UFME ASSEMBLEA GENERALE DUBROVNIK 19 -24 OTTOBRE 2015 RIFLESSIONI SULL’ACCOGLIENZA Lodi mattutine del 19 ottobre ETIMOLOGIA ED ESPERIENZA ANTROPOLOGICA Accoglienza deriva da A – CUM – LEGERE / COLLIGERE: ospitare, approvare, contenere accettare. Quando parliamo di accoglienza pensiamo a: accoglienza/esclusione; dentro/fuori; soglia/muri. Basta pensare a quello che ci succede dentro quando abbiamo a che fare con un evento imprevisto, una persona molesta o sgradevole, una musica dissonante. L’Ammonizione 13 di San Francesco recita: “…Il servo di Dio non può conoscere quanta pazienza e umiltà abbia in sé finché gli si dà soddisfazione. Quando invece verrà il tempo in cui quelli che gli dovrebbero dare soddisfazione gli si mettono contro, quanta pazienza e umiltà ha in questo caso, tanta ne ha e non più.” La nostra capacità di accoglienza è limitata e le dinamiche di accoglienza/esclusione, di dentro e fuori, di soglia e muro ci abitano continuamente nella nostra vita quotidiana. C’è un accoglienza passiva in cui, certo, lascio l’altro esistere dentro di me ma non lo ‘tocco neanche con un dito’ oppure c’è un accoglienza attiva in cui l’altro vissuto come sconosciuto e diverso viene accompagnato e con cui costruire dialoghi, relazioni... LA PAROLA DI DIO Il libro della Genesi all’inizio ci presenta l’accoglienza raccontandoci il sorprendente e misterioso incontro tra Abramo ed un inaspettato/i ospite/i: “Poi il Signore apparve a lui alle Querce di Mamre, mentre egli sedeva all'ingresso della tenda nell'ora più calda del giorno. Egli alzò gli occhi e vide che tre uomini stavano in piedi presso di lui. Appena li vide, corse loro incontro dall'ingresso della tenda e si prostrò fino a terra, dicendo: «Mio signore, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passare oltre senza fermarti dal tuo servo. Si vada a prendere un po' d'acqua, lavatevi i piedi e accomodatevi sotto l'albero. Andrò a prendere un boccone di pane e ristoratevi; dopo potrete proseguire, perché è ben per questo che voi siete passati dal vostro servo». Quelli dissero: «Fa' pure come hai detto»”. Gn 18,1-5 Abramo può accogliere l’ospite/i inaspettato/i perché sta sulla soglia, il confine tra la sua casa, la sua tenda, la sua intimità ed il fuori. Ecco il primo insegnamento per noi: per prepararsi ad essere accoglienti occorre imparare a stare sulla soglia, sui confini. Il gesto di Gesù che ci insegna l’accoglienza. Nel cap. 9 (vv. 33- 40) del Vangelo di Marco si narra: Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servitore di tutti». E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato. Giovanni gli disse: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demoni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c'è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi. Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d'acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa. Mentre i discepoli discutevano su chi fosse il più grande, Gesù prende un bambino tra quelli che giocavano lì accanto e di cui nessuno si curava, lo mette al centro e lo abbraccia. Quale significato di questo gesto? Nel suo insegnamento ai discepoli Gesù esorta ad accogliere il Regno dei Cieli come un bambino: cioè con la fiducia di una creatura che dipende totalmente dagli adulti per la sua crescita. Ma Gesù aveva insegnato anche ad accogliere il Regno dei Cieli come si accoglie un bambino: quindi accogliere una promessa di vita, di vita che deve crescere. Da tutto il contesto del brano di cui sopra (il secondo annuncio della Passione e quindi la sua ‘consegna nelle mani degli uomini’) Gesù, inoltre, si identifica con quel bambino, il più povero tra i poveri, che viene consegnato nella mani degli uomini. I discepoli stessi dovranno imparare ad essere consegnati nelle mani degli uomini soprattutto quando sono inviati in missione sine proprio. Gesù insegna loro: Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d'acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa. Egli stesso si fa Mendicante (“Dammi da bere” dice alla Samaritana al pozzo di Sicar) e vuole che i suoi discepoli quando partono per la missione siano sine proprio e diventino bisognosi di accoglienza. La gente potrà accoglierli o non accoglierli. Insomma tutto questo ci insegna che la nostra capacità di accoglienza è limitata e che per diventare accoglienti bisogna fare l’esperienza di essere accolti. CONTESTO TEOLOGICO Dio accoglie ogni uomo, ci accoglie. Gesù è il Sì che Dio ha detto all’uomo, alla sua vita. Alla sua Umanità, alla sua libertà, alla sua intelligenza…. (Benedetto XVI Discorso al Convegno Ecclesiale di Verona 2006). E’ significativo la Liturgia del Rito di Accoglienza della Eucaristia: canto iniziale, entrata del Presidente che dà unità all’assemblea, il segno della croce, il saluto iniziale (Il Signore sia con voi...), l’atto penitenziale (non lista di peccati ma richiesta a Dio di accoglierci nel suo Amore anche con i nostri errori), la Colletta (colligere). L’Accoglienza è nel Mistero di Dio Uno e Trino: l’accoglienza di una persona all’altra è così profondo che ne fonda la sussistenza IL NOSTRO OGGI Torniamo sulla Terra, nel nostro contesto odierno. Sappiamo che l’Europa si trova di fronte al tema dell’accoglienza di milioni di persone di tante provenienze che bussano alle sue porte. La risposta non può essere il populismo delle destre che vogliono respingere e costruire muri per impedire l’entrata di tante persone nei loro territori né l’apertura all’accoglienza totale dei progressisti che diventa, però, accoglienza passiva che non tocca il problema nel vivo. L’Europa, di fronte alle potenze economiche degli USA, della Cina, della Russia può riscoprire una modalità attiva di accoglienza, coinvolgendo la gente che chiede ospitalità e soprattutto facendo memoria degli errori del passato, remoto e prossimo: colonialismo, guerre per il predominio sul possesso di materie prime... sia in Africa che nei paesi dell’Est e SudEst. Tutte cause remote degli spostamenti epocali di tante gente. CONCLUSIONE Una consegna per noi. L’autore della lettera agli Ebrei esortava i cristiani della sua comunità, ma anche tutti noi con queste parole: “L'amore fraterno resti saldo. 2Non dimenticate l'ospitalità; alcuni, praticandola, senza saperlo hanno accolto degli angeli.” (Eb 13,1-2)