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Il G
Periodico del Liceo Bramante di Magenta
Anno XXIII
Editoriale
Marco Cozzi 4^E
Buongiorno bramantini! La primavera sta arrivando e insieme a lei si risvegliano tutti i sentimenti
messi a dormire durante il lungo letargo invernale. Ci stiamo addentrando nel periodo più estenuante di un anno scolastico che, a mio parere, sta
correndo un po’ troppo in fretta. A volte ci può
sembrare di non farcela, ma ricordiamoci che
l’importante è dare sempre il massimo e lavorare
onestamente... Ma non divaghiamo troppo e passiamo alla presentazione degli articoli, anzi non
ancora; prima voglio dirvi che il nostro giornalino
si è classificato primo su 127 partecipanti al Concorso Nazionale Prima Pagina di Modena, ottenendo il riconoscimento di miglior giornalino scolastico d’Italia! Un applauso a tutti i redattori per questo successo che ci riempie di orgoglio e ricompensa tutti coloro che, in questi 23 anni, hanno contribuito alla storia del Grillo Bramante.
Bene, è giunto il momento della presentazione del
“Corpus Grillus” numero due: per la sezione dedicata alla nostra scuola sono presenti due interviste
molto interessanti e un articolo riguardante lo stage di sci di quest’inverno, oltre al resoconto di due
uscite didattiche presso centri di ricerca e aziende
dell’Hi-Tech. Per quanto riguarda il territorio che
ci circonda sono stati realizzati degli articoli riguardanti un entusiasmante concerto musicale e
un ciclo di interessanti conferenze filosofiche; proponiamo anche un’intervista alle principali librerie
di Magenta.
Nella parte dedicata all’attualità troverete articoli
sullla condizione dei giovani oggi, la storia della
televisione, la cerimonia degli Oscar, le recenti Olimpiadi invernali di Sochi, le migliori università
e il nuovo fenomeno del momento: lo Zumba! Oltre
ai temi riguardanti l’attualità anche la cultura oc-
N. 2 Marzo 2014
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cupa uno spazio considerevole, difatti sono presenti diversi articoli riconducibili al nutrimento della
mente, come quello sulla storia dell’amicizia partendo da Cicerone fino ad arrivare al giorno d’oggi.
C’è chi ha parlato delle origini del Carnevale, del
torneo delle Sei Nazioni di rugby e chi ha trattato
invece la fiera del fumetto di Novegro, e chi ci delizia con il suo angolo poetico o chi con i propri
pensieri lasciati liberi.
Le nostre rubriche si dimostrano essere sempre
interessanti, ed anche in questo numero non ci siamo trattenuti sui contenuti: preparatevi a leggere
il vostro oroscopo, sento già l’acquolina in bocca
mentre leggo l’articolo riguardante la cucina e nutro una profonda ammirazione per l’articolo riguardante il Grande Torino. Infine sono stati realizzati due articoli scientifici riguardanti il cervello
e l’analisi dei sogni e un articolo di opinione sulla
giustizia. Non mancano, come sempre, disegni e
vignette.
Buona lettura!
Pagina 2
Il Grillo Bramante
La redazione
Articolisti:
2^B: Dario Licciardello, Mathilda Guizzardi
3^A:Martina Albano, Beatrice Bergamaschi, Luigi Casella, Pietro
Ferrario, Alice Gambaro,
Sonia Garavaglia, Federico Grassi,
Sara Gussoni, Eletta Nava, Cristina Pellizzari
3^D: Camilla Alberti, Chiara Paleni, Marta Redondi, Bianca Stan
3^G: Irene Bertani, Angie Fernandez, Andrea Tenconi
4^B: Luca Bonasegale, Giorgia Cacioppo, Giorgia Colombo, Francesca
Gambini, Andrea Lo Sardo, Camilla Oldani, Martina Pedroli, Arianna Segaloni
4^E: Marco Cozzi, Erika Carcano
4^F: Nina Capraro, Lorenzo Motta, Samuele Pedroli, Valeria Pastori,
Amedeo Pellegrini, Silvia Saffioti, Edoardo Sgrò, Brayan Soldano,
Blerina Suka, Maria Grazia Tavera
5^D: Greta Colombo, Elisa Porta, Elmir Popa
Impaginatori: Luigi Casella, Alice Gambaro, Chiara Paleni, Bianca
Stan
Illustrazione pagina centrale: Elisa Porta
Immagine di copertina: Elmir Popa
Vignettisti: Nina Capraro, Blerina Suka
Docenti referenti: Luigina Marcogiuseppe e Mauro Parrini
Pagina 3
Il Grillo Bramante
In questo numero
Tre Corone, una Coppa e un Cucchiaio di
22
Legno
La nostra scuola:
Il Wi-Fi al Bramante!
4
Olimpiadi sulla neve
23
I “Giorni della Ricerca”
5
A ritmo di Zumba
24
Intervista a Giuseppe Cerati
6
Il fumetto in bancarella
25
“Anche nella storia c’è il senso cri7
stiano della vita”
Opinioni:
Un giorno da ricercatori
8
Dura lex? Non dura
26
ST, uno sguardo al futuro
9
Clic transit...
27
Lo sport dentro di noi
10
Cultura:
Dal territorio:
Percorsi d’ascolto
Magenta Cultura 2014: Umberto
Galimberti
Magenta Cultura 2014: Massimo
Recalcati
Magenta “Book City”
Spontanee sincronie—Angolo poetico
28
11
Dallo scudetto ad Auschwitz
29
12
Dal vinile a Spotify
30
13
Ti conosco Mascherina?
31
14
Break!:
Scienza/Scienze
Vignette
32
33
Il cervello viscerale
15
Rubriche:
Siamo fatti della stessa materia di
cui sono fatti i sogni
16
Pensieri in libertà
34
Grillobox/Libri
35
17
Amarsport
36
Buon compleanno Mamma Rai
18
Bramante ai fornelli
37
Claudio Abbado: la musica che
“salva”
19
L’Oroscopo del Grillo... Arabo!
38
Paginone!
20
21
Top Ten
39
Attualità:
“La grande bellezza” affascina gli
Americani
Pagina 4
La nostra scuola
Il Wi-Fi al Bramante!
Il 24 febbraio la cerimonia d’inaugurazione nel nostro liceo
Francesca Gambini, Martina Pedroli, Arianna Segaloni
Il giorno 24 Gennaio si è tenuta nell’ Aula Magna del nostro
Liceo una cerimonia per
l’inaugurazione del Wi-Fi, che
è oramai funzionante in tutti
gli ambienti della scuola.
Come i due assessori hanno
sottolineato, la scuola digitale
sta diventando un tema centrale della politica di molti Paesi
e in una società come la nostra, sempre più tecnologica,
nessun altro media ha modificato la velocità e il modo con
cui si elaborano le informazioni come le nuove tecnologie.
La provincia di Milano ha voluto proporre agli Istituti Superiori un progetto pilota per la
scuola digitale, con
l’installazione del Wi-Fi. E’
partito in via sperimentale in
tre Istituti: il Cannizzaro di
Rho, il Moreschi di Milano e il
Bramante di Magenta. E’ il
primo
passo
verso
l’avanzamento tecnologico e
la digitalizzazione della scuola. Il passo successivo sarà
poi la banda larga, per velocizzare tutto ciò. Questo progetto, un investimento per il
futuro fondamentale visto che
i giovani d’oggi sono nativodigitali ed è impensabile che
una scuola non tenga conto di
queste tecnologie, è costato
alla provincia oltre 30 000 euro.
È seguita poi una presentazione da parte degli studenti di
4° D delle attività rese possibili dagli strumenti tecnologici a disposizione degli studenti (ipad, lavagna interattiva,
computer) grazie al progetto
“generazione web Lombardia”. Tutto ciò sarà reso ancora più efficiente grazie al
Wi-Fi.
Pagina 5
La nostra scuola
I “Giorni della Ricerca”
Gli studenti incontrano ricercatori e volontari dell’Associazione Italiana Ricerca Cancro
Chiara Bellotto, Arianna Colombo, Giulia Colombo, Alba Lo Grasso, Ina Sota
Mercoledì 6 novembre 2013 gli studenti delle
classi 3A, 3C, 3E, 3G e 4C del Liceo scientifico Bramante hanno incontrato la ricercatrice Dott.ssa Maria Grazia Daidone - e la volontaria - Sig.ra Patrizia Brovelli dell’AIRC Associazione Italiana Ricerca Cancronell’ambito dell’iniziativa “ I Giorni della Ricerca”.
Quest’anno, infatti, nei giorni 6 e 7 novembre
60 ricercatori e volontari AIRC si sono recati
in altrettante scuole italiane per incontrare gli
studenti delle scuole superiori e raccontare loro
la propria esperienza professionale e di vita
con l’obiettivo di avvicinare i giovani alle
scienze, facendo loro scoprire le nuove frontiere della ricerca sul cancro.
L'AIRC finanzia in maniera costante la ricerca
oncologica, sostiene con particolare attenzione
i giovani ricercatori oltre a sensibilizzare e informare il pubblico sullo stato della ricerca, i
suoi progressi e i corretti stili di vita per prevenire la malattia. Per attuare questi obiettivi promuove raccolte di fondi con varie iniziative.
Durante l’incontro presso l’Aula Magna del
nostro Liceo sono stati trattati diversi temi tra
cui: causa, prevenzione, cure conosciute e cure
in via di sperimentazione di questa grave malattia.
Non tutti i tumori diventano cancro, infatti
questi si dividono in tumori benigni (localizzati
e che non si diffondono) e maligni che crescono occupando i tessuti circostanti e danno luogo a metastasi.
Il cancro non è una sola malattia, ne esistono,
infatti, di diversi tipi (ma con caratteristiche
comuni) che hanno cause diverse e possono
colpite i diversi tessuti del corpo, ma che hanno come comun denominatore la comparsa di
mutazioni in alcuni specifici geni – oncogeni legati al ciclo cellulare che quindi regolano la
crescita cellulare.
La prevenzione è molto importante e si attua
con un corretto stile di vita, evitando fumo, alcol e vita sedentaria.
Alle nostre domande riguardanti
l’alimentazione, se sia meglio evitare alcuni
cibi o no, ci è stato risposto che non è necessario eliminare del tutto i cibi di origine animale
(come latte e uova, ma anche carne); è certamente utile, però, aumentare l'apporto di frutta,
verdura e legumi.
Per curare il cancro in maniera efficace bisogna diagnosticarlo quanto prima. Ciò è reso
possibile grazie alla individuazioni di tecniche
di diagnosi precoci che permettono di individuare il tumore nelle prime fasi di sviluppo dove esso è ancora vulnerabile. Negli ultimi anni
è stato scoperto che alcuni microRNA , che
controllano la sintesi delle proteine, aiutano ad
anticipare di almeno due anni la diagnosi di
alcuni tumori al polmone, che sono talmente
piccoli da non poter essere individuati con una
radiografia.
Questo incontro non ha lasciato indifferenti gli
studenti che vi hanno partecipato e che si sono
dimostrati molto interessati durante la conferenza, ne sono la riprova le molteplici domande rivolte alle relatrici e il commento delle relatrici stesse soddisfatte della partecipazione e
competenza dimostrata dagli studenti.
L’interesse non si è fermato qui, alcuni studenti hanno dichiarato di voler far propri i consigli
su un migliore stile di vita (per esempio niente
più fumo e fare sport), mentre molti altri si sono interessati all’attività di volontariato presso
l’AIRC in iniziative come la vendita delle arance di Gennaio.
Esperienze di questo tipo accrescono la nostra
informazione e possono portare quindi a migliori condizioni di vita.
Pagina 6
La nostra scuola
Intervista a Giuseppe Cerati
Ex studente del nostro liceo, il ricercatore si racconta per noi
Alice Gambaro
L’11 Novembre dell’anno scorso la
città di Magenta ha conferito il San
Martino d’Oro 2013 al ricercatore
Giuseppe Cerati con la seguente motivazione: “per l’impegno nella ricerca
scientifica che gli ha consentito di
contribuire significativamente a una
grande scoperta”.
Giuseppe Cerati, ex-studente del nostro Liceo, lavora infatti al CERN di
Ginevra e i suoi studi hanno contribuito alla scoperta del Bosone di Higgs,
particella di importanza fondamentale
in una delle più recenti e importanti
teorie fisiche – il Modello Standard.
Il dottor Cerati ha gentilmente accettato di rispondere ad alcune domande
per gli studenti del Bramante.
- Cosa l'ha spinta a diventare ricercatore?
Mi hanno spinto la passione e
l’interesse per la fisica e per la ricerca.
Non avevo un piano definito, ho seguito giorno per giorno le mie aspirazioni; si sono create delle opportunità
che ho sfruttato e mi hanno portato a
diventare un ricercatore.
- Come è nata la sua passione per la
fisica?
Ho sempre avuto una predisposizione
per le materie scientifiche. Solo
nell'ultimo anno di liceo però si e definito maggiormente un interesse per
la fisica. Tutto è nato da una ricerca
sulla termodinamica, ed in particolare
sulla teoria cinetica dei gas, grazie alla
quale è sorto in me il fascino per lo
studio di fenomeni microscopici e per
come questi possano spiegare effetti
macroscopici.
- La preparazione ricevuta al liceo
l'ha aiutata nel suo percorso universitario?
Certamente mi ha permesso di avere
delle basi solide da cui partire e mi ha
aiutato ad avere un impatto non troppo duro con i primi mesi di lezione;
tuttavia fin da subito ci sono argomenti completamente nuovi quindi occorre impegnarsi a fondo fin dal primo
giorno.
- Quest'anno ha ricevuto il premio
"San Martino d'Oro 2013" dal Co-
mune di Magenta. Cosa significa
questo riconoscimento per lei?
Non posso certo considerarmi come
una persona al culmine del proprio
percorso professionale. Questo premio
lo vedo più come tappa, uno stimolo
per proseguire lungo la strada intrapresa, un sostegno per non abbattermi
nei momenti difficili.
- Lei lavora al CERN di Ginevra, in
un ambiente internazionale. Quali
vantaggi e quali svantaggi ci sono in
questo?
I vantaggi sono molti più degli svantaggi. C'è una grande ricchezza nel
collaborare con persone di cultura
diversa, prendendo il meglio da ognuno e stimolandosi a vicenda verso
l’obiettivo comune. Chiaramente ogni
tanto si crea qualche piccola incomprensione, ma col passare del tempo si
impara a conoscersi meglio.
- Anche grazie al suo lavoro è finalmente stato individuato il bosone di
Higgs. Come spiegherebbe l'importanza di questa scoperta a un profano in materia?
Le particelle elementari sono il più
piccolo costituente delle forze e della
materia, sono cioè alla base di tutto
ciò che esiste. Il bosone di Higgs era
il tassello mancante per una descrizione coerente della dinamica delle particelle elementari (quello che noi chiamiamo il Modello Standard) e la sua
scoperta spiega l’origine della massa
delle particelle.
Il bosone di Higgs non porterà conseguenze pratiche immediate, ma occorre notare che le nostre ricerche portano continuamente a nuove tecnologie
in vari ambiti come ad esempio l'informatica (il world wide web, www) e
la medicina (l’adroterapia, cioè la tecnica per curare i tumori con l’uso di
protoni, neutroni o ioni).
- Quali crede che saranno gli sviluppi nello studio della fisica teorica in
seguito a questa scoperta?
Gli sviluppi saranno sia a livello di
fisica sperimentale che teorica. La
ricerca è un processo senza fine, ogni
scoperta apre nuove domande e indi-
rizza nuovi percorsi di ricerca. In
questo caso, stiamo cercando di capire se il bosone di Higgs può portarci
a comprendere meglio la natura della
materia oscura presente
nell’universo. Il bosone di Higgs potrebbe anche avere avuto un ruolo di
rilievo nell’espansione dell’universo.
- In questo momento a quali progetti sta partecipando? Con quale
ruolo?
Continuo a collaborare nel team che
ha scoperto il bosone di Higgs, ora ci
occupiamo di misurarne le proprietà
con la massima precisione possibile.
Inoltre sono coordinatore di un progetto all'interno del nostro esperimento, la ricostruzione della traiettoria delle particelle cariche. Questa è
una delle componenti fondamentali
per analizzare con efficienza e precisione i dati raccolti; infatti, dalla curvatura delle particelle cariche in un
campo magnetico possiamo misurarne la carica elettrica, la velocità e
quindi l’energia.
- Ha qualche sogno nel cassetto? Ci
sono progetti ai quali vorrebbe
partecipare?
Mi piacerebbe continuare a lavorare
in ambito di ricerca anche se non sarà
facile perché i posti sono pochi e la
concorrenza agguerrita. Da un lato
mi piacerebbe continuare con la fisica delle particelle, dall'altro mi piacerebbe applicare le mie competenze
anche in ambiti scientifici diversi,
dove i metodi e la mentalità propri
del fisico possono essere utili.
- Cosa consiglia ai ragazzi che, come lei, vorrebbero diventare ricercatori?
Consiglio di studiare e di lavorare
sodo, non da “secchioni” ma con
curiosità e passione, con un atteggiamento indagatore, andando in profondità a ciò che si studia. Inoltre
consiglio di coltivare anche altre passioni, il rischio di un lavoro bello
come quello del ricercatore è che si
viva solo per esso.
Pagina 7
La nostra scuola
“Anche nella storia c’è il senso cristiano della vita”
Intervista al prof. Andrea Gianelli, storico e insegnante della nostra scuola
Marco Cozzi
- Quando nasce la sua passione per la scrittura e per i
fine della scuola superiore?
libri e il suo interesse per la storia?
Si, se il figlio si assume le responsabilità delle proprie
decisioni. A 18 anni si è maggiorenni.
Scrivere libri storici è la mia passione principale, ed è
nata grazie alla mia professoressa di italiano e storia del
triennio delle superiori Carla Colombo. Lei svolgeva il
suo lavoro con amore,serietà e responsabilità e per questo
è riuscita a trasmettere la sua passione anche a me. Un
ruolo fondamentale lo ha svolto, poi, il vaticanista de “La
Stampa” Andrea Tornielli, col quale collaboro ormai da
circa 13 anni.
- Quanti libri ha scritto fino ad ora?
Ne ho scritti 3, inoltre collaboro con la rivista mensile “Il
Timone” da tre anni. Il primo libro riguarda i papi e le
guerre ed è uscito inizialmente come instant book per poi
riottenere una ristampa con il titolo “Papi, guerre e terrorismo.” Il secondo riguarda la vita del teologo cardinale
John Henry Newman, convertito dall’anglicanesimo al
cattolicesimo, scritto in concomitanza della sua beatificazione. Inizialmente ero scettico, ma poi mi sono appassionato alla sua figura. Ed infine quest’ultimo sull’editto di
Costantino, un libro-intervista a quattro docenti universitari esperti in materia.
- Com’è nata l’idea di un libro sull’editto di Costantino? Perché, secondo lei, questo editto è ancora attuale?
La domanda è se ha senso considerare attuale un documento di 1700 anni fa; sulla base delle risposte datemi
dagli studiosi interpellati lo ritengo attuale: è il primo
documento che sancisce la libertà religiosa e, anche se non
esplicitamente, introduce il concetto di laicità, distinguendo le competenze tra stato e chiesa nell’ottica di una collaborazione, non di una rigida separazione (non sarebbe
laicità).
- Venendo all’ attualità, come vive questo periodo confuso della politica, in cui sembra non esserci più una
visione chiara e distinta delle cose?
Il problema è legato a ciascuno di noi e ai propri ideali; se
non si ha chiaro lo scopo della vita le cose continueranno
ad andare male, navigheremo a vista e ciascuno di noi
tenderà a fare il proprio interesse personale.
- Che messaggio vorrebbe dare ai giovani che si approcciano oggi al mondo del lavoro?
I giovani devono coltivare le loro passioni e avere
un’apertura mentale di 360 gradi; mai chiudere i sogni in
un cassetto ma, nello stesso tempo, cercare di essere molto realisti.
- Secondo lei è lecito andare contro ai genitori riguardo
la scelta del proprio futuro che un figlio deve fare alla
- Come mai, secondo lei, i giovani di oggi vengono ritenuti spesso dei buoni a nulla, un po’ viziati e un po’
superficiali?
Ritenere i giovani dei buoni a nulla è un pregiudizio che
respingo decisamente. Il disagio e la superficialità dei giovani sono certamente un problema. Spesso la responsabilità è delle famiglie; un giovane non può maturare una personalità responsabile se manca un ambiente educativo
come la famiglia (che oggi non viene affatto sostenuta).
- Come vede l’Italia tra 20 anni?
Non avendo la sfera di cristallo non ho nessuna certezza;
per me, ogni singola persona determina la società; dipende
da come ciascuno di noi darà un senso alla propria vita e
deciderà di viverla.
- Cosa ne pensa dello scandalo pedofilia che ha colpito
la chiesa negli ultimi anni?
Brutta cosa assolutamente. Anche se lo scandalo è stato
quantitativamente ingigantito, nella Chiesa i casi di pedofilia sono doppiamente gravi, perché il responsabile è un
sacerdote, una persona che ha consacrato la sua vita a Cristo accettando di divenire suo Ministro; ma, a mio parere,
come sempre nella storia, la chiesa ha saputo autocorreggersi, introducendo norme molto più restrittive.
- Papa Francesco riuscirà a portare a termine la sua
politica di rinnovamento della Chiesa?
I problemi della chiesa ci sono e il Papa sta cercando di
fare in modo di avere una chiesa più viva, pur mantenendo
la continuità con la tradizione, ridando forza alla testimonianza personale di ogni cristiano, che vive dando tutto se
stesso agli altri. Un esempio che Papa Francesco sta dando
in prima persona.
- Secondo lei è lecito compiere un’ingiustizia per ripagare una precedente ingiustizia?
No, non è lecito, avremmo due ingiustizie.
- C’è qualcosa che la intimorisce?
Mi fanno paura quelli per i quali la vita non ha alcun senso, e rifiutano di cercarlo.
- Che impronta vorrebbe lasciare nel mondo?
Contribuire a far sì che le persone che mi circondano capiscano per cosa vale veramente la pena vivere, e in questo
modo contribuire a costruire un mondo migliore per tutti.
Pagina 8
La nostra scuola
Un giorno da ricercatori
La quarta F all’IFOM di Milano
Samuele Pedroli
Cari lettori del Grillo, in questo
articolo vi racconterò
l’esperienza della classe 4°F che,
accompagnata dai professori
Mauro Parrini e Maddalena Serati, promotrice e organizzatrice
della visita, si è recata al centro
di ricerca IFOM (Istituto Firc di
Oncologia Molecolare)
di Milano. Non tutti
sanno che l’IFOM nasce
su iniziativa della FIRC
(Fondazione Italiana per
la Ricerca sul Cancro)
come spazio di collaborazione tra scienziati
provenienti dai principali centri di ricerca al
fine di studiare la formazione e lo sviluppo
dei tumori a livello molecolare. Tale struttura
accoglie molti laureati
con differenti competenze: medici, biotecnologi, chimici, fisici,
ma per esempio ci sono anche
laureati in filosofia, ai quali è affidato il compito di studiare
l’impatto delle scoperte scientifiche sulla società. Molti di questi
ricercatori, dopo tre anni di lavoro, hanno la possibilità di trasferirsi in un centro di ricerca estero
per uno scambio di conoscenze
con ricercatori di altri paesi.
Durante la nostra giornata abbiamo potuto frequentare due laboratori, “Forbici molecolari” ed
“Elettroforesi su gel d’agarosio”,
indirizzati agli studenti della
scuola secondaria di secondo grado. Prima di iniziare l’attività di
laboratorio, la nostra assistente di
giornata ci ha mostrato, tramite
diapositive, la struttura del DNA,
i reagenti e le apparecchiature
che avremmo utilizzato. Al termine della spiegazione teorica ci
siamo recati in laboratorio per
eseguire l’esperimento. Ogni
gruppo aveva a disposizione
quattro provette, contenenti
DNA, enzimi di restrizione e
tampone di reazione. L’obiettivo
dell’attività di laboratorio era individuare quale enzima di restrizione fosse presente nella miscela di reazione. Gli enzimi di restrizione, come Eco e Hind, rappresentano una classe di enzimi
molto importante per la capacità
di tagliare molecole di DNA a
doppia elica in siti specifici. Tali
enzimi riconoscono e tagliano,
con specificità assoluta, sequenze
uniche di nucleotidi. In tal modo
una molecola di DNA, trattata
con enzimi di restrizione, originerà frammenti specifici e riconoscibili. L’enzima Hind divide
la molecola di DNA in sette
frammenti mentre l’enzima Eco
la divide in cinque frammenti. Il
DNA trattato con gli enzimi è
stato quindi “caricato” in un gel
di agarosio e, tramite un processo
chiamato elettroforesi, i fram-
menti di DNA possono essere
separati in tante bande quanti
sono i frammenti originati dalla
reazione enzimatica (cinque o
sette in funzione dell’enzima
presente nella provetta).
L’osservazione della bande è
stata possibile grazie alla presenza di una luce particolare (ultravioletta) proveniente dal supporto sul
quale è stato posto il gel
di agarosio dopo la separazione elettroforetica. Poiché la digestione
del DNA richiedeva
un’attesa di circa
mezz’ora ne abbiamo
approfittato per visitare
altri laboratori della
struttura, e così abbiamo avuto la possibilità
sia di vedere i vari strumenti impiegati nella ricerca che di osservare come lavora un ricercatore,
oltre che di verificare come i
giovani
impegnati all’IFOM
provengono da molti paesi diversi, motivo per cui la conoscenza della lingua inglese si
rende assolutamente necessaria.
La giornata all’IFOM è stata
molto importante in quanto ci ha
permesso di mettere in pratica e
capire meglio l’applicazione del
metodo e di alcuni concetti
scientifici e ci ha illustrato argomenti che sono stati propedeutici
alle lezioni svolte in classe nei
giorni successivi.
Pagina 9
La nostra scuola
ST, uno sguardo al futuro
La quinta E in visita allo stabilimento di Agrate Brianza
5^E
STMicroelectronics è un'azienda italo-francese, che
produce componenti elettronici a semiconduttore.
Il giorno 7 febbraio 2014 l’azienda di Agrate Brianza
ha ospitato la nostra classe accompagnata dalla prof.ssa
Zanin per un’intera giornata lavorativa, per mostrarci
un microcosmo per lo più sconosciuto: ST produce infatti, anche se il suo marchio non compare sui prodotti
finiti, i componenti essenziali per le principali marche
automobilistiche, telefoniche, elettroniche e informatiche, che li utilizzano per la realizzazione di apparecchiature elettriche come parte dei vostri cellulari, console, elettrodomestici e auto.
Il silicio è alla base della produzione dei microchip,
essendo il semiconduttore più abbondante sulla crosta
terrestre, facilmente ricavabile dalla sabbia.
Dopo vari processi di lavorazione si ottengono dischi di
silicio puro chiamati wafer. Questi passano nelle mani
della ST, che integra nelle fette di silicio componenti
elettronici, come transistor, resistori e condensatori, di
dimensioni tanto ridotte che nel diametro di un capello
possono esserne integrati più di duemila.
La lavorazione su così piccole scale rende fondamentale l’utilizzo delle clean-room, stanze più pulite di una
sala operatoria nelle quali circola costantemente aria
filtrata e dove i tecnici devono lavorare vestiti con tute
antisettiche, poiché una sola particella di polvere può
danneggiare gravemente i wafer, realizzati in serie tramite costosi e sofisticati macchinari.
Avendo costi molto elevati e dovendo funzionare alla
perfezione, i circuiti integrati vengono testati costantemente e modificati in caso di progettazione errata: ci è
stato velocemente spiegato il differente utilizzo di FIB
(fascio di ioni concentrati) e SEM (microscopio elettronico), strumenti necessari per trovare l'errore nel circuito.
I singoli microchip vengono successivamente separati
uno dall’altro tramite tagli laser, inseriti nei packaging,
necessari per proteggerli, e spediti alle più importanti
aziende elettroniche.
I prodotti ST trovano applicazione in svariati campi
volti a migliorare e semplificare la vita dell'uomo.
Nell'ambito medico importanti innovazioni sono: un
particolare cerotto grazie al quale è possibile monitorare l’attività cardiaca in soggetti particolarmente a rischio di infarto, un sensore per valutare l'entità degli
urti ricevuti durante l'attività sportiva e l'Xsense, un dispositivo utilizzato a livello riabilitativo e ludicocinematografico. Nel settore automobilistico ST ha dato
un notevole contributo sviluppando tecnologie atte ad
ottimizzare la guida sicura con airbag, ABS, sensori
anti-urto. Questa azienda fornisce i componenti per produrre articoli nei quali viene applicata la realtà aumentata, come gli occhiali per ipovedenti o ad uso sportivo.
Altri prodotti degni di nota sono la happy fork, il frigorifero interattivo e la smartball.
Nella sala meeting, dopo il pranzo offerto dall’azienda,
abbiamo assistito ad una dimostrazione su alcuni dispositivi robotici progettati dall'azienda stessa. Il primo
prototipo presentato era costituito da una piattaforma
rigida dotata di una telecamera e di sensori che le permettevano di controllare una pallina adagiata su di essa,
mantenendola in equilibrio o facendole percorrere il
perimetro della tavoletta. Il secondo era composto da un
I-robot a cui era stata aggiunta una videocamera, sensibile al movimento di una pallina di colore rosso. Con le
stesse caratteristiche ci sono stati presentati altri due
robot: un automa su due ruote capace di mantenere l'equilibrio grazie a un giroscopio e un altro con la capacità di seguire e afferrare la pallina con dei bracci meccanici. Purtroppo la descrizione non è paragonabile alla
dimostrazione.
La ST si è dimostrata un esempio encomiabile dell'atteggiamento che ogni multinazionale dovrebbe avere
col territorio e i visitatori. A prova di questa attenzione
ci sono stati illustrati, tramite un'apposita presentazione,
i provvedimenti e l'impegno assunti a tutela dell'ambiente e, quindi, della popolazione: le parole chiave
della cultura ecologica sono: ridurre, riciclare e riutilizzare. Negli ultimi anni, in particolare, si sono impegnati
infatti nella riduzione dei consumi di acqua, fondamentale nei processi di raffreddamento e pulizia dei wafer.
Ci hanno molto colpiti, infine, la disponibilità e l'impegno verso di noi che si sono manifestati nelle forme più
varie: dall'attenzione riscontrata nei momenti di pausa e
ristoro alle spiegazioni e alle visite più tecniche.
Tutto ciò ha reso la nostra uscita estremamente proficua
e piacevole.
Pagina 10
La nostra scuola
Lo sport dentro di noi
Lo stage di sci a Chiesa Valmalenco
Amedeo Pellegrini
Carissimi lettori del Grillo Bramante
eccoci finalmente ritrovati per parlare dello sport che si pratica
all’interno del nostro istituto, in modo particolare dell’annuale stage di
sci. Il fine principale per il quale è
organizzato lo stage è di migliorare
le abilità dei partecipanti in previsione di una gara finale. Dalla classifica di questa gara vengono poi scelti
gli studenti che andranno a rappresentare il nostro liceo in una gara
con altre scuole.
La partenza è avvenuta mercoledì 18
dicembre alle 06:00 del mattino con
direzione Chiesa Valmalenco. Siamo partiti all’alba per fare in modo
di riuscire a sciare un giorno in più
rispetto agli altri anni. Il viaggio è
stato tranquillo e senza alcuna complicanza: alcuni hanno sfruttato questo tempo per riposarsi, altri per parlare e chiedere informazioni se era
la prima volta che partecipavano. Il
gruppo era composto di ben 75 persone circa disposte su due pullman.
Infatti quest’anno erano numerosi
gli alunni di prima, in quanto per i
ragazzi che frequentano il liceo
sportivo lo stage era parte integrante
del curriculum scolatico. Questa tipo
di studi è inserito da quest’anno
all’interno del piano didattico del
Bramante e prevede un potenziamento delle attività sportive (nuoto,
sci, trekking, mountain-bike) in aggiunta alle solite discipline curriculari.
L’hotel nel quale abbiamo soggiornato, lo stesso da diversi anni, ci ha
trattato con la massima cortesia e
professionalità dimostrando di non
aver perduto in ospitalità nonostante il cambio di gestione.
L’organizzazione generale è stata
molto soddisfacente e puntuale e
non ha lasciato nulla al caso, sapendo alternare momenti di divertimento a momenti di attenzione e responsabilità. In questo i docenti che ci
hanno accompagnato hanno dimostrato grande impegno e una grande
umanità. I docenti accompagnatori
erano i proff. Moscatelli, Spagnolini, Capello, Parrini e Sottile.
La giornata di sci era divisa in due
momenti: il primo nel quale si sciava con i maestri e il secondo durante
il quale si era liberi di sciare in compagnia. La parte pregnante della
giornata era sicuramente la lezione
con i maestri; eravamo suddivisi in
gruppi in base alle abilità ed essi ci
insegnavano come migliorare la tecnica, la postura e anche come affrontare le porte da gara. Le condizioni metereologiche di quei giorni e
l’abbondanza di neve hanno favorito un ottimo svolgimento delle lezioni con i maestri. I maestri come
ogni anno hanno dimostrato la loro
abilità sia nella spiegazione a livello
”teorico” che a livello di esempio
pratico sugli sci.
Dopo aver passato tre giorni a sciare
con i maestri e liberamente durante
il pomeriggio, l’ultimo giorno è stato quello dedicato alla gara di slalom gigante. Alla gara hanno partecipato solo gli studenti che avevano
dimostrato di potersi approcciare ad
un simile evento: infatti alcuni studenti del liceo sportivo, i quali avevano appena imparato a sciare, non
erano pronti per affrontare una prova così impegnativa. Il tracciato presentava circa 30 porte ed era posto
lungo un pendio abbastanza ripido
nel quale erano presenti diversi cambi di direzione e pendenza, che esaltavano le qualità dei partecipanti. Le
condizioni climatiche erano ottime e
hanno favorito il regolare svolgimento della manifestazione; la neve
(abbondante) ha mantenuto la propria compattezza anche nelle ultime
discese.
I partecipanti in generale, nonostante la difficoltà del percorso, hanno
dimostrato la loro confidenza con la
neve. Solo alcuni hanno trovato
difficoltà che hanno condizionato la
loro prova; tra questi spicca solo un
caso di caduta. Alla fine della gara
c’è anche stato il momento dedicato
alla sci libero.
L’esperienza vissuta è stata
senz’altro ottima e ci ha permesso
oltre che di sciare e di migliorare la
nostra tecnica, di affrontare un evento agonistico e di conoscere
persone nuove e di divertirci con
loro. Ci auguriamo inoltre che lo
stage venga riproposto anche nei
prossimi anni in modo da dar la
possibilità di venire a chi
quest’anno non ha potuto e
l’occasione di ripeterlo a chi era
presente già quest’anno.
Ecco infine la classifica della gara
divisa per categorie:
CAT. FEMM.: 1°BRAGA MARTINA (3F) 1’02’’87, 2° NANNAVECCHIA MARTINA (3E)
1’05’’21, 3° PESENTI MICHELA
(3G) 1’05’’28
CAT ALLIEVI MASCHILE: 1°
MILANA MATTEO (3B)
59’’70,2° LUCA CASTIGLIONI
(3F) 1’01’’07, 3° OLDANI MATTEO 1’04’’74
CAT.JUNIORES MASCHILE:
MIRKO MOSCATELLI (4°A)
57’61’’ miglior tempo assoluto, 2°
CAVALLARI ANDREA (5B)
1’00’63, 3°ELIO MERIGGI (3B)
1’02’28
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Dal territorio
Percorsi d’ascolto...
Note del passato che rivivono nel presente
Greta Colombo, Elisa Porta
zata non solo dagli ascoltatori
dell’epoca, ma anche da Costanze,
moglie di Mozart, che prediligeva in
particolar modo le fughe, come testimonia una lettera del 1783 che riporta: «Quando Constanze udì le fughe,
se ne innamorò» .
Come ormai accade da diversi anni l’associazione
culturale Totem ha proposto agli studenti delle
scuole superiori di Magenta il progetto musicale
“Percorsi d’ascolto” con il quale si ha la possibilità
di assistere a lezioni tenute dal Maestro Andrea
Raffanini riguardante il concerto del sabato seguente.
Nell’ incontro di presentazione, che si tiene presso
la villa Naj Oleari di Magenta, il Maestro propone
momenti di ascolto alternandoli a brevi spiegazioni
del brano musicale unitamente alla contestualizzazione storica e racconta aneddoti e curiosità
sulla vita dei compositori; inoltre la presenza di
alcuni musicisti permette di ascoltare dal vivo brevi assaggi/spezzoni dei brani che saranno presentati durante il concerto
Gli incontri di preparazione e i relativi concerti si
tengono da gennaio a maggio, secondo il calendario stabilito nella programmazione del Teatro Lirico.
Il concerto che si è svolto sabato 18 gennaio, ha
inaugurato la stagione sinfonica del Teatro Lirico:
interamente dedicato a Mozart, è stato diretto con
indiscutibile bravura dalla Maestra Erina Gambarini.
Nel corso della serata si è esibita l’Orchestra sinfonica “Città di Magenta”, composta prevalentemente da giovani musicisti, che ha presentato l’
“Adagio e fuga in Do minore K 546”. L’adagio,
con funzione di prelu-dio, sviluppa un motivo dolente e drammatico, mentre la fuga si presenta ricca di contrappunto, tecnica particolarmente apprez-
La serat a è prosegui t a con
l ’esecuz i one del cel eberri m o
“Requiem in Re minore K626”, che
ha visto sul palco il Coro Canticum
Novum di Bergamo accompagnato
dall’orchestra e, come protagonisti, il soprano Daniela Bruera, il mezzosoprano Annamaria Chiuri, il
tenore Francesco Marsiglia e il basso Paolo Pecchioli.
L’opera aveva una funzione prevalentemente liturgica, e rispettava i canoni musicali dell’ epoca ma,
lasciata incompiuta, fu portata a termine da un allievo e amico di famiglia di Mozart.
Particolarmente suggestivo si è rivelato l’ascolto
del “Dies irae”, la parte più ampia della composizione, che prevede per tutto il suo svolgimento la
presenza del coro, decisamente magistrale.
Il numeroso pubblico ha dimostrato di gradire la
direzione e l’esecuzione del concerto con fragorosi applausi e la richiesta del bis.
Con questa iniziativa si riesce ad avvicinare i ragazzi al mondo della musica classica che viene
spesso considerato “fuori moda” rispetto ai generi
musicali ascoltati dai giovani, tuttavia, proprio grazie alle lezioni del Maestro si riesce a percepire
l’immortalità di composizioni nel corso dei secoli,
senza però tralasciare i compositori che, grazie alla
presentazione, vengono resi più umani e vicini a
tutti noi.
A tutti i lettori del giornalino l’invito a cogliere
questa opportunità per affrontare un viaggio musicale tra generi, compositori e stili differenti.
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Dal territorio
Magenta Cultura 2014: Umberto Galimberti
La condizione giovanile nella nostra epoca nichilista
Maria Grazia Tavera
di ogni azione è vano e tutti i valori sono svalutati in nome della
tecnica e del pensiero iper razionale. Il sistema di valori collassa
e ugualmente vana è la speranza
che ne nasca automaticamente un
altro.
Il 14 febbraio magentino non è
stato segnato solo dai festeggiamenti di San Valentino, ma è stato anche occasione di discussione
filosofica. Si è tenuto infatti,
presso il Teatro Lirico di Magenta, il primo incontro di "Magenta
Cultura", un ciclo di conferenze
promosso dall'associazione culturale "Urbana Mente" e dal Comune di Magenta che ha come filo
conduttore il tema della crisi del
Padre nella società contemporanea. La serata ha visto come protagonista il filosofo, psicoanalista
e docente universitario Umberto
Galimberti. La sua lezione dal
titolo "La condizione giovanile
nella nostra epoca nichilista" ha
intrattenuto e affascinato un Teatro Lirico sold out.
Perno centrale della conferenza è
stato il malessere dei giovani
d'oggi, spesso costretti a percepire il futuro non come promessa
ma come minaccia incombente. Il
mondo che i giovani dominano,
ha detto Galimberti, è quello della notte, le cui regole sono spesso
dettate da alcool e sostanze stupefacenti. Con ciò essi vanno alla
ricerca di un effetto anestetico,
che li renda assenti "da un mondo che non li chiama per nome".
I ragazzi vivono in un' età nichilista, in un' epoca in cui lo scopo
Per approfondire meglio il tema
della serata, Galimberti si è anche dedicato all’analisi del processo educativo a partire dalla
più tenera età. Un bambino è affidato ai genitori, con i quali si relaziona in modo verticale, mentre
la relazione orizzontale riguarda
il rapporto con gli amici, i coetanei. Dalla nascita fino ai dodici
anni l'azione genitoriale deve essere efficace. Galimberti ha ripreso la teoria di Freud riguardo la
formazione delle mappe psicoemotive : tra gli 0 e i 6 anni il
bambino sviluppa la mappa primitiva ed emotiva ( ad esempio
attraverso i disegni i più piccoli
presentano la loro visione del
mondo, e bisogna rafforzarne l'identità prestando loro attenzione). Dai 12 anni in poi le parole
genitoriali sono poco efficaci, e a
padri e madri non resta quindi
che offrirsi ai loro figli come
esempio, come figura di riferimento. Dai 15 ai 30 anni l'uomo
possiede la massima potenza biologica, sessuale ed intellettuale,
sono gli anni in cui l'uomo sviluppa al massimo livello le sue
capacità.
Il professor Galimberti ha avuto
parola anche per la scuola, non
più capace a suo parere di educare nel giusto modo, anche perché
gli insegnanti svolgono la loro
attività in classi composte da
troppi studenti. Un bravo profes-
sore deve riuscire a mantenere la
relazione verticale con ogni studente. Galimberti ha ripreso nella sua lezione una citazione di
Platone, "Si impara per fascinazione", l'insegnante deve quindi
affascinare e coinvolgere attivamente gli allievi. La scuola deve
essere un "gioco di vita", come
Freud afferma nel 1909, e "deve
fare qualcosa di più che non indurre i ragazzi al suicidio".
Galimberti non condivide nemmeno l’enfasi ottimistica che
circonda l'utilizzo innovativo
nelle scuole di strumenti elettronici (come gli Ipad, usati anche
nel nostro istituto) che hanno
spodestato i comuni libri. Al
contrario: essi si muovono su
un'intelligenza binaria (cioè risolvono un problema del programma muovendosi all'interno
del programma stesso), e non su
un'intelligenza divergente
(ovvero risolvendo il problema
ribaltando il problema stesso)
rischiando in questo modo di
produrre un effetto depressivo
sul potenziale creativo e critico
del pensiero dei ragazzi.
Per concludere Galimberti ha
esortato i giovani ad attivarsi e a
interagire quanto più è possibile,
nonostante le attuali condizioni
sociali ed economiche non siano propense nei loro confronti.
Per questo non basta limitarsi a
sperare. La speranza, ha concluso Galimberti, è la parola della
passività: sperare significa aspettare inermi che qualcosa che
accadrà. Noi invece dobbiamo
agire, anche e soprattutto contro
le avversità.
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Dal territorio
Magenta Cultura 2014: Massimo Recalcati
Nella mente di Telemaco - La legge e il desiderio
Giorgia Colombo, Arianna Segaloni
Ci troviamo martedì 25 febbraio ad ascoltare il
professore e psicoanalista Massimo Recalcati, al
Teatro Lirico di Magenta. Dopo la pubblicazione
del suo ultimo libro, “Il complesso di Telemaco”
lo incontriamo per far luce sul nuovo ruolo del
padre all’interno della società contemporanea e
anche per ascoltare le sue risposte alle domande
postegli da due nostre redattrici, Greta Colombo ed
Elisa Porta, che hanno introdotto la serata.
Basandosi sul suo libro, Recalcati sostiene che nel
tempo in cui viviamo si sta riproponendo la famosa
“notte dei Proci”, (dove nella casa di Ulisse, questi
giovani principi distruggono ciò che incontrano e
stuprano le serve), in cui la dimensione pubblica
della legge che fonda la possibilità della vita insieme è venuta meno e nella quale vale solo il principio un godimento senza limiti, dissipativo e tendente al nichilismo.
Recalcati si interroga su come si sia arrivati alla
notte dei Proci e su come uscire da essa, e ci dice
che tutto è iniziato poiché la funzione simbolica
del padre è evaporata, e oggi non è più sufficiente
portare la “medaglia” del padre per farsi riconoscere come tale; e che se prima bastava che alzasse la
voce per incutere timore ai propri figli, ora egli vive una permanente crisi nell’esercitare la propria
autorità. Perché è diventato così difficile farsi rispettare dai propri figli?
Per Freud il padre è il simbolo della legge non
scritta che rende possibile la vita umana, che introduce nel cuore dell’umano l’esperienza
dell’impossibile, la consapevolezza di non poter
avere tutto e di poter sapere tutto. Questa legge ha
la forza traumatica di introdurre nell’umano
l’esperienza del limite ed è fondativa della formazione della vita. Ma oggi, poiché fuori dalla famiglia tutto afferma il godimento illimitato, origine
della perversione; non è più la legge che rende impossibile il godimento, ma il godimento come unica forma che rende possibile la legge. Ciò ha dato
inizio ad una rivoluzione antropologica dove il rapporto tra genitori e figli si è invertito: prima un
bambino che veniva al mondo doveva sottostare
alle leggi della famiglia, adesso è il bambino come
nuovo idolo che con il suo capriccio governa la
famiglia, perché i genitori sono angosciati dal timore di non essere sufficientemente amati da lui,
ed è per questa paura che essi non riescono più ad
insegnargli il trauma dell’impossibile.
Le nuove generazioni appaiono così sperdute tanto
quanto i loro genitori. Questi non vogliono smettere di essere giovani, mentre i loro figli annaspano
in un tempo senza orizzonte, soli, privi di adulti
credibili. Eppure è ancora possibile, nell’epoca della evaporazione del padre, un’eredità autenticamente generativa: Telemaco ci indica la nuova direzione verso cui guardare, perché Telemaco è la
figura del giusto erede.
Nel ritrovare il padre Telemaco riceve in eredità il
dono della legge, non trasmesso per autorità, ma
con la forza piena e condivisibile dell’esempio e
della testimonianza. Il ritorno di Ulisse gli assicura
la possibilità del suo divenire adulto, nello stesso
momento in cui il desiderio senza limiti dei giovani
principi subisce la sua condanna.
La notte dei Proci così è vinta: quando la perversa
ricerca dell’avere senza limiti e del nuovo senza
legge viene sostituita dalla soddisfazione di ritrovare nella tradizione l’innovazione, e il proprio sé
a partire dal sé che si è ricevuto in eredità dal padre.
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Dal territorio
Magenta “Book City”
Intervista a “ La Memoria del mondo” e “Il Segnalibro”
Valeria Pastori, Edoardo Sgrò
- Da quando la vostra libreria è
attiva a Magenta?
MdM) Nel 1977 sono stato uno dei
fondatori
della
libreria
''Il
Segnalibro'', però, ad un certo punto,
in accordo con i miei soci, ho aperto
questa libreria nel 1995. Quando
l'abbiamo aperta c'era solo un negozio che vendeva libri e giornali, ma
da studente, se volevo trovare un
libro specifico, dovevo andare a Milano.
IS) Abbiamo aperto la libreria nel
settembre del 1977; ci siamo ispirati
alla “Libreria dei Ragazzi” di Roberto Denti a Milano. Abbiamo favorito la presenza di libri per bambini e ragazzi, successivamente ci siamo forniti anche di quelli per adulti.
Inizialmente, però, eravamo specializzati in libri fotografici sulla
montagna e non ci siamo subito dedicati alla scolastica. La componente
studentesca è stata molto determinante per lo sviluppo della libreria,
perché venivano richiesti libri assegnati da leggere dai professori.
- Quali generi sono più richiesti?
MdM) Una libreria deve essere in
grado di accogliere persone di varia
cultura, età ed estrazione sociale e
soddisfare i loro gusti. I giovani si
interessano di filoni narrativi come
il fantasy, ad esempio Twilight, ma
alcuni non disdegnano di leggere
libri che raccontano storie di adolescenti ( in questo periodo hanno avuto molto successo ''Noi siamo
infinito'' e ''Bianca come il latte rossa come il sangue''). Ci sono, però,
anche ragazzi che fanno delle scelte
autonome, come saggi o romanzi di
argomento storico o che comunque
riportano alle civiltà antiche. I libri
che vanno in assoluto per la maggiore sono quelli che hanno una storia
di fondo, che può essere del tutto
assimilabile alla nostra. Interessante
è anche il progresso dei manuali di
cucina: non perché la gente voglia
avere un ricettario di cucina particolare, ma solo perché quel piatto è
stato cucinato da un determinato
personaggio televisivo. Chissà perché nei tempi di crisi ha avuto un
boom il settore culinario…. Del resto la televisione influenza radicalmente il nostro stile di vita, indebolendo la nostra capacità di riflessione.
IS) i più richiesti sono i libri per la
prima infanzia, come cartonati e
favole. Vanno molto, tra gli adolescenti, i libri gialli e di avventura.
Tra gli adulti hanno successo
thriller, romanzi rosa e biografie.
Lettori appassionati richiedono anche grandi scrittori, come Dacia Maraini, ma la maggior parte preferisce
generi più semplici e immediati.
- Quale ruolo possono avere oggi
librerie indipendenti come le vostre, nell’epoca di Amazon e delle
grandi catene commerciali?
MdM) Il cliente non viene necessariamente in libreria per comprare
qualcosa, può passare un quarto d'ora a curiosare; magari è entrato pensando di non comprare nulla e poi
trova un'idea. Ci sono ormai vari
mezzi per acquistare libri (e-bay e
Amazon) oppure si può anche leggere mediante I-pad o e-book. Su
Internet tu acquisti i libri che immagini, ma non puoi prenderli in mano
per sceglierli come si fa in libreria,
non è come averli lì e guardarli: è
come se ordinassi un vestito di taglia 44, poi quando arriva scopri che
si tratta di una 44 stretta oppure larga.
IS) In effetti la libreria oggi ha un
ruolo più marginale, anche a causa
del notevole progresso tecnologico:
ad esempio, si utilizzano e-book o
qualsiasi applicazione disponibile su
dispositivi elettronici. Molto spesso
semplicemente gli studenti non
leggono oppure, quando devono
leggere libri assegnati a scuola, si
rivolgono alle biblioteche o si accordano tra compagni. C'è un modo
completamente diverso di gestire la
lettura. I ragazzi leggono molto
meno di qualche decennio fa, perché allora non c'era la possibilità di
navigare su Internet o di effettuare
tutte le ricerche disponibili oggi.
- Quanto è importante la lettura?
MdM) Non dico di passare tutti i
pomeriggi a leggere grandi quantità
di libri, ma riservare anche
mezz’ora al giorno alla lettura personale apporterebbe benefici sia
intellettuali che psicologici. Infatti,
il lessico si amplia notevolmente e
sentire una persona in grado di dialogare in modo appropriato e corretto è gradevole e sicuramente positivo. Se uno studente universitario
di 30 anni fa conosceva 10000 parole, adesso l'impoverimento lessicale ha determinato un drastico abbassamento, forse a 1500 parole.
La lettura consente certo una miglior formazione del proprio ''io'' e
arricchisce indubbiamente personalità.
IS) Il libro in origine era considerato la prima e necessaria fonte di
informazione. Tuttavia, lo sviluppo
della società lo ha fatto decadere ad
un ruolo che rischia di diventare
sempre più secondario. Gli studenti
anche a scuola dovrebbero poter
leggere autori vicini ai loro gusti e
non essere obbligati soltanto alla
lettura dei classici.
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Scienza/Scienze
Il cervello viscerale
E’ proprio vero: siamo quello che mangiamo
Mathilda Guizzardi
Avete mai
pensato di
possedere
ben
due
cervelli?
Da quanto
emerge da
recenti
scoperte
pare proprio che
sia così.
Conosciamo tutti gli effetti della nutrizione: la sazietà quando si mangia a sufficienza, la preferenza
per il gusto di alcuni cibi e il disagio provocato da
irritazioni a livello intestinale. Non riteniamo nemmeno rilevante il fatto che, una volta sperimentata
un’intossicazione alimentare, non tollereremo più
di mangiare l’alimento che l’ha provocata: questo
non è però un fenomeno allergico, bensì un raffinato meccanismo evolutivo di apprendimento per associazione.
Pensiamo anche solamente a ogni situazione che
comporta una certa variazione di energia emotiva,
come innamorarsi o il perdere un amore, il cercare
lavoro o il perderlo, avere paura o coraggio ecc..,
una parte importante del tubo digerente viene coinvolta dal nostro “umore”, lo stomaco o l’intestino,
e perciò si mangia di più o di meno a seconda del
tipo di persona. Si distinguono, con questo approccio neurologico, due classi di emozione: "emozioni
classiche", che comprendono la lussuria, la rabbia
e la paura, e le emozioni omeostatiche, sensazioni
che sono evocate da stimoli ambientali e da stati
interni del corpo, ognuno motivato da noi. Sete,
fame, senso di calore o di freddo, sensazione di
sonnolenza, sono esempi di emozioni omeostatiche, ognuna è un segnale specifico del nostro organismo quando uno o più dei sistemi omeostatici è
fuori equilibrio, e la sensazione ci spinge a fare ciò
che è necessario per rendere di nuovo il sistema
bilanciato.
Il responsabile di avvenimenti simili è chiamato
cervello viscerale.
Secondo alcune teorie, di scienziati come Bud
Craig e Antonio Damasio, di formulazione recente,
dalla periferia del nostro corpo, quel viscido serpente che costituisce l’apparato digerente proietta
dei messaggi al cervello, il quale risponde con
l’attivazione di aree particolari che sono corrispondenti a quelle delle emozioni e dei sentimenti. Inoltre si stima che il sistema nervoso enterico possieda tra i 200 e 600 milioni di neuroni, un numero
superiore a quelli di tutto il midollo spinale: quindi
controllare l’intestino richiede più intelligenza di
quella che serve per tutto il resto del corpo?
Certamente infatti, la superficie interna del sistema
digestivo è circa 100 volte maggiore di quella della
pelle e in essa alberga la più sterminata famiglia di
batteri, virus e funghi del nostro organismo: circa
cento trilioni per almeno quarantamila specie diverse.
Da questi dati pare quindi evidente che modificando la propria dieta, anche il nostro stato d’animo
potrà subire una variazione notevole. Alcuni innocui esperimenti condotti su topolini a cui era stata
opportunamente cambiata la flora intestinale con
probiotici, dimostrano che come conseguenza si
aveva una forte alterazione dei livelli d’ansia e
dell’attività motoria.
I nomadi del deserto hanno vissuto fino a ottocento
anni fa spostandosi da una parte all’altra della penisola arabica senza mangiare praticamente nulla
in un mese di cammino; grazie a questa pratica i
loro discendenti affermano che potessero accorgersi di come il cervello percepisse il mondo in modo
diverso e come i loro sentimenti cambiassero, in
meglio o in peggio, a seconda di quello che mangiavano o non mangiavano. Gli anziani beduini che
ancora oggi si nutrono solo di tre datteri al giorno e
latte di cammello continuano a sostenere questa
verità tramandata dai loro antenati, ma non hanno
mai letto pubblicazioni sul cervello viscerale o trattati di anatomia. Allora è proprio vero che noi siamo quello che mangiamo e che dovremmo ascoltare lo stomaco con attenzione, perché in fondo ha
più cervello di noi.
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Scienza/Scienze
Siamo fatti della stessa materia di cui sono fatti i sogni
Perché i sogni ci sembrano così reali..
Irene Bertani
Tuttora non esiste una definizione
biologica ed universale di “sogno”,
così come non è ancora stato possibile
identificare né l’area del cervello da
cui questo meccanismo è originato né
la sua funzione. In questo articolo,
presenterò alcune interessanti teorie
riguardo all’origine e allo scopo di
questi curiosi fenomeni, ma prima
occorre illustrare quantomeno il contesto in cui i sogni prendono vita.
Il sonno, cioè lo stato e periodo di
riposo fisico-psichico dell’uomo e
degli animali, caratterizzato dalla
sospensione totale o parziale della
coscienza e della volontà e accompagnato da sensibili modificazioni funzionali, è diviso in due fasi distinte
note come REM e NREM (non
REM).
La prima è caratterizzata da alterazioni fisiologiche dovute ad un controllo
impreciso delle funzioni vegetative
(cioè le funzioni cerebrali responsabili
dell’addormentamento) quali innalzamenti irregolari della pressione arteriosa e un repentino movimento dei
bulbi oculari sotto le palpebre (REM è
infatti l’acronimo di Rapid Eye Movement, rapido movimento dell’occhio).
Analizzando l’elettroencefalogramma
di individui dormienti, è emerso che il
cervello, durante questo momento del
sonno, consuma la quantità di ossigeno e glucosio impiegata per svolgere
un’attività intellettuale, tant’è che, se
si venisse svegliati durante il sonno
REM, si risulterebbe del tutto lucidi. I
sogni prendono forma proprio nel corso di questa fase.
Ma perché la nostra mente crea queste
misteriose storie dalla trama confusa?
Ecco tre ipotesi interessanti che potrebbero rispondere alla domanda.
Secondo Sigmund Freud, il celebre
padre della psicanalisi, il sonno, e in
particolare il sogno, rappre senterebbero una sorta di “momento
intimo” durante il quale è possibile
esprimere le proprie pulsioni. In poche parole, mediante un’azione allucinatoria dei sensi, si giungerebbe alla
soddisfazione di piaceri e desideri
inconsci e non. Questa supposizione
deriverebbe dai suoi studi riguardanti
il legame tra sogni ed inconscio, fatto
studiato e presentato nel celebre testo
L’interpretazione dei sogni, cioè la
parte della mente che trascende lacoscienza. Tutti i pensieri celati nella
memoria implicita, ossia costituita dai
ricordi che non possono essere riportati alla mente volontariamente o verbalizzati, verrebbero rappresentati
mediante il sogno e ogni desiderio
rifiutato o estraneo all’io cosciente
troverebbe in questo fenomeno una
forma d’appagamento. Sotto questo
aspetto, la celebre citazione di Shakespeare proposta dal titolo dell’articolo
assume un significato veritiero e moderno: la vera personalità di ognuno di
noi, secondo l’interpretazione freudiana, è visibile solamente attraverso i
nostri sogni. Questa tesi spiegherebbe
inoltre perché i sogni siano sempre
stati concepiti come i custodi della
dimensione fittizia in cui rifugiarsi
quando la realtà non ci soddisfa.
Sebbene questa teoria risulti decisame n te affascin an te e vicin a
all’esperienza di molti, non è l’unica.
Stando agli studi dello psicologo cinese Jie Zhang, sogni e incubi prenderebbero vita dal trasferimento dei ricordi della giornata dalla memoria a
breve termine a quella a lungo termine. Difatti, egli presunse che, durante
la fase REM, la parte inconscia del
cervello rielabori la memoria implicita
mentre l’attività della parte consapevole del cervello diminuisce notevolmente disconnettendo così l’individuo
dalla realtà. Dopodiché, si viene a
creare un flusso di dati mnemonici
che devono essere consolidati
nell’area consapevole della memoria.
Il coinvolgimento della parte pensante
ed associativa dell’encefalo provocherebbe, secondo questa ipotesi,
una continuità della memoria fino alla
nuova inserzione dei dati; questo fatto
spiegherebbe il repentino cambiamento del contesto del sogno nonché il
susseguirsi logico degli eventi.
Sebbene il termine “sogno” nel linguaggio popolare sia diventato sinonimo di “meraviglioso”,stando alle
indagini effettuate su questi fenomeni, l’emozione prevalente durante
queste trame confuse è l’ansia; in
poche parole, gli incubi sono più frequenti rispetto ai sogni positivi.
Questo ha portato lo psicologo finlandese Antti Revonsuo ad osservare
il sogno da un punto di vista evolutivo e a ipotizzare che questi fenomeni
abbiano la funzione di allenare la
mente e preparare l’uomo ad affrontare le proprie paure e le situazioni
più difficili, come una simulazione
virtuale.
Un’ultima peculiarità relativa ai sogni di cui vorrei parlarvi è quello dei
cosiddetti sogni lucidi. In alcuni casi
è possibile rendersi conto di trovarsi
in un mondo creato dalla propria
mente e, a questo punto, consci
dell’inesistenza del mondo che ci
circonda, essere in grado di manipolare a proprio piacimento l’ambiente
circostante.
Ho parlato di questo fenomeno per
introdurre un dubbio esistenziale su
cui rifletto da tempo: e se tutta la
nostra vita non fosse altro che un
sogno? Forse un giorno ci risveglieremo in un’altra realtà completamente diversa dalla nostra e solo allora
realizzeremo quanto quell’avventura
sia stata assurda e illogica e, così
come accade per un istante qualunque di una qualsiasi giornata, la dimenticheremo.
Concluderò quindi con una citazione
tratta dal film fantascientifico Inception: «I sogni sembrano reali finché
ci siamo dentro, non ti pare? Solo
quando ci svegliamo ci rendiamo
conto che c'era qualcosa di strano.».
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Attualità
“La grande bellezza” affascina gli Americani
Oscar al film di Sorrentino come migliore film straniero
Camilla Oldani, Francesca Gambini
Ebbene sì, La grande bellezza di
Sorrentino ha vinto l’Oscar come
miglior film straniero!
Il prestigioso riconoscimento cinematografico è indubbiamente
il più ambito a livello internazionale anche perché vanta
una lunga tradizione che risale
addirittura al 1929 e il nome ufficiale della statuetta dorata, che
viene consegnata annualmente,
è Academy Award of Merit. Secondo una delle versioni più accreditate il suo nome, Oscar,
prende origine da un'esclamazione di Margaret Herrick,
un’impiegata dell'Academy of
Motion Picture Arts and Sciences
la quale, alla vista della statuetta dorata, non poté
fare a meno di notare la somiglianza che aveva con
suo zio Oscar.
Con la nomination de La Grande Bellezza annunciata il 16 Gennaio l’Italia si è messa in tasca la
28esima candidatura dal 1948, anno del trionfo di
Sciuscià di Vittorio De Sica, 28 candidature che sono
valse 14 statuette: 4 Oscar vinti da Fellini, 4 da De
Sica, 1 da Clément, 1 da Petri, 1 da Tornatore, 1 da
Salvatores, 1 da Benigni e 1 da Sorrentino. In particolare La Vita è Bella di Benigni, incassa 7 candidature e vince 3 statuette, quella alla migliore colonna
sonora, quella al miglior film straniero e quella al
miglior attore protagonista, oltre ad altri 40 premi
internazionali. Con l’inizio del nuovo millennio, purtroppo, inizia la peggior pagina di sempre del cinema
italiano agli Oscar. In 12 edizioni otteniamo appena
una nomination, quella per La bestia nel cuore di Cristina Comencini nel 2006, fino all’arrivo del ciclone
Sorrentino e de La Grande Bellezza, che ha tramutato la 28esima candidatura tricolore nella 14esima
statuetta: il sogno tanto atteso è diventato realtà dopo quindici anni di attesa.
Il film, da subito uno dei favoriti nonostante la cinquantina di titoli rivali di altissimo livello, ha avuto
dalla sua parte le associazioni della critica americana, il fascino della città eterna, il glamour che gli americani ritrovano di Fellini e della sua “La dolce
vita” e la curiosità generata dagli eccessi della Roma
moderna. Uscito il 21 Maggio è stato presentato al
Festival di Cannes è da lì ha iniziato una lunga ascesa. Candidato come Best International Film agli americani Spirit Awards, eletto dal New York Magazine
tra i “films più indimenticabili dell’anno” è definito
dal Time Magazine, “il più grandioso e trascinante
film straniero del 2013”. Trionfa poi agli European
Film Awards, vincendo ben 4 premi dinanzi a 5 candidature, tra cui quelle di miglior film, miglior regista e di miglior attore. E per non smentirsi, ottiene la
nomination ai BAFTA, i British Academy Film Awards, come miglior film non in lingua inglese ed in
Spagna è candidato ai Goya come miglior film europeo. “Un’esperienza emotiva inedita”, “è un film disorganico, opulento, frammentario e sfacciato, ma
anche bello da ridurti in lacrime”: è così che alcuni
critici definiscono il film La grande bellezza. Ideato e
scritto dallo stesso Sorrentino con Umberto Contarello, il film è ambientato e interamente girato a Roma.
Jep Gambardella è il protagonista scrittore e giornalista, impegnato a districarsi tra gli eventi mondani
di una Roma così immersa nella bellezza del passato,
che tanto più risalta rispetto allo squallore del presente. Cimentatosi in gioventù nella scrittura, ha
scritto un solo libro: L'apparato umano. Non ha più
scritto altri libri per la sua pigrizia, ma soprattutto
perché sente che nella sua vita non c'è più nulla da
comunicare. Lo scopo della sua esistenza è stato
quello di divenire non solo "un" mondano ma il primo
dei mondani. Frequenta ogni notte un siparietto di
amici intimi e compagni di sventure. I vari personaggi tessono trame di rapporti inconsistenti, che si agitano nei palazzi antichi, nelle ville sterminate, nelle
terrazze più belle della città. Roma diventa così teatro di feste e incontri casuali; ma, soprattutto, diventa il vero palcoscenico di Jep, sempre più convinto
della futilità e dell'inutilità della sua esistenza. E lì
dietro, Roma, in estate: bellissima.
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Attualità
Buon compleanno Mamma Rai
La Tv compie sessant’anni
Nina Capraro, Edoardo Sgrò
La RAI, Radiotelevisione italiana
s.p.a., è la più grande azienda
italiana di telecomunicazioni e
la quinta in Europa. Essa nasce il
27 Agosto 1924 a Torino, come
URI ( Unione Radiofonica Italiana) creata dal ministro Costanzo
Ciano, padre di Galeazzo e futuro
consuocero di Mussolini. Nel
1928 l’URI si trasforma in EIAR
(Ente Italiano per le Audizioni
Radiofoniche) ma è solo nel secondo dopo-guerra, con
l’avvento della televisione, che
inizia la storia della RAI come
oggi la conosciamo.
Il tre gennaio 1954, dagli studi di
Torino, la prima annunciatrice
Fulvia Colombo inaugura il Programma Nazionale, l’attuale Rai
1, con il programma “Arrivi e
partenze”. A condurlo è un presentatore italo-americano destinato a un successo televisivo di
oltre mezzo secolo, Mike Bongiorno. Nel 1961 si aggiungerà il
Secondo Programma (Rai 2) e
solo nel 1979 il Terzo (Rai 3).
Oggi l’offerta Rai sul digitale
terrestre comprende una ventina
di canali.
Inizialmente la TV era vista in
Piemonte, Lombardia, Toscana,
Umbria, Lazio e Liguria e solo
nel 1957 il segnale tv coprirà tutto il territorio nazionale. La TV
come servizio pubblico viene
pensata dalle classi dirigenti
dell’epoca non solo come occasione di intrattenimento, ma anche come strumento di educazione e di informazione, e si ritiene
che essa possa aiutare a combattere l’ignoranza derivante dal diffuso analfabetismo.
Tra la fine degli anni Cinquanta e
i primi anni Sessanta la televisione decolla come mezzo di comunicazione di massa, e nascono le
trasmissioni più popolari. Nel
1957 comincia Carosello, la prima trasmissione pubblicitaria
della Rai, in onda alle nove di
sera. Nel 1960 nasce Non è mai
troppo tardi, con finalità didattica, una trasmissione che insegna
a leggere e scrivere agli adulti,
condotta dal maestro Alberto
Manzi. Ma la prima vera esplosione di popolarità la televisione
l’aveva avuta tra il 1956 e il 1959
con il quiz Lascia o raddoppia?
condotto da Mike Bongiorno il
giovedì sera. Negli anni Sessanta
grande successo avranno teleromanzi tratti dai capolavori della
letteratura mondiale, come La
cittadella di Anton Giulio Majano, I fratelli Karamazov e i Promessi Sposi, di Sandro Bolchi,
l’Odissea di Franco Rossi, insieme ai varietà del sabato sera di
Antonello Falqui e Enzo Trapani,
come Studio Uno e Canzonissima.
Nel 1962, per la prima volta, la
TV italiana si può collegare in
diretta, via satellite, con
l’America. Iniziando una pratica
attualmente diffusissima, la Rai
comincia ad acquistare all’estero
dei format, come Candid Camera, adattandoli al pubblico italiano (Specchio segreto di Nanni
Loy nel 1964).
Una componente fondamentale
della programmazione Rai in
questi sessant’anni è stata
l’informazione. I tre canali nazionali si sono dotati ciascuno di
una propria testata giornalistica
che produce le edizioni quotidia-
ne del tele-giornale, oltre che di
trasmissioni speciali dedicate
a l l ’ a t t u a l i t à
e
all’approfondimento. Tra queste
ultime si ricordano TV 7 (nato
nel 1963) e, per lo sport, la più
longeva tra le trasmissioni Rai
ancora in onda, La Domenica
Sportiva (prima puntata nel
1953, oltre 3000 a tutt’oggi). Tra
i maggiori giornalisti che hanno
lavorato per la Rai e i suoi telegiornali si ricordano Enzo Biagi,
Sergio Zavoli, Ruggero Orlando,
Arrigo Levi, Andrea Barbato,
Piero Angela (conduttore dal
1981 di Quark, storica trasmissione di divulgazione scientifica)
Negli anni Settanta la RAI passa
dal controllo governativo a quello parlamentare, e deve fronteggiare la concorrenza delle emittenti private sia radiofoniche che
televisive, il che non le impedisce di diventare il principale ente di produzione cinematografica
del nostro paese
Nel 1977 pregnante è
l’introduzione del colore, dopo
un periodo di sperimentazione
iniziato con le Olimpiadi di Monaco del 1972
Oggi, dopo sessant’anni dalla
nascita, è possibile vedere la
RAI anche in HD. Chissà dove il
vortice del progresso tecnologico porterà questa azienda, e se
essa continuerà ad essere una dei
motori della televisione del futuro.
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Attualità
Claudio Abbado: la musica che “salva”
“Li ho visti, facendo musica insieme, trovano se stessi…”
Eletta Nava
Queste sono alcune delle parole del maestro Abbado, uno dei più importanti e noti direttori
d’orchestra del mondo, al ritorno dal suo viaggio in
Venezuela quando ha conosciuto Josè Antonio Abreu, un musicista determinato e tenace che a partire dal 1975, ha raccolto dai quartieri più poveri e
malfamati di Caracas centinaia di ragazzi e ragazze talentuosi che non avrebbero mai avuto la possibilità di studiare musica e di suonare uno strumento. Chi sia stato Claudio Abbado, scomparso
quest’anno a causa di una grave malattia, lo sappiamo tutti. Forse non tutti sanno quanto abbia lavorato con i giovani, spinto dal convincimento che
il rinnovamento sociale debba partire proprio da
una vita piena di musica e cultura. Ne ha avuto la
riprova dopo aver incontrato e frequentato per diverso tempo Josè Abreu che, divenuto ministro, ha
dato vita a “El Sistema”, un sistema di orchestre
giovanili con un programma di didattica della musica, pubblico e gratuito, formato da ragazzi di tutte le estrazioni sociali, in particolare quelli delle
fasce meno fortunate, ai margini della società. Il
progetto di Abreu è stato imitato in altri stati ed ha
portato frutti. Molti giovani, il cui triste destino era
già segnato nelle bidonville delle grandi città
dell’America Latina, in questo modo hanno conosciuto ed imparato i principi del rispetto, della condivisione e dell’uguaglianza, lo studio e la dedizione indispensabili per far parte di un gruppo come
quello dell’orchestra che presuppone l’ascolto
dell’altro ed il sentirsi un’entità sola. Alcuni di
questi giovani sono diventati musicisti professionisti e si sono costruiti un futuro migliore di quello
cui erano destinati; in ogni caso, dove sono nate le
orchestre giovanili, il tasso di criminalità è diminuito. Claudio Abbado, consapevole e convinto del
potere benefico della musica, già fondatore e sostenitore di molte orchestre giovanili, ha lavorato affinchè si concretizzasse anche nel nostro Paese
l’iniziativa venezuelana a sostegno dell’ istruzione
musicale dei ragazzi e delle ragazze italiane. Fortunatamente la situazione italiana è migliore di quella di altri Stati del mondo, tuttavia ci sono anche da
noi periferie degradate e povere. Forse però in
molti casi non si tratta di povertà materiale. Il maestro Abbado affermava che “..la gioventù è stata
letteralmente depredata da prospettive credibili
per le quali valga lo sforzo e la gioia della realizzazione. Non solo chi è nel disagio, ma forse ancor
più chi abita il benessere viene manipolato per diventare un conformista che si nutre solo di superficialità..”. Nel 2010 Claudio Abbado ha presentato
il suo progetto per realizzare una rete capillare in
Italia di scuole di musica sul modello di “El Sistema” che oggi si sta diffondendo con un numero
sempre maggiore di aderenti. E’ sempre stato definito come un sognatore, un visionario, un uomo
cresciuto nella musica e con la musica ma tutti dovremmo crederci fortemente. Non solo va stimolata e diffusa il più possibile la conoscenza musicale
ma occorre favorire e supportare l’incontro tra ragazzi e ragazze di età diverse, di culture diverse,
provenienti da luoghi diversi, tra individui che si
impegnano nota dopo nota per dar vita ad una
“sinfonia comune”, un lavoro di squadra, in cui
ognuno è importante ma ciascuno è necessario per
l’altro, trovandone soddisfazione e divertimento.
E’ proprio vero, come dimostrano gli studi scientifici di questi ultime decenni, che la musica ha un
potere terapeutico e benefico sulle persone: può
curare perché parla un linguaggio universale riconoscibile da specifiche zone del cervello umano,
ma soprattutto può salvare la vita delle persone,
oppure almeno la può migliorare.
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Attualità
Tre Corone, una Coppa e un Cucchiaio di Legno
La storia del Sei Nazioni, l’università del rugby
Pietro Ferrario, Federico Grassi
Il torneo Sei Nazioni è il più importante torneo internazionale di
rugby a 15 dell'emisfero settentrionale. Iniziò in maniera non ufficiale come “Home Championship”
intorno al 1883, disputato tra le
quattro Nazionali delle Isole britanniche (Galles, Inghilterra, Irlanda e Scozia). Divenne Cinque Nazioni nel 1910 con l'ingresso della
Francia, e infine l’attuale Sei Nazioni con l’ammissione dell'Italia
nel 2000.
Inizialmente, le squadre in questione disputavano soltanto una serie
completa di incontri ufficiali detti
"Test Match". Alcuni giornali iniziarono però a stilare una classifica, pur in maniera ufficiosa, tanto
che, fino all'istituzione di regole
per l'assegnazione dei punti nel
1993, non furono definiti criteri
per stabilire la vittoria del torneo
in caso di parità di punti. Nella
prima edizione, l'Inghilterra e la
Scozia disputarono ciascuna tre
partite, mentre Irlanda e Galles
solo due, non incontrandosi tra di
loro: il primo titolo andò quindi
all'Inghilterra. Nel 1884 si giocò il
primo torneo completo: vinsero
ancora gli inglesi, che si aggiudicarono anche la Triple Crown
("Triplice Corona"), ossia il trofeo
che premia la squadra britannica
che batte tutte le altre nella stessa
edizione.
Il 1884 va ricordato anche per i
primi problemi che sorsero tra gli
inglesi e gli scozzesi, e che permisero di disputare nuovamente un
torneo completo solo due anni dopo, con la vittoria della Scozia.
Gli screzi ricominciarono per la
questione "International Board”,
ovvero l'autorità che definisce le
regole del rugby a 15 e del rugby a
7, che stabilisce i rapporti tra le
federazioni nazionali e organizza i
principali tornei del mondo. Per
sopraggiunti disaccordi con la federazione inglese l'Inghilterra restò fuori altri due anni dal torneo.
Nel 1890 si arrivò ad un accordo
sul regolamento e inglesi e gallesi
si aggiudicarono a pari merito la
vittoria, mentre l'anno successivo
fu la Scozia a vincere la Triplice
Corona.
toria in tutte le partite è detta
Grande Slam, l’ultima classificata
ottiene il poco ambito trofeo detto
simbolicamente Cucchiaio di Legno; la vincitrice della partita Inghilterra-Scozia vince la Calcutta
Cup, a forma di boccale con coperchio sormontato da un piccolo
elefante, ottenuta nel 1877 fondendo le rupie d’argento contenute nella cassa sociale del Calcutta
Football Club al momento della
sua chiusura.
Da quell’anno, il criterio di assegnazione dei punti fu chiaramente
stabilito. Ogni squadra gioca contro ogni altra un solo incontro, con
il vantaggio di giocare in casa che
si alterna di anno in anno. Due
punti sono assegnati per ogni vittoria, uno per il pareggio e nessuno
per la sconfitta. Non ci sono bonus
per le mete fatte o per lo scarto
inferto all’avversario. Vince il torneo chi fa più punti ed in caso di
parità chi ha la miglior differenza
punti.
Quest’anno la nazionale italiana
ha ottenuto fin qui scarsi risultati
perdendo le partite l’ 1 Febbraio
(contro il Galles 23-15), il 9 Febbraio (contro la Francia 30-10), il
22 Febbraio (contro la Scozia 2120 allo Stadio Olimpico di Roma). Restano da giocare le partite
dell’8 Marzo contro l’Irlanda e
del 15 Marzo contro l’Inghilterra.
Già essere stati ammessi a un torneo così prestigioso (il più importante del rugby mondiale dopo la
Coppa del Mondo che si gioca
ogni quattro anni) rappresenta
comunque un successo per il
rugby italiano, in forte crescita
dopo un lungo periodo di scarsa
popolarità, oscurato dalla presenza schiacciante del calcio.
Nel Rugby Sei Nazioni le squadre
partecipanti sono appartenenti alla
categoria “Rugby Union” ovvero,
ogni squadra può schierare fino a
15 giocatori più 7 riserve e la durata di una partita è di 80 minuti,
divisi in due tempi uguali da 40
minuti ciascuno. La nazionale italiana esordì nel torneo Sei Nazioni
il 5 febbraio del 2000 allo stadio
Flaminio di Roma battendo la Scozia, campione in carica, con una
vittoria per 34 a 20. Quella prima
edizione per la nostra nazionale
vide come vincitrice l’Inghilterra.
Oltre al premio per la squadra vincitrice il Sei Nazioni riconosce
alcuni altri riconoscimenti: la vit-
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Attualità
Olimpia sulla neve
Una breve storia delle Olimpiadi invernali
Lorenzo Motta, Brayan Soldano
Cari lettori del Grillo Bramante vi proponiamo
una rapida disamina della storia delle Olimpiadi
invernali e dei migliori risultati ottenuti dagli atleti italiani prendendo spunto da quelle da poco
concluse a Sochi in Russia. La prima edizione dei
giochi olimpici invernali si svolse nel 1924 a
Chamonix e vide la partecipazione di 200 atleti
provenienti da 16 nazioni. Prima di allora gli
sport invernali avevano fatto solo qualche episodica apparizione nelle edizioni estive delle Olimpiadi, limitata alle gare di pattinaggio artistico e
di hockey su ghiaccio. In seguito al successo decretato da questa manifestazione il CIO (Comitato
Olimpico Internazionale) decise di creare una manifestazione separata slegata dai giochi olimpici
estivi.
Come quelle estive le Olimpiadi invernali si disputano ogni 4 anni e dal 1994 non si tengono più
lo stesso anno di quelle estive, ma si alternano a
queste ogni 2 anni. Percorrendo la storia olimpica
si possono ricordare alcune edizioni per dei fatti
particolarmente rilevanti. Già la seconda edizione, che si svolse in Svizzera nel 1928, viene ricordata ancora oggi per il troppo caldo che costrinse
numerosi atleti a rinunciare alla propria competizione. Invece a causa dell’invasione della Polonia
da parte del regime nazista e della guerra mondiale che ne seguì furono annullate le edizioni di
Sapporo in Giappone e quelle di Cortina
d’Ampezzo, rispettivamente nel 1940 e 1944. Il
rischio di mancanza di neve pareva potesse pregiudicare la manifestazione olimpica tenutasi a
Squaw Valley in California nel 1960. Anche l’
Italia ha dato un notevole contributo
all’organizzazione di queste, ospitando le edizioni
del 1956 e del 2006 rispettivamente a Cortina
d’Ampezzo e Torino.
L’Italia è una delle quattro nazioni ad aver preso
parte a tutte le edizioni dei giochi olimpici
dell’era moderna ed è undicesima nel medagliere
per numero complessivo di medaglie vinte. Gli
atleti della nazionale italiana hanno vinto prima di
Sochi 37 medaglie d’ oro, 32 d’argento e 37 di
bronzo per un totale di 106 medaglie. La speciale
classifica degli atleti italiani plurimedagliati alle
olimpiadi invernale è guidata da due sciatrici di
fondo, Stefania Belmondo e Manuela Di Centa.
La prima ha vinto complessivamente 10 medaglie
(2ori, 3 argenti e 5 bronzi), mentre la seconda
vanta nel suo palmares 7 medaglie (2 ori, 2 argenti e 3 bronzi). A completare il podio ci sono a pari
merito lo slittinista Armin Zoeggeler e il bobista
Eugenio Monti con 6 medaglie. A seguire nella
classifica troviamo due leggende dello sci alpino
come Alberto Tomba e Deborah Compagnoni,
unici atleti italiani a vincere 3 medaglie d’oro in
questa specialità.
Le Olimpiadi che si sono appena svolte sono le
prime ospitate dalla Russia, sebbene precedentemente l’Unione Sovietica avesse ospitato i giochi
olimpici estivi nel 1980 nella città di Mosca. La
vigilia dei giochi è stata molto tesa e ha suscitato
numerosi dibattiti per il timore degli attacchi terroristici degli estremisti islamici e le proteste contro la legislazione omofoba promossa dalla Russia
di Putin.. La cerimonia d’apertura, tenutasi allo
stadio olimpico di Sochi il 7 febbraio, è stata presieduta dal presidente della Russia Vladimir Putin
e la notizia che ha fatto scalpore è la divisa indossata dagli atleti tedeschi, riprendente i colori della
bandiera arcobaleno simbolo dei movimenti omosessuali. La novità di questi giochi olimpici è la
partecipazione di 88 nazioni, una in più della
scorsa edizione a Vancouver, e il motto “Hot
Cold.Yours” a sottolineare la contrapposizione tra
l’intensità, la passione delle gare e le temperature
glaciali del luogo.
Il bilancio della spedizione italiana a Sochi è stato di 8 medaglie, ma nessuna d’oro. Tra esse spiccano le due medaglie di Innerhofer nello sci e soprattutto i bronzi di Zoeggeler nello slittino (sesta
medaglia in sei edizioni delle Olimpiadi) e di Carolina Kostner nel pattinaggio artistico femminile.
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Attualità
A ritmo di Zumba
Il nuovo sport che impazza in tutto il mondo
Beatrice Bergamaschi, Cristina Pellizzari
Camminando per le strade, siamo
spesso catturati da manifesti pubblicitari di palestre che ci invitano a partecipare a lezioni di un
nuovo ballo: lo Zumba. Ne sentiamo parlare con crescente entusiasmo perché si sta diffondendo
rapidamente ovun-que, ma quanti
sanno esattamente di cosa si tratta?
Zumba è una lezione di fitness di
gruppo che utilizza i ritmi e i movimenti della musica afrocaraibica, mixati con i movimenti
tradizionali dell'aerobica. Fu creata dal ballerino e coreografo Alberto "Beto" Perez alla fine degli
anni 1990 in Colombia .
“Prendi una melodia esotica, una
tuta dai colori fluo e i movimenti
dell'aerobica, mescola tutto e otterrai lo Zumba. Anzi, lo Zumba
Fitness, sebbene non solo di
fitness si tratti. Più che una ginnastica, è una filosofia di vita spiega Beto Perez, il ballerino
colombiano inventore della danza
- non imponiamo mai a chi fa
Zumba di seguire i movimenti in
modo tassativo e preciso. Ciascuno è libero di esprimersi come
vuole. Il nostro obiettivo è coinvolgere corpo e mente in un tutto
unico. Danzando".
Questa "forma" di fitness inventata da un ballerino colombiano
oggi è diffusa in circa 110 mila
sedi in 125 Paesi e conta oltre 12
milioni di appassionati nel mondo. Popolarissimo in Usa e America Latina, da qualche anno spopola anche nel Vecchio Continente. Numeri da capogiro per un
tipo di allenamento che è riuscito
dagli anni Novanta ad oggi a espandersi puntando sul passaparola e sulla facilità delle lezioni, adatte a bambini e ultrasessantenni. E contando sulla pubblicità più efficace: i risultati sul
fisico. "Ho visto persone dimagrire di 20, 30 chili in pochi mesi
- spiega Kass Martin, una delle
star-istruttrici - dalle mie parti,
nello Utah, ci sono molti obesi e
capire che è possibile dimagrire
divertendosi è stata per loro una
scoperta incredibile". Un allenamento infatti permette di perdere
fino a 1000 calorie alla volta e di
trovare, contemporaneamente, un
gruppo di persone con cui far
gruppo e confrontarsi nei miglioramenti.
Il fenomeno coinvolge più le
donne degli uomini. "Circa il
70% di coloro che si allenano
sono donne - spiega Beto - e questo, secondo me, perché il pubblico femminile è più sensibile, dotato di una maggior sensualità e
di una gran voglia di esprimere,
col corpo, i sentimenti".
Sono state proprio le donne, del
resto, a "chiedere" a Beto di creare lo Zumba, agli inizi degli anni
'90. In quel periodo l'istruttore
colombiano era un sedicenne che
arrotondava il salario facendo
lezioni di aero-bica in palestra.
Un giorno dimenticò la cassetta
"dance" a casa e decise di tenere
comunque una lezione usando
come sottofondo musica salsa.
"Fu un successone - spiega - alla
fine tutte mi chiesero di continuare a fare aerobica con canzoni
latinoamericane. Fino a quel mo-
mento il confine tra danza e ginnastica era definito. Noi cominciammo a mescolare le due cose".
Oggi lo Zumba è una disciplina
articolata. Le coreografie sono
create appositamente per fornire
al partecipante un lavoro di alta
intensità cardio-vascolare e
un'alta dose di tonificazione su
gambe e glutei principalmente.
Ha come obiettivo primario creare un alto consumo calorico
grazie alla sua intensità variabile. Inoltre le musiche e le coreografie hanno lo scopo di divertire il praticante in modo da fargli
dimenticare lo sforzo fisico con
conseguente alto consumo calorico. Esiste lo Zumbatomic, per i
bambini, l'Aqua Zumba, in acqua, lo Zumba Gold, per gli over
60, e lo Zumba Sentao, per chi
lavora troppo e si allena alla
scrivania dell'ufficio. Cumbia,
salsa, merengue, mambo, flamenco, chachacha e reggaeton
sono alcune delle colonne sonore che accompagnano i movimenti del "popolo Zumba".
La sua popolarità è dovuta anche
al fatto che diversi VIP, come
Jennifer Lopez, Kirstie Alley,
Eva LaRue, Jennifer Love Hewitt, Natalie Portman, Emma
Watson, Victoria Beckham,
Nicky Hilton e tanti altri, hanno
dichiarato di praticarla.
Esiste quindi un modo per mantenersi in forma divertendosi, lo
Zumba!
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Attualità
Il fumetto in bancarella
A Novegro la decima edizione dell’attesa e coloratissima fiera
Bianca Stan, Chiara Paleni
Se vedete un Ninja che gioca a scacchi con un Super Sayian mentre una ragazza dai capelli rosa si fa
sistemare il trucco da una principessa Disney, non
vi preoccupate: non è la peperonata di ieri sera, ma
probabilmente siete ad una fiera del fumetto.
Una “fiera del fumetto”, detta anche comic-con, è
un’occasione di ritrovo per gli appassionati di libri,
fumetti, videogiochi, film, serie televisive e cultura
pop in generale. In questo contesto si possono incontrare altri fan e parlare dei propri interessi comuni, comprare fumetti o gadget dei vari mondi
immaginari e ammirare i cosplayer – persone che,
investendo moltissimo tempo e persino denaro,
cercano di replicare l’aspetto ed il modo di fare del
proprio personaggio preferito, con abiti, parrucche,
accessori costruiti da sé o comprati solitamente via
internet.
Proprio in questo periodo, più precisamente l’1 e
il 2 febbraio, si è tenuta la fiera del fumetto di Novegro, giunta alla sua 10° edizione – meno famosa
e più piccola di quella di Lucca, Roma o altre città
maggiori, ma comunque ricca di iniziative interessanti e molto affollata.
Oltre alle coloratissime bancarelle dove avviene
la compravendita e lo scambio di fumetti – e molto
altro – di diversa provenienza (U.S.A, Giappone,
Belgio, Italia), in questa edizione si sono potute
trovare anche altre iniziative: stand di giovani artisti che potevano riprodurre i vostri personaggi preferiti attraverso sculture o dipinti; un’area riservata
al gioco da tavolo, con scacchiera a grandezza
d’uomo per terra e tavolini sui quali ci si poteva
intrattenere con giochi classici (Monopoli, Forza
Quattro) o giochi di carte, dai più comuni alle varianti meno conosciute; la gara di cosplay, divisa in
diverse sezioni – da quello più simpatico a quello
più accurato, alle miglior performance di gruppo,
in cui venivano valutati non solo i costumi veri e
propri ma anche la presenza scenica e l’abilità di
interpretare il personaggio rappresentato; infine, il
Potterraduno 2014 – un’area interamente dedicata
a Harry Potter, con bancarelle a tema direttamente
da Diagon Alley gestite rigorosamente da maghi e
streghe dell’universo Potteriano, giochi a tema co-
me il Trivial Pursuit, la patente della scopa e vere e
proprie lezioni come Pozioni, Astronomia e Cura
delle Creature Magiche.
Le fiere del fumetto risultano quindi un ottimo
esempio di come passioni comuni, seppur diverse
tra di loro, possano attirare e avvicinare una grandissima quantità di persone. È un posto dove non si
è giudicati per i propri interessi, per strambi che
possano sembrare – anzi, più originali si è, più si è
apprezzati – ed un’opportunità per esprimersi in
modi stravaganti e divertenti con gli amici. Solitamente, infatti, si va in gruppo; questo costituisce
inoltre un ottimo punto di partenza per cimentarsi
nel cosplay oppure per rafforzare i rapporti e crearne altri, magari spinti appunto dal fatto che la stragrande maggioranza dei partecipanti sono fan delle
stesse cose.
La stanchezza è un elemento con cui si deve ovviamente fare i conti a fine giornata, ma possiamo
garantirvi che una fiera merita ogni goccia
d’energia spesa. E fra una foto con Sheldon Cooper vestito da effetto Doppler e Olaf di Frozen e
uno spuntino a base di ramen – per non parlare dei
vari souvenir che vostra madre guarderà sicuramente con tanto scetticismo e disapprovazione – vi
assicuriamo che vale anche ogni euro.
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Opinioni
Dura lex? Non dura
Una riflessione a margine su condizione giovanile, società e crisi della legalità
Erika Carcano, Luca Bonasegale
Al giorno d'oggi l'adolescenza è
un periodo della vita sempre più
complesso sia dal punto di vista
psicologico che fisico. Tra gli 11
e i 16 anni avviene un profondo
cambiamento, non solo visibile
esteriormente, ma che è soprattutto interiore; mutano nello stesso tempo la visione della società,
il complesso dei valori morali, il
rapporto con gli altri individui e
con la comunità; cambiano altresì
gli obbiettivi e le aspirazioni,
portando il giovane ad avere una
piena e completa consapevolezza
di se stesso. In questa fase l'adolescente non ritiene fondamentale
la presenza di qualcuno con cui
condividere momenti di divertimento costante, ma piuttosto ricerca persone con cui discutere di
problematiche più elevate, con
cui confrontare le proprie idee e
le proprie opinioni o crearne di
nuove.
Il processo educativo influenza
quasi totalmente la formazione
psicologica della persona, ed è
possibile ritrovare nella società
odierna un grave disagio sociale
causato dall'ina-deguato sviluppo
dei valori morali dell'individuo, il
quale è portato a scontrarsi contro qualsiasi cosa voglia imporgli
delle regole o degli obblighi. La
responsabilità di ciò non può essere attribuita unicamente alla
famiglia o alla scuola, ma anche
all'ambiente sociale in cui si cresce. Ragionando nell'ambito familiare i genitori in alcuni casi
non hanno la capacità di riconoscere i meriti dei propri figli o di
dar loro i consigli necessari per
superare la difficile fase dell'adolescenza. Per questo motivo i ra-
gazzi, non ricevendo le dovute
attenzioni, cercano di distinguersi
in modo non propriamente positivo arrivando a superare certi limiti. Lo stesso vale per scuola e
ambiente sociale, che giocano un
ruolo fondamentale nella partita
della vita.
In ambienti quali la scuola o altri
in cui il mancato rispetto delle
regole porta a gravi conseguenze,
comportamenti eccessivi sono
limitati, mentre in altri contesti
(come il sabato sera con gli amici
o in generale durante il tempo
libero) emerge la volontà di trasgressione, che può degenerare
facilmente in atti vandalici o di
violenza. Questo si verifica sempre più frequentemente anche
nella nostra zona, come riportano
i quotidiani. Si potrebbero elencare moltissimi episodi riguardanti i comportamenti riprovevoli
dei giovani, generati nella maggior parte dei casi da motivi futili
o dalla perdita di controllo
dell'individuo.
Nonostante si cerchi sempre
nell'immediato di risolvere questi
problemi, la società, le associazioni o le istituzioni (riferendosi
alle istituzioni tutte) dovrebbero
porre maggiore attenzione nel
cercare di risolvere alla base
queste problematiche, incentivando i giovani al rispetto di tutto ciò che li circonda.
Ma è anche vero che il problema
che stiamo trattando si potrebbe
estendere oltre l'ambito giovanile, includendo la società adulta e soprattutto coloro che
dovrebbero svolgere la funzione
di modello per l'intero paese, o
coloro che lo rappresentano. A
quel punto, saremmo ancora
sicuri che il vero problema sia il
comportamento (a volte scorretto) dei giovani e non quello di
costoro, spesso al limite, se non
oltre, il rispetto della legalità?!
Pagina 27
Opinioni
Clic transit...
L’amicizia da Cicerone a Facebook
Giorgia Cacioppo, Martina Pedroli
L’amicizia fin dall’antichità ha avuto un ruolo importante nella vita dell’uomo. Dall’era di Cicerone
ai giorni nostri è sempre stato un bisogno primario
di ogni individuo, anche se ultimamente questo
concetto viene spesso sottovalutato e si riduce, a
causa dei social network, a una semplice conversazione virtuale.
Lo stesso Cicerone trattò all’interno del “De amicitia” l’importanza di questo sentimento. Egli sosteneva che l'amicizia non nascesse dall'utilità, dal
bisogno o dall'interesse, ma dalla sua stessa natura,
e poiché la sua natura non può mutare, ecco che le
vere amicizie sono eterne. L'amicizia accidentale
definita da Aristotele non è pertanto considerata da
Cicerone come forma di amicizia in quanto manca
di alcuni requisiti: la stima e l'ammirazione per l'altro, la gratuità e l'affetto reciproco. Cicerone afferma inoltre che solo le persone oneste, i “boni viri”,
riconosciute tali secondo la morale della tradizione
romana, possono stringere tra di loro rapporti di
amicizia, dalla collaborazione tra disonesti infatti
può nascere solo complicità. Alla base dell'amicizia deve esserci quindi la lealtà e in particolare coloro che si dicono amici devono rispettare due norme: evitare ogni finzione e simulazione e respingere le accuse rivolte all'amico nutrendo invece fiducia in lui, trattenendosi da eventuali sospetti nei
suoi confronti. Il modello ciceroniano si pone dunque contro quello stoico, che delinea in degli uomini ideali, i saggi, ritenuti da Cicerone dei
modelli mai esistiti nella storia, e la cui dottrina
dell’autarchia (dominio razionale di sé) prescinde
dall’importanza dell’amicizia come presenza irrinunciabile per la vita dell’uomo.
In seguito, anche altri autori si sono cimentati nella
trattazione del sentimento dell’amicizia, tra cui
Dante, che all’interno de “Le Rime” esalta nel famoso sonetto “Guido, i’ vorrei che tu e Lapo ed io”
il valore vero dell’amicizia. I rapporti tra amici sono qualcosa di assolutamente necessario per
l’uomo, insiti nella sua stessa natura. Qualunque
gioia perderebbe valore se non ci fosse possibile
condividerla, e tanto più è necessario l’aiuto di
un’altra persona nelle difficoltà, che rendono ancora più evidente quanto sia raro e importante dare e
ricevere benevolenza.
Anche Fred Uhlmann, nel celebre libro “L’amico
ritrovato”, espone il tema dell’amicizia nata tra due
ragazzi appartenenti a due ranghi differenti. Il protagonista, Hans, un ragazzo ebreo, dopo aver trascorso lunghi anni senza avere notizie dell’amico
Konradin a causa del nazismo, scopre che l’amico
è stato giustiziato poiché implicato nel complotto
per uccidere Hitler. Da ciò si può dedurre che
l’amicizia è un sentimento puro che non dipende
dall’estrazione sociale o dal gruppo di appartenenza, e che si basa invece sulla lealtà e la fiducia reciproca.
Ai giorni nostri il concetto di amicizia ha subito un
profondo cambiamento, soprattutto in seguito alla
nascita dei social network come, ad esempio, Facebook. Essi portano a sottovalutare il reale significato dell’amicizia che si basa adesso sulla quantità e
non più sulla qualità. A causa di questi social
network si instaurano le così dette “false amicizie”
in cui i ragazzi creano dei linguaggi virtuali fatti
da battute
tra
individui
che
spesso
si sono incontrati al massimo due volte, come afferma William Deresiewicz, saggista ed ex professore di Yale.
L’amicizia ha quindi un valore fondamentale nella
vita di ogni individuo ma solo se basata sugli antichi valori riportati da Cicerone, Dante e molti altri
autori, i quali ne esaltano il reale significato, altrimenti essa perde il suo valore, come ormai spesso
accade nella società contemporanea.
Pagina 28
Cultura
Spontanee sincronie
Angolo poetico
Greta Colombo
Arboree sculture
plasmate da mano invisibile
raccontano storie
di universi da scoprire.
Rami flessuosi
slanciati verso il cielo
sussurrano al vento
la voglia di luce.
Cammino su tappeti
dai colori sfumati dal tempo,
rumore crescente
di erba e di foglie,
ritmo fragrante
che si fa musica.
Profumi a zaffate inebriano
e rapiscono emozioni,
sogni, segreti,
custoditi nel cuore.
Ascolto, in silenzio,
la sinfonia delle stagioni
e, come d’incanto,
ogni pensiero diventa poesia.
Pagina 29
Cultura
Dallo scudetto ad Auschwitz
La tragica storia di Arpad Weisz, il Mourinho degli anni Trenta
Andrea Tenconi
Arpad Weisz è un allenatore di calcio. Di scudetti, lui, ne ha vinti tre.
Ha dominato negli anni Trenta con
la forza delle idee, ritagliandosi un
posto di prestigio nella storia del
pallone.
Questo racconto nasce grazie alla
grande passione per il Bologna Calcio di Matteo Marani, un giornalista
e scrittore, attualmente direttore del
Guerin Sportivo. Marani aveva una
grande curiosità: “Ma che fine ha
fatto quel Weisz, quello che ha portato il Bologna sul trono d’Europa?”
Dopo mesi e mesi passati a cercare
informazioni, chiama finalmente
Giovanni
Savigni.
Domanda:
“Conosce per caso Arpad Weisz?”
Silenzio. Pianto. Capisce di essere
arrivato. “Certo. Era il mio migliore
amico.” Una mattina non ha risposto
all’appello delle guardie di Auschwitz. Era il 31 Gennaio 1944.
Arpad nasce nel 1896 a Solt, in Ungheria. Studia Giurisprudenza a Budapest e gioca a calcio nel Törekvés.
Sin dalle prime battute dimostra di
comprendere alla perfezione il calcio. Sono gli anni nei quali la scuola
danubiana contende agli inglesi la
supremazia in Europa. Gli offre un
contratto da calciatore il Padova, ma
poi lo prende l’Ambrosiana-Inter. Il
ginocchio però inizia a fargli male.
Va in Sudamerica, dove completa la
sua formazione calcistica. Quando
torna, inizia ad allenare. Lo richiama
l’Inter, con cui vince il primo scudetto a 34 anni. Nessuno allenatore
ha mai più vinto il campionato italiano a quell’età lì.
Nel frattempo Arpad si è sposato
con Elena, anche lei di religione
ebraica. Da lei ha due figli, Robert e
Clara, che vengono battezzati. Si
trasferiscono a Bologna, a due passi
dallo stadio, e che stadio. Leandro
Arpinati, il gerarca locale, ha fatto
costruire il Littoriale (l’attuale
Dall’Ara) in onore di Mussolini: lo
stadio è sovrastato dalla magnifica
Torre di Maratona su cui è posta una
Nike alata, la dea della vittoria con
in mano il fascio littorio. E’ il 10
maggio 1936 quando il Bologna di
Weisz diventa Campione d’Italia.
Non è finita, perché i rossoblù rivincono anche l’anno seguente. Non si
fermano, perché vanno a giocare a
Parigi l’EXPO, la Coppa dei Campioni dell’epoca. Vincerla è molto
difficile, perché ci sono anche gli
inglesi del Chelsea. E come li batti
questi? 4-1 per i rossoblù, lezione di
calcio. E’ il 1937. Weisz può dirsi a
ben ragione il più grande allenatore
del mondo.
Ma da quel momento, la storia cambia.
E’ un’Europa diversa. Mussolini
promulga un’informativa: gli ebrei
stranieri che sono in Italia da una
certa data dovranno abbandonarla.
L’informativa era stata licenziata
per gli arrivati dopo il 1933. Poi
Mussolini, a mano, cambia la data.
Dal ‘33 a ‘19. L’informativa entra a
far parte delle leggi razziali del
1938. I Weisz devono fuggire.
Il Sudamerica sarebbe il posto più
sicuro, ma Arpad è nato per allenare. Arriva un’offerta dagli olandesi
del Dordrecht. Si trasferiscono lì .
L’Olanda, ufficialmente, non ha nulla a che fare con la Germania, ma
l’esercito tedesco impiegherebbe
cinque giorni per arrivare ad Amsterdam. Ed è esattamente quello
che succede quando scoppia la seconda guerra mondiale.
Come tanti altri ebrei che vivono in
Olanda, i Weisz sono deportati a
Westerbrok. Da lì partono i treni
verso la Polonia. Sì, perché intanto
Hitler ha varato la Soluzione Finale. Quando si arrivava a Birkenau,
si sentiva “recht” o “links”. Destra
vai ad Auschwitz, sinistra prosegui
per Birkenau, che non è neanche un
campo. E’ un mattatoio. La moglie
e i figli vanno a sinistra. Tre giorni
dopo essere arrivati, Elena e i figli
sono invitati a fare la doccia. Dai
soffioni esce Zyklon B. I primi a
morire sono i bambini e gli anziani,
poi si forma una terribile piramide
umana che cerca l’aria nella zona
alta della stanza. Non ne usciranno
vivi.
Arpad, nel frattempo era stato trasferito in un campo in Alta Slesia, a
lavorare in una fonderia. Ad Auschwitz ci arriverà comunque,
all’inizio del 1944. Il suo corpo
continuava ad assisterlo, ma la sua
mente no. La sua mente non voleva
più stare al mondo, perlomeno non
in questo.
E' una mattina del Gennaio del
1944 quando il suo corpo, finalmente, raggiunge la mente. Arpad
Weisz muore. Solo pochi anni prima era l’allenatore più famoso
d’Europa.
Ma... che fine ha fatto la Nike alata
sulla torre dello stadio di Bologna?
Ignari del fatto che probabilmente
cinquant’anni dopo i loro nipoti
avrebbero portato scarpe e tute con
il nome di quella dea, i soldati americani la abbatterono a fucilate.
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Cultura
Dal vinile a Spotify
Com’è cambiato nel tempo l’ascolto musicale
Luigi Casella
Non possiamo parlare di musica senza tener conto delle
modalità di ascolto che nel tempo hanno visto evolversi
gli strumenti che si utilizzano, sempre più
all’avanguardia naturalmente . Andare a un live è
un’esperienza totalmente diversa che ascoltare da un
mp3. Nei primi anni Ottanta una rivoluzione arriva nella scena musicale e innescherà nel tempo un totale cambiamento nella concezione tradizionale di musica: il
CD. La scena musicale era precedentemente dominata
dal vinile e dalla radio. Il vinile, pur riuscendo a offrire
una buona qualità audio ma con un suono non particolarmente nitido (segnato dal famoso fruscio), rendeva il
suono particolarmente caldo. Le dimensioni del vinile
standard erano considerevoli e rendevano il trasporto
problematico, ma permettevano all’artista di creare una
copertina piena di dettagli, che poteva essere goduta
appieno tanto che alcuni appassionati di musica scoprono oggi artisti proprio perché attratti dalla copertina
dell’album. Il CD è esattamente il contrario: dimensioni
contenute, suono nitido, lettura digitale che porta a un
suono freddo. Il CD però è resistente, non è soggetto
infatti a un’ usura dovuta alla puntina che scorre sul
disco e a rigature e muffe. Certamente l’arrivo del CD
diviso in tracce digitali, quindi saltabili, cambia completamente le modalità di ascolto di un disco. Chi ascoltava un disco col vinile, si lasciava trasportare dalla
creazione dell’artista che spesso ponderava la scelta
della scaletta di un album in modo da veicolare un dato
messaggio. Ora con il CD questo lavoro viene vanificato dalla digitalizzazione. Non ti piace un brano? Lo salti. Il passaggio che però ha cambiato radicalmente le
stesse politiche di marketing delle case discografiche è
stata l’invenzione dell’MP3. La possibilità di inserire in
un dispositivo portatile una così vasta quantità di file
audio rivoluziona completamente la scena musicale per
vari motivi: gli artisti sanno che producono per mp3 che
vendono grazie alle piattaforme online, perché il grande
pubblico preferisce acquistare canzoni singole e portatili piuttosto che interi album che al massimo possono
ascoltare in auto. Sapendo che il target è quello del file
mp3, pochi si sentono spronati a creare molte voci,
molti strumenti o molti effetti per le proprie produzioni
proprio perché l’mp3 riduce moltissimo la qualità e lascia “in evidenza” solo voce e un paio di strumenti
principali. Neil Young (artista rock molto importante
per la militanza in vari gruppi) ha dato il via a una campagna contro l’mp3 proprio per il problema
dell’impoverimento del lavoro di studio, arrivando a
commercializzare il lettore Pono che dovrebbe ovviare
al problema. Il vero problema, però, del mp3 è la diffusione illegale di questi file tramite internet. Il fenomeno
della pirateria ha distrutto le finanze delle case discografiche che hanno visto scomparire una larga fetta di
utenti di file legali. Nell’ultimo periodo si sono velocemente affermati servizi di streaming musicale. Si tratta
di applicazioni/programmi per smartphone, tablet e
computer che permettono di ascoltare intere discografie
degli artisti che cedono i diritti in via totalmente legale
in quanto ad ogni ascolto viene versato un pagamento
alle case discografiche e agli artisti. Per l’utente il servizio è estremamente vantaggioso sia che si utilizzi un
account premium (a pagamento) sia che se ne usi uno
gratuito. Per quanto riguarda l’account gratuito, a fronte
di un po’ di pubblicità si avrà una quantità sconfinata di
musica con una buona qualità audio. Per chi sceglie un
account premium (circa una decina di euro al mese) la
musica sarà sempre accessibile anche offline, ad alta
qualità e senza pubblicità. Molti artisti lamentano però
un sistema che premia le sole major della musica e
sfrutta i piccoli produttori tanto che Thom Yorke,
leader dei Radiohead, ha deciso di eliminare da Spotify
(il princiale servizio di streaming) i suoi album da solista in segno di protesta. Nell’ultimo periodo si sta assistendo a un lento ritorno al vinile. Alcune band indie
scelgono di uscire esclusivamente su vinile (ad esempio
i Broods) , molti gruppi e artisti storici escono con vinile e CD (non ultimo Bruce Springsteen con l’ultimo
album High Hopes), insomma lentamente si torna alla
qualità.
Pagina 31
Cultura
Ti conosco Mascherina?
Le origini culturali e antropologiche del Carnevale
Andrea Lo Sardo, Luca Bonasegale, Erika Carcano
Il Carnevale, un’allegra e gioiosa
festa che ha accompagnato la nostra
infanzia e forse ci accompagna tuttora (ricordi di parrucche, coriandoli, frittelle, docce di schiuma da barba…) ha in realtà radici molto più
profonde e significative di ciò che
pensiamo.
Sebbene sia una festa prettamente
cristiana, rappresentante l’ultimo
momento di libertà e di sfogo prima
della lunga Quaresima, i suoi caratteri hanno origine in usanze ben più
antiche, come le dionisiache greche
o i saturnali romani, durante i quali
si realizzava lo scioglimento dagli
obblighi sociali e dalle gerarchie per
lasciar posto al rovesciamento
dell'ordine costituito, allo scherzo e
alla trasgressione. Su queste orme,
anche oggi questa occasione promuove libertà e divertimento quasi
sfrenati rispetto alle norme che poi
saranno ricostituite nella società fino
all’inizio del Carnevale seguente,
che segue una cadenza ben precisa e
determinata, secondo il ciclo
dell’anno liturgico.
Questa festività ha tuttavia mutato il
suo aspetto, i suoi ideali e il suo senso, sviluppandosi in vari luoghi,
tempi e modalità. Ad esempio in
epoca romana la festa in onore della
dea Iside, importata dagli Egizi,
comportava la presenza di gruppi
mascherati, come attesta lo scrittore
Lucio Apuleio nelle “Metamorfosi”.
La fine del vecchio anno era rappresentata attraverso una processione in
cui un uomo coperto di pelli di capra
camminava per le strade, chiara ancestrale usanza di ciò che oggi riconosciamo come il tradizionale
“travestimento” carne-valesco. Inoltre, a Roma come in Grecia, era
prassi lasciarsi andare all’estremo
piacere, in qualsiasi forma esso si
presentasse, spesso anche sotto la
dità della Terra e giungono a fraternizzare allegramente tra i viventi.
veste di riti orgiastici.
A questo proposito per esempio lo
studioso del mito e delle religioni
Mircea Eliade scrive: “l'orgia precede ogni creazione, ogni manifestazione di forme organizzate, l’orgia è
espressione del Caos, sua sublimazione e rappresentazione carnale, e
al Caos segue sempre una nuova
creazione del Cosmo, una chiusura
di un ciclo con l’inizio di un altro”.
Una purificazione dunque, e la possibilità di non commettere gli stessi
errori dell’anno passato per innalzare il proprio spirito, per aspirare al
divino in maniera più consistente,
idea che ogni popolo vedeva come
proprio fine ultimo.
Il carnevale si inquadra quindi in un
ciclico dinamismo di significato mitico: è la circolazione degli spiriti tra
cielo, terra e inferi, e riconduce a
una dimensione metafisica che riguarda l’uomo e il suo destino. In
primavera, quando la terra comincia
a manifestare la propria energia, il
Carnevale segna un passaggio aperto tra gli inferi e la terra abitata dai
vivi. Le anime, per non diventare
pericolose, devono essere onorate e
per questo si prestano loro dei corpi
provvisori: essi sono le maschere
che hanno quindi spesso un significato apotropaico, in quanto chi le
indossa assume le caratteristiche
dell'essere "soprannaturale" rappresentato. Queste forze soprannaturali
creano un nuovo regno della fecon-
In una società mondiale in movimento e in vibrante metamorfosi
come la nostra, la persona spesso
non ha più né il tempo né il bisogno
di rifugiarsi nel divino, poiché antepone a tutto la propria felicità
terrena con particolare attenzione
agli aspetti economici. Il Carnevale
non svolge quindi più la sua antica
funzione e ha perso gran parte del
proprio importante significato, sebbene sia ancora visto come una festività quasi magica da molte persone, soprattutto i ragazzi e i più piccini, che non conoscono o totalmente ignorano il reale significato
della tradizione. E oggi il Carnevale, come tutte le grandi festività
della nostra tradizione, viene spesso
trasformato e subordinato agli interessi economici e commerciali di
città come Viareggio, Venezia, Ivrea, le sue principali culle italiane.
D’altra parte bisogna ammettere
che comunque, anche senza il suo
profondo fine antropologico, il Carnevale continua a regalare sorrisi e
felicità, coinvolgendo almeno per
un breve periodo persone che, sebbene non siano più legate come in
passato ad una visione ultraterrena
del mondo, credono ancora
nell’umanità, e si sentono disposte
a unirsi nel divertimento in qualsiasi parte del mondo si trovino.
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Break!
Nina Capraro , Blerina Suka
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Rubriche
Pensieri in libertà
Marco Cozzi
Un attimo di tempo
Guardo la gente che corre,
non so verso dove,
e non lo voglio sapere.
Vedo nei loro occhi la paura
di perdere il ritmo della vita;
e allora corrono,
cercando di stargli dietro
non accorgendosi, ahimè,
di averlo superato.
Noi uomini siamo strani, molto strani; ci spacchiamo la schiena per costruirci un bel momento e appena riusciamo a ottenerne uno, lo demoliamo subito senza neanche goderci lo
spettacolo che abbiamo creato. Dovremmo prendere esempio dagli animali: loro sono gli
unici in grado di godersi la vita al massimo. Le rondini con l’autunno migrano nei paesi
tropicali, si affannano a trovare un luogo adatto per l’inverno e appena lo trovano si godono il momento del riposo per tutto l’inverno per poi tornare nella loro casa con l’arrivo della primavera. Dobbiamo prendere esempio da loro: godiamoci la vita e i momenti che costruiamo…
Vivi la tua vita,
secondo dopo secondo,
goditi il secondo che stai vivendo
perché non ci sarà più,
è destinato a finire.
Vivi la tua vita,
giorno dopo giorno,
goditi il giorno che stai vivendo
perché non ci sarà più,
è destinato a finire.
Vivi la tua vita,
e non scordarti mai di lei.
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Rubriche
Grillobox/Libri
Hunger Games: la trilogia che ha conquistato il mondo
Sonia Garavaglia, Camilla Alberti
Coraggio, astuzia e determinazione. Queste sono solamente
tre delle qualità che bisogna possedere per sopravvivere.
Hunger Games (2008), La ragazza di fuoco (2009) e Il canto della rivolta (2012) è una trilogia di
romanzi della scrittrice americana Suzanne Collins (1962) dove
avventura e sen-timento si mescolano per-fettamente. I tre romanzi sono ambientati in un
Nord America post-apocalittico,
in particolare nella terra di Panem. Il territorio, diviso in 13
distretti, è inte-ramente governato da Capitol City. Ogni distretto
è costretto annualmente a scegliere un ragazzo e una ragazza
per partecipare agli Hunger Games, un combattimento mortale
trasmesso in televisione in memoria di una rivolta precedentemente stroncata. Per la settantaquattresima edizione dei Giochi,
Katniss Everdeen si offre volontaria salvando così la sorella minore Primrose. Insieme a lei viene scelto Peeta Mellark, un ragazzo figlio del fornaio del paese. I tre romanzi narrano il loro
modo di affrontare questa situazione che causerà in seguito lo
scoppio di una nuova rivolta. Ovviamente non mancheranno risvolti romantici tra i due protagonisti, che da una parte saranno
loro di aiuto per la sopravvivenza, ma dall'altra la ostacoleranno:
gli Hunger Games pretendono un
solo vincitore.
Una trilogia appassionante che ha
coinvolto tutte le fasce d'età. La
sua diffusione infatti è molto evidente: il ciclo è stato tradotto in
26 lingue diverse e le copie vendute superano i cinquanta milioni.
La saga prende il nome dal primo
libro “Hunger Games” seguito
dagli altri due “Catching fire”
e “Mockingjay”.A questa trilogia si sono ispirati diversi registi per la trasposizione cinematografica della storia. Nonostante i romanzi siano solamente tre, sono stati programmati ben quattro film. Mancano all'appello gli ultimi due: le
avventure del terzo libro verranno divise in due parti.
I film meritano senz’altro di
essere visti, ma la lettura dei
romanzi è sempre consigliata
in quanto consente di apprezzare sfumature e significati
che sullo schermo non sono
percettibili. Inoltre nei film
vengono tagliate alcune parti e
ne vengono aggiunte delle
nuove per rendere il tutto più
avvincente o semplicemente per
scelta per-sonale del regista.
Avvisiamo però i futuri lettori di
“Hunger Games” che i tre romanzi della Collins nella maggior parte dei casi vi procureranno una vera e propria dipendenza. I colpi di scena sono numerosi e portano a voler sapere
sempre di più su come si svilupperanno i fatti. Eventi felici e
carichi di tensione si alternano
ad altri più tristi e inaspettati.
Anche coloro che solitamente
non amano il genere fantascientifico o fantasy ne diventeranno lettori accaniti: Suzanne
Collins è davvero una maestra
nel catturare la curiosità dei lettori.
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Rubriche
Amarsport
Il Grande Torino: per sempre nell’Olimpo del Calcio
Dario Licciardello
Gli appassionati di Calcio che hanno seguito
l’evoluzione di questo sport nell’ultimo secolo, a sentir
parlare del Grande Torino, ricordano con affetto le enormi gioie che questo grande club regalò ai suoi tifosi
e il rammarico per la perdita tragica di tanti atleti, vittime di un infausto destino.
4 Maggio 1949. Collina di Superga, nei pressi di Torino. La celebre squadra, campione d’Italia da 5 anni
consecutivi ,perì in un tragico incidente aereo. La squadra del capoluogo piemontese si apprestava a fare ritorno da un incontro amichevole disputato in Portogallo
contro il Benfica, in onore dell’ultima partita professionistica della carriera del capitano lusitano Francisco
Ferreira.
Ad oggi le cause più plausibili della catastrofe avvenuta
al Torino si crede siano due : le pessime condizioni atmosferiche che da qualche giorno incombevano su Torino, causando forti temporali, o forse più verosimilmente il guasto che l’altimetro subì durante il volo. In
realtà, dopo quasi 70 anni, non si è ancora riusciti a far
luce sull’accaduto
.
A bordo dell’ I-ELCE che si schiantò contro la parte
inferiore della basilica di Superga c’erano: Valerio Bacigalupo, Aldo Ballarin, Dino Ballarin, Emile Bongiorni, Eusebio Castigliano, Rubens Fadini, Guglielmo Gabetto, Ruggero Grava, Giuseppe Grezar, Ezio Loik,
Virgilio Maroso, Danilo Martelli, Valentino Mazzola,
Romeo Menti, Piero Orpeto, Franco Ossola, Mario Rigamonti, Julius Schubert. Dopo la tragedia, a molti di
questi noti calciatori sono stati dedicati diversi impianti
sportivi : a Bacigalupo lo stadio di Savona, ad Aldo e
Dino Ballarin quello di Chioggia, a Fadini quello di
Giulianova, a Grezar il vecchio stadio di Trieste, a Martelli quello di Mantova, a Maroso gli stadi di Marostica,
Candela e Borgo Rivo e ad Ossola quello di Varese.
Oltre ai calciatori, sull’aereo erano presenti 3 noti giornalisti dell’epoca, ovvero Renato Casalbora, Renato
Tosatti, Luigi Cavallero insieme all’allenatore Egri Erbstein, il preparatore atletico Leslie Lievesley ed il massaggiatore Osvaldo Cortina.
Questa tragedia non rappresentò una perdita solo per
le famiglie e i fans dei calciatori, ma anche per la Nazionale Italiana che dovette far fronte alla scomparsa di
10 degli 11 giocatori titolari. Il Torino fu campione
d’Italia dal 1942-43 al 1948-49, record già stabilito precedentemente dalla Juventus dal 1930-31 al 1934-35.
Una delle maggiori eredità che ci ha lasciato il grande
Torino è Sandro, figlio di Valentino Mazzola che, tuttora, è uno dei più forti calciatori di sempre, vincitore di
ogni trofeo soltanto con una maglia, quella nerazzurra
dell’Inter.
Sin dall’anno successivo al disastro, la società, nella
data dell’incidente, si riunisce ai piedi della collina di
Superga e, a piedi, sale fino in cima dove viene celebrata la cerimonia in memoria dei vecchi campioni che, a
distanza di 65 anni, vengono ancora solennemente ricordati da migliaia di tifosi e sportivi provenienti anche
dall’estero, per assistere alla funzione religiosa.
Senza dubbio il Grande Torino verrà ricordato negli
anni futuri per le grandi vittorie che ha riportato sul rettangolo di gioco, per l’attaccamento di ogni singolo
giocatore alla maglia e per il grande spirito di gruppo
che albergava all’interno della squadra, come avvenne
nella disavventura del giocatore Martelli che sarebbe
stato ceduto ad altra squadra se ogni compagno non
avesse contribuito economicamente, di propria volontà,
al saldo del buco finanziario causato dalla ristrettezza
economica della società.
Dopo il tragico evento la squadra non è più stata capace di riconquistare le grandi vittorie raggiunte a
quell’epoca, anche se è sempre stata ai vertici del grande calcio italiano, permanendo quasi sempre in serie A
e vincendo il 7° scudetto nel 1975-76, 3 coppe Italia e
una Mitropa Cup. Il 1996 sarà l’anno d’inizio di un lento declino per la squadra piemontese, che sarà seguito
da altre 3 retrocessioni in 12 anni; il Toro non riesce più
a tenere il ritmo delle altre squadre e, dopo aver subito
due retrocessioni nel 1999-2000 e nel 2002-2003,
nell’estate 2005 dichiara la bancarotta e il fallimento
della società. Fortunatamente Urbano Cairo, attuale
presidente granata, interviene rilanciando la squadra
che proprio in quella stagione centrerà la promozione in
serie A, mantenendola per tre anni. Dopo un triennio in
serie B, nel 2012-13 il Toro riconquista la serie A nella
quale milita tutt’oggi.
Doveroso tributo in memoria di questa grande società
sportiva sarebbe la realizzazione del sogno di tantissimi
tifosi del Torino che vorrebbero venisse ristrutturato il
vecchio stadio “Filadelfia”, teatro delle gloriose vittorie
conseguite dal “Grande Torino”.
Pagina 37
Rubriche
Bramante ai fornelli
Ritorniamo a Chiacchierare!
Marta Redondi, Silvia Saffioti
Ormai il Carnevale è alle spalle, ma vogliamo ugualmente proporvi una delle tante ricette del dolce
che più degli altri associamo a questa festa ; un dolce di facile preparazione, molto semplice e gustoso,
con una tradizione antichissima.
La preparazione delle Chiacchiere, infatti, probabilmente risale a quella delle ‘frictilia’, dolci fritti
nel grasso di maiale che nell'antica Roma venivano
preparati proprio durante il periodo di Carnevale;
questi dolci venivano prodotti in gran quantità poiché dovevano durare per tutto il periodo della Quaresima.
Questo dolce di Carnevale viene chiamato con nomi diversi a seconda delle regioni di provenienza:
chiacchiere o lattughe in Lombardia, cenci o donzelle in Toscana, frappe o sfrappole in Emilia, cròstoli in Trentino, galani o gale in Veneto, bugie in
Piemonte, così come rosoni, lasagne o pampuglie.
Ingredienti
500 g Farina
4 Uova
q.b. Olio di semi
50 g Burro
100 g Zucchero
1 Limone
4 cucchiai Grappa
4 cucchiai Vino bianco secco
q.b. Sale
Preparazione
Disporre la farina a fontana, mettere nel centro il
burro ammorbidito a fiocchetti, lo zucchero, le uova sbattute, la grappa, il vino, la scorza del limone
grattugiata ed un pizzico di sale.
Impastare tutti gli ingredienti e lavorare a lungo
fino ad ottenere un impasto liscio ed elastico. Formare una palla, coprire con un telo e lasciare riposare per 30 minuti.
Al termine dei 30 minuti lavorare ancora la pasta
per qualche minuto, poi tirare una sfoglia sottilissima con il matterello.
Tagliare dalla sfoglia così ottenuta delle strisce della larghezza di circa 8 cm, quindi con una rotella
ricavarne tanti rettangoli ed effettuare due tagli paralleli per il lungo.
Friggere le Chiacchiere, poche per volta, in abbondante olio bollente, scolarle con un mestolo forato
quando saranno dorate ed appoggiarle sulla carta
assorbente. Lasciarle raffreddare e cospargerle con
lo zucchero a velo.
Gustarle... in silenzio!!
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Rubriche
L’Oroscopo del Grillo... Arabo!
Martina Albano, Sara Gussoni
L’oroscopo arabo è diverso dagli altri perché non fa riferimento
alle costellazioni o agli animali, ma alle armi bianche, dal coltello all’arco.
I segni si dividono in tre gruppi: le armi corte (il COLTELLO,il
PUGNALE, il COLTELLACCIO e il PUGNALE ARABO), le
armi medie (la MAZZA DI FERRO, la CLAVA, l’ASCIA e la
CATENA) e le armi lunghe (la SPADA, la LANCIA, la FIONDA e l’ARCO).
Scopri il tuo carattere secondo l’oroscopo arabo:
LANCIA ( dal 22 dicembre al 20 gennaio)
E’ un'arma molto elegante, che tiene a distanza le altre. È un
intellettuale raffinato che si distingue per la classe e il fascino,
creativo, brillante, ma anche prudente e scaltro, la sua ambizione
è costantemente controllata dalla ragione. È un insicuro che s'abbatte alle prime difficoltà, per fortuna il senso dell'umorismo e la
passionalità l'aiutano a conquistare la persona desiderata. In amore avrà tanti piccoli flirt ma un unico sereno affetto.
FIONDA (dal 21 gennaio al 19 febbraio)
E’ un'arma rozza ma ingegnosa. Indica la persona inventiva,
creativa e geniale,eccentrica, onesta, leale, altruista, generosa e
un po' folle. Capace di lanciarsi in imprese audaci. Vive in modo
estroso, senza annoiarsi mai. In amore tende sempre a mantenere
un proprio spazio, anche ampio d'indipendenza. Cerca un partner
che abbia gli stessi ideali, al quale dedica slanci appassionati e
continue attenzioni. È romantico e sentimentale. Colpi di fortuna
improvvisi.
ASCIA ( dal 20 febbraio al 20 marzo)
Usata dai taglialegna nella quiete dei boschi, infonde pazienza,
bontà, ottimismo. Intellettuale, sognatore, è l'immagine della
fantasia, della spontaneità. Tende a chiudersi nel proprio mondo,
questo lo può portare a delusioni, ma i solidi principi morali e le
forti amicizie, gli faranno superare i momenti peggiori. Con le
doti di simpatia conquista facilmente l'altro sesso lasciando
sempre il segno della sua presenza e del suo amore. In amore è
più razionale che sentimentale, forse innamorato di se stesso più
che del partner.
PUGNALE (dal 21 marzo al 20 aprile)
Socievole, onesto, leale, semplice e testardo. Il punto di forza è
costituito dalla tenacia e nonostante gli ostacoli riesce a raggiungere i propri obiettivi. Sa rendersi subito simpatico, benché sia
volitivo e coraggioso fa una certa fatica ad imporsi a causa della
troppa sincerità che non sempre è gradita. Quando s'innamora
diventa fedele e molto affettuoso. In amore è appassionato, tenero e affettuoso, ma forse un po' discontinuo.
CLAVA (dal 21 aprile al 21 maggio)
E’ un'arma difensiva e tutto sommato, pacifica. Calmo, posato,
amante della vita tranquilla,serena e confortevole. Detesta le
complicazioni e i cambiamenti. Nel lavoro è preciso e meticoloso; la sua attività lavorativa ideale lo vede a contatto con la natura e la campagna. Geloso,passionale, possessivo, desidera essere
circondato dalle persone che ama e che tende leggermente a
soffocare. S'innamora profondamente e idealizza la persona amata.
MAZZA DI FERRO (dal 21 maggio al 21 giugno)
E’ testardo e incoerente, ma sa adattarsi alle circostanze. A volte
è conservatore a volte è rivoluzionario, romantico e furbo. Non
ama imporsi, e in caso di necessità, sa comandare e scatenarsi in
discorsi trascinanti. La sua è una personalità duttile che si adatta
alle circostanze per volgerle all'occorrenza in suo favore. La
modesta Mazza di Ferro s'impegna fino allo spasimo per rendere
felici le persone care. Romantico, sentimentale e sognatore.
COLTELLACCIO (dal 22 giugno al 22 luglio)
E’ lo strumento di lavoro dei macellai, dei salumieri, quindi è
un'arma professionale. Capace di usare la sua naturale intelligenza e la volontà in modo razionale, disciplinato, ordinato,
riflessivo e preciso. In amore è fedele, geloso, tradizionale cerca
serenità e sicurezza, ma è poco sentimentale, e raramente si abbandona ad atteggiamenti romantici. Molto legato alla famiglia,
dalla quale pretende lealtà assoluta. Troverà l'equilibrio e l'armonia dopo i 25/30 anni
SPADA (dal 22 luglio al 23 agosto)
Arma nobile che appartiene alla persona decisa, raffinata, orgogliosa, autoritaria, amante del potere e della mondanità. Nella
vita vuole sempre vincere e se subisce qualche sconfitta ne fa un
dramma. Vanitoso, gli piace sentirsi al centro dell'attenzione, e
circondarsi di gente brillante. Ama le tradizioni, i titoli onorifici,
un po' ipocrita ma affascinante. Avrà molto in amore, ma dovrà
donare anche molto.
COLTELLO (dal 24 agosto al 22 settembre)
Arma molto comune che contraddistingue chi passa spesso inosservato, mentre in realtà ha doti non indifferenti. Intuitivo e sensibile, pratico ed emotivo, fatalista e contemplativo, ma a causa
della sua modestia e pigrizia fatica a farsi avanti. Deve aspettare
a lungo prima di realizzare le sue aspirazioni ma quando ci riesce può ritenersi sistemato per tutta la vita. Cerca un amore tranquillo.
CATENA (dal 23 settembre al 22 ottobre)
Arma rudimentale del ribelle e dell'oppresso. Sempre cortese e
affabile, ma più nella forma che nella sostanza. Non sempre è
disponibilissimo nei confronti degli altri. Poiché è sensibile alle
adulazioni può essere spesso vittima di raggiri. In amore è sensibile, affettuoso e instaura con il partner un rapporto molto forte,
basato sull'aiuto reciproco.
PUGNALE ARABO (dal 23 ottobre al 22 novembre)
Arma orientale e sinuosa, che si tiene legata con lacci ai polsi e
ben stretta in pugno, è considerata l'arma tra le più pericolose. Sa
sfruttare con abilità lo spirito d'osservazione e l'intuizione di cui
è dotato, per raggiungere traguardi importanti. Intelligente, profondo e ambizioso, è amante del mistero ma, allo stesso tempo è
assai scettico. È protetto dalla fortuna, ma all'occorrenza sa anche rischiare per intraprendere con determinazione imprese che
per altri si rivela inattuabile. In gioventù vive degli amori intensi
e irrequieti, tra scoppi di gelosia e brusche separazioni.
ARCO (dal 23 novembre al 21 dicembre)
E’ un segno d'ardimento, di fierezza e di gloria. È brillante,
intelligente e affascinante, dotato di una personalità molto interessante di una gran forza di volontà e di fascino magnetico al
quale nessuno sa resistere. Ha molto calore umano, sa consigliare e aiutare disinteressatamente. In amore è romantico: un sentimentale, appassionato e generoso, spesso è infelice perché tormentato dalla ricerca del compagno ideale. Viaggerà molto,
anche all'estero, e saprà accumulare una piccola fortuna per godersi una serena vecchiaia.
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Rubriche
Top Ten
Prof: “In che paese hai frequentato le Scuole Medie?”
Stud: “In Italia!”
Prof: “Presso i Fenici i bambini morti venivano bruciati vivi…”
Stud: “Prof, come si chiama quello che si buttò nel mare Egeo e gli diede il nome?”
Prof: “I Greci praticavano il salto del disco!”
Prof: “In questa classe le persone che devono recuperare l’intelligenza sono…”
Prof: “ Una delle particolarità della terza declinazione è bos, bovis che significa bue,
vacca”
Stud: “Prof, allora se qualcuno ti dice che sei un boss, vuol dire che sei una vacca?”
Prof: “Quale colonia fenicia diventerà una grande potenza che si scontrerà con Roma?”
Stud: “Cartilagine!”
Prof: “Questo problema…è un problema!”
Prof: “I rapporti all’interno del Consiglio di Classe sono orizzontali e verticali…non
sto
impazzendo…”
Prof: “Comprate la crostatina che crosta poco!”
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