e t n a m a r B o l l i r Il G Periodico del Liceo Bramante di Magenta Anno XXIII Editoriale Marco Cozzi 4^E Buongiorno bramantini! La primavera sta arrivando e insieme a lei si risvegliano tutti i sentimenti messi a dormire durante il lungo letargo invernale. Ci stiamo addentrando nel periodo più estenuante di un anno scolastico che, a mio parere, sta correndo un po’ troppo in fretta. A volte ci può sembrare di non farcela, ma ricordiamoci che l’importante è dare sempre il massimo e lavorare onestamente... Ma non divaghiamo troppo e passiamo alla presentazione degli articoli, anzi non ancora; prima voglio dirvi che il nostro giornalino si è classificato primo su 127 partecipanti al Concorso Nazionale Prima Pagina di Modena, ottenendo il riconoscimento di miglior giornalino scolastico d’Italia! Un applauso a tutti i redattori per questo successo che ci riempie di orgoglio e ricompensa tutti coloro che, in questi 23 anni, hanno contribuito alla storia del Grillo Bramante. Bene, è giunto il momento della presentazione del “Corpus Grillus” numero due: per la sezione dedicata alla nostra scuola sono presenti due interviste molto interessanti e un articolo riguardante lo stage di sci di quest’inverno, oltre al resoconto di due uscite didattiche presso centri di ricerca e aziende dell’Hi-Tech. Per quanto riguarda il territorio che ci circonda sono stati realizzati degli articoli riguardanti un entusiasmante concerto musicale e un ciclo di interessanti conferenze filosofiche; proponiamo anche un’intervista alle principali librerie di Magenta. Nella parte dedicata all’attualità troverete articoli sullla condizione dei giovani oggi, la storia della televisione, la cerimonia degli Oscar, le recenti Olimpiadi invernali di Sochi, le migliori università e il nuovo fenomeno del momento: lo Zumba! Oltre ai temi riguardanti l’attualità anche la cultura oc- N. 2 Marzo 2014 ne! colori onli a e n io s r e V vorresti dise o e r e iv r c s to a Ti piace ei interessa S i? tt e m fu gnare in quall Giornalino a e r a ip c rote r pa ai qualche p H ? o d o m o r siasi alt TATTACI! te.it posta? CON ceobraman ante@li grillobram cupa uno spazio considerevole, difatti sono presenti diversi articoli riconducibili al nutrimento della mente, come quello sulla storia dell’amicizia partendo da Cicerone fino ad arrivare al giorno d’oggi. C’è chi ha parlato delle origini del Carnevale, del torneo delle Sei Nazioni di rugby e chi ha trattato invece la fiera del fumetto di Novegro, e chi ci delizia con il suo angolo poetico o chi con i propri pensieri lasciati liberi. Le nostre rubriche si dimostrano essere sempre interessanti, ed anche in questo numero non ci siamo trattenuti sui contenuti: preparatevi a leggere il vostro oroscopo, sento già l’acquolina in bocca mentre leggo l’articolo riguardante la cucina e nutro una profonda ammirazione per l’articolo riguardante il Grande Torino. Infine sono stati realizzati due articoli scientifici riguardanti il cervello e l’analisi dei sogni e un articolo di opinione sulla giustizia. Non mancano, come sempre, disegni e vignette. Buona lettura! Pagina 2 Il Grillo Bramante La redazione Articolisti: 2^B: Dario Licciardello, Mathilda Guizzardi 3^A:Martina Albano, Beatrice Bergamaschi, Luigi Casella, Pietro Ferrario, Alice Gambaro, Sonia Garavaglia, Federico Grassi, Sara Gussoni, Eletta Nava, Cristina Pellizzari 3^D: Camilla Alberti, Chiara Paleni, Marta Redondi, Bianca Stan 3^G: Irene Bertani, Angie Fernandez, Andrea Tenconi 4^B: Luca Bonasegale, Giorgia Cacioppo, Giorgia Colombo, Francesca Gambini, Andrea Lo Sardo, Camilla Oldani, Martina Pedroli, Arianna Segaloni 4^E: Marco Cozzi, Erika Carcano 4^F: Nina Capraro, Lorenzo Motta, Samuele Pedroli, Valeria Pastori, Amedeo Pellegrini, Silvia Saffioti, Edoardo Sgrò, Brayan Soldano, Blerina Suka, Maria Grazia Tavera 5^D: Greta Colombo, Elisa Porta, Elmir Popa Impaginatori: Luigi Casella, Alice Gambaro, Chiara Paleni, Bianca Stan Illustrazione pagina centrale: Elisa Porta Immagine di copertina: Elmir Popa Vignettisti: Nina Capraro, Blerina Suka Docenti referenti: Luigina Marcogiuseppe e Mauro Parrini Pagina 3 Il Grillo Bramante In questo numero Tre Corone, una Coppa e un Cucchiaio di 22 Legno La nostra scuola: Il Wi-Fi al Bramante! 4 Olimpiadi sulla neve 23 I “Giorni della Ricerca” 5 A ritmo di Zumba 24 Intervista a Giuseppe Cerati 6 Il fumetto in bancarella 25 “Anche nella storia c’è il senso cri7 stiano della vita” Opinioni: Un giorno da ricercatori 8 Dura lex? Non dura 26 ST, uno sguardo al futuro 9 Clic transit... 27 Lo sport dentro di noi 10 Cultura: Dal territorio: Percorsi d’ascolto Magenta Cultura 2014: Umberto Galimberti Magenta Cultura 2014: Massimo Recalcati Magenta “Book City” Spontanee sincronie—Angolo poetico 28 11 Dallo scudetto ad Auschwitz 29 12 Dal vinile a Spotify 30 13 Ti conosco Mascherina? 31 14 Break!: Scienza/Scienze Vignette 32 33 Il cervello viscerale 15 Rubriche: Siamo fatti della stessa materia di cui sono fatti i sogni 16 Pensieri in libertà 34 Grillobox/Libri 35 17 Amarsport 36 Buon compleanno Mamma Rai 18 Bramante ai fornelli 37 Claudio Abbado: la musica che “salva” 19 L’Oroscopo del Grillo... Arabo! 38 Paginone! 20 21 Top Ten 39 Attualità: “La grande bellezza” affascina gli Americani Pagina 4 La nostra scuola Il Wi-Fi al Bramante! Il 24 febbraio la cerimonia d’inaugurazione nel nostro liceo Francesca Gambini, Martina Pedroli, Arianna Segaloni Il giorno 24 Gennaio si è tenuta nell’ Aula Magna del nostro Liceo una cerimonia per l’inaugurazione del Wi-Fi, che è oramai funzionante in tutti gli ambienti della scuola. Come i due assessori hanno sottolineato, la scuola digitale sta diventando un tema centrale della politica di molti Paesi e in una società come la nostra, sempre più tecnologica, nessun altro media ha modificato la velocità e il modo con cui si elaborano le informazioni come le nuove tecnologie. La provincia di Milano ha voluto proporre agli Istituti Superiori un progetto pilota per la scuola digitale, con l’installazione del Wi-Fi. E’ partito in via sperimentale in tre Istituti: il Cannizzaro di Rho, il Moreschi di Milano e il Bramante di Magenta. E’ il primo passo verso l’avanzamento tecnologico e la digitalizzazione della scuola. Il passo successivo sarà poi la banda larga, per velocizzare tutto ciò. Questo progetto, un investimento per il futuro fondamentale visto che i giovani d’oggi sono nativodigitali ed è impensabile che una scuola non tenga conto di queste tecnologie, è costato alla provincia oltre 30 000 euro. È seguita poi una presentazione da parte degli studenti di 4° D delle attività rese possibili dagli strumenti tecnologici a disposizione degli studenti (ipad, lavagna interattiva, computer) grazie al progetto “generazione web Lombardia”. Tutto ciò sarà reso ancora più efficiente grazie al Wi-Fi. Pagina 5 La nostra scuola I “Giorni della Ricerca” Gli studenti incontrano ricercatori e volontari dell’Associazione Italiana Ricerca Cancro Chiara Bellotto, Arianna Colombo, Giulia Colombo, Alba Lo Grasso, Ina Sota Mercoledì 6 novembre 2013 gli studenti delle classi 3A, 3C, 3E, 3G e 4C del Liceo scientifico Bramante hanno incontrato la ricercatrice Dott.ssa Maria Grazia Daidone - e la volontaria - Sig.ra Patrizia Brovelli dell’AIRC Associazione Italiana Ricerca Cancronell’ambito dell’iniziativa “ I Giorni della Ricerca”. Quest’anno, infatti, nei giorni 6 e 7 novembre 60 ricercatori e volontari AIRC si sono recati in altrettante scuole italiane per incontrare gli studenti delle scuole superiori e raccontare loro la propria esperienza professionale e di vita con l’obiettivo di avvicinare i giovani alle scienze, facendo loro scoprire le nuove frontiere della ricerca sul cancro. L'AIRC finanzia in maniera costante la ricerca oncologica, sostiene con particolare attenzione i giovani ricercatori oltre a sensibilizzare e informare il pubblico sullo stato della ricerca, i suoi progressi e i corretti stili di vita per prevenire la malattia. Per attuare questi obiettivi promuove raccolte di fondi con varie iniziative. Durante l’incontro presso l’Aula Magna del nostro Liceo sono stati trattati diversi temi tra cui: causa, prevenzione, cure conosciute e cure in via di sperimentazione di questa grave malattia. Non tutti i tumori diventano cancro, infatti questi si dividono in tumori benigni (localizzati e che non si diffondono) e maligni che crescono occupando i tessuti circostanti e danno luogo a metastasi. Il cancro non è una sola malattia, ne esistono, infatti, di diversi tipi (ma con caratteristiche comuni) che hanno cause diverse e possono colpite i diversi tessuti del corpo, ma che hanno come comun denominatore la comparsa di mutazioni in alcuni specifici geni – oncogeni legati al ciclo cellulare che quindi regolano la crescita cellulare. La prevenzione è molto importante e si attua con un corretto stile di vita, evitando fumo, alcol e vita sedentaria. Alle nostre domande riguardanti l’alimentazione, se sia meglio evitare alcuni cibi o no, ci è stato risposto che non è necessario eliminare del tutto i cibi di origine animale (come latte e uova, ma anche carne); è certamente utile, però, aumentare l'apporto di frutta, verdura e legumi. Per curare il cancro in maniera efficace bisogna diagnosticarlo quanto prima. Ciò è reso possibile grazie alla individuazioni di tecniche di diagnosi precoci che permettono di individuare il tumore nelle prime fasi di sviluppo dove esso è ancora vulnerabile. Negli ultimi anni è stato scoperto che alcuni microRNA , che controllano la sintesi delle proteine, aiutano ad anticipare di almeno due anni la diagnosi di alcuni tumori al polmone, che sono talmente piccoli da non poter essere individuati con una radiografia. Questo incontro non ha lasciato indifferenti gli studenti che vi hanno partecipato e che si sono dimostrati molto interessati durante la conferenza, ne sono la riprova le molteplici domande rivolte alle relatrici e il commento delle relatrici stesse soddisfatte della partecipazione e competenza dimostrata dagli studenti. L’interesse non si è fermato qui, alcuni studenti hanno dichiarato di voler far propri i consigli su un migliore stile di vita (per esempio niente più fumo e fare sport), mentre molti altri si sono interessati all’attività di volontariato presso l’AIRC in iniziative come la vendita delle arance di Gennaio. Esperienze di questo tipo accrescono la nostra informazione e possono portare quindi a migliori condizioni di vita. Pagina 6 La nostra scuola Intervista a Giuseppe Cerati Ex studente del nostro liceo, il ricercatore si racconta per noi Alice Gambaro L’11 Novembre dell’anno scorso la città di Magenta ha conferito il San Martino d’Oro 2013 al ricercatore Giuseppe Cerati con la seguente motivazione: “per l’impegno nella ricerca scientifica che gli ha consentito di contribuire significativamente a una grande scoperta”. Giuseppe Cerati, ex-studente del nostro Liceo, lavora infatti al CERN di Ginevra e i suoi studi hanno contribuito alla scoperta del Bosone di Higgs, particella di importanza fondamentale in una delle più recenti e importanti teorie fisiche – il Modello Standard. Il dottor Cerati ha gentilmente accettato di rispondere ad alcune domande per gli studenti del Bramante. - Cosa l'ha spinta a diventare ricercatore? Mi hanno spinto la passione e l’interesse per la fisica e per la ricerca. Non avevo un piano definito, ho seguito giorno per giorno le mie aspirazioni; si sono create delle opportunità che ho sfruttato e mi hanno portato a diventare un ricercatore. - Come è nata la sua passione per la fisica? Ho sempre avuto una predisposizione per le materie scientifiche. Solo nell'ultimo anno di liceo però si e definito maggiormente un interesse per la fisica. Tutto è nato da una ricerca sulla termodinamica, ed in particolare sulla teoria cinetica dei gas, grazie alla quale è sorto in me il fascino per lo studio di fenomeni microscopici e per come questi possano spiegare effetti macroscopici. - La preparazione ricevuta al liceo l'ha aiutata nel suo percorso universitario? Certamente mi ha permesso di avere delle basi solide da cui partire e mi ha aiutato ad avere un impatto non troppo duro con i primi mesi di lezione; tuttavia fin da subito ci sono argomenti completamente nuovi quindi occorre impegnarsi a fondo fin dal primo giorno. - Quest'anno ha ricevuto il premio "San Martino d'Oro 2013" dal Co- mune di Magenta. Cosa significa questo riconoscimento per lei? Non posso certo considerarmi come una persona al culmine del proprio percorso professionale. Questo premio lo vedo più come tappa, uno stimolo per proseguire lungo la strada intrapresa, un sostegno per non abbattermi nei momenti difficili. - Lei lavora al CERN di Ginevra, in un ambiente internazionale. Quali vantaggi e quali svantaggi ci sono in questo? I vantaggi sono molti più degli svantaggi. C'è una grande ricchezza nel collaborare con persone di cultura diversa, prendendo il meglio da ognuno e stimolandosi a vicenda verso l’obiettivo comune. Chiaramente ogni tanto si crea qualche piccola incomprensione, ma col passare del tempo si impara a conoscersi meglio. - Anche grazie al suo lavoro è finalmente stato individuato il bosone di Higgs. Come spiegherebbe l'importanza di questa scoperta a un profano in materia? Le particelle elementari sono il più piccolo costituente delle forze e della materia, sono cioè alla base di tutto ciò che esiste. Il bosone di Higgs era il tassello mancante per una descrizione coerente della dinamica delle particelle elementari (quello che noi chiamiamo il Modello Standard) e la sua scoperta spiega l’origine della massa delle particelle. Il bosone di Higgs non porterà conseguenze pratiche immediate, ma occorre notare che le nostre ricerche portano continuamente a nuove tecnologie in vari ambiti come ad esempio l'informatica (il world wide web, www) e la medicina (l’adroterapia, cioè la tecnica per curare i tumori con l’uso di protoni, neutroni o ioni). - Quali crede che saranno gli sviluppi nello studio della fisica teorica in seguito a questa scoperta? Gli sviluppi saranno sia a livello di fisica sperimentale che teorica. La ricerca è un processo senza fine, ogni scoperta apre nuove domande e indi- rizza nuovi percorsi di ricerca. In questo caso, stiamo cercando di capire se il bosone di Higgs può portarci a comprendere meglio la natura della materia oscura presente nell’universo. Il bosone di Higgs potrebbe anche avere avuto un ruolo di rilievo nell’espansione dell’universo. - In questo momento a quali progetti sta partecipando? Con quale ruolo? Continuo a collaborare nel team che ha scoperto il bosone di Higgs, ora ci occupiamo di misurarne le proprietà con la massima precisione possibile. Inoltre sono coordinatore di un progetto all'interno del nostro esperimento, la ricostruzione della traiettoria delle particelle cariche. Questa è una delle componenti fondamentali per analizzare con efficienza e precisione i dati raccolti; infatti, dalla curvatura delle particelle cariche in un campo magnetico possiamo misurarne la carica elettrica, la velocità e quindi l’energia. - Ha qualche sogno nel cassetto? Ci sono progetti ai quali vorrebbe partecipare? Mi piacerebbe continuare a lavorare in ambito di ricerca anche se non sarà facile perché i posti sono pochi e la concorrenza agguerrita. Da un lato mi piacerebbe continuare con la fisica delle particelle, dall'altro mi piacerebbe applicare le mie competenze anche in ambiti scientifici diversi, dove i metodi e la mentalità propri del fisico possono essere utili. - Cosa consiglia ai ragazzi che, come lei, vorrebbero diventare ricercatori? Consiglio di studiare e di lavorare sodo, non da “secchioni” ma con curiosità e passione, con un atteggiamento indagatore, andando in profondità a ciò che si studia. Inoltre consiglio di coltivare anche altre passioni, il rischio di un lavoro bello come quello del ricercatore è che si viva solo per esso. Pagina 7 La nostra scuola “Anche nella storia c’è il senso cristiano della vita” Intervista al prof. Andrea Gianelli, storico e insegnante della nostra scuola Marco Cozzi - Quando nasce la sua passione per la scrittura e per i fine della scuola superiore? libri e il suo interesse per la storia? Si, se il figlio si assume le responsabilità delle proprie decisioni. A 18 anni si è maggiorenni. Scrivere libri storici è la mia passione principale, ed è nata grazie alla mia professoressa di italiano e storia del triennio delle superiori Carla Colombo. Lei svolgeva il suo lavoro con amore,serietà e responsabilità e per questo è riuscita a trasmettere la sua passione anche a me. Un ruolo fondamentale lo ha svolto, poi, il vaticanista de “La Stampa” Andrea Tornielli, col quale collaboro ormai da circa 13 anni. - Quanti libri ha scritto fino ad ora? Ne ho scritti 3, inoltre collaboro con la rivista mensile “Il Timone” da tre anni. Il primo libro riguarda i papi e le guerre ed è uscito inizialmente come instant book per poi riottenere una ristampa con il titolo “Papi, guerre e terrorismo.” Il secondo riguarda la vita del teologo cardinale John Henry Newman, convertito dall’anglicanesimo al cattolicesimo, scritto in concomitanza della sua beatificazione. Inizialmente ero scettico, ma poi mi sono appassionato alla sua figura. Ed infine quest’ultimo sull’editto di Costantino, un libro-intervista a quattro docenti universitari esperti in materia. - Com’è nata l’idea di un libro sull’editto di Costantino? Perché, secondo lei, questo editto è ancora attuale? La domanda è se ha senso considerare attuale un documento di 1700 anni fa; sulla base delle risposte datemi dagli studiosi interpellati lo ritengo attuale: è il primo documento che sancisce la libertà religiosa e, anche se non esplicitamente, introduce il concetto di laicità, distinguendo le competenze tra stato e chiesa nell’ottica di una collaborazione, non di una rigida separazione (non sarebbe laicità). - Venendo all’ attualità, come vive questo periodo confuso della politica, in cui sembra non esserci più una visione chiara e distinta delle cose? Il problema è legato a ciascuno di noi e ai propri ideali; se non si ha chiaro lo scopo della vita le cose continueranno ad andare male, navigheremo a vista e ciascuno di noi tenderà a fare il proprio interesse personale. - Che messaggio vorrebbe dare ai giovani che si approcciano oggi al mondo del lavoro? I giovani devono coltivare le loro passioni e avere un’apertura mentale di 360 gradi; mai chiudere i sogni in un cassetto ma, nello stesso tempo, cercare di essere molto realisti. - Secondo lei è lecito andare contro ai genitori riguardo la scelta del proprio futuro che un figlio deve fare alla - Come mai, secondo lei, i giovani di oggi vengono ritenuti spesso dei buoni a nulla, un po’ viziati e un po’ superficiali? Ritenere i giovani dei buoni a nulla è un pregiudizio che respingo decisamente. Il disagio e la superficialità dei giovani sono certamente un problema. Spesso la responsabilità è delle famiglie; un giovane non può maturare una personalità responsabile se manca un ambiente educativo come la famiglia (che oggi non viene affatto sostenuta). - Come vede l’Italia tra 20 anni? Non avendo la sfera di cristallo non ho nessuna certezza; per me, ogni singola persona determina la società; dipende da come ciascuno di noi darà un senso alla propria vita e deciderà di viverla. - Cosa ne pensa dello scandalo pedofilia che ha colpito la chiesa negli ultimi anni? Brutta cosa assolutamente. Anche se lo scandalo è stato quantitativamente ingigantito, nella Chiesa i casi di pedofilia sono doppiamente gravi, perché il responsabile è un sacerdote, una persona che ha consacrato la sua vita a Cristo accettando di divenire suo Ministro; ma, a mio parere, come sempre nella storia, la chiesa ha saputo autocorreggersi, introducendo norme molto più restrittive. - Papa Francesco riuscirà a portare a termine la sua politica di rinnovamento della Chiesa? I problemi della chiesa ci sono e il Papa sta cercando di fare in modo di avere una chiesa più viva, pur mantenendo la continuità con la tradizione, ridando forza alla testimonianza personale di ogni cristiano, che vive dando tutto se stesso agli altri. Un esempio che Papa Francesco sta dando in prima persona. - Secondo lei è lecito compiere un’ingiustizia per ripagare una precedente ingiustizia? No, non è lecito, avremmo due ingiustizie. - C’è qualcosa che la intimorisce? Mi fanno paura quelli per i quali la vita non ha alcun senso, e rifiutano di cercarlo. - Che impronta vorrebbe lasciare nel mondo? Contribuire a far sì che le persone che mi circondano capiscano per cosa vale veramente la pena vivere, e in questo modo contribuire a costruire un mondo migliore per tutti. Pagina 8 La nostra scuola Un giorno da ricercatori La quarta F all’IFOM di Milano Samuele Pedroli Cari lettori del Grillo, in questo articolo vi racconterò l’esperienza della classe 4°F che, accompagnata dai professori Mauro Parrini e Maddalena Serati, promotrice e organizzatrice della visita, si è recata al centro di ricerca IFOM (Istituto Firc di Oncologia Molecolare) di Milano. Non tutti sanno che l’IFOM nasce su iniziativa della FIRC (Fondazione Italiana per la Ricerca sul Cancro) come spazio di collaborazione tra scienziati provenienti dai principali centri di ricerca al fine di studiare la formazione e lo sviluppo dei tumori a livello molecolare. Tale struttura accoglie molti laureati con differenti competenze: medici, biotecnologi, chimici, fisici, ma per esempio ci sono anche laureati in filosofia, ai quali è affidato il compito di studiare l’impatto delle scoperte scientifiche sulla società. Molti di questi ricercatori, dopo tre anni di lavoro, hanno la possibilità di trasferirsi in un centro di ricerca estero per uno scambio di conoscenze con ricercatori di altri paesi. Durante la nostra giornata abbiamo potuto frequentare due laboratori, “Forbici molecolari” ed “Elettroforesi su gel d’agarosio”, indirizzati agli studenti della scuola secondaria di secondo grado. Prima di iniziare l’attività di laboratorio, la nostra assistente di giornata ci ha mostrato, tramite diapositive, la struttura del DNA, i reagenti e le apparecchiature che avremmo utilizzato. Al termine della spiegazione teorica ci siamo recati in laboratorio per eseguire l’esperimento. Ogni gruppo aveva a disposizione quattro provette, contenenti DNA, enzimi di restrizione e tampone di reazione. L’obiettivo dell’attività di laboratorio era individuare quale enzima di restrizione fosse presente nella miscela di reazione. Gli enzimi di restrizione, come Eco e Hind, rappresentano una classe di enzimi molto importante per la capacità di tagliare molecole di DNA a doppia elica in siti specifici. Tali enzimi riconoscono e tagliano, con specificità assoluta, sequenze uniche di nucleotidi. In tal modo una molecola di DNA, trattata con enzimi di restrizione, originerà frammenti specifici e riconoscibili. L’enzima Hind divide la molecola di DNA in sette frammenti mentre l’enzima Eco la divide in cinque frammenti. Il DNA trattato con gli enzimi è stato quindi “caricato” in un gel di agarosio e, tramite un processo chiamato elettroforesi, i fram- menti di DNA possono essere separati in tante bande quanti sono i frammenti originati dalla reazione enzimatica (cinque o sette in funzione dell’enzima presente nella provetta). L’osservazione della bande è stata possibile grazie alla presenza di una luce particolare (ultravioletta) proveniente dal supporto sul quale è stato posto il gel di agarosio dopo la separazione elettroforetica. Poiché la digestione del DNA richiedeva un’attesa di circa mezz’ora ne abbiamo approfittato per visitare altri laboratori della struttura, e così abbiamo avuto la possibilità sia di vedere i vari strumenti impiegati nella ricerca che di osservare come lavora un ricercatore, oltre che di verificare come i giovani impegnati all’IFOM provengono da molti paesi diversi, motivo per cui la conoscenza della lingua inglese si rende assolutamente necessaria. La giornata all’IFOM è stata molto importante in quanto ci ha permesso di mettere in pratica e capire meglio l’applicazione del metodo e di alcuni concetti scientifici e ci ha illustrato argomenti che sono stati propedeutici alle lezioni svolte in classe nei giorni successivi. Pagina 9 La nostra scuola ST, uno sguardo al futuro La quinta E in visita allo stabilimento di Agrate Brianza 5^E STMicroelectronics è un'azienda italo-francese, che produce componenti elettronici a semiconduttore. Il giorno 7 febbraio 2014 l’azienda di Agrate Brianza ha ospitato la nostra classe accompagnata dalla prof.ssa Zanin per un’intera giornata lavorativa, per mostrarci un microcosmo per lo più sconosciuto: ST produce infatti, anche se il suo marchio non compare sui prodotti finiti, i componenti essenziali per le principali marche automobilistiche, telefoniche, elettroniche e informatiche, che li utilizzano per la realizzazione di apparecchiature elettriche come parte dei vostri cellulari, console, elettrodomestici e auto. Il silicio è alla base della produzione dei microchip, essendo il semiconduttore più abbondante sulla crosta terrestre, facilmente ricavabile dalla sabbia. Dopo vari processi di lavorazione si ottengono dischi di silicio puro chiamati wafer. Questi passano nelle mani della ST, che integra nelle fette di silicio componenti elettronici, come transistor, resistori e condensatori, di dimensioni tanto ridotte che nel diametro di un capello possono esserne integrati più di duemila. La lavorazione su così piccole scale rende fondamentale l’utilizzo delle clean-room, stanze più pulite di una sala operatoria nelle quali circola costantemente aria filtrata e dove i tecnici devono lavorare vestiti con tute antisettiche, poiché una sola particella di polvere può danneggiare gravemente i wafer, realizzati in serie tramite costosi e sofisticati macchinari. Avendo costi molto elevati e dovendo funzionare alla perfezione, i circuiti integrati vengono testati costantemente e modificati in caso di progettazione errata: ci è stato velocemente spiegato il differente utilizzo di FIB (fascio di ioni concentrati) e SEM (microscopio elettronico), strumenti necessari per trovare l'errore nel circuito. I singoli microchip vengono successivamente separati uno dall’altro tramite tagli laser, inseriti nei packaging, necessari per proteggerli, e spediti alle più importanti aziende elettroniche. I prodotti ST trovano applicazione in svariati campi volti a migliorare e semplificare la vita dell'uomo. Nell'ambito medico importanti innovazioni sono: un particolare cerotto grazie al quale è possibile monitorare l’attività cardiaca in soggetti particolarmente a rischio di infarto, un sensore per valutare l'entità degli urti ricevuti durante l'attività sportiva e l'Xsense, un dispositivo utilizzato a livello riabilitativo e ludicocinematografico. Nel settore automobilistico ST ha dato un notevole contributo sviluppando tecnologie atte ad ottimizzare la guida sicura con airbag, ABS, sensori anti-urto. Questa azienda fornisce i componenti per produrre articoli nei quali viene applicata la realtà aumentata, come gli occhiali per ipovedenti o ad uso sportivo. Altri prodotti degni di nota sono la happy fork, il frigorifero interattivo e la smartball. Nella sala meeting, dopo il pranzo offerto dall’azienda, abbiamo assistito ad una dimostrazione su alcuni dispositivi robotici progettati dall'azienda stessa. Il primo prototipo presentato era costituito da una piattaforma rigida dotata di una telecamera e di sensori che le permettevano di controllare una pallina adagiata su di essa, mantenendola in equilibrio o facendole percorrere il perimetro della tavoletta. Il secondo era composto da un I-robot a cui era stata aggiunta una videocamera, sensibile al movimento di una pallina di colore rosso. Con le stesse caratteristiche ci sono stati presentati altri due robot: un automa su due ruote capace di mantenere l'equilibrio grazie a un giroscopio e un altro con la capacità di seguire e afferrare la pallina con dei bracci meccanici. Purtroppo la descrizione non è paragonabile alla dimostrazione. La ST si è dimostrata un esempio encomiabile dell'atteggiamento che ogni multinazionale dovrebbe avere col territorio e i visitatori. A prova di questa attenzione ci sono stati illustrati, tramite un'apposita presentazione, i provvedimenti e l'impegno assunti a tutela dell'ambiente e, quindi, della popolazione: le parole chiave della cultura ecologica sono: ridurre, riciclare e riutilizzare. Negli ultimi anni, in particolare, si sono impegnati infatti nella riduzione dei consumi di acqua, fondamentale nei processi di raffreddamento e pulizia dei wafer. Ci hanno molto colpiti, infine, la disponibilità e l'impegno verso di noi che si sono manifestati nelle forme più varie: dall'attenzione riscontrata nei momenti di pausa e ristoro alle spiegazioni e alle visite più tecniche. Tutto ciò ha reso la nostra uscita estremamente proficua e piacevole. Pagina 10 La nostra scuola Lo sport dentro di noi Lo stage di sci a Chiesa Valmalenco Amedeo Pellegrini Carissimi lettori del Grillo Bramante eccoci finalmente ritrovati per parlare dello sport che si pratica all’interno del nostro istituto, in modo particolare dell’annuale stage di sci. Il fine principale per il quale è organizzato lo stage è di migliorare le abilità dei partecipanti in previsione di una gara finale. Dalla classifica di questa gara vengono poi scelti gli studenti che andranno a rappresentare il nostro liceo in una gara con altre scuole. La partenza è avvenuta mercoledì 18 dicembre alle 06:00 del mattino con direzione Chiesa Valmalenco. Siamo partiti all’alba per fare in modo di riuscire a sciare un giorno in più rispetto agli altri anni. Il viaggio è stato tranquillo e senza alcuna complicanza: alcuni hanno sfruttato questo tempo per riposarsi, altri per parlare e chiedere informazioni se era la prima volta che partecipavano. Il gruppo era composto di ben 75 persone circa disposte su due pullman. Infatti quest’anno erano numerosi gli alunni di prima, in quanto per i ragazzi che frequentano il liceo sportivo lo stage era parte integrante del curriculum scolatico. Questa tipo di studi è inserito da quest’anno all’interno del piano didattico del Bramante e prevede un potenziamento delle attività sportive (nuoto, sci, trekking, mountain-bike) in aggiunta alle solite discipline curriculari. L’hotel nel quale abbiamo soggiornato, lo stesso da diversi anni, ci ha trattato con la massima cortesia e professionalità dimostrando di non aver perduto in ospitalità nonostante il cambio di gestione. L’organizzazione generale è stata molto soddisfacente e puntuale e non ha lasciato nulla al caso, sapendo alternare momenti di divertimento a momenti di attenzione e responsabilità. In questo i docenti che ci hanno accompagnato hanno dimostrato grande impegno e una grande umanità. I docenti accompagnatori erano i proff. Moscatelli, Spagnolini, Capello, Parrini e Sottile. La giornata di sci era divisa in due momenti: il primo nel quale si sciava con i maestri e il secondo durante il quale si era liberi di sciare in compagnia. La parte pregnante della giornata era sicuramente la lezione con i maestri; eravamo suddivisi in gruppi in base alle abilità ed essi ci insegnavano come migliorare la tecnica, la postura e anche come affrontare le porte da gara. Le condizioni metereologiche di quei giorni e l’abbondanza di neve hanno favorito un ottimo svolgimento delle lezioni con i maestri. I maestri come ogni anno hanno dimostrato la loro abilità sia nella spiegazione a livello ”teorico” che a livello di esempio pratico sugli sci. Dopo aver passato tre giorni a sciare con i maestri e liberamente durante il pomeriggio, l’ultimo giorno è stato quello dedicato alla gara di slalom gigante. Alla gara hanno partecipato solo gli studenti che avevano dimostrato di potersi approcciare ad un simile evento: infatti alcuni studenti del liceo sportivo, i quali avevano appena imparato a sciare, non erano pronti per affrontare una prova così impegnativa. Il tracciato presentava circa 30 porte ed era posto lungo un pendio abbastanza ripido nel quale erano presenti diversi cambi di direzione e pendenza, che esaltavano le qualità dei partecipanti. Le condizioni climatiche erano ottime e hanno favorito il regolare svolgimento della manifestazione; la neve (abbondante) ha mantenuto la propria compattezza anche nelle ultime discese. I partecipanti in generale, nonostante la difficoltà del percorso, hanno dimostrato la loro confidenza con la neve. Solo alcuni hanno trovato difficoltà che hanno condizionato la loro prova; tra questi spicca solo un caso di caduta. Alla fine della gara c’è anche stato il momento dedicato alla sci libero. L’esperienza vissuta è stata senz’altro ottima e ci ha permesso oltre che di sciare e di migliorare la nostra tecnica, di affrontare un evento agonistico e di conoscere persone nuove e di divertirci con loro. Ci auguriamo inoltre che lo stage venga riproposto anche nei prossimi anni in modo da dar la possibilità di venire a chi quest’anno non ha potuto e l’occasione di ripeterlo a chi era presente già quest’anno. Ecco infine la classifica della gara divisa per categorie: CAT. FEMM.: 1°BRAGA MARTINA (3F) 1’02’’87, 2° NANNAVECCHIA MARTINA (3E) 1’05’’21, 3° PESENTI MICHELA (3G) 1’05’’28 CAT ALLIEVI MASCHILE: 1° MILANA MATTEO (3B) 59’’70,2° LUCA CASTIGLIONI (3F) 1’01’’07, 3° OLDANI MATTEO 1’04’’74 CAT.JUNIORES MASCHILE: MIRKO MOSCATELLI (4°A) 57’61’’ miglior tempo assoluto, 2° CAVALLARI ANDREA (5B) 1’00’63, 3°ELIO MERIGGI (3B) 1’02’28 Pagina 11 Dal territorio Percorsi d’ascolto... Note del passato che rivivono nel presente Greta Colombo, Elisa Porta zata non solo dagli ascoltatori dell’epoca, ma anche da Costanze, moglie di Mozart, che prediligeva in particolar modo le fughe, come testimonia una lettera del 1783 che riporta: «Quando Constanze udì le fughe, se ne innamorò» . Come ormai accade da diversi anni l’associazione culturale Totem ha proposto agli studenti delle scuole superiori di Magenta il progetto musicale “Percorsi d’ascolto” con il quale si ha la possibilità di assistere a lezioni tenute dal Maestro Andrea Raffanini riguardante il concerto del sabato seguente. Nell’ incontro di presentazione, che si tiene presso la villa Naj Oleari di Magenta, il Maestro propone momenti di ascolto alternandoli a brevi spiegazioni del brano musicale unitamente alla contestualizzazione storica e racconta aneddoti e curiosità sulla vita dei compositori; inoltre la presenza di alcuni musicisti permette di ascoltare dal vivo brevi assaggi/spezzoni dei brani che saranno presentati durante il concerto Gli incontri di preparazione e i relativi concerti si tengono da gennaio a maggio, secondo il calendario stabilito nella programmazione del Teatro Lirico. Il concerto che si è svolto sabato 18 gennaio, ha inaugurato la stagione sinfonica del Teatro Lirico: interamente dedicato a Mozart, è stato diretto con indiscutibile bravura dalla Maestra Erina Gambarini. Nel corso della serata si è esibita l’Orchestra sinfonica “Città di Magenta”, composta prevalentemente da giovani musicisti, che ha presentato l’ “Adagio e fuga in Do minore K 546”. L’adagio, con funzione di prelu-dio, sviluppa un motivo dolente e drammatico, mentre la fuga si presenta ricca di contrappunto, tecnica particolarmente apprez- La serat a è prosegui t a con l ’esecuz i one del cel eberri m o “Requiem in Re minore K626”, che ha visto sul palco il Coro Canticum Novum di Bergamo accompagnato dall’orchestra e, come protagonisti, il soprano Daniela Bruera, il mezzosoprano Annamaria Chiuri, il tenore Francesco Marsiglia e il basso Paolo Pecchioli. L’opera aveva una funzione prevalentemente liturgica, e rispettava i canoni musicali dell’ epoca ma, lasciata incompiuta, fu portata a termine da un allievo e amico di famiglia di Mozart. Particolarmente suggestivo si è rivelato l’ascolto del “Dies irae”, la parte più ampia della composizione, che prevede per tutto il suo svolgimento la presenza del coro, decisamente magistrale. Il numeroso pubblico ha dimostrato di gradire la direzione e l’esecuzione del concerto con fragorosi applausi e la richiesta del bis. Con questa iniziativa si riesce ad avvicinare i ragazzi al mondo della musica classica che viene spesso considerato “fuori moda” rispetto ai generi musicali ascoltati dai giovani, tuttavia, proprio grazie alle lezioni del Maestro si riesce a percepire l’immortalità di composizioni nel corso dei secoli, senza però tralasciare i compositori che, grazie alla presentazione, vengono resi più umani e vicini a tutti noi. A tutti i lettori del giornalino l’invito a cogliere questa opportunità per affrontare un viaggio musicale tra generi, compositori e stili differenti. Pagina 12 Dal territorio Magenta Cultura 2014: Umberto Galimberti La condizione giovanile nella nostra epoca nichilista Maria Grazia Tavera di ogni azione è vano e tutti i valori sono svalutati in nome della tecnica e del pensiero iper razionale. Il sistema di valori collassa e ugualmente vana è la speranza che ne nasca automaticamente un altro. Il 14 febbraio magentino non è stato segnato solo dai festeggiamenti di San Valentino, ma è stato anche occasione di discussione filosofica. Si è tenuto infatti, presso il Teatro Lirico di Magenta, il primo incontro di "Magenta Cultura", un ciclo di conferenze promosso dall'associazione culturale "Urbana Mente" e dal Comune di Magenta che ha come filo conduttore il tema della crisi del Padre nella società contemporanea. La serata ha visto come protagonista il filosofo, psicoanalista e docente universitario Umberto Galimberti. La sua lezione dal titolo "La condizione giovanile nella nostra epoca nichilista" ha intrattenuto e affascinato un Teatro Lirico sold out. Perno centrale della conferenza è stato il malessere dei giovani d'oggi, spesso costretti a percepire il futuro non come promessa ma come minaccia incombente. Il mondo che i giovani dominano, ha detto Galimberti, è quello della notte, le cui regole sono spesso dettate da alcool e sostanze stupefacenti. Con ciò essi vanno alla ricerca di un effetto anestetico, che li renda assenti "da un mondo che non li chiama per nome". I ragazzi vivono in un' età nichilista, in un' epoca in cui lo scopo Per approfondire meglio il tema della serata, Galimberti si è anche dedicato all’analisi del processo educativo a partire dalla più tenera età. Un bambino è affidato ai genitori, con i quali si relaziona in modo verticale, mentre la relazione orizzontale riguarda il rapporto con gli amici, i coetanei. Dalla nascita fino ai dodici anni l'azione genitoriale deve essere efficace. Galimberti ha ripreso la teoria di Freud riguardo la formazione delle mappe psicoemotive : tra gli 0 e i 6 anni il bambino sviluppa la mappa primitiva ed emotiva ( ad esempio attraverso i disegni i più piccoli presentano la loro visione del mondo, e bisogna rafforzarne l'identità prestando loro attenzione). Dai 12 anni in poi le parole genitoriali sono poco efficaci, e a padri e madri non resta quindi che offrirsi ai loro figli come esempio, come figura di riferimento. Dai 15 ai 30 anni l'uomo possiede la massima potenza biologica, sessuale ed intellettuale, sono gli anni in cui l'uomo sviluppa al massimo livello le sue capacità. Il professor Galimberti ha avuto parola anche per la scuola, non più capace a suo parere di educare nel giusto modo, anche perché gli insegnanti svolgono la loro attività in classi composte da troppi studenti. Un bravo profes- sore deve riuscire a mantenere la relazione verticale con ogni studente. Galimberti ha ripreso nella sua lezione una citazione di Platone, "Si impara per fascinazione", l'insegnante deve quindi affascinare e coinvolgere attivamente gli allievi. La scuola deve essere un "gioco di vita", come Freud afferma nel 1909, e "deve fare qualcosa di più che non indurre i ragazzi al suicidio". Galimberti non condivide nemmeno l’enfasi ottimistica che circonda l'utilizzo innovativo nelle scuole di strumenti elettronici (come gli Ipad, usati anche nel nostro istituto) che hanno spodestato i comuni libri. Al contrario: essi si muovono su un'intelligenza binaria (cioè risolvono un problema del programma muovendosi all'interno del programma stesso), e non su un'intelligenza divergente (ovvero risolvendo il problema ribaltando il problema stesso) rischiando in questo modo di produrre un effetto depressivo sul potenziale creativo e critico del pensiero dei ragazzi. Per concludere Galimberti ha esortato i giovani ad attivarsi e a interagire quanto più è possibile, nonostante le attuali condizioni sociali ed economiche non siano propense nei loro confronti. Per questo non basta limitarsi a sperare. La speranza, ha concluso Galimberti, è la parola della passività: sperare significa aspettare inermi che qualcosa che accadrà. Noi invece dobbiamo agire, anche e soprattutto contro le avversità. Pagina 13 Dal territorio Magenta Cultura 2014: Massimo Recalcati Nella mente di Telemaco - La legge e il desiderio Giorgia Colombo, Arianna Segaloni Ci troviamo martedì 25 febbraio ad ascoltare il professore e psicoanalista Massimo Recalcati, al Teatro Lirico di Magenta. Dopo la pubblicazione del suo ultimo libro, “Il complesso di Telemaco” lo incontriamo per far luce sul nuovo ruolo del padre all’interno della società contemporanea e anche per ascoltare le sue risposte alle domande postegli da due nostre redattrici, Greta Colombo ed Elisa Porta, che hanno introdotto la serata. Basandosi sul suo libro, Recalcati sostiene che nel tempo in cui viviamo si sta riproponendo la famosa “notte dei Proci”, (dove nella casa di Ulisse, questi giovani principi distruggono ciò che incontrano e stuprano le serve), in cui la dimensione pubblica della legge che fonda la possibilità della vita insieme è venuta meno e nella quale vale solo il principio un godimento senza limiti, dissipativo e tendente al nichilismo. Recalcati si interroga su come si sia arrivati alla notte dei Proci e su come uscire da essa, e ci dice che tutto è iniziato poiché la funzione simbolica del padre è evaporata, e oggi non è più sufficiente portare la “medaglia” del padre per farsi riconoscere come tale; e che se prima bastava che alzasse la voce per incutere timore ai propri figli, ora egli vive una permanente crisi nell’esercitare la propria autorità. Perché è diventato così difficile farsi rispettare dai propri figli? Per Freud il padre è il simbolo della legge non scritta che rende possibile la vita umana, che introduce nel cuore dell’umano l’esperienza dell’impossibile, la consapevolezza di non poter avere tutto e di poter sapere tutto. Questa legge ha la forza traumatica di introdurre nell’umano l’esperienza del limite ed è fondativa della formazione della vita. Ma oggi, poiché fuori dalla famiglia tutto afferma il godimento illimitato, origine della perversione; non è più la legge che rende impossibile il godimento, ma il godimento come unica forma che rende possibile la legge. Ciò ha dato inizio ad una rivoluzione antropologica dove il rapporto tra genitori e figli si è invertito: prima un bambino che veniva al mondo doveva sottostare alle leggi della famiglia, adesso è il bambino come nuovo idolo che con il suo capriccio governa la famiglia, perché i genitori sono angosciati dal timore di non essere sufficientemente amati da lui, ed è per questa paura che essi non riescono più ad insegnargli il trauma dell’impossibile. Le nuove generazioni appaiono così sperdute tanto quanto i loro genitori. Questi non vogliono smettere di essere giovani, mentre i loro figli annaspano in un tempo senza orizzonte, soli, privi di adulti credibili. Eppure è ancora possibile, nell’epoca della evaporazione del padre, un’eredità autenticamente generativa: Telemaco ci indica la nuova direzione verso cui guardare, perché Telemaco è la figura del giusto erede. Nel ritrovare il padre Telemaco riceve in eredità il dono della legge, non trasmesso per autorità, ma con la forza piena e condivisibile dell’esempio e della testimonianza. Il ritorno di Ulisse gli assicura la possibilità del suo divenire adulto, nello stesso momento in cui il desiderio senza limiti dei giovani principi subisce la sua condanna. La notte dei Proci così è vinta: quando la perversa ricerca dell’avere senza limiti e del nuovo senza legge viene sostituita dalla soddisfazione di ritrovare nella tradizione l’innovazione, e il proprio sé a partire dal sé che si è ricevuto in eredità dal padre. Pagina 14 Dal territorio Magenta “Book City” Intervista a “ La Memoria del mondo” e “Il Segnalibro” Valeria Pastori, Edoardo Sgrò - Da quando la vostra libreria è attiva a Magenta? MdM) Nel 1977 sono stato uno dei fondatori della libreria ''Il Segnalibro'', però, ad un certo punto, in accordo con i miei soci, ho aperto questa libreria nel 1995. Quando l'abbiamo aperta c'era solo un negozio che vendeva libri e giornali, ma da studente, se volevo trovare un libro specifico, dovevo andare a Milano. IS) Abbiamo aperto la libreria nel settembre del 1977; ci siamo ispirati alla “Libreria dei Ragazzi” di Roberto Denti a Milano. Abbiamo favorito la presenza di libri per bambini e ragazzi, successivamente ci siamo forniti anche di quelli per adulti. Inizialmente, però, eravamo specializzati in libri fotografici sulla montagna e non ci siamo subito dedicati alla scolastica. La componente studentesca è stata molto determinante per lo sviluppo della libreria, perché venivano richiesti libri assegnati da leggere dai professori. - Quali generi sono più richiesti? MdM) Una libreria deve essere in grado di accogliere persone di varia cultura, età ed estrazione sociale e soddisfare i loro gusti. I giovani si interessano di filoni narrativi come il fantasy, ad esempio Twilight, ma alcuni non disdegnano di leggere libri che raccontano storie di adolescenti ( in questo periodo hanno avuto molto successo ''Noi siamo infinito'' e ''Bianca come il latte rossa come il sangue''). Ci sono, però, anche ragazzi che fanno delle scelte autonome, come saggi o romanzi di argomento storico o che comunque riportano alle civiltà antiche. I libri che vanno in assoluto per la maggiore sono quelli che hanno una storia di fondo, che può essere del tutto assimilabile alla nostra. Interessante è anche il progresso dei manuali di cucina: non perché la gente voglia avere un ricettario di cucina particolare, ma solo perché quel piatto è stato cucinato da un determinato personaggio televisivo. Chissà perché nei tempi di crisi ha avuto un boom il settore culinario…. Del resto la televisione influenza radicalmente il nostro stile di vita, indebolendo la nostra capacità di riflessione. IS) i più richiesti sono i libri per la prima infanzia, come cartonati e favole. Vanno molto, tra gli adolescenti, i libri gialli e di avventura. Tra gli adulti hanno successo thriller, romanzi rosa e biografie. Lettori appassionati richiedono anche grandi scrittori, come Dacia Maraini, ma la maggior parte preferisce generi più semplici e immediati. - Quale ruolo possono avere oggi librerie indipendenti come le vostre, nell’epoca di Amazon e delle grandi catene commerciali? MdM) Il cliente non viene necessariamente in libreria per comprare qualcosa, può passare un quarto d'ora a curiosare; magari è entrato pensando di non comprare nulla e poi trova un'idea. Ci sono ormai vari mezzi per acquistare libri (e-bay e Amazon) oppure si può anche leggere mediante I-pad o e-book. Su Internet tu acquisti i libri che immagini, ma non puoi prenderli in mano per sceglierli come si fa in libreria, non è come averli lì e guardarli: è come se ordinassi un vestito di taglia 44, poi quando arriva scopri che si tratta di una 44 stretta oppure larga. IS) In effetti la libreria oggi ha un ruolo più marginale, anche a causa del notevole progresso tecnologico: ad esempio, si utilizzano e-book o qualsiasi applicazione disponibile su dispositivi elettronici. Molto spesso semplicemente gli studenti non leggono oppure, quando devono leggere libri assegnati a scuola, si rivolgono alle biblioteche o si accordano tra compagni. C'è un modo completamente diverso di gestire la lettura. I ragazzi leggono molto meno di qualche decennio fa, perché allora non c'era la possibilità di navigare su Internet o di effettuare tutte le ricerche disponibili oggi. - Quanto è importante la lettura? MdM) Non dico di passare tutti i pomeriggi a leggere grandi quantità di libri, ma riservare anche mezz’ora al giorno alla lettura personale apporterebbe benefici sia intellettuali che psicologici. Infatti, il lessico si amplia notevolmente e sentire una persona in grado di dialogare in modo appropriato e corretto è gradevole e sicuramente positivo. Se uno studente universitario di 30 anni fa conosceva 10000 parole, adesso l'impoverimento lessicale ha determinato un drastico abbassamento, forse a 1500 parole. La lettura consente certo una miglior formazione del proprio ''io'' e arricchisce indubbiamente personalità. IS) Il libro in origine era considerato la prima e necessaria fonte di informazione. Tuttavia, lo sviluppo della società lo ha fatto decadere ad un ruolo che rischia di diventare sempre più secondario. Gli studenti anche a scuola dovrebbero poter leggere autori vicini ai loro gusti e non essere obbligati soltanto alla lettura dei classici. Pagina 15 Scienza/Scienze Il cervello viscerale E’ proprio vero: siamo quello che mangiamo Mathilda Guizzardi Avete mai pensato di possedere ben due cervelli? Da quanto emerge da recenti scoperte pare proprio che sia così. Conosciamo tutti gli effetti della nutrizione: la sazietà quando si mangia a sufficienza, la preferenza per il gusto di alcuni cibi e il disagio provocato da irritazioni a livello intestinale. Non riteniamo nemmeno rilevante il fatto che, una volta sperimentata un’intossicazione alimentare, non tollereremo più di mangiare l’alimento che l’ha provocata: questo non è però un fenomeno allergico, bensì un raffinato meccanismo evolutivo di apprendimento per associazione. Pensiamo anche solamente a ogni situazione che comporta una certa variazione di energia emotiva, come innamorarsi o il perdere un amore, il cercare lavoro o il perderlo, avere paura o coraggio ecc.., una parte importante del tubo digerente viene coinvolta dal nostro “umore”, lo stomaco o l’intestino, e perciò si mangia di più o di meno a seconda del tipo di persona. Si distinguono, con questo approccio neurologico, due classi di emozione: "emozioni classiche", che comprendono la lussuria, la rabbia e la paura, e le emozioni omeostatiche, sensazioni che sono evocate da stimoli ambientali e da stati interni del corpo, ognuno motivato da noi. Sete, fame, senso di calore o di freddo, sensazione di sonnolenza, sono esempi di emozioni omeostatiche, ognuna è un segnale specifico del nostro organismo quando uno o più dei sistemi omeostatici è fuori equilibrio, e la sensazione ci spinge a fare ciò che è necessario per rendere di nuovo il sistema bilanciato. Il responsabile di avvenimenti simili è chiamato cervello viscerale. Secondo alcune teorie, di scienziati come Bud Craig e Antonio Damasio, di formulazione recente, dalla periferia del nostro corpo, quel viscido serpente che costituisce l’apparato digerente proietta dei messaggi al cervello, il quale risponde con l’attivazione di aree particolari che sono corrispondenti a quelle delle emozioni e dei sentimenti. Inoltre si stima che il sistema nervoso enterico possieda tra i 200 e 600 milioni di neuroni, un numero superiore a quelli di tutto il midollo spinale: quindi controllare l’intestino richiede più intelligenza di quella che serve per tutto il resto del corpo? Certamente infatti, la superficie interna del sistema digestivo è circa 100 volte maggiore di quella della pelle e in essa alberga la più sterminata famiglia di batteri, virus e funghi del nostro organismo: circa cento trilioni per almeno quarantamila specie diverse. Da questi dati pare quindi evidente che modificando la propria dieta, anche il nostro stato d’animo potrà subire una variazione notevole. Alcuni innocui esperimenti condotti su topolini a cui era stata opportunamente cambiata la flora intestinale con probiotici, dimostrano che come conseguenza si aveva una forte alterazione dei livelli d’ansia e dell’attività motoria. I nomadi del deserto hanno vissuto fino a ottocento anni fa spostandosi da una parte all’altra della penisola arabica senza mangiare praticamente nulla in un mese di cammino; grazie a questa pratica i loro discendenti affermano che potessero accorgersi di come il cervello percepisse il mondo in modo diverso e come i loro sentimenti cambiassero, in meglio o in peggio, a seconda di quello che mangiavano o non mangiavano. Gli anziani beduini che ancora oggi si nutrono solo di tre datteri al giorno e latte di cammello continuano a sostenere questa verità tramandata dai loro antenati, ma non hanno mai letto pubblicazioni sul cervello viscerale o trattati di anatomia. Allora è proprio vero che noi siamo quello che mangiamo e che dovremmo ascoltare lo stomaco con attenzione, perché in fondo ha più cervello di noi. Pagina 16 Scienza/Scienze Siamo fatti della stessa materia di cui sono fatti i sogni Perché i sogni ci sembrano così reali.. Irene Bertani Tuttora non esiste una definizione biologica ed universale di “sogno”, così come non è ancora stato possibile identificare né l’area del cervello da cui questo meccanismo è originato né la sua funzione. In questo articolo, presenterò alcune interessanti teorie riguardo all’origine e allo scopo di questi curiosi fenomeni, ma prima occorre illustrare quantomeno il contesto in cui i sogni prendono vita. Il sonno, cioè lo stato e periodo di riposo fisico-psichico dell’uomo e degli animali, caratterizzato dalla sospensione totale o parziale della coscienza e della volontà e accompagnato da sensibili modificazioni funzionali, è diviso in due fasi distinte note come REM e NREM (non REM). La prima è caratterizzata da alterazioni fisiologiche dovute ad un controllo impreciso delle funzioni vegetative (cioè le funzioni cerebrali responsabili dell’addormentamento) quali innalzamenti irregolari della pressione arteriosa e un repentino movimento dei bulbi oculari sotto le palpebre (REM è infatti l’acronimo di Rapid Eye Movement, rapido movimento dell’occhio). Analizzando l’elettroencefalogramma di individui dormienti, è emerso che il cervello, durante questo momento del sonno, consuma la quantità di ossigeno e glucosio impiegata per svolgere un’attività intellettuale, tant’è che, se si venisse svegliati durante il sonno REM, si risulterebbe del tutto lucidi. I sogni prendono forma proprio nel corso di questa fase. Ma perché la nostra mente crea queste misteriose storie dalla trama confusa? Ecco tre ipotesi interessanti che potrebbero rispondere alla domanda. Secondo Sigmund Freud, il celebre padre della psicanalisi, il sonno, e in particolare il sogno, rappre senterebbero una sorta di “momento intimo” durante il quale è possibile esprimere le proprie pulsioni. In poche parole, mediante un’azione allucinatoria dei sensi, si giungerebbe alla soddisfazione di piaceri e desideri inconsci e non. Questa supposizione deriverebbe dai suoi studi riguardanti il legame tra sogni ed inconscio, fatto studiato e presentato nel celebre testo L’interpretazione dei sogni, cioè la parte della mente che trascende lacoscienza. Tutti i pensieri celati nella memoria implicita, ossia costituita dai ricordi che non possono essere riportati alla mente volontariamente o verbalizzati, verrebbero rappresentati mediante il sogno e ogni desiderio rifiutato o estraneo all’io cosciente troverebbe in questo fenomeno una forma d’appagamento. Sotto questo aspetto, la celebre citazione di Shakespeare proposta dal titolo dell’articolo assume un significato veritiero e moderno: la vera personalità di ognuno di noi, secondo l’interpretazione freudiana, è visibile solamente attraverso i nostri sogni. Questa tesi spiegherebbe inoltre perché i sogni siano sempre stati concepiti come i custodi della dimensione fittizia in cui rifugiarsi quando la realtà non ci soddisfa. Sebbene questa teoria risulti decisame n te affascin an te e vicin a all’esperienza di molti, non è l’unica. Stando agli studi dello psicologo cinese Jie Zhang, sogni e incubi prenderebbero vita dal trasferimento dei ricordi della giornata dalla memoria a breve termine a quella a lungo termine. Difatti, egli presunse che, durante la fase REM, la parte inconscia del cervello rielabori la memoria implicita mentre l’attività della parte consapevole del cervello diminuisce notevolmente disconnettendo così l’individuo dalla realtà. Dopodiché, si viene a creare un flusso di dati mnemonici che devono essere consolidati nell’area consapevole della memoria. Il coinvolgimento della parte pensante ed associativa dell’encefalo provocherebbe, secondo questa ipotesi, una continuità della memoria fino alla nuova inserzione dei dati; questo fatto spiegherebbe il repentino cambiamento del contesto del sogno nonché il susseguirsi logico degli eventi. Sebbene il termine “sogno” nel linguaggio popolare sia diventato sinonimo di “meraviglioso”,stando alle indagini effettuate su questi fenomeni, l’emozione prevalente durante queste trame confuse è l’ansia; in poche parole, gli incubi sono più frequenti rispetto ai sogni positivi. Questo ha portato lo psicologo finlandese Antti Revonsuo ad osservare il sogno da un punto di vista evolutivo e a ipotizzare che questi fenomeni abbiano la funzione di allenare la mente e preparare l’uomo ad affrontare le proprie paure e le situazioni più difficili, come una simulazione virtuale. Un’ultima peculiarità relativa ai sogni di cui vorrei parlarvi è quello dei cosiddetti sogni lucidi. In alcuni casi è possibile rendersi conto di trovarsi in un mondo creato dalla propria mente e, a questo punto, consci dell’inesistenza del mondo che ci circonda, essere in grado di manipolare a proprio piacimento l’ambiente circostante. Ho parlato di questo fenomeno per introdurre un dubbio esistenziale su cui rifletto da tempo: e se tutta la nostra vita non fosse altro che un sogno? Forse un giorno ci risveglieremo in un’altra realtà completamente diversa dalla nostra e solo allora realizzeremo quanto quell’avventura sia stata assurda e illogica e, così come accade per un istante qualunque di una qualsiasi giornata, la dimenticheremo. Concluderò quindi con una citazione tratta dal film fantascientifico Inception: «I sogni sembrano reali finché ci siamo dentro, non ti pare? Solo quando ci svegliamo ci rendiamo conto che c'era qualcosa di strano.». Pagina 17 Attualità “La grande bellezza” affascina gli Americani Oscar al film di Sorrentino come migliore film straniero Camilla Oldani, Francesca Gambini Ebbene sì, La grande bellezza di Sorrentino ha vinto l’Oscar come miglior film straniero! Il prestigioso riconoscimento cinematografico è indubbiamente il più ambito a livello internazionale anche perché vanta una lunga tradizione che risale addirittura al 1929 e il nome ufficiale della statuetta dorata, che viene consegnata annualmente, è Academy Award of Merit. Secondo una delle versioni più accreditate il suo nome, Oscar, prende origine da un'esclamazione di Margaret Herrick, un’impiegata dell'Academy of Motion Picture Arts and Sciences la quale, alla vista della statuetta dorata, non poté fare a meno di notare la somiglianza che aveva con suo zio Oscar. Con la nomination de La Grande Bellezza annunciata il 16 Gennaio l’Italia si è messa in tasca la 28esima candidatura dal 1948, anno del trionfo di Sciuscià di Vittorio De Sica, 28 candidature che sono valse 14 statuette: 4 Oscar vinti da Fellini, 4 da De Sica, 1 da Clément, 1 da Petri, 1 da Tornatore, 1 da Salvatores, 1 da Benigni e 1 da Sorrentino. In particolare La Vita è Bella di Benigni, incassa 7 candidature e vince 3 statuette, quella alla migliore colonna sonora, quella al miglior film straniero e quella al miglior attore protagonista, oltre ad altri 40 premi internazionali. Con l’inizio del nuovo millennio, purtroppo, inizia la peggior pagina di sempre del cinema italiano agli Oscar. In 12 edizioni otteniamo appena una nomination, quella per La bestia nel cuore di Cristina Comencini nel 2006, fino all’arrivo del ciclone Sorrentino e de La Grande Bellezza, che ha tramutato la 28esima candidatura tricolore nella 14esima statuetta: il sogno tanto atteso è diventato realtà dopo quindici anni di attesa. Il film, da subito uno dei favoriti nonostante la cinquantina di titoli rivali di altissimo livello, ha avuto dalla sua parte le associazioni della critica americana, il fascino della città eterna, il glamour che gli americani ritrovano di Fellini e della sua “La dolce vita” e la curiosità generata dagli eccessi della Roma moderna. Uscito il 21 Maggio è stato presentato al Festival di Cannes è da lì ha iniziato una lunga ascesa. Candidato come Best International Film agli americani Spirit Awards, eletto dal New York Magazine tra i “films più indimenticabili dell’anno” è definito dal Time Magazine, “il più grandioso e trascinante film straniero del 2013”. Trionfa poi agli European Film Awards, vincendo ben 4 premi dinanzi a 5 candidature, tra cui quelle di miglior film, miglior regista e di miglior attore. E per non smentirsi, ottiene la nomination ai BAFTA, i British Academy Film Awards, come miglior film non in lingua inglese ed in Spagna è candidato ai Goya come miglior film europeo. “Un’esperienza emotiva inedita”, “è un film disorganico, opulento, frammentario e sfacciato, ma anche bello da ridurti in lacrime”: è così che alcuni critici definiscono il film La grande bellezza. Ideato e scritto dallo stesso Sorrentino con Umberto Contarello, il film è ambientato e interamente girato a Roma. Jep Gambardella è il protagonista scrittore e giornalista, impegnato a districarsi tra gli eventi mondani di una Roma così immersa nella bellezza del passato, che tanto più risalta rispetto allo squallore del presente. Cimentatosi in gioventù nella scrittura, ha scritto un solo libro: L'apparato umano. Non ha più scritto altri libri per la sua pigrizia, ma soprattutto perché sente che nella sua vita non c'è più nulla da comunicare. Lo scopo della sua esistenza è stato quello di divenire non solo "un" mondano ma il primo dei mondani. Frequenta ogni notte un siparietto di amici intimi e compagni di sventure. I vari personaggi tessono trame di rapporti inconsistenti, che si agitano nei palazzi antichi, nelle ville sterminate, nelle terrazze più belle della città. Roma diventa così teatro di feste e incontri casuali; ma, soprattutto, diventa il vero palcoscenico di Jep, sempre più convinto della futilità e dell'inutilità della sua esistenza. E lì dietro, Roma, in estate: bellissima. Pagina 18 Attualità Buon compleanno Mamma Rai La Tv compie sessant’anni Nina Capraro, Edoardo Sgrò La RAI, Radiotelevisione italiana s.p.a., è la più grande azienda italiana di telecomunicazioni e la quinta in Europa. Essa nasce il 27 Agosto 1924 a Torino, come URI ( Unione Radiofonica Italiana) creata dal ministro Costanzo Ciano, padre di Galeazzo e futuro consuocero di Mussolini. Nel 1928 l’URI si trasforma in EIAR (Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche) ma è solo nel secondo dopo-guerra, con l’avvento della televisione, che inizia la storia della RAI come oggi la conosciamo. Il tre gennaio 1954, dagli studi di Torino, la prima annunciatrice Fulvia Colombo inaugura il Programma Nazionale, l’attuale Rai 1, con il programma “Arrivi e partenze”. A condurlo è un presentatore italo-americano destinato a un successo televisivo di oltre mezzo secolo, Mike Bongiorno. Nel 1961 si aggiungerà il Secondo Programma (Rai 2) e solo nel 1979 il Terzo (Rai 3). Oggi l’offerta Rai sul digitale terrestre comprende una ventina di canali. Inizialmente la TV era vista in Piemonte, Lombardia, Toscana, Umbria, Lazio e Liguria e solo nel 1957 il segnale tv coprirà tutto il territorio nazionale. La TV come servizio pubblico viene pensata dalle classi dirigenti dell’epoca non solo come occasione di intrattenimento, ma anche come strumento di educazione e di informazione, e si ritiene che essa possa aiutare a combattere l’ignoranza derivante dal diffuso analfabetismo. Tra la fine degli anni Cinquanta e i primi anni Sessanta la televisione decolla come mezzo di comunicazione di massa, e nascono le trasmissioni più popolari. Nel 1957 comincia Carosello, la prima trasmissione pubblicitaria della Rai, in onda alle nove di sera. Nel 1960 nasce Non è mai troppo tardi, con finalità didattica, una trasmissione che insegna a leggere e scrivere agli adulti, condotta dal maestro Alberto Manzi. Ma la prima vera esplosione di popolarità la televisione l’aveva avuta tra il 1956 e il 1959 con il quiz Lascia o raddoppia? condotto da Mike Bongiorno il giovedì sera. Negli anni Sessanta grande successo avranno teleromanzi tratti dai capolavori della letteratura mondiale, come La cittadella di Anton Giulio Majano, I fratelli Karamazov e i Promessi Sposi, di Sandro Bolchi, l’Odissea di Franco Rossi, insieme ai varietà del sabato sera di Antonello Falqui e Enzo Trapani, come Studio Uno e Canzonissima. Nel 1962, per la prima volta, la TV italiana si può collegare in diretta, via satellite, con l’America. Iniziando una pratica attualmente diffusissima, la Rai comincia ad acquistare all’estero dei format, come Candid Camera, adattandoli al pubblico italiano (Specchio segreto di Nanni Loy nel 1964). Una componente fondamentale della programmazione Rai in questi sessant’anni è stata l’informazione. I tre canali nazionali si sono dotati ciascuno di una propria testata giornalistica che produce le edizioni quotidia- ne del tele-giornale, oltre che di trasmissioni speciali dedicate a l l ’ a t t u a l i t à e all’approfondimento. Tra queste ultime si ricordano TV 7 (nato nel 1963) e, per lo sport, la più longeva tra le trasmissioni Rai ancora in onda, La Domenica Sportiva (prima puntata nel 1953, oltre 3000 a tutt’oggi). Tra i maggiori giornalisti che hanno lavorato per la Rai e i suoi telegiornali si ricordano Enzo Biagi, Sergio Zavoli, Ruggero Orlando, Arrigo Levi, Andrea Barbato, Piero Angela (conduttore dal 1981 di Quark, storica trasmissione di divulgazione scientifica) Negli anni Settanta la RAI passa dal controllo governativo a quello parlamentare, e deve fronteggiare la concorrenza delle emittenti private sia radiofoniche che televisive, il che non le impedisce di diventare il principale ente di produzione cinematografica del nostro paese Nel 1977 pregnante è l’introduzione del colore, dopo un periodo di sperimentazione iniziato con le Olimpiadi di Monaco del 1972 Oggi, dopo sessant’anni dalla nascita, è possibile vedere la RAI anche in HD. Chissà dove il vortice del progresso tecnologico porterà questa azienda, e se essa continuerà ad essere una dei motori della televisione del futuro. Pagina 19 Attualità Claudio Abbado: la musica che “salva” “Li ho visti, facendo musica insieme, trovano se stessi…” Eletta Nava Queste sono alcune delle parole del maestro Abbado, uno dei più importanti e noti direttori d’orchestra del mondo, al ritorno dal suo viaggio in Venezuela quando ha conosciuto Josè Antonio Abreu, un musicista determinato e tenace che a partire dal 1975, ha raccolto dai quartieri più poveri e malfamati di Caracas centinaia di ragazzi e ragazze talentuosi che non avrebbero mai avuto la possibilità di studiare musica e di suonare uno strumento. Chi sia stato Claudio Abbado, scomparso quest’anno a causa di una grave malattia, lo sappiamo tutti. Forse non tutti sanno quanto abbia lavorato con i giovani, spinto dal convincimento che il rinnovamento sociale debba partire proprio da una vita piena di musica e cultura. Ne ha avuto la riprova dopo aver incontrato e frequentato per diverso tempo Josè Abreu che, divenuto ministro, ha dato vita a “El Sistema”, un sistema di orchestre giovanili con un programma di didattica della musica, pubblico e gratuito, formato da ragazzi di tutte le estrazioni sociali, in particolare quelli delle fasce meno fortunate, ai margini della società. Il progetto di Abreu è stato imitato in altri stati ed ha portato frutti. Molti giovani, il cui triste destino era già segnato nelle bidonville delle grandi città dell’America Latina, in questo modo hanno conosciuto ed imparato i principi del rispetto, della condivisione e dell’uguaglianza, lo studio e la dedizione indispensabili per far parte di un gruppo come quello dell’orchestra che presuppone l’ascolto dell’altro ed il sentirsi un’entità sola. Alcuni di questi giovani sono diventati musicisti professionisti e si sono costruiti un futuro migliore di quello cui erano destinati; in ogni caso, dove sono nate le orchestre giovanili, il tasso di criminalità è diminuito. Claudio Abbado, consapevole e convinto del potere benefico della musica, già fondatore e sostenitore di molte orchestre giovanili, ha lavorato affinchè si concretizzasse anche nel nostro Paese l’iniziativa venezuelana a sostegno dell’ istruzione musicale dei ragazzi e delle ragazze italiane. Fortunatamente la situazione italiana è migliore di quella di altri Stati del mondo, tuttavia ci sono anche da noi periferie degradate e povere. Forse però in molti casi non si tratta di povertà materiale. Il maestro Abbado affermava che “..la gioventù è stata letteralmente depredata da prospettive credibili per le quali valga lo sforzo e la gioia della realizzazione. Non solo chi è nel disagio, ma forse ancor più chi abita il benessere viene manipolato per diventare un conformista che si nutre solo di superficialità..”. Nel 2010 Claudio Abbado ha presentato il suo progetto per realizzare una rete capillare in Italia di scuole di musica sul modello di “El Sistema” che oggi si sta diffondendo con un numero sempre maggiore di aderenti. E’ sempre stato definito come un sognatore, un visionario, un uomo cresciuto nella musica e con la musica ma tutti dovremmo crederci fortemente. Non solo va stimolata e diffusa il più possibile la conoscenza musicale ma occorre favorire e supportare l’incontro tra ragazzi e ragazze di età diverse, di culture diverse, provenienti da luoghi diversi, tra individui che si impegnano nota dopo nota per dar vita ad una “sinfonia comune”, un lavoro di squadra, in cui ognuno è importante ma ciascuno è necessario per l’altro, trovandone soddisfazione e divertimento. E’ proprio vero, come dimostrano gli studi scientifici di questi ultime decenni, che la musica ha un potere terapeutico e benefico sulle persone: può curare perché parla un linguaggio universale riconoscibile da specifiche zone del cervello umano, ma soprattutto può salvare la vita delle persone, oppure almeno la può migliorare. Pagina 22 Attualità Tre Corone, una Coppa e un Cucchiaio di Legno La storia del Sei Nazioni, l’università del rugby Pietro Ferrario, Federico Grassi Il torneo Sei Nazioni è il più importante torneo internazionale di rugby a 15 dell'emisfero settentrionale. Iniziò in maniera non ufficiale come “Home Championship” intorno al 1883, disputato tra le quattro Nazionali delle Isole britanniche (Galles, Inghilterra, Irlanda e Scozia). Divenne Cinque Nazioni nel 1910 con l'ingresso della Francia, e infine l’attuale Sei Nazioni con l’ammissione dell'Italia nel 2000. Inizialmente, le squadre in questione disputavano soltanto una serie completa di incontri ufficiali detti "Test Match". Alcuni giornali iniziarono però a stilare una classifica, pur in maniera ufficiosa, tanto che, fino all'istituzione di regole per l'assegnazione dei punti nel 1993, non furono definiti criteri per stabilire la vittoria del torneo in caso di parità di punti. Nella prima edizione, l'Inghilterra e la Scozia disputarono ciascuna tre partite, mentre Irlanda e Galles solo due, non incontrandosi tra di loro: il primo titolo andò quindi all'Inghilterra. Nel 1884 si giocò il primo torneo completo: vinsero ancora gli inglesi, che si aggiudicarono anche la Triple Crown ("Triplice Corona"), ossia il trofeo che premia la squadra britannica che batte tutte le altre nella stessa edizione. Il 1884 va ricordato anche per i primi problemi che sorsero tra gli inglesi e gli scozzesi, e che permisero di disputare nuovamente un torneo completo solo due anni dopo, con la vittoria della Scozia. Gli screzi ricominciarono per la questione "International Board”, ovvero l'autorità che definisce le regole del rugby a 15 e del rugby a 7, che stabilisce i rapporti tra le federazioni nazionali e organizza i principali tornei del mondo. Per sopraggiunti disaccordi con la federazione inglese l'Inghilterra restò fuori altri due anni dal torneo. Nel 1890 si arrivò ad un accordo sul regolamento e inglesi e gallesi si aggiudicarono a pari merito la vittoria, mentre l'anno successivo fu la Scozia a vincere la Triplice Corona. toria in tutte le partite è detta Grande Slam, l’ultima classificata ottiene il poco ambito trofeo detto simbolicamente Cucchiaio di Legno; la vincitrice della partita Inghilterra-Scozia vince la Calcutta Cup, a forma di boccale con coperchio sormontato da un piccolo elefante, ottenuta nel 1877 fondendo le rupie d’argento contenute nella cassa sociale del Calcutta Football Club al momento della sua chiusura. Da quell’anno, il criterio di assegnazione dei punti fu chiaramente stabilito. Ogni squadra gioca contro ogni altra un solo incontro, con il vantaggio di giocare in casa che si alterna di anno in anno. Due punti sono assegnati per ogni vittoria, uno per il pareggio e nessuno per la sconfitta. Non ci sono bonus per le mete fatte o per lo scarto inferto all’avversario. Vince il torneo chi fa più punti ed in caso di parità chi ha la miglior differenza punti. Quest’anno la nazionale italiana ha ottenuto fin qui scarsi risultati perdendo le partite l’ 1 Febbraio (contro il Galles 23-15), il 9 Febbraio (contro la Francia 30-10), il 22 Febbraio (contro la Scozia 2120 allo Stadio Olimpico di Roma). Restano da giocare le partite dell’8 Marzo contro l’Irlanda e del 15 Marzo contro l’Inghilterra. Già essere stati ammessi a un torneo così prestigioso (il più importante del rugby mondiale dopo la Coppa del Mondo che si gioca ogni quattro anni) rappresenta comunque un successo per il rugby italiano, in forte crescita dopo un lungo periodo di scarsa popolarità, oscurato dalla presenza schiacciante del calcio. Nel Rugby Sei Nazioni le squadre partecipanti sono appartenenti alla categoria “Rugby Union” ovvero, ogni squadra può schierare fino a 15 giocatori più 7 riserve e la durata di una partita è di 80 minuti, divisi in due tempi uguali da 40 minuti ciascuno. La nazionale italiana esordì nel torneo Sei Nazioni il 5 febbraio del 2000 allo stadio Flaminio di Roma battendo la Scozia, campione in carica, con una vittoria per 34 a 20. Quella prima edizione per la nostra nazionale vide come vincitrice l’Inghilterra. Oltre al premio per la squadra vincitrice il Sei Nazioni riconosce alcuni altri riconoscimenti: la vit- Pagina 23 Attualità Olimpia sulla neve Una breve storia delle Olimpiadi invernali Lorenzo Motta, Brayan Soldano Cari lettori del Grillo Bramante vi proponiamo una rapida disamina della storia delle Olimpiadi invernali e dei migliori risultati ottenuti dagli atleti italiani prendendo spunto da quelle da poco concluse a Sochi in Russia. La prima edizione dei giochi olimpici invernali si svolse nel 1924 a Chamonix e vide la partecipazione di 200 atleti provenienti da 16 nazioni. Prima di allora gli sport invernali avevano fatto solo qualche episodica apparizione nelle edizioni estive delle Olimpiadi, limitata alle gare di pattinaggio artistico e di hockey su ghiaccio. In seguito al successo decretato da questa manifestazione il CIO (Comitato Olimpico Internazionale) decise di creare una manifestazione separata slegata dai giochi olimpici estivi. Come quelle estive le Olimpiadi invernali si disputano ogni 4 anni e dal 1994 non si tengono più lo stesso anno di quelle estive, ma si alternano a queste ogni 2 anni. Percorrendo la storia olimpica si possono ricordare alcune edizioni per dei fatti particolarmente rilevanti. Già la seconda edizione, che si svolse in Svizzera nel 1928, viene ricordata ancora oggi per il troppo caldo che costrinse numerosi atleti a rinunciare alla propria competizione. Invece a causa dell’invasione della Polonia da parte del regime nazista e della guerra mondiale che ne seguì furono annullate le edizioni di Sapporo in Giappone e quelle di Cortina d’Ampezzo, rispettivamente nel 1940 e 1944. Il rischio di mancanza di neve pareva potesse pregiudicare la manifestazione olimpica tenutasi a Squaw Valley in California nel 1960. Anche l’ Italia ha dato un notevole contributo all’organizzazione di queste, ospitando le edizioni del 1956 e del 2006 rispettivamente a Cortina d’Ampezzo e Torino. L’Italia è una delle quattro nazioni ad aver preso parte a tutte le edizioni dei giochi olimpici dell’era moderna ed è undicesima nel medagliere per numero complessivo di medaglie vinte. Gli atleti della nazionale italiana hanno vinto prima di Sochi 37 medaglie d’ oro, 32 d’argento e 37 di bronzo per un totale di 106 medaglie. La speciale classifica degli atleti italiani plurimedagliati alle olimpiadi invernale è guidata da due sciatrici di fondo, Stefania Belmondo e Manuela Di Centa. La prima ha vinto complessivamente 10 medaglie (2ori, 3 argenti e 5 bronzi), mentre la seconda vanta nel suo palmares 7 medaglie (2 ori, 2 argenti e 3 bronzi). A completare il podio ci sono a pari merito lo slittinista Armin Zoeggeler e il bobista Eugenio Monti con 6 medaglie. A seguire nella classifica troviamo due leggende dello sci alpino come Alberto Tomba e Deborah Compagnoni, unici atleti italiani a vincere 3 medaglie d’oro in questa specialità. Le Olimpiadi che si sono appena svolte sono le prime ospitate dalla Russia, sebbene precedentemente l’Unione Sovietica avesse ospitato i giochi olimpici estivi nel 1980 nella città di Mosca. La vigilia dei giochi è stata molto tesa e ha suscitato numerosi dibattiti per il timore degli attacchi terroristici degli estremisti islamici e le proteste contro la legislazione omofoba promossa dalla Russia di Putin.. La cerimonia d’apertura, tenutasi allo stadio olimpico di Sochi il 7 febbraio, è stata presieduta dal presidente della Russia Vladimir Putin e la notizia che ha fatto scalpore è la divisa indossata dagli atleti tedeschi, riprendente i colori della bandiera arcobaleno simbolo dei movimenti omosessuali. La novità di questi giochi olimpici è la partecipazione di 88 nazioni, una in più della scorsa edizione a Vancouver, e il motto “Hot Cold.Yours” a sottolineare la contrapposizione tra l’intensità, la passione delle gare e le temperature glaciali del luogo. Il bilancio della spedizione italiana a Sochi è stato di 8 medaglie, ma nessuna d’oro. Tra esse spiccano le due medaglie di Innerhofer nello sci e soprattutto i bronzi di Zoeggeler nello slittino (sesta medaglia in sei edizioni delle Olimpiadi) e di Carolina Kostner nel pattinaggio artistico femminile. Pagina 24 Attualità A ritmo di Zumba Il nuovo sport che impazza in tutto il mondo Beatrice Bergamaschi, Cristina Pellizzari Camminando per le strade, siamo spesso catturati da manifesti pubblicitari di palestre che ci invitano a partecipare a lezioni di un nuovo ballo: lo Zumba. Ne sentiamo parlare con crescente entusiasmo perché si sta diffondendo rapidamente ovun-que, ma quanti sanno esattamente di cosa si tratta? Zumba è una lezione di fitness di gruppo che utilizza i ritmi e i movimenti della musica afrocaraibica, mixati con i movimenti tradizionali dell'aerobica. Fu creata dal ballerino e coreografo Alberto "Beto" Perez alla fine degli anni 1990 in Colombia . “Prendi una melodia esotica, una tuta dai colori fluo e i movimenti dell'aerobica, mescola tutto e otterrai lo Zumba. Anzi, lo Zumba Fitness, sebbene non solo di fitness si tratti. Più che una ginnastica, è una filosofia di vita spiega Beto Perez, il ballerino colombiano inventore della danza - non imponiamo mai a chi fa Zumba di seguire i movimenti in modo tassativo e preciso. Ciascuno è libero di esprimersi come vuole. Il nostro obiettivo è coinvolgere corpo e mente in un tutto unico. Danzando". Questa "forma" di fitness inventata da un ballerino colombiano oggi è diffusa in circa 110 mila sedi in 125 Paesi e conta oltre 12 milioni di appassionati nel mondo. Popolarissimo in Usa e America Latina, da qualche anno spopola anche nel Vecchio Continente. Numeri da capogiro per un tipo di allenamento che è riuscito dagli anni Novanta ad oggi a espandersi puntando sul passaparola e sulla facilità delle lezioni, adatte a bambini e ultrasessantenni. E contando sulla pubblicità più efficace: i risultati sul fisico. "Ho visto persone dimagrire di 20, 30 chili in pochi mesi - spiega Kass Martin, una delle star-istruttrici - dalle mie parti, nello Utah, ci sono molti obesi e capire che è possibile dimagrire divertendosi è stata per loro una scoperta incredibile". Un allenamento infatti permette di perdere fino a 1000 calorie alla volta e di trovare, contemporaneamente, un gruppo di persone con cui far gruppo e confrontarsi nei miglioramenti. Il fenomeno coinvolge più le donne degli uomini. "Circa il 70% di coloro che si allenano sono donne - spiega Beto - e questo, secondo me, perché il pubblico femminile è più sensibile, dotato di una maggior sensualità e di una gran voglia di esprimere, col corpo, i sentimenti". Sono state proprio le donne, del resto, a "chiedere" a Beto di creare lo Zumba, agli inizi degli anni '90. In quel periodo l'istruttore colombiano era un sedicenne che arrotondava il salario facendo lezioni di aero-bica in palestra. Un giorno dimenticò la cassetta "dance" a casa e decise di tenere comunque una lezione usando come sottofondo musica salsa. "Fu un successone - spiega - alla fine tutte mi chiesero di continuare a fare aerobica con canzoni latinoamericane. Fino a quel mo- mento il confine tra danza e ginnastica era definito. Noi cominciammo a mescolare le due cose". Oggi lo Zumba è una disciplina articolata. Le coreografie sono create appositamente per fornire al partecipante un lavoro di alta intensità cardio-vascolare e un'alta dose di tonificazione su gambe e glutei principalmente. Ha come obiettivo primario creare un alto consumo calorico grazie alla sua intensità variabile. Inoltre le musiche e le coreografie hanno lo scopo di divertire il praticante in modo da fargli dimenticare lo sforzo fisico con conseguente alto consumo calorico. Esiste lo Zumbatomic, per i bambini, l'Aqua Zumba, in acqua, lo Zumba Gold, per gli over 60, e lo Zumba Sentao, per chi lavora troppo e si allena alla scrivania dell'ufficio. Cumbia, salsa, merengue, mambo, flamenco, chachacha e reggaeton sono alcune delle colonne sonore che accompagnano i movimenti del "popolo Zumba". La sua popolarità è dovuta anche al fatto che diversi VIP, come Jennifer Lopez, Kirstie Alley, Eva LaRue, Jennifer Love Hewitt, Natalie Portman, Emma Watson, Victoria Beckham, Nicky Hilton e tanti altri, hanno dichiarato di praticarla. Esiste quindi un modo per mantenersi in forma divertendosi, lo Zumba! Pagina 25 Attualità Il fumetto in bancarella A Novegro la decima edizione dell’attesa e coloratissima fiera Bianca Stan, Chiara Paleni Se vedete un Ninja che gioca a scacchi con un Super Sayian mentre una ragazza dai capelli rosa si fa sistemare il trucco da una principessa Disney, non vi preoccupate: non è la peperonata di ieri sera, ma probabilmente siete ad una fiera del fumetto. Una “fiera del fumetto”, detta anche comic-con, è un’occasione di ritrovo per gli appassionati di libri, fumetti, videogiochi, film, serie televisive e cultura pop in generale. In questo contesto si possono incontrare altri fan e parlare dei propri interessi comuni, comprare fumetti o gadget dei vari mondi immaginari e ammirare i cosplayer – persone che, investendo moltissimo tempo e persino denaro, cercano di replicare l’aspetto ed il modo di fare del proprio personaggio preferito, con abiti, parrucche, accessori costruiti da sé o comprati solitamente via internet. Proprio in questo periodo, più precisamente l’1 e il 2 febbraio, si è tenuta la fiera del fumetto di Novegro, giunta alla sua 10° edizione – meno famosa e più piccola di quella di Lucca, Roma o altre città maggiori, ma comunque ricca di iniziative interessanti e molto affollata. Oltre alle coloratissime bancarelle dove avviene la compravendita e lo scambio di fumetti – e molto altro – di diversa provenienza (U.S.A, Giappone, Belgio, Italia), in questa edizione si sono potute trovare anche altre iniziative: stand di giovani artisti che potevano riprodurre i vostri personaggi preferiti attraverso sculture o dipinti; un’area riservata al gioco da tavolo, con scacchiera a grandezza d’uomo per terra e tavolini sui quali ci si poteva intrattenere con giochi classici (Monopoli, Forza Quattro) o giochi di carte, dai più comuni alle varianti meno conosciute; la gara di cosplay, divisa in diverse sezioni – da quello più simpatico a quello più accurato, alle miglior performance di gruppo, in cui venivano valutati non solo i costumi veri e propri ma anche la presenza scenica e l’abilità di interpretare il personaggio rappresentato; infine, il Potterraduno 2014 – un’area interamente dedicata a Harry Potter, con bancarelle a tema direttamente da Diagon Alley gestite rigorosamente da maghi e streghe dell’universo Potteriano, giochi a tema co- me il Trivial Pursuit, la patente della scopa e vere e proprie lezioni come Pozioni, Astronomia e Cura delle Creature Magiche. Le fiere del fumetto risultano quindi un ottimo esempio di come passioni comuni, seppur diverse tra di loro, possano attirare e avvicinare una grandissima quantità di persone. È un posto dove non si è giudicati per i propri interessi, per strambi che possano sembrare – anzi, più originali si è, più si è apprezzati – ed un’opportunità per esprimersi in modi stravaganti e divertenti con gli amici. Solitamente, infatti, si va in gruppo; questo costituisce inoltre un ottimo punto di partenza per cimentarsi nel cosplay oppure per rafforzare i rapporti e crearne altri, magari spinti appunto dal fatto che la stragrande maggioranza dei partecipanti sono fan delle stesse cose. La stanchezza è un elemento con cui si deve ovviamente fare i conti a fine giornata, ma possiamo garantirvi che una fiera merita ogni goccia d’energia spesa. E fra una foto con Sheldon Cooper vestito da effetto Doppler e Olaf di Frozen e uno spuntino a base di ramen – per non parlare dei vari souvenir che vostra madre guarderà sicuramente con tanto scetticismo e disapprovazione – vi assicuriamo che vale anche ogni euro. Pagina 26 Opinioni Dura lex? Non dura Una riflessione a margine su condizione giovanile, società e crisi della legalità Erika Carcano, Luca Bonasegale Al giorno d'oggi l'adolescenza è un periodo della vita sempre più complesso sia dal punto di vista psicologico che fisico. Tra gli 11 e i 16 anni avviene un profondo cambiamento, non solo visibile esteriormente, ma che è soprattutto interiore; mutano nello stesso tempo la visione della società, il complesso dei valori morali, il rapporto con gli altri individui e con la comunità; cambiano altresì gli obbiettivi e le aspirazioni, portando il giovane ad avere una piena e completa consapevolezza di se stesso. In questa fase l'adolescente non ritiene fondamentale la presenza di qualcuno con cui condividere momenti di divertimento costante, ma piuttosto ricerca persone con cui discutere di problematiche più elevate, con cui confrontare le proprie idee e le proprie opinioni o crearne di nuove. Il processo educativo influenza quasi totalmente la formazione psicologica della persona, ed è possibile ritrovare nella società odierna un grave disagio sociale causato dall'ina-deguato sviluppo dei valori morali dell'individuo, il quale è portato a scontrarsi contro qualsiasi cosa voglia imporgli delle regole o degli obblighi. La responsabilità di ciò non può essere attribuita unicamente alla famiglia o alla scuola, ma anche all'ambiente sociale in cui si cresce. Ragionando nell'ambito familiare i genitori in alcuni casi non hanno la capacità di riconoscere i meriti dei propri figli o di dar loro i consigli necessari per superare la difficile fase dell'adolescenza. Per questo motivo i ra- gazzi, non ricevendo le dovute attenzioni, cercano di distinguersi in modo non propriamente positivo arrivando a superare certi limiti. Lo stesso vale per scuola e ambiente sociale, che giocano un ruolo fondamentale nella partita della vita. In ambienti quali la scuola o altri in cui il mancato rispetto delle regole porta a gravi conseguenze, comportamenti eccessivi sono limitati, mentre in altri contesti (come il sabato sera con gli amici o in generale durante il tempo libero) emerge la volontà di trasgressione, che può degenerare facilmente in atti vandalici o di violenza. Questo si verifica sempre più frequentemente anche nella nostra zona, come riportano i quotidiani. Si potrebbero elencare moltissimi episodi riguardanti i comportamenti riprovevoli dei giovani, generati nella maggior parte dei casi da motivi futili o dalla perdita di controllo dell'individuo. Nonostante si cerchi sempre nell'immediato di risolvere questi problemi, la società, le associazioni o le istituzioni (riferendosi alle istituzioni tutte) dovrebbero porre maggiore attenzione nel cercare di risolvere alla base queste problematiche, incentivando i giovani al rispetto di tutto ciò che li circonda. Ma è anche vero che il problema che stiamo trattando si potrebbe estendere oltre l'ambito giovanile, includendo la società adulta e soprattutto coloro che dovrebbero svolgere la funzione di modello per l'intero paese, o coloro che lo rappresentano. A quel punto, saremmo ancora sicuri che il vero problema sia il comportamento (a volte scorretto) dei giovani e non quello di costoro, spesso al limite, se non oltre, il rispetto della legalità?! Pagina 27 Opinioni Clic transit... L’amicizia da Cicerone a Facebook Giorgia Cacioppo, Martina Pedroli L’amicizia fin dall’antichità ha avuto un ruolo importante nella vita dell’uomo. Dall’era di Cicerone ai giorni nostri è sempre stato un bisogno primario di ogni individuo, anche se ultimamente questo concetto viene spesso sottovalutato e si riduce, a causa dei social network, a una semplice conversazione virtuale. Lo stesso Cicerone trattò all’interno del “De amicitia” l’importanza di questo sentimento. Egli sosteneva che l'amicizia non nascesse dall'utilità, dal bisogno o dall'interesse, ma dalla sua stessa natura, e poiché la sua natura non può mutare, ecco che le vere amicizie sono eterne. L'amicizia accidentale definita da Aristotele non è pertanto considerata da Cicerone come forma di amicizia in quanto manca di alcuni requisiti: la stima e l'ammirazione per l'altro, la gratuità e l'affetto reciproco. Cicerone afferma inoltre che solo le persone oneste, i “boni viri”, riconosciute tali secondo la morale della tradizione romana, possono stringere tra di loro rapporti di amicizia, dalla collaborazione tra disonesti infatti può nascere solo complicità. Alla base dell'amicizia deve esserci quindi la lealtà e in particolare coloro che si dicono amici devono rispettare due norme: evitare ogni finzione e simulazione e respingere le accuse rivolte all'amico nutrendo invece fiducia in lui, trattenendosi da eventuali sospetti nei suoi confronti. Il modello ciceroniano si pone dunque contro quello stoico, che delinea in degli uomini ideali, i saggi, ritenuti da Cicerone dei modelli mai esistiti nella storia, e la cui dottrina dell’autarchia (dominio razionale di sé) prescinde dall’importanza dell’amicizia come presenza irrinunciabile per la vita dell’uomo. In seguito, anche altri autori si sono cimentati nella trattazione del sentimento dell’amicizia, tra cui Dante, che all’interno de “Le Rime” esalta nel famoso sonetto “Guido, i’ vorrei che tu e Lapo ed io” il valore vero dell’amicizia. I rapporti tra amici sono qualcosa di assolutamente necessario per l’uomo, insiti nella sua stessa natura. Qualunque gioia perderebbe valore se non ci fosse possibile condividerla, e tanto più è necessario l’aiuto di un’altra persona nelle difficoltà, che rendono ancora più evidente quanto sia raro e importante dare e ricevere benevolenza. Anche Fred Uhlmann, nel celebre libro “L’amico ritrovato”, espone il tema dell’amicizia nata tra due ragazzi appartenenti a due ranghi differenti. Il protagonista, Hans, un ragazzo ebreo, dopo aver trascorso lunghi anni senza avere notizie dell’amico Konradin a causa del nazismo, scopre che l’amico è stato giustiziato poiché implicato nel complotto per uccidere Hitler. Da ciò si può dedurre che l’amicizia è un sentimento puro che non dipende dall’estrazione sociale o dal gruppo di appartenenza, e che si basa invece sulla lealtà e la fiducia reciproca. Ai giorni nostri il concetto di amicizia ha subito un profondo cambiamento, soprattutto in seguito alla nascita dei social network come, ad esempio, Facebook. Essi portano a sottovalutare il reale significato dell’amicizia che si basa adesso sulla quantità e non più sulla qualità. A causa di questi social network si instaurano le così dette “false amicizie” in cui i ragazzi creano dei linguaggi virtuali fatti da battute tra individui che spesso si sono incontrati al massimo due volte, come afferma William Deresiewicz, saggista ed ex professore di Yale. L’amicizia ha quindi un valore fondamentale nella vita di ogni individuo ma solo se basata sugli antichi valori riportati da Cicerone, Dante e molti altri autori, i quali ne esaltano il reale significato, altrimenti essa perde il suo valore, come ormai spesso accade nella società contemporanea. Pagina 28 Cultura Spontanee sincronie Angolo poetico Greta Colombo Arboree sculture plasmate da mano invisibile raccontano storie di universi da scoprire. Rami flessuosi slanciati verso il cielo sussurrano al vento la voglia di luce. Cammino su tappeti dai colori sfumati dal tempo, rumore crescente di erba e di foglie, ritmo fragrante che si fa musica. Profumi a zaffate inebriano e rapiscono emozioni, sogni, segreti, custoditi nel cuore. Ascolto, in silenzio, la sinfonia delle stagioni e, come d’incanto, ogni pensiero diventa poesia. Pagina 29 Cultura Dallo scudetto ad Auschwitz La tragica storia di Arpad Weisz, il Mourinho degli anni Trenta Andrea Tenconi Arpad Weisz è un allenatore di calcio. Di scudetti, lui, ne ha vinti tre. Ha dominato negli anni Trenta con la forza delle idee, ritagliandosi un posto di prestigio nella storia del pallone. Questo racconto nasce grazie alla grande passione per il Bologna Calcio di Matteo Marani, un giornalista e scrittore, attualmente direttore del Guerin Sportivo. Marani aveva una grande curiosità: “Ma che fine ha fatto quel Weisz, quello che ha portato il Bologna sul trono d’Europa?” Dopo mesi e mesi passati a cercare informazioni, chiama finalmente Giovanni Savigni. Domanda: “Conosce per caso Arpad Weisz?” Silenzio. Pianto. Capisce di essere arrivato. “Certo. Era il mio migliore amico.” Una mattina non ha risposto all’appello delle guardie di Auschwitz. Era il 31 Gennaio 1944. Arpad nasce nel 1896 a Solt, in Ungheria. Studia Giurisprudenza a Budapest e gioca a calcio nel Törekvés. Sin dalle prime battute dimostra di comprendere alla perfezione il calcio. Sono gli anni nei quali la scuola danubiana contende agli inglesi la supremazia in Europa. Gli offre un contratto da calciatore il Padova, ma poi lo prende l’Ambrosiana-Inter. Il ginocchio però inizia a fargli male. Va in Sudamerica, dove completa la sua formazione calcistica. Quando torna, inizia ad allenare. Lo richiama l’Inter, con cui vince il primo scudetto a 34 anni. Nessuno allenatore ha mai più vinto il campionato italiano a quell’età lì. Nel frattempo Arpad si è sposato con Elena, anche lei di religione ebraica. Da lei ha due figli, Robert e Clara, che vengono battezzati. Si trasferiscono a Bologna, a due passi dallo stadio, e che stadio. Leandro Arpinati, il gerarca locale, ha fatto costruire il Littoriale (l’attuale Dall’Ara) in onore di Mussolini: lo stadio è sovrastato dalla magnifica Torre di Maratona su cui è posta una Nike alata, la dea della vittoria con in mano il fascio littorio. E’ il 10 maggio 1936 quando il Bologna di Weisz diventa Campione d’Italia. Non è finita, perché i rossoblù rivincono anche l’anno seguente. Non si fermano, perché vanno a giocare a Parigi l’EXPO, la Coppa dei Campioni dell’epoca. Vincerla è molto difficile, perché ci sono anche gli inglesi del Chelsea. E come li batti questi? 4-1 per i rossoblù, lezione di calcio. E’ il 1937. Weisz può dirsi a ben ragione il più grande allenatore del mondo. Ma da quel momento, la storia cambia. E’ un’Europa diversa. Mussolini promulga un’informativa: gli ebrei stranieri che sono in Italia da una certa data dovranno abbandonarla. L’informativa era stata licenziata per gli arrivati dopo il 1933. Poi Mussolini, a mano, cambia la data. Dal ‘33 a ‘19. L’informativa entra a far parte delle leggi razziali del 1938. I Weisz devono fuggire. Il Sudamerica sarebbe il posto più sicuro, ma Arpad è nato per allenare. Arriva un’offerta dagli olandesi del Dordrecht. Si trasferiscono lì . L’Olanda, ufficialmente, non ha nulla a che fare con la Germania, ma l’esercito tedesco impiegherebbe cinque giorni per arrivare ad Amsterdam. Ed è esattamente quello che succede quando scoppia la seconda guerra mondiale. Come tanti altri ebrei che vivono in Olanda, i Weisz sono deportati a Westerbrok. Da lì partono i treni verso la Polonia. Sì, perché intanto Hitler ha varato la Soluzione Finale. Quando si arrivava a Birkenau, si sentiva “recht” o “links”. Destra vai ad Auschwitz, sinistra prosegui per Birkenau, che non è neanche un campo. E’ un mattatoio. La moglie e i figli vanno a sinistra. Tre giorni dopo essere arrivati, Elena e i figli sono invitati a fare la doccia. Dai soffioni esce Zyklon B. I primi a morire sono i bambini e gli anziani, poi si forma una terribile piramide umana che cerca l’aria nella zona alta della stanza. Non ne usciranno vivi. Arpad, nel frattempo era stato trasferito in un campo in Alta Slesia, a lavorare in una fonderia. Ad Auschwitz ci arriverà comunque, all’inizio del 1944. Il suo corpo continuava ad assisterlo, ma la sua mente no. La sua mente non voleva più stare al mondo, perlomeno non in questo. E' una mattina del Gennaio del 1944 quando il suo corpo, finalmente, raggiunge la mente. Arpad Weisz muore. Solo pochi anni prima era l’allenatore più famoso d’Europa. Ma... che fine ha fatto la Nike alata sulla torre dello stadio di Bologna? Ignari del fatto che probabilmente cinquant’anni dopo i loro nipoti avrebbero portato scarpe e tute con il nome di quella dea, i soldati americani la abbatterono a fucilate. Pagina 30 Cultura Dal vinile a Spotify Com’è cambiato nel tempo l’ascolto musicale Luigi Casella Non possiamo parlare di musica senza tener conto delle modalità di ascolto che nel tempo hanno visto evolversi gli strumenti che si utilizzano, sempre più all’avanguardia naturalmente . Andare a un live è un’esperienza totalmente diversa che ascoltare da un mp3. Nei primi anni Ottanta una rivoluzione arriva nella scena musicale e innescherà nel tempo un totale cambiamento nella concezione tradizionale di musica: il CD. La scena musicale era precedentemente dominata dal vinile e dalla radio. Il vinile, pur riuscendo a offrire una buona qualità audio ma con un suono non particolarmente nitido (segnato dal famoso fruscio), rendeva il suono particolarmente caldo. Le dimensioni del vinile standard erano considerevoli e rendevano il trasporto problematico, ma permettevano all’artista di creare una copertina piena di dettagli, che poteva essere goduta appieno tanto che alcuni appassionati di musica scoprono oggi artisti proprio perché attratti dalla copertina dell’album. Il CD è esattamente il contrario: dimensioni contenute, suono nitido, lettura digitale che porta a un suono freddo. Il CD però è resistente, non è soggetto infatti a un’ usura dovuta alla puntina che scorre sul disco e a rigature e muffe. Certamente l’arrivo del CD diviso in tracce digitali, quindi saltabili, cambia completamente le modalità di ascolto di un disco. Chi ascoltava un disco col vinile, si lasciava trasportare dalla creazione dell’artista che spesso ponderava la scelta della scaletta di un album in modo da veicolare un dato messaggio. Ora con il CD questo lavoro viene vanificato dalla digitalizzazione. Non ti piace un brano? Lo salti. Il passaggio che però ha cambiato radicalmente le stesse politiche di marketing delle case discografiche è stata l’invenzione dell’MP3. La possibilità di inserire in un dispositivo portatile una così vasta quantità di file audio rivoluziona completamente la scena musicale per vari motivi: gli artisti sanno che producono per mp3 che vendono grazie alle piattaforme online, perché il grande pubblico preferisce acquistare canzoni singole e portatili piuttosto che interi album che al massimo possono ascoltare in auto. Sapendo che il target è quello del file mp3, pochi si sentono spronati a creare molte voci, molti strumenti o molti effetti per le proprie produzioni proprio perché l’mp3 riduce moltissimo la qualità e lascia “in evidenza” solo voce e un paio di strumenti principali. Neil Young (artista rock molto importante per la militanza in vari gruppi) ha dato il via a una campagna contro l’mp3 proprio per il problema dell’impoverimento del lavoro di studio, arrivando a commercializzare il lettore Pono che dovrebbe ovviare al problema. Il vero problema, però, del mp3 è la diffusione illegale di questi file tramite internet. Il fenomeno della pirateria ha distrutto le finanze delle case discografiche che hanno visto scomparire una larga fetta di utenti di file legali. Nell’ultimo periodo si sono velocemente affermati servizi di streaming musicale. Si tratta di applicazioni/programmi per smartphone, tablet e computer che permettono di ascoltare intere discografie degli artisti che cedono i diritti in via totalmente legale in quanto ad ogni ascolto viene versato un pagamento alle case discografiche e agli artisti. Per l’utente il servizio è estremamente vantaggioso sia che si utilizzi un account premium (a pagamento) sia che se ne usi uno gratuito. Per quanto riguarda l’account gratuito, a fronte di un po’ di pubblicità si avrà una quantità sconfinata di musica con una buona qualità audio. Per chi sceglie un account premium (circa una decina di euro al mese) la musica sarà sempre accessibile anche offline, ad alta qualità e senza pubblicità. Molti artisti lamentano però un sistema che premia le sole major della musica e sfrutta i piccoli produttori tanto che Thom Yorke, leader dei Radiohead, ha deciso di eliminare da Spotify (il princiale servizio di streaming) i suoi album da solista in segno di protesta. Nell’ultimo periodo si sta assistendo a un lento ritorno al vinile. Alcune band indie scelgono di uscire esclusivamente su vinile (ad esempio i Broods) , molti gruppi e artisti storici escono con vinile e CD (non ultimo Bruce Springsteen con l’ultimo album High Hopes), insomma lentamente si torna alla qualità. Pagina 31 Cultura Ti conosco Mascherina? Le origini culturali e antropologiche del Carnevale Andrea Lo Sardo, Luca Bonasegale, Erika Carcano Il Carnevale, un’allegra e gioiosa festa che ha accompagnato la nostra infanzia e forse ci accompagna tuttora (ricordi di parrucche, coriandoli, frittelle, docce di schiuma da barba…) ha in realtà radici molto più profonde e significative di ciò che pensiamo. Sebbene sia una festa prettamente cristiana, rappresentante l’ultimo momento di libertà e di sfogo prima della lunga Quaresima, i suoi caratteri hanno origine in usanze ben più antiche, come le dionisiache greche o i saturnali romani, durante i quali si realizzava lo scioglimento dagli obblighi sociali e dalle gerarchie per lasciar posto al rovesciamento dell'ordine costituito, allo scherzo e alla trasgressione. Su queste orme, anche oggi questa occasione promuove libertà e divertimento quasi sfrenati rispetto alle norme che poi saranno ricostituite nella società fino all’inizio del Carnevale seguente, che segue una cadenza ben precisa e determinata, secondo il ciclo dell’anno liturgico. Questa festività ha tuttavia mutato il suo aspetto, i suoi ideali e il suo senso, sviluppandosi in vari luoghi, tempi e modalità. Ad esempio in epoca romana la festa in onore della dea Iside, importata dagli Egizi, comportava la presenza di gruppi mascherati, come attesta lo scrittore Lucio Apuleio nelle “Metamorfosi”. La fine del vecchio anno era rappresentata attraverso una processione in cui un uomo coperto di pelli di capra camminava per le strade, chiara ancestrale usanza di ciò che oggi riconosciamo come il tradizionale “travestimento” carne-valesco. Inoltre, a Roma come in Grecia, era prassi lasciarsi andare all’estremo piacere, in qualsiasi forma esso si presentasse, spesso anche sotto la dità della Terra e giungono a fraternizzare allegramente tra i viventi. veste di riti orgiastici. A questo proposito per esempio lo studioso del mito e delle religioni Mircea Eliade scrive: “l'orgia precede ogni creazione, ogni manifestazione di forme organizzate, l’orgia è espressione del Caos, sua sublimazione e rappresentazione carnale, e al Caos segue sempre una nuova creazione del Cosmo, una chiusura di un ciclo con l’inizio di un altro”. Una purificazione dunque, e la possibilità di non commettere gli stessi errori dell’anno passato per innalzare il proprio spirito, per aspirare al divino in maniera più consistente, idea che ogni popolo vedeva come proprio fine ultimo. Il carnevale si inquadra quindi in un ciclico dinamismo di significato mitico: è la circolazione degli spiriti tra cielo, terra e inferi, e riconduce a una dimensione metafisica che riguarda l’uomo e il suo destino. In primavera, quando la terra comincia a manifestare la propria energia, il Carnevale segna un passaggio aperto tra gli inferi e la terra abitata dai vivi. Le anime, per non diventare pericolose, devono essere onorate e per questo si prestano loro dei corpi provvisori: essi sono le maschere che hanno quindi spesso un significato apotropaico, in quanto chi le indossa assume le caratteristiche dell'essere "soprannaturale" rappresentato. Queste forze soprannaturali creano un nuovo regno della fecon- In una società mondiale in movimento e in vibrante metamorfosi come la nostra, la persona spesso non ha più né il tempo né il bisogno di rifugiarsi nel divino, poiché antepone a tutto la propria felicità terrena con particolare attenzione agli aspetti economici. Il Carnevale non svolge quindi più la sua antica funzione e ha perso gran parte del proprio importante significato, sebbene sia ancora visto come una festività quasi magica da molte persone, soprattutto i ragazzi e i più piccini, che non conoscono o totalmente ignorano il reale significato della tradizione. E oggi il Carnevale, come tutte le grandi festività della nostra tradizione, viene spesso trasformato e subordinato agli interessi economici e commerciali di città come Viareggio, Venezia, Ivrea, le sue principali culle italiane. D’altra parte bisogna ammettere che comunque, anche senza il suo profondo fine antropologico, il Carnevale continua a regalare sorrisi e felicità, coinvolgendo almeno per un breve periodo persone che, sebbene non siano più legate come in passato ad una visione ultraterrena del mondo, credono ancora nell’umanità, e si sentono disposte a unirsi nel divertimento in qualsiasi parte del mondo si trovino. Pagina 32 Break! Nina Capraro , Blerina Suka Pagina 34 Rubriche Pensieri in libertà Marco Cozzi Un attimo di tempo Guardo la gente che corre, non so verso dove, e non lo voglio sapere. Vedo nei loro occhi la paura di perdere il ritmo della vita; e allora corrono, cercando di stargli dietro non accorgendosi, ahimè, di averlo superato. Noi uomini siamo strani, molto strani; ci spacchiamo la schiena per costruirci un bel momento e appena riusciamo a ottenerne uno, lo demoliamo subito senza neanche goderci lo spettacolo che abbiamo creato. Dovremmo prendere esempio dagli animali: loro sono gli unici in grado di godersi la vita al massimo. Le rondini con l’autunno migrano nei paesi tropicali, si affannano a trovare un luogo adatto per l’inverno e appena lo trovano si godono il momento del riposo per tutto l’inverno per poi tornare nella loro casa con l’arrivo della primavera. Dobbiamo prendere esempio da loro: godiamoci la vita e i momenti che costruiamo… Vivi la tua vita, secondo dopo secondo, goditi il secondo che stai vivendo perché non ci sarà più, è destinato a finire. Vivi la tua vita, giorno dopo giorno, goditi il giorno che stai vivendo perché non ci sarà più, è destinato a finire. Vivi la tua vita, e non scordarti mai di lei. Pagina 35 Rubriche Grillobox/Libri Hunger Games: la trilogia che ha conquistato il mondo Sonia Garavaglia, Camilla Alberti Coraggio, astuzia e determinazione. Queste sono solamente tre delle qualità che bisogna possedere per sopravvivere. Hunger Games (2008), La ragazza di fuoco (2009) e Il canto della rivolta (2012) è una trilogia di romanzi della scrittrice americana Suzanne Collins (1962) dove avventura e sen-timento si mescolano per-fettamente. I tre romanzi sono ambientati in un Nord America post-apocalittico, in particolare nella terra di Panem. Il territorio, diviso in 13 distretti, è inte-ramente governato da Capitol City. Ogni distretto è costretto annualmente a scegliere un ragazzo e una ragazza per partecipare agli Hunger Games, un combattimento mortale trasmesso in televisione in memoria di una rivolta precedentemente stroncata. Per la settantaquattresima edizione dei Giochi, Katniss Everdeen si offre volontaria salvando così la sorella minore Primrose. Insieme a lei viene scelto Peeta Mellark, un ragazzo figlio del fornaio del paese. I tre romanzi narrano il loro modo di affrontare questa situazione che causerà in seguito lo scoppio di una nuova rivolta. Ovviamente non mancheranno risvolti romantici tra i due protagonisti, che da una parte saranno loro di aiuto per la sopravvivenza, ma dall'altra la ostacoleranno: gli Hunger Games pretendono un solo vincitore. Una trilogia appassionante che ha coinvolto tutte le fasce d'età. La sua diffusione infatti è molto evidente: il ciclo è stato tradotto in 26 lingue diverse e le copie vendute superano i cinquanta milioni. La saga prende il nome dal primo libro “Hunger Games” seguito dagli altri due “Catching fire” e “Mockingjay”.A questa trilogia si sono ispirati diversi registi per la trasposizione cinematografica della storia. Nonostante i romanzi siano solamente tre, sono stati programmati ben quattro film. Mancano all'appello gli ultimi due: le avventure del terzo libro verranno divise in due parti. I film meritano senz’altro di essere visti, ma la lettura dei romanzi è sempre consigliata in quanto consente di apprezzare sfumature e significati che sullo schermo non sono percettibili. Inoltre nei film vengono tagliate alcune parti e ne vengono aggiunte delle nuove per rendere il tutto più avvincente o semplicemente per scelta per-sonale del regista. Avvisiamo però i futuri lettori di “Hunger Games” che i tre romanzi della Collins nella maggior parte dei casi vi procureranno una vera e propria dipendenza. I colpi di scena sono numerosi e portano a voler sapere sempre di più su come si svilupperanno i fatti. Eventi felici e carichi di tensione si alternano ad altri più tristi e inaspettati. Anche coloro che solitamente non amano il genere fantascientifico o fantasy ne diventeranno lettori accaniti: Suzanne Collins è davvero una maestra nel catturare la curiosità dei lettori. Pagina 36 Rubriche Amarsport Il Grande Torino: per sempre nell’Olimpo del Calcio Dario Licciardello Gli appassionati di Calcio che hanno seguito l’evoluzione di questo sport nell’ultimo secolo, a sentir parlare del Grande Torino, ricordano con affetto le enormi gioie che questo grande club regalò ai suoi tifosi e il rammarico per la perdita tragica di tanti atleti, vittime di un infausto destino. 4 Maggio 1949. Collina di Superga, nei pressi di Torino. La celebre squadra, campione d’Italia da 5 anni consecutivi ,perì in un tragico incidente aereo. La squadra del capoluogo piemontese si apprestava a fare ritorno da un incontro amichevole disputato in Portogallo contro il Benfica, in onore dell’ultima partita professionistica della carriera del capitano lusitano Francisco Ferreira. Ad oggi le cause più plausibili della catastrofe avvenuta al Torino si crede siano due : le pessime condizioni atmosferiche che da qualche giorno incombevano su Torino, causando forti temporali, o forse più verosimilmente il guasto che l’altimetro subì durante il volo. In realtà, dopo quasi 70 anni, non si è ancora riusciti a far luce sull’accaduto . A bordo dell’ I-ELCE che si schiantò contro la parte inferiore della basilica di Superga c’erano: Valerio Bacigalupo, Aldo Ballarin, Dino Ballarin, Emile Bongiorni, Eusebio Castigliano, Rubens Fadini, Guglielmo Gabetto, Ruggero Grava, Giuseppe Grezar, Ezio Loik, Virgilio Maroso, Danilo Martelli, Valentino Mazzola, Romeo Menti, Piero Orpeto, Franco Ossola, Mario Rigamonti, Julius Schubert. Dopo la tragedia, a molti di questi noti calciatori sono stati dedicati diversi impianti sportivi : a Bacigalupo lo stadio di Savona, ad Aldo e Dino Ballarin quello di Chioggia, a Fadini quello di Giulianova, a Grezar il vecchio stadio di Trieste, a Martelli quello di Mantova, a Maroso gli stadi di Marostica, Candela e Borgo Rivo e ad Ossola quello di Varese. Oltre ai calciatori, sull’aereo erano presenti 3 noti giornalisti dell’epoca, ovvero Renato Casalbora, Renato Tosatti, Luigi Cavallero insieme all’allenatore Egri Erbstein, il preparatore atletico Leslie Lievesley ed il massaggiatore Osvaldo Cortina. Questa tragedia non rappresentò una perdita solo per le famiglie e i fans dei calciatori, ma anche per la Nazionale Italiana che dovette far fronte alla scomparsa di 10 degli 11 giocatori titolari. Il Torino fu campione d’Italia dal 1942-43 al 1948-49, record già stabilito precedentemente dalla Juventus dal 1930-31 al 1934-35. Una delle maggiori eredità che ci ha lasciato il grande Torino è Sandro, figlio di Valentino Mazzola che, tuttora, è uno dei più forti calciatori di sempre, vincitore di ogni trofeo soltanto con una maglia, quella nerazzurra dell’Inter. Sin dall’anno successivo al disastro, la società, nella data dell’incidente, si riunisce ai piedi della collina di Superga e, a piedi, sale fino in cima dove viene celebrata la cerimonia in memoria dei vecchi campioni che, a distanza di 65 anni, vengono ancora solennemente ricordati da migliaia di tifosi e sportivi provenienti anche dall’estero, per assistere alla funzione religiosa. Senza dubbio il Grande Torino verrà ricordato negli anni futuri per le grandi vittorie che ha riportato sul rettangolo di gioco, per l’attaccamento di ogni singolo giocatore alla maglia e per il grande spirito di gruppo che albergava all’interno della squadra, come avvenne nella disavventura del giocatore Martelli che sarebbe stato ceduto ad altra squadra se ogni compagno non avesse contribuito economicamente, di propria volontà, al saldo del buco finanziario causato dalla ristrettezza economica della società. Dopo il tragico evento la squadra non è più stata capace di riconquistare le grandi vittorie raggiunte a quell’epoca, anche se è sempre stata ai vertici del grande calcio italiano, permanendo quasi sempre in serie A e vincendo il 7° scudetto nel 1975-76, 3 coppe Italia e una Mitropa Cup. Il 1996 sarà l’anno d’inizio di un lento declino per la squadra piemontese, che sarà seguito da altre 3 retrocessioni in 12 anni; il Toro non riesce più a tenere il ritmo delle altre squadre e, dopo aver subito due retrocessioni nel 1999-2000 e nel 2002-2003, nell’estate 2005 dichiara la bancarotta e il fallimento della società. Fortunatamente Urbano Cairo, attuale presidente granata, interviene rilanciando la squadra che proprio in quella stagione centrerà la promozione in serie A, mantenendola per tre anni. Dopo un triennio in serie B, nel 2012-13 il Toro riconquista la serie A nella quale milita tutt’oggi. Doveroso tributo in memoria di questa grande società sportiva sarebbe la realizzazione del sogno di tantissimi tifosi del Torino che vorrebbero venisse ristrutturato il vecchio stadio “Filadelfia”, teatro delle gloriose vittorie conseguite dal “Grande Torino”. Pagina 37 Rubriche Bramante ai fornelli Ritorniamo a Chiacchierare! Marta Redondi, Silvia Saffioti Ormai il Carnevale è alle spalle, ma vogliamo ugualmente proporvi una delle tante ricette del dolce che più degli altri associamo a questa festa ; un dolce di facile preparazione, molto semplice e gustoso, con una tradizione antichissima. La preparazione delle Chiacchiere, infatti, probabilmente risale a quella delle ‘frictilia’, dolci fritti nel grasso di maiale che nell'antica Roma venivano preparati proprio durante il periodo di Carnevale; questi dolci venivano prodotti in gran quantità poiché dovevano durare per tutto il periodo della Quaresima. Questo dolce di Carnevale viene chiamato con nomi diversi a seconda delle regioni di provenienza: chiacchiere o lattughe in Lombardia, cenci o donzelle in Toscana, frappe o sfrappole in Emilia, cròstoli in Trentino, galani o gale in Veneto, bugie in Piemonte, così come rosoni, lasagne o pampuglie. Ingredienti 500 g Farina 4 Uova q.b. Olio di semi 50 g Burro 100 g Zucchero 1 Limone 4 cucchiai Grappa 4 cucchiai Vino bianco secco q.b. Sale Preparazione Disporre la farina a fontana, mettere nel centro il burro ammorbidito a fiocchetti, lo zucchero, le uova sbattute, la grappa, il vino, la scorza del limone grattugiata ed un pizzico di sale. Impastare tutti gli ingredienti e lavorare a lungo fino ad ottenere un impasto liscio ed elastico. Formare una palla, coprire con un telo e lasciare riposare per 30 minuti. Al termine dei 30 minuti lavorare ancora la pasta per qualche minuto, poi tirare una sfoglia sottilissima con il matterello. Tagliare dalla sfoglia così ottenuta delle strisce della larghezza di circa 8 cm, quindi con una rotella ricavarne tanti rettangoli ed effettuare due tagli paralleli per il lungo. Friggere le Chiacchiere, poche per volta, in abbondante olio bollente, scolarle con un mestolo forato quando saranno dorate ed appoggiarle sulla carta assorbente. Lasciarle raffreddare e cospargerle con lo zucchero a velo. Gustarle... in silenzio!! Pagina 38 Rubriche L’Oroscopo del Grillo... Arabo! Martina Albano, Sara Gussoni L’oroscopo arabo è diverso dagli altri perché non fa riferimento alle costellazioni o agli animali, ma alle armi bianche, dal coltello all’arco. I segni si dividono in tre gruppi: le armi corte (il COLTELLO,il PUGNALE, il COLTELLACCIO e il PUGNALE ARABO), le armi medie (la MAZZA DI FERRO, la CLAVA, l’ASCIA e la CATENA) e le armi lunghe (la SPADA, la LANCIA, la FIONDA e l’ARCO). Scopri il tuo carattere secondo l’oroscopo arabo: LANCIA ( dal 22 dicembre al 20 gennaio) E’ un'arma molto elegante, che tiene a distanza le altre. È un intellettuale raffinato che si distingue per la classe e il fascino, creativo, brillante, ma anche prudente e scaltro, la sua ambizione è costantemente controllata dalla ragione. È un insicuro che s'abbatte alle prime difficoltà, per fortuna il senso dell'umorismo e la passionalità l'aiutano a conquistare la persona desiderata. In amore avrà tanti piccoli flirt ma un unico sereno affetto. FIONDA (dal 21 gennaio al 19 febbraio) E’ un'arma rozza ma ingegnosa. Indica la persona inventiva, creativa e geniale,eccentrica, onesta, leale, altruista, generosa e un po' folle. Capace di lanciarsi in imprese audaci. Vive in modo estroso, senza annoiarsi mai. In amore tende sempre a mantenere un proprio spazio, anche ampio d'indipendenza. Cerca un partner che abbia gli stessi ideali, al quale dedica slanci appassionati e continue attenzioni. È romantico e sentimentale. Colpi di fortuna improvvisi. ASCIA ( dal 20 febbraio al 20 marzo) Usata dai taglialegna nella quiete dei boschi, infonde pazienza, bontà, ottimismo. Intellettuale, sognatore, è l'immagine della fantasia, della spontaneità. Tende a chiudersi nel proprio mondo, questo lo può portare a delusioni, ma i solidi principi morali e le forti amicizie, gli faranno superare i momenti peggiori. Con le doti di simpatia conquista facilmente l'altro sesso lasciando sempre il segno della sua presenza e del suo amore. In amore è più razionale che sentimentale, forse innamorato di se stesso più che del partner. PUGNALE (dal 21 marzo al 20 aprile) Socievole, onesto, leale, semplice e testardo. Il punto di forza è costituito dalla tenacia e nonostante gli ostacoli riesce a raggiungere i propri obiettivi. Sa rendersi subito simpatico, benché sia volitivo e coraggioso fa una certa fatica ad imporsi a causa della troppa sincerità che non sempre è gradita. Quando s'innamora diventa fedele e molto affettuoso. In amore è appassionato, tenero e affettuoso, ma forse un po' discontinuo. CLAVA (dal 21 aprile al 21 maggio) E’ un'arma difensiva e tutto sommato, pacifica. Calmo, posato, amante della vita tranquilla,serena e confortevole. Detesta le complicazioni e i cambiamenti. Nel lavoro è preciso e meticoloso; la sua attività lavorativa ideale lo vede a contatto con la natura e la campagna. Geloso,passionale, possessivo, desidera essere circondato dalle persone che ama e che tende leggermente a soffocare. S'innamora profondamente e idealizza la persona amata. MAZZA DI FERRO (dal 21 maggio al 21 giugno) E’ testardo e incoerente, ma sa adattarsi alle circostanze. A volte è conservatore a volte è rivoluzionario, romantico e furbo. Non ama imporsi, e in caso di necessità, sa comandare e scatenarsi in discorsi trascinanti. La sua è una personalità duttile che si adatta alle circostanze per volgerle all'occorrenza in suo favore. La modesta Mazza di Ferro s'impegna fino allo spasimo per rendere felici le persone care. Romantico, sentimentale e sognatore. COLTELLACCIO (dal 22 giugno al 22 luglio) E’ lo strumento di lavoro dei macellai, dei salumieri, quindi è un'arma professionale. Capace di usare la sua naturale intelligenza e la volontà in modo razionale, disciplinato, ordinato, riflessivo e preciso. In amore è fedele, geloso, tradizionale cerca serenità e sicurezza, ma è poco sentimentale, e raramente si abbandona ad atteggiamenti romantici. Molto legato alla famiglia, dalla quale pretende lealtà assoluta. Troverà l'equilibrio e l'armonia dopo i 25/30 anni SPADA (dal 22 luglio al 23 agosto) Arma nobile che appartiene alla persona decisa, raffinata, orgogliosa, autoritaria, amante del potere e della mondanità. Nella vita vuole sempre vincere e se subisce qualche sconfitta ne fa un dramma. Vanitoso, gli piace sentirsi al centro dell'attenzione, e circondarsi di gente brillante. Ama le tradizioni, i titoli onorifici, un po' ipocrita ma affascinante. Avrà molto in amore, ma dovrà donare anche molto. COLTELLO (dal 24 agosto al 22 settembre) Arma molto comune che contraddistingue chi passa spesso inosservato, mentre in realtà ha doti non indifferenti. Intuitivo e sensibile, pratico ed emotivo, fatalista e contemplativo, ma a causa della sua modestia e pigrizia fatica a farsi avanti. Deve aspettare a lungo prima di realizzare le sue aspirazioni ma quando ci riesce può ritenersi sistemato per tutta la vita. Cerca un amore tranquillo. CATENA (dal 23 settembre al 22 ottobre) Arma rudimentale del ribelle e dell'oppresso. Sempre cortese e affabile, ma più nella forma che nella sostanza. Non sempre è disponibilissimo nei confronti degli altri. Poiché è sensibile alle adulazioni può essere spesso vittima di raggiri. In amore è sensibile, affettuoso e instaura con il partner un rapporto molto forte, basato sull'aiuto reciproco. PUGNALE ARABO (dal 23 ottobre al 22 novembre) Arma orientale e sinuosa, che si tiene legata con lacci ai polsi e ben stretta in pugno, è considerata l'arma tra le più pericolose. Sa sfruttare con abilità lo spirito d'osservazione e l'intuizione di cui è dotato, per raggiungere traguardi importanti. Intelligente, profondo e ambizioso, è amante del mistero ma, allo stesso tempo è assai scettico. È protetto dalla fortuna, ma all'occorrenza sa anche rischiare per intraprendere con determinazione imprese che per altri si rivela inattuabile. In gioventù vive degli amori intensi e irrequieti, tra scoppi di gelosia e brusche separazioni. ARCO (dal 23 novembre al 21 dicembre) E’ un segno d'ardimento, di fierezza e di gloria. È brillante, intelligente e affascinante, dotato di una personalità molto interessante di una gran forza di volontà e di fascino magnetico al quale nessuno sa resistere. Ha molto calore umano, sa consigliare e aiutare disinteressatamente. In amore è romantico: un sentimentale, appassionato e generoso, spesso è infelice perché tormentato dalla ricerca del compagno ideale. Viaggerà molto, anche all'estero, e saprà accumulare una piccola fortuna per godersi una serena vecchiaia. Pagina 39 Rubriche Top Ten Prof: “In che paese hai frequentato le Scuole Medie?” Stud: “In Italia!” Prof: “Presso i Fenici i bambini morti venivano bruciati vivi…” Stud: “Prof, come si chiama quello che si buttò nel mare Egeo e gli diede il nome?” Prof: “I Greci praticavano il salto del disco!” Prof: “In questa classe le persone che devono recuperare l’intelligenza sono…” Prof: “ Una delle particolarità della terza declinazione è bos, bovis che significa bue, vacca” Stud: “Prof, allora se qualcuno ti dice che sei un boss, vuol dire che sei una vacca?” Prof: “Quale colonia fenicia diventerà una grande potenza che si scontrerà con Roma?” Stud: “Cartilagine!” Prof: “Questo problema…è un problema!” Prof: “I rapporti all’interno del Consiglio di Classe sono orizzontali e verticali…non sto impazzendo…” Prof: “Comprate la crostatina che crosta poco!”