PROVINCIA DI POTENZA
PROGRAMMA DI CONTROLLO DELLA FAUNA
SELVATICA IN SOPRANNUMERO ED OPPORTUNISTICA
2014 – 2017
CORVIDI
(CORNACCHIA GRIGIA, GAZZA E GHIANDAIA)
Redatto da:
Regione Basilicata – Dipartimento Ambiente e Territorio – Ufficio Tutela della Natura
Osservatorio regionale degli habitat naturali e delle popolazioni faunistiche.
1 PROGRAMMA DI CONTROLLO DELLA FAUNA SELVATICA IN SOPRANNUMERO ED
OPPORTUNISTICA
Introduzione
Il territorio della Provincia di Potenza presenta un elevato grado di eterogeneità ambientale costituito da diverse
tipologie di caratterizzazione del suolo.
L’eterogeneità del territorio determina alte potenzialità faunistiche, infatti, la diversa tipologia di uso del suolo,
unita a una variegata morfologia del territorio, si traduce in un’elevata diversità ambientale che rende la provincia
vocata ad una pluralità di gruppi di specie faunistiche quali gli ungulati (es. cinghiale, cervo e capriolo), la piccola
fauna stanziale (fagiano, lepre, coturnice) e la fauna migratoria (beccaccia, quaglia, turdidi).
L’incremento sul territorio di specie faunistiche come il cinghiale, la volpe e i corvidi ha dei risvolti che non
hanno solo delle implicazioni di natura biologica, ma anche, e soprattutto, di natura economica e sociale.
Tra le specie il cinghiale riveste un ruolo del tutto particolare in quanto provoca, oltre al danneggiamento diretto
alle colture, anche un notevole rischio per l’incolumità delle persone e la possibilità di danni a beni, soprattutto
in relazione agli incidenti stradali.
Il cinghiale rappresenta attualmente una specie di grande e crescente importanza venatoria con tutte le
conseguenze dirette ed indotte che ciò comporta sul piano faunistico e gestionale.
In realtà il conflitto di interessi legato alla presenza del cinghiale sul territorio, unitamente ad alcune obiettive
difficoltà di ordine tecnico (legate ad esempio alla stima quantitativa delle popolazioni) rende la gestione di
questa specie particolarmente problematica.
Le cause che hanno favorito l’espansione e la crescita delle popolazioni di cinghiali sono legate a vari fattori.
Tra questi, le immissioni a scopo venatorio, hanno giocato un ruolo fondamentale.
Altro fattore che ha determinato la consistenza della presenza del cinghiale, è l’istituzione, oltre al Parco
Nazionale del Pollino, di nuove aree protette ai sensi della L. 394/91 e L.R. 28/94 (fig. 1 – 2), quale il Parco
Nazionale dell’Appennino Lucano, Val d’Agri Lagonegrese che di fatto creato un polmone di riproduzione ed
irradiazione per tutta la Provincia, inoltre l’uso esclusivo della caccia al cinghiale praticata ai confini delle aree
protette con la tecnica della braccata che tende ad aumentare la mobilità del cinghiale spostando il centro della
propria attività in aree più ampie e in zone vocate dal punto di vista agricolo.
Nella valutazione complessiva degli impatti causati dal cinghiale non si possono tralasciare gli aspetti positivi
connessi alla sua presenza.
A prescindere dal fatto che il cinghiale è un elemento tipico della fauna autoctona italiana e che la sua presenza
costituisce senza dubbio un elemento di ricchezza per un ecosistema, tuttavia va ricordato che numerosi studi (1)
hanno messo in risalto il ruolo rivestito dal cinghiale come base trofica dei grandi carnivori in ambiente
appenninico.
Una strategia di gestione del problema dei danni da cinghiale, volta a minimizzare la conflittualità tra le parti in
causa, non deve illusoriamente perseguirne l’eliminazione, bensì deve puntare ad una loro riduzione al livello
minimo socialmente accettabile e soprattutto, impegnarsi affinché il cinghiale venga considerato da parte del
mondo agricolo come una componente fissa degli agro-ecosistemi.
Il presente Piano nasce dalle analisi condotte nel corso degli ultimi anni allo scopo di elaborare in maniera più
accurata gli opportuni metodi di risoluzione al problema in esame.
Si reputa prioritario intervenire soprattutto al fine di ridurre e contenere i danni provocati dal cinghiale alle
colture, sia in termini di costi per l’amministrazione che di mancati ricavi per gli agricoltori in una logica di
intervento tesa a prevenire eventuali ulteriori future problematiche piuttosto che intervenire “a danno”.
In altri termini, si deve tendere al raggiungimento di una sorta di “equilibrio agro-ecologico”, vale a dire una
situazione di equilibrio sostenibile tra l’ammontare dei costi sociali ed economici del danno alle colture, in
1
Vedi Mattioli et al., 1995; Meriggi et al., 1996; Colucci & Boitani, 1998.
2 termini sia di rifusione che di prevenzione, e una consistenza di popolazione sufficiente al mantenimento del
ruolo ecologico della specie nell’ecosistema.
Il Piano di controllo, predisposto ai sensi dell’art. 28 della L.R. 2/1995 e s.m.i., è finalizzato al contenimento
delle specie cinghiale, corvidi e volpe, fino ad un livello compatibile con le caratteristiche ambientali, alle
esigenze di gestione del patrimonio zootecnico nonché alla tutela del suolo e delle produzioni zootecniche ed
agroforestale.
Inoltre il programma dovrà prevenire o limitare i danni causati anche dalla volpe agli animali di bassa corte nelle
aziende agricole, dove questa forma di allevamento integra in maniera non trascurabile il reddito agricolo e viene
attuata custodendo gli animali nei pollai durante la notte e lasciandoli liberi durante il giorno nelle pertinenze
delle abitazioni rurali: si produce, in questo modo, una risorsa locale di elevato valore qualitativo che sfrutta le
risorse alimentari prodotte dal campo con una modesta integrazione alimentare che diverrebbe prevalente se tale
forma di allevamento diventasse intensiva alterandone al tempo stesso i requisiti di rusticità e qualità.
Relativamente ai corvidi, il piano dovrà prevenire i danni alle produzioni agricole con particolare riferimento alle
orticole di pieno campo ed alle produzioni frutticole, suscettibili di danno sia in fase di allegagione che di
maturazione commerciale.
Il controllo non dovrà comunque compromettere la conservazione delle specie bersaglio a medio e lungo
termine nella generalità del territorio.
L’evoluzione recente della distribuzione geografica del cinghiale, imprevista sia per l’ampiezza dei territori
conquistati sia per la rapidità con la quale si è verificata ha indotto l’Ente Provincia ad intervenire, in una prima
fase, direttamente sulle popolazioni di cinghiale.
La stesura del Piano operativo è risultata, pertanto, l’atto conclusivo di una articolata acquisizione di conoscenze
e informazioni, a cui fa seguito, la fase di applicazione dello stesso che deve portare alla standardizzazione di
tecniche e metodi da protrarre nel tempo per ottenere la densità ideale dell’animale in rapporto al territorio.
Proprio per questo, piuttosto che prefiggersi un’improbabile eliminazione dei danni, è necessario perseguire la
strada di una riduzione del conflitto a livello socio – economicamente tollerabile.
L’uomo da sempre ha dovuto coesistere con la fauna, ma nel corso dei secoli questo rapporto ha subito una
serie di cambiamenti paralleli all’evoluzione della tecnologia ed alle crescenti esigenze dell’uomo.
Per questo motivo, si rende indispensabile avviare un piano di controllo per le specie indicate.
Le difficoltà di gestione del cinghiale aumentano nell’ ambito del territorio di competenza di una Provincia,
dove la contropartita ad uno sviluppo disordinato dell’attività venatoria, effettuata, fino a qualche anno fa, da
una pratica costante di ripopolamenti ha contribuito sicuramente all’espansione stessa del cinghiale, di contro,
l’uso esclusivo, della caccia al cinghiale praticata ai confini delle aree protette stesse con la tecnica della braccata
propone una maggiore diffusione del selvatico.
La presenza del cinghiale reca sempre danni alle culture, e questo è da considerarsi un fatto fisiologico.
Conseguentemente appare utile quanto riportato nell’art. 19 della Legge 157/92 e s.m.i. e nell’art. 28 della L.R.
2/1995 e s.m.i., e cioè che è permesso all’Ente Provincia di prendere dei provvedimenti qualora sia accertata
l’esistenza di reali “squilibri ecologici” provocati da una qualsiasi specie animale mettendo in atto una strategia di
riduzione numerica della specie stessa.
Il presente programma viene adottato con lo scopo di tutelare le potenzialità produttive della fauna selvatica
stanziale, limitando la predazione sulle specie di interesse venatorio e di salvaguardare le naturali capacità
produttive delle popolazioni selvatiche per le specie di interesse naturalistico e conservazionistico.
3 FIG. 1
4 FIG. 2
5 FIG.3
6 CORVIDI (CORNACCHIA GRIGIA, GAZZA E GHIANDAIA)
integrato con prescrizioni pareri ISPRA del 22/05/2014 prot n. 21537 e del 11/06/2014 prot n. 24191
Piano di contenimento corvidi 2014-2017
Organizzazione territoriale
Il piano in questione sarà attivato nei seguenti ambiti previsti dal redigendo nuovo Piano Faunistico Venatorio
Provinciale:
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

Zone di Ripopolamento e Cattura (ZRC);
Zone di rispetto venatorio e Oasi di protezione;
Centri Pubblici di Riproduzione della Fauna Selvatica (CPuR);
Aree vocate per la predisposizione di idonei piani di immissione e ricostituzione del patrimonio faunistico
ottimale;
Aree dove la concentrazione del danno all’agricoltura risulta imminente ed insostenibile (aree a colture di
pregio).
Territori destinati alla caccia programmata degli Ambiti Territoriali di Caccia (ATC PZ 1 – 2 - 3) nelle fasce
limitrofe ai sopra citati Istituti Faunistici per una distanza di circa 1000 metri dal confine, nelle zone dove
sono presenti aziende agricole, produzioni orticole e frutticole suscettibili di danno e nei settori ove si
attuano significativi progetti, anche di ripristino ambientale, finalizzati all’affermazione delle specie
selvatiche, mediante liberazione di soggetti provenienti da catture locali e/o di allevamento.
Per tutta la durata del Piano nelle aree sopra indicate, individuate dal personale preposto della Provincia e
degli A.T.C. vige il divieto assoluto di immissione di fauna selvatica a fini di ripopolamento e/o
ricostituzione del patrimonio faunistico ottimale.
Organizzazione e operatori incaricati di attuare il controllo
Gli ATC di concerto con la Provincia organizzano le operazioni di controllo nel rispetto degli indirizzi del Piano
Faunistico Venatorio Provinciale e del presente programma operativo.
Le operazioni sono attuate dagli Agenti Provinciali ed agli altri soggetti in base al dettato dell’art.19 della L.
157/92 e dell’art. 28 della L.R. 2/95 e successive modificazioni; gli appartenenti al Corpo di Polizia Provinciale
potranno avvalersi, comunque, di coadiutori agli interventi di controllo, che saranno selezionati attraverso corsi
di preparazione alla gestione faunistica con la qualifica di controllore della fauna selvatica in soprannumero,
esperti nel censimento e prelievo di ungulati e delle specie opportunistiche.
I corsi per coadiutori dovranno fornire una preparazione teorica di base sull’ecoetologia del cinghiale, della volpe
e dei corvidi, sui principi ecologici del controllo ed un’adeguata formazione pratica sulle tecniche del prelievo.
Le fasi operative del controllo, che si svolgeranno con la collaborazione dei coadiutori, si svilupperanno secondo
il seguente protocollo:
 attribuzione di un incarico nominale ad ogni singolo coadiutore;
 sottoscrizione, per accettazione, da parte del collaboratore di un protocollo operativo;
 affidamento temporaneo di una o più trappole di cattura ;
 revoca dell’incarico qualora l’operatore non dovesse attenersi alle norme procedurali;
7 Il conduttore di cani potrà partecipare alle braccate al cinghiale ed alle battuta alla volpe, armato, purché in
possesso del titolo ottenuto attraverso il corso di preparazione di cui sopra per la qualifica di controllore della
fauna selvatica in soprannumero.
Mezzi e metodi selettivi adottati
Si individuano i seguenti strumenti operativi:
 trappola LARSEN da utilizzare durante la fase relativa alla nidificazione e cure parentali primaverili (dal
01.04 al 15.08), da posizionarsi nelle vicinanze nei nidi abitati dai corvidi durante la loro fase territoriale;
 trappola LETTERBOX (box francesi o gabbioni francesi) da utilizzarsi tutto l’anno prevalentemente nelle
aree di pasturazione.
Potranno essere utilizzate “larsen” con apertura laterale; la Provincia potrà, inoltre, autorizzare l’uso di gabbie
trappole realizzate artigianalmente sul modello “larsen” o “letterbox” o di altri tipi di trappole la cui selettività ed
efficacia vengano ritenute accettabili e testate scientificamente.
Tali strumenti saranno autorizzati mediante l’apposizione di targhette inamovibili riportanti la dicitura
“Provincia di Potenza – ATC X” seguita da un identificativo numerico.
Da precedenti studi risulta che il particolare stato di aggressività intraspecifica, che caratterizza le coppie
nidificanti durante le fasi riproduttive, induce entrambi i partners ad entrare nella trappola, pertanto bisogna
evitare di procurare disturbo appena catturato il primo esemplare, ma attendere di catturare anche il secondo che
cercherà di aiutare il partner in difficoltà.
Poiché in natura la cornacchia ha un comportamento dominante sulla gazza, scacciando quest’ultima dai propri
territori, l’impiego di una gazza come richiamo può consentire di catturare anche esemplari di cornacchia grigia.
Agli operatori autorizzati, sarà assegnata temporaneamente una trappola di tipo Larsen; egli sarà responsabile
della trappola assegnata e del suo corretto funzionamento ai sensi delle disposizioni vigenti.
Per ogni area di intervento occorrerà procedere alle seguenti modalità e prescrizioni:
 posizionamento trappole in prossimità dei nidi e dei siti di pastura e cattura dei soggetti da usare come
richiamo;
 attivazione delle trappole con richiamo vivo eventualmente coadiuvato dal contemporaneo utilizzo di esca
alimentare;
 controllo giornaliero delle trappole; assicurarsi di avere sufficiente disponibilità di tempo il giorno seguente
per effettuare lo svuotamento di tutte le gabbie attivate;
 disinnescare sempre tutte le trappole se il giorno seguente non sono possibili i controlli e le relative
soppressioni;
 liberare subito nel luogo stesso di cattura gli animali intrappolati non appartenenti alle specie bersaglio;
 soppressione dei corvidi catturati, successivamente e in luogo appartato; quest’ultimo di fondamentale
importanza per non permettere agli altri corvidi di associare l’operazione alle trappole stesse;
 spostamento delle trappole nei pressi di altri nidi o altre colture agricole suscettibili di danno qualora si
constati la cessazione delle catture per alcuni giorni consecutivi;
 sostituzione saltuaria dei richiami vivi.
Ogni Operatore incaricato dovrà compilare, alla fine di ogni giornata, una scheda tecnica, fornita dall’A.T.C.
interessato, per la raccolta dei seguenti dati:
8 
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



numero dei capi catturati,
località dell’abbattimento,
catalogazione in giovane/adulto,
ora di attivazione e di disinnesco delle trappole,
numero e tipo delle specie non bersaglio eventualmente catturate,
tipo di ambiente in cui la trappola è stata posizionata.
L’età dei soggetti catturati sarà determinata, per quanto concerne la gazza, sulla base dell’analisi della 1° e 2°
remigante; queste penne presentano nei soggetti adulti una macchia nera limitata alla parte apicale, mentre nei
giovani questa è apprezzabilmente più estesa.
Nel caso della cornacchia grigia, invece, l’età sarà determinata mediante l’analisi della conformazione delle
timoniere e della colorazione della cavità orale.
Nei soggetti adulti le penne timoniere si presentano appuntite, mentre nei giovani l’apice è squadrato e
maggiormente sfrangiato; la parte superiore del palato si presenta completamente rosa nei giovani dell’anno,
metà rosa e metà grigia nei giovani dell’anno precedente (subadulti) e completamente grigia negli individui adulti.
I siti di dislocazione delle trappole dovranno sempre essere mappati su carte topografiche scala 1:10.000.
L’attività di gestione e di controllo non può che essere subordinato alle prescrizioni ISPRA:
- generale esclusione delle immissioni di selvaggina allevata in cattività o d’importazione;
- pianificazione a scala pluriennale una eventuale attuazione di piani eccezionali di immissione (una
Tantum) di selvaggina stanziale (lepri e fagiani)
- sospensione del prelievo delle specie ripopolate per un’annualità successiva alla stagione venatoria
durante la quale è stato effettuato il rilascio;
- miglioramento ambientale con esecuzione di siti di nidificazione e rifugio della selvaggina, nelle aree
di agricoltura intensiva.
Tempi di prelievo
Gli interventi di prelievo saranno eseguiti nell’arco temporale tra la metà del mese di marzo e la fine di agosto di
ciascun anno.
Smaltimento della selvaggina abbattuta
Una volta catturati, i corvidi vengono eliminati con tecniche eutanasiche capaci di procurare una morte
pressoché istantanea senza inutili sofferenze.
Il metodo sicuramente più consono consiste nella disarticolazione delle vertebre cervicali sbattendo con vigoria e
velocità d’azione la nuca dell’animale sullo spigolo vivo di una superficie rigida così come indicato nel
Documento Tecnico dell’INFS n.19 “Il controllo numerico della gazza mediante la trappola Larsen”.
Visto le loro modeste dimensioni corporee su indicazione ed in accordo con i Servizi veterinari delle Aziende
ASL, si procederà allo smaltimento delle carcasse mediante interramento che verrà effettuato ad una profondità
tale che le medesime risultino coperte da almeno 50 cm di terreno compattato e ad una distanza non inferiore a
200 m da pozzi di alimentazione idrica o da corpi idrici naturali o artificiali escludendo terreni sabbiosi, limosi o
comunque ad elevata permeabilità.
Numero massimo di capi abbattibili
9 Nei territori destinati a caccia programmata, gli abbattimenti verranno realizzati a tutela delle produzioni agricole
(con particolare riferimento alle orticole di pieno campo e alle produzioni frutticole, suscettibili di danno sia in
fase di allegazione che di maturazione commerciale), dalla pressione predatoria che queste specie esercitano sulle
uova e sui nidiacei di altri uccelli o per iniziativa della Polizia Provinciale o Regionale (ai sensi dell’art. 28
L.R.2/95) e dell’A.T.C territorialmente competente.
In questo caso il controllo viene impostato definendo la consistenza limite di 1,5 nidi/Kmq, sopra il quale è
previsto l’intervento e realizzando un piano di abbattimento che preveda di riportare i corvidi ad una densità
non inferiore ad 1 nido/Kmq.
I censimenti saranno obbligatori per definire la densità delle specie bersaglio.
Nel caso di danni ingenti la Provincia si riserva di formulare un piano straordinario di abbattimento che preveda
l’eradicazione della specie nell’area di intervento; questo piano sarà inviato all’ISPRA per la richiesta di parere e
successivamente inoltrato alla Regione Basilicata – Osservatorio regionale degli habitat naturali e delle
popolazioni faunistiche.
Negli Istituti Protetti e nelle fasce limitrofe per una distanza di circa 1000 metri dal confine, il piano di
abbattimento verrà valutato annualmente mediante la raccolta di indici di densità sia dei corvidi, sia delle specie
preda e con una costante analisi dei risultati rendendo possibile una periodica revisione del protocollo operativo.
I piani di abbattimento non dovranno riportare i corvidi ad una densità inferiore ai 0,5 nidi/Kmq.
Il numero massimo complessivo di prelievo per specie distinto per anno verrà comunicato all’inizio delle
operazioni di prelievo, a seguito di specifico disciplinare edito dalla Provincia e approvato dall’Osservatorio
Regionale degli habitat naturali e delle popolazioni faunistiche.
In questo caso sarà importante verificare l’efficacia del controllo attraverso la valutazione di:
 efficienza di cattura delle trappole (numero di cornacchie e di gazze catturate per trappola/giorno) verifica
della selettività del metodo verso specie non bersaglio (conteggio di esemplari catturati appartenenti a specie
non bersaglio);
 valutazione della dinamica delle catture nel corso della stagione;
 verifica del successo del controllo tramite censimenti che permettano di rilevare una diminuzione della
popolazione o il mantenimento di una condizione stabile;
 valutazione della dinamica delle specie preda per un confronto comparativo.
Rendicontazione delle operazioni
Entro il 31 gennaio dell’anno successivo a quello di riferimento, a cura della Provincia e dell’A.T.C., verrà
predisposto un resoconto delle operazioni di controllo effettuate nel corso dell’annata suddivise per tipologia;
tale rendiconto, unitamente alla “scheda consuntiva” prevista dall’ISPRA verrà inviato entro il 31 marzo
successivo allo stesso ISPRA e all’Osservatorio regionale degli habitat naturali e delle popolazioni faunistiche.
Per “annata” di intervento si intende l’arco di tempo compreso tra il 1° gennaio ed il 31 dicembre.
Validità
Il programma ha validità triennale con decorrenza dalla data di approvazione da parte dell’organo Provinciale
competente previo parere dell’I.S.P.R.A. e dell’Osservatorio regionale degli habitat naturali e delle popolazioni
faunistiche della Regione Basilicata. 10 
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