria statunitense dei centri di riabilitazione militareschi, un
giro d’affari di milioni di dollari e privo di controlli legislativi. Nel 2007-2008, Duguay
cura la regia e la produzione della miniserie dedicata alla vita della leggendaria stilista di
moda Coco Chanel, con Shirley MacLaine e Malcolm McDowell – che sarà trasmessa in
autunno su Lifetime, RAI e France 2.
CAST
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BARBORA BOBULOVA
PREMI:
• 2005 – GLOBO D’ORO quale miglior attrice protagonista
• 2005 – Premio FLAIANO per il Film “CUORE SACRO”
• 2005 – Vince il DAVID DI DONATELLO come “Migliore attrice protagonista”
per il Film “CUORE SACRO
• 04/05 Premio RODOLFO VALENTINO
• 2004 – Premio quale miglior attrice per il Film “LA SPETTATRICE”
al Festival di Annecy
• 1998 – Reims – Premio per la migliore interpretazione femminile
per il Film “EINE KLEINE JAZZMUSIC”
CINEMA
REGIA
2006 – “MANUALE D’AMORE – Capitoli Seguenti”
Giovanni Veronesi
2005 – “ANCHE LIBERO VA BENE” – Protagonista Kim Rossi Stuart
2005 – “CUORE SACRO” – Protagonista
Ferzan Ozpetek
2004 – “TARTARUGHE SUL DORSO” – Protagonista Stefano Pasetto
2004 – “OVUNQUE SEI” – Protagonista
Michele Placido
2003 – “IL SIERO DELLA VANITA’”
Alex Infascelli
2002 – “LA SPETTATRICE” – Protagonista
Paolo Franchi
1999 – “LA REGINA DEGLI SCACCHI” – Prot. femm. Claudia Florio
1998 – “MIRKA” – Protagonista femminile
Rachid Benhadj
1997 – “ECCO FATTO” – Protagonista femminile
Gabriele Muccino
1996 – “IL PRINCIPE DI HOMBURG” – Prot. femm. Marco Belloccio
1995 – “EINE KLEINE JAZZMUSIC” (Rep. Ceca)
Z. Zemanova
1993 – “IMMORTALE ZIETTA” (Rep. Ceca)
Z. Zelenka
1991 – “R.S.C.” (Slovacchia)
M. Valent
“PENDOLARI” (Slovacchia)
J. Lihosit
TEATRO
REGIA
2000 – “LA MITE” di F. Dostojevskij – Prot. femm.
G. Lavia
1998 – “IL GIARDINO DEI CILIEGI” di Cechov
M. Huba
1997 – “MORTE DI GALEZZO CIANO” di E. Siciliano M. T. Giordana
1995 – “NOZZE DI SANGUE” di F. G. Lorca
J. Gombar
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1995 – “FERNANDO KRAPP MI SCRISSE
UNA LETTERA” di T. Drost – Protagonista
1992 – “ROMEO E GIULIETTA” di W. Shakespeare –
J. Gombar
Prot.R. Polak
TELEVISIONE
REGIA
2007 – “COCO CHANEL” – protagonista
2007 – “IL SANGUE DEI VINTI”
2002 – “LA CITTADELLA” – Protagonista
2001 – “LA GUERRA E’ FINITA” – Protagonista
2001 – “MARIA JOSE’” – Protagonista
2000 – “NELL’AMORE E GUERRA” Prot.
Christian Duguay
Michele Soavi
F. Costa
L. Gasparini
C. Lizzani
J. K. Harrison
SHIRLEY MACLAINE
Dopo un’adolescenza dedicata alla danza alla Washington Ballet School, Shirley
MacLean Beaty (sorella dell’attore Warren Beatty, che ha aggiunto una “t” al nome di
famiglia) debutta col nome d’arte di Shirley MacLaine nel film di Alfred Hitchcock, La
congiura degli innocenti (1955). La sua prima nomination all’oscar è per il melodramma
di Vincente Minnelli, Qualcuno verrà (1958), subito bissata con il successo internazione
de L’appartamento di Billy Wilder (1960), per cui vinse anche il premio a Cannes. Con il
regista austriaco tornò a lavorare nel 1963 in Irma la dolce, sempre al fianco di Jack
Lemmon. Nel 1969 convince Bob Fosse a farla protagonista sullo schermo della sua
famosa pièce Sweet Charity, ispirata alla Cabiria di Fellini.
Nel ’70 è coprotagonista del western Two mules for sister Sara di Don Siegel,
dove Shirley MacLaine recita la parte di una coraggiosa suora accanto a Clint Eastwood.
Dopo una pausa di qualche anno torna al cinema dietro la macchina da presa,
dirigendo un documentario sulla Cina che le vale un’altra nomination all’oscar. Nel 1977
fa coppia con Anne Bancrof in Due vite una svolta e nel 1980 è partner di Peter Sellers
nel suo ultimo film, Oltre il giardino, diretto da Hal Hashby.
L’oscar arriva alla sesta nomination, con il personaggio di Aurora in Voglia di
tenerezza, (1984). Seguono Madame Sousatzka di J. Schlesinger (Coppa Volpi a Venezia
nel 1988), Fiori d’acciaio (1989) e nel 1990 Cartoline dall’inferno (nel film MacLaine è la
madre di Meryl Streep). Negli anni ’90 fa coppia con Nicholas Cage in Guarding Tess
(1994), con Nicole Kidman in Bewitched (2004) e con Cameron Diaz in In her shoes
(2005).
In Italia aveva lavorato con Vittorio De Sica, che la dirige in Sette volte donna,
girato a Parigi nel 1964. Nel 1992 l’incontro con Marcello Mastroianni nel film canadese
Used people.
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Con il regista Christian Duguay aveva già lavorato nel 1999 nella Giovanna
d’Arco, dove interpretava il ruolo di Madame de Beaurevoir.
VALENTINA LODOVINI
Cinema:
2008 “Fortapasc” regia di M. Risi (in post-produzione)
“Generazione mille euro” regia di M. Venier (in prost-produzione)
2007 “Il passato è una terra straniera” regia di D. Vicari (in première alla Festa di ROMA 2008)
“Soundtrack” regia di F. Marra
“Riprendimi” regia di A. Negri
2006 “La giusta distanza” regia di C. Mazzacurati
“Pornorama” regia di Marc Rothemund
“A casa nostra” regia di F. Comencini
2005 “L’amico di Famiglia” regia di P. Sorrentino
Televisione:
2007 “L’ispettore Coliandro” regia dei Manetti Bross
“Coco Chanel” regia di Christian Duguay
2006 “Distretto di polizia” regia di A. Grimaldi
“Azione Civile” regia di A. Barzini
“Donna Roma” regia di J. Schaeuffelen
2005 “ 48 ore” regia di E. Puglielli
2004 “La moglie cinese” regia di A. Grimaldi
MALCOM MCDOWELL
Esordisce al cinema nel 1968 con il film If di Lindsay Anderson. Tra i film
successivi ricordiamo: Caccia sadica di Joseph Losey (1969), Arancia meccanica di
Stanley Kubrick (1971), Io, Caligola di Tinto Brass (1976), Il bacio della pantera di Paul
Schrader (1982), Tuono blu di John Badham (1982), Intrigo ad Hollywood di Blake
Edwards (1988), Mortacci di Sergio Citti (1989), Maggio Musicale di Ugo Gregoretti
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(1989), Classe 1999 di Mark L. Lester, I Protagonisti di Robert Altman (1992), Star Trek:
Generations di Leonard Nimoy (1997), Piscina: incontri a Beverly Hills di Robert
Downey (1997), Gangster n.1 di Paul McGuigan (2000), Cuori estranei di Edoardo Ponti
(2002), I'll Sleep When I'm Dead di Mike Hodges (2003), The Company di Robert
Altman (2003), Evilenko di David Grieco (2004), In Good Company di Paul Weitz
(2004). Nel 2005 gli è stato assegnato il Nastro d'Argento Europeo.
In televisione ha preso parte a diverse serie, soprattutto americane, come Law &
Order: Criminal Intent.
INTERVISTA ALLO SCENOGRAFO FRANCESCO BRONZI
di Manila Bronzi
1. Come descriveresti, nel complesso, l’aspetto scenico della produzione?
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FB: L’aspetto scenico della produzione è la visione d’insieme che abbraccia il periodo
tra la fine del secolo scorso e gli anni Cinquanta del Novecento, con particolare
attenzione al momento magico delle innovazioni tecnologiche dello stile Liberty fino
all’Art Deco.
2. Quante età o periodi storici – come, ad esempio, l’età edoardiana o quella del jazz
– avete dovuto ricreare, e qual è la tua preferita?
FB: Le epoche storiche analizzate fanno riferimento al passaggio dalla semplice
cultura contadina a quella di un periodo più complesso, centrato sulla ricerca di stili di
vita basati sul piacere e sul buon gusto. La “Belle Époque” è sempre stata
estremamente affascinante da riprodurre, per uno scenografo.
3. Come sei riuscito a ricostruire la celebre casa di moda di Chanel, con la scala a
specchi e il suo appartamento?
FB: In realtà, questo è stato il set più semplice di tutti. Ho ricreato la famosa casa di
moda con la scala a specchi all’interno di uno studio di Cinecittà, costruendo prima
un modellino. Per quanto riguarda l’appartamento di Chanel, ho sistemato quello di
un mio amico affinché potesse assomigliare all’originale, apportando alcuni essenziali
cambiamenti, ma senza costruire niente ex novo.
4. C’erano degli oggetti particolari nell’atelier e nella casa di Chanel, che hai cercato
di mettere in risalto?
FB: Con la collaborazione dei miei assistenti, ho cercato di ricostruire molti oggetti
che appartenevano alla sua vita. Per esempio, nell’appartamento erano il gusto
semplice ed elegante unito ad alcuni oggetti superstiziosi, a dare la sua impronta. Poi,
i colori che usava, i libri, il divano, etc. Allo stesso modo, nell’atelier dominavano la
semplicità e il design. Aveva sempre con sé il suo portafortuna, ad esempio, ovvero il
ditale della madre.
5. Quali sono state le difficoltà che hai incontrato nel ricreare la Parigi degli anni del
debutto di Chanel, che sembra davvero autentica, e la stazione balneare di
Deauville?
FB: Le sfide che si devono affrontare in ogni film, nell’ambito della scenografia, sono
molte. Come sapete, raccontiamo storie, imbrogliamo e inganniamo il pubblico.
Prendiamo un attore e gli mettiamo un cappello in testa, una barba sul viso e lo
facciamo assomigliare a Lincoln e Giuseppe Verdi. Il pubblico deve credere di vedere
Lincoln o Verdi. Il compito più difficile per uno scenografo è creare un’atmosfera in
grado di rendere l’attore di fronte a lui del tutto credibile.
In questo film, la sfida è stata quella di creare un’atmosfera che non esiste più in
Europa. Abbiamo dovuto ricostruire l’intero set basandoci soltanto su stampe e
fotografie. Abbiamo dovuto costruire su una spiaggia deserta il contesto
architettonico ora sostituito dagli edifici moderni.
6. Quali set hai progettato, che sono stati costruiti in luoghi reali usati per
rappresentare altri posti?
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FB: Abbiamo adattato una cittadina del Lazio, modificando alcuni edifici esistenti per
renderli simili a quelli dell’epoca che serviva per il film. Un altro set è stato ricostruito
in un palazzo del XVIII secolo a Roma, dove abbiamo ricreato gli interni inglesi del
Novecento. Infine, gli ambienti della prima guerra mondiale sono stati ricostruiti nel
retro di uno studio. E si potrebbero fare molti altri esempi.
7. Qual è la storia della location del castello del primo amante di Chanel?
FB: Abbiamo usato un piccolo castello nel nord della Francia, perché rappresentava
al meglio il personaggio del primo amante di Chanel e lo stile di vita della sua
famiglia, con il loro allevamento di cavalli. 8. A quali elementi, tavolozze di colori ad esempio, hai dovuto pensare per evocare il
momento storico, l’ambientazione e l’icona stessa della moda?
FB: Ho cercato di rispettare il più possibile l’immagine che il pubblico medio ha di
quel periodo storico. Ovvero, siamo stati particolarmente attenti a ricercare i dettagli
della vita quotidiana di un tempo in cui colori e oggetti venivano fatti a mano. Inoltre,
abbiamo deciso, insieme al direttore della fotografia, di mantenere i colori tenui e mi
sono raccomandato di conservare una parte d’ombra in ciascun set.
9. Quale è stata – se c’è stata – l’influenza della moda di Chanel sull’arredamento e il
design degli interni?
FB: Abbiamo cercato di interpretare lo spirito di Chanel nel ridurre le linee e i colori
che determinavano lo stile unico, caratterizzato da grande gusto e semplicità, della
stilista.
ANDREA GUERRA - COMPOSITORE
Ha realizzato più di 60 colonne sonore collaborando con registi come l'irlandese Terry
George, l’americano Griffin Dunne, il turco Ferzan Ozpetek, il cinese Zhang Yuan,
Gabriele Muccino, Marco Bechis, Giuseppe Bertolucci, Giuseppe Ferrara, Roberto
Faenza, Roberta Torre, Vincenzo Marra e Mariasole Tognazzi.
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Nell'ultimo anno, Guerra si è dedicato ad una serie di progetti interessanti, fra i quali:
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The Accidental Husband, una commedia sentimentale del regista ed attore New
Yorkese Griffin Dunne. Protagonisti Uma Thurman, Colin Firth e Jeffrey Dean
Morgan;
Dada's Dance, una trama d’amore e introspezione dal regista cult cinese Zhang
Yuan;
La Terra degli Uomini Rossi, un film di Marco Bechis sull'estinzione delle tribù
nella giungla brasiliana;
Un Giorno Perfetto, l'ultimo film del regista turco Ferzan Ozpetek tratto
dall’omonimo romanzo di Melania Mazzucco;
Pa-ra-da, un film di Marco Pontecorvo che racconta la storia vera di Miloud, un
clown franco-algerino che attraverso l'arte circense aiuta il
reinserimento nella società dei bambini senza tetto di Bucarest.
La Terra degli Uomini Rossi e Un Giorno Perfetto sono stati in competizione al Festival
di Venezia 2008 mentre Pa-ra-da è stato proiettato nell'ambito della sezione Orizzonti
dedicata al cinema d'avanguardia. Guerra ha realizzato nel 2006 le musiche del film
americano campione di incassi The Pursuit of Happyness (Alla Ricerca della Felicità) di
Gabriele Muccino il cui protagonista è Will Smith.Nel 2005, vince l'European Film
Award (l'Oscar europeo) per la musica dell'acclamato film di Terry George, Hotel
Rwanda (2004). Ottiene sempre per Hotel Rwanda la nomination al Golden Globe e al
Grammy Awards con la canzone Million Voices, scritta in collaborazione con la star
dell'hip-hop americano Wyclef Jean e il compositore Jerry Duplessis.
Vince il David di Donatello per il film La Finestra di Fronte (2003) di Ferzan Ozpetek.
La colonna sonora, con le sue oltre 75.000 copie vendute, diventa Disco d'Oro mentre il
singolo, Gocce di Memoria, nato dalla collaborazione con Giorgia è Disco di Platino,
con più di 120.000 copie vendute. La canzone vince il Nastro d'Argento e inoltre l'Italian
Music Award nelle categorie: miglior singolo, miglior composizione e miglior
arrangiamento. Per la colonna sonora del film di Ozpetek, Le Fate Ignoranti (2001),
vince sia l'Italian Music Award che il prestigioso Premio Flaiano. Il disco vende più di
45.000 copie. Per la musica del primo film di Vincenzo Marra, Tornando a Casa (2001),
ritira i premi La Grolla d'Oro come miglior compositore e il Valencia Film Festival
Award per la miglior colonna sonora.
STEFANO DE NARDIS - COSTUMI
Dopo alcuni anni trascorsi in Estremo Oriente come Responsabile del Prodotto per un
noto marchio italiano di moda, e una breve parentesi londinese, si è installato a Roma,
dove è stato per tre anni Direttore Tecnico della Sartoria cinematografica GP11 .
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Andrea Palazzo
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Approdato definitivamente al costume nel 1997 , ha alternato produzioni
cinematografiche a produzioni televisive di qualità, collaborando con costumisti quali
Enrico Sabbatini, Paolo Scalabrino e Penny Rose, nonché premi Oscar del calibro di Bob
Ringwood e Sandy Powell.
Alterna l’attività di Costumista a quella di Supervisore alla produzione dei costumi, e in
quanto tale ha curato la realizzazione dei costumi per “Cleopatra” (1999 – miniserie
televisiva Hallmark, nominata all’Emmy per i costumi) e per i film “Gangs of New
York” (2002) e “Troy” (2004), entrambi nominati all’Oscar sempre per i costumi.
E’ reduce da una lunga permanenza in Marocco (seguìta al massiccio impegno creativo
tra Italia e Francia per “Coco Chanel”), dove ha supervisionato la realizzazione di 10.000
costumi per il nuovo epic Disney “Prince of Persia” (previsto sugli schermi nel 2010) ,
ed è al momento in Tunisia come Costumista per la miniserie televisiva “S. Agostino” ,
prodotta da Lux Vide.
I NUMERI
Sono stati usati circa duemila costumi, selezionati fra i migliori fornitori al mondo (tutto
tra Italia e Inghilterra : Tirelli, Angels, CosProp.....) : moltissimi di questi abiti non erano
riproduzioni ma abiti autentici d' epoca fra il 1900 e il 1920, tutti selezionati
individualmente per dare sapore di verità all'immagine.
Di cappelli ne sono stati usati circa 1000, molti fatti espressamente per il film da una
modista a Parigi .
I costumi per Shirley, Barbora e le sfilate sono stati circa un centinaio. Per tutte le altre
figurazioni più di 300. Moltissimi nomi italiani di prima grandezza hanno contribuito
generosamente a realizzare le "visioni" dei costumisti, semplicemente trascinati dall'
entusiasmo che è stato loro trasmesso dal progetto. L'intero mondo della moda ha un
debito di riconoscenza verso Chanel ed in questo modo è stato saldato.
Andrea Palazzo
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Andrea Palazzo
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RECENSIONI USA
“Coco Chanel” ha un profumo piacevole
di Marilyn Moss
Giovedì 11 Sett. 2008, 3:05
LOS ANGELES (Hollywood Reporter) - Pur gettando verità
sconvenienti dal finestrino, il nuovo film biografico di
20
Lifetime sulla stilista d’alta moda Coco Chanel è una
deliziosa stravaganza, un telefilm a volte avvincente nel
modo di presentarsi.
Non che non ci sia abbastanza verità, è solo che tutte le
possibili pecche del personaggio di Chanel (si diceva che un
suo amante fosse nazista, tanto per dirne una) sono
bellamente nascoste o del tutto mancanti. Non fa niente.
Questo film originale è un piacere per gli occhi.
Questo non è un breve incontro con Coco. Con una durata di
tre ore, si sofferma forse un po’ troppo su certi argomenti e
non abbastanza su altri. Avremmo potuto risparmiarci una
buona parte della prima ora del film, in cui siamo bloccati
ad una festa della nostra eroina in casa del suo primo amante
-- beh, il suo primo almeno secondo questo telefilm -all’incirca ai tempi della Prima Guerra Mondiale. Detto
amante porta Coco al suo palazzo ma si rifiuta di sposarla.
Alla fine lei lo lascia. Ma sapremmo comunque chi fosse Coco
(vero nome: Gabrielle) anche se ci fossimo sorbiti meno
balli, dialoghi e bevute incessanti.
D’altro canto, avremmo potuto trascorrere molto più tempo con
Shirley MacLaine, che interpreta Coco negli anni della
maturità -- nel 1954, per essere esatti -- quando fa la sua
gloriosa rentrée in un momento in cui il suo stile di moda
non è più gradito alla società da troppo tempo e lei si trova
sull’orlo di un baratro finanziario ed emotivo.
Nella parte della giovane Coco, Barbora Bobulova è
convincente nell’interpretare una donna che ascende alla
gloria da poveri inizi e si rende conto del suo valore dopo
tanto duro lavoro. Questa attrice ha un forte potere
persuasivo, per non parlare di un rapporto d’amore con la
macchina da presa che fa in modo che il nostro sguardo
rimanga fissato su di lei. Il regista Christian Duguay
conferisce ai suoi personaggi molta libertà sia
nell’eccentricità che nella determinazione ed Enrico Medioli
fa dell’eccentricità l’ingrediente principale della
sceneggiatura. Coco non può che essere così se vuole avere
successo come stilista con una società francese che è a
volte, come minimo, spietata. Non ci viene concesso un grande
sviluppo dei personaggi e nemmeno ci viene detta sempre la
verità, ma con “Coco” ci sono molte cose da vedere e da fare.
Ciò che è più importante è poter trascorrere almeno tre
minuti con quel famoso vestitino nero.
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Narrato in flashback (una forma di narrazione che funziona
bene in questo ambito), “Coco” è soprattutto stupendo da
vedere. Le scenografie sono fiabesche, i modelli sono
bellissimi, l’intero look della produzione è di prima classe.
I direttori di produzione Francesco Bronzi e Chantal
Giuliani, insieme al direttore artistico Pierre Michon, il
costumista Pierre-Yves Gayraud e il direttore della
fotografia Fabrizio Lucci, creano un mondo di fantasia che fa
rivivere la vita e l’epoca di Coco in grande stile. A film
terminato, dispiace andarsene.
Reuters/Hollywood Reporter
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Coco Chanel