Il Divulgatore n° 3/2010 “FAUNA SELVATICA”
CORVIDI
Gazze, ghiandaie e cornacchie non godevano di una buona reputazione
tra gli agricoltori nemmeno in passato, ma il loro aumento, dovuto
principalmente al calo dei loro naturali predatori, i falchi pellegrini, gli
astori e vari rapaci notturni, ha peggiorato la loro fama a causa delle gravi
perdite arrecate alle colture ortofrutticole. I corvidi presentano una
strategia evolutiva vincente: adattabilità ai cambiamenti, pronunciata
intelligenza e difesa anche collettiva contro i predatori.
Corvidaes:
even in the past magpies, nutcrackers and crows were not loved by farmers but today, the increase in
their stocking rate, mainly due to the decrease in number of their natural predators (peregrine falcons
and different night preys), has strongly worsened their reputation. Indeed, the damages caused to
fruit and vegetable cultivations are quite widespread.
Nell’immaginario collettivo i corvidi sono visti con diffidenza dall’uomo a causa di alcune loro caratteristiche, dai
danni che essi apportano all’agricoltura sino agli atti di predazione nei confronti della selvaggina e della fauna in
genere. E ancora, il loro aspetto, le loro voci sgraziate e le abitudini necrofaghe di alcune specie hanno
contribuito a incrementare un certo disprezzo verso l’intera categoria. In più i loro abiti cupi e fuligginosi hanno
impresso un marchio nella mente dell’uomo e da molto tempo la loro presenza è spesso associata anche alla
morte ed alla sfortuna. I corvidi se ne fregano della “selezione naturale” dimostrando al mondo intero che
l’opportunismo è la vera strada da seguire per perpetuare la specie. Al contrario la specializzazione può portare
all’estinzione, soprattutto in un contesto ambientale oramai alterato e degradato come quello degli ambienti
urbani ed agricoli della pianura italiana. Ma alla base del successo dei corvidi c’è anche un sistema
estremamente sviluppato di comunicazione interindividuale, una straordinaria memoria visiva e la capacità di
utilizzare strumenti.Tutto questo si traduce in un’intelligenza fuori dal normale che sfocia in una serie di
atteggiamenti opportunisti.
Anche se può sembrare strano la famiglia dei corvidi è inclusa nell’ordine dei passeriformi e annovera tra le
proprie fila anche specie di particolare interesse come il corvo imperiale (Corvus corax) e il gracchio corallino
(Pyrrhocorax pyrrhocorax).Tra le specie più diffuse in Italia ricordiamo la gazza, la ghiandaia, la cornacchia nera
e quella grigia, la taccola e la nocciolaia. Dovendo affrontare il tema dei danni da fauna selvatica e della loro
prevenzione ci concentreremo sulle tre specie in assoluto più diffuse e sulle quali è posta l’attenzione delle
Amministrazioni Provinciali e degli Ambiti Territoriali di Caccia a causa degli ingenti danni provocati al comparto
ortofrutticolo, ossia gazza, ghiandaia e cornacchia grigia.
GAZZA
La gazza (Pica pica L.), ben nota a tutti per la sua particolare
livrea nera e bianca e la lunga coda nera a riflessi iridescenti, è
certamente il componente della famiglia dei corvidi più diffuso in
assoluto nel territorio italiano. È lunga circa 46 cm, compresa la
lunghissima coda, pesa mediamente 180-260 grammi; l’apertura
alare è di circa 50-53 cm. Il suo habitat preferenziale è
caratterizzato da ambienti aperti con coltivi e fabbricati rurali, la
campagna rappresenta dunque il luogo ideale dove poter
instaurare stabili popolazioni.
Si alimenta sul terreno, ma resta sempre nei pressi di un albero
sul quale rifugiarsi in caso di pericolo. La presenza di alberi è
dunque fondamentale anche se evita le formazioni boscose
troppo fitte. Anche se alcune coppie possono spingersi in
ambiente montano, la pianura resta l’ambiente ideale, non solo in
campagna, ma anche nelle periferie dei centri abitati dove spesso trova cibo facilmente recuperabile. Oggi la
specie si adatta a qualsiasi ambiente sia in grado di offrirle qualche albero su cui nidificare e alimento sufficiente
per sè e per la propria prole.
Nella pianura bolognese la specie è ampiamente diffusa e in costante aumento sia nelle campagne che nelle
aree urbane, diminuisce invece con l’approssidivulgo marsi dell’area collinare, dov’è comunque molto presente,
e cala via via nell’area montana dove la sua presenza diviene sporadica. Nel periodo 1995-1999 veniva stimata
una consistenza di 1.500-2.500 coppie nidificanti, purtroppo non si posseggono altri dati aggiornati, ma è certo
che il numero precedentemente esposto non può avvicinarsi nemmeno lontanamente alle consistenze odierne.
Dieta molto varia e nidi a cupola
La dieta della gazza è molto varia e gli invertebrati costituiscono certamente un alimento fondamentale:
coleotteri, ditteri, ortotteri, crostacei isopodi e lombrichi costituiscono le principali categorie alle quali attingere. In
gergo un po’ più accessibile si nutrono di moltissimi insetti: mosche, grilli, cavallette, ecc. In particolar modo
durante lo svezzamento dei piccoli la gazza opera una selezione sulle prede scegliendo le larve di insetti di
dimensioni più grandi, anche i ragni costituiscono una componente importante durante questa importante fase
della loro vita. Una particolare abilità predatoria è stata dimostrata nei confronti dei vertebrati: topi, arvicole,
talpe, uccelli e loro uova, ma anche nidiacei, rane, lucertole e serpenti. Infine la sua propensione
all’opportunismo la porta a nutrirsi di carogne e di qualsiasi fonte di cibo disponibile, anche in discariche. I danni
alle coltivazioni agricole vengono rivolti principalmente al comparto frutticolo (mele, pere, pesche, albicocche,
ecc.).
Le coppie mature conservano il proprio territorio per tutto l’anno, ma durante il periodo riproduttivo l’azione di
difesa territoriale diviene certamente più intensa. Nidifica su una gran varietà di alberi, probabilmente in funzione
della disponibilità trofica dell’area; tra gli alberi preferiti troviamo certamente il pioppo e la robinia che d’inverno,
quando le chiome sono spoglie, mostrano tra i rami i particolari nidi a cupola. Questi sono solitamente di forma
sferoidale e ricoperti quasi sempre da una sorta di coperchio che ha il compito di proteggere la coppia, le uova e
i nidiacei dagli eventuali attacchi di rapaci o di altri corvidi come la cornacchia grigia. La costruzione o la
ristrutturazione del nido avviene prima della fine dell’inverno e si può protrarre anche fino a marzo-aprile.
Generalmente ogni coppia dispone di più di un nido anche se poi uno solo verrà utilizzato per la deposizione
delle uova. Queste vengono deposte in aprile ad intervalli di uno o più giorni l’una dall’altra e complessivamente
per un numero medio di 5-8 uova di colore variabile dal blu-verdastro al grigioverdastro con macchie brune e
grigie. Dopo 20-24 giorni le uova si schiudono, i nidiacei restano al nido per circa tre o quattro settimane e solo
dopo due mesi e mezzo divengono completamente indipendenti.
I nati nell’anno e gli immaturi tendono a riunirsi in gruppi sia nei dormitori che nelle località con abbondanza di
cibo, ma in questa fase ancora non mantengono un territorio ben definito.
GHIANDAIA
Tra i corvidi, la ghiandaia (Garullus glandarius) è forse la
specie dall’aspetto meno fuligginoso. La sua livrea
inconfondibile e sgargiante ci consente di individuarla
anche se vista all’improvviso. In particolare le sue copritrici
alari presentano un disegno particolare a righe nere e
azzurre, per il resto presenta dorso e ventre bruno- rosato,
groppone e sottocoda bianchi e una banda nera alla base
del becco, il cosiddetto mustacchio. Infine, i sui occhi
presentano l’iride di colore azzurro.
È lunga circa 34 cm e pesa 150-180 grammi: un po’ più
piccola della gazza dunque, o meglio, circa come la gazza,
ma con la coda un po’ più corta; l’apertura alare è di circa
53 cm.
Il suo habitat preferito è senz’altro il bosco deciduo con
dominanza di quercia: rovere, farnia, roverella o leccio non
importa, basta che siano presenti i frutti per i quali le è stato attribuito il curioso nome di ghiandaia, ovvero le
ghiande. Ne va ghiotta e, a causa della singolare abitudine di nasconderle sotto terra, è considerata una vera e
propria “seminatrice” visto che tra le tante nascoste non tutte verranno poi dissotterrate per cibarsene.
La ghiandaia tende ad inghiottire anche numerose ghiande che vengono accumulate nell’esofago, che si dilata
vistosamente, per poi essere trasportate anche a qualche chilometro di distanza per essere opportunamente
sotterrate.
Si tratta di un uccello estremamente diffidente tanto da essere stato soprannominato da qualcuno “la sentinella
del bosco” a causa del suo vociare sgraziato che mette in guardia non solo i conspecifici, ma anche tutti gli altri
animali, che hanno imparato ad associare un pericolo al grido d’allarme; in vista degli umani, ad esempio,
questo segnale viene sistematicamente lanciato.
Elastica nella scelta del cibo e dell’ambiente
Nonostante l’habitat elettivo sia rappresentato dal bosco, la specie presenta un’elasticità comportamentale
notevole con conseguente adattabilità a svariate condizioni ambientali. La sua stessa natura la porta ad
alimentarsi non solo di ghiande, ma di una moltitudine di altri alimenti specialmente fuori dal periodo di
fruttificazione autunnale e nei periodi di scarsa produzione di ghiande. Si nutre infatti di semi di varia natura,
anche coltivati come il mais, infine la componente animale è sempre molto presente nella sua dieta. Anzi, è
forse più ghiotta di insetti e delle loro larve che di ghiande e comunque consuma una gran quantità di altri
invertebrati come molluschi e ragni. Come per la gazza, è stata riscontrata una notevole attività predatoria nei
confronti di piccoli mammiferi e di altri uccelli, delle loro uova e dei nidiacei. A tal proposito ricordiadivulgo mo
che in natura la ghiandaia, grande imitatrice di gridi acuti, sfrutta l’imitazione del verso dei rapaci o dei miagolii
dei gatti per far allontanare le madri dal nido per poi avventarsi sui nidiacei o sulle uova. I danni alle coltivazioni
agricole vengono rivolti principalmente al comparto frutticolo (mele, pere, pesche, albicocche, ecc.).
Questa grande adattabilità a nutrirsi di una moltitudine di alimenti l’ha portata a spostarsi in pianura più spesso di
quanto non facesse un tempo, quando frequentava questi ambienti solo in periodo extrariproduttivo.
La specie è sempre stata molto diffusa: in provincia di Bologna se ne contavano nel periodo 1995- 1999 da 10 a
20 mila coppie, probabilmente distribuite più negli ambienti boscati della collina e della montagna, visto che la
specie si spinge ad altitudini maggiori di quanto non faccia la gazza. Negli ultimi vent’anni però la tendenza a
invadere le aree pianeggianti ha portato ad avere popolazioni numerose anche nelle campagne e addirittura
nelle periferie delle aree urbane dove le ghiandaie possono trovare abbondanti quantità di cibo.
Per la collocazione del nido non esiste una particolare predilezione per determinate specie arboree,
probabilmente tale scelta viene effettuata a seconda della composizione del bosco e pertanto in funzione della
disponibilità di alberi adatti. La coppia comincia a preparare il nido in marzo-aprile dividendosi i lavori in questo
modo: mentre il maschio lavora maggiormente alla struttura esterna, la femmina si occupa delle rifiniture interne.
Da aprile a maggio vengono deposte da 3 a 9 uova di colore verdastro segnate di nero e verde scuro che la
femmina cova per circa 15 giorni.Per la ghiandaia non esiste la rigida organizzazione territoriale caratteristica
della maggior parte dei corvidi, ma pare che vi sia una certa elasticità nell’accettare altre coppie.
CORNACHIA GRIGIA
La cornacchia grigia (Corvus corone cornix) è considerata
una sottospecie della cornacchia nera (Corvus corone
corone), ma attualmente la sua posizione sistematica è stata
messa in discussione e più di qualcuno vorrebbe elevarla al
rango specifico: una specie a se stante dunque
(ipoteticamente Corvus cornix). Le due specie differiscono,
oltre che per le maggiori dimensioni di quella nera, per la
colorazione: mentre la prima è totalmente nera, la seconda
presenta ventre e dorso di colore grigio, mantenendo testa,
coda e ali di colore nero. Delle due specie, la cornacchia
nera è diffusa soprattutto nelle Alpi, quella grigia copre tutto il
restante territorio italiano con particolare predilezione per la
Pianura Padana dove risulta tipica. Laddove si incontrano,
possono produrre ibridi fertili . Nella provincia di Bologna la
cornacchia grigia è presente sull’intero territorio (nel periodo
1995-1999 erano presenti 1.000-2.000 coppie) e negli ultimi
vent’anni è stata registrata una sua espansione sia nelle
campagne della pianura che nei centri urbani. Frequenta una
notevole varietà di habitat: dagli spazi aperti, anche coltivati,
misti a boschi, sino ai pascoli più aperti. Le densità di coppie nidificanti più elevate si registrano da sempre nella
Pianura Padana in ambienti agrari dove possono convivere fino a 32 coppie/ km2.
È notevolmente più grande della gazza o della ghiandaia, presenta una lunghezza totale di circa 47 cm, peso di
450-580 grammi e apertura alare di 67-70 cm.
Più accentuata l’attività predatoria
Come gli altri corvidi presenta una dieta variegata dettata più dalla disponibilità che da altri fattori. L’attività
predatoria nei confronti degli altri vertebrati è certamente più accentuata e probabilmente agevolata dalle
maggiori dimensioni. Oltre ai piccoli mammiferi, entrano nella sua dieta anche animali feriti o malati di dimensioni
più grandi come le lepri e i fagiani. Allo stes- so tempo viene esercitata un’azione predatoria nei confronti degli
altri uccelli, delle loro uova e dei piccoli al nido.Anche le carogne costituiscono una parte fondamentale della
dieta, fornendo al contempo un utile supporto nella rimozione delle carcasse di animali morti dall’ambiente.
Anche la componente vegetale è piuttosto variegata e va dai semi di qualsiasi tipo alla frutta delle coltivazioni
agricole. I danni maggiori in agricoltura vengono esercitati nei confronti di meloni e angurie, oltre che al
comparto frutticolo, aggravando l’azione più specifica condotta da gazze e ghiandaie. Il nido viene posto sugli
alberi più alti oppure su edifici abbandonati e viene costruito da ambo i sessi. Dalla fine di marzo vengono
deposte da 4 a 6 uova di colore variabile dall’azzurro pallido al verde cupo.
Nelle cornacchie la territorialità è decisamente marcata e ogni coppia difende un proprio spazio dove si alimenta
e si riproduce. Oltre alle coppie territoriali esistono gruppi di individui che non si riproducono, tutti si riuniscono in
dormitori che però vengono sfruttati in modo differente.Gli individui che devono difendere un territorio ed un nido
sono gli ultimi ad arrivare ai dormitori ed i primi ad abbandonarli al mattino seguente.
PREVENIRE I DANNI DA CORVIDI
Icorvidi sono i più grossi passeracei che possiamo incontrare, contraddistinti dai grossi becchi lunghi e potenti e
da popolazioni cosmopolite e opportuniste che occupano indifferentemente gli spazi rimasti liberi tra boschi,
campagne e città.
Nell’ultimo decennio i corvidi hanno avuto un sensibile incremento provocato fondamentalmente dal loro marcato
opportunismo e dalle limitate esigenze ambientali. I corvidi sono estremamente intelligenti e adattabili alle
modificazioni ecologiche degli ambienti e hanno la comune caratteristica di predare i nidi, in particolar modo
degli uccelli che nidificano a terra. Negli ultimi decenni però la loro fama è ulteriormente peggiorata perché
numerosi gruppi di queste tre specie cacciabili si spingono nei frutteti creando non pochi danni alla frutta in
genere.
I danni maggiori si verificano sulle colture ortofrutticole a causa della perforazione diretta per estrarre la polpa o
per arrivare al seme: in particolare pere, mele, pesche e albicocche tra i frutti e meloni, angurie e pomodori tra le
orticole registrano le più rilevanti perdite economiche.
Come si possono prevenire i danni provocati dai corvidi? L’utilizzo di presidi ad azione dissuasiva può anche
funzionare, ma generalmente nel giro di pochi giorni questi divengono inefficaci. È il caso dei cannoncini a gas,
delle strisce d’alluminio e di varie tipologie di “spaventapasseri”. Il problema più grande è dato dall’assuefazione
che questi provocano dopo pochi giorni di utilizzo.
Da un po’ di anni vengono utilizzati dei palloni gonfiabili (i palloni predator) che
posseggono un vistoso disegno colorato a forma di occhio. Questi vanno appesi in
cima a lunghi pali, l’azione del vento permetterà il movimento del pallone; i palloni
vanno spostati regolarmente per evitare la solita assuefazione. È difficile per il
momento affermare che questi palloni funzionino realmente, piuttosto diciamo che
possono essere considerati di supporto ad altri metodi certamente più efficaci. I
corvidi considerati (gazza, ghiandaia, cornacchia grigia) sono soggetti a prelievo
predatorio in preapertura dalla prima settimana di settembre fino alla seconda
settimana di gennaio.
Nonostante i tre corvidi in questione siano tutte specie cacciabili, raramente i
cacciatori effettuano un prelievo consistente durante il periodo di caccia,
soprattutto a causa dello scarso valore alimentare attribuito a questi uccelli.
Pertanto l’Amministrazione Provinciale di Bologna, visti gli ingenti danni provocati
dai corvidi, non solo in agricoltura ma anche nei confronti di molte specie animali,
applica il Piano di controllo sia attraverso la collaborazione di operatori abilitati allo
sparo sia attraverso l’ausilio di trappole di cattura con richiamo vivo. Tale piano
viene di volta in volta approvato sulla base dei pareri dell’Ispra (ex Infs).
Trappole contro gazze e cornacchie grigie
Proprio le trappole di cattura rappresentano oggi il metodo più efficace di prevenzione dei danni alla frutta.
La più famosa e collaudata di queste gabbie è la “trappola Larsen”, inventata intorno al 1950 dal danese Larsen,
che le diede appunto il nome. Si tratta di una gabbia suddivisa in tre scomparti, uno dei quali è destinato alla
collocazione di un esemplare di corvide vivo (il richiamo appunto), mentre gli altri due, dotati di meccanismo a
scatto per la chiusura attivato da un finto posatoio, sono destinati alla cattura degli individui territoriali. Anche se
la gabbia può essere utilizzata per la cattura di vari corvidi, la sua efficacia è particolarmente elevata nel caso
della gazza. Gabbie simili per funzionamento ma più grandi si dimostrano valide per la cattura della cornacchia
grigia.
Poiché la trappola utilizza come esca esemplari vivi di gazza,
in quanto sfrutta la reazione aggressiva delle coppie nel
proprio territorio, il miglior rapporto costi/benefici è ottenibile
concentrando le catture nel periodo primaverile. A seconda
della distanza dal nido, il posizionamento della gabbia può
risultare più o meno efficace. I soggetti territoriali di gazza
sono fortemente motivati a scacciare qualunque intruso si
trovi sul loro territorio pertanto non esitano a entrare nella
gabbia facendo scattare il meccanismo di chiusura. I maschi
sono generalmente più aggressivi delle femmine, ma spesso
l’attacco nei confronti dell’intruso può verificarsi da parte della
coppia e non solo del singolo individuo. Per questo motivo
ogni trappola è generalmente dotata di due scomparti di
cattura oltre che di quello contenente il richiamo, in tal modo, attendendo un poco di più, si potrà catturare anche
la compagna del maschio territoriale che generalmente è il primo a entrare. La gazza utilizzata come richiamo
può essere adatta anche alla cattura di cornacchie grigie, proprio perché tra le due specie esiste una dominanza
della cornacchia grigia sulla gazza.
La trappola possiede elevata selettività: in Gran Bretagna è stato riscontrato solo l’1% di specie non bersaglio su
un totale di 10 mila catture effettuate; verifiche sperimentali in provincia di Modena ne hanno confermato
l’efficacia e la buona selettività anche per l’Italia.
L’unico aspetto sfavorevole della trappola Larsen è da imputarsi al rischio che nuovi individui non territoriali
vadano a occupare lo spazio appena liberato con la cattura della coppia dominante, producendo quindi
comunque una coppia riproduttiva.
Per questo motivo, anche se una coppia è stata eliminata bisognerà continuare a monitorare quel determinato
territorio per evitare di rendere nulla tutta l’operazione.
L’intervento nel frutteto con gabbie trappola di questo genere può essere richiesto presso l’Amministrazione
Provinciale o presso gli Ambiti Territoriali di Caccia competenti a seconda della tipologia di territorio in cui ricade
l’azienda agricola (protetto o cacciabile).
Abbiamo visto che le gabbie-trappola funzionano bene per gazze e cornacchie grigie, ma non per le ghiandaie,
che non posseggono una rigida organizzazione territoriale e saranno eliminate solo attraverso l’ausilio degli
abbattimenti con sparo, operati dai coadiutori abilitati.
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Corvidi - Il divulgatore