ELEMENTI PER UNA POLITICA DI GOVERNO DELLA SPESA PUBBLICA Dino Piero Giarda Alessandro Petretto Giuseppe Pisauro Obbiettivi della relazione • Parte dalla constatazione che la mancata considerazione del possibile contrasto tra programmazione finanziaria e programmazione reale i tanti episodi di fallimento di contenimento della spesa registrati in passato • Utilizza le esperienze straniere per – disegnare proposte per meglio organizzare i processi decisionali attorno a schemi di valutazione corrispondenti ad analisi effettuate per il settore privato (categorie economiche della teoria della produzione) • In tal senso propone metodologie di intervento più che specifici correttivi di contenimento (ma che discendono naturalmente) Piano della relazione PARTE I: La governance della spesa pubblica, procedure di decisione e gestione – Formazione della politica di bilancio – Forme di programmazione e controllo – Le regole di crescita e controllo dei risultati PARTE II: La produzione di servizi pubblici, dimensioni qualità e sistemi di controllo – Il fenomeno dell’overspending settoriale e le politiche micro di controllo – Un’analisi di settori emblematici – Nuove norme costituzionali organizzazione e finanziamento della spesa La quota della spesa (al netto degli interessi) sul PIL ha ripreso a crescere dal 2000. Colpa del PIL? Spesa primaria/PIL 45,0% 44,5% 44,0% 43,5% 43,0% 42,5% 42,0% 41,5% 41,0% 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 Tassi reali di crescita annua 1990-2000 2000-2003 1990-2003 Redditi da lavoro dipendente -0,1% 2,6% 0,6% Consumi intermedi 1,8% 3,2% 2,2% Prestazioni sociali in natura 0,5% 3,9% 1,3% Prestazioni sociali in denaro 2,6% 2,1% 2,5% Spesa corrente primaria 1,4% 2,8% 1,8% Interessi passivi -3,3% -5,3% -3,8% Spesa corrente totale 0,6% 1,7% 0,9% La politica di bilancio negli anni recenti (ma anche in passato) Tetti alla crescita della spesa cambiano i comportamenti dei centri di spesa guadagni di efficienza (si eliminano gli sprechi) si possono ridurre le imposte senza sacrifici nel livello dei servizi pubblici Esempi? Tagli ai consumi intermedi Bilancio dello Stato 2005: -27% nel 2005 e -35% nel 2006 Risultati? Crescita reale del 3,2% l’anno nel 2000-2003 Termini di pagamento a 300 giorni Esempi? Blocco del turn-over Unità di lavoro nella PA 3.750 3.500 3.250 3.000 Amministrazioni centrali 2.750 Amministrazioni locali 2.500 Totale Amministrazioni pubbliche 2.250 2.000 1.750 1.500 1.250 1.000 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 Cosa fare? • Recuperare il nesso tra programmazione finanziaria e programmazione reale • Tenere conto delle implicazioni del decentramento (territoriale e funzionale) Sistema di programmazione e controllo della spesa pubblica L’insoddisfazione per le procedure di formazione della politica di bilancio Si concentra sulla sessione di bilancio in Parlamento Ricetta: Limitare il potere di emendamento per evitare stravolgimenti della manovra Un presupposto errato… Saldo di bilancio 1984 Fino al 1988 Proposta Governo Parlamento Risultato finale 85.041 9.908 94.949 1985 113.278 32.314 145.592 1986 110.098 53.523 163.621 1987 123.242 54.586 177.828 1988 159.497 29.760 189.257 …dopo il 1988 i saldi “resistono” 1989 in Parlamento Proposta Governo Parlamento Risultato finale 147.391 -1 147.390 … 2002 … … … 32.816 -54 32.762 2003 47.579 +182 47.761 2004 53.918 -45 53.873 2005 48. 964 -321 48.643 Il bilancio nel Governo • Scarsa trasparenza • Leggi finanziarie “provvisorie” • Parti fondamentali della manovra presentate negli ultimi giorni della sessione di bilancio (1996, 2000, 2002, 2004) • Debolezza delle strutture tecnicoamministrative Programmazione e controllo della spesa: le best practices internazionali • Stanziamenti pluriennali • Procedure top-down Stanziamenti pluriennali: Le previsioni UK della spesa dei Dipartimenti nel 2005-06 (miliardi di sterline) Spending review (luglio 2002) 301,0 Pre-Budget Report (novembre 2002) 304,6 Budget (aprile 2003) 300,7 Pre-Budget Report (dicembre 2003) 300,7 Budget (marzo 2004) 301,1 Spending review (luglio 2004) 301,9 Procedure top-down • Decidere prima il totale della spesa e la sua allocazione tra i principali programmi • Individuare un “proprietario” per ciascun programma • Il Tesoro non si occupa dell’allocazione di bilancio interna a ciascun Ministero: Ogni Ministro è il proprio Ministro del bilancio Top-down serve per scegliere: Gordon Brown visto da vicino • Crescita reale annua della spesa dei Dipartimenti nel 2005-08: Health Local Gvt. Defence Education Work and Pension Transport +6,9% +2,6% +1,4% +5,7% -2,8% +4,4% Ogni Ministro è il proprio Ministro del bilancio Bilancio dello Stato: Ministero economia = 52% spese finali al netto interessi Departmental expenditure limits: Chancellor’s Department = 2% della spesa dei Dipartimenti Stanziamenti pluriennali e top-down • Devono avere contenuti credibili e condivisi dai centri di spesa • Pre-requisito: review delle attività e dei programmi Proposte… • Riorganizzare il bilancio, attribuire la spesa ai Ministri responsabili • Costruire bilancio dell’amministrazione centrale: Stato + enti e agenzie che godono di autonomia gestionale • Il Parlamento approva il bilancio integrato di amministrazione centrale e enti di previdenza …Proposte… • La formazione del bilancio inizia a febbraio-marzo con la decisione sul totale della spesa e la ripartizione tra i Ministeri • Il DPEF (a giugno) contiene già i dettagli della manovra …Proposte • Amministrazioni locali: effettiva autonomia fiscale e finanziamenti definiti ex ante per un triennio e non più negoziabili • Sede istituzionale di coordinamento: Senato federale • Una sede per il coordinamento tra esecutivi? …Proposte • Governare il decentramento: affidare al Ministero dell’economia il compito di costruire un sistema di costi standard dei servizi pubblici distribuiti sul territorio per indirizzare il finanziamento dei Ministeri di spesa e degli enti decentrati. La spesa pubblica per la produzione di servizi (1/2 della spesa corrente primaria) • Una tesi ricorrente: è inefficiente e pervasa da “sprechi” • E’ questione mal posta a livello macro. D’altra parte, il confronto con i livelli di spesa dei paesi europei con modelli simili di intervento pubblico non fornisce elementi a supporto di questa tesi • A livelli di spesa tutto sommato simili a quelli dei principali paesi europei corrisponde una qualità dei servizi analoga? Non esistono evidenze specifiche in tal senso • Ma dai confronti internazionali su indicatori di qualità della pubblica amministrazione l’Italia non esce bene • Più utili sono le indagini micro a livello settoriale sull’efficienza della produzione pubblica Le determinanti degli eccessi di spesa settoriali un eccesso di fattori produttivi per produrre un livello scelto del bene o servizio pubblico un eccesso dei prezzi dei fattori che generalmente non promanano da un ambiente concorrenziale un livello nullo o insufficiente della compartecipazione alla spesa da parte degli utenti le regole di comportamento della burocrazia che non tendono ad annullare l’eccesso di spesa un eccesso di produzione rispetto alle esigenze effettive della collettività Le politiche di controllo della spesa pubblica dal lato dell’offerta operano sui primi tre elementi tendendo: al controllo dell’impiego di fattori produttivi (riorganizzazione del pubblico impiego, accorte politiche infrastrutturali, procedure di procurement) al controllo dei prezzi dei fattori (es. accorta politica dei contratti del pubblico impiego, sorveglianza dei prezzi dei farmaci) ad individuare la configurazione industriale più efficiente dei settori (es. numero, dimensioni e distribuzione territoriale di ASL, AO, Istituti scolastici, Atenei, tribunali, ecc.) ad instaurare meccanismi incentivanti l’efficienza produttiva ed economica (come i matching grant) Le politiche di controllo della spesa dal lato della domanda • tendono a sottoporre a controllo il livello della domanda (una selezione dei bisogni) e quindi della produzione del bene o servizio pubblico (efficienza allocativa) • Il problema dell’individuazione del “livello essenziale” di prestazione dei servizi l’incerto confine della responsabilità collettiva Il governo della spesa per l’istruzione alcune proposte • un piano pluriennale di ristrutturazione e contenimento graduale dell’occupazione nel settore (verifica e assorbimento degli esuberi a livello locale e una più razionale redistribuzione sul territorio degli istituti e del personale) tutti gli attori coinvolti e i responsabili di spesa, dal governo alle Regioni e agli Enti locali. • realizzare nelle unità organizzative (Uffici scolastici regionali, istituti, organi deliberanti degli atenei) la corrispondenza tra responsabilità di spesa e responsabilità di gestione e amministrazione • indicazione di costi standard per unità di output secondo i vari livelli di istruzione, definiti a livello centrale unità locali: verificare e giustificare, nei confronti di un’eventuale autorità centrale, gli scostamenti tra i costi effettivi e i costi standard Il controllo della spesa sanitaria alcune proposte • Certezza nel tempo del finanziamento statale alle Regioni (responsabili dei costi dei fattori) • rivedere la nozione rigida di essenzialità selezione più rigorosa dei Lea, evitando la rincorsa ad immettervi tutto quanto la tecnologia e l’evoluzione dei bisogni via via indicano maggior spazio agli extra-Lea da coprire con la finanza regionale autonoma • applicare il principio della codeterminazione dei livelli ammissibili delle prestazioni e dei costi (standard) ad esse associati, per garantire la sostenibilità finanziaria della spesa sanitaria nel tempo, vincolando in qualche modo la spesa aggregata relativa alla fornitura dei Lea • un sistema a tre pilastri, come previsto originariamente dalla riforma del 1999 Enti Locali e Patto di stabilità interno: regole, incentivi e sanzioni • il coinvolgimento delle amministrazioni locali e regionali gli stessi indicatori (indebitamento netto) del Patto di stabilità e crescita dell’UE • sulla base del metodo top-down si possono nondimeno stabilire – programmi pluriennali sull’evoluzione della spesa locale condivisi e – programmi pluriennali dei fondi statali perequativi (ex-art.119) • Incentivi: maggiori risorse a disposizione per investimenti • Sanzioni: gli enti decentrati sono chiamati a coprire le spese che hanno causato lo sfondamento con il ricorso alla tassazione locale, sulla quale debbono riacquisire la discrezionalità • l’ipotesi di un sistema di “diritti” all’accensione di debito scambiabili per quote di anni diversi tra gli enti locali della stessa tipologia Personale degli EELL: retribuzioni e carriere • 2000-2003: retribuzioni + 13,5% (in termini nominali): 3,2% contrattazione di I livello; 10,3% contrattazione integrativa • 4,7% competenze accessorie e 5,6% carriera e turnover: slittamento verso l’alto della distribuzione del personale nelle qualifiche • riconsiderare il modello di politica retributiva tenendo sotto controllo il peso crescente delle competenze accessorie e delle promozioni legate alla produttività • basare la misurazione della produttività su indicatori ben definiti, trasparenti, facilmente monitorabili dall’esterno e mantenuti stabili nel tempo, in modo da poterne misurare i progressi. Indice delle retribuzioni pro-capite reali 130 125 Amministrazioni centrali 120 Amministrazioni locali 115 Totale Amm. pubbliche 110 105 100 95 90 85 80 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 Nuove norme costituzionali e l’organizzazione e finanziamento della spesa • A più di 3 anni dall’entrata in vigore del nuovo Titolo V, le nuove norme non hanno esercitato effetti sul governo della spesa inerzia della legislazione nazionale sui “principi fondamentali” • ma si è continuato a legiferare in campi di competenza regionale e la Corte Costituzionale ha preso molte decisioni sulla base del principio di continuità dell’attività pubblica vincolando le opzioni future • non ci sono al momento – ipotesi operative su come organizzare la nuova finanza delle regioni e degli enti locali né – un’idea di policy per effettivamente implementare il decentramento • mancata definizione del rapporto tra programmazione finanziaria e ruolo dei diritti sociali implicazioni per la sostenibilità della spesa sociale