IL SISTEMA DELLA
IDEOLOGIA E
DELLA POETICA
LEOPARDIANA
Infelicità storica, cosmica, eroica
NON
Pessimismo
La visione del mondo
del primo Leopardi
L’ “infelicità” storica
NATURA
BENIGNA
ILLUSIONI
fondata su un’ANTITESI
essenziale tra
NATURA
benefica perchè
consente le
illusioni
RAGIONE
nefasta perché
distruggendo le
illusioni ha
prodotto
l'infelicità dei
moderni
Concetti cardine
Domanda fondamentale: quali
sono le ragioni della
INFELICITA'?
a cui seguono come corollari :
1 la felicità si può ottenere?
2 l'infelicità è solo mia o di tutti i
moderni, o di tutti gli uomini, o di
tutti gli esseri sensibili ?
Risposta alla prima domanda:
la felicità sarebbe possibile se si
potessero mantenere per tutta la
vita le illusioni (errori o inganni
dell’immaginazione: credere
nell’amicizia, nell’amore, nella
lealtà, nella bellezza, nella
sincerità, nella patria etc…)
La ragione distruttrice
La ragione
mostrando il carattere " illusorio" di tali
valori e di quelle idee vaghe che avevano
gli antichi circa l'infinita vastità del
mondo e la presenza in esso del divino
ha prodotto
un freddo disinganno
il predominio dei disvalori e della logica
dell'interesse
una persuasione paralizzante
l'infelicità.
La Natura benigna
diede all’uomo
Operette Morali nelle quali
meglio si evidenziano questi
concetti:
Storia del genere umano;
Dialogo della Moda e della Morte;
La scommessa di Prometeo .
RISPOSTA ALLA II DOMANDA
I moderni sono più infelici
degli antichi
perché non hanno più illusioni, in
quanto sempre più “razionali”
la felicità non può trovarsi che
nella "distrazione" dal considerare
la nullità della vita
Le moderne condizioni di vita non la
consentono quasi mai
Distrazione o letargo
per non sentire l’infelicità
Dial. di Torquato Tasso e del suo
Genio famigliare
dimenticanza?
canto?
ubriachezza?
sonno?
oppio?
dolore?
Antitesi del primo sistema
si sviluppano così una serie di
antitesi, in quanto meno capacità
razionali si possiedono, meno è
intenso il sentimento della
infelicità:
antitesi
SONO meno
INFELICI
antichi
fanciulli
primitivi
rozzi
incolti
SONO più INFELICI
moderni
adulti
civilizzati
sensibili
acculturati etc.
Produzione letteraria
dal 1810 al 1823
poesia
prosa filosof.
filologia
80
70
60
50
40
30
20
10
0
anni 1810- anni 1816- anni 1818- anni 20-23
16
18
19
14
MA NON FINISCE QUI…
La teoria del piacere
L'uomo prova dei desideri (mangiare, bere, amare…)
I desideri sono infiniti
Ma l'uomo è finito nel corpo e nella mente e anche i
piaceri sono finiti (nel numero, nell’estensione, nella
durata)
I PIACERI quindi sono FINITI (in numero, estensione e
durata) mentre il DESIDERIO è INFINITO
Nessun piacere (che terminerà), quindi, potrà esaudire
il desiderio (che invece è assoluto e non si esaurisce).
Per cui l'uomo non potrà mai essere soddisfatto e quindi
totalmente felice.
Gli unici momenti di felicità
L'attesa di un piacere
e
la cessazione di un dolore
E in mezzo c’è…
La noia
“La noia è in qualche modo il più sublime dei sentimenti
umani . Il non poter essere soddisfatto da alcuna cosa terrena
, né, per dir così dalla terra intera, considerare l'ampiezza
inestimabile dello spazio, il numero e la mole meravigliosa dei
mondi, e trovare che tutto è poco e piccino alla capacità
dell'animo proprio; immaginarsi il numero dei mondi infinito, e
l'universo infinito, e sentire che l'animo ed il desiderio nostro
sarebbe ancora più grande che sì fatto universo; e sempre
accusare le cose d'insufficienza e di nullità, e patire
mancamento e voto, e però noia, pare a me il maggior segno
di grandezza e nobiltà, che si veggia nella natura umana.
Perciò la noia è poco nota agli uomini di nessun momento e
pochissimo o nulla agli altri animali”
Contro la noia e l’infelicità
l’immaginazione
La doppia visione
Per concludere…
L’uomo antico creava mondi pieni di
immagini fantastiche (l’epica) e le
illusioni (la gloria, l’amore, la patria…)
davano un senso al nostro esistere
L’uomo moderno, invece, ha distrutto
tutto (l’immaginazione e le illusioni)
con la ragione e la razionalità (l’arido
vero)
L’infelicità dell’uomo è, dunque, un
dato storico
Il concetto fondamentale
l ’ infelicità nasce da forze
consustanziali all’animo umano
che servono alla sopravvivenza
stessa dell’essere vivente e sono
quindi ineliminabili
22
Rispetto alla prima fase…
le ragioni
dell'infelicità non
sono più viste come
un prodotto della
ragione nella sua
evoluzione storica
(l’uomo divenuto
essere sempre più
razionale)
MA sono il prodotto
di strutture
psicofisiche
consustanziali
all'essere che quindi
è creato (da Dio, o
dalla Natura)
necessariamente
infelice
23
Gli unici cosiddetti "piaceri" che
possiamo provare sono:
Il piacere della cessazione di un dolore
Il piacere dell'attesa di un piacere
il piacere della contemplazione del vago e dell'indefinito
il piacere del ricordo che di per sé è indefinito
il piacere della distrazione (distoglie dal considerare e
avvertire l’assenza di piacere)
il piacere dell'ottundimento della coscienza (così non sentiamo
il dolore dell’assenza di piacere) come con il sonno, le droghe,
l’alcool
24
Ma non si potrebbero affidare le
proprie speranze di piacere alla
religione cristiana, che promette
una felicità infinita dopo la morte?
al desiderio della felicità non può rispondere la religione
cristiana perché:
la felicità che promette è di natura tale che noi,
vivendo, non la possiamo concepire
quella cristiana, negando il corpo e i piaceri nega la
sostanza dell'essere umano
25
Ma a che cosa ha mirato, la
Natura o Dio, nel produrre il
mondo e gli esseri?
Per capirlo bisogna operare una
distinzione tra
"esistenza" e "vita":
il fine della Natura è l'esistenza (=puro
perseverare nell'esistere delle specie viventi)
il fine dei viventi è la "vita": (=non esistere
semplicemente come "durare", ma nella piena
soddisfazione delle esigenze della propria natura,
delle proprie aspirazioni e bisogni)
26
La Natura dà alle creature l'esistenza
ma non la vita, che anzi è loro
negata. L'esistenza infatti NON ha
per fine il piacere dei viventi
mentre essi hanno per fine loro proprio il
conseguimento di tali piaceri, che renderebbero il
puro esistere un vivere.
l ’ esistenza è negazione della vita: noi vogliamo
esistere non semplicemente per sopravvivere, ma
per vivere, provando i piaceri, ma il modo in cui
siamo fatti per durare nell ’ esistenza esclude a
priori che li possiamo provare
27
Dialogo della Natura
e di un Islandese
L’infelicità è cosmica, ma…
la si può combattere in due
modi:
I grandi Idilli
Le Operette morali
Essere felici…si può!! Si deve!!!
Bisogna:
guardare in faccia l’Arido Vero
combattere ogni vacuo ottimismo
non ricorrere a “stampelle”
spiritualistiche né a vane fughe nel
mondo dell’immaginazione
credere fervidamente nella
solidarietà (LA SOCIAL CATENA)
Le testimonianze poetiche
Il ciclo di Aspasia
A se stesso
Amore e Morte
Il pensiero
dominante
La ginestra
Tutto qui…
Scarica

Il pensiero poetante