Che cos’è l’Antropologia
filosofica
c) Approccio antropologico
evoluzionistico
Antropogenesi
Per completare l’approccio all’uomo nella sua
soggettività
– ovvero: quale essere che non è solo “oggetto” di conoscenza e
di azione ma , in quanto portatore dell’ intenzionalità al senso,
è soprattutto soggetto di ogni conoscere e fare –
si
utilizzeranno nozioni di antropologia
evoluzionistica relativamente alle dinamiche di
antropogenesi (=come si sono generati i primati
umani dai primati non umani).
L’ultra-socialità,
qualità specie-specifica
del genere umano
Michael Tomasello, nel recente volume Le origini culturali della
cognizione umana (1999), tr. it. di M. Ricucci, Bologna, Il Mulino 2005,
ci fa cogliere come caratteristica specie-specifica dell’umano
l’ultra-socialità.
Tomasello è uno scienziato di fama mondiale,
- Direttore a Lipsia del Max Planck Institute for Evolutionary
Anthropology (1998) e del Wolfgang Köhler Primate Research
Center (2001).
- Ha condotto confronti sistematici tra i due ambiti distinti
rappresentati da conoscenza sociale e comunicazione nei primati
non umani e linguaggio, conoscenza sociale e apprendimento
culturale nei bambini.
Antropogenesi
Tomasello imposta la domanda sull’antropogenesi a livello
filogenetico e in termini culturali e si chiede:
«Perché noi (esseri umani) e non loro (scimpanzé)
siamo soggetti culturali?»
Infatti:
- la differenza genetica che separa gli umani dagli scimpanzé e
minima (meno dell’1%).
- anche gli scimpanzè giungono ad un efficace modellamento
del loro ambiente di vita, disponendo di forme incipienti di
cultura e di sistemi vocali e motori di segnalazione per la
comunicazione referenziale e intenzionale
Competenze cognitive
dei primati non umani
• l’impiego di strumenti;
• la comprensione delle relazioni di primo ordine
(relazioni fra oggetti);
• la comprensione delle relazioni di secondo ordine
(relazioni fra relazioni), soprattutto nel campo delle
relazioni sociali;
• la comprensione della causalità fisica;
• la comprensione dei consimili come esseri animati
e agenti autonomi.
Competenze cognitive degli umani
• Competenza specie-specifica esclusiva degli
umani è:
la capacità di capire e interpretare gli altri
come agenti intenzionali, cioè agenti in grado
sia di produrre e comunicare simboli e
significati dotati di scopi, sia di elaborare
piani per raggiungerli.
La filogenesi dagli australopiteci
.6.000.000 di anni fa – un evento evolutivo
• Una popolazione di grandi scimmie antropomorfe si trovò ad
essere isolata riproduttivamente dai suoi conspecifici e diede
origine al genere Australopithecus, suddiviso in varie specie.
• 2.000.000 di anni fa – altro evento evolutivo
• Una sola specie di australopitechi era sopravvissuta all’estinzione,
ma si era talmente evoluta da richiedere una nuova denominazione
di genere: Homo.
• 200.000 anni fa – nuovo evento evolutivo
• La popolazione africana del genere Homo spazzò via tutte le altre
lasciando discendenti oggi noti come Homo sapiens.
Homo sapiens
I membri di questa nuova specie avevano un cervello più grande
dei loro antecedenti evolutivi e cominciarono:
-A produrre nuovi strumenti di pietra con specifiche funzioni e
proprie tradizioni d’uso degli strumenti…..fino ai processi
produttivi computerizzati
-A usare simboli, linguistici e artistici, per comunicare e per
strutturare la vita sociale…fino alla scrittura, al denaro, alla
matematica, all’arte
-A sviluppare nuovi tipi di pratiche e di organizzazioni sociali,
dalla sepoltura cerimoniale dei morti all’addomesticamento di
piante e animali…fino alle istituzioni religiose, amministrative,
educative, commerciali
L’enigma dell’evoluzione umana
I 6.000.000 di anni che separano gli esseri umani attuali dalle altre
scimmie antropomorfe sono un tempo troppo breve perché la
normale evoluzione biologica basata sulla variazione genetica e
sulla selezione naturale producesse le abilità cognitive necessarie
agli esseri umani per creare, mantenere e far progredire l’intero
complesso di tecnologie, tradizioni, forme di comunicazione e di
rappresentazione simbolica, istituzioni e organizzazioni sociali, di
cui il mondo umano è fatto.
Fino a 2.000.000 di anni fa il genere Homo non aveva abilità
cognitive diverse dalle grandi scimmie
Solo negli ultimi 250.000 anni sono emersi i primi vistosi segni di
abilità cognitive specie-specifiche dell’Homo sapiens
La trasmissione sociale/culturale
E’ il solo meccanismo biologico noto
che può produrre cambiamenti
comportamentali e cognitivi notevoli
in breve tempo, rispetto all’evoluzione
organica.
Esempi di trasmissione socio/culturale
-gli uccelli che apprendono dai genitori il canto tipico della loro
specie
-i piccoli di ratto che mangiano solo ciò che mangia la madre
-le formiche che localizzano il cibo grazie ai feromoni secreti dai
conspecifici
-i giovani scimpanzè che apprendono le tecniche d’uso degli
strumenti possedute dagli adulti intorno a loro
-i bambini che acquisiscono le convenzioni linguistiche del loro
gruppo sociale
Meccanismi di trasmissione socioculturale
-attivazione da parte dei genitori di schemi
d’azione fissi nella prole
-trasmissione di abilità tramite l’apprendimento
imitativo
-trasmissione di abilità tramite l’istruzione
Come avviene la trasmissione
sociale/culturale cumulativa
-un individuo o un gruppo di individui inventano un
comportamento o un artefatto
-uno o più utilizzatori vi apportano un miglioramento, che
viene adottato per molte generazioni
-altri individui o gruppi introducono un’ulteriore modifica poi
appresa e adottata
- e così di seguito producendo un processo di evoluzione
culturale cumulativa in tempi storici
Condizioni per l’evoluzione
socio-culturale cumulativa
- la
creatività
- l’invenzione
- una trasmissione sociale fedele con effetto «dente d’arresto»
(ratchet effect), che impedisca slittamenti all’indietro,
e
corredata da processi di sociogenesi, nei quali una pluralità di
individui crea quello che nessun individuo potrebbe creare da
solo
N. B. - Per i primati non umani la difficoltà maggiore non sta nel
mettere in atto le prime due condizioni ma nell’ottemperare
alla terza, indispensabile per l’effetto cumulativo.
La forma umana della trasmissione socio/culturale
Gli esseri umani sono in grado di mettere in comune le proprie
risorse cognitive in modi sconosciuti alle altre specie animali
Essi sono dotati di una specie-specifica forma di cognizione sociale,
che li rende capaci di comprendere i conspecifici come esseri
simili a loro stessi e di mettersi nei panni mentali degli altri.

gli umani imparano dagli altri, come i non umani,
+
imparano tramite gli altri
Cfr.: Allegato T (nella parte evidenziata in giallo si riporta l’esempio, addotto da
Tomasello, di trasmissione culturale umana: si noti quanto l’effetto cumulativo
della trasmissione culturale umana risulti esponenzialmente potenziato dall’impiego
della capacità di immedesimazione intenzionale)
L’immedesimazione intenzionale
La comprensione dell’altro come essere intenzionale al pari di
me è cruciale nell’apprendimento culturale umano.
Gli artefatti culturali (strumenti) e le pratiche sociali (simboli
linguistici) puntano invariabilmente al di fuori di se stessi:
ai problemi che sono chiamati a risolvere e alle situazioni
comunicative che sono chiamati a rappresentare.
Per apprendere l’uso convenzionale di uno strumento o di un
simbolo in un contesto sociale, debbo riuscire a comprendere
perché = verso quale terminale esterno, l’altro stia usando lo
strumento o il simbolo  dimensione intenzionale dell’uso
La successione degli eventi evolutivi
umani
Da un unico adattamento biologico, gli umani hanno sviluppato
una nuova forma di cognizione sociale  nuove forme di
apprendimento culturale nuovi processi di sociogenesi e di
evoluzione culturale cumulativa
I processi culturali messi in moto da questo adattamento non
hanno creato dal nulla nuove abilità cognitive, ma sono partiti da
abilità cognitive pre-esistenti a livello individuale e le hanno
trasformate in nuove abilità cognitive a livello culturale con una
dimensione sociale e collettiva, nei tempi storici di qualche
migliaio di anni.
Verifica ontogenetica
della forma umana
di trasmissione socio-culturale
Si tratta di appurare se l’immedesimazione intenzionale è la
forma specie specifica della trasmissione socio-culturale anche
a livello di evoluzione individuale.
Cosa succede nello sviluppo del bambino?
Come si sviluppa nel bambino la competenza specie specifica
dell’immedesimazione intenzionale?
I fattori dell’ultra-socialità umana
Tre sono i fattori che documentano nel bambino la
presenza della ultra-socialità umana e che ne
determinano la maturazione:
1) fattore imitativo
2) fattore attentivo
3) fattore mezzo-fine
Il fattore imitativo
- I neonati, diversamente dai piccoli dei primati non umani,
sviluppano molto precocemente la capacità di imitare le azioni
dei consimili.
Nei neonati umani l’imitazione è:
 semplice emulazione, cioè riproduzione meccanica e
stereotipata del comportamento altrui (cosa fanno gli altri)
 comprensione dell’intenzione e del piano mentale
implicati nell’azione imitata (che cosa intendono fare gli altri).
 imparare dagli altri + attraverso gli altri.
Il fattore attentivo
Il bambino, nel suo rapporto con un oggetto o un evento,
si trova ben presto a sperimentare e sollecitare «scene di
attenzione congiunta».
In esse, la relazione diadica (bambino-oggetto/evento;
bambino-adulto) si trasforma in relazione triadica
(bambino-oggetto/evento-adulto).
-
Tale condivisione dell’attenzione comporta:
a) la focalizzazione delle reciproche risorse psicologiche
sul medesimo oggetto-evento
b) favorisce l’incontro di menti fra adulto e bambino.
Il fattore mezzo-fine
- fin verso gli otto mesi circa, la mente infantile funziona in modo
alquanto rigido, Piaget direbbe quasi «magico», nello stabilire le
connessioni fra le proprie azioni e i risultati ottenuti.
- verso i nove mesi, il bambino diventa capace
a) di usare mezzi differenti per raggiungere lo stesso scopo
b) di riconoscere il valore strumentale delle azioni intermedie per
il raggiungimento dello scopo.
- Il bambino piccolo è anche in grado di cogliere le proprietà
dinamiche degli oggetti, come è documentato dal gioco di finzione o
simbolico, in cui i bambini estraggono le proprietà intenzionali di
vari oggetti e le usano per giocare.
L’apprendimento per simulazione
La comparsa delle competenze di ultra-socialità favorisce
l’apprendimento per simulazione, basato sull’equazione:
«gli altri sono come me».
Con esse si manifesta anche
1) la tendenza a trattare gli altri come «simili a sé»
2) la tendenza a stabilire un’analogia sostanziale fra gli altri e
se stessi.
Tali competenze sociali determinano l’apprendimento
culturale e la rappresentazione simbolica della realtà, che
manca agli scimpanzé.
Ontogenesi dei fattori sociali
di elaborazione simbolica
della realtà
Fasi cruciali:
1)
2)
3)
4)
5)
La nascita
La rivoluzione dei nove mesi
L’acquisizione del linguaggio
L’acquisizione di una determinata lingua
Elaborazione di una teoria della mente degli altri (a
circa 4 anni)
6) Capacità di metacognizione e di riformulazione
delle rappresentazioni
La nascita
-- Al momento della nascita il neonato viene al mondo come
organismo biologico e con capacità nervose assai ridotte,
controllate soprattutto dal midollo spinale e dal tronco
dell’encefalo.
-- Il neonato è perciò sostanzialmente un organismo
sottocorticale ed è totalmente incapace di sopravvivere da solo
(prole inetta).
-- Tuttavia nel volgere di poco tempo egli diventa un soggetto in
grado di interagire in modo significativo con i membri della
propria comunità.
La rivoluzione dei nove mesi
- fase critica nel passaggio da
organismo biologico a soggetto sociale-culturale
- vi è la comparsa osservabile di comportamenti intenzionali
da parte dell’infante ovvero della messa in opera di segnali
comunicativi (gesti) con l’intenzione di richiedere o
richiamare l’attenzione dell’adulto: p. es.
- i gesti deittici
- i gesti rappresentativi
- In questo periodo il bambino rafforza anche la sua capacità di
comprendere gli atti comunicativi degli interlocutori come
dotati di intenzionalità.
I gesti
I gesti presentano un doppio valore
- richiestivo = servono per chiedere all’adulto oggetti ed
esprimono un desiderio
- dichiarativo = servono per richiamare l’attenzione
dell’adulto su un certo oggetto/evento e consentono di
condividere la medesima referenza nel mondo esterno
Tipi di gesti
-i
gesti deittici, che non hanno un significato stabile e autonomo
dal contesto, come il tendere un oggetto verso l’adulto con
l’evidente intenzione di mostrare ciò che si tiene in mano;
- i gesti rappresentativi che comportano l’uso di movimenti
convenzionali delle mani, del corpo e del viso, associati
stabilmente a qualche significato e veicolanti un’intenzione
comunicativa non strettamente dipendente dal contesto, come
l’alzare il braccio oscillando il palmo della mano= fare ciao.
La comunicazione non verbale
Nella CNV, il bambino mostra di comprendere le
intenzioni comunicative degli interlocutori

le imita praticando l’inversione dei ruoli
=
usa un simbolo nei confronti dell’adulto nello stesso
modo in cui l’adulto l’ha usato nei suoi confronti
La comunicazione non verbale (2)
Nella misura in cui, già nei gesti, con la pratica dell’inversione di
ruoli, si manifesta nel bambino la capacità di immedesimazione
intenzionale
dobbiamo concludere che:
1) La CNV non solo precede ma pone le condizioni per lo
sviluppo delle competenze linguistiche nel bambino
2) Con l’acquisizione del linguaggio le competenze simboliche
già presenti nel bambino troveranno espressione adeguata
3) Cervello, pensiero e linguaggio hanno proceduto in modo
indipendente, ma hanno seguito una traiettoria di coevoluzione
L’acquisizione del linguaggio
È resa possibile dall’interazione sociale con i propri simili ed è un
processo contingente connesso con:
- la funzione di supporto (scaffolding) dell’adulto;
- la presenza di precisi format comunicativi;
- la comprensione delle intenzioni comunicative dell’interlocutore

L’apprendimento delle parole, compresi i termini privi di senso,
avviene nel flusso dell’interazione sociale attraverso l’imitazione
per inversione dei ruoli
L’acquisizione del linguaggio (2)
All’interno di cornici contestuali regolari e di format
comunicativi stabili, il bambino ha modo di cogliere e
di apprendere la prospettiva con cui l’adulto impiega
certe parole in determinate situazioni.
Come esito dell’esposizione a questo genere di
esperienze, egli ha la possibilità di crearsi e
condividere certe rappresentazioni simboliche degli
oggetti e degli eventi.
Fasi di elaborazione del linguaggio
1) l’elaborazione delle diverse costruzioni linguistiche
si avvia con la formulazione delle espressioni
olofrastiche
2) passa alle costruzioni a isola verbale
3) giunge alle costruzioni astratte
4) arriva alla narrazione
Le espressioni olofrastiche
- si
sviluppano dopo la fase della cosiddetta «lallazione», in cui il
bambino emette sequenze sonore spontanee
- sono espressioni in cui una sola parola rappresenta un intero
enunciato:
p. es., l'interiezione “toh!” = "Che sorpresa!"
o altre parole propriamente "lessicali" come: "Birra!" in un
bar, per chiedere "Vorrei avere una birra!“
Anche in ambito gestuale troviamo
-i gesti-frase (ruotare la mano con le dita piegate = "Vai via!"; il
pollice alzato ="Tutto a posto!; l'alzata di spalle = "Non me ne
importa niente!")
-i gesti-parola (strofinare l'indice contro il pollice per indicare il
denaro; indicare se stessi in sostituzione della parola io).
Costruzioni a isola verbale
Sono quelle costruzioni verbali in cui compare il verbo.
Da esse il bambino si rende conto della funzione
complementare, cioè del fatto che un verbo, per
indicare un’azione o uno stato, deve completarsi con
altri termini, immessi in varie posizioni,
p. es.: agente/soggetto, oggetto, strumento….
L’acquisizione
di una determinata lingua
Apprendendo la lingua materna, cioè una lingua
determinata, il bambino acquisisce le categorie
cognitive con cui descrivere e spiegare i fenomeni.
Le prime ad essere apprese sono le categorie spaziali e
temporali, alle quali si aggiungono nel tempo quelle
più complesse come le metafore e le altre figure
retoriche.
Una teoria della mente degli altri
A partire dai 3 anni circa, la congiunzione tra
linguaggio e cultura nella socialità si completa attraverso
l’educazione e l’istruzione, impartite a livello
istituzionale e sistematico.
Verso i 4 anni, il bambino è in grado di elaborare una
teoria della mente degli altri, cogliendo le loro
credenze e i loro punti di vista.
Ciò significa che gli altri simili a lui non gli appaiono
più soltanto animati e intenzionali, ma anche governati
da uno specifico sistema di credenze, che egli sa
cogliere e ospitare nella sua mente.
La metacognizione
E’ un ampliamento della teoria della mente
Consiste nella consapevolezza della ricorsività della
conoscenza, per cui «conosco di conoscere»
Ha come conseguenza la riformulazione delle
rappresentazioni, cioè la capacità di ricombinare in
forme nuove le rappresentazioni mentali già in proprio
possesso.
Conclusione
La cognizione culturale si è presentata come sintesi
dell’evoluzione filogenetica, della traiettoria storica e del
percorso ontogenetico del soggetto.
Nell’intreccio tra natura e cultura, innato e acquisito, geni
e ambiente, imprescindibile è apparsa la base sociale
E’ come se l’individuo fosse portato sulle spalle degli
individui che l’hanno preceduto e a sua volta portasse sulle
spalle chi verrà dopo
In ciò sembra consistere la dignità dell’esperienza umana.
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AF_2010-11_Mod. I.1. c) PP