ANNO LXII N.25
Il M5S alza il tiro sul Colle
e chiede lʼimpeachment
Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76
Torna di moda lʼaccusa
di fascismo ma i missini
avevano un altro stile
Francesco Severini
I blitz dei deputati Cinquestelle
si diffondono quasi in modo virale in tutti i luoghi della Camera. Sono ovunque e
ovunque creano provocazioni
e incidenti. Incidenti del tutto
insoliti a Montecitorio dove gli
episodi di forte contestazione
(a volte anche sopra le righe)
sono quasi sempre avvenuti in
aula, durante il dibattito. Oggi
lo scenario a Montecitorio è
quello di un Palazzo sotto assedio. La presidente Boldrini è
blindata nei suoi uffici, tengono banco gli insulti sessisti
di Massimo De Rosa (querelato dalle deputate del Pd), il
quale ha rincarato la dose sostenendo che lui si rivolgeva a
tutte le elette, non solo a
quelle dei Democratici. La richiesta di impeachment contro
Napolitano da parte dei grillini
ha agitato ancor di più le
acque della politica (oggi arriverà Beppe Grillo, per una riu-
d’Italia
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nione con i parlamentari Cinquestelle). E infine cʼè stato il
battibecco in sala stampa tra il
capogruppo del Pd Roberto
Speranza e il grillino Alessandro Di Battista, che con altri colleghi del suo gruppo ha fatto
muro davanti ai microfoni impe-
dendo a Speranza di fare la sua
dichiarazione alle tv. Immancabile lʼappellativo di “fascista” rivolto da Speranza al collega
grillino. Unʼaccusa ribadita dalla
stessa presidente Boldrini qualche minuto dopo: ”È intollerabile ed evoca tristi memorie”
venerdì 31/1/2014
che i deputati di M5S “abbiamo
impedito ad altri deputati di essere intervistati, e dunque ai
giornalisti di esercitare alla Camera il diritto-dovere di informare”. Anche la deputata del
Pd Monica Gregori ha parlato di
ritorno alla Camera dei fasci e
delle corporazioni condannando
la violenza verbale e fisica dei
deputati grillini. Il termine “fascista” è stato oggetto di veri e
propri abusi: contro Laura Boldrini, per lʼutilizzo mai avvenuto
prima della “ghigliottina” per far
passare il decreto Imu-Bankitalia, contro i grillini da parte del
Pd. Ma in tutto questo svolazzare di insulti e di esorcizzanti
richiami al fascismo si dimentica che gli eredi dichiarati della
Rsi, cioè i missini, in Parlamento non hanno mai orchestrato gazzarre di queste
dimensioni. Risse, schiaffi e
spintoni sono stati, semmai, un
connotato della seconda Repubblica. Nella prima, alla Camera i dibattiti erano accesi e
non mancavano gli scambi
dʼaccuse, ma i missini, Almirante in testa, si facevano notare per lʼars oratoria e non per
la foga manesca (che coinvolge
anche un questore che prende
a sberle una deputata del
M5S).
Le deputate del Pd offese da De Rosa, ma non difesero la Carfagna
Luca Maurelli
«Io non sono moralista! Non me
ne frega niente della vita sessuale di Berlusconi, ma tu non
puoi mettere alle pari opportunità una [Mara Carfagna] che
sta là perché tʼha succ…. ato
lʼuccello! Se ne deve andare!
Non la puoi mettere da nessuna
parte ma in particolare non la
puoi mettere alle pari opportunità. Perché questo è uno sfregio». Per quelle parole,
pronunciate sul palco di piazza
Navona lʼ8 luglio del 2008, in occasione del No Cav day, Sabina
Guzzanti fu condannata al risarcimento di 40mila euro allʼattuale esponente di Forza Italia.
Il tutto si consumò sotto un
palco che pullulava di donne del
Pd, nellʼilarità generale della sinistra, tra pacche sulle spalle e
strizzate complici di chi – maschietti e femminucce – pensava di aver colpito nel segno,
perché giravano alcune intercettazioni segrete…
Ma soprattutto lʼoffesa a Mara
Carfagna si consumò nel silenzio delle donne del Pd, delle
varie associazioni di neofemministe di “se non ora quando”,
delle paladine della dignità femminile come la Bongiorno, la Bonino, la Bindi, oltre che nel
silenzio delle istituzioni, che neanche presero in considerazione lʼidea di difendere
pubblicamente un ministro della
Repubblica, artefice peraltro
dellʼunica legge sullo stalking
mai prodotta in Italia contro le
violenze e le molestie di genere.
Quella sentenza non solo stabilì
che dare della donna di facili co-
stumi a una parlamentare,
senza prove, era un reato, ma
anche che di quelle famose intercettazioni che avrebbero svelato la relazione sessuale, su cui
la Guzzanti aveva costruito il
suo monologo da caserma,in realtà non ci fosse alcuna traccia.
Oggi si rivive lo stesso copione,
ma a parti invertite. E al posto
della Guzzanti, non sul palco,
ma in Parlamento, cʼè un deputato dei Cinque Stelle, tal Massimo De Rosa, che durante una
seduta burrascosa in commissione Giustizia si sarebbe rivolto
alle parlamentari Democratiche
così: «Siete arrivate qui solo
perché sapete fare bene i
pom…». E non parliamo di pomodori.
Le donne del Pd, capitanate da
Alessandra Moretti, si sono ov-
viamente ribellate, annunciando
querela: «Ha offeso la dignità
delle donne del Pd e delle
donne italiane», sottolinea la responsabile Giustizia dei Democratici Alessia Morani. Nella
denuncia De Rosa viene descritto, al momento dellʼinsulto,
come molto agitato, con un
casco in mano. E vengono chiamati come testimoni, oltre che
alcuni colleghi maschi del Pd,
anche due deputati della Lega.
Peccato che ad assistere alla
scena non ci fosse la Carfagna,
magari avrebbe deciso di testimoniare, di sostenere la causa
delle donne del Pd, di scandalizzarsi con loro. Se le donne del
Pd decidessero di chiederle
scusa per quei silenzi, non sarebbe troppo tardi. È il caso di
dire: se non ora, quando?
I Cinquestelle presentano l'impeachment
e scatenano la guerriglia a Montecitorio
2
Annamaria Gravino
Attacco al Colle e guerriglia a
Montecitorio. I grillini, all'indomani della bagarre alla Camera per l'approvazione del
decreto Imu-Bankitalia, contro
cui hanno annunciato ricorso
alla Corte Costituzionale, ieri
hanno puntato all'esasperazione dell'offensiva contro le
istituzioni, da un lato presentando formalmente l'impeachment nei confronti di
Giorgio Napolitano e dall'altro
mettendo in campo provocazioni in ogni luogo accessibile
della Camera, tanto che a un
certo punto Laura Boldrini ha
fatto sbarrare gli uffici della
presidenza. «Siete dei guerrieri meravigliosi», ha scritto
Beppe Grillo sul suo blog annunciando che oggi sarà a
Roma per incontrare i suoi
parlamentari.
Ma non è stato solo un giorno
di "gloria" per i grillini. A Palazzo Madama, dove i sena-
Secolo
VENERDì 31 GENNAIO 2014
d’Italia
tori Cinquestelle hanno deciso
di disertare i lavori dell'aula
impegnata sulla Delega fiscale, si è svolta un'accesa
riunione in cui una parte del
gruppo ha lamentato di non
essere stata informata sul documento per l'impeachment. Il
testo indica per Napolitano il
reato di «attentato alla Costituzione», motivandolo con le
più disparate ragioni: dal
«mancato rinvio alle Camere
di
leggi
incostituzionali»
all'«abuso del potere di grazia», fino alla «grave interferenza
nei
procedimenti
giudiziari relativi alla trattativa
Stato-mafia», per un totale di
sei capi d'accusa. «Faccia il
suo corso», è stata la risposta
di Napolitano ai cronisti che gli
chiedevano un commento. Intanto, a Montecitorio, la commissione Giustizia veniva
occupata, la commissione Affari costituzionali diventava
teatro di una nuova sfiorata
rissa, il deputato Felice De
Rosa rivolgeva insulti a sfondo
sessuale alle deputate del Pd,
accusandole di essere state
elette per meriti non propriamente politici. Più tardi in sala
stampa si consumava un altro
diverbio, anche quello finito
quasi alle mani, tra Alessandro
Di Battista e il capogruppo Pd
Roberto Speranza, al quale il
grillino aveva impedito di rilasciare un'intervista. E la giornata è andata avanti più o
meno così, con azioni di "guerriglia" che in serata sono culminate nel tentativo di far
mettere all'indice della Camera il giornalista di un quotidiano che era intervenuto
durante la conferenza stampa
convocata per dire «via i picchiatori dal Parlamento»,
come si leggeva sui cartelli
esibiti con una foto dello scontro di ieri tra la Cinquestelle
Loredana Lupo e il deputato
Questore Stefano Dambruoso.
presenteranno invece emendamenti al testo per modificare le
liste bloccate, le soglie di sbarramento per i partiti minori e le
norme sulla rappresentanza di
genere. Sulla stessa linea,
Pippo Civati. «A Renzi ho detto
che questa legge è vomitevole.
Ma in aula voterò quello che ha
deciso la direzione del mio partito». Il deputato del Pd spiega
che voterà contro le pregiudiziali, attenendosi alla linea del
partito. E per la stessa ragione
non presenterà suoi emendamenti. «Per quanto riguarda le
dinamiche dell'Aula, Forza Italia e Pd hanno i numeri per votare utilmente la legge; certo,
se ci dovessero essere voti segreti, la palla passerebbe dall'accordo Berlusconi-Renzi al
senso di responsabilità dei singoli parlamentari. E ciascuno
dovrebbe decidere, in ordine
non sparso, ascoltando la propria coscienza, tenendo conto
delle valutazioni del partito, e,
soprattutto, assecondando le
legittime aspettative dei cittadini» avverte, il deputato di
Forza Italia Francesco Paolo
Sisto, presidente della I Commissione e relatore della legge
elettorale. Oggi la prima prova
del fuoco.
Sull'Italicum (alla prova del primo voto
segreto) lo spettro dei franchi tiratori
Redazione
È il giorno del primo grande
scoglio per la legge elettorale.
Nell'aula di Montecitorio si discuteranno quattro pregiudiziali di costituzionalità e una di
merito depositate da Sel, Pi,
Fdi e M5s. Il Movimento di
Grillo ha presentato anche la
pregiudiziale per motivi di merito. «Nessun timore» che il
voto segreto sulle pregiudiziali
di costituzionalità affossi la
legge elettorale sul nascere,
assicura Maria Elena Boschi,
responsabile Riforme del Pd, a
chi la interpella in Transatlantico alla Camera. «Certo,
posso garantire per il Pd, non
per gli altri partiti», aggiunge.
Ancora più convinto il collega
di partito Alfredo D'Attorre, dell'ala bersaniana, la più critica
con Renzi: «Il Pd voterà compatto per bocciarle. Il testo
base è migliorabile e faremo di
tutto per migliorarlo, ma non
possiamo affossare il percorso
avviato». La battaglia per modificare l'Italicum verrà condotta dalla minoranza Pd «a
viso aperto», ribadisce D'Attorre assicurando dunque che
non ci saranno "imboscate" attraverso il voto segreto. I deputati dem della minoranza
Bruxelles detta le norme antispeculazione
Ma il via libera arriverà soltanto nel 2017
Secolo
VENERDì 31 GENNAIO 2014
Redazione
Mai più banche troppo grandi per
fallire, troppo costose da salvare o
troppo complesse da risolvere: la
Commissione Ue mette a punto
l'ultima arma nella lotta alla finanza
speculativa che metterà un freno
alle attività di rischio dei grandi istituti di credito che non saranno più
liberi di fare profitti solo per il proprio tornaconto e con i soldi dei risparmiatori.
"Agiremo
sulla
struttura produttiva di queste
grandi banche, per riportarle a
delle dimensioni che non mettano
in pericolo il sistema finanziario",
ha detto il commissario ai servizi finanziari Michel Barnier, lanciando
la sua ultima proposta per proteggere i risparmiatori. Un'arma spuntata per alcuni, visto che su
pressione di Germania e Francia
Barnier ha dovuto rinunciare all'obbligo per tutti gli istituti di separare le attività. "Non è normale che
alcune banche, mentre beneficiano di garanzie pubbliche, continuino ad esercitare attività a
rischio sui mercati che sono molto
d’Italia
proficue ma non producono alcun
vantaggio per clienti", ha spiegato
Barnier, paladino della lotta alla finanza ad alto rischio ma con
un'ambizione, diventare prossimo
presidente della Commissione,
che gli impedisce di mettersi contro
Parigi e Berlino. La sua proposta è
quindi piena di eccezioni, per accontentare tutti. Ma nonostante
questo, oltre alla federazione bancaria europea anche il governatore
della Banca di Francia Christian
Noyer ha attaccato in maniera inu-
suale e frontale il commissario Ue
definendo il suo progetto infarcito
di ''idee da irresponsabili'', contrarie ''gli interessi dell'economia europea''. Per prima cosa il progetto
di Barnier vieta il trading in proprio,
cioè quello effettuato da desk e
personale dedicati con capitali
della banca o prestati, in strumenti
finanziari o investimenti in hedge
fund. Tali attività "hanno molti rischi
e nessun beneficio tangibile per i
clienti e per l'economia reale",
scrive la Commissione. Secondo:
dà ai supervisori il potere, e in alcuni casi l'obbligo, di chiedere il
trasferimento delle attività ad alto
rischio (market making, derivati
complessi) in entità separate dal
normale business della banca.
Sono trenta oggi le banche europee che ricadranno nelle norme.
La proposta passa ora al vaglio di
Consiglio e Parlamento, ma la discussione avverrà solo dopo
l'estate quando sarà operativo il
nuovo Parlamento. La legislazione
quindi potrebbe entrare in vigore al
più presto nel 2017.
Più di settanta grattacieli nel 2013: è la Cina
a guidare la classifica. Un segnale di fine crisi?
Redazione
Per i grattacieli il 2013 è stato il secondo anno migliore di sempre con il completamento di 73 edifici
più alti di 200 metri in tutto il mondo, dietro solo al
record del 2011 quando ne erano stati completati
81. Sono i dati contenuti nel report annuale realizzato dal Council on tall buildings and urban habitat, che ogni anno fa il punto sui trend altimetrici
mondiali. "Forse la leggera caduta del 2012 nelle
nuove costruzioni è stato l'ultimo effetto della crisi
finanziaria del 2008 e il 2014 inizia con una piccola speranza di ripresa", si legge nel report. Le
previsioni, che in questo campo sono abbastanza
precise, parlano infatti per quest'anno di 90 nuovi
edifici, che dovrebbero diventare 105 nel 2015. Ma
anche il "negativo" 2012 aveva visto il completamento di 69 edifici, segno che la corsa verso il
cielo è ormai inarrestabile: i dati parlano chiaro,
dal cambio di millennio il numero dei giganti di
vetro è passato da appena 261 a 830, con una
crescita del 318%. Dei 73 costruiti nel 2013, 12
sono entrati nella classifica dei 100 più alti al
mondo ma lo studio mostra anche come la geografia delle costruzioni stia cambiando: l'Asia è infatti il nuovo centro con tre quarti dei nuovi
grattacieli. A spingere la crescita è la Cina che da
sola ne ha costruiti 53 in 22 città differenti, ma il
più alto dell'anno è la seconda torre dell'hotel Marriot Marquis a Dubai, con 355 metri. A sorpresa
solo uno dei 73 è negli Stati Uniti, a New York,
mentre la piccola Panama, con due nuove edifici,
porta il totale a 19, tutti realizzati negli ultimi cinque
anni. In Europa i grattacieli completati nel 2013
sono due: lo Shard di Londra ed il Mercury City di
Londra; il primo progettato da Renzo Piano che
con i suoi 306 metri è anche l'edificio più alto d'Europa.
3
Record di Facebook:
i titoli salgono del 15%
Redazione
Facebook vola in Borsa dopo
la trimestrale oltre le attese. I
titoli del social network salgono del 15% al nuovo record
storico di 61,77 dollari per
azione. Facebook si quotò in
Borsa il 18 maggio del 2012.
La quotazione in Borsa, come
ha spiegato il Wall Street
Journal, ha cambiato anche
gli obiettivi della gestione
aziendale: "Una delle più
grandi sfide della sua breve
vita come società quotata in
borsa è il modo in cui si occupa dei ricavi. Dopo otto
anni in cui lʼaumento degli
utenti è stato lʼobiettivo principale, Facebook ha spostato i
ricavi in cima alla lista delle
priorità e ha riorganizzato il
suo funzionamento in modo
che molte delle sue teste migliori pensano ora a come aumentare le vendite". Il social
network deve fare i conti con il
disinteresse degli utenti under
25, ma Facebook non si è
scoraggiato: ha aperto un
nuovo centro per lo studio
delle intelligenze artificiali legate all'analisi emozionale per
meglio comprendere i gusti
degli utenti. Così il social ha
deciso di aggiornare l'argoritmo Edgerank, che serve a
gestire il flusso di contenuti
nelle newsfeed (nuovi inserimenti), per far sì che i post di
qualità come articoli e link che
generano più commenti appiano in bella vista sui profili
degli utenti.
Ucraina, i nazionalisti di “Svoboda”
vogliono abrogare la legge sull'amnistia
4
Secolo
d’Italia
Antonio Pannullo
Sono 234 le persone arrestate in totale durante i disordini che hanno
sconvolto l'Ucraina nelle ultime due
settimane. Lo fa sapere la procura
generale d'Ucraina specificando
che i reati contestati sono: violazione dell'ordine pubblico, disordini
di massa, uso di armi, occupazione
di edifici governativi e tentativi di
istituire organi di governo alternativi. Intanto si apprende che il partito nazionalista Svoboda sta
preparando una risoluzione per
l'abrogazione della legge d'amnistia
approvata mercoledì dal parlamento con una maggioranza risicata e che prevede la liberazione
dei manifestanti antigovernativi arrestati solo in cambio dello sgombero entro 15 giorni degli edifici
pubblici occupati. Lo ha detto il deputato di Svoboda Igor Shvaika citato dall'agenzia Interfax. «Il potere
ucraino, dopo la legge di amnistia,
ha soddisfatto tutti gli obblighi che
si era assunto per mettere fine alla
grave crisi politica che sta attraversando il Paese». Lo ha detto il presidente Viktor Ianukovich, come si
legge nel sito della presidenza.
«Abbiamo adempiuto a tutti gli obblighi che il governo si era assunto», ha detto Ianukovich. «Il
parlamento ha approvato una legge
sull'amnistia che garantisce la libertà ai manifestanti e il rilascio
delle persone che erano state arrestate durante gli scontri. Eppure ha proseguito il capo di Stato -, l'opposizione continua ad aggravare la
situazione, chiedendo alla gente di
rimanere al freddo per le ambizioni
politiche di alcuni leader. Penso che
sia sbagliato», ha concluso. Il parlamento ha approvato una legge
d'amnistia per i manifestanti a patto
che siano liberati gli edifici governativi occupati. L'opposizione - che
premeva per un'amnistia «senza
condizioni» - ha aspramente criticato la decisione della maggioranza. Nei giorni scorsi si è
dimesso il premier Mikola Azarov e
sono state abrogate le contestatissime leggi anti-protesta. Frattanto
l'assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa ha deciso di non
adottare, almeno per ora, alcuna
sanzione nei confronti dell'Ucraina.
Ma nel rapporto approvato a larghissima maggioranza (114 sì su
161 presenti) i parlamentari hanno
chiesto al Comitato dei ministri di
rafforzare una procedura di monitoraggio specifica sul Paese e sull'inchiesta sugli incidenti avvenuti e di
«riesaminare il programma di cooperazione con l'Ucraina al fine di
assicurare che le cause dell'attuale
crisi politica siano adeguatamente
risolte». Inoltre, se continueranno le
violazioni dei diritti umani o se la
protesta di piazza Maidan sarà
bloccata con l'uso della forza, nella
sessione d'aprile i parlamentari
considereranno la sospensione del
diritto di voto per i colleghi ucraini. A
Strasburgo la Corte per i diritti dell'uomo, organismo del Consiglio
d'Europa, nel suo rapporto annuale
ha reso noto che nel 2013 è stata
registrata un'impennata dei ricorsi
pendenti contro le autorità ucraine
(3000 in più rispetto al 2012). Inoltre, dal documento è emerso che
l'Ucraina è uno dei Paesi più condannati a Strasburgo per «trattamenti inumani e degradanti»
assieme a Russia, Turchia e Romania.
Redazione
L'Iraq è in piena guerra civile, malgrado gli interventi armati dell'Occidente. Almeno sei persone sono
state uccise nelle ultime ore in attentati vicino a un mercato e a un ristorante di Baghdad, portando così il
bilancio delle violenze a oltre 900
morti in Iraq dall'inizio di gennaio. Gli
attacchi hanno scosso i quartieri di
Kasra e Talbiyah, riferiscono fonti
mediche e della sicurezza. Oltre alle
sei vittime, almeno 20 persone sono
rimaste ferite, sempre secondo le
stesse fonti. Inoltre, mercoledì alcune autobomba sono esplose nelle
vie commerciali dei quartieri di Talbiyah, Chouala e Jadidah, uccidendo almeno nove persone e
provocando decine di feriti. Gli attacchi hanno colpito ieri anche la pe-
riferia della capitale, oltre alle città di
Mosul e Tuz Khourmatou, nel nord,
uccidendo altre sette persone. Ma il
fatto del giorno è il fatto che un commando di circa otto miliziani armati
ha attaccato un ufficio appartenente
al ministero dei Trasporti a Baghdad,
prendendo in ostaggio il personale
presente. Dopo l'inizio di trattative
con i miliziani per ottenere il rilascio
degli ostaggi, cinque attentatori
sono stati uccisi, secondo fonti di polizia. L'edificio si trova sulla via Palestina accanto al ministero dei Diritti
umani, che in precedenza fonti della
sicurezza avevano indicato come
obiettivo dell'attacco. Ma lo stesso
ministero dei Diritti umani ha smentito che suoi uffici siano stati presi
d'assalto. A un certo punto le forze di
sicurezza irachene hanno compiuto
un blitz nell'edificio del ministero dei
Trasporti in cui aveva fatto irruzione
un commando armato. Lo riferisce
l'agenzia irachena Nina precisando
che gli assalitori sono stati uccisi e gli
ostaggi liberati. L'edificio preso di
mira dagli assalitori è sopra un parcheggio della compagnia dei trasporti
pubblici. Fonti della sicurezza hanno
confermato che quattro dei miliziani
sono stati uccisi, mentre di un altro si
ignora la sorte. Infine, si è appreso
che violenti scontri sono scoppiati a
Bengasi, nell'est della Libia, dopo il
rapimento del figlio del comandate
delle forze speciali filo-governative.
Lo riferiscono testimoni sul posto. Gli
scontri, a colpi di armi automatiche e
mitragliatrici anti-aeree, coinvolgerebbero elementi delle forze speciali
e miliziani di Ansar al Sharia.
Iraq in guerra: miliziani assaltano un ministero,
poi liberato dalla polizia con diversi morti
VENERDì 31 GENNAIO 2014
Francia, adesso
l'ex prèmiere dame
non esclude di scrivere
un libro sulla vicenda
Redazione
È stata l'ex première dame di
Francia, Valerie Trierweiler, a decidere che l'annuncio della sua separazione dal presidente François
Hollande fosse annunciata con
una dichiarazione unilaterale di
quest'ultimo, e non con un comu-
nicato comune. Lo rivela il settimanale Paris Match, che pubblica
le confidenze della donna raccolte
durante il suo viaggio in India, insieme a un lungo articolo di retroscena sulle due turbolente
settimane seguite alla rivelazione
della liaison tra il presidente e l'attrice Julie Gayet da parte del magazine Closer. «Non ci sarà un
comunicato comune. Ti assumerai
la responsabilità», avrebbe detto la
Treirweiler a Hollande nel corso di
un pranzo, la settimana scorsa, in
cui i due hanno deciso i termini
della loro rottura. Nella stessa occasione il presidente avrebbe riconosciuto che il trasferimento
all'Eliseo è costato a Valerie una riduzione del suo reddito, e quindi
acconsentito a sostenerla economicamente per l'alloggio e l'educazione dei figli, nati da un
precedente matrimonio. «Sono più
delusa che arrabbiata. Ma non
escludo di scrivere un libro»,
avrebbe anche detto Valérie, citata
dal Parisien Magazine. La giornalista di Paris-Match torna quindi a
dire che a separarla da Hollande è
stato il potere. «A un certo punto,
non c'è più vita. Non abbiamo vissuto il potere nello stesso modo. Si
è spezzato qualcosa. Avrei preferito una vita normale, forse oggi
saremmo ancora insieme».
L'Italia nella “top ten” dei ricorsi alla Corte di Strasburgo
Anche questo è un effetto delle riforme mancate
VENERDì 31 GENNAIO 2014
Redazione
Più di noi solo la Russia, ma è
chiaro che se si fa un rapporto
con il numero di abitanti l'Italia
svetta in cima. La classifica non
è delle più confortanti, perché riguarda il numero di ricorsi alla
Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo. In sostanza, riguarda i casi in cui i
cittadini si sono sentiti vittime di
malagiustizia o ingiustizia da
parte del proprio Stato. Le cause
pendenti promosse da italiani,
nel 2013, sono state ben 14.400.
Nel 2012 il Belpaese era risultato al terzo posto alle spalle di
Mosca e della Turchia. I dati
emergono dal rapporto annuale
della Corte di Strasburgo reso
noto ieri. Dietro la non gratificante scalata dell'Italia nella "top
ten" dei Paesi con più ricorsi
pendenti c'è, secondo il rapporto, l'incapacità di ridurre il
contenzioso, diversamente da
quanto fatto da altri Paesi. In
particolare, si parla della mancanza e della mancata introduzione
nell'ordinamento
nazionale di norme che risolvano alla radice i problemi alla
Secolo
Immigrati e luoghi
di culto:
sono sei le moschee
sul nostro territorio
base delle azioni legali avviate a
Strasburgo. Lo spettro dei temi
su cui si fondano i ricorsi è
ampio e va dal sovraffollamento
delle carceri ai tempi eccessivi
della giustizia ovvero riguarda
quei mali del nostro sistema che
le istituzioni conoscono fin
troppo bene, ma che non riescono a sanare, nonostante i ripetuti tentativi di riforma. Ma la
situazione sembra tendere lo
stesso a un miglioramento se,
come evidenzia il rapporto della
Corte, per la prima volta dal
2008, il numero di cause italiane
è cresciuto "solo" di 200 unità,
passando dalle 14.200 della fine
del 2012 alle 14.400 della fine
del 2013. Nel 2012, rispetto al
2011, invece, i ricorsi italiani
pendenti erano risultati 450 in
più, mentre tra il 2008 e il 2010
erano aumentati al ritmo di 3mila
ogni anno. Restiamo comunque
molto indietro rispetto ai progressi di altri Paesi. Per restare
nell'ambito del "podio", la Russia, grazie alle misure prese, è
passata in un anno da 28.600 a
16.800 ricorsi pendenti, mentre
quelli della Turchia sono diminuiti di quasi 6mila unità. C'è poi
il caso della Polonia, che alla
fine del 2012 aveva 3mila ricorsi
pendenti e in un anno è riuscita
a uscire dalla "top ten" dei Paesi
peggiori.
Dipendenti senza stipendio e linee telefoniche
tagliate per morosità: la Sicilia ringrazia Crocetta
Valter Delle Donne
Regione Sicilia in ginocchio, grazie
a Rosario Crocetta. Il governatore
siciliano, eletto nel Pd, sostenuto
per lungo tempo dal Movimento 5
Stelle, è andato al braccio di ferro
con il commissario dello Stato riguardo alla finanzariaria della Regione. E a farne le spese, neache
a dirlo, sono i siciliani. Nella villa del
Casale come in tanti altri siti archeologici e nei musei le toilette
non vengono pulite da giorni perché non ci sono soldi per pagare le
ditte. Nel parco di Morgantina, ad
Aidone, le linee telefoniche sono
state tagliate perché non ci sono
soldi per pagare le bollette. Al
Genio Civile di Messina i dipendenti
hanno fatto la colletta, mettendo un
euro a testa, per comprare la carta,
così pure alla motorizzazione civile
di Caltanissetta. È la fotografia di
quanto sta accadendo in Sicilia a
5
d’Italia
causa del blocco della spesa, pari
a mezzo miliardo di euro, dovuto all'impugnativa di buona parte della
finanziaria regionale da parte del
commissario dello Stato. Musei,
enti, consorzi non hanno soldi in
cassa per portare avanti i servizi. A
parte dipendenti e pensionati della
Regione che non hanno ancora ricevuto lo stipendio e l'assegno previdenziale di gennaio, e dovranno
attendere ancora perché Palazzo
d'Orleans tarda a pubblicare la manovra senza le parti impugnate,
gran parte dei 450 uffici dell'isola
sono al collasso. «Tutto si sta paralizzando», avvertono Marcello
Minio e Dario Matranga, segretari
del Cobas/Codir, il sindacato più
rappresentativo tra i 16 mila dipendenti della Regione. Il sindacato
conferma la mobilitazione in programma il 4 febbraio davanti alla
Presidenza della Regione. «Anche
se il bilancio dovesse andare in
pubblicazione la prossima settimana, ci vorranno dei mesi per recuperare i disagi», sostengono. E
ancora: «Bastava andare in esercizio provvisorio, come negli anni
passati, per evitare questo tracollo e
invece Crocetta ha voluto forzare la
mano e fare il primo della classe:
questi sono i risultati».
Redazione
Con circa 200 diverse nazionalità di immigrati presenti in
Italia, anche i culti differenti
dalla religione cattolica sono
ormai impiantati sul territorio
nazionale. Se infatti si contano
solo sei moschee in senso
stretto, 36 templi sikh e 335
parrocchie ortodosse, su tutto
il territorio sono presenti templi
sikh e buddisti, sale di preghiera musulmane, chiese
neo-pentacostali e altro, tutti
non riconoscibili a prima vista.
Lo rivela il Rapporto Immigrazione 2013 di Caritas e Migrantes, presentato a Roma. Il
problema con queste nuove
chiese, sottolinea il documento, è che è molto difficile
localizzarle, essendo spesso
nate e vivendo in condizioni
molto precarie dal punto di
vista logistico e operativo.
Anche i luoghi di culto dell'Islam sono sparsi in tutto il
territorio italiano, con una densità maggiore laddove lo sviluppo delle piccole e medie
aziende, dei tanti distretti industriali del Nord e dell'Italia
centrale, ha drenato dai paesi
a maggioranza musulmana
molti immigrati. In genere tali
luoghi sono prevalentemente
sale di preghiere - musallayat a volte ospitate in situazioni
precarie e poco confortevoli.
Appello a Zingaretti: rischia di chiudere
a Fondi l'ospedale “San Giovanni di Dio”
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Secolo
d’Italia
Redazione
«La sanità non è un lusso ma
un bene prezioso che va garantito. Per questa ragione, preso
atto dello stato di emergenza in
cui versano il presidio ospedaliero Centro e lʼospedale “San
Giovanni di Dio” di Fondi (Latina), ho scritto una lettera al
presidente della Regione Lazio,
Nicola Zingaretti, affinché, pure
in veste di commissario ad acta
per la Sanità del Lazio, convochi in tempi brevi una riunione
alla mia presenza e di tutti i sindaci del Comprensorio di Fondi
allo scopo di analizzare la situazione e mettere a punto tutte le
azioni necessarie a non penalizzare ulteriormente la Sanità
nel presidio Centro e a garantire
la valorizzazione delle eccellenze che la rappresentano,
come lʼospedale “San Giovanni
di Dio” di Fondi». È quanto afferma il senatore di Forza Italia
Claudio Fazzone, che così continua: «Con i tagli drastici di
questi anni siamo arrivati a una
situazione oltre la quale non è
possibile andare. Il rischio concreto è di ridurre al collasso lʼintero sistema che già oggi
resiste solo grazie allʼimpegno e
alla dedizione di medici, infermieri e tecnici che lavorano in
condizioni di grave disagio. Cʼè
molto lavoro da fare sul versante della riorganizzazione,
della lotta agli sprechi e alle
inefficienze – continua Fazzone
– Cʼè da riequilibrare il rapporto
tra ospedali e medici sul territorio ma soprattutto cʼè lʼesigenza
di tutelare e valorizzare le eccellenze che abbiamo a disposizione non depauperando un
patrimonio a servizio dei nostri
cittadini. Da mesi reparti di eccellenza come Ginecologia,
Ostetricia, la Uoc di Assistenza
neonatale e pediatrica e il Laboratorio di analisi dellʼospedale
“San Giovanni di Dio” sono a rischio chiusura. Il “San Giovanni
di Dio" di Fondi rappresenta un
punto di riferimento per tutto il
comprensorio: solo nel 2013
presso la struttura sono stati effettuati circa 1000 parti e circa
1000 interventi chirurgici il tutto
con un numero di medici, infermieri e tecnici limitato rispetto
alla portata dellʼutenza. E proprio facendo leva sulla dedizione e sulla professionalità del
personale impiegato è stato
possibile, come dimostrano le
risultanze dei monitoraggi effettuati dalla Asl di competenza,
garantire servizi altamente qualitativi ed efficienti e far fronte a
quelle carenze che sono diventate insostenibili perché la
buona sanità non può reggersi
solo sullo spirito di sacrificio
degli operatori.
Redazione
«L'assessore Marco Granelli è in
vena di certezze: "Da oggi in via
Selvanesco non ci sono più i due
campi Rom". Al granitico annuncio
segue la frase d'ordinanza: "Altri facevano proclami, noi facciamo i
fatti". Tralasciamo la bugia (gli
sgomberi in via Selvanesco sono
stati continui fino al 2010, poi è arrivata la Giunta Pisapia, e sono tornati i Rom), e concentriamoci sul
metodo, ormai consolidato – dichiara Giulio Gallera, coordinatore
cittadino e consigliere comunale di
Forza Italia – Abbiamo visto lo
stesso film ovunque: via Brunetti,
via Montefeltro, ex Italmondo, per
citare qualche esempio. Manca
completamente un piano di intervento sui Rom, manca una integra-
zione vera tra politiche per la sicurezza (inesistenti) e politiche sociali.
Nell'inutile convegno-passerella di
Majorino, il pomposo "Forum delle
politiche sociali", il problema rom è
semplicemente assente. Unica
azione prevista nel prossimo biennio: aprire un "Centro per le culture
migranti" in via Scaldasole. Il
dramma di interi quartieri si affronta
con uno sportello informazioni. Perché questa paralisi sui Rom? Semplice: la Giunta è paralizzata dalla
paura di perdere consenso, o tra i
milanesi esasperati dal degrado, o
tra gli amici radical-chic che predicano la "Milano aperta" e che sono
l'asse portante di tutto il consenso
arancione. E così la Giunta si barcamena: per mesi ignora i problemi,
e poi, quando scoppiano, manda i
vigili a fare un piccolo sgombero a
favore di telecamera. Poi viene
sera, e tornano il silenzio e l'inerzia
più desolante. Ma la delusione
monta, e presto sfuggirà di mano
ad una Giunta in piena ritirata su
tutti i fronti caldi della vita cittadina.
Una Giunta pavida – conclude Gallera – che vuole piacere a tutti e si
accorgerà presto di non piacere a
nessuno. Nemmeno a Sinistra».
Gallera: a Milano sono una farsa
gli sgomberi dei nomadi
VENERDì 31 GENNAIO 2014
Grazie all'Ncd sì del Senato
ad altri 12 mesi di attività
per gli impianti sciistici
in provincia di Pistoia
Redazione
Gli skilift della montagna pistoiese potranno girare ancora per
un anno: è la vittoria ottenuta al
Senato dal Nuovo Centrodestra
che – su sollecitazione prima del
consigliere regionale e vicepresidente dellʼAssemblea toscana
Roberto Benedetti, poi del sottosegretario allʼIstruzione e presidente del Comitato regionale
toscano del Ncd Gabriele Toccafondi – ha fatto approvare in
commissione alcuni suoi emendamenti che sbloccano gli impianti.
In
particolare,
lʼemendamento che mette in
salvo lʼattività degli skilift del Gomito dellʼAbetone e del Faggio di
Maria alla Doganaccia ricomprende in una proroga di 12 mesi
anziché 6 anche «quegli impianti
inattivi da non più di sei mesi
dalla data di entrata in vigore del
decreto-legge 30 dicembre 2013
n.150», ovvero il cosiddetto Milleproroghe. Soddisfazione più
che legittima da parte di Benedetti: «Pochi giorni fa, non appena appreso del blocco –
racconta – ho segnalato al sottosegretario Toccafondi che la questione
rischiava
di
compromettere la stagione
bianca della nostra montagna,
con ripercussioni evidentemente
negative sullʼeconomia oltre che
sullʼappeal del territorio. Il nostro
impegno è stato ripagato, e ora
la montagna torna ad avere la
sua rete impiantistica al completo».
Sette donne e un funerale nel nuovo
spettacolo della regista Emma Dante
Secolo
VENERDì 31 GENNAIO 2014
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d’Italia
Redazione
Sia che crei uno spettacolo teatrale (come
“Carnezzeria” o “Cani di bancata”), sia che
diriga un film (come “Via Castellana Bandiera”) e perfino quando firma una regia lirica (“Carmen”), Emma Dante resta
tenacemente attaccata ad un suo mondo
fantastico, un luogo concreto eppure inventato, qualcosa che sta a metà strada
fra la periferia più degradata della Sicilia e
la storia di tenaci affetti familiari. Un
amore-odio per la vita che ritroviamo ancora una volta nel nuovo spettacolo intitolato “Le sorelle Macaluso”, in scena al
Palladium di Roma in questi giorni, venerato più che applaudito dal pubblico appassionato della regista-creatrice siciliana.
In meno di un'ora e un quarto di spettacolo “Le sorelle Mancuso” parla di sette
donne che si ritrovano ad un funerale di
una di loro. Incontrarsi e riprendere i giochi e le filastrocche dell'infanzia è tutt'uno
in una sarabanda di movimenti, di danza,
di racconti che presto rivelano la loro sorprendente qualità: sono storie che annullano la differenza fra morti e vivi, racconti
nati e rinati in un mondo che fa confusione
fra la Vita e la Morte. Racconta Emma
Dante che l'ispirazione per la nuova creazione le venne ascoltando la storia di una
donna malata, che - svegliandosi di soprassalto di notte - chiese: «Ma sono
morta? Sì, sono morta e non me lo dite,
per non spaventarmi!». E da qui, da questo sorprendente aneddoto prende il via lo
spettacolo, con la scena vuota e buia, abitata da ombre. L'oscurità che espelle una
figura femminile, mentre dal fondo appaiono facce di vivi e di morti mescolati assieme. Nel complesso lo spettacolo è
un'incalzante serie di immagini, di movimenti, di strappi narrativi, che il pubblico
di Emma Dante apprezza come una sonata musicale dedicata al tema del passaggio, al misterioso e ineluttabile passo
che le sette sorelle tendono a superare.
C'è il racconto di una morte bambina;
quello di un giovane padre che dialoga
con le figlie più anziane di lui; c'è l'abbraccio senza fine di una giovane coppia di
amanti. Gli estinti si mischiano ai viventi e
compaiono e scompaiono nel buio del
fondo scena, in un insieme fortemente
emotivo, che si scioglie in un caloroso applauso finale.
Record di prenotazione per “La ragazza con l'orecchino di perla”
il capolavoro arriva per la prima volta in Italia
Valeria Gelsi
A poco più di una settimana dall'apertura della mostra, sono già centomila le prenotazioni per ammirare La ragazza con l'orecchino di perla. Il capolavoro di Vermeer sarà a Bologna, a Palazzo Fava,
dall'8 febbraio al 25 maggio. È la prima volta che viene esposto in Italia. La rassegna "Il mito della
Golden Age. Da Vermeer a Rembrandt - Capolavori del Mauritshuis" offre una panoramica di dipinti
di Rembrandt, Van Goyen, Van Honthorst, Steen, Frans Hals, Claesz, Hobbema, Van Ruisdael, Ter
Borch, che rappresentano l'espressione più alta del Seicento olandese e fiammingo. È indubbio,
però, che la vera star della rassegna sia la "monnalisa olandese", tanto celebre da essere diventata
anche protagonista di una pellicola hollywoodiana in cui a prestarle il volto era Scarlett Johansson.
Non a caso è la Ragazza con l'orecchino di perla a campeggiare sul biglietto e sulle locandine della
mostra. «Abbiamo un trend di 2mila richieste al giorno», ha spiegato il curatore della mostra Marco
Goldin, che ha realizzato l'evento con diversi partner italiani e con il Mauritshuis Museum de L'Aia,
dove il dipinto è abitualmente conservato. Le trattative per averlo in Italia sono durate un paio d'anni
e hanno preso il via quando il Mauritshuis è stato chiuso per lavori di restauro che sono ancora in
corso e che si concluderanno a giugno, quando anche la Ragazza con l'orecchino di perla, che in
realtà Vermeer battezzò come "ragazza con turbante", tornerà a casa. Quella di Bologna sarà, dunque, l'unica tappa europea, al termine di un giro intorno al mondo che ha portato il capolavoro del
1665 in Giappone, a Tokyo e Kobe, e negli Usa, dal Fine Arts Museum di San Francisco alla Frick
Collection di New York, che è specializzata nell'arte che va dal Rinascimento al diciannovesimo secolo e che dedicò al più famoso tra i Vermeer un'intera sala.
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7 agosto 1990 n. 250
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